simona caselli - relazione nascita legacoop emilia ovest

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Cari Cooperatori, Care Cooperatrici, Cari Amici della Cooperazione Benvenuti all’Assemblea Congressuale di Legacoop Reggio Emilia. Un caloroso benvenuto a coloro che sono presenti qui al Teatro della Cavallerizza ed un saluto fraterno a tutti i cooperatori e le cooperatrici che in queste ore, nei luoghi di cura e di assistenza, sulle strade, nei cantieri, nei negozi, negli uffici, nei campi, negli allevamenti, nei caseifici, nelle fabbriche, nei luoghi di cultura, nelle rispettive comunità, rendono concreto e vivo lo scambio mutualistico che anima e contraddistingue ogni iniziativa cooperativa e che rende ogni storia cooperativa degna di essere raccontata. Oggi è un giorno speciale nella storia lunga e gloriosa della cooperazione reggiana: celebriamo infatti il nostro 21° Congresso,che sarà l’ultimo a dimensione provinciale e nel pomeriggio ci ritroveremo con i delegati di Parma e Piacenza per costituire Legacoop Emilia Ovest la nostra nuova dimensione territoriale. In questanostra provincia c’è una delle densità cooperative maggiori al mondo; la storia della cooperazione è una parte imprescindibile della storia della società reggiana e della sua economia. Oggi, in questi tempi difficili, siamo chiamati ad essere all’altezza della nostra storia, soprattutto qui a Reggio Emilia, la Città del Tricolore della Repubblica, la città che ha intitolato la sua piazza principale non ad un re o ad un condottiero ma ad un Padre della Cooperazione: Camillo Prampolini. CONGRESSO LEGACOOP REGGIO EMILIA 14 NOVEMBRE 2014 Relazione della Presidente Simona Caselli

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Page 1: Simona Caselli - relazione nascita Legacoop Emilia Ovest

Cari Cooperatori, Care Cooperatrici, Cari Amici della Cooperazione

Benvenuti all’Assemblea Congressuale di Legacoop Reggio Emilia. Un caloroso benvenuto a coloro che sono presenti qui al Teatro della Cavallerizza ed un saluto fraterno a tutti i cooperatori e le cooperatrici che in queste ore, nei luoghi di cura e di assistenza, sulle strade, nei cantieri, nei negozi, negli uffici, nei campi, negli allevamenti, nei caseifici, nelle fabbriche, nei luoghi di cultura, nelle rispettive comunità, rendono concreto e vivo lo scambio mutualistico che anima e contraddistingue ogni iniziativa cooperativa e che rende ogni storia cooperativa degna di essere raccontata.Oggi è un giorno speciale nella storia lunga e gloriosa della cooperazione reggiana: celebriamo infatti il nostro 21° Congresso,che sarà l’ultimo a dimensione provinciale e nel pomeriggio ci ritroveremo con i delegati di Parma e Piacenza per costituire Legacoop Emilia Ovest la nostra nuova dimensione territoriale.

In questanostra provincia c’è una delle densità cooperative maggiori al mondo; la storia della cooperazione è una parte imprescindibile della storia della società reggiana e della sua economia. Oggi, in questi tempi difficili, siamo chiamati ad essere all’altezza della nostra storia, soprattutto qui a Reggio Emilia, la Città del Tricolore della Repubblica, la città che ha intitolato la sua piazza principale non ad un re o ad un condottiero ma ad un Padre della Cooperazione: Camillo Prampolini.

Essere all’altezza della nostra storia significa oggi essere all’avanguardia dei processi, innovare per primi interpretando il futuro con intelligenza e competenza, agire con responsabilità e coraggio.

La nostra organizzazione ha deciso di farlo attraverso due atti di grande cambiamento: l’assunzione di una dimensione di area vasta con Legacoop Emilia Ovest e costituendo l’Alleanza delle Cooperative di Reggio Emilia.

Legacoop Emilia OvestLa competizione, nel presente e nel futuro, si giocherà sempre di più fra i sistemi territoriali ed i sistemi di relazione. Le stesse istituzioni stanno ragionando del superamento di logiche provinciali e si riorganizzeranno per poli territoriali, capaci di mettere in rete le risorse sociali, infrastrutturali, economiche finanziarie e del sapere per essere in grado di rispondere più adeguatamente ai bisogni sociali ed attrarre risorse ed opportunità sul territorio.

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L’aggregazione territoriale delle Leghe di Reggio Emilia, Parma e Piacenza in Legacoop Emilia Ovest risponde a questa stessa logica; si organizza per tempo per relazionarsi con le nuove dimensioni istituzionali e nasce per rendere più forte, utile e funzionale la struttura associativa e la rete di servizi ai nuovi bisogni ed alle mutate esigenze di tutela e rappresentanza delle cooperative associate e delle diversità esistenti al loro interno. Vogliamo rafforzare e mettere in comune i nostri punti di eccellenza, aumentando così la qualità della rappresentanza territoriale superando confini che ormai per molte delle nostre cooperative non hanno più senso. Legacoop Emilia Ovest rappresenterà 389 cooperative, diverse delle quali leader nei rispettivi settori a livello nazionale, cooperative che associano oltre 745.000 soci, che esprimonocomplessivamente un valore della produzione di 7.794.789.232 euro, con 57.000 addetti. La sede legale sarà a Reggio Emilia, ma verranno mantenute le sedi operative di Parma e Piacenza.Con Legacoop Emilia Ovest facciamo un passo molto importante che dovrà essere accompagnato necessariamente dalla razionalizzazione delle società di servizio attualmente esistenti nei tre territori. Un assetto efficiente delle società di servizio è fondamentale per la sostenibilità dell’organizzazione e per offrire servizi avanzati alle associate, per supportare le attività di promozione, le start-up, i workers buyout, le ristrutturazioni. Ma l’aggregazione su base L.E.O sarà comunque ancora parziale, perché come abbiamo più volte sostenuto, sarebbe auspicabile andare verso una società di servizi regionale e, considerati i tempi ravvicinati di avvio della Centrale Unica, procedere anche a definire un cammino comune con le altre Centrali, eventualmente anche avviando accordi di rete con le loro realtà di servizio laddove possibile. Così come occorre ragionare di una transizione verso una dimensione regionale anche della rappresentanza, sempre in raccordo con i cooperatori dell’Alleanza.

