riserva naturale nazzano tevere-farfateverefarfa.it/attachments/article/27/guida della riserva...

100
Unione Europea Regione Lazio Repubblica Italiana Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Upload: ngophuc

Post on 15-Feb-2019

230 views

Category:

Documents


2 download

TRANSCRIPT

Unione Europea Regione LazioRepubblica Italiana

Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

Riserva Naturale

NazzanoTevere-Farfa

1

Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

Riserva Naturale

NazzanoTevere-Farfa

3

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Prefazione 5

L’area protetta e il suo territorio 7Descrizione geografica del territorio 8Come raggiungere l’area protetta 9Punti di accesso alla Riserva 10Servizi informativi 10

Il sistema ecologico 11Gli aspetti geologici 11 Vegetazione ed ecosistemi 14La fauna 27

Il panorama storico-archeologico della Riserva 36La preistoria 36Il periodo romano 37La formazione dei borghi medievali 37I centri storici della Riserva 41

Informazioni per la fruizione turistica 51Visite guidate 52Escursioni 53Gite in barca 53Attività didattico-scientifiche 53Musei 55I sentieri della Riserva 60- Sentiero La Fornace (n. 1) 60- Sentiero del Museo della Notte (n.2) 62- Sentiero da Nazzano a Torrita Tiberina (n.3) 63- Sentiero La Mola (n.4) 64I siti di interesse storico-architettonico e naturalistico più importantinei dintorni della Riserva 66Strutture e attività sportive 73

Servizi e strutture per la ricettività 74Centro visite 74Strutture per alloggiare 74Attività di ristorazione 77

Enogastronomia e artigianato locale 79Artigianato 79Prodotti tipici e tradizionali locali 79

Indice

Aziende che producono e/o commercializzano i Prodotti tipici e tradizionali 83Le manifestazioni 84

Allegati 89Le tracce degli animali della Riserva 89Il calendario degli uccelli 93

Bibliografia 94

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

5

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

L a presente pubblicazione, finanziata dall’Assessorato Ambiente e Cooperazione tra iPopoli della Regione Lazio con fondi del Piano di Comunicazione del DOCUP -Obiettivo 2 e dell’Accordo di programma quadro “Aree sensibili: parchi e riserve”, si

inserisce all’interno della “Collana di guide dei Parchi del Lazio”L’obiettivo delle guide di servizio è facilitare la visita dell’area protetta fornendo informazionipratiche su servizi, attività ricettive, attività di tempo libero presenti nell’area protetta, ma anchesui prodotti tipici, le tradizioni e gli eventi che caratterizzano il territorio.Il progetto delle guide di servizio si affianca ad altre iniziative, quali per esempio “Natura inViaggio” realizzate dalla Regione per promuovere in maniera organica lo sviluppo di un turismosostenibile nel sistema delle aree naturali protette regionali.La Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere Farfa, la prima ad essere istituita in tutta la regio-ne (1979), rappresenta una tra le più interessanti aree umide del Lazio, che si colloca per le suecaratteristiche tra le “zone umide di interesse internazionale” indicate dalla ConvenzioneInternazionale di Ramsar.La Riserva si trova a nord di Roma, lungo il corso del Tevere, e si estende su un’area di 705 etta-ri. È conosciuta ed amata dai birdwatcher e dai fotografi naturalisti, che sanno di poter avvista-re anatre selvatiche, gru e cicogne, aironi e falchi pescatori. Nella Riserva si alternano diversi tipidi ambienti: dai canneti al bosco umido e ripariale, dal fiume alla macchia mediterranea, che ren-dono il paesaggio straordinariamente vario e popolato da una fauna d'eccezione. La guida oltre che illustrare le peculiarità naturalistiche, fornisce un’utile presentazione dell’inte-ressante patrimonio storico culturale nel territorio limitrofo alla Riserva, dove merita una visital’abbazia di Farfa, una delle più importanti d’Europa nel basso medioevo e oggi famoso luogo diculto oltre che sede di una biblioteca-Monumento Nazionale. Troverete infine una descrizioneschematica ed efficace su una molteplicità di servizi presenti nel territorio: dalla ricettività, allestrutture e attività sportive, dalle possibilità di ristorazione ai prodotti tipici, ai principali eventie manifestazioni tradizionali. Informazioni utili per una conoscenza e fruizione del territorio compatibile e rispettosa dei deli-cati equilibri dell’area naturale protetta, anche attraverso forme innovative di turismo quali ilbattello ecologico che consente di visitare il tratto del fiume che attraversa la Riserva utilizzandoper la propulsione l’energia solare.La lettura della guida ci propone, pertanto, uno sguardo a 360 gradi sulla Riserva, utile ai visi-tatori perché possano programmare e organizzare al meglio le proprie escursioni, ma anche aisuoi abitanti, perché siano sempre più consapevoli ed orgogliosi della ricchezza della loro terra.

Angelo BonelliAssessore Regionale Ambientee Cooperazione tra i Popoli

Prefazione

7

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

I ntorno al 1950, in seguito alla costru-zione della diga per scopi idroelettricilungo il Tevere, a valle della confluenza

con il Farfa, il livello dell’acqua s’innalzò e diconseguenza i terreni circostanti furono inon-dati. Nel tratto compreso fra la confluenza deidue fiumi e la diga di Meana, si formò unaspecie di lago di circa 300 ettari.La diminuzione della corrente che conseguìalla costruzione dello sbarramento artificiale,causò l’accumulo dei detriti portati dai fiumi

(in modo particolare dal Farfa) lungo le riveed al centro di questo lago. Tale accumulo disedimenti determinò la formazione di isolottisui quali si sviluppò, con il tempo, un’ampiafascia di canneto e, successivamente, si inse-diarono salici cespugliosi ed arborei.Anche sulle rive, si venne a formare un’ampiafascia di canneto, la boscaglia alveare ed ilbosco ripariale di ontani, salici e pioppi.Pertanto questo tratto del Tevere assunse sem-pre più le caratteristiche ambientali tipichedelle zone umide e ben presto cominciò adospitare un gran numero di specie di uccelli

migratori. Vista l’importanza che questonuovo ambiente ha via via assunto per la con-servazione di molte specie (in particolare diuccelli), nel 1968 fu istituita un’ ”Oasi di pro-tezione della fauna”. In seguito alla tutela chene conseguì, le specie che frequentarono que-st’area incrementarono, anche perché l’habitattipicamente palustre si strutturò sempre più,tanto che nel 1977 la zona fu inserita fra le“Zone umide di importanza internazionale”tutelate dalla Convenzione firmata a Ramsar(Iran) nel 1971.Le zone umide rappresentano ambienti digrande importanza sia dal punto di vista natu-ralistico, sia socio-economico, infatti, in esse èconcentrata una notevole diversità biologica,tanto che svolgono un ruolo cruciale per ilmantenimento degli equilibri naturali; sonoinoltre aree molto importanti per attività qualil’agricoltura, la zootecnia, il turismo.Questo tipo di ambienti inoltre costituisconouna sorta di serbatoio di ricarica delle faldeacquifere, trattengono i sedimenti e le sostan-ze tossiche, regolano il clima e limitano idanni delle alluvioni.In particolare le zone umide rivestono unafunzione estremamente importante come luo-ghi di sosta per gli uccelli acquatici nel perio-do delle migrazioni. Nel 1979 fu istituita la Riserva NaturaleRegionale Nazzano, Tevere-Farfa (con leggeregionale del 4 aprile 1979 n. 21), con loscopo di tutelare tale ecosistema che, pur crea-to artificialmente, ha acquistato una conside-revole importanza naturalistica visto che hasostituito ambienti simili, un tempo presentilungo la Valle del Tevere.Attualmente essa rappresenta il più importan-te tratto protetto nel Lazio lungo il Tevere,terzo fiume d’Italia per lunghezza nonchédirettrice migratoria che collega il mar Tirrenoagli Appennini. La Riserva ha oggi anche un

L’area protetta e il suo territorio

Il lago di Nazzano (a.l.)

8

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

valore storico, in quanto è stata la primaRiserva Naturale Regionale ad essere istituitain Italia, ben 25 anni fa. Inoltre, vista l’impor-tanza della Riserva come zona di svernamentoe rifugio di molte specie di uccelli migratoritutelate dalla Convenzione di Bonn (1979) edalla Direttiva Uccelli 79/409/CEE, quest’a-rea è stata designata Zona di ProtezioneSpeciale (ZPS) ai sensi della suddettaDirettiva.La presenza in quest’area di una grande varie-tà di specie di Anfibi come la Salamandrinadagli occhiali, il Tritone crestato, di Rettilicome il Cervone, di Pesci come il Barbo, laRovella e il Cavedano dell’Ombrone, di habi-tat come le foreste a galleria di Salice bianco edi Pioppo bianco e della vegetazione palustre,ha determinato la sua designazione anchecome Sito di Importanza Comunitaria (SIC)ai sensi della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE.Quest’ultima Direttiva prevede che gli Statimembri dell’Unione Europea tutelino sul pro-prio territorio delle aree, che contribuisconoin modo significativo a mantenere o ripristi-nare gli habitat e le specie la cui conservazio-ne è ritenuta importante o addiritttura priori-taria per l’Unione Europea, al fine di creareuna Rete Europea di aree tutelate, detta ReteNatura 2000.L’idea della Rete Natura 2000, nasce dallaconstatazione che le singole aree protette nonpossono riuscire da sole a realizzare il mante-nimento a medio-lungo termine di habitat edi specie minacciate di estinzione, soprattuttoper le specie che necessitano di ampi territoricome ad esempio quelle migratrici. La conser-vazione deve essere realizzata tenendo contodelle esigenze economiche, sociali e culturali,delle popolazioni che vivono all’interno dellearee che fanno parte della Rete Natura 2000,favorendo così lo sviluppo sostenibile di que-sti territori. Essendo abitato dall’uomo fin dalla preistoria,il territorio della Riserva ha sviluppato unastruttura economica e sociale basata sull’utiliz-zo e sul controllo delle vie di comunicazione(fiumi, guadi, ponti). Inizialmente era fre-

quentato come zona di passaggio, sfruttandole vie di comunicazione naturali quali le vallied i fiumi; in un secondo tempo, la presenzaumana in questo territorio si sviluppò sottoforma di insediamenti stabili nei luoghi strate-gici. Le testimonianze storico-archeologichedocumentano una presenza umana dal paleo-litico medio, con alternanza di periodi più omeno floridi.I tre comuni presenti nell’area protetta(Nazzano, Torrita Tiberina e Montopoli) rap-presentano un esempio di sviluppo continuodegli insediamenti umani nella storia. Il diret-to legame esistente fra uomo e natura, fruttodi questo antica coevoluzione, è ancora benvisibile negli usi, nelle tradizioni e nel folkloredelle comunità di questi tre paesi presentinella Riserva. È proprio nell’ottica della valorizzazione edella tutela delle peculiarità naturalistiche estorico-culturali di questo territorio, che nascel’idea di questa guida, che vuole essere un utilestrumento per condurre i visitatori alla suascoperta ed un invito a gustare i prodotti tipi-ci ed i suggestivi panorami che esso offre.

DESCRIZIONE GEOGRAFICA DEL TERRITORIO

Il territorio della Riserva Naturale RegionaleNazzano, Tevere-Farfa, localizzato nella mediaValle del Tevere, ricade in parte nella Provinciadi Roma e per una porzione minore nella pro-vincia di Rieti.I suoi confini si estendono dal Ponte diMontorso (a nord), alla diga di Meana (a sud).La Riserva è situata a confine tra le Province diRoma e di Rieti, nel territorio dei Comuni diNazzano, Torrita Tiberina e Montopoli diSabina, lungo il medio corso del Tevere. Lamassima elevazione riscontrabile nell'area pro-tetta è 202 metri s.l.m., vicino l’abitato diNazzano, mentre la minima è 30 metri s.l.m.,riferita alla superficie del cosidetto “lago”, checorrisponde al corpo d’acqua compreso fra laconfluenza del Farfa con il Tevere e la diga diMeana. Il perimetro della Riserva è delimita-to, partendo da nord e procedendo in sensoorario, dal Ponte di Montorso nel Comune di

9

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Torrita Tiberina, dalla ferrovia Roma-Orte,dalla diga ENEL di Nazzano, dalla StradaProvinciale Tiberina fino all'altezza del km.31+000. Da qui il confine della Riserva piegaverso gli abitati di Nazzano e Torrita Tiberinae, seguendo le anse del Tevere, si richiude sulPonte di Montorso. Invece il centro abitato diMontopoli Sabina è distante dai confini dell’area protetta. La superficie è estesa percirca 700 ettari, metà dei quali occupati dalleanse del fiume, dal Lago di Nazzano e dal trat-to terminale del fiume Farfa che confluisce nelTevere, in riva sinistra, a circa 1500 metri dalladiga ENEL.

COME RAGGIUNGERE L’AREA PROTETTA

La Riserva si raggiunge:in aereo, da Fiumicino aereoporto, linea fer-roviaria Fiumicino-Orte (per la frequenza deiconvogli consultare www.trenitalia.it), scende-re alla stazione di Poggio Mirteto Scalo dovesi può proseguire a piedi fino all’ingresso norddella Riserva, presso il Ponte di Montorso cheda Poggio Mirteto scalo porta verso TorritaTiberina; oppure di fronte la stazione si puòprendere l’autobus (linea COTRAL) che par-tendo dalla Stazione giunge ai centri abitati diNazzano e Torrita Tiberina.Da Roma:in auto, con la S.P. Tiberina sino al km.34+000 circa; oppure con la Via Salaria sinoall’ immissione nell’autostrada A1 in direzioneFirenze; con il GRA sino all’immissione per losvincolo della A1 in direzione Firenze; si viag-

gia in Autostrada sino all'uscita del casello diRoma Nord-Fiano Romano, si prosegue indirezione Rieti e poi si gira dopo circa 800 ma destra per Nazzano e Torrita Tiberina; in treno, linea Fiumicino-Orte sino allaStazione di Poggio Mirteto scalo (per la fre-quenza dei convogli consultare www.trenita-lia.it), dove si può proseguire a piedi o in bici-cletta all'ingresso nord della Riserva presso ilPonte di Montorso che da Poggio Mirtetoscalo porta verso Torrita Tiberina; oppure difronte la stazione si può prendere l’autobus(linea COTRAL) che partendo dalla Stazionegiunge ai centri abitati di Nazzano e TorritaTiberina;in pullmann, servizio COTRAL per Nazzanopartendo dal capolinea di Saxa Rubra (Roma),raggiungibile con il treno FS, linea Roma-Viterbo, che parte da Piazzale Flaminio (per lafrequenza dei convogli consultare www.treni-talia.it). Da Firenzein auto, con l’autostrada A1 in direzioneRoma; uscita del casello Ponzano-Soratte e siprosegue in direzione Nazzano e TorritaTiberina;in treno, fino a Orte, da dove, con la lineaOrte-Fiumicino (per la frequenza dei convogliconsultare www.trenitalia.it), si raggiunge lastazione di Poggio Mirteto scalo, da cui si puòproseguire a piedi o in bicicletta all’ingressonord della Riserva presso il Ponte di Montorsoche da Poggio Mirteto scalo porta versoTorrita Tiberina; oppure di fronte la stazione sipuò prendere l’autobus (linea COTRAL) chepartendo dalla Stazione giunge ai centri abita-ti di Nazzano e Torrita Tiberina.Da Rietiin auto, con la Via Salaria in direzione Roma;si esce sulla SS 313 (Ternana) presso la locali-tà Passo Corese e si prosegue in direzioneTerni; al km 13, in località Poggio Mirtetoscalo, si gira per Nazzano e Torrita Tiberina.Da Napoli, L’Aquila, Pescarain auto, dall’autostrada A24 o A1 prenderela bretella per l’Uscita Roma Nord-FianoRomano, si prosegue in direzione Rieti e poi

Confluenza del Farfa con il Tevere

10

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

si gira dopo circa 800 m a destra perNazzano e Torrita Tiberina.

I PUNTI DI ACCESSO ALLA RISERVA

I punti di accesso alla Riserva sono in tuttosei. Il primo, venendo da Roma, è all’ingres-so sud, presso la diga di Meana; il successivopresso il parcheggio situato lungo la viaTiberina all’incirca al km 32, dopo il secon-do viadotto dell’autostrada A1, all’altezzadella diramazione che conduce al Casaledella Vedova (Museo della Notte) e allaForesteria; altri due situati all’interno deiComuni di Nazzano e Torrita Tiberina; unaltro all’ingresso nord, presso il Ponte diMontorso sulla Tiberina, lungo la stradabianca che percorre la sponda destra del

fiume; l’ultimo situato presso l’area parcheg-gio lungo la strada bianca che percorre l’ar-gine sinistro del Tevere, all’altezza del bivioche immette sulla strada che costeggia perun tratto il Fosso dell’Inferno. I punti diingresso sono attualmente segnalati da unatabella, con la piantina della Riserva, alcuneindicazioni utili per visitare l’area protetta ele norme comportamentali.

SERVIZI INFORMATIVI

In corrispondenza dell’accesso di Nazzano(dalla Circonvallazione di Nazzano, prende-re Via del Porto e arrivati al parcheggio gira-re a sinistra per via del Tevere), vi è un PuntoInformativo aperto generalmente durante ilweek-end.

Meandro di Campo Nazzano

Sedimenti marini a Ripa Bianca (a.l.)

11

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

GLI ASPETTI GEOLOGICI

Da una prima osservazione dall’alto dellaRiserva, che può essere effettuata da uno deitanti punti panoramici come il Castello diNazzano o dal belvedere antistante il Comunedi Torrita Tiberina, sono subito evidenti alcu-ne particolarità del paesaggio, dovute al susse-guirsi di fenomeni geologici e dallo scorrimen-to del Tevere, dalla protostoria ai giorni nostri,secondo modalità che verranno sintetizzatequi di seguito.

I CARATTERI GEOMORFOLOGICI

La connotazione generale del territorio dellaRiserva è fortemente caratterizzata dalla pre-senza del Tevere. Le aree golenali (terreni inva-si dalle acque in periodi di piena), le ripe esoprattutto i meandri che il fiume disegna,costituiscono una vera e propria unità di pae-saggio. I meandri, ovvero le anse che si susse-guono lungo il basso corso del fiume, sono ele-menti in continua evoluzione, in quanto attra-verso l’erosione laterale della sponda esterna(sponda concava) di ogni curva, dove la velo-cità dell'acqua è massima, e la sedimentazionesulla sponda interna (sponda convessa), dovela velocità è minima, la loro posizione subiscespostamenti laterali nel tempo, tanto che pos-sono essere considerati come elementi “vivi”del territorio.I meandri del Tevere inclusi nella Riserva sonodue: quello occidentale corrispondente alPiano di Nazzano e quello orientale in localitàCannetaccia e Abruccione. Questi sono ilrisultato di una lenta e continua deposizionedi sedimenti fluviali che alimentano ed accre-scono le due piane alluvionali.Il panorama che si osserva guardando daipunti più elevati della Riserva, oppure osser-vando una carta topografica, è caratterizzatoda una netta differenzazione tra i rilievi postiin riva destra da quelli sulla sponda opposta.

Tale differenzazione è motivata dalla diversanatura litologica dei terreni, ovvero dalladiversa formazione dei sedimenti e delle rocce. In riva destra si osserva un allineamento di cre-ste collinari, costituite da sedimenti marini,con quote superiori a 200 m s.l.m., su cuisorge il centro abitato di Nazzano e quello diTorrita Tiberina. Da un’attenta osservazionedei sedimenti lungo la Via Tiberina, nel trattocompreso fra Nazzano e Torrita Tiberina il loc.Praterelle (detto anche “Ripa bianca” in quan-to si trova di fronte alla parte del meandrooccidentale così deonominato), è possibileseguire l'intera serie del ciclo sedimentario(vedi box) conseguente alle fase di ingressionee di regressione del mare nel Pliocene in cui,con un’attenta ricerca, è possibile reperire restifossili di conchiglie di molluschi marini. Sullasponda opposta (in riva sinistra) è presente unampio territorio pianeggiante, a quota prossi-ma ai 100 m s.l.m., inciso dal fiume Farfa e daisuoi affluenti.

INQUADRAMENTO GEOLOGICO REGIONALEIl territorio della Riserva è rappresentativo diuna delle principali valli intrappenniniche: laValle del Tevere. Dal punto di vista struttura-le, la lunga depressione nella quale ha trovatofacile via di scorrimento il Tevere, ha un'origi-ne tettonica dovuta a deformazioni e sposta-menti che ha subito la crosta terrestre. La suastoria geologica inizia dalla fase terminale dellaformazione della catena Appenninica, avvenu-ta attraverso la complessa interazione di feno-meni, che prende il nome di orogenesi, circa 30milioni di anni fa (tra la fine dell’Oligocene eil Miocene inferiore-medio). In questa fasefinale del sollevamento degli Appennini, i sedi-menti depositatisi sia in ambiente di mare pro-fondo (facies pelagica), che in ambiente di maresottile e caldo (facies di piattaforma carbonati-ca), vengono traslati, piegati e sovrapposti,

Il sistema ecologico

12

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

formando l'attuale “ossatura” dell’Appennino.Dopo la fine di quest’attività compressiva(circa 15 milioni di anni fa, Miocene medio),inizia una fase tettonica distensiva (c.a. 10milioni di anni fa, Miocene superiore), legataall’apertura del bacino tirrenico, durante laquale avviene la disarticolazione delle falde deirilievi montuosi appena emersi in una serie dicompagini rialzate e ribassate lungo la direzio-ne appenninica (nordovest-sudest), la cosidet-ta struttura ad Horst (parti rialzate) e Graben(parti ribassate) (Fig. 1).L’unità geografica della Valle del Tevere corri-sponde quasi pienamente all'ampia depressio-ne strutturale che costituisce la parte meridio-nale del “Graben del Tevere”. Le due aree rial-zate (Horst) corrispondono, ad ovest, all'alli-neamento Monte Soratte-Fiano Romano e, adest, al versante occidentale dei Monti Sabini.Le zone ribassate sono state interessate daripetuti cicli di invasione del mare e successi-vamente di emersione, ai quali ha corrispostola sedimentazione di depositi marini. Il marePlio-Pleistocenico nel corso di numerosi cicli“ingressivi” (fase in cui il mare invade le zoneribassate) e “trasgressivi” (fase in cui il mare siritira dalle zone precedentemente invase) hadeterminato l’accumulo di potenti coltri dimateriali clastici (argille, silt, sabbie e conglo-merati).Questi depositi sedimentari marini si rinven-gono oggi in affioramento lungo la destraidrografica, sui due speroni dove sorgono i

centri abitati di Nazzano e Torrita Tiberina ein alcuni punti (ad es. località Pratarelle)lungo la via Tiberina, fin quasi alla riva delTevere, separati da questo da una sottilissimafascia di depositi alluvionali. Sulla sinistra isedimenti marini possono essere rilevati aridosso delle abitazioni di Poggio Mirtetoscalo, poco al di fuori del confine dellaRiserva. I depositi sedimentari possono esseredislocati a varie quote a causa di movimentitettonici successivi alla loro deposizione.Gli affioramenti di depositi continentali flu-vio-lacustri rinvenuti in affioramento sullariva sinistra del Tevere, in prossimità dellaDiga di Meana e del corso del Farfa, al di fuoridel limite della Riserva, testimoniano la pre-senza anche in tempi remoti di ambienti ditipo palustre. Infatti, come è possibile vederenella fig. 2a, in corrispondenza dell’attualeRiserva era presente una specie di lago.

CARATTERISTICHE PALEOECOLOGICHE

E PALEOGEOGRAFICHE DEL TERRITORIO

Verso la fine del Quaternario antico, s’ipotiz-za un sollevamento dell’area costiera laziale (oun abbassamento del livello del mare).Nel territorio della Riserva l’unica traccia diquesta emersione è costituita dalla valle scava-ta dal fiume: quando il mare si abbassò, i sedi-menti formatisi sui fondali Pliocenici emerse-ro e cominciarono ad essere soggetti all’azioneerosiva. Pertanto, tutti quei corsi d’acqua cheprima dell'emersione sfociavano in mare allependici dei Monti Sabini e dei rilievi appen-ninici (vedi fig. 2), cominciarono ad allungar-si, trovando lo sbocco in mare progressiva-mente più in basso ed incidendo i sedimentipliocenici emersi.All’interno della Riserva gli effetti di questafase sono evidenti in particolare lungo la rivasinistra del Tevere, in corrispondenza dellaconfluenza del Farfa. Presso la confluenza,infatti si trova materiale calcareo grossolanoproveniente dai Monti Sabini, depositato nelperiodo di abbassamento del livello del mare,durante il quale il Farfa ha ripreso in modo considerevole la sua attività erosiva.

Paleotevere nel Pliocene: l’area invasadal mare è il “Graben del Tevere”, dalquale emergono come isole i futuriMonti Cornicolani, Monte Soratte e iMonti Sabini (Horst)

Figura 1

13

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Questo fenomeno è da attribuirsi all'aumentodella velocità delle acque di questo fiume equindi della sua capacità di trasporto.Terminato il Pliocene con la regressione mari-na, durante il Quaternario, intervengono altriimportanti fenomeni di modellamento delpaesaggio e di modificazione delle condizioniecologiche: l’alternarsi di periodi glaciali conaltri caratterizzati da un clima più mite (feno-meno detto “glacialismo”). Alcuni fossili dispecie animali e vegetali (Panopea norvegica,un bivalve simile ad una grossa tellina di circa10 cm, specie caratteristica di un periodo gla-ciale) ritrovati nella Riserva, testimoniano unnetto irrigidimento del clima nel corso didiverse glaciazioni alternate con periodi inter-glaciali (clima mite), caratterizzati dalla pre-senza di specie di climi caldi come il progeni-

tore dell’Elefante, l’Elephas antiquus, o delMitilus senegalensis (una specie di cozza dalcolore rosso). Durante le fasi glaciali, la sottra-zione di enormi masse di acqua sotto forma dighiaccio provocò l’abbassamento del livello deimari, cui seguirono, nelle fasi interglaciali,innalzamenti delle acque marine altrettantocospicui.Nelle fasi in cui il livello del mare si abbassava,il fiume iniziava a scavare lungo il suo corso;quando i ghiacci si scioglievano ed il livello delmare si alzava, la velocità della corrente dimi-nuiva, provocando la sedimentazione deimateriali solidi trasportati, con conseguenteaccumulo di materiali alluvionali nelle piane.I terrazzi fluviali sono l’effetto, che può essereosservato oggi, di queste variazioni climatichesulla geomorfologia del territorio: lungo i ver-

Figura 2

a)

b)

Paleotevere nell’ultima fase glacialeWurmiana: l’abbassamento del livellodel mare determina una forte erosioneda parte dei corsi d’acqua provenientidai Monti Sabini

Deviazione del corso originale delPaleotevere a causa dell’attivitàvulcanica dei Colli Albani e dei Sabatini

14

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

STR

ATIG

RA

FIA

DE

ISE

DIM

EN

TI

U no sguardo alla stratigrafiadei sedimenti affiorantinella Riserva.

Dal punto di vista stratigrafico, i terre-ni affiornati possono essere classificati,dal più recente al più antico, come diseguito indicato: • Alluvioni recenti del Tevere, con al-

meno due ordini di terrazzi, di natu-ra ghiaioso-sabbiosa e conglomerati-ca. Età: Olocene (da c.a. 10.000 annifa a tutt’oggi).

• Prodotti vulcanici dell’apparato Sa-batino: si tratta di alternanze di tufi-litoidi gialli con livelli di lapilli, cene-riti e pomici. Originatisi probabil-mente all’ultima fase di attività delcomplesso vulcanico. Età: Pleistocene medio-superiore(da 850.000 a 10.000 anni fa).

• Travertini da litoidi a terrosi, con in-tercalazioni sabbioso-argillosa e dimateriali vulcanici. Possono contene-re resti di gasteropodi terrestri (Cepeanemoralis, Monacha carthusiana) edi acqua dolce (Lymnea truncatula,

Succinea oblonga), resti di piante pa-palustri (Carex, Thypha, Alnus spp). Età: Pleistocene medio (c.a. 850.000anni fa).

• Depositi fluvio-lacustri prevalente-mente argilloso-sabbiosi, con presen-za di ciottoli più o meno cementati. Contengono ostracodi di acqua dolce(Iliocypris gibba, Candona angulata,Candona neglecta), molluschi di ac-qua dolce e terrestri (Curbicula flu-minalis, Lymnea palustris, Valloniapulchella), resti di grandi vertebrati(Elephas antiquus, Dicerorinus spp, Hip-popotamus spp). Età: Pleistocene medio- superiore (da 850.000 a 10.000 an-ni fa).

• Depositi marini del ciclo neogenico:sabbie, conglomerati poligenici(sciolti e cementati), argille, argillesabbiose. Presenza di una ricca micro-fauna (formaniferi planctonici e ben-tonici) e macrofauna (ostracodi emolluschi). Età Pliocene superiore -Pleistocene inferiore (da c.a. 3,5 a 1milione di anni fa).

Sedimenti marini affiornati in loc. Pratarelle (s.a.)

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

santi dei fiumi si sono forma-ti vari ordini di terrazzi suc-cessivi, posti a quote diverse, edegradanti in ordine di età, incui gli strati più elevati corri-spondono ai sedimenti piùantichi. Un altro importantefenomeno del Quaternarioche ha interessato l’area,determinando imponenticambiamenti geologici e geo-morfologici, è il vulcanismo. Nel medio corso del Teverel’attività dell’imponente siste-ma vulcanico dei Sabatini(Bracciano, Martignano,Baccano) ha modificatosostanzialmente il paesaggio e la geologia, conla deposizione di imponenti coltri piroclasti-che e dei prodotti delle esplosioni freato-mag-matiche. Tuttavia l’attività vulcanica dei ColliAlbani, probabilmente maggiore di quella deiSabatini, ha contribuito alla deviazione delcorso originale del Tevere (Fig. 2b).La presenza in affioramento dei prodotti vul-canici relativi all’attività vulcanica dei Sabatiniè stata rilevata solo sulla sinistra idrografica, incorrispondenza dell’immissione del Fossodell’Inferno nel Tevere (vedi cartina).

VEGETAZIONE ED ECOSISTEMI

Il paesaggio vegetale della Riserva è caratteriz-zato da una ben precisa sequenza di comunitàvegetali che si distribuiscono abbastanzacoerentemente lungo il gradiente topografico,nonché lungo il gradiente di umidità.Nonostante la costruzione della diga ed il con-seguente allagamento del territorio, tale suc-cessione vegetazionale è facilmente osservabilenell’area posta sulla riva destra, a Nord dellaconfluenza del Farfa, in particolare nel trattodel Sentiero della Fornace. L’osservazionedelle diverse componenti vegetazionali pre-sente in questo tratto, aiuta a comprendere laprogressiva evoluzione del paesaggio vegetalein quanto in esso è riconoscibile l’assettocaratteristico degli ecosistemi relativamente

indisturbati, ovvero: le cenosicolonizzatrici e pioniere deicanneti, il bosco ripariale, ilbosco misto più maturo pre-sente su terreni consolidati epiù ricchi di nutrienti.

