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Rabindranath Tagore

L’uomo, d’epoca in epoca, va camminando verso la più perfetta comprensionedella sua anima, di quell’anima che è più grande di tutte le cose da

lui accumulate, di tutte le imprese compiute, delle teorie enunciate; di quell’animail cui progredire non verrà mai arrestato dalla morte né dalla dissoluzione

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SOMMARIO

La Balaustra dell’Illustrissimo e Serenissimo Gran Maestro - pag. 4

Massoneria visibile ed invisibile - pag. 6

L’Africa: la medicina per riscoprire il vero senso della vita - pag. 15

Il silenzio che porta alla libertà - pag. 17

Il verbo ed il simbolo - pag. 18

Storia del Diritto Templare - pag. 19

Il Notiziario - pag. 26

Organo Ufficiale della Serenissima Gran Loggia del Suddegli Antichi Liberi Accettati Massoni di Rito Scozzese

Zenith di RomaDiscendenza piazza del Gesù

Piazza S. Croce In Gerusalemme, 1 - 00185 Roma Tel. +39 06 98352473 - Fax +39 06 89281213

[email protected]

sito internet: www.serenissimagranloggiadelsud.com www.serenissimagranloggiadelsud.com www.serenissimagranloggiadelsud.com www.serenissimagranloggiadelsud.com www.serenissimagranloggiadelsud.com

ILL.·.MO E POT.·.MO SOVRANO GRAN COMMENDATORE GRAN MAESTROCorrado Labisi

DIRETTOREAndrea Pitrolino

VICE DIRETTOREFabio Cantarella

Anno III numero 2Autunno - Inverno 6009 - Anno di Vera Luce

Periodico culturale in forma di bollettino ai fini di distribuzione interna agli associati, in quanto organo ufficiale di infor mazione dellaSerenissima Gran Loggia del Sud di Rito Scozzese Antico ed Accettato, Zenith di Roma, con sede magistrale in Cat ania, aventecomunicazione e registrazione legale a tutti gli effetti di legge – Diffusione internazionale – Copie arretrate, secondo dispon ibilità –Spedizione a mezzo post a corriere – Scritti, immagini e materiale vario pervenuto in redazione, non vengono restituiti – Intend esi laqualità di organo ufficiale della Serenissima Gran Loggia del Sud, in riferimento agli scritti del Gran Maestro, ogni articolo rispecchiandoperaltro l’opinione dell’autore, secondo il principio inderogabile della Libertà del Pensiero – Riproduzione di testi e immagini vietata, senon espressamente autorizzata – V ersioni in lingua straniera a cura dell’uf ficio traduzioni – Collaborazione su invito.

edito dalla Serenissima Gran Loggia del Suddegli Antichi Liberi Accettati Massoni di Rito Scozzese

Non nobis Domine, non nobis, sed Tuo nomini da gloriam

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Vi chiederete il perché di questamia balaustra. Il perché sta nelfatto che non posso tacere al-l’attacco distruttivo che certeinsensate affermazioni hanno su chi,a fatica, stia costruendo la sua fede. Cer-to, la verità eristica non ha bisogno di avvocatidifensori, solo che questa volta l’accusato non è ilCristo ma Dio stesso. Chi sono gli accusatori? Essinon possono che essere degli idioti. Chi vi parla nonè un avvocato ma un uomo di scienza. Certo è chenon sono qui per parlare di Dio, come potrei? Ma-gari potessi! Vi parlerò delle mie esperienze e cono-scenze scientifiche.

Come ogni epoca, l’uomo trascorre nel tempo,ma in questo suo trascorrere avvengono due movi-menti: alcuni esseri si proiettano verso una gradualeevoluzione; altri, invece, diventano idioti. Naturalmen-te per un principio eterno di polarità.

E dal momento che il cammino verso l’evoluzioneè una continua crescita, anche l’idiota evolve duran-te il suo cammino. Diventa sempre più idiota e cioèidiota completo. Mi direte: come mai? Ma perchél’idiota vive di paure, non crede nemmeno in se stes-so, è frustato a causa della sua ignoranza e le suecontestazioni e negazioni nascono dal fatto che nonha capito niente della vita, soprattutto della sua vita.E se non sente di esistere, come può sentire l’esi-stenza di Dio? Mentre esistono club per nobili, ritro-

vi per massoni, ritrovi per operai, anchel’idiota ha voluto il suo club dove riu-

nirsi con altri idioti. Ebbene, han-no un loro ritrovo! Nelle lororiunioni hanno fatto unagrande scoperta: Che Dio

non esiste! E non solo, han-no anche stabilito che l’uomo

non ha bisogno di Dio!In quest’ultimo punto mi sento di essere d’accor-

do con loro e cioè che l’idiota non ha bisogno diDio! Come potrebbe capirlo o sentirlo? Per capireDio bisognerebbe essere degli illuminati, e per sen-tirlo ci vorrebbe un cuore ed una coscienza. Ma l’idio-ta vuole sentire Dio con le orecchie. Da qui la suanegazione. Ora, con il vostro permesso, voglio fareun discorso che feci molto tempo fa, non a voi. E’chiaro che in questa mia analisi cercherò di non sco-modare la fede, cercherò col mio ragionamento, semi è possibile, di credere in Dio partendo dalla con-vinzione di essere un ateo. Incomincio da qualcosamolto elementare. Voglio utilizzare come inizio lo svi-luppo della serie numerica come chiave analogica peril processo di creazione, non stupisca che da semprela cifra 1 sia stata identificata con Dio (con l’unicoDio). Il concetto di Dio è una definizione di quellaunità che non è accessibile all’uomo, ma che è dedu-cibile dall’esperienza della polarità e della dualità.Senza creatore non c’è creazione. La sedia non ètale da sempre, ma prima era un albero e, a sua vol-ta, l’albero era un seme. E il seme ?

Se l’uomo si riconosce come essere polare conuna coscienza limitata, per tale legge di polarità nederiva che deve esistere anche l’unità. Se esiste ildue, deve per forza esistere l’uno, da cui il due deri-va. Senza unità niente polarità. Senza creatore nonc’è creazione, senza padre non c’è figlio. Così comedall’esistenza del mondo duale si può concludere conuguale certezza che deve esistere anche un creatorenon polare, unico. Questa unità prima, originaria, anoi accessibile, la chiamiamo Dio. Ed è chiaro che

Costruiamo la nostra fedeLa Balaustra dell’Illustrissimo e Serenissimo Gran Maestro

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ciò che chiamiamo Dio esistevaprima che l’esistenza fosse. Dal-la definizione deriva che ogniconcezione che noi ci facciamodi Dio deve per forza esseresbagliata.

Il relativo non può compren-dere l’assoluto. Infatti ogni con-cezione umana è duale e nonpotrà mai esprimere in terminiadeguati qualcosa che duale nonè, poiché Dio solo esiste! Si con-sideri il primo comandamento“Io sono il Signore Dio tuo, nonavrai altro Dio all’infuori di me“.Il numero 1 non potrà mai essere realizzato in sé stes-so, ma potrà solo essere percepito grazie alla suadilatazione. Anche Dio diviene per noi concepibilesolo attraverso la sua creazione.

Il numero 1 non si può percepire né mutare. Per-chè nel momento che si manifesta il 2 , non puoi piùvedere l’uomo. Ma il 2 lo contiene come essenza,come principio primo. Dunque il 2 non è altro che lamanifestazione dell’uno. Dal momento che l’uno èeterno e immutabile, il due non è altro che la suaripetizione. L’uomo contiene in sé tutte le possibilità,in cui sono contenuti allo stato latente tutti gli altrinumeri, ogni volta che questi si manifestano o vengo-no espressi. Tutto questo vale anche per la divinità,in essa tutto è contenuto, ma essa rimane semprepresente nella creazione. Al di fuori di Dio nonpuò che esserci Lui stesso. Esso tutto con-tiene ma non può essere contenuto. Nulla puòaccrescerlo o diminuirlo, E’ indivisibile, Egliè spazialmente e contemporaneamente in-finito, perché finitezza e limitazione,inizio e fine, sono concetti propri dellapolarità. Tutte le forme però sog-giacciono alle condizioni dettatedallo spazio – tempo, sono finite elimitate.

Dio invece è spirito infinito, puraintelligenza infinita, pura energia. Questacondizione di unità non prevede cono-scenza, perché la conoscenza è legata alsoggetto e all’oggetto e necessita delduale. Espresso in termini umani, si po-trebbe quindi dire che nel momento in

cui la divinità vuole prendere co-scienza di se stessa e conoscerese stessa, inizia il processo di cre-azione. L’uomo però non può per-cepire se stesso come 1 fintantoche non c’è qualcosa che sia l’uno.Attivo deve emanare da sé un poloopposto che gli serva da specchio.Viene così generato il 2 come nu-mero femminile, passivo e relati-vo. La spaccatura è avvenuta, èstata creata la base del mondo, delduale, del mondo degli opposti. SeDio fosse soltanto l’uno non sa-rebbe mai creatore, resterebbe im-

manifesto.Dal 2 deriva per forza il 3. Ora il mondo diventa

manifesto senza essere diviso da Dio. Il 3 rappresentala trinità. Ora ci sono le tre particelle che compongonol’atomo. Ora dio è manifesto. Certo questa concezionesembra un paradosso ma io questo discorso non lo stofacendo a degli idioti, ma a persone affamate di verità, apersone oneste e piene d’amore per Dio. Capisco chepartendo dalla constatazione che Dio genera la crea-zione traendola da sé stesso, faccia pensare che la cre-azione è separata dal suo creatore ed è da lui distingui-bile. Sbagliato! Non pensate questo, ricordatevi chenon potrà mai esserci nulla al di fuori di Dio che tuttocomprende.

