sanita molise

46
L'infiltrato "La sanità" I DOSSIER DE: “LA SANITÀ” “LA SANITÀ” 1

Upload: linfiltrato

Post on 30-Jun-2015

872 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

Il Mondo migliore è fatto anche di sanità pubblica e privata, dirigenti, primari, nosocomi, tac, risonanze, patologie, flebo, analisi, infermieri, portantini, appalti ospedalieri etc etc etc Ma senza i malati tutto questo non potrebbe esistere. LEGGI E SCARICA IL DOSSIER

TRANSCRIPT

Page 2: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Il sistema sanitario e la lobby che vuole la

sanità privataMercoledì 23 Giugno 2010

Un’inchiesta senza censura in cui vengono scoperte le reali intenzioni del partito della

sanità, una lobby trasversale molto potente anche in Molise, che ha un solo obiettivo…

La Regione si occupa di sanità a due livelli: POLITICO, tramite l’Assessorato alla Sanità

Direzione Generale V, e ASSISTENZIALE, con l’Asrem.

Nella foto l'europarlamentare Aldo PatricielloPartiamo dall’ambito politico, in cui i due massimi dirigenti

sono l’Assessore e il Direttore Generale. Fino al Giugno

2008 l’Assessore è un esterno, non eletto dal popolo ma

scelto direttamente dal Presidente. Il nome è quello di Ulisse

Di Giacomo, che nell’aprile 2008 è il primo candidato

molisano al Senato tra le fila del Pdl. Non pago di cotanta

fortuna, Di Giacomo si diverte a violare la Costituzione

della Repubblica Italiana, più precisamente l’art. 122:

“Nessuno può appartenere contemporaneamente a un

Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere

del Parlamento.”

Designato senatore dal partito, avrebbe dovuto decidere subito se restare in Giunta o far carriera a

Palazzo Madama, senza aspettare il 10 Giugno 2008, quando il collega di partito Augello ne

dichiara l’incompatibilità. Per buoni tre mesi Di Giacomo infrange la Costituzione, sbeffeggiando i

padri fondatori della Repubblica Italiana; ma alla fine sceglie il senato e così il Presidente Iorio

può tenere per sé anche la delega alla sanità. (solo pochi giorni fa è stato nominato il nuovo

assessore al ramo, Nicola Passarelli, ndr)

Di Giacomo è un braccio di Iorio. Non solo è il coordinatore regionale di FI, ma soprattutto

rappresenta il trait d’union tra il Presidente e il gruppo editoriale Pallante, che controlla

2

Page 3: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Telemolise, la tv locale più seguita. Telemolise non è una tv asettica, anzi, è dichiaratamente a

sostegno del centro destra, ma d’altronde questa è la sua linea politica e ogni testata giornalistica ne

ha una. Su Di Giacomo si potrebbe scrivere un romanzo, citando le varie sciocchezze commesse il

più delle volte al di fuori del sistema sanitario, ma in verità il senatore è sprovvisto di alcun tipo di

potere reale e non può essere additato come responsabile della mala-gestione sanitaria.

Il politico Ulisse Di Giacomo esiste solo in quanto galoppino del Presidente Iorio.

La giornalista di Nuovo Molise, Lucia Sammartino, rispolvera la memoria storica e ricorda che

“l’unica competizione elettorale alla quale Di Giacomo ha partecipato risale al 1984, comunali di

Isernia, candidato tra le fila del PSI: prese 26 voti. Quindi possiamo dire che il biglietto da visita

non è così di riguardo, ecco..”

Passiamo alla Direzione Generale V Settore.

Fino allo scorso anno il Direttore Generale era Giovanni Di Renzo; dal 2008 la poltrona ha fatto il

suo giro, presentando un nome nuovo, Roberto Fagnano, altro fedelissimo del Presidente Iorio.

Prima di soffermarci su Di Renzo, rinviato a giudizio insieme a Patriciello per la Fondazione di

Salcito e indagato per i fatti di Black Hole, c’è una curiosità da saziare. Della Direzione Generale V

fanno parte altri undici dirigenti, di cui 1 solo nel ruolo di Supporto alle Attività del Direttore

Generale: Mario Ragni.

Plurindagato che si divertiva a truffare la Comunità Europea, Ragni viene arrestato nel Giugno

2008 in qualità di ingegnere dirigente dell’Ufficio Demanio della Regione: Operazione Eldorado.

Il 17 Giugno 2008 Primonumero ricorda che “secondo i magistrati, i presunti truffatori hanno

spillato soldi alla regione - oltre un milione di euro - per lavori mai effettuati, o eseguiti solo in

parte dalla ditta Tullio, relativi alla messa in sicurezza del fiume Biferno, rimasto nelle stesse

pessime condizioni che avevano reso disastrosa l’alluvione del 2003.”

Ragni è coinvolto perché “ha dato il via libera al pagamento delle somme richieste dalla ditta, il

cui titolare è stato arrestato. Secondo i magistrati Ragni era tenuto ad accorgersi delle incongruità

presenti in quelle richieste. È accusato inoltre di aver sottoscritto un verbale fasullo di ripresa dei

lavori in un periodo in cui i lavori erano ancora fermi.”

Gli unici a seguire la faccenda sino in fondo sono stati i ragazzi di MyTermoli.com, che

scrivono:“Il 12 luglio 2008 a Ragni è stata confermata l’interdizione dai pubblici uffici.” Per mesi

due.

3

Page 4: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Ragni però si era già fatto notare per un altro arresto, subito durante lo scandalo Motopesca, il

consorzio cooperativo che si occupava, tra le altre cose, di gestire il Mercato Ittico di Termoli,

fornire carburante alle imbarcazioni e attivare i servizi per la sagra del Pesce. Scrive Francesco

Cioce su Il Centro, 31 maggio 2006: “Quattordici arrestati con l’accusa di aver ottenuto contributi

comunitari per oltre 4 miliardi di vecchie lire - tra il 1998 e il 2002 - per realizzare impianti per la

pesca che non sarebbero mai stati finiti.” Tra gli arrestati, “Mario Ragni (53) di Termoli, dirigente

assessorato lavori pubblici Regione Molise.”

Stavolta aveva solo firmato il collaudo di impianti fantasma.

Il Procuratore di Larino, Nicola Magrone, dopo aver spedito i palombari a verificare l’esistenza del

meraviglioso impianto, scopre la truffa: il finanziamento è stato preso, speso e investito, ma dal

punto di vista della realtà del fatto sotto il mare non esiste alcun sistema di pesca collettiva. Mario

Ragni si occupa di opere pubbliche da almeno quindici anni e riveste un ruolo importante negli

equilibri politico-dirigenziali della Regione, tant’è vero che - ancora oggi - risulta nell’organico

dell’Assessorato Politiche per la Salute, Direzione Generale V, esercitando la funzione di Supporto

alle Attività del Direttore Generale. Che fino al 2008 era Giovanni Di Renzo.

Centrifugato da Black Hole, insieme al Presidente Iorio, per aver firmato – il 5 Gennaio 1999 - la

nomina abusiva di Mario Verrecchia, ex dg della Asl 4 di Termoli, Giovanni Di Renzo è uno dei

maggiori responsabili del debito sanitario molisano. In qualità di Direttore Generale dell’azienda, di

pilota scelto dai vertici politici per guidare la testarossa sanitaria, si è rivelato un clamoroso flop,

distinguendosi più per le vicende giudiziarie che per aver migliorato lo stato di salute dei molisani.

Nel Gennaio 2008 Giovanni Di Renzo viene rinviato a giudizio per “truffa aggravata in concorso,

abuso d'ufficio e malversazione ai danni dello Stato.” Se prima, con il Presidente e altri, aveva

favorito la nomina illegale di Verrecchia, stavolta - per par condicio - è corso tra le braccia di Aldo

Patriciello, vero dominus della sanità privata regionale, e del suo gioiello Neuromed, visti da Iorio

come il fumo negli occhi.

“Il Di Renzo intenzionalmente procurava l’ingiusto vantaggio patrimoniale alla Neuromed.” La

struttura aveva un vincolo di destinazione d’uso, Di Renzo invece ha rilasciato “autorizzazione per

sessanta posti letto, tutti destinati ad attività sanitaria, precisando che la struttura adottava la

tipologia di presidio di riabilitazione extra-ospedaliera”. Da casa di cura per anziani - con scopi

anche di tipo sanitario e riabilitativo – la Fondazione “Paola Pavone” diventa clinica privata.

“Inoltre il Di Renzo, faceva stanziare alla Regione - delibera 10.03 - una somma di euro

4

Page 5: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

3.921.689,94 per un soggetto non ancora accreditato, senza contrattazione”. In sostanza, Di Renzo

“formava atti presupposti indebiti” preparando così il terreno all’accreditamento provvisorio della

Neuromed per Salcito. Qui entra in gioco Sergio Di Vico, all’epoca Direttore Generale dell’ASL n°

3 di Campobasso, “che assicurava l’atto terminale del complesso iter criminoso. Il 05.11.03

stipulava con Pietracupa, AD di Neuromed, cognato e “braccio” del Patriciello, l’accordo

contrattuale in relazione alla struttura”.

Piccolo particolare.

“Il regolamento contrattuale risultava espressamente riferito all’IRCCS Neuromed, l’atto è dunque

abusivo” in quanto deve essere la Regione, e non la Asl, a contrattare con un’IRCCS. Di Vico si è

occupato di qualcosa di cui non doveva occuparsi, e infatti - nel Gennaio 2008 - è stato rinviato a

giudizio insieme al già citato Giovanni Di Renzo e altri, tra cui Patriciello Aldo e suo cognato

Pietracupa Mario, da giugno 2009 ex Presidente del Consiglio Regionale.

Il processo è in corso (1), la difesa è tranquilla, l’accusa ha diverse carte da giocare. Si vedrà.

La squadra politico-dirigenziale messa su dal Presidente Iorio ha ottenuto risultati manageriali

quantomeno discutibili e cumulato accuse da parte del popolo, della stampa e della magistratura. In

un’azienda meritocratica sarebbero scattati licenziamenti in tronco per giusta causa; in un’azienda

clientelare invece - flessibile per natura - si riposizionano le pedine. Tranne qualche sfigato escluso,

quasi tutti sono rimasti in sella seppur con altri incarichi. Tra gli assessori alla sanità che si sono

avvicendati dal 2001 ad oggi troviamo una serie di figuri piuttosto interessanti:

• Gianfranco Vitagliano, in carica dal 2001 al 2003, ora all’Assessorato Programmazione,

Finanze e Bilancio. Si è occupato di sanità e di gestione dei fondi pubblici (Presidente del

Comitato di Coordinamento del P.O.R. 2000-2006), ed è rimasto coinvolto nell’inchiesta

Black Hole e nell’indagine sulla Turbogas di Termoli.

A sua parziale difesa, il crollo avuto dalla sanità dopo il suo addio e il mea culpa fatto a mezzo

stampa - l’11 Giugno 2008 – in cui riconosce le proprie responsabilità pur ritenendosi uno dei tanti

che hanno generato il disastro sanitario.

• Luigi Velardi, in carica tra il 2005 ed il 2006, costretto a lasciare la poltrona quando riceve

l’avviso di garanzia per il suo coinvolgimento in Black Hole; oggi guida l’Assessorato ai

Trasporti e Lavori pubblici.

• Ulisse Di Giacomo, in carica tra il 2006 e il 2008, di cui si è già detto.

5

Page 6: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

La Direzione Generale V non fa eccezione e dalla lista dei nomi spuntano sia Giovanni Di Renzo

che Sergio Di Vico, entrambi rinviati a giudizio nel processo sulla Fondazione Pavone di Salcito, e

riciclatisi l’uno, Di Renzo, alla guida della Direzione Generale VI fino al 2009 e oggi in pensione,

l’altro, Di Vico, come Direttore Amministrativo del “Cardarelli” di Campobasso.

(1) Per le vicende riguardanti l'acquisizione della Fondazione "Paola Pavone" di Salcito, in data 18/06/2010, il Tribunale di Campobasso ha

condannato in primo grado, per abuso d'ufficio: Patriciello Aldo, Pietracupa Mario, Melaragno Erberto e Giovanni Di Renzo ad un anno e sei mesi di

reclusione. Gli stessi sono stati assolti per gli altri reati contestati, vale a dire malversazione e abuso edilizio. Di Vico Sergio è stato assolto da tutte le

accuse.

**********

Sanità e Regione Molise: la manipolazione

della veritàMercoledì 23 Giugno 2010

Il Mondo migliore è fatto anche di sanità pubblica e privata, dirigenti, primari…Ma

senza i malati tutto questo non potrebbe esistere.

Fin qui, si è scritto più che altro della gestione politica -

dirigenti, direttori generali, presidenti, onorevoli - dei

cervelli insomma, che dovrebbero stabilire le linee guida

del sistema regionale.

La Gestione SANITARIA del sistema sanitario regionale

è invece affidata all’Asrem, che in teoria dovrebbe

fungere da Asl Unica e in pratica gestisce Asl ovunque:

l’annunciata rivoluzione di qualche tempo fa, anziché

ridurre il numero delle strutture, ha semplicemente consentito di pagare uno stipendio in più, quello

del Super-Manager Sergio Florio, più volte descritto da Nuovo Molise come esempio di “protetto”

eccellente. Nonostante non avesse raggiunto gli obiettivi di rientro – tant’è vero che la Regione è

stata commissariata - Florio è rimasto al suo posto. Poi qualcosa dev’essersi rotto nel rapporto con i

6

Page 7: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

suoi referenti politici, forse la sua figura stava diventando ingombrante, o forse è stato mandato a

casa semplicemente perché non aveva fatto bene il suo lavoro. In definitiva, il Presidente Iorio nel

giugno 2009 decide di tagliarlo, risparmiandosi il rinnovo del contratto. Sergio Florio però è duro a

morire – politicamente s’intende – e la faccenda si complica più del previsto.