L’Alleanza delle Cooperative ItalianeIl 39° Congresso Nazionale di Legacoop, che celebreremo a Roma nel dicembre prossimo ed al quale questa nostra assise fornirà come sempre un importante contributo di contenuti e di partecipazione attiva, sancirà la scelta definitiva ed irreversibile dell’Alleanza delle Cooperative Italiane come orizzonte futuro della rappresentanza del nostro sistema di imprese. Gli organi dell’Alleanza si sono dati un percorso preciso che prevede la convergenza delle tre Centrali storiche nella nuova centrale unica per il 2017.

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La semplificazione della rappresentanza ed il superamento di divisioni storiche ormai anacronistiche sono necessarie in una società che richiede maggiore dinamismo, strutture snelle e non burocratiche, in grado di fornire alle associate servizi sempre più avanzati ed adeguati alla maggiore complessità dell’economia, e che siano capaci di relazionarsi efficacemente con la dimensione europea ed internazionale.A Reggio Emilia abbiamo inteso ancora una volta anticipare i tempi per favorire il percorso di piena integrazione nazionale, convinti che un segnale chiaro in tal senso da un territorio a così alta intensità cooperativa come quello reggiano fosse importante. Non si tratta di un’operazione simbolica, ma della condivisione delle ragioni profonde di una missione comune: quella di contribuire, attraverso lo strumento imprenditoriale cooperativo,ad unosviluppo sostenibile da un punto di vista economico, ambientale e sociale e di promuovere una società più equa.

Noi qui facciamo sul serio. Abbiamo costituito l’Alleanza e nominato i suoi organi ed abbiamo celebrato la prima assemblea unitaria dell’Alleanza delle Cooperative Reggiane il 17 ottobre scorso, ponendoci subito in relazione con la dimensione europea,con la partecipazione del Direttore di Cooperatives Europe ai nostri lavori. Ci siamo subito dati un piano di attività che prevede la progettazione comune su alcuni temi centrali per le nostre imprese: il nuovo welfare, le politiche agricole, la cooperazione di comunità come nuovo modo di rispondere ai bisogni sociali diffusi, le politiche abitative e la riconversione urbana ed energetica, le politiche di contrasto alle povertà ed alla fragilità sociale. Dai gruppi di lavoro stanno già scaturendo proposte di azioni concrete da sottoporre alle istituzioni cittadine oltre che al nostro confronto interno e di cui si tratterà anche nel prosieguo di questa relazione.

E’ bene che le istituzioni, i cittadini, i mezzi di comunicazione si abituino a parlare dell’Alleanza delle Cooperative Italiane e dell’Alleanza delle Cooperative Reggiane, che cambino gli indirizzari ed il lessico consolidato (per non parlare del vecchio armamentario della cooperazione rossa, bianca e verde), perché i cooperatori hanno preso una decisione chiara sul proprio futuro e non la cambieranno.

Un nuovo ciclo espansivo della cooperazione: una visione europea per il nostro contributo al Paese ed a una crescita intelligente sostenibile ed inclusiva

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Il Congresso di Legacoop a cui stiamo partecipando è stato anticipato di qualche mese rispetto alla scadenza naturale, a seguito della nomina a Ministro della Repubblica di Giuliano Poletti e della sua sostituzione con l’attuale presidente, Mauro Lusetti, eletto lo scorso maggio ed a cui si intende dare un mandato chiaro e all’altezza dei cambiamenti richiesti da questa fase storica, difficile per la crisi economica che viviamo da molto tempo in Italia, ma anche caratterizzata da cambiamenti epocali, legati alla transizione tecnologica ed alla globalizzazione dei mercati.Il contrasto ad una crisi così lunga e difficile richiede nuove strategie e fortissima innovazione e di questo vogliamo discutere per dare impulso ad una nuova fase di crescita della cooperazione e del suo ruolo nella società, così importante nel momento in cui c’è una forte domanda di equità, visto che la crescita delle disuguaglianze, considerata l’elemento scatenante della crisi, non si sta affatto attenuando.

Il documento congressuale è stato significativamente intitolato “Cooperazione 2020” in assonanza con il “Coop 2020: Blueprint for a Cooperative Decade” dell’Alleanza Cooperativa Internazionale e con l’Europa 2020, il documento comunitario che contiene le strategie per una crescita “intelligente, sostenibile ed inclusiva”, un titolo assai bello che pare però stridere parecchio con le politiche di austerità dell’Unione Europea che, come è ormai sotto gli occhi di tutti, non hanno prodotto affatto l’uscita dalla crisi ma una pericolosissima stagnazione in Europa che ha aumentato le diseguaglianze e le sofferenze sociali e che ormai si è allargata perfino alle economie più forti.

La scelta di parlare di Cooperazione 2020 non è solo evocativa, ma di sostanza: si vuole ragionare con uno sguardo lungo -perché le nostre sono imprese intergenerazionali -assumendo quello europeo come orizzonte culturale di riferimento e come luogo della competizione nel quale dovrà collocarsi un nuovo ciclo espansivo della cooperazione. E’ il contributo che vogliamo dare al nostro Paese ed alla costruzione di una società più equa.

In Europa si definisce ormai da tempooltre l’80% delle fonti normative, si individuano le direttrici strategiche dello sviluppo ed il finanziamento delle stesse ed è quindi necessario che le strutture di rappresentanza si rapportino a quella

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dimensione e che le stesse imprese considerino l’Europa come il loro orizzonte naturale di riferimento.

La cooperazione italiana può farlo contando su alcuni punti di forza: il proprio patrimonio valoriale e di competenze la dimensione europea e mondiale del movimento cooperativo il percorso unitario dell’Alleanza delle Cooperative.

Nella visione dei cooperatori lo sviluppo e la competitività devono essere volti ad accrescere il benessere delle persone e delle comunità in cui vivono, ma nel mondo di oggi potranno essere perseguiti solo se le nostre menti sapranno lavorare per un obiettivo locale ma con lo sguardo ed il pensiero su un orizzonte globale, se sapranno misurarsi con i grandi cambiamenti tecnologici e sociali, con le reti di relazione e le dimensioni progettuali internazionali.

Questo significa ad esempio, tanto per essere chiari, che i nostri dirigenti cooperativi dovranno sempre più di essere in grado di esprimersi almeno in inglese e possibilmente in qualche altra lingua, anche se non esportano ed operano solo sul mercato interno; dovranno sempre più formarsi qui e all’estero, parlarsi con le cooperative e le altre imprese dell’Europa e del Mondo perché la contaminazione culturale, l’attenzione all’innovazione tecnologica e sociale, il lavoro di rete saranno essenziali per la definizione del proprio business e per la competitività della propria impresa.