Ora vi dico qualcosa che vi farà molto meditare.Ascoltate: “come un uomo genera un’idea senza che

questa idea sia esterna a lui e senza che essa siaidentica a lui o sia una sua parte, così anche questocosmo è la creazione spirituale di Dio che………

Il Sovrano Gran Comm. e Gran MaestroCorrado Labisi 33.·.

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Spunti tratti dallaconferenza del

Gran MaestroLlorenç Lluell

Forse alcuni di voi saranno unpo’ sorpresi da questo titolo,“MASSONERIA VISIBILE EDINVISIBILE”, tenendo presenteche la Massoneria non risponde,o non deve rispondere, alle noteche sarebbero tipiche di una so-cietà segreta, in quanto essa è giu-ridicamente riconosciuta e registra-ta, con leader locali visibili e noti,mentre per quanto riguarda la suafilosofia e i suoi obiettivi, questisuperano di gran lunga il livello dellerelazioni politiche, sociali e cultu-rali.

La Massoneria è un vero ordi-ne, o organizzazione iniziatica, si-mile a quelli che hanno dato vita aimisteri dell’antica Grecia e del-l’Egitto, l’unico che è sopravvis-suto in quanto tale nel modernoOccidente.

In essa confluiscono le più di-verse correnti di esoterismo occi-dentale e orientale, dal neoplato-nismo al pitagorismo, dalla cabalaebraica all’eredità druidica e celti-ca, dai misteri egizi o mitriaci allamistica, fino all’esoterismo cristia-no.

Questa natura inizia-tica della Massoneriaspiega in gran partel’ostilità istintiva che su-scita in ampi settori. Esottolineo l’ostilità. In unmomento come quello attuale, incui si pretende che tutto debbaessere accessibile a tutti, è logicoche si consideri inammissibile l’esi-stenza di una istituzione che pre-tende di essere portatrice di veritàriservata a pochi, che è tenuta na-scosta e segreta, conoscibile soloattraverso una rigida gerarchia.

Quando si fa riferimento allamassoneria come “organizzazio-ne”, bisogna evidenziare che necontiamo diverse, solo in Italia se

ne annoverano circasettanta. Per megliospiegare la molteplici-tà di esse, vorrei esa-minare alcuni fram-menti delle varie ten-denze del panoramaattuale. In propositopossiamo distingueredue grandi gruppi diorganizzazioni masso-niche: il primo è costi-tuito da quelle obbe-dienze (voglio chiarire

che l’obbedienza è l’insieme dimassoni che forma una particola-re associazione in ogni paese) cherichiedono la fede in Dio per po-ter appartenere ad esse e preve-dono che i lavori delle Logge sia-no presiedute da un volume della

Legge Sacra che inizialmenteera la Bibbia, ma col temposono stati accettati anche ilTalmud, il Corano, come

meglio aggrada, separata-mente o tutti e tre i libriinsieme; il secondo grup-

po è costituito da una mas-soneria liberale che non haquella esigenza. All’inter-

no del primo gruppo, abbiamoquella che si autodefinisce “Mas-soneria regolare”, guidata dal 1929dalla Gran Loggia Unita d’Inghil-terra, alla quale si allineano, cia-scuno nel rispettivo paese, diver-se obbedienze con postulato atei-stico; cioè, in teoria, per apparte-nere ad esse è necessario che isuoi membri credano in Dio.

In passato ciò significava che gliaderenti dovevano credere in unDio rivelato e inizialmente era mol-to bello poter riunire all’interno diessa tanto i cristiani che gli ebrei ei musulmani, in una sorta di “ecu-menismo” che nel tempo si è tra-sformato in sincretismo e pratica-mente, a seguito di un processo didegenerazione, alcune di questeobbedienze oggi sono afflitte daagnostici e non credenti; si accon-tentano di essere un luogo in cuiprevale il premio sociale e le buo-ne maniere ed hanno sostituito, difatto, l’esercizio della trascenden-za teistica e della solidarietà sociale

Massoneria visibile ed invisibile

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con una parvenza di carità.L’insistere nel rappresen-

tare a livello mondiale una“ortodossia”, che si traducein una esclusività per la qua-le può esistere solo una ob-bedienza regolare per pae-se, ecco perché costituisceuna “esclusività”, è l’unicoincentivo di un certo presti-gio di aria “Vittoriana” piut-tosto datato, ma sempre ri-posto tra i massoni. La Mas-soneria autodefinitasi “rego-lare” non riconosce alcunaobbedienza né alcuna Mas-soneria diversa da quella al-lineata con essa. A livellonumerico rappresenta lamaggioranza massonica nel-la gran parte dei paesi –compreso il nostro – ad ec-cezione della Francia dove invecenon costituisce l’obbedienza piùcospicua.

A fronte di tutto questo abbia-mo il secondo gruppo tra le orga-nizzazioni massoniche, compostoda Logge cosiddette “liberali”,condotto a livello mondiale dalGrande Oriente di Francia, a mag-gioranza numerica nel proprio pa-ese; obbedienza che nel 1877 de-cise che le sue Logge smettesserodi lavorare Alla Gloria del GrandeArchitetto dell’Universo, rinun-ciando anche al fatto che le torna-te (così si chiamano le riunionimassoniche) fossero presiedute daun volume della Legge Sacra, ri-correndo ad un libro con le paginebianche in modo da non crearecontrasti.

In questo gruppo si allineano imassoni che sono atei, agnostici,o quello che gli pare; sono più “li-berali” e lasciano la massima libertàdi coscienza ai propri membri, al-

meno in teoria poiché, in pratica, illiberale ad oltranza lo è tanto danon accettare alcun tipo di creden-za fatta eccezione della non cre-denza e, in maggiore o minore mi-sura, diventa un persecutore deisuoi avversari.

Questo gruppo si caratterizzaper un coinvolgimento diretto deisuoi membri nel mondo politico esociale, mentre le sue Logge sonolegate al dibattito puro e duro.Sono gli eredi autentici di Garibal-di e di tutti i liberatori.

Questa è la situazione massoni-ca oggi, ma è sempre stato così?No, come ho detto prima le origi-ni della Massoneria sono cristianee tali rimasero per tutta la loro in-tera fase “operativa” in cui, sostan-zialmente, essa si dedicò alla co-struzione delle cattedrali e dellechiese che ancora oggi costellanol’Europa; ma dalla seconda fase“speculativa”, che va dal XVIIIsecolo ad oggi, l’ordine massoni-

co ha preso la sua formaattuale e, così, attraversodeviazioni successive ègiunto al panorama pocouniforme descritto sopra.

“Però voglio affermareed affermo” che la stessaChiesa, attraverso l’Ordinedi San Benedetto, ha natu-ralizzato l’Istituzione mas-sonica.

Per questo non si igno-rerà lo studio realizzato daEduardo R. Callaey, stori-co, periodista e massone,nato a Buenos Aires nel1958, pubblicato in un suolibro dal titolo “La Masso-neria e le sue origini cristia-ne - Ordine di Laici da unOrdine di Monaci”. Calla-ey scoprì interessanti rela-

zioni fra l’Ordine benedettino equello dei primi massoni operativi,partendo dallo studio di WalafridStrabon, uno dei più famosi ese-geti, che a sua volta cita due stori-ci maestri venerabili, entrambi emi-nenti benedettini: Rabano Mauro,abate di Fulda e arcivescovo diMagonza, e Beda, chiamato “IlVenerabile”, famoso storico delsecolo VIII, venerato come SanBeda. Quest’ultimo è autore del-l’opera chiamata “De Templo Sa-lomonis Liber”, la cui esistenza èconfermata da uno dei documentimassonici più antichi che si cono-scano, il “Manoscritto Cooke”, nelquale il suo anonimo autore citaBeda come l’autorità alla quale fariferimento nel testo. La traduzio-ne dell’opera di Beda dal latino èstata ardua, però Callaey si dicericompensato dalla scoperta delsuo carattere allegorico sulla co-struzione del Tempio di Salomonee dalle similitudini riscontrate con

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molteplici simboli e concetti pari-menti esistenti nella dottrina mas-sonica.

