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G iorni fa mi trovavo a passare per il Parco Gyula e sono stato testimone di una scena che mi ha aperto il cuore ma, al tempo stesso, mi ha indotto a queste amare considerazioni. Una bambinetta dall’apparente età di 9-10 anni si rivolgeva così, con parole dolci e speranzose, ad alcuni coetanei: “Dai fac- ciamo una partita a basket? Io faccio l’arbitro”. Pensa te – mi sono detto – in un periodo in cui tutti sgomitano per emergere, per essere i primi, i più bravi e i più belli, gli adolescenti ci insegnano che si può vivere ed essere felici – perché quella bambina lo era, nella sua inge- nuità e nel suo disincanto – anche senza esse- re per forza protagonisti. Si trattava di una bambina che voleva divertirsi anche soltanto ad arbitrare i compagni, a stare insieme a loro, a correre con loro senza ambizioni di vittoria. Per fortuna il mondo dei piccoli è ancora incon- taminato, ma fino a quando lo sarà? Fino a quando potremo preservarli dalla barbarie che sta distruggendo le coscienze, le intelligenze, i buoni sentimenti? È fuori di dubbio, infatti, che questo nostro mondo è ormai sommerso da scandali, corru- zioni, sete di potere, vaniloquio, violenze di ogni tipo che presto costringeranno anche quei bambini, cui accennavo prima, a barattare la loro innocenza con questo mondo crudele, senza principi, senza ideali, senza traguardi, dove però non potranno più fare gli arbitri, ma si dovranno schierare. E saranno ben pochi coloro che sceglieranno di stare con i più debo- li, dalla parte dei vinti. Non è – come qualcuno potrà obiettare – falso moralismo, ma la consapevolezza che siamo giunti ad un punto di non ritorno in cui la furia autolesionista dei grandi del pianeta, dei padroni del mondo, dei furbi ci riporterà – se già non ci siamo – ai primordi della vita. Oggi se non urli non sei nessuno, se non pro- nunci un “vaffanculo” alla settimana, sei un “matusa”, se non hai una raccomandazione non trovi lavoro e quando lo trovi non si chia- ma più lavoro ma precariato o sfruttamento. Nella società contemporanea la mitezza e la sobrietà sono assimilate alla passività, alla debolezza, alla mancanza di coraggio. La corru- zione e l’evasione fiscale devastano la nostra economia, che è sprofondata in una fase di grande recessione. L’unica che non conosce crisi è la “Corruzione S.p.A.” per la quale si è calcolato un giro d’affari di 60 miliardi di euro all’anno: una somma con la quale si potrebbe- ro comprare FIAT ed ENEL. Nella classifica dei Paesi più trasparenti siamo al 72° posto nel settore pubblico, a livello di molti paesi africa- ni. La teledipendenza è diventata una sorta di ignoranza collettiva o di analfabetismo di ritor- no, dove spesso il cittadino perde le dimensio- ni reali della vita quotidiana. Occorrerebbe un forte investimento delle Istituzioni – e primo fra queste il Governo centrale, qualunque esso sia – sulla cultura e sulla formazione, quale antidoto al degrado morale e civile del Paese. E invece oggi le risorse destinate alla cultura sono appena lo 0,19% della spesa pubblica. L’immoralità diffusa nel nostro Paese non cono- sce confini: le Istituzioni non pagano i loro debiti, i nuovi tribuni, rottamatori, riformato- ri, salvatori della patria si ergono a rappresen- tanti di coloro che non si ritengono rappresen- tati, la burocrazia e la recessione strangolano le aziende, l’agone politico è rivolto più alla ricerca di posizioni di potere che al benessere e allo sviluppo del Paese. I centri finanziari internzionali, come Standars & Poor’s, Goldman Sachs, Mediobanca, Jp Morgan, con le loro previsioni, con i loro giudi- zi trancianti sull’ economia e sulla tenuta poli- tica e sociale del nostro Paese spingono la finanza americana e mondiale a disarticolare l’Europa trasformandola in una grande area di libero scambio e impedendole di diventare finalmente un vero e proprio Stato federale. Immorali sono le oligarchie dei “top manager” che, pur avendo portato al fallimento le loro imprese, godono oggi di trattamenti economici da favola, infischiandosene di coloro che non arrivano alla fin del mese. Ma il top dell’immoralità spetta al trattamento vergognoso, oltraggioso, discriminatorio al quale vengono sottoposte le donne, questa volta non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Anche la nostra piccola comunità ha conosciu- to recentemente l’onta di quello che oggi viene definito, con una parola orribile e sgradevole “femminicidio”. Abusi, violenze fisiche e psico- logiche, consumate prevalentemente in ambiente domestico e familiare, stalking, discriminazioni di genere, costituiscono ormai una casistica impressionante, che trascende i livelli culturali o religiosi, le condizioni sociali e i luoghi dove avvengono. Alt! Respiriamo e fermiamoci un momento a considerare seriamente quello che sta accaden- do oggi. Cerchiamo di porre un freno, tutti assieme, a questa barbarie che ormai non risparmia nessuno e nessun ambito della vita quotidiana. Le crisi, come quella che oggi stia- mo vivendo, scatenano generalmente un pro- cesso d’introspezione personale e come comu- nità: poniamo un freno all’eccessivo individua- lismo, allo sperpero, ai facili guadagni, alla mancanza di ideali, all’egoismo... Fermiamo la nuova barbarie DI RENZO BONOLI SENZA CONFINI NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E DI PROMOZIONE SOCIALE SENZA CONFINI Anno VII - N°1-2013 - Registrazione presso il Tribunale di Bologna - n° 7658 del 18/04/06- Tiratura: 1500 copie stampate su carta riciclata Dir., Red. e Amm. sede Via Saffi, 54 - Budrio (BO) - Dir. Resp. Maurizia Martelli - Comitato di red.: Renzo Bonoli, Maria Marzia Lodi, Guido Montebugnoli, Pietro Di Bartolo Per la Vs. pubblicità contattate Renzo Bonoli. Tel. 338 3904582 - www.senzaconfinitaly.com - [email protected] Budrio oggi Il ritorno a Budrio del quadro di Majani a pagina 2 Budrio oggi La guerra del cippo a pagina 3 Sul territorio Noi che... i migliori anni della nostra vita a pagina 4 Storie di ieri e di oggi Caffè Filopanti, una storia che continua a pagina 6 Le nostre iniziative Matera, Valli del Mincio, Bassona... a pagina 8 L’EDITORIALE www.senzaconfinitaly.it senza confini budrio

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Page 1: SENZA CONFINI senza confini budrio · BUDRIO OGGI L ’Associazione culturale Senza Confini è davvero felice di comunicare ai suoi letto-ri che si è conclusa con successo la raccol-