IL CANNETO

La c annucc i a d ’ a cqua(Phragmites australis) è unaspecie caratteristica dellavegetazione delle paludi edegli acquitrini, localizzatadove la corrente è minore el’erosione della ripa è ridotta.Per questo il canneto tende adaumentare nell’area meridio-

nale della Riserva, presso la confluenza con ilFarfa, ove tende a popolare le lame e gli iso-lotti. Si tratta di una fascia vegetazionale digrande interesse naturalistico in quanto in essaè presente una notevole diversità di specie,nonché costituisce un importante rifugio perla sosta e la nidificazione di molte specie diuccelli. I Cappellini comuni (Agrostis stolonifera) e laCannella spondicola (Calamagrostis pseudoph-ragmites) possono sostituire la Cannucciad’acqua in prossimità dell’acqua, laddove que-sta specie viene mangiata e calpestata in parti-colar modo dalle nutrie.Inoltre si può trovare a diretto contatto oaddirittura compenetrato al Phragmitetumuna fascia di vegetazione (Typhetum) costitui-ta in prevalenza da Tife (Typha latifolia eTypha angustifolia), facilmente riconoscibiliper la loro caratteristica infiorescenza a formadi manicotto vellutato, marrone scuro, utiliz-zato a volte nelle composizioni floreali. Nelcanneto crescono anche il Luppolo (Humulusluppolo) e la Dulcamara (Solanum dulcamara),utilizzate in fitoterapia. Le infiorescenze delLuppolo in particolare, erano utilizzate in pas-sato contro l’insonnia, sia in infuso, sia comeimbottitura dei guanciali.Ai giorni nostri i germogli vengono utilizzatinella cucina locale per preparare frittate e

15

Giaggiolo giallo

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

zuppe. Si trovano inoltre specie a grandi caricicome la Carex riparia, C. acutiformis, C. pendu-la, il bellissimo Giaggiolo giallo (Iris pseudaco-rus), che colorisce l’ambiente palustre in prima-vera (in particolare nel mese di maggio), e spe-cie presenti su siti più asciutti quali Lythrumsalicaria, Lycopus europaeus, Cyperus longus.Queste specie sono anche caratteristiche del sot-tobosco dei saliceti.Da ricordare anche il Pepe d’acqua (Polygonumhydropiper) ed il Ranuncolo (Ranunculus scele-ratus), che riescono a vivere in condizioni moltovariabili del livello dell’acqua in quanto trascor-rono il periodo di sommersione allo stato disemi. Insieme a queste specie, vi sono ilGarofanino d’acqua (Epilobium hirsutum), laForbicina (Bidens tripartita), il Giunco nodoso(Juncus nodosus) e la Menta acquatica (Menthaacquatica) che contribuisce ai profumi caratteri-stici di questa fascia vegetazionale. Questo tipodi vegetazione è presente abbondantementenegli isolotti formatisi alla confluenza del Farfa,in seguito alla costruzione della diga, al conse-guente rallentamento della velocità dell’acqua ela deposizione di detriti portati da questofiume.Nonostante il canneto sia abbastanza comunelungo tutto il medio e basso corso del Tevere,all’interno della Riserva questa formazione

vegetazionale si differenzia per la presenza dispecie veramente importanti per il manteni-mento della diversità floristica del Lazio, qual’èla Sagittaria (Sagittaria sagittifolia).Questa pianta, un tempo diffusa in tutte leregioni dell’Italia centro-settentrionale e inSardegna, ha subito una drastica riduzione inseguito all’alterazione degli ambienti umidi neiquali vive. Si pensi che l’unica stazione del Lazioin cui è presente questa pianta è proprio laRiserva. Per questo la specie è stata inserita nellalista rossa delle specie vegetali minacciate diestinzione. Data la ricchezza di specie, in partedescritta finora, il canneto costituisce la princi-pale emergenza vegetazionale della Riserva.

Canneto sugli isolotti presso la confluenza (s.d.)

Canneto (a.l.)

16

17

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Figura 3a

Figura 3b

Profilo vegetazionale del fiume Teveredel tratto a valle della confluenza delFarfa con il Tevere

Tratto in corrispondenza di Ripa Bianca(Fonte: Carta della Vegetazione della RiservaNaturale Regionale Nazzano, Tevere–Farfa,Centro Studi Ricerche Applicate Coop. R.l.)

18

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

IL BOSCO DI PALUDE

Nelle zone dove il suolo rimane allagato permolti mesi l’anno, è presente una delle forma-zioni vegetazionali più caratteristiche dellaRiserva. Si tratta di un bosco formato da albe-ri che vivono quasi sempre con la base delfusto e delle radici completamente immersenell’acqua. È possibile addentrarsi in questoparticolare ed affascinante ambiente, percor-rendo il sentiero che porta alla Fornace(Sentiero n. 1), costituito da un apposito cam-minamento rialzato. Gli alberi più comuni ecaratteristici di questo ambiente sono il Salicebianco (Salix alba) e l’Ontano nero (Alnusglutinosa), entrambe tipicamente pioniere inquanto riescono a crescere in ambienti poveridi nutrienti, come appunto quello dei deposi-ti alluvionali presenti nella Riserva a valle del-l’abitato di Nazzano. Gli ontani possiedonotubercoli radicali che contengono microscopi-ci funghi con cui vivono in simbiosi, i qualiassimilano l’azoto atmosferico, che altrimentinon potrebbe essere trovato in quantità suffi-ciente nel terreno dove questi alberi vivono. Ilnome scientifico del genere di questa pianta(Alnus) deriva dal celtico “Al” e “Han” che vuoldire “vicino alle acque”.

BOSCAGLIA ALVEARE

Lungo le rive è presente una comunità di spe-cie legnose più a diretto contatto con la cor-rente, adattate al disturbo meccanico dellepiene del fiume. La specie dominante è il

Salice rosso (Salix purpurea) con strutturaarbustiva, i cui rami venivano usati per fare leceste. È inoltre presente il Salice ripaiolo(Salix incana), anch’essa una pianta pionieracon una particolre capacità di fissare i terreniin cui si insedia, e il Salice delle capre (Salixcaprea). Il valore naturalistico di questa fasciadi vegetazione è notevole, poichè costituisceuno degli ultimi complessi a boscaglia alvearelungo il basso corso del Tevere.

BOSCO RIPARIALE

Questa tipo di bosco si distribuisce lungo unafascia parallela alla boscaglia alveare, su sedi-menti meno soggetti al disturbo determinatodalla corrente del fiume.La specie dominante è il Pioppo bianco(Populus alba) le cui foglie, grazie ad un’im-percettibile peluria sulla pagina inferiore, pre-sentano dei riflessi argentati o biacastri.Insieme a questa pianta, troviamo il Salicebianco (Salix alba) e, in minore percentuale, ilPioppo nero (Populus nigra). Talvolta in que-sto tipo di bosco è presente l’Olmo (Ulmusminor) e qualche altra specie arborea più tipi-ca di altre fasce boscose della Riserva.

FORESTA DECIDUA MESOFILA

Nella Riserva sono presenti lembi residui dellaforesta planiziale a Farnia (Quercus robur) eCarpino bianco (Carpinus betulus), localizzatilungo i tratti meno trasformati delle rive. Piùcomunemente questo tipo di comunità è rap-

Bosco umido (a.l.) Salice bianco (a.l.)

19

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

presentata da piccoli nuclei di Farnia, allinea-ti lungo i limiti interpoderali o i solchi di dre-naggio dei coltivi in via di abbandono dellasponda sinistra. Pressocchè annientata oggi,ha sicuramente conosciuto una più vastaestensione nella zona pianeggiante sulla sini-stra idrografica (Piano di Nazzano e confluen-za con il Farfa), connettendosi un tempo conle formazioni boschive simili presenti nellepianure della costa tirrenica.

FORESTA MISTA A CADUCIFOGLIE

TERMOFILE

Appartengono a questo tipo di bosco moltespecie di alberi, definite “caducifoglie” perchéperdono le foglie durante la stagione inverna-le, e “termofile” in quanto vivono in ambienticon clima piuttosto caldo.È il tipo di bosco più esteso nel territorio dellaRiserva, caratterizzato dalla presenza di speciequali il Cerro (Quercus cerris), la Roverella(Quercus pubescens), il Carpino nero (Ostryacarpinifolia), l’Olmo comune (Ulmus minor),l’Orniello (Fraxinus ornus), alcuni Aceri (Aceropalus, Acer campestre, Acer monspessulanum) el’albero di Giuda o Siliquastro (Cercis siliqua-strum). Quest’ultima specie è ben visibile inprimavera grazie alle sue infiorescenze caratte-ristiche ed estremamente affascinanti, di colorfucsia, che compaiono prima delle foglie.È una pianta che proviene dalle regioni orien-tali mediterranee e dall’Asia minore. La suapresenza massiva nella Riserva costituisce unapeculiarità in quanto, pur essendo una piantadi foresta semi-steppica, ha trovato in questoterritorio alcuni siti caratterizzati da substratosabbioso e argilloso, ed una topografia parti-colare come quella delle zone di erosione delTevere, idonei alle sue esigenze ecologiche.D’altra parte, nei lembi più maturi di questotipo di bosco, si osserva una crescita rigoglio-sa di Edera (Hedera helix), favorita invece dalclima umido e mite di alcune zone di quest’a-rea protetta. Occasionalmente in questa for-mazione vegetazionale è presente la Carpinella(Carpinus orientalis) e, su siti acclivi o alla basedelle rupi, il Bagolaro (Celtis australis).

FORESTA A SCLEROFILLE SEMPREVERDI

Con il termine “sclerofille” si indicano pianteche presentano particolari adattamenti chepermettono loro di vivere in ambienti moltocaldi, generalmente con foglie piccole, spesse,cerose e con pochi “stomi” in modo da limita-re la traspirazione e quindi la perdita di acqua.“Sempreverdi” sono le piante che rimangonoverdi anche nella stagione invernale, in quan-to producono le nuove foglie durante l’anno enon in una particolare stagione.In prossimità delle scarpate dei terrazzi lungola riva destra del Tevere si incontrano lembiresidui della macchia mediterranea a Leccio(Quercus ilex), Lentisco (Pistacia lentiscus),Lillatro (Phyllirea latifolia) e Stracciabrache(Smilax aspera), il cui nome è più che appro-priato, visto che le sue spine ad uncino siagganciano ai vestiti!Presso la scarpata di Monte San Pietro, dettaRipa Bianca, è presente il Rosmarino(Rosmarinus officinalis), la cui presenza in que-sta zona è di grande interesse documentario,in quanto rappresenta una delle popolazionidell’area mediotirrenica.

QUALCHE CENNO SUGLI ARBUSTI...Nella Riserva sono presenti molte specie arbu-stive che, specialmente in primavera ravvivanodi colori il paesaggio. Fra queste ricordiamo,soprattutto per il loro colore vivace, le duespecie di ginestre: quella comune (Spartiumjunceum) e la ginestra dei carbonai (Cystus sco-parius). Si possono distinguere molto facil-mente osservando i loro rami.Infatti quelli della ginestra dei carbonai pre-sentano cinque angoli ben evidenti, mentrequelli della ginestra propriamente detta,hanno la sezione rotonda, tanto da assomi-gliare a quelli dei giunchi (da questo partico-lare deriva il nome latino della specie “jun-ceum” ).I rami della ginestra dei carbonai venivanoutilizzati per fare delle scope per pulire i fornia legna prima di mettere il pane a cuocere,vista la loro scarsa infiammabilità. Inoltre lefascine di questa pianta venivano utilizzate

20

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

anche per ricoprire la parte più alta delle car-bonaie, cioè le cataste di legna coperte quasicompletamente di terra battuta che, brucian-do lentamente e con poco ossigeno, si trasfor-mano in carbone.Il Biancospino comune (Crataegus monogyn) èuno degli arbusti più diffusi della Riserva chesi notano per l’abbondante fioritura bianchis-sima. Oltre agli arbusti del sottobosco dellamacchia mediterranea precedentementedescritti, si sottolinea la presenza, di grandevalore documentario, di alcune specie relittua-li di periodi climatici più caldo-umidi rispettoa quello attuale: l’Alloro (Laurus nobilis) pres-so la scarpata di Ripa Bianca (loc. Pratarelle)ed il Bosso (Buxus sempervirens) lungo il solcod’erosione del fiume Farfa.

...QUALCUNO SULLE SPECIE ERBACEE...Nel sottobosco, lungo i sentieri e sui prati èpossibile trovare una grande varietà di pianteche presentano coloratissimi fiori, fra cui alcu-ne bellissime orchiedee. Sotto i boschi a volte

si trovano le piante di fragola comune(Fragaria vesca), con i loro fiori bianchi e lefoglie composte da tre lobi.Una pianta che può sembrare simile a quelladella fragola è il cinquefoglio comune(Potentilla reptans), che però presenta foglioli-ne con cinque lobi e fiori gialli. Dello stessocolore sono i fiori del ranuncolo dei campi(Ranunculus arvensis) che, a differenza di altrespecie di Ranunculo adattate a condizioni diaridità, si incontrano in boschi umidi.Nelle zone in ombra inoltre è possibile osser-vare i bellissimi ciclamini, dal loro caratteristi-co colore fucsia, ed il Gigaro chiaro (Arumitalicum), entrambe piante che presentanoalcune parti molto velenose, benchè moltoappetite dall’Istrice.Con molta attenzione si possono inoltre osser-vare alcune orchideee spontanee comel’Orchidea maggiore (Orchis purpurea, fioritu-ra da aprile a giugno) che cresce soprattuttonelle radure e al margine del bosco; laSpirantes spiralis (fioritura da metà aprile ametà luglio), che cresce sui pascoli asciutti omoderatamente umidi; la Dactylorhiza macu-lata (fioritura da maggio a luglio), che arrivafino a 90 cm in terreni acquitrinosi; l’Ophrysapifera (fioritura da aprile a metà luglio) chepuò crescere nei pascoli o nei cespuglieti e neiboschi luminosi; l’Ophrys sphegodes (fioriturada marzo a maggio) e la Serpias vomeracea (fio-ritura da aprile a giugno) che amano i suolipiù asciutti.L’Orchidea di palude (Epipactis palustris, fiori-tura da giugno ad agosto), specie relittualeindicatrice di un’antica presenza in questazona di ambienti palustri di tipo boreale, finoa poco tempo fa presente nel territorio dellaRiserva in prossimità del corso d’acqua delTevere, attualmente è stata rilevata solo al difuori dei confini dell’area.Sui terreni umidi e lungo i fossi, si trovanoFelci ed Equiseti che possono essere definitepiante “preistoriche”, in quanto sono compar-se fin dalla fine del Carbonifero (c.a. 215milioni di anni fa) e testimoniano il passaggiodella vita vegetale dall’acqua verso le terre

Biancospino (v.l.)

21

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Fiori dell’Albero di giuda (v.l.)

Isolotto di Giaggioli gialli (s.d.)

Equiseto (s.d.)

22

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

emerse. Infatti queste piante, pur mantenen-do dei caratteri arcaici come la suddivisionedella pianta in parti vegetative e riproduttive,riescono a riprodursi anche fuori dall’acqua adifferenza delle piante presenti sulla terraprima di loro (Alghe, Muschi ed Epatiche).In particolare l’Equiseto (Equisetum arvense)detto anche Coda cavallina, presenta un fustosotterraneo da cui in primavera si sviluppanogli strobili (parti della pianta destinate allariproduzione) che portano le spore; mentre laparte vegetativa (che serve al nutrimento), hal’aspetto di una coda di cavallo ed è di un belverde intenso. Questa specie è utilizzata inerboristeria in quanto è un potente diuretico,mentre in antichità veniva usata addiritturaper la cura della tubercolosi.

...E UNO SGUARDO ALLO SPECCHIO D’ACQUA

Nella stagione calda è possibile ammirare nelTevere, in particolare in prossimità della con-fluenza con il Farfa, laddove l’acqua rallentala sua velocità, una sorprendente varietà di

piante, le cosiddette idrofite (che vivono nel-l’acqua). Molte di queste sono di notevoleinteresse floristico ed estremamente sensibiliallo stato di salute dell’acqua. Specie come laLenticchia d’acqua (Lemna minor) o ilCeratofillo sommerso (Ceratophyllum sub-mersum) sono invece legate all’eutrofia delcorpo d’acqua e quindi possono prevaleresulle altre in seguito ad un prolungato perio-do di assenza di piene o di incremento dellavelocità del flusso dell’acqua. Tuttavia questespecie sono considerate rare a livello regiona-le. Ne esistono di diversi tipi, ovvero: le idor-fite natanti, cioè liberamente flottanti sullasuperficie dell’acqua e non ancorate al fondocome la Lenticchia d’acqua o l’Azolla caroli-niana; le idrofite radicate, dette ancheRizofite, ancorate al fondale, che possonoessere sommerse come la Peste d’acqua comu-ne (Elodea canadensis), affioranti come ilMyriophyllum spicatum, il M. verticillatum, ilPotamogeton crispus, o flottanti come altrespecie del genere Potamogeton e Ranunculus.

Dactylorhiza maculata (f. g.) Epipactis palustris (f.g.)

23

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

I l paesaggio agrario si presenta moltodiverso sulle due sponde del tratto delTevere che attraversa la Riserva. Sulla

riva destra, sono visibili le tracce di un’attivitàagricola, cui è seguita una fase di abbandono,tuttora in atto, e il lento riaffermarsi dellavegetazione legnosa spontanea.Il paesaggio agrario della riva sinistra, sugliampi depositi pianeggianti del Piano diNazzano, rivela al contrario le tracce di unafase più moderna e tuttora persistente dimessa a coltura. Nelle zone marginali del siste-ma agricolo, soprattutto quelle sulla destraidrografica sotto l’abitato di Nazzano soggettead un marcato fenomeno dell’abbandono, sisono diffusi i roveti (Rubus spp.). Oltre ai rovi,è in atto una nuova colonizzazione della vege-tazione legnosa spontanea. Sui versanti ad Ested a Sud delle scarpate sulla destra idrografica,la vite è maritata all’Acero minore (Acer cam-pestre) e in qualche caso all’Orniello (Fraxinusornus).Il fatto è di grande interesse documentario inquanto sembra che proprio il tratto sabinodella Valle del Tevere segni il limite attuale frale due forme di tradizione in cui prevale l’unao l’altra specie come sostegno vivo alla vite.Data la prevalenza di Orniello nelle alberatesabine e di Acero in quelle del Lazio meridio-

nale, questa mescolanza di tradizioni colturaliè significativa nel descrivere aspetti della tradi-zione agraria locale, di raccordo fra quella delpaesaggio calcareo e pastorale della sinistraidrografica della Valle del Tevere e quella delpaesaggio delle vulcaniti della Tuscia romana,di antichissima tradizione agricola stanziale. Quello della Riserva è quindi un territorio cheporta i segni di una più antica forma di colo-nizzazione agraria, di tipo misto, mediterra-

Tutte queste sono specie particolarmenteadattate al brusco cambiamento di profondi-tà ed energia del flusso dell’acqua, e costitui-scono un appetitoso alimento per molte spe-cie di uccelli acquatici e per la Nutria.Popolamenti a Ranocchina maggiore (Najasmarina) occupano i tratti con acque più pro-fonde, mentre negli spazi più prossimi alla

riva si insedia la Ranocchina minore (Najasminor). Quest’ultima specie predilige leacque lente o stagnanti ed è rarissima a livel-lo regionale. Nei fontanili o nelle vasche diraccolta dell’acqua dei canali di scolo dellezone coltivate, si possono trovare popolazionidi Azolla caroliniana e Hydrocharis morsusranae.

L’asino, ancora presente nell’ambiente ruraledella riserva (a.l.)

Il paesaggio agrario

24

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

neo e su suoli facilmente coltivabili con l’anti-co aratro a chiodo. I coltivi sulla riva sinistra,di proprietà dell’Università agraria (vedi box),sono lavorati con sistemi più moderni e mec-canizzati. Il paesaggio agrario in questa parte èsegnato dalla deforestazione completa dell’an-sa e si origina probabilmente da un anticopaesaggio di pascoli e relativi fontanili, incen-trato sulle alture di Campo del Pero e Campodel Pozzo.L’olivicoltura è di antica tradizione nella zonae gli oliveti sono ancora un elemento caratte-rizzante del sistema agricolo locale.La coltura dell’olivo ha radici antiche nel ter-ritorio falisco-capenate-sabino e non è daescludersi che la specie selvatica potrebbeessersi irradiata spontaneamente dalla vegeta-

zione delle rupi dei primi contrafforti del rilie-vo sabino, vista la sua capacità di colonizzarenuovi territori in virtù del fatto che i suoi semisono generalmente trasportati dagli uccelli chesi cibano dei suoi frutti.Sono inoltre pregevoli testimonianze di tipostorico-culturale le superstiti alberate ad olivocui la vite è maritata a festone, sulle pendici asud degli abitati, negli impianti minori com-presi nel sistema degli orti.Questa tradizione, oggi apparentementeincentrata sul l ’area t iber ino-sabina(Magliano), ma che prevale nell’Italia meri-dionale, mette in evidenza come la Riserva siaun’area di confine culturale, che affonda leproprie radici nella realtà storica ed etnica pre-romana.

Fontanile (s.d.)

25

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

L’U

NIV

ER

SIT

A’A

GR

AR

IAN egli anni seguenti l’Unità

d’Italia, con lo smantella-mento dello Stato Pontifi-

cio, le terre di proprietà della Chiesanella zona del centro abitato diNazzano e della piana alluvionale sul-l’altra sponda del Tevere, furono resti-tuite alla comunità dei nazzanesi.Per la gestione di questi beni comuni,nel 1909 fu istituita l’UniversitàAgraria, un ente costituito da unPresidente, una Giunta ed unConsiglio. A tutt’oggi parte di questeterre sono gestite direttamente dall’en-te, in particolar modo per quantoriguarda la semina e la raccolta deimedicai e degli erbai. Altre terre sonodate in affidamento agli agricoltori che

ne fanno richiesta, mentre in partevengono utilizzate per il pascolo. Ognianno, una porzione del ricavato dellagestione viene suddivisa fra i nazzanesiivi residenti da più di 10 anni, ai qualisono assegnati circa 50 kg di grano.Un’altra parte dei ricavi va a sostenerele attività di associazioni locali od ini-ziative di restauro di beni architettoni-ci comunali. Attualmente è in atto unaparziale conversione al biologico dellalavorazione di queste terre, che dovreb-be estendersi in futuro a tutti i coltividell’Università Agraria che ricadononel territorio della Riserva, al fine direndere più compatibile l’attività agri-cola con le finalità conservazionistichedell’area protetta.

26

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

L a fauna più abbondante ed interessan-te (soprattutto in quanto può essereosservata abbastanza facilmente) che

frequenta quest’area, è rappresentata essenzial-mente dagli uccelli. Il clima tipicamente medi-terraneo e la compenetrazione di associazionivegetali fra loro diverse, come quelle apparte-nenti all’ecosistema fluvio-lacustre, agliambienti rupicoli, alle aree a pascolo ed ai col-tivi, fanno sì che il territorio della Riserva costi-tuisca un habitat idoneo per l’avifauna nidifi-cante, di passo (migratoria) e svernante. Lamigrazione autunnale costituisce uno dei feno-meni più appariscenti per quanto riguarda lafauna del territorio, in corrispondenza delperiodo in cui gli uccelli migratori lasciano lezone dell’Eurasia settentrionale e si trasferisco-no nel bacino Mediterraneo o in Africa persvernare. Nelle tabelle in allegato sono riporta-te le specie di Uccelli che frequentano in diver-si periodi dell’anno la Riserva.Nella Riserva sono state segnalate 187 specie diuccelli, più di un terzo di quelle segnalate inItalia. Tuttavia la Riserva costituisce un’area dielevato interesse naturalistico anche per lenumerose specie di Mammiferi presenti (di cui7 minacciate di estinzione). Inoltre in quest’a-rea è presente una gran varietà di Anfibi eRettili, ben 23 specie (di cui 9 Anfibi e 14Rettili) rispetto alle 33 specie (di cui 15 Anfibie 18 Rettili) del Lazio. Nel tratto del Tevere edel Farfa incluso nella Riserva, sono state rile-vate quattordici specie di pesci, di cui ottoautoctone; di queste ultime, sei sono endemi-che. La fauna della Riserva sarà descritta secon-do gli ambienti che occupano abitualmente lediverse specie.

LE ACQUE APERTE E LA FASCIA DI

VEGETAZIONE RIPARIALE

Il canneto è un ottimo rifugio per molte spe-cie animali, che lo utilizzano come luogo dove

alimentarsi, rifugiarsi e costruire il proprionido o la propria tana. Vista la straordinariabiodiversità che caratterizza questo ambiente,descriveremo le specie suddividendole pergruppi tassonomici.

GLI UCCELLI ACQUATICI

Cominciando dagli uccelli, in quanto general-mente sono gli animali che si osservano piùfacilmente in questo ambiente, descriveremole diverse specie, gli adattamenti che permet-tono loro di convivere nello stesso ambientepur utilizzando risorse differenti, i periodi del-l’anno in cui possono essere avvistati. Le diverse specie di “anatre di superficie” chesi possono osservare nella Riserva, quali il

Alzavole (m.g.)

Moriglione (m.g.)

La fauna

27

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Germano reale (Anas platyrhynchos), l’Alzavola(Anas crecca), il Moriglione (Aythya ferina), ilCodone (Anas acuta), il Fischione (Anas pene-lope), la Canapiglia (Anas strepera), laMarzaiola (Anas querquedula), e la Moretta(Aythya fuligula), frequentano le acque apertee si alimentano setacciando la superificie del-l’acqua. La forma e la dimensione del beccovaria nelle diverse specie così da permettereloro di utilizzare diversamente le risorse trofi-che presenti, immergendo il capo, il collo e laparte anteriore del corpo, in modo tale daesplorare gli strati più superficiali dell’acqua.

Queste specie presentano il dimorfismo ses-suale, ovvero il maschio generalmente è piùcolorato e appariscente (soprattutto in prima-vera-estate, periodo della riproduzione), men-tre le femmine sono di una colorazione omo-genea, variabile nelle diverse specie, che va dalgrigio al marrone. Sulle rientranze del fiume o sotto al boscoigrofilo, dove vi sono depositi di limo, trovia-mo gli uccelli cosiddetti “Limicoli” per l’ap-punto, che hanno gambe lunghe le quali per-mettono loro di camminare nel fango immer-gendovi i becchi lunghi e appuntiti.

Marzaiola (m.g.) Airone bianco maggiore (m.g.)

Tarabuso (m.g.) Svasso maggiore (m.g.)

28

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Questi uccelli sono il Corriere piccolo(Charadrius dubius), il Piro-piro piccolo(Actitis hypoleucos), il Piro-piro boschereccio(Tringa glareola), il Beccaccino (Gallinago gal-linago), il Porciglione (Rallus acquaticus), dalcaratteristicco verso un po’ suino! Queste spe-cie presentano becchi di varia lunghezza cosìche, raggiungendo profondità differenti dellefasce limose, predano diverse specie di insetti.Altri uccelli limicoli, la cui presenza è rara oaccidentale nella Riserva, sono il Cavaliered’Italia (Himantopus himantopus), con le suelunghe zampe rosa, l’Avocetta (Recurvirostraavosetta), con il suo inconfondibile beccoall’insù, la Pittima reale (Limosa limosa), ilPiovanello (Calidris ferruginea) ed ilCombattente (Philomachus pugnax).Il maschio di quest’ultima specie in primaverapresenta una particolare livrea nunziale: unostraordinario collare di piume e ciuffi aurico-lari erettili, che gli conferiscono un aspetto a“collo grosso” quando è in volo. Le diverse specie di Ardeidi (la famiglia degliAironi), come il più conosciuto Airone ceneri-no (Ardea cinerea), l’elegantissimo Aironebianco maggiore (Egretta alba), il più raroAirone rosso (Ardea purpurea), la bellissimaGarzetta (Egretta garzetta), nonché laNitticora (Nycticorax nycticorax) e il Tarabuso(Botarus stellaris), hanno zampe e becchi ancorpiù lunghi dei limicoli, tanto che si addentra-no maggiormente nell’acqua dove vanno incerca di pesci, anfibi e rettili di cui nutrirsi.Sembra che gli Aironi siano addirittura ingrado di predare i cuccioli di nutria, tanto dacostituire uno dei pochi predatori di questigrossi roditori.Talvolta la Cicogna bianca (Ciconia ciconia) equella nera (Ciconia nigra) possono effettuareuna sosta nella Riserva nel corso della loromigrazione.I Tuffetti (Tachybaptus ruficollis) e gli Svassi(Podiceps spp.) pescano le loro prede diretta-mente nel fondo dell’acqua, nella quale riesco-no a rimanere in immersione anche per alcuniminuti. Pure i Cormorani (Phalacrocoraxcarbo) riescono a compiere delle vere e proprie

immersioni, grazie anche ad un efficace adat-tamento che consiste nella mancanza di unaghiandola presente sul dorso di molti uccelliacquatici, che secerne una sostanza grassa chepermette di impermeabilizzare il piumaggio,trattenendovi l’aria. Il piumaggio deiCormorani invece, impregnandosi d’acqua, siappesantisce funzionando come la cintura dipesi dei subacquei. Dopo l’immersione, perasciugare le ali, i Cormorani le tengono benaperte, esposte all’aria. La Folaga (Fulica atra), la Gallinella d’acqua(Gallinula chloropus) e lo Svasso (Podiceps cri-status), costruiscono i loro nidi galleggianti,ancorati alla vegetazione con qualche tronco ocon le cannucce cadute. Il rito nunziale degliSvassi, che si può osservare verso la fine del-l’inverno, è molto particolare in quanto ilmaschio e la femmina compiono una serie dimovimenti rituali all’unisono: si sollevano dal-l’acqua in una posizione simile ad un pingui-no e muovono ritmicamente il collo permostrare la criniera nunziale. A questi movimenti, alternano immersioniper recuperare piante acquatiche sul fondo,che in seguito si offrono reciprocamente. Unavolta nati, i piccoli svassi vengono trasportatisul dorso da entrambe i genitori. Ogni tanto èpossibile udire un verso sibillante che segnalal’avvicinarsi del Martin pescatore (Alcedoatthis), un bellissimo uccello dai colori moltovivaci (parti superiori blu e verde smeraldo),che talvolta si libra nell’aria a “spirito santo”per avvistare la preda e, dopo aver preso lamira, si lancia nell’acqua in modo fulmineo,uscendo poi rapidamente. Il Martin pescatore scava il suo nido in buchinei banchi sabbiosi dei fiumi, come quelli pre-senti lungo il sentiero n. 4, lungo la riva sini-stra del Tevere. Il canneto è frequentato ancheda alcuni passeriformi come la Cannaiola(Acrocephalus scirpaceus) e il Cannareccione(Acrocephalus arundiceus), che costruiscono iloro nidi fissandoli su alcune canne vicine fraloro secondo una tipica tecnica: la prima uti-lizza tre cannucce mentre la seconda unisce glisteli due a due. Talvolta sui salici è possibile

29

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

ossevare uno strano nido a forma di fiascosospeso sui rami più esterni, costruito con pic-coli ramoscelli che sembrano quasi tessuti,con un’entrata tubulare: si tratta del nido delPendolino (Remiz pendulinus). I canti deiPasseriformi, in particolare quellodell’Usignolo di fiume (Cettia cetti), caratte-rizzano i suoni udibili in questo affascinanteambiente.