Dovranno darsi obiettivi difficili, perché solo così si produce il progresso umano e riservare un’attenzione costante e instancabile all’innovazione, cui non a caso dedichiamo oggi pomeriggio la nostra tavola rotonda, perché una cooperazione che non innova tradisce la sua missione intergenerazionale.

INNOVAZIONE – EQUITA’ e CREATIVITA’ sono le parole che dovranno continuamente ispirare la nostra azione.

La cooperazione durante la lunga crisi: resilienza e riposizionamento

Stiamo vivendo il sesto anno di questa lunga e durissima crisi dapprima finanziaria, poi economica e sociale, il cui prolungarsi senza che s’intravedano,

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almeno in Europa, credibili prospettive di uscita, sta incidendo pesantemente sull’occupazione, sui comportamenti di consumo e di investimento e perfino sulla psicologia delle persone. Sfiducia, preoccupazione e scoramento si diffondono ed è urgente contrastare queste tendenze disgreganti e lavorare con tutte le forze al mantenimento della coesione sociale.

Il nostro paese, oltre a soffrire della congiuntura negativa europea ha proprie specifiche debolezze, che incidono molto anche sulla competitività del sistema imprenditoriale italiano ed hanno oggettivamente aggravato anche la condizione delle imprese: una stagnazione iniziata molti anni prima del 2008, una carenza di politica industriale, un debito pubblico pesantissimo, disinvestimento prolungato dalla ricerca e dall’istruzione, burocrazia eccessiva, pesantissima evasione fiscale, tempi di pagamento della P.A. inaccettabili cui solo recentemente si è messo un rimedio ancora assai parziale, illegalità diffusa.

Le politiche di austerità di tutti questi anni hanno consentito senz’altro un recupero di sprechi in vari ambiti della pubblica amministrazione, ma non hanno minimamente rilanciato la crescita ed hanno avuto costi sociali pesantissimi che ci si perita assai meno di misurare, evidenti in fenomeni molto gravi come l’esclusione dal mercato del lavoro di quasi la metà dei nostri giovani – fatto devastante anche in chiave prospettica -, una lunga generazione diventata adulta precaria, ed una nuova fascia di espulsi dal lavoro cinquantenni, nonché l’aumento delle persone in condizioni di povertà e nuove fragilità sociali.

Al Governo italiano abbiamo chiesto una stagione di riforme che liberino il carico burocratico delle imprese, risolvano l’annosa questione dei ritardi di pagamento della P.A., che riducano l’eccessivo peso fiscale sul lavoro e rilancino le infrastrutture e gli investimenti, compresi quelli in ricerca, innovazione e capitale umano che – come ci ricorda Mariana Mazzuccato nel suo poderoso saggio sullo Stato Innovatore sono essenziali per produrre crescita ed inclusione - e chesi eliminino le anacronistiche barriere all’ingresso delle cooperative in nuovi settori di attività.Le politiche del governo, che tentano finalmente un approccio più keynesiano e redistributivo, di allentare la burocrazia e di ridurre la pressione fiscale sul lavoro vanno nella giusta direzione ed abbiamo apprezzato i contenuti complessivi del documento di stabilità, dello sblocca Italia e del Jobs Act soprattutto per quanto riguarda l’abolizione delle forme contrattuali precarizzanti in favore del contratto

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a tutele crescenti, che dà accesso a tutele fondamentali a chi ne è finora escluso e l’investimento in politiche attive del lavoro orientate a tutelare il lavoratore più che il posto di lavoro, una esigenza evidente in una fase di forte transizione tecnologica ed industriale. Come abbiamo sempre sostenuto non ci appassiona invece il dibattito sull’art. 18 di cui difendiamo naturalmente la natura di tutela contro le discriminazioni, ma che per la nostra realtà non ha mai costituito un problema, visto che anzi, abbiamo una percentuale di oltre il 94% di lavoratori a tempo indeterminato e che anche in questi anni, nonostante la crisi, non abbiamo licenziato nessuno. Sappiamo che il momento è cruciale e che il Paese deve reagire ora o rischia grosso; noi siamo pronti a fare la nostra parte.

Guardiamo con attenzione anche all’importante appuntamento delle Elezioni Regionali, purtroppo poco seguito ed invece di grande rilevanza per l’impatto che l’attività legislativa e programmatoria della Regione ha sulla vita quotidiana delle nostre imprese. Per questo ci sentiamo di lanciare oggi da questa assise un appello alla partecipazione al voto, perché se in generale è un elemento di democrazia fondamentale, oggi non è assolutamente il momento di trascurare o indebolire istituzioni di riferimento per la vita di tutti noi e per il paese intero.

In un quadro così difficile la cooperazione si è dimostrata resiliente, ma si è comunque indebolita ed ora, in prospettiva 2020, deve ripensarsi, riposizionarsi e rigenerarsi, innovando radicalmente.

I dati del World Cooperative Monitor dimostrano che le cooperative hanno reagito meglio alla crisi, una tendenza osservata in tutti i continenti. La nostra cooperazione ha un andamento in linea con tali tendenze, nonostante la particolare severità della crisi nel nostro Paese.

Le associateLe cooperative associate a Legacoop Reggio Emiliasono oggi 208 ed è interessante e confortante notare l’estrema vivacità del fenomeno delle nuove cooperative:solo nel 2014 hanno aderito 14 nuove cooperative ed è un dato senza precedenti, che denota la tendenza dei giovani a cercare soluzioni di autoimpiego e di emancipazione e l’attualità del modello cooperativo che si conferma accessibile, permeabile alla creatività e capace di interpretare bisogni in evoluzione.

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I volumi di attivitàNel periodo 2008-2013 i fatturati delle nostre imprese sono cresciuti dell’11% attestandosi ai 7 miliardi circa, nonostante la devastante crisi del settore delle costruzioni, ma la tendenza dell’ultimo biennio è stagnante e non ci rassicura affatto aver fatto comunque meglio di un andamento nazionale che é stato ampiamente recessivo; il dato peraltro presenta luci ed ombre, con settori e comparti in forte crescita di volumi di attività e di occupati (servizi, sociali, commercio, parte dell’agroindustria) e settori in grave crisi (costruzioni e filiera dell’abitare). Risulta del tutto evidente che i migliori risultati si sono verificati nelle imprese orientate ai mercati esteri ed in quelle che più hanno investito in innovazione.