Giorni fa mi trovavo a passare per il ParcoGyula e sono stato testimone di unascena che mi ha aperto il cuore ma, al

tempo stesso, mi ha indotto a queste amareconsiderazioni. Una bambinetta dall’apparenteetà di 9-10 anni si rivolgeva così, con paroledolci e speranzose, ad alcuni coetanei: “Dai fac-ciamo una partita a basket? Io faccio l’arbitro”.Pensa te – mi sono detto – in un periodo in cuitutti sgomitano per emergere, per essere iprimi, i più bravi e i più belli, gli adolescentici insegnano che si può vivere ed essere felici –perché quella bambina lo era, nella sua inge-nuità e nel suo disincanto – anche senza esse-re per forza protagonisti. Si trattava di unabambina che voleva divertirsi anche soltanto adarbitrare i compagni, a stare insieme a loro, acorrere con loro senza ambizioni di vittoria.Per fortuna il mondo dei piccoli è ancora incon-taminato, ma fino a quando lo sarà? Fino aquando potremo preservarli dalla barbarie chesta distruggendo le coscienze, le intelligenze, ibuoni sentimenti?È fuori di dubbio, infatti, che questo nostromondo è ormai sommerso da scandali, corru-zioni, sete di potere, vaniloquio, violenze diogni tipo che presto costringeranno anchequei bambini, cui accennavo prima, a barattarela loro innocenza con questo mondo crudele,senza principi, senza ideali, senza traguardi,dove però non potranno più fare gli arbitri, masi dovranno schierare. E saranno ben pochicoloro che sceglieranno di stare con i più debo-li, dalla parte dei vinti.Non è – come qualcuno potrà obiettare – falsomoralismo, ma la consapevolezza che siamogiunti ad un punto di non ritorno in cui la furiaautolesionista dei grandi del pianeta, deipadroni del mondo, dei furbi ci riporterà – se

già non ci siamo – ai primordi della vita.Oggi se non urli non sei nessuno, se non pro-nunci un “vaffanculo” alla settimana, sei un“matusa”, se non hai una raccomandazionenon trovi lavoro e quando lo trovi non si chia-ma più lavoro ma precariato o sfruttamento.Nella società contemporanea la mitezza e lasobrietà sono assimilate alla passività, alladebolezza, alla mancanza di coraggio. La corru-zione e l’evasione fiscale devastano la nostraeconomia, che è sprofondata in una fase digrande recessione. L’unica che non conoscecrisi è la “Corruzione S.p.A.” per la quale si ècalcolato un giro d’affari di 60 miliardi di euroall’anno: una somma con la quale si potrebbe-ro comprare FIAT ed ENEL. Nella classifica deiPaesi più trasparenti siamo al 72° posto nel

settore pubblico, a livello di molti paesi africa-ni. La teledipendenza è diventata una sorta diignoranza collettiva o di analfabetismo di ritor-no, dove spesso il cittadino perde le dimensio-ni reali della vita quotidiana. Occorrerebbe unforte investimento delle Istituzioni – e primofra queste il Governo centrale, qualunque essosia – sulla cultura e sulla formazione, qualeantidoto al degrado morale e civile del Paese. Einvece oggi le risorse destinate alla culturasono appena lo 0,19% della spesa pubblica.L’immoralità diffusa nel nostro Paese non cono-sce confini: le Istituzioni non pagano i loro

debiti, i nuovi tribuni, rottamatori, riformato-ri, salvatori della patria si ergono a rappresen-tanti di coloro che non si ritengono rappresen-tati, la burocrazia e la recessione strangolanole aziende, l’agone politico è rivolto più allaricerca di posizioni di potere che al benessere eallo sviluppo del Paese.I centri finanziari internzionali, come Standars& Poor’s, Goldman Sachs, Mediobanca, JpMorgan, con le loro previsioni, con i loro giudi-zi trancianti sull’ economia e sulla tenuta poli-tica e sociale del nostro Paese spingono lafinanza americana e mondiale a disarticolarel’Europa trasformandola in una grande area dilibero scambio e impedendole di diventarefinalmente un vero e proprio Stato federale.Immorali sono le oligarchie dei “top manager”che, pur avendo portato al fallimento le loroimprese, godono oggi di trattamenti economicida favola, infischiandosene di coloro che nonarrivano alla fin del mese. Ma il top dell’immoralità spetta al trattamentovergognoso, oltraggioso, discriminatorio alquale vengono sottoposte le donne, questavolta non solo in Italia, ma in tutto il mondo.Anche la nostra piccola comunità ha conosciu-to recentemente l’onta di quello che oggi vienedefinito, con una parola orribile e sgradevole“femminicidio”. Abusi, violenze fisiche e psico-logiche, consumate prevalentemente inambiente domestico e familiare, stalking,discriminazioni di genere, costituiscono ormaiuna casistica impressionante, che trascende ilivelli culturali o religiosi, le condizioni socialie i luoghi dove avvengono. Alt! Respiriamo e fermiamoci un momento aconsiderare seriamente quello che sta accaden-do oggi. Cerchiamo di porre un freno, tuttiassieme, a questa barbarie che ormai nonrisparmia nessuno e nessun ambito della vitaquotidiana. Le crisi, come quella che oggi stia-mo vivendo, scatenano generalmente un pro-cesso d’introspezione personale e come comu-nità: poniamo un freno all’eccessivo individua-lismo, allo sperpero, ai facili guadagni, allamancanza di ideali, all’egoismo...

Fermiamo lanuova barbarieDI RENZO BONOLI

SENZA CONFINI

NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E DI PROMOZIONE SOCIALE SENZA CONFINI

Anno VII - N°1-2013 - Registrazione presso il Tribunale di Bologna - n° 7658 del 18/04/06- Tiratura: 1500 copie stampate su carta riciclataDir., Red. e Amm. sede Via Saffi, 54 - Budrio (BO) - Dir. Resp. Maurizia Martelli - Comitato di red.: Renzo Bonoli, Maria Marzia Lodi, Guido Montebugnoli, Pietro Di BartoloPer la Vs. pubblicità contattate Renzo Bonoli. Tel. 338 3904582 - www.senzaconfinitaly.com - [email protected]

Budrio oggi

Il ritorno a Budriodel quadro di Majani

a pagina 2

Budrio oggi

La guerra del cippo

a pagina 3

Sul territorio

Noi che... i migliorianni della nostra vita

a pagina 4

Storie di ieri e di oggi

Caffè Filopanti, una storia che continuaa pagina 6

Le nostre iniziative

Matera, Valli delMincio, Bassona...

a pagina 8

L ’ E D I T O R I A L E

www.senzaconfinitaly.it senza confini budrio

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B U D R I O O G G I

L’Associazione culturale Senza Confini èdavvero felice di comunicare ai suoi letto-ri che si è conclusa con successo la raccol-

ta di fondi, che ha consentito ad alcune istitu-zioni presenti sul territorio e ad alcuni priva-ti di buon cuore di acquistare il quadro diMajani “L’ombra della croce” per farne donoalla Pinacoteca.La macchina dei volontari si è messa in moto,quando si è saputo che il proprietario del qua-dro aveva deciso di venderlo. Il dipinto era una vecchia conoscenza per ilpaese, perché il quadro era stato espostodurante l’ampia retrospettiva dedicata dalComune di Budrio a Majani nel 2002. Molti l’avevano ammirato, lo ricordavano bene,

e non si rassegnavano all’idea di perderlo persempre. Così si è fatta avanti poco per volta l’idea diuna raccolta, che ne consentisse l’acquisto ela successiva donazione al Comune, affinchétutti, anche in futuro, potessero vederlo. All’inizio l’impresa sembrava titanica, viste ledifficoltà economiche del momento, ma se nevale davvero la pena... si affronta anche unsacrificio, pur di veder realizzato un sogno. E la partecipazione è stata numerosa e convin-

ta, persino da parte di chi budriese non è, maama il nostro paese e gli è legato.L’ombra della croce è un olio su tela dicm95x175, dipinto da Majani tra il 1897 e il

1947, datato e firmato dall’autore. Fu dunque un’opera lungamente meditata,come era consuetudine dell’artista, che, comeè scritto nel Catalogo dei dipinti a pag. 39,”era solito elaborare le opere con lentezza,riprendendole anche a distanza di tempo perapportare modifiche e aggiunte (...) le dateriportate sul dipinto 1897-1947 indicano per-tanto l’inizio e la conclusione di un percorsocreativo complesso e tormentato, interrotto eripreso più volte, senza tuttavia abbandonare laprima intuizione. (…) la presenza del crocifis-so nel quadro non corrisponde più a una formascolpita o dipinta, ma si traduce nella proiezio-ne della croce, che si estende e quasi si impri-me, sulla marea umana in cammino…” L’idea nacque in Majani dall’osservazione del-l’ombra dei merli del Palazzo dei Notai sullafolla dei fedeli, riunita in Piazza Maggiore perle festività della Madonna di San Luca. L’opera consentì all’artista di proseguire la suasperimentazione sugli effetti notturni,“inventando una composizione ove le figureemergono dall’oscurità mediante tocchi di liceche delineano impercettibili contorni: la molti-tudine umana, rivolta di spalle e incamminatain un’unica direzione, sfuma nell’ombra dellacroce e gradualmente viene assorbita dall’oscu-rità, creando una visione inquietante e sugge-stiva.”

