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Insettopia Onlus- C.F. 97704950589 - Via Carlo Grabau, 16 - Roma (00195) - www.insettopia.it 1 Relazione progetto AUTISTICI E GIARDINIERI La Onlus Insettopia ha intrapreso un’attività finalizzata al recupero specializzato degli spazi verdi, che potesse esser l’ avvio una modalità concreta e attuabile per includere e dare dignità a ragazzi autistici che altrimenti sarebbero “fantasmi” per la società. Il progetto “Autistici e giardinieri” prevedeva la creazione di un laboratorio-osservatorio sperimentale con fine ludico formativo per impegnare ragazzi autistici adolescenti in attività di valorizzazione e recupero del verde pubblico. Questa iniziativa nel suo sviluppo ulteriore potrebbe essere un ottimo volano per iniziare ad avvicinare a un’attività concreta e formativa dei ragazzi autistici, richiamare attenzione sul problema del recupero a una vita sociale dei ragazzi con disabilità psichica. l lavoro è iniziato il 20 marzo 2015 ed è terminato il 13 giugno, ha coinvolto un gruppo di 10 ragazzi con disturbi dello spettro autistico. L’intento era di verificare l’acquisizione di una funzione esecutiva completa in ambito agricolo per un totale di 20 ore di attività . Lo studio comprendeva test valutativi di tipo psicomotorio a inizio e fine percorso. Oltre alla neuropsichiatra Assunta Papa lo staff comprendeva tre psicologi, uno psicomotricista e dei collaboratori volontari. Per gli aspetti più propriamente legati all’allestimento dell’area e coltivazione la dottoressa agronoma Beatrice Marucci ha trasferito nel progetto la sua esperienza pluriennale. Abbiamo avuto la necessità lavorare su strutture mobili per non impattare minimamente con l’area che ci ha ospitato e che alla fine del progetto è stata immediatamente ripristinata come era alle origini.

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Relazione progetto AUTISTICI E GIARDINIERI

La Onlus Insettopia ha intrapreso un’attività finalizzata al recupero specializzato degli spazi

verdi, che potesse esser l’ avvio una modalità concreta e attuabile per includere e dare dignità

a ragazzi autistici che altrimenti sarebbero “fantasmi” per la società.

Il progetto “Autistici e giardinieri” prevedeva la creazione di un laboratorio-osservatorio

sperimentale con fine ludico formativo per impegnare ragazzi autistici adolescenti in attività

di valorizzazione e recupero del verde pubblico.

Questa iniziativa nel suo sviluppo ulteriore potrebbe essere un ottimo volano per iniziare ad

avvicinare a un’attività concreta e formativa dei ragazzi autistici, richiamare attenzione sul

problema del recupero a una vita sociale dei ragazzi con disabilità psichica.

l lavoro e iniziato il 20 marzo 2015 ed e terminato il 13 giugno, ha coinvolto un gruppo di 10

ragazzi con disturbi dello spettro autistico. L’intento era di verificare l’acquisizione di una

funzione esecutiva completa in ambito agricolo per un totale di 20 ore di attivita. Lo studio

comprendeva test valutativi di tipo psicomotorio a inizio e fine percorso.

Oltre alla neuropsichiatra Assunta Papa lo staff comprendeva tre psicologi, uno

psicomotricista e dei collaboratori volontari.

Per gli aspetti piu propriamente legati all’allestimento dell’area e coltivazione la dottoressa

agronoma Beatrice Marucci ha trasferito nel progetto la sua esperienza pluriennale.

Abbiamo avuto la necessita lavorare su strutture mobili per non impattare minimamente con

l’area che ci ha ospitato e che alla fine del progetto e stata immediatamente ripristinata come

era alle origini.

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Il nostro progetto e stato modulato come integrazione all’attivita di riabilitazione equestre che

i ragazzi gia svolgevano presso la caserma dei Lancieri di Tor di Quinto, la continuita di

location e operatori ci ha permesso di partire con un gruppo di ragazzi per cui incontrarsi in

quel posto faceva gia parte della loro routine.

L’iniziativa progettuale ha coinvolto anche un gruppo di genitori di autistici e amici della

Onlus Insettopia.

Il vivaista Pietro Di Renzo ci ha generosamente regalato la terra per le coltivazioni, le carriole

per trasportarla e le tute da giardiniere per tutti i ragazzi.

sull’ attività è disponibile presso la dottoressa commercialista Marilena Lupi, segretario Onlus

Insettopia.

Segue un resoconto con maggiori particolari tecnici sull’ attività svolta, comprendente la

relazione dell’ Agronoma e della Psichiatra. Infine la gallery fotografica sul lavoro dei ragazzi.

