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Roberto Fabbri, Giuliana Gavioli, Nicoletta Razzaboni e Vainer Marchesini protagonisti del dibattito al Forum Monzani di Modena Outlook MODENA MONDO Il Bimestrale di Confindustria Modena | Settembre-Ottobre 2012 | N.5 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Bologna - Periodico Bimestrale - Euro 5,00 EDWARD WESTON Il genio della fotografia in mostra a Modena LA NUOVA FINANZA Viaggio nelle innovazioni che hanno drogato l’economia RIPARTIAMO Terremoto: Le testimonianze degli imprenditori all’assemblea degli industriali 5 OUTLOOK | Settembre-Ottobre 2012

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Roberto Fabbri, Giuliana Gavioli, Nicoletta Razzaboni e Vainer Marchesiniprotagonisti del dibattito al Forum Monzani di Modena

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Il Bimestrale di Confindustria Modena | Settembre-Ottobre 2012 | N.5

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EDWARD WESTONIl genio della fotografia

in mostra a Modena

LA NUOVAFINANZAViaggio nelle innovazioni

che hanno drogato l’economia

RIPARTIAMOTerremoto:

Le testimonianze degli imprenditori all’assemblea degli industriali

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OUTLOOK 5

Bimestrale di Confindustria Modenawww.confindustriamodena.itcomunicazione@confindustriamodena.it

Anno IV - Numero 5Settembre-Ottobre 2012

DIRETTOREGiovanni Messori

DIRETTORE RESPONSABILEMarzia Barbieri

COMITATO EDITORIALEMassimo Bruni, Vincenzo Cremonini, Rita Greco, Mario Mairano, Antonio Panini, Monica Pelliciari

ART DIRECTORRosita Balestri, Beppe Preti

IMPAGINAZIONEStudio RBP

REDAZIONERaffaella Mazzali, Laura Ansaloni,

Generoso Verrusio

SEGRETERIASimona Carnevali

Telefono 059 448308 - Fax 059 448320

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:TESTI

Ugo Bertone, Arianna De Micheli, Stefano Marchetti, Franco Mosconi,

Massimiliano Panarari, Federica Vandini

IMMAGINIAndrea Chiesi, Elisabetta Baracchi e Serena

Campanini, Center for Creative Photography ArizonaBoard of Regents, Contrasto, Galleria Metronom,ImagoEconomica, Laif, Museo della Figurina,

Reuters,The New York Times, REA

EDITOREUimservizi S.r.l

Via Bellinzona, 27/A - 41124 Modena

PUBBLICITÀPUBBLÌ Concessionaria editoriale S.r.l.

Corso Vittorio Emanuele, 11341100 Modena

Telefono 059 212194 - Fax 059/[email protected]

STAMPAArbe Industrie Grafiche - Modena

Autorizzazione del Tribunale n. 1909 del 9 marzo 2009

In questo numero

«Il sisma del 29 maggio ha leso il nostro stabilimento ma non il nostro spirito». È la frase che campeggia sul sito web di Budri. Tra Mirandola e Verona è ripresa l’attività nell’esclusivo mondo degli intarsi in marmo.Un sevizio completo capace di rispondere a ogni esigenza di una clientela per lo più straniera. E la novità sono i tagli di marmo per i gioielli Bulgari.

Ritratti d’impresa Budri, i sarti del marmo

Le nuove tecnologie applicate ai mercati finanziari li hannotrasformati drasticamente. Cartolarizzazione, Credit defaul swaps,high-frequency trading sono gli strumenti che premiano i nuovipadroni delle Borse. Più spregiudicati, più veloci e sempre menonumerosi. Perché per competere servono enormi investimenti.

Economia I segreti della “nuova” finanza

Le due facce del miracolo australiano

La crisi, l’euro, le donne e il ruolo del Paese

Sono le «cose» quest’anno il tema del FestivalFilosofia che dal 14 al 16 settembre si svolgetra Modena, Carpi e Sassuolo. Un’edizione

molto speciale, fortemente voluta nonostantei disastri del terremoto. Un segno tangibile della voglia di rinascita e di ripresa.

Cultura La filosofia delle COSE

Approfondimento

Mondo

Il debutto di Ignazio Visco all’assemblea di Bankitalia comegovernatore è stato siglato da alcune novità, a cominciareda un intero capitolo dedicato all’economia al femminile.E di fronte alle pesanti difficoltà si rilancia la necessità di una politica monetaria che «se non può sanare tutti gli squilibri può almeno contenere il contagio, evitare crisi sistemiche, attenuare le tensioni».

I tragici eventi del terremoto hannoportato a un cambio di programmaall’assemblea generale di ConfindustriaModena. Il Forum Monzani ha ospitatole testimonianze di alcuni imprenditori,intervistati da Dario Di Vico, editorialista del «Corriere della Sera».Ospite d’onore il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.

Uniti nel nome dell’impresaAssemblea

Una parte del Paese si arricchisce con i profitti stellaridelle miniere. Ma l’afflusso di capitali, all’origine della rivalutazione del dollaro australiano, mettea rischio l’economia manifatturiera, il turismo e il commercio. E la vicinanza con l’Asia rilancia il problema dell’identità culturale.

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Sommario

9 EDITORIALE

Le fondamenta della «casa»

di Franco Mosconi

10 ZOOM ECONOMIA

16 MONDO

Le due facce del miracolo

australiano

di Ugo Bertone

26 ECONOMIA

I segreti della “nuova” finanza

di Ugo Bertone

36 L’APPROFONDIMENTO

Bankitalia: la crisi, l’euro,

le donne e il ruolo del Paese

di Federica Vandini

48 EVENTI

Assemblea,

uniti nel nome dell’impresa

A cura di Raffaella Mazzali, Laura Ansaloni e Generoso Verrusio

68 RITRATTI D’IMPRESA

Budri, i sarti del marmo

di Arianna De Micheli

76 CULTURA

La filosofia delle COSE

di Stefano Marchetti

86 Edward Weston,

sentire la materia

di Stefano Marchetti

97 LETTURE

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Editoriale | Franco Mosconi

In questo numero molte delle pagine che se -guono (ri)parlano del terremoto in Emilia, cheha colpito con particolare violenza la Bassa

modenese. La morte che ha colto in fabbrica, insie-me, imprenditori e lavoratori resterà nella memo-ria di tutti noi come uno dei segni indelebili di quel -lo che è successo e, nel contempo, testimonianzado lorosa ma autentica di ciò che è la nostra terra.Un luogo che certamente vale fra l’1 e il 2 per centodella ricchezza prodotta in Italia e che è una vera epropria macchina da export (Modena con oltre die -ci miliardi nel 2011 contende a Bologna il primatoin regione, e non sono pochi i nostri distretti cheesportano più della metà del fatturato). Ma è ben più di questo. È anche un luogo, il nostro,dove l’attitudine a cooperare fra i vari «mondi» (am -ministrazioni locali, volontariato, imprese, associa-zioni, lavoratori, sindacati, scuola, università, ban - che, e l’elenco è certamente incompleto) è elevatis-sima; dove il clima di fiducia reciproca, in vista delperseguimento di obiettivi comuni, raggiunge i piùalti livelli nel Paese. Nel linguaggio da iniziati que-ste caratteristiche vanno sotto il nome di «capitale sociale». È alme-no dal famoso viaggio in Italia, al principio degli anni ’90 del secoloscorso, del sociologo americano Robert Putnam che le virtù civichedi una regione come l’Emilia-Romagna sono riconosciute da tutti.

Ai nostri figli, però, dopo quello che hanno vissuto in prima per-sona soprattutto con le due scosse di martedì 29 maggio, non la pos-siamo raccontare così. Conviene ricorrere al vecchio, ma semprevalido, adagio che «l’unione fa la forza»; oppure, per quelli della miagenerazione, tirare fuori dalla valigia dei ricordi quella straordina-ria serie tv «I ragazzi di Padre Tobia» dove «chi trova un amico, trovaun tesoro». Forse, prendendoci una piccola licenza rispetto alle rigo-rose teorie della letteratura internazionale prima richiamata, po -tremmo chiamarlo il «capitale dell’amicizia». Con tutta probabilità,

si passi l’espressione, è un capitale che nel breveperiodo rende meno delle diavolerie inventate dal -la finanza creativa nell’ultimo decennio, ma ren de,eccome, nel medio e lungo periodo: è la mano tesanei momenti di difficoltà; è la capacità di fare le co -se insieme. Mai come oggi serve uno sguardo lungoper ridare forza a un’economia evoluta qual è quel-la modenese. La voglia di ripartire era ed è tanta,co me le vi cende di questi mesi seguiti al terremotodi mostrano. I lavori dell’assemblea di Confindu -stria Mo dena, svolti all’inizio di giugno e ai quali èdedicato ampio spazio in questo numero, racconta-no proprio questa storia. Tutti coloro che hannoportato la loro testimonianza ci dicono, dai rispet-tivi angoli visuali, di una fiducia e di una speranzache non de vono venire mai meno.

Certo, ricostruire non sarà un’opera facile nébreve. Ci sono le case distrutte, i centri storici chiu-si (la drammatica «zona rossa»), il patrimonio sto-rico-artistico ferito. E ci sono i capannoni e le fab-briche da mettere definitivamente in sicurezza e lefiliere produttive, ora spezzate, da ricomporre. Sì,

molto di questo terremoto ha a che fare con la sfera della produzio-ne. Capita purtroppo spesso che ci si ricordi del privilegio che abbia-mo di vivere in una delle zone più evolute e prospere di tutt’Europasolo quando un po’ del nostro benessere sta scivolando via. Qui danoi deve sorreggerci la consapevolezza che l’economia non è quellacosa andata in scena, in anni recenti, sui mercati finanziari interna-zionali alla moda. Qui si è continuato a fare industria. In un postocosì, allora, dobbiamo coltivare l’ambizione di riscoprire la grandetradizione umanistica dell’economia, che il Cardinal Gianfranco Ra -vasi illustra con queste bellissime parole: «È la legge che regge lacasa del mondo». Ricordiamocene in questi mesi (anni) di ricostru-zione morale e materiale del nostro vivere comune, della nostra pic-cola, eppure importantissima, «casa» modenese.

L’autore insegna Economia industriale all’Università di Parma e European Industrial Policy al Collegio Europeo di Parma, dove siede nel comitato scientifico.

Archiviare questa esperienza

non sarà un’opera facile né breve.

Ci aspettano anni di ricostruzione

morale e materiale del nostro

vivere comune

Per ridare forza all’economia modenese duramente colpita dal terremoto mai come oggi

serve uno sguardo lungo. Ma ci sorreggono due capacità: sappiamo fare industria da sempre

e siamo abituati a tendere la mano al vicino, a essere solidali per raggiungere un obiettivo comune

Le fondamenta della «casa»

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10 OUTLOOK

Zoomeconomia

CONFINDUSTRIA

Pietro Ferrari ha incontrato gli istituti di credito chelo scorso 14 giugno, a Bologna, avevano siglato il

protocollo d’intesa con la Regione per agevolare il credi-to alle imprese colpite dal terremoto, con l’obiettivo diformulare alcune proposte concrete. Alla riunione han -no preso parte il direttore dell’Area commerciale Uni -credit di Modena Giuseppe Zanardi, il vicedirettore ge -nerale di Bpv-Banco San Geminiano San Prospero Leo -nello Guidetti, l’amministratore delegato di Bper LuigiOdorici, il direttore regionale di Intesa Sanpaolo Adria -

no Maestri, il direttore generale di San Felice 1893Banca Popolare Franco Cocchi, Luca Manicardi e Ste -fano Berni rispettivamente in rappresentanza di Bnl eCariparma. «Per tutte le aziende terremotate la prioritàè ripartire velocemente», ha sottolineato Pietro Ferrari.«Nei prossimi mesi dovranno sostenere costi finanziarilegati ai danni su capannoni e macchinari e alla ricosti-tuzione delle scorte di magazzino. Per le imprese sareb-be d’aiuto poter ragionare sul fronte degli impegnifinanziari in un’ottica di previsione a medio termine».

Il consiglio regionale di Confindustria Emilia-Romagna ha eletto all’unanimità Maurizio Marche -sini nuovo presidente dell’associazione. La seduta si ètenuta a Finale Emilia, come testimonianza della solida-rietà ai territori colpiti dal sisma. Marchesini succede aGaetano Maccaferri, eletto vicepresidente di Confindu -stria per le Politiche regionali e semplificazione nellasquadra del presidente Giorgio Squinzi. Il consiglio ha confermato tutti i componenti del comita-to di presidenza: la squadra è composta dai quattro vice-presidenti Riccardo Bertolini di Modena (delega ai rap-porti associativi), Alberto Lunardini di Parma (infra-strutture, trasporti e logistica), Paolo Maggioli diRimini (formazione, lavoro, sicurezza sul lavoro),

Massimo Ratti di Piacenza (politiche industriali) e daitre consiglieri delegati Gino Cocchi di Bologna (interna-zionalizzazione), Giovanni Andrea Farina di Ravenna(terziario e dell’Ict) e Savino Gazza di Reggio Emilia(ambiente ed energia). A loro si aggiungono, come vice-presidenti di diritto, la presidente regionale dellaPiccola industria Cristina Gherpelli e la presidenteregionale dei Giovani imprenditori Giorgia Iasoni.

Maurizio Marchesininuovo presidente degli industrialiemiliano-romagnoli

Modena, completata la squadra del presidente Pietro Ferrariper il biennio 2012-2014

Gaetano Maccaferri, vicepresidente di Confindustria,Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, e MaurizioMarchesini, presidente di Confindustria Emilia-Romagna

Roberta Caprari, Vincenzo Cremonini, Elena Salda, Sergio Sassi, Riccardo Bertolini, Pietro Ferrari, Giuseppe Molinari, Gian Luca Sghedoni, Vittorio Fini,Stefano Betti, Valter Caiumi

Completata la squadra di Confindustria Modena cheaffiancherà il presidente Pietro Ferrari per il biennio

2012-2014. Ferrari ha chiamato Valter Caiumi, dellaEmmegi, alla carica di vicepresidente: in questo modoCaiumi affianca i vicepresidenti confermati RobertaCaprari, della Caprari, Vincenzo Cremonini, del gruppoCremonini, Elena Salda (di diritto in quanto presidentedel Gruppo Giovani), della C , e Sergio Sassi, dellaEmilceramica. Per quanto riguarda il consiglio direttivo,la giunta ha nominato Riccardo Bertolini, dell’ArbeIndustrie Grafiche, Giuseppe Molinari, della CaffèMolinari, e Gian Luca Sghedoni, della Kerakoll. Del con-siglio fanno parte di diritto anche Vittorio Fini, past pre-sident, e Stefano Betti, presidente dell’Ance di Modena.

Credito alle aziende terremotate, Confindustria Modena convoca le banche

Da sinistra: Luca Manicardi (Bnl), GiuseppeZanardi (Unicredit), Leonello Guidetti (BpvBanco San Geminiano San Prospero), LuigiOdorici (Bper), Pietro Ferrari, Stefano Berni(Cariparma), Adriano Maestri (Intesa Sanpaolo),Franco Cocchi (Banca Popolare San Felice)

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SOLIDARIETÀ TERREMOTO

INTERNAZIONALIZZAZIONE

IMPRESE

Sono molte le iniziative inEmilia-Romagna per racco-

gliere fondi in favore dellecomunità colpite dal terremo-to. Tra queste vi è stata lamaratona televisiva «Emer -genza terremoto. Insieme perripartire» promossa dal Grup -po Giovani di ConfindustriaEmilia-Romagna insiemeai Gruppi Giovani delle varieprovince.La trasmissione è andata inonda in diretta dagli studi diBologna su Odeon Tv, Tele -

centro e Telesanterno, e colle-gato a questa iniziativa è stato aperto un apposito contocorrente intestato a Confin -dustria Emilia-Romagna(Cassa di Risparmio di Cento,Iban IT44V0611502400000000003991). Il conto è ancora attivo e siconta di arrivare a raccoglierecirca 50.000 euro. I fondi raccolti serviranno ad acqui-stare attrezzature didatticheper gli istituti scolastici dan-neggiati dal sisma.

Otto importanti imprese concorrentie operanti nel settore degli accesso-

ri per l’abbigliamento, hanno deciso dicollaborare per contribuire concreta-mente alla ricostruzione, istituendo unfondo di solidarietà. Si tratta delle

aziende Cadica Group, Gat, Grafiche Sarti, Nastograf, Redmark,Reca Group, Siam Italia e Tessilgraff, che hanno fondato l’associa-zione Fashion Accessory Association, nella convinzione che «il lavo-ro e la collaborazione solidale, sostenute da un sano ottimismo,riconsegneranno a breve l’Emilia-Romagna al ruolo di protagonistadella produttività italiana». Il progetto Heart Quake prevede lacreazione di una collezione di accessori, che sarà possibile acquista-re accedendo al sito www.heartquakeforemilia.eu e cliccando sullavoce «Donazioni on line».

Maratona tv promossa dai Giovani imprenditori emiliani

Firmato a Modena il protocollo d’intesa tra Sace e Piccola Industriadi Confindustria

Vem Sistemi a Modena

Da Carpi prende vita il progetto Heart Quake

Confindustria Modena in prima fila per la ricostruzione

Confindustria Modena siè fatta capofila di un

progetto di supporto allezone colpite attraverso lacostruzione di una strutturadi servizio sociale: in colla-borazione con i sindaci dellazona è stata scelta la realiz-zazione di unità abitativeassistite per anziani e disa-bili solo parzialmente auto-sufficienti. Il progetto gode

dell’appoggio, della solida-rietà e dell’impegno econo-mico delle altre territorialifacenti parte il Club dei 15,ovvero le associazioni diCon findustria delle dicias-sette province italiane amaggiore rilevanza mani-fatturiera, che intendonocoprire una parte dei costistimati. L’associazione mo -denese ha già deliberato

uno stanziamento di100.000 euro da devolvereall’iniziativa. È stato attiva-to un conto corrente pressola sede Bper di Modena(Iban:IT45P0538712900000002061864) che rimarràaperto fino ad autunno inoltrato, dove potrannocontribuire con la propriadonazione anche gli impren-ditori associati.

L’export è da sempre un obiettivo strate-gico per le imprese italiane, ma per le

pmi è più faticoso affrontare questo percor-so. Per venire incontro alle esigenze delleaziende di piccole dimensioni Sace ha lan-ciato Pmi No-Stop, un’iniziativa che con-sente alle imprese di ottenere più facilmen-

te finanziamenti, gestire al meglio i propricrediti, ridurre i rischi di mancato paga-mento e muoversi in sicurezza verso nuovimercati. E ha firmato un accordo di collabo-razione con Piccola Industria di Confin du -stria, con cui si punta a rafforzare la promo-zione di Pmi No-Stop presso le imprese as -sociate a Confindustria attraverso road-show, sessioni di formazione e la presenzaperiodica di funzionari Sace presso le sedidelle associazioni territoriali.«In una fase così delicata per il nostro terri-torio, la firma di questo accordo a Modena èper noi testimonianza della vicinanza alleimprese», ha aggiunto Pietro Ferrari, presi-dente di Confindustria Modena. «Per la

nostra realtà industriale, caratteriz-zata da una miriade di pmi con unafortissima vocazione all’export, èimportante poter contare su partnerche garantiscano un valido sostegnonell’accesso al credito e nella difesadai rischi delle insolvenze». «Per le

pmi è diventato essenziale internazionaliz-zare», ha affermato Vincenzo Boccia, presi-dente Piccola Industria di Confindustria,«proteggendo i propri crediti e assicurando-si con prodotti finanziari di qualità. Perquesto motivo l’iniziativa che Sace rivolgealle piccole e medie imprese rappresentaun’importante opportunità, che abbiamovoluto rafforzare con la firma di questoaccordo».

Alessandro Castellano,amministratore delegatodi Sace, Pietro Ferrari,

presidente di Confindustria Modena,

e Vincenzo Boccia, presidente Piccola

Industria di Confindustria

12 OUTLOOK

Vem sistemi, leader nel settore It, hascelto di spostare la propria sede a

Modena. «La scelta di trasferirsi da Spi -lamberto a Modena fa parte della nostrastrategia di mercato di avvicinarsi semprepiù ai nostri clienti e di dare “prossimità” alsupporto tecnico attraverso una presenzasignificativa sul territorio modenese carat-terizzata da 20 tecnici altamente qualifica-

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ti», spiega Stefano Bossi,direttore generale di Vem.La società, che ha raggiun-to nel 2011 un fatturato di23 milioni di euro e impiega

oltre 120 dipendenti, ha cinque sedi opera-tive (Forlì, Milano, Modena, Padova eSenigallia), frutto di scelte che le hannopermesso una crescita costante negli anni,non soltanto in termini di fatturato maanche di risorse umane, grazie ai costantiinvestimenti e a una solidità patrimoniale.

Stefano Bossi, direttoregenerale di Vem sistemi

La qualità certificata di Ifi

Nasce l’AssociazioneProgetto Cina

«Per competere in un mercato in continuaevoluzione, soddisfare il cliente con servi-zi di qualità è strategico. La certificazione èil simbolo della qualità»: è con questa con-vinzione che Davide Cristoni, titolare di Ifi,ha indirizzato la propria azienda al raggiun-gimento della certificazione del si stema digestione secondo gli standard della qualità,ISO 9001. «Ottenere questa certificazione»,aggiunge Cristoni, «oltre a rappresentare unriconoscimento per l’impegno profuso datutto il personale, rappresenta anche unagaranzia per i nostri clienti». La certificazio-ne, infatti, impegna l’azienda a un continuomiglioramento dei propri processi tecnologi-ci e sistemi organizzativi, permettendo ditenere costantemente monitorate tutte leprocedure aziendali, sin dalla fase di proget-tazione dei nuovi prodotti.

Si chiama Associazione Progetto Cina lastruttura fondata da Università di Mo -

dena e Reggio Emilia, Comune di Mo dena,Provincia di Reggio Emilia, ConfindustriaModena e Industriali di Reggio Emilia, ol -tre alla Fondazione Cassa di Risparmio diModena. L’associazione, che nasce sul mo -dello del Collegio di Cina di Bologna, fonda-to nel 2005, vuole promuovere le relazionicon il Paese asiatico sul terreno della for-mazione, della ricerca, della cultura e dellosviluppo d’impresa.

FORMAZIONE

La firma dell’atto costitutivodell’AssociazioneProgetto Cina

Per molti sono luoghi comuni, per noi qualità rare.

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o, riusciamo a tutelarza all’ester ro, riusciamo a tutelarevenzione del rischio e dall’adozione di avanzate tecniche di Risk

dalla collaborazione con le principali Associazioni Industriali, dalla pubblicazione Un primato dimostrato anche assicurativo.

nazionali del nostri Clienti. Qualcuno ha detto che il e o, riusciamo a tutelar

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Le due FACCEdel

MIRACOLOaustraliano

Una parte del Paese si arricchisce con i profitti stellari che provengono dalle miniere. Ma l’afflussodi capitali, all’origine della rivalutazione del dollaroaustraliano, sta mettendo a rischio l’economiamanifatturiera, il turismo e il commercio. E la vicinanza con l’Asia rilancia il problema dell’identità culturale di Ugo Bertone

L’Australia è un ponte naturale verso il mercato asiatico

Mondo | Un continente da scoprire

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Mondo

Due caffè e un cappuccino (quasi ita -liano) per 29 dollari. Mancia esclu -sa. Dollari australiani, certo. Ma

non è una grande consolazione perché or -mai la moneta del canguro viaggia oltre laparità con lo svalutato buck di Ben Ber -nan ke, presidente della Fed alle prese coni buchi del deficit e la minaccia di nuove ma -novre espansive. Non c’è da stupirsi se que -st’anno la splendida spiaggia di Noosa, unadelle gemme della Gold Coast australiana,sarà meno popolata del solito. Per gli au -straliani una vacanza all inclusive a Bali oin Thailandia costa meno di 400 dollari, viag-gio compreso. Che è più o meno quel che ilturista spende solo per una cena a due al lus -suosissimo resort di Hayman Island, splen -dida isola privata che fa sentinella alla Gran-de Barriera Corallina del Queens land, nel -l’Australia nord-orientale.