Florio si ribella al diktat presidenziale, appellandosi al Giudice del Lavoro di Campobasso e

ottenendo il reintegro l’8 Luglio 2009; la Regione non si dà per vinta e presenta un contro-ricorso,

accolto dal Tribunale di Campobasso il 31 Luglio 2009: Sergio Florio è ridotto allo status di

disoccupato. Così doveva andare, anche perché la Giunta, che non immaginava esistesse qualcuno

pronto a contraddire una sua decisione, aveva già posizionato un altro, Angelo Percopo, al timone

dell’Asrem. Nei 20 giorni intercorsi tra la sentenza di reintegro e quella di definitivo

allontanamento, si è raggiunto il massimo del paradosso, con 2 manager – il reintegrato Florio e il

volto nuovo Percopo - alla guida dell’Asrem.

L’Asrem è organizzata in 4 zone, le defunte asl per intenderci - Asl 1 “Alto Molise”, Asl 2

“Pentria”, Asl 3 “Centro Molise”, Asl 4 “BassoMolise” - e quelli che erano i manager delle asl sono

diventati tout court i manager di zona. Non è cambiato nulla. Il meccanismo di nomine, e quindi di

potere, è piuttosto semplice: la Giunta regionale nomina l’Assessore, il DG V Settore, il manager

dell’Asrem e i Direttori di Zona.

Tutto parte dalla Giunta.

Il servizio sanitario molisano, specchio di quello nazionale, produce sprechi e scandali: da Black

Hole, al caso Huscher, da Salcito a Neuromed, dal reparto di Neurofisiopatologia di Isernia al

caso della rianimazione di Larino, tutti verificatisi tra il 2001 e il 2008.Le conseguenze finanziarie

di scialacquamenti e casi strani sono scontate.

Antonio Sorbo, nel suo libro “L’Altro Molise”, scrive che “la legislatura 1995-2000 si è conclusa

con un disavanzo di 6 milioni e 218.000 euro”; dal 2002 al 2008 la cifra schizza a “600 Milioni di

euro”. Per una regione piccola come il Molise è una cosa esagerata, se accadesse su scala nazionale

l’Italia sarebbe alla bancarotta. Giusto per rendere un’idea, ogni molisano - dal più vecchio al

bimbo appena nato - sopporta un debito di quasi 2000 euro. La regione compare in tutti i decreti a

favore delle regioni più deficitarie d’Italia, ad esempio nel decreto legge n° 23 del 20 Marzo 2007,

in cui per ripianare i disavanzi pregressi nel settore sanitario “vengono stanziati tre miliardi di euro

a favore di Lazio, Campania, Sicilia, Molise, Abruzzo”.

Il piccolo Molise ha avuto la bellezza di 202 milioni di euro, quasi 700 euro pro capite, peccato che

7

Page 8: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

il debito sia più del doppio…Con la Finanziaria 2008 va ancora meglio, visto che “per Lazio,

Campania, Molise e Sicilia lo Stato è autorizzato ad anticipare un ammontare non superiore a

9.100 milioni di euro”, non più di 9 miliardi di euro, vale a dire “la liquidità necessaria per

l'estinzione dei debiti cumulati (dal 2001, ndr) fino al 31 dicembre 2005”.

Il Molise è in compagnia delle Regioni meno virtuose d’Italia: Lazio, Campania e Sicilia

contribuiscono al 50% del debito sanitario nazionale. Giustificare il deficit con una mancanza di

fondi adeguati da parte dello Stato centrale, come spesso fa il Presidente Iorio, è una teoria

deviante, ma purtroppo non è l’unica tecnica di propaganda utilizzata per manipolare la realtà: una

delle più gettonate è far credere che la Regione sia in perdita per gli innumerevoli servizi di

assistenza che elargisce. Meglio quindi mettere le cose in chiaro.

I dati molisani sulla spesa per interventi e servizi sociali risultano i più bassi d’Italia, o tra i

più bassi .

La spesa erogata dai comuni per interventi e servizi sociali - asilo nido, attività integrative e

ricreative, trasporto sociale, etc - rappresenta il 2% della spesa sanitaria totale. (Istat 2006)

Nel 2003 il valore pro-capite raggiungeva i 42,3 euro, contro una media nazionale di 91 euro. (Istat

2003)

Tra il 2003 e il 2006 la spesa ha subito tagli per 300.000 euro: le categorie più colpite sono state

famiglie e minori, disabili, anziani e immigrati. (Istat 2003 e 2006)

I servizi territoriali - come le strutture intermedie, l'attività ambulatoriale, gli asili nido, le cure

domiciliari e i medici di famiglia - sono deficitari rispetto al resto d’Italia. (Istat 2001-2006,

Ministero della Salute 2001-2006)

L’ADI ha trattato solo il 57% degli anziani, contro una media nazionale dell’84%. (Ministero della

Salute 2006)

Nel 2005 solo il 17,5% dei molisani si dichiarava “molto soddisfatto” dei servizi sanitari regionali:

il 14,30% per l’assistenza medica (m.n. 34,79%), il 15,12% per l’assistenza infermieristica (m.n.

33,10%), il 23,30% per i servizi igienici (m.n. 27,41%). (Istat 2005)

Nel 2000 solo il 13,4% della popolazione molisana dichiarava di sentirsi molto bene, e il 35%

dichiarava almeno una malattia cronica. (Istat 2000)

Il Molise è la regione con il maggior aumento nel consumo di farmaci, 40,6% nel periodo 2001-

2007 . (AIFA. OsMed 2001-2007)

L’aumento della spesa sanitaria non trova adeguato riscontro nel miglioramento – a nord come al

sud - delle condizioni di salute della popolazione. (Rapporto Ceis 2009)

8

Page 9: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

**********

Controllati e controllori, da Black Hole al

Dottor CampoMercoledì 23 Giugno 2010

Il debito di 600 milioni di euro non è dovuto ad una migliore offerta di servizi

al cittadino. Allora dove finiscono i soldi, se i livelli essenziali di assistenza

vengono tagliati?

Nella foto Remo Di GiandomenicoSemplice: si assume personale laddove non serve, si creano

inutili reparti, si moltiplicano le nomine, si comprano più

medicinali; insomma si spreca. Lo si è visto con i casi di

Neurofisiopatologia e della Chirurgia Generale in Molise,

ma lo si è colto in pieno soprattutto grazie a Black Hole,

episodio paradigmatico di quello che è stato il modello

molisano di gestione sanitaria.

Peculato, truffa, nomine abusive, aborti clandestini, appalti truccati, politici collusi e imprenditori

corrotti, questo è stato Black Hole. Gli indagati apparsi nell’avviso di conclusione delle indagini

preliminari del Novembre 2008 erano 112, tra cui: il Presidente della Giunta Regionale, due

Assessori Regionali, una parlamentare in carica, un ex-deputato, sei ex-Assessori Regionali, un

Direttore Generale della Regione, sei ex-Assessori e l’ex-Segretario Generale del Comune di

Termoli, il consulente del Governatore per il riordino della sanità in Molise ed ex-manager

dell’ASL di Termoli-Larino, 34 dipendenti, medici, dirigenti e funzionari della stessa ASL, 17

esponenti delle Forze dell’Ordine e dei Vigili Urbani di Termoli più funzionari pubblici,

imprenditori e rappresentanti.

Un kolossal giudiziario, da cui trarre ispirazione per una sceneggiatura tutta molisana. Per penetrare

un simile sistema di potere e afferrarne gli ingranaggi, bisogna attingere al caso del Dott. Teodoro

9

Page 10: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Campo, che seppur circoscritto a Black Hole rappresenta un modus operandi incentrato su due

figure chiave: il controllato e il controllore. Nel 2002 il dottor Teodoro Campo era rappresentante

interno della Commissione che abusivamente decretò Patrizia De Palma primario di ostetricia

presso l’ospedale San Timoteo di Termoli.

La De Palma, arrestata nel 2006 per peculato, appalti truccati e aborti clandestini, era la moglie

dell’ex sindaco di Termoli Remo Di Giandomenico, coinvolto nelle indagini e arrestato. La

dottoressa si presentava al concorso con un curriculum di tutto rispetto. Nel 1991 era stata

condannata con sentenza passata in giudicato “per aver concorso nella falsa attestazione della

paternità di un neonato: 2 anni e due mesi di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per 5

anni”. Nel 1996 risulta “oggetto di un’indagine amministrativa interna alla ASL 4 – Basso Molise,

disposta dall’Assessorato alla Sanità` in seguito alla denuncia sporta da un’assistente medico.”

Non sembra la persona adatta a gestire un reparto dove nascono bambini. E invece…

La Commissione esaminatrice includeva, oltre a Campo, anche due esterni: il Dott. Polito, con un

passato da aiuto di Vito De Palma (padre di Patrizia, ndr), e il Dott. Raspagliesi, per certo periodo

Presidente del Cesad, la struttura creata proprio da Patrizia. Esterni super-partes, come si suol dire.

Il 28 Agosto 2002 la De Palma viene nominata vincitrice del concorso. Quel giorno di fine estate,

parallelamente alla carriera della Dottoressa Patrizia De Palma, un’altra storia si compie, ed è quella

del Dottor Teodoro Campo, figura chiave nei meccanismi di un sistema di potere non

trasparente.

Nell’ottobre 2003 il dirigente medico Campo finisce nella lista dei papabili per un ruolo da

Direttore Generale Asl, se qualcuno fosse andato via lui avrebbe potuto prenderne il posto.

Qualche mese dopo, inizi 2004, Campo viene preso in consegna direttamente dal Presidente Iorio,

dal quale riceve la nomina di Direttore del Nucleo Ispettivo sulla Sanità, un organismo da poco

ricostituito che nelle intenzioni presidenziali è “una prima importante task force operativa a cui

demandare il compito di analizzare la nostra sanità per verificarne l'efficacia e l'efficienza.”

Il nuovo Nucleo diretto da Campo si occupa di “analisi e indagini per un migliore utilizzo di risorse

e farmaci; di vigilare l’andamento dell’ospedalizzazione e del tasso di utilizzo dei singoli servizi

sanitari; di effettuare verifiche sanitarie e finanziarie delle ASL in relazione alla gestione dei fondi

ad esse assegnate”. Il Nucleo agisce come entità di controllo primario sul sistema sanitario

regionale, dovrebbe quindi imporre trasparenza e rispetto delle regole, ma funziona solo se

controllato e controllore coltivano un rapporto disinteressato. Se invece queste due figure vivono in

10

Page 11: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

subordinazione, se una mano lava l’altra e due lavano meglio, se tra controllato e controllore vige

una sudditanza psicologica, allora ecco che diventa possibile costruire un sistema di potere non

trasparente.

Il Presidente della Regione Michele Iorio, colui che da circa quindici anni cura le sorti della

sanità molisana e che quindi agisce da controllato, si permette il lusso di scegliere il

controllore, in questo caso Teodoro Campo.

Potrà mai Campo verificare, per esempio, se il reparto di Neurofisiopatologia di Isernia,

guidato dal fratello del Presidento Iorio, ha motivo di esistere o meno?

C’è di più.

Giusto due anni prima, il controllore aveva concorso abusivamente all’aggiudicazione di Patrizia

De Palma per un posto da primario, determinando così una situazione surreale: Campo avrebbe

dovuto ispezionare prima se stesso - conflitto d’interesse - e poi una “sua” creatura, la De Palma,

che nel 2004 già provocava sfracelli nella sanità basso molisana. Cosa che tutti sapevano. Lo sapeva

Campo, che già conosceva il curriculum di Patrizia, e lo sapeva il Presidente Iorio, che 5 mesi prima

della ricostituzione del Nucleo, aveva ricevuto la denuncia da parte di Sante Romito - direttore del

progetto Mimosa - relativa al Cesad, l’ente privato messo su dalla De Palma e finanziato con soldi

pubblici.

Il Cesad si occupava di screening tumorale in concorrenza sleale con il Progetto Mimosa, struttura

creata dalla Regione e finanziata dal Ministero della Salute per 7 miliardi di lire. Quando Sante

Romito scrive al Presidente Iorio lamentando lo spreco di risorse pubbliche - siamo nell’Ottobre

2003 - riceve una risposta imbarazzante:”Non posso intervenire, meglio non alterare gli equilibri

politici”.

Pochi mesi dopo, inizio 2004, il Presidente Iorio nomina il Dott. Teodoro Campo Direttore del

Nucleo Ispettivo sulla Sanità, che avrebbe dovuto indagare e riferire anche riguardo al

funzionamento della Asl basso-molisana. Ma come poteva Campo indagare su una persona che lui

stesso aveva contribuito a far diventare primario?

Riassumendo: dal 2002 al 2003 la De Palma non fa che combinare guai; a fine 2003 Sante

Romito segnala la cosa al Presidente Iorio; a inizio 2004 Iorio crea il Nucleo Ispettivo sulla

Sanità, affidandone lo scettro a Teodoro Campo, lo stesso che aveva agevolato la nomina

abusiva di Patrizia De Palma.