Gianluca Nicoletti Presidente Insettopia Onlus

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STORIA DEL PROGETTO

Il primo progetto da noi elaborato è stato presentato ad agosto 2014 all’Ufficio Giardini del

Primo Municipio di Roma, con la richiesta di un’area pubblica incolta da destinare alla

sperimentazione. Nonostante la buona accoglienza e le promesse non ottenemmo nulla di

concreto per la mancanza di aree disponibili adatte al nostro progetto.

Decidemmo quindi di richiedere una piccola area verde, pressoché incolta, delimitata da un

muro lungo Viale Angelico 28 e di pertinenza dell’Istituto Ostetrico-ginecologico Regina Elena

e gestito dalla ASL RME. Abbiamo avuto vari incontri con i responsabili del servizio, ottenuto

la disponibilità teorica, ma in concreto, anche in questo caso, non è stato possibile individuare

delle condizioni minime per iniziare a far lavorare i ragazzi.

Otto mesi di “trattative” hanno quindi ritardato la partenza del nostro progetto, tra altre

ipotesi di aree pubbliche, comunali o regionali, da noi successivamente vagliate non abbiamo

trovato chi ci “prestasse” in tempi brevi un fazzolettino di aiuola per almeno tre mesi.

(Avremmo restituito l’area alla fine del progetto, almeno recuperata dal degrado e forse

persino migliorata).

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Nel frattempo avevamo presentato il progetto alla Direzione Generale per lo Studente,

l’integrazione, la partecipazione e la Comunicazione del MIUR/Dipartimento per l’Istruzione.

Abbiamo quindi ottenuto l’impegno di un finanziamento per la fase di avvio dell’attività.

Abbiamo così deciso di rivolgerci a dei privati per poter finalmente passare alla fase operativa.

Abbiamo coinvolto una neuropsichiatra di grande esperienza, la dottoressa Assunta Papa,

Direttore Scientifico del centro di riabilitazione equestre C.R.E. “Girolamo de Marco”, che da

anni sta realizzando una splendida attività presso la caserma dei Lancieri di Montebello di Tor

di Quinto, che già coinvolge molti dei nostri ragazzi.

La dottoressa Papa ha accettato di iniziare a seguirci per un modulo sperimentale di

ortocultura, permettendoci di usare per lo scopo, nella maniera meno invasiva possibile, una

striscia di terreno a ridosso del muro di recinzione dell’ippodromo, accanto all’area coperta

dove già i ragazzi svolgevano l’attività equestre.

Il lavoro è iniziato il 20 marzo ed è terminato il 13 giugno, ha coinvolto un gruppo di 10

ragazzi con disturbi dello spettro autistico. L’intento era di verificare l’acquisizione di una

funzione esecutiva completa in ambito agricolo per un totale di 20 ore di attività. Lo studio

comprendeva test valutativi di tipo psicomotorio a inizio e fine percorso. Oltre alla

neuropsichiatra lo staff comprendeva tre psicologi, uno psicomotricista e collaboratori

volontari.

Per gli aspetti più propriamente legati all’allestimento dell’area e coltivazione la dottoressa

agronoma Beatrice Marucci ha trasferito nel progetto la sua esperienza pluriennale.

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Abbiamo avuto la necessità lavorare su strutture mobili per non impattare minimamente con

l’area che ci ha ospitato e che alla fine del progetto è stata immediatamente ripristinata come

era alle origini.

Il nostro progetto è stato modulato come integrazione all’attività di riabilitazione equestre

che i ragazzi già svolgevano presso la caserma dei Lancieri di Tor di Quinto, la continuità di

location e operatori ci ha permesso di partire con un gruppo di ragazzi per cui incontrarsi in

quel posto faceva già parte della loro routine.

L’iniziativa progettuale ha coinvolto anche un gruppo di genitori di autistici e amici della

Onlus Insettopia, che avevamo iniziato a sensibilizzare al tempo del Charity Day in cui

abbiamo lanciato l’idea.

Il vivaista Pietro Di Renzo ci ha generosamente regalato la terra per le coltivazioni, le carriole

per trasportarla e le tute da giardiniere per tutti i ragazzi.

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RELAZIONE AGRONOMA

Esecuzione del progetto La premessa era di verificare sul campo la possibilità di sviluppare, attraverso la coltivazione

di piante, la capacità di instaurare, incrementare o migliorare atteggiamenti di autonomia in

un gruppo di ragazzi autistici con caratteristiche eterogenee ed esperienze differenti già

maturate in attività abilitative sia scolastiche che extrascolastiche.

L’area oggetto dell’intervento è una parte incolta adiacente il campo coperto dove i

ragazzi già frequentano l’ippoterapia.