L’occupazione complessiva è aumentata in maniera significativa: da 39.812 occupati nel 2008 a 44.678 nel 2013 con un incremento del +12% e per oltre il 94% è costituita da lavoratori a tempo indeterminato, a testimoniare che le nostre imprese non hanno certo contribuito alla precarizzazione del lavoro e che anzi, considerata la componente maggioritaria di occupazione femminile e la presenza di un 11% di lavoratori immigrati, ha dato un contributo concreto all’integrazione ed alla coesione sociale.

Anche questo dato, di cui andiamo orgogliosi, necessita però di una lettura critica: il dato occupazionale sul solo territorio reggiano è cresciuto in misura assai

minore nel periodo e negli ultimi due anni si è ridotto; all’interno del dato complessivo sono compresi i lavoratori interessati da

ammortizzatori sociali (Cigs e contratti di solidarietà) che rappresentano il 5% della forza lavoro e sono tutti nel settore delle costruzioni. Finora nessun dipendente è stato licenziato; sono state avviate procedure di mobilità volontaria e sono stati interrotti i rapporti di lavoro con una cinquantina di dirigenti, masappiamo fina da ora che stante la portata devastante della crisi, questo settore non sarà ragionevolmente in grado di ritornare ai livelli occupazionali precedenti, per cui sta già lavorando alla ricollocazione di almeno la metà di questi lavoratori in altri settori e non sarà probabilmente possibile un riassorbimento nella sola cooperazione che pure sta dando un contributo importante.

Le cooperative in questi anni hanno fatto una scelta netta, penalizzando la redditività per salvaguardare al massimo il lavoro; in questo sforzo hanno spesso

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sacrificatoanche quote significative di patrimoni indivisibili e talvolta, la difesa ad oltranza del lavoro ha comportato un ritardo nell’adozione di provvedimenti dolorosi ma necessari ed aggravato le condizioni aziendalia causa del rinvio di processi di ristrutturazione viceversa urgenti.

La grave crisi delle costruzioniUna considerazione specifica è dovuta per il settore delle costruzioni, che per il combinato disposto di crisi di mercato, riduzione del credito, ritardi di pagamento sta subendo nel nostro paese una crisi di sconvolgente portata: i dati nazionali parlano di . 522.000 posti di lavoro persi (-25,9%), 790.000 se si considerano i settori

collegati all’edilizia. nel settore si collocano circa un quarto dei fallimenti avvenuti in Italia dal 2009:

14.200 al primo trimestre 2014.. In sei anni dal 2008-2013 gli investimenti in costruzioni hanno subito una

riduzione del -30%, collocandosi su un livello paragonabile a quello del 1967. . La nuova edilizia abitativa segna un calo del -53,9%, l’edilizia non residenziale

privata del 33,4%, mentre le opere pubbliche registrano una caduta del 45,2%.

Questa situazione inusitata si è riverberata pesantemente e dolorosamente anche a Reggio Emilia, su cooperative di primaria importanza che operano in quest’ambito e Legacoop ha profuso durante questo mandato uno sforzo ed un impegno senza precedenti per mettere in campo azioni volte a tutelare nella misura massima possibile i soci lavoratori ed i soci prestatori.

Si è trattato di un lavoro immenso che non sarebbe stato possibile senza la professionalità e la dedizione dei colleghi della struttura, a cui va il mio ringraziamento davvero non formale, senza il supporto degli altrilivelli dell’organizzazione, di altre cooperative e di strumenti di sistema, senza il sacrificio, il senso di responsabilità, lo spirito cooperativo ed il coraggio dei soci e dei gruppi dirigenti di quelle cooperative e senza un rapporto leale, talvolta duro, ma costruttivo con il sindacato, col quale non abbiamo mai voluto far mancare il confronto a testimonianza dell’importanza che diamo alla correttezza delle relazioni industriali.

Tanto per fare chiarezza e respingere ricostruzioni strumentali e prive di fondamento è bene ricordare che delle mille procedure aperte presso il Tribunale

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di Reggio, solo lo 0,7% interessa società cooperative.In particolare un fallimento su 754, e 5 concordati preventivi su 173, due dei quali (Coopsette e Unieco) conclusisi nel giro di pochi mesi con il ritorno in bonis delle aziende e con accordi con i creditori che prevedono il pagamento integrale dei crediti.Ad oggi, grazie alle newco di continuità Sicrea e Siteco ed al ritorno in bonis di Unieco e Coopsette, si è riusciti a mantenere il presidio produttivo delle imprese reggiane e di conseguenza dare continuità anche al rapporto di fornitura con l’indotto. Nelle condizioni date non ci pare un risultato da poco; è chiaro che la traversata del deserto non è finita e che la severità e la persistenza della crisi non consentiranno, a regime, di mantenere i volumi produttivi ed occupazionali precedenti perché il cambiamento di questo mercato è epocale e non appare reversibile e che saranno necessari quindi ulteriori processi radicali di ristrutturazione e riposizionamento.

Per quanto riguarda il prestito sociale, con uno sforzo di solidarietà enorme e senza precedenti tanto più straordinario se si considera che è avvenuto in un periodo di crisi, la cooperazione reggiana ha operato per surrogarsi ai prestatori di CMR ed Orion consentendo loro di recuperare, finora, il 40% del loro credito (con l’obiettivo di arrivare al 50%), in tempi anticipati rispetto alle procedure ed in misura maggiore di quanto previsto dai concordati.

Da queste crisi naturalmente abbiamo tratto insegnamenti che ci porteranno adinterveniresu una serie di criticità e limiti con le modalità che verranno trattate in seguito.

Il tessuto cooperativo reggiano, nonostante questa violenta criticità di settore, si conferma comunque sano, forte ed in grado di affrontare le nuove sfide competitive e non mancano segnali incoraggianti.Anche a Reggio Emilia i soci hanno investito nelle proprie cooperative durante la crisi, apportando capitali spesso in misura superiore all’accumulazione e la formula cooperativa si è rivelata adatta a salvare la propria impresa per i 160 lavoratori che sono stati protagonisti dei WorkersBuy Out: nella nostra provincia sono state ben 5 le imprese passate alla proprietà diretta dei lavoratori, 4 come soluzione alla crisi ed 1 per ricambio generazionale.

Inoltre in questi giorni alcune importanti cooperative hanno presentato piani pluriennali che prevedono notevoliinvestimenti edincrementi

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occupazionali.Ulteriori contributi sono attesi dai settori di nuova cooperazione, come quello legato ai beni culturali e al turismo, dai progetti intersettoriali nel campo del nuovo welfare, dal diffondersi di forme di cooperazione di comunità.

