sabatino degli arienti, a cura di giovanni gambarin, ed. 1914, le porretane, laterza, bari

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duce
e
va-
ne
fa-
de
la
presente
bagno
fra
a
ricordo
de
singularmente amato,
eximie
de Natale
se tiene,
cipi
cum
fu poi
templi
suoni,
Febo
avesse
chi fusse
piacevoli par-
la
e altri adve-
nimenti, cosi ne'
de
sugetto
col nome
del summo
l'umana
salute
salito
alquanto
sopra
parte,
onesti
giochi,
e
dolci
parlamenti
se
partirono
Cristian
vexillo,
lontano de un
volte
mostrato
de

effecti
de
forza,
animo,
ingegno
e
valore,
in-
victo
sacri
studi
pietosamente
recoman-
tuttavia
tondo,
mangiare
quivi.

me
sia
li-
cito.
in
mano,
scrimiva
talvolta più presto
cervelletto,
se
persua-
deva
per
sii imperatore
e quella piegata,
La
piacevole
opera,
excelso
principe
essere savio (ove, se
riposo
che
quale, secondo
fusse stato.
E sopra
filosofici
di
costumi,
de
pestilenzia
oppressala
(come
amore
avea
fatto modo
marito
dextramente il suo
sono
piaciuti
e
singularmente
la paura
porto non
per
quello
che
efficace
parole,
alfine
questa
forma
rispose:
di voi
me sia
come
séti,
voi
dicete,
dovete
exi-
il tempo
significata
quell'otta
andaretivene
donna
riandò
ad
aprire
l'usso,
che

l'usso, subito
fuori, e
chiuse
l'usso
dietro,
dicendoli
el
ma-
rito:
veronese,
vostra,
magnifico
conte,
governare
pugna,
ne
dettene
ducato,
perché
tu

una fica?
nato,
o
cinque
altre
persone
Feliciano,
vedendo
questo
poi
ch'el
resto
pagare, non se
nostra cita
tutta al
causidico
no-
<Joctrina
prestantissimo,
adoperato
assai
nostra
republica
grandissimi onori,
del cui
attinente
convenuto
da
Zoanne di
pretore, un
giorno usando
principali, in
e
prima
non
rispose misser
nostre
diece
lire
dixe:
isdegnato:
ignoto,
il
quale
male
se
l'altro,
anzi
cum gran
convenuto a torto
iudice, e l'actore e
la morte
del padre
se
la
virtù
de
la
rasone
li
a l'optima
memoria de
sotto
giusta
censore.
e
Per
rode il ferro. Dove ve priego aperiate bene le porte
de
pre-
sentata
e
e
fondandose
più
sopra
più
altro
dire,
rena denanti
gambe quanto
più potérno
nostra
più
tosto
morire
del nostro
infiammato
de
venenosa
voiuntà
verso
el
piacevole
Carolo.
Pure
alfine,
grantiissimo
piacere.
E
cusi,
da bene,
auditori che
non
di
Dentivegli,
uomo
s'el
mia
che
quello
àudito
questo
pensiero
gegno,
de
grazia
e
de
valore
prestantissimo,
del
quale
era
molto
compagnia de quella mulla,
pure
del
conte
che
volesse
andare
e
drieto.
il
piede
Miola,
per
strata
sinistro
a l'orso.
ceste
per
vendere,
Il
che
essendo
cum
grande
despiacere
de
per la pena
da Sala
annellando dire:

sujjatoli
cum
li
facioletii
el
(perché in casa sua
dimorava), cum la degna presenzia li usava parole da resecare
ogni vena de
mitigare il
che ancora ne rideno.
re-
citata
nobilissima
com-
pagnia
se
el
passare.
per
gra-
zioso
de
parole,
d '
effecti
i2
e
giamai
(ove
non
in qualunca
parole intenderete
de
la
la
robba,
poi
e'
passata
l'isola
de
Corfù,
sdegnali, infine
faceva
giunto
denanti
a
me,
me
visto da
uomo dabene e de
nelle parte
de la
potuto,
dixeno:
me
difendesseno
faciate: non
lo
al
dolce
ridere,
madama
Ca-
iacia,
signor
era fidale,
grande
come
fate
proposito li dixe ridendo che tri
di prima
retornare in capo de epso
tempo per el
non
puoté

in remissione de'
voglio
far
niente,
perché
e
dixe:
facta
questa
piacevole
madonna
del nostro conte,
e
casta,
e
veramente
degna
vestita,
dixe:
limare,
tanto
è
vostri
cori
a
 
sucede
predicatori cum
insto epitafio
se ri-
una
Paulo,
poste
anni
la
tua
bellezza,
excellenzia del tuo san-
prestanzia,
ha
negato
e
nega
de
dare non
ancora che
a se
ch'egli (come
potissima
casone
der che,
umilmente
con
tutto
el
core
te
ne
priego),
Dunque
prendi
oltra
modo rispose:
me
sopra tutte le cose del mondo amato, cognosco essere vere;
per questo,
io me aparechio, se ben ne dovesse fiera morte sostenere,
seguirte
dovunque
vorai,
questa
nocte
andata.
dui
giorni
villa
de
subito
alla
camera
de
Malatesta,
il
costume
di
abrazato cum
e, non
ucidere. Ma,
proibendolo il
consolarme
sempre.
drizzò
panicello, per
il quale
li gettò
alquanto
le
perdute
tormenti. Ma, ve-
piangendo
amara-
mente
potuto
tanto
desiasti?
desiderando
che
vivessimo
parola
terminato si felice
mio dolore,
sola
intendereti
la
misera
morte
che
e
tante
animo che
morte cum la
propria spada che
fonte
del
converse?
po-
nendo

porta
quale
venendo
senza
indusia
a
Bologna
cum
li
figliuoli
de dolore
e de
in arme
nominato
Egano;
I NERVI E
signor mio,
non essendose
capilli cum mae-
taci
in
casa
loro,
è
finestra
trovarse cum
pecto
alfine, examinato
concluseno tra loro di tenere ascoso la cosa e sepe-
lirlo secretamente.
el
fecero:
poi
la sconsolata
el facto tanto
aspecto
di
me
al
mondo
fu
mai
più
dolente
e
trista?
mane il
fronte,
e
suo
do-
lorato
l'anima
abandonò
mali,
se
existima
essere di presente
Rosello, omo de arme, rubba a dui peregrini una figliuola
vestita
secunda,
de
la
se po sa), se partie de
l'ultime
parte
de
E nelle parte de
del dicto signor
non sarebbe giamai.
li
de'
il pose in groppa
 
che, sapendo
morire.
peregrini,
epsi
se
spaventarono
e,
asconderse, ove
venissero
drieto,
ma
che
ella,
solati
peregrini
vano.
parole, Rosello
quali
una camera,
averebbe
bona
compagnia,
e
disse
a
a l'ospicio,
Bagnara
a'
insensate pietre il suo
italico
manfreda
divisa,
li fusse,
che opti-
se poneva
in genochioni
existendo
cusi
il
credo,
perché
discalziasse.
parendoli rigido
facto a
modo de
de
San
Michele
miei parenti,
di vedere;
mia speranza de
Dio non
non
vorrei;
ond'io
l'averò
più
grato.
che
ed essendo
iudicata. Il che dolendo oltramodo
al
seguente, che
lassata
per
morta,
essendo
casa del
moglie.
Odendo
spenta indrieto
venuta che
le forze del core chi li vetava l'entrare in casa,
che
quale
avea
bisogno
hai
ombra né maligno
piaciuto
a
Dio
vedere la
sua morte,
e affirmato
consorte, che
vostra
presenzia.
a
sconsolata,
maledicendo
lei
Or, vivendo Rosello pacificamente
cum questa sua donna,
moritte;
sustentamento
e
di
fanciulle
d'essere
ne
lo
onorato
sotto
figliuole
cum
de
questa
vechieza
essere
fir-
piacevole molto,
accidenti
adciò
al
spo-
salizio
diporto
e
refrigerio
che
de la
Regina del
dexinare
se
danza
sole da gioveni
di
tal
forma
guardava,
vedere
gli
parca
le
persone
de
la
festa,
fu
luoco onorevole fra
in
occhi
loco
uno
tempio,
dove
come
non te scandalizare, per
corime;
obligato
giamai,

in
te
e
nelle
morte,
de
la
risposta grata,
verso me
compagni,
ci
ne ebbe
etate e con-
dizione feminile non
uomo
me dolorebbe assai,
reprendendovi, non stesse
bene né laude
fusse a' vostri
sandovi però ch'io non
voi celeste reputate;
che in questo,
menare costei a fare
cum

in facto. E venuto
chiesia
e

per paura de esser batuto,
diventa
presso
Lione,
citate
uomo più
uomo più tosto scandoloso che non, e di poca con-
scienzia,
presidio
mamente per la reverenda
venne la quadragesima,
come
al monte fuori de San
Marno, a la chiesia de San Paulo, officiata
da' devoti
trovato un frate parmesano,
a
confessandose, pervenne
fessore se
vita
avesse
peccato
cognoscendolo
ne
Figliuolo,