Le postazioni di coltivazione sono 5 cassoni in legno di dimensioni 80cm x120 cm

posizionati su un bancale rialzato da terra circa 15 cm. A queste abbiamo aggiunto

dieci vasi singoli di piante aromatiche.

La scelta deriva dalla considerazione di avere spazi contenuti per gestire i ragazzi alla

loro prima esperienza, con materiali non di uso quotidiano e addirittura mai visti

prima per alcuni. Oltre alla necessità di rimuovere facilmente il tutto, alla fine del ciclo

di attività.

Materiali Considerando che le fasi iniziali del progetto sono di carattere esplorativo, si è ritenuto

opportuno iniziare con la costruzione e sistemazione di cassoni di legno a cerniera

impermeabilizzati con catrame liquido applicato a pennello. Ne abbiamo ricavato piccole

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aiuole per semplici coltivazioni dal risultato sicuro, limitandosi all’ uso di pochi attrezzi base

come paletta, piccolo rastrello, annaffiatoio, carriola.

Le coltivazioni Lattuga, zucchina, aglio, cipolla, bietola (tutte da trapianto). Un cassone dedicato alla semina

di spinacio.

Metodi La prima esperienza ha reso necessari diversi aggiustamenti di programma in corso d’opera,

proprio a causa delle risposte singole e del gruppo che non erano sempre prevedibili.

La progettazione terapeutica nasce dalla valutazione ex ante del processo di apprendimento

nello spazio in cui è supportato e da possibili variabili determinate dalle reali abilità dei

ragazzi, loro specifiche capacità di relazione con lo spazio, come bisogno di tranquillità e di

sicurezza e controllo delle emozioni.

Premesse necessarie Un clima accogliente e non competitivo

L’esperienza da parte degli operatori per stimolare reazioni ed emozioni.

La presa di coscienza da parte dei ragazzi della necessità di applicarsi nelle attività

attenendosi alle metodologie loro indicate

Attività preparatoria Posizionamento contenitori cassoni a terra per le aiuole dove piantare gli ortaggi.

Verniciatura interna con guaina liquida, sistemazione attrezzi e materiale di consumo.

Il gruppo ha lavorato senza problematiche particolari e in maniera ordinata. Alcuni ragazzi

particolarmente portati per questo genere di lavori non hanno avuto alcuna difficoltà con

pennelli e catrame altri sono stati meno attenti ma comunque non ci sono stati problemi con

l’uso dei materiali.

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Riempimento con terra dei cassoni. Sono stati svuotati i sacchi di terriccio nelle aiuole. La difficoltà per alcuni è stata collaborare

con un altro ragazzo per sollevarli e svuotarli. Singolarmente con l’operatore invece non ci

sono stati problemi. Il riempimento e il livellamento delle aiuole non ha comportato grosse

difficoltà. Tutti hanno un buon equilibrio motorio, anche se l’organizzazione tra di loro è quasi

nulla, non si è notata ostilità o distruttività nei confronti del programma. Toccare con le mani

la terra per alcuni era la prima esperienza ma dopo un primo momento il problema è stato

superato e accompagnandoli nel movimento,.

Piantagione ortaggi. L’obiettivo di partenza era di assegnare due ragazzi a cassone, che avrebbero poi scambiato la

volta successiva. Un cassone per specie.

Durante il lavoro si è riscontrata la troppa rigidità del programma per cui i ragazzi hanno

usato indistintamente a loro piacimento tutti i cassoni ma senza nessuna intermediazione

hanno messo a dimora tutte le piantine.

Non sono state mai riscontrate difficoltà nell’indossare i guanti, gli attrezzi come trapiantatore

o paletta sono di difficile uso per alcuni, ma comunque nessuno li ha usati con avventatezza.

Annaffiatura e livellamento terra dei cassoni. Il gruppo, eterogeneo per problematiche, ha 4\5 ragazzi che eseguono i lavori assegnati con

coordinazione e controllo dei movimenti senza problemi di prensione. Gli altri hanno cali

dell’attenzione, discontinuità d’interesse, o sostano accanto ai compagni, o seguono i lavori

anche se non collaborano .

L’operazione di annaffiatura non ha creato difficoltà, alcuni dei ragazzi meno attenti si

limitano a stare vicino a quelli che eseguono le operazioni con più facilità. Quando è capitato

che insorgesse un comportamenti problema si è preferito dedicare un operatore al soggetto

interessato distogliendolo dal gruppo con un attività che per lui era al momento più

gratificante, per evitare un generale calo di attenzione da parte degli altri ragazzi.