<<Su quale criterio - si chie-de Callaey – dovremmo basareil legame tra massoni benedet-tini e m assoni operativi laic i?Un criterio s toricistico, previaverifica dei legami, delle relazio-ni e dei principi, come già spie-gato>>. Nel suo libro Callaeyaggiunge – <<così mi rendo con-to che è incompleto, essendo laMassoneria una istituzione tra-dizionale, conviene estendere icriteri di analisi nell’ambito del-la sua Tradizione…>>

Il percorso formato dai venera-bili Beda, Alcuino, Rabano Mau-ro e Walafrid Strabon è stato se-gnalato dagli storici, teologi, filo-logi ed esperti dell’ebraismo, chedimostrano il suo potere e la suaattività.

Queste correnti erano diffuse neivasti territori dell’impero carolin-gio dove risaltano le tradizioni e isimboli dei massoni che agivano

sotto l’impulso benedettino e chehanno avuto il loro massimo splen-dore negli ordini di Cluny e Hir-sau. Questi, in secondo luogo,scelsero una serie di idee fonda-mentali che, originate nella tradi-zione dei monaci costruttori, in-fluenzarono direttamente le asso-ciazioni laiche operative ed attra-verso queste diedero origine allamassoneria moderna. Esse sono:a) la tradizione del Tempio di Sa-lomone; b) il simbolismo del Tem-pio; c) l’idea di un Grande Archi-tetto dell’Universo; d) il pensierosimbolico-allegorico; e) il viaggiointeriore (quello che i massoni chia-mano “Scolpire la Pietra Grezza”);f) il viaggio esteriore: l’edificazio-ne del Tempio alla Virtù.

Callaey co ncludeasserendo:<<“Non esiste in occi-dente – all’infuori dell’Or dineMassonico e dell’Or dine delTempio – altra istituzione cheabbia dato al T empio di Geru-salemme il carattere allegoricoche assume dalla penna dei ma-

estri b enedetti-ni>>.

E’ paradossaleriscontrare nel libroin questione la sor-prendente somi-glianza tra le alle-gorie del mondomonastico medie-vale e gli elementicentrali di esoteri-smo massonico,particolare cheapre un profondointerrogativo circale origini cristianedell’Ordine, conte-state dalla maggio-ranza dei ponteficiromani. A parte le

polemiche sulla validità o menodella scomunica che secondo laChiesa di Roma penderebbe suicattolici che appartengono, o siaccingerebbero ad appartenere,alla Massoneria - scomunica chea nostro giudizio non ha motivod’esistere alla luce dell’attualeCodice di Diritto Canonico, ap-provato dal Concilio Vaticano II -lo studio pubblicato nel libro diEduardo R. Callaey viene a riaf-fermare e documentare le tesi chedimostrano le origini cristiane delnostro augusto Ordine.

Date, quindi, per dimostrate leorigine cristiane dell’Ordine mas-sonico, possiamo sostenere che siapossibile conciliare l’appartenen-za ad entrambe le istituzioni,MASSONERIA e CHIESACATTOLICA?

Io risponderei di sì, ma in talerisposta devo ammettere l’esistenzadi una compatibilità solo con unaforma ‘non dogmatica’ del cattoli-cesimo, il che, SINCERAMEN-TE, non è altro che un gioco diparole: siamo compatibili con uncattolicesimo che non prende sulserio la fede. In questo senso moltigran maestri hanno dovuto ammet-tere come spesso i massoni abbia-no una scarsa conoscenza delleesigenze dottrinali della Massone-ria, cosa che in alcuni casi puòportare una persona ignorante acredere che si possa essere mas-sone e cattolico nello stesso tem-po, ma sono dottrine che si respin-gono.

Ora, dopo aver presentato ilquadro della Massoneria VISIBI-LE, torniamo a poco a poco allaINVISIBILITA’, attraverso laPORTA del SEGRETO e le co-lonne del POTERE e della GE-RARCHIA.

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Il segreto è l’essenza tanto del-l’individuo che della società uma-na; come i mammiferi tendiamo avivere in branchi, ma l’acquisizio-ne da parte di noi tutti della con-sapevolezza di essere unici ed irri-petibili ci spinge a conquistare edifendere uno spazio di intimità, unospazio esclusivo nel quale abbia-mo sempre da nascondere qual-cosa, come gli altri la nascondonoa noi. E’ nell’equilibrio fra la no-stra riservatezza e la vita sociale, ilnascosto ed il pubblico, che si vadeterminando la nostra personali-tà. Quello che nascondiamo, quelloche riveliamo e il rispetto che man-teniamo per i segreti del nostroprossimo segnerà in modo indele-bile il rapporto con gli altri. Sia-mo, come dice un aforisma popo-lare, padroni del nostro silenzio eschiavi delle nostre parole. E pro-prio attraverso questo processo sirisveglierà l’attrazione e il fascinocurioso che tutti abbiamo indistin-tamente per le società segrete. LaMassoneria ha una componentesegreta molto ampia, specie in ri-ferimento all’esoterismo dei lavoridi Loggia. I massoni sono perso-

ne che si riuni-scono a portechiuse e giuranodi osservare il piùassoluto silenziosui lavori svoltiall’interno delTempio. E’ la ca-ratteristica dellenostre Logge, inverità una Segre-tezza che distur-ba molti profani eche non è uncaso che sia r i-masta tale fino alnostro tempo.

Approfitto di questo passaggioper chiarire come alcune nazioniguidate da regimi autoritari, peresempio Cuba, celebrano tornatecon persone esterne all’Ordine.

La tornata massonica non è solouna delle facce della Massoneria,ma anche, agli occhi della ragione,il segno di una realtà superiore edinvisibile, la Massoneria universa-le, la Massoneria invisibile che riu-nisce nel tempo e nello spazio i

massoni che noi non vediamo, chesi trovano in un altro Livello Su-periore; i massoni invisibili che cer-cano di provocare cambiamentifavorevoli nell’interesse dell’Uma-nità; la Massoneria che celebria-mo il giorno di San Giovanni, laMassoneria che può identificarsicon il Nuovo Ordine Mondiale,<<il compimento totale del Figliodell’Uomo, che Dio colma com-pletamente con la sua plenitudi-ne>> (Ef 1,23); quel corpo mas-sonico <<in costruzione, alla finedel quale saremo tutti giunti allaunità nella certezza e nella veraconoscenza del Cristo MuratoreSpeculativo, allo stato di uomoperfetto, alla plenitudine della sta-

tura del Figlio dell’Uomo>> (EF4, 13).

Così, qualunque tornata masso-nica, numerosa o ristretta, ricca opovera che sia, è la manifestazio-ne della Costruzione spirituale delTempio di Gerusalemme in un tem-po e in luogo determinato, cioè<<sia il simbolo che lo strumentodell’intima unione con il GrandeArchitetto dell’Universo e dell’uni-tà di tutto il genere umano>>.

Rivolgendo l’attenzione alla so-cietà moderna occorre però evi-denziare come il SEGRETOMASSONICO non abbia nulla ache vedere con il mondo profanoné con concetti materialistici e oc-cultistici. Al riconoscimento delsegreto massonico vi si giunge solodopo un’evoluzione personale dicarattere spirituale, etico e mora-le, che prende avvio lo stesso gior-no della Iniziazione in Loggia, inuno qualsiasi dei riti riconosciuti inMassoneria. Non tutti coloro cheentrano in Massoneria giungeran-no però a conoscerlo, poiché a ciònon potranno arrivare coloro chesono inclini alla concezione esote-rica del nostro Ordine, inclinazio-ne legittima d’al-tra parte.

Il segreto mas-sonico esiste per-ché ciò che rima-ne velato dietrodi esso è inco-municabile aglialtri, perché sca-turisce da rifles-sioni ed esperien-ze di natura eso-terica, stretta-mente personali eintime, piuttostoche di conoscen-za si tratta di un

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sentimento. Si conosce onon si conosce. Si rico-nosce o sembra perso infunzione dell’accettazionedel processo iniziatico;però non si può trasmet-tere né verbalmente néper iscritto …proprio perquesto è segreto. Logica-mente quelli che neganola sua esistenza non han-no possibilità alcuna digiungere ad esso. Esote-rico è uguale a segreto manon ha nulla a che fare conl’occulto o la divinazione,tanto di moda, ma ogget-to di truffe per ignari po-veri di spirito.

Hilaire Bellioc, famososcrittore, sostiene che siapoco intelligente negareche esistano le cospirazioni, peròal contempo evidenzia come sia unluogo comune attribuirvi un pote-re esagerato. D’altra parte, “lacospirazione” non è un fattore ne-gativo della massoneria né di nes-sun’altra organizzazione segreta.Infatti, anche se ha acquisito un’ac-cezione negativa, per “cospirare”si intende concordare con gli altrila realizzazione di qualcosa. Lasocietà, per esempio, deve essereuna grande cospirazione per rea-lizzare il bene comune.

Se parliamo di cospirazione

dobbiamo passare al concetto diINFLUENZA.

Facendo riferimento alla masso-neria visibile, alla “organizzazionevisibile”, occorre prendere attocome l’influenza sociale VISIBI-LE delle diverse associazioni mas-soniche sia decaduta un po’ in tut-to il mondo.