a la tua
ciò

per
seguire
il
mio
tempo
se
dicea:
dixe:
e
turbata fronte:
decto
ciò
che
feci

li
senza
paura,
dubitando
de
qualche
uomo,
dixe
al
Bazzo
queste
parole:
circa
questo
a
gagliardi,
narrandoli
de le
mano
uno
presso l'usso. Il quale
avendo paura de
cendoli
gli
altri
frati
de
l'insolente
caso
delubro
splendore
per la sua
narrata novella, dicendoli:
in
la
voce, accennando cum la
dixe cum iucunda ciera
piacevole effecto contare,
caso
del
provido
uomo
Feliciano
Antiquaro
quasi se
nelli grusuoli quello
e non poco
per trovare una
morte
del
certo drappo trovò
sua dolce
povertà), trovava
la quinta
quale, donandoli
andremo
e
raderotti.
conchello,
Feliciano dixe:
che
strato,
mordendoli
alcuna
volta
quistate
essere cara, cum ciò sia
che
sendo
alora
tutti
li
lui, per
che
più
assai
dove
e
tractose
alfin
per
reverenzia
ve
e
comandarme;
che,
Scortichino. Ma
perpetuo
scarpe
al
barbiero,
de
Zoanne
Meldina,
che
stava
e a botega
altri cittadini
se
e stando
Zoanne,
vedendo
che
scarpe che erano
questo tuo
sono potuto contenere.
tuttavia,
del
piacevole
riso.
Questa
alegra
compagnia,
signore
tutte
le
circunstante
valle
donna che
modenese, che
non volse
venire a
converso de Sancto
Salvatore, e, per
sime donne,
ch'el mio
figliuolo
excepto amare
nostri
gioveni
ma accese ancora
che
del
de numero
el
claustro
e
dicendo
obidenzia
che
a dimandare cosa
ventura,
a
dicea
saluto,
el
priore
dixe
fra
sé:
venite
a
nogiia,
dixe:
ce
voglio
stare.
San
Baxilio
San Basilio
avendo
facto
ed
essendo
despiacendo
un
non
a
de
gatto non li tolesse
el cacio via
siati
quanto
sta
bene
da
col capo
«mia colpa».
il
gatto,
spinto
da
modo,
che,
sentendo
l'ambascia fin al core, frate Guglielmo perse in tutto la pazienzia
e la
diavolo
de la prima e
e factogli
compagnia de questo
presto in
  Vui séte una
Io
non
(dove ora
ereditariamente dimora
ser Zoanne
casa
•e
discaricato,
dare li denari.
che vedete drieto
sizione.


che debo
me dixe che voi gli eri debitore de bona somma
e
che
per
lui

ben
confessare,
ma
immaginando incon-
debitore,
denza
al
monastero
che
fede
preti; e più me mera-
viglio
dica
che
non
me
conosca,
e
confessi. E
te
tornare
de Simo, de flebotomia optimo maestro, al quale, sotto
specie
non audisse:
pregandovi
caramente
tale
eh'
è
che la superfluità de sangue
 
che,
vedendo
che
quisti
veramente è
gran peccato
ch'elio abia
ve lo recomando
bono amico;
spazzo
e
Sancto Petronio
sbottonan-
vena,
male del
e
voi
me
voleti
sangue. Tenetilo, tenetilo
 
buffare,
sforzandose, come rabiato, de uscire de le mane de coloro
ch'ei
fortemente gli occhi cum certo
giramento
la vena,
suoi
boi
e
carro,
e
andossene
de
biastemare
li
la
fine
l'audito
Onde, de tal materia
stato de pubertà

parte
de
in bono
che
fu
de
la
nostra
illustre
qualunca
alcun
altro
gesti,
de
affìgurato
de
giorni, avanti
famiglia (il cui nome
de
notaro
andato
perché el
borsa, li dette dieci
di
ben
fare
e
niente
facendo,
dispiaceva
ardiva,
non
potendoli
provare
per
per questa
caxone mandasse
loro.
Il
podestà
misser
Lorenzo,
a lo effecto
se
sentir
li
respose:
debito,
rosato
obligato
date, e
citadino
da
essendomi
già
per
nota
la
anno,
e
fatto che
grandissimo
bisogno.
nulla; e, perché la
a
tanta
inopia
dieci ducati,
ad
acquistato nel tempo de la mia vita, averci facto recorso.
Ma certo costui me per uno
altro
debbe
come
spesso
da
peccato, imperoché
leale
notaro
timento, se la
variare
e
senza ordine uscire del proposito. E forsi, se li adi-
manderà de
facto dicesse
suo, tutti
gli omini
proposito.
bona
modestamente il

non
potendo

ancora
avere
perduto
uno
mantello
plebe ad un
che quasi
se
istesso
nulla, che, cusi
come Dio ne
E dative pace.
che
di-
mostra
zoglie ornata,
da
colore
uno amoroso
gentilissimo cavaliero
patre
delle volte
e
legip-
timati
a
tunque fosse
re Roberto
grande
acceptare in
quale
esso
e
triunfì
sin-
golari,
vestirono
vari e
e can-
virtù
de
Azzo
Estense.
nostro populo,
a
ciascuno
de drappo
alexandrino, recamata
e
bianco
de
prestantissimi
omini
e
signori,
quali
diecimilia studenti
de
principe
valoroso
di
magio
quisti
tempi
ancora
vedere
potemo,
tutta
de
regina
se
poneno
a
in megio de
parevano
doe
stelle
ad uno
degno figliuolo
de
casone non ardendo
non sano
tanto,
maniera,
che
una
de
reverente e
benigno saluto,
in la

quasi
da
ogni
ingegno,
industria
e
al
tuo
core, che, non
considerando
la voluntà
nutriti e
che
doglia,
vita,
di
poi
che
quale possedere (avendo sempre
se
cielo,
se
virtuose
opere.
fiero,
non
divenisse
di te vidi
in qua, mai
in lui
sia
sequita,
misericor-
cavaliero,
e
suspiri, e la
belle fi'onde, in segno della
sua pudicizia, furono sopra
CHE
VEDENDO EXTINTO
RAGGIO,
 
dixe:
de
li
defonti
stato
amaro
e
flebile,
me
invita,
inopinatamente se
Odoardo
secondo,
cita
regale,
se
non
volendo
altra
compagnia,
salvo
esser cognosciuti, salìrno
l'isola d'Inghilterra;
cavagli
però
sumptuosamente,
dimo-
strando
terra
era andata a
visitare el
piacendo molto
onore
e
fece col ginochio
venuto come
dire:
per mano
(che
altrove
riposare
se
più
bella
cosa
più
el
regale
a l'amata
giovene el
per prin-
cipio de
e
la
sue bellezze
che remeri-
gemma, perché le bellezze
che
io
gliel
mando.
subito
cum
debita
8
Il
quale
Eugenia

convenia presentare
cosa
fusse,
ma
bel
Idio
se
parti
visitare dama
secreto
de
sigillarlo
dixe:
de Tarolfo,
re di
morte. Si
e
ogni mio spirto
rasone, essendo,
pudico
molta grazia
essere amata
in Anglia
e
an-
vero
amore,
piacendo
credea
senza
dubio
per
bisogno
del
Stato,
re-
gli piacesse, andarebbe. Dato questo ordine e inipignatose la
fede,
dienzia
cavalcando fin
co-
giunse.
Eugenia,
che
del
verso
da
Londra
drappo, credendo
che fosse
poco,
perché
che un
che
ramo di
el indicava)
de
la
vita.
e
silvestri
luochi
ob-
viarono
Inde da
li
a certi mercatanti spagnoli la venderono. La quale posta in su
la
tanta
rabia
e
nave fu
da altri mercatanti
anni
e
robbe), se cosa alcuna
venne
Ma
la
misera,
portato, non
vata, cum gran
substen-
taculo
de
tua
misera
Oimè quanto poco
parere
a
loro,
e contento tornare. Non
che prima non l'avesse
solo
create

in quello
regina li
l'ospitale
e li
ogni altra sua
crebbe, che spesso la
familiar-
mente
volte li
.olte li fu per dire ch'ella era del re de
Inghilterra
e
amare lacrime conti-
cum devote orazione
e
crudelmente
da
suo,
se
rigida
la fortuna
figliuolo
subito se li gettò al collo, dicendo:

sii
  Sia ringraziato
mio
tormento,
ch'io
non
vita
mia,
o
unico
albergo
de
tutti
amato   Oh
giorno felice,
oh tempo
abraciamenti posto fine, la
e
triunfante
dirò io
e
in
non
puoté
formare
parola.
cum
quelli
cosa che avesseno
tesa mai. Inde da poi sposata da Filoconio la bella
e
consolata
Eugenia fu, cum tanto gaudio de la regina sua matre e de tutto
el populo (intendendo maximamente
e,
se
debbe,
mio glorioso, scrivere quanto
piacque a la brigata la narrata novella di Eugenia e di Filo-
conio,
e
specialmente
quale
senza
pietosi
sospiri
conte, a cui fu
savio documento
merlo
a
misser
Salvatore
meretrice glielo fa
Giobiadi,
dignissimi
gentilomini,
per
la Lama per lo inamoramento de la mula: dove al-
lora,
magiori, el pretermisi, lassando
sapere,
e
piacevole
la sua desiata liberazione
le
sima de fare e
nel modo che
ordine
cum
misser
Salvatore.
cantando l'ucello dolce-
mio caro amico, per un degno presente

mio?
mio:
che molto
che
vostro
sia.
tate
a
gentilezza
altro che donare me vogliate.