La cooperazione rimane quindi una grande forza vitale dell’economia reggiana e non solo vuole restare tale ma intende essere sempre più agente di sviluppo e di innovazione e protagonista del futuro.

L’esigenza di un mercato concorrenziale e ben regolatoLa progettualità, le competenze ed il capitale umano non ci mancano e continueremo ad investire su di esse, ma per avere successo e fare innamorare le persone del nostro modo così diverso di fare economia, abbiamo bisogno da un lato di cambiare ed evolvere a partire da noi stessi, ma anche di alcune condizionidi contesto imprescindibili.

E’ evidente che a noi e ad ogni altra forza economica, serve la ripartenza del paese e la sua profonda trasformazione, ma abbiamo anche bisogno di un mercato concorrenziale e ben regolato, da cui sia bandita ogni forma di concorrenza sleale. In particolare ribadiamo quanto già affermato in occasione della recente assemblea dell’Alleanza delle Cooperative reggiane:

non è più tollerabile la presenza, pervasiva anche nei nostri territori, di false cooperative e del loro dumping contrattuale che stravolge il corretto funzionamento dei mercati, altera la concorrenza, distorce il modello cooperativo sfigurandolo e minandone la reputazione e che porta illegalità diffusa nelle nostre comunità. Il Presidente di Legacoop Modena Lauro Lugli, nella sua relazione al congresso di due settimane ha fornito i risultati di un’indagine condotta con la Fondazione Monte sul comparto della logistica nella provincia di Modena. Sono dati che chiariscono meglio di tanti discorsi la situazione in cui le nostre imprese sane si trovano ad operare, e che quindi vi ripropongo, in attesa di effettuare analoga verifica sul territorio reggiano: nel settore delle cooperative di autotrasporto, logistica e facchinaggio iscritte nel registro delle imprese della CCIAA di Modena su 371 imprese registrate, di cui solo 215 attive, quelle aderenti alle tre centrali cooperative modenesi sono appena 14. Nell’ambito del campione analizzato, composto da 195 cooperative, l’89% non è sottoposto a revisione (le nostre rientrano ovviamente nel restante 11%), il 22% non deposita il bilancio, 95 cooperative non lo depositano da almeno 3 anni, solo il 36% di quelle che lo

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depositano ha un patrimonio netto positivo, e solo il 12% è sottoposto ad un organo di controllo. La situazione è chiaramente non più tollerabileed indegna di un paese civile e chiediamo uno sforzo straordinario al Governo,alle Direzioni provinciali del lavoro, la collaborazionedelleIstituzioni tutte e delle Parti Sociali per estirpare queste sedicenti imprese che producono sfruttamento e illegalità e sono la rovina delle imprese sane. L’Alleanza delle Cooperative Italiane per parte suaha annunciato una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare contro le false cooperative e si costituirà parte civile in tutti i procedimenti giudiziari contro di esse. E’ un dovere di civiltà ed un imperativo per chi difende un patrimonio di valori di equità e riscatto sociale che non possono essere usurpati né essere addirittura associati a forme estreme di sfruttamento;

Non è altresì più tollerabile il ricorso sistematico agli appalti al massimo ribasso che come cooperazione reggiana deprechiamo da anni, spesso in solitudine. Ora, di fronte agli evidenti rischi di infiltrazione mafiosa, è aumentata la consapevolezza che occorre un cambio di rotta ed abbiamo apprezzato in tal senso le recenti prese di posizione di numerosi amministratori e del sindaco di Reggio Emilia. Occorre però passare ai fatti perché lo schema dei massimi ribassi è tuttora prevalente nel nostro territorio. Ricordiamo a tutti i nostri interlocutori che le cooperative reggiane sono impegnate nell’applicazione del protocollo di legalità firmato dall’Alleanza con il Ministero dell’Interno, che ci consentirà di disporre di strumenti essenziali di controllo e prevenzione, e sono pronte a dare il loro contributo al contrasto a tutte le mafie sul nostro territorio. A questo proposito auspichiamo inoltre che i beni sequestrati alle mafie nel reggiano possano essere rapidamente confiscati e assegnati, come prevede la legge, ad una nuova cooperativa sociale, alla cui promozione siamo in grado di garantire fin da ora il massimo sostegno e collaborazione.

L’efficacia della nostra azione e della nostra reputazione dipende dunque senz’altro da queste precondizioni, ma una parte consistente dipende anche dalla nostra capacità di cambiare noi stessi e da una capacità progettuale ed imprenditoriale innovativa e visionaria.

Cambiare noi stessi

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Relazione della Presidente Simona Caselli

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Dicevamo in apertura di relazione che la portata dei cambiamenti in atto riguarda tutti e richiede cambiamenti profondi.Un elemento di forte cambiamento, di natura identitaria, riguarda invece l’investimento sul patrimonio di valori comune della cooperazione che ne definisce la Reputazione.

Nelle fasi di crisi si misura davvero la tenuta della componente valoriale e distintiva della cooperazione. In condizioni di stress è più difficile essere coerenti ed è indubbio che il circuito legittimazione-fiducia-credibilità-reputazione abbia subito dei contraccolpi e che sia necessario daresegnali chiari alle nostre basi sociali ed alla società tutta.

Abbiamo già trattato il tema del contrasto alla falsa cooperazione che mina la reputazione di quella virtuosa.

Ma nella crisi abbiamo visto che la reputazione di un’azienda cooperativa ha una componente propria, ma anche una componente comune, per cui le sue azioni si riverberano, in termini reputazionali, anche sulle altre cooperative comprese quelle di altri settori o non collegate da rapporti d’affari. Quando si condivide un forte sistema di valori accade che l’incrinatura in un luogo possa far nascere dubbi sul resto. Poiché la reputazione è uno dei nostri capitali più preziosi occorre intervenire con decisione laddove ci siano fenomeni di offuscamento.

In particolare

Partecipazione dei soci: abbiamo osservato situazioni d’insufficiente coinvolgimento delle basi sociali, ma anche casi di eccessiva passività dei soci stessi ed eccesso di delega. Sono due estremi parimenti pericolosi e occorre agire sperimentando nuove modalità partecipative che passino anche attraverso nuove piattaforme tecnologiche di partecipazione attiva e mettere in campo azioni formative intensive delle basi sociali, dei consiglieri di amministrazione e delle eventuali figure intermedie di rappresentanza sociale. Soci attivi, attenti e consapevoli aiutano il buon governo delle nostre imprese e sono un contributo alla democrazia economica.