Quando...nevale la penaRacconto del ritorno definitivo a Budrio del quadro di A.Majani“L’ombra della croce”

DI MARZIA LODI

Lo spettacolo è interessante, il cast diprima scelta. “AFFARI DI CUORE” diColette Freedman è l’ultima rappresenta-

zione pomeridiana del programma della stagio-ne di prosa di domenica 14 aprile. MariangelaD’Abbraccio e Chiara Noschese riescono, insie-me all’attore Pino Quartullo, ad interpretaremagistralmente la sceneggiatura tratta dalromanzo “The affair” di Anna Dillon. Fin quitutto da copione, tranne una cosa: il teatro èsemivuoto. Nessuna meraviglia, sappiamo tuttiche, oltre all’economia, anche la cultura è incrisi. L’importante crollo di presenze che glispettacoli registrano non riguarda certo soloBudrio, ma è comune a tutta l’Italia. È triste

però constatare che questa apatia culturaleabbia la meglio anche sulle istituzioni comuna-li: il palco delle autorità infatti era completa-mente vuoto e trasmetteva un’aria di depri-mente desolazione.Proprio le stesse autorità che ogni anno, dairisicati conti di bilancio, tirano fuori sommesempre più esigue riuscendo a mettere in piediuna stagione teatrale grazie all’inserimento nelprogramma di numerosi spettacoli pomeridianicon un costo ridotto rispetto a quelli serali.

Triste anche il dover constatare che tra i variconsiglieri ed assessori nessuno abbia la sensi-bilità di fare atto di presenza, se non altro pertrasmettere un segnale semplice, ma fonda-mentale: che chi fa politica non può trascurarela cultura! E pensare che nella Grecia dell’età classica ilteatro era una manifestazione di massa cherispecchiava la vita democratica della città. Adessa prendevano parte cittadini di ogni classesociale e condizione economica. Addirittura, aitempi di Pericle, alle classi meno abbienti ilprezzo del biglietto era rimborsato dalla tesore-ria dello Stato!Tornando all’oggi, come fare allora rivivere ilteatro? Non sarà certo una soluzione, ma percominciare ecco una proposta: se il palco delle autorità piange facciamo inmodo che, anziché restare deserto, venga occu-pato da cittadini che desiderano andare a tea-tro ma non possono permetterselo! Sarebbe un gesto di generosità, di civiltà e,tutto sommato, di amore per la cultura!

Il palco delle autorità piangeDI MAURIZIA MARTELLI

L’opera di Majani, “L’ombra della croce” è un olio sutavola (95x175 cm)

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Aabbiamo letto la corrispondenzaintercorsa tra l'Amministrazionecomunale e le associazioni Sandro

Pertini e Circolo mazziniano. L’oggettoriguarda la posa in opera del cippo chericorda l'abitazione di Quirico Filopanti allaRiccardina, la cui lapide, salvata dai bom-bardamenti, non ha però resistito all’incuriadel tempo per cattiva manutenzione. Leassociazioni proponevano di farsi carico delcosto della concessione dell’area, della rico-struzione del cippo e della firma di una con-venzione per la manutenzione del manufat-to e dell’area stessa, onde non gravare sulcomune; si richiedeva unicamente alSindaco di fare la domanda della concessio-ne dell’area, in quanto la richiesta fra entipubblici, Comune e Regione, sarebbe statagratuita, mentre se svolta da un privatoavrebbe gravato, su quest’ultimo, per 125euro annuali, mettendo così in difficoltà leassociazioni per le spese eccessive, in quan-to ripetitive. La risposta negativa firmata dal dirigentetecnico ha meravigliato uno un po’ tuttol’associazionismo, in quanto sicuramente

non adeguata alla domanda. Com’è possibi-le che a una richiesta rivolta ad un organi-smo politico si risponda attraverso un uffi-cio tecnico, pur nella figura del dirigentecapo, che non tiene certo conto della rile-vanza politica di tale richiesta? È mai possibile che di fronte all’importanzadella figura e della storia di QuiricoFilopanti, cittadino emerito della città diBudrio, si risponda testualmente:

“l’amministrazione comunale non intendefarsi carico della titolarità della concessione

demaniale al fine di evitare nel corso deltempo (quale tempo ci si chiede!) eventualicoinvolgimenti negli obblighi di tale titola-rità con possibili ripercussioni sul bilanciocomunale”.Non era forse sufficiente, come garanzia, laconvenzione firmata dalle associazioni chele impegnava anche alla sua manutenzione?Come è possibile che a tale richiesta sirisponda attraverso un ente tecnico e noncon una dichiarazione di un politico? Ci auguriamo che chi di dovere riprenda inmano la situazione, non permettendo cheun dirigente prevarichi l’importanza delpolitico; anche perché l’immagine di un’am-ministrazione che non salvaguarda la figuradi un cittadino emerito, pur nelle difficoltàeconomiche, è sicuramente indice di undecadimento culturale improponibile allacittadinanza.

B U D R I O O G G I

La guerra del cippo

DI GUIDO MONTEBUGNOLI

Ristorante

il GiardinoBudrio

Cucina classica bolognese

Convention e matrimoni

La tradizione si rinnova

DI BOnDI FABRIZIO

Via Cesare Battisti, 5 - 40054 BUDRIO (BO)Tel. e fax 051 80.80.10

E-mail: [email protected]

FRENI

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CAMBIO OLIO

CENTRO ASSISTENZA PNEUMATICI

ERRATA CORRIGENel precedente numero del nostro Magazine, pub-

blicato alla fine del 2012, siamo incorsi in undeprecabile errore. Infatti nel titolo dell’articolo dipag. 3, a firma di Mario Nocentini, riguardante laproduzione letteraria di un scrittore toscano, neabbiamo erroneamente sbagliato il cognome indi-

candolo come Marcello VENTURINI anzichéMarcello VENTURI.

A questo proposito ci piace preannunciare chemolto probabilmente, in occasione di una prossi-ma ricorrenza civile e istituzionale, all’inizio delprossimo anno, saremo in grado di realizzare unainiziativa che ricordi il sacrificio di tanti italiani

trucidati a Cefalonia, di cui parla appunto lo scrit-tore Marcello Venturi nel suo libro “Bandiera

Bianca a Cefalonia”, disponibile, per chi lo volesseleggere, così come altre opere dell’autore, nella

Biblioteca Comunale di Budrio.

non credevo di essere così importante!