Al contrario, se si guardano iprincipi intellettuali della Massone-ria, vale a dire la “dottrina” mas-sonica, non c’è dubbio che laMassoneria abbia una grande in-fluenza sociale e i suoi principi sia-no diventati quasi di universale dif-fusione. Siamo tutti influenzati dal-le dottrine della massoniche: dalnaturalismo filosofico al laicismopolitico. E’ anche vero, però, cheproprio quando la Massoneria èriuscita a diffondere i suoi principiin tutto il mondo, per ironia dellasorte, o forse non tanto, le orga-nizzazioni massoniche hanno inizia-to a perdere vitalità.

Infatti, il numero deimassoni de carnè è mol-to basso in Occidente,nonostante la mentalitàmassonica abbia una pre-senza sociale e politicacosì invasiva quasi al pun-to di dare l’impressioneche tra l’ideologia po-stmoderna e l’ideologiamassonica ci sia poca dif-ferenza. Gamberini, ungrande maestro italianodella Massoneria, ha sem-pre sostenuto che que-st’ultima trionferà soloquando il mondo profanoaccoglierà i suoi principi,quando questi diventeran-no permanenti e inaliena-bile patrimonio dell’uma-nità, quando anche gli av-

versari, contraddicendosi, li pro-fesseranno come propri.

Adesso è proprio il momento didire: “I massoni si definiscono unaIstituzione formata da persone checerca la saggezza e l’equità, conuna gerarchia indiscutibile ed unaimmagine di potere”.

Il concetto che la Massoneria hadella GERARCHIA si definisce inquesti sintetici punti: separazionedel potere secondo la forma de-mocratica; il popolo è sovrano edelegge direttamente i propri rap-presentanti che gestiscono i distintipoteri; le leggi so no necessariecosì come il loro rispetto; i mem-bri a cui è conferito il potere de-vono sottomettersi alla legge.

In tutto ciò è chiaro ed esplicitoche “il potere esecutivo deve es-sere l’agente e non il capo del vil-laggio”.

Adesso entriamo nel concettomassonico del POTERE.

In Massoneria, in particolare, il

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potere che viene conferito a qual-cuno è nell’ottica di far rispettaregli obiettivi del decreto, di lavora-re al servizio della Massoneria edell’umanità. Secondo fonti mas-soniche, la prerogativa speciale delpotere è “il diritto di grazia e il do-vere di fare del bene finché la giu-stizia e l’equità saranno in opposi-zione”.

Il gestore del potere esecutivodeve avere il diritto di grazia per-ché “se è giusto che la legge deveessere inviolabile, ci sono peròcasi in cui la sua applicazione sa-rebbe inutile e a volte anche dan-nosa”; ciò perché non è umana-mente possibile prevedere tutto e,quindi, qualcuno deve essere au-torizzato a trattenere il corso dellalegge se la sua applicazione con-cretizza un’ingiustizia; nessuno èconsiderato più adatto di colui chesi è guadagnato la fiducia della na-zione…”.

E’ proprio questo il punto chetratta il grande ed illustre fratellomassone W. A. Mozart nella suapoco conosciuta opera “La cle-menza di Tito”. Composta mentrelavorava a “Il flauto magico”, rac-chiude il dibattito interiore che ani-mò l’imperatore Tito allorché ten-tò di raggiungere un equilibrio trala Giustizia e la Misericordia. Trat-

to da un libretto di Metastasio perfesteggiare il compleanno di Car-lo, nonno di Leopoldo II, impera-tore tedesco del Sacro RomanoImpero. Caterino Mazzolà adattòil libretto per l’opera, ma è notoche anche Mozart vi contribuì. E’un’opera sul potere e sulla clemen-za come prerogativa somma delpotere stesso.

Ora, considerando che la Mas-soneria, come società umana, nonè composta da esseri angelici do-tati di perfezione, è normale cheun fratello possa sbagliare. Quin-di, se la scelta del popolo fossestata inadeguata, se uno qualsiasidei membri al quale fosse statoconferito il potere si fosse lasciatoinfluenzare dai metalli nelle suedecisioni, se fosse caduto nella ten-tazione del potere per il potere, lasaggezza della maggioranza sarà ingrado di ripristinare il necessarioequilibrio nelle elezioni successive.

Nel frattempo, altri membri delconsiglio possono bilanciare ledeviazioni occasionali.

La Massoneria è una società divolontariato che ammette nelle suefile persone di diverse opinioni eposizioni politiche. Uno può esse-re contro l’autorità e il potere inmodo radicale, l’altro un sociali-sta, un altro ancora un individuali-sta. Che cosa hanno in comunepersone come Bakunin, Churchill,Sandino, Voltaire e Franklin? Era-no massoni e qualunque fosse laloro visione politica attuavano leregole di funzionamento della so-cietà a cui avevano aderito volon-tariamente.

MA LA GRANDE MAGGIO-RANZA DI VOI VUOLE CO-NOSCERE QUESTA ORGA-NIZZAZIONE INVISIBILE.

L’autore massonico Manly P.

Hall (decorato nel settembre del1990 dallo Scottish Rite Journale considerato dal Supremo Con-siglio dei 33 del Rito Scozzesecome un filosofo massonico) dis-se: “La Massoneria è una fratel-lanza dentro la fratellanza – unaorganizzazione esterna che na-sconde una fratellanza interna dieletti…”. E’ necessario, quindi,stabilire l’esistenza di questi dueordini separati ed indipendenti, unovisibile e l’altro invisibile. La so-cietà visibile è una confraternitasplendida di uomini “liberi e accet-tati” che si riuniscono per dedica-re il loro tempo ad attività etiche,educative, fraterne, patriottiche edumanitarie. La società invisibile èsegreta e augustissima (di dignitàmaestosa e grandiosa) ed i suoimembri si dedicano al servizio diun misterioso arcannum arcandrum(un segreto, un mistero).

QUANDO ALCUNI DOTTIPARLANO DI MASSONERIAINVISIBILE, MENZIONANO ILORO “SUPERIORI SCONO-SCIUTI”.

I superiori sconosciuti non esi-stono, o almeno non c’è nessunindizio che ci faccia pensare cheesistano. (E SE ESISTONO DI-CHIARANO DI ESSERE SCO-

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NOSCIUTI).Comunque, è certo che questo

è stato uno dei temi favoriti di quel-la che chiamo “l’antimassoneria ir-razionale”. Risulta anche comodopensare che, in qualche luogo se-greto, un piccolo gruppo di uomi-ni decide il destino del mondo eniente ha mai potuto dimostrarnela sua esistenza.

I massoni sparsi nel mondo nonviaggiano in modo coordinato esolo in alcune occasioni si confron-tano tra loro; l’unico vincolo realefra essi è la fedeltà ai principi fon-damentali della Massoneria. Inquesto sta la sostanziale unità diazione di tutti i massoni.

La Massoneria non ha la finalitàdi essere numerosa e famosa, bensìdi mantenere vivo un metodo direlazione personale e di introspe-

zione che provoca una iperstimo-lazione della nostra coscienza, checi sollecita a prendere possessodel nostro essere nel mondo.

LA CONCLUSIONE E’ CHEPER SCELTA NON CI INTE-RESSA LA QUANTITA’ BEN-SI LA QUALITA’. QUESTA E’LA PRIMA PIETRA O LA PRI-MA PORTA della Massoneria In-visibile : “Le cose consacrate si ri-velano solo agli uomini consacrati;è vietato rivelarle ai profani se nonsono iniziati ai misteri del sape-re…”.

Adesso si dirà che è giunto ilmomento di parlare di queste or-ganizzazioni segrete di cui tanto sinarra (Illuminati, Skull and Bones,Priorato di Sion, Rosacroce, etante altre). E’ possibile che qual-cuna esista, o sia esistita, ed è pos-

sibile che ci fosse in essa qualchemassone, ma posso affermareCHE ESSE NON SONO MAS-SONERIA, NE’ HANNO AL-CUNA RELAZIONE CON LAVERA MASSONERIA. Tutto ciònon è Massoneria invisibile, è let-teratura invisibile.

COMUNQUE, DIRANNOALCUNI, SONO LOBBY, EDHANNO LA LORO INFLUEN-ZA. Io direi di sì, è possibile chefossero lobby, ma meno di quantocrediamo. Un giorno mi disseun’alta carica politica di un Paeseeuropeo che, tra l’altro, era unmassone riconosciuto: “Mi accu-sano di ricevere i fratelli massonied io dico che nelle mie ore di la-voro ricevo tutto il mondo, ovun-que mi trovi, è il mio lavoro; manelle mie ore libere ricevo coloroche amo e come potrei chiuderela porta ad un fratello con il qualemantengo un’affinità, una fami-glia?”.

ED ORA VI DICO UNACOSA: ”pochi anni fa CarceroBlanco, un presidente del Gover-no spagnolo guidato dal dittatoreFrancisco Franco, disse la stessacosa quando riconobbe di esseremembro dell’Opus Dei”.

E ADESSO CHIEDIAMOCICOME SI RICONOSCE UNMASSONE.