MAMMIFERI ADATTATI ALLA VITA

SEMI-ACQUATICA

La nutria (Myocastor coypus), detta ancheCastorino, importata dal Sud America per l’al-levamento e la produzione di pellicce, è ormainaturalizzata nel nostro Paese.Studi svolti sulla nutria nella Riserva, hannomesso in evidenza che la popolazione presen-te nell’area è soggetta a notevoli incrementi inseguito ad inverni miti, fino addirittura a tri-plicare la densità da un anno all’altro. Tuttaviale densità riscontrate di questo roditore sonorisultate medio-basse rispetto a quelle calcola-te per popolazioni che vivono in ambientimaggiormente caratterizzati dalla presenza dicoltivi. Infatti le nutrie della Riserva sembra-no preferire la vegetazione palustre, piuttostoche i campi coltivati. Nutrendosi di cannucciad’acqua, la nutria provoca una riduzione di

questa pianta che viene sostituita da altre can-nuccie più esili (la Calamagrostis spp. el’Agrostis stolonifera), che si rigenerano primaformando una fascia di vegetazione antistanteil vero e proprio canneto. Sembra inoltre che leabitudini alimentari della nutria possano addi-rittura causare una diminuzione della diversitàdi specie vegetali presenti nel canneto.La nutria presenta degli interessanti adatta-menti alla vita acquatica quali: gli occhi, ilnaso e la bocca sulla stessa linea, dispostilungo la sommità del capo, così da rimanerefuori dall’acqua quando nuota; le mammellespostate sui due fianchi, per poter allattare icuccioli in acqua, al sicuro da possibili preda-tori; le dita degli arti posteriori sono unite dauna membrana così da fungere da pinne; unafitta pelliccia composta da una giarra esterna euna borra interna, morbidissima, che rimaneasciutta anche in seguito ad immersioni pro-lungate; una coda lunga e cilindrica utilizzatacome un timone. La nutria trova molto interessanti i nidi gal-leggianti, ancorati alla vegetazione palustrecome quello dello Svasso, della Folaga o dellaGallinella; a volte, salendovi come fosserodelle piazzole rialzate, li rovescia o rompe leuova lasciate momentaneamente incustodite.Nelle vicinanza dell’acqua, a volte si aggira la

Falco di palude (m.g.)Nutria (s.d.)

Puzzola (Mustela putorius), difficilissima daosservare in quanto è una specie molto schivae di abitudini notturne. In questo ambiente èpossibile osservare, anche di giorno, la Volpe(Vulpes vulpes) e il Cinghiale (Sus scrofa) che siinoltrano nel fiume in cerca di cibo o di unposticino tranquillo dove riposare, come adesempio gli isolotti del “lago”.

I RAPACI

A volte dall’osservatorio della Fornace o dalletorrette di avvistamento presenti lungo il sen-tiero che attraversa il bosco umido (sentieron. 1), è possibile osservare il Nibbio bruno(Milvus migrans) che va a caccia fra il cannetoe a pesca sul Tevere.Questa zona, caratterizzata dall’habitat palu-stre, è anche l’area di caccia del rarissimo Falcodi palude (Circus aeruginosus), che frequenta laRiserva in inverno, a volte svernandovi o com-piendo una sosta lungo la sua migrazioneautunnale o primaverile. Questo grande rapa-ce ha un volo d’esplorazione basso, con raribattiti d’ala e lunghe planate ondulate e, unavolta avvistata la preda, si cala nel canneto perafferrarla. Un altro affascinante rapace che avolte è possibile avvistare nella Riserva è ilrarissimo Falco pellegrino (Falco peregrinus)che caccia buttandosi sulla preda quasi verti-

calmente con le ali chiuse, a notevole velocità. Anche il rarissimo Falco pescatore (Pandionhaliaetus) si libbra sull’acqua per cacciare, tuf-fandosi con le zampe in avanti quando avvistaun pesce. In genere si apposta su un alberomorto o una roccia vicino l’acqua per riposar-si e scorgere le sue prede. I rapaci diurni chenidificano nella Riserva sono la Poiana (Buteobuteo), il Gheppio (Falco tinnunculus), ilNibbio bruno (Milvus migrans). Fra i rapacinotturni che frequentano l’ambiente palustreed il bosco igrofilo, ricordiamo il Gufo dipalude (Asio flammeus), specie rara ed acci-dentale in questa Riserva.

GLI ANFIBI E I RETTILI

Nell’acqua possiamo talvolta osservare leBiscie d’acqua (la Natrix natrix e Natrix tessel-lata), che si nutrono soprattutto di pesci e dianfibi, sia di adulti che di larve, e talvoltaanche di piccoli mammiferi o nidiacei diuccelli acquatici. Questi serpenti hanno deisingolari meccanismi di difesa, infatti, quandovengono attaccati da un predatore (un uccellorapace, un riccio) o se si sentono molestatedall’uomo, reagiscono emettendo un sibilo edun liquido maleodorante dalla cloaca insiemead un po’ di feci. In alcuni casi, se l’assalitorenon demorde, le bisce si arrotolano su se stes-se e dilatano la mascella in modo che il capoassuma una forma più triangolare, imitandocosì la posizione di all’erta delle vipere.In caso di pericolo persistente, le bisce dal col-lare spalancano la bocca lasciando penzolarefuori la lingua, si rivoltano ventre all’aria e siimmobilizzano (anche per più di mezz’ora),simulando uno stato di morte apparente.La funzione di questo comportamento è quel-la di riuscire a far allontanare il predatore diqualche metro, in modo da “resuscitare” inpochi secondi e fuggire via.Nella Riserva era sicuramente presente finoagli anni 60 del ‘900 la rara Testuggine d’ac-qua (Emys orbicularis), che ama sostare su sassio tronchi emersi per immaganazzinare il calo-re dei raggi solari. Questa specie è minacciatadall’introduzione di Testuggini esotiche,

30

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Falco pescatore (m.g.)

31

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

potenziali vettori di infezioni e suoi competi-tori, rilasciate sconsideratamente nei corsid’acqua naturali da chi se ne vuole disfare inquanto hanno raggiunto dimensioni non piùcompatibili con un piccolo acquario casalingo.Le rane ed i rospi, a loro volta, quando sonoassaliti da una Biscia dal collare (Natrixnatrix), gonfiano al massimo il loro corpo, inmodo da apparire molto più grandi ed indur-re il predatore a desistere dall’attacco.Le rane possono distinuguersi in due grandigruppi, quelle rosse e quelle verdi. Fra leprime, la Rana appenninica (Rana italica), è lapiù acquatica e si può osservare nei canali diirrigazione dei campi o nel bosco umido.Questa specie è endemica ed in declino inItalia a causa della progressiva scomparsa dellezone umide. La Rana agile (Rana dalmatina)invece frequenta l’ambiente palustre quasiesclusivamente nel periodo riproduttivo, poi-ché è una specie tipicamente forestale.Fra le rane verdi, vi è quella dei fossi (Rana les-sonae), i cui maschi, in primavera, si riunisco-no in acqua a formare cori chiassosi udibili adistanza. La femmina di questa specie puòdeporre fino a 10.000 uova in ammassi gelati-nosi rotondeggianti ancorati alla vegetazionesommersa. Anche i maschi del Rospo smeral-dino (Bufo viridis), una volta raggiunto il sitodi riproduzione, iniziano un’intensa attivitàcanora, in base alla quale vengono scelti dallefemmine per l’accoppiamento.

I PESCI

Le specie endemiche, tutelate dalla DirettivaHabitat, in quanto minacciate di estinzione acausa dell’inquinamento delle acque, dell’arti-ficializzazione degli argini e dell’introduzionedi specie alloctone, sono: il Cavedanodell’Ombrone (Leuciscus lucumonis), presenteesclusivamente nel Tevere e nell’Ombrone; ilBarbo (Barbus plebejius), che nel periodo dellariproduzione migra verso i tratti superiori deicorsi d’acqua, con substrato ghiaioso e ciotto-loso; la Rovella (Rutilus rubilio), una speciesensibile alla competizione con altri pesci dellastessa famiglia (i Ciprinidi) con simili caratte-

ristiche ecologiche, in particolare quelliimmessi per la pesca sportiva come il Triotto ol’Alborella, presenti nel Tevere; il Cobite(Cobitis taenia bilineata), minacciato in parti-colare dall’inquinamento derivato dall’utilizzodi pesticidi e da quello genetico, dovutoall’immissione di Cobiti alloctoni; il Vairone(Leuciscus souffia muticellus) e il Ghiozzo diruscello (Gobius nigricans), che vivono solonel Farfa poiché necessitano di corsi d’acquapoco profondi, limpidi e ben ossigenati (qualè quella di questo fiume).Il Ghiozzo di ruscello, specie ad alto rischio diestinzione, ha un complesso rituale di corteg-giamento durante il quale addirittura emettedei suoni. Le cure parentali sono a carico delmaschio e più femmine possono deporre da100 a 300 uova ciascuna nello stesso riparo.Nel Tevere è inoltre presente il Luccio (Esoxlucius), abilissimo predatore ai vertici dellacatena alimentare dell’ecosistema fluviale, conesemplari di notevoli dimensioni.In primavera, nelle zone dove l’acqua è piùbassa, ad esempio nell’insenatura dellaFornace o nell’ultimo tratto del Farfa presso laconfluenza, si può avere l’impressione chel’acqua stia bollendo. In realtà si tratta dimaschi di Carpa (Cyprinus carpio), che nelperiodo della “frega” seguono una femmina inacque poco profonde per fecondarne le uova.Questo grosso pesce fa parte, insieme ad altrespecie quali il Carassio dorato, il Pesce gatto,il Persico sole, il Lucioperca e la Gambusiadelle specie introdotte in questi corsi d’acqua,che a volte sono causa della scomparsa o dellacontrazione di popolazioni di pesci autoctoni.Nelle acque del Tevere si sospetta anche la pre-senza del Siluro (Silurus glanis), un voracissi-mo predatore originario del nord est Europa,introdotto per la pesca sportiva il quale puòraggiungere anche i due metri di lunghezza, eche sta determinando in molti fiumi italiani lascomparsa di molte specie autoctone.

GLI INVERTEBRATI

Nell’ambiente acquatico vivono moltissimespecie di invertebrati, sia acquatici che adatta-

ti alla vita nell’acqua, per una fase della lorovita (come larve) o per tutta la loro esistenza.Qui verranno segnalate solo alcune specie, inbase sia alla possibilità di avvistamento, sia aiparticolari adattamenti che hanno sviluppatoper poter vivere in questo ambiente.Camminando lungo i sentieri che costeggianoil fiume, talvolta è possibile trovare resti diGranchio di fiume (Potamon edule), lasciati ingenere dalle Volpi, o le grandi conchiglie diAnodonta (Anodonta cygnea), che sono statespezzate dalle nutrie con i loro robusti denti,per cibarsene. Nell’acqua vi sono molte larvedi insetti che vivono in prossimità dell’acquacome le Libellule. Nella Riserva è possibileammirare la bellissima Calotterice vergine(Calopterix virgo), color verde brillante, piùesile e con le ali riposte lungo il corpo quandoè posata, rispetto all’altra, più grande, laLibellula imperatore (Anas imperator) che letiene sempre aperte. I grandi occhi delle libel-lule, emisferici e disposti al lato della testanegli zigotteri (come la Calotterice vergine e laCoenagrion puella, vedi foto) o quasi congiun-ti nella parte superiore del capo negliAnisotteri (come la Libellula imperatore el’Orthetrum cancellatum, vedi foto), assicura-no a questi insetti una visione panoramica che

gli permette di vedere e di afferrare piccoliinsetti in volo.Alcuni insetti vivono da adulti nell’ambientepalustre, nei fontanili o canali, come il Ditiscomarginato (Dytiscus marginalis), che grazie alsuo corpo affusolato e alle potenti zampeposteriori, che batte molto velocemente, riescea compiere degli spostamenti di circa mezzometro al secondo. Durante le immersioni que-sto insetto porta con sé delle riserve d’ariaintrappolate sotto le elitre (le ali anteriori cori-acee che nei Coleotteri ricoprono quasi tuttoil corpo). Anche la Notonetta (Notonecta gla-cula) si muove nell’acqua velocemente graziealla spinta delle zampe posteriori che sonomolto sviluppate. Questa specie può compie-re immersioni prolungate grazie a dei “peli”che ha sull’addome che, intrappolando l’aria,fungono da bombole d’ossigeno. È proprioper questa riserva d’aria che le Notonette ten-dono a portare in alto l’addome quando siimmergono.Nelle pozze o vicino la riva, possiamo osserva-re i Gerridi (Gerris spp.), insetti leggerissimiche presentano all’apice delle zampe deiminuscoli peli idrorepellenti, i quali tratten-gono dell’aria come dei salvagenti, permetten-do loro di “pattinare” sull’acqua.

32

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Libellule in accoppiamento,sottord. Zigotteri (s.d.)

Libellula, sottord. Anisotteri (s.d.)

33

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Lo Scorpione d’acqua, un insetto appiattitoche vive sul fondo dell’acqua, respira grazie adun lungo e sottile tubicino che regolarmentespinge in superificie in modo da far giungerel’aria fino agli stigmi (aperture) addominali.A proposito di adattamenti alla vita acquatica,segnaliamo il Ragno palombaro (Argyronetaacquatica) che costruisce con la sua seta e deipezzetti di foglie morte una piccola strutturache funziona come la campana dei palombari.Dopo averla ben ormeggiata con i suoi fili diseta ad un sasso o ad un altro ormeggio, viimmagazzina l’aria di cui si serve per respirare,intrappolando bollicine d’aria nella sua pelu-ria idrorepellente, spinte dentro la campanacon le zampe posteriori.Fra le farfalle diurne, si segnala la presenzadella Zerinzia, dai tipici arabeschi neri e rossiche segnano le sue ali gialle, il cui bruco sinutre solo di foglie delle aristolochie, che cre-scono nei boschi umidi.

LA FAUNA DEGLI AMBIENTI FORESTALI

La fauna che frequenta questi ambienti èmolto ricca nonostante buona parte di questearee siano coltivate ad Oliveto, con piccolifrutteti e conseguente frammentazione delpaesaggio in un mosaico di colture arboree,

siepi, macchioni e boschi di limitata estensione. Gli uccelli che vi nidificano sono:il Merlo (Turdus merula), l’Usignolo (Lusciniamegarhynchos), il Pettirosso (Erithacus rubecu-la), la Sterpazzola (Sylvia communis), laCapinera (Sylvia atricapilla), lo Scricciolo(Troglodytes troglodytes), il Codibugnolo(Aegithalos caudatus), il Verdone (Carduelischloris) ed il Fringuello (Fringilla coelebs). Inquesto ambiente troviamo anche l’Upupa(Upupa epops), con il suo inconfondibile ciuf-fo sul capo di penne erettili, a ventaglio.Molte specie di mammiferi che abitano nelbosco sono attive quasi esclusivamente dinotte, fra cui: l’Istrice (Hystrix cristata), daicaratteristici aculei bianchi e neri che facil-mente possono essere rinvenuti sui sentieri inprossimità del bosco; il Tasso (Meles meles),che sembra avere una mascherina bianca sulmuso, e la Volpe, la cui presenza è riscontrabi-le anche di giorno, dall’odore acre e mandor-lato che viene rilasciato dalle sue ghiandoleper marcare il territorio.Questi tre mammiferi possono utilizzare glistessi “sistemi” di tane, costituiti da più came-re connesse fra loro, con diverse entrate. Inparticolare il Tasso non utilizza per periodiprolungati la stessa tana o, al suo interno, la

Cinghale (m.g.) Allocco (v.l.)

34

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

stessa camera, in modo da sfuggire ai parassitiesterni che si accumulano negli ambienti uti-lizzati. La Martora (Martes martes), è una spe-cie molto elusiva ed assomiglia alla più comu-ne Faina (Martes foina), dalla quale si distinguesoprattutto per la macchia golare, meno estesae di color giallo arancio. Più piccola di loro è laDonnola (Mustela nivalis), che talvolta puòessere avvistata mentre va a caccia di piccoliroditori o di insettivori. Il Cinghiale, presentenella zona da una decina di anni, probabil-mente in seguito a rilasci avvenuti nelle areelimitrofe a scopo venatorio, è meno elusivo e lasua presenza può essere rilevata osservando leimpronte nel fango e il terreno smosso nel sot-tobosco. Sono inoltre presenti piccoli roditoritipici di ambienti forestali, come il Ghiro(Myoxus glis), il Moscardino (Muscardinus avel-lanarius) e il Quercino (Eliomys quercinus), chevanno in letargo in inverno. Nelle borre diBarbagianni, di Allocco o del Gufo comune,ovvero i boli alimentari rigurgitati da questirapaci notturni sotto i loro posatoi, si possonotrovare resti dell’Arvicola di Savi (Pitymyssavii), di Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) edel Topolino delle case (Mus musculus). Presso le pozze, i fontanili ed i rigagnoli d’ac-qua sotto al bosco, in primavera possono esser-vi altri anfibi molto particolari, in quanto a dif-ferenza delle Rane e dei Rospi, hanno la coda:il Tritone crestato (Triturus carnifex), il cuimaschio nel periodo riproduttivo, presenta unacresta dentellata alta più di un centimetro; ilTritone punteggiato (Triturus vulgaris), piùpiccolo e terragnolo, con il ventre tipico bian-co con punteggiatura o macchie scure e unastriscia centrale arancione, gialla o rossa; la

Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina ter-digitata), con le zampe posteriori con quattrodita (anziché tre come indica il nome latino).Gli adulti di quest’ultima specie hanno le partiinferiori delle zampe e della coda color rossobrillante, che vengono mostrate per intimorireil potenziale predatore. I rettili che frequentanole aree boschive sono: l’Orbettino (Anguis fra-gilis), simile a un serpente ma con squame lisce,che si muove lentamente e con circospezionesoprattutto verso sera o dopo la pioggie; ilSaettone (Zamenis longissimus, ex Elaphe longis-sima), che può raggiungere i due metri di lun-ghezza e che riesce ad arrampicarsi anche suitronchi d’albero verticali. Infine in questoambiente possiamo trovare due Coelotteri xilo-fagi, ovvero che si cibano della corteccia deglialberi: il Cerambice delle querce (Cerambyxcerdo) ed il Cervo volante (Lucanus cervus),ambedue tutelate dalla Direttiva Habitat.

LA FAUNA DEI PRATI-PASCOLI

I passeriformi che frequentano questi ambientisono soprattutto specie insettivore, come ilBeccamoschino (Cisticola juncidis), laTottavilla (Lullula arborea), la Cappellaccia(Galerida cristata), la Ballerina bianca(Motacilla alba), il Verdone (Carduelis chloris) eil Cardellino (Carduelis carduelis).Inoltre i prati umidi sono utilizzati da moltespecie di piccoli limicoli, durante i passi e nelperiodo invernale. Nei campi coltivati diCampo Nazzano è possibile osservare Aironibianchi, Garzette e Aironi cenerini al passeg-gio, in cerca di prede. Questi ambienti sonofrequentati in modo particolare da Rettili comela Lucertola muraiola (Podarcis muralis), laLucertola campestre (Podarcis sicula), laLuscengola (Chalcides chalcides) - un particola-re rettile dalla forma allungata come un ser-pente, con piccole zampe a tre dita, che sembradi “volare” sull’erba - il Biacco (Hierophis viri-diflavus, ex Coluber viridiflavus), il Cervone(Elaphe quatorlineata), che può raggiungereanche la lunghezza di due metri e mezzo, e lacui presenza è indice di buona salute ambien-tale in quanto è minacciata dalla perdità di ele-

Biacco (s.d.)

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

35

menti arbustivi, ed il raro Colubro liscio(Coronella austriaca). In questi ambienti èanche possibile incontrare la Vipera (Viperaaspis). Nei prati e nei pascoli possono essereosservate molte farfalle diurne, che nellaRiserva compaiono già verso gennaio nelleannate caratterizzate da inverni miti. Una dellefarfalle più appariscenti è il Macaone (Papiliomachaon), inconfondibile per la colorazionegialla e nera e la lunga coda che prolunga le aliposteriori. Mentre l’Argo (Polyommatus icarus)è una farfalla piccola con le ali di color azzurroo indaco, il cui bruco si nutre delle foglie dierba medica, trifoglio e altre leguminose deiprati.

LA FAUNA DELLE RUPI

I Colombacci trovano nella parete di Ripabianca il luogo ideale dove rifugiarsi, all’inter-no delle cavità, ed alimentarsi di ghiande dileccio presente nelle formazioni arbustive rupi-cole. Gli Sparvieri, gli Smerigli ed i Pellegrini,sferranno attacchi mortali a questi uccelli, inparticolare quando giungono stanchi per illungo viaggio di migrazione. Anche iGruccioni (Merops apiaster), dai colori moltoappariscenti, arrivano in primavera dal NordAfrica e costruiscono i loro nidi nelle cavitàpresenti su questa parete calcarea.Il Barbaggianni e la Civetta possono stabilirequi il loro nido, essendo un punto ottimale perl’avvistamento di prede.

LA FAUNA DELLE GROTTE

Nella Riserva non sono presenti grotte natura-li, tuttavia è stata rilevata la presenza di alcunespecie di pipistrelli che, come tutti i loro cospe-cifici, hanno dei particolariadattamenti per volare inassenza di luce e per indivi-duare le loro prede. Infatti lacapacità di emettere e di udireultrasuoni grazie alla formamolto complessa delle orec-chie e del naso, gli permette diorientarsi e di riconoscere gliostacoli lungo i loro percorsi.

Le specie segnalate sono: il Ferro di cavallomaggiore (Rhinolophus ferrumequinum) e ilFerro di cavallo minore (Rhinolophus hipposide-ros), che devono il loro nome dal loro partico-lare naso, a forma di ferro di cavallo. IlVespertilio maggiore (Myotis myotis) con ampieorecchie che hanno un largo “trago” (promi-nenza posta all’apertura del padiglione aurico-lare); il Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrel-lus), il più piccolo chirottero europeo e parti-colarmente antropofilo, tanto che a volte si vaa posare nelle persiane delle casse abitate; ilSerotino comune (Eptesicus serotinus) che predavari tipi di insetti, anche di taglia relativamen-te grande e talvolta anche molluschi gasteropo-di.Queste specie possono vivere solitarie o incolonie e sono tutte minacciate dall’alterazionedei loro habitat e dalla diminuzione delle loroprede a causa dall’utilizzo di pesticidi in agri-coltura.

LA FAUNA DELLE AREE URBANIZZATE

Alcune specie di uccelli frequentano più omeno regolarmente i paesi, soprattutto quelleche sfruttano per la nidificazione i vecchi edifi-ci, simulanti l’originario habitat rupicolo comeil Piccione selvatico (Columba livia), ilColombaccio (Columba palumbus), la Civetta(Athene noctua), il Barbagianni (Tyto alba), ilRondone (Apus apus) e il Balestruccio(Delichon urbica). In primavera, sotto i tettidelle case del borgo di Nazzano, sono ben visi-bili i nidi del Balestruccio, una piccola rondinedal groppone bianco, che arriva nella Riservaper svernare. Sui muri delle case si possono tro-vare due diverse specie di Gechi, la Tarantolamuraiola (Tarentola mauritanica), ritenuta

comunemente molto velenosaa causa del suo aspetto un po’terrificante, mentre in realtà èdel tutto innocua, ed il Gecoverrucoso (Hemidactylus tur-cicus), dal colore pallido epiuttosto traslucente, menorobusto dell’altra specie, cheemette un verso lamentoso e“miagolante”.

Barbagianni (m.g.)

36

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

LA PREISTORIA

La valle del Tevere, con i suoi affluenti, hacostituito fin dalla preistoria una via di comu-nicazione e di passaggio dalle pianure del lito-rale alle zone interne della penisola e vicever-sa. Il corso del fiume in epoca protostoricasegnava un confine naturale tra i territori abi-tati dagli etruschi a Ovest (la riva destra delTevere era chiamata litus tuscus) e dalle altrepopolazioni italiche (sabini, umbri, oschi) adest, il controllo dei guadi e degli affluenti eradunque di importanza vitale. Il lento passag-gio dal mesolitico al neolitico e quindi all’etàdel bronzo, vede l’attestarsi dei primi insedia-menti umani stabili. Le popolazioni nomadidel paleolitico, dedite alla caccia e alla raccol-ta dei frutti spontanei della terra, durante lalenta trasformazione dapprima in pastoriseminomadi ed in seguito in allevatori e agri-coltori stanziali, cercarono nelle colline aridosso delle valli alluvionali i luoghi per inse-diarsi. Le vie di transumanza, dai pascolidell’Appennino alle pianure costiere, seguiva-no generalmente le valli fluviali e i crinalilungo i corsi d’acqua e li attraversavano neiguadi naturali.La valenza strategica della zona della riservaTevere-Farfa è determinata dalla geomorfolo-gia del territorio, che ha evidentemente con-dizionato il sistema della viabilità antica e diconseguenza lo sviluppo di quella moderna.La via principale era ed è rimasta nei secoli ilTevere, accompagnato da strade, guadi eponti nel suo percorso a ritroso dalla foce finquasi alle sorgenti.Lungo la valle del Farfa si sviluppa un impor-tane via di collegamento tra la piana tiberinae la regione del Soratte da una parte, e la sabi-na interna e la grande arteria transappennini-ca che poi diventerà la via Salaria, dall’altra.La frequentazione umana della zona è attesta-ta da ritrovamenti di amigdale di tecnica

musteriana (60.000-30.000 a.C.) presso lafoce del Farfa, e altre di tecnica campignana(10.000-2000 a.C.) nella zona di Granica.Pertinente probabilmente a questi ultimireperti ceramici è uno scheletro umano fossi-le il cosiddetto uomo di Granica.Un primo insediamento umano stabile è loca-lizzato in zona Campo del Pozzo alla con-fluenza del Tevere con il Farfa. La datazione inbase ai reperti ceramici ritrovati e conservatipresso il Museo Civico Archeologico diMagliano Sabino è della prima età del ferro(IX sec. a. C.).Il piccolo promontorio, facilmente difendibi-le perché delimitato su tre lati da pendii ripi-di e dai due corsi d’acqua, nella parte pianeg-giante era probabilmente difeso da un terra-pieno. Da questa zona strategicamenteimportante, si aveva un controllo diretto siadei due fiumi sia del guado di Nazzano.Nello stesso periodo abbiamo ritrovamentisporadici in località Montagnola di Colon-netta e a Ponte Sfondato sempre lungo il tor-rente Farfa. Anche se non è da escludere nellostesso periodo una presenza stabile sulle altu-

Figura 5

Il panorama storico-archeologico della Riserva

37

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

re di Nazzano e Torrita Tiberina, le primetestimonianze attestate archeologicamente inquesta zona sono da attribuire all’VIII sec.a.C.. Alle pendici del Monte S. Pietro nellavalle di S. Lucia è stata trovata una necropolicon tombe a fossa e terrecotte datate sempreall’VIII sec. a.C.. Altre necropoli con elemen-ti databili dal VII al IV sec. a.C. sono statetrovate su colle Carafa, a Casale Rotti, nellazona di Campo del Pozzo e a Grotte Pinte contombe a camera e a fossa ricche di materialeorientalizzante, di vasi greci e di produzionefalisca, che testimonia in loco la presenza sta-bile d’insediamenti italici falisco-capenati.

IL PERIODO ROMANO

Il periodo romano, iniziato dopo la conquistadi Cures nel 297 a.C., è ampiamente testimo-niato nella zona da numerose evidenzearcheologiche. Lo sviluppo delle vie di comu-nicazione da parte dei romani procede conl’avanzare dell’espansione politico-militare:mentre l’esercito conquista i territori, sicostruiscono strade, ponti, accampamenti.Inizialmente queste strutture nascono comesupporto logistico per le operazioni di con-quista ma, una volta assoggettati i popoli e iterritori, vengono trasformate in costruzionistabili. Le strade consolari vengono rivestitecon basoli, i ponti di barche diventano fissi, dilegno quelli minori e in muratura quelli piùimportanti; i castra militari diventano spessocolonie, i terreni coltivabili vengono suddivi-si in piccoli appezzamenti (centuriazione) edistribuiti ai veterani delle guerre; lungo lestrade si costruiscono stazioni di posta e diapprovvigionamento; gli approdi lungo le vied’acqua vengono costruiti in pietra. La zonadella riserva mantiene un ruolo centrale perquanto riguarda il trasporto fluviale e la pro-duzione agricola ma dal 224 con la realizza-zione della Via Flaminia, più agevole e note-volmente più breve, la Via Tiberina perdesicuramente importanza, come via di com-merciale verso il nord.L’impronta lasciata sul territorio dai romani ènotevole e si è evoluta in diversi secoli. A testi-

monianza del grado di sviluppo troviamoun’intensa rete viaria, numerosi approdilungo le rive dei corsi d’acqua e un sistema dialmeno settanta ville rustiche.Di queste i resti più importanti sono quellidella Villa dei Baldacchini e della Villa Cellinel comune di Torrita Tiberina, della Villa deiCasoni e del Castellaccio nel comune diMontopoli. Le ville rustiche erano aziendeagrarie di medie dimensioni che si avvalevanodella manodopera degli schiavi il cui afflussoa Roma era abbondante in conseguenza delleguerre di conquista compiute in tutto ilMediterraneo. In queste aziende, oltre aicereali, furono introdotte colture più remune-rative come il vigneto e l’oliveto. Per la neces-sità di vendere i prodotti eccedenti o perapprovvigionarsi del necessario, le ville eranocostruite nelle vicinanze del fiume.Sorgevano in posizione elevata a dominare icampi coltivati, il lavoro degli schiavi e ilbestiame al pascolo. La villa si articolava indue parti: la parte urbana che veniva utilizza-ta dal proprietario quando vi si recava, e laparte rustica destinata all’alloggio degli schia-vi e ai magazzini.

LA FORMAZIONE DEI BORGHI MEDIEVALI

Con la fine dell’impero romano, il malgover-no bizantino e le invasioni barbariche, le cam-pagne romane erano state distrutte e abban-donate, resistevano solo piccoli gruppi di con-tadini e pastori vittime dei continui passaggidegli eserciti in guerra che depredavano, ucci-devano e distruggevano tutto.I campi nelle pianure alluvionali della valledel Tevere in mancanza di manutenzione, dicura dei canali d’irrigazione e di regimenta-zione delle acque divennero paludosi portan-do ad un impoverimento e ad una conse-guente contrazione della popolazione super-stite.La valle del Tevere, ancora una volta nella sto-ria, segnava una linea di confine da Orte finoquasi alle porte di Roma. Nella capitale e nelterritorio ad ovest del Tevere vi era il dominiodi Bisanzio, ad est della valle fluviale, il regno

Longobardo (Duca di Spoleto). Fino all’arrivodei Franchi, con Carlo Magno, e la conquistadi tutto il Lazio, la situazione era disperata.La necessità di una riorganizzazione del terri-torio, da parte della chiesa, unico punto diriferimento per le popolazioni superstiti,portò alla creazione di piccole unità agricole,le cosiddette domus cultae. Il pontefice, riuni-ti i vari fondi, li affidava ai coloni, i quali, gra-

zie alla sua protezione e ad una gran libertà digestione del territorio, gettarono le basi per larinascita dell’agricoltura. Il sistema difensivodi questi piccoli fondi si basava su una serie ditorri di vedetta, generalmente costruite utiliz-zando i resti di edifici romani.; nei momentidi maggior rischio i contadini si ritiravanosulle alture, utilizzando spesso le rovine delleville rustiche preesistenti. Con le invasioni

38

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Veduta di Torrita Tiberina

39

saracene, dal IX secolo in poi, il sistema ditorri di sentinella divenne diffuso. I punti diguardia furono realizzati in modo che fosserocomunicanti a vista tra di loro; lentamentequesti fondi cominciarono a fortificarsi tra-sformandosi in castra, con l’aiuto dei monacidelle varie abbazie distribuite sul territorio(Farfa, S. Andrea, S. Paolo fuori le mura,ecc.). Questo fenomeno della fortificazione

dei fondi ebbe uno sviluppo notevole dal Xsecolo in poi ed è noto come il periodo del-l’incastellamento.Inizialmente si costruirono le mura, poi si for-tificarono le torri, quindi i fossati e i relativiponti levatoi. I tre comuni della riserva,Nazzano, Torrita Tiberina e Montopoli sonoespressione tipica di questo fenomeno.