È l’altra faccia del miracolo australia-no, la terra da cui esce il ferro, il carbone,l’oro e così via. Una parte del Paese, la me -no popolata (o la più inospitale come si af -fret tano a precisare i cittadini di Mel bour -ne e Sydney), sta vivendo un boom di di -men sioni epocali, scandito dall’afflusso di

AUSTRALIA A DUE VELOCITÀ

L’Australia e i suoi 22 milioni di abitanti quest’anno

festeggiano 21 anni di crescita consecutiva

con la promozione a tripla A delle agenzie di rating

La situazione però non è omogenea:

lo Stato di Victoria (capoluogo Melbourne) nel 2012prevede un aumento del Pil sopra il 2% e un tasso

di disoccupazione fermo al 5,1%, mentre le regioni

del nord, di fronte all’Asia, si svilupperanno al tasso

del 9%, più di quattro volte tanto

Nel 2011 sono stati creati 60.000 posti di lavoro

nell’industria mineraria, ma se ne sono persi

50.000 in altri settori produttivi

I consumi nelle regioni del nord ovest sono cresciuti

del 14%, quelli del Nuovo Galles del Sud

(lo Stato di Sydney e della capitale Canberra)

sono scesi di quasi il 2%

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OUTLOOK 19

capitali e dai profitti stellari che sgorganodalle miniere. E fa da traino al resto del con - tinente. Dall’altra, l’economia manifattu-riera, al pari del turismo, soffre. Per cari-tà, la sofferenza è sopportabile, visto chela crescita dello Stato di Victoria (capoluo-go Melbourne) quest’anno sarà senz’altrosuperiore al 2 per cento, mentre la disoc-cupazione non andrà oltre il 5,1 per centoattuale. Numeri che la povera Italia (maan che l’Eurozona) si sogna. Ma, si sa, al mon -do tutto è relativo: le metropoli del Sud,aree metropolitane dove vive più del set-tanta per cento dei 22 milioni di Aussie (suun territorio più o meno venticinque voltel’Italia) non possono fare a meno di pensa-re che sono proprio la fortuna delle minie-re del Nord e del Queensland la causa pri-maria della rivalutazione del dollaro di ca -sa, che ha come conseguenza la difficoltà acompetere dell’export manifatturiero e deiservizi, che erano invece fiorenti quandoal contrario il dollaro australiano era benal di sotto del dollaro Usa. D’altra parte, afronte della crescita del 2 per cento del-l’economia manifatturiera dell’Australiapiù europea, le terre che stanno di fronte

all’Asia si svilupperanno quest’anno altasso del 9 per cento, più di quattro voltetanto. E questi sono solo gli ultimi motiviper cui la terra dei canguri ha ottime ra -gioni per festeggiare: nel 2012 il Paese èentrato nel ventunesimo anno di crescitacon secutivo con la promozione a tripla Ada parte delle agenzie di rating.

Ma la doppia velocità del Pil è solo lapun ta dell’iceberg di un Paese in via di tran -sizione. Una transizione generale, che po -ne più di un problema politico e culturaleoltre che economico. Per spiegare il feno-meno ci si può rifare alle parole che SteveSargent, il numero uno di General Electricin Australia, ha usato in occasione del lan-cio di un’obbligazione destinata a finanzia-re le attività nel Paese da parte del colossoUsa. «Spesso la gente resta meravigliata»,ha detto Sargent, «quando scopre che pernoi della General Electric questo Paese,con solo 22 milioni di abitanti, oggi ha unpeso superiore a quello della Cina». Una

Sopra, da sinistra: un’immagine rubata durante una sosta in un bar del deserto;Paul Keating ex primo ministro. Sotto, scorci notturni delle metropoli Melbourne e Sydney

Secondo l’ex premier Paul Keating«l’Australia deve smettere di ritenersi

una tribù dell’uomo bianco che ha ereditato un intero continente

e cominciare a sentirsi parte di una regione del mondo. Dobbiamo

aprirci a popoli che non hanno le loro radici nella storia europea». È uno shock per un Paese che fino a pochi anni fa accettava immigrantisolo se di madrelingua europea

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20 OUTLOOK

Mondo | Un continente da scoprire

circostanza che vale anche per diverse a -ziende italiane: da Prysmian, che sta po san -do i cavi per la fibra ottica, all’Ansaldo Sts,impegnata nello sviluppo del sistema fer ro -viario e metropolitano. «Ricordatevi che quinon sono gli australiani a comprare», spie-ga Sargent, «bensì un continente con tre mi -liardi di persone che sta a nord ovest: se lo svi -luppo dell’Asia è il motore della crescita del - l’economia globale, non dimenticatevi maiche la benzina viene da qui».

Insomma, la terra dei canguri e dei koa -la è ormai stabilmente nell’orbita asiatica,il che spiega la straordinaria crescita a tas -si a due cifre che dura dal 2007. Non è unoshock da poco per questa terra giovane, do -ve un cittadino su quattro è emigrato daqualche terra lontana e dove il 60 per cen -to della popolazione ha almeno un nonnoin arrivo da fuori, molto spesso dall’Italia.Fino alla Seconda guerra mondiale l’au-straliano medio era un «inglese d’oltrema-re», che studiava la geografia della terra diShakespeare per cui era andato a morire,senza esitazioni, sulle colline di Gallipolinel 1916, in una campagna lanciata da Win -ston Churchill contro l’Impero ottomano,

alleato dei tedeschi. In quella guerra l’Au -stralia ebbe decine di migliaia di morti e cen -tinaia di migliaia di feriti, su una popola-zione di non oltre dieci milioni di abitanti.Dopo il secondo conflitto mondiale si inau-gurò la politica della «porta aperta» versogli emigranti dalla vecchia Europa: le colli-ne sopra Melbourne si riempirono così deivigneti e degli olivi piantati dagli italiani,la nazionalità più numerosa in quell’affasci-nante melting pot che è Melbourne. Intan -to, la costa di Sydney si riempiva di facto-ry legate agli Usa, alleato economico ma an -cor più politico: i ranger di Canberra han -no combattuto in Vietnam e in Afghani stanal fianco dei marine, e a fine 2011 il presi-dente Barack Obama è riuscito a ottenereuna base militare in territorio australiano,prezioso avamposto per fronteggiare la po -tenza cinese nel Pacifico, l’oceano dove èschierata la maggior parte delle navi Usa.

Però, accanto ai tradizionali legami conl’Occidente, si sente sempre di più la vici-nanza dei clienti asiatici, nell’ordine cine-si, giapponesi e coreani. «Il tempo in cui a -mericani e inglesi ci spiegavano la rotta daseguire sono ormai finiti», scrive George Me -

Per le metropoli del sud, dove vive il 70 per cento

della popolazione australiana, sono le miniere del nord e del Queensland la causa

della rivalutazione della monetanazionale, che ha portato alla crisi

dell’export manifatturiero e dei servizi, molto fiorenti quando il dollaro australiano

era ben al di sotto di quello Usa

In alto una delle tante miniere del norddell’Australia. Qui sopra Gina Rinehart, proprietaria delle miniere Hancock

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Mondo | Un continente da scoprire

22 OUTLOOK

galogenis, giornalista e commentatore po -litico, autore di «The Australian Moment».«Ora tocca a noi spiegare loro come va ilmon do». Una novità che non rende tutti fe -lici. E basta ripercorrere la storia di Mel -bourne per capirne la ragione. Ancora oggiil magnifico grattacielo che sovrasta lo Yar -ra River porta sul frontone la sagoma sti-lizzata di alcune api ricoperte di vero oro,sim bolo di un’età perduta. Melbourne, po -co più di un villaggio nel 1859, conobbe unospettacolare sviluppo nei 35 anni successi-vi, diventando alla vigilia della fine del l’Ot -tocento una delle metropoli più ricche delpia neta, grazie alla corsa all’oro. Poi, qua -si all’improvviso, tutto svanì assieme allevene aurifere esauste. E per risalire la chi -na ci volle il duro lavoro di pastori e conta-dini, il più delle volte immigrati da Italia eGrecia. Uno shock che, in qualche manie-ra, è rimasto nel Dna degli abitanti di que-sta terra: ha senso affidare i propri destiniall’estrazione di metalli e gas destinati adaltri? Certo, nel 2011 sono stati creati oltre60.000 posti di lavoro nell’industria mine-raria, ma ne sono andati in fumo 50.000 in

pire se siano più numerosi i dingo, i coniglio i serpenti più velenosi della terra. Non èro ba da poco. «Alcuni tecnici segnalati danoi», dichiara al settimanale inglese «The E -conomist» Edwina Shanahan, direttore mar-keting dell’agenzia irlandese Visa First chesi occupa di assistenza agli emigrati, «gua-dagnano tra i 1.000 e i 1.500 dollari al gior -no». Lo stipendio medio di un minatore èattorno a 155.000 dollari all’anno, circa ildo ppio del salario medio australiano. An -che i camionisti che accettano di battere lepi ste delle regioni più remote guadagnanostipendi a sei cifre. Sono paghe da favola ep -pure la gente di Sydney o Brisbane è restiaad accettare le offerte, al punto che le mi -niere sono state costrette a organizzare mi -ni assunzioni per dodici settimane, trasfer-ta aerea compresa, formula estremamentedispendiosa.

L’alternativa potrebbe essere il ricorsoal l’immigrazione, ma qui l’opposizione si favivace: per quale motivo, ruggiscono le U -nions (i sindacati), si dovrebbe far affluirebraccia a esclusivo vantaggio dei profitti diBhp Billiton (la maggiore società minera-ria al mondo) o di altri colossi del settore?Nel 2007 l’Australia ha alzato le sue barrie-re all’ingresso, permettendo l’arrivo solo aun ristretto numero di lavoratori specializ-zati, 126.000 all’anno. Ma i tycoon delle mi -niere chiedono ben altro. A partire da Gi naRinehart, australiana, proprietaria delle mi -niere Hancock, secondo le ultime classifi-che la donna più ricca del mondo anche seha fatto scalpore la sua decisione di cerca-re di sfilare ai tre figli le quote possedutenel fondo di famiglia. «Sono troppo viziati»,è stata la sua spiegazione in tribunale. «Il no - stro patrimonio non è stato creato per man-tenere le loro auto di lusso o i viaggi al l’e -stero. Vadano a lavorare». Nel frattempo laRinehart ha fatto shopping di carta stam-pata comprando la Fairfax che controlla il«Sydney Morning Herald». Anche grazie aquest’influenza è riuscita a strappare al go -verno il permesso di importare, con un con -tratto triennale, 1.715 lavoratori, necessa-ri per dare l’avvio allo sviluppo della mi -niera di ferro di Roy Hill nelle terre di Pil -bara, nell’Australia Occidentale, forse una

altri settori produttivi. E, mentre i consu-mi delle aree minerarie sono saliti del 14per cento, quelli del Nuovo Galles del Sud(lo Stato di Sydney e della capitale Can ber - ra) sono scesi di quasi il 2 per cento. Una na -zione orgogliosa del suo terziario avanza-to, dicono i più critici, rischia di trasformar-si in una terra di frontiera al servizio delleacciaierie di Pechino.

Insomma, il boom di rame, ferro, ura-nio, oro, per non parlare degli immensi gia -cimenti di gas naturale (al cui sviluppo par -tecipano anche Eni e Saipem) è senz’altrouna bella cosa, ma l’afflusso di capitali cheè all’origine della rivalutazione del dollaroaustraliano sta mettendo seriamente a ri -schio il turismo, il settore educativo e il com -mercio: in tutto tre milioni di posti di lavo-ro a rischio, insidiati tra l’altro dalle paghefavolose che i signori delle miniere offronoper attirare i lavoratori in un’area selvag-gia alla «vecchio West», dove è difficile ca -

Cartello stradale «tutto australiano» su una delle strade che si avvia

verso il deserto

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delle regioni più inospitali del pianeta do ve,con il contributo di capitali asiatici sta perpartire un progetto da oltre 9,5 miliardi didollari.

È su questi temi che si giocherà la prossi-ma campagna elettorale del 2013: dopo quel -la che è entrata in vigore a luglio, i la buristipropongono una nuova tassa sulle mi niere.A cui il mondo industriale si op pone agitan-do lo spettro del blocco degli in vestimenti,spauracchio che per la verità fa poca paurain un Paese che ha già ap provato (e trovato icapitali necessari) per 500 miliardi di operee che l’anno prossimo toccherà il record di120 miliardi di investimenti in dodici mesi.Un conflitto, ha di chiarato l’ex premier PaulKeating, che «è psi cologico ancor prima cheeconomico. L’Au stralia deve smettere diritenersi una tri bù dell’uomo bianco che haavuto la fortuna di ereditare un intero conti-nente e cominciare a sentirsi parte di unaregione del mon do. Dobbiamo aprirci a po -poli che non han no le loro radici nella storiaeuropea». Uno shock per un Paese che, finoa pochi anni fa, accettava immigranti solo sedi madrelingua europea, anche se non ne -ces sariamente inglese, cosa che ha favoritol’arrivo de gli italiani.

Certo, non bastano poche righe a dareun’idea di questa terra fortunata che sen-z’altro sarà tra i grandi protagonisti del ven-tunesimo secolo. Ma forse sono sufficienti amostrare il bivio davanti al quale si trova laterra dei canguri: o si riesce a conciliare la sor -te dell’economia manifatturiera e dei servizicon la velocità di crescita dell’industria mi -neraria o l’Australia rischia di di ventare unasorta di stazione di servizio (ma anche deirifiuti) della vicinissima Asia. In al tri termi-ni, l’Australia va considerata come un ponteprezioso per chi vuole sbarcare nel sud delmondo portando cultura, diritto e competen-ze tecnologiche d’avanguardia, a patto chesi comprenda che, per forza di cose, questocontinente è sempre più connesso con l’Asia.Il che non è necessariamente un difetto. Inquesta cornice, il manifacturing made in I -taly deve ragionare come i vertici di GeneralElectric: l’Australia non è un mercato di 22milioni di consumatori, ma la chiave d’ac-cesso a tre miliardi di persone. •

Mondo

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Viaggio tra le innovazioni che hanno «drogato» l’economia

Economia | Le distorsioni del sistema finanziario

Le nuove tecnologie applicate ai mercati finanziari li hanno trasformati drasticamente. Cartolarizzazioni, Credit defaul swaps, high-frequency trading sono gli strumenti

che premiano i nuovi padroni delle Borse. Più spregiudicati, più veloci e sempre meno numerosi. Perché per competere servono enormi investimenti

di Ugo Bertone

“nuova”

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La finanza, si sa, è basata sul rischio. Ma la cosa non vale pertutti. Prendiamo il caso della «Balena di Londra», ovvero l’o -peratore di JP Morgan incappato in un clamoroso buco di

tre miliardi di dollari o anche più per una sfortunata scommessasui derivati. Dopo il flop è stato, com’era naturale, invitato a farele valigie e ad allontanarsi in tutta fretta dalla sede londinese (chein effetti non deve portare un gran bene, se si pensa che solo pochian ni fa ospitava il quartier generale europeo di Lehman Brothers).

Ma non c’è di che preoccuparsi per la sua sorte: nel 2011, scrive il«New York Times», la «London Whale» aveva ricevuto 40 milioni didollari sotto forma di bonus. Un gruzzolo con cui andare in pensio-ne senza troppi problemi, salvo il fatto che la Balena, a giudicaredai precedenti, non si ritirerà di sicuro. Facile, al contrario, chean che lui cercherà la rivincita al grande casinò della finanza neiconfronti di Boaz Weinstein, il gestore di hedge found che ha in -cas sato, per sé (e naturalmente per i suoi clienti), almeno due terzi

Bruno Iksil, l’operatore di JP Morgan incappato in un buco da tre miliardidi dollari per una sfortunata scommessa sui derivati, e Boaz Weinstein,che quando era trader di Deutsche Bank ha perso due miliardi di dollari, (entrambi caduti in piedi) sono casitutt’altro che isolati. Anzi, rappresentanola normalità della nuova finanza che da canale di finanziamento dell’economia reale ormai ne è diventata la padrona

Dagli anni ’90 alla privatizzazione delle Borse e alla proliferazione dei mercati

si è accompagnata la creazione di nuovi prodotti. Con il risultato che nel 2007i mercati finanziari globali avevano dimensioni 12 volte e mezzo superiori

all’economia reale. E ora, complice la crisi, si viaggia verso un rapporto di 20 a 1

Da sinistra: la Borsa di Milano, quella di Londra, operatori al lavoroallo Stock Exchange di New York

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28 OUTLOOK

della cifra perduta da JP Morgan. Weinstein, tipo così lesto che i casinò di Las Vegas

gli hanno vietato l’accesso, due anni fa ha vissuto unasconfitta simile a quella della Balena. In quell’occasio-ne la banca di cui era trader, cioè Deutsche Bank, la -sciò sul terreno due miliardi di dollari. Ma il nostro Boaz,che l’anno prima aveva messo assieme un gruzzolo di100 milioni sotto forma di bonus, non si è perso d’ani-mo. Al quinto piano del Chrysler Building di New Yorkha sede il suo hedge battezzato Saba Capital Manage -ment (Saba in ebraico sta per «saggezza dei patriar-chi»): una baleniera che amministra 5,5 miliardi di dol - lari con cui Weinstein ha cominciato la sua caccia al laBalena, a suon di algoritmi, programmi automatici viacomputer e colpi d’azzardo degni di capitan A chab allaricerca della sua Moby Dick nei mari della finanza mo -

Economia | Le distorsioni del sistema finanziario

derna, storia che potrebbe ispirare un giallo-verità daleggersi tutto d’un fiato.

Naturalmente, dietro la partita a scacchi tra i duecontendenti c’entra molto la matematica e ben poco isottostanti economici. Weinstein, secondo la ricostru-zione del «New York Times», aveva intuito l’esistenzadi movimenti anomali, lo scorso novembre, dietro il ca -lo dell’Investment Grade Series 9 10-year Index Cds,un indice che misura un paniere di Credit Default swapssui titoli a medio-lungo termine dell’eurozona. C’erauna forte pressione di vendite a leva su Cds, ovvero unaspeculazione in atto per sfruttare la ripresa delle quo -tazioni di Btp e simili. Non solo. Weistein, dopo un’at-tenta analisi dei flussi finanziari, si rese conto che die-tro le vendite c’era una mano sola, probabilmente quel - la di Bruno Iksil «rogue trader», corsaro della finanza,appunto soprannominato Balena di Londra. Di qui unbraccio di ferro tra Weinstein e gli hedge che si sono ac -codati all’operazione e Jp Morgan, prima che la ba ncaalzasse bandiera bianca, nel bel mezzo della mareamon tante delle vendite sul debito sovrano cui di certonon sono estranee le manovre dei nuovi mostri.

Già, nessuno ha rimborsato gli azionisti di Deu -tsche Bank per quei quattrini andati in fumo per leoperazioni di Weinstein. Ma non è affatto escluso chequalche imprenditore, in giro per i sentieri dell’econo-mia globale, si sia sentito opporre un no alla richiestadi impieghi perché in quel momento la banca doveva

Negli Usa si calcola che circa il 70%delle operazioni di Borsa passino da ordini effettuati

attraverso algoritmi sempre più sofisticati eseguiti

in tempi sempre più ristretti in quantità

sempre maggiori. In Europa la percentuale

è più bassa ma già si sta superando il 50%

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OUTLOOK 29

e mezzo superiori all’economia reale. All’epoca furonopochi a sollevare il problema del rischio insito in que-sto sbilancio: l’innovazione finanziaria, come sottoli-neava lo stesso presidente della Federal Reserve Al -an Greenspan, aveva avuto un ruolo determinantenell’agevolare l’accesso al credito. Ma l’innovazionefi nanziaria aveva anche portato, scrive l’economistaNouriel Roubini, «al problema della valutazione delrischio: anziché concedere prestiti e tenerli nei proprilibri contabili le banche erogavano finanziamenti in -dipendentemente dalla solidità del debitore e poi pro-cedevano a dirottare questi prestiti a Wall Street. Gra -zie a questo gioco, chiamato cartolarizzazione, le ban-che e le altre finanziarie hanno guadagnato commis-sioni generose, trasferendo il rischio su investitoriinconsapevoli». Lo scoppio della crisi non modifica la

Negli ultimi vent’anni i nuovi prodotti hanno trasformatoil rapporto tra economia reale e mercati finanziari. All’epocafurono pochi a sollevare il problema del rischio insito in questo sbilancio: secondo l’allora presidente della FederalReserve Alan Greenspan «l’innovazione finanziaria ha avutoun ruolo determinante nell’agevolare l’accesso al credito»

recuperare il crack. È stato lui, magari un imprendito-re metalmeccanico bavarese o del Wisconsin (o diReggio Emilia, chissà) ad avere pagato il conto. Wei -nstein, invece, non ha restituito un dollaro. Così come,nonostante qualche promessa in senso contrario, sem-bra che JP Morgan rinuncerà a un indennizzo da partedi un trader che di sicuro sa molte, troppe cose di unadelle banche «too big to fail».

Casi del genere sono tutt’altro che isolati. Anzi, rap-presentano la normalità della nuova finanza, che dacanale di finanziamento dell’economia reale ne è or -mai diventata, in un certo senso, la padrona. Proviamoa vedere come e perché i mercati sono diventati il re -gno dei «nuovi mostri».

In principio c’era la BorsaI mercati finanziari di oggi assomigliano assai poco

alle vecchie Borse valori pubbliche. A partire dagli an -ni Novanta in tutto il mondo, Italia compresa, si è pro-ceduto alla privatizzazione delle Borse cui è seguitauna fase di merger & acquisition, che ha portato la piaz -za italiana a essere assorbita dal London Stock Ex -change londinese. In giro per il mondo si sono intantosviluppati listini privati, le cosiddette dark pool. Laproliferazione dei mercati si è accompagnata in paral-lelo alla creazione di nuovi prodotti. Il risultato? Nel2007, alla vigilia dello scoppio della crisi finanziaria, imercati finanziari globali avevano dimensioni 12 volte

Da sinistra: Boaz Weinstein, fondatore di Saba Capital Management; due immagini della Borsa di New York; Alan Greenspan, ex presidente della Federal Reserve.

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30 OUTLOOK

Economia | Le distorsioni del sistema finanziario

piat taforme, dell’avvento degli high-frequency trading e delle operazioni difusione fra società di gestione dei mer-cati hanno portato a un peg gioramentodella qualità degli sca mbi e della signi-ficatività dei prezzi delle azioni quota-te, alla concentrazione della negozia-zione solo sui titoli più liquidi, al venirmeno in un certo senso della funzioneoriginaria delle Borse e alla margina-lizzazione delle piazze fi nanziarie peri-feriche, tra cui quella di Milano».

… poi arrivò il grande «cervello»

Nel 2009 Goldman Sachs denunciòil furto di un set di codici informatici deltipo Hft, che sta per high-frequency tra-ding. La cosa colpì la stampa specializ-

zata già insospettita dall’insolito aumento dei volumie, soprattutto, dei grossi utili realizzati dalla banca inun momento di acuta crisi del mercato. In realtà gliHft già da tempo avevano acquisito una sorta di lea-dership degli scambi. Si calcola che circa il 70 per centodelle operazioni di Borsa negli Usa passino da ordinieffettuati attraverso algoritmi sempre più sofisticatieseguiti in tempi sempre più ristretti in quantità sem-pre maggiori. In Europa la percentuale, per ora, è piùbassa ma già si sta superando il 50 per cento.

In che consiste una strategia Hft? Nel mercato tra-dizionale la gara tra i partecipanti verte sulla ricercadell’informazione vincente, vuoi attraverso metodilegali (ricerca, lettura dei bilanci) vuoi attraverso leinformazioni insider. La tecnologia ora rende possibileun’altra gara: chi possiede gli strumenti informativipiù veloci può sfruttare un vantaggio sicuro, al riparodal rischio. Le tecniche sono diverse: il market-ma -king, ad esempio. Si inseriscono ordini di acquisto lie-vemente superiori all’ultimo registrato e, in contem-poranea, ordini di vendita a un prezzo lievemente infe-riore. In tal modo si restringe di poco lo spread tra do -manda e lettera. Quando si è in presenza di un ordineimportante d’acquisto o di vendita da parte di un inve-stitore istituzionale, il buon Hft si inserisce in un cor-ridoio in cui riesce a lucrare pochi centesimi per tran-sazione denaro-lettera, ricavando ogni volta guadagnipiccoli minimi ma che possono essere replicati ennevolte su più piattaforme. Lo stesso vale per lo scalpingo gli arbitraggi intermarket. Tecniche più da casinòche da mercato basato sui fondamentali della finanza,che premiano i nuovi padroni del mercato, più spregiu-

situazione: nel 2009, il rapporto tra dimensioni deimercati finanziari ed economia reale è ancora più sbi-lanciato, al punto che quest’ultima vale solo il 6,9 percento della prima e, complice la crisi, si viaggia versoun rapporto di venti a uno. Ma il semplice dato non rie-sce a dare conto della trasformazione qualitativa che èintervenuta sui mercati: già nel 2007, oltre il 70 per ce -nto del mercati era composto da derivati, dei quali ol -tre l’85 per cento era trattato «over the counter», ovve-ro senza alcun controllo regolamentare, e la percentua-le nel frattempo è salita di un altro paio di punti. In sin -tesi, i derivati, introdotti in un primo momento per fa -vorire la liquidità in mercati convertiti alla negoziazio-ne di titoli in contanti anziché a termine, si sono trasfor-mati in strumenti per favorire la speculazione. Il risul-tato, accelerato dalla formazione di player fi nanziarisempre più potenti (non più di venti operatori control-lano oggi i tre quarti dell’attività dei mercati europei)e dalla diffusione delle tecnologie, ha profondamentecambiato la natura della Borsa, assai di più di quantonon riesca a emergere dai mezzi di informazione.