Uno dei modi per riconoscereun massone nel rituale è tramite ladomanda:”Sei tu un Massone”? Ela sua risposta deve essere:”Tuttimi conoscono come tale, Venera-bile Maestro”. Si evidenzia chia-ramente che la condizione non siacquista con il semplice giuramentoformale, bensì con l’avanzare gior-naliero, con lo studio, la disciplinae con l’acquisizione dell’umiltà ne-cessaria per non definirsi Masso-

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ne, bensì dimostrare agli altri fra-telli di esserlo con le opere, con ilmodo di fare ed il pensiero”.

NELLA MASSONERIA,COME IN QUALUNQUE OR-DINE INIZIATICO, tutto inizia efinisce con l’INIZIAZIONE. Ilpassaggio attraverso il Gabinettodi Riflessione, le prove allegorichee il viaggio dalle tenebre alla luce,durante il quale in genere si privatemporaneamente il postulante deigioielli e del denaro che ha indos-so, per sottolineare che i Massoninon si curano né della ricchezza,né dei titoli che portano, bensì diuna vita dignitosa al servizio deglialtri. Con questa pratica la Mas-soneria, fin dall’inizio, fa pedago-gia nel senso che insegna comel’attaccamento alla proprietà e agliinteressi personali costituiscano iprincipali ostacoli per l’affermazio-ne di una fraternità concepita sot-to il segno dell’uguaglianza; ciò fer-mo restando che non sono gli og-getti materiali o le prerogative del-la società civile che impedisconodi lavorare al perfezionamento del-la propria pietra grezza, ma l’at-taccamento ad esse, che deve es-sere una delle prime cose di cuibisogna spogliarsi.

Molti di coloro che si av-vicinano alla Massone-ria, restano fermiin alcuni deipas -

saggi della lunga scalinata che por-ta alla finalità stessa dell’Istituzio-ne massonica. Questi passaggisono ciò che noi chiamiamo Gradimentre i profani fasi di consape-volezza.

In effetti si vede con una certafrequenza come alcuni massoni,ricevuti i gradi, ottenuti gli onori,avute deleghe di responsabilità, ri-cevuti i premi, etc etc, spesso as-sumono atteggiamenti arroganti edesaltano la propria importanza o ilruolo all’interno dell’Ordine, ciò ascapito del clima fraterno, forsecredendo di avere una morale su-periore. Se non hanno umiltà nonentreranno mai a far parte dellaMassoneria Invisibile, al massimoriceveranno un applauso profano.Non conosceranno l’applauso chedeve realmente interessare ad unmassone, quello che proviene dallacoscienza di aver fatto un buon la-voro senza aspettarsi controparti-te di nessuna natura.

SIATE UMILIe ben disseil fratellomas-

sone Victor Hugo alla metà delXIX secolo: “l’umiltà ha due poli:la verità e il bello”.

Sono figlio e nipote di masso-ne, ed entrai in Massoneria come“Lovaton” (i lovatones sono i figlidei massoni adottati simbolicamen-te in una Loggia nella quale rice-vono il battesimo massonico). Miopadre mi avvicinò alla Massoneriafrancese perché in Spagna e adAndorra era stata vietata e perse-guitata. Io sono uno degli invisibilidella Massoneria. Invisibile? Chearroganza dire questo. Forse ades-so sono un po’ meno invisibile,perché sono qui con voi.

Abbiamo costruito quando nes-suno ci ha visti, si dice che ad unmaestro massone che stava scol-pendo un uccello su una trave al-l’interno del Duomo, trave che do-veva essere coperta, qualcunoavesse chiesto perché sprecassecosì tanto tempo in qualcosa chenessuno avrebbe mai visto ed ilmaestro rispose: “perché Dio lo

vedrà”.Nella mia cosiddetta car-

riera massonica sono statoinsediato e decorato dal

Supremo Consiglio dei33 di Washington

D.C. ed è stato lì,in quella città,

alla luce deis i m b o l i

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massonici, che ho capito che nonci sono misteri legati alla nascitadella repubblica americana.

Ricordo che mentre percorre-vo la King Street ho subito capitoil significato nascosto di uno deisimboli ivi presenti. Si tratta di unmodello in scala del famoso Farodi Alessandria, una delle sette me-raviglie del mondo antico, un mo-numento a George Washington, coni suoi “333” piedi di altezza.

Nella hall del Faro di Alessan-dria ho notato un murales enormenel quale George Washington, ve-stito con il classico grembiule deimassoni e con la cazzuola in mano,appare nel bel mezzo di un impor-tante meeting di iniziati di alto gra-do all’aperto. Ed un fratello mas-sone mi chiese: ”Sai cosa rappre-senta quella scena?”. Io mi strinsinelle spalle. “E’ – mi spiegò - la ce-rimonia della collocazione della pri-ma pietra del Campidoglio, il 18settembre del 1793, sulla collinaJenkins di Washington. Come vedi,la nostra democrazia è, letteralmen-te, opera dei maestri massoni e deifrancesi che importarono i loro ide-ali dalla Rivoluzione del 1789”.

Lasciatemi spiegare questaconfidenza: Dan Brown nel suoultimo libro ambientato aWashington, dal titolo “Ilsimbolo perduto” giocacon il simbolismo dellaMassoneria a Washingtone con la banconota da undollaro, mentre dovrebbedavvero dire grazie allaMassoneria. Seguendo lasua spiegazione, è facilecomprendere come egliarrivi a cogliere solo il si-gnificato che intuisce, an-che se invece crede di sco-prirlo. Giusto per fare un

esempio, e come aneddoto deltema, prendiamo la Stella a cinquepunte, la cosiddetta Stella di Da-vid, chiamata anche Sigillo di Salo-mone. Il Re Saggio della Bibbia fuil costruttore del Tempio che portail suo nome, che fu l’ossessione deitemplari quando si recarono a Ge-rusalemme, ma anche uno dei luo-ghi mitici per i massoni. E allora,proprio per questo, abbiamo rico-struito l’interno del Tempio di Sa-lomone, al nono piano del Ge-orge Washington Memorial Buil-ding. Inoltre, la residenza estiva deipresidenti di questo paese si chia-ma Camp David. Bene, osservia-mo per un attimo le stelle che si tro-vano sul Gran Sigillo dell’aquilaamericana, se le unissimo con unalinea immaginaria, si otterrebbe unastella a cinque punte, la Stella diDavide! Ma al terzo piano di que-sto strano edificio (Memorial), nel-la stanza chiamata Grotto Room, ciaspettano altre sorprese: un ritrattocon il grembiule del severo presi-dente del dopoguerra, Harry S .Truman; monete e cartoline dei seiastro- n a u t i

del programma Apollo che eranomassoni, tra cui Edwin Aldrin dellamissione Apollo XI; ed ancora ri-cordi di tutti quei capi della masso-neria, come il presidente Roosvelt,il progettista del dollaro, che sorri-de dalla sua cornice di argento.Quando Roosvelt posò per quellafoto ignorava che la stella segreta,che aveva nascosto nella costel-lazione che corona l’aquila delGran Sigillo, sarebbe diventata unsegreto rivelato all’inizio del XXIsecolo.

Fra tutto ciò che disse DanBrown amo ricordare l’intervistadi presentazione del suo ultimo li-bro. “In questo mondo – confes-sò Brown - in cui così tante cul-ture si scannano a discutere qua-le versione di Dio è quella giusta,la Massoneria si adopera per unir-le e le invita a pregare insieme,perché non vi è alcuna necessitàdi etichettare Dio quando sannoche esiste là fuori”.

La dichiarazione dei principidella massoneria dice che la no-stra “è una istituzione universale,soprattutto filosofica, progettataper lavorare per l’avvento dellagiustizia, della solidarietà e della

pace per l’umanità”. ORA,concluderò questo conve-

gno con le parole che ilcataro Peire Clergue di-resse all’inquisitore JacmeTorner: ”ci sono due divi-nità – gli disse - una invisi-bile e l’altra visibile e cia-scuno di noi ha il suo Dio.L’invisibile è un Dio buo-no che salva il suo popo-lo, il visibile è un Dio cat-tivo che rende le cose vi-sibili e transitorie”.

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L’uomo saggio ripone una grande speranza nel con-tinente africano. Ai nostri giorni si moltiplicano le mis-sioni umanitarie, i protocolli d’intesa, i progetti co-muni, gli scambi culturali. Si rafforza soprattutto ilsentimento di fratellanza trai popoli del mediterra-neo e quelli dell’Afri-ca. La necessità didare dei contenutiseri a quel baci-no afro-mediter-raneo a cui in po-chissimi avevanosaputo guardare,tra i q uali il nostropot.:mo Gran MaestroCorrado Labisi, prende corpogiorno dopo giorno, dando giustizia allaloro lungimiranza: Costa d’Avorio, Kenya,Sierra Leone, Somalia, Guinea, Camerun, Ni-geria, Benin, Etiopia, Tanzania, Congo, Ma-dagascar, sono luoghi che se li visiti ti segna-no per sempre. Posti nei quali non puoi piùfare a meno di tornarvi. Ma ci siamo mai chie-sti il perché? La risposta è sotto i nostri occhi!