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II ristorante è quello storico, ilGiardino, anche gli amici sono quel-li di vecchissima data, quelli di sempre, i

compagni di banco delle scuola elementare. Sichiacchiera di gusto, si ricorda, si ride tanto.Qualcuno racconta che da un po' di tempo glistudenti del "nostro" Liceo concludono l'annoscolastico organizzando un ballo di gala, contanto di abiti da sera e atmosfere da mille euna notte. Caspita!E noi, come mai non abbiamo avuto una simi-le idea ai nostri tempi?Gli sguardi si incrociano, complice l'amiciziaconsolidata che sottintende un'unità diintenti e l'atmosfera festaiolache prospera ad ogni nostroincontro, decidiamo all'unani-mità che "non è mai troppotardi".È esattamente così che nascel'idea di organizzare una festaper tutti gli ex studenti e pro-fessori che hanno frequentatoil Liceo di Budrio negli anni'70, i nostri anni '70.Un ingegnere con la passionedella tecnologia, FerruccioBonaga, una giornalista,Maurizia Martelli e FaustaLambertini, una macchina daguerra sotto il profilo organiz-zativo, sono i più entusiasti esi buttano anima e corpo nellacostruzione dell'evento.

Da quel momento, simoltiplicano gliappuntamenti al barper un caffè, ci siincontra al mattinopresto per la colazio-ne, la pizza diventaun buon motivo per

rivedersi ancora unavolta e mettere apunto le ultimeidee.

Vede luce una pagina facebook e si attiva unindirizzo di posta elettronica, tutti alla ricer-ca di tutti gli altri. La comunicazione verbalenasce spontaneamente tra persone che fino apoco tempo prima si scambiavano solo cennidi saluto e "Liceo di Budrio" diventa la paro-la d'ordine che consente di ristabilire i con-tatti fra chi da anni non si parlava. DalBrasile arriva la conferma più insperata: l'a-mico Stefano, che vive e lavora aFlorianopolis, non vuole mancare, "ho giaacquistato i biglietti, arriverò venerdì e ripar-

tirò domenica" recita testuamente la mail. Ilpassaparola funziona a meraviglia e raggiun-ge anche alcuni professori che immediata-mente accettano l'invito e confermano la loropresenza. Intanto, sulla pagina facebook, sipubblicano foto di classe e immagini dellegite scolastiche. Il divertimento sta nel rico-noscere gli amici, i professori, i luoghi, dopo-diché via con gli aneddoti e la memoria stori-ca, che appartiene a chi ha già incontrato gli"anta", non tradisce noi "diversamente giova-ni". C'è un sano entusiasmo intorno a questainiziativa, c'è la voglia di ristabilire un equi-librio fatto di leggerezza di sentimenti, dispontaneità, di semplicità dei rapporti umanitipico dell'età dell'adolescenza, quell'equili-

brio che poi riponiamo in un ango-lo mentre siamo tutti impegnati adifenderci dalle intemperie dellavita. Siamo cambiati un po' nell'involu-cro, ma il contenuto non si è modi-ficato nel corso degli anni, è comese ci fossimo lasciati solo l'altroieri.L'appuntamento è per il 22Febbraio, le adesioni sono tantissi-me e l'entusiasmo è quello deglianni '70, “I migliori anni dellanostra vita” che diventa il titolodell’evento.Arriva il 22 febbraio. Sembra unoscherzo del tempo, questa voltameteorologico: una nevicataabbondante proprio come succede-va ai tempi del liceo. Panico… spe-

Noi che...i migliori annidella nostra vitaDI FAUSTA LAMBERTINI

Il successo di un evento

generazionale.Ristorante Il Giardino,

22 febbraio 2013Fausta, Ferruccio e Mauri, gli organizzatori della festa.

Tre ex studenti del Copernico di Budrio in un momento della festa.

S U L T E R R I T O R I O

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riamo smetta, ma più passano le ore più ifiocchi si infittiscono. Si gira per le strade,ma a fatica e molti dei partecipanti vengonoda fuori: Molinella, Medicina e frazioni, chiaddirittura da altre città. Sono le 20,30, gli organizzatori sono già sulposto in trepida attesa… ancora non si vedenessuno, ma l’appuntamento era per le 21…C’è tempo… E all’improvviso ecco che comincia ad arriva-re qualcuno, e poi ancora e via via sempre piùgente. Alle 21,30 siamo già in 150, compresialcuni professori che hanno aderito a quelloche per molti è stato un vero e proprio "even-to epocale". Nella cornice magica dello storico RistoranteGiardino di Budrio si sono ritrovati dopo piùdi 30 anni coloro che negli anni '70-80 hannofrequentato il Liceo Copernico di Budrio.Entusiasmo alle stelle e forti emozioni insie-me al grande desiderio di incontrarsi hannocontribuito a rendere la festa un evento dav-vero speciale. Il tempo passato non ha prodotto imbarazzoe nemmeno indifferenza e nell'approccio ini-ziale gli abbracci spontanei e immediatihanno sostituito quelle che sarebbero risulta-

te inutili e fredde parole. Gli aneddoti e i ricordi hanno contribuito arendere giocosa e allegra l'atmosfera e lamusica di quel periodo ha costretto a ballisfrenati quasi tutti i partecipanti coinvoltidallo spirito goliardico e dalla spontaneitàche riportava tutti indietro nel tempo.L'ottimo cibo e la sorpresa di chi è arrivatoper l'occasione addirittura dal Brasile sonostati il valore aggiunto, il punto esclamativoche ha concluso nel migliore dei modi unaserata fantastica. All’uscita, un gadget attendeva i “ragazzi”che via via rientravano a casa: una magliettacon la scritta “io c’ero”. A conti fatti, con ciò che resta della quota dipartecipazione, vista la grande affluenza,sarà possibile effettuare una bella donazioneal Liceo Giordano Bruno di Budrio di oggi. Una delegazione di ex studenti, in collabora-zione con il Consiglio d'Istituto attualmentein carica, accompagnerà questa iniziativadurante tutto il suo percorso, per finanziareun progetto o istituire borse di studio. "Io c'ero" è l'esclamazione orgogliosa ed una-nime del giorno dopo.

Nella giornata di venerdi 8 febbraio si sonotenute a Budrio le elezioni del consigliodirettivo della Proloco “Lo dolce piano”.

Il lunedì successivo il consiglio direttivo elettoha proceduto alle nomine del nuovo presiden-te nella persona di Carlo Pagani e dei vice pre-sidenti Luca Capitani e Giorgio Tugnoli.

Gli incarichi sono stati così suddivisi:- Rapporti con i commercianti: MonicaVenturoli e Loredana Nicoli- Rapporti con gli agricoltori: Leda Carisi eAugusto Morena- Proloco giovani: Fabio Bonora e FabioGiovannini.- Mostre, eventi, cultura: Vanni Callegari,Tugnoli Giorgio, Luca Capitani.

- Gastronomia: Leda Carisi, Alessandra Fustini,Maria Ragazzi.- Sindaci revisori: Carla Calori, Marcello Muzi,Enrico Tugnoli.Ennio Pizzoli presidente uscente è stato insi-gnito della presidenza onoraria dell’associazio-ne, insieme ai ringraziamenti dovuti per l’im-portante lavoro svolto nel corso dei suoi dodicianni di presidenza.