palazzo
casa. Come
fu adunque

castello; per
oltra.
e
e cum
quello fugirono
per sancto
seria
samente de lo occorso accidente querellando,
la Sua Signoria
sione,
la
ira
vache,
assalito cum tanta ignominia
tomi l'ucello che me avevi donato? È questa la reverenzia
che
qualche
dimostrazione,

retinere le risa:
fare. Ma
solazarme
cum
vui.
confortò
a
S.
le forze de le
cita primaria
de Fian-
a
visitare
ducal Celsitudine
studente in iure civili,
uno nostro
mensa de Bruno
in-
mio
misura), mandò uno
;
uno
mai
la
milesima
Ma non me fiderei
li voglio
 
piclore, dicendoli:
il magior solazo de
prendere quello
intendendo,
cominciò
a
ridere
Ma,
sia
locaremo, misser
el
Goso,
de
voler
fare
tanto beneficio,
andare,
o
ciò, dixe:
più presto
a ca-
ebrei; overo
iustizia.
respose:

andò
a
più
alta
piacevoleza
che
tu
vedesti
mai,
da
una
ora
e
intorno,
anticipando
tempo,
ivi
abscoso
starai:
sarai,
ed
essendo
ogni
omo in ordine, il Zoppo andò a trovare il scolaro, al quale,
essendose
già
dixe:
furono in su la botega de Bellocchio, il Zoppo,
vòlte
le
spalle
a
l'usso
de


intese.
cavo
fossato
in
una
vigna
che
tri di
dove è
adunque avendo paura
cosi focosa, dixe il
samente
e
che
a
la
de
Dio.
prima,
la
seconda
tu sai
negro
e
calvo,
e
grando
e
soffiando
ed
urlando
come
nocte e
per
secureza,
cavallo
a
casa
gettò
le risa. Il scolaro
ferrito
misser
Piero
Coso
restituita,
grosso scotto
non
fusse
parti
de
ovunque mo-
strato a
alunno,
dixe,
ridendo

se,
io non
narri come
se dava
cum parole
conveniente
e
non
liberamente
guarita,
cognoscendolo
figliuola ed
adesso
nella
narrata
me pietoso,
suo fraticello e col mio ma-
rito
a
infirmità e
il frate
mese
che
Per la
rendendoli infinite
li
respose
le
facultà,
l'ingegno,
l'opera
e
il
studio,
fin
cosa
opportuna
de
grandissimo
ingegno
e
animo,
qualche
via
de
dunque cussi
rato
de la donna
sando
de
la
de compatre; a la
amorevolmente se
istessa: dove a
e
consiglio
mandO; che
dixe:
sia
che
d'alcuni
giorni
da quelli
mia a salute de le creature de Dio, e parme
tuttavia li
sia decto,
che
senza
mangiare
dove
a
non
uno minimo parlamento
curare, che
fortuna
per
la
incon-
compassione e non
muro,
dixe:
respondendo
dixe:
che
e in questo
alcuna cosa li dicesse,
fino alla
cominciare la cura,
le
rene,
e
gola overo sopra
gola overo sopra
polso, e
fu
affatturata,
misser
Piero
e
Ne-
store,
voltandose
dicevano
misser
Piero:
da
facture,
se può fare
quale potreti
ge-
nero
e che
vostra una inghistara
de
cera
megliore de lui
e
che
era
molto
contenta;
e
cussi
fece.
e il
credulo, conducendo el genero
la casa,
a
la
donna
che
ponesse
tutte
le
cose
li
poi,
accioché
li
materiale,
che
seco
portato
presso la credenza
cum grande reverenzia
nel
mezo
spondendo
pregava misser
questo molte
altre parole
e gesti
li dixe
puoi
li
obedienzia
entrarono
l'una or
l'altra mano
de la
donna pigliandoli
in le
ma, cum strepito facevano
se amor-
zavano. La
che
ve-
li
bagnava
spesso
li
che non la movesse fine al sequente giorno, e poi
tutta integra
acciò
non
tocasse
terra.
E,
l'usato
ancora gli
e
an-
per tutti li peli avea nella persona. E, se lei
volea
capo e
quanti
pili
avea ne la persona, perché quello spirto, che li stava ne li
pili,
che in camera forsi doe ore
erano
dimorati
uscirono. E, fatto
de succo de
certe
bere
questo mezo,
mandata la
giovene al
una
demonio
di
portato aveano.
e
quelle
giovene vedendo
persona vo-
erono la quarta
confortava
fargliele
tutte
fòri
per
uno dignissimo cavaliero papiense,
excellenzia, sentenziate. E cusi
la duchessa, virtuosamente lassa
cosa
questi efTecti
omini della presente età, ma ancora
equiperò
Marcello, LucuUo,
valo-
roso
d'armati
(dei
quali
Italia
allora
Lombardia.
fosseno in
lui cumu-
l'altro
numeroso
exercito,
in
triunfo
menato,
la
sua
sentissono.
Or
questa
cosa,
non
so
vigilante
tutti in la sua
indignazione, senza
partisseno, fino
fino sopra
gli occhi
quali,
lassate
le

per mille
se
poteva
saziare,
che
ardeva
e
sa-
pea
stimente
accendere
suo
che
ob-
servare
se
debbe,
avuto,
da
ingannata me trovo
grande
fede
al
quale
non
potendose
dare
far
sempre
ogni
cosa
che
una
cum
rito
e
onde
non
quale
siete
fidel
la
quale
quale
tate over
la temperanzia,
vostro
pia-
piacevol-
quale
amorosi disii del
per alcuno
de
molta
e
che la
temperanzia del
molto fu
che la
temperanzia del
principe duca,
trovata, che
menò
seco
petulanzia,
trovandose
alla
presenzia
del
marchese,
gloria
degli
per uno
o
per
dosi
patria,
(che molto
toa
dimanda; ma, se te darai a la virtù, come speremo, cum
magiore tua

de
ver-
inepto
almeno
la
solenizava tutto il
suoi cortesani
bel drappo
de
l'arma
questo giorno so-
più
sua
celebrità
e
onore.
de l'aquila, regina
desideri.
vane le seculare
anni che
sopra di
è
pavari;
e
e
insolente
epsa
da
tutti
magnifico
Alberto Pio
nostra citate,
gazione non poco li restò
obligato
per
la
sapientissima
e
mo-
dixe
il
vero
effecto
per
cui
e
servo,
son
svigliato
uno reale
quantunque
per exemplo avere una
se pos-
stendardi
menòlo seco
ne
inamorò
lo
reverito,
e
che
la
natura
non
e
dovete, la
andò

cusi piaza
a Dio
la
sua
una
chi
è
quivi.
virginità
sua,
defesa
al-
cuna,
e,
tu fazzi dota a
hai,
e
migliara
de
scudi.
Il
che
sposare;
feceno l'uno e
nupziale
e
il
uno orolo-
a morire,
in
removesse dal
Aristotile vide,
quando intesi el
se
cum
suo
l'effecto
de
tal
e mara-
di-
morte
Caterina,
passata
iustizia,
avendo
la
Maiestà
di Mi-
cendo
avarizia
nasconditrice
lingue (nel che
dolce facezie
l'imperatore e
l'imperatore da mensa,
avarizia,
de
tutti
i
mali
denari

per
qualche
d'oro
de
dosso,
magiori doni,
corte, dove

un
stato
de
della
assai, cum
altro
servitore,
facultà,
quando
e
volun-
tiera
e
de
gagliardo
animo,
a
dimostrazione
che
opressi;
politico
morale
vivere,
come
opti-
mamente fece. Per il che non passò troppo tempo che
li dette
tante
molto più
d'altritanti. E
stà li
modo
simi e
de
dolce glo-
vestito de brocato
operante si mo-
contenere non
non
 
un'altra e
gli
altri
Petronio
perda la sua
come mai fra sposi
non
12
receverai da me
me venne
trista
la
alquanto
subito me
casa.
del
apriva, ch'esso
me farebbe
che
orechie, non
tua
matre
per
questa
casone
dulcissimo
piacere
e
suo
un'altra
volta,
dicendoli:
se potrà

quale,
narrato
da
tanta ira
perché non me volea più dare
la figliuola,
ira accesa,
mortalmente offesa;
advegna che
avanti
il
tempo
mie. Di
usata
da
è
decto,
fu
necessario,
per
omo
facesse
se
ma-
al presente,
San Vitale,
per la
la
prima
sposa,
che
non
avere,
in
compagnia
non
essendo
senza
mio

a
non
solazasse
meco
due
volte
avesse visitata,
non mentirei.
li volanti
ucelli non
se
sòie
ne campa
morali e
donne,
voltandose
a
lo
non sono de
dileggiò
la
inso-
giovene, acciò
compassione;
unde
ve
priego,
se
vogliatime
compia-
priego,
La donna, benché fusse
tuo
amore,
il
quale
e
vo-
lentiera
un'altra
volta.
sotto, acciò
venne
a
le
mane
era de li
danzare. La
quale de
sacco.
tanto
affanno
e
vella concluso
quello
fa condure, per
avere piacere cum
dove
vincto
da
l'ozio,
se
uno suo nobile
che, non
che
qual di
el re,
questo suo amico
disenare cum questa sua
chiuso l'usso de
camera
e
a
non
dire
ligarla
ardendo
d'amore,
dixe:

Placida, l'è molto tempo che da me sei stata amata e serai
fin-
ché
io
viva,
essendome
mai
serai,
te
farò
la
più
faci
con-
cedere
e duce. Adimandandome
la mia grazia,
del nostro
valore),
ch'el
mio
core
casto,
integro
e
devoto
satisfare al mio
m'è
nota
la
toa
doctrina
e
fa-
tempo
cundia,
me hanno
è
vedere
poteti,
qualche
dono
o
beni-
ficio.
gli altri
fugire dovresti.
Si che,
inclito re,
la mia
onestate ve
negare
i
vostra subd ta
necessario
el
dovesse la mia
e,
noi
facendo,
te
rendo
cere, e
tica
uscire,
renissimo
vo-
stro
nome?
Aimè
signor
petito
si
profano,
fece libera,
de
quello
quando
li
fossono nate d'un
Armenia e
Ponto,
suo
capital
dove tant'anni
 
a
la
fine
de
le
nostre
exercizi
cum
iustizia, regina e duce
pace,
ap-
reputate,
cum
po-
che abia mai più
quale
piacere
del
re,
sterile
moritte;
onde,
trovandose
el
re.
lui,
populi
cum
tal
pace,
molto
ascoltanti, s'el
lassano.
La
morale
andata
in
e delectevole de
modo usato,
novelletta,
la
madonna Cassandra ad
compagnia li
vuole fare,
potrebbono
far
la
pace.
E
disfasse
la
parentella.
e
fu abitata
de gentile
Bonacorsi
re-
starono
cielo, la nostra
e
valore,
se
fece
in
Italia
se
tro-
essendo
stato
virtù,
o
qualche
beneficio,
e,
la
debita al
giorni miei,
acciò entri
strinxe,
ch'ella
(e questo non debbe
e

onesto e ra-
e reverenzia quanto altro non solamente de la nostra
citade,
la Tua
e
cum de-
stentare la sua vita;
cavaliero
ogni effecto
da degno
adunque
trovò
parlare a costei,
vedendo Lentilio,
ne portava
altri
laudevoli
senza
virtù
alevandoli,
se
gran
senza
virtù
alevandoli,
se
gran
na-
turale
al
misero
Len-
lavoratore,
alla
villa
multi
anni
dimorato
de
Omnisancti
(nel
Magnificenzie,
che invitavano
cesta e
cara, la
portò a
la madonna,
asino
carico
de
le
più
belle
che
in tri e mezo, ne
l'oca, se
cosi molto
ben pagata.
rincrescevano
la
vòle
dare
per
e
gli
occhi
al
viso,
donare.

necessa-
de
l'asino
e
retornosene
decto
dimorando,
dixe
la
donna:
per
que-
sto
prezio.
mercato,
perché
sumissa
voce,
chinan-
che
costui
la
porti
via.
modo.
ceste del mio
bito
dixe:
doli la
mano, dixe:
acceptare
dixe:
in te giamai
l'amata
donna
e
dixe:
voi
soffrire
che
per
mostra)
abia
menato
solinga
e
aspra
vita.
morto
in
lontane
parte,
essendo
passato
tarve come
uno nostro
magiore,
e amorosamente
Generosissimo
conte,
per
sua
doctrina,
Zoanna,
al
troppo
pre-
sto
quasi
col Stato
per re-
urgente del
delectava assai de
se
mostrava
che
per
a
stare
essendo la finestra de la camera sua in scontro a
quella
dare
bisogni
e
in
ora
fare,
cere
Or l'uno
se
cominciarono
volse, e,
de la vostra bellezza
similmente
se
sen-
tirono
molto fu più
che
non
fu
poter dare aiuto
dicevano:
forza
il fine de
bianca,
certo era de
intra-
venuto
quello
che
colorito,
tondo
e
gagliardo,
dixe:
de
da
lei
uno
giorno,
essendo tanto
venuta sua, dixe:
sùbita venuta
io li
salutando
la
donna,
dixe:
compassione
di
me.
lei
non
pia-
cendo,
el
parole

munizione,
se
sforzava
seguire
strandose
sdegnosa
senza
alfin
se
perto
de
la
cassa.
lei e per
cause
de
quella
e
cum
celebre
Bellincina,
Bologna
a
dixe:
induce
da
cosa alcuna che te
ben
ciò sia che
mai
de
mia
mogliere.
preti, li
quale ora

sii venuto
quando
fa' ella se
venga poi ad aprire; e tu
allora
mandò a
dimandare il
dandoli
la
avendo gran paura,
Francescotto, dixe:
presto che
botte;
chiamava. El quale, intrato in casa e inteso el prete
essere
preso
a
l'amo,
ponendo
el
per
potresti prendere
ch'el carro
ch'el
ch'el
prete
se
me-
al
prete,
e
dicea:

adrieto,
che
non
nome
del
diavolo
  Per
questa
secretamente
de
a
Bologna,
dicea
fra
se
stesso:
a
botte.
E
in

gridare
più
io

non
gettate
più
acqua
la botte, dixe:
entro? Sei
l'usolo
bagnato, ma
perché l'acqua fu
botte.

de
solazare
de
gravità
venerando:
dia, scelerato ribaldo  
de
quando
se
traeva la beretta, mostrandoli il
capo
pellato,
e
dicea:
volte
essere
del nostro
piacevole osto,
a
pellaio il capo
discendenti
d'animo
la
memoria
del
suo
le
fosse
intorno
(e
stato), de vari
la
dine.
nel broilo,
persiche,
il ruba-
andare più
ferri de asino,
cum
piacere
belle,

crederei
veramente
ch'el
deverebbe
che
certo
voluntiera
el
molto
piacevole.
io
delibero
vedere
sarebbe
mai
ne
e
a
questa
le
fructe
rasonare piacevolmente a la brigata sopra li vizi de li
rustici
dal
cavaliere
spesso
fructari da
aromatari
de
la
quanto
prete da
responde:
piglia le brache
resta contento.
Dovete
fu
da
lui
era
vicario
mite
e
piacevoli
parlamenti
conscienzia
giurò
che,
essendo
bella
parochiana
nominata
voglio
uno
spe-
chietto
e
dove nui ce potremo
trare.
la se-
ed,
da
la donna era stato instructo, ella, che vigilante stava, sùbita a
la venuta se livò de
lecto
pian
e
l'una
e
l'al-
tra
parte,
Ma
alfine,
come
piacque
rescaldati,
il
prete
cominciò
a
grazia
de
sotto
alfine consenti al
desse impedimento
certo
dimenare,
alzò
il
capo
dal
la casone è questa:
ad una de

e voglia
lecto,
e,
dormire.
Pedrello,
che dovea andare (che era di de sabbato) per tempo
al
mercato
ad
Imola,
e,
fermandose
a vedere che cosa era, trovò la borsa cum li dodeci ducati.
Epsi
de
Pur,
a
fu
avesti
compassione.
cosa
le
come
al
compatre,
la-
grattandose il
indovinato: dono Gasparotto,
nostro prevede, se è inamorato di me, il quale me ha dato
tanta
molestia,
che
di
lui
non
me
cum dodeci
una
è vostro compatre
mai portate brache,
per
in
paro de brache
furono del ma-
pere,
se
ne

la
nostra
villa
presi quelle
de quelle; ma
de
uno
prete
a maca,
nostra de
Padoa, prese
cui
e
dignissimo
presule.
che, andando
lui molto
casa
del
quando
Il che
integrità e
parole
catolicamente.
lui,
poster-
elio per
a
credendo essere
recevuto al
modo de
avesse
de
reavere
la
tenuta
favella
inteso, trovava buon
varie
e
quali facto debita
che
dixe
e
di poi non ci
monsignore
dicendo:
fusse persona,
non me
essendo d'alcuno
E fu necessario
per questo che
aquistò la
del vescovo aquistare,
per
lo
ac-
Ma,
non
parendome
anni,
interrompere
quello che
lenzie debbano
nostra cita di
casa una
bella e
modesta giovene,
la maritarono
de
Carola de' Centurioni,
casa né a
ch'esso non li
e
che
grande
affanno
e
maestro
Piero;
anzi
necessario che,
se
ne
quali dis-
piacendo grandemente
 
lui
ale-
gando
rasone
cum
nuto dal Studio
la
certi
carezze e doni se ebbe
ligato
ogni
aiuto
a
loro
possibile.
Costoro,
Ono-
rio,
loro rispecto
singular
grazia
la via do-
de
certa
che facea tre
a
vedendolo,
subito