41

Riserva Naturale Tevere-Farfa

L a zona su ci sorge l’abitato diNazzano ha mostrato tramite le testi-monianze archeologiche una fre-

quentazione stabile fin dall’VIII secolo a.C.;l’insediamento sulle alture tra il colle diS. Antimo, il colle del Casaletto e probabil-mente la zona dell’attuale centro storico èidentificabile come oppidum capenate e daalcuni identificata come civitas sepernatium(da cui la derivazione del nome moderno);Jones reputa possibile l’identificazione con ilPagus Sepernatium, una delle tre città cheinsieme a Lucus Feroniae e a Capena, forma-va i Capenates foederati.La confluenza del Farfa nel Tevere aveva pro-dotto una serie di isolotti che rendevano ilguado più agevole; in epoca storica la presen-za di un traghetto costituì fin da subito unelemento fondamentale per lo sviluppo del-l’insediamento.

Il controllo del traffico di merci fra Roma e laSabina era di importanza strategica. Lo scaloportuale situato nel tratto navigabile tra Ortee Ripetta, che costituiva il grande asse econo-mico che collegava i paesi interni lungo ilcorso del Tevere, il mantenimento della viadelle bufale (la strada che seguiva il corso delfiume utilizzata per il traino delle imbarcazio-ni contro corrente) hanno consentito aNazzano di mantenere nei secoli un importan-za che ne ha reso possibile la sopravvivenza.A partire dal sec. XI il castrum e buona partedel territorio di Nazzano finirono nelle pro-prietà dell’Abbazia di San Paolo e, quindi,sotto lo stretto controllo dello StatoPontificio; numerose furono le interruzioni alpossesso dell’Abbazia in favore di famigliedella nobiltà romana legate al papa regnante(la famiglia Savelli ne fece un suo feudo perquasi tutto il ‘300), anche se, a partire da fine‘400, i monaci riconquistarono il castello diNazzano, lo ampliarono e lo fortificarono,fino ad ottenerne il controllo definitivo nel1516, per volere di Papa Leone X.La splendida posizione panoramica sulla valledel Tevere e il caratteristico assetto urbanisticoa spirale fanno di Nazzano un piccolo gioiellodi architettura. Attraverso un’unica strada, chesi snoda per il centro storico, si giunge fino al castello che domina dall’alto il grazioso abi-tato.

IL CASTELLO

La prima notizia relativa al castello diNazzano la troviamo in una bolla di GregorioVII nel 1081. Nella struttura del castello sonochiaramente individuabili due fasi costruttive. Le strutture originarie del monumento sonoda collocare nel XII-XIII secolo probabilmen-

I centri storici della Riserva

NAZZANO

Il borgo medievale di Nazzano

42

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

te sotto il pontificato di Innocenzo III (1198-1216). La pianta della prima fase è quadrata,con cortile centrale, con due torri su gli ango-li opposti, quello settentrionale e quello meri-dionale. Quest’ultima, verso il borgo, era piùelevata dell’altra e assumeva la funzione dimastio. Nella muratura non si aprivano feri-toie, caratteristica questa del XIII secolo.Nel XV secolo inizia una ristrutturazione adopera dei monaci di S. Paolo. La parte supe-riore del castello fu ricostruita e il cammino dironda fu dotato di una merlatura, sopra unacornice di travertino. Davanti al mastio fucostruito un rivelino circolare con tre grandimerli sovrastanti il portale, collegato con ilborgo attraverso un ponte in muratura soprail fossato. Addossato al castello nella partenord-occidentale fu costruito il palazzo abba-ziale. Documentazioni d’archivio nel XVsecolo danno notizie sull’acquisto di case peril relativo ampliamento.

CHIESA DI S. ANTIMO

Pianta a croce latina con tre navate, precedutada un portico con cinque arcate rette da pila-stri. Datata al XII-XIII secolo anche se il cultodel santo nacque molto prima. S. Antimo èstato martirizzato nel IV secolo a CuresSabinorum e lì sepolto al XXII miglio della viaSalaria. La chiesa di Nazzano è l’unica super-stite di una serie di luoghi di culto dedicati alsanto, sparsi nel territorio Sabino.

La chiesa sembra si sia sviluppata su preesi-stenze romane (è stato ipotizzato un tempiodedicato al Dio Silvano). L’impianto originaledoveva essere di tre navate almeno fin al 1500,da quando le famiglie nobili locali, iniziaronoad edificare una serie di cappelle che trasfor-marono la chiesa in una forma tipo a crocegreca. Nel restauro del 1918 furono demolitele ali laterali. Dalle fonti sappiamo che la chie-sa era già esistente nel 952. Ma probabilmen-te vista l’antichità del culto, esisteva anche daisecoli precedenti.Nello stesso periodo dei rifacimenti del castel-lo (XII-XIII secolo), S. Antimo subì unaristrutturazione da parte di maestranze roma-ne. Il pavimento di fattura e disegno cosmate-schi è realizzato con marmi antichi di recupe-ro. L’abside conserva un importante ciclo diaffreschi del XV secolo attribuibili alla scuoladi Antoniazzo Romano, l’Incoronazione dellaVergine e la Madonna con Bambino tra dueangeli, S. Pietro, S. Andrea e S. Antimo.

CHIESA DI S. FRANCESCO

La chiesa di S. Francesco fa parte del nucleoconventuale Francescano composto dalla chie-sa stessa, la sagrestia, l’ex convento e due ora-tori (S. Anna e S. Maria Maddalena). Il com-

Nazzano, chiesa di S. Antimo (a.l.)

Nazzano, chiesa di S. Francesco (a.l.)

43

Riserva Naturale Tevere-Farfa

plesso si trova a destra della cosiddetta viapiana, che segue l’antico tracciato della viaTiberina verso Ponzano. La troviamo già indocumenti del XVI secolo, e alcune fonti neinseriscono la fondazione al XV secolo. Laristrutturazione settecentesca le ha dato leforme attuali, con Navata unica con presbite-rio diviso da balaustra. All’interno sono con-servati dipinti dei pittori Giovanni eSebastiano Conca della seconda metà del set-tecento.

CHIESA DI S. VALENTINO

La chiesa attuale, ormai ridotta a rudere, èstata edificata nel 1665 nello stesso luogodove esisteva una capella della Madonna di S. Valentino. Nell’elenco dei luoghi di cultodella zona conservato presso l’abbazia di Farfatroviamo numerosi riferimenti a diverse chie-se dedicate a S. Valentino. Era funzionantefino alla metà dell’ottocento come meta delle processioni in occasione della festa di S. Antimo, patrono di Nazzano; il culto delmartire è associato a quello di S. Valentinonella storia delle persecuzioni che i due santisubirono nel periodo tardoantico.

CHIESA DI S. LUCIA

La piccola chiesetta di S. Lucia sorge a montedel tracciato dell’asse viario che dalla anticavia Tiberina, all’altezza della chiesa di S. Valentino, si diramava verso nord e condu-ceva a Nazzano e quindi a Torrita Tiberina.L’iscrizione conservata sulla facciata indical’anno di costruzione (1778) su di un edicolapreesistente a cura di un certo Moiani con ilcontributo del popolo nazzanese. Indicatacome cappella rurale per la prima volta nel1786 nell’occasione della visita dell’abatePizzelli, nelle cronache delle visite pastoraliconservate nell’Archivio di S. Paolo fuori lemura, viene descritta come edificio in ottimostato. Già nel 1795 l’abate Carocci ne racco-manda la cura e la custodia. Negli itineraripastorali successivi non ne troviamo piu trac-cia se non nel 1872 quando l’abate Zelli valu-ta la possibilità di celebrarvi la messa “…pur-

chè venga alquanto ripulita e l’altare ornatodecentemente”. Sull’altare troviamo un dipin-to, in cattivo stato di conservazione, raffigu-rante Dio padre e le sante Apollonia, Lucia eAgata. Le caratteristiche stilistiche fanno pen-sare ad una cronologia nella seconda metà delXVII secolo, quindi precedente alla ricostru-zione della chiesetta. Il dipinto sarebbe quindistato riadattato e questo spiegherebbe ledimensioni esagerate della tela per il contestoin cui si trova.

ORATORIO DI S. NICOLA

La data di costruzione dell’edificio è incerta.Notizie di un oratorio della confraternitadella compagnia di S. Antimo sono menzio-nate alla metà dell’ottocento, ma probabil-mente non riguardano questo edificio. Infattinel catasto gregoriano nel 1819 l’area dell’at-tuale chiesa risulta non edificata. Essendo l’at-tività della confraternita attestata già dal XIVsecolo è probabile l’esistenza di un altro orato-rio più antico.Angelici e Cassatela ne ipotizzano l’esistenzapresso la torre dell’orologio, nella piazzetta delfosso, dove nel 1915 è stata demolita l’anticachiesa. In questo caso la costruzione del nuovooratorio sarebbe da collocare all’inizio del1900. La chiesa è molto semplice con la fac-ciata ripartita da fasce che inquadrano la portae la finestra soprastante; il tutto è chiuso da untimpano triangolare. L’aula è rettangolare e la

Nazzano, chiesa di S. Lucia (a.l.)

capriata lignea del soffitto è a vista. All’internodell’Oratorio è conservato il presepe diNazzano, una pregevole realizzazione artigia-nale con riproduzione in scala dei monumen-ti del paese.

CHIESA DI S. MARIA CONSOLATRICE

L’edificio sorge fuori della cinta muraria origi-naria della rocca, appartiene infatti all’amplia-mento rinascimentale del paese verso ovest esud-ovest. La facciata è sormontata da un’altaedicola con inserita la statua della vergine, rac-cordata ai lati dell’edificio con due volute.Ristrutturata nel 1853 dall’abate di S. Paolofuori le mura, la chiesa viene liberata dalle

costruzioni addossate. L’interno è a navataunica che si divide dalla zona presbiteriale,attraverso un grande arco a sesto ribassato. La volta sopra l’altare è coperta da un’altavolta a crociera, mentre la parte centrale è piùbassa e con tetto a capriate lignee a vista. Nellacontrofacciata troviamo il coro sopraelevatosu colonne che dividono l’ingresso in tre cam-pate con volte a crociera. La chiesa viene fon-data nel 1488 e dedicata a S. Maria e aiMartiri Lorenzo e Biagio. A cominciare dallasua fondazione diviene parrocchia diNazzano. In un restauro degli anni settantaviene tolto il soffitto a cassettoni e vengonosostituite le travi lignee del tetto.

44

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Nazzano, chiesa di S. Maria Consolatrice (a.l.)

Oratorio di S. Nicola (a.l.)

45

Riserva Naturale Tevere-Farfa

S u una cresta collinosa, in posizionestrategica sulla valle del Tevere, si ergeTorrita Tiberina, luogo ideale per gli

insediamenti umani, testimoniati da ritrova-menti di epoca preistorica (età del bronzo edel ferro) ed appartenenti alle civiltà sabina,capenate, etrusca, falisca e romana.All’VIII secolo e alle invasioni dei saraceni,che si stabilirono nella Sabina fino agli inizidel ‘900, risale l’esigenza di costruire strutturedifensive e di avvistamento; è proprionell'VIII secolo che viene costruita la primatorre di osservazione di Torrita, a cui il paesedeve il nome stesso. Le prime fonti storicheche citano Torrita (fundus turritule) risalgonoal 747, quando Carlomanno l’acquistò perdonarla all’Abbazia di S. Andrea in Flumine.Le strutture nel corso dei secoli venneroampliate e fortificate dalle varie famiglie alter-natesi alla guida del paese, ma già nel XIIsecolo l’insediamento assunse i connotati diuna fortezza con annesso borgo. Il testamentodel 1285 di Papa Onorio IV, cioè GiacomoSavelli, divise il fondo tra Pandolfo e LucaSavelli, rispettivamente fratello e nipote delPapa. Il passaggio dai monaci benedettini aiSavelli portò un rafforzamento delle strutturedifensive con la costruzione di una cintamuraria e due torri circolari.Agli inizi del ‘300 la decadenza della famiglia

Savelli causò la vendita del castello agli Orsiniche ne mantennero la proprietà per due seco-li; nonostante i difficili rapporti con la popo-lazione locale portarono la cittadinanza diTorrita, il 31 Gennaio 1468, a giurare fedeltàa Papa Innocenzo VIII.Tornato agli Orsini il feudo fu venduto nel1586 per 30.000 scudi da Valerio Orsini,abate dell’Abbazia di Fossanova, al marchesedi Recanati Tommaso Melchiorri. È invece del 1593 lo statuto firmato dalMarchese Marcello Melchiorri che fa nascerela comunità di Turrita, fissandone norme dicomportamento e finalità politiche. AgliOrsini e ai Melchiorri si deve il completamen-to dell’ampliamento dell’antica torre.Nel 1819 la proprietà passò prima alla princi-pessa Cristina di Sassonia Massimi, quindi alMarchese Emanuele De Gregorio, che restau-rò il palazzo baronale e costruì la strada chedal paese conduceva al “porto del carbone” sulTevere, nei pressi della Dogana di Montorso,confine per le merci provenienti dall’ItaliaCentrale. Successivamente, nel 1853, il prin-cipe Alessandro Torlonia acquistò il feudo per48.000 scudi.L’ubicazione panoramica sulla Sabina e latranquillità del borgo fecero di Torrita l’amatoluogo di soggiorno del giurista Aldo Moro, lecui spoglie riposano nel piccolo cimitero.

TORRITA TIBERINA

Borgo di Torrita Tiberina (a.l.)

46

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

PALAZZO BARONALE

Il palazzo baronale come lo vediamo oggi, è ilrisultato di una trasformazione avvenuta neisecoli del castello costruito a difesa del borgoabitativo nel XII secolo. Della struttura origi-nale si conservano le fondazioni e i magazzinilungo la cinta muraria.La sistemazione attuale è da attribuire al mar-chese De Gregori nel XIX secolo. Riducendoin altezza la torre centrale sopra il portale diingresso, vi inserisce quattro grossi merli; ilresto della facciata mantiene un aspetto sobrioed elegante marcato da due cornici piatte, unalineare nella parte superiore, e una intermediache sottolinea le aperture e ne accompagna leasimmetrie rendendole più morbide. Il portale decorato con bugnato di pietra con-serva ai lati gli incassi per il ponte levatoio cheserviva per superare il fossato che circondava ilcastello.

CHIESA DI S. MARIA DEL MONTE

Nasce come cappella cimiteriale e per questomotivo si trova all’esterno del nucleo abitativooriginario. La chiesa è costituita da un’aularettangolare absidata, con due cappelle latera-li. All’interno sono conservate tracce di affre-schi dell’XI secolo nell’abside ed affreschirinascimentali nella cappella di destra, costrui-ta nel XV secolo dalla famiglia Trasi.La cappella Trasi presenta sulla volta scenedella genesi; sula parete di fondo S. Rocco e gliappestati e sulla parete di sinistra è raffigurato

il Martirio di S. Sebastiano. Le scene raffigura-te in quest’ultima pittura hanno scaturito neltempo diverse ipotesi interpretative; quasitutti sono concordi nell’affermare che il paeserappresentato in secondo piano è Nazzano, ilproblema sorge nell’identificazione dei ruderiin primo piano.Alcuni vi hanno visto la cosiddetta Villa deiBaldacchini (Tomassetti), altri la Villa diCelli, altri ancora strutture antiche sottostantiil colle del casaletto nella zona di Nazzano.

CHIESA DI S. TOMMASO APOSTOLO

Originariamente dedicata a S. GiovanniDecollato fu ristrutturata nel XV secolo edurante questa sistemazione fu inglobata unatorre circolare delle mura medievali del borgo.Restaurata completamente nel XVIII secolofu dedicata a S. Tommaso Apostolo.L’aula rettangolare è a pianta longitudinale,conclusa con un presbiterio inquadrato conun arcone a tutto sesto impiantato su duepilastri. Il fondo è piatto.

BORGO MEDIEVALE

Caratteristico insediamento medievale dellavalle tiberina, inserito nel sistema di avvista-mento e difesa con gli altri castelli della rivadestra del fiume, Nazzano, Filacciano,

Chiesa di S. Maria del Monte (a.l.)

Chiesa di S. Tommaso apostolo

47

Riserva Naturale Tevere-Farfa

Ponzano. Il borgo si è sviluppato seguendo lamorfologia del colle su cui sorge con unimpianto longitudinale; il palazzo baronaledal lato della Via Tiberina e la chiesa sul latoopposto.

VILLA DEI BALDACCHINI

La Villa detta dei Baldacchini, ricordata anchecome “bagni di Agrippina o di Nerone” è col-locata su di uno sperone di deposito plioceni-co a nord di Torrita Tiberina, in localitàCisterne, toponimo probabilmente dovutoalle strutture di raccolta delle acque della villastessa.

Si conserva un muro di contenimento inopera reticolata lungo circa quaranta metri,diviso in tre parti orizzontali di altezze diffe-renti. Nella fascia più alta si apre una nicchiaad arco. Nella fascia bassa sono evidenti i foridi drenaggio, realizzati con due coppi laterizicontrapposti. Nella parte est della muraturarimane una vasca circolare di diametro diquattordici metri, conservata per metà nellaparte settentrionale. È conservata anche unacisterna in pianta quadrata divisa in dueambienti sotterranei comunicanti tra loro.Sono documentati resti di pavimentazioni inopera spicata e in mosaico bianco e nero, oraperduti. La probabile datazione è da indivi-duare al I sec. a.C. o agli inizi del I sec. d.C.

VILLA IN LOCALITÀ CELLI

Villa rustica di produzione agricola conimpianto originario probabilmente del perio-do tardo repubblicano, ristrutturata verosimil-mente in età augustea. Sono conservati resti diuna platea di metri quattro realizzata in operaincerta con contrafforti radiali in opera retico-lata. Segnalati in passato pavimentazioni inopera spicata ed in marmo (sectilia). Non siconosce il periodo di abbandono non essendomai stati realizzati scavi sistematici dell’area.Era probabilmente collegata con un approdosul fiume Tevere poco distante.

VILLA IN LOCALITÀ TARALLO

La cosiddetta Villa di Tarallo è stata scopertarecentemente dal Gruppo Archeologico

Sostruzioni in opera reticolata della villa inlocalità Celli, presso Torrita Tiberina (a.l.)

Cisterna della villa in località Tarallo (s.a.)

Il muro di terrazzamento della cosidetta Villa dei Baldacchini, presso Torria Tiberina (a.l.)

I l suo nome sembra derivi da MonsPoilionis che si modificò in Mons Operisper la operosità dei suoi abitanti e suc-

cessivamente in Montis Opuli per la ricchezzadella sua terra. Reperti di archeologia e traccedi storia fanno risalire il paese all’epoca diAugusto, infatti sembra che si trovasse qui lavilla del calebre letterato generale romanoCaio Asinio Pollione. La storia narra cheMontopoli, intorno all’anno mille, passò sottoil dominio dell’Abbazia di Farfa e da quell’e-poca in poi risentì di tutti gli eventi cheriguardarono la famosa Abbazia. Fu coinvoltanelle lotte fra imperatori e papi dove gli abi-tanti si distinsero per il loro comportamentoda fedeli guerrieri. Nel 1243 per ordine delPapa Gregorio IX, Montopoli fu saccheggiatae distrutta. Fu prima Borgo medievale e poielevato a Comune. Dopo la ricostruzionecominciò il periodo della Signoria.Dato prima ai Colonna tornò poi sotto ildominio di Farfa. Per un breve periodo fuanche dimora degli abbati Arnaldo e NicolòII. Montopoli passò poi agli Orsini ed aiFelici. Fu questo un periodo di fervore e diiniziative. Ancora oggi entrando da PortaRomana è visibile il bel palazzo degli Orsini e,seppur più volte ristrutturato, il santuariofrancescano di Santa Maria degli Angeli.Girando per il paese si possono ammirarenumerosi portali medievali. Il nucleo urbanoarroccato intorno al mastio mostra ancora neipassaggi impervi e nei brani dell’antica cinta

muraria, l’aspetto medievale.Oggi Montopoli è conosciuto soprattutto perl’eccellente qualità dell’olio d’oliva che il suoterritorio produce fin dai tempi del concitta-dino Numa Pompilio. Il paese di Montopoli,situato a quota 331 metri s.l.m., vanta il privi-legio di offrire la visione di una ininterrottasequenza di magnifici panorami per la sua par-

48

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Torrita 2000, che opera volontariamente sulterritorio da anni; una segnalazione di alcunestrutture era stata fatta dal Rocci, che descris-se un ipogeo e un “casolare romano”.Le strutture messe in evidenza sono crolli diuna grossa costruzione che presenta due carat-teristiche edilizie: una a blocchi di arenariasedimentata, l’altra a laterizi di varie dimen-

sioni a formare una volta. Poco distante unacisterna per la raccolta delle acque con cuni-coli di raccolta.Probabilmente, data la posizione dominantesu di uno sperone roccioso, e la vicinanza conil fiume, circa duecento metri, la villa dovevaessere un’altra di quelle ville rustiche dissemi-nate lungo tutta la valle del Tevere.

MONTOPOLI DI SABINA

Torre ugonesca (a.l.)

49

Riserva Naturale Tevere-Farfa

ticolare collocazione sulla cresta di una verdecollina che consente di spaziare l’intero oriz-zonte. Montopoli ha un territorio molto vastoche va dall’abitato di Passo Corese fino all’abi-tato di Poggio Mirteto, delimitato, ad est dalfiume Tevere ed a ovest dal torrente Farfa.

TORRE UGONESCA

Risalente al X secolo, pianta quadrata, inmuratura regolare priva di merli di corona-mento, è munita di una porta a mezza altezzae di una feritoia arciera. È stata oggetto di unrecente restauro.

CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO

Il nucleo originaro risale alla seconda metà delXII secolo, presenta un bel campanile chedomina l’abitato sottostante. L’interno modi-ficato numerose volte nel tempo, risale aiprimi del XIX secolo. Navata unica rettango-lare zona presbiteriale incorniciata da un arcoa sesto ribassato. Attualmente in corso direstauro.

CHIESA DI S. MARIA DELLE GRAZIE

L’edificio seicentesco di particolare interessearchitettonico è stato purtroppo vittima dellaviabilità moderna.Nella realizzazione del nuovo piano stradaledella provinciale per Colonnetta agli inizi delnovecento, l’edificio è venuto a trovarsi circaquattro metri sotto la quota di passaggio.Conserva all’interno una madonna in tronorealizzata da Andrea Bacciomei nel 1602.

EX CONVENTO DI S. MARIA DEGLI ANGELI

L’ex convento francescano di S. Maria degliAngeli, costruito tra la fine del cinqucento edil principio del seicento dalle più illustri fami-glie montopolesi, domina dall’alto la spaziosavalle teverina, con una suggestiva vista delmonte Soratte; il convento è situato lungo lastrada proveniente da Colonnetta su di unpianoro, un chilometro prima di arrivare alpaese. Conserva affreschi attribuiti a VincenzoVanenti (1599-1673) e di Giannantonio daPadova databili intorno alla metà del XVIIsecolo, oltre e ricche decorazioni in stucco dichiara derivazione barocca. Negli ultimi tempiil complesso è stato acquistato dal comune diMontopoli insieme con la provincia di Rieti.

BOCCHIGNANO

Il castello di Bocchignano, viene costruito suun dirupo alla confluenza di tre torrenti cheformano tre fossati naturali. Il borgo medieva-le risale al X-XI secolo ed è difeso da tre cintemurarie concentriche. Alcuni ipotizzano chenel luogo del paese si trovasse un castrumromano; il nome antico, buccinanum, potreb-be derivare da buccinum, tromba da guerraromana.Dal XIV secolo viene chiamato Vaconianum,forse da un tempio di Vacuna che sarebbe esi-stito nelle vicinanze.

CHIESA DI S. GIOVANNI EVANGELISTA

Risalente alla fine del quattrocento, si conser-vano al suo interno opere di scuola bolognesee romana. La torre campanaria è in stileromanico.

Chiesa di S. Maria delle Grazie (a.l.)

50

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

VILLA DEI CASONI

I ruderi della villa sorgono sul territorioappartenente al comune di Montopoli mal’accesso è più agevole da Poggio Mirteto dallafrazione di S. Valentino. È da rilevare la pre-senza di murature in opera poligonale chetestimoniano la preesistenze di una città sabi-na del periodo curense.La villa romana, in opera reticolata, è statacostruita, nel II secolo a. C. su le antichestrutture; da alcuni studiosi è stata riconosciu-

ta come villa di Terenzio Varrone, erudito cheebbe da Cesare il compito di organizzare laprima biblioteca della repubblica di Roma,autore di circa 70 opere sui più vari campi delsapere. Sorge su un’area di oltre un ettaro eappoggia su un terrazzamento rilevato di circa6 metri rispetto ad una seconda terrazza chefunge da piazzale antistante. Doveva essere molto lussuosa per la presenzadi marmi, di mosaici, di intonaci policromiaffrescati.

Bocchignano, frazione di Montopoli di Sabina (a.l.)

Chiesa di S. Giovanni Evangelista (a.l.) Grande esedra della Villa dei Casoni (a.l.)

51

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

L a Riserva Naturale Tevere-Farfa offreai visitatori diverse opportunità perpoter conoscere ed apprezzare il pro-

prio territorio, con iniziative, strutture edeventi d’interesse per tutte le fasce d’età.Inoltre vi sono sentieri, osservatori e museiadeguatamente attrezzati per la fruizione daparte di persone diversamente abili.Qui di seguito verranno descritte tutte leattività che possono essere svolte, le normecomportamentali alle quali attenersi vistoche ci si trova dentro un’area protetta; gliaspetti particolari del territorio che possonoessere osservati lungo i sentieri natura; i sitidi interesse storico-archeologico e culturale. Si consiglia di preferire vestiti che si possanosporcare e scarpe comode e resistenti all’ac-qua, specialmente se si vuole seguire un iti-nerario completo. Sopratutto nei periodi piùpiovosi, possono essere utili degli stivali oaltre calzature impermeabili; tuttavia, grazieai sentieri battuti ed ai camminamenti inlegno, gli itinerari sono percorribili anchecon calzature normali. Per non essere notatieccessivamente dagli uccelli, è molto impor-tante indossare abiti di colori non troppovistosi, scuri e possibilmente mimetici,come il verde ed il marrone, ovvero i coloridelle foglie, del legno e della terra.Infine, se disponibili, si consiglia di portarecon sé alcuni oggetti quali un binocolo, unamacchina fotografica, un taccuino e unamatita (che non scolorisce con la pioggia ol’umidità) per annotare le specie avvistate oqualche pensiero suggerito ad esempio dall’e-mozione di un’alba o un tramonto nellapalude.

ATTIVITÀ PER LA FRUIZIONE ORGANIZZATA

La Riserva Naturale Regionale Nazzano,Tevere-Farfa è dotata di molte infrastrutturedi visita, finalizzate a favorire forme di frui-

zione turistica compatibili sia con le necessi-tà dei visitatori, che con le esigenze di tuteladelle risorse naturali presenti nell’area.Molte delle infrastrutture realizzate sonodestinate a favorire la conoscenza dei diversiambienti presenti nell’area e regolamentare lafruizione, limitando il più possibile il distur-bo alla fauna, senza per questo impedire aivisistatori di poter scoprire ed osservareanche gli aspetti più segreti e affascinantidella Riserva.Qui di seguito vengono elencate e descrittesinteticamente tutte le infrastrutture attual-mente presenti sul territorio e quelle di pros-sima realizzazione, riportate nella cartinaallegata.

AREE DI PARCHEGGIO

Per chi raggiunge l’area protetta in macchina,le aree di parcheggio sono le seguenti: unapresso l’accesso sud alla Riserva in loc.Meana; una lungo la Via Tiberina, all’incircaal km 32; una in prossimità della località “ilPorto”, in fondo alla discesa che da Nazzanoconduce alla riva destra del Tevere, dove sonopresenti i campi e le serre del vivaio di pro-prietà della Riserva, in parte gestito dallacoop. Nautia; una di fronte all’entrata delCasale della Cesa; un’altra in prossimità del-l’approdo del battello sotto il Ponte diMontorso (accesso nord) e un’altra il loc.Campo del Pero (vedi cartina allegata).

UFFICI DELLA RISERVA

Gli uffici della direzione e quelli tecnici edamministrativi della Riserva sono situati inloc. Meana, S.P. Tiberina, km 28,100, tel.0765 332226, tel. e fax 0765 332795, fax0765/30262. Presso il Casale della Cesa(S.P. Tiberina Km. 35) sono situati il Centrovisite e gli uffici della vigilanza (tel. 076530271, fax 0765 30262).

Informazioni per la fruizione turistica

52

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

AREE PIC-NIC

Lungo la stradache, a partire dalPonte di Mon-torso, percorrel’argine destrodel Tevere, finoalla zona delPorto, sono dis-

locate 10 aree pic-nic, alcune delle quali prov-viste di braciere. Un’altra area pic-nic si trovapresso la Mola, dove c’è anche un punto perl’osservazione dell’avifauna.

STRUTTURE PER

L’OSSERVAZIONE DELLA FAUNA

I punti di osservazione della fauna sono statilocalizzati principalmente nella parte più inte-ressante dal punto di vista naturalistico dellaRiserva, costituita dai due corsi d’acqua, dallavegetazione ripariale e dagli isolotti presentinel tratto a valle della confluenza del Teverecon il Farfa. Questa zona presenta la maggiorconcentrazione delle emergenze vegetazionalie delle specie di uccelli di particolare interessenaturalistico, protette dalla Convenzione diBonn (1979) e dalla Direttiva “Uccelli”79/409/CEE. Pertanto, al fine di non distur-bare la fauna presente, nel corso delle escur-sioni e delle osservazioni nei capanni, è moltoimportante attenersi alle norme comporta-mentali.Le strutture per l’osservazione della faunasono di due tipi: le torri di avvistamento ed icapanni. Lungo il sentiero natura dellaFornace sono presenti due torri di avvista-mento, in legno, alte 4-5 metri, accessibiliattraverso una scala in legno con corrimano; iltratto di sentiero che porta alla torre è protet-to quasi del tutto dal canneto. I capanni sonoanch’essi realizzati in legno, e sono così dislo-cati: due sulla riva sinistra, di cui uno vicino alcasale La Mola, costituito da un’ampia paretein legno alta circa 2 metri, mentre quello inbasso, lungo il sentiero è un vero e propriocapanno; sulla riva destra, due sono in prossi-mità del “Porto”, tre in prossimità della

Fornace. L’osservatorio realizzato presso lavecchia Fornace in parte ristrutturata, è parti-colarmente ampio, suddiviso su due piani,adatto ai diversamente abili (è presente unascensore). Sia le torri di avvistamento che icapanni, hanno le fessure poste ad altezzediverse per permettere l’osservazione ai visita-tori (grandi e piccini) senza arrecare disturboall’avifauna.