In che misura questo fenomeno ha inciso su PiazzaAffari? Ormai la stragrande maggioranza degli scam-bi in Borsa riguarda i quaranta titoli più liquidi (oltreil 90 per cento delle transazioni giornaliere) ed è detta-ta per lo più da considerazioni di arbitraggio rispetto aindici o ad altri mercati. Per le piccole e medie impreseche hanno osato varcare la soglia della Borsa c’è stataben poca considerazione. Scrive Michele Calzolari,pre sidente dell’Assosim, l’associazione che riunisce leso cietà di intermediazione mobiliare italiane: «L’in sie -me della frammentazione degli sca mbi sulle diverse

A Piazza Affarila stragrandemaggioranzadegli scambiriguardala quarantinadi titoli più liquidi, con criteriarbitrari rispetto a indicio ad altrimercati.Per le piccole imprese che hannoosato quotarsic’è pocaconsiderazione.Per MicheleCalzolari, presidente di Assosim,l’associazionedelle società diintermediazionemobiliare, «si assiste al venir menodella funzioneoriginaria delle Borse.Le piazze periferiche,compresaMilano,sono semprepiù marginali»

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32 OUTLOOK

Economia | Le distorsioni del sistema finanziario

dicati, più veloci, sempre meno numerosi vista la di -mensione degli investimenti richiesti per competere:la nuova piattaforma di negoziazione della Borsa di Mi -lano, Millennium (società dello Sri Lanka) permetteràdi operare a una velocità inferiore al millisecondo.

L’alchimia dei CdsIn questo quadro merita riflettere sulla natura di

certe indicazioni in arrivo dai mercati. Prendiamo ilcaso dei Cds, i famigerati Credit defaul swaps, che, inmateria di debito sovrano, misurano il cosiddetto ri -schio Paese influenzando la formazione dello spread,termine ormai entrato nell’uso comune. Il Cds nascecome forma di assicurazione nei confronti del rischiodefault di un debitore. Ma si tratta di una polizza par-ticolare, assimilabile più a un prodotto finanziario chea una assicurazione classica. Al pari di qualsiasi altrostrumento finanziario, infatti, il Cds può essere stipu-lato senza alcuna limitazione. «Il mercato si è così ri -empito di Cds multipli o Cds nudi», ha commentato Em - ilio Girino, avvocato e docente del Cuoa, prestigiosocentro universitario di organizzazione aziendale e con-sulenza di Vicenza. «Con il primo termine si allude allastipulazione di più Cds su uno stesso credito, con il se -condo alla stipulazione di Cds anche in assenza di cre-diti da proteggere. A essere un po’ rozzi ma efficaci, ilCds multiplo equivale ad assicurare cinque volte lapropria casa contro l’incendio, il Cds nu do significaassicurare la casa del vi cino». In entrambi i casi, chicompra un Cds può trarre vantaggio dall’incendio più

che dalla protezione del rischio.Inoltre, il fatto di avere trasformato

la polizza in uno strumento finanziarionegoziabile fa sì che il merito del debito-re sia più influenzato dal volume degliscambi che dall’effettivo stato di salutedel debitore. Più che la sua solvibilità co - nta il numero dei Cds scambiati alle suespalle, che avviene nella più assolutaopa cità, visto che la maggior parte deiCds sono controllati da un pugno di ban - che di investimento (non più di cinqueistituti trattano più della metà dei Cds)che effettuano la stragrande maggio-ranza delle transazioni al riparo daocchi indiscreti: i Cds trattati in merca-ti ufficiali e regolamentati non supera-no il 7 per cento del totale, cui vannoaggiunti i «derivati dei derivati», ovveroindici e prodotti composti da un cocktaildi vari Cds o prodotti ancora più sofisti-

cati. È questa la cornice in cui può ve rificarsi un crackco me quello subìto da Jp Morgan, che poi è in grado dirifarsi della stangata in pochi mesi.

E adesso?Insomma, di fronte a questo mercato è legittimo nu -

trire dubbi sull’efficacia della «mano invisibile del mer -cato» così come delineata da Adam Smith. L’im pressioneè che il conflitto di interessi endemico del capitalismoodierno, esploso con la formazione di banche appunto«troppo grandi per fallire», abbia creato un ambienteideale per la proliferazione di mostri che hanno benpoco a che vedere con la capacità selettiva dell’econo-mia di mercato. Mostri che hanno cavalcato benissimoi trend dell’attualità finanziaria, compresi i giudizidelle agenzie di rating. «Finora è mancata», ha detto ilprofessor Giacomo Vaciago, docente di Politica econo-mica alla Cattolica di Milano, «una riflessione si -stematica sulla qualità del mercato odierno, misuratoin termini di efficienza, stabilità e capacità di fare iprez zi». Al contrario si è fatta strada l’ideologia impe-rante per cui «i mercati hanno sempre ragione anchequando non esistono, come è avvenuto con la grandecrescita dell’ ”over the counter” o del fuori mercato».

Us cire da questo equivoco è una precondizioneessenziale per uscire dalla crisi. Anche perché, dopoaver com presso il rischio a livelli infimi negli annibuoni, la nu ova finanza ora tende a fare soldi nel mo ndoopposto, chiedendo sovrapprezzi spropo sitati all’eco-nomia reale. •

«Il mercato si è riempito di Credit defaulswaps “multipli” o “nudi”», ha commentatoEmilio Girino, avvocato e docente del Cuoa di Vicenza. «Con il primoterminesi allude alla stipulazionedi più Cds su uno stessocredito, con il secondoalla stipulazionedi Cds anchein assenza di crediti da proteggere. In sintesi: il Cds multiplo equivale ad assicurare cinque voltela propria casa contro l’incendio, il Cds nudo ad assicurare la casa del vicino»

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SETTEMBRE - OTTOBRENOVEMBRE - DICEMBRE

12 Settembre ND 13 La valutazione delle competenze e del merito 3 Ottobre ND 14 Come riuscire a far fare diverso alle persone e alle organizzazioni16 Ottobre ND 15 Assertività: affermarsi con efficacia 7 Novembre ND 11 Il processo di sviluppo della strategia 8-15 Novembre ND 12 Progetti e organizzazioni29 Novembre EX 1 Decision making sulle filiere di processo

ORGANIZZAZIONE E SVILUPPO 13 Settembre ND 74 Il contratto di rete 2 Ottobre ND 73 La rete di vendita all’estero 11 Ottobre ND 75 Tecniche del commercio internazionale dal punto di vista dell’importatore 17 Ottobre ND 72 Strumenti per l’internazionalizzazione 21 Novembre EX 7 International business development 22 Novembre ND 71 Fiere e missioni commerciali

EXPORT

18-27 Settembre ND 81 Microsoft office project base 10-18 Ottobre EX 8 Excel e controllo di gestione 7 Novembre ND 82 Software applicativi open source 28 Novembre ND 83 Desktop Publishing

25 Settembre ND 93 Progettare processi affidabili 26 Settembre ND 91 Gestione dei laboratori 26-27 Settembre ND 92 Sicurezza del macchinario 23 Ottobre ND 97 Pulizia dei componenti 30 Ottobre ND 98 Saldare in sicurezza 31 Ottobre ND 94 Quality by Design 27 Novembre EX 9 Elementi di Lean Management 27 Novembre ND 95 Direttiva macchine 4-5 Dicembre ND 96 Corso per analisti tempi e metodi

INFORMATICA APPLICATA

PRODUZIONE

19 Settembre ND 24 Teambuilding 4 Ottobre EX 2 Coach to coach: motivare il gruppo di lavoro 9 Ottobre ND 25 La comunicazione non verbale nella programmazione neurolinguistica17 Ottobre ND 21 Parlare efficacemente in pubblico 6 Novembre ND 23 Empowerment e motivazione delle risorse umane20 Novembre ND 22 Intelligenza emotiva: la gestione delle emozioni

RISORSE UMANE

11 Settembre ND 33 Finanza per imprenditori 19 Settembre ND 34 La gestione della liquidità 9-11 Ottobre EX 3 Il sollecito e il recupero dei crediti 24 Ottobre ND 31 Il budget di vendita nelle aziende commerciali e di servizi 31 Ottobre ND 32 I cruscotti di controllo: la gestione per processi 22 Novembre ND 35 Monitoraggio aziendale: analisi e riduzione dei costi di struttura

11 Settembre ND 42 Category manager: dal buyer efficace al commodity manager20 Settembre EX 4 Sviluppo di un sistema di logistica 3 Ottobre ND 45 Rimanenze di magazzino: aspetti contabili e fiscali10 Ottobre ND 43 Quality cost management e metodologie di problem solving18 Ottobre ND 41 La gestione del magazzino29 Novembre ND 44 La gestione efficace nella pianificazione dei materiali

25 Settembre ND 53 Comunicare al telefono 10 Ottobre ND 51 Le skills di vendita 25 Ottobre ND 55 La funzione di vendita30-31 Ottobre ND 54 Convincere e motivare un gruppo di venditori 15 Novembre ND 52 Business writing e scrittura efficace 28 Novembre EX 5 Il coaching di vendita

18-19 Settembre ND 62 Il piano di marketing: come redigere il documento guida delle azioni di mercato 3 Ottobre ND 61 Tecniche per il miglioramento della qualità nelle attività di servizio 11 Ottobre ND 64 Marketing e co-marketing 16 Ottobre ND 65 Il marketing per il venditore 13 Novembre EX 6 Marketing relazionale 21 Novembre ND 63 Web Marketing

AMMINISTRAZIONE, FINANZA E CONTROLLO

ACQUISTI E LOGISTICA

COMMERCIALE E VENDITE

MARKETING

Dal 12 Settembre SIQ 106 Corso per dirigenti: ruolo nella gestione della sicurezza Dal 13 Settembre SIQ 102 Modulo A per Responsabili e Addetti SPP Formazione normativo giuridica 26 Settembre SIQ 117 Rischi connessi all’uso di veicoli aziendali Dal 27 Settembre SIQ 103 Modulo B per Responsabili e Addetti SPP specifico per i rischi del Macro Settore di Riferimento 2 Ottobre SIQ 116 Adempimenti ambientali per le imprese 4-9 Ottobre SIQ 112 Formazione per operatori elettrici PES/PAV Dal 16 Ottobre SIQ 108 Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza Corso Base 17 Ottobre SIQ 114 La tutela della salute e sicurezza sul lavoro: aggiornamenti normativi 23-24 Ottobre SIQ 119 Sicurezza, ergonomia e metodi di lavoro 4 Novembre SIQ 115 L’influenza del lavoratore sugli infortuni Dal 6 Novembre SIQ 104 Modulo C di specializzazione per Responsabili SPP Formazione Gestionale-Relazionale Dal 7 Novembre SIQ 111 Addetti al primo intervento base e aggiornamento 14 Novembre SIQ 107 Formazione per preposti 20-22 Novembre SIQ 109 Corso di aggiornamento per RLS 27-29 Novembre SIQ 110 Corso per addetti alla prevenzione incendi 4 Dicembre SIQ 118 La gestione dei D.P.I.

SICUREZZA

ISCRIZIONI: scaricare la scheda di iscrizione dal sito www.nuovadidactica.it o richiederla tramite mail o telefonicamente.Le schede devono essere compilate e spedite alla mail [email protected].

Corso Cavour, 56 - 41121 Modena - tel. 059 247911 www.nuovadidactica.it

ABBONAMENTO: è possibile sottoscrivere un abbonamento a 10 ingressi (corsi con codice ND). L’abbonamento può essere finanziato utilizzando il conto formazione di Fondimpresa. Per informazioni [email protected]

2012� Il protagonista della tua formazione seI tu

SETTEMBREDICEMBRE

2012SETTEMBRE - OTTOBRENOVEMBRE - DICEMBRE

12 Settembre ND 13 La valutazione delle competenze e del merito 3 Ottobre ND 14 Come riuscire a far fare diverso alle persone e alle organizzazioni16 Ottobre ND 15 Assertività: affermarsi con efficacia 7 Novembre ND 11 Il processo di sviluppo della strategia 8-15 Novembre ND 12 Progetti e organizzazioni29 Novembre EX 1 Decision making sulle filiere di processo

ORGANIZZAZIONE E SVILUPPO 13 Settembre ND 74 Il contratto di rete 2 Ottobre ND 73 La rete di vendita all’estero 11 Ottobre ND 75 Tecniche del commercio internazionale dal punto di vista dell’importatore 17 Ottobre ND 72 Strumenti per l’internazionalizzazione 21 Novembre EX 7 International business development 22 Novembre ND 71 Fiere e missioni commerciali

EXPORT

18-27 Settembre ND 81 Microsoft office project base 10-18 Ottobre EX 8 Excel e controllo di gestione 7 Novembre ND 82 Software applicativi open source 28 Novembre ND 83 Desktop Publishing

25 Settembre ND 93 Progettare processi affidabili 26 Settembre ND 91 Gestione dei laboratori 26-27 Settembre ND 92 Sicurezza del macchinario 23 Ottobre ND 97 Pulizia dei componenti 30 Ottobre ND 98 Saldare in sicurezza 31 Ottobre ND 94 Quality by Design 27 Novembre EX 9 Elementi di Lean Management 27 Novembre ND 95 Direttiva macchine 4-5 Dicembre ND 96 Corso per analisti tempi e metodi

INFORMATICA APPLICATA

PRODUZIONE

19 Settembre ND 24 Teambuilding 4 Ottobre EX 2 Coach to coach: motivare il gruppo di lavoro 9 Ottobre ND 25 La comunicazione non verbale nella programmazione neurolinguistica17 Ottobre ND 21 Parlare efficacemente in pubblico 6 Novembre ND 23 Empowerment e motivazione delle risorse umane20 Novembre ND 22 Intelligenza emotiva: la gestione delle emozioni

RISORSE UMANE

11 Settembre ND 33 Finanza per imprenditori 19 Settembre ND 34 La gestione della liquidità 9-11 Ottobre EX 3 Il sollecito e il recupero dei crediti 24 Ottobre ND 31 Il budget di vendita nelle aziende commerciali e di servizi 31 Ottobre ND 32 I cruscotti di controllo: la gestione per processi 22 Novembre ND 35 Monitoraggio aziendale: analisi e riduzione dei costi di struttura

11 Settembre ND 42 Category manager: dal buyer efficace al commodity manager20 Settembre EX 4 Sviluppo di un sistema di logistica 3 Ottobre ND 45 Rimanenze di magazzino: aspetti contabili e fiscali10 Ottobre ND 43 Quality cost management e metodologie di problem solving18 Ottobre ND 41 La gestione del magazzino29 Novembre ND 44 La gestione efficace nella pianificazione dei materiali

25 Settembre ND 53 Comunicare al telefono 10 Ottobre ND 51 Le skills di vendita 25 Ottobre ND 55 La funzione di vendita30-31 Ottobre ND 54 Convincere e motivare un gruppo di venditori 15 Novembre ND 52 Business writing e scrittura efficace 28 Novembre EX 5 Il coaching di vendita

18-19 Settembre ND 62 Il piano di marketing: come redigere il documento guida delle azioni di mercato 3 Ottobre ND 61 Tecniche per il miglioramento della qualità nelle attività di servizio 11 Ottobre ND 64 Marketing e co-marketing 16 Ottobre ND 65 Il marketing per il venditore 13 Novembre EX 6 Marketing relazionale 21 Novembre ND 63 Web Marketing

AMMINISTRAZIONE, FINANZA E CONTROLLO

ACQUISTI E LOGISTICA

COMMERCIALE E VENDITE

MARKETING

Dal 12 Settembre SIQ 106 Corso per dirigenti: ruolo nella gestione della sicurezza Dal 13 Settembre SIQ 102 Modulo A per Responsabili e Addetti SPP Formazione normativo giuridica 26 Settembre SIQ 117 Rischi connessi all’uso di veicoli aziendali Dal 27 Settembre SIQ 103 Modulo B per Responsabili e Addetti SPP specifico per i rischi del Macro Settore di Riferimento 2 Ottobre SIQ 116 Adempimenti ambientali per le imprese 4-9 Ottobre SIQ 112 Formazione per operatori elettrici PES/PAV Dal 16 Ottobre SIQ 108 Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza Corso Base 17 Ottobre SIQ 114 La tutela della salute e sicurezza sul lavoro: aggiornamenti normativi 23-24 Ottobre SIQ 119 Sicurezza, ergonomia e metodi di lavoro 4 Novembre SIQ 115 L’influenza del lavoratore sugli infortuni Dal 6 Novembre SIQ 104 Modulo C di specializzazione per Responsabili SPP Formazione Gestionale-Relazionale Dal 7 Novembre SIQ 111 Addetti al primo intervento base e aggiornamento 14 Novembre SIQ 107 Formazione per preposti 20-22 Novembre SIQ 109 Corso di aggiornamento per RLS 27-29 Novembre SIQ 110 Corso per addetti alla prevenzione incendi 4 Dicembre SIQ 118 La gestione dei D.P.I.

SICUREZZA

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SETTEMBREDICEMBRE

2012

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36 OUTLOOK

L’approfondimento | La relazione della Banca d’Italia

La crisi, l’eurole donne e

il ruolo del Paese

Ignazio Visco, governatoredella Banca d’Italia

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OUTLOOK 37

Ha provato a tracciare la via, nelmezzo di un percorso quanto maibuio e scosceso. Una via un po’ i -

ne dita, senza toni da predica e tinta di unasfumatura rosa: non solo conti in ordine,pochi sprechi, banche solide e innovazio-ne per competere. Ma anche una massic-cia iniezione di lavoro femminile. La Ban -ca d’Italia, alla prima assemblea del go -ver natore Ignazio Visco, dedica nella rela-zione annuale un intero capitolo alle don -ne. La letteratura sull’apporto femminileall’economia è abbondante, ma il contribu-to di via Nazionale è una lettura non ba -nale, che associa direttamente l’occupa-zione rosa a una crescita di Pil.

Uno studio di genereÈ una novità degna di nota nella storia

delle relazioni annuali della Banca d’I ta -lia. Perché, se come istituzione ha già ap -profondito il tema in numerosi studi, l’ap-proccio è questa volta più audace. I dati suldivario di genere non sono nuovi, e relega-no l’Italia al 90° posto su 145 nella gradua-toria dei Paesi che consentono alle donnepari partecipazione e opportunità economi-che. Ma «a una più elevata presenza di don -

L’Italia è ancora relegata al 90°posto su 145 nella graduatoria dei Paesi che consentono alle donnepari partecipazione e opportunità economiche. Ma il valore economicodelle donne secondo Bankitaliaè indiscusso: «A più donne tra gli amministratori pubblici corrispondono livelli di corruzionepiù bassi. Inoltre, una maggioreoccupazione femminile si associaall’acquisto di beni e servizi altrimenti prodotti all’interno della famiglia, stimolando l’espansione di un mercato in Italia poco sviluppato, determinando una crescita complessiva del Pil»

Il debutto di Ignazio Viscoall’assemblea di Bankitalia

come governatore è stato siglato da alcune

novità, a cominciare da un intero capitolo dedicato

all’economia al femminile. E di fronte alle pesanti difficoltà

si rilancia la necessità di una politica monetariache «se non può sanare

tutti gli squilibri può almenocontenere il contagio,

evitare crisi sistemiche, attenuare le tensioni»

di Federica Vandini

LA SITUAZIONE ITALIANA NON È POSITIVA

Le previsioni di palazzo Koch

per il 2012 sono pessime:

un Pil in flessione dell’ 1,5%con una particolare preoccupazione

per il tasso di disoccupazione

salito dall’8 al 10%tra luglio 2011 e marzo 2012.

Per i giovani con meno di 25 anni

la percentuale è cresciuta

dal 26 al 36%.

ne tra gli amministratori pubblici corri-spondono livelli di corruzione più bassi eun’allocazione delle risorse orientata allaspesa sanitaria e ai servizi di cura e istru-zione», si legge in un passaggio della rela-zione. «Una maggiore occupazione femmi-nile si associa infatti all’acquisto di beni eservizi, specie quelli di cura, altrimenti pro-dotti all’interno della famiglia, stimolandol’espansione di un mercato in Italia pocosviluppato». E, in definitiva «può determi-nare una crescita complessiva del Pil».

Questo quanto potrebbe accadere in po -tenza, sostenuto da «evidenze internazio-nali». In realtà però, il tasso di occupazio-ne femminile nel 2011 era inferiore di 21punti rispetto a quello maschile; il divariosalariale era in media del 6 per cento tra il1995 e il 2008; nelle imprese con almeno

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L’approfondimento | La relazione della Banca d’Italia

Circa 3,2 miliardi di euro infumo, corrispondenti allo

0,2 per cento del Pil nazionale.Oltre ad avere spezzato vite edistrutto i luoghi degli affettipiù cari, il terremoto che ha col-pito l’Emilia nella scorsa pri-mavera ha presentato un contosalatissimo anche sotto il profi-lo produttivo. A stimare i dannialla locomotiva dell’economiaregionale e nazionale è la sederegionale della Banca d’Italia,nel rapporto annuale, con l’aiu-to del centro studi Prometeia. La stima si basa sull’ipotesi chesia stata danneggiata la metàdell’apparato produttivo dei 54comuni terremotati, e che ilblocco dell’economia persistaper tre mesi (dati sicuramentesottostimati, ma lo studio è sta -to chiuso a inizio giugno e inquel la situazione era impossibi-le essere più precisi). Uno qua-dro immaginato partendo dalpeso produttivo dei comuniemi liani colpiti dalle scosse del20 e 29 maggio scorso: 25

miliardi di euro di valore ag -giunto, il 21 per cento del totaleregionale, e 15 miliardi di ex -port, il 31 per cento di tutta laregione. «Possono sembrarepochi due decimi di punto diPil», osserva il presidente diPrometeia, Angelo Tantazzi,«ma concentrati in due soli tri-mestri, il secondo e il terzo diquest’anno, il loro peso sale.Inoltre, si sommano al naturaleevolversi della crisi, tanto chestimiamo un’ulteriore cadutadel Pil 2012 a -2 per cento». «Dalle zone colpite dal sismaproviene il 13 per cento dell’ex-port dell’Emilia-Romagna e il 2per cento di quello nazionale»,calcola Francesco Trimarchi,direttore della sede bolognesedella Banca d’Italia. «Il com-plesso dei crediti alla zona col-pita supera i 9,3 miliardi di eu -ro, di cui tre miliardi solo il ma -nifatturiero. Il quadro generaleè già di straordinaria incertez-za, e sull’indebolimento dellacongiuntura diventato evidente

nella seconda metà del 2011 enei primi mesi del 2012, si sonoandati a innestare gli effetti delsisma». Effetti a cascata, chehanno danneggiato non solo ca -pannoni e materiali, ma tuttoun sistema innervato da siner-gie e collaborazioni strettissimetra le aziende. «Un terremotosi mile, in un’area così altamen-te produttiva, con 37 addettiper chilometro quadrato nell’in-dustria contro una media na -zionale di 17, non c’è mai statoprima in Italia», spiega infattiChiara Bentivogli, responsabiledella Divisione analisi e ricerca.«È stata colpita una zona forte-mente distrettuale, con riper-cussioni di filiera anche sui for-nitori che hanno sede all’ester-no del cratere». Non solo. Oltrea case, industrie, fattorie e mo -numenti, il terremoto ha colpi-to tra l’altro una zona con 345sportelli bancari, di cui circa unterzo è rimasto danneggiato,ag giungendo altre criticità a unaspetto già deteriorato della vi -

«Un evento come questo in un’area così altamente produttiva

non c’è mai stato in Italia», ricorda

Francesco Trimarchi, direttore della sede

bolognese di Bankitalia.«Con l’aggravante che è stata colpita

una zona fortementedistrettuale,

con ripercussioni di filiera

anche sui fornitoriche hanno sede

all’esterno del cratere»

L’area presenta un elevato

orientamento all’export:

nel 2011il valore delle esportazioni

delle imprese dei comuni colpiti dal sisma

rappresentava circa il 13%di quello regionale

e poco meno del 2%di quello nazionale.

Circa due terzi delle esportazioni

erano diretti verso mercati europei

Focus sul terremoto di maggioIl rapporto annuale della sede bolognese della Banca d’Italia, con l’aiuto del centro studi Prometeia, è in gran parte dedicato al sisma

36_47_0512_APPROFONDIMENTO_OK_Layout 1 20/07/12 09.10 Pagina 38

ta imprenditoriale. Nei comunisotto esame operano oltre5.400 società di capitale con unfatturato complessivo di 670milioni e lavorano 204.000 ad -detti (l’11,6 per cento del totaleregionale) con una forte inci-denza dell’industria (82.000lavoratori, soprattutto tra mec-canica, biomedicale e tessile).Un’industria che assorbe il 40per cento degli occupati, controuna media regionale del 33 percento.Il quadro è ancora più fosco sesi considera che, al netto del si -sma, si era già registrata unafrenata delle vendite oltre con-fine e un forte calo gli investi-menti, sia da parte degli entipubblici sia da parte dei priva-ti. Infatti, la sede regionale del -la Banca d’Italia stima che nel2011 gli investimenti dell’indu-stria siano calati in terminirea li del 5,5 per cento, percen-tuale che schizza al -15,3 percento nei soli primi tre mesi del2012. Un dato negativo che siaffianca a quello delle impresein perdita, salite al 21,7 percen to (erano 19,8 per cento nel2010). Frenano, dunque, anchele esportazioni che da sempretrainano la tenuta del sistema

economico emiliano-romagno-lo, passando da un valore del16,2 per cento del 2010 al 13,1per cento del 2011, per calareancora al 7,4 per cento nel pri -mo trimestre di quest’anno. Inginocchio i comparti che sfrut-tano la domanda interna, pri -mo su tutti il settore delle co -struzioni che nel 2011 ha fatto iconti con un -40 per cento diim porto degli appalti, un -4,6per cento di fatturato, un -5,1per cento di quantità di investi-menti e un -3,5 per cento di tran -sazioni immobiliari. Non va me -glio sul piano degli investimen-ti pubblici: l’anno scorso gli in -vestimenti dei Comuni della re -gione sono calati del 10,5 percento, a fronte di un -8,5 percento di risorse disponibili e dicontinui cambiamenti del pattodi stabilità, che ha creato moltaincertezza e reso difficile la pro-grammazione degli interventipubblici. Per le amministrazio-ni locali, si aggiungono «proble-mi di esecuzione degli investi-menti stessi, ritardo dei paga-menti, difficoltà nel ricorso alcredito, diminuzioni delle en -trate erariali», elenca il report,concludendo che sul quadro«domina l’incertezza».