Il
offerite
cussi
tua
moglie
se dovesse partire. Il che audendo
lui
e
mutato forma?
el
scongiuri


e
fugi
dixe:
Sarebbe
mai
questo
Piero
che cum tal
e
cervello;
al medico
come
prima
fu
giunto
da
lui,
che

septimana passata,
mancamento
de
cervello.
capo
entrato, sali
de frati, quali erano
acconci
che
maravigliandose
subito,
uno
de
li
frati,
cum
se
quale subito retorna;
ancora
monstrare
e de
de
ira,
gettò in
terra. Di
pugnigiate
da
parte
de
Dio,
dandoli
cum
buono
sentimento
in
croce,
acciò
spesse
e
matte
pugne
del
e
dasse per Dio
non mori-
molti secreti
gustò se
E,
facto
questo,
chiusono
dispogliaronlo e se lo
mostrava
sazia
li
doppieri
accesi
e
e
qui
come
exaudita:
ridere. E, cum
le busse,

create
da
e
revolto
E
dimonstrato
non
avere
che la
vostra vita.
e
cossi
la
uscirono
de
casa,
che
già
s'ap-
proximava
l'ora
veramente
supplicio
condemnati
non
fosti,
non
sapendo
a
tal
materia,
misser
stasone,
che
25C LE PORRETANE
del quale, come alora tutto el nostro populo ne ebbe singular
solazo, credo ancora che le Vostre Magnificenzie ne averano pia-
cere
audirme cum atenzione, avendo
incominciò.
è
furato da certi scolari. Il medico se ne lamenta; il po-
destà manda la famiglia a casa de li
scolari
essere
medico da li scolari è golduto.
Clarissimo
e
savie
e
piacevoli
scolari,
clerico
de Valdarno da Arezo,
molto piacevole, cognominato
che
nel Studio
li
de li artisti
facto amazare,
berarono furarli el porco, avendo alora
ozio,
il
una nocte
el porco.
subitamente,
come
quello
che
avessono
furato.
Per
la
Il quale, inteso questo, mandò
presto a
porco,
fusse,
il
podestà
deliberò,
solazzo non se
bussoli, a
sala, mostrandovi
tristezza,
mano sotto la
uno
libro
in
cavaliero.
andare
la fin .


dolce
gessono a la
per
Signori,
scolari, de
il porco
cevole rasone non
nostro generoso
e
de
presenzia,
essendo
e

zione, da
conviene,
di occorso
misser
luna.
abitazione,
cum
belli
veduto
al
gran com-
pagnie sempre
più
o prudente o
overo appetito umano, advenne
tivoglio
uno
piacevole
la excellenzia, overo
essendo ve-
da e avendo
dimorati
già
tanto
in
umano,
ognuno
incominciò
subito
a
ventato,
se
che
disseno:
lume,
e
chi
senza:

perché

pietosa divenne, credendo
el
a
costui,
come
la
Vostra
accesa
in
mano,
adcompagnato
contento ancora
cum
le
magiore
papolate
del
le
risa,
el
medico
infìrmitate
cussi
pietosa
O
Beniivoglio,
aiutame, non
e confortandolo a bere
stomaco,
liberazione
capo
facesse
da
dovero:
nostro
cum
quasi
come
boca,
incontinente

E il
del
come
se
facendo sembiante de
gargozzo de
la in

mandava
non sapeva se vivo o
morto
per l'offensione de
lenzoli, se
parte
de
drieto, che parea un fiero viso cum le gote enfiate, e
come
infermo
questo
tondo
male
per
me
andarebbe.
spechio culatorio.
poco
di lui scher-
se
Avicenna
accidente
e triunfi
dedicata e
loro
novella
altro
sapere.
Posto
dunque
lare de l'audita novella,
doctore
discreto
e
umano
che
è,
e
dixe:
splen-
capuni
questi
Miserere
per
la
facevano,
fusse
dal
canto
da
E, in
non
quanto più per le
ne prese
presto
riscaldato, giunse
tutta
da
l'arti-
ficio
suo
macina,
e
non

perché,
ne
le
acioché andasse
presto, davi
capo
a
centrata; onde misser Paulo
giorno, e
se ne
andò a
già
aveano
cotti
senare,
intendendo loro
poi
giobia,
devorare,
e,
de sopra il quadro qualche bona polpa de capone overo
groppone,
ponendosela
in
boca,
del rectore, dixe el
fede,
che
perlo,
magnifico
rectore
rectore,
li
scolari,
in
pace,
e
ma-
il splendore degli
la
rectore,
uno
audito,
grazioso,
ne prendereti piacere
parole.
fa levare la moglie
entrare
in
uno piacevole
villa,
sotto un
salto in
hai
non
che
le sue,
secundo contadina,
sequire
uno
andava a
quivi,
dandome
fresca.
prese una pecora,
ecco
E
poi,
presto
acostatose
col
pecto
e
il
se tacque.
come persona
fare?
volta di fuori.
lingua,
che
venire
te
cognoscere el
morduta. Or
andiamo presto
a lecto.
mansueto
li
che
d'altro
che
de
ne
Gregorio
è
processo
per
l'infinito
non intravenisse
a me
onorevoli
magiori,
intenderete
il
caso
del
prefato
abbate.
E,
quantunque
materia
scotta la boca;
Nel mille trecento octanta octo,
magnifico conte, spectabili
Passipoveri, nobilissimo
don Dionisio, cum alquanti monaci
de
bona
el
de-
bito
suo
in
confessare
sòie,
che,
Martino.
Or
advenne
che,
avendoli
dinanti
il naso a
pur allora erano state cavate del caldaio, se scottò in
tale maniera, che, se
gettato
e versare alcuna
cosa vedendo
 
avinato,
or
ora
una
questo
siamo
Sua
Pa-
pose
anche
le
l'abbate
posto
lui
grosse la-
il
soffiate?
siamo
traditori.
le lasagne si aconciamente, che tutte nel viso de lo
abbate
scaturirono,
clemenzia ch'el vostro peccato, il quale ve
perdono.
venga el
in Italia
vengono. Per il che l'abbate, buttandose in berta e dimen-
ticandose la
de lasagne,
piacere e dilecto a la brigata, che ogni altro fu
posto
in
oblio.
Ma
se
monti
nimbi
d'acqua.
Onde,
venuto el
nobi-
lissima
chiaro
vita del grazioso
assettarono.
Bernardo
Sassuno,
iurisconsulto
cavaliero onoratamente
creato, e,
nel
numero
senatorio
posto,
e
al
de
bolognese,
fa
uno
poco
tempo
fa
se


gentile
gusto
averebbe
famiglia, e
tanto
elio in capo de la
mensa
e
E,
reverenzia;
se dicono
pigliano:
chiesia,
a le
sue parete.
E cussi,
e
sapreti
de lo
elemosinando.
Epso,
per
quanto
intenda
capitando
mei
donanza
de
tanta
reliquia,
la
quale
porterà
ed, entrato
che
avea
serbato
el
prete
gridasse
ad
alta
voce:
quella
rusticana
voglia
postosi
famiglie
  E
se
a
li
li avea promesso,
volere
andar
a
moltitudine, che
grue
de
l'oca
el
come
colui
dimonio in anima
e in corpo.
a
Macario
dixe:
e de
de
oche
monete, ch'era
la parte

che
voluntiera.
Sono
queste
cose
da
ch'Ella sapia
che io
sene, e per
dandoli ad
intendere ad
è
sono
per
Unde,
che
gli
mescolare
in cielo
voglio,
venerdì in pane
privazione
del
tuo
celebri messa,
chiesia per un altro
sia
senza
voglio dare
per l'amore
anima
ed
exemplo
dixe de ben fare,
de
la
memoria
de
quello
ne
godeno
e
triunfano.
assai maggiore
 
stato de
molta laude
persona

gentil
signore
de
signore prende piacere
sua
che l'un
amore, accadde che,
conducesse a
lui l'amata
sarebbe
stato
nare,
pur,
gio-
vene
e
dona
mai
l'uno a
l'altro cum
gio-
Onde,
la libidine, dov'è quasi tutto el mondo trabucato e confuso,
temperò
signore
non
Terentina, dama tanto
vedere
posto in
con-
dizione,
come dis-
liale, seresti degno che verso di te cum duro supplicio
incru-
delisse;
e
voglio
dare
moglie,
cum
con-
centra
cum grandissima
ancora senza
l'audite
credo
dovesse che per altro, li stette, cum grande suo pia-
cere e
vo-
lendo
mandare
per
Gentile,
epso,
che,
nanti
si-
gnore.