VISITE GUIDATE

La Riserva organizza visite guidate sui diversitemi che caratterizzano le possibili chiavi dilettura del paesaggio come ad esempio: l’ac-qua e la diversità della vita animale e vegetalead essa associata; l’evoluzione del territoriodovuta alla presenza del fiume e la conseguen-te storia degli insediamenti umani in questotratto del Tevere, per apprezzare meglio lecaratteristiche naturali e storico culturali del

Area pic-nic (a.l.)

Torretta di avvistamento (a.l.)

Coop. Soc. Le mille e una notteVia Laterina, 15 - RomaTel. e fax: 06 8819091

Orario di apertura: 10,00 - 17,30 Email: [email protected] internet: www.le1000e1notte.it

INFORMAZIONI

53

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

territorio. Le visite generalmente si svolgononell’arco di una giornata, ma possono essereorganizzati itinerari per più di un giorno,lungo i sentieri dislocati lungo le due rive delTevere.

ESCURSIONI

I sentieri della Riserva sono facilmente acces-sibili e ben riconoscibili, grazie anche all’aiutodelle indicazioni riportate qui di seguito e illu-strate nella cartina allegata. Coloro che sonointeressati ad organizzare escursioni per uno opiù giorni, in gruppi o singolarmente, posso-no visitare il sito web della Riserva www.teve-refarfa.it, oppure contattare la Coop. Soc.“Le mille e una notte” (vedi box alla paginaprecedente) per avere informazioni relative aiprogrammi, i costi e le prenotazioni delle visi-te guidate. La Riserva è aperta al pubblico dal-l’alba al tramonto.

GITE IN BARCA

Una gita in barca sul Tevere, è un’occasioneunica per apprezzare veramente la bellezza delfiume e la ricchezza di specie che legano laloro esistenza all’acqua. La Riserva offre aivisitatori la possibilità di effettuare una sugge-stiva gita su due battelli a pannelli solari, l’ “Airone” e il “Martin pescatore”, da 23 posticiascuno. Le gite hanno una durata diversa aseconda del percorso: è possibile svolgere ilpercorso di circa un’ora nel tratto internodella Riserva (compreso fra l’approdo di

Nazzano e quello di Torrita Tiberina), oppuresi può effettuare un percorso più lungo, raggiungendo l’approdo situato sottoSant’Oreste, così da poter apprezzare vera-mente lo splendido paesaggio della valle delTevere. L’accesso ai battelli è facilitato per idiversamente abili. Inoltre nella località “ilPorto” è stato ripristinato il traghetto ad arga-no, un tempo utilizzato per il trasporto delbestiame tra le due rive, che prossimamenteverrà riattivato per permettere comodamentee piacevolmente ai visitatori di attraversare ilfiume così da compiere escursioni lungo i sen-tieri della riva sinistra. Per informazioni, pro-grammi e relativi costi: visitare il sitowww.teverefarfa.it e/o contattare gli ufficiamministrativi della Riserva (Tel. 0765332226, tel. e fax 0765 332795, fax 076530262).

ATTIVITÀ DIDATTICO-SCIENTIFICHE

La Riserva promuove attività di ricerca scien-tifica in collaborazione con le Università, asso-ciazioni naturalistiche e strutture private. Finoad oggi sono stati condotti studi sulle seguen-ti specie animali: allocco, barbagianni, civetta,nibbio bruno, poiana, gheppio, lodolaio,nutria, cinghiale, istrice. Queste ultime trespecie sono state recentemente indagate conuno studio annuale per valutare l’impatto sul-l’agricoltura locale nonchè sperimentare siste-mi ecologici di controllo e di prevenzione deidanni. È possibile richiedere i documenti rela-

Battello in navigazione (f.b.) Traghetto ad argano (a.l.)

54

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

tivi alle ricerche,s c r i vendo a l l aDirezione dell’ente.

ATTIVITÀ PER LE

SCUOLE

Una visita dellaRiserva offre aibambini e airagazzi delle scuo-le materne, ele-mentari e medie lapossibilità di svol-

gere attività studiate per sensibilizzare i giova-ni al rispetto della natura e dell’ambiente, perrenderli maggiormente partecipi e consapevo-li dei principi dell’ecologia e per stimolare leloro capacità di osservazione e creatività attra-verso la riscoperta della propria sensorialità emanualità. Ma osservare alcuni animali innatura non è sempre facile, anzi talvolta èquasi impossibile, perché molti di loro hannoabitudini notturne o sono estremamente elu-sivi. Pertanto i ragazzi verranno stimolati ariconoscere i segni di presenza delle diversespecie come dei piccoli detective, così da sco-prire i diversi adattamenti e le abitudini dellenumerosissime specie che popolano laRiserva. Questo luogo può essere consideratocome un laboratorio naturale dove poterapprendere concetti particolarmente comples-si quali la nicchia ecologica, le successioni eco-logiche o comprendere ad esempio gli effettidelle glaciazioni tramite l’osservazione deisedimenti marini e fluviali. Le inziative per lescuole prevedono, oltre alle visite guidate,interventi in classe da parte di operatori dellaRiserva e attività di consulenza per gli inse-gnanti.Per le visite guidate si consiglia di con-tattare la Coop. Soc. “Le mille e una notte”.Nell’attuale Centro Visite della Riserva è pos-sibile visitare, su richiesta, la serra delle api inmodo da osservare da vicino la vita di questiinteressanti e utili insetti. Questa particolareserra è stata realizzata con materiale riciclato;al suo interno viene posta l’arnia e delle pian-te di fiori in modo da mostrare ai bambini

l’attività delle api finalizzata alla produzionedel miele e degli altri prodotti, nonché la fun-zione di impollinatori di questi affascinantiinsetti.

FATTORIE DIDATTICHE

Nella Riserva è prevista la realizzazione di unaFattoria Didattica nei capannoni dell’UniversitàAgraria. Nel territorio sono tuttavia presentialcune Fattorie didattiche di cui si riportanoqui di seguito, in modo molto sintetico, le ini-ziative proposte per le scuole ed i recapiti pereventuali informazioni e prenotazioni.

FATTORIA DIDATTICA “MORICELLI” Situata nella Bassa Sabina in una zona collina-re con uliveti, vigneti, prati da pascolo e semi-nativo. Si coltivano ortaggi, cereali, fiori, frut-ti, foraggiere, officinali, la vigna e l’olivo. La struttura può accogliere gruppi di circa 50bambini. La fattoria propone una serie di per-corsi didattici come la produzione dell’oliod’oliva, del formaggio, la vendemmia, e sull’a-gricoltura biologica.

FATTORIA DIDATTICA “LE FORESTE”La fattoria propone due percorsi didattici unosulla lavorazione del miele ed uno della cera.I bambini, a gruppi di sei, vestiti da apicolto-ri, sono coinvolti nelle operazioni di lavora-zione.

Via Santa Maria02040 Montopoli (Rieti)

Tel. 0765 322160

INFORMAZIONI

Via di Valle Carbone snc Loc. Colli della Città

Torrita Tiberina (Roma)Tel. 0765 332256

INFORMAZIONI

55

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Nella Riserva Naturale Regionale diNazzano Tevere-Farfa vi sono attual-mente tre strutture museali: il

Museo del Fiume, il Museo della Notte el’Ecomuseo del Parco Didattico di Nazzano.Tra questi, il Museo del Fiume rientra nelSistema Museale Territoriale della Media Valledel Tevere assieme al Museo Naturalistico delMonte Soratte di Sant’Oreste, al MuseoArcheologico di Magliano Sabino e quello di

Fara Sabina. Recentemente è stato realizzatoun Ecomuseo-Centro Visite Multimediale incorrispondenza dell’accesso sud della Riserva,vicino alla sede degli Uffici Tecnici edAmministrativi.Qui di seguito, quale invito alla visita, si offreuna breve descrizione dei contenuti di questiinteressanti musei e le indicazioni sulla lorolocalizzazione, i servizi offerti ed i recapiti perle informazioni su come poterli visitare.

I l Polo Scientifico Museale di Nazzano“Museo del Fiume” è un complessomuseale a carattere naturalistico dedica-

to al fiume Tevere e legato alla RiservaNaturale Regionale Tevere-Farfa.Ubicato all’interno degli ambienti di serviziodel Castello di Nazzano, il Museo del Fiume siarticola in varie sezioni a spiccata vocazionedidattica, create per far avvicinare e conoscerel’ecosistema fluviale considerandolo come unorganismo vivente. Infatti, il Tevere, comeogni fiume, cambia nel tempo e nello spazio,crea un tutt’uno con numerose comunità ani-mali e vegetali, reagisce agli interventi natura-li e a quelli umani, condivide la sua storia conquella dell'Uomo.A partire dall’analisi della morfologia del ter-ritorio, il “Museo del Fiume” si pone comeobiettivo finale la sensibilizzazione del pubbli-co al rispetto e alla protezione dei corsi d’ac-qua, non solo come risorsa per l’umanità, maanche come patrimonio d’inestimabile bellez-za ed armonia da far giungere alle generazionifuture. Il “Museo del Fiume” supera i sistemiespositivi tradizionali e ne sviluppa di nuovipiù stimolanti ed interattivi. Infatti, questa

struttura è stata creata, anche grazie ai colori eai materiali dell’allestimento che richiamanol’acqua, in modo da “immergere” il visitatorenella vita di un fiume. Il pubblico può, quin-di, seguire l’andamento del corso d’acquadalla sorgente alla foce, può scoprire, attraver-so un divertente esperimento, quale tipo disuolo è più permeabile all’acqua, può cammi-nare, senza bagnarsi, sul letto del fiume e sco-prire che cosa l’acqua vi deposita.Il visitatore inoltre ha la possibilità di osserva-re da vicino alcuni degli animali del Tevere inacquari che ricostruiscono l’ambiente origina-rio, può ascoltare i canti degli uccelli del postoed ammirare dei filmati e diapositive sulfiume. Il museo offre al pubblico l’opportuni-tà di scoprire un mondo di cui, generalmente,si ignora l’esistenza, ovvero la vita microscopi-ca nel corso d'acqua.Infatti, proprio come se si osservasse attraver-so una potentissima lente d’ingrandimento, idiorami del Museo permettono di esplorare,ad esempio, la “giungla” di organismi chevivono in una goccia d'acqua o tra i ciottolidel letto del fiume. Si possono, sempre tramite i diorami, cono-

I Musei

Il Museo del Fiume

56

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

scere i collemboli, minuscoli insetti saltatoriche si possono scorgere su di una pianta chia-mata lenticchia d’acqua, oppure scoprirecome è fatta una larva di libellula.Il piano superiore offre la possibilità di un’in-teressante collezione di uccelli rappresentatividell’ornitofauna presente nell’area umida dellaRiserva oltre alle ricostruzioni storiche che

spiegano l’importanza che ha sempre avuto ilfiume per le popolazioni umane che abitanonelle sue vicinanze e le testimonianze dell’ine-vitabile impatto antropico. Questo Museo èstato concepito non solo come un semplicepercorso scientifico e didattico, ma come unvero centro culturale e polo scientifico a dis-posizione dei cittadini e dei visitatori, grazieanche alla possibilità di disporre di un’ampiaSala Polifunzionale e una sottostante SalaMostre Temporanee.Proprio all’interno di quest’ultima sala, direcente, è stato aperto un nuovo percorsoespositivo permanente dedicato alla paleonto-logia. Il nuovo spazio è stato realizzato valo-rizzando la presenza di grotte artificiali, scava-te oltre 200 anni fa, che oggi permettono discoprire l’affascinate mondo del passato attra-verso la presenza e lo studio dei fossili espostiin questi ambienti.

A ll’interno della Riserva, nel Casaledella Vedova o casale “Sandroni”, sitrova il Museo della Notte, che rap-

presenta un importante momento di riflessio-ne e di approfondimento sui molteplici modidi osservare il paesaggio e la vita notturna, checostituiscono uno degli aspetti naturalisticipiù affascinanti dell’area protetta.L’esposizione che, al pari del Museo delFiume, si manifesta quale frutto di una pro-gettazione con funzione principalmentedidattica, si articola in due sezioni: geologico-astronomica e biologica.Nella sala superiore sono raffigurati immaginiparietali, realizzate in mosaico, della vita not-turna nella Riserva, dei miti e le leggende lega-te alla notte ed alle costellazioni. Attraversodiorami, modelli e scatole didattiche, sonodescritti i lunghi viaggi notturni che ciclica-mente compiono insetti, uccelli e mammiferi.Attraverso la lettura di fiabe e di leggende i

PRENOTAZIONIVia Mazzini, 1

00060 Nazzano (Roma)Tel. 0765 332002 - 335 6880515

Fax 0765 332710Email: [email protected]

ORARI DI APERTURAMartedì, giovedì, sabato e domenica

dalle 9,00 alle 15,00.Da luglio a settembre, lunedì dalle 8,00 alle 15,00, sabato dalle 9,00 alle 17,00

e domenica dalle 9,00 alle 18,00.Si consiglia di prenotare la visita ai recapiti riportati suindicati.

BIGLIETTO€ 1,00

SERVIZIAccesso e percorsi facilitati per disabili.

Laboratori ed attività didattiche. Servizio visiteguidate. Servizi multimediali. Sala conferenze.

Spazio espositivo per mostre temporanee

Il Museo del Fiume fa parte del Sistema delleAree Naturali protette della Regione Lazio.

INFORMAZIONI

Il Museo della Notte

57

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

visitatori potranno vivere le emozioni chehanno accompagnato quei popoli che affron-tarono la notte guidati dagli astri, sfidando letenebre, spesso con timore, a volte con intre-pido spirito di avventura.Particolarmente suggestiva è la sala al pianoterra dove una volta celeste che fa da corniceal volo di grosse farfalle notturne attratte dallaluce riflessa della luna, avvolge l’ambientedeputato alla trattazione dei temi legati all’a-stronomia, all’astrologia ed alle migrazionianimali, commentati attraverso pannellididattici retroilluminati.A fianco di questa sala un piccolo laboratoriooffre la possibilità di “toccare con mano”molti degli esseri viventi che trovano nellanotte la loro ragione di vita quali insetti,miriapodi, scorpioni e alcuni uccelli rapacinotturni. Strettamente legato al Museo è il“Sentiero della Notte” della Riserva, checonduce comodamente sino all’argine fluvialeriallacciandosi al sentiero “La Fornace”,ideato all’interno della Riserva per cogliere gliaspetti più significativi dell’habitat fluviale.

Di taglio antropologico, il museo èospitato nel Casale Bussolini, unesempio significativo di edificio

rurale della campagna romana, inserito all’in-terno di un’unica tenuta e in tal senso ideale“luogo di conservazione” delle testimonianze

di vita e cultura della società tradizionale chefino al secolo scorso caratterizzarono la storiaantropica dell’area.L’Ecomuseo illustra, attraverso documentid’archivio o tratti dalla tradizione orale eoggetti della cultura materiale, il rapporto frauomo e natura, in particolare fra l’uomo ed ilfiume. Pannelli consentono di approfondireaspetti legati ai cicli delle coltivazioni caratte-ristiche delle aree di mezza collina, all’alleva-mento del bestiame, alle attività pastorali, allefigure e ai mestieri tradizionali come anche aquelli più direttamente legati alla presenza delfiume e del porto: i mercati del legname, imugnai, i barcaroli, i “passatori” - traghettato-ri e trascinatori di barche controcorrente.A ribadire il profondo legame con il fiume,un’attenzione particolare è rivolta alla dimen-sione culturale, ai momenti festivi e cerimo-niali legati alle confraternite che tutt’oggi

Coop. Soc. Le mille e una notteVia Laterina, 15 - RomaTel. e fax: 06 8819091Orario: 10,00 - 17,30

Email: [email protected] internet: www.le1000e1notte.it

APERTURAVisitabile tutte le domeniche e, per gruppi,

tutto l’anno, tramite visite guidate a pagamento.

SERVIZIAccesso e percorsi facilitati per disabili.

Laboratori e attività didattiche.Servizio visite guidate.

Il Museo Regionale fa parte del Sistema delleAree Naturali Protette della Regine Lazio.

INFORMAZIONI

Coop. Soc. Le mille e una notteVia Laterina, 15 - RomaTel. e fax: 06 8819091Orario: 10,00 - 17,30

Email: [email protected] internet: www.le1000e1notte.it

APERTURADi prossima apertura.

SERVIZIAccesso e percorsi facilitati per disabili.

Laboratori e attività didattiche.Servizi multimediali. Servizio visite guidate.

Museo Civico - Fa parte del Sistema delle AreeNaturali Protette della Regione Lazio.

INFORMAZIONI

L’Ecomuseo di Casale Bussolini

58

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

mantengono vivo il culto del santo protettoredi Nazzano, Sant’Antimo, la cui particolarissi-ma agiografia si collega strettamente al fiumeTevere. Quindi l’Ecomuseo porpone unapprofondimento sulle radicali trasformazionidelle società tradizionali, segnate dall’abban-dono delle coltivazioni agricole e dalla “rina-turalizzazione” delle terre coltivate (oggi tra-sformate in area protetta), attraverso l’analisidel microcosmo costituito dalla stessa tenutadel Casale Bussolini, di cui si ripercorre la sto-ria e lo sviluppo tramite gli oggetti, gli stru-menti e gli utensili donati dalla popolazionedi Nazzano, che connotavano, fino a pochidecenni fa, la quotidianeità di questi luoghi.

D al recupero dell’area dell’ex cava diMeana, presso l’accesso sud dellaRiserva, è stato realizzato un

Ecomuseo-Centro Visite con laboratoriodidattico multimediale. La visita all’ecomuseonon si sviluppa lungo un percorso definito,bensì secondo la fruizione libera di un net-work di poli di interesse realizzati con punti diproiezione tridimensionale, nel quale si pro-muove l’attività della Riserva, gli eventi orga-

nizzati, le caratteristiche naturali e storico-cul-turali del territorio ecc.. Altri punti di comu-nicazione dislocati nell’ecomuseo offrirannoal visitatore un effetto molto stupefacente chepermetterà di fornire informazioni sonorelocalizzate senza diffondere suoni su tuttol’ambiente.Fanno parte del percorso informativo anchequattro postazioni multimediali interattiveche permettono di acquisire informazioninaturalistiche in modo semplice e divertente.La distribuzione e la quantità dei punti infor-mativi garantiscono la piena fruizione deicontenuti in contemporanea a circa 60 perso-ne. Nella struttura è presente anche una salaper proiezioni tridimensionali (cinema 3D),nella quale i visitatori possono vedere filmatiriguardanti particolari aspetti del territoriodella Riserva o tematiche di carattere ambien-tale, realizzati sia in forma digitale che inmodalità documentaristica.Ai visitatori verranno forniti occhiali partico-lari con lenti polarizzate per far vivere loro lasensazione di essere all’interno dell’ambienteche viene proiettato. Inoltre è stata realizzataun’aula didattica dotata di computer multi-mediali per poter svolgere attività di ricerca estudio sia in gruppo che singolarmente.

ALTRI MUSEI DEL TERRITORIO DEI COMUNI

CHE FANNO PARTE DELLA RISERVA

A Montopoli, al di fuori dei confini dellaRiserva, ci sono due piccoli ma affascinantimusei, di cui si consiglia la visita, vista la loroparticolarità.

MUSEO DEGLI AUTOMATA

Gli automata sono piccole sculture meccani-che, realizzate in carta, legno e metallo, chevengono messe in movimento dai visitatoridel Museo. Il Museo raccoglie circa 200 auto-mata, realizzati da artisti giapponesi, statuni-tensi, tedeschi, inglesi, francesi, canadesi,sudamericani ed italiani. Un centinaio diopere sono esposte in permanenza negli spazieespositivi del Museo, mentre l'altra metà dellaraccolta costituisce un Museo itinerante che

Ecomuseo - Centro VisiteMultimediale di Meana

Uffici amministrativi della RiservaTel. 0765 332226 - Tel. e fax 0765 332795

Internet: www.teverefarfa.it

APERTURADi prossima apertura.

SERVIZIAccesso e percorsi facilitati per disabili.

Laboratori e attività didattiche.Servizi multimediali.

INFORMAZIONI

59

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

può essere allestito presso le strutture pubbli-che e private che ne fanno richiesta. Gli auto-mata moderni possono essere paragonati agliAikù Giapponesi, i quali vengono definiticome “una piccola visione del mondo in trebrevi versi”. Similmente gli automata moder-ni possono essere definiti “una piccola visionedel mondo in un giro di manovella”. La legge-ra ironia degli automata, unita alle invenzionimeccaniche che ne consentono il movimento,suscitano nei visitatori del Museo un interesseartistico ed uno stimolo alla conoscenza dellameccanica che spesso porta al desiderio dicimentarsi con la costruzione di un proprioautomata. Il Museo organizza visite guidate,corsi per la costruzione di automata indirizza-ti a ragazzi ed adulti e tenuti dagli artisti stes-si, e produce materiali didattici, video e libri.Il luogo del Museo è partedella struttura del piccoloCastello di Vezzano, IX secolod.c.

MUSEO INTERDINAMICO

PRIOLO

Autore e fondatore TonyPriolo, recensito come unodei più geniali e prestigiosipittori viventi, nonché grandegrafico, acquarellista, minia-turista, partendo quindi dal-l'idea di arte interattiva per

aprirsi alle diverse culture, alle tradizioni, maanche al nuovo gusto pittorico e per le esi-genze dello spirito.Ideatore del Manifesto del Trans-FuturismoEsistenziale diffuso dall’ANSA il 23 marzo1987 come documento storico-letterario edel Manifesto del Secondo Romanticismopresentato a Rieti nel 1991.È l’autore del “Trittico Priolo dell’11 settem-bre 2001”, che ha avuto grande accoglienza aNew York, il quale si compone di due operepittoriche, ovvero “L’urlo di New York” e“Paesaggio con sole nascente e figure dinami-che”, e della poesia “11 settembre 2001-Lagrande paura-Vola pensier mio”.La più recente composizione poetica delMaestro Priolo è “Il ricordo degli innocenti diBeslan”, l’opera “Tony Priolo, i cavalieri dellapace”, dedicata agli eroi di Nassirya, mentrel'Arte del Maestro si è arricchita del“Manifesto terzo millennio a Roma”.Il Museo propone inoltre alcune mostre iti-neranti a noleggio per il “Progetto per l’in-fanzia”:1° “Tony Priolo - “Segni e disegni... e poitrovò la luce” (selezione di oltre 150 opere);2° “Tony Priolo - La dinamica” (selezione didisegni, pastelli, acquarelli, olii e miniature);3° “Tony Priolo - I gioielli dell’acquerello”(selezione di oltre 150 acquerelli);4° “Tony Priolo - Disegni” (selezione di 120disegni di vari periodi).Per informazioni: visitare il sito www.tony-

priolo.it, nel quale sonoriportate le immaginirelative alle diverse operedescritte.

Via Case Nuove, 702040 Montopoli (Rieti)Internet: www.alivola.it

Tel. 0765 279821 - Fax 0765 279559(dalle 8,30 alle 12,30)

SERVIZIAccesso e percorsi facilitati per disabili.

Laboratori e attività didattiche. Servizio visite guidate.

Museo privato.

INFORMAZIONI

Automata Icarus (a.l.)

60

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Imomenti migliori della giornata pervisitare la Riserva e per compiere leosservazioni dai capanni, sono le prime

ore del mattino ed il tramonto, dato che gliuccelli sono più facilmente avvistabili ed icolori della palude più suggestivi.I sentieri sono tutti semplici da percorrere inquanto per lo più si snodano lungo stradesterrate ed i percorsi sono stati realizzati con letraversine di legno. I sentieri (eccetto quellodel Museo della Notte, in allestimento, e quel-li che partono dai centri storici) sono segnala-ti da una Tabella di inizio, che riporta la car-tografia della Riserva con le indicazioni deipercorsi, le norme comportamentali e le pecu-liarità del territorio. Le tabelle di percorso, segnalano all’escursio-nista le particolarità dal punto di vista natura-listico che possono essere osservate lungo isentieri. I tempi di percorrenza riportati, sonostati calcolati tenendo conto delle soste pressogli osservatori, necessarie per una piacevoleosservazione delle diverse specie di uccelliacquatici e delle altre specie presenti nellazona tipicamente palustre. I sentieri descrittiqui di seguito sono riportati nella cartina alle-gata, con colorazioni diverse in modo da poterdistinguere il percorso.

NORME COMPORTAMENTALI

Nel corso delle escursioni i visitatori sono pre-gati di non abbandonare i sentieri, di non rac-cogliere campioni di flora e fauna, di non dis-turbare gli animali, di non condurre canisciolti, di non accendere fuochi (se non neibarbecues delle aree pic-nic dove è esplicita-mente permesso), non gettare i rifiuti (se nonnegli appositi cestini), evitare i rumori molestie di seguire gli itinerari tracciati. Nella Riserva è vietata la caccia, mentre lapesca è consentita in particolari condizioni (ipermessi possono essere richiesti presso i ser-

vizi pubblici e bar di Nazzano, TorritaTiberina e Poggio Mirteto scalo), è vietatol’uso delle automobili e dei motocicli (tranneche per i residenti e gli operatori dell’area), èvietato l’uso delle imbarcazioni a motore. Èconsentito l'uso delle canoe e delle imbarca-zioni a remi soltanto lungo i tratti di fiume incui è espressamente segnalato e con un’appo-sita autorizzazione da parte della Direzionedella Riserva.

SENTIERO NATURA “LA FORNACE” (N. 1)Il Sentiero Natura, si sviluppa lungo la spon-da destra del Tevere e attraversa un’area di rile-vante interesse naturalistico, in quanto ècaratterizzata dalla presenza del canneto e delbosco ripariale, particolarmente ricco di spe-cie ed importante luogo di sosta e di rifugioper molti uccelli acquatici.La vecchia Fornace, ormai abbandonata, chedà il nome al sentiero, è divenuta ora un affa-scinante “capanno” per gli appassionati bird-watcher, in quanto recentemente è statorestaurato ed ampliato al suo interno in mododa offrire più spazio ai visitatori e per facilita-re l’accesso e la fruizione ai diversamente abiliin carrozzella.Il sentiero è comodamente percorribile su untavolato di legno che rende accessibili questezone palustri. Il sentiero è una pregevole sin-tesi, dal punto di vista geologico, vegetaziona-le e zoologico, di tutte le potenzialità e leemergenze che una zona umida può offrire.L’area interessata da questo sentiero ricadenella zona di Riserva integrale ed è quindimolto importante non arrecare disturbo aglianimali e seguire le norme comportamentaliprecedentemente descritte. Dal Parcheggio della Riserva, sotto l’abitato diNazzano, si scende verso il Tevere seguendo lastrada asfaltata che raggiunge la riva del fiume.Si arriva alla zona denominata “Porto”, dov’è

I sentieri della Riserva

61

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

il Punto Informativo e il traghetto ad arganoche trasporta i visitatori nella sponda sinistradel Tevere. Qui una tabella della Riservaillustra l’itinerario che inizia a destra del tra-ghetto. In questa parte del percorso si passaattraverso il bosco di palude, costituito dalSalice bianco e dall’Ontano comune, dov’èpossibile osservare alcune specie diPasseriformi come la Capinera, il Pendolino,la Cinciarella, e uccelli limicoli come il

Porciglione, il Piro-piro e il Piovanello. Dinotevole interesse sono le formazioni arbusti-ve del Salice rosso, del Salice ripaiolo e delSalice delle capre.Lungo il percorso è possibile ascoltare il cantodel Pettirosso, dell’Usignolo di fiume e il versoun po’ grottesco del Porciglione. Lungo i tron-chi degli alberi sono presenti piante rampi-canti come l’Edera e la Stracciabraghe, mentreil sottobosco è caratterizzato dalla presenzadell’Equiseto.Poco oltre l’uscita dal bosco, dopo aver oltre-passato un fitto canneto, si incontrano duetorrette sulle quali sono state posizionati gliosservatori che permettono di effettuare gliavvistamenti delle specie che vivono nel can-neto. In quest’ambiente, è possibile ascoltare irichiami dei Passeriformi e degli uccelli acqua-tici, ed osservare le Nutrie che si muovonopigramente anche di giorno, seppur menoattive che di notte. Nel canneto sono inoltreosservabili specie come la Tifa, il Giunco e ilGiaggiolo giallo che, soprattutto in primaveraravviva il canneto con il suo color giallo splen-dente. L’osservatorio che si incontra successi-vamente, prima della Fornace, permette unabella vista sulla rientranza del Tevere, caratte-rizzata dal livello basso delle acque, dalla pre-senza di vegetazione a carici che offrono ripa-ro a molte specie di Anatidi, di Limicoli e diArdeidi.Di fronte al capanno, spesso si può avvistare ilcoloratissimo Martin pescatore che emette uncaratteristico verso stridulo. Il punto d’osser-vazione allestito nelle rovine dell’anticaFornace, consente un’ampia visuale sulla parteantistante del fiume fino alla zona della con-fluenza con il Farfa. A volte sul canneto è pos-sibile avvistare il Falco di palude mentre volain caccia di roditori e piccoli uccelli.Alla fine del sentiero che passa per la Fornaceè possibile prendere a destra la carrareccia cheriporta al Parcheggio e quindi al Porto, oppu-re si può proseguire a sinistra seguendo l’argi-ne del fiume. Lungo questo tratto del sentie-ro, il versante a destra si presenta ripido ecoperto da un fitto bosco misto.

Dislivello: trascurabile.Tempo del percorso: 1h o 2 h.

a seconda del percorsoLunghezza: 2 km per compiere l’anello dal Portoal Parcheggio vicino all’Ostello, altri 4 km per

giungere fino a Meana e ritornare indietro.Percorso: segnato.

Interesse: geologico, vegetazionale e zoologicoSentiero adatto ai diversamente abili in

carrozzella ed ai bambini, in particolare il circuito che partendo dal Porto arriva al

Parcheggio (vedi cartina).Strutture per birdwatching: lungo il sentiero

sono presenti 5 capanni, di cui due sono torriposizionate nel canneto, altri due sono capanni

al livello del fiume, mentre un altro è stato realizzato all’interno dell’antica Fornace.

Quest’ultimo è a due piani (con ascensore perdiversamente abili) e permette di sostare

comodamente per l’osservazione degli uccelli. I punti di avvicinamento alle due torri non

sono protette pertanto si consiglia di avvicinarsi con cautela.

INFORMAZIONI

Sentiero della Fornace (a.l.)