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Annaffiatura pulizia erbacce intorno alle aiuole. Tutti ragazzi si sono limitati a estirpare le erbacce rispettando le piante. C’è stato un piccolo

aumento della consapevolezza di alcuni. Il lavoro ha comportato anche un esercizio fisico

leggero. Le erbe sono state portate dai ragazzi nel ricovero dei cavalli. La manualità di alcuni

nell’eseguire lavori come portare una carriola o prendere gli annaffiatoi dal ricovero sono ad

un livello superiore ma i meno collaborativi hanno “seguito” gli altri. Ogni incontro porta un

piccolo cambiamento migliorativo del singolo.

Primo raccolto I ragazzi sono stati divisi in due gruppi di 5. Si è notato un aumento dell’attenzione anche da

chi aveva dimostrato minore capacità e disponibilità. Il piccolo gruppo ha eseguito con i più

collaborativi il taglio dei getti dei pomodori con le forbici. Altri, grazie alla maggiore

tranquillità durante le operazioni d’innaffiatura, hanno dimostrato più attenzione o comunque

con un grado di dipendenza minore nei confronti dell’operatore.

Alla fine dell’ora i due gruppi insieme con gli operatori hanno raccolto l’insalata che hanno

portato a casa insieme a vari rametti di aromatiche di cui tutti, annusandole, hanno

apprezzato il profumo .

Dott.ssa Beatrice Marucci Agronoma

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RELAZIONE NEURO PSICHIATRA

INTRODUZIONE Parlare di orticoltura è argomento oggi in voga ed è quindi termine “moderno”, ma affonda i propri significati nel concetto ancestrale di Agricoltura. Senza addentrarci troppo nel campo dell’antropologia e della sociologia, vale la pena di sottolineare brevemente alcuni concetti, al fine di rendere esplicito il pensiero che ha mosso il progetto in esame.

METAMODELLO DI RIFERIMENTO Prendere in considerazione il concetto di Agricoltura sottende un passaggio fondamentale nella storia dell’Umanità, il passaggio dal gruppo di individui cacciatori alla società organizzata agricola, il passaggio da una comunità in cammino, migrante ad una comunità stanziale. Un passaggio apparentemente banale, ma che ha richiesto uno sforzo evolutivo prodigioso. Passaggio da una mente “operativa”, mossa dal soddisfacimento immediato dei bisogni, ad una mente in grado di simbolizzare una strategia di nutrizione e di introiettare il bisogno, procrastinandone la realizzazione a favore di un nutrimento più sicuro ed efficace. Intorno a questo, il costituirsi di una comunità strutturata con compiti differenziati fra i vari individui, indirizzati ad un obiettivo comune: il raccolto di cibo sufficiente all’intera comunità. Da qui, a cascata, la necessità di “pensare” strategie di difesa, strategie di immagazzinamento e conservazione, strategie di scambio fra comunità e, non ultime, strategie di “attesa” del compimento del ciclo produttivo, attese da occupare con attività non finalizzate all’urgenza del nutrimento e quindi libere da vincoli istintuali di sopravvivenza, attività che la specie umana ha “pensato” come ARTI, danza, pittura, arti manuali ecc. ecc. Queste brevi note servono a sottolineare come le attività agricole siano entrate a far parte del bagaglio socio-culturale profondo dell’essere umano.

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Non è casuale l’anelito dell’uomo a recarsi in luoghi aperti e verdi nei momenti di sovraffaticamento psico-fisico e la sensazione di benessere che si sperimenta nel trascorrere giornate in campagna. E uno spunto di riflessione merita il fiorire negli ultimi anni nel nostro paese di agriturismi, fattorie sociali, cooperative agricole, e gli ultimissimi orti prensili su balcone come luoghi in cui ritrovare una dimensione agricola diradatasi con l’avvento della società industrializzata che ha deputato a pochi lo svolgimento delle funzioni di coltivazione dei nutrimenti e ha deprivato i molti dell’accesso e del godimento del rapporto diretto con la “madre terra”.