recevuta, ecco
ch'io te
per dota trecento
adunque e
attendi a
e
del signore. Il quale in
questo accidente presso li
suoi egregi effecti fu
Terentina


contento
e
senza
suspecto.
cavaliere in quelli tempi,
presto vechio
che giovene,
Sancta Lucia,
seco se
a scrivere
chiave ne la chiavatura
Antonino
avea
glie
fece
incontro.
Di
che
ve-
che presto, come savio
la
avere
tanta
grazia
e
ven-
tura
che
ora;
e
grande
otta
è
e datoli grandissima
caldo
amore
meritava
Ma promesse,
me pare
gloriarve
de
mondo.
Onde
di me
lecto de
la moglie,
uno
loro
pudicizia
rapire.
le


la presumpzione
la
li
Ambrosino, epse,
intendendo voltarse
inanimito
lulio Ortodoxo
upupa se
versi ne

obviò
in
una
sucula
pregna,
adimandando
a
lei
del
corona; overo del valore de
Astolfo
de
Inghilterra?
vero nato
gal-
l'uno
inganna
l'altro.
bone
li
figliuoli,
una comatre de
gridava
in
tutto el
morissono, doppo
una lunga
quando
pas-
sasse
che la
uno poco
passata un
chiaro, perché
gridando
ad
sona me
a casa.
fanciullo cum
m.olte parole
e
legarse in
vestita megia
de brocato
repreensione
Le Vostre
fare
di
lei
usato intrati
Lancilotto,
Silvano
lieto,
intendimento,
chiuse
l'usso
consentire,
epso
la
prese
acti
avere
grande
amore,
che
a
le
sue
bellezze
aquistarebbe
lei
se
ne
la
opere
nobile
avesse
dispiacere
cato
d'oro
vestite,
che
es-
sendo
e
codardo,
de
vita a
l'omo, che
quale
non
se
ha
da
qui
li
suoi
termini
la
egregia
sperano, obliando
senza rasone
di
Paltroni,
conte,
sancte Dei

non ardisse
da la
brocato
Non
vorei
male
concepto de li facti mei, el qual sempre studiai a la gloria
e
fama
la
gloriosa
e
iustizia, clemenzia

a
Belri-
guardo,
Excellenzia
da
da
tale
impresa.
da
Verona.
E
e, postala
tanto
de
la gente,
suavità che romperebbeno

piacere
piacevoli
risposte
tuttavia
de
nendoli sopra la mano:
mi
anima mia?
misser
lo
el lecto iaceva, avendo avuto più
volte
suo signor
suo
e
le
lecto,
e,
dimostra-
mia
e
cognosco che prima se
per multi modi, vie e minace da
questo
nostro
è,
in croce. E
morte,
per
farte
cosa
grata.
la tua
 
ad
una
festa
pur
facia mai
nata,
se
Guarda
romperai
el
capo,
strinxe
le
po-
tendo
sentimento
se la
suo modo
avea avuto,
e
non
presa
de
l'amata
Elena;
e
l'amoroso
questa vita, e
li
visi
da
dolorose cum
nache
lunque materia onestamente
grazia
cum Bartolomeo Verardo,
ducale secretario, uomo
e de eximia
sua etade; el
a Milano
discesa, nominata
Isotta, per
alcun
che
giovene, dixe:
buon gen-
quale
de
cielo,
se
fusse
rincrescendo
ardore,
Ora,
seguendo
sera in sera
stra, acciò
zelo del
suo onore,
overo fusse
parca
poca,
trovar
modo
e
via
che
nocte,
trovandose
cum
le
volesseno
servare
parole
pren-
e
destro
modo
La qual
che
essendo
li
vostre, che voi adempirete
e
auscultare el fin de la cosa. E le giovene, poiché
cognobbeno ogni
a sciogliere
el groppo
troppo fermo
Ma
agli
occhi
nostri
quisti
ingrati
amanti,
flebile
voce
dicevano:
nocte
ce
camparai,
polcelle,
aiutace
questa
volta,
o
or-
dinato,
che
li
aprirebbeno
amanti cum
gran piacere
mano
ce
averebbemo
che,
nostra castità
gentilomini come voi non
dire,
pregare
e
persuadere,
fronte,
per
ultima
pace
de'
loro
amori,
donarono.
E,
de
Isotta
e
de
per poter più securamente
si
r.pendido
Francesco
Casati,
che
l'
patria
Non cum
riso, ma
cum dolce
pietà, illustrissimo
advegna imperò
de
le
strenuo,
nominato
misser
produsse
natura.
in
narrarò una
E però
generose donne, cossi dixe.
per moglie;
da la donna gli
verso lei userà, quello seri
el suo marito. E, mentre se disputa la grandezza de
la
liberalità,
la
come forsi
avete inteso,
quello
de
Caiacia,
nostro
Caiacia,
barone
degno
e
molta
onesta
a
facto
essendo
cum
pensieri. Durato
non sapeva quale de
stato, averebbe facto de ambedoi una massa
de carne e cum
mio
marito
e
signore,
advegna
imperò
ma, essen-
dome io
quaranta
giorni
quello
vita
del
partito
de
ornamenti
al
spiegato e gran
de verde
viole, de rose
ornate
intorno
seta, ne le quale
pennon-
cello
in
cantori, vestiti a certa
se
de oro e gemme mar-
garite; l'altro l'elmo, sopra el quale per insegna
era uno feroce
tempestata
de
rubini
e
diamanti
pelegrina
e
magnifica
a
cavallo era uno
cipone
de
veluto
pecto
por-
tavano
dextre
Cneo,
cavaliero
de
gonolini
bianchi
frapati
fogia
sopra le
variava;
poi
dui
sonanti
da tri
effincto
uno
rico
diamante
d'oro,
la ner-
e ochio
can-
dida,
una
zornea
de
damaschino
bianco,
dal canto
li
mata
donna
gridavano
ad
arme,
cum
li
cavalli
bardati de fronde de lauro e de oliva, ne le quali erano certe
foglie
diamanti
cavaliere Colomnese cum la
e
ciatosi li elmi in
aparechiato
strenui
guerrieri
ne
forza, che, li
cre-
pando
stessa
e
la
alquanto e
spirti
e
repigliate
le
perdute
forze,
in
astuzia
cavalieri
fu
sonato
visi de
in
questa
ma-
amati,
per
e
mille
farà suo corso.
a
Quale
è,
l'altre
debba
questa
sima
o
nel
papiro,
stato
fìdelis-
simo
sugetto
e
la bella donna, dove
partito, cum dirne
liberalità, quello
manda, dono
e
quanto
o
bramo,
reverentemente
la
pose
e
umilmente
a
lei
morendo,
suo piacere disporre, of-
effecto,
mai
lite,
quistione
le
predicte
cum el contracto
istesso, come se con-
cum
tutta
sanguinato coltello, e
tal casone se
meritò
la
bella
donna,
il
premio
de
la
col suo stato
le
secundo sangue,
e quelle
questo dicevano:
come fece?
E però
ne pare
magior liberalità
E
però
le sue richezze
donato
a
la
bella
donna;
la
quale
uomini ve vedete
l'Ursino, né quello
usò
tale
effecto.
de
l'animo
e
vostro
oppresso da
feritte nel pecto);
l'altra, perché la liberalità, come vòle el filosofo, debbe fra li
dui
fu prodigo e non liberale. Si che a la vostra
sentenzia,
graziose
donne,
accostarne
Dio,
perché
la
quieti
e
non
parlate
che le
rasone e
donna;
la
quisti cava-
lieri sono
pregna,
e,
prete
gentilomini,
che
clementi effecti
canonico tanto
presso
a
le
nostre
possessione,
per
operando
sopra il
de

perché non fusse scorto,
con-
fessare
dixe premendo:
un
poco
turisca.
Ma
non
vorei
che
chiamata Castorra, che
la
 
somno-
se
ella
tuo
lecto
pian
piano
se
dolca,
prima
volendo
cominciò a martellare,
di-
cendo:
soccorreva, dicea: — Io
come
sapesse, e' feceli
de
somno
e
Filippo, levatose,
non sentendo
e
venuta
a
lui,
la
e se figliolo
pianto,
farsetto de
questo
modo
se
fa
figlioli,
eh?
Ma
che
ha
facto
infine?
dixe
el
prete.
 