Qualità del management:per la cooperazione il buon governo dell’impresa assume una rilevanza particolare a causa della dimensione intergenerazionale della nostra

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Relazione della Presidente Simona Caselli

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accumulazione e l’investimento sul capitale umano deve essere un nostroimpegno costante, così come il ricambio generazionale. Crediamo di avere, nel complesso, gruppi dirigenti di livello buono o eccellente, ma siamo consapevoli che nella crisi sono purtroppo emersi anche casi d’inadeguatezza o insufficiente qualità di singole figure, che hanno preso la forma di comportamenti attendisti, di rinvio di scelte dolorose ma necessarie, d’insufficiente dialogo con le basi sociali, di inadeguatezza a pensare il riposizionamento strategico. Sebbene si tratti di un numero limitato di casi, occorre non sottovalutare il problema ed intensificare gli investimenti in formazione dei gruppi dirigenti apicali ed intermedi. Abbiamo da tempo investito nel MIC (Management per Imprese Cooperative) nato a Reggio Emilia nel 2006, ed arrivato alla nona edizione in Emilia ed alla terza in Romagna. Il Mic ha rappresentato un salto di qualità della formazione per Legacoop ed ha l’obiettivo di formare le future generazioni di manager cooperativi, che siano professionalmente preparatissimi ma che condividano principi e valori cooperativi e li assumano nel loro modo di dirigere. Si avvale di una rete di docenti di varie Università italiane e nelle 9 edizioni del MIC sono stati formati,coinvolgendo più di 80 cooperative, 270 allievi già attualmente con ruoli di responsabilità, che il sistema deve valorizzare al meglio fin da ora. Il successo del MIC ha inoltre portato all’avvio, da parte di Legacoop Emilia Romagna dellaScuola di Alta Formazione Cooperativagestita da Quadire dal rinnovato rapporto di collaborazione fra Legacoop e sistema universitario scaturiranno importanti ulteriori opportunità.

Equità, sobrietà, trasparenza: la fase che viviamo impone ai cooperatori, ed in particolare ai dirigenti cooperativi di assumere comportamenti esemplari anche sul piano della sobrietà e di ispirarsi concretamente a principi di equità. La nostra Direzione ha già condiviso da tempo questa impostazione e la coerenza su questo punto è essenziale. Nel rapporto di Responsabilità Sociale di Legacoop Reggio Emilia abbiamo misurato, negli ultimi due anni, i differenziali retributivi nelle 30 maggiori cooperative associate ed abbiamo constatato che la media del rapporto si colloca sull’1:4 e la mediana a 1:3. Sono livelli assolutamente inferiori a quelli esistenti nel privato (1:20 1:30; 1:50 nelle banche) anche laddove si considerasse la punta massima e li rendiamo volentieri pubblici perché, considerato che in molti casi si tratta di primarie imprese nazionali, che si confrontano in settori altamente competitivi, la differenza è oggettivamente apprezzabile. Inoltre a proposito di trasparenza e responsabilitàverrà approvato al Congresso regionale un regolamento aggiuntivo adottato dalla Direzione di Legacoop Emilia

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Romagna lo scorso 1 ottobre, che interviene sul limite di mandati, sui differenziali retributivi (minimi e massimi), sui dipendenti titolari di pensione, sull’assunzione di incarichi esterni e relativi compensi da riversare, su incompatibilità ed ineleggibilità. E’ un documento avanzato alla cui stesura abbiamo contribuito. Si riferisceai dipendenti e collaboratori in organico della struttura associativa regionale, ma deve diventare un punto di riferimento assoluto sulla materia; di sicuro Legacoop Emilia Ovest lo farà proprio e sarebbe importante che tutto il sistema delle nostre imprese ed associazioni lo considerasse con altrettanta attenzione.

Ricambio Generazionale: l'impegno di Legacoop per il ricambio generazionale ha portato alla nascita nel 2007 di Generazioni, il network dei soci e i lavoratori under 40 delle cooperativee. A Reggio Emilia Generazioni conta numerosi soci attivi e ha organizzato interessanti e partecipate iniziative. Dal loro impegno, che verrà valorizzato introducendo nella Direzione un 10% di under 40, ci aspettiamo un contributo concreto su garanzia giovani, innovazione, welfare, rapporto tra i soci, governance, finanza e promozione cooperativa. La questione del ricambio generazionale ha molto a che fare con la reputazione, ma anche con l’efficienza e l’innovazione,ed occorre che nelle cooperative si facciano passi generosi e determinati in questa direzione, pianificandoli adeguatamente fin da ora.

Le Pari opportunità e le politiche di conciliazione: la Commissione Pari Opportunità, costituita all’avvio del mio mandato, ha operato in questi anni censendo le buone pratiche di conciliazione nelle nostre imprese, contribuendo a diffonderle localmente ed anche a livello nazionale. Ha inoltre rappresentato la cooperazione nelle sedi istituzionali e si è raccordata con l’intenso lavoro della commissione nazionale, focalizzato sui percorsi di carriera delle cooperatrici e sulla loro valorizzazione. Sia chiaro che si tratta di attività fondamentali, specie in un contesto di crisi. L’inclusione e la valorizzazione dei talenti femminili non è solo un elemento di elementare democrazia in un movimento in cui le socie e le lavoratrici sono in maggioranza, ma è un fondamentale elemento di efficienza e, anch’esso, di coerenza reputazionale. Parimenti, le politiche di conciliazione sono quantomai importanti in una società più fragile e disgregata. Come è noto le società in cui le donne che lavorano sono una minoranza non progrediscono e non competono adeguatamente, per cui anche questo non è un campo di intervento secondario ma del tutto obbligatorio e strategico per le imprese come per il Paese.

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Prestito sociale: il prestito sociale è un istituto storico ed importante delle nostre cooperativee sulla suatutela e salvaguardiasi basa una parte rilevantissima della nostra reputazione. Abbiamo già parlato delle imponenti azioni di solidarietà messe in campo per la difesa dei prestatori coinvolti dalle crisi, e a fronte di esperienze così dolorose è nostro dovere rafforzare il sistema di tutele attraverso un’autoriforma, rigorosa e cogente, capace di dare la forza e l’autorevolezza alla struttura associativa di poter intervenire con efficacia, vigilando con norme chiare che possono arrivare a prevedere sanzioni severe, fino all’espulsione, a tutela dei soci prestatori e dell’immagine di serietà e trasparenza del movimento cooperativo. Ci aspettiamo che al Congresso nazionalevenga approvato il testo dell’autoriforma da rendere immediatamente operativo nelle imprese aderenti.