ORTOTERAPIA

Sulla base di quanto detto precedentemente, le attività collegate alle piante sono da tempo immemorabile considerate curative e consigliate ad individui sofferenti di una vasta gamma di stati patologici o menomazioni, con riferimenti ritrovati in manoscritti egizi e nel Medio Evo. Vale per tutti, l’accenno a Galeno, quale padre dell’utilizzo mirato della coltivazione di piante a scopo medicinale. E l’accenno a Mendel, probo sacerdote coltivatore di piselli, le cui varietà rimarranno per sempre nella memoria umana come suggeritori dello studio del genoma umano. La terapia orticolturale (horticoltural therapy) è una disciplina paramedica che utilizza le piante, l’attività di giardinaggio e l’innata affinità dell’uomo verso la natura come mezzo di attuazione di programmi di terapia e riabilitazione. In epoche più recenti, si attribuisce a Benjamin Rush, pioniere della psichiatria americana, l’attribuzione verso la fine del 1700 del metodo scientifico all’orticoltura e l’affermazione che lavorare il terreno e coltivare le piante può avere un benefico effetto sulla salute mentale. Svolgere attività orticulturali è forse la prima tecnica riabilitativa riconosciuta in campo psichiatrico. Bisogna però arrivare alla fine del 1900 per avere un approccio più rigoroso sull’interazione uomo-pianta. Una ventina di anni fa anni fa è nata negli Stati Uniti l’ortoterapia per poi diffondersi nei paesi anglosassoni. L’ortoterapia, che sta per Horticultural Therapy, da tradursi più correttamente con “terapia assistita dalle piante” o con “riabilitazione attraverso la natura”, è una forma di cura volta al miglioramento fisico e psicologico dell’individuo tramite l’interazione, anche solo visiva, con la natura. Si basa cioè sul presupposto, dimostrato con varie ricerche scientifiche, che la vista di un paesaggio verde diminuisca il livello di stress nell’individuo, migliorandone l’umore. Nella lingua inglese il termine “orticulture” assume un significato che riguarda settori

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produttivi vegetali che vanno dalla nostra orticultura sensu strictu alla floricoltura, alla frutticultura e al giardinaggio. Nel 1995 Davis definisce la terapia orticolturale come “una disciplina medico-psicologica che utilizza piante, giardinaggio e orticoltura quali strumenti di riabilitazione e cura in programmi terapeutici progettati ad hoc”. Egli introduce il concetto di Agricoltura Sociale (di cui la terapia orticolturale costituisce un’applicazione specifica) come metodica che valorizza pratiche agricole quali strumenti di recupero e miglioramento globale della condizione umana, non necessariamente terapeutici. L’etologo Konrad Lorenz, Premio Nobel per la medicina , sostiene che “ è quella voglia, quel desiderio, che tutti noi abbiamo, di scappare dalla città e tornare a vivere nei campi. È la predisposizione biologica, a ricercare il contatto con la natura. È la biofilia: una sensazione innata negli esseri umani, che all’uomo procura benessere emotivo e fisico, lo fa sentire a proprio agio”. Ad oggi parliamo di Orticoltura come di una tecnica consolidata e strutturata. La Hort,Therapy è una vera propria tecnica riabilitativa che fornisce agli individui le conoscenze teoriche e la possibilità pratica di creare e curare un “pezzo di terra”.

Negli Stati Uniti, la registrazione per la nazionale di orticoltura terapia credenziale richiede una laurea quadriennale con adeguate corsi. Uno stage 480 ore in orticoltura terapeutico è necessario anche per diventare un terapeuta orticolo. Un certo numero di lauree e master in terapia orticolo sono disponibili negli Stati Uniti così come in varie sedi internazionali. In Italia i benefici delle pratiche di orticoltura sono oggetto di studi da circa 30 anni, la letteratura scientifica infatti riporta studi sistematici su varie tipologie di utenze e su contesti specifici, non sempre generalizzabili, ma comunque altamente significativi della validità delle attività. Nell’estate del 2014 è stato avviato a Roma un progetto dal titolo “Il Giardino della Mente " curato dalla Cattedra di Psichiatria di Tor Vergata, diretta da Alberto Siracusano. Un luogo sia mentale sia fisico all’interno degli spazi dell’università che viene dedicato ad attività finalizzate alla riabilitazione di gruppo. Il Giardino della Mente si avvale delle professionalità di medici psichiatrici, tecnici della riabilitazione psichiatrica, psicologi, botanici e sarà a breve inserito nel programma del corso di laurea triennale in Terapisti della riabilitazione psichiatrica.

Secondo le nostre linee guida, Orticoltura terapeutica si riferisce a qualsiasi uso di attività orticole per benefici terapeutici, sia auto-avviata o prevista nell'ambito della programmazione ricreativo, sociale, o professionale.

Queste attività possono verificarsi in una varietà di impostazioni e sono appropriate per individui di qualsiasi livello di età o abilità. Aspetti potenziali positivi di orticoltura terapeutico includono la riduzione dello stress, l'empowerment dell’utente e il miglioramento dell'umore, oltre alle prestazioni fisiche e cognitive.

