riflessioni crisi finanziaria 2012

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RIFLESSIONI SULLA CRISI FINANZIARIA MONDIALE Giancarlo Di Donato 16/01/2012 La condizione economico-sociale oggetto di discussione è la crisi finanziaria, la quale trova la sua origine negli USA, dove è stata chiamata la crisi dei mutui subprime, ma la principale vittima sono i mercati finanziari Europei. Possiamo identificare l'origine nel momento in cui la FED ha abbassato i tassi nel 2005, rendendo conveniente l'assunzione di mutui rispetto al passato, dando una spinta quindi sopratutto al settore immobiliare, nel quale sono cresciuti i prezzi a fronte di un incremento della domanda. Analizziamo le fasi di sviluppo e arrivo alla bolla : nel periodo dal 2000 al 2005 il prezzo delle case americane è salito di oltre il 50% a causa di una forte domanda, non corrisposta però dalla disponibilità di liquidità da parte dei potenziali compratori; in questo scenario le banche hanno iniziato a concedere questi Subprime ovvero mutui concessi senza richiedere le normali garanzie ma assicurati da una ipoteca sull'immobile e con tassi d'interessi elevati e molto onerosi: quando sono iniziate a mancare le liquidità per il rimborso dei mutui, le banche concedenti hanno creato dei titoli di debito collegati ai mutui, una sorta di obbligazioni, perciò hanno cartolarizzato i loro crediti portando ad una speculazione azzardata. Tutto ciò ha creato un circolo vizioso che ha depresso i consumi e bloccato il credito quindi una bolla immobiliare provocando una recessione economica che ha contagiato anche le banche europee e asiatiche. Tali condizione si è raggiunta a causa della presenza di alcuni presupposti : eccesso di liquidità delle banche propensione al rischio evento del mercato : insolvenza mutuatari paura nel concedere nuovo denaro blocco dell'economia A questo punto la crisi è divenuta la crisi dei debiti sovrani poiché i governi hanno ricomprato i titoli collegati ai subprime per aumentare la liquidità delle banche ma non ha fatto altro che alzare il rapporto tra debito pubblico e PIL. Notiamo come le banche devono avere le loro assunzioni di responsabilità e vediamo come i governi stanno intendendo la gestione della crisi. Dal 2006 i prezzi delle case hanno invertito la tendenza e la FED ha alzato i tassi ma a questo è corrisposto anche un alzamento della spesa pubblica per spingere l'economia e far crescere il PIL: questo è quanto avvenuto oltreoceano. Inoltre la FED ha uno strumento di cui la BCE non gode, ovvero l'emissione “libera” di nuova moneta: queste iniezioni di denaro nelle casse delle famiglie americane è chiaro che provocano un inflazione ma d'altra parte permette di mantenere perlomeno i consumi e fli investimenti costanti, in modo da assicurarsi comunque la crescita del PIL gia registrata negli anni precedenti, seppure con una flessione verso il

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RIFLESSIONI SULLA CRISI FINANZIARIA MONDIALE

Giancarlo Di Donato 16/01/2012

La condizione economico-sociale oggetto di discussione è la crisi finanziaria, la quale trova la sua origine negli USA, dove è stata chiamata la crisi dei mutui subprime, ma la principale vittima sono i mercati finanziari Europei.

Possiamo identificare l'origine nel momento in cui la FED ha abbassato i tassi nel 2005, rendendo conveniente l'assunzione di mutui rispetto al passato, dando una spinta quindi sopratutto al settore immobiliare, nel quale sono cresciuti i prezzi a fronte di un incremento della domanda.Analizziamo le fasi di sviluppo e arrivo alla bolla : nel periodo dal 2000 al 2005 il prezzo delle case americane è salito di oltre il 50% a causa di una forte domanda, non corrisposta però dalla disponibilità di liquidità da parte dei potenziali compratori; in questo scenario le banche hanno iniziato a concedere questi Subprime ovvero mutui concessi senza richiedere le normali garanzie ma assicurati da una ipoteca sull'immobile e con tassi d'interessi elevati e molto onerosi: quando sono iniziate a mancare le liquidità per il rimborso dei mutui, le banche concedenti hanno creato dei titoli di debito collegati ai mutui, una sorta di obbligazioni, perciò hanno cartolarizzato i loro crediti portando ad una speculazione azzardata.Tutto ciò ha creato un circolo vizioso che ha depresso i consumi e bloccato il credito quindi una bolla immobiliare provocando una recessione economica che ha contagiato anche le banche europee e asiatiche.

Tali condizione si è raggiunta a causa della presenza di alcuni presupposti :– eccesso di liquidità delle banche– propensione al rischio– evento del mercato : insolvenza mutuatari – paura nel concedere nuovo denaro– blocco dell'economia

A questo punto la crisi è divenuta la crisi dei debiti sovrani poiché i governi hanno ricomprato i titoli collegati ai subprime per aumentare la liquidità delle banche ma non ha fatto altro che alzare il rapporto tra debito pubblico e PIL. Notiamo come le banche devono avere le loro assunzioni di responsabilità e vediamo come i governi stanno intendendo la gestione della crisi.