Vigilanza: in questi anni è emersa anche una forte pressione sulle strutture associative, strette fra aspettative eccessive e risorse sempre più scarse. In particolare in materia di vigilanza si sono spesso richiesti all’organizzazione l’esercizio di poteri e di ruoli di cui non dispone. Quello che però è emerso con chiarezza è che la dimensione sistemica della reputazione cooperativa impone di rafforzare i poteri di vigilanza, anche in chiave di valutazione prospettica e di introdurre alcuni poteri effettivi d’intervento dell’organizzazione. Il tema verrà discusso in particolare al Congresso Regionale di Legacoop da cui ci si attendono risoluzioni importanti in materia.

LA COOPERAZIONE VERSO IL 2020: strumenti e progetti

Per la nuova stagione di sviluppo della cooperazione avremo bisogno di strumenti a sostegno della diffusione della cultura cooperativa e della promozione e di strumenti per lo sviluppo di progetti complessi ed a forte contenuto di innnovazione.

Cultura cooperativa e promozione: nonostante la forte diffusione, la realtà cooperativa non è ancora sufficientemente studiata o conosciuta. E’ necessario che invece lo sia sempre di più, ad ogni livello, sia per favorire la nascita di nuove imprese cooperative, sia per diffondere la riflessione teorica anche in ambito accademico sul nostro modello di impresa e sul nostro peculiare modo di fare economiaGli strumenti a disposizione per questo obiettivo sono:. il Mic e la Scuola Regionale di Alta formazione di cui si è già parlato

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. Bellacoopia,il progetto ideato più di 10 anni fa per investire sul rapporto con i giovani, per far conoscere l’esperienza cooperativa e trasmettere i valori di socialità, mutualità, imprenditorialità, impegno civile. Sono più di un migliaio i giovani coinvolti nel progetto. Alle scuole medie si rivolge “Bellacoopia Ricerca” con ricerche di carattere storico o sociale. “Bellacoopia Impresa”, è rivolta agli studenti delle scuole superiori: ogni classe partecipante sviluppa una idea imprenditoriale simulando la costituzione di una cooperativa virtuale e proprio ieri Reggio Emilia, con la scuola di Castelnuovo Monti ha vinto la finale regionale del progetto. Dal 2013 si è avviata anche “BellacoopiaUniversity” che si rivolge agli studenti dell’Università di Modena e Reggio di tutti i Dipartimenti della sede di Reggio Emilia, per far conoscere ai giovani la cooperazione come modalità alternativa di fare impresa.

Un rinnovato ed avanzato rapporto con l’Università: la necessità di innovare e di competere in sistemi sempre più complessi ci impone di costruire con l’Università una relazione sistematica, strategica, improntata alla mutua convenienza ed alla coprogettazione. Legacoop Reggio Emilia collabora da tempo con Unimore e l’Università di Parma su laboratori didattici, ricerche tematiche, tirocini formativi presso le associate, ma quest’anno, con la firma del Protocollo d’intesa con l’Università di Parma si è fatto un salto di qualità, ponendo le basi per una collaborazione di lunga durata che sta già mostrando uno straordinario potenziale:

L’attivazione del progetto pilota comune (denominato “BRICS e Next11”), cofinanziato da Coopfond- Legacoop e Boorea, volto all’attivazione di joint degrees e joint business programs con l’estero, e.g. Brasile, Cina, India, Sud Africa, Turchia, Tailandia, Vietnam ed altri ancora

L’attivazione di un Centro Internazionale di Studi Cooperativi, strutturatoa rete ed aperto a Università italiane e straniere, a singoli docenti e ricercatori, a cultori della materia. Con questo progetto e con il Bricststiamo sviluppando anche una Strategic Partnership con un gruppo di Atenei europei che si contraddistinguono per ricerche sui modelli cooperativi: l’Università di Mondragon in Spagna, di Cambridge e Oxford nel Regno Unito, di Varsavia in Polonia, di Grenoble in Francia e altre.

Summer School di alta formazione in collaborazione con il Trinity Hall College, Cambridge che sarà attuata tra giugno e luglio 2015;

Case Study di CIR Food nell’ambito della collaborazione con la Harvard Business School;

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PracticeFirm, impresa simulata (già in essere con Legacoop PR); Bellacopia, start-up di imprese cooperative (attivato nell’a.a. 2014-2015); Seminari e workshop nell’ambito del pillar Capital del BlueprintICA; Tirocini curricolari anche di alta formazione (in parte già in essere, in

parte attivati nell’a.a. 2014-2015); Progetto europeo Strategic Partnership (elaborato nell’a.a. 2014-2015).

Questo tipo di partnership, che ci auguriamo di poter allargare quanto menoad Unimore, è necessaria per essere in grado di interagire ed interloquire in modo nuovo ed integrato su scala sempre più internazionale. Ad esempio, se si afferma che sarà fondamentale riuscire ad intercettare le risorse dirette della UE sui programmi Horizon 2020, occorre poter mettere in campo una progettualità integrata fra imprese ed Università di diversi paesi, per cui una organizzazione di rappresentanza che voglia fare il proprio mestiere deve favorire la creazione di piattaforme di questo tipo, basate su relazioni locali e internazionali stabili e strutturate, da mettere a disposizione delle proprie associate che da sole ben difficilmente potrebbero trovarle. A Reggio potremo inoltre avere una ulteriore sponda di collaborazione in Reggio nel Mondo e nella costituenda Agenzia del Comune di Reggio per i progetti europei.Ci siamo attrezzati ed ora contiamo che le cooperative utilizzino appieno le potenzialità offerte.

La collaborazione con la rete dei Tecnopoli per il trasferimento tecnologicoLegacoop è socia di Reggio Emilia Innovazione, che gestisce il Tecnopolo di Reggio Emilia e partecipa attivamente alla realizzazione di attività e momenti seminariali per avvicinare sempre più il mondo della ricerca al contesto imprenditoriale locale. Oggi nella tavola rotonda il Direttore di R.E.ITornabuoni ci aggiornerà sulle opportunità che ci offre il Tecnopolo.