Nel quadro della formazione professionale, attività orticole possono aiutare le persone a imparare a risolvere problemi, il lavoro su un basi indipendenti, e seguire le istruzioni con

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precisione. Indipendentemente dall'impostazione o popolazione servita, orticoltura terapeutico dà tipicamente clienti sentimenti di autostima e la responsabilità come acquisire competenze in impianti adeguatamente nutrimento. Attività di orticoltura terapeutiche possono anche promuovere l'interazione sociale e motivare l'azione cooperativa all'interno di un gruppo. Queste abilità trasferibili possono poi rivelarsi utili in altri contesti di vita sociale o professionale. La terapia orticolturale può essere usata in psicanalisi per alleviare dolore e sofferenza in momenti di crisi, lavorare sui conflitti della persona e favorire la crescita interiore.

PROGETTO TERAPEUTICO Sulla base delle premesse teoriche, si è pensato di coinvolgere in uno studio pilota un gruppo di 10 ragazzi con diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico, al fine di verificare l’eventuale ricaduta e l’efficacia di un approccio demedicalizzato e “risonante” a livello inconscio sull’area di chiusura, utilizzando la cura della terra e del proprio orto quali mediatori di realtà per apprendere le fasi e la sequenza corretta di una funzione operativa esecutiva completa. Si è deciso per la strutturazione di un lavoro in gruppo, sotto attenta supervisione di terapeuti esperti, in quanto il gruppo di lavoro si pone come uno ”spazio sociale protetto”, nel quale l’allievo può sperimentare e vivere l’incontro con l’altro, che può essere l’individuo pianta ma anche l’individuo umano esperto che insegna cosa vedere, toccare, curare nell’ambito dell’orticoltura in modo poco conflittuale e ansiogeno, imparando nel tempo a intraprendere relazioni armoniche. Importante è anche lo spirito di imitazione, dove gli “altri” rappresentano un possibile modello alternativo di comportamento al quale ispirarsi.

PUNTI DI FORZA PECULIARI L’ortoterapia lavora con un materiale vivente: le piante. Le attività orticole sono guidate da terapeuti esperti con l'intento di progredire verso gli obiettivi di pazienti clinici come stabilito in un piano di trattamento terapeutico La pianta riveste un ruolo centrale e non si perseguono obiettivi agricoli definiti, ma ci si focalizza sul valore del processo di crescita delle piante piuttosto che sul prodotto agricolo finale.. Scopo dell’attività è il recupero della fiducia nelle proprie capacità a far vivere, crescere e curare un essere vivente, attraverso la ricerca e lo sviluppo di un un metodo di lavoro personale.

Le “soluzioni terapeutiche” permettono di imparare a prendersi cura di un altro organismo il che implica un assunzione di responsabilità, con conseguente aumento di fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.

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La necessita di superare gli imprevisti legati alla coltivazione fa sì che poche altre attività riabilitative riescano a concentrare la capacità di “problem solving” come frequentare i giardini terapeutici.

Il lavoro di gruppo che spesso caratterizza questi programmi sviluppa un senso di appartenenza e favorisce la socializzazione e la convivenza, superando il senso di isolamento e di inutilità personale.

Il rapporto di natura affettiva che si instaura tra la persona e la pianta che cresce, grazie alle sue attenzioni, risveglia capacità emotive distrutte da anni di malattia.

Importante aspetto positivo è il fatto che in questa terapia sia richiesto uno sforzo fisico, anche se limitato. I vantaggi di questa modalità terapeutica per il corpo fisico comprendono:

l'esercizio delle dita, mani, parte superiore del corpo, e gli occhi; stimolazione attraverso i cinque sensi; la possibilità di piegare il tronco e le ginocchia il camminare e lavorare a piedi, l’utilizzo di strumenti con stimolazione della motilità fine e delle prassie.

L’Orticoltura terapeutica agisce anche stimolando le capacità cognitive attraverso l'uso di abilità come la memoria, l'attenzione direzionata, l'orientamento e la logica.

Il processo di impegnarsi con piante è poi sicuramente efficace per stimolare il piacere sensoriale per il relax.

MATERIALI E METODI

Lo sviluppo della programmazione orticola si è concentrato sull'interazione delle piante e dei ragazzi autistici, tramite attività di giardinaggio, sia all'aperto o al chiuso. Il progetto ha avuto la durata di 3 mesi, per un totale di 20 ore di attività, articolate in sedute di 2 ore nei primi tre incontri e durate variabili in funzione delle necessità del giorno, per le ulteriori sedute. Nei primi incontri è stata data importanza alla definizione di una sequenza concettuale del lavoro da compiere e nella preparazione effettiva del “campo di lavoro”, con la messa in opera di vasche da orticoltura appositamente predisposte, che i ragazzi hanno impermeabilizzato e riempito di terricco selezionato. Successivamente si è passati alla fase operativa concreta di orticoltuta con la semina di ortaggi e la messa a dimora di piantine predisposte, come da indicazione dell’agronomo. Ogni ragazzo ha avuto a disposizione due tipologie di lavoro:

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una vasca da semina da condividere con un compagno, in cui prendersi cura di ortaggi da taglio

un vaso individuale in cui accudire personalmente una pianta aromatica Il senso della suddivisione risiede nella possibilità di sviluppare competenze sia in autonomia che in gruppo, sulla base delle premesse trattate. Il percorso si è poi sviluppato su lavori monitorati in orto ( nnaffiamento, cura delle erbe infestanti ecc), completati dal counseling di supervisione degli operatori dedicati per verificare di volta in volta acquisizioni, miglioramenti e criticità. Al fine di documentare le fasi del lavoro sono state predisposte: una serie di tavole raffiguranti le fasi del lavoro in orto, da comporre ad opera dei

ragazzi in una sequenza predeterminata e tale da indirizzare i concetti di sequenza ordinata in una funzione esecutiva. (vedi allegato)

una scheda di orticoltura adeguatamente predisposta su cui annotare e monitorare gli

sviluppi del percorso pratico dei ragazzi, sia sul versante delle competenze cognitive che dal risvolto psicologico. ( vedi allegato)

N.B.: si rimanda alla relazione dell’agronomo per la definizione dettagliata delle piante scelte e dell’ambiente di lavoro dal punto di vista agricolo

IPOTESI OPERATIVA La pianta reagisce senza critiche all’impegno o alla negligenza del paziente La pianta non discrimina tra persone e soprattutto non da mai quel senso di

inadeguatezza che i “sani” nutrono nei confronti delle persone con handicap Il gruppo di lavoro è costituito da pari Le attività possono essere svolte durante tutto l’anno in modo differenziato La pianta è un organismo vivo ed il soggetto è coinvolto nella valutazione del tempo

attraverso i passaggi fondamentali della loro vita (semina, trapianto, sviluppo, raccolto…) e quindi instaura un rapporto diretto con ciascuna pianta.

La non comune soddisfazione di ottenere risultati concreti e tangibili.

RISORSE UMANE COINVOLTE 1 agronomo 1 medico psichiatra 3 psicologi 1 psicomotricista 1 educatrice professionale

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SCHEMA ATTUATIVO Traccia progettuale

FASE ANALITICA Rilievo dettagliato del sito Rilievo delle strutture e stima dello stato di fatto Rilievo della vegetazione esistente e valutazione stato fitosanitario

FASE SINTETICA Elaborazione dei dati ricavati dalla fase analitica Stesura di una bozza di piano Valutazione preliminare costi di impiego dell’area sia per il verde che per le strutture

da utilizzare FASE PROGETTUALE

Progetto di strutture da acquistare ( vasche da semina, guanti, tute, kit da giardinaggio per singolo utente, terra, piante e semi, vasi, annaffiatoi)

Progetto attività agricole da realizzare Schema attuativo di realizzazione Piano di gestione e manutenzione Fase di counselin

OBIETTIVI GENERALI Partendo dal presupposto di ragazzi con patologie dello spettro autistico con sintomi variamente disarmonici, ci si è comunque prefissati di agire secondo le linee guida della riabilitazione integrata: il miglioramento delle capacità di autostima, identità, autonomia, competenze. In particolare:

Definizione dei confini del proprio corpo e sviluppo di linguaggio verbale e non verbale Sviluppo della capacità spazio\tempo Sollecitazione dell’attività motoria Aumento delle percezioni visive, tattili, gustative e olfattive Senso di responsabilità Cura della persona Instaurare relazioni e vivere esperienze al di fuori del nucleo familiare Capacità di socializzazione contro il senso di isolamento Inserimento dell’individuo in un ambiente socio-culturale

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RISULTATI OTTENUTI Nel nostro breve studio pilota, abbiamo posto attenzione ad individuare alcuni punti di riferimento da valutare, tenendo conto della patologia di base e delle risorse messe in campo. Nostro obiettivo è stato verificare: Capacità cognitive.