Non è un mistero, infatti, che egoismo, prota-gonismo, corsa al potere, ingiustizia, attaccamento

ai beni materiali, smarrimento dei valori, corruzionedilagante, invidia e gusto del sacrilegio, siano soloalcuni dei mali che sempre più affliggono la societàmoderna, quella che osa definirsi civile ed industria-lizzata, ma al contempo non si rende conto, o forsenon vuol farlo, che ha smarrito le sue radici profondenel tempo, il senso della vita, persino il piacere d’unsorriso donato. E così la stessa qualità dei rapportiumani va perdendo la sua naturalezza, la famiglia èprossima all’estinzione, nessuno sa più donare maognuno pretende e basta. Quelle rare volte che cifermiamo un attimo a riflettere ci chiediamo dove sisia “rifugiata” l’essenza della vita, ferita e umiliata dallefrenesie di questi nostri giorni. Sì, quando compren-diamo che il nostro malinteso senso di civiltà oggi-giorno ci spinge a correre verso il nulla, in quei pochiattimi di lucidità, può accadere che l’uomo si chiedada dove dovrebbe iniziare a cercare se per un atti-

mo lo sfiorasse la “sana follia” di ripren-dere per mano il senso della vita, sevolesse ricordarsi da dove viene,cos’è e verso dove sta andando.

Viene in mente la legge della na-tura alla quale nessuno può

sottrarsi: ogni esse-re vivente, comeogni cosa, nasce,

cresce, arriva al suoculmine, poi decresce e

torna al punto di parten-za. Alla fine del ciclo, quindi,

tutto torna all’origine, allasua fonte. Ebbenenon è un caso che si

parli sempre con piùinsistenza dell’Africa e

la si identifichi con ilcuore pulsante del mon-

do, il continente più anticoal mondo, quello dove la vita

L’Africa: la medicina perriscoprire il vero senso della vita

“L’uomo è il padrone dellaparola che conserva nella sua

pancia, ma diventa schiavo dellaparola che lascia fuggire dalle suelabbra”. (Proverbio africano).

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ha avuto origine, dove tutto ha avuto un inizio. E nonè casuale neanche il fatto che chiunque abbandoniper qualche giorno questa falsa società per recarsida quelle parti, alla fine dell’esperienza rientri conquel malessere a cui gli esperti spesso non sanno dareuna spiegazione plausibile: il cosiddetto mal d’Afri-ca. E’ una malattia o forse è il risveglio interioreinnescato da certi ritmi, odori, sapori e colori indi-menticabili del continente africano? Il mal d’Africaè il grido dell’io interiore che ci richiama alla vita, èla riscoperta di un gusto antico e pregiato dal qualel’umanità intera non può prescindere perché ne rap-presenta la sua stessa essenza!

E poi è la stessa genetica a dirci da dove provie-ne l’uomo moderno (europeo, asiatico australianoo americano che sia) e a dare il marchio doc allapopolazione riconosciuta in assoluto come la piùantica del pianeta. Si tratta dei San, cacciatori del-l’Africa del Sud, conosciuti anche con il sopranno-me di bushmen (letteralmente “gli uomini della fo-resta”), una storia iniziata decine di migliaia di anniindietro nel tempo. E’ la foresta africana, infatti, il

loro habitat naturale e stando sempre a quanto ri-vela il dna, sarebbero proprio loro i discendenti di-retti dei primi esseri umani che, successivamente,dall’Africa migrarono in tutte le altre parti della ter-ra. Lo studio, il più grande mai realizzato finora suldna umano in Africa, è stato condotto per dieci annida scienziati di tutto il mondo e adesso è stato final-mente pubblicato dall’autorevole Science.

“Abbiamo prelevato campioni di sangue in tuttoil continente africano – ha rivelato Sarah Tishkoffdell’Università della Pennsylvania - dopo dieci annipossiamo finalmente dire che l’Africa è stato vera-mente un continente melting pot, con al suo internotutti i geni che nei millenni successivi avremmo tro-vato nel resto del mondo. E’ davvero il luogo dinascita dell’umanità”. Tesi ampiamente confermataanche da una serie di recenti scoperte archeologi-che che ci danno importanti risposte sulle originiumane, dimostrando non solo che l’Homo sapiensvenne dall’Africa, già come Homo erectus, ma cheaddirittura l’uomo migrò da quel continente già com-pletamente moderno. Le prove di questa teoria sonostate rinvenute nella caverna Blombos, all’internodella quale erano custoditi numerosi strumenti inosso, tutti risalenti a più di settantamila anni fa.Un’accurata analisi di questi reperti archeologici,pubblicata di recente anche sul Journal of HumanEvolution, sostiene che questo antico impiego distrumenti in osso, insieme ad altre scoperte, dimo-stra che la modernità si evolvette per prima cosaproprio in Africa, nel continente più antico al mon-do. “La reale implicazione è che c’era un compor-tamento moderno in Africa già trentacinquemila anniprima che in Europa” ha rivelato Cristopher S. Hen-shilwood, illustre professore di archeologia alla StateUniversity of New York.

Occorre infine sottolineare come fra gli antropo-logi vi sia anche completo accordo sull’origine piùantica dell’uomo, un tipo di ominide vivente nellaregione intorno al Lago Vittoria (nel luogo dove at-tualmente confinano l’Uganda, il Kenia e la Tanza-nia) circa due milioni e mezzo di anni fa. Vi è ancheaccordo sul fatto che poco meno di due milioni dianni fa questi uomini assai arcaici, così come fecerosuccessivamente i San (il popolo africano da cuidiscende il nostro dna) si diffusero dall’Africa al-l’Asia e all’Europa.

Fabio Cantarella

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Il lavoro dell’Apprendista è carat-terizzato dal più assoluto e rigoroso si-lenzio. Una sana pratica osservataanche da tanti Maestri che, lungo ilcammino iniziatico, sono stati capacidi coglierne le grandi potenzialità per ilproseguo del lavoro di ricerca interio-re. I ritmi frenetici della società mo-derna, l’ossessivo bisogno di comuni-care con chiunque ed ovunque, fa sìche divenga sempre più difficile tro-vare dei momenti in cui si possa con-sapevolmente restare soli con sé stes-si, alla scoperta di quell’«io interiore»,ai più completamente sconosciuto.

La pratica del silenzio crea nel ne-ofita le condizioni ideali affinché pos-sa sbarazzarsi dei suoi «metalli», dellesue false credenze, dell’arroganza edell’orgoglio che lo hanno contraddi-stinto fino a quel momento, fino a quan-do ha osato bussare alla porta del tem-pio; della sua convinzione di saperequel che neanche ha mai immaginatocome cercare.

E’ giunta l’ora che l’Apprendistainizi un costante cammino che lo liberidai concetti e dalla false nozioni rice-vute ed incamerate durante la vita pro-fana, ma per arrivare a ciò dovrà pri-ma di tutto cogliere il senso di un’altraimportante conquista: l’atteggiamento

di distacco da tutto ciò che infastidi-sce, offusca o soffoca la silenziosa ri-cerca del suo «io interiore».

In tanti sostengono che la praticadel silenzio rappresenti un processo in-dispensabile per accedere all’«io inte-riore», anzi che addirittura consacri ilpassaggio dal di fuori al di dentro del-l’uomo, dal caos all’ordine e, quindi,dalla schiavitù alla libertà riconquista-ta. Ed è naturale che soltanto l’uomolibero, privo cioè di preconcetti e pre-giudizi, possa sperare di raggiungere ilgiusto distacco dal «rumore» che oscu-ra la ricerca interiore.

Il silenzio è, come nessun’altra re-gola, capace d’innescare nell’individuoche lo attua un processo evolutivo ditale intensità da modificarne atteggia-menti e abitudini, valori e obiettivi divita, concezioni e aspirazioni.

Praticare il silenzio non significa iso-larsi dal mondo, dalla vita di tutti i gior-ni, ma al contrario deve rappresentareil mezzo per raggiungere quella libertàdi giudizio che potrà portare a scoprirele essenzialità e le priorità dell’esisten-za terrena, che potrà dare una nuovae consapevole chiave di lettura di ognicosa che ci circonda. Tutto ciò che èeffimero, superfluo o addirittura dan-noso per il percorso di crescita saràcatalogato come tale nella mente del-l’iniziato. Ogni cosa avrà la giusta im-portanza, la giusta priorità, una voltariacquistato il senso dell’origine uma-

na.In altre parole la conquista del si-

lenzio è la prima importante tappa pergiungere ad un nuovo modo di conce-pire la vita ed il rapporto con gli altri;grazie a questa nuova visione, alla ri-trovata consapevolezza, il vero mas-sone potrà ripulire il proprio cuore e lapropria mente da ogni sapere pregiu-diziale. Condizionato dalle sue passio-ni, dai suoi desideri, dalla sua falsa rap-presentazione delle virtù, dal malinte-so senso di pubblico dovere, schiavodei suoi «metalli», il libero muratore,comprendendo l’arte del silenzio, po-trà intraprendere il sentiero che lo por-terà a diventare un uomo veramentelibero.