50 dipendenti è donna il 12 per cento deidirigenti, mentre a ricoprire un ruolo di al -ta dirigenza nei consigli di amministrazio-ne di imprese con oltre 10 milioni di fattu-rato c’è solo un 9 per cento di donne, conqualche miglioramento nell’ultimo annonel le società quotate, ma solo in conseguen-za alla legge che impone le quote rosa.Non solo. Il genere fa la differenza an -

che allo sportello bancario. Se sei impren-ditrice, fatichi più dei colleghi ad accedereal credito: «Oltre a dover fornire garanziepiù frequentemente, pagano un tasso di

Gli occupati nei comuni colpiti sono circa 204.000,

l’11,6% del totale regionale

e l’1,1%del totale nazionale.

Gli addetti di imprese industriali rappresentano

il 14,8% del totale regionale

e l’1,6 di quello nazionale.

I settori più rappresentati sono il biomedicale,

la meccanica l’agroindustria e il tessile

L’area colpita ha una superficie

di oltre 2.200 chilometri quadrati

e una popolazione di 550.000 residenti,

230.000, il 12,6%del totale regionale.

Il 10% della popolazione è di origine straniera.

Nel 2009 il reddito dichiarato

dai contribuenti dei 37 comuni

colpiti dal sisma era pari

al 12,1% del totale regionale

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OUTLOOK 41

L’approfondimento | La relazione della Banca d’Italia

interesse più alto sugli scoperti fino a 30punti base». Insomma, anche se ragioni le -gate all’etica e all’economia consigliereb-bero un cambiamento, l’Italia si caratte-rizza ancora per un forte divario e «per ladiffusione di pregiudizi valoriali non favo-revoli alla presenza femminile nell’econo-mia e nella società».A fronte di tanti pregiudizi da condan-

nare, Palazzo Koch evidenzia però anchedi verse attitudini da valorizzare. Siamoal passaggio forse più singolare della rela-zione, che si spinge ad affermare che le dif -ferenze attitudinali tra i sessi «siano essedi origine biologica o culturale, sono am -pia mente documentate: le donne appaio-no caratterizzate da una maggiore avver-sione al rischio, da una minore autostima,da una più accentuata avversione per i con -testi competitivi». Se tutto questo è vero,allora si generano fenomeni di «discrimi-nazione implicita, laddove sul mercato dellavoro vengano premiate caratteristichepiù diffuse tra gli uomini».

Sulle banche italiane, Visco osserva: «È ora che cambino l’attuale modello di crescita della redditività e devono intervenire sul costo del lavoro. Gli azionisti bancari devono essere consapevoli che c’è bisogno di un più attento controllo dei rischi, che impone profitti più bassi ma più stabili di quelli dell’ultimo decennio»

Nel 2011 i debiti finanziari delle imprese

sono aumentati di 19 miliardi (+0,7%).

La crescita si è concentrata nei prestiti a breve termine

I redditi degli italianiSe il focus sulle donne è passato un po’

in sordina sulla stampa nazionale, grandititoli hanno attirato invece i dati sui reddi-to reale delle famiglie, che è cresciuto tra il2000 e il 2010 appena del 6,2 per cento (da18.358 a 19.495 euro). Ma mentre nei nu cleicon un capofamiglia lavoratore autonomo il

Distribuzione settoriale delle imprese (valori percentuali; anno 2011)40

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IMPRESE MASCHILI

Si definiscono femminili le società in cui le quote del capitale sociale riferibile a donne supera il 50 per cento; le società di persone e cooperative in cui i soci donne rappresentano la maggioranza; le imprese individuali in cui il titolare è una donna

Fonte: Elaborazioni su dati Osservatorio sull’imprenditoria femminile, Unioncamere

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OUTLOOK 43

L’approfondimento | La relazione della Banca d’Italia

reddito è aumentato del 15,7 per cento, nel -le famiglie di operai, apprendisti e commes-si il reddito è diminuito del 3,2 per cento; eancora, il reddito reale equivalente dispo-nibile delle famiglie di dirigenti è cresciu-to dell’8 per cento e di quelle di pensionatidel 9,8 per cento.Se però si guarda al periodo della crisi,

il calo è consistente non solo per il redditoreale disponibile delle famiglie di operai (da14.485 del 2006 a 13.249 euro del 2010 conun -8,5 per cento) ma anche per quello del -le famiglie di dirigenti (passate da 43.825del 2006 a 38.065 euro del 2010, con un ca -lo del 13,1 per cento) e dei lavoratori auto-nomi (da 28.721 a 26.136 euro, con una ri -duzione del 9 per cento). Negli ultimi quat-tro anni hanno tenuto i redditi reali delle fa -miglie di impiegati, quadri e insegnanti (da21.344 a 21.311 euro) mentre hanno avutoun lieve avanzamento i redditi dei nucleicon capofamiglia pensionato (da 18.579 a19.194 euro, con una crescita del 3,3 percento). Nel 2010 il reddito medio disponi-bile delle famiglie era in media di 22.758euro nel centro nord e di 13.321 euro persud e isole. Se si guarda solo alle retribuzioni reali

nette mensili dei lavoratori dipendenti, nel2010 si attestavano su 1.439 euro, sostan-zialmente stabili rispetto ai 1.410 euro me -di del 2000 e in calo rispetto ai 1.489 eurodel 2006 (1.503 euro nel centro nord, 1.276per sud e isole). Lievemente migliore la si -tuazione delle retribuzioni reali nette deila voratori dipendenti a tempo pieno passa-te dai 1.483 euro mensili del 2000 (valori aprezzi 2010) a 1.543 euro nel 2010 (1.606euro nel centro nord, 1.380 per sud e isole).Il dato del totale dei lavoratori dipendentirisente però della crescita in questi annidel part time, che abbassa la media delleretribuzioni complessive perché basate sumeno ore di lavoro.

La prima volta di ViscoFin qui i contenuti. Ma a contare, nel-

l’assemblea di Banca d’Italia, è da sempreanche la forma e i toni con cui questi con-tenuti vengono esposti, sintetizzati. «Unanetta cesura rispetto al metodo degli anni

passati»: così l’editorialista del «Corrieredella Sera» Dario Di Vico definisce il de -but to del governatore alle celebri «Consi -de razioni finali», che tradizionalmente ti -rano le fila di quasi 400 pagine di rappor-to. «Visco ha scelto la discontinuità, ha vo -luto porre termine a una sorta di supplen-za intellettuale che Palazzo Koch aveva

esercitato negli anni passati e ha preferitoche anche le considerazioni, in qualche ma -niera, si normalizzassero, che perdesserodel tutto il tono della predica», osserva ilgiornalista. Al plauso sul piano del meritosegue però un appunto sull’incisività del-l’intervento. «Negli anni caratterizzati dalprotagonismo politico di Silvio Berlusconi

La crisi degli ultimi anni ha reso fragili

le condizioni di bilancio delle imprese, che nel 2011sono notevolmente peggiorate pur in presenza

di una dinamica congiunturale in lieve ripresa

Le microimpresehanno meno di dieciaddetti e un fatturato o un attivo inferiori a due milioni di euro;per le piccole impresei corrispondenti valorisono 50 addetti e diecimilioni; per le medieimprese 250 addetti,50 milioni di fatturatoe 43 di attivo; al disopra di queste sogliele imprese vengonoincluse tra le grandi

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Tassi di occupazione per classi di età (medie annue; valori percentuali)

I debiti finanziari delle imprese (2010-valori%)

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1993 2001 2011

banche > 12 mesi banche _ 12 mesi soci e azionisti > 12 mesi

Fonte: Elaborazioni su dati Istat, rilevazione sulle forze lavoro

Fonte: Cerved

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<altri finanziatori > 12 mesi

obbligazioni > 12 mesi

altri finanziatori _ 12 mesi

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L’approfondimento | La relazione della Banca d’Italia

e da un ampio consenso attorno alla sua fi -gura, la Banca d’Italia non aveva lesinatocritiche, senza avere timore di cadere nelde litto di leso governo. Perché nei confron-ti di un esecutivo tecnico, come quello gui-dato da Mario Monti, Visco è stato così po -co incalzante?», si chiede Di Vico, che elen-ca la mancata citazione della riforma delmercato del lavoro, o del decreto sviluppo,tema caldissimo a giugno. Infine, governa-tore anche troppo tenero sulle banche: «Èvero che le ha invitate a snellire l’articola-zione societaria, a diminuire il numero del -le sedie dei consigli di amministrazione e aintervenire sul costo del lavoro ma il go ver -natore, prima di ogni altra cosa, è parso far -si carico del malessere e dei rischi di demo-tivazione che attraversano i gruppi dirigen-ti bancari. Dal suo autorevole scranno li haassolti dall’accusa di aver chiuso i rubinet-ti, di aver fatto mancare risorse all’econo-mia reale e quando ha puntato il dito sulpeggioramento della qualità del credito haindividuato quasi esclusivamente cause e -so gene alla banca».

Lo sguardo sull’EuropaI passaggi che il governatore ha dedica-

to all’Europa sono stati invece molto ap -prezzati per il rigore analitico e lo spirito co -munitario, «ed è sicuramente da condivi-dere il rimprovero, rivolto a tutti noi», ag -giunge l’editorialista del «Corriere», «di nonaver saputo approfittare pienamente di duecondizioni di vantaggio apportate dall’eu-ro: la stabilità dei prezzi e i bassi tassi diin teresse». L’attenzione sul grande malatodi questi mesi lascia così leggermente sul -lo sfondo l’Italia. La crisi dell’euro e del l’Eu -rozona lo impone, così come impone di ri -petere il mantra dei momenti più difficili:«Per emergenze straordinarie, misure stra -ordinarie», ribadisce Visco. Dopotutto, i de -stini dello Stivale e del Vecchio Continentesono legati a doppia mandata l’uno all’al-tro. Il governatore non ha sfumato la gra-vità della seconda recessione nazionale, edegli attacchi all’Europa e alla sua monetaunica. «Dalla scorsa estate una crisi di gra -vità eccezionale ha investito l’Europa e l’I -talia. A innescare queste nuove tensioni,

pleta costruzione istituzionale dell’Unioneincide pesantemente sul giudizio dei mer-cati. Al centro della crisi vi sono oggi dubbicrescenti, da parte degli investitori inter-nazionali, sulla coesione dei governi nel-l’orientare la riforma della governanceeuropea, sulla loro capacità di assicurarela tenuta stessa dell’unione monetaria».Ed ecco il nodo: secondo Via Nazionale, sela politica monetaria non può sanare tuttigli squilibri dell’area dell’euro può quanto-meno contenere il contagio, evitare crisisistemiche, attenuare le tensioni. «Il suocontributo a sostenere i mercati e la liqui-dità resta essenziale; l’uscita dall’attualeassetto è oggi del tutto prematura».

Il ruolo dell’ItaliaIn questo contesto, l’Italia ha compiti

non secondari da svolgere. «Li ha già ini-ziati, su tre fronti diversi ma interconnes-si», plaude Palazzo Koch. «Un settore pub-blico che tenga i conti in ordine, non spre-chi, agevoli l’economia; un sistema banca-rio solido ed efficiente; un sistema produt-tivo che sappia e possa innovare, compete-re e crescere». È vero, i differenziali di ren-dimento dei titoli pubblici sono ingrati, enon sembrano tener conto di quanto è sta -to fatto. «Ma da tempo era chiara in Italial’urgenza di due azioni di politica economi-ca obbligate e interrelate: mettere il bilan-cio pubblico su una dinamica sostenibile ecredibile e rianimare la capacità di cresci-ta dell’economia attraverso incisive rifor-me strutturali. Il governo Monti», ricordaVisco, «le ha intraprese entrambe».La prima azione è stata rapida, decisi-

va: secondo le previsioni il disavanzo pub-blico sarà quest’anno molto al di sotto dellimite del 3 per cento. Nel 2013 sarà vicino

Le imprese con meno di 10 addetti,

che in Italia rappresentano oltre il 30%del valore aggiunto e circa la metà degli occupati,

risultano caratterizzate da un peso

dei debiti finanziari più elevato rispetto agli altri Paesi

«Per l’Italia il 2012 non potrà che essere un anno di recessione»,ha rilevato il governatore di Bankitalia

Ignazio Visco. «Una ripresa potrà affiorare verso la fine dell’anno,

con probabilità tanto maggiore quanto più saranno efficaci gli interventi strutturali

per l’ottimizzazione delle risorse pubbliche e private,

e quanto più chiara e decisa saràla coesione dell’Unione europea»

oltre al peggioramento delle prospettivedel l’economia globale, l’aggravarsi dellecon dizioni finanziarie della Grecia e i ti -mo ri suscitati dall’annuncio del coinvolgi-mento del settore privato nella riduzionedel debito pubblico greco. Le tensioni si so -no estese ai mercati finanziari e bancaridel l’area dell’euro e hanno direttamentecol pito l’Italia e la Spagna». «Variazioniim provvise dei flussi di capitali privati»,ha continuato Visco, «hanno aggravato glisquilibri nelle bilance dei pagamenti dialcuni Paesi europei. La ripresa produtti-va ha subìto rallentamenti o inversioni.Sono venute alla luce vulnerabilità di sin-goli Paesi membri: nel nostro, la bassa cre-scita e l’elevato debito pubblico. L’in com -

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L’approfondimento

al pareggio strutturale e il debito pubblicoinizierà a scendere in rapporto al Pil, gra-zie anche al completamento della riformaprevidenziale. Si è però pagato il prezzo diun innalzamento della pressione fiscale a li -velli ormai non compatibili con una cresci-ta sostenuta. La buona notizia è che l’i na -sprimento sarà temporaneo. «La sfida si spo -sta», guarda avanti la Banca d’Italia. «Oc - corre trovare, oltre a più ampi recuperi dievasione, tagli di spesa che compensino ilnecessario ridimensionamento del peso fi -scale. Se accuratamente identificati e ispi-rati a criteri di equità, i tagli non compro-metteranno la crescita; potranno concor-rere a stimolarla se saranno volti a rimuo-vere inefficienze dell’azione pubblica,semplificare i processi decisionali, conte-nere gli oneri amministrativi». Insomma,coniugare rigore e crescita è sì complicato,ma non impossibile. Ancora, «i margini di -sponibili per ridurre il debito anche con ladismissione di attività in mano pubblicavan no utilizzati pienamente», così comeha fatto il governo nel decreto sviluppo, po -co dopo il monito.«La seconda azione, quella delle riforme

strutturali, ha incontrato maggiori e più dif -fuse resistenze, ma ha comunque già conse-guito importanti risultati; ha aperto un va -sto cantiere, i cui lavori vanno proseguiti,con energia accresciuta e visione ampia, dal -l’istruzione alla giustizia, alla sanità», con -clude il documento. «L’impegno è a sfoltire erazionalizzare le norme, a non far salire laspesa pubblica complessiva; le priorità dispesa possono però essere riviste a paritàdi saldo di bilancio, ad esempio a favoredel l’istruzione e della ricerca».In conclusione, tirarsi fuori dallo stret-

to passaggio che attraversiamo impone co -sti a tutti. «Sono costi sopportabili se ri par -titi equamente e con una meta chiara. Il per -corso non sarà breve», avverte l’Istituto.«La società italiana non può non confron-tarsi con un mondo cambiato, che non con-cede rendite di posizione. Al tempo stesso,la politica deve assicurare la prospettivadi un rinnovamento profondo che coltivi lasperanza, vada incontro alle aspirazionidelle generazioni più giovani». •

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Eventi | Assemblea

Dall’alto: Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria;il comandante dell’Accademia militare Massimiliano Del Casalee il rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia Aldo Tomasi;Giovanni Arletti, Elena Salda, Giorgio Squinzi, Roberta Caprari,Pietro Ferrari e Vincenzo Cremonini

48 OUTLOOK

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UNITInel nome

dell’impresa

La solidarietà degli imprenditori e delle istituzioni

all’Area Nord devastata dal sisma

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50 OUTLOOK

Colpiti dalla tragediaLa nostra regione sta vivendo un’auten-

tica tragedia: il sisma del 20 e del 29 maggioha devastato la nostra terra, ha ferito in ma -niera indelebile la nostra gente, ha distrut-to le nostre case e le nostra fabbriche. Ma so -prattutto ha fatto strage di vite umane. Ed èalle troppe vittime di questa immane trage-dia, sette nel ferrarese e 17 nella nostra pro -vincia, che oggi, giornata di lutto nazionale,rivolgiamo il nostro pensiero: ai cittadini co -muni, agli operai, ai tecnici, agli imprendi-tori che hanno perso la vita. E qui permet-tetemi un pensiero speciale al nostro colle-ga Mauro Mantovani, titolare della Aries,un esempio di coraggio e di dedizione alla suaazienda. Vorrei esprimere il mio più profon-do cordoglio per la loro tragica scomparsa eunirmi, a nome di tutti gli imprenditori, aldolore dei familiari.

Ovviamente, il precipitare degli avveni-menti ci ha costretto a mutare radicalmen-te il programma della nostra assemblea. Ab -biamo pensato che fosse importante lascia-re spazio alle riflessioni di alcuni dei nostricolleghi così duramente provati da una ca -lamità che sta mettendo in ginocchio tuttal’attività produttiva dell’Area Nord. Oggi sa -ranno loro i protagonisti: Giuliana Gavio lidella B.Braun Avitum Italia, Nicoletta Raz -zaboni della Cima, Vainer Marchesini dellaWam Group e Roberto Fabbri dell’Abk. Sa -ranno loro che, sollecitati da Dario di Vico,editorialista del «Corriere della Sera», illu-streranno la situazione del territorio, da ran -no conto dell’entità delle distruzioni, masoprattutto si faranno portavoce delle ne -cessità urgenti e delle misure da prendere.

Prima del sisma avevamo pensato di a -prire i lavori della nostra assemblea con un

filmato che testimoniasse l’orgoglio del fareimpresa di cui è fortemente pervaso il no stroterritorio. Mentre lo realizzavamo si so noverificate le prime scosse. Per questo ave-vamo deciso di riportare anche alcune im -magini del terremoto per significare la vo -glia di ripartire. Poi è accaduto l’irreparabi-le. Morti e distruzioni ancora più gravi. Eb -bene, nonostante l’infierire degli eventi, hopensato che valga la pena mostrare questofilmato. Non per un moto di rimpianto o dirassegnazione, ma invece proprio per dareconto, senza spavalderia ma con orgoglio,di come eravamo e di come torneremo ilprima possibile.

Il dopo emergenzaTutti noi abbiamo impresse nella mente

le immagini delle persone sfollate, delletendopoli, delle macerie degli edifici storici

Eventi | Assemblea

Vogliamotutti tornare

a produrre

La relazione del presidente

In un periodo già molto difficile il terremoto ha infierito pesantemente sulla nostra realtà economica.

Ora serve che le istituzioni diano il loro sostegno. Perché vogliamo tornare come eravamo il prima possibile

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OUTLOOK 51

I In questo momento così difficile, ho ritenuto di con-centrare l’attenzione del mio intervento su una paroladeterminante, fiducia, e sull’importanza che noi si abbiafiducia, che si sappia infondere in noi stessi e negli altrila fiducia. Giorno dopo giorno, nel corso della vita avetedimostrato in modo tangibile cosa significhi avere fidu-cia, pensare in modo positivo, adoperarsi per migliorarele condizioni dell’uomo e costruire una società capace dirispondere, almeno in parte, ai suoi bisogni. Come cre-dente e come vescovo, in un momento di prova così dif-ficile come quella che tutti stiamo vivendo, mi pongouna domanda e la lascio a ciascuno di voi. È ragionevolepensare di essere soli o di potere fare da soli proprioora che si aspettano cose grandi e importanti per lanostra realtà e la nostra nazione? Non posso che ricor-dare, come vescovo, che il Signore ci è vicino. Credenti onon credenti, abbiamo bisogno di sentircelo dire.Benedetto XIV ha ricordato che, se anche uno non crede,nel momento della prova e delle difficoltà rende menodura la vita il pensare che Dio esiste. Non sto parlandodi sollievo o sostegno psicologico: la presenza delSignore rappresenta la chiave di lettura per interpretarela realtà in cui ci troviamo a vivere.Può essere d’aiuto anche avere un esempio che ci guidi.Permettetemi di citare san Benedetto, una figura davve-ro interessante, la cui regola diversi saggi hanno postoall’origine della cultura occidentale e della nostra

moderna imprendi-toria. San Benedet -to visse in annidrammatici: con lamorte di Teodoricoe il fallimento delsuo sistema politi-co l’Italia cadde inun lungo periodo ditotale desolazione,caratterizzato dacarestie, saccheggi,pestilenze. La grande tradizione culturale di Roma sem-brava essere giunta al capolinea. La risposta di sanBenedetto fu straordinaria: non solo un nuovo modoconcreto di vivere, ma una nuova società improntata auna visione diversa del mondo. Si impegnò, infatti, a raf-forzare la comunità non solo con una regola del «fare lecose» ma, ancora più importante, offrendo le ragioniultime che devono motivare l’agire dell’uomo.Ecco, in definitiva, perché ho portato questo esempio.Anche oggi è urgente generare una nuova forte motiva-zione verso il raggiungimento di obiettivi comuni in unaprospettiva che superi l’uomo. Una visione nuova del-l’impresa avrà un impatto reale anche sulle generazionipiù giovani che, lo sappiamo bene, attendono con ansiauna nuova concreta sorgente di positività.

Monsignor Francesco Cavina: «L’importanza della fiducia»

Il vescovo di Carpi ha portato agli imprenditori parole di conforto

Il pensiero commosso di tutti gli imprenditori è andato

a Mauro Mantovani, titolare della Aries,morto sotto le macerie

del suo capannone il 29 maggio. E per ricordare tutte le vittime

del terremoto, il presidente PietroFerrari ha invitato tutti i partecipanti

all’assemblea di Confindustria Modenaa rispettare un minuto di silenzio

Monsignor Francesco Cavina

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Eventi | Assemblea

Ventiquattro persone sono morte euna intera comunità è stata colpi-

ta. Un lutto che deve fare rifletteretutti e deve impegnarci a migliorare ilnostro agire, i nostri investimenti,aumentando la nostra responsabilità,per rialzarci presto. Per fare presto ebene. E rimetterci a correre perché, èancora più vero oggi, «il mondo ciama ma non ci aspetta». Il sisma haavuto effetti devastanti, e ricordiamoche siamo ancora «dentro» il terre-moto, perché lo sciame sismico nonsi è mai fermato dal 20 maggio, con

50-60 scosse al giorno, alcune ancoradi magnitudo elevata. E ogni volta sideve ricominciare da capo, perché illavoro fatto fino ad allora deve essereazzerato e si deve ripartire con i con-trolli e le verifiche. Questo rende piùdifficile rispondere alla marea dirichieste di controlli.Dobbiamo ricordare e ringraziaretutte le forze dello Stato, i volontari, idipendenti comunali, i sindaci, gliamministratori, che sono sul territorio

Gian Carlo Muzzarelli: «Lavoriamo per la ripresa»L’assessore regionale alle Attività produttive ha illustrato gli interventi

e gli impegni degli enti locali per le aree terremotate

insieme alla comunità che sta cercan-do di reagire e di riprendersi. E dob-biamo ringraziare i tanti imprenditori:tra coloro che ho incontrato in questigiorni tutti, nessuno escluso, mihanno confermato che vogliono starequi e ripartire da qui. Questo credoche debba essere il nostro impegnomaggiore. E lo ha confermato, fin dalprimo momento, il presidente dellaRegione Emilia-Romagna VascoErrani, che nei prossimi giorni sarànominato commissario (anche se si èdeciso di fare una cabina di regia con

i sindaci e i presidentidelle province). Èstato molto chiaro:azioni di emergenzacollegati alla ripresa.Vedete, ci sono 75campi, 54 comuni col-piti, oltre 16.000 per-sone assistite dallaProtezione civile sonoin Emilia. È stato col-pito tutto: industrie,case, servizi pubblici,scuole, ospedali, ser-vizi per anziani, i cen-tri per lo sport e lacultura, tutto lo stra-ordinario patrimonio

culturale, religioso, storico. Interi cen-tri storici sono stati messi in ginoc-chio e le infrastrutture di difesa idrau-lica e del territorio sono fuori uso.Di fronte a questo, ci è stato dato attoche ci siamo mossi con tempestività ein modo efficace. D’altronde, tutti stia-mo facendo il massimo e dobbiamocontinuare a fare il massimo. Ora ilgoverno ha già stanziato, con unprimo provvedimento, 2,5 miliardi: 500milioni per il 2012, un miliardo per il

2013 e altrettanto per il 2014.Ovviamente è solo un primo sforzo,perché si tratta di cifre che non saran-no sufficienti a coprire i danni, cheancora non sono quantificabili, maammontano sicuramente a diversimiliardi di euro.Come Regione, stiamo cercando dirispondere con l’attenzione necessa-ria, provando a ridare certezze. Hoascoltato con molta attenzione ildibattito degli imprenditori dell’AreaNord. C’erano riflessioni e richiamimolto simili a quelli che mi hannoriferito altri imprenditori in questesettimane. Quello della ripresa pro-duttiva è un problema che dobbiamoaffrontare tutti insieme. Noi stiamolavorando alacremente per accelerarela ripresa delle attività produttive,mettendo naturalmente al primoposto l’obiettivo della sicurezza.Bisogna, infatti, essere molto chiari.Lo dico perché quello che è accadutonon deve ripetersi. Dobbiamo lavorarecon la testa rivolta in avanti, consape-voli che quello che è avvenuto, d’orain poi, farà da spartiacque: lavorareper ripristinare la «normalità» avendocome riferimento il 19 maggio non èpiù possibile, perché dobbiamo ren-derci tutti conto di cosa è successo edi cosa sta ancora accadendo. Conresponsabilità. E grazie all’ordinanzadel dipartimento della Protezione civi-le del 2 giugno, si è voluta allargare laplatea dei professionisti abilitati aicontrolli per fare di più e soprattuttoin tempi più rapidi, accelerando itempi delle verifiche dei danni e ditutto ciò che è necessario alle impre-se per ripartire.In queste ore, dopo un confrontoapprofondito con i vertici degli ordini

52 OUTLOOK

L’assessore regionale Gian Carlo Muzzarelli

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e dei capannoni industriali crollati o grave-mente danneggiati. Devo dire che abbiamopotuto constatare una reazione esemplare:pur nella tragedia, grande compostezza esenso di responsabilità da parte dei cittadi-ni ed enorme determinazione e voglia di ri -partire subito da parte degli imprenditori.Sono arrivati i primi aiuti per l’emergenzada parte del governo. E le istituzioni, dallaRegione alle Provincie e ai Comuni, dallaProtezione civile ai Vigili del fuoco, stannofacendo il massimo. La macchina della soli-darietà, a tutti i livelli, è a pieni giri.