poi
papa
Paulo
poi papa
voi se può recordare;
stava
a
mensa
mensa
e
borsa
chiudi
vero?
pazienzia
de
lob?
io volessi, saprei dir ch'el diavolo
non seppe ben templare,
l'averci saputo
assai meglio
poco;


qualche
pazie?
smas-
sellata.
Non
ho? Ma, quando questa del
giocare
a
tavole
per

comman-

signore
come
è
gli
prese

dixe:
voglio
delegare
una
in mio
a la Beatitudine del nostro signore per eretico, cosa ignomi-
niosa
a
che
dubitazione
me
e dixe:
gliene
avanzasse
voi, messere,
E
perché tu
eresia cum quella
cioè
che
e
Del
Dio
e
fece
se doveano se non
risa,
piacere
posto
fine,
fu
salvato
re-
vulgare
al presente quanto
elleganzia
narrarve
rota; del
glorioso e caro
perché
tondo,
da
debbiate avere
inteso che
numero
de
omini,
sia
de
Como,
trovi, Gabriele,
Belenzona;
cum
extrema
fanciullo
qualche
opera,
acquistare, perché, in casa
la gola
fusse
nutrito
e
cresciuto,
per
adunque
misser
Francuzzo,
trovandose
e
in-
e
gli
cognosceva
pia-
cere
appetito. Il che cognoscendo
per-
e in ogni politica e moral virtù furono
sempre non
la Lombardia prestanti.
Queste e molte altre parole, diete più volte da la donna a
Gabriele
che
cum dolceza
Milano,
suo
si-
gnore,
tanto
peso,
fanciullo
tre Te-
duemilia ducati
d'oro, a
partitte,

più
che
cinque
lire
de
moneta
de
padre che l'avea
altri che
un
cum
questo
pensiero,
stato dui
mene
uno
de
l'età
sua.
Veduto
io
gli fusseno comandate, farebbe;
vestito
e
cal-
quello
amore e
Talvolta
anni
o
circa,
s
vigliato
una
camera
parlando
tuna
son
che,
concordia
cum
la
donna
che
altra persona dovesse parlare,
me trovarci
in la
cose
vostra
famiglia
trovato
uno
giorno
la
opportunità
de
parlare
vero
nominare quello conte Gerbo
più
t'è
narrarli cum
zione
ateniese,
e
volte
e
cognoscendo
nostra, compendo io
sua
disaventura
incappasse.
Mai,
se
de te dolere
la mia ruina son
L'altra,
vita che ve avanza.
ranza,
vui
a
E de
questo non
cum
che le
stelle siano
intesa;
posso credere
tal cosa,
né per
maschi,
siamo
l'effigie,
qualche parte siamo),
potuto
abiamo; e
a
Roma
e
de
loro
me
pare
giungono
a
tale
effecto.
Gabriele,
insegnò
legere
a'
fanciulli
in
il
rei
l'inferno
e
a
li
piace
che
tristi
e
cativi
siano
acerbo? da voi o da le stelle?
Credete
la
rabia
sua,
e
cusi
la
benignitate
e
la
la
cauda
quanti
e ciò ch'el
Sono in l'octava spera alcune stelle
tanto maligne e de si
dura
forza,
primo.
Potrei
troppo lungo
processo e
per
ch'io
non
abia
quali consta questo nostro vital corpo,  non
abia
concludere
questo:
che,
irate
stelle
dovesse
il giorno,
non perdonando
e
prestato
valore
e
cossi
piaza
a
sua
benignità
malizia
intenda,
pare
iudicio ultimamente: che
sono
quelli
che
umana,
assai
me
doglio
tanti
affanni
e
iacture
ho
sorte
conducto
me
hanno  
pur el
sciagurato vincto
dal dolore,
sono organi
a
loro
aiutata,
abia
tal
facendolo
servire
quanto
a'
di
brigata,
de
quanto
gaudio
bagnato,
gociolandoli
el
capo
'1
viso,
che
blasfemava
afinch'io co-
gnosca che,
come loro
voluto
tenere
le
risa,
udendo
e
vedendo
selle,
come
nel cortile, ne
non
se
ch'era
questa banca
presenzia
el progresso de
fonte de lacrime
alquanto che
ne
de
gulare virtù de animo e de ingegno, stato già molti
anni
ed
anni; e Co-
d'Austria
e,
facto
e
amici
miraculosa
de
tutta
la
principe,
poiché
cum
rise
e
cum
magnifica compagnia esser
vero che li
mondo. Ma, non piacendo
virtute
ornato,
e
or-
mai,
per
novella
vedete,
virtù,
grazia
e
per il
el pan
el Casuolo
delectandose
roba
avea,
questo
e
qualche
cosa
furare
che
per
altro,
tadina, e,
postoseli presto


per
le
sua
che
da
e
sentenziato
che
e
divenuto, il
confortava ad

è
per
il
mai non

el corso de le stelle, come nel facto del Roscone
resolvere possiamo.
Dolcemente piacque
a la
brigata, unico
nostro
memoria,
mansuetudine
e
e stanca
penna), in
voglio, cavaliero
dixe:
cosi
induce,
magni-
fici
faceva
uno,
quando
gli
epsa
addure
se
potesse.
E
poco
averete.
e
voi
Magdalena,
e
idonei
mento di populi), e finalmente prompti ad ogni
altra
nostra grandissimo
fu
uno
cum alcuni altri
ivi
propinquo;
il
dun-
giorno
chirurgico igno-
gentile e
discreto, ad
dolesseno, perché
una
caccia
densa silva,
Di
ramaricasseno
e
dolesseno,
elio,
non
e, imbragatose, a
che
ogni
a la
sua patria
a
Brun-
dusio, n'andò verso la Grecia, per aconciarse, se poteva, cum il
despoto de la Morea. Nel
quale
cammino,
per
cumulo
in
preda
a
nominato
un suo paese,
furtivamente fu conducto nelle
una citade chiamata
di quel
reputava
el
primo
e
el
corso
necessario a l'altro
unde
ancora
fusse,
montò
la
come
fìdele
sua gloriosa
anima; e
considerare
la
fine
gloria
de'
prìncipi
condizione,
parenti, re, signori
altri
sia cosa che mai
fra
ordine
de
continuamente il
pensare matura-
grazia
de
questa
vo-
stra
già indulcito
gnore,
chiamato
Sigripich.
In
audito avete. Che
reche-
oflfuscazione de' nostri ingegni.
e
mae-
epsa poi
materia
e
dixe:
sato
giorno,
e
chi
Vincenzo
per fugire
ho
e
iocundissimo,
Bologna,
la
quale
con-
tenta
li
cavaliero
e
uno
conte,
a
capitulare;
e
intendendo
la
gloria
propria
persona
de
Enzio,
re
de
Sardigna,
li anni de la
che
tanto
inclito
magnifica
non
se
io
nel
excelsa
memoria
del
concistorio,
e
misser
tre
bottoni
de
che
la
sua
fra
loro
come
Excellenzia de
misser Zoanne
loro
minciata
Napoli,
dove
dal
re
nel
suo
Stati,
quella
come
onorare epsa commemo-
cum quella
la nostra Signoria
de la
brana,
compilata
quello
poi a col-
biblioteca,
che
 
gran dolcezza
come persona
e
rasone
cum
questa forma
litare, col
periculo de
che
appellati
siamo
vidue
e pupilli, ed ène la spada cincta e datoce le stigme
e
altre
non
siamo
negociatori;
blica
e
possiamo
eziandio
ma
parte del mondo. E che,
 
pare
dignitate
onore preferito,
e
quanto
onore
troppo il tempo,
come ancora le
potendo
contradire,
cederanno.
Misser
examinate, in questa
Unde,
confirmando
iurisconsulti che exaltano
che, adquistandose
e
li
ma per l'imperatori e
rano
se
è
tribuita.
E
La qual cosa pare ad
ogni altro
privato uomo
denegata, non
overo officio
doctori, che li
deb-
bono
essere
imperatore
e
anni
in
ra-
de
come a persona
satisfaczione,
ed
è
dignità de
recuperare.
Vòle
sia
doctore
sopra ogni
altra degna, per la quale, in salute de tutto il mondo, il
Figliol
de
regia Su-
co-
illustrissimo
misser
Zoanne
Andrea,
no-
stro
lume
defendere,
troppa
rissimo», perché può expugnare el spurio ed el naturale nasci-
mento, che
nazioni sono quasi, secondo
moglie,
immuni;
e
armati.
E
che,
quando
il
conte
de
cioè de pre-
de
le
ceremonie
dare
per
sem-
pre
catedrante, sia
molto excellente
laude, cum
ciò sia
ancora armata
regni
e
domini
e
conservano. Ma, non
se
non
fusse
contenere
in

meglio certamente
non
preferito. E cusi
al
la Vostra
che quella del doctore e de li cavalieri, e da
questo io
e
presi per mano li ambasciatori,
li
premio de la
giostra cum gran valore
Catellani
se
chiama,
e
Georgio
de quel tempo
admirazione fusse auscul-
maxime per
de
e
del
sacro
concistoro,
e
gloria
benediczione
e da
onore de
tutti li
gistrati
e
reverenzia
posto
fine,
uno
nostro
cavaliero,
Galeazzo Marescotto
perpetua
laude,
la
patria
e
li
liberato,
quando
de
la
salme
del
suo
tesauro,
per
alti
non se
le Vostre Prestanzie
poi che noi
Octaviano
avendo Marco
qual fu
risse che
l'anima del
duca a
il
re
Alfonso
essendo, se
senza
timore ».
al re
ne
il
fonso a l'impresa
gente d'arme e cum aiuto del
principe di Taranto. Ma non più presto
ebbe
Regno italico.
misser Biasio Isare
piccolo suo
tutta
el
secundo
perpetua
salute
1435,
Dove epso re fu preso, e seco il
re di Navara e il maestro
de
san
cum
de
Milano fosse de
giorni senza lassarse
modo e molto
Ma,
ch'el re fusse da
admirazione,
perché
non
cum
noi,
in
quanto
ve
possiamo, in satisfaczione del tempo che vedere non ce avete
potuto
più
splendida
li abraciò
chi
d'oro
e
chi
de
argento
dizione,
loro
rasona-
mento
retornati, tro-
modo
singular
clemenzia
e
ma-
quello de
cum molta grazia
era cincto
e circondato
quasi da
la cristiana
donato molto stato
degna d'essere equiperata a quella,
perché
Ioanne
Bentivoglio
a
Modena
in
casa
del
el
duca de Milano.
essere ingrato a la
benivolenzia verso me concessa,
tanta
gloria
ed
exaltazione.
cum
tanto
fuoco
de
questo mondo:
nome e
el quale,
sente
quanto
sica
e
ha
aquistato,
latino,
che
è
equiperare
el
cavagli
al
suo
tronco
de
dextra sedere
Dio
ve
abia
ora
quivi
per
compimento
del
nostro
uno magnanimo effecto
dipoich'el cielo

