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Montaggio classico Questo montaggio ha un obiettivo in
prevalenza drammatico e viene detto
«invisibile» perché principalmente
consiste nel legare le inquadrature
del film senza che lo spettatore se ne
renda conto. Un pubblico che vede un
film non facendo caso al montaggio
delle scene e alle scelte autoriali si
situa così una visione immersiva: si
proietta automaticamente cioè nella
vicenda raccontata e si immedesima
più facilmente con i personaggi.
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Le singole scene vengono articolate secondo forme che
indirizzano lo spettatore nell’armonizzazione del racconto, nel
cogliere il senso di ciò che accade sullo schermo, nel
percepire lo spazio e il tempo dell’azione. La durata di una
scena – determinata spesso dalla sceneggiatura e dalla
lunghezza dei dialoghi - può tuttavia essere allungata, con
l’inserimento di dettagli, inquadrature secondarie, punti di vista
alternativi, ecc.
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Le singole scene sono unite l’una all’altra da raccordi sempre
più perfezionati che permettono di passare da un punto
all’altro in modo lineare e senza sbalzi, rendendo invisibili gli
stacchi di montaggio.
Raccordi
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Raccordi
Raccordo sullo sguardo: dall’inquadratura di un personaggio
che guarda in una direzione si passa a mostrare l’oggetto
dello sguardo. In questo caso il montaggio si percepisce ancor
meno perché la regia «asseconda» il desiderio dello
spettatore di guardare ciò che il personaggio guarda.
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Raccordi
Raccordo sul movimento: il personaggio inizia un’azione
(spesso diretta verso fuori campo o zone nascoste) in una
inquadratura e la conclude in quella successiva. Anche qui il
montaggio incontra il desiderio dello spettatore di seguire
l’azione e perciò il taglio non si percepisce.
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Raccordi
Raccordo sull’asse: tra le due (o più) inquadrature si mantiene
lo stesso asse tra soggetto inquadrato e macchina da presa,
mentre cambia la distanza.
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Raccordi
Raccordo sonoro: un forte suono fuoricampo può fungere da
«pretesto» per uno stacco di montaggio difficilmente
percepibile. Viceversa una musica o una voce a cavallo di due
diverse inquadrature funge da «collante», legandole tra loro.
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Lo spazio in cui la scena si svolge viene in generale mostrato
attraverso l’alternanza di campi e controcampi, in modo da
offrire una visione ampia dell’ambiente.
Heat - La sfida (Michael Mann,
1995). Il primo incontro fra Neil
McCauley/Robert De Niro e il
Tenente Vincent Hanna/Al Pacino.
Il controcampo
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Montaggio alternato
Il montaggio «alternato» è utilizzato per dare l’impressione che
due azioni si stiano svolgendo nello stesso istante in due
luoghi differenti: consiste nell’alternare le inquadrature girate
separatamente nei due ambienti; mentre il montaggio
«parallelo», inventato da Griffith per il film Intolerance, è usato
quando si accostano due eventi non necessariamente
contemporanei per mostrarne somiglianze o differenze.
L'altro uomo (Strangers on a Train), Alfred Hitchcock 1951.
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Piano sequenza
Il montaggio può anche essere preventivamente realizzato «in
macchina», non tagliando la pellicola ma fermando la ripresa
per riprenderla in un secondo tempo; si può anche girare
un piano sequenza, raccontando tutta una scena, anche divisa
in più ambienti, senza mai interrompere la ripresa.
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Esiste poi un montaggio, detto talvolta «proibito», che articola
elementi e fasi della scena all’interno dell’inquadratura,
utilizzando la profondità di campo e i movimenti di macchina.
Le relazioni fra gli elementi non sono costruite unendo diverse
inquadrature ma sfruttando la spazialità stessa della scena.
Montaggio interno
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Montaggio interno
Nella scena in cui Kane scopre il tentativo di suicidio di Susan,
la dinamica della vicenda è racchiusa in una sola inquadratura.
Un montaggio normale «scorporerebbe» un primo piano con il
bicchiere e la bottiglietta, la donna riversa in campo medio e
l’ingresso di Kane e del suo maggiordomo in campo lungo,
mentre qui tutte le relazioni fra gli elementi della scena sono
risolte grazie all’utilizzo di un’ampia profondità di campo.
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Flash-back
I salti temporali, all’indietro (flash-back) o in avanti (flash-
forward) previsti dalla sceneggiatura possono essere realizzati
in vari modi, anche con trucchi come dissolvenze e sfocature,
che fanno capire allo spettatore che si sta per visualizzare un
ricordo, una premonizione, qualcosa che comunque deraglia
dalla linearità cronologica dell’azione.
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Ellissi
Nel cinema classico hollywoodiano, teso a una narrazione
essenziale, i tempi morti vengono rimossi grazie a una miriade
di «ellissi», piccoli tagli che frammentano l’azione e la rendono
veloce senza nuocere alla sua fluidità o alla comprensione
degli eventi. Si mostra ad esempio l’inizio di un gesto (un tizio
che gira la maniglia di una porta) e si stacca per mostrarlo già
compiuto (il personaggio, già entrato, che chiude la porta).