Un ringraziamento particolare per il lavorosvolto dai consiglieri uscenti che con il loroimpegno hanno contribuito a raggiungere il

traguardo di oltre quattrocento iscritti. Il nuovo presidente Carlo Pagani, fin dagli anninovanta, ha avuto modo di operare per lacomunità budriese ideando manifestazioniimportanti come Primaveranda e i Porticidell’Antiquariato.Successivamente ebbe l’incarico di Assessorealle attività produttive, periodo in cui proposela stessa costituzione della Proloco e diedeavvio ad altre manifestazioni a carattere sovra-comunale come Agribù. La sua amicizia con il poeta e sceneggiatoreTonino Guerra ha fatto conoscere a Budrio,attraverso una serie di mostre, la grande esten-sione artistica e la sensibilità del poeta neiconfronti della natura e dell’ambiente.La nuova dirigenza si è recata dal SindacoGiulio Pierini, per un saluto di cordialità, assi-curando l’impegno ad essere strumento d’indi-rizzo e coordinamento delle attività atte afavorire l’incremento e la valorizzazione delterritorio e delle sue risorse, con particolareriferimento alle manifestazioni sociali, cultura-li, ricreative, sportive e ambientaliste.

La Pro Loco ha unnuovo direttivo

L’elegante buffet allestito dal Ristorante Il Giardino.

S U L T E R R I T O R I O

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S T O R I E D I I E R I E D I O G G I

DI MAURIZIA MARTELLI

La storia di un bar è un po’ la storia di unpaese, delle sue genti e dei suoi perso-naggi. Un tempo, molto più di oggi, nel

bar si intrecciavano rapporti umani, si fissava-no appuntamenti importanti, si stabilivanoconoscenze, si tenevano incontri letterari opolitici. L’Italia è ricca di caffé storici cheancora oggi vivono della fama acquisita neglianni, a volte addirittura nei secoli… A Firenzec’era il ‘Giubbe Rosse’ che è stato testimonedelle più importanti tendenze letterarie edartistiche, (solo per fare due nomi, i premiNobel Montale e Quasimodo) e dove i futuristimilanesi capeggiati da Marinetti si azzuffaronocon i letterati fiorentini. A Venezia c‘è ilFlorian, i cui 300 anni di storia sono trascorsinelle sue sale e davanti alle sue vetrine, allapresenza di nobiluomini, politici come SilvioPellico, letterati ed artisti del calibro CarloGoldoni e Giacomo Casanova; e l’elenco potreb-

be proseguire con molti altri esempi… ABologna ci sono il Caffé Gamberini, in via UgoBassi, che è anche la più antica pasticceriadella città. Poi c’è il Caffé Zanarini, posto altermine della tradizionale passeggiata sotto ilPavaglione, che dal secondo dopoguerra diven-ta il locale alla moda per eccellenza. A Budrio, nel suo piccolo, anche il CafféFilopanti ha avuto la sua storia. Fin dai primi del ‘900, due fotografie dell’epo-ca provenienti dal prezioso archivioMontanari-Pazzaglia lo ritraggono nell’omoni-ma Piazza, intitolato, probabilmente da pochianni prima, al più emerito personaggio dellastoria locale, Giuseppe Barilli, il professore del-l’infinito, come lo aveva battezzato Garibaldi.Non è dato a sapere se il Caffé Filopanti esi-stesse anche prima della sua intitolazione conaltro nome; ciò che colpisce delle due fotogra-fie, che appaiono più o meno contemporanee,è la diversa ubicazione del caffè: nella prima,del 1913, il caffè Filopanti occupa le stessevetrine di oggi, mentre nella seconda la stessainsegna del caffè è spostata oltre la bottega del barbie-re, a testimoniare probabilmente una prece-dente o successiva gestione.Quel che avvenne in seguito è invece storia piùdocumentata. Nel 1930 abbiamo appreso daun’inserzione pubblicitaria che era di proprietàdi tal Paderni e da lui stesso condotto, che ibudriesi ci giocavano a bigliardo, che vi si

poteva gustare il miglior caffé di Budrio, anchese trattandosi di un annuncio pubblicitario èdifficile averne la certezza, e che era il ritrovodegli artisti del Teatro Consorziale, fiore all’oc-chiello del paese. Nel ’39 la proprietà dellalicenza passa ad Alfonso Graldi, proveniente daCastel S. Pietro e titolare di altri locali fioren-tini, fino al dopoguerra, per l’esattezza il 24novembre del 49, quando il più importante bardel paese passa di mano ad una famigliaanch’essa originaria di Castel S. Pietro, quelladi Giuseppe Cristiani, col nome di “Caffè diPiazza”. Giuseppe e la moglie Albina si trasfe-riscono a Budrio e da questo momento le noti-zie del caffè diventano ancora più dettagliate.Per tanti anni ogni giorno il bar ha servito lacolazione direttamente in ufficio a tantibudriesi: impiegati del Comune, dell’Ospedale,dei negozi... e diverse persone non più tantogiovani ricordano ancora Albina in biciclettacon il vassoio in mano a portar caffè e cappuc-cini. Si apriva ufficialmente alle 5 del mattinoe si chiudevano i battenti all’una di notte; e seall’ora di apertura la saracinesca era casual-mente ancora chiusa, i primi avventori - glispazzini comunali tra i quali Spiriòn (l’indi-menticabile Mario Sgargi), i fornai e gli operai– andavano a suonare il campanello dell’abita-zione dell’Albina in via Cocchi o si fermavanoa sedere ai tavolini sul marciapiede nell’attesache arrivassero i proprietari. Da ricordare che il bar Cristiani fu il primo in

paese a dotarsi di televisore:Rina, moglie di GinoCristiani, ricorda che andavatanta gente per vedere “IlMusichiere”, “Lascia oRaddoppia”, perché ancorapochissimi avevano il televi-sore in casa.Due signore che a quei tempiabitavano a lato del caffèricordano che appena perce-pivano le prime note dellasigla di “Carosello” si precipi-tavano nel bar per occuparela prima fila; non potevanopoi assolutamente mancareper l’appuntamento settima-nale con la trasmissione“Telematch”, uno dei primiprogrammi televisivi diintrattenimento di grandesuccesso della Rai, andato in

Caffè Filopanti, una storia che continua...

Il Caffè Filopanti in due fotografie dell’archivio Montanari-Pazzaglia.

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S T O R I E D I I E R I E D I O G G I

MZ ASPIRATORI Via Certani, 7 - Budrio (BO)

onda per ben 78 puntate, trasmesse alla dome-nica alle 21,15. La prima andò in onda il 6gennaio 1957, l’ultima il 13 luglio 1958. Dauna costola di Telematch sarebbe poi nata latrasmissione “Campanile sera” che approdò peruna storica puntata anche nella piazzaFilopanti di Budrio. Il bar aveva anche la licenza per i giochi: nellasala grande c’erano i tavolini per le partite acarte, nell’altra ben due biliardi. D’estate,tavolini e sedie riempivano la piazza Filopantie la domenica fino a lambire il palazzoComunale. Naturalmente in quei tempi la piaz-za era vuota di automobili, si ricorda unica-mente sempre in parcheggio la Giardinetta diFantazzini, il distributore delle bombole di gas,che aveva sia il negozio, sia l’abitazione inPiazza Filopanti.“Il bar di Cristiani badava molto più al conte-nuto e meno alla forma…”: era sempre stataquesta la filosofia imprenditoriale della fami-glia: offrire ai propri clienti la migliore qualitàpossibile, risparmiando su altre cose, ritenutemeno importanti, come gli arredi, ad esempio. Tant’è vero che l’ambiente conservò fino allachiusura un arredamento semplice che contri-buì a creare quell’atmosfera di vecchie tradi-zioni bolognesi: all’ingresso un vecchio banco-ne di formica consumato dagli anni, con ungrande specchio alle spalle, qualche mensolacon le bottiglie di liquori ben allineate; nella