Silenzio dopo silenzio, un mattonealla volta, potrà lentamente, con pa-zienza e duro sacrificio, edificare il pro-prio tempio interiore, accedere all’«iointeriore» e quanto più ne acquisiràconsapevolezza, tanto più grande e sin-cera diventerà la sua disponibilità ver-so gli altri, la sua capacità di lavorareper il bene ed il progresso dell’uma-nità. Ma più andrà avanti nel suo cam-mino e più dovrà prestare attenzione,scrupolo, fermezza in ogni azione chelo contraddistinguerà, perché il cam-mino iniziatico è pieno di ostacoli ebattute d’arresto. E un massone nonpuò non tenere costantemente presen-te che ciò che farà in vita riecheggerànell’eternità.

Il silenzio che porta alla libertà“Sedere fermi in silenzio offre la posizione non di colui che

respinge l’altro di fronte a sé, ma di colui che è diventato uno.Quando si accetta all’interno di sé tutto quello che si oppone ase stessi e si diventa uno con quello, non può esserci nient’altroche non sia noi stessi,poiché a quel punto se stessi diventa lapienezza dell’universo stesso. Essere un solo corpo col tutto, inquell’unità che non è solo uno, è sentire il dolore dell’altro comeproprio dolore, la gioia dell’altro come la propria vera gioia”.

(Monastero Zen di Fudenji)

F.·.C.·.

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Per l’uomo ogni espressione è un simbolo del pen-siero che traduce esteriormente ed in questo senso lostesso linguaggio non è altro che un simbolismo.

L’impiego delle parole e dei simboli figurativi sa-rebbero due modi d’espressione complementari se suquesta terra regnasse la perfezione, ma in realtà laforma del linguaggio è analitica, discorsiva come laragione umana di cui esso è lo strumento proprio e dicui segue o riproduce il cammino con la massima esat-tezza possibile; mentre, al contrario, il simbolismo èessenzialmente sintetico e per ciò stesso intuitivo. Unparticolare non secondario che lo rende più idoneo dellinguaggio a servire da base all’intuizione intellettuale,livello che situato al di sopra della ragione. Ecco per-ché il simbolismo sintetico apre possibilità di concezio-ne veramente illimitate, mentre il linguaggio umanopone alla comprensione limiti più o meno stretti. Ciòvale soprattutto per le verità più alte, quelle che nonsarebbero in alcun modo trasmissibili intatte se nonmanifestate coi simboli, i qualicertamente le dissimuleranno aipiù, m a l e m anifesteranno i ntutto il loro splendore agli oc-chi di coloro che sanno vede-re. Da questa considerazionedovremmo trarre il convinci-mento che il ricorso al simboli-smo sia indispensabile, ma nonè così, tanto che, secondo uninsegnamento del popolo Indù,un i mmagine q ualunque, a desempio una statua simboleg-giante questo o quell’aspettodella Divinità, non deve essereconsiderata che come un supporto per la meditazione,uno strumento che permette a un uomo di compiereun viaggio più rapidamente e con assai minor faticache se dovesse farlo con i propri mezzi. Ma per co-gliere tutta la portata del simbolismo occorre esami-nare anche il suo aspetto divino che trae la sua ragiond’essere dal dato di fatto che esso ha il suo fonda-mento nella natura stessa degli esseri e delle cose eche perciò è in perfetta armonia con le leggi della na-tura. E le leggi naturali non sono, in fondo, espressionedella Volontà divina? Per aiutare la nostra tesi si pos-sono richiamare le prime parole del Vangelo di San

Giovanni: ”In principio era il Verbo”. Il Verbo, il Lo-gos, è a un tempo pensiero e parola, manifestazionedell’Intelletto divino. Per l’uomo si manifesta per mez-zo d ella Cr eazione c he è l’opera d el Verbo, l a s uamanifestazione, l a sua a ffermazione e steriore; ed èper ciò che il mondo è come un linguaggio divino percoloro che hanno imparato a conoscerlo: Caeli enar-rant gloriam Dei ( I Cieli narrano la gloria di Dio;Salmo XIX, 2 ).

E non è casuale che ogni significazione abbia al-l’origine il suo fondamento nell’armonico naturale con-nubio fra il segno e la cosa significata. Proprio perchéAdamo aveva ricevuto da Dio la conoscenza dellanatura, di tutti gli esseri viventi e non, potette nominarliuno per uno ( Genesi, n, 19-20 ); e tutte le tradizioniantiche concordano nell’insegnare che il vero nome diun essere non è che una sola cosa con la sua natura ola sua stessa essenza.

Pertanto, se il Verbo è Pensiero all’interno e divie-ne Parola se manifestato al-l’esterno, e se il mondo è l’ef-fetto della Parola divina profe-rita all’inizio di tutti i tempi, lanatura stessa può esser presacome s imbolo della realtà so-prannaturale. Tutto ciò che èdivenuto, sotto qualsiasi formasi trovi, avendo il suo principioproprio nell’Intelletto divino, tra-duce o rappresenta questo prin-cipio secondo la sua manierad’esistere; e, così, da un ordineall’altro, tutte le cose si conca-tenano e si corrispondono per

concorrere all’armonia universale e totale, che è comeun riflesso dell’Unità divina stessa. Tale corrisponden-za è il vero fondamento del simbolismo ed è per ciòche le leggi di un ambito inferiore possono sempreesser prese per simboleggiare le realtà d’un ordinesuperiore, ove esse hanno la loro ragione profonda,che è nello stesso tempo il loro principio e la loro fine.

E, d’altra parte, se si considera l’uomo stesso, nonè legittimo dire che anch’egli è un simbolo per il fattoche è stato creato a immagine e somiglianza di Dio(Genesi, I, 26-27 )?

Il verbo ed il simbolo

A.·.P.·.

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Quando, nel 534 d.C., SanBenedetto da Norcia dettò laRegula monachorum nel ten-tativo di allontanare, con lapropria versione ermetica del-la vita, le debolezze umanedalla consapevolezza di Dio,certamente non poteva imma-ginare che un giorno tale cor-pus sarebbe divenuto il fon-damento di un complesso dinorme volte a regolare la vita– spirituale ed amministrativa– dei Cavalieri del Tempio.Con il motto “ora et labora”,in modo particolare, San Be-nedetto da Norcia ha voluto indica-re quattro strade alle quali l’operaredei monaci dovesse affidarsi per laloro crescita spirituale: preghieracomune, preghiera personale, lo stu-dio scientifico ed artistico, oltre chereligioso ed il lavoro che, secondochi scrive, non poteva essere intesonel mero senso di “lavoro manua-le”, implicando certamente ancheuna coltivazione dello spirito.

“Ascolta, figlio mio, gli insegna-menti del maestro e apri docilmenteil tuo cuore; accogli volentieri i con-sigli ispirati dal suo amore paterno emettili in pratica con impegno, inmodo che tu possa tornare attraver-so la solerzia dell’obbedienza a Co-lui dal quale ti sei allontanato perl’ignavia della disobbedienza”1 , cosìsi esprimeva nelle prime parole delprologo il Santo che indicava una viaermetica – dotta e misteriosa sintesidel Vangelo2 – che avrebbe portatoalla salvezza. Ferma restando l’im-portanza che tale Regola avrebbe ri-vestito per i Cavalieri del Tempio, sideve sottolineare anche l’importan-

Storia del Diritto Templare: dallaSancta regula agli Egards

za che ebbe dal punto di vista dellastoria del diritto essendo, insiemeall’Edictum Teodorici Regis3 , il piùimportante corpus di norme ideatodopo la caduta dell’Impero romanod’Oriente; tale digressione, lungi dal-l’essere marginale, è fondamentaleper comprendere come la RegolaTemplare sarebbe stata una regola-mentazione valida non solo dal pun-to di vista spirituale quanto ammini-strativo e giurisdizionale, soprattuttodopo l’ampliamento da 72 a 686 ar-ticoli.