62

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Le specie vegetali più significative in questotratto, sono il Carpino nero, l’Orniello, laRoverella, il Cerro, l’Acero e l’Albero di giuda.Possono esservi inoltre nuclei di Leccio. Sottoalcuni rami utilizzati come posatoi, è possibi-le trovare le borre, ovvero i resti alimentari, delGufo comune, dell’Allocco e il Barbagianni,che frequantano questi ambienti. Sul terrenofangoso spesso sono ben visibili le traccedell’Istrice, del Tasso e della Volpe. Sul pendio a destra, in questa parte del sentie-ro, è visibile la stratificazione dei sedimenti diargille, sabbie e conglomerati, in cui sono pre-senti fossili di origine marina e fluviale (cfr.cap. Aspetti geologici dell’area).La stratificazione dei sedimenti è ben visibileanche all’interno di cavità artificiali scavatenella parete dall’uomo, che si incontranolungo il sentiero. Si raggiunge quindi alla zonaantistante la confluenza del Farfa con ilTevere, da dove si possono avvistare moltespecie di uccelli precedentemente descritti e,in particolare, gli Svassi, con il loro caratteri-stico piumaggio caratterizzato da vistosi ciuffiintorno agli occhi. Proseguendo il sentiero si possono osservaregli isolotti nel vasto tratto lacustre che prece-de la Diga di Meana. Sulla sinistra sono visi-bili i sedimenti fluviali costituiti da conglo-merati con ciottoli di diversa grandezza, chetestimoniano le variazioni di corrente del flus-so d’acqua che scorreva nelle diverse fasi delleglaciazioni. Il sentiero termina sulla strada nei

pressi di una vecchia cava di ghiaia dove sonostati realizzati gli uffici tecnici ed amministra-tivi della Riserva e l’Ecomuseo-Centro VisiteMultimediale di Meana. Per ritornare si per-corre a ristroso la carrareccia, che conducedirettamente al parcheggio della Riserva,attraversando la piana coltivata senza passareper la prima parte dell’itinerario.

SENTIERO DEL

“MUSEO DELLA NOTTE” (N. 2)È un sentiero che si consiglia di effettuare disera (previa autorizzazione da parte dell’entegestore della Riserva), in seguito alla visita alMuseo della Notte, per vivere un’emozionan-te avventura alla scoperta della vita notturnadella Riserva.Camminando in silenzio lungo il percorso,sarà possibile l’ascolto dei richiami e dei fievo-li rumori del passaggio di animali notturnicome l’Allocco, il Barbaggianni, l’Assiolo, ilGufo comune, di pipistrelli come il Serotino,il Ferro di cavallo maggiore, il Pipistrellonano. L’Istrice invece è un po’ più rumorosa acausa della sua mole e dei suoi aculei, in par-ticolare quelli della coda, che essendo cavisono utilizzati come una specie di campanelliper intimorire il potenziale aggressore. Nelcaso di una limpida nottata, è possibile inoltrecontemplare le stelle e riconoscere le diversecostellazioni. Dal Casale della Vedova, dove ha sede ilMuseo della Notte, si scende sul pendio pano-ramico dal quale si domina buona parte dellaRiserva. Di fronte il museo, un comodo sen-tiero realizzato con le traversine di legno ed icorrimano laterali (ai quali si raccomanda direggersi onde evitare scivoloni!), scende lungoun pendio coltivato ad alberi del cosiddetto“frutteto dei frutti dimenticati”, in cui vi sonoalberi da frutto non più comunemente colti-vati, nonostante ben adattati alle condizioniclimatiche locali. La vegetazione arbustiva,caratterizzata da molti cespugli di Ginestra deicarbonai, sta pian piano ricolonizzando ilpendio. In quest’area sono ben visibili leprime fasi di una successione ecologica

Il Punto informativo della Riserva

63

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

“secondaria” in cui la vegetazione naturale starioccupando gli spazi utilizzati in tempi passa-ti per la frutticoltura ed il pascolo. Questazona, sulla parte destra caratterizzata dalla pre-senza dilagante del rovo, presenta isolati albe-ri di noce, inizi di ricolonizzazione spontaneadi Roverella e numerosi alberi da frutto, alcu-ni inselvatichiti, soprattutto Olivo. Nelle zonepiù soleggiate è possibile osservare l’Albero diGiuda, con la sua caratteristica fioritura pur-purea primaverile.Questo pendio è frequentato assiduamente dacinghiali, Tassi, Volpi, Ricci ed Istrici. Di que-sti ultimi sono ben visibili gli aculei lasciatilungo i sentierini utilizzati abitualmente per iloro spostamenti, mentre è possibile trovare lebuche scavate dal Tasso con le sue forti zampemunite di unghioni e le sue latrine, utilizzateda questo carnivoro per segnalare il proprio

territorio, soprattutto nella stagione riprodut-tiva. Inoltre su questo pendio nidificano Merlie Fagiani. Avvicinandosi al bosco, il sentierodevia verso il fiume passando parallelamentead un fosso, lungo il quale è possibile vedere ilcanneto caratteristico degli ambienti piùinterni e dei terreni meno umidi, l’Arundodonax. In prossimità del bosco, di giorno sipossono vedere Colombacci, Poiane e in pros-simità del fosso, trovare orme dei piccolimammiferi più elusivi come i Toporagno, iMustelidi come la Martora, la Faina e laDonnola. A questo punto si può girare a sinistra per tor-nare sulla strada asfaltata che dal parcheggiosale verso Nazzano. Quindi, per tornare alMuseo della Notte, girare a sinistra sulla stra-da bianca che si incontra dopo 200 metri.Oppure si può proseguire girando a sinistra edopo 50 metri a destra (prima dell’Ostello),prendendo il sentiero che, passando sotto ilbosco igrofilo, porta al percorso sulle traversi-ne della Fornace. Invece, girando a destradallo sbocco del sentiero del Museo dellaNotte in quello della Fornace, si raggiunge laparte del fiume prossima agli isolotti, di gran-de interesse sia faunistico che geologico (vediSentiero Fornace).

SENTIERO DA NAZZANO

A TORRITA TIBERINA (N. 3)Da Nazzano, prima di iniziare il percorso, siconsiglia di andare a vedere dall’alto il territo-rio della Riserva, dal piazzale antistante ilCastello in cima al centro storico. Si può scen-dere in Riserva dalla circonvallazione del paese(raggiungibile da vari punti del centro stori-co), prendendo poi la discesa di Via del Porto,oppure si prendono le scalette che partonodalla piazza di Nazzano e, arrivati alla stradabianca (a volte poco accessibile) si gira a destraper una strada che conduce anch’essaall’Ecomuseo Casale Bussolini e al Punto diRistoro. Queste due strutture, che prossima-mente saranno riaperte al pubblico sono dueevidenti costruzioni: la prima è un casale conuna torretta (vedi foto), il secondo è una

Tempo del percorso: 45 min.Lunghezza: 2 km.

Itinerario: non segnato, ma in gran parte lungo il sentiero di traversine.

Interesse: vegetazionale e zoologicoSentiero adatto ai bambini.

INFORMAZIONI

Sentiero della Notte (a.l.)

64

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

costruzione antistante il casale. Superato ilCasale Bussolini, si arriva ad un terrazzamen-to panoramico dal quale si domina quasi tuttala Riserva. Da questa strada si scende al sotto-stante parcheggio della Riserva; si prende lastrada a sinistra che conduce al Porto per iltraghetto ad argano (che sarà prossimamenteattivato), dov’è il Punto informativo dellaRiserva. Da qui si segue la strada bianca cherisale il Tevere. Dopo pochi metri, a destra, viè un capanno di avvistamento in legno, dalquale si può osservare un tratto dell’ansa delTevere, circondato dal canneto in cui possonoessere presenti Folaghe, Germani reali,Tuffetti, Moriglioni e Nutrie.Dopo circa 50 metri vi è un altro capanno chesi affaccia su un’altra rientranza del canneto.La strada prosegue lungo la riva per circa cin-que chilometri, incontrando alcune aree disosta attrezzate con tavoli, panche e zone dovepoter accenedere il fuoco. Per un tratto la stra-da passa sotto le ripide pareti, sulla sinistra,

con evidenti segni della loro formazione sedi-mentaria e dove sono ben visibili fori pratica-ti dal Gruccione per la nidificazione. Sullapiana sotto l’abitato di Torrita vi è una raccol-ta artificiale d’acqua dove in primavera posso-no essere avvistati diversi tipi di anfibi, fra cuiil Tritone punteggiato, la Rana dei fossi e laRaganella. Poche centinaia di metri prima delponte di Montorso a sinistra, si incontra unastrada non asfaltata, dov’è un cartello cheindica la direzione per l’agriturismo “La lunasul Tevere”; seguire l’indicazione per l’agrituri-smo fino ad incontrare una strada asfaltata chesale verso Torrita Tiberina. Dopo l’agrituri-smo, in loc. Celli, è possibile osservare i restidi un’antica villa romana (vedi descrizione nelcap. “itinerari storico-archeologici”).Per le indicazioni relative ai borghi di Nazzanoe Torrita Tiberina, si rimanda ai capitoli dedi-cati ai centri storici ed alle informazioni dicarattere storico-archeologico.

SENTIERO “LA MOLA” (N. 4)Questo sentiero porta al punto di avvistamen-to della Mola, molto affascinante soprattuttoall’alba, o comunque di mattina presto, quan-do la luce del sole permette di distinguere benele figure ieratiche degli aironi e le diverse speciedi Anatidi e Rallidi presenti in gran quantità,soprattutto nel periodo autunnale.Dall’osservatorio della Mola, da cui si dominala zona della confluenza del Farfa con il Tevere,è possibile osservare gli aspetti più caratteristicidi quest’area protetta.Lungo il sentiero sono distribuiti appositi car-telli che evidenziano le “stazioni” in cui posso-no essere osservate le particolarità dal punto divista naturalistico di questo tratto della Riserva,come i fiori, gli alberi, gli insetti, gli uccelli e leformazioni geologiche. Il sentiero natura piùbreve è lungo circa quattro chilometri, mentrecompiendo il giro del meandro di CampoNazzano, detto “Sentiero azzurro”, il percorso èlungo circa sette chilometri.È possibile effettuare il sentiero in bicicletta(consigliabile la montain bike) o a piedi,anche dalla stazione ferroviaria di Poggio

Dislivello: -145/+145 m.Tempo del percorso: 4 h ca.

Sviluppo: 10 km.Itinerario: non segnato.

Interesse: paesaggistico, vegetazionale e zoologico.Strutture per il Birdwatching: all’inizio del

sentiero sono presenti due capanni in legno, il cui accesso è protetto dalla vegetazione.

Sentiero indicato per montain-bike:difficoltà media.

INFORMAZIONI

Casale Bussolini (a.l.)

65

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Mirteto scalo (che dista dalla Mola ca. 6 km).Venendo da Torrita Tiberina si va lungo la S.S.Tiberina verso Poggio Mirteto. Superato ilPonte di Montorso, che segna il confine norddella Riserva, si prende la strada bianca chescende a destra per seguire l’argine sulla sini-stra idrografica del Tevere.Dopo circa due chilometri la strada arriva adun bivio con un parcheggio presso il Fossodell’Inferno, dove occorre lasciare la macchi-na. Da questo punto inizia il percorso, prose-guendo la strada che costeggia il fiume. Dopoun breve tratto, quando la strada si allontanadal Tevere, si gira a destra per il sentiero chescende verso l’argine del fiume. Si proseguelungo il sentiero parallelo al fiume che costeg-

gia i campi, da cui è possibile osservare i ter-razzi fluviali dove nidificano il Gruccione e ilColombaccio, che costituiscono un territoriodi caccia del Pellegrino. Si raggiunge quindi ilpunto di attracco del traghetto ad argano,dove sono evidenti le strutture in ferro.Altrimenti è possibile proseguire per la stradache passa per il parcheggio, con un percorso diminor interesse che conduce fino al grossocasale dell’Università Agraria (dov’è prevista larealizzazione di una fattoria didattica), dalquale poi si gira a destra e si arriva all’attraccodel traghetto ad argano. Proseguendo quindi a sinistra, lungo il sentie-ro che costeggia il fiume, vi sono alberi diPioppo e Salice bianco e, nei canali di guardiaparalleli al sentiero, è possibile avvistareGallinelle d’acqua, Folaghe, il Rospo smeral-dino, la Rana dei fossi e la Biscia d’acqua.Oltre il canale di guardia, si trovano ampi pia-nori coltivati o a pascolo, dove stagionalmen-te sono avvistabili Pavoncelle, Aironi,Garzette, Porciglioni, Fagiani e Nutrie.Al termine di un lungo tratto rettilineo si arri-va ad una piccola costruzione di cemento, cheè un’idrovora in cui confluisce l’acqua che vanei campi in seguito all’innalzamento dellivello del fiume. Nella vasca in primavera siconcentrano molte Rane per l’accoppiamentoe si può udire l’intenso gracidare dei maschi.Un ponticello consente di aggirare il piccolocanale. Più avanti il sentiero prosegue alla basedel colle boscoso che separa il Tevere dal Farfa,aggirandolo con un ampio saliscendi, sempre

Dislivello: 35 m.Tempo del percorso: 3 h.

Sviluppo: 4 o 7 km a seconda del percorso.Itinerario: segnato (Tabelle).

Interesse: geologico, vegetazionale e zoologico.Strutture per il Birdwatching: presso la Mola è

presente un punto di osservazione costituito dauna parete in legno che presenta delle fessure per

l’osservazione. Proseguendo, lungo il sentierosotto la Mola, vi è un capanno in legno il cui

accesso è protetto dalla vegetazione.Sentiero indicato per montain bike:

difficoltà bassa.

INFORMAZIONI

Capanno di osservazione della Mola (a.l.)

66

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

seguendo la riva del fiume. Questo sentierotaglia un versante che scende rapidamente sulfiume, ricoperto da alberi di Leccio, Lentiscoe Roverella. Nelle zone più basse sul fiume,sulle pareti nascoste da Salici, nidifica ilMartin pescatore. In questo tratto il terreno,tagliato dal sentiero, mostra chiari segni dellasua origine sedimentaria, con presenza diantichi concrezionamenti di carbonato di cal-cio e tracce fossili di fauna marina e fluviale.Oltrepassato il colle una breve diramazione adestra attraversa il canneto per raggiungere uncapanno di avvistamento in legno, da cui sigode un’ottima visuale sull’area della con-fluenza del Farfa e sugli isolotti antistanti.Questo è un buon punto di avvistamentoanche di pesci come le Carpe, che in primave-ra si riuniscono in questo tratto per la ripro-duzione, oppure la Tinca e il Luccio che ditanto in tanto guizzano in superficie.Numerosi sono gli uccelli avvistabili, dagliAnatidi descritti nel paragrafo della fauna allepiù rare specie migratorie quali la Cicogna, ilCavaliere d’Italia e il Falco pescatore. Nel

bosco oltre il corso del Farfa è possibile ammi-rare gli Aironi cenerini appollaiati sui ramidegli alberi e i Cormorani con le ali aperte,intenti a far asciugare il loro piumaggioimpregnatosi d’acqua in seguito alle immer-sioni. Ritornando sul sentiero principale,dopo una breve salita, si raggiunge la piccolaforesteria della Mola, di fronte alla quale vi èuna struttura in legno per il birdwatching. Lazona consente di ammirare un eccezionalepanorama su quasi tutta la Riserva e sui paesidi Nazzano e Torrita Tiberina.L’itinerario prosegue seguendo la strada bian-ca che inizia alle spalle della foresteria e che,dopo una brevissima salita, attraversa intera-mente l’altopiano coltivato del Piano diNazzano. A metà del pianoro, si incontra unastrada che scende a sinistra verso il casaledell’Università agraria, mentre occorre prose-guire lungo la carrareccia che continua ifinoad un incrocio; quindi prendere a sinistra lastrada che scende fino al parcheggio, dal qualeha avuto inizio il percorso.

I siti di interesse storico-architettonico e naturalistico più importanti nei dintorni della Riserva

FIANO ROMANO

Il paese sorge su una piccola altura dominan-te la valle del Tevere. E sul Tevere, in passato,ebbe un suo porto ed il traghetto del qualeusufruì, tra gli altri, l’antipapa Onorio allor-chè mosse contro Roma.Il nome di Fiano sembra abbia origine da unfundus Flavianus appartenuto alla nobile fami-glia Flavia. Nel Medio Evo troviamo il picco-lo agglomerato urbano legato al monastero diFarfa. Conteso da questo e dal monastero diSan Paolo, finì per divenire nel secolo XIV

feudo dei Colonna e poi degli Orsini.Succedettero a questi gli Sforza, i Ludovisi, gliOttoboni e infine i Menotti. A chi entra nelborgo il monumento che si presenta è la robu-sta e massiccia Porta Capena. Il castelloducale fu costruito nel Quattrocento daNicolò Orsini, è tutt’oggi ben conservato.La parrocchiale di S. Stefano è delQuattrocento ed è stata ricostruita dopo idanni subiti dal terremoto del 1915. Nellachiesa di Santa Maria c’è ancora una cappelladell'antica costruzione del secolo X.

67

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Per informazioni:Comune di Fiano Romano (Roma)Piazza Matteotti, 9Tel. 0765 4071

LUCUS FERONIAE

Via Tiberina Km.17+500Tel. 06 9085173Il Lucus (bosco sacro) di Feronia sorge su unapiattaforma di travertino e ha origini moltoantiche così come antichissime sono le originidel culto della dea. È un culto italico e se netrovano corrispondenze anche nei santuari diTrebula Mutuesca, Terracina, Amiterno e unaltro in Umbria, scoperto recentemente.Il Santuario si trova al 18° km della ViaTiberina, presso Scorano; l’esatta ubicazionefu individuata solo nel 1953, quando il prin-cipe Vittorio Massimo, proprietario delCastello di Scorano e dei terreni circostanti,segnalò alla Soprintendenza dell’EtruriaMeridionale l’affioramento, durante dei lavo-ri, di reperti archeologici.La località era già chiamata “Bambocci” per lanotevole quantità di ex-voto anatomici chespuntavano dal terreno. Gli scavi furono diret-ti dal prof. Bartoccini e misero in luce i restidi una vera e propria città. La dea Feronia erasoprattutto la protettrice degli schiavi liberatie di tutto ciò che sottoterra esce alla luce delsole. Erano quindi sotto la sua protezione leacque sorgive e ogni tipo di fertilità: la fertili-tà del suolo, quella umana etc. Aveva inoltre

proprietà guaritrici confermate anche dainumerosi ex-voto anatomici. La divinità, di origine locale, assume ancheattributi greci e romani come GiunoneVergine e Persefone. Del luogo di culto sihanno notizie anche di alcuni storici (Dionigid'Alicarnasso, Strabone e Livio) che afferma-no che il santuario era un centro fiorente giàin epoca regia e vi si raccoglievano mercanti efedeli dall'Etruria, dal Lazio e dalla Sabina. Il Santuario - famoso per le sue ricchezze - fusaccheggiato da Annibale nel 211 a.C., ma ilculto continuò fino alla costruzione in quelluogo di una colonia: COLONIA IULIAFELIX LUCUS FERONIAE. In questoperiodo la città si ingrandì notevolmente el'attuale impianto urbano risale in gran parteproprio al periodo Augusteo. L’ultimo dato epigrafico che ci testimonia lafrequentazione del santuario è del 266 d.C. eprobabilmente il suo completo abbandonorisale al V sec. d.C.Accesso per disabili.Apertura: da martedi a domenica, dalle8.30 alle 19.00.Ingresso gratuito.

FILACCIANO

Le radici storiche di Filacciano risalgono alperiodo romano. Si presume che il nome diFilacciano possa provenire dall'evoluzione diparole come Faliscanum o Faliscianum etimo-logicamente derivato dalla popolazione (i Falisci) stanziata nel territorio per volere deiRomani successivamente alla loro sottomissio-ne. Una supposizione autorevole apparecomunque quella del Nibby che si ricollega adun possidente di nome Flacco, per cui unfondo di proprietà dello stesso fu dettoappunto Flaccianus.Un’ultima ipotesi vorrebbe l’imperatoreFelicianus come fondatore del castello. La tesidel Nibby si presenta senz'altro come la piùplausibile, poichè in un documento del secoloVIII si fa menzione di un certo Zaro cheavrebbe donato il cosiddetto fondo Flaccianoalla celebre Abbazia di Farfa. In seguito, la

Castello di Fiano Romano (a.l.)

68

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

presenza dei monaci di Farfa a Filacciano èattestata anche da una bolla di Papa StefanoIV del gennaio 817 che attribuì il possesso delCasalis Flaccianus ai monaci di Farfa. Alla lucedi questi fatti è legittimo supporre che lacostruzione di detto casale, come pure di quel-lo della chiesetta di Sant’Egidio (X secolo)siano avvenute per opera dei monaci di Farfa.Dal secolo XIV dominarono gli Orsini percirca due secoli, finchè nell’anno 1544 ilcastello fu ceduto ad Antimo Savelli. Successivamente, nel 1674, i Baroni Naldidella Bordissiera entrarono in possesso delfeudo seguiti in ordine cronologico dallafamiglia Muti Papazzurri (1674), da monsi-

gnor Carlo Mauri e dai suoi eredi, la famigliaFranci, fino al momento in cui la proprietàpassò, nel 1852, al Marchese Ferraioli peressere ceduta solo un anno più tradi aiPrincipi Del Drago che sono gli attuali pro-prietari dell’omonimo palazzo.Comune di Filacciano (Roma)Via Romana, 3 Tel. 0765 332113

ABBAZIA DI S. ANDREA IN FLUMINE

Via provinciale Ponzano S. Oreste.La fondazione della chiesa dovrebbe risalire alVI secolo, ad opera di Galla, figlia diSimmaco, consigliere di Teodorico. La donnarimasta vedova in giovane età, avrebbe inizia-to a costruire chiese, tra le quali una in onoredi S. Andrea.Il monastero sarebbe stato edificato invecenell’VIII secolo da Carlomanno, fratello diPipino il Breve e dal 747 monaco del Sorattedove si era rifugiato dopo l’abbandono dellavita politica. Il monastero, originariamentededicato ai SS. Pietro, Benedetto e Andrea,ha conservato solamente il nome di Andrea, esull’appellativo “de Monte Soracte” ha prevalsola denominazione “in Flumine”, probabilmen-te per la vicinanza del fiume. Paolo I nel 761concesse, con una bolla a Pipino, i monasteridi S. Silvestro, S. Vittore e S. Andrea. È pro-babile una visita di Carlo Magno nel 781 almonastero. Sicuramente, nello stesso anno,l’imperatore concesse all’abbazia l’immunità,a favore di Leone III. Dopo le devastantiincursioni saracene, Alberico II , a metà del Xsecolo vi nominò abate un certo Leone, chefortificò il monastero e rinnovò la chiesa. Nel 1464 vi alloggiò per breve tempo Pio II inpartenza per le crociate. S. Andrea è apparte-nuta fino al 1981 ad Alessandro Farnese, suc-cessivamente è passata al vescovato di CivitaCastellana.

MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO

DI MAGLIANO SABINO

Il Museo è stato istituito dalla Regione Lazionel 1989, è ospitato in Palazzo Gori e si arti-

Ponzano Romano, Abbazia di Sant’Andrea in Flumine

Filacciano, Palazzo del Drago (a.l.)

69

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

cola su tre piani relativi ad altrettante sezioniche illustrano lo sviluppo del territorio dalpaleolitico all’epoca romana.Tutti i materiali provengono da raccolte disuperficie realizzate da gruppi di volontarilocali ad ogni tipo di intervento sul territoriosia agricolo, sia urbanistico. Al piano terra sitrova una sezione dedicata al paleolitico; alprimo piano una sezione protostorica contestimonianze dell’età del Bronzo medio efinale e dellet del ferro; la sezione orientaliz-zante ed arcaica. Al secondo piano continua lasezione arcaica, la sezione romana dedicataalle Ville di età repubblicana e imperiale equella medievale. Il museo fa parte delSistema Museale Territoriale della Media Valledel Tevere.

POGGO MIRTETO

È considerato il capoluogo della Sabina per lasua dimensine urbana, il numero degli abitan-ti e le attività economiche e culturali.Si estende sul Poggio dei Mirti, dal nomedella pianta utilizzata anche nella distillazionedei liquori. Nel XIII secolo, in seguito alladiscesa su Roma di Federico II, gli abitanti deipiccoli castelli dell’area (Luco, Marcigliano,Rimischiano, Taragnano e Vulpignano)abbandonarono i loro territori e si trasferiro-no sul colle dove ora sorge Poggio Mirteto e vicostruirono un Castrum, sicuro rifugio per lepopolazioni. Il castello sorto nei territoridell’Abbazia di Farfa per volere dei monaci nel1400 divenne sede del Governo Abbaziale.Dopo i diritti di possesso vantati dall’Abbazia,

il castello è appartenuto ai Farnese, agliOrsini, ai Mattei, ai Bonaccorsi ed infine alloStato Pontificio.Nel territorio comunale di Poggio Mirteto,sulla riva sinistra del Tevere a ridosso del colledi Montorso, sorge la Villa di Castellaccio,che domina tutta la valle fluviale e la valleverso ponte Sfondato e l’antica Cures; ungrande muro in opera poligonale sicuramentepertinente ad una fortificazione sabina (l’uni-ca conosciuta), viene utilizzato nel periodotardo repubblicano per edificarvi una grandevilla rustica; rimangono come testimonianzadiversi tratti di murature in opera reticolata, ealcuni ambienti sotterranei, probabilmentecisterne per la raccolta delle acque; sulle anti-che vestigia si insediò un castrum medievale dicui rimangono i resti della cosiddetta torrelongobarda e alcune murature realizzate conmateriali di riutilizzo romani.

PARCO URBANO DELLA

SELVA DELLA MARCIGLIANA

A nord della Riserva, lungo la Ternana (S.S.313) verso Terni, superato il bivio per PoggioMirteto, si incontra sulla sinistra una strada(Via di Selva Marcigliana). Percorrendo que-sta strada fino in fondo, si giunge ad uncampo che confina con un bosco, ed eccovigiunti nella Selva di Marcigliana.Questo bosco è un antico residuo di forestaplaniziale della piana del Tevere, costituito daCerro (Quercus cerris), Roverella (Quercuspubescens) e Farnetto (Quercus frainetto).In quest’area il circolo di Legamebiente “BassaSabina” di Poggio Mirteto organizza visiteguidate per gruppi e scolaresche. In particola-re per le scuole, la Selva di Marcigliana può

Palazzo Gori - Via Sabina, 19Magliano Sabina (Rieti)

Tel. 0744 910001

APERTURADa martedì a giovedì, dalle 9.00 alle 12.00;

venerdì e sabato, dalle 15.00 alle 18.00:domenica, dalle 9,00 alle 12.00 e dalle 15.00

alle 18.00.

INFORMAZIONI

Ufficio Turistico - Via Cairoli, 2302040 Poggio Mirteto (Rieti)

Tel. 0765 441365 Comune: tel. 0765 405213

Internet: www.comune.poggomirteto.ri.it

INFORMAZIONI

70

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

costituire un laboratorio scientifico all’aperto. Per maggiori informazioni:[email protected]

ABBAZIA DI FARFA

Sulle origini del primo nucleo monastico non sihanno notizie certe, fu forse fondato tra i V e ilVI secolo da S. Lorenzo. L’identificazione conS. Lorenzo Siro non è certa, alcuni sostengonosi tratti di Lorenzo Vescovo di Sabina conosciu-to attraverso il “manoscritto di Cerchiara”.Il monastero fu distrutto dai Longobardi e rico-struto nel 680 da S. Tommaso da Moriana.L’abbazia acquistò subito grande importanzagrazie alla sua posizione centrale nella Sabina,territorio conteso da diverse potenze che le for-nirono privilegi e donazioni. Nel IX secoloFarfa conobbe il suo massimo splendore cheproseguì fino allo sfaldamento dell'imperoCarolingio e all'inizio delle incursioniSaracene. Nel 898 il monastero fu occupato eincendiato. La ricostruzione nel 936 fu lenta ele proprietà vennero divise tra tre abati, uno aFarfa, uno a Rieti e uno nelle Marche. Nel

1122 il patrocinio imperiale sul monasterobenedettino cadde e si affermò quello pontifi-cio con il concordato di Worms; fu questouno dei momenti di maggior difficoltà per ilmonastero Sabino che fu inserito con difficol-tà nel nuovo ordinamento disegnato dalnascente stato della chiesa.Nel trecento i territori Farfensi subirononumerose usurpazioni da parte della nobiltàlocale e di quella romana. Nel quattrocentoanche a Farfa fu imposta la commenda chestabiliva la nomina dell'abate non più dallacomunità monastica ma dallo stesso pontefi-ce. Questo favorì l’affermarsi delle egemoniedelle principali famiglie baronali di Roma,prima fra tutte quella della famiglia Orsini checontinuò fino alla metà del 1500 quando sub-entrarono i Farnese, che iniziarono una gran-de ristrutturazione del complesso monastico,il quale divenne un nodo di collegamento trai vari possedimenti di questa famiglia in Italiacentrale.Con la conquista francese l’abbazia fu chiusa,il fondo librario e archivistico fu trasportato aRoma presso la biblioteca nazionale e i reper-ti archeologici finirono invece al MuseoNazionale di Perugia. Risorse nel 1818 grazieall’intervento di Pio VII. A causa delle diffi-coltà economiche e del ridotto numero dimonaci nel 1872 divenne proprietà privata.Soltanto nel 1921, grazie all’opera diIldefonso Schuster la Comunità Benedettinatornò in Farfa.Per informazioni:Tel. 0765 277065www.abbaziadifarfa.it

MUSEO DELL’OLIO

Il museo, dedicato all’olio della Sabina, sitrova nel centro storico di Castelnuovo diFarfa, nel cinquecentesco Palazzo Perinelli,edificio recentemente recuperato.L’itinerario ha inizio con una sezione dedicataal mito dell’olio, celebrato da sculture deimaestri contemporanei Alik Cavaliere,Gianandrea Gazzola, Maria Lai e HidetoschiNagasawa. La visita prosegue con la docu-

Il Parco urbano Selva della Marciglianaa Poggio Mirteto (a.l.)

71

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

mentazione sulla botanica dell’ulivo sabino ela tradizione dell’olivocoltura e con la saladella memoria, dove il mondo dell’olio vieneraccontato dalle voci e dalle immagini deicontadini di Castelnuovo. Con un percorsopedonale nella campagna, si raggiunge il sitoaltomedievale di San Donato dove è stato rea-lizzato il “Giardino degli ulivi nel mondo”, cheospita le diverse specie coltivate nel bacinoMediterraneo e con esse, simbolicamente, ipopoli che condividono nella storia e nel pre-sente la cultura dell’olio di oliva. Il museo faparte del Sistema Museale Territoriale dellaMedia Valle del Tevere.

MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO

DI FARA SABINA

È allestito in due sedi diverse: una nel centrostorico di Farfa Sabina, l’altra nell’Abbazia diFarfa. Nella sede ospitata a PalazzoBrancaleoni a Fara sabina, la sezione archeo-logica è articolata in quattro ambienti esposi-tivi e dedicata alla storia antica del territorio,con particolare attenzione alle fasi protostori-ca ed arcaica. Sono esposti reperti da abitati enecropoli, tra i quali quelli provenienti dairecenti scavi a Cures sabini, menzionata dallefonti storiche come il più importante centrosabino, che avrebbe dato i natali a NumaPompilio e Tito Tazio. Il museo fa parte delSistema Museale Territoriale della Media Valledel Tevere.