11

Page 12: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Il controllato nomina il controllore, che per conflitto d’interesse è costretto a mettersi la benda.

Del Nucleo non si hanno più notizie, in compenso salta fuori che il 28 Febbraio 2005 il Dott.

Teodoro Campo conquista un altro posto di prestigio, “Presidente della Commissione per la

formulazione del giudizio di idoneità per i medici incaricati nel servizio di emergenza sanitaria

territoriale” . Quelli del 118 per capirci. Intanto Sante Romito, che aveva continuato a segnalare le

disfunzioni, riceve il benservito e il Progetto Mimosa subisce una formale cessazione delle attività.

Campo invece è un burattino nelle agili mani del potere e tutto questo peregrinare trova la sua

sublimazione in un articolo apparso su Primonumero il 06 Marzo 2007: “L’Asrem delibera

l’adeguamento del trattamento economico annuo di 47mila euro per il dottor Teodoro Campo

Direttore Sanitario della ex Asl Basso Molise negli anni scorsi.”

**********

Sanità e Regione Molise: quali tasse

aumentano e perchéMercoledì 23 Giugno 2010

Cessa del tutto il meccanismo di ripiano da parte dello Stato di eventuali deficit

accumulati dalle Regioni, che devono sopperire alla riduzione di fondi statali con le

tasse, definite “forme di compartecipazione.”

Nella foto Nicola D'AscanioLa malasanità, le clientele, la corruzione, gli affari sporchi sono i parassiti che

ingrassano la spesa sanitaria, il cui dato pro-capite è passato dai 1.347 euro

del 2001 ai 1.918 del 2008. In rapporto al Pil regionale, la percentuale di

spesa sanitaria, che nel 2000 era del 7.69%, oggi è del 12%. Quasi il doppio.

Ma il debito si crea anche acquistando, con fondi regionali, macchinari

costosissimi che sono in eccesso. E infatti, come riporta l’Annuario Statistico

2006 del Sistema Sanitario Nazionale, a cura del Ministero della Salute,

“esistono circa 28 TAC ogni 1.000.000 di abitanti con valori oltre 35 in diverse regioni (Molise,

12

Page 13: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Campania, Calabria, Sicilia)”. 3 su 4 sono tra le più indebitate d’Italia.

Una pletora di diagnostica non significa più qualità, ma al contrario rappresenta uno spreco di

risorse e una scarsa concentrazione di conoscenza, di capacità di fare medicina. Si è arrivati ad un

debito di 600 Ml di euro in maniera quasi inspiegabile, la colpa sembra di tutti o di nessuno, l’unico

modo per far chiarezza è programmare, fare un’analisi dei bisogni, utilizzare la contabilità per centri

di costo, valorizzare la forza lavoro secondo il criterio del carico di lavoro.

In Italia la situazione non è poi tanto diversa dal caso molisano.

Un articolo di Vittorio Mapelli, pubblicato su www.lavoce.info nel marzo 2007 e ripreso dal

consigliere emiliano Antonio Nervegna (FI), documenta che “dal 1981 al 2001 il SSN ha

accumulato deficit per 76 Miliardi di euro, sempre ripianati dallo Stato”, a cui bisogna aggiungere

l’ulteriore deficit di 25 miliardi di euro relativo al debito 2001-2006.

100 Miliardi di euro di debiti in 25 anni. Gli esperti del settore.

Eppure i rimedi non mancano.

Il processo di federalismo, già in corso da diverso tempo nonostante i piagnistei dei leghisti,

prevede che siano le regioni stesse ad accollarsi il debito e come ricorda Mapelli, “per garantire

l’equilibrio di bilancio, le Regioni hanno a disposizione tre strumenti principali” :

1. L’aumento delle entrate tributarie - più tasse;

2. Il controllo della spesa sanitaria - che esiste solo in virtù di abili amministratori;

3. Le risorse stornate da altri capitoli del bilancio regionale - il cosiddetto lavoro da sarto.

Prenderemo in considerazione solo i primi due strumenti.

L’aumento delle entrate tributarie fa parte di una strategia resa nota ad Isernia, l’1-2 Dicembre

2000, durante un convegno sulla “Riforma degli statuti regionali”. In quella circostanza, Nicola

D’Ascanio, attuale Presidente della Provincia di Campobasso, e allora Vice Presidente della

Commissione dell’Autoriforma della Regione, comunica che “i trasferimenti statali alle Regioni

sono stati sostituiti con Iva, Irpef, accise sulla benzina, Irap, tassa automobilistica e altri tributi

minori (tosap, tasse universitarie, tributo sulle discariche, tasse sulle concessioni regionali, ecc.)”.

Cessa del tutto il meccanismo di ripiano da parte dello Stato di eventuali deficit accumulati dalle

Regioni, che nell’ottica federalista devono fare da sé, sopperendo alla riduzione di fondi statali con

le tasse, definite “forme di compartecipazione. Tali risorse contribuiranno alla formazione di una

13

Page 14: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

finanza regionale senza vincoli di destinazione.” La logica conseguenza di questa riforma è stato

un aumento costante delle tasse regionali, come si desume dalla nota dell’Assessorato alla

Programmazione, emanata l’11 Maggio 2007: “La Regione Molise non è riuscita a ripianare per

l’anno 2006 il disavanzo sanitario regionale…Conseguenza…L’applicazione automatica della

misura massima dell’ Irpef. L’aliquota ordinaria Irap del 4,25%, e quella ridotta del 1,9% devono

essere maggiorate di un punto percentuale.”

A onor del vero l’istituzione dell’IRAP, che secondo gli intendimenti iniziali doveva costituire la

principale fonte di entrata delle Regioni, ha invece mostrato nella fase implementativa dei limiti

enormi, così come la strategia di aumento delle aliquote per il 2006 “non sarebbe stata in grado di

determinare l’azzeramento del deficit. Anzi, si sarebbero generate risorse capaci di coprirne meno

del 15 per cento in Lazio, Molise e Campania e solo poco più del 20 per cento in Sicilia.”

Invece di spendere meno, si chiede ai cittadini di compartecipare alla spesa in misura sempre

maggiore, senza peraltro ottenere risultati degni di nota: basti pensare che dal 2003 al 2006 i ricavi

derivanti da irap e irpef, in Molise, sono cresciuti del 25% - da 47 a 64 milioni di euro - mentre iva

e accise “solo” del 10% - da 383 a 426 milioni di euro. In un’azienda come quella sanitaria, che non

produce né benessere né ricchezza e che quindi non si auto-finanzia, è chiaro che qualcuno deve

sostenere la spesa: in Italia il 77% del SSN (Sistema Sanitario Nazionale) è compartecipato dai

cittadini. Come dire, lo Stato siamo noi.

Uno Stato sempre in movimento, andare e tornare dal lavoro, lo stress da traffico, lo smog, le auto.

La benzina. Proprio sul carburante gravano le famose accise, che meritano un discorso a parte.

Molte delle accise italiane furono introdotte temporaneamente per far fronte a eventi straordinari

accaduti nel secolo scorso. E invece il Novecento è alla cassa che presenta il conto, considerato che

tasse che dovevano andare a scadenza, nel tempo si sono stabilizzate. La faccenda è ben spiegata in

un’interrogazione parlamentare dell’On. Annunziata, deputato del centro-sinistra, presentata nel

2004 all’allora ministro delle attività produttive Antonio Marzano.

“Il 70 per cento del costo di un litro di benzina verde è costituito da accise ed imposte, alcune delle

quali sconcertanti, come:

• 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935;

• 14 lire per la crisi di Suez del 1956 ;

• 10 lire per il disastro del Vajont del 1963;

14

Page 15: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

• 10 lire per l'alluvione di Firenze del 1966;

• 10 lire per il terremoto del Belice del 1968;

• 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976;

• 75 lire per il terremoto dell'Irpinia del 1980;

• 205 lire per la missione in Libano del 1983;

• 22 lire per la missione in Bosnia del 1996;

• 39 lire per rinnovo contratto autoferrotranvieri 2004.

Annunziata li definisce esempi sconcertanti, sicuramente scatenano ilarità e indignazione,

stimolano la voglia di usare la bici al posto dell’auto, pedalare capelli al vento – chi se lo può

permettere – e piantarla di finanziare la missione in Libano.

Ma le accise coprono anche altre missioni , come quella sanitaria ad esempio.

Se aumenta il debito, aumentano le accise. Per alcune Regioni, quelle a statuto ordinario, scatta

addirittura il bonus, cioè “la facoltà di introdurre una imposta addizionale sul consumo di benzina

entro un massimo di 0,026 €/litro.”

Solo due regioni hanno deciso di avvalersi, finora, di tale facoltà: “la Campania ed il Molise (hanno

applicato il massimo consentito).”

Per farla breve, su un pieno di 50 euro trentadue sono imposte e, se non ci fossero le accise, un litro

di benzina verde costerebbe 80 centesimi di euro in meno. Senza peraltro scomodare la crisi del

petrolio o la guerra in Medio Oriente.

**********

Sanità e Regione Molise: perché il taglio dei

posti letto?Mercoledì 23 Giugno 2010

15

Page 16: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

La leva di cui si abusa è il taglio dei posti letto, spacciato come panacea di tutti i mali e -

in realtà - inutile per il cittadino ma utile per la lobby.

Il secondo strumento di gestione per mantenere un equilibrio di bilancio

è il controllo della spesa sanitaria: la leva di cui si abusa è il taglio dei

posti letto, spacciato come panacea di tutti i mali e - in realtà - inutile

per il cittadino ma utile per il sistema sanitario.

Nel 2004, la classifica del Ministero della Salute sul numero di posti

letto vedeva al primo posto il Lazio, 5.8 per mille abitanti - seguito a

ruota dal Molise, 5.6 - e in ultima posizione la Campania, con un valore di 3,8.

Anche se il dato risale oramai a cinque anni fa, un dubbio s’insinua: come si può credere che il

numero dei posti letto influisca sulla riduzione del debito, sapendo che Lazio e Campania - prima e

ultima della classifica - sono le due regioni più indebitate d’Italia? Eppure dal 1994 al 2004 la

percentuale nazionale di posti letto pubblici è diminuita del 36% - da 303.012 a 188.426 - a

fronte di continui disavanzi.

Spesso sono i dettagli che fanno la differenza e in una Regione come il Molise, grande quanto un

quartiere di Roma, vengono a galla immediatamente. Dal 1997 al 2006 sono stati tagliati 315 posti

letto pubblici. Ulteriori tagli (361) sono previsti dal PSR 2008-2010, per un totale di 676 posti letto

in meno dal 1997 ad oggi. Dal 2002 al 2008 il disavanzo cumulato è di 600 milioni di euro, a cui

bisogna aggiungere l’extra deficit 2008 di 39 milioni di euro e il deficit 2009 di 90 milioni di euro ,

per un totale di 739 milioni di euro.

Più si taglia, più il debito aumenta.

E aumenta nonostante la spesa sanitaria delle famiglie sia passata dai 55 milioni di euro del

1992 ai 118 del 2003, quasi raddoppiata quindi, ma in linea con la tendenza che ha coinvolto

l’intera nazione. Se per curarsi le famiglie spendono di più, vuol dire anche che ci si ammala di più.

Più malati, più spesa. Ci guadagnano in tanti: multinazionali, privati, soggetti pubblici…Del resto le

persone sane non producono Pil, nè spendono in farmaci, quindi non spingono l’economia.

Pensiamo al Molise: se per assurdo da domani tutti i molisani fossero sani come pesci, la Regione

registrerebbe una caduta del Pil pari al 12%, praticamente una Waterloo dell’economia regionale,

la Grande Depressione in salsa locale.

16

Page 17: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Malato. Molto meglio se malato. Se poi malato cronico, magari di tumore, ancora meglio. Dovrà

curarsi per vivere e vivere per curarsi.

Il Rapporto Ceis Sanità 2006 “segnala uno zoccolo duro di oltre 1 milione e 200 mila nuclei

familiari che impoveriscono e sostengono spese catastrofiche. Sopra i 65 anni aumenta del 50% la

probabilità di un impoverimento causato da spese sanitarie out of pocket.” Per spese out of pocket

si intendono le prestazioni interamente a carico dell’utente. “C’è da chiedersi se la presenza di una

quota importante di prestazioni a pagamento non debba leggersi come un affievolimento dei

livelli di garanzia dei servizi essenziali”.

Se si è costretti a pagare per ciò che dovrebbe essere garantito, IL DIRITTO ALLA SALUTE, allora

è chiaro che qualcosa non funziona. La spesa sanitaria privata – che oggi rappresenta circa il 23 %

della spesa totale ed è stimata in 29 miliardi, di cui l’82% out of pocket – vive un trend molto

positivo in tutta Italia non solo in Molise, dove i posti letto privati sono passati dagli 88 del 1997

ai 226 del 2006.

**********

Il sistema sanitario nazionale e il bisogno di

privatizzareMercoledì 23 Giugno 2010

Se non funziona la sanità pubblica allora ci si rivolge alla privata. Il bisogno è la chiave

del voto di scambio.

Nella foto Gianfranco VitaglianoSe non funziona la sanità pubblica allora ci si rivolge alla privata, se

il bisogno non c’è, lo si crea: un cittadino con il bisogno diventa più

malleabile, più controllabile, diciamo anche più ricattabile ad uno

scambio di favori. Il bisogno è la chiave del voto di scambio.