Nel 1089 San Roberto, abate diMolesme, conscio del progressivoallontanamento dei monaci benedet-tini dai canoni ispirati alla Regola,decise di ricondurre la propria espe-rienza monastica a quanto profes-sato da San Benedetto soprattuttonel Prologo e, a tal fine, si allontanòcon venti monaci ritirandosi in unalocalità chiamata Citeaux. Dopo lamorte di San Roberto si assiste adun passaggio di consegne nelle manidi Sant’Alberico4 , prima, e di SanStefano Harding, poi, il quale fu

estensore della Charta Cari-tatis, u n r iadattamento d ellaRegola confermato dai Ponte-fici Callisto II e Lucio III, e cheè, a buona ragione, vista comela prima Carta Costituzionaled’Europa. Anche tale docu-mento avrà un’importanza fon-damentale in quella che diverràla Regola dei Cavalieri del Tem-pio poiché il suo scopo era, so-prattutto, quello di porre la fra-tellanza tra i monasteri comemassima priorità per il bene del-l’Ordine. E’ il periodo che suc-cede l a Collectio Anselmo

Dedicata risalente al secolo IX chesi amalgama con elementi della Isi-doriana, una raccolta di canoni con-ciliari e decretali5 , ed il Liber de Sy-nodalibus causis una sorta di va-demecum per le udienze vescovilinei Tribunali ecclesiastici. In questisecoli, in modo particolare tra la finedell’XI e l’inizio del XII, la tecnicalegislativa fa molto affidamento al-l’esegesi6 , interpretazione criticadelle norme volta a rendere edotto illettore sul perché della norma stes-sa, che trova la sua massima espres-sione in Irnerio e nella sua interpre-tazione dei t esti ( Codex ed Istitu-tiones) giustinianei con la tecnica dellegere in legibus 7 . Nonostante lenuove tecniche d’interpretazionedelle leggi daranno nuova linfa al si-stema di legiferazione, il ruolo dellaChiesa dal punto di vista legislativoe spirituale in questa fase è centraletanto che la Charta Caritatis ebbenecessità dell’approvazione di bendue pontefici. Anche la vita quoti-diana dei cittadini era governata dalleraccolte di canoni al punto che esi-

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stevano i Tribunali eccle-siastici predisposti per di-spensare pene spirituali emateriali tramite il dirittocanonico. In questo peri-odo di penitenze pubblichebasate su norme canoni-che e consuetudini eccle-siastiche dispensate daTribunali della Chiesa, siassiste a quel fenomenoche indurrà San StefanoHarding alla scrittura del-la Charta, necessaria in-tegrazione della Regola di San Be-nedetto dettata dalla mutazione delconcetto di penitenza da riparazionesociale ad espiazione individuale. Intale periodo di evoluzione del diritto,il regno di Ottone di III – durato solo15 anni – e la sua politica di riorga-nizzazione della Chiesa, gettarono lebasi per le riforme del papato cheavrebbero determinato, negli anni aseguire, uno grande influenza nellepolitiche europee.

Nel 1112, 10 anni dopo la mortedi Ottone III, Bernardo di Chiara-valle, figlio di un vassallo di OddoneI di Borgogna, dopo essersi ritirato avita di ritiro e preghiera insieme aduna schiera di parenti ed amici, in-contrò Stefano Harding, al temporettore del convento cistercense diCiteaux8 : questo evento avrebbedato vita al futuro incontro tra i ci-stercensi (e quindi la Sancta regu-la) e Ugo di Payns parente di Ber-nardo e con il quale avrebbero fon-dato l’Ordine dei Cavalieri del Tem-pio nel 1119. Tale Ordine necessita-va di un regolamento interno che netutelasse la spiritualità, oltre che unagiustificazione per le uccisioni chevenivano, necessariamente, com-messe durante il primo periodo diattività volto alla tutela dei pellegriniche, incamminandosi per la TerraSanta, rischiavano di imbattersi inpredoni e briganti. Tuttavia Bernar-do disprezza la cavalleria9 intesa insenso tradizionale poiché ispirato damoti spirituali intensi, gli stessi che

lo avevano portato ad allontanarsi daipossedimenti paterni per intrapren-dere una vita ritirata e religiosa. Pertali motivi si trova ad affrontare dueproblemi organizzativi, come primaaccennato: dare una regola ai cava-lieri riformandone il modus agendie giustificare la violenza perpetrataai danni degli avversari. Una regola,tuttavia, già esisteva ed era sufficien-te adattarla ai “poveri cavalieri” chepotevano trarne beneficio spiritua-le; l’applicazione della Regola di SanBenedetto (e della relativa ChartaCaritatis) venne, però, adattata allospirito necessariamente offensivodelle truppe e fu così che, sulla scor-ta del concetto di “guerra giusta” diSant’Agostino, introdusse il princi-pio del malicidium giustificando l’uc-cisione di un infedele ed intenden-dola quale servizio lodevole a favo-re della leggi della Chiesa: “ Il Ca-valiere d i C risto u ccide i n p ienacoscienza e muor e tranquillo:morendo si salva, uccidendo la-vora per il Cristo ”10 .

Il De Laude Novae Militiaecompone di 13 capitoli suddivisi, aloro volta, in una prima parte in cuisi definisce il senso di cavaliere tem-plare in contrapposizione al concet-to di cavalleria tanto osteggiato daSan Bernardo, il comportamento chedev’essere tenuto dal cavaliere deltempio, l’esortazione alla nuova mi-lizia11 per concludersi con un appro-fondimento simbolico del Tempio edel suo significato 12 . La seconda

parte è costituita dagli ul-timi 8 capitoli nei quali siscorge un approfondimen-to delle tematiche mistico-teologiche afferenti le ottolocalità s ante n arrate, apartire da Bethlehem perfinire a Bethania. Si trattadunque di un codice dicomportamento più che diun regolamento dell’Ordi-ne che va, quindi, ad ag-giungersi alla Regola diSan B enedetto e d a lla

Charta Caritatis di Santo StefanoHarding che costituiscono, dunque,il cuore della normazione della Nuo-va Milizia. Il De Laude, dunque, èun testo che si pone da ponte tra iCavalieri del Tempio e l’Ordine ci-stercense della Regola benedettinain modo da giustificare la subordi-nazione spirituale, ed al momentoanche materiale, dei cavalieri ai ci-stercensi, tanto più che i primi assu-meranno, quali loro indumenti, lo stes-so abbigliamento dei monaci13 .

Ma il vero riconoscimento deiCavalieri Templari si ebbe nel Con-cilio di Troyes del 112914 convocatoda Onorio II per dirimere delle que-stioni riguardanti il vescovo di Pari-gi. In quella occasione Ugo de Paynsfece pressioni affinché San Bernar-do portasse all’attenzione della chie-sa un sermone relativo a quella cheera intesa ancora come una confra-ternita, l’Exhortatorum sermonesconosciuto come “ incipit prologusS. Bernardi abbatis in libello admilites templi”, interamente incen-trato sullo scopo perseguito dai nuo-vi cavalieri indicando ad essi la viadella loro missione perseguita attra-verso la subordinazione alla Regola.In tale sermone, di estrema impor-tanza poiché consentì alla chiesa diriconoscere gli “ pseudofratres exUltramontanis partibus mentien-tes se esse de T emplo”15 comeOrdine Templare, si definivano i ca-valieri quali monaci-guerrieri checoniugano il recte scire con il recte

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agere nel nome di Cristo e che, inquell’ occasione si sottoposero uffi-cialmente alle 72 norme della Rego-la Templare letti, per la prima volta,da Ugo de Payns nella solennità diSant’Ilario del 1128.

Contrariamente a quanto seguitodai Cavalieri del Tempio preceden-temente a Troyes (faccio riferimen-to alla duplice regolamentazione cuierano soggetti, Sancta Regulae DeLaude), il corpus normativo dellaRegola Templare (anche noto comeRegola Primitiva) è figlio della Re-gola benedettina16 , della ChartaCaritatis e del De Laude pur pre-sentando elementi innovativi dovutiai particolari doveri, spirituali e non,cui si assoggettavano i cavalieri inregime monastico e dovuti ad un ide-ale cavalleresco riconosciuto deca-dente da San Bernardo. Ad un esa-me attento non può sfuggire una sud-divisione della Regola in articoli chevertono sui doveri spirituali del Ca-valiere corredati da indicazioni trat-te da Bibbia e Vangeli17 , norme vol-te a regolare la vita di relazione tra i“fratelli professi” (ad vitam), tra glistessi ed eventuali “militi tempora-nei” (ad terminum) e tra CavalieriTemplari e gente comune, disposi-zioni sull’alimentazione e sulcomportamento di un Cavalierein società, disposizioni su even-tuali possedimenti ed oggetti vo-luttuari18 . Dall’analisi approfon-dita s altano a ll’occhio a lcuneparticolarità di compilazione dellaRegola che, con estrema certez-za, non sono da accreditarsi asviste compositive: la mancan-za di una omogeneità nel cor-pus, la presenza di due solenorme a carattere punitivo-rie-ducativo (con conseguente at-tribuzione di vasti poteri giurisdi-zionali al Maestro), la disciplinain ambito sociale come giustacontrapposizione e ripudio dellacavalleria “gentilizia”19 .

La necessità di coordinare laRegula B enedicti, la Chartae

le esigenze cui rispondeva la NovaMilitiahanno portato Ugo de Paynsa stilare un documento necessaria-mente disomogeneo dovendo, que-sto, coordinare esigenze che vacil-lavano tra l’aspetto spirituale, quelloorganizzativo ed il bellico. L’unicaparvenza di omogeneità la si può ri-scontrare nella suddivisione di alcu-ni articoli del testo che contengonoun incipit generale e procedono suuna norma speciale. Un esempio diquanto illustrato si trova negli arti-coli XX, XXI, e XXII dove, nel pri-mo titolato “Qualità e stile del ve-stito”, si comanda “… che i vestitisiano sempre di un unico colore, adesempio bianchi o neri o, per cosìdire, bigi” fornendo un carattere ge-neralizzati alla norma per, poi, conti-nuare