Monte Soratte

Palazzo BrancaleoniFara Sabina (Rieti)

Tel. 0765 277321-2779244-485118

APERTURADal martedì al venerdì, dalle 9.00 alle 13.00;

sabato e domenica, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00.

SERVIZIAccesso facilitato ai diversamente abili.

INFORMAZIONI

Abbazia di Farfa (Comune di Montopoli)

Viale Regina Margherita, 21Castelnuovo di Farfa (Rieti)

Tel. 0765 36370

APERTURAVenerdì, dalle 15.00 alle 20.00;sabato, dalle 10.00 alle 20.00;festivi, dalle 10.00 alle13.30

e dalle 14.30 alle 20.00.

BIGLIETTIIntero: € 4,13

Ragazzi: € 2,58Scolaresche: € 1,55

SERVIZIAccesso facilitato ai diversamente abili.

INFORMAZIONI

72

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

RISERVA NATURALE REGIONALE

DEL MONTE SORATTE

Il massiccio del Monte Soratte emerge nelpaesaggio che si può osservare da più puntidella Riserva. Questo rilievo lascia immagina-re la grande isola calcarea descritta nel capito-lo dedicato alla geologia regionale, emergentedal mare pliocenico che lambiva le falde deiMonti Sabini e Prenestini. Il frammentoantiappenninico tirrenico, costituito daiMonti Cornicolani - Monte Soratte, rappre-senta l’ultimo lembo carbonatico presente inquesta vasta porzione del Lazio, nota comeTuscia Romana. L’area è caratterizzata daimportanti “meri”, cavità ipogee di notevolevalore per la tutela della fauna troglofila, fracui alcune specie rare di Chirotteri. Ai piedidel Monte Soratte persistono frammenti dibosco dominato dal Cerro (Quercus cerris),localmente con la Rovere (Quercus petrea) oda Farnetto (Quercus frainetto). Inferiormenteè ben sviluppata una fascia a Carpino orienta-le (Carpinus orientalis). Sul monte, nel versan-te nord-est si sviluppa il bosco composto dalLeccio (Quercus ilex), Carpino nero (Ostryacarpinifolia), Orniello (Fraxinus ornus).Sul versante sud-ovest vi è una rara boscagliain cui le sclerofille mediterranee (il leccio el’ilatro) convivono con le caducifoglie (orniel-lo, acero minore e terbinto). In prossimità

degli affiormaneti calcarei si trova l’Euforbiacespugliosa e l’Elicriso. Tra i mammiferi si segnala la presenza delloscoiattolo, del moscardino, il riccio, la talpa,diverse specie di toporagni. Le zone forestalipresentano una ricca avifauna stanziale, non-ché di passo e migratoria. Fra i rapaci, vi è lapoiana, il gheppio, l’allocco e la civetta. Neiboschi sono presenti il picchio verde e il pic-chio rosso maggiore, oltre a diverse specie dipasseriformi.

MUSEO NATURALISTICO

DEL MONTE SORATTE

È un altro museo del sistema MusealeTerritoriale della media Valle del Tevere. Hasede nel prestigioso palazzo Caccia-Canali,un edificio tardo rinascimentale attribuitoall’architetto Jacopo Barozzi detto il Vignola.Inaugurato nel 2003, si propone come polodi promozione della ricerca scientifica spe-cializzata e per lo sviluppo di una fruizionedidattica e turistica dell’area. La visita si arti-cola intorno a quattro temi principali: carat-teristiche geologiche, flora, fauna e presenzeumane nell’area della Riserva. È stato realiz-zato un percorso didattico studiato apposita-mente per i più piccoli. Di notevole interes-se una raccolta di manufatti dell’industrialitica locale.

Piazza dei Cavalieri Caccia, 12Sant’Oreste (Roma)Tel. 0761 578185

Email: [email protected]

APERTURAFestivi, 9.30 -12.00 e 15,00 - 17,00;

feriali: su richiesta.

SERVIZIAccesso facilitato ai diversamente abili.

INFORMAZIONI

ENTE GESTOREProvincia di Roma

Dipartimento II, Servizio 5 “Pianificazione ambientale, sviluppo parchi,

riserve naturali”Via Tiburtina 691 - 00159 Roma

Tel. 06 67663301 - Fax 06 43562126Email: [email protected]

INFORMAZIONI

73

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

NAZZANO

Poco fuori del centro storico di Nazzano, rag-giungibili anche a piedi da S. Antimo, sonopresenti due strutture sportive, descritte qui diseguito, di proprietà del comune.

CAMPO DI CALCIO

Localizzazione: Via Tiberina Km. 33.Telefono: 0765 332002.Servizi: illuminazione, spogliatoi, docce.

PISTA PATTINAGGIO

Localizzazione: località Casaletto.Telefono: 0765 332002.

TORRITA TIBERINA

Nei dintorni del paese sono presenti delle strut-ture sportive comunali. La palestra della scuolamedia è utilizzata per corsi di ginnastica e yoga.

CAMPO POLIVALENTE

(CALCETTO, VOLLEY, BASKET) Localizzazione: via Berlinguer.Telefono: 0765 27611.Servizi: illuminazione.

CAMPO DI CALCIO COMUNALE

Localizzazione: località Onti.Telefono: 0765 27611.Servizi: illuminazione, spogliatoi, docce.

PALESTRA COMUNALE

Localizzazione: via Cavour (scuole medie).Servizi: corsi di ginnastica.Telefono: 0765 27611.

MONTOPOLI

Nel territorio comunale sono presenti alcunestrutture sportive descritte qui di seguito.

CAMPO DI CALCIO COMUNALE

CAMPO POLIVALENTE

(CALCETTO, VOLLEY, BASKET)Localizzazione: via Campana.Servizi: illuminazione, spogliatoi, docce.Telefono: 0765 27611.

CAMPO POLIVALENTE

(CALCETTO, VOLLEY, BASKET)Localizzazione: loc. Colonnetta.Telefono: 0765 27611.

CAMPO POLIVALENTE

(CALCETTO, VOLLEY, BASKET)Localizzazione: via Paradiso, loc. Fuori Dazio.Telefono: 0765 27611.

CAMPO POLIVALENTE

(CALCETTO, VOLLEY, BASKET)Localizzazione: via Paradiso, loc.Bocchignano.

CAMPO MOTOCROSS

Localizzazione: località Pontesfondato.Telefono: 0765 27611.

TIRO A VOLO

Localizzazione: località Pontesfondato.Telefono: 0765 27611.

POGGIO MIRTETO SCALO

Nel territrio comunale sono presenti alcunestrutture sportive descritte qui di seguito.

A.S. SPORTING CLUB SABINA TEVERE

Localizzazione: via Ternana km 14+800, loc.Poggio Mirteto scalo.Telefono: 0765 26324.Descrizione: lungo la Ternana (SS 313), pres-so il bivio per Poggio Mirteto, è presente ungrande centro sportivo con piscina, palestra,campo da tennis e centro benessere (bagnoturco, sauna, idromassaggi, ecc.).

Strutture e attività sportive

74

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Nella Riserva possono essere svolte attivitàsportive in canoa, in mountan bike ed escur-sioni a cavallo sui sentieri che si snodanolungo il fiume. È possibile andare in canoa neltratto compreso fra il Ponte di Montorso e lazona denominata “Porto”, dov’è il traghettoad argano. Anche le escursioni in montainbike possono essere effettuate lungo i sentieriparalleli al fiume, in particolare lungo i per-corsi indicati nel paragrafo dedicato aiSentieri.L’Agriturismo “Il Rodeo” organizza trekkinga cavallo nella Riserva.Per informazioni e prenotazioni: tel. 0765279060, e-mail: [email protected], sitointernet: www.agriturismorodeo.com.

“L’Oasi Ranch”, situato nella Riserva in Loc.Cerreta snc a Torrita Tiberina, collegato conl’Agriturismo “Casale del Colle”, organizzaescursioni guidate a cavallo all'interno dellaRiserva; trekking e viaggi a cavallo; scuolaequitazione, monta inglese e americana.Maneggio coperto ed illuminato con campo20 per 40 metri. Club House. Accoglienza: inbox al coperto per 12 cavalli, altre sistemazio-ni in box esterni. Per informazioni: 3488523756; 339 2781141.

CENTRO VISITE

Nella struttura del Casale della Cesa, indicatacome centro visita, vi sono attualmente gliuffici della vigilanza. Presso l’accesso sud dellaRiserva, in corrispondenza della Diga diMeana, dove sono situati gli uffici ammini-strativi della Riserva, è in fase di allestimentoun Ecomuseo e un Laboratorio Didattico, l’al-lestimento di un Ecomuseo e di unLaboratorio Didattico che illustreranno aivisitatori i valori e le peculiarità del fiume.

OSTELLO ECOTURISMO TEVERE-FARFA

Localizzazione: via della Vecchia Fornace 2,Nazzano (Roma).Telefono: Coop. Nautia 0765 332748, ostel-lo 0765 331757.Fax: 0765 332749.Email: [email protected] internet: www.pianopiano.infoDescrizione: è un vecchio cascinale ristruttu-rato del Comune di Nazzano e destinato adospitare campi scuola e visitatori che intendo-no pernottare all’interno della Riserva, maga-ri per effettuare il percorso notturno delMuseo della Notte. L’ostello è dotato di risto-rante e di 30 posti letto. Accesso facilitato aidiversamente abili.

FORESTERIA

La struttura, di prossima apertura, è destinataall’ospitalità di piccoli gruppi di studenti,ricercatori e studiosi, dotata di circa 15 postiletto in camerate.Per informazioni: www.teverefarfa.it, ufficiRiserva tel 0765 332226, tel. e fax 0765332795, fax 0765 30262.

AGRITURISMI, BED&BREAKFAST, ALBERGHI

NEL TERRITORIO DEI COMUNI

DELLA RISERVA

Il territorio di Nazzano, Torrita Tiberina eMontopoli offre molteplici possibilità dialloggio e di ristorazione, ai visitatori cheintendono compiere escursioni per più di un

Servizi e strutture perla ricettività

Ostello della Riserva (a.l.)

75

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

giorno nell’area protetta e nei dintorni, sia inpiccoli gruppi, sia in grandi gruppi come adesempio le scolaresche. In molti agriturismi èpossibile gustare ed anche acquistare prodottitipici o tradizionali del territorio. Si riportanoqui di seguito i recapiti e una breve descrizio-ne delle loro caratteristiche e peculiarità.

AGRITURISMO “PILGRIM”Localizzazione: Loc. Montepiccolo 52,Nazzano (Roma).Telefono: 0765 332624, 339 2274008.Fax: 06 8124424.Email: [email protected]: 3 camere tutte con bagno e ariacondizionata.Prezzi: camera singola € 25, camera doppia € 35.

AGRITURISMO “VILLA MONTE RIPONE”Localizzazione: via Civitellese 2, Nazzano (Roma).Telefono: 0765 332543, 348 8829564.Fax: 0765 332543.Email: [email protected] internet: www.abmonteripone.comAccoglienza: 12 posti letto.Prezzi: pernottamento e prima colazione € 40, mezza pensione € 60.Descrizione: cucina prodotti biologici.L’agriturismo è situato in un bellissimo pae-saggio, offre soggiorni piacevoli, week-end dibenessere, corsi di yoga, attività per bambini,passeggiate nel bosco, escursioni a cavallo,piscina e cucina genuina, il tutto in un’atmo-sfera familiare.

CASTELLO BARONALE DI TORRITA T.NA

Localizzazione: P.zza Giacomo Matteotti,Torrita Tiberina (Roma).Telefono: 0765 30353; 338 8150578.Fax: 0765 30353.Email: [email protected] Sito internet: www.lemilleeunanotte.org Accoglienza: 20 posti letto.Prezzi: B&B € 30/40/50, secondo il periodo.Descrizione: all’interno del borgo di TorritaTiberina, si trova il Castello Baronale Savelli,ristrutturato di recente, dove è possibile allog-

giare e gustare la gastronomia locale, graziealla cooperativa sociale “Le mille e una notte”che organizza eventi culturali e che ne gestiscele attività. Nei week-end primaverili ed estivila cooperativa organizza per i propri ospitivisite alla Riserva. La cooperativa sociale (noprofit), punta ad un turismo ecosostenibile eresponsabile: i proventi delle attività delCastello Baronale sono impiegati e reindiriz-zati ad attività socio educative e culturali dasvolgersi sul territorio della provincia romana.

AGRITURISMO “CASALE DI COLLE”DI ANTONIO CANNATA

Localizzazione: via F.lli Silenzi 11, TorritaTiberina (Roma).Telefono: 0765 30388.Email: [email protected] internet: www.casaledicolle.itAccoglienza: 23 posti letto in appartamenti.Prezzi: vedi sito internet.Descrizione: casale dell’ottocento ristruttura-to posto sulla sommità di una collina con unmagnifico panorama sul sottostante fiumeTevere e sulla Sabina con la vista che spazia dalmonte Terminillo a Tivoli, Roma e MonteSoratte. L’ospitalità è offerta in sette apparta-menti autonomi e dotati di cucina, stoviglie ebiancheria letto e bagno. A disposizione degliospiti una confortevole piscina (14x5 metri) ebiciclette per passeggiate lungo la sponda delfiume. Due appartamenti sono dentro laRiserva, prossimi al maneggio Oasi Ranchconvenzionato con l’agriturismo. Prodottiaziendali olio, miele, ortaggi e frutta.

AGRITURISMO “LA LUNA SUL TEVERE”Localizzazione: loc. Cerreta, Torrita Tiberina(Roma).Telefono: 0765 304021, 328 1397794.Email: [email protected] internet: www.lalunasultevere.comAccoglienza: 18 posti letto.Prezzi: pernottamento e prima colazione incamera doppia € 80, in camera 4 persone € 130, solo pasto € 20.Descrizione: cucina casareccia. L’Agriturismo

76

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

“La Luna sul Tevere” nasce dalla ristruttura-zione del “Casale” che conserva la tipica archi-tettura rurale, in legno, del Lazio dei primi delNovecento. In quella che un tempo era la stal-la sono state ricavate la cucina, una stanzacomune e una grande sala da pranzo. La cuci-na propone piatti tipici locali, utilizza i pro-dotti provenienti dall’orto dell’annessa azien-da agricola, che conservano genuinità, qualità,sapore e profumo dei prodotti freschi e dellacucina familiare di un tempo, conditi con l’o-lio extravergine di oliva di produzione dell’a-zienda agricola “Casale di Colle”.Ogni piattoè curato nei minimi particolari e sono propo-ste soprattutto pietanze che vedono utilizzatele verdure di stagione. Ogni giorno ha il suomenù, dettato indicativamente dalle legginaturali che governano l’orto, con due o trepiatti alternativi. Tutti gli appartamenti, nelsoggiorno, dispongono di un angolo cotturaper consentire una maggiore autonomia indi-viduale.Servizi: accesso facilitato per i diversamente abili.

AGRITURISMO “IL RODEO”Localizzazione: loc. Granari, Montopoli (Rieti).Telefono: 0765 279060, 348 8597453.Fax: 0765 276783Email: [email protected] internet: www.agriturismorodeo.comAccoglienza: 32 posti letto.Prezzi: vedi sito internet.Descrizione: cucina tipica.L’agriturismo, dall’alto di una splendida colli-na, domina la suggestiva valle del Farfa offren-do incantevoli vedute che spaziano dai poggidi Salisano e Pompeo fino all'antico PonteSfondato. Tra boschi, colline e ruderi d’impor-tanza storica, il torrente offre la possibilità dieffettuare rilassanti passeggiate a piedi, inmountain bike e a cavallo. In un’atmosferacountry molto cordiale è possibile gustare ipiatti tipici della Bassa Sabina come le fettuc-cine fatte a mano e la carne alla brace e acqui-stare prodotti dell'azienda: vino, olio e for-maggi. Gli ospiti, accolti in comode e spaziosecamere con bagno hanno la possibilità, di

prendere parte a escursioni, trekking o vacanzea cavallo organizzate direttamente dal centro.L’agriturismo dispone di maneggio, scuola diequitazione (possibilità di praticare il trekkingequestre), pensione per cavalli e ristorante.

AGRITURISMO “LE MURENE”Localizzazione: via Colle Ballone 5,Montopoli (Rieti).Telefono: 0765 276054.Email: [email protected] internet: www.agriturismolemurene.itAccoglienza: 20 posti letto.Prezzi: mini appartamento € 80 (fino a 5 per-sone), camera doppia € 30 a persona, mezzapensione € 50, pensione completa € 60,menù degustazione € 25 escluse bevande.Apertura: dal giovedì alla domenica.Descrizione: cucina casareccia.Lo splendido casale, finemente restaurato, coni suoi cotti, gli archi e soffitti medievali, ripor-tati agli antichi splendori, fa presumere in real-tà una villa romana chiamata villa “Pollonis”che ai tempi dell’imperatore Augusto apparte-neva al ricco letterato e generale romano CaioAsinio Pollione. Se ne possono vedere i fram-menti delle mura vecchie all'interno dellesalette ristoro, dove potrete assaporare il cibogenuino di un tempo. L’agriturismo propone ipiatti tipici della cucina sabina preparati con iprodotti provenienti dall’azienda agricolaomonima. In estate è possibile mangiare all’a-ria aperta, in un grande giardino dove la vistadelle colline limitrofe vi incanterà.

CASA PER FERIE “VILLA MARINI”Localizzazione: via Paradiso 37, ConsorzioMontesole - Villa Marini, Montopoli (Rieti).Telefono: 0765 400436.Fax: 0765 410040.Email: [email protected] internet: www.villamarini.itApertura: tutto l’anno.Descrizione: è una struttura particolarmenteadatta per gruppi, anche numerosi (fino ad unmassimo di 70 persone), situata tra PoggioMirteto e Montopoli, immersa nel verde e

77

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

nella tranquillità della Sabina. Caratterizzataper l’accoglienza giovane ed informale, l’am-biente caloroso e dinamico e una cucina sem-plice e genuina. La Villa è dotata di 5 salelavoro di diversa capienza attrezzate per la for-mazione, sale hobby, bar; cappella, camposportivo polifunzionale, ampio giardino. Le camere sono doppie o triple, con servizi aipiani o servizio privato. Particolarmente adattaa soggiorni di studio o lavoro, ma ideale ancheper vacanze e momenti di svago, Villa Marini ècollegata a numerose mete di interesse storico eartistico.

“OSTELLO DEI CORSARI”Localizzazione: : Via Vittorio Veneto, Viadella Parrocchia, Montopoli (Rieti).Telefono: 0765 276136, 333 01347014Email: [email protected] internet: www.montopoli.orgAccoglienza: 35 posti letto.Prezzi: da € 15.Apertura: tutto l’anno.Descrizione: si articola in due edifici situatientrambi nel caratteristico centro storico diMontopoli, nelle immediate vicinanze dellaTorre Civica e della terrazza belvedere, puntodi osservazione privilegiato sulla Valle delFarfa. Meta ideale per chi vuol gustare la sug-gestione del passato nei vicoli del paese e nellavicina Bocchignano, magico borgo medievale.Ottima base per escursioni naturalistiche nelterritorio circostante (Riserva, Monte Tancia,Fiume Farfa…).

BED AND BREAKFAST “CASALE DI LUISA”Localizzazione: via Ternana 62 (Km.8,700),Montopoli (Rieti).Telefono: 349 2972871.Sito internet: www.bbluisa.comAccoglienza: 4 posti letto.Prezzi: camera singola € 31, camera doppia€ 51.

BED AND BREAKFAST “SABINA CLUB 1”Localizzazione: via Paradiso 67, Montopoli(Rieti).

Telefono: 0765 441806.Accoglienza: 6 posti letto.Prezzi: camera singola € 32, camera doppia € 54.Servizi: uso cucina.

Oltre agli agritursmi descritti precedentemen-te, nei tre Comuni della Riserva vi sono ancheristoranti, agriturismi dedicati principalmentealla ristorazione e rosticcerie, dov’è possibilegustare i diversi piatti tradizionali della zona.

NAZZANO

RISTORANTE “LA TAVERNA TEVERINA”Localizzazione: via Tiberina 68-70, Nazzano(Roma).Telefono: 0765 331747.Prezzi: pasto completo € 20.Accoglienza: 100 coperti.Descrizione: specialità marinare. Martedì riposo.

ROSTICCERIA “EUROPIZZA”Localizzazione: piazza Umberto I 15,Nazzano (Roma).Telefono: 0765 332233.Descrizione: lunedì riposo.

ECOTURISMO “TEVERE-FARFA

Localizzazione: Via della Vecchia Fornace 2,Nazzano (Roma).Telefono: 0765 331757, 329 6250597.Fax: 0765 332749.Sito internet: www.pianopiano.infoEmail: [email protected]: 60 coperti.Apertura: venerdi sera, sabato e domenica.Prezzi: € 18, escluse bevande.Descrizione: cucina tipica.

TORRITA TIBERINA

RISTORANTE “IL PANORAMA”Localizzazione: via dei Monti 28, Torrita

Attività di ristorazione

78

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Tiberina (Roma).Telefono: 0765 30287.Prezzi: pasto completo € 20.Accoglienza: 20 coperti.Descrizione: cucina tipica Lunedì riposo.

MONTOPOLI

RISTORANTE “CASALE DEL FARFA”Localizzazione: via Ternana 101 (Km.7+100, Montopoli (Rieti).Telefono: 0765 322047.Sito internet: www.casaledelfarfa.itPrezzi: pasto completo € 25.Accoglienza: 100 coperti.Descrizione: cucina tipica con prodotti pro-pri, martedì riposo.

AGRITURISMO “LA ZEBRA”Localizzazione: via Ternana km. 6+400.Telefono: 0765 486655.Fax: 0765 470207.Sito internet: www.lazebra.itEmail: [email protected]: 50 coperti.Prezzi: pasto completo € 25. Descrizione: cucina tipica, centro ippico,scuola di equitazione, pensione cavalli, doma,scuola pony, attività didattiche, campi scuola.

AGRITURISMO “LA CASCINA”Localizzazione: via Ternana 66, loc.Pontesfondato, Montopoli (Rieti).Prezzi: pasto completo € 15.Accoglienza: 40 coperti.Apertura: dal giovedì alla domenica.Descrizione: cucina tipica con prodotti propri.

TRATTORIA “DA VIOLA” DI G. COLANTONI

Localizzazione: via Pontesfondato 7,Montopoli (Rieti).Telefono: 0765 332057.Prezzi: pasto completo € 15.Accoglienza: 30 coperti.Descrizione: cucina casareccia, giovedìriposo.

RISTORANTE “IL SUPRAMONTE”Localizzazione: via Colonnetta 33,Montopoli (Rieti).Telefono: 0765 355061, 0765 322111.Accoglienza: 220 coperti.Prezzi: menù completo da € 25. Descrizione: cucina sarda, pesce fresco,carne alla brace. Chiuso il lunedì.

RISTORANTE “I GRANARI”Localizzazione: via Granari 47, Montopoli (Rieti).Telefono: 0765 279490.Prezzi: pasto completo € 20.Accoglienza: 100 coperti.Descrizione: cucina tipica, mercoledì riposo.

RISTORANTE “IL POGGETTO”Localizzazione: S.S. 313, Km 12,Montopoli (Rieti).Telefono: 0765 26161.Prezzi: menù degustazione € 22.Accoglienza: 500 coperti.Descrizione: cucina tipica, lunedì e martedìriposo.

RISTORANTE “LA LOCANDA”Localizzazione: Via Roma 28, Montopoli.Telefono: 0765276006.Accoglienza: 100 coperti.Prezzi: menù turistico € 22.Descrizione: cucina tipica e pesce. Chiuso il martedì.

RISTORANTE “LA LOCANDA DEI CORSARI”Localizzazione: Piazza Vittorio Veneto,Montopoli (presso l’ostello della gioventù).Telefono: 0765 276136.Accoglienza: 50 coperti.Descrizione: cucina tipica.

“TANTRA WINE BAR”Localizzazione: Via del Borgo, BocchignanoTelefono: 0765 24060.Accoglienza: 30 posti (inverno), 80 posti(estate).Prezzi: menù degustazione € 15.Descrizione: enogastronomia e musica dalvivo.

79

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

ARTIGIANATO

Nella frazione di Bocchignano (Montopoli)sopravvive, come antica tradizione rurale, laproduzione dei vimini grazie all’operosa atti-vità di un’anziana signora, che nei caratteristi-ci vicoli dell’antico borgo medievale, svolge ilsuo lavoro di fronte alla porta di casa, crean-do, con l’intreccio di ramoscelli di arbustisapientemente raccolti nei campi, dei gioiellinaturali che racchiudono i colori ed i profumidi queste terre. Nel Comune di Montopoli,l’arte del ricamo e del merletto è mantenutoin vita grazie alla zelante attività di alcunesignore che conservano quest’antica e pazien-te maestria, attraverso la quale produconooggetti di rinomata grazia ed eleganza.Le forme di artigianato attualmente presentinei Comuni di Nazzano e Torrita Tiberinariguardano prevalentemente la lavorazione delcuoio e del ferro.

PRODOTTI TIPICI E TRADIZIONALI LOCALI

Il territorio della Riserva è un ponte fra le tra-dizioni più tipicamente sabine e quelle dellacampagna romana. Alcuni prodotti alimenta-ri vengono realizzati dalle piccole aziende pre-senti nella Riserva, di cui alcune sono a carat-tere familiare. Le feste paesane e le sagre costi-tuiscono la migliore occasione per assaporare iprodotti tipici o tradizionali locali che gene-ralmente vengono preparati a mano dalledonne che detengono ancora il prezioso sape-re delle ricette antiche tramandate di genera-zione in generazione. I sapori dei prodottidella zona sono genuini, semplici ma forti,tipici della cultura contadina locale.

I FORMAGGI

Nei caseifici della zona vengono prodotti alcu-ni tipi di formaggio, che hanno avuto il rico-noscimento di prodotto “tradizionale”, comela caciotta della sabina, la caciotta della sabina

alle erbe (ottima quella al basilico!), il pecori-

Lavorazione del vimini a Montopoli(Foto: Comune di Montopoli)

Enogastronomia e artigianato locale

La FormaLavorazione artigianale cuoio e pelle

Via di Valle Marina 6 - Nazzano (Roma)Tel. 0765 332869

Gavi PellLavorazione artigianale cuoio e pelle

Via Marconi 2 - Torrita Tiberina (Roma)Tel. 0765 30178 - www.gavipell.it

Masci LuigiLavorazione artigianale del ferro

Via Provinciale 10 - Nazzano (Roma)Tel. 0765 332064

Giannini BrunoLavorazione artigianale del ferro

Via Valle Carbone, 5 - Torrita Tiberina (Roma)Tel. 0765 332212

La Bottega del FabbroVia Casenuove Granari, snc

Montopoli (Rieti)Tel. 333 3809762

Paolo Antonelli Lavorazione artigianale del ferro

Via G. Marconi, 1 - Torrita Tiberina (Roma)tel. 338 5258447 - 320 8146603

DOVE ACQUISTARE

80

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

no della Sabina, il pecorino della sabina alleerbe e la ricotta.

LE PASTE FRESCHE E I PRODOTTI

DI PASTICCERIA E DI PANETTERIA

I tipi di pasta fatta a mano tipici della zona,sono i maltagliati o le fregnacce, a base diacqua e farina e i frascarelli, fatti con polenta,farina bianca e uova (generalmente conditicon sugo all’amatriciana).La pizza fritta è l’alimento che non manca mainelle feste paesane, che si può gustare appenapreparata, sia con il sale che con lo zucchero.La treccia all’anice è un prodotto di panetteriamolto gustoso a base di acqua, farina, olioextra vergine d’oliva e semi d’anice. I “falloni”, ovvero calzoni ripieni di verduraripassata con aglio e olio extra vergine di oliva,sono una specialità tipicamente sabina, fattigeneralmente con la verdura di stagione rac-colta nei campi. Fra i dolci si ricordano i “Brutti ma buoni”, abase di nocciole, gli Amaretti, con mandorletritate, le ciambelle al vino e quelle all’anice,che completano piacevolmente un pasto ouno spuntino.

IL MIELE

Nella zona vi sono diversi produttori di miele,anche perché il territorio si presta a questotipo di attività, vista l’assenza di agricolturaintensiva. Infatti, affinché il miele conservi

intatte le sue proprietà naturali, dev’essereprodotto da apiari situati in aree la cui flora siaesente da trattamenti chimici e il tasso diinquinamento sia basso.Inoltre non deve essere pastorizzato per nonalterarne il contenuto vitaminico ed enzimati-co, che forniscono a questo prodotto leimportanti proprietà nutritive e terapeutiche(anti-influenzali, depurative e digestive) non-ché energizzanti, oltre al gusto ed all’aromadei fiori e delle piante da cui le api hanno suc-chiato il nettare.

L’OLIO EXTRA VERGINE D’OLIVA

La coltivazione dell’olivo nel Lazio ha una sto-ria millenaria a partire dagli etruschi; laSabina era conosciuta già nell’antichità comezona vocata. Il medico Galeno nel II sec. d.C.definì l’olio di queste terre come il miglioredel mondo antico. La produzione dell’olio d’oliva è un’attivitàmolto diffusa nel territorio della Riserva, zonadi contatto tra due aree di eccellente vocazio-ne olearia: la Sabina ed il Soratte. Il territoriodel Comune di Torrita Tiberina e di Nazzanorientra nella zona di produzione dell’olio extravergine d’oliva Soratte (riconosciuto recente-mente come DOP), mentre quello diMontopoli Sabina è compreso nella zona diproduzione della DOP olio extra vergine d’o-liva Sabina.La DOP (Denominazione di origine protetta)è un marchio di qualità che viene attribuito aquegli alimenti le cui peculiari caratteristichequalitative dipendono essenzialmente o esclu-sivamente dal territorio in cui sono prodotti.L’ambiente geografico comprende sia fattorinaturali (clima, caratteristiche ambientali), siafattori umani (tecniche di produzione tra-mandate nel tempo, artigianalità, culturalocale) che, combinati insieme, consentono diottenere un prodotto inimitabile al di fuori diuna data zona produttiva.I produttori “DOP”, devono attenersi alleregole rigide produttive stabilite nel discipli-nare di produzione; il rispetto di tali regole ègarantito dall’organismo di controllo secondo

Artigianato del merletto a Montopoli(Foto: Comune di Montopoli)

81

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

il Reg. CEE 2081/92. Le varietà di olivo col-tivate sono il Leccino, il Frantoio, il

Pendolino, la Rosciola, la Carboncella, la Rajae la Salviana, dalle quali si ricavano olii a bas-sissimo grado di acidità, di notevole eleganzae di frutto generoso, dal colore dorato dairiflessi verdi. L’olio della Sabina conserva unprofumo netto di oliva e di erba, un saporeintenso, fruttato e leggermente amarognolo,con note piccanti se consumato appena spre-muto. Gli olivi sono coltivati su terrazzamen-ti a secco realizzati già nell’antichità.

PIATTI TIPICI

I piatti tipici della Bassa Sabina e della SabinaRomana sono pietanze realizzate utilizzando iprodotti semplici della campagna, miscelatisapientemente insieme con gusto, seguendo

Oliveto (c.m.)