Il fatturato sanitario deve aumentare sia per i privati che per lo Stato.

17

Page 18: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

L’acquisto di medicinali in farmacia, dal 1965 al 2007, ha avuto un aumento pazzesco,

passando da 186 milioni di euro a 11,6 Miliardi di euro. Un incremento del 6137% , altro che

Wall Street! Del resto, lo sviluppo non può fermarsi, urgono nuovi malati, malati freschi, di

giornata. E quindi si parte con il carrozzone dei suini, delle mucche pazze e dei polli matti. Tra le

nicchie di mercato più promettenti, si segnalano i bambini iperattivi:“In cinque anni in Italia la

prescrizione di psicofarmaci ai bambini è aumentata addirittura del 280 per cento”. In Italia i

centri per la somministrazione di psicofarmaci a bambini ed adolescenti (adhd) sono 82, di cui uno

in Molise, a Campobasso.

Lo sviluppo pretende nuovi target da colpire, gli anziani non bastano più. Occorrono malati

fidelizzati, che spendano in maniera costante fino alla fine dei loro giorni, malati che siano obbligati

a consumare. Che ne facciano una ragione di vita. L’identikit porta dritto dritto al malato di

tumore. O si cura o muore. Ma questa è un’altra storia, e riguarda gli intrecci tra sanità e ambiente.

Se per il diffuso malcostume sanitario non esistessero soluzioni, varrebbe la pena di emigrare in

Amazzonia e passare la vita a pescare, mangiare e fare all’amore. Che di per sé non sarebbe una

cattiva idea, ma sicuramente non c’è spazio per tutti.

Solo attraverso uno scambio collettivo di conoscenza e di informazioni si acquisisce la

consapevolezza che stiamo viaggiando su una macchina senza benzina, con le ruote bucate e che

bisogna spingere anche in discesa. La dimostrazione pratica di come si possa ottenere il rispetto dei

propri diritti senza chiedere con il cappello in mano, viene dalla storia recente del Pronto Soccorso

di Isernia, che per anni ha operato in sovraccarico di lavoro, causa mancanza atavica di personale,

trovandosi quindi impossibilitato a svolgere al meglio le proprie mansioni.

Qualche mese fa tutto il personale ha unito le forze, sentendosi parte di un progetto di rinnovamento

culturale, e si è organizzato per una protesta creativa, civile ed efficace: dai 3 video postati su

youtube - che hanno catturato l’attenzione dei media nazionali - alle manifestazioni di piazza,

partecipate anche dalla cittadinanza; dalla raccolta di firme - un successo anche questo - al classico

sciopero, indetto salvaguardando l’assistenza dei pazienti. Per lunghi anni il personale del Pronto

Soccorso aveva segnalato carenze strutturali e difficoltà nel garantire il servizio, senza mai essere

preso in considerazione.

La clamorosa protesta ha rappresentato un punto di svolta nella rottura di uno schema culturale

clientelare basato sulla concessione di favori che sono diritti. Arrivati a questo punto sembra persino

superfluo parlare di commissariamento, visto che chi dovrebbe risolvere i problemi è lo stesso che

18

Page 19: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

li ha creati.

Ma per chiudere lasciamo spazio a quello che - a detta di colleghi e avversari – è il Richelieu della

politica molisana: l’Assessore Gianfranco Vitagliano, persona molto intelligente, che in tutti questi

anni di militanza al fianco di Michele Iorio, in più di un’occasione, ha salvato capre e cavoli da

clamorosi fallimenti. L’11 Giugno 2008 l’Assessore Vitagliano ha avuto il bon ton di raccontare

tutta la verità, nient’altro che la verità, in una lettera spedita ad Altromolise.

La riportiamo in versione integrale.

“La sanità molisana ha preesistenze strutturali, abitudini consolidate, nell'offerta e nel consumo,

squilibri sul piano delle articolazioni funzionali che non hanno responsabili contingenti, ma

richiedono interventi di razionalizzazione e di miglioramento che un circolo vizioso, innescatosi tra

politica, di entrambi gli schieramenti, e consenso non rende agevoli.

Tutti sappiamo cosa, più o meno, si dovrebbe fare ma non lo facciamo, tardiamo a farlo, sfiniti, a

volte, da mediazioni portate all'inverosimile, e dalla ricerca di una quadra impossibile.

Ma vi pare possibile un coro nel quale si dice che non si chiuderà nulla, in nessun posto, che anzi si

aprirà qualcosa in più, dovunque; che tutto funziona bene; che abbiamo solo un disavanzo dovuto

in parte alla sottostima del fabbisogno, in parte agli sprechi?

E non è solo un problema di risorse erogate, anche se più aumentano queste e più aumentano i

costi, senza sensibili incrementi di qualità e quantità nei servizi.

C'è, cronica, una ridondanza nell'offerta, tra l'altro, non estesa a tutti i LEA (Livelli Essenziali di

Assistenza), che trascina la domanda, lasciando alla sanità di altre regioni, che paghiamo, il

compito di soddisfare i bisogni non coperti dal sistema regionale.

Abbiamo costi per unità di servizio – può essere comprensibile, ma difficilmente giustificabile –

superiori a quelli delle regioni con sanità più efficiente.

Rispetto ad alcune patologie, nonostante una bassa morbilità, abbiamo mortalità superiore.

Abbiamo tempi medi di degenza, a parità di patologia, superiori agli altri.

Abbiamo ancora ricoveri inappropriati.

Abbiamo liste di attesa e tempi di pagamento non più tollerabili.

Abbiamo privati che, a parità di tecnologia e di risorse, sono più efficienti del pubblico.

Abbiamo – e anche in questo siamo a metà del guado – una buona mobilità attiva, anche se per

19

Page 20: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

DRG a minore contenuto sanitario e una forte mobilità passiva.

Stentiamo a trovare la via di una vera territorializzazione della medicina.

E la politica, tutta, è uno, ma tra tanti, degli indiziati sul piano delle responsabilità.

E io, nella politica, sono uno di quelli che porta le sue responsabilità.

Ma non mi sento solo, anzi!"

Una dichiarazione su cui è davvero difficile dissentire.

**********

Intervista a Lucio Pastore: la sanità senza

censuraDomenica 27 Giugno 2010

Intervista senza censura a Lucio Pastore: il potere della Sanità nella Regione Molise.

Cause-effetto dello spreco, giochi di potere, soluzioni.

Parla Lucio Pastore, medico del Pronto Soccorso di

Isernia.

In passato è stato Responsabile Sanità per i DS, fino a

quando non si è reso conto che anche la cosiddetta sinistra

era impreparata e indecisa nel riformare il sistema sanitario

regionale.

Pubblichiamo un’intervista senza censura realizzata un

anno fa ma assolutamente attuale.

Partiamo subito forte. Dal 2001 ad oggi - cioè sotto la Presidenza Iorio - il deficit sanitario è

schizzato alle stelle.

20

Page 21: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Il problema della spesa sanitaria riguarda tutte le regioni italiane. L’attenzione dei politici si

concentra sui fondi sanità, perché rappresentano il grosso dei fondi regionali, e quindi la via per

gestire potere. Se una sanità non è finalizzata a dare risposte ai bisogni della gente, evidentemente è

finalizzata ad altro.

Quali sono le cause che hanno generato il debito?

A livello regionale la spesa aumenta per ragioni di clientele che il più delle volte non hanno niente a

che fare con i bisogni sanitari. Manca l’analisi dei bisogni della gente.

Ad esempio in Molise, laddove la percentuale di persone anziane è una delle più alte d’Italia, è

assurdo avere un’incidenza di strutture per acuti cosi alta - 6 ospedali, 3 cliniche private, 2 centri di

ricerca, e via dicendo - e avere una quasi assenza di strutture per cronici.

L’ospedale, che è una struttura che dovrebbe rispondere a delle esigenze di urgenza, di acuzie, viene

utilizzata per pazienti cronici, per gli anziani. Questo espande enormemente la spesa, perché il

paziente cronico ha bisogno di altro, che costa anche di meno; l’acuto invece ha bisogno di

un’intensità di cura con spese molto maggiori e di conseguenza si avrà un trattamento non adeguato

a costi più alti, che automaticamente vengono scaricati sulla comunità.

Ci spieghi meglio questo concetto?

Il paziente anziano non ha bisogno di avere un pronto soccorso, un’unità coronaria, un servizio di

radiologia 24 ore su 24, o quanto altro sia presente nelle strutture acute, ma ha bisogno di un’alta

intensità infermieristica e riabilitativa.

Se invece vengono utilizzare strutture per acuti per trattare questi pazienti cronici, i costi lievitano e

l’efficienza della struttura per quel tipo di patologia si abbassa. Se si fosse fatta un’analisi dei

bisogni reali del territorio, gran parte delle risorse sarebbero state convertite.

Nel piano sanitario questo bisogno viene esposto solo in linea di principio.

Quali sono gli effetti immediati del debito sanitario sull’utenza?

Con il processo di federalismo, il debito non viene più scaricato in senso generico sullo stato ma si

riversa sui cittadini della regione. Ecco quindi che abbiamo l’aumento delle accise sulla benzina,

l’aumento delle tasse regionali, la cosiddetta cartolarizzazione del debito sulla sanità, e cioè il

trasferire alle generazioni future i debiti che adesso si fanno.

La sanità pesa per l’80% sul bilancio regionale. È di gran lunga la voce più corposa e

21

Page 22: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

significativa non solo a livello economico ma anche dal punto di vista della gestione del potere.

Ci spieghi la centralità della sanità nei giochi di potere molisani?

Da quando vivo in Molise chi detiene il potere ha sempre posto al centro dei suoi interessi la sanità.

Dal ‘95 in poi Michele Iorio non ha mai lasciato la sanità ad altri, ne ha sempre avuto la gestione,

sia nel governo di centro-sinistra che nel governo di centro-destra.

Non cedere la sanità significa non cedere il potere locale e spesso le esigenze di alcuni soggetti

implicano che, da un punto di vista clientelare, si deve fare quel tipo di struttura anche se non

dovesse servire. Questo è sempre successo e continua a succedere.

Veniamo al dunque. Esistono circa 28 TAC ogni 1.000.000 di abitanti, con valori oltre 35 in

diverse regioni tra cui il Molise. Questi macchinari costano non meno di € 800.000 cadauno e

sono finanziati al 90% da fondi regionali. Sembra quasi che si spenda senza considerare i reali

bisogni.

Il potere politico tende a far credere che una pletora di apparecchi, una pletora di diagnostica, possa

rappresentare un vantaggio per i cittadini. Invece è un danno immane per due motivi.

Uno economico, perché i costi di gestione per finanziare un apparato eccessivo di diagnosi sono

enormi; l’altro culturale, perché frazionando eccessivamente il lavoro le casistiche cliniche nelle

singole strutture saranno sempre più basse, e quindi la capacità di esperienza, di creare conoscenza,

di fare medicina – che può rappresentare la qualità di un sistema - tenderà a diminuire.

Il PSR 2008-2010 prevede la riduzione dei posti letto senza accorpare le unità operative. Che

significa? Quali le conseguenze?

Ridurre i posti letto senza accorpare le unità operative mina ulteriormente l’efficienza delle

strutture, senza creare una reale diminuzione dei costi. Per essere più chiari, il costo di un reparto

viene dato dal posto letto, poiché su questo gravano infermieri, medici, personale ausiliario e

laboratori. Se si passa da venti a dieci posti letto non accorpando le strutture, il risparmio

economico è quasi nullo. Questo è quello che stanno facendo attualmente.

Dici che sarebbe più giusto trasformare i piccoli ospedali in altri servizi alla popolazione.

Quali?

Posso ipotizzare che delle residenze assistite per anziani siano meglio di ospedali poco efficienti;

posso ipotizzare che un’assistenza domiciliare, quindi portata a casa dei pazienti, offra un servizio

più valido di quello ospedaliero; posso ipotizzare che gli ospedali di comunità - strutture intermedie

22

Page 23: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

gestite dai medici di base - siano più funzionali e legati al territorio rispetto ai nosocomi, che in

realtà sono dei pozzi di San Patrizio della spesa pubblica.

Due casi sono emblematici nella malagestione dei posti letto. Partiamo dal primo.

Nell’ospedale di Isernia è presente una U.O.C. di Neurofisiopatologia. Il primario è Nicola

Iorio, fratello del Presidente Michele Iorio. La struttura ha 6 posti letto, 4 dirigenti, svariati

tra medici, infermieri e tecnici. Praticamente più personale sanitario che malati. Eppure non

avrebbe motivo di esistere data la specificità del reparto. Ci spieghi le dinamiche che hanno

portato a questo spreco? Chi ci guadagna e chi ci perde?

Per rendere chiaro il problema, bisogna ricordare che la Neurofisiopatologia è una sottobranca della

Neurologia, usata per completare alcune indagini, e che non ha posti letto perché agisce da servizio

per altri tipi di reparto. Quella di Isernia invece è l’unica struttura con posti letto, perdipiù creata a

15 chilometri dalla Neuromed, l’Istituto di Ricerca ad indirizzo Neurologico di Pozzilli. Secondo

logica si dovrebbe presupporre che su questo territorio ci sia una tale incidenza di patologie

neurologiche per cui, accanto a un istituto di ricerca, si ha bisogno di creare una nuova struttura di

Neurofisiopatologia. Ma la vera ragione per cui il reparto esiste è un’altra: il Dirigente di questa

struttura è il fratello del Presidente della Regione.