In generale va ribadito che l’attenzione all’innovazione deve essere pervasiva; la rivoluzione digitale, la velocità delle transizioni tecnologiche – come ci ha ben spiegato Jeremy Rifkin anche qui a Reggio Emilia - rischia di mettere in discussione, in tempi repentini, segmenti di business consolidati e ad oggi ancora remunerativi sostituendoli con modelli alternativi di produzione e perfino con nuovi modelli collaborativi. Bisogna essere consapevoli di questo e costruire relazioni stabili con i luoghi del sapere e del trasferimento tecnologico, senza mai pensare che sia fuori dalla propria portata, ma osando e avendo sempre

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l’ambizione di costruire attraverso il proprio progetto imprenditoriale un mondo migliore e più equo.

I PROGETTI

Le nostre cooperative esprimono una progettualità eccellente in molti ambiti e fanno della qualità e della competenza gli elementi chiave della propria prospettiva.Molta parte del potenziale ce la giocheremo nella capacità di mettere in campo progetti intersettoriali come nel caso delle mutue, del nuovo welfare, del cohousing, della gestione dei beni culturali ed in tanti altri campi e di stare sulla frontiera avanzata dell’innovazione.Sarebbe impossibile qui enumerare tutti i progetti per cui mi limiterò brevemente ad indicare le azioni più rilevanti ai fini di ciò che può fare la cooperazione per il futuro dell’economia e della società reggiana lasciando alle testimonianze in video lo sviluppo degli argomenti:

Nuovo welfareA Reggio Emilia un terreno fondamentale d’innovazione sociale ed economica è quello del nuovo welfare, cui la cooperazione nel suo complesso e quella sociale in particolare può dare un contributo fondamentale e di alto livello se si riuscirà finalmente ad affermare una logica di coprogettazione e di sussidiarietà, superando dicotomie tra pubblico e privato che hanno perso da tempo di senso e riconoscendo gli alti livelli di professionalità e di qualità raggiunti dalla cooperazione sociale.La cooperazione, non solo quella sociale, sta affrontando con impegno temi comela fragilità, la vulnerabilità e la povertà delle persone, dei nuovi spazi comunitari, dei nuovi modi di abitare assieme alla cooperazione di abitanti. Così come c'è un grande fermento sui temi della mutualità integrativa.

Qualità Urbana, città compatta, rigenerazione urbana, riconversione energeticaLa cooperazione sta lavorando ad una progettualità importante su questi argomenti, che connoteranno le politiche urbanistiche dei prossimi anni mettendo in rete competenze in materia di urbanistica, progettazione, realizzazione complessa, riconversione energetica. Inoltre, la dimensione Mediopadana assunta da Reggio Emilia e l’investimento di IrenRinnovabili intorno al polo della conoscenza aprono scenari di sviluppo e nuove prospettive di recupero urbano (si

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pensi all’Area delle Reggiane) cui la cooperazione non farà mancare il proprio interesse, insieme con le altre forze imprenditoriali.

Eccellenze alimentariLe filiere del parmigiano reggiano e del lambrusco, prodotti in altissima percentuale in cooperativa, sono fondamentali e simboliche di questo territorio ma richiedono per essere valorizzate, continui investimenti in innovazione e un sempre maggiore presidio dei costi e dei piani produttivi. Expo sarà una grande occasione e le nostre eccellenza alimentari saranno al centro del progetto City of Cooperation.

La Cooperazione di comunitàUn’esperienza che dimostra la vitalità della cooperazione è quella delle cooperative di comunità, che vedono a Reggio Emilia un punto di eccellenza, studiato in Italia e all'estero. Sono cooperative nate in piccoli paesi, che hanno dato vita ad una impresa economica che ha creato lavoro, dato risposte in termini di servizi agli abitanti del paese e ha saputo realizzare forme di ricettività prima non esistenti, anche innovative. C’è molto interesse, ormai anche da territori di pianura e da aree urbane ad organizzare cooperative di comunità per rispondere ai nuovi bisogni

City of CooperationE’ in dirittura d’arrivo “City of Cooperation”, il progetto realizzato da Legacoop Reggio Emilia per Expo 2015: un portale web che racconterà - attraverso filmati contenuti interattivi ed applicazioni per gli smartphone- Reggio Emilia come città della cooperazione e proporrà pacchetti di visita e di conoscenza. Il progetto, coerentemente con il tema di Expo, mette in evidenza le filiere cooperative del parmigiano reggiano e del lambrusco e quella dell’innovazione sociale e dei servizi educativi. I destinatari saranno principalmente i cittadini italiani e stranieri interessati a conoscere Reggio Emilia sulla base dei valori del mondo cooperativo, i turisti che orbiteranno su Reggio Emilia, le cooperative italiane e straniere che intendono confrontarsi con altri modelli cooperativi e i giovani interessati ad avviare un’attività cooperativa.Durante e dopo Expo i percorsi e le attività sviluppate confluiranno in Cooproute, il grande itinerario dei luoghi cooperativi europeipromosso dal Consiglio d’Europa, di cui vogliamo fare diventare Reggio Emilia, come è giusto che sia ed in onore alla sua storia, uno dei principali punti di riferimento.

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Sono stati anni difficili e probabilmente in parte lo saranno ancora, ma saranno anche anni interessanti, nei quali si disegnerà un modo nuovo di produrre e di vivere e la stessa cooperazione dovrà rigenerarsi. Se non vogliamo che la diseguaglianza diventi la firma di un’epoca e se crediamo chela questione della diseguaglianza e della distribuzione del reddito, come sostiene Thomas Pickettynel suo formidabile saggio ricerca “Capital in the 21 Century”, debba essere rimessa al centro del dibattito economico, abbiamo la responsabilità, come cooperatori di testimoniare ogni giorno la capacità del nostro modello di soddisfare i bisogni sociali e di produrre equità. Così contribuiremo a fare in modo che la transizione non vada, come sta purtroppo accadendo ora, verso un’accentuazione delle diseguaglianze, la concentrazione di immensi poteri in poche mani, ma verso modelli di democrazia economica, partecipata e civile, che sono baluardo di equità e di democrazia.La partita è difficile ma non siamo soli; il mutualismo, il protagonismo attivo e capacità di fare rete, anche su scala internazionale sono le chiavi di volta per guardare al domani con occhi diversi.

La nostra cooperazione, radicata qui ma aperta al mondo,basata da sempre sul “fare insieme”, sull’accumulazione collettiva ed intergenerazionale, sulla valorizzazione delle persone, del loro lavoro e della loro intelligenza, può disegnare un’economia più sostenibile ed armonica, per una società più equa ed inclusiva.E’ una grande ricchezza, che pochi luoghi in Italia possono vantare nella stessa misura. Sta a noi e soprattutto alla nuova generazione di cooperatori farne tesoro!

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