Tutto questo va benissimo. Ma dobbia-mo guardare oltre. Al dopo emergenza. Aquando sui nostri territori si spegneranno iriflettori dei media e la nostra gente dovràsopportare il peso di una tragedia che a vràripercussioni lunghissime. Dico subito chenoi non lasceremo nulla di intentato af -finché l’attenzione dello Stato e di tutte leal tre istituzioni rimanga ai massimi livelli.È stata colpita una zona che vale l’1 per cen -to del Pil nazionale. Pertanto, invito il go -ver no a considerare come un investimentoutile per tutto il Paese le risorse economi-che da destinare per ripartire. Il terremotoha fatto crollare le fabbriche. Ma se non visa ranno risorse sufficienti, il rispetto deitempi e semplificazioni burocratiche, saran -no le attività lavorative a crollare.

Per questo la strategia immediata damet tere in atto si fonda su quattro elemen-ti sostanziali: i capitali sufficienti per ripar-

tire; il cuore, ovvero il coraggio di rimetterein moto le attività. E per fortuna abbiamovi sto che questo non manca, sia da partede gli imprenditori sia delle maestranze. Eancora, i tempi, che devono essere certi e ipiù rapidi possibile. Perché un fermo di me -si può significare perdite di quote di merca-to considerevoli, con effetti sull’economiapiù distruttivi del terremoto stesso. Infine,la sicurezza: il principio della massima si -curezza sarà il cardine della ripresa. Ci ten -go a sottolineare che prima del terremoto,qui da noi, tutti gli attori dell’amministra-zione, dell’economia, della società civile, han -no operato affinché si rispettassero le rego-le e lo sviluppo degli insediamenti industria-

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• 1 Giovanni Messori, direttore di Confindustria Modena• 2 Luca e Laura Panini• 3 Il vescovo di Carpi monsignor Fancesco Cavina e il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini • 4 Mariangela Grosoli• 5 Fermo Ferrari, Giuseppe Iadarola e Gianfranco Levoni• 6 Giorgio Squinzi e Sergio Sassi

professionali degli ingegneri, architet-ti, geometri, con i quali istituiremo neiprossimi giorni un tavolo di lavoro perla ricostruzione, la Regione e il gover-no stanno mettendo a punto unanorma per disposizioni straordinarie eurgenti per la ricostruzione, proprio inmerito al rilascio del certificato prov-visorio di agibilità sismica, alle misu-re di sicurezza da adottare, ai tempientro i quali si dovranno completarele verifiche e gli adempimenti. Lanostra richiesta è di prevedere duetempi: un primo tempo in cui metterein sicurezza gli stabilimenti industrialicon una visione «dopo 19 maggio»,fissando tre elementi fondamentaliper il lavoro di ripristino rapido dellasicurezza degli stabilimenti, e poi unsecondo tempo, più lungo, per fareulteriori verifiche e consentire laripartenza delle imprese. Ovviamente,la messa in sicurezza delle struttureattraverso i collegamenti degli ele-menti strutturali, le tamponature, lescaffalature (è la mancanza di questeopere che durante il sisma ha creatograndi problemi tecnici e danni) è laparte che dovrà essere affrontatasubito, e le nuove disposizioni sonostate concepite per tenere conto siadelle urgenze dell’economia e dellariapertura degli stabilimenti sia del-l’imprescindibile esigenza di sicurez-za delle strutture e delle persone.Il lavoro del tavolo regionale con ilsistema economico e sociale è fonda-mentale, per unire gli sforzi e agirenell’interesse dell’economia e dellenostre comunità. Io vorrei assicurareche stiamo lavorando con moltaresponsabilità per trovare tutte lesoluzioni affinché dall’Emilia-Romagna parta un messaggio: noisiamo una grande forza, il Paese lodeve riconoscere, dobbiamo avere lerisposte che ci meritiamo per ciò cheabbiamo dato, perché vogliamo tuttiinsieme dare il nostro contributo perla crescita.

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li avvenisse in maniera regolata, efficientee rispettosa del territorio circostante.

Tornare a produrrePer questo siamo pronti a fare al più pre-

sto tutto il possibile per mettere in sicurez-za le nostre imprese. Però abbiamo bisognodi regole certe e chiare. Fin dalla prima scos -sa di domenica 20 maggio Confindustria Mo -dena si è attivata per fornire informazionioperative utili. Nelle settimane successiveabbiamo lavorato fianco a fianco con la Re -gione e la Protezione civile. Un primo risul-tato è costituito dall’ordinanza firmata sa -bato dal capo dipartimento della Prote zio -ne civile Franco Gabrielli sulle proceduresem plificate di agibilità. D’accordo con i sin -dacati, e con un protocollo a valenza regio-nale, sono già stati attivati gli ammortizza-tori sociali a decorrere dal 20 maggio. Stia -mo lavorando con la Regione affinché il Fon -do centrale di garanzia copra fino all’80 percento dei mutui che il sistema bancario stamettendo a disposizione. Sul fronte della so -lidarietà è già attivo un conto corrente con-giunto Confindustria e Cgil, Cisl, Uil. E neapriremo uno specifico di Confindustria Mo -dena, al quale contribuiremo in maniera si -gnificativa, perché abbiamo tante associazio-ni territoriali che vogliono manifestare con -cretamente la loro solidarietà. Infine, nellaprossima giunta di Confindustria Modenapro porrò di deliberare la rinuncia al versa-

mento dei contributi associativi 2012 pertutte le aziende colpite.

Noi emiliani siamo fatti così. Siamo e sa -remo sempre uomini e donne del fare, del-l’operare, dell’agire, del costruire e del tra-sformare. E vogliamo rimanere tali. Anzi,abbiamo il dovere di rimanere tali. Per evi-tare che, in un contesto già così drammati-co di crisi economica, altre persone restinosenza lavoro. Per questo vogliamo tornareal più presto nelle nostre fabbriche. Per ri -metterle in sesto e per ripartire, insieme al -le persone che lavorano con noi, facendo sìche la produzione si rimetta in marcia. Nelno me di una missione che non ha solo a cuo -re il profitto ma nella piena consapevolezzadi come le nostre aziende dispongano anchedi una imprescindibile funzione sociale. Neusciremo, come sempre abbiamo fatto, rim-boccandoci le maniche. È per questo chetanti nostri colleghi giustamente scalpita-no, insieme ai loro lavoratori. Ed è per que-sto che invitiamo le autorità e i poteri delloStato a non indugiare. Lo ha ribadito ancheil governatore Errani: «Vogliamo ripartire,mentre gestiamo l’emergenza stiamo già la -vorando alla ricostruzione».

Insieme agli imprenditori associati

Vorrei ora voltare pagina e passare auna parte un po’ più formale del mio discor-so. Rivolgendo agli imprenditori associati il

• 7 Anna Zannoni, Alfonso Panzani e Matteo Richetti, presidentedell’Assemblea dell’Emilia-Romagna• 8 Federico Corradini e Ferdinando Giacinto• 9 Vincenzo Cremonini• 10 Marco Stella, Ilario Benetti,Raffaele Cantile, Davide Malagolie Roberta Caprari• 11 I parlamentari Giulio Santagatae Giuliano Barbolini e Luigi Cremonini• 12 Paolo Toselli e Umberto Bernardi • 13 Claudio Giberti e Massimo Toschi• 14 Claudio Lucchese e Gian Luca Sghedoni• 15 Giovanni Ferrari• 16 Riccardo Bertolini• 17 Franco Stefanie Roberto Lancellotti• 18 Giovanni e Marco Arletti• 19 Marco Fusaro, ispettore della Polizia stradale, Ettore Caselli e le parlamentari Manuela Ghizzoni e Mariangela Bastico• 20 Ennio Cottafavi, Alberto Marri e Leonello Guidetti• 21 Elena e Luciano Salda• 22 Roberto Fabbri, FrancoManfredini, Armando Cafiero e Franco Vantaggi• 23 La presidente del consiglio comunale di Modena Caterina Liotti,Mara Bernardini, Luigi Verrini e Tiziano Santini

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mio caloroso ringraziamento per avermivo luto per altri due anni alla guida di Con -fin dustria Modena. L’ampio consenso e spres -so nei miei confronti mi lusinga e mi esortaa rafforzare il senso di responsabilità e lospirito di servizio che hanno accompagnatoil mio precedente mandato. Quattro anni faavevo accettato la candidatura nella pienaconsapevolezza che non ero solo: accanto ame avevo imprenditori di ampia esperienzae di forte creatività. Sono state le loro doti,ancor più del mio impegno, a qualificare ilruolo di Confindustria Modena.

L’economia modeneseNon vi è dubbio che l’economia modene-

se sia una realtà ancora forte. Ma è anch’es-sa sottoposta a prove continue di tenuta: ilcompito di Confindustria Modena e del suovertice è di mettere le imprese nelle condi-zioni di rispondere in maniera appropriataalla difficile congiuntura attuale. Ed è pro-prio da qui che prende avvio la mia rifles-sione. Dalla recessione che sta colpendo l’I -talia, l’Europa e il mondo e di cui non si in -travede ancora la fine. Vogliamo capire co -me reagire, come contrastare una domandache non vuole crescere, su quali asset dob-biamo fare leva, su quali punti di forza dob-biamo investire risorse intellettuali ed eco-nomiche. E per fare ciò credo sia indispen-sabile ragionare su alcuni concetti di fondo,sui valori che costituiscono le fondamenta

del nostro fare impresa e del nostro essereimprenditori in uno dei momenti più diffici-li dall’ultimo dopoguerra.

L’orgoglio di fare impresaPer questo voglio cominciare da un con-

cetto che forse ad alcuni può sembrare reto-rico, ma che a mio avviso, oggi più che mai,è un cardine imprescindibile su cui poggiail nostro sistema: l’orgoglio di fare impresa.I nostri colleghi dell’Area Nord ce ne stannodando una prova tangibile. Quando guardoal mio essere imprenditore, e provo a pensar-ne il significato oltre l’attività produttiva, cheovviamente rimane centrale, mi ven gono al -la mente esempi dal passato che indicanouna continuità profonda. E, allora, il fare im - presa mi riporta alla mente tutta una tradi-zione storica di sapienza manifatturieranella quale il nostro Paese ha brillato lungoi secoli, mostrando forza, intelligenza, lun-gimiranza e capacità di anticipare il futuro.Ebbene, è venuto il tempo di ricostruire unanarrazione autentica del fare impresa. Il no -stro sforzo deve essere rivolto a mostrare co -me l’industria sia una parte importante del -la cultura italiana, al pari di quelle risorse,artistiche, culturali e ambientali, che tuttoil mondo ci invidia.

Non dimentichiamo che siamo il secon-do Paese manifatturiero d’Europa, dopo laGermania. E che l’Emilia-Romagna concen-tra un settimo dei 140 distretti industriali i -

taliani. Ma noi sappiamo che un’economiasenza prodotti e beni da scambiare rischiadi essere come un albero senza radici, trop-po esposta ai capricci del tempo e del vento.Ed è questo il momento per ribadire che sipuò fare industria in Italia e che la forza delnostro Paese sta proprio nel suo saper pro-durre. La classe politica, anziché reagire conarroccamenti, dovrebbe cogliere la sfida checi lancia questa pesante fase recessiva. Do -vrebbe innovare e sciogliere i nodi e le arre-tratezze del sistema Paese.

Dovrebbe rendere la società meno inges-sata e più aperta. Dovrebbe rimuovere gliostacoli alla competitività. E contrastare laburocrazia davvero soffocante.

Il lavoro che vogliamoIl secondo punto di riflessione riguarda

il lavoro che vogliamo. Noi imprenditori sia -mo i primi a ritenere il lavoro fondamenta-le. Sono rimasto molto colpito da una consi-derazione dell’arcivescovo di Modena mon-signor Lanfranchi, che in occasione di unavisita da noi in Confindustria ha affermato:«Voglio bene agli imprenditori perché dan -no lavoro».

Credo che esemplifichi in maniera per-fetta il senso e la profondità della nostramis sione. Certo, il lavoro si è trasformato.E una parte del nostro Occidente ha persodi vista la im portanza del lavorare. La vo -rare e produrre beni e servizi è così diventa-

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• 24 Valerio Scianti, Rodolfo Vignocchi,Marco Maletti, Benedetto Grossi e Romano Maletti• 25 Stefano Bonaccini• 26 L’onorevole Carlo Giovanardi ed Ettore Caselli• 27 Maurizio Tironi e Giancarlo Vezzalini• 28 Alberto Marri, Walter Caiumi, monsignor Cavina, Giovanni Arletti e Roberto Iseppi• 29 Alessandro Rovinalti, ValentinaAgnani, Alessio Balestri ed Erika Dal Rio• 30 Giovanni Ferrari e Pietro Ferrari• 31 Lidia Cevolini, Alberto Bergaminie Claudio Stefani• 32 Danilo Montecchi e Gianmarco Messori• 33 Fausto Tarozzi, Gianandrea Raisie Giuseppe Zanardi• 34 Marco Padovani• 35 L’assessore provinciale Egidio Paganie l’assessore di Sassuolo Claudia Severi• 36 Massimo Galassini e Gian Luca Sghedoni• 37 Giuseppe Molinari• 38 Giordano Bruni e Paolo Ferrari• 39 Carlo Borsari, Tiziano Nerie Plinio Vanini• 40 Antonio Panini• 41 Il presidente della Camera di Commercio Maurizio Torreggiani,Gaetano Maccaferri e l’onorevole Ivano Miglioli• 42 Vainer Marchesini e Giorgio Squinzi

Eventi | Assemblea

ta un’attività secondaria. Invece, il lavorocon i suoi valori intrinseci permette l’affer-mazione della dignità dell’individuo. E, dun -que, la crisi può rappresentare un’occasio-ne per sottolineare con forza la rilevanzadel la manifattura e del lavoro di qualità.

Nel nostro Paese esiste una paradossalediscrepanza tra domanda e offerta di occu-pazione. Ovvero, esistono posti di lavoronon ricoperti a fronte di tanti giovani inoc-cupati o disoccupati. È, dunque, così diffici-le trovare il modo per colmare questa diffe-renza? Il nostro obiettivo è di salvaguarda-re e tutelare quanto più possibile l’occupa-zione delle nostre imprese. E ci augurerem-mo che le organizzazioni sindacali compren-dessero, senza pregiudizi, il nostro impegnoal riguardo. Non mi sono ancora soffermatosulla riforma del lavoro in corso. Sarò moltofranco. Così come si sta profilando non ci pia -ce. Ha ragione il professor Boeri quando di -ce che dalla mediazione tra governo e parti-ti è uscito un risultato al ribasso. Il compro-messo raggiunto ci consegna un mercatodel lavoro che non guarda sufficientementeai giovani e aumenta sia il cuneo fiscale siala complessità della procedura dei licenzia-menti. Lo sforzo è stato notevole. I risultatimodesti.

La crescita possibileE siamo giunti a un terzo concetto basila-

re: la crescita possibile. Perché si inneschi

una spinta verso la crescita economicaoccorre un’assunzione di responsabilità eun lavoro comune da parte di tutti gli atto-ri e le categorie che hanno a cuore il benes-sere generale. Il compito del pubblico è didelineare un quadro chiaro di regole.

Di dotare il mondo economico degli assetadeguati per competere.

E qui apro un capitolo che rimanda di -rettamente alla realtà locale. Il sistema del -le nostre infrastrutture. Già all’inizio delmio mandato avevo individuato nello Sca lointermodale di Marzaglia uno degli elemen-ti essenziali per la competitività del nostroterritorio. Ebbene, le cose sono andate a -vanti, ma non con la velocità che avremmovoluto. Finalmente è arrivato l’ok per labretella Modena-Sassuolo, fondamentaleper gli assetti viari del nuovo scalo merci diMarzaglia. Ora è venuto il momento di pen-sare seriamente anche alla direttrice Mo -de na-Lucca. Lo sbocco al Tirreno non puòrimanere solo un’ipotesi. Tornando allo sca -lo, siamo ancora alle prese con pastoie bu -rocratiche che non permettono di dare av -vio alla progettazione esecutiva. Credo cheal riguardo la politica locale abbia un ruolodecisivo. Ed è a voi assessori e amministra-tori che mi rivolgo: imprimete l’accelerazio-ne necessaria per superare l’ultimo miglio.Le imprese non possono più aspettare. Lamag gior parte di noi imprenditori gira ilmon do. E abbiamo bene evidenti i tassi di

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sviluppo con cui stanno crescendo le econo-mie dei Paesi emergenti. E considerato chenon vogliamo rassegnarci al declino, abbia-mo ancor più ragione a invocare la definizio-ne e il rafforzamento di un’opportuna corni-ce competitiva. Il sistema Paese deve co min -ciare a funzionare davvero. Le imprese deb-bono essere messe in condizione di compe-tere alla pari con i concorrenti. Questa do -vreb be essere, a nostro avviso, la funzioneprimaria del governo dei tecnici. Ma ancheuno dei compiti indispensabili di quella po -litica che ci auguriamo tornerà a svolgerecon rinnovato senso di responsabilità il pro-prio ruolo. La crescita possibile (altro chefarneticazioni sulla decrescita) è dunque ilperno di quella che consideriamo come unaautentica rivoluzione culturale che deve fa -re breccia sull’opinione pubblica.

Il rapporto tra imprese e istitutidi credito

Il quarto punto sostanziale per il nostrosistema economico riguarda il rapporto conil credito. Se il compito dell’imprenditore èquello di produrre al meglio delle sue possi-bilità, allora deve tornare a trovare nel si -stema del credito un alleato disponibile asup portarlo nelle sue iniziative. Senza cre-dito, l’economia muore, e con essa si sfaldaun’intera società. Le banche, come è stato perlungo tempo, devono tornare a stare al fian-co delle imprese e devono continuare a cre-

dere nei loro progetti. Invece, le imprese sitrovano continuamente a fronteggiare un i -nasprimento delle condizioni creditizie. Di -venta pertanto di importanza vitale la ca -pa cità degli istituti di credito di valutare at -tentamente il merito di credito, senza faremancare il sostegno finanziario ai clienti sol -vibili e degni di fiducia. Ed è su questo pun -to che chiediamo agli istituti di credito ilmas simo sforzo. Noi dobbiamo essere otti-misti per mestiere. Quindi vogliamo conti-nuare ad a vere fiducia in un sistema banca-rio che sap pia ascoltarci e accogliere le no -stre richieste.

Il ruolo della politicaVeniamo ora a uno degli ultimi spunti di

riflessione: il ruolo della politica. Se la no -stra mission è quella di produrre ricchezzae valore per le comunità, qual è la missiondella politica? Credo che la politica debbariappropriarsi delle sue ragioni originarie.Democrazia, ovvero «potere del popolo» e«be ne comune»: sono queste i prin cipi e le fi -nalità che hanno legittimato l’esercizio del -la politica con l’idea di mettersi a disposi-zione della cittadinanza. Se osserviamo irisultati delle recentissime elezioni ammi-nistrative, il mes saggio appare lampante. Icittadini non hanno rigettato la politica.Hanno, invece, voluto censurare gli atteg-giamenti e il modo di agire dei partiti tradi-zionali. La loro pervicacia nel lasciare tutto

assolutamente immutabile e conforme agliinteressi dei grup pi che li dirigono ha ali-mentato quella categoria che ci siamo abi-tuati a chiamare “antipolitica”. Ma che aben guardare corrisponde a una richiesta dipolitica seria e rispettosa dei cittadini e delsenso delle istituzioni.

Quando pensiamo ai compiti della politi-ca, nella sua accezione alta e responsabile,dobbiamo pensare ai pilastri dell’interessenazionale: il benessere, la libertà, la sicu-rezza della popolazione. E possiamo conve-nire sul fatto che la politica buona e di qua-lità è quella di cui si ricordano, distintamen-te, le «imprese e le gesta». E allora coraggio,a chi anche in questa sala rappresenta inmodo diretto la politica. Non vi è altra solu-zione se non ritornare allo spirito di servi-zio che prevede la nostra Costituzione, dan -do a cittadini e imprese un obiettivo comu-ne, un disegno in cui tutti insieme credere eimpegnarsi, riaccendendo il motore dellacrescita e dello sviluppo.

Senza i quali non esiste possibilità au -tentica di fare ripartire una dinamica posi-tiva di redistribuzione e di riduzione di quel -le disuguaglianze sociali che spaventanonoi imprenditori per primi.

La Confindustria che vogliamoInfine, consentitemi qualche parola sul

nostro sistema associativo. La crisi di rap-presentatività che affligge la nostra demo-

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crazia liberale ha investito tutte le sedi ele articolazioni della società civile, e nonsolo politica. E non ha risparmiato il no -stro sistema associativo, che in effetti ne -cessita di una «manutenzione innovativa».E di qual che riforma. D’altra parte, il pri -mo esempio lo si dà a partire dalla ge stio -ne della propria casa. Dobbiamo prosegui-re il lavoro di contenimento dei costi e dimi gliore efficienza, per giungere a una sem -plificazione organizzativa che eviti i nu tilisovrapposizioni e improduttivi doppioni difunzioni. Dobbiamo applicare il con cettodi rete anche al nostro sistema. Soprat tut -to fra le associazioni territoriali. Si trattadi un percorso che noi stiamo già sperimen-tando con l’Associazione Industriali di Reg -gio Emilia.

Da tutte le nostre componenti associati-ve, dalle ter ritoriali alle categorie, dalle pic -cole alle grandi, giunge la richiesta di ren-dere più incisiva l’azione di Confindustria.In che modo? Aumentando la capacità dicoinvolgimento delle associazioni e delle im -prese nell’elaborazione delle proposte e del -le soluzioni ai problemi economici e di for-nitura di servizi. Tenendo insieme il microe il macro, l’interesse peculiare del mondoproduttivo e quello generale del Paese. Inuna parola, dobbiamo da un lato essere por -tatori del massimo di autorevolezza e dal-l’altro essere polo attrattivo delle miglioriprofessionalità del sistema Italia. Solo co -sì potremo rispondere al meglio alle neces-sità delle nostre imprese.