In origine, al posto dell’attuale Neurofisiopatologia, sorgeva un reparto di chirurgia, il cui primario -

il Dottor Berardi - ha sempre desiderato ritornare a Campobasso, la sua città.

E quindi si determina una situazione stranissima.

Si viene a creare politicamente un posto perché Berardi lasci Isernia e vada via; metà della vecchia

struttura di chirurgia da lui diretta viene ceduta al fratello del Presidente per creare la

Neurofisiopatologia, e l’altra metà viene affidata – per chiara fama – al Dott. Huscher, che porta con

sè il figlio del Presidente. I dati sono questi e lascio a voi la conclusione di quali possono essere le

tensioni che hanno portato a questa scelta.

Il secondo caso riguarda la dispersione dei 164 posti letto di Chirurgia Generale distribuiti su

9 U.O.C. Perché si tende a creare nuove U.O.C.?

Perché moltiplichi non soltanto i primariati, quindi clienti di calibro grosso, ma anche le

sottostrutture, quindi l’apparato medico, l’apparato paramedico e la struttura di rifornimento di

materiale. Moltiplicando questi reparti, la gestione politica può avere un’espansione di potere.

Questo avviene per la chirurgia così come per altri casi, laddove le esigenze reali in rapporto ai

23

Page 24: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

bacini di utenza non sono rispettate.

Per esempio una chirurgia dovrebbe rispondere ad un bacino d’utenza di almeno 100mila abitanti.

Nel Molise ci sono 10 unità operative chirurgiche per 300mila abitanti. Quale può essere la qualità

finale di questa organizzazione?

Si è arrivati ad un debito di 600 Ml di € in maniera quasi inspiegabile. Tu proponi la

contabilità analitica per centri di costo. Perché? Quali vantaggi porterebbe?

Ogni centro di costo deve avere una contabilità che permetta di sapere quanto si spende per il

personale, per gli infermieri, per l’approvvigionamento, per la pulizia, per gli interventi, e nello

stesso tempo quali sono i ricavi di questa gestione.

In questo modo si può capire se il debito strutturale è causato da questioni di malasanità o da

risposte ad esigenze particolari, ad esempio un’epidemia sul territorio, una catastrofe….

La contabilità analitica per centri di costo è prevista anche dalla legge, la 229, ma guarda caso

nessuno vuole applicarla perché renderebbe trasparente il meccanismo di spesa.

Senza avere una analisi dei flussi reali non si potrà fare una efficace analisi di bilancio.

Alcuni infermieri lamentano che il carico di lavoro è distribuito male, che si privilegia

l’inserimento di stagisti, quindi di personale poco preparato, e si riduce il personale

specializzato. Quali sono le esigenze che stanno dietro una scelta simile?

Gli infermieri mancano non perchè non vengono assunti, ma perché vengono dirottati - per ragioni

di clientela - in strutture che probabilmente non ne hanno bisogno. E questo succede abitualmente.

Ecco perché uno dei principi fondamentali per far funzionare una struttura pubblica è quello dei

carichi di lavoro, cioè stabilire anche con la controparte quali siano i criteri per la distribuzione

della forza lavoro. È chiaro che se nella distribuzione del personale vengono utilizzati metodi ad

personam il meccanismo si incepperà.

**********

24

Page 25: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Molise e Sanità: Michele Iorio e il teatrino

della politica Martedì 21 Settembre 2010

Regione Molise, ieri il dibattito monotematico sul tema della Sanità: nel teatrino della

politica, pare che Michele Iorio abbia scordato a casa i documenti.

Nella foto Michele Iorio e Silvio BerlusconiLa sanità in Molise è un bel dilemma. Da dove cominciare? Ieri

c’è stato in Consiglio Regionale un dibattito monotematico, finito

ovviamente a tarallucci e vino.

Romano e Petraroia hanno abbandonato l’aula perché “il

Commissario ad Acta non ci ha fornito alcun elemento

informativo certo di nessun genere”; Leva ha definito l’intervento

del Commissario Iorio “sconcertante” e il Commissario - che

pare abbia scordato a casa i documenti - non ha potuto far altro che “stigmatizzare con forza il

comportamento delle opposizioni,che prima promuovono un dibattito in aula, poi non vi

partecipano affatto.”

Conclusioni? I politicanti tutti continuano a prendere corposi stipendi, arroccandosi su stupide

posizioni di coalizione, e i molisani subiscono un disservizio sanitario che praticamente non ha

eguali in tutta Italia.

Iorio, ridotto oramai ad un barzellettiere, rivela che l’opposizione, “con la scusa della mancanza di

documentazione” prosegue nel suo ostracismo fine a se stesso, combattendo “chissà quale nuova

guerra allo spreco e all’illegalità”.

Il signor Michele Iorio, dall’alto dei suoi numeri gestionali, economici e finanziari, regala battute

a iosa:“Credo che sia giunto il momento di ridare dignità alla politica e alle Istituzioni” . Se

persino uno come lui - che ha creato un debito sanitario di 600 milioni di € dal 2002 al 2008, cui

si aggiunge un ulteriore disavanzo per il biennio 2008-2009 di 110 milioni – se persino un

25

Page 26: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

illuminato come lui si permette il lusso di voler ridare dignità alla politica, allora c’è davvero da

preoccuparsi.

E tralasciamo, per pietà, tutte le beghe giudiziarie del presidente.

C’è un però da sottolineare: Iorio non ha tutti i torti quando dice che “dobbiamo costruire un

Sistema Sanitario moderno ed efficacemente operativo su tutto il territorio regionale, senza

distruggere nulla di ciò che già abbiamo, ma rimodulando e riorganizzando la sua azione

operativa nelle nuove logiche di assistenza”.

Traducendo dal politichese, Iorio dice che abbiamo troppi ospedali, di cui sei pubblici,

un’enormità per una regione grande quanto un quartiere di Roma; che questi nosocomi, funzionali

per curare le acuzie, servono poco in un territorio dove la percentuale di anziani, e quindi di

pazienti cronici, è altissima rispetto ad altre realtà; che la conformazione morfologica del territorio

– 136 comuni, perlopiù di piccole dimensioni, disseminati chi in montagna chi sul mare – impone

un cambiamento radicale nell’organizzazione delle strutture.

Bisogna pensare ad un sistema sanitario diverso, che razionalizzi la spesa, portando l’assistenza

sul territorio, trasformando le strutture da centri di collocamento – quali sono – in residenze

assistite o in ospedali di comunità, sicuramente più utili per soddisfare i bisogni dei clienti-

pazienti molisani.

Questo significa in alcuni casi chiudere, in altri trasformare, in altri mantenere e migliorare la

struttura esistente, altrimenti è improponibile reggere l’urto di una mangiatoia di denaro

pubblico com’è diventata, purtroppo, la sanità molisana.

Il problema di Iorio è che ha perso credibilità e autorevolezza, non ha più il carisma di un tempo

per far passare questo messaggio. Di più: perché, si chiedono tutti, sta scoprendo l’acqua calda solo

adesso, dopo che per anni si è abbeverato, politicamente, alla fonte della sanità regionale?

Perché, governando dal 2001, arriva a certe sane conclusioni solo 9 anni dopo?

Nel teatrino politico cui siamo costretti ad assistere giorno dopo giorno, un’opposizione che vede la

preda chiusa all’angolo dimentica quali sono le vere necessità e fa di tutto per mangiarla in un sol

boccone. Senza raccontare alla gente come stanno le cose. È chiaro che una persona seria come

Antonio Sorbo, in fase ascendente nella sua carriera politica, non può dire ai venafrani suoi

elettori che è una gran boiata difendere quello sfascio di ospedale così com’è, avendone due

pubblici - Isernia e Cassino - e uno privato – Pozzilli - nei paraggi.

26

Page 27: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Se dicesse la verità perderebbe di colpo tutto l’appeal elettorale guadagnato finora, se

dichiarasse che mai come stavolta quel barzellettiere di Iorio ha un minimo di ragione tutti lo

guarderebbero sbigottiti. Il teatrino della politica costringe ognuno nel suo ruolo, stritolandolo e

stringendolo in una morsa fatale che impedirà sempre di dire la verità e sempre di fare il bene delle

stupide masse.

Quando Infiltrato.it ha intervistato Lucio Pastore si è scoperto che in Molise ci sono 164 posti letto

di chirurgia sparsi su 9 (nove) unità operative complesse: per cui si moltiplicano non solo “i

primariati, quindi clienti di calibro grosso, ma anche le sottostrutture, quindi l’apparato medico,

l’apparato paramedico e la struttura di rifornimento di materiale.”.

Ma allora il vero obiettivo qual è?

“Moltiplicando questi reparti, la gestione politica può avere un’espansione di potere”,

infischiandosene delle reali necessità territoriali. “Una chirurgia dovrebbe rispondere ad un bacino

d’utenza di almeno 100mila abitanti. Nel Molise ci sono 10 unità operative chirurgiche per

300mila abitanti. Quale può essere la qualità finale di questa organizzazione?”.

Non è semplice capire cosa fare: fidarsi di Iorio non è più contemplabile, troppi errori, troppe

nefandezze commesse solo in nome e per conto di una logica di conservazione del potere, troppi

clientes al suo tavolo, troppi incompetenti nel suo entourage, a parte qualche illuminato come

Vitagliano, che nonostante spesso e volentieri si sia lasciato trascinare nella melma della mala

gestione, resta uno dei migliori collaboratori del presidente.

Fidarsi dell’opposizione, o almeno di questa opposizione, resta impresa davvero ardua,

soprattutto se a guidarla troviamo un centrista come Romano, un inciucione come Leva e un

impotente Petraroia. L’Idv non ha ancora dimostrato la maturità necessaria per staccarsi da

Iorio&co, almeno non in Molise, dove la maschera che indossa è totalmente diversa da quella del Di

Pietro nazional-popolare.

Una piccola speranza arriva da Isernia, dove un agguerrito Cristian Rossi sta trascinando il partito

dipietrista in battaglie vere, seguito a ruota da un Edmondo Angelaccio pronto, forse, a rimboccarsi

le maniche e fare davvero qualcosa per provare a cambiare un quadro che appare desolante.

Si vedrà.

**********

27

Page 28: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Esclusiva. Retroscena di una falsa notizia: “La

Cattolica firma”Venerdì 01 Ottobre 2010

Stamane i giornali locali riportavano notizie troppo contrastanti. “Nessun accordo” vs

“La Cattolica firma”. Chi ha tratto in inganno i giornali? E perché?

La Cattolica ha firmato oppure no? E la Neuromed? Per i

lettori che stamattina aprivano giornali o siti web era

difficile capire cosa stesse succedendo, visto che alcune

testate titolavano “Nessun accordo” e altre “La Cattolica

ha firmato”.

Infiltrato.it è in grado di ricostruire cosa è successo nella

tarda serata di ieri, perché qualcuno è stato tratto in

inganno e da chi.

Chiariamo subito un punto: nessuno ha ancora firmato niente, tanto è vero che la Cattolica ha

smentito, in una nota ufficiale, la versione secondo cui avrebbe accettato il diktat di Iorio, il quale

vorrebbe imporre un tetto ai DRG. Tradotto in parole povere significa che se un paziente da fuori

regione ha bisogno di cure e se la Cattolica, o la Neuromed, hanno raggiunto il tetto di spesa, il

suddetto malato può tranquillamente attaccarsi al tram, se ci riesce, oppure crepare allegramente.

I giornali locali, che di solito vanno in stampa nel tardo pomeriggio, al massimo in prima serata,

avevano tutti chiuso con l’unica notizia ufficiale fino a quel momento: niente accordo.

Verso le 22, o giù di lì, in una redazione (non diciamo quale, ndr) arriva una telefonata,

probabilmente del Direttore Generale dell’Assessorato alla Sanità Roberto Fagnano, che

avrebbe riferito la notizia bomba, l’esclusiva da sparare in prima pagina: la Cattolica ha firmato, si è

piegata quindi al volere del capetto Iorio.

La redazione entra in subbuglio, bisogna cambiare la prima e alcune pagine interne, un bel casino a

quell’ora, ma tant’è, i giornalisti coinvolti si sono rimboccati le maniche e hanno lavorato per

28

Page 29: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

cambiare il titolo, secondo l’indicazione del Direttore Generale. Del resto, come non fidarsi di una

carica così autorevole nel settore sanitario. E quindi eccoci arrivati a stamattina, con le edicole

pronte ad attirare i pesciolini nella trappola, che puntualmente è scattata. Confusione generale,

qualche chiamata qua e là per chiarire la situazione, ed ecco svelato l’arcano: da Roma la conferma

che l’accordo non c’è stato.

E allora come mai il Direttore Generale Roberto Fagnano l’ha sparata così grossa?

Voci ben informate parlano di una sorta di pressione psicologica e mediatica esercitata sulla

Cattolica, il che non sarebbe assurdo quando di mezzo c’è un Commissario ad Acta con l’acqua

alla gola, altrimenti detta “pezze al culo”. Le conferme si avranno nei prossimi giorni, ma questo

serve a spiegare cosa sta succedendo nella sanità molisana: una guerra senza frontiere che potrebbe

coinvolgere anche i giornalisti, inconsapevolmente strumentalizzati da chi vorrebbe tirare i fili

senza essere scoperto e invece viene sempre beccato con le mani nella marmellata.