stanza adiacente alcuni tavolini di legno grez-zo con le classiche sedie in legno ad angoliarrotondati a cui, negli anni ’70, si aggiunseroun flipper e un telefono a gettoni; in un’altrastanza il gioco del bigliardo. Giuseppe e lamoglie Albina saranno ben presto supportatidal figlio Gino, al quale passeranno poi il testi-mone. Alla fortunata gestione di Gino duratafino al 1984, lasciando il segno nei ricordi deibudriesi, ha indubbiamente contribuito lamoglie Rina, infaticabile e valente collabora-trice e, negli ultimi anni, anche le sorelle diGino: Gemma e Gina. Ma ogni gestione che si ricordi nel tempo èlegata, oltre alle persone che ne hanno fattoda protagonisti, anche ad uno o a più prodot-ti memorabili. Nel bar di Cristiani, le specialitàfurono ben più di una sola: innanzitutto ilcaffé, un’alchimia di aroma, corpo, densità eretrogusto di lunga durata. Poi l’esclusivo caffè “carioca’’, ricetta segretache Gino serviva nel bicchiere a calice, di vetrospesso; i più ghiotti lo arricchivano di pannamontata. Seguiva l’indimenticabile cioccolatain tazza che la signora Albina preparava in unvecchio bricco di metallo rendendola cosìdensa da far sì che il cucchiaino rimanesse inpiedi, ritto, al centro della tazza; contribuivaal tripudio la panna montata con la qualeGino, con grande abbondanza, riempiva apalettate la tazza, superando ogni limite calo-rico oggi immaginabile; una panna frescamontata, densa e grassa dal gusto pieno,unico. Per non parlare dei gelati nel quale Gino si per-fezionò, partecipando ad un corso professiona-le a Milano. La formazione professionale nonera scontata per quei tempi, ma Gino, dalledoti innate di imprenditore, lo fece per compe-tere con i gelati della famosa Corinna che aBudrio gestiva il chiosco ai giar-dini di piazza Matteotti. Al ter-mine del corso i partecipanti sidovettero misurare in una com-petizione nazionale mettendosialla prova con un tipo di gelatostabilito dalla commissione;nella sezione dedicata al ciocco-lato Gino si classificò nono suben quattrocento partecipanti. Il segreto dei gelati di Ginoerano le basi, preparate in fami-glia e realizzate rigorosamentecon prodotti locali; indimenti-

cabile il gelato di rusticano, golosità più unicache rara. Quando faceva il gelato, Gino si chiu-deva in laboratorio e nessuno poteva assistereal rito che quotidianamente si compiva. Aigelati si aggiungevano le torte di semifreddo,una vera novità a quei tempi nel nostro paese,che divennero un appuntamento fisso sullatavola dei budriesi nelle grandi occasioni.Una bevanda davvero esclusiva era il thèespresso, che Gino cominciò a produrre dopoaver fatto eseguire una modifica ad uno deibracci della macchina da caffè, in modo chel’acqua erogata uscisse dopo essere filtrataattraverso le foglie di tè; la particolarità erache in questo modo il tè veniva sfruttato almassimo e acquisiva un sapore pieno, davverospeciale. Il tè veniva da Livorno, dove, unavolta all’anno, insieme a Rina, Gino andava arifornirsi acquistandone 50 kg. Gino e Rina, oltre al caffé di piazza, gestironoper molti anni anche la caffetteria del TeatroConsorziale, specie in occasione dei veglioni. Rina ricorda che, ad un veglione di fine annoin cui venne il maestro Cinico Angelini con lasua orchestra, fece più di duemila caffé neidue angoli bar allestiti, uno nell’atrio del pal-coscenico e l’altro nella sala pranzo al secondopiano, proprio dove oggi è alloggiato il MuseoArcheologico.Dal 1984 il bar ha avuto altre due felici gestio-ni: prima quella dei Menetti, sempre col nomedi Caffè di Piazza poi, fino allo scorso anno,quella di Nerio Bergonzoni col nome diOrologio Cafè. Infine, dal 15 dicembre 2012 il bar della piaz-za è “ritornato in famiglia”: oggi lo gestisconoi nipoti dei Cristiani, con un obiettivo comu-ne: portare avanti lo spirito di qualità e di ser-vizio al pubblico che ha contraddistinto questobar fin dalle sue origini.

A sinistra, Gino Cristiani e sopra la moglie Rina al bancone del bar.

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Le strade di Dublino si sono trasformatein case a cielo aperto, dove gli“Homeless” cercano riparo dal freddo.

Dal 2007, quando la crisi economica ha coin-volto il mercato irlandese, il numero dei sen-zatetto è incrementato in modo esponenziale:The Housing Bulletin afferma che, da quel-l'anno, in tutto il territorio irlandese ci sonopiù di 7500 persone costrette a vivere in stra-da oppure in sistemazioni occasionali.Il consiglio Europeo definisce i senzatettocome “persone o famiglie che non occupanopermanentemente una propria e adeguatacasa”. Questa definizione è molto importanteper stabilire quali sono gli estremi per ricono-scere una persona come senzatetto. Infatti, il governo irlandese riconosce comehomeless anche tutte le famiglie che, nonpotendosi permettersi l’affitto di una casa,sono costrette a vivere in Ostelli o Bed andBreakfast e, per loro, provvede ad un soste-gno economico tramite il Social Welfare. Nel mio ultimo progetto fotografico ho decisodi approfondire questo tema e di scoprire inche modo i senzatetto vengono aiutati e sup-portati.Questa condizione sociale coinvolge personedi tutte le età, ma il Department ofEnvironment ha decretato che più del 46 percento delle persone che vivono in strada haun'età compresa tra i 26 e i 39 anni. Anche legenerazioni piu giovani si ritrovano costrettealla strada, nella maggior parte dei casi acausa di Family breakdown o perché sonospinti a lasciare le mura di casa dalle stessefamiglie per il loro abuso di droghe e alcolici.Distribuite sul territorio irlandese ci sonomolte associazioni impegnate quotidiana-mente nell'aiutare i senzatetto a reinserirsinel tessuto sociale. A Dublino sono presenti:The Dublin City Council, Focus Ireland e ThePeter Mcverry Association. Ho trovato moltointeressante il programma di Focus Ireland

che si impegna ad aiutare le generazioni piùgiovani costrette ad affrontare questa condi-zione sociale. Focus Ireland si basa su un pic-colo organico di dipendenti e volontari.Parlando con Lucy Kelly, volontaria dell'orga-nizzazione, le ho chiesto come il processo diaiuto fosse cambiato dopo che, negli ultimianni, il problema dei senzatetto non è piùsolamente marginale ma si è trasformato inun disagio diffuso e complesso.“Come comunità cerchiamo di plasmare ilnostro modus operandi in base a come il pro-blema dei senza tetto si sviluppa – ha spiega-to Lucy –. Infatti negli ultimi anni, cioè daquando il numero degli homeless è aumenta-to, abbiamo cercato di aprire piu centri possi-bili in modo che i nostri operatori possanointervenire direttamente nelle strade. Inoltreabbiamo inaugurato un ostello dedicato sola-mente all'accoglienza dei senzatetto. InBallymoon abbiamo ristrutturato tre apparta-menti dove i senzatetto piu giovani possonopassare la notte e frequentare corsi di forma-zione”.Fotografando all'interno della comunità hoavuto l'oppurtunità di conoscere le storie didue ragazzi che stanno affrontando questodisagio e vengono sostenuti da Focus Ireland.Sarunas passa le sue giornate su PennyBridge: è arrivato in Irlanda nel 1996 con lasorella dalla Lituania. Per nove anni è sempreriuscito a procacciarsi un lavoro, ma nel 2005a causa del suo abuso di alcool non è più riu-