Credo fermamente che que sti siano ipunti su cui tutti, ognuno con il proprioruo lo e con le proprie competenze, dobbia-mo impegnarci con la massima determina-zione. E qui prendo a prestito le parole delnostro presidente Giorgio Squin zi: «Nonstiamo chiedendo e non chiederemo la lu -na. Vogliamo poter lavorare in un Paese me -no difficile, più normale e più simile agli al -tri Paesi avanzati». Noi ci crediamo. E pen - siamo sia possibile. La fiducia ci viene guar -dando l’esempio che stanno dando i nostricolleghi imprenditori colpiti dal terremo-to. Il nostro auspicio è che questa fiducianon venga tradita. Per noi, per tutti, per ilbene del Paese. •

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Vainer Marchesini, Wam

La situazione della mia azienda è questa: dopo il 20maggio, il 50 per cento degli stabili aveva tenuto,

ma dopo la seconda scossa la resistenza delle struttu-re si è ridotta di circa il 70 per cento. Adesso la situa-zione è caotica, non sappiamo con certezza se e quan-do po tremo ispezionare i nostri capannoni, per capire

OUTLOOK 59

La tavola rotonda

A una sala gremita di colleghi Roberto Fabbri, Giuliana Gavioli, Vainer Marchesini

e Nicoletta Razzaboni, sollecitati dalle domandedi Dario Di Vico, editorialista del «Corriere della Sera»,hanno portato la diretta testimonianza di una tragedia.

Ma con lo sguardo già rivolto al dopo terremoto

Gli imprenditoriraccontano

qual è la situazione all’interno. Attraverso una veduta dall’altodel no stro sito produttivo di Ponte Motta ci siamo resi conto chesono da risistemare oltre 35.000 metri quadrati di capannoni. Eallargando il campo a considerazioni più generale, non vi è dub-bio che sia mo in un momento gravissimo: la crisi ha depaupera-to le aziende di capitali e adesso proprio di capitali abbiamo unbisogno urgente e immediato. I costi continuano a correre ma ifatturati sono al palo da 15 giorni e l’indebitamento delle azien-

de, inesorabilmente, si ingigantisce. I criteri di Ba -silea 2, senza le ga ran zie dei capannoni, sono cartastraccia. Lo Stato deve fa re un intervento straordi-nario e concederci soldi a lungo termine e a fondoperduto. Ma deve farlo subi to: il fattore tempo è unavariabile fondamentale per il no stro riscatto. La Bas -sa, come ha ricordato il presidente Pietro Ferrari, ha

WAM, l’impresa di Ponte Motta di Cavezzo fondata da Vainer Marchesini nel 1969, è diventata un gruppo internazionale da 1.800 dipendenti (di cui oltre 400 in Italia) e un fatturato da oltre 200 milioni di euro.

Controlla nove marchi ed è specializzata nella progettazione, nello sviluppo e nella produzione di filtri depolveratori e di macchine sia per la separazione meccanica di solidi e liquidi, sia per il trattamento, lo stoccaggio, l’estrazione, il dosaggio e la miscelazione di materiali in polvere e granuli. Conta oltre 50 brevetti internazionali e ogni anno

la holding investe oltre il 5 per cento del fatturato in ricerca e sviluppo

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contribuito enormemente alle cas se delloStato: con le nostre attività rappre sen -tiamo l’1 per cento del Pil. Questa è un’a -rea così densamente produttiva anchegra zie a maestranze dotate di notevoli co -noscenze e di acutissime intelligenze. Ilpri mo patrimonio di questo territorio è lano stra gente: non possiamo perderlo.

In questi giorni c’è un problema che sipo ne con drammatica evidenza: la deser-tificazione della Bassa. C’è chi effettiva-mente pre dica lo spostamento tempora-neo della pro duzione in altri luoghi, mapos siamo avere la certezza che poi si tor-nerà indietro? Si di ce che «per conquista-re un cliente non ba sta una vita, per per-derlo è sufficiente un at timo»: è la verità.Il mercato è per sua stessa essenza volati-le. In questo momento la concorrenza stacercando di strapparci cli enti con le piùdisparate offerte. Intanto noi, nostro mal-grado, vediamo le commesse sce mare e gliordini annullarsi. Oggi siamo u na nime -men te riconosciuti come vit time di un ca -taclisma naturale, mi auguro che non di -ventiamo anche le vittime del cataclismaprovocato dalla burocrazia.

Vorrei spendere due parole anche sultema della responsabilità. Siamo stati cri-minalizzati e additati come coloro che han - no imposto ai propri lavoratori di andarea lavorare senza nessuna precauzione. Èfal so. Posso dire che la mia azienda, dopola prima scossa, aveva certificati e docu-menti in ordine per riprendere a lavorare.E poi, ci sono tanti dipendenti che sono iprimi a vo ler ricominciare. In fondo, cosìcome è sta to finora, il nostro futuro èinsieme. Il problema è un altro. In Giap -pone, dove ho al cuni uffici, questo è unterremoto ordinario, qui ha avuto effettidevastanti. Vo glia mo riconoscere con one-stà che siamo di fron te a delle forti lacunenella stesura del la map pa sismica, chehanno avuto ri percussioni nella legisla-zione vigente? Ci è sempre stato detto chela nostra provincia non era si smi ca, per-ché siamo appoggiati sulla sabbia. Ab -biamo scoperto che era tutto sbagliato. Ilpunto vero, quindi, è che anche i capanno-ni so no stati costruiti con parametri erra-

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OUTLOOK 61

ti. I fab bricati che accolgono le nostre attività han no subìto unaforza d’urto cinque volte su periore a quella per cui erano staticoncepiti. Mi spiace dirlo, ma in questo disastro c’è una respon-sabilità ma croscopica della burocrazia.

Giuliana Gavioli, B.Braun Avitum Italy

Il distretto del biomedicale conta circa 150 aziende, di cui cin-que sono multinazionali. Dopo il primo terremoto risultava

dan neggiato il 70 per cento di queste imprese, con la secondascossa la percentuale è arrivata all’85 per cento. A Mirandola na -scono i prodotti per la dialisi dei pazienti cronici. In Italia ci sono45.000 pazienti in dialisi cronica, di cui 20.000 serviti proprio daciò che viene prodotto a Mirandola. Oltre a ciò Mirandola è il cuo -re anche dei prodotti per le malattie rare.

Il problema più grande, per il futuro del distretto, è che lemultinazionali rimangano in loco. Per le migliaia di dipendentiche occupa, ma anche per tutti i lavoratori dell’indotto. Abbiamobisogno di un segnale chiaro e concreto da parte delle istituzioni.Perdere 15 giorni per noi equivale a perdere fatturato, mercati eforse la possibilità di trattenere a Mirandola il biomedicale. Per -sonalmente sto lottando con la mia proprietà per evitare lo spo-stamento, cercando di arrivare, al massimo, a portare transito-riamente la produzione in aree attigue. Tra le misure urgenti ene cessarie per il nostro settore, c’è il recupero dei crediti che van -tiamo dalle pubbliche amministrazioni: solo per il nostro distret-to si parla di circa 500 milioni di euro.

Siamo ancora in uno stato di emergenza, quindi mi fa piaceresentire parlare di ricostruzione, ma vorrei anche che si rimar-casse l’importanza della condivisione delle responsabilità. Pri -ma di ricostruire tout court, occorre fare sopralluoghi minuziosi,con tecnici e professionisti preparati che ci dicano se lo stabili-mento è in grado di garantire l’incolumità e la sicurezza dei no -stri dipendenti. Vorremmo avere delle risposte tecniche di sup-porto alle nostre decisioni, ma il punto è che nessuno, in questo

momento, vuole prendersi nessun tipo diresponsabilità. Un dirigente, quale io so -no, ha il dovere di informare la proprietàse valga la pe na o no ricostruire nel mede-simo luogo, come ricostruire e con quali cri -teri, come fortificare l’esistente, se neces-sario.

Nicoletta Razzaboni, Cima

Per quello che ci riguarda, di due stabi-limenti uno è risultato inagibile e, seb-

bene non sia crollato, abbiamo iniziato lademolizione. Il nostro lavoro è fermo, come

pure l’indotto e tutti i contoterzisti. I nostri clienti ci sono solidalia parole, credono nella nostra ripresa, ma intanto fioccano ledisdette degli ordini. Ricordiamo che chi ha perso la propria casanon può perdere anche il lavoro, sarebbe uno colpo mortale. E nonposso fare a meno di pensare al problema assicurazione: tantissi-me aziende non avevano un’assicurazione sul terremoto. Oggi, do -po i tragici eventi del 20 e 29 maggio, non c’è nemmeno un’assicu-razione disposta a coprire il rischio. E se anche ci fosse, non vo gliopensare al premio che chiederebbe.

La mia sollecitazione è questa: se navigano nell’incertezza lemul tinazionali, provate a immaginare in che situazione caoticasia no state lasciate le piccole e medie imprese, che notoriamentehanno le spalle meno larghe e strutturate. In questo momento nonsappiamo neppure se hanno ancora valore o meno le certificazioniche ci erano state rilasciate in prima battuta.

Chiediamo dunque tempestività, certezze e chiarezza nella ca -tena di comando. Le istituzioni in questo momento non stanno fa -cendo una bella figura: la Regione dice una cosa, la Protezione ci -vile un’altra. Se è vero che per ripartire abbiamo bisogno di inve-stimenti enormi, almeno cerchiamo di impiegare queste risorsenella maniera migliore possibile, per ricostruire bene e in sicurez-za. Si dice che nei provvedimenti del governo ci sarà la sospensio-ne del pagamento delle tasse per le imprese fino a settembre.Francamente, più che una banalità mi è sembrato quasi un affron-to: non c’è un’azienda nei nostri comuni che possa prevedere quan-do si potrà tornare a produrre, come è possibile che in tre mesi sipossano ricreare le condizioni per avere tasse da pagare?

Per quanto riguarda l’applicazione della cassa integrazione, de -vo dire che abbiamo apprezzato i tempi rapidi con cui si è portatoa casa il risultato; Confindustria si è spesa subito e bene su questo

B. BRAUN AVITUM ITALY fa parte del gruppo tedesco B. Braun, che vanta oltre 170 anni di esperienza nel mondodella salute ed è presente in Italia come prima filiale estera dal 1922. La sede di Mirandola, con 175 dipendenti,è l’unica divisione della multinazionale a produrre attrez-zature monouso per la nutrizione artificiale, con 49 milioni di fatturato consolidato nel 2011. La quota export è del 57per cento, soprattutto in Europa, Asia, Usa, Sud America

CIMA da 50 anni è al servizio delle banche e delle più grandi imprese industriali italiane. Costituita nel 1955 dal suo attuale presidente Giuseppe Razzaboni, ha puntato il suo sviluppo sulle tematiche della sicurezza, dai serramenti blindati ai controlli degli accessi tramite bussole antirapina agli attuali e più sofisticati sistemi di allontanamentodel denaro. Oggi annovera tra i propri 250 clienti bancari i più grandi istituti di credito italiani ed esteri. Nel 2010 ha fatturato 20 milioni di euro, con una quotaexport del 55 per cento (Africa, Europa, America). Conta un’ottantina di dipendenti.

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tema. Ma perché non pensare a fare rientra-re le maestranze in azienda applicando lo -ro la decontribuzione? Si tratterebbe di sol -di che andrebbero ad alimentare investimen-ti in azienda, per la ricostruzione e l’acqui-sto di nuovi macchinari. Concordo con Mar -chesini, il rischio delocalizzazione esiste, èreale, perché mentre noi siamo costretti al -l’immobilità, il mondo continua ad andareavanti. C’è solo un modo per scacciare que-sto fantasma: ripartire immediatamente con

investimenti certi.

RobertoFabbri, Abk

Il terremoto ha col -pito, seppure inmo do mar ginale, an -che il settore cerami-

co. Ha messo in ginocchio una decina di a -ziende, che rappresenta l’8 per cento dellapro duzione di tutto il distretto ceramico i -ta liano. Perché Finale Emilia di fatto è unaappendice, territorialmente distante da Sas -suolo ma produttivamente importante perquesto settore. Nel nostro stabilimento diFi nale, per fortuna, non ci sono stati dannistrutturali, però abbiamo avuto problemi aimacchinari, il disallineamento dei forni, eguasti al magazzino robotizzato. Dopo la pri -ma scossa del 20 maggio eravamo stati ingrado di preventivare le consegne in 15-20giorni e la ripresa della piena produzionein un mese. Oggi purtroppo le carte in tavo -la sono state nuovamente scompigliate e

Eventi | Assemblea

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OUTLOOK 63

bran coliamo nel buio. Che fare del certifi-cato di staticità ottenuto dopo il pri mo ter-remoto? Abbiamo un disperato bi sogno diregole certe e concretezza di aiuti, per far sìche da questa tragedia si possa uscire nellamaniera migliore che conosciamo: ricomin-ciando a lavorare più forte di prima. Per far -lo occorre che la burocrazia non ci tolga os -sigeno. Il nostro Expo è adesso, qui in E -milia: rimbocchiamoci le maniche e tuttiinsieme ripartiamo. Siamo una provincia cul -la del made in Italy che non può capitolare.Dopo la crisi dell’euro il Paese non può reg-gere la crisi dell’Emilia: siamo uno dei mo -tori di questa nazione. È interesse di tuttiche il nostro territorio riprenda a vivere, aprodurre, a lavorare. •

ABK nasce nel 1992 e si specializza nel settore del rivestimento ceramico. Grazie a una serie di acquisizioni strategiche, arriva a distinguersianche nella produzione di pavimenti in gres porcellanato. Oggi l’aziendaè una realtà riconosciuta a livellointernazionale, che conta due importanti realtà industriali, a Finale Emilia e a Solignano, che operano in sinergia con il polologistico di Fiorano Modenese. Nel 2010 ha fatturato oltre 87 milionidi euro, ha una quota export del 41 per cento in tutto il mondo,e ha 250 dipendenti, di cui 120 in provincia di Modena

Il dramma dell’Emilia

Sono profondamente colpito per ciòche è successo, per il dram ma cheha scosso l’Emilia-Romagna. Sono

fortemente legato a questa terra e conoscoda sempre, la generosità di cuore, la tem-pra e il carattere della sua gente. Ma no -nostante quello che è successo, questo ter - remoto ha rafforzato una mia convinzio-ne: può tremare questa regione ma nontre ma la sua gente. Perché vedo in tuttivoi quel coraggio che conosco, la voglia el’or goglio di recuperare e di ricominciare.

Le conclusioni del presidente di Confindustria

Noi industriali continueremo a impegnarci finché non avremo recuperatociò che abbiamo perso. Lo dobbiamo anche alle vittime di questa tragedia

GiorgioSquinzi

E noi imprenditori ci siamo, crediamo inquello che facciamo e vogliamo ripartireil prima possibile, perché lo stare fermi, l’i -noperosità e il piangersi addosso sono con -cetti che non ci appartengono. Noi indu-striali continueremo a impegnarci finchénon avremo recuperato ciò che abbiamoperso, lo dobbiamo anche alle vittime diquesta tragedia. Perché l’Emilia è una zo - na di eccellenza per l’economia del nostroPaese fatta di grandi distretti e di piccolerealtà produttive capaci di competere sulmercato globale e di continuare un per-

Il presidente di ConfindustriaGiorgio Squinzi.

Nelle pagine a fronte,

due immagini del sisma

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Vi riserva la miglior accoglienza e servizioa condizioni competitive

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OUTLOOK 65

corso di crescita e di sviluppo. Ripartire infretta è la parola d’ordine, ma dando al con -tempo massima importanza alla sicurez-za: nessuno vuole precipitare le cose, nes-suno vuole prendersi rischi eccessivi, mabisogna andare avanti e garantire le con-dizioni ottimali per questa parte del Paese,che è tra le più avanzate e produttive ditut ta Europa.

Sebbene i danni di questo terremotosiano più alti di quello che si potesse im -maginare, i duecento milioni di euro chel’Unione europea ha annunciato di averemesso a disposizione sono senz’altro un se -gnale importante. Ma certamente non suf-ficiente, e proprio per questo bisogna acce-lerare sulla crescita e affrontare i nodi chefrenano lo sviluppo. Quello che è successo,tutte le difficoltà che stiamo affrontando,devono portarci a un nuovo «Rinascimentoindustriale», le imprese devono avere la pos -sibilità di lavorare in un Paese normale,che ci consenta di fare il nostro mestiere,che è quello di promuovere l’innovazione,produrre ricchezza, portare lavoro.

Risolvere i problemiEsistono poi alcun problemi urgenti su

cui bisogna agire in fretta, a partire dallasemplificazione burocratica. Si potrebbe de -finire la madre di tutte le riforme, perchéab biamo una burocrazia che soffoca le no -stre aziende e ne limita la competitività.Al tro tema scottante è quello dei tempi dipagamento della pubblica amministrazio-ne verso le imprese: novanta miliardi di de -bito non sono da Paese civile. E ancora, l’ac -cesso al credito per le aziende è ancora trop -po limitato, deve essere facilitato e reso piùdisponibile, e il carico fiscale è troppo pe -sante, con regole non uniformi, poco linea-ri e trasparenti. Il nostro Paese, poi, è an -cora estremamente carente sul fronte del -le infrastrutture materiali e immateriali: cisono ancora troppe grandi opere che sten -tano a partire e, per quanto riguarda le in -frastrutture di rete, a oggi siamo ancoralontanissimi dall’obiettivo della normati-va europea, la quale prevede che entro il2018 il 50 per cento della popolazione siacollegato in banda larga.

Anche le relazioni industriali sono un im -portante fattore di competitività per il no -stro Paese, e la riforma del mercato del la -voro, così come strutturata dopo una lun-ghissima discussione e trattativa, non è as -solutamente accettabile. Riduce la flessibi-lità in entrata senza aumentare in modo a -deguato quella in uscita. Mi auguro che inParlamento sia modificata e resa più vicinaalle esigenze delle imprese, e per fare que-sto, credo molto che con il dialogo continuoe costruttivo tra le parti sociali si pos sanoraggiungere risultati importanti.

Combattere per la crescitaQuelli che ho elencato sono problemi

gravi del Paese, problemi a cui chiediamosiano date soluzioni. Ma per fare tutto que-

sto è necessario che anche noi, come siste-ma Confindustria, realizziamo cam bia men -ti profondi. Dobbiamo portare avanti unapro fonda riforma del nostro sistema as so -ciativo per ottimizzarne le performance e ri -durne i costi. E la mia presidenza andrà inquesta direzione: ho incaricato una commis-sione, coordinata da Carlo Pesenti, per ar -ri vare in un anno a concretizzare un realeprogetto di cambiamento della nostra as -sociazione. Inoltre, come sistema associa-tivo stiamo seguendo precise metodologiedi intervento e in particolare stiamo lavo-rando su quattro specifici dossier: energia,credito, edilizia e meccanica. Sul fronte e -nergia, è un dato di fatto che le imprese i -taliane pagano il trenta per cento in più ri -spetto a quelle europee, bisogna che pro-duttori e consumatori si siedano attorno aun tavolo e trovino presto soluzioni efficien-

ti per ridurre questo gap. È necessario, poi,far ripartire il mondo dell’edilizia, un set-tore ad alta intensità di mano d’opera cheincide molto sul livello di disoccupazione delnostro Paese e che ormai, da troppo tempo,è drammaticamente in crisi. Infine, dobbia-mo sostenere il settore della meccanica: in -di pendentemente dalle scelte della Fiat, nonpossiamo dimenticare le migliaia di impre-se che operano in questo settore e che de -vo no essere supportate per restare compe-titive sul mercato.Più in generale, dobbiamo andare avanti epuntare tutto sulla crescita, altrimenti ilrischio è un declino lento e inesorabile delnostro Paese. Oggi la disoccupazione gio-vanile supera il 35 per cento, se continuaco sì rischiamo la perdita di una intera ge -nerazione, se non addirittura due, e questocome imprenditori non lo possiamo per -mettere. Perché a rimetterici è tutta la na -zione. Penso però che si debba puntare auna crescita virtuosa che spinga nella di -re zione di creare occupazione e, come af -fermava Carlo Azeglio Ciampi, che la com-petitività delle nostre imprese manifattu-riere non sia un valore di per sé, fine a sestesso, ma sia un fattore di crescita finan-ziaria, economica, civile e sociale per ilnostro Paese.

Sostenere l’EuropaInfine, non posso dimenticare, per le

implicazioni che riveste, il tema del l’Eu -ropa. Mi sono sempre dichiarato europei-sta convinto, e non sono l’unico a ritenereche, se Atene dovesse uscire dall’Europa,l’intero sistema che siamo riusciti a co strui -re in questi decenni salterebbe e la specu-lazione internazionale si accanirebbe con-tro gli altri Paesi più esposti, tra cui il no -stro. L’euro ha già dimostrato di non esse-re una moneta artificiosa, ma ora occorreuno sforzo ulteriore, trovando le sinergieper costruire una politica economica co -mune che supporti le scelte finanziarie. Sideve arrivare a realizzare gli «Stati Unitid’Europa» e per farlo occorrono politicheserie e coordinate per welfare, fisco, ener-gia e in frastrutture, oltre che una vera Ban -ca centrale. •

Eventi | Assemblea

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Confindustria Modena è in Rete.E propone un giornale on line che offre il meglio

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Attraverso una comunicazione tempestiva, EmmeWeb segue l’evoluzione dell’economiamodenese, raccoglie opinioni qualificate, riportala voce del mondo imprenditoriale, ma soprattuttoparla di imprese, mettendo in vetrinai vertici produttivi e le attività più significative.

EmmeWeb è uno strumento di informazionesemplice e immediato, che consentedi seguire e verificare lo sviluppodei principali settori produttivi locali.Nell’home page si trovano le notizie più rilevanti del momento; economia, finanza, imprese, estero, società, attualità e opinioni sono le sezioni in cui è suddiviso il giornale; video e foto gallery offrono le immagini degli eventi e delle iniziative che Confindustria Modena ospita o promuove.

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68 OUTLOOK

Ritratti d’impresa | Budri

«Il sisma del 29 maggio ha leso il nostro stabilimento ma non il nostro spirito». È la frase che campeggia sul sito web di Budri. Tra Mirandola e Verona è ripresa l’attività nell’esclusivomondo degli intarsi in marmo. Un servizio completo capace di rispondere a ogni esigenza di una clientelaper lo più straniera. E tra le novità anche i tagli di marmo che diventano gioielli by Bulgari

di Arianna De Micheli

Come centinaia di altre, l’azienda mirandolese è stata gravemente colpita dal terremoto ma sta combattendo per risollevarsi

Èrimasto quello di sempre. «Non puoi essere un “provinciale”per 25 anni e poi proporti come il fenomeno del momento». Madi qualità ne ha dimostrate Gian Marco Budri, imprenditore di

Mirandola che con la sua azienda copre senza rivali quel particolaresegmento del mercato che è l’esclusiva «sartoria haute couture» delmarmo. Di recente però anche Budri ha dovuto confrontarsi con un e -vento inatteso e gravissimo che ha messo in ginocchio la realtà econo-mica del comprensorio dell’Area Nord, già alle prese con le difficoltà diuna crisi epocale. È infatti il 20 maggio quando la terra trema per laprima volta. Una scossa terrificante, violento prologo di un terremotoche toccherà l’apice nove giorni più tardi. Il bilancio lascia sgomenti:

una trentina di vittime e 350fe riti tra Reggio Emilia, Mode na,Ferrara e Bologna. Un tributo inac -cettabile preteso da un sisma, di fatto nonancora archiviato che ha divorato il patrimo-nio economico e storico di interi comuni dellapro vincia di Modena, che risulta la più colpita. Ep -pure, nonostante il territorio sia devastato, i cittadini ele imprese non si arrendono e subito si attivano per rialza-re il capo. «L’azienda ha subìto danni per oltre cinque milioni dieuro. A distanza di un mese dal terremoto», spiega l’imprenditore,

I sarti del marmo

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Gian Marco Budri

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Ritratti d’impresa | Budri

70 OUTLOOK

I numeri | La maison del marmoGrazie alla pluriennale esperienza, l’attività

Budri coinvolge ambiti diversi. Dai pavi-menti modulari o a intarsio ai complementi didesign, dalle pareti a traforo autoportanti ai lo -ghi in marmo realizzati per boutique e ho tel,l’offerta proposta dalla maison sartoriale delmar mo mirandolese non sembra conoscerelimiti. Da diversi anni in pole position nel pa -norama internazionale e con una capacità pro-duttiva notevole che le consente di presidiarecantieri ovunque nel mondo, Budri ha realiz-zato l’anno scorso un fatturato di otto milioni dieuro. Un giro d’affari in costante cre scita (nel2011 del 30 per cento rispetto al l’anno prece-dente) e con una quota export che sfiora il 99per cento. Conta su un organico di 27 unità, lacui età media non supera i 35 anni. In ItaliaBudri ha firmato Villa Ales sandrini a Modena,

sette residenze private in Costa Smeralda,l’aeroporto di Alghero e il Grand Hotel MolinoStucky di Venezia. Ma è all’estero, tanto in Eu -ropa quanto in Asia, A fri ca e America, che l’a -zienda di Mirandola continua a dare il megliodi sé: ad esempio a Doha, nella residenza pri-vata di sua altezza reale la principessa delQatar, o in Egitto sulle tre navi da crociera «TheQueen of Thebes», o addirittura in Giapponenel le boutique Her mes. Senza dimenticare lenu merose residenze private degli emiri saudi-ti a Londra e le realizzazioni di esterni e inter-ni «firmate» in Germania, Spagna, Russia eSviz zera. In Fran cia Budri ha lasciato la pro-pria impronta all’Hotel Martinez di Cannes,mentre in Ir landa ha reso unici i quattro centrifitness di Dublino di proprietà del l’In ter na tio -nal Leisure Group.