FREGNACCE ALLA SABINESE

Ingredienti per 6 persone: una carota, una cipolla,un ciuffo di prezzemolo, un etto di olive neresnocciolate, un etto di olive verdi snocciolate, 4etti di funghi champignon, 2 etti di pancettatesa, un chilo di pomodori freschi, peperoncino,olio extra vergine d'oliva, sale, pepe, vino bianco.Preparazione: mettere in una capiente padella lacarota, la cipolla, il sedano, del prezzemolo fine-mente tritato, lo spicchio d'aglio intero, datogliere in seguito, il tutto insieme e due cucchiaidi olio extra vergine d'oliva, la pancetta tagliata adadini ed il peperoncino.Quando le verdure sono ben appassite sfiamma-re con un bicchiere di vino bianco; aggiungerepoi il pomodoro a pezzi ed i funghi, aggiustandodi sale e pepe; far cuocere per 10 minuti circa afuoco vivace quindi aggiungere le olive prece-dentemente messe a bagno.Scolare le fregnacce"al dente" direttamente nella padella mantecan-do per altri 5 minuti, aggiungere il resto dei prez-zemolo.

FETTUCCINE AGLI ASPARAGI

Ingredienti per 4 persone: 500 gr di fettuccine,300 gr di asparagi selvatici (non quelli colti-vati), 150 gr di pancetta o guanciale, olioextravergine di oliva, sale, pepe, parmigianoreggiano, 20 gr di burro.Preparazione: spezzettate gli asparagi elimi-nando la parte troppo fibrosa (la parte bassamolto dura), lavateli e asciugateli bene; in unapadella di media grandezza fate rosolare lapancetta tagliata a cubetti senza aggiungereolio ed eliminate il grasso liquido che si formada questa operazione.Aggiungete olio e fate soffriggere per 2 minu-ti, aggiungete gli asparagi e un quarto di bic-chiere di acqua calda, lasciate cuocere gli aspa-ragi e aggiungete sale e pepe. Lessate la pastae al momento di condire aggiungete il burro eil parmigiano. Questa ricetta può essere rea-lizzata seguendo la stessa procedura con altritipi di verdure ed erbe selvatiche (Carciofi,Zucchine, Cupoli, Vitabbie).

82

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

STROZZAPRETI CACIO E PEPE

Ingredienti per 4 persone: la pasta necessita di500 gr di farina di grano tenero tipo “0”, 150gr di acqua, un uovo, un pizzico di sale, ilcondimento invece è composto da olio extravergine di oliva, almeno due cucchiai, un piz-zico di pepe nero e pecorino grattugiato.Preparazione: preparate la pasta unendo gliingredienti in una terrina versando l’acquapoco a poco fino ad ottenere un impasto nontroppo molle.

Stendete la pasta con un tira pasta fino allospessore di 5 mm, subito dopo tagliatela astrisce di 1cm di larghezza e 3 cm di lunghez-za. Cuocere la pasta ottenuta in abbondanteacqua salata.Quando è cotta, non scolatela del tutto e ver-satela in una padella in cui avrete precedente-mente versato l’olio extra vergine ed il pepenero macinato.Saltate in padella e aggiungete il pecorino,amalgamando il tutto e… buon appetito.

Prodotti con il marchio della Riserva (b.r.) Prodotti tipici della Sabina

tradizioni antiche della cultura contadina. Siriportano nei box alcune ricette di questi sapo-riti piatti che è possibile gustare nelle sagrepaesane e nei ristoranti della zona, tutte a basedel prelibato olio extra-vergine locale.

AZIENDE CHE PRODUCONO E/O

COMMERCIALIZZANO PRODOTTI TIPICI E

TRADIZIONALI

Nel territorio della Riserva, caratterizzatodalla presenza diffusa di aree utilizzate a scopiagricoli e a pascolo, sono presenti diverseaziende che producono prodotti tipici, comeil rinomato olio della Sabina DOP, il formag-

gio, il miele. La Riserva produce dell’olio extravergine d’oliva e del miele millefiori con ilproprio marchio, prodotto dalle arnie posizio-nate dentro il suo territorio, oltre ad altri pro-dotti quali il propoli, le candele, il miele infavo ed il gustosissimo miele nocciolato (mielee crema di nocciole).Attualmente i prodotti con il marchio dellaRiserva non sono commercializzati ma vengo-no distribuiti per la degustazione, in occasio-ne di fiere e feste paesane o nel corso di ini-ziative svolte in aree protette.

83

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Nautia CooperativaVia Tiberina Km. 37,500

Nazzano (Roma)Tel. 0765 332748

Cooperativa agricola nata nel 1980 per lavorarenel settore della tutela ambientale.

La fondazione della Nautia risale all’istituzionedella Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa.

La cooperativa pratica attività di agricoltura bio-logica sin dal 1986, con la convinzione che siapossibile creare impresa nelle aree naturali pro-tette, sviluppandone le potenzialità produttive,

nel pieno rispetto dell’ambiente. La Nautia produce e commercializza prodotti diqualità, provenienza diretta, tutela di tutto quan-

to provenga da piccole aziende familiari che sisforzano di restare sul mercato facendo le cosecon cura; tutela dei prodotti del commercio

equo e solidale.

Az. Agricole Casale di collec/o Agriturismo “La luna sul Tevere”

Loc. CerretaTorrita Tiberina (Roma)

Tel. 0765 304021L’azienda, situata proprio all’interno del territo-rio della Riserva, produce e vende olio extraver-gine di oliva DOP Sabina, cereali (farro, granoduro, mais), foraggi per l’allevamento ovino edequino, il miele, le marmellate e gli ortaggi di

stagione. Le varietà di olivo coltivate sonoLeccino, Frantoio, Moraiolo, tipiche della

Toscana e del Lazio.

Ecofattorie SabineVia Ternana 2

Poggio Mirteto Scalo (RI)Tel. 0765 26012

A due passi dalla Riserva Naturale NazzanoTevere-Farfa e a pochi chilometri dall'Abbazia di

Farfa, modello di vita e cultura medievale, sitrova il caseificio, dove si lavora il latte biologico

di circa duemila pecore allevate su pascolianch'essi biologici, e il punto vendita dove, oltreagli altri prodotti, è possibile acquistare formaggifreschi e stagionati fatti ancora come un tempo.

Casale del Farfa Via Ternana 101 (Km 7,100) - Montopoli (RI)

Tel. 0765 322047Sito internet: www.casaledelfarfa.it

In Sabina, dove le colline di ulivi si alternanoalle distese di grano, si incontra l’Azienda

Agricola “Casale del Farfa”, che offre ai visitatorila possibilità di assaporare prodotti naturali e

nello stesso tempo, di venire a conoscenza dellepiù moderne tecniche di allevamento e di produzione agricola. Al “Casale del Farfa”,

infatti, si allevano pecore selezionate il cui latte,appena munto, viene giornalmente trasformatoin ottimi formaggi e ricotta. Accanto a queste

specialità casearie, si coltivano olivi per la produ-zione del famoso olio extra vergine della Sabina

ed alberi da frutto, in particolare ciliegi. La formula della vendita diretta al pubblico per-mette ai visitatori di acquistare queste ed altrespecialità alimentari, così da consumarle unavolta tornati in città. L’azienda Agricola che

circonda il ristorante offre ai Clienti una piacevole passeggiata a contatto con la natura.

Caseificio Agri c/o “La fattoria dei sapori”Via di Valle Carbone - Torrita Tiberina (Roma)

Tel. 0765 322273Azienda casearia situata a ridosso della Riservafra dolci colline e verdi pascoli. Un angolo di

terra dove il tempo sembra essersi fermato, ove ilsorgere e il calar del sole scandisce temi e rappor-

ti umani, sociali e cultuali. Produzione di for-maggi con ingredienti naturali, puro latte di

pecora, caglio, sale, in ambienti controllati ter-micamente ed igienicamente con il processo

HACCP.

Azienda agricola biologica Podere MoricelliVia Santa Maria - Montopoli (RI)

Tel. 0765 322160Antica azienda agricola di circa 90 ettari, da anniconvertita al biologico, nella quale si produconoolio extra vergine DOP Sabino; formaggi ricavatidalla lavorazione del latte prodotto dal proprioallevamento di pecore comisane; uve pregiate da vitigni DOC Sabini, con cui si produce

vino rosso e bianco.

DOVE ACQUISTARE

84

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Azienda Agricola “Colle Arcone”Via Colonnetta 2 - Montopoli (RI)

Tel. 0765 279017Produzione e vendita di olio extravergine di olivaDOP Sabina. L’azienda possiede anche un alle-vamento equino razza T.P.R., con stazione di

fecondazione pubblica

Azienda “Le foreste”Via di Valle Carbone snc - Loc. Colli della Città

Torrita Tiberina (Roma)Tel. 0765 322256

Produzione artigianale di miele con 100 arnie. Il tipo di miele prodotto è il millefiori e quello

di bosco. Oltre al miele, l’azienda produce evende anche propoli, polline, pappa reale, cera enocciotella che è una gustosissima composizione

di miele e crema di nocciole.

Frantoio oleario Mercuri Via Casenuove Granari, 63 - Montopoli (RI)

Tel. 0765 279007

Frantoio oleario Galloni e BettucciVia Colonnetta, 56

Montopoli (RI)Tel. 0765 322167

Frantoio olearioConsorzio produttori agricoli

Via Roma, 21Montopoli (Rieti)

Frantoio Oleario SmargiassiVia Volpignano Loc. Collerosa

Montopoli (RI)Tel. 0765 24032

Frantoio Oleario MicheliVia Lecceto, 3

Nazzano (Roma)Tel. 0765 332384

DOVE ACQUISTARE (segue)

NAZZANO

17 gennaioFesta popolare in onore di Sant'Antonio

Benedizione degli animali in piazza, giochipopolari (pilaccia, albero della cuccagna etc.)

abate, durante la quale sono organizzati giochipopolari come la tradizionale “pilaccia” e l’albero

della cuccagna.

10-12 maggioFesta del Patrono S. Antimo

Processione, spettacoli musicali, cabaret e tombolata con ricchi premi. La processione per-corre l'abitato, con il santo e lo stendardo, chescende dalla sua dimora extramoenia in paese,

fino ad ottobre, dove con una solenne processio-ne, torna alla basilica a lui dedicata nei giorni di

festa si svolgono manifestazioni di arte varia. A concludere i festeggiamenti vi sono

spettacoli pirotecnici.

Ultima domenica di luglioFiera di Luglio

Dal sabato sera precedente alla fiera, vieneorganizzata una festa all’aperto con stand

gastronomico e musica.

LE MANIFESTAZIONI

Nazzano,festa patronaledi Sant’Antimo(Foto: Comune diNazzano)

85

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

8 dicembreSagra della bruschetta

Degustazione dell’olio nuovo di produzionelocale, ed altri spuntini il tutto allietato dalla

presenza della Banda Musicale.

Tutti i giovedìMercato settimanale.

Ultima domenica prima del martedì grassoIl carnevale

Sfilata di carri allegorici, serata in cui si svolge ilfunerale del carnevale morto, con la lettura delTestamento di Carnevale, che ironizza su tutticoloro che nel corso dell’anno si sono distinti

per qualsiasi motivo. Un fantoccio viene portatoin processione per le strade del paese su una bara

che alla fine verrà bruciata.

TORRITA TIBERINA

5 gennaio La Pasquarella

Visita alle famiglie di gruppi di ragazzi inoccasione della vigilia dell’Epifania.

Spettacoli musicali.

17 gennaio o domenica più vicinaFesta in onore di S. Antonio AbateSagra paesana, intrattenimento.

Venerdì SantoSolenne processione del Cristo Morto

MaggioSagra del Fallone

Specialità culinaria locale

(calzoni ripieni di verdura).

Corpus DominiInfiorata e processione per le vie del paese.

14-15 agostoFerragosto torritano

Rappresentazioni musicali e varie stabilite dianno in anno.

16 agostoFesta patronale di S. Rocco

Processione, messa, fuochi artificiali.

Ultimo sabato di agosto Festa dell’olmo

Festa tradizionale campestre, intrattenimento.

Seconda domenica di settembreFiera di merci e bestiame

Settembre Festa di fine estate

Stand gastronomici, spettacoli, musica e fuochi artificiali.

21 dicembre o domenica più vicinaFesta patronale di S. Tommaso Apostolo

Processione con il Santo, Santa messa e concertomusicale con la storica banda di Torrita, fondata

nel 1900, fuochi artificiali.

Tutti i lunedìMercato settimanale

MONTOPOLI

17 gennaio S. Antonio Abate

Infiorata degli animali e distribuzione delleciambelle. Rassegna culturale e musicale con

proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali e cabaret.

25 aprile Sagra dell’asparago selvatico

Stand gastronomici, intrattenimento.

Ultima decade di maggioSagra delle fregnacce sabinesi

Stand gastronomici, intrattenimento.

LE MANIFESTAZIONI (segue)

Carnevale di Nazzano(Foto: Comune di Nazzano)

86

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Martedì dopo Pentecoste Festa dei SS. Martiri

Festa religiosa con processione caratteristica.

Prima decade di giugnoFesta dello Statuto

LuglioFesta della banda

Raduno di bande musicali con spettacoli estand gastronomici.

Luglio Festa del cacciatore

Manifestazione con spettacoli e gastronomia.

Agosto Festa dell’Ara

Località Santa Maria; tradizionale degustazionedi prodotti tipici locali con manifestazioni per la

conoscenza del territorio.

15 agostoSagra della pizza frittaFerragosto a Montopoli

Sagra paesana.

15 agostoFerragosto a Pontesfondato

Stand gastronomici, musica, spettacoli.

AgostoFesta di S. Sebastiano

Festa patronale. Sagra paesana, spettacoli, musica, processione, fuochi d’artificio.

AgostoFesta rionale

Organizzata dall’Associazione “Colonnetta La Memoria”. Stand gastronomici, intratteni-

mento, musica.

Ultima decade di SettembreRitrovarsi a Montopoli di Sabina

Rassegna di arte, cultura, sport, ricreazione e folklore. Collettiva di pittura, pizza fritta,

spettacoli.

29 SettembreFesta di S. Michele Arcangelo

Festa patronale.

Prima decade di dicembreAndar per olio e per cultura

Iniziative culturali, spettacoli.Sagra della polenta con salsicce.

LE MANIFESTAZIONI

Torre del Castello di Nazzano

87

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

NAZZANO

Provincia di RomaAltitudine: 202 m. s.l.m.

Abitanti: 1261Distanza da Roma: km 40

ComuneVia Mazzini, 4 - 00060 Nazzano (RM)Tel. 0765 332002 - Fax 0765 332710

BibliotecaPalazzo Comunale

Via Mazzini,4Tel. 0765 332002 - Fax 0765 332710

Orari di apertura Martedì dalle 15.00 alle 18.00, mercoledì dalle10.00 alle 13.00, venerdì dalle 15.00 alle 18.00.

Il patrimonio librario ammonta a circa 8000volumi, con una consistente sezione di libri perragazzi, una discreta sezione locale, una sezionesull’ambiente, una di libri d’arte, ed una di nar-

rativa. Dispone inoltre dell’Archivio StoricoComunale (1500-1945 circa) e di un Archivio

Notarile (1500-1830) consultabili tramite richiesta scritta e motivata.

Bibliotecario: Marina Di Giacinto.

Riserva Naturale Regionale di Nazzano, Tevere-Farfa

Sede legale: S.P. Tiberina Km 28,10000060 Nazzano (RM)

Tel. 0765 332226 - Tel. e fax 0765 332795Fax 0765 30262

Email: [email protected] internet: www.teverefarfa.it

Pro LocoVia Mazzini, 4 - 00060 Nazzano (RM)

Tel. 0765 332002Email: [email protected]

Museo del FiumeVia Mazzini, 1 - 00060 Nazzano (RM)

Tel. 0765 332002, 335 6880515Fax 0765 332710

Email: [email protected]

Museo della Notte Loc. Casella - Casale della “Vedova”

00060 Nazzano (RM)Email: [email protected]

Ecomuseo Via del Porto, Casale Bussolini

00060 Nazzano (RM)Email: [email protected]

FarmaciaVia Provinciale, 18 - 00060 Nazzano (RM)

Tel. 0765 332149Chiusura: giovedi pomeriggio, festivi

(eccetto i giorni di turno).

Croce RossaVia Provinciale, 1 - 00060 Nazzano (RM)

Tel. 0765 332400

TORRITA TIBERINA

Provincia di RomaAltitudine: 174 m s.l.m.

Abitanti: 932Distanza da Roma: km 44

ComunePiazza dei Caduti del XVI marzo 1978

00060 Torrita Tiberina (Roma)Tel. 0765 30116, 30236 - Fax 0765 30236

Siti internet: www.valletiberina.itwww.torritatiberina.it

Informazioni Turistiche/Pro LocoTel. 0765 30116

Biblioteca Edifico Scolastico

Via Cavour - 00060 Torrita Tiberina (Roma)Tel. 0765 30116 Orari di apertura:

dal lunedì al venerdì, dalle 15.30 alle 18.30.

I COMUNI DEL PARCO

88

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

CarabinieriVia Umberto Maddalena, 9

00060 Torrita Tiberina (Roma)Tel. 0765 30101

FarmaciaVia Trieste, 8

00060 Torrita Tiberina (Roma)Tel. 0765 30028

Chiusura: mercoledì, festivi (eccetto i giorni di turno).

MONTOPOLI

Provincia di RietiAltitudine: 331 m s.l.m.

Abitanti: 3697Distanza da Roma: km 45

ComunePiazza Comunale, 1

Tel. 0765 27611

Pro LocoVia Roma, 10

Tel. 0765 279754Email: [email protected]

FarmaciaVia Roma, 33/a

Tel. 0765 279055Chiusura: mercoledi tutto il giorno, festivi

(eccetto i giorni di turno).

Croce VerdeVia Granica sud

Tel. 0765 279660

BibliotecaEx chiesa di S. Sebastiano in Pretoriolo

Tel. 0765 276867Email: [email protected]

Orari di apertura: martedì e mercoledì dalle 9.00alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00, giovedì dalle9.00 alle 13.00, venerdì dalle 15.00 alle 19.00.

Il patrimonio librario ammonta a 7000 volumi,con una consistente sezione di libri per ragazzi e

una discreta sezione locale sulla provincia diRieti. Dispone di una emeroteca storica tra cui

spicca la raccolta della rivista Rinascita (1946-1986), e di una videoteca con 350

videocassette. Sede UPTER.Bibliotecario: Marco Silvestri.

I COMUNI DEL PARCO (segue)

Veduta di Montopoli

89

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Allegati

Le tracce degli animali che vivono nella riserva.

90

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Orme di mammiferi servatici

91

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Orme di Uccelli selvatici

92

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Orme di Uccelli selvatici

93

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Svasso Maggiore CormoranoGarzettaAirone CenerinoFischioneAlzavolaGermano realeCodoneMarzaiolaMestoloneMoriglioneGallinella d’acquaFolagaGabbiano ComuneGabbiano realeTortora dal CollareCuculoNibbio BrunoFalco di paludePoianaPellegrino GheppioBarbaggianniAlloccoCivettaRondoneMartin PescatoreUpupaTopinoRondineBalestruccioBallerina GiallaBallerina BiancaPettirossoSaltimpaloMerloUsignolo di fiumeCannareccioneOcchiocottoCapineraCodibugnoloCianciallegraPendolinoGhiandaiaTaccolaGazzaCornacchia GrigiaStormoPassera d’ItaliaFringuelloVerzellinoVerdoneCardellinoMigliarino di palude

GenGen

-GenGenGenGenGenGenGenGenGenGenGenGenGen

-GenGenGenGenGenGenGenGen

-Gen

----

GenGenGenGenGenGen

-GenGenGenGenGenGenGenGenGenGenGenGenGenGenGenGen

FebFeb

-FebFebFebFebFebFebFebFebFebFebFebFebFeb

-FebFebFebFebFebFebFebFeb

-Feb

----

FebFebFebFebFebFeb

-FebFebFebFebFebFebFebFebFebFebFebFebFebFebFebFeb

MarMar

-MarMarMarMarMarMarMarMarMarMarMarMarMar

-MarMarMarMarMarMarMarMar

-Mar

----

MarMarMarMarMarMar

-MarMarMarMarMarMarMarMarMarMarMarMarMarMarMarMar

AprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprAprApr

Mag-

Mag---

Mag----

MagMagMagMagMagMagMag

-MagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMagMag

-

Giu-

Giu---

Giu----

GiuGiuGiuGiuGiuGiuGiu

-GiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiuGiu

-

Lug-

Lug---

Lug----

LugLugLug Lug LugLugLug

-LugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLugLug

-

Ago-

Ago---

Ago----

AgoAgoAgoAgoAgoAgoAgo

-AgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgoAgo

-

Set-

Set---

Set----

SetSetSetSetSetSetSet-

SetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSetSet-

OttOtt

-OttOttOttOttOttOttOttOttOttOttOttOttOtt

-OttOttOttOttOttOttOttOtt

-Ott

----

OttOttOttOttOttOtt

-OttOttOttOttOttOttOttOttOttOttOttOttOttOttOttOtt

NovNov

-NovNovNovNovNovNovNovNovNovNovNovNovNov

-NovNovNovNovNovNovNovNov

-Nov

----

NovNovNovNovNovNov

-NovNovNovNovNovNovNovNovNovNovNovNovNovNovNovNov

DicDic

-DicDicDicDicDicDicDicDicDicDicDicDicDic

-DicDicDicDicDicDicDicDic

-Dic

----

DicDicDicDicDicDic

-DicDicDicDicDicDicDicDicDicDicDicDicDicDicDicDic

IL CALENDARIO DEGLI UCCELLILe lettere indicano i mesi in cui alcune specie sono presenti.Quelle in rosso indicano i mesi in cui le specie possono riprodursi nella Riserva.

94

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Bibliografia

Acconci A., Baldassarri P., Noviello C., 2003 - Guida ai Musei della Provincia di Roma, Provinciadi Roma, Ass. Politiche Culturali.

Angelini M.E. e Cassatella A., 1990 - Nazzano, itinerario archeologico-topografico, Edizioni RariNantes, Roma.

A.R.D.E.A., 2000 - Gestione delle aree protette ed indagini preliminari - Piano dell’area naturaleprotetta. Riserva Naturale Regionale Nazzano, Tevere-Farfa., Relazione tecnica,.

A.A.V.V., 1977 - Nazzano: oasi faunistica sul Tevere. Amm. Comunale di Nazzano, WWF Lazio.Multigrafia Brunetti, Roma.

Bernardini F. (a cura di), 1998 - Il Tevere custodito. Nazzano e il suo fiume. Comune di Nazzano,Prov. Roma, Ass. Cultura e Beni Culturali, Fratelli Palombi Editore, Roma.

Boano A., Brunelli M., Bulgarini F., Montemaggiori A., Sarrocco S., Visentini M. (Eds.), 1995- Atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio. Alula II (1-2): 1-224

Bologna M. A., Capula M., Carpaneto G.M. (Eds.), 2000 - Anfibi e rettili del Lazio, FratelliPalombi Editori, Roma.

Brunelli M., E. Calvario, D. Cascianelli, F. Corbi e S. Sarrocco, 1998 - Lo svernamento degliuccelli acquatici nel Lazio, Alula V (1-2): 3-124, 1993-1998.

Brunelli M., Fraticelli F., 1998 - Check list degli uccelli del Lazio, Alula, IV (1-2): 1-190.

Bulgarini F., E. Calvario, F. Fraticelli, F. Petretti e S. Sarrocco (Eds.), 1998 - Libro rosso deglianimali d’Italia, Vertebrati. WWF Italia, Roma.

Candeloro I., 1998 - Didattica ed Ecomuseo. Le tradizioni a Nazzano. Prov. di Roma, Ass.Cultura e Beni Culturali, Comune di Nazzano. Fratelli Palombi Editori, Roma.

Capula M., Paggetti R., 2005. Anfibi e Rettili della Riserva Naturale Tevere-Farfa. RiservaNaturale Regionale Nazzano Tevere-Farfa, Stilgrafica srl, Roma, 88 pp..

Consoli V. e D’Adamo M., 1995 - La Fauna. Riserva Naturale Tevere-Farfa, Comuni di Nazzanoe Torrita Tiberina. Regione Lazio, Sistema dei Parchi e delle Riserve Naturali.

Cristiano C., 1996 - I Territori di Montopoli Sabina e Bocchignano. Notizie storiche. Comune diMontopoli di Sabina, Ass. alla Cultura.

Coop. “La Montagna” - Carta dei sentieri. MUSIS, Provincia di Roma, Parco didattico diNazzano, Riserva Naturale Tevere-Farfa.

D’Antoni, S., 1992 - Modelli spaziali e temporali della nutria (Myocastor coypus) nella RiservaNaturale Tevere-Farfa. Tesi di Laurea. Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Dip. DiBiologia Animale e dell’Uomo, Prof. L. Boitani.

95

Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

D’Antoni S., A. Pacini, G. Cucchieri, C. Pittiglio, G. Reggiani, 2002 - L’impatto della nutria(Myocastor coypus) nella Riserva Naturale Tevere-Farfa, Atti del Convegno Nazionale “La gestio-ne delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana” -Firenze, 24-25 ottobre 2002.

D’Antoni S., E. Duprè, S. La Posta e P. Verucci (eds.), 2003 - Fauna inclusa nella DirettivaHabitat, Dipartimento Protezione Natura, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.

Egidi I. e Margaritelli L., 2005. Natura in campo. Atlante dei prodotti tipici e tradizionali deiParchi del Lazio. Regione Lazio, Assessorato all’Ambiente - Agenzia Regionale Parchi, RegioneLazio. Ed. Grafiche Manfredi, Roma.

Gonios s.a.s, 2000 - Geologia - Piano dell’area Naturale protetta. Riserva Naturale RegionaleNazzano, Tevere-Farfa. Relazione tecnica.

Mantero F.M., Cattena C., De Filippis R., Fiasco D., Saltari M.C., 1998 - I Parchi e le RiserveNaturali del Lazio. Regione Lazio, Ass. Utilizzo, Tutela e Valorizzazione delle RisorseAmbientali, Ufficio Parchi e Riserve Naturali. Quasar edizioni, Roma.

Mattei F., Pascucci P., Russo L., 2004 - Guida ai musei e alle collezioni di Roma e del Lazio,Regione Lazio, Ass. Cultura, Spettacolo, Sport e Turismo. Fratelli Palombi Editori, Roma

Mazzi M.C., 1995 - Filacciano e il suo territorio, Centro Regionale per la Documentazione deiBeni Culturali e Ambientali (CDR). Regione Lazio, Ass. Cultura, Spettacolo, Sport e Turismo.Edizioni Dedalo.

Minelli A., Chemini C., Argano R., Ruffo S. (a cura di), 2002 - La fauna in Italia, TouringEditore, Milano e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.

Pelliccioni S., Papa C., Veneziani S., 2004 - La memoria del parco. AdM Archivio dellaMemoria. Regione Lazio, ARP, Camera Oscura, Riserva Naturale Regionale Nazzano, Tevere-Farfa.

Petretti F., 2000 - Zoologia - Piano dell’area Naturale protetta. Riserva Naturale RegionaleNazzano, Tevere-Farfa. Relazione tecnica.

Resini A. M., de Maria L., 2002 - Nazzano e il suo territorio, Centro Regionale per laDocumentazione dei Beni Culturali e Ambientali (CDR). Regione Lazio, Ass. Cultura,Spettacolo, Sport e Turismo, Rubettino Editore.

Rossi W., 2002 - Orchidee d’Italia, Quad. Cons. Natura, 15, Min. Ambiente, Ist. Naz. FaunaSelvatica.

Spada F., 1995 - Carta della vegetazione - Riserva Naturale Regionale Tevere-Farfa. Relazionetecnica, Centro Studi Ricerche Applicate Coop. r.l..

Zerunian S., 2002 - Iconografia dei Pesci delle acque interne d’Italia. Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio e Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.

Zerunian S., 2002 - Condannati all’estinzione? Biodiversità, biologia, minacce e strategie di con-servazione dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia. Ministero dell’Ambiente e della Tutela delTerritorio, Edagricole, Bologna.

TestiSusanna D’Antoni e Alessandro Lugari.

Progetto grafico e impaginazioneFabrizio Olati - Edindustria S.p.a.

FotografieSusanna D’Antoni (s.d.), Alessandro Lugari (a.l.), Valerio Lucentini (v.l.), Maurizio Gallo (m.g.), Flavio Garcia(f.g.), Biagio Radici (b.r.), Silvano Assogna (s.a.), Federico Bronzi (f.b.), Archivio Comunale di Nazzano, Comune diMontopoli di Sabina (c.m.).

IllustrazioniRiserva Naturale Regionale Nazzano Tevere-Farfa; UPTER.

CartografiaCarta turistica della Riserva ITER EDIZIONI.

StampaBeta Tipografica s.r.l.

La presente pubblicazione è il prodotto della collaborazione di tante persone che vi hanno contribuito in diversa misura.Un apporto essenziale è venuto da tutto il personale dell’Ente di Gestione della Riserva Naturale Regionale Nazzano, Tevere-Farfa, grazie al coordinamento del direttore Maurizio Gallo ed in particolare alla collaborazione di: Silvano Assogna,Mariella Bolzoni, Andrea Bonamico, Federico Bronzi, Carlo Cola, Maurizio Cutini, Marina Di Giacinto, Sonia Galassi,Flavio Garcia, Alessandra Grignetti, Valerio Lucentini, Umberto Pessolano, Biagio Radici, Marco Stefanini, GruppoArcheologico Torrita 2000, l’UPTER, i Comuni e le Proloco di Nazzano, Torrita Tiberina e Montopoli di Sabina, in par-ticolar modo i Sindaci e il personale degli uffici tecnici, l’Amministrazione della Riserva Naturale Nazzano, Tevere-Farfa,i Guardaparco.

Un ringraziamento speciale va in particolare al dott. Raniero De Filippis, responsabile della Direzione Regionale Ambientee Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio, alle dott.sse Federica Merlo e Alessandra Tomeo di Sviluppo Lazio S.p.A.,all’arch. Giovanna Bargagna dell’Area Conservazione della Natura, all’arch. Luca Colosimo, al dott. Guglielmo Arcà, aldott. Giulio Fancello, alla dott.ssa Daniela Nolasco e all’arch. Guglielmo Villa degli Uffici Centrali del Ruolo Unico delPersonale dei Parchi della Regione Lazio che hanno collaborato alla realizzazione del progetto e della guida.

Pubblicazione realizzata con il contributo dell’Unione Europea, nell’ambito del Piano di Comunicazione per ilLazio 2000-2006.Responsabile del Piano di Comunicazione Docup Ob.2 Lazio 2000-2006: Federica Merlo.

Unione Europea Repubblica Italiana Regione Lazio

Regione LazioAssessorato Ambiente

e Cooperazione tra i Popoli

Copyright Regione Lazio 2005La presente pubblicazione è stata realizzata con i fondi

del piano di comunicazione del DOCUP obiettivo 2 2000-2006e dell'Accordo di Programma Quadro "Aree sensibili: parchi

e riserve" (APQ7) siglato tra Regione Lazio,Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio

e Ministero dell'Economia e delle Finanze