scito a mantenere il posto di lavoro. Da circa sette anni non ha più un'abitazioneed è costretto a passare le sue giornate perstrada. Avendo lavorato per nove in Irlanda, il SocialWelfare lo sostiene economicamente con unapiccola quota di denaro mensile. Dopo anni passati in strada, le sue condizio-ni di salute sono peggiorate e il denaro rice-vuto dal governo non è sufficiente per poter-si acquistare medicine e visite mediche. Sarunas da tre anni viene aiutato da FocusIreland, che lo ha inserito in un programmadi disintossicazione e riabilitazione.Thomas ha una storia completamente diversa.All'età di 20 anni si è trasferito per trovarelavoro in Inghilterra, ma nel 2008 a causa diproblemi familiari è tornato in Irlanda. Nonriuscendo a trovare lavoro e senza nessunsupporto della famiglia, si è trovato costrettoa vivere in strada. A differenza di Sarunas, non avendo mailavorato in Irlanda, non ha diritto al SocialWelfare e tutti i soldi che riesce a racimolareprovengono dalle persone che gli offronoqualche moneta. Anche Thomas viene aiutatoda Focus Ireland e, grazie a questo aiuto,molto spesso riesce a dormire nell'ostellodella comunità.Il governo irlandese sta attuando delle rifor-me per poter arginare quello che è diventatoun disagio diffuso in Irlanda ed è una dellecondizioni estreme di esclusione sociale.

A Dublinoin aumento i senzatettoDI TIBERIO VENTURA

S PA Z I O G I O VA N I

Supermercato di MolinellaVia Podgora 31 - Tel.051-882775

Supermercato di BaricellaVia Roma 199 - Tel.051-879146

Supermercato di BudrioVia Verdi 4 - Tel.051-801644

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S PA Z I O G I O VA N I

Marzo, mese della primavera, dei fioriche sbocciano in un clima sereno elieto. Quante storie d’amore iniziano

così, si schiudono all’interno dei cuori degliinnamorati. “All’inizio è stato bellissimo, eragentile, carino, generoso, mi metteva semprea mio agio, mi faceva ridere …”. Quante sto-rie d’amore iniziano così? Tante. Quante fini-scono così? Poche. “A lungo andare è diventa-to geloso, ossessivo, controllava il mio cellula-re, mi telefonava di continuo per sapere cosastessi facendo …”. Spesso poi la situazionedegenera. “Una sera è rientrato infuriato,dicendo che aveva trovato un SMS di un uomosu mio cellulare … mi ha colpita … una, due,

tre volte … sembrava un mostro”.Tante donne, in molti casi anche giovani,vivono esperienze simili a queste, vengonoumiliate, offese, picchiate e a volte ancheuccise. I mostri responsabili di tali barbarienon sono persone qualunque, sono i lorouomini, mariti, compagni, fidanzati con iquali magari esse progettavano un futuroinsieme, una famiglia e invece … Spezzare lavita di una donna è una colpa di cui si pos-sono macchiare solo persone vigliacche emeschine.L’uccisione di Jamila Assafa, trafitta da una

coltellata sferratole dal marito, è solo unodegli ultimi casi di violenza compiuta sulledonne, uno dei tanti purtroppo. La violenzasulle donne non conosce religione, coloredella pelle, lingua, cultura… c’è e basta.Raccontare di aver subito una qualsiasi formadi violenza non è semplice; molte donne nonlo fanno, si chiudono in se stesse, nel lorodolore, nelle loro lacrime come un fiore che sichiude per proteggersi dal freddo della notte.L’8 marzo, il giorno della Festa della Donna,non deve essere un giorno come tanti, mono-tono e privo di senso, ma un punto fissonella mente e nel cuore di ognuno di noiaffinché ci rendiamo conto di quante donneabbiano bisogno del nostro aiuto, di come laloro dignità sia stata colpita e macchiataforse per sempre a causa di azioni brutaliavvenute anche in pochi attimi, ma chelasciano segni incancellabili nel fisico e nel-l’anima.Le donne vanno rispettate: hanno la stessadignità, la stessa intelligenza, le stesse capa-cità degli uomini a cui affidano il loro cuoree i loro sentimenti. Le donne non meritano diconoscere il gusto amaro del sangue e dellelacrime, ma solo il dolce profumo di unmazzo di fiori, magari mimose.

8 Marzo: quandol’amore diventaviolenzaDI STEFANO SORGHINI

3^C LICEO SCIENTIFICO “GIORDANO BRUNO” DI BUDRIO

Se dovessi redigere un manifesto dellegiovani generazioni che guardano alproprio futuro in questo paese e non

altrove, da rivolgere alla società e alle isti-tuzioni, e implicitamente alle nostre fami-glie, scriverei a gran voce poche cose, sem-plici, ma cogenti. Vorrei innanzitutto piu verita e meno ipo-crisia; piu lezioni di esempio e meno predi-che vuote di senso; vorrei una classe politica degna di rispettodentro e fuori del Paese per le cose che fapiu che per quelle che promette; vorrei unascuola che funzioni ed apra le porte alla

conoscenza e al lavoro, libero da raccoman-dazioni, da precarietà e in cui fossero rico-nosciuti i diritti per i quali hanno lottato inostri genitori;vorrei che fosse chiaro alla classe politica,qualunque sia quella che ci governerà, chenoi giovani sentiamo il bisogno di difenderee di pretendere un adeguato livello di qua-lità e del lavoro qui in Italia, perché non ci

arrendiamo al fatto che per vedere valorizza-to il nostro impegno saremo costretti adespatriare.Vorrei politiche lungimiranti che mettessero alcentro le nuove generazioni per consentire paricondizioni di partenza e pari opportunita.Tutte cose che del resto sono tra i principifondamentali della nostra Costituzione. Vorrei riforme profonde e sostenute da risor-se adeguate e da un largo consenso e nonviceversa da metodi autoritari, demagogici epopulisti che nascondono il nulla.Vorrei che fosse messa in campo nelle scuolepubbliche e private, nelle università e neglienti di ricerca una stagione di lotte che fac-cia crescere la consapevolezza nel Paese deidisastri che le scelte politiche ed economichestanno producendo nelle istituzioni fonda-mentali per la formazione delle giovani gene-razioni, cioè di coloro che avranno in mano ilfuturo. È chiedere troppo?

A.A.V.V. Cercasi futuroDI IRENE NICOLINO

STUDENTESSA UNIVERSITARIA

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1 luglio 2013

I SASSI DI MATERA

Stiamo preparando un’iniziativa turistico-culturale che ci por-terà in Basilicata a visitare i Sassi di Matera, annoveratidall’UNESCO come patrimonio dell’Umanità.

Si tratta di un ecosistema urbano straordinario, capace diperpetuare i modi di abitare della preistoria e l’Associazioneapprofitta della festa patronale della Madonna della Brunaper visitare questo originalissimo e unico insediamentoabitativo.

Programma

1 luglio 2013Arrivo a Matera e sistemazione in Hotel. Nel pomeriggio visita della città (Palazzo Lanfranchi con l’attigua Chiesa dellaMadonna del Carmine, Rione Sasso Caveoso, Casa grotta, Chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve, Dorsale Barocca e zonamedioevale, Sasso Barisano).Dopo cena due passi in Piazza Vittorio Veneto per assistere ai preparativi della festa della Madonna della Bruna, patronadella Città. Pernottamento.