Un esempio delle lavorazioni di Budri: in questo caso l’interior è ispirato all’Africa

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«siamo stati costretti a demolire due capannoni lesio-nati in modo grave e abbiamo trasferito la produzionein provincia di Verona. A Mirandola sono invece rima-sti gli uffici, di fatto illesi, e la parte commerciale». InVeneto Budri ha affittato una struttura di 3.000 metriquadri (contro i 5.900 pre-sisma dedicati alla produ-zione) e il 29 giugno ha ripreso a pieno regime la pro-pria attività. «Ogni giorno, con il treno, accompagnia-mo a Verona i nostri ragazzi. E ogni sera rientriamotutti insieme a casa».

Avere trovato la forza di ingranare la marcia nono-stante tutto è certo una soddisfazione non di poco con -to per un ex alunno mediocre sui banchi di scuola ma do -tato di una rara, istintiva propensione al commercio. «Imiei genitori gestivano un piccolo laboratorio do verealizzavano scale e pavimenti. Io, già all’età di 14 an -ni, spesso facevo “cabò” e giravo per cantieri a pro muo -vere i loro manufatti». Ora che di anni ne ha po co più di50, l’ex adolescente recalcitrante agli studi da ragio-niere da crisalide si è trasformato in una farfalla sem-pre in volo. «O forse in una mosca bianca», argomentaBudri. «Infatti, se fossimo diventati leader nello sfor-nare ceramiche o generi alimentari, non dico che sa -rebbe stato ovvio ma se non altro più normale per il no -stro territorio». Verona e la zona di Carrara: sono que-sti i luoghi deputati alla lavorazione del marmo, nonModena, che piuttosto è terra di piastrelle, motori e delbuon gusto a tavola. Ma, a ben guardare, il leitmotiv èproprio l’inimitabile tradizione artigiana che per la no -stra provincia rappresenta da sempre il valore aggiun-

«Le nostre operesono il frutto

di una tradizioneantica unitaalle tecnologie più moderne»,illustra Budri.È possibile

realizzare a priori un’immagine

precisa del lavoro, comprese

le sfumature. La messa in prova, poi,

è «un momentofondamentale,

poiché garantiscela perfezionedel disegno e un assetto

cromatico perfetto»

Budri conta 50 anni di esperienza

nella lavorazione del marmo,

20 nella realizzazione artistica dell’intarsio

e già molte commesse

per i prossimi2 anni.

Opera negli ambiti più diversi: contract

e design, architettura di interni ed esterni,

edilizia residenziale e commerciale

Nel 2011 Budri ha realizzato

un fatturato di 8 milioni di euro,

il30% in più dell’anno precedente.

Conta su un organico di27 unità,

con un’età media che non supera i 35 anni.

La quota export sfiora il 99%.

Attualmente i progetti in corso riguardano

Israele, Jakarta, Londra e New York

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Ritratti d’impresa | Budri

Il progetto | La moschea di Abu Dhabi

Dopo tre anni di strenuo lavoro,nel 2007 è stata inaugurata la

Moschea Sheikh Zayed Bin Sultan AlNahyan di Abu Dhabi, seconda perdimensioni al mondo solo a quella diMedina in Arabia Saudita. È stato difatto il primo vero banco di provainternazionale per la maestria deisarti del marmo di Mirandola. Unprogetto che, come sottolinea Budri,«rappresenta la quintessenza dellacreatività e del gusto italiano». Diversi i tipi di marmi, intarsi emosaici che, orchestrati in un’ele-gante geometria floreale, donanoall’imponente luogo di culto uno stilemoderno e raffinato. I decori interniin marmo bianco Lasa rivestono untotale di cinque pareti da 1.200 metri

quadri ciascuna. Lucidata, bocciarda-ta e sabbiata la superficie marmo-rea, di per sé luminosa, conferiscealle gigantesche margherite stilizza-te un sorprendente effetto tridimen-sionale. Le pareti interne vantano3.600 metri quadri di intarsi inmarmo policromo con finitura astucco marmorino, mentre per idecori relativi a fiori e rami sonostati utilizzati marmi preziosi insie-me a lapislazzuli e sodalite.Pavimentato con la riproduzione diun gigantesco bouquet floreale, ilpiazzale esterno (17.000 metri qua-drati) ha richiesto 4.000 pannelli aintarsio e mosaico di oltre due metriper lato: l’intarsio floreale a pavi-mento più grande del mondo.

to, l’asso nella manica per qualsivoglia settore. Anchenell’esclusivo mondo degli intarsi in marmo.

«Vantiamo artigiani eccezionali», conferma Budri, «malamentiamo una certa difficoltà sul fronte commerciale.Anche noi, in principio, abbiamo commesso molti errori.Del resto, quando si è piccoli produttori ci si confrontacon il mercato e non si può che pagare pegno a questacondizione. “Marco”, mi ha detto un giorno mia moglie,“tu sei bravissimo, ma non lo sa nessuno”». Una sempli-ce frase, ed ecco che nella testa dell’imprenditore si ac cen -de una lampadina. Merito di Alessandra Malagoli, com-pagna di vita e di lavoro di Gian Marco, da subito con-scia della necessità di adottare una strategia di marke-ting davvero efficace. «Oggi alla comunicazione si deveil 30 per cento dei risultati di un’azienda», ammette Bu -dri, altrettanto consapevole dell’altro lato della meda-glia: se manca la sostanza, l’abilità serve a poco. Ma nonè questo il caso dell’impresa di Mirandola che annoverauna clientela ultra selezionata e si rivolge a un mercatoche è «nicchia nella nicchia», quello di coloro che amanocircondarsi del lusso in ogni particolare. E questo nono-stante l’attuale, irrisolta crisi economica cui Budri pareessere immune. «Le nostre opere sono il frutto di un’an-tica tradizione unita alle tecnologie più moderne. Siamopartiti dal dettaglio, ossia dagli intarsi in marmo votatialla decorazione», racconta il patron dei capolavori inpietra naturale. «E oggi, alla stregua di sarti, possiamooffrire ai nostri clienti un sevizio completo tarato ad hocsu qualunque esigenza. Seguire ogni fase della produ-zione, che è sempre affidata solo a manodopera specia-

72 OUTLOOK

Nel 1991 Budri vide per la prima volta Waterjet, una macchina a controllo numerico studiata per tagliare a freddo gli elementi della corazza esterna dello shuttle senza deformarli.

«La comprai su due piedi», conferma Budri, «investendo oltre 700 milioni di lire, praticamente il mio fatturato di allora. Quella tecnologia cambiò il concetto di taglio della pietra.

Mancava però il mercato adatto ad accogliere una tale rivoluzione, e crearlo si rivelò un’impresa più ardua del previsto»

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OUTLOOK 73

lizzata, è per noi assolutamente fondamentale». Analisi del progetto, rilievi nei cantieri in corso d’o -

pera, anticipazione del risultato grazie a una tecnologiaall’avanguardia che, attraverso la scansione, permettedi ottenere un’immagine reale (dunque completa di ve -na ture e sfumature cromatiche) della lastra di marmo.E ancora: produzione e messa in prova nello stabilimen-to di Mirandola, «uno dei momenti più importanti del-l’intero ciclo poiché garantisce la perfezione del disegnoe un assetto cromatico sempre bilanciato», imballo, tra-sporto e collaudo finale del cantiere. Sono otto gli step diun servizio a 360 gradi che ha fatto di Budri una stellanel panorama internazionale. E che consente all’azien-da di operare negli ambiti più diversi, dall’architettura diinterni ed esterni all’edilizia residenziale e commercialesenza trascurare contract e design. Cinquant’anni di espe -rienza nella lavorazione del marmo, venti nella rea liz -zazione artistica dell’intarsio e commesse per i prossimidue anni. In sintesi, passato, presente e futuro dell’e sclu -siva maison mirandolese. «Siamo cresciuti del 30 per cen-to ogni anno e oggi il nostro fatturato tocca gli otto mi -lioni di euro», aggiunge il titolare assaporando, appog-giato alla sua scrivania, un raro istante di tregua. «Ungiro di affari realizzato per il 99 per cento sul mercatoin ternazionale. Lavoriamo infatti con russi, indiani, a -rabi. I progetti più attuali coinvolgono Israele, Jakarta,Londra e New York». E in patria? «Il mercato italianonon offre le stesse importanti opportunità. Su commit-tenza araba, dovevamo iniziare la ristrutturazione di unhotel cinque stelle di Milano, splendido edificio storico»,

spiega Budri, «ma pare che l’improvvisa riduzione del bu -dget abbia bloccato ogni buona intenzione». Risale al2007, invece, la realizzazione degli interni della mo -schea di Abu Dhabi, seconda per dimensioni solo a quel-la di Medina in Arabia Saudita. «È il nostro biglietto davisita. Un esercizio di difficoltà che si è rivelato un veroe proprio trampolino di lancio».

La storia di Budri, al pari di quella di molti impren-ditori della zona, è fatta di successi ma anche di lunghian ni difficili segnati da svolte repentine e decisive, nonsempre di semplice gestione. «Il salto di qualità risale acinque anni or sono. Non ero abbastanza soddisfattodel la rete commerciale, così ho deciso di affrontare amuso duro il mercato mondiale. Una scelta corretta chetuttavia ha richiesto una nuova impostazione strategi-ca. Abbiamo assunto un direttore commerciale e au -mentato il numero dei dipendenti che da 15 sono diven-tati 27, età media 35 anni. Credo molto nella forza crea-tiva delle persone giovani e nella loro capacità didispensare energia positiva». Rafforzata la rete di agen-ti operativi all’estero e individuati nuovi rivenditori,l’impresa di Mirandola ha quindi iniziato a lavoraregomito a gomito con importanti studi di architetturainternazionali e rinomati progettisti del design (Pa tri -cia Urquiola, Iosa Ghini, Marco Piva, Mark Humphrey)conquistando un posto al sole nella vetrina del glamourinternazionale. «Abiti da abitare»: così un architetto hadefinito le creazioni firmate Budri. «Una collaborazioneche intendiamo incrementare. Lo dimostrano i cospicuiinvestimenti in tecnologie innovative e la costante ricer-ca di nuove texture di superficie volta a spalancare oriz-zonti inusuali nell’impiego del marmo», sottolinea l’im-prenditore. Versatile e plasmabile, la pietra naturalepuò essere fonte di infinte ispirazioni. «Non è infatti uncaso che la più rinomata maison di alta gioielleria italia-na si sia affidata a noi per realizzare una collezione dianelli in pietra».

Fedele alla dimensione da peso massimo conquista-ta con fatica, la maison sartoriale del marmo di Via diMezzo a Mirandola ha deciso di rinfrescare il propriolook. Lo scorso 31 marzo ha preso così il via la ristruttu-razione della sede aziendale, progetto ambizioso che nep -pure il terremoto è riuscito ad arrestare. Tanto che a set -tembre verrà inaugurato il nuovo show room. Rin for -zato con cordoli di ferro e cemento armato (indispensa-bili per reggere il peso del tetto in bronzo) l’edificio ha in -fatti superato indenne le violenti scosse. Obiettivo? Crea - re un vero e proprio atelier dove chiunque potrà toccarecon mano l’alta qualità di un prodotto artigianale al cen -

Nel marzo scorsoBudri ha deciso di ristrutturare

la sede aziendale, e il terremoto non è riuscito a fermarlo.A settembre

verrà inaugurato il nuovo show room.«Il laboratorio»,conferma Budri, «diventeràuna palestra creativa

dove architetti e progettisti avranno modo di esprimersi senza limiti»

Due esempi di interior made in Budri, il primo in stileanni Sessanta e il secondo in stile Art Déco

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Ritratti d’impresa

to per cento made in Italy. «Inoltre», aggiun-ge Budri, «il nostro laboratorio si trasforme-rà a tutti gli effetti in una palestra creativadove architetti e progettisti avranno mododi esprimersi senza limiti». Ma se è vero cheil riconoscimento del valore dell’operato Bu -dri sul piano internazionale è storia piutto-sto recente, è altrettanto vero che il primo,decisivo moto rivoluzionario che ha coinvol-to l’azienda risale all’ormai lontano 1991. «Al - l’inizio degli anni Novanta, venne presenta-ta a San Felice sul Panaro una tecnologia ditaglio mai vista in precedenza», raccontaBudri. «Si trattava di una delle prime mac-chine a controllo numerico brevettata ne gliStati Uniti e studiata per tagliare a fred dogli elementi della corazza esterna del lo shut - tle senza però deformare la materia. Il suonome era Waterjet e garantiva un’ottima in -ci sione del marmo grazie al l’u tilizzo dell’ac-qua ad alta pressione. La comprai su due pie -di investendo oltre 700 milioni di lire, prati-camente il mio fatturato di allora. Lo dico sem -pre: abituato alla bicicletta, mi ritrovai ai co -mandi di un aereo supersonico. Senza pa -tente». I successivi cinque anni (1991-1996)sono stati i più difficili nel percorso profes-sionale di Gian Marco Budri. «La tecnologiaWaterjet cambiò in modo ra dicale il concettodi taglio della pietra. Man cava però il mer-cato adatto ad accogliere una tale rivoluzio-ne, e crearlo si rivelò un’impresa più arduadel previsto. Dovetti trasformare radicalmen-te le mie attitudini di pensiero e procedere perpiccoli passi. Ricordo i primi tappeti policro-mi in marmo, l’esordio alla fiera di Bologna.Non nego di essere in ciam pato diverse vol -te». Ma senza mai cadere. E che la perseve-ranza ricompensi i co rag giosi lo testimonia-no anche i numerosi pre mi internazionali.La verità è però che solo la certezza di unacontinuità potrà davvero ren dere merito ai48 voli aerei presi da Bu dri negli ultimi do -dici mesi. «Penso sempre ai miei figli e ai fu -turi nipoti, in particolare nei momenti più fa -ticosi. E capisco che ne vale la pena». E il luc -cichio negli occhi del l’imprenditore mentreracconta dei primi pas si in azienda del mag-giore dei suoi ragazzi dà conto che, sul buonesito del futuro passaggio di testimone, GianMarco Budri non nutra dubbi. •

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COLPIRE NEL SEGNO

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76 OUTLOOK

Cultura | Modena capitale del pensiero

Ci sono le cose che restano, anche quando tuttosembra crollarti addosso. Ci sono cose che ti ser -vono per ripartire. Ci sono le cose del pensiero

e della riflessione, le «Cose» che danno il tema alla do -dicesima edizione del Festival Filosofia, in programmadal 14 al 16 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo: ine-vitabilmente un’edizione molto speciale, perché arrivaa meno di quattro mesi dal terremoto che ha sconvoltola Bassa, e diventa perciò anche un segno forte di rina-scita e di ripresa. «Rinviare o cancellare il festival? Nonci abbiamo mai pensato», rivela Michelina Borsari, di -rettore scientifico della rassegna. «Il festival deve esse-re positivo e propositivo, perché la mente è resistente».

«Si ricomincia a vivere anche ricominciando a ragiona-re insieme», aggiunge il professor Remo Bodei, docentealla University of California di Los Angeles e presiden-te del comitato scientifico. «Tra le cose del mondo, ci so -no anche le case, i palazzi, le imprese che il terremotoha segnato. Si potrà parlare anche di come ricostruire,e di come mantenere l’identità dei luoghi».

Dunque, l’edizione 2012 del festival porta in sé an -che una forte scommessa: è un atto di fiducia verso ilfuturo, e così lo vedono anche i soci del Consorzio cheor ganizza la kermesse, i tre Comuni, la Provincia di Mo -dena, la Fondazione Collegio San Carlo e la Fon da zio -ne Cassa di Risparmio. Il festival mobilita forze, ener-

Filosofia delle

COSEDal 14 al 16 settembre in programma tra Modena, Carpi e Sassuolo la dodicesimaedizione del Festival Filosofia

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COSEgie e talenti, chiama a raccolta sponsor privati e soste-nitori istituzionali (fra cui anche Confindustria Mode -na), diventa lo specchio di una Modena che sa costrui-re, anche nell’ambito della cultura. Il programma è or -mai pressoché completo, tuttavia durante tutta l’esta-te si è continuato a lavorare per individuare anche se -di alternative a quelle che a settembre non potrannoessere ancora accessibili, a causa dei danni procuratidal sisma. «Ma le piazze, le nostre piazze, saranno an -cora il cuore dell’incontro e della comunicazione», ag -giunge Michelina Borsari. «È lì che il festival è nato, èlì che continuerà a essere». Saranno più di cinquanta,infatti, le lezioni magistrali (anche in forma di dibat-

tito), con un arco di età dei relatori davvero ampio, dai29 anni di Diego Fusaro, ricercatore all’Università SanRaffaele di Milano, specialista del pensiero di Marx,fi no alle 87 primavere del sociologo Zygmunt Bau man,sempre fra i più attesi al festival, per il suo lucido sguar -do sui fenomeni del mondo. E perfino l’attore Ales san -dro Bergonzoni in piazza Grande si cimenterà in unadissertazione, naturalmente spericolata: una lezione«C’osa».

Si parla di cose, e si potrebbe pensare che il tema siaquanto mai generico, poco intrigante, magari anche a -nonimo. Niente di tutto questo: «È il tema filosofico pereccellenza: basti pensare a Parmenide o a Lucrezio, con

Una tre giorni densa di appuntamenti e di riflessioni sulle «cose».Un’edizione molto speciale, fortemente voluta nonostante i disastri del terremoto. Un segno tangibile della voglia di rinascita e di ripresadi Stefano Marchetti

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il suo “De Rerum Natura”», sottolinea Bodei.«E se c’è un’urgenza del mondo presente, èproprio quella delle cose», fa notare Mi che -lina Borsari. «Soprattutto perché le cose nonsono solo merci, ma sono quelle attraverso cuinoi ci istituiamo come soggetti». Oggetti e co -se non sono lo stesso: «L’og getto ha solo un va -lore d’uso o di scambio, e in latino objectumsignifica ciò che ci sta contro», spiega Bodei.«Invece la “cosa” è un oggetto su cui sono de -positati dei sentimenti, degli affetti, dei de -sideri o dei simboli. Pensiamo per esempio aigiocattoli dei bambini: sono pieni di valori. Emol to spesso le cose sono valutate diversamen-te secondo le culture, come ci mostrerà an chela professoressa Anne Cheng, fra i mas simi e -sperti del pensiero cinese». Del resto, comesen tenziava Protagora, «l’uomo è misura ditutte le cose».

Un viaggio filosofico fra le cose non puòche partire dall’ambito metafisico, quellopiù concettuale. E mentre vari esperti com-menteranno la lezione dei classici, ripercor-rendo le tappe del pensiero occidentale, E ma -nuele Severino affronterà le cose prime del -l’essere e Massimo Cacciari si soffermerà sul -le cose ultime, Peter Sloterdijk entrerà nelca rattere esistenziale delle cose, cioè di co meproducano esistenza umana, e il filosofo a -mericano John Searle, direttamente dall’U -niversity of California di Berkeley, per lapri ma volta al festival, parlerà della sua teo-ria sugli oggetti sociali, che istituiscono larealtà attraverso il linguaggio. Maurizio Fer -raris ci racconterà che è possibile raggiunge-re le cose e farne un catalogo, perché hannouna loro essenza, e Carlo Sini esplorerà il rap -porto fra i nomi e le cose.

Il festival andrà a catturare anche cosepiccole, piccolissime, assolutamente infinite-simali, come il bosone di Peter Ware Higgs,la particella elementare, la cosiddetta «par-ticella di Dio»: proprio il mese scorso, gli stu-diosi del Cern di Ginevra hanno annunciatodi averla scoperta dopo 48 anni di ricerche, edurante la tre giorni della filosofia AndreiLinde, fisico della Stanford University, eAntonio Masiero, vicepresidente dell’Istitu -to nazionale di fisica nucleare, la metteran-no in relazione al principio antropico. Nonsolo: nella chiesa di San Nicolò, in via Be ren -

Cultura | Modena capitale del pensiero

«Rinviareo cancellareil festival? Non ci abbiamomai pensato»,rivela MichelinaBorsari, direttorescientifico della rassegna. «Il festival deve essere positivo e propositivo, perché la menteresiste. Saranno più di cinquanta le lezioni magistrali e le nostre piazze saranno ancora il cuore dell’incontroe della comunicazione»

Qui sopra,Michelina Borsari.In alto, da sinistra:Andrea Chiesi,«Chaos 19»(particolare), 2011;Lisa Kereszi, «The Office», 2002;due immagini del pubblicodell’ultima edizionedel festival

Nella pagina precedente, accanto al titolo, un’immagine dal Museo Ettore Guatelli

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OUTLOOK 79

I numeriIl successo continuaSe le cose sono il fil rouge del Festival Filosofia di quest’anno,

anche Modena verrà percorsa, letteralmente, da una lungalinea rossa, disegnata a terra, che si snoderà fra i luoghi dellarassegna, accompagnando idealmente i visitatori di tappa in tap -pa. Quest’anno, poi, il festival si arricchisce di due nuove sedi, ilMuseo Enzo Ferrari, inaugurato proprio la scorsa primavera, e laManifattura Tabacchi: sono nuove vetrine della Modena che cam-bia, un nuovo motivo di richiamo per quanti vorranno tornare quiper partecipare a questa festa della cultura. Il festival, del resto, ci ha abituato a grandi numeri, passandodalle 34.000 presenze del 2001 alle oltre 176.000 dello scorsoanno: nelle prime undici edizioni del festival, sono stati realizzati1.790 eventi, con 449 lezioni magistrali tenute da 225 filosofi. Sonostate calcolate più di un milione e 200.000 presenze. Tre anni fa èstato costituito il Consorzio per il Festival Filosofia che la scorsaprimavera ha confermato tutte le cariche: anche per i prossimi treanni l’assemblea sarà presieduta da Giorgio Pighi, sindaco diModena, mentre la guida del consiglio direttivo (l’organismo ge -stionale e amministrativo dell’ente) rimane affidata a Franco Taz -zioli, segretario generale della Fondazione Cassa di Risparmio diModena. Fra i servizi innovativi che vengono introdotti per questa dodice-sima edizione del festival, c’è anche un’applicazione gratuita dascaricare sul proprio smartphone per essere costantemente ag -giornati sul programma e sulle novità, e per non perdere mai lastrada del pensiero.

Ma le cose non sono solo puro pensiero. Le cose si fanno, si toccano, si usano, magari si adorano e poi si gettano. Per questo una sezione del festival sarà dedicata alla produzione delle cose, gli oggetti fatti ad arte. Del resto, Modena è una capitale delle cose belle, delle auto da sogno, degli abiti di firma,dei prodotti alimentari di prima qualità

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80 OUTLOOK

Cultura | Modena capitale del pensiero

ga rio a Modena, potremo addirittura entra-re nel mistero del meccanismo di Higgs, gra-zie a una suggestiva installazione didattica,«Il dono della massa», a cura di Vincenzo Na -polano e Antonella Varaschin. Entrando nelpercorso, ci vedremo dapprima immersi nelcaos dell’universo primordiale, e poi inizie-remo a prendere forma, fino a riconoscere lanostra immagine definita.

Ma le cose non sono solo puro pensiero. Leco se si fanno, si toccano, si usano, magari siadorano e poi si gettano. Tutta una sezione delfestival sarà dedicata alla produzione delle co -se, dunque agli artefatti, gli oggetti fatti adarte: del resto, Modena è una capitale delle co -se belle, delle auto da sogno, degli abiti di fir -ma, dei prodotti alimentari di prima qualità.Si parlerà dunque del ruolo del design (confirme di spicco, come Giorgetto Giugiaro, chesarà ospite del Museo Enzo Ferrari, o An drea

Branzi), o dei processi artigianali e artisticicon il sociologo Richard Sennett. Produzionesignifica lavoro umano, un tema caldissimo eun terreno di confronto cruciale: Ota de Leo -nardis si occuperà delle trasformazioni dellavoro in senso sociale, mentre Enzo Rullanici condurrà nei meandri di un’economia im -materiale, dove il brand, il marchio, è spessopiù forte dell’elemento materiale, e Ar man -do Branchini, segretario generale della Fon -da zione Altagamma, ci svelerà i segreti delmondo del lusso, uno dei capitoli del made inItaly più apprezzati nel mondo. Ma si andràa scavare anche nel mondo della finanza, neldenaro che viene idolatrato, e in quei prodot-ti molto particolari che sono i derivati banca-ri, il contraltare diretto della manifattura.