certo di me,
la
l'anima
del
magnanimo
Filippo
Maria
Ve-
sconte,
in
questo
prestantis-
simi
gentilomini,
che
l'anima
1'
hanno
denominata
sua
prima
ed
essenziale
perfec-
ancora quello,
de
l'anima
ve-
getativa,
corpo
e
de
movere
conseguire
quello
desidera
bruti,
come
in
guarda. Ne
animali
bruti;
intel-
lectiva,
li arbori e
ne li bruti
quale è
più distincte
vogliono,
pur
l'anima
ra-
la
avere
certe
e
principe
degli
pianeti,
in quella
essendo lui
degli altri dèi e de natura calida e astuta, cussi
fa l'omo
e
altri pianeti, fa l'uomo
«
sterile;
è
sono tutte
Dio
tutte
le
angeli boni dal bene, né li
cativi dal
male se
con-
bene al
virtute
e
sola potenzia de
quello
rata dal
corpo, remane
cum
ogni
studio
e
diligenzia
ad
alcuna
altra,
rasone e
suol volere. L'anima
ancora tutte le
come instrumento,
da
Dio,
e,
altrimenti
fa-
cendo,
pervertirebbero
l'ordine
de
comesso,
sofo,
ha
voluto
che
l'anime
siano
vione,
anime mediocre
cose
terrestre
e
suo Gorgia dice
ed el
la memoria
de epso
caduco pieno di fecia e de fastidio;
la secunda
aqua por-
beve molta
molto
più
pena
a
rispecto
quella
portarebbe
purgare,
materia
e
il
el
gaudi de questa
quello,
ch'io
incora-
modi
e
intelligente,
quando
che quando
erano a
quello congiunte,
tristizia
e
cemo de
senton
le
anime
nobile
e
una
lucerna
posta
l'altro,
mosca
gaudio
del
summo
e
optimo
mondo,
o
ma
e per li
cuoce
e
tormenta;
non
ogni
che
molte
amore
mai
rescaldare,
se
continuamente
una
anima
li
beati
un
spirto
beato,
moltitudine
de
le
stelle
e
e
gli
occhi
propri
suadesse che de
quello tenebroso carcere
voluntiera
non
volesse
maraviglie?
e
credibile
certamente;
restiamo, come
finora facto
manifestamente trovas-
disputazione s'el fusse presente
iudicandoce
tare
stimulata
per
invidia
ar-
mandose
e
momento cum
e guberna.
per spirito
vede ciò
che cum
cioché,
viver possa? sera quello tanto insolerte e
pigro,
a
diuturno e sempiterno,
a la vostra illustre
saviamente
e
parlare;
dicendo
che
cui excellenzia
e virtù
non piace
a
fine
de
exterminare
l'inclite
italica
Valore che, ancora
radice del
Camurata, agro
dulcissimo studio, come sai,
sidio, avea
giorni
prima
a la Tadea, sua carissima consorte, de onestà e virtù
piena.
Per
la
quale
perché
credo
(se
memoria
perse
in
quel
che
mai
più
d'alora
in
qua
musa
le
e
dulci
de la
domata
piacere e
lacerare,
verso cia-
scuno amatore
defesa,
ampliata
e
favorita.
E,
Excellenzia
devotamente
recommandare,
observanzia
matre el
mortai velo,
magnanimo principe,
avere più
or
a
illustre Signoria, perché
intendere
bre-
principe; de la quale
la mia fede,
da
che,
el
guardi ),
A
niero.
iucunda,
che,
lui se
de li
li benefici soi.
che
don
Baptista
madonna sua matre
fece uno salto, di-
a
quella
recomandandose,
benificio averebbe,
ed ancora
e
lei.
fare
cauto
don
di Morandi.
ordinato

Ateon

la punta
in
gioso.
messer
Bernar-

Ma che? Li averesti mai facto renunzia de' vostri be-
nifici?
e
poco
de
aqua
cum
e
pian
piano
ingurgugliare,
come
recogliesse
il
la
via,
de
la
nostra
pregò
stretta-
mente
benifici;
dolen-
ha aptitudine e
li prepararia
vignendo,
se
intenderebbe
volto e disse:
tedioso, che, come
onesto
invito,
don
e
madonna
Bernardino Morando
cum alquanti

li
non remarà qui.
le
loge
de
carta
la renunziazione.
inimico de questa
disse:

armare.
stare
non compor-
che
prete
renunzia
decto ancora
del
obtenere che questa renunzia non
vale.
fiancali,
la schiena,
e
don
era portato
a quilli servitori
de ma-
li
vino,
si pre-
sto non
don
come
li
Questo presto
che se avea la sera
facto portare a casa
don Baptista per guber-
da Rofeno
corbe cento-
che la matina don Baptista era morto. Il quale la
sera, quando se
don Ateon, che
l'anno a
don Ateon
e
il
protono-
Bernardino, non
de
lui
fidare
non
vói
quale non sequendo,
Campanaio, grato a
dire, come
montanari,
messer
Bernardino
bolognini
matre de don
chiesia, che
e
pose la mano al pecto a don Ateon, il quale, squizando
de letizia,
se guastava. E, partito questi
omini
che
Mo-
in
terra,
coperto
de uno lenzolo, e due candele grosse acese, una da
ogni
volea.
Respose
Bernardino, don Ateon, che
tutto
è
disfacto  
felice
ascendente
dicianove
randi
e
cassa,
la
dura
dura,
voler
ridere,

io
abia
quisti
casa,
dipoiché
don
servire
don
Ateon.
de
la
benificio
li
possano
venire
ad
ucellare.
a'
porci. Alerà
disse madonna,
guardando
carità in
facto tanta
Cristo
non
se
vedono
altro bene
ancora.
Vostra Signoria, se
ch'el signore

festa
venuto,
come
fin
li
povero
omo,
Ateon, Chiara,
la nocte
festa e abra-
dato il signor,
bichiero de vino dolce cum una
fetta
di
pane,
che
se
mano sopra
adimandò se sapea
al corpo de don
Baptista, che se dovea
benefici.
da
parte
tempo, che
mille
zardini,
castella
e
roche
trovò per
hano
por-
tate
via.
disse:

de monsignore, tutto adormentato.
la lulia
portare qui quisti fructi,
essere
Sampiero,
Donino
e
ha
facto el trentamillia para de diavoli in tagliare tutti li arbori
e
le
tato: lei dice che
che li
chiamò uno suo
questo
mano; e
vedetilo qua.

il scriptarino,
Tu
hai
assasinato
quello
povero
culture te

questa
casa;
al
la camera; poi
cum
grande
eh'
è
indiavo-
che, per il
lo
manderebbe
a
l'erba.
iudice, a
avanti io
scarsella)
se
aurifici
de
da uno canto
mantello car-
pro-
tonotario
qiiisti
benefici
de certo

pore
el lecto
E mio
che ha il
presto
don
inimico: ma
in morte.
affabile
condizione
pur
dota de vostra
ha decto,
don Baptista,
poi
E
piacque a don
perché de

facto,
substanzie, benché
e
tanto
richi  
madonna andata cosi a
Lucrezia
e
e
e
acostatose
a
l'usso
in-
cominciò
restare
il
suono,
nostro
gentilomo,
quale
per
se
avea
statua
apogiato
tra-
volgimento
fermò
possette un poco;
resuscitato? Mise-
ricordia, Signor
ioco. Noi

se levarono si alte le risa, che
de
quelle
fue audito eva-
porare di sotto come scopieto. Alora, in questo furore de ridere,
don
Baptista presto del solacio se tolse e tornosse a casa tutto
sa-
cassato.
pianse,
umana
natura, me ha decto. E ratificare questo cum molti altri piacevoli
accidenti,
gnoria, trasferendomi mai a lei, perché da lui ancora de
molte cose
da
venire per
l'altro:
a
li
fanzuUi
nota,
adimandò
partito
del
palazo
e
Che
vergogna
del
receputo
scorno.
questa
facezia,
1483;
l'anno
a Venezia,
secolo
successivo
il