Stimoli ambientali in evoluzione nel tempo Identificare persone, luoghi, situazioni Riconoscere gli oggetti e comprenderne le funzioni Sollecitazione e sviluppo della memoria sia a breve che a lungo termine

Capacità di apprendimento Nuove conoscenze da organizzare in concetti Riproduzione nel tempo e nello spazio di situazioni note Crescita emotiva

Capacità introspettive Il soggetto è costretto a giudicare il proprio comportamento e valutare quello degli

altri Prendere coscienza delle risorse e dei limiti del sistema nel quale si opera

Capacità socio-relazionali Adattare l’atteggiamento in base alla risposta dell’ambiente Trarre soddisfazione da ciò che si realizza Aiutare in uno spirito di mutualità

ANALISI DEI DATI

val inizialeval

intermediaval conclusiva

sequenza temporale 2 4 6

interesse 6 9 9

competenza 3 7 8

0123456789

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Alcuni dei ragazzi si sono dimostrati reticenti ai colloqui, non abituati a rappresentare simbolicamente un percorso da seguire e la iniziale sequenza di tavole operative è stata da pochi correttamente posizionata. Tutti i ragazzi si cono invece dimostrati molto partecipi nei lavori in campo, ben sopportando anche condizioni atmosferiche a volte sfavorevoli, quali caldo eccessivo e pioggia. Il gruppo di lavoro si è consolidato velocemente, dimostrando empatia e collaborazione tra i ragazzi, così come il legame di appartenenza alla propria diade specifica di lavoro. Responsabilità e disciplina, all’inizio assenti o precarie, hanno fatto gradatamente ingresso nel gruppo di lavoro, permettendo ai ragazzi di accedere ad un ambito sociale lievemente più adeguato per la quasi totalità dei partecipanti, culminata nella raccolta del cibo da loro stessi prodotto e portato in famiglia quale trofeo da condividere con soddisfazione.

CONCLUSIONI Sottolineando la brevità del progetto attuato e la sua concettualizzazione quale progetto pilota sperimentale, al fine di valutare l’efficacia su una popolazione con disabilità psichica importante, quale il mondo autistico, vale la pena di focalizzare alcuni spunti di riflessione: L’attività si è mostrata efficace nella quasi totalità dei casi esaminati, ma è importante osservare come abbiano ricavato una maggiore efficacia, in termini di acquisizione da memorizzare e utilizzare nel futuro, quei ragazzi con migliore attitudine sociale, indipendentemente alle capacità cognitive. In un caso, la presenza di contenuti emotivi fortemente invasivi nel ragazzo, ha inficiato la partecipazione all’attività, a causa del “frastuono interno” che si frapponeva costantemente fra ragazzo e mondo esterno, trascinando a volte con se parte degli altri ragazzi e distraendoli dallo svolgimento dei compiti proposti dagli operatori. In tutti i ragazzi si è avuta un’attivazione delle capacità motorie fini, ed è risultata efficace la stimolazione sensoriale completa ricevuta dalle attività orticolturali. La stimolazione tattile, attraverso la manipolazione della terra, dei semi, delle piantine ecc., la stimolazione visiva, semplicemente dal contatto con il verde, ma anche nell’individuare i semi e le piantine da coltivare rispetto alle erbacce da estirpare, la stimolazione gustativa nel momento della raccolta e consumazione dei cibi prodotti e non ultima la stimolazione olfattiva derivata dalla coltivazione singolarmente delle piante aromatiche. Va comunque considerato il tempo relativamente breve di intervento, soprattutto rapportato a ragazzi le cui coordinate spazio-temporali sono assolutamente devianti rispetto alla popolazione generale e quindi spesso vanno in contrapposizione con un’attività, quale quella di orticoltura, che richiede ritmi stabiliti dall’ambiente naturale, a volte rapidi (nella semina e nell’annaffiatura) a volte lenti (attesa della nascita e crescita della pianta). Tali ritmi, se da una parte sono proprio alla base delle possibilità terapeutiche, insegnando ai ragazzi a modellarsi sull’ambiente, dall’altro diventano punto di criticità in ragazzi che vivono soprattutto la

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dimensione del qui ed ora. Sarebbe dunque opportuno poter verificare le possibilità terapeutiche su un lasso di tempo più esteso, di due o tre stagioni, per verificare la reale efficacia dell’intervento e la possibilità per i ragazzi di assimilare le nozioni di spazio utile e condiviso e di tempo lento ed efficace a produrre un risultato atteso. Da questo primo approccio, possiamo comunque trarre la conclusione che le attività orticolturali, oltre ad essere setting terapeutici, si sono dimostrate esse stesse co-terapeuti, nel momento in cui i ragazzi hanno realizzato ed attuato di rivolgersi autonomamente al campo di lavoro, svincolati dalla sollecitazione degli operatori. In alcuni casi, i nuovi apprendimenti hanno portato i ragazzi a reinventarsi nel lavoro e strutturare un metodo di lavoro personale e comunque efficace. Fondamentale dunque è la possibilità, attraverso la cura della terra, di poter reintrodurre nei ragazzi la dimensione di attesa e speranza, cardini dell’acquisizione di autonomia reale e trampolino di lancio verso l’integrazione sociale.

Dott.ssa Assunta Papa Medico chirurgo

Specialista in Psichiatria

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