2 luglio 2013Dalle 5 del mattino, fino alle 9, ci sarà la possibilità di assistere alla Processione dei Pastori che accompagnerà l’effige dellaVergine in giro per la città.Colazione in Hotel e visita in bus alla Cripta del Peccato originale, una delle più antiche chiese rupestri dell’agro materano.Spostamento al Belvedere Murgia Timone e visita dei Sassi tra insediamenti umani della preistoria e comunità pastorali.Pranzo in un Agriturismo della zona. Nel pomeriggio shopping nei mercatini della città e possibilità di seguire il Carro trionfa-le della Madonna della Bruna fino alla conclusione dello “strappo” finale (distruzione del manufatto in cartapesta) e al suc-cessivo spettacolo pirotecnico. Cena e pernottamento.

3 luglio 2013 Dopo la colazione in hotel partenza per Montescaglioso, ridente paesino a pochi km. da Matera. Abbarbicato su un colle dalquale si domina la vallata sottostante. Visita alla famosa Abbazia di San Michele (sec. XI°) con i suoi splendidi chiostri.Sosta per il pranzo in agriturismo e nel pomeriggio rientro a Matera. Tempo libero a disposizione.

4 luglio 2013Dopo la prima colazione partenza per il ritorno a casa.

I costi dei pernottamenti e delle visite alla città, variabili in base al numero dei partecipanti, si aggirano intorno ai 300,00euro a persona, spese di viaggio escluse.

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senza confini budrio Per adesioni e proenotazioni,

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In questa pagina vi diamo conto delle nostre escursioni e delle iniziative già programmate e parzialmente definite per i pros-simi mesi.

Sabato 20 Aprile 2013

VISITA AL PARCO NATURALE “VALLI DEL MINCIO”una delle più suggestive zone umide d’Italia, formata da ampi canneti e praterie di carice. Un fitto intreccio di canali di gran-de interesse ambientale, turistico e didattico, popolato da svariate specie di uccelli (cicogne, garze, germani reali, martinpescatori, ecc.). Dopo una mattinata di navigazione sul fiume e dopo il pranzo, è prevista l’escursione a Sabbioneta, fondatanel 1556 da Vespasiano Gonzaga Colonna e dichiarata dall’UNESCO, nel 2008, patrimonio dell’Umanità e considerata unperfetto esempio di progettazione della città ideale.

Quota individuale di partecipazione: €. 90 comprendente:• Trasporto in pullman a/r da Budrio• Pranzo presso l’Osteria del Mincio a Rivalta• Navigazione nella Riserva Naturale con motobarca • Visita di Sabbioneta

Programma dettagliato:Ore 8,00 – Partenza in pullman dal Piazzale della Gioventù aBudrioOre 10.00 – Arrivo a Rivalta sul Mincio e imbarco immediatosulla motobarca “Insolitomincio” per una escursione all’internodelle Riserva Naturale. Ore 12,30 – Pranzo all’Osteria del Mincio di RivaltaOre 15,30 – Visita di SabbionetaOre 19,00 – Rientro in pullman a Budrio

Domenica 5 maggio 2013

GITA IN BICICLETTA NELLA PINETA DI CLASSE E RAVENNAOre 8,00 – Partenza individuale da Budrio per essere aLido di Classe alle 9.00/9.15 (Chi non ha possibilità di portare con sé la propria biciclettapotrà noleggiarla da Pierino Boschi a Lido di Classe)Ore 10.00 – Partenza dal centro di Lido di Classe per l’e-scursione nella pineta fino a Lido di Dante e ritorno.Guiderà la spedizione Maurizio PoliOre 13.00 – Pranzo sulla spiaggia con menù a base dipesce e rientro in giornata.

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Fino al 5 maggio 2013

I 50 ANNI D’ARTE DI VISANITRA I REPERTI VILLANOVIANISono in esposizione dal 6 aprile, presso ilMUV di Villanova di Castenaso (Museo dellaCiviltà Villanoviana), alcune tra le piùsignificative opere di Enrico Visani, in occa-sione del suo cinquantesimo anno di atti-vità artistica. Visani, artista informale, che vanta tra leproprie frequentazioni personalità di spicco,come De Chirico, Manzù e Guttuso, ha rea-lizzato mostre personali in Europa e nelleAmeriche ottenendo grandi riconoscimentidi critica e di pubblico.Al MUV l’artista espone olii e tempere,bronzi e vetri e anche un’installazione multi-materica cherappresenta il manichino caro a De Chirico. La mostra si sviluppa tra opere d’arte contemporanea eoggetti di antica fattura, lungo un percorso non solo spa-ziale ma soprattutto mentale, dove accanto ai reperti di

2800 anni fanno bella mostra di sé le opere contemporaneedi Visani, impreziosendosi vicendevolmente.Di lui scrive il giovane critico d’arte Luca Magagnoli: “La collocazione delle opere diviene esplicativa. Piccoli lavori

riflessivi trattengono, con intervalli di sfondicalmi, colui che guarda, accentrando losguardo nella musicalità sincopata di versicarichi di mistero. Quadri di grande formato rompono alterna-tivamente la riflessività, irrompendo nelnostro spazio sensoriale in un susseguirsi dialternanze sonore e rime poetiche, nell’altaarroganza della semplicità semantica di unsegno da pentagramma, nelle interpretazio-ni cromatiche di esperienze vissute, nell’al-lontanarsi di una materia ormai divenutaingombrante fin quasi a spogliarsi di tuttonel far trasparire la tela.

Mi pare quindi riduttivo soffermarsi sull’apparenza: questaesposizione è un susseguirsi di stimolazioni sin estetiche,alla quale bisogna avvicinarsi, lasciando fuori dalla sala pen-sieri razionali, stimoli di una natura ormai a noi sconosciutache Enrico, con la sua pittura, prova di far riconciliare.”

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Domenica 19 maggio 2013

FESTA DI MAGGIO

Il 19 di maggio dalle 10 al tramonto piazza 8 marzo,zona Creti, è la “Festa di maggio”. La manifestazio-ne, alla sua prima edizione, accolta con entusiasmo

dai commercianti della zona Creti, è organizzata dalleassociazioni budriesi “Rossomagenta” e “Senza confini”,

che si giovano del fattivo sostegno della Pro Loco, del patrocinio del Comune diBudrio e godono della collaborazione della Società sportiva “Studio delMovimento”.L’idea base è quella di trasformare per un giorno la piazza in un grande giardinofiorito, organizzato e gestito dai più rappresentativi vivaisti locali. Passeggiandonella piazza, i visitatori adulti potranno trovare idee e fiori per ravvivare i propri giar-dini ed incontrare danze, musica ed arte (dipinti e fotografie d’arte) e tanto altro,mentre i bambini scopriranno stands dove divertirsi con i colori o con la creta pertrasformarsi, per un giorno, in artisti e magari scoprire una vocazione, oppurepotranno incontrare burattini di Rita e Vittorio. Il tutto a suon di musica dal vivo.Ovviamente non mancheranno varie e piacevoli possibilità di “ristoro” per tutti.Vi aspettiamo numerosi!!!Il comitato organizzativo.

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Sabato 25 maggio 2013

SAN MICHELE IN BOSCO

Visita al complesso di San Michele inBosco, oggi sede dell’IstitutoOrtopedico Rizzoli, che domina lacittà sottostante di Bologna. Visiteremo la chiesa, l'adiacente con-vento degli Olivetani e la bibliotecaintitolata al Re Umberto I, una voltasede della "libreria" dei MonaciOlivetani.

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