Ecco perché Infiltrato.it ha scelto di “bucare” la notizia, di indagare più in profondità e ricostruire i

retroscena di una nottata la lunghi coltelli.

**********

Sanità molise: no di Cattolica e Neuromed,

Iorio in bilicoVenerdì 01 Ottobre 2010

Il Commissario ad Acta Michele Iorio non sa più che pesci pigliare: la Cattolica e la

Neuromed hanno rifiutato l’accordo, la sanità molisana ferma al palo.

La sanità molisana vive ore decisive. Il giorno fatidico, il 30 settembre,

è infatti arrivato. Ed è arrivato con il più che aspettato fallimento del

Commissario ad acta Michele Iorio. Ieri i più ottimisti uomini del

Presidente erano fiduciosi che entro le 12 (termine stabilito prima che il

29

Page 30: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Piano di Rientro venisse trasmesso a Roma) Cattolica e Neuromed si sarebbero piegate ai tagli

imposti dalla Regione. E invece niente: le due strutture non hanno firmato il contratto, visti i tagli

draconiani previsti: 6 milioni di euro per la Neuromed che passa da 39 milioni a 33 milioni di euro e

21 per la Cattolica che arretra addirittura da 60 milioni a 39 milioni di euro.

E ora, cosa accadrà dopo “il gran rifiuto”? Iorio ha già predisposto il provvedimento di sospensione

dell'accreditamento per le due strutture che diventerà operativo il 30 ottobre. Provvedimento che

sarà discusso nel tavolo tecnico di Roma e che potrebbe essere però revocato soltanto se i

rappresentanti di Neuromed e Cattolica, anche se in ritardo, dovessero tornare sulle loro posizioni

ed accettare i tagli. Se invece le due strutture non dovessero tornare sui loro passi (cosa molto

probabile), saranno tagliati fuori dal sostegno del Fondo Sanitario Nazionale. In poche parole non

riceveranno alcun contributo regionale. Ma questo può spaventare due istituti che godono di grande

fama anche fuori dalla Regione? Probabilmente no: come accade in molte altre regioni d’Italia

aziende del genere guadagnano non con i finanziamenti regionali, ma con la capacità di richiamare

numerosi pazienti da altre regioni italiane.

E allora la domanda è d’obbligo: come mai Iorio ha insistito tanto affinchè Neuromed e Cattolica

firmassero tale contratto? Persone ben informate rivelano che tale rifiuto potrebbe essere dannoso

proprio per la sanità pubblica molisana, in quanto negli anni trascorsi molto spesso le due strutture

hanno sopperito alle mancanze delle strutture pubbliche stesse. Venendo meno tale apporto,

bisognerà vedere come potrà rispondere il servizio sanitario regionale.

Ma la questione del tavolo tecnico è molto più complessa, perché ad essere discusso sarà anche il

futuro di Michele Iorio quale commissario ad acta. Qui le ipotesi sono le più varie: alcuni ritengono

che sia possibile che Iorio rimanga al suo posto (anche per una questione di “immagine”), ma che

venga spogliato dai suoi compiti che sarebbero, in questo caso, affidati ad un altro commissario

esterno, nominato da Roma, che si arrogherà il potere decisionale. Insomma, in questo caso Iorio

rimarrebbe commissario soltanto formalmente.

Secondo altri, invece, potrebbe esserci anche la possibilità che Michele Iorio venga sostituito in toto

nel suo ruolo di commissario. Ma anche in questo caso, secondo molti, il Governatore ne uscirebbe

“vittorioso”. E immacolato. Capiamoci meglio: un commissario esterno non avrà alcuna remora a

imporre tagli e, nel caso, anche a chiudere gli ospedali di Venafro, Agnone e Larino. E a quel

punto certamente Iorio potrà dire di aver fatto il possibile per evitare tale chiusura e che, se fosse

stato per lui, non avrebbe preso una tale decisione. Insomma, se una misura di tal genere si facesse

30

Page 31: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

necessaria, questo sarebbe l’unico modo per il Governatore di uscire “pulito” e immune dalla

questione e scaricare la colpa sulle scelte del Governo centrale.

Insomma, gli scenari sono aperti e quanto mai imprevedibili. Tutto sta al tavolo tecnico che

prenderà le decisioni sul caso.

Intanto, però, Michele Iorio continua con le sue chiacchiere ad affabulare il Molise. Un esempio su

tutti. Alcuni giorni fa, durante il convegno “Europa e Salute” che si è tenuto a Roma presso la

Regione Lazio alla presenza anche del Ministro della Salute Ferruccio Fazio, Iorio, parlando della

situazione molisana, ha affermato che “in Molise il deficit sanitario non è frutto di anni di cattiva

gestione o di depauperamento della professione sanitaria”, ma è stato prodotto “dalla

modernizzazione del sistema”. E’ mai possibile che “la modernizzazione” possa aver indebitato la

regione in questa misura, con una media annua di indebitamento dal 2003 al 2009 di oltre 70

milioni (dati riportati dal Sole 24 Ore)? Assolutamente no.

Invece di tagliare posti letto, imporre il blocco del turn over (altra misura su cui pare ci sia il parere

assolutamente contrario di Roma) e mettere in crisi il servizio sanitario probabilmente, si sarebbe

potuto evitare nuove installazioni e finanziamenti inutili. Come ad esempio quello di alcuni mesi fa

destinato al reparto di neurofisiopatologia, diretto dal primario Nicola Iorio, fratello del

governatore. Fondi che sono stati gestiti per lungo tempo dalla direttrice del distretto sanitario

regionale di Isernia, Rosa Iorio, sorella del governatore. E i due Iorio sono solo alcuni della fitta

rete clientelare che si staglia sulla sanità molisana. Il tutto per ribadire un concetto: il clientelarismo

– e non la “modernizzazione” - sta uccidendo questa regione.

Il tutto condito da quanto dichiarato dalla Corte dei Conti. Dichiarazioni ricordate da Di Pietro nel

corso del “No Iorio Day”, ma che il Governatore ha respinto in toto. Peccato, però che nella

“Relazione sulla gestione finanziaria delle regioni” (delibera n.17 del 4 agosto) redatta dalla Corte

dei Conti si dice espressamente che “due regioni, il Molise e la Campania, non hanno rispettato i

limiti del saldo di cassa”. E attenzione: mentre in Molise ci si vanta di molteplici e fruttuosi

interventi sulla sanità, la Corte dei Conti riporta dati che sbugiardano l’esecutivo. Per quanto

concerne gli interventi regionali in materia, infatti, mentre mediamente in tutta Italia sono cresciuti

da 1694 a 1891, “la quota minore si registra in Molise, ferma sotto il diciotto per cento”.

Insomma, attendiamo di vedere cosa sarà deciso nel tavolo tecnico, ma preghiamo chi ha forti

responsabilità di assumersene le conseguenze. Senza affabulazioni e senza “politichese”. Sarebbe il

minimo.

31

Page 32: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

**********

SANITÀ MOLISE/ Pronto Soccorso Isernia,

riparte la protesta Mercoledì 03 Novembre 2010

Il Pronto Soccorso di Isernia si trova nuovamente ad affrontare un’emergenza sanitaria

che mette in forte pericolo la salute dei cittadini. Il personale è oberato da carichi di

lavoro impossibili da sostenere se non tramite sforzi straordinari e questo potrebbe

influire sulla qualità del servizio. Ennesimo caso-sanità in Molise.

Negli ultimi giorni l’afflusso di pazienti alla nostra

U.O.C di Pronto Soccorso, per problematiche di urgenza

e non urgenza, ha avuto un incremento esponenziale

insostenibile che sta mettendo in crisi la organizzazione

del nostro Reparto. Il numero dei letti da visita a nostra

disposizione e la dotazione organica medica,

infermieristica e OTA si stanno dimostrando allo stato

attuale assolutamente sottodimensionati rispetto alle necessità che si stanno presentando.

L’aumentato flusso di pazienti che accedono al Pronto Soccorso ha determinato anche una

aumentata richiesta nel P.S. di ricoveri per i reparti del P.O. che si aggiungono ai ricoveri

programmati e ordinari che vengono richiesti dai medici dei reparti. Il risultato è quello che

quotidianamente più di un paziente che ha bisogno di ricovero staziona nei locali della nostra U.O.

diverse ore e talora giorni, per mancanza di posti letto disponibili nel P.O., e per la impossibilità di

trovare una collocazione in altri Ospedali della Regione e delle Regioni limitrofe con

trasferimenti secondari.

La situazione si è verificata subito dopo l’inizio del processo di attuazione del piano di riordino

della rete ospedaliera, che ha comportato il taglio delle strutture per acuti. A mio parere perché la

32

Page 33: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

organizzazione di soluzioni alternative ai ricoveri, come strutture territoriali, rafforzamento

dell’assistenza domiciliare, diversa organizzazione dei MMG, creazione di posti di Osservazione

Breve nel P.S ecc. non è stata attuata preventivamente. Tra l’altro la situazione già critica

prevedibilmente andrà peggiorando, considerando che storicamente il mese di agosto si è sempre

dimostrato a bassa richiesta di prestazioni e ricoveri in P.S. rispetto al periodo autunnale e invernale,

e che il piano di riordino dovrà attuare a breve la chiusura e/o il forte ridimensionamento di altre

Unità Operative (nei P.O. di Venafro e Agnone) attualmente non ancora attuate. Si ritiene che, in

assenza di un piano per affrontare queste problematiche, nei prossimi giorni andremo incontro a una

situazione di emergenza sanitaria che interesserà non soltanto il nostro Pronto Soccorso ma tutto il

P.O. di Isernia.

Nell’immediato, a causa della già assoluta inadeguatezza dei letti da visita e strumentazione di

supporto, si richiede la fornitura di barelle , supporti per fleboclisi e dello strumentario necessario a

fronteggiare l’emergenza già in atto.

La lettera, datata 5 Agosto 2010, non ha avuto nessuna risposta, ecco perché il personale si è

trovato costretto ad una nuova decisa segnalazione, che riportiamo di seguito.

Si prende atto che nessuna risposta è stata data alla nota-segnalazione del 5-08-2010 che si acclude

in copia. Tutto il PERSONALE del Pronto Soccorso segnala che rispetto ad allora la gestione dei

pazienti nella nostra U.O.C. è diventata ancora più critica. All’incremento degli accessi si è aggiunta

una estrema difficoltà nel reperire posti letto non solo nel P.O. di Isernia, ma anche a livello

regionale e extraregionale, con gravi rischi per i pazienti.

Il Personale del Pronto Soccorso è responsabile (professionalmente e non solo) del paziente e del

suo percorso clinico. La necessità di trovare una collocazione adeguata ai bisogni degli utenti

comporta un assorbimento di risorse assistenziali per quelli che sono costretti a rimanere nei nostri

locali, ed un conseguente indebolimento della operatività della struttura. Questa situazione, difficile

nei periodi ordinari, è diventata ormai ingovernabile.

Il Pronto Soccorso è la cerniera fondamentale fra Territorio e Ospedale, non deve essere lasciato

solo e le sue problematiche siano riconosciute ed affrontate non come “i problemi del PS” ma come

i problemi di tutto il Presidio Ospedaliero e del Servizio Sanitario Regionale.

33

Page 34: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Nelle more che venga trovata una soluzione alle problematiche esposte si chiede di poter inviare nei

vari Reparti, anche in barella, i pazienti che accedono nella nostra U.O., che non possono essere

ricoverati o trasferiti e che “stazionano” ormai anche per giorni nei nostri locali con una assistenza

che, per motivi organizzativi, è inadeguata..

La soluzione dei problemi riportati non è più differibile ed è necessaria una risposta immediata.

**********

SANITA' MOLISE/ La toccata e fuga

dell'assessore PassarelliMercoledì 03 Novembre 2010

In Molise la sanità è oramai allo sbando totale. Nicola Passarelli, che aveva promesso

mari e monti - mantenere sul territorio i servizi per i cittadini, migliorarli ove possibile,

ed attuare una generale politica di controllo dei costi, e di eliminazione graduale delle

spese inutili - ha lasciato dopo soli tredici mesi. Che succede?

Ieri ufficialmente Nicola Passarelli si è dimesso dalla carica

di Assessore, deponendo la delega alla sanità. Sono passati

circa tredici mesi da quando Passarelli, appena andato in

pensione da Presidente della corte d’appello di

Campobasso, fu chiamato ad un’altra Corte, quella di

Michele Iorio. Si presentò, quel lontano 21 settembre 2009,

annunciando che avrebbe studiato la strutturazione del

Sistema Sanitario molisano per poter quindi lavorare e

rispettare gli adempimenti richiesti dal piano di rientro.

E poi concluse: “Ovviamente sarà nostro impegno mantenere sul territorio i servizi per i cittadini,

migliorarli ove possibile, ed attuare una generale politica di controllo dei costi, e di eliminazione

34

Page 35: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

graduale delle spese inutili”. Tredici mesi sono passati e molti si chiedono cosa sia cambiato, quali

delle sue promesse abbia mantenuto Passarelli.