Dal 2006 i prezzi delle case hanno invertito la tendenza e la FED ha alzato i tassi ma a questo è corrisposto anche un alzamento della spesa pubblica per spingere l'economia e far crescere il PIL: questo è quanto avvenuto oltreoceano. Inoltre la FED ha uno strumento di cui la BCE non gode, ovvero l'emissione “libera” di nuova moneta: queste iniezioni di denaro nelle casse delle famiglie americane è chiaro che provocano un inflazione ma d'altra parte permette di mantenere perlomeno i consumi e fli investimenti costanti, in modo da assicurarsi comunque la crescita del PIL gia registrata negli anni precedenti, seppure con una flessione verso il

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basso.

In Europa la BCE ha reagito diversamente a fronte delle speculazioni finanziarie e i governi non hanno optato per una gestione attraverso l'investimento, la spesa pubblica, bensì si sono intraprese politiche di austerity, quali tagli alla spesa pubblica e aumento della pressione fiscale, in un'ottica di lungo termine e di riduzione dei debiti sovrani, uno dei fondamentali che più grava sul bilancio delle europee e sopratutto dell' Italia. Se aggiungiamo la particolare situazione politico-sociale italiana, tradotta dai mercati come incapacità di essere in linea con la zona Euro si spiega la sfiducia dei mercati, ma se consideriamo che gli operatori dei mercati non guardano alla dimensione assoluta quanto a quella relativa, (rapporto debito / Pil) per l' Italia si nota un controsenso, poiché pur avendo un debito al 120 % il nostro PIL non è quello della Grecia (stesso debito assoluto) o del Portogallo, e comunque causa dell'aumento dell'indice è stata la riduzione del Pil ovvero del denominatore, indirettamente a causa delle politiche di austerity che hanno ovviamente provocato una contrazione dei consumi e riduzione degli investimenti portando maggiore disoccupazione e maggior debito pubblico.

Sono state rilevate quindi alcune critiche a questo modo di gestire la crisi, definendo irrazionali le politiche di austerity sia negli obiettivi macroeconomici che nella pratica attuazione sociale: infatti sono portate avanti per ridurre il rapporto debito / PIL ma concretamente non si ha questo effetto poiché se blocchiamo la spesa pubblica si blocca l'incremento dell'occupazione, quindi il monte salari e direttamente le imposte versate allo stato. Inoltre l'incremento della pressione fiscale non può avere come obiettivo un incremento del risparmio, il quale per natura presuppone maggiori e non minori risorse nelle mani degli italiani.Si è venuta a creare quindi una spirale cumulativa negativa con conseguenze notevoli a livello nazionale, che rende irrazionali tali politiche:

-spesa, + imposte > - occupazione > - PIL > + mortalità p. m. imprese > + Debito/PIL

Purtroppo gli effetti sono maggiori nelle aree già depresse quali il Sud , nelle quali si riducono ogni anno le imprese operanti e aumenta la disoccupazione, sopratutto la disoccupazione intellettuale a causa di una saturazione del mercato dei laureati, i quali finiscono per essere sotto-occupati o costretti a cercare lavoro altrove, cosa non positiva che provoca solo un allargamento della forbice tra nord e sud in quanto spostare i consumi verso nord crea più lavoro e produttività al nord , che sarà sempre più attraente per i laureati e non solo, del sud.

In proposito alle disposizioni legali a livello europeo, l'articolo 122 rende la BCE piuttosto priva di poteri, a causa dell' impossibilità di assistenza finanziaria agli stati membri, anche indiretta, ovvero il divieto di Pail out, il quale vieta alla BCE di accollarsi i debiti degli stati nonché l'acquisto di titoli di debito quale importante finanziamento o aiuto indiretto ai Membri UE. Sono tuttavia norme soggette a

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differenti interpretazioni che lasciano un margine di operatività, quale la creazione di un fondo monetario “ salva Stati”, ma quello su cui c'è chiarezza e la non contemplazione nei trattati UE di un eventuale uscita di uno stato dall unione economica: inoltre tale manovra sarebbe altresì costosa ma potrebbero registrarsi aumenti nelle esportazioni, se per ipotesi assumiamo il ritorno alla lira. E' un discorso puramente teorico poiché si parla di qualcosa mai successo prima e che è condizionato allo sviluppo di fattori sia interni che esterni.

Nella seconda parte del seminario si sono affrontate tematiche anche sociali riguardo la sostenibilità dell'economia a livello di limiti fisici imposti e presenti, nonché la problematica dell'inquinamento e occupazione, in relazione alla responsabilità sociale d'impresa.Si evince sostanzialmente la necessità di intervenire a livello legislativo per regolare tali scompensi, economici e sociali, al cospetto dei quali la crisi finanziaria sembra un semplice incidente di percorso che sta solo ritardando il collasso dell'economia. Tale “imprevisto” quindi è stato innescato dall' insolvenza americana e dalla mancanza di liquidità delle banche che ha avuto però conseguenze enormi in tutte le economie occidentali; possiamo dire che la crisi da finanziaria è divenuta dal 2008 una crisi economica reale.

I governi europei stanno portando avanti politiche di austerity, le quali tuttavia, se hanno un efficienza nel lungo periodo sono inadatte nel breve e anzi contraggono ulteriormente il PIL , pur sapendo che altre economie quali Cina e India stanno diventando competitive in molti prodotti tradizionalmente considerati settori privilegiati degli Europei.Ci si chiede a cosa può portare la contrazione dei consumi e della spesa pubblica se non ad una maggior recessione in cui solo i più ricchi hanno possibilità di mantenere uno status mentre gli ultimi sono bloccati nella ristrettezza economica che produce a lungo andare la fuga dei cervelli e quindi la perdita di fattori competitivi per il nostro paese.