Se c’è produzione, nell’economia di mer-cato, deve esserci anche consumo. «Ma nonsempre il consumo va visto come un processone gativo», dice Michelina Borsari. «Nelle stra -

In alto: Remo Bodei,Zygmunt Baumann,Salvatore Settis,Umberto Galimberti,Massimo Cacciari, Emanuele Severino

Dal Museo della Figurina:in alto, «Vestito per il parco», 1932,da una serie di 25cigarette card player’s;di fianco, «Negozio di musica», 1919 circa, bollo chiudiletteraA.B.Nordiska

Le «cose» saranno il tema della dodicesima edizione del FestivalFilosofia.«Ma oggetti e cosenon sono lo stesso»,sottolineaRemo Bodei.«L’oggetto ha solo un valore di uso o di scambio,invece la cosa è un oggetto su cui sono depositati i sentimenti, gli affetti, i desideri o i simboli»

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tegie di consumo ci sono anche strategiedi riconoscimento». Di questo si occuperàZy gmunt Bauman, parlando delle trasfor-mazioni di una società in cui sono consuma-bili non solo le merci, ma anche le i den ti -tà, mentre il sociologo inglese Scott Lashspiegherà come il consumo contempora-neo diventi industria e anche cultura, edE lena Esposito mostrerà i paradossi del -la moda. Con Michela Marzano si parleràanche della donna oggetto, e Remo Bodeiin vece entrerà nell’universo degli schia-vi, gli uomini senza umanità. Con Ste fa noRodotà leggeremo il concetto di beni co -mu ni, mentre Salvatore Settis rimarche-rà l’esigenza di non consumare il paesag-gio, nostro patrimonio culturale. Ci simuoverà anche fra amuleti e feticci, per e -sempio con Marc Augé, mentre padre En -zo Bianchi, priore della comunità di Bo se,ci farà comprendere come al consumo eallo scambio si possa contrapporre il va -lore infinito del dono. Saranno studiate lepassioni delle cose e il rapporto fra biso-gno e desiderio.

Mille spunti, mille suggestioni che su -scitano, come in un domino, altre mille que -stioni: «Se la filosofia potesse dare rispo-ste, allora avrebbe finito di esistere», sor-ride il professor Tull io Gregory, accademi-

Se le cose saranno il fil rouge del Festival Filosofia, anche Modena verrà percorsa da una lunga linearossa, disegnata a terra, che si snoderà fra i luoghi della rassegna, accompagnando idealmente i visitatori di tappa in tappa. Tra le nuove sedi della kermesse ci saranno anche il Museo Enzo Ferrarie la Manifattura Tabacchi

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co dei Lincei e gran gourmet. Il festival,come sempre, abbinerà alle lezioni un ric -co programma creativo di mostre, di in -stal lazioni e di spettacoli, per passare dico sa in cosa anche con un tocco di elegan-te leggerezza. Si parlerà del riuso deglioggetti e del collezionismo, si vedrà comeda cosa nasce cosa. Dal realismo puro eradicale delle fotografie di Edward We -ston si passerà al rapporto fra parole e co -se di Antonio Porta, poeta visivo del Grup - po ’63. La nuova Manifattura Tabacchi a- prirà le porte in anteprima per ospitare iMa sbedo, noti videoartisti, che mostre-ranno dal vivo come si fa una delle loro o -pere, l’artista Andrea Chiesi a Sassuoloin dagherà sulle cose andate, «Scompar -se», e al Palazzo dei Musei di Modena sa -ranno esposti alcuni pezzi dello straordi-nario Museo Ettore Guatelli, la collezionedelle collezioni, dove si conserva di tutto,dalle scatole ai bottoni, agli orologi. E nel -la città dove è nato il mito delle «fifi», nonpotevano mancare le cose che si attaccanoal cuore, ovvero proprio le figurine Pani -ni: al Foro Boario arriverà finalmente lamostra che celebra i 50 anni di una gran-de epopea generazionale. Mentre al Mu seodella figurina vedremo le «cose da nien-te», ovvero gli oggetti di uso quotidiano,che col passare del tempo sono diventatide sueti e tra scurati.

Poi alla fine, quando avremo soddi-sfatto l’appetito del sapere, potremo an -che sederci a tavola con i menù filosofici i -deati come sempre da Tullio Gregory: as -saggeremo cose che vivono nell’acqua, ac -ciughe, tonno e baccalà, o la res absolutadella tavola modenese, il maiale, declina-to nel prosciutto e nella salsiccia, oppureil patrimonio dell’umanità del carrellodei bolliti. «”Felice chi ha potuto conosce-re le cause delle cose”, canta Virgilio. Noi,volendo evitare di perderci in sentieri chenon conducono da nessuna parte, abbia-mo preferito il gusto delle cose, che diven-tano oggetto di esperienze tutte sensoria-li», filosofeggia Gregory. E anche in que -st’anno di scosse e di paure, il festival mo -strerà a tutti che Modena è capace di faregrandi cose. •

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Cultura | Fotografia americana a Modena

I l mantello è voluttuoso, perfino sen-suale. Guardatelo bene, le sue pieghesembrano di velluto. Guardatelo me glio,

ma siete sicuri di quello che vedete? Forsequello non è un morbido telo, e neppure il si -pario di un teatro, e neanche la calda e soffi-ce coperta che vi riparerà in una sera di ven -to. No, quella è semplicemente una «cabba-ge leaf», una foglia di cavolfiore, talmenteve ra da sembrare finta, talmente reale daap parire incredibile, un elemento della vitadi tutti i giorni che si trasforma in un’iconasurrealista. «Provo una gioia superiore neltrovare le cose nella Natura già composte»,scriveva Edward Weston, uno dei più auto-revoli fotografi del Novecento. «Aveva l’in-credibile capacità di catturare l’essenza del -le cose, proprio quello che viene detto il pu -rismo westoniano», spiega Filippo Maggia,curatore capo della Fondazione Fotografiadi Modena, che al genio americano dedicaun’ampia retrospettiva all’ex ospedale Sant’A -gostino, dal 14 settembre al 9 dicembre.

Edward Weston in mostra all’ex ospedale Sant’Agostino

dal 14 settembre al 9 dicembre

A vent’anni dall’ultimaesposizione in Italia,la FondazioneFotografia di Modenadedica un’ampia retrospettiva al genio americano, propugnatore della «straight photography», la fotografia diretta.Perché secondo Weston«la fotocamera deve servire a registrare la vita»

di Stefano Marchetti

Sentirela materia

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Edward Weston, Cabbage Leaf, 1931

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Una esposizione, ma anche un evento, visto chearriva a più di vent’anni dall’ultima mostradi Weston in Italia, ed è realizzata in collabo-razione con il Center for Creative Photogra -phy di Tucson, in Arizona, che custodisce l’ar-chivio del fotografo (un tesoro di negativi epositivi): delle 110 opere fra il 1920 e il 1944,selezionate per questo viaggio nella creativi-tà di Weston, circa un centinaio arrivano dalCcp, e una decina sono invece della collezionedi Maggie Weston, moglie di Cole, figlio del fo -tografo. E se lo scorso anno, in occasione delFe stival Filosofia dedicato alla natura, gli scat-ti di Ansel Adams ci avevano accompagnatonegli straordinari scenari di montagne inne-vate e silenziose, quelle di Weston (che con A -dams fondò il gruppo f/64) sono il piatto fortedella nuova edizione della kermesse del pen-siero, che esplora le cose. «Parlando di cose, delresto, è impossibile non immaginare subito unadelle famose immagini di Weston», aggiun geMaggia. I peperoni, la conchiglia, i giocattoliindigeni, le rocce, le dune, perfino il water:sono tante le cose che Weston ha visto conocchi diversi, astraendole anche dal paesag-gio, ma con sorprendente realismo, nel rigoredel bianco e nero.Weston nacque nel 1886 nell’Illinois e (pro-

prio come avrebbe fatto anche Adams, qual-che anno più tardi) cominciò a fotografare conuna piccola macchina che gli aveva regalatoil papà: scattava nei parchi di Chicago e nellafattoria della zia. Poi a vent’anni si trasferìin California, e cominciò a lavorare come fo -tografo ambulante: «Offriva i suoi serviziporta a porta: fotografava bambini, anziani efunerali», ricorda Chiara Dall’Olio in una bio -grafia dell’artista. Nel 1911 aprì il suo primostudio, specializzato nei ritratti: «In questoàmbito riuscì a esprimere fin da subito il suotalento», dice Maggia. «Weston riusciva a tra-sformare i volti in sculture». Lo pos siamo ap -prezzare in alcune fotografie rea lizzate nel-l’arco di una ventina d’anni, dal «Blind» (ilcie co), del 1920, fino al ritratto del danzatoree coreografo tedesco Harald Kreutzberg del1932, oppure a quello del musicista Igor Stra -vinsky del 1935. Ben presto Edward Weston cominciò a di -

staccarsi dallo stile pittorialista seguìto da mol -ti fotografi che, come ricordò lui stesso, «crede-

Cultura | Fotografia americana a Modena

Il profiloMaestro della scuola americana

Edward Henry Weston nacque il 24 marzo1886 a Highland Park, Illinois. Iniziò a fo -

tografare a 16 anni, e nel 1911 aprì il suo pri -mo studio fotografico a Tropico, in California:quella sarà la base del suo lavoro per i ventianni successivi. Nel 1922 Weston visitò l’ac-ciaieria Armco a Middletown, Ohio, e scattòuna serie di fotografie che cambiarono la suacarriera: abbandonò lo stile pittorialista chea gli esordi aveva connotato il suo lavoro, einiziò a sperimentare una fotografia più defi-nita, concentrata sulle forme astratte di og -getti e di elementi organici. Abbracciò così la«straight photography», una fotografia diret-ta, più vera e reale.Nel 1923 si trasferì a Città del Messico, e aprìun nuovo studio insieme alla sua assistente,modella e amante Tina Modotti: entrò in con-tatto quindi con l’ambiente artistico messica-no, Diego Rivera, Davis Siqueiros e Josè Oro -zco. Tornato in California, nel 1929 si trasferìa Carmel e nel 1932 fondò, insieme ad AnselAdams, Imogen Cunningham e altri fotografi,il celebre gruppo f/64, con una poetica foto-grafica basata sulla nitidezza dell’immagine.Nel 1932 Merle Armitage pubblicò il primolibro di Weston, «Art of Edward Weston», enel 1937 la Guggenheim Foundation gli asse-gnò una borsa di studio per il lavoro speri-mentale: in seguito scattò numerose foto nel-l’ovest e nel sud ovest degli Stati Uniti insie-me all’assistente (e futura moglie) CharisWilson. Nel 1946, proprio l’anno in cui il Moma diNew York gli dedicò una grande retrospettiva,Edward Weston iniziò ad avvertire i primi sin-tomi del morbo di Parkinson, e nel 1948 scat-tò la sua ultima fotografia di Point Lobos. Neidieci anni successivi, Edward Weston super-visionò la stampa delle sue foto, affidata aifigli Brett e Cole, e nel 1956 la SmithsonianInstitution di Washington gli dedicò uno spet-tacolo celebrativo dei suoi successi nel cam -po della fotografia americana. Weston morì il1° gennaio 1958 nella sua casa di Carmel, Ca -lifornia: le sue ceneri sono state sparse nel -l’Oceano Pacifico, proprio a Point Lobos, sog-getto di tante sue immagini.

«Sono profondamenteconvinto che l’unica via per accostarsi alla fotografia passi attraversoil realismo»,affermava Edward Weston.«Il compito più importantee anchepiù difficile del fotografonon è imparare a usare la macchina fotograficama è vedere in modo fotografico»

«Weston aveval’incredibile capacità di catturare l’essenza delle cose, proprio quello che viene detto il purismo westoniano», spiega Filippo Maggia, curatore capo della Fondazione Fotografia di Modena

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I see no reason for recording the obvious Non vedo ragione per registrare l’ovvio

Edward Weston

Edward Weston, Saguaro, 1941

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Cultura

vano che la fotografia fosse una nuova for -ma di pittura». Weston invece si avvicinò al -la «straight photography», la fotografia di - retta, senza vezzi o interventi ma nie ristici,che altri snobbavano perché la ritenevanosolo un’operazione meccanica, non un’ar -te. «La fotocamera deve servire a registra-re la vita, a rendere la sostanza stessa e laquintessenza della cosa in sé. Sono profon-damente convinto che l’unica via per acco-starsi alla fotografia passi attraverso il rea -lismo», ha scritto Weston in un saggio che èla summa del suo programma, «Vedere inmodo fotografico». Per lui, prima ancora discattare, il fotografo doveva visualizzareden tro di sé la foto che voleva realizzare: «Ilprocesso di registrazione e la natura del-l’immagine è tale per cui essa non può so -pravvivere a interventi di correzione ma -nuale, ed è ovvio che la stampa finale devees sere concepita completamente prima del -l’esposizione». Ecco perché, sottolineava,«il compito più importante e anche più dif-ficile del fotografo non è imparare a usare lamacchina fotografica, o a sviluppare, o a stam-pare: è imparare a vedere in modo fotogra-fico». Ed ecco perché, con il trascorrere de -gli anni, l’accuratezza formale delle sue im -magini divenne sempre più profonda, qua -si maniacale nella sua perfezione. «Westonspinse la sua concezione fino al virtuosi-smo», ha annotato Beaumont Newhall, unodei massimi specialisti mondiali in que stocampo, nella sua «Storia della fotografia».«Esigeva chiarezza di forme e voleva che o -

Weston ci apre gli occhi sulle cose che ci stanno accanto ma nella manierameno banale. «Consiglio una mostradi Ansel Adams a tutti coloro che vogliono imparare a fotografare, mentre Edward Weston è per chi vuole fare della fotografia un linguaggio proprio», commenta Maggia. «Weston insegna a vedere le cose da un altro punto di vista, senza l’aura di misticismodi alcuni artisti della generazionesuccessiva, come Minor White»

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Edward Weston, Plaster Works, Los Angeles, 1925

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Cultura

gni zona dell’immagine fosse nettamentestagliata, che i materiali e le strutture a ve -ssero il fascino dell’illusione». In som ma,Weston prendeva le distanze anche dai sen -timenti che si proiettano sulle cose del mon -do, per cercare di avvicinarsi alla verità sen -za tempo degli oggetti.

Questo principio fu chiaro già quandoWeston nel 1923 si trasferì in Messico, in -sieme a Tina Modotti, l’attrice italiana chefu forse la passione più intensa della sua mo -vimentata vita sentimentale. Tina fu mo -della per Weston, anche in ritratti e nudi,e grazie a lui venne introdotta al fascinodella fotografia, per poi diventare una del -le più grandi artiste dell’obiettivo del XXsecolo. «Ma lui non si lasciò coinvolgeredal fuoco della politica tanto quanto lei a -vrebbe magari desiderato. E infatti, quan-

Progetti | Modena crocevia per la fotografiaLa mostra dedicata a Edward Weston èuna nuova, fondamentale tappa del lavorodella Fondazione Fotografia, nata in senoalla Fondazione Cassa di Risparmio diMo dena. Sarà allestita dal 14 settembre al9 dicembre all’ex ospedale Sant’Agostino,e poi circuiterà a Foligno e in altre sedi inItalia. Per la prima volta, per questa mo -stra la Fondazione introdurrà un bigliettod’ingresso (tranne che nel primo week-end, ovvero durante il Festival Filosofia):«È stata una decisione che abbiamo me -ditato a lungo», ammette Filippo Maggia,cu ratore capo della Fondazione. «Del re -sto, esposizioni di questo genere hannocosti ri levanti ma richiamano anche un am -pio pub blico, come è avvenuto per la re -tro spettiva su Ansel Adams, visitata da70.000 persone di tutta Italia, molte dellequali arrivate appositamente a Modena,anche con gruppi organizzati. Molti visita-

tori ci hanno detto che mostre come que-sta meritano che venga richiesto un bi -glietto, sia pure di prezzo contenuto. Que -sta scelta ci consentirà di andare progres-sivamente verso un’autonomia finanziariadella Fondazione Fotografia e di investirein nuovi eventi, nuove acquisizioni e nelleat tività come il master di alta formazione».Guardando anche alle iniziative già realiz-zate, Modena sta diventando un croceviaper la fotografia, e in particolare per quel-la americana. Non a caso, immediata-mente dopo la chiusura della retrospetti-va su Weston, poco prima di Natale, verràinaugurata una mostra delle opere di fo -tografi americani acquisite dalla fonda -zione, fra cui scatti di Robert Frank oAaron Siskind e, va da sé, di Ansel A -dams e dello stesso Weston. La collezio-ne della Fondazione sta infatti prendendoforma con una serie di acquisizioni mira-

te, che riguardano autori affermati edemergenti, sia in Italia sia all’estero: perquanto riguarda la sezione internazionale,si procede per aree geografiche, EstremoOriente, Europa dell’Est, Africa e MedioOriente, India, Sud America, NordAmerica, Oceania. «Il nostro intento è di dotare Modena diun patrimonio culturale in grado di duraredi rivalutarsi nel tempo», spiegano allaFondazione. E l’ex ospedale Sant’Ago -stino si candida a essere il fulcro di que-sto mondo di immagini. L’attività dellaFondazione Fotografia abbraccia anchequella del Fotomuseo Panini, rivolta so -prattutto alla storia della fotografia: unodei prossimi progetti sarà dedicato a Do -menico Peretti Griva, magistrato piemon-tese annoverato fra i principali fotografidel movimento pittorialista italiano, nelperiodo compreso fra il 1920 e il 1950.

Edward Weston, Nude, 1936

Piante e verdura, giocattoli indigeni,rocce e dune, corpi: sono tante le cose che Weston ha visto con occhi diversi,

astraendole anche dal paesaggio, ma con sorprendente realismo,

nel rigore del bianco e nero

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Cultura | Fotografia

do poi lei lasciò il Messico e si stabilì inRussia, lui non la seguì. La loro storia eragià finita, e certamente Weston era moltoconcentrato su di sé», prosegue Maggia.In Messico Weston iniziò a fotografare glioggetti del quotidiano, le figurine tipiche,i cavallini, «juguetes», giocattoli, che sem-bravano quasi catalogati: la sua curiositàverso le cose era sempre più spiccata. E alritorno in California, nel 1926, comincia-rono a comparire quelle che sarebbero di -ventate le sue icone, le foto di oggetti ri -presi a distanza ravvicinatissima, con gio-chi intriganti di inquadrature e prospetti-ve, i dettagli sorprendenti, i primi piani diforme naturali, i nudi. Gli anelli di una ci -polla tagliata a metà possono ingannarelo sguardo e ricordarci solchi scavati nellaterra, e gli affusolati ravanelli bianchi as -somigliano a braccia o a gambe. Molte fotosembrano quasi dialogare e possono quasiessere affiancate: il «Peperone» del 1930,per esempio, ha la stessa flessuosità del cor -po di Charis Wilson, la modella (e amore del -la vita di Edward Weston) che in un’altra fo -to si stringe in una posa elegante. «Nei suoinu di, Weston ebbe un approccio più da scul -tore che da fotografo», sottolinea il curato-re. «Si avvicinava molto al corpo, e spessone ritraeva solo una parte. Sembrava fos -se interessato più alla materia che al nu -do in sé. Aveva la capacità di far sentire lamateria delle cose». «Il suo occhio lo porta-va a un approccio diretto, immediato, spes -so brutale, che gli permetteva di ottenere ef -fetti potenti», ha messo in evidenza Beau -mont Newhall. E come altri membri delgruppo f/64, Weston aderì a un’esteticarigida: la foto doveva essere perfettamen-te a fuoco in ogni particolare, non dovevaessere manipolata, doveva mantenereuna sua purezza di realizzazione e raffigu-razione. Ogni intervento sarebbe stato co -me una forma di finzione.Molti dei nudi più famosi di Weston fu -

rono realizzati attorno al 1936. Negli stes-si anni il fotografo viaggiò fra le dune diO ceano, in California. E anche fra queste im -magini sembra di trovare un collegamen-to ideale: le linee sinuose disegnate dallasab bia sono come le curve morbide di una

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fi gura femminile. Hanno lo stesso charme intrigante equasi misterioso. «Di Weston mi è sempre piaciuto quelpizzico di malizia e di trasgressione che si riconosce nel -le sue immagini», rivela Maggia. «Di sicuro, a quell’e -po ca, alcune fotografie di Weston dovevano essere me -no commerciabili rispetto, per esempio, a un paesaggiodi Adams». Un importante riconoscimento per Westonfu il «grant», la sovvenzione che gli arrivò nel 1937 dal -la Fondazione Guggenheim, la prima assegnata a unfotografo. Insieme a Charis Wilson, percorse la Cali -for nia e il West, fece tappa anche allo Yosemite Parkdove stava lavorando l’amico Ansel Adams. E successi-vamente venne invitato a illustrare una nuova edizio-ne della raccolta di poesie «Leaves of grass» («Foglied’erba») di Walt Whitman: percorse ventimila migliaattraverso 24 Stati, scattando centinaia di fotografie.Dicono che, mentre era al lavoro, Weston non amas-

se essere circondato da altre persone. Era una perso-nalità molto forte, sicuramente autoritaria, e questo eb -be un riflesso anche sui figli che lo affiancarono nellasua attività: Cole (scomparso meno di dieci anni fa) èsta to il suo stampatore ufficiale per molti anni, e Brett

si è dedicato alla fotografia ma, forse per non so -vrapporsi all’incombente modello paterno, si ri -volse perlopiù ai paesaggi. Edward Weston, comealtri colleghi, curò con scrupolo la stampa dellesue foto, ma prediligeva la stampa a contatto, ri -spetto agli ingrandimenti: «A una ripresa perfet-ta doveva corrispondere una stampa perfetta», e -videnzia Filippo Maggia. È questo il motivo percui molto spesso le foto di Weston non hanno for-mati grandi. «Consiglio una mostra di Ansel Adams a tutti co -

loro che vogliono imparare a fotografare, mentre Ed -ward Weston è per chi vuole fare della foto un lin-guaggio proprio», commenta Maggia. «Weston in -segna a vedere le cose da un altro punto di vista, sen -za l’aura di misticismo di alcuni artisti della ge -ne razione successiva, come Minor White». Westonci ha aperto gli occhi sulle cose che ci stanno ac -canto, ma nella maniera meno banale. Del resto,come diceva lui, «I see no reason for recording theobvious», non vedo ragione per registrare l’ovvio.E lui, ovviamente, è diventato un mito. •

Weston aveva la capacità di far sentire la materia delle cose. «Il suo occhiolo portava

a un approccio diretto, immediato, spesso brutale, che gli permetteva

di ottenereeffetti potenti», ha messo in evidenza

Beaumont Newhall,uno dei massimispecialisti mondiali

in campofotografico

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Letture

EconomiaColoriecologici per la nostraeconomia

Andrea SegrèEconomia a coloriEinaudi, 124 pagine, 10 €

Paolo FrascaniLe crisi economiche in ItaliaLaterza, 284 pagine, 25 €

Un punto di vistaradicale sulla crisiespresso da un voltonoto della culturaitaliana. AndreaSegrè, preside dellafacoltà di Agrariadell’Università diBologna e inventoredel «last minutemarket», attacca il«mito della crescitainfinita», e invocacolori ecologici perl’economia. Spuntiinteressanti e dadiscutere con gran-de attenzione, senon si traducono inuna forma di puro esemplice anticapita-lismo.

Una crisi bruttissi-ma e non di rado daitratti davvero tragi-ci e devastanti lastiamo vivendo ora.E, quindi, visto che,sebbene esista unalunga diatriba (irri-solta) al riguardo, lastoria è anche,almeno in alcunicasi, magistra vitae,lo studioso PaoloFrascani indaga tremomenti serissimidi crisi economicadel passato italiano:la depressione dellafine del XIX secolo,la recessione tra ledue guerre mondialie quella provocatadagli shock petroli-feri degli anniSettanta delNovecento. Per cer-care di capirli afondo, e verificarequello che possonodirci sull’oggi.

Il nostro grande convitato di pietra (notoria-mente, e malauguratamente) è la crescita.L’e conomista Marco Simoni, che insegna allaLondon School of Economics, individua la re -sponsabilità in una classe politica inconclu-dente e in tutt’altre faccende affaccendata ri -spetto alla promozione dello sviluppo econo-mico. In assenza di politiche rigorose e armo-nizzate, il Paese ha fatto quindi affidamentosui soggetti economici più competitivi e capa-ci di reggere la concorrenza internazionale,ma senza sviluppare adeguatamente l’appa-rato produttivo nel suo complesso, mentre sisusseguivano riforme, al solito, incoerenti,del nostro capitalismo. Eppure, ci dice l’auto-re, non tutto è perduto, e si può strutturareun’economia in grado di restituirci uno spa-zio di tutto rispetto nel pianeta globalizzato.

Marco SimoniSenza alibi Marsilio, 248 pagine, 16,50 €

Ricostruireoccupazione

Gabriele GabrielliPost-it per ripensareil lavoro Franco Angeli, 174 pagine, 22 €

Il post-it, oggetto«post moderno» perdefinizione: un pez -zo multicolore dicarta, e un fram-mento con il qualeparlare di la voro,come fa qui GabrieleGabri elli, docentedella Luiss (e presi-dente della Fonda -zio ne Lavoroper la -per sona). Un testoche riannoda i filidella questione edu-cativa, dei problemidel le giovani gene-razioni di fronte allavoro, dell’equili-brio po tenziale epos sibile tra il mer-cato e a spet ti di unaeconomia del dono, edella formazione. E,so prattutto, della re - sponsabilità di tuttinel ricostruire e pro-durre lavoro in unasocietà che, purtrop-po, ne perde sempredi più.

In cerca di un’economia della crescita

GabrieleGabrielli

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