Le responsabilità, chiaramente, non sono imputabili al solo ex Assessore, anzi. Del suo anno di

mandato si potrebbe parlare, se non altro, di completo anonimato: basti riprendere diverse lettere,

articoli, dichiarazioni degli ultimi mesi per rendersi conto che molti si sono rivolti a Passarelli

cercando una risposta concreta senza mai, tuttavia, ottenerla. Potremmo, ad esempio, citare le

numerose lettere inviate ora da Huscher, nelle quali il chirurgo denunciava il suo licenziamento per

“Lesa Maestà” (aveva avuto un acceso diverbio con Luca Iorio, figlio del Governatore), ora da

Michele Petraroia che chiedeva “un tavolo di confronto con le amministrazioni locali e gli

operatori sanitari che permetta di definire gli ulteriori inasprimenti con trasparenza e collegialità”.

Ma niente.

Come detto, però, il ruolo di Passarelli era, per così dire, vincolato. Infatti, sebbene si legga sul sito

della Regione che l’obiettivo del suo mandato mirava al “riordino del Sistema Sanitario”, in realtà

Passarelli, pur volendo, avrebbe potuto poco o nulla per via del commissariamento e, soprattutto,

del Commissario ad acta, Michele Iorio. Esempi concreti? Uno su tutti. Il 30 settembre era il

termine ultimo per spedire al Consiglio dei Ministri il Piano di Rientro. Sappiamo bene com’è

andata a finire: Iorio sempre più in bilico perché, tra le altre cose, il Piano non era stato firmato né

dalla Cattolica né dalla Neuromed.

Lo stesso giorno Passarelli avanza, per la prima volta, le sue dimissioni, ma Iorio le respinge. È

essenziale il suo apporto, dice, “per affrontare, nel migliore dei modi, i molteplici e complicati

appuntamenti del prossimo mese”. Sarà vero? Possiamo solo fare delle ipotesi, ma tutte sembrano

protendere verso una risposta molto chiara, soprattutto se teniamo conto del fatto che soltanto un

giorno dopo Iorio, a tempo oramai scaduto per l’invio della documentazione al tavolo tecnico

interministeriale, tenne una conferenza stampa nella quale spiegava le misure, i problemi, gli

accorgimenti. Bene, in quella conferenza Passarelli era assente.

Bel modo, insomma, per adempiere al “riordino del Sistema Sanitario”. Ma, a prescindere da

questo, certamente il duo Iorio-Passarelli (molto più Iorio che Passarelli) ha funzionato male. Basti

ricordare qual è la situazione attuale: il Molise resta, tra le quattro regioni in rosso (con Campania,

Calabria e Lazio), l’unica il cui Piano di Rientro è stato bocciato (in settimana è previsto un

ulteriore incontro Regione – tavolo tecnico) e, dunque, l’unica regione tra le quattro che non avrà

diritto ad accedere ai fondi FAS. In più è in arrivo una ministangata Irpef che prevede per il Molise

35

Page 36: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

un addizionale pari a 58 euro che dovrà essere saldato nel mese di marzo, come ha stabilito

l'Agenzia delle Entrate.

E intanto i tagli cominciano a farsi sentire. Sebbene Iorio continui a parlare di semplice

“riconversione”, per il momento si sta andando semplicemente e drasticamente a diminuire i posti

letto, come sta accadendo sia a Termoli che a Larino. Al San Timoteo dal primo novembre, come

ci conferma un infermiere termolese, il reparto di Medicina conta 5 posti in meno, stessa sorte per il

reparto di Ortopedia. Tagli più pesanti, invece, per Chirurgia: 10 posti in meno. A Larino, invece, il

laboratorio di Oncologia sarà tagliato di netto. Chiuso. Ora si aspetta, a questo punto, che i tagli

diventino effettivi anche a Isernia e Venafro. Staremo a vedere.

Intanto comincia il toto-Assessorato: mille voci sui possibili candidati a succedere a Passarelli. Ma

voci vicine al Governatore ci dicono che sia probabile che la delega rimanga in mano a Iorio. Un

Assessorato “ad interim” in pratica. Talis Berlusconi, talis Iorio.

**********

SANITA' MOLISE/ "Quo vadis Michele?"Mercoledì 17 Novembre 2010

Ennesimo appuntamento della saga “sanità molisana”. Ed ennesima bocciatura per

Michele Iorio. Non è, infatti, un periodo facile questo per il nostro Governatore. Dopo

un’estate turbolenta per gli scontri accesi con il nemico di sempre Aldo Patriciello

(anche se, pare, oggi si stiano riavvicinando. Come dire: in tempo di guerra …), dopo la

mala gestione nella ricostruzione terremoto (anche dalla Corte dei Conti, che lo ha

condannato, il 9 febbraio 2010, alla pena pecuniaria di 3.200 euro), per Iorio ecco

anche la “grana” sanità. Facciamo il punto della situazione.

Trenta settembre: termine ultimo per la consegna al tavolo interistituzionale del Piano di Rientro.

Michele Iorio riceve un sonoro “no” da parte di Neuromed e Cattolica. I due centri, infatti,

sarebbero andati incontro a tagli esorbitanti (6 milioni di euro per la Neuromed, 21 per la Cattolica)

36

Page 37: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

che di certo non convenivano alla loro fama e alle loro prestazioni.

Passa una settimana. Otto ottobre: nuovo tavolo tecnico e

nuova bocciatura. Michele Iorio, però, giunge ad accordi con gli

uomini del Governo affinché non fossero applicati gli aumenti

delle tasse e delle imposte, previsti dalla legge per le Regioni

che hanno un disavanzo in campo sanitario. Il Governo accetta:

proroga di venti giorni.

Ma non è finita. Negli stessi giorni altra batosta per il povero

Governatore: il Tar concede la sospensiva a Cattolica e Neuromed, che erano ricorse al Tribunale

Amministrativo dopo che, prima della pausa estiva, la Regione (già allora) aveva deciso di stabilire

un tetto per i finanziamenti regionali in loro favore. Con la seguente motivazione: i centri di

ricerca della Cattolica e di Neuromed non possono avere tetti di spesa perché istituti

riconducibili “a natura pubblica” e dunque i tagli sono illegittimi.

Intanto trascorrono i venti giorni di proroga concessi dal Governo. Ventinove ottobre: la sanità

molisana non ha fatto alcun passo in avanti. Proroga totalmente inutile e nuova bocciatura per

Michele Iorio. Tant’è che di lì a poco il Tavolo tecnico sentenzierà: il Molise è l’unica regione tra le

quattro in rosso (con Calabria, Campania e Lazio) che non avrà diritto ad accedere ai fondi FAS. In

più, come annunciato da uno studio UIL, è in arrivo una ministangata Irpef che prevede per il

Molise un’addizionale pari a 58 euro che dovrà essere saldato nel mese di marzo, come ha stabilito

l'Agenzia delle Entrate.

E arriviamo a ieri: Iorio è comparso davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli

errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, presieduta dall'On.

Leoluca Orlando (Idv). Ma la musica è sempre la stessa: il Governatore non ha soddisfatto i

parlamentari che hanno riscontrato “sotto il versante finanziario numerose disfunzioni, anomalie e

irregolarità”.

E Michele Iorio? Qual è stata la sua linea difensiva in questi anni? Nessuna. Ha parlato di

“cassandre” che gettano fango sull’amministrazione molisana. Si è nascosto dietro dichiarazioni

reiterate secondo cui “in Molise il deficit sanitario non è frutto di anni di cattiva gestione o di

depauperamento della professione sanitaria”, ma è stato prodotto “dalla modernizzazione del

sistema”. Dev’essere stata una grande “modernizzazione”, viene da pensare, se si parla di un

disavanzo che si aggira sui 90 milioni di euro.

37

Page 38: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Anche nell’incontro di ieri d’altronde Michele Iorio ha dichiarato che la situazione molisana è stata

rappresentata “in maniera non adeguata da alcuni giudizi negativi espressi” proprio perché non si è

tenuto conto della “tecnologia all'avanguardia”, dell’“offerta di servizi variegata” e della “capacità

di azione qualitativamente e quantitativamente elevata”.

Eppure, nonostante questa (presunta) mastodontica “modernizzazione”, la Commissione (più che

giustamente) ha fatto riferimento anche ad un caso di disfunzione sanitaria: il decesso di Antonio

Del Corpo, un cinquantenne di Pozzilli, morto per un infarto senza essere stato soccorso dal 118 di

Venafro. A tal riguardo ricordiamo che sono stati aperti due filoni di indagini, uno dalla Procura di

Isernia riguardo il ritardo di cure immediate; l’altro dall’Asrem che intende accertare per quale

ragione la centrale operativa del 118 non ha risposto alla chiamata telefonica con la quale il figlio di

Del Corpo chiedeva il soccorso (anche se Fedele Clemente, direttore del 118, ha affermato,

all’epoca dei fatti, che “dai nostri tabulati non risultano telefonate in entrata tra le 4 e le 5 del 15

settembre”). Ma la questione rimane aperta, anche considerando il fatto che comunque l’ambulanza

si è presentata sotto casa di Del Corpo un’ora e mezza dopo il malore che aveva colpito il 65enne,

quando non c’era già più nulla da fare.

Vedremo come andrà a finire.

Ma per ora una certezza c’è: questa presunta (assolutamente presunta) “modernizzazione” non ha

dato i risultati sperati se queste sono le conseguenze, caro sig. Michele Iorio. Che ne dice, dopo

tutte queste bocciature, si prendersi una buona volta le sue sacrosante responsabilità? Grazie.

**********

SANITÀ/ Molise, Michele Iorio si è bocciato

da sèSabato 04 Dicembre 2010

Michele Iorio salvato dal Tar Molise? Così pare, da quando - due giorni fa - il tribunale

amministrativo ha bloccato il provvedimento del Governo Berlusconi sospendendo

l’aumento delle tasse deciso il 13 maggio scorso dal tavolo tecnico per ripianare il

38

Page 39: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

deficit sanitario regionale. Eppure, sentenza favorevole o contraria poco importa,

Michele Iorio si è bocciato da solo: basta andare in giro per gli ospedali molisani per

rendersene conto.

Quando il Governo centrale aveva stabilito un incremento

dell’Irap dello 0,15% e dell’Irpef dello 0,3%, il Presidente

Iorio aveva risposto chiedendo l’accesso ai Fondi FAS, per

coprire quindi il deficit senza alzare le tasse. Ma il Governo

centrale aveva rifiutato la proposta.

Sembrava, in pratica, il colpo fatale per Iorio: con l’aumento

delle tasse anche i più orbi cittadini molisani avrebbero

dovuto ammettere la “mala gestio” di questo governo regionale riguardo la sanità. E invece, dopo le

varie bocciature nei tavoli interistituzionali, dopo i secchi “no” di Cattolica e Neuromed, dopo la

condanna anche della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario, il

Tar regala una boccata d’ossigeno al Governatore.

Ma basterà? Probabilmente no. Innanzitutto perché bisogna aspettare il 26 gennaio 2011, quando il

Tribunale Amministrativo si esprimerà sul merito.

Ma, a prescindere dalla sentenza del Tar, i tagli e le “debolezze” del sistema sanitario già si stanno

manifestando con forza. Come già abbiamo scritto anche in passato, sebbene Iorio continui a parlare

di semplice “riconversione”, per il momento si sta andando drasticamente a diminuire i posti letto,

come sta accadendo sia a Termoli che a Larino. Al San Timoteo dal primo novembre il reparto di

Medicina conta 5 posti in meno, stessa sorte per il reparto di Ortopedia. Tagli più pesanti, invece,

per Chirurgia: 10 posti in meno. A Larino, invece, il laboratorio di Oncologia sarà tagliato di netto.

Chiuso.

Ed anche a Isernia le cose non vanno meglio. “Viviamo una situazione insostenibile”, ci rivela un

infermiere del Pronto Soccorso del Veneziale che preferisce mantenere l’anonimato. “Avremmo

bisogno di più posti letto, ma questi non vengono affatto garantiti”. Anche ad Isernia, dunque, i

tagli si sono fatti sentire: “il numero dei posti letto è notevolmente ridimensionato. E la situazione è

acuita dal fatto che in questo periodo stiamo notando un aumento degli accessi, di persone che

dovrebbero essere ricoverate anche per semplici controlli. Ma molto spesso non possiamo

39

Page 40: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

garantirli”.

E a Campobasso? Polo ospedaliero diverso, ma con le stesse difficoltà da affrontare. A breve, al

Cardarelli, per via dei prepensionamenti, alcuni tra primari e medici lasceranno il loro ruolo senza

che questo venga ricoperto da qualcuno. Conseguenza del blocco delle assunzioni. “Ciò

determinerà uno scadimento del servizio per i ricoverati e delle disfunzioni anche sull’attività del

Primo Soccorso”, dichiara Michele Petraroia. E tale “scadimento” sarà poi reso ancora più critico

dal fatto che gli altri ospedali più piccoli quasi certamente andranno incontro a poderosi tagli e

dunque gran parte dei loro pazienti sarà dirottato proprio al Cardarelli, il quale, però, per via

del blocco, non potrà affatto garantire un servizio sufficiente ed efficiente.

Finita qui? Certo che no. Mancano le ciliegine sulla torta. Nell’ottavo rapporto “Ospedali & salute

2010” dell'associazione italiana ospedalità privata (Aiop) si legge che i poli pubblici sono, appunto,

inefficienti perché offrono servizi di gran lunga inadeguati rispetto ai finanziamenti statali che

ricevono (si parla di uno spreco che si aggirerebbe intorno al 27% dei finanziamenti) e questa

inefficienza si acuisce proprio al Sud, dove troviamo le regioni che hanno una sanità disastrata e che

si sono impegnate (o avrebbero dovuto farlo) per risanare i loro bilanci. Ed anche su questo si

sofferma il Rapporto: Lazio, Campania, Abruzzo e – chiaramente – Molise non hanno mai

rispettato gli obiettivi annuali di riduzione del debito dal 2007 ad oggi. Che fiducia si può

riporre, allora, in Iorio?

Ed infine un’altra ciliegina che farà tanto “piacere” alle donne molisane. L’Osservatorio regionale

sulla qualità dei servizi sanitariin Molise i tempi medi di attesa per eseguire una ecografia alla

mammella sono al di sopra di quelli massimi previsti (60 giorni e 10 per la classe di priorità “a”).

Le attese medie per una tale visita si aggirano sui 130 giorni a Campobasso. A Isernia, addirittura,

si superano i 1.000 giorni (1.018). rivela, nel monitoraggio sul primo semestre 2010, che

Insomma, sentenza favorevole o contraria non importa. Michele Iorio si è bocciato da solo. Basta

andare in giro per gli ospedali molisani per rendersene conto.

**********

40

Page 41: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

I TUMORI IN ITALIA/ Intervista con

Roberta De Angelis (ISS):"In alcuni casi la

politica prende le distanze." Mercoledì 09 Marzo 2011 Perchè in Italia (e in Molise) non c'è ancora un registro tumori? Perchè in tante realtà

del Paese la sopravvivenza alle malattie tumorali è più bassa che altrove? Quali sono le

relazioni tra inquinamento e indicatori epidemiologici? Esiste davvero una lobby che

preme perchè certi numeri non spaventino la popolazione? E, soprattutto, come si può

prevenire questa piaga del nuovo millennio? A queste (e non solo queste) curiosità ha

risposto la Dottoressa Roberta De Angelis, dell'Istituto Superiore di Sanità.

In Italia (ancora) non esiste un registro tumori nazionale. Gli

unici dati su mortalità, incidenza e prevalenza sono quelli

forniti dal Reparto di Epidemiologia dei Tumori dell’Istituto

Superiore di Sanità, che in uno progetto di ricerca del 2007 -

“I Tumori in Italia” – ha provveduto ad analizzare e studiare

le stime degli indicatori epidemiologici per i tumori più

diffusi. Il progetto, realizzato in collaborazione con la

Fondazione IRCCS di Milano e con il network dei registri

italiani dei tumori (AIRtum), è diventato un volume

monografico – “Current Cancer Profiles of the Italian

Regions” –ed è stato inserito dall’Istat nella versione italiana

del database “WHO – Health for all”.

La Dottoressa Roberta De Angelis, del Centro Nazionale di

Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute

(ISS), ha fatto parte del gruppo di ricerca per il progetto “I Tumori in Italia” e ne ha seguito e curato

tutte le fasi. Nell’intervista che ci ha gentilmente concesso, la Dottoressa De Angelis ci spiega come

41

Page 42: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

mai non c’è un registro tumori a livello nazionale, analizza con noi alcuni dati del progetto, mette in

evidenza le ambiguità della politica rispetto ai registri tumori e prova a fornire linee guida su come

prevenire quella che sembra essere la malattia del terzo millennio.

E di fronte alle nostre provocazioni su una presunta lobby che vorrebbe nascondere la portata di

certi numeri….

Ci spiega a grandi linee di cosa vi siete occupati e qual è stato il metodo di lavoro?

Per capire il metodo bisogna ricordare che in Italia non esistono registri tumori a copertura

nazionale, che il dato di incidenza tumorale deriva da registri locali, a copertura perlopiù

provinciale, avviati a partire dalla fine degli anni 70, con una diffusione a macchia di leopardo,

prevalentemente nel nord e centro. Di fatto, a livello nazionale, l’unico dato completo che abbiamo

riguarda i trend di mortalità, che però rappresentano un dato parziale e insufficiente per capire

l’evoluzione dei fattori di rischio del cancro nella popolazione. È invece utile conoscere l’incidenza,

ovvero il numero di nuove diagnosi che si verificano ogni anno. Un altro indicatore interessante è la

prevalenza, cioè il numero di malati, persone che in passato hanno avuto una diagnosi di tumore e

che vivono ad oggi con questa patologia. Parte di questi pazienti sono a tutti gli effetti guariti, altri

sono sotto trattamento. La nostra è una metodologia statistica che si basa sui dati di mortalità che

esistono a livello regionale e, attraverso un'altra informazione che deriva dai registri tumori, cioè la

sopravvivenza dei pazienti oncologici, ci permette di ricostruire sia l’incidenza che la prevalenza a

livello regionale.

E come mai non c’è un registro tumori nazionale?

Succede in realtà in gran parte del sud e del centro dell’Europa. Fare un registro tumori è

abbastanza difficoltoso: non c’è un’informatizzazione completa del percorso sanitario e quindi

rintracciare nuovi casi implica una serie di operazioni di ricerca, anche manuali. I registri fanno un

incrocio tra più sorgenti e fonti di informazioni e questo ha un certo costo, non solo dal punto di

vista dei tempi. Una mappatura completa della popolazione manca anche in Francia, in Spagna, in

Germania e negli Stati Uniti. Tipicamente, i registri a copertura nazionale esistono nei paesi più

piccoli, ad esempio nei paesi scandinavi. C’è da dire però che negli ultimi anni c’è stato uno sforzo,

sostenuto anche da parte del Ministero, di allargare la copertura di popolazione registrata soprattutto

nelle aree del sud Italia, dove il dato era più basso. Quindi ci sono una serie di nuovi registri,

soprattutto nelle regioni del sud, ma alcune regioni rimangono ancora scoperte.

42

Page 43: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

Secondo Lei è plausibile che non venga istituito un registro tumori per non far venir fuori dati

che potrebbero spaventare?

In Italia tutto è possibile però a questo si sono aggiunti anche problemi legati alla privacy: i registri

sono quasi fuorilegge, nel senso che stanno incontrando parecchi ostacoli dal punto di vista

normativo a causa delle restrizioni sulla privacy, perché non hanno una copertura legislativa

adeguata. Questa è una delle problematiche che i registri devono affrontare da 4/5 anni e che la

politica ancora non è riuscita a risolvere, cioè quella di consentire al registro l’utilizzo di dati

nominativi. Riguardo al rapporto tra questi dati e la politica c’è un po’ di ambivalenza. Nella nostra

esperienza, a volte, è successo che quando è emersa una bassa sopravvivenza rispetto ai tumori di

alcune aree rispetto ad altre, indubbiamente i politici hanno preso le distanze.

E di quali aree stiamo parlando?

In generale, aree del sud.

E in casi come il Molise, dove il registro tumori non c’è, come vi siete mossi?

Cerchiamo di ricostruire indicatori con una metodologia uniforme per tutto il territorio nazionale.

Utilizziamo i dati dei registri esistenti e i dati di mortalità per tumore introdotti dall’ISTAT per

ricavare queste statistiche.

Dal 1970, che è il primo anno di riferimento, fino ad oggi c’è stato un + 100% di tumori in

tutta Italia.

Questo fenomeno è legato a due fattori fondamentali: uno è l’invecchiamento della popolazione,

che ha comportato un incremento nel numero di malati; l’altro è la crescita di alcuni fattori di

rischio, come il fumo di sigaretta, che negli uomini è la patologia tumorale dominante. Nelle donne,

il fatto che sia aumentata l’età della prima gravidanza ha un ruolo nell’incremento dei tumori alla

mammella. Altri fattori di rischio sono legati allo stile di vita: si va perdendo la dieta mediterranea,

con una diminuzione del consumo di frutta e verdura, e si tende al consumo di alimenti industriali.

Però Lei tra i fattori di rischio non ha citato l’inquinamento ambientale. Le faccio una

provocazione: è peggio fumare una sigaretta o vivere accanto ad un inceneritore?

Questa è una domanda un po’ grossolana, comunque sicuramente è peggio fumare un pacchetto di

sigarette al giorno.

A parte il cambiamento della dieta mediterranea, ci può essere stato un deterioramento nella

qualità di questi alimenti a causa dell’inquinamento ambientale? Quando i campi vengono

43

Page 44: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

giocoforza irrigati con acqua inquinata, e quindi frutta e verdura risultano inquinati, si crea

un fattore di rischio?

Sicuramente non è positivo irrigare i campi con acqua inquinata e questo può essere certamente un

fattore di rischio. Però queste relazioni vanno studiate nello specifico, esaminando gli specifici

inquinanti e le esposizioni delle specifiche popolazioni esposte a questi rischi. In Italia si sta

avviando adesso uno studio che vuole fare il punto sulla correlazione tra i dati epidemiologici

esistenti nelle popolazioni residenti nei siti inquinati. Tenga presente che la mappatura dei siti a più

alto tasso d’inquinamento è stabilita con appositi decreti, ma non bisogna cadere nel generico e

nell’allarmistico.

Sa qual è il sospetto che viene fuori parlando con i vari comitati sparsi sul territorio?

Prego.

Che ci sia una lobby che voglia tenere nascosti certi dati. Ci sono rapporti tra multinazionali

energetiche, ad esempio Veolia, e fondazioni che si occupano di prevenzione oncologica, ad

esempio la Fondazione Veronesi, che risultano quantomeno ambigui.

Guardi, francamente non saprei.

Dai dati evidenziati, dal 70 ad oggi c’è stato un aumento esponenziale della prevalenza,

mentre invece per mortalità e incidenza il livello attuale è più o meno paragonabile a quello

del 1970.

La prevalenza è un indicatore cumulativo, nel senso che esprime il numero di pazienti che si sono

ammalati negli anni precedenti e che non sono deceduti e quindi il fatto che aumenti è connaturale

all’indicatore stesso. Negli ultimi anni si sta cercando di qualificare ulteriormente la prevalenza in

più componenti: quella dei pazienti che sono a tutti gli effetti guariti, quelli che ancora hanno

bisogno di monitoraggio e quelli che sono ancora in trattamento. L’incidenza è invece correlata ai

fattori di rischio, ambientali o di vita, mentre la mortalità ha più a che fare con le cure. Una

riduzione della mortalità è legata da un lato alla riduzione dell’incidenza dall’altro al miglioramento

della sopravvivenza dei pazienti. Sono dimensioni diverse dello stesso problema.

Un altro dato che mi ha incuriosito riguarda la fascia giovanissima dai 0 ai 14: la mortalità

dal 1970 ad oggi è diminuita.

Non c'è un sostanziale cambiamento dei fattori di rischio, che in queste fasce d’età riguarda

principalmente questioni genetiche . Per contro ci sono stati grandi avanzamenti dal punto di vista

44

Page 45: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

clinico e quindi la prognosi è molto migliorata; infatti la sopravvivenza dei bambini e degli

adolescenti è 10/20 punti superiore rispetto a quella degli adulti. In questi casi i miglioramenti di

sopravvivenza si riflettono nei miglioramenti di mortalità.

Invece nella fascia d’età 40 -54, dal 1970 ad oggi la mortalità è aumentata. Se l’aumento dei

fattori di rischio sarebbe stato compensato da un miglioramento dei fattori curativi, come

spiega questo dato?

Nel caso delle donne può essere correlato con l’incremento del tumore alla mammella, che è la sede

dominante nell’ambito delle sedi tumorali del sesso femminile. C’è stato un incremento

dell'incidenza legato al cambiamento della abitudini riproduttive.

Come si previene la malattia del terzo millennio.

Fare attività fisica, smettere di fumare, evitare l’obesità, consumare frutta e verdura in almeno

cinque porzioni ogni giorno, limitare il consumo di grassi soprattutto di origine animale, limitare il

consumo di carne soprattutto rossa, fare un uso limitato di alcool. E sottoporsi ad esami di

screening, che ormai sono disponibili su quasi tutto il territorio. Parliamo di elementi di cui è

dimostrata l’efficacia.

Non me ne ha citato nemmeno uno che riguarda questioni ambientali. Lei nel suo intimo è

convinta o no che inceneritori, turbogas, ecomafia, smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi

provochi seri danni alla salute? Dal mondo scientifico sembra arrivare sempre un po’ di

ambiguità a riguardo.

Io non posso farle l’elogio delle ecomafie. È abbastanza ovvio che tutte queste realtà dovrebbero

essere combattute. Però se lei mi chiede che cosa concretamente ogni persona può fare, le rispondo

che può assumere stili di vita sani. Su questo ognuno ha sicuramente il suo margine di intervento e

di azione.

Se ti mettono l’inceneritore dietro casa non è che puoi prendere e andare da un’altra parte.

Storicamente no. Le persone non è detto che possano fare questo. Se parliamo di interventi di

prevenzione a livello individuale, su cui ogni individuo può agire, il messaggio sicuramente è

questo.

**********

Termini e condizioni di utilizzo

45

Page 46: SANITA MOLISE

L ' i n f i l t r a t o " L a s a n i t à "

I contenuti del dossier possono essere riprodotti, distribuiti, comunicati al pubblico, esposti al pubblico,

rappresentati, eseguiti e recitati. Alle seguenti condizioni:

- Attribuzione della paternità dell’opera con fonte e link diretto al sito

- Non può essere usata quest’opera per fini commerciali.

- Non può essere alterata o trasformata quest’opera, nè usata per crearne un’altra.

Per info e contatti scrivi a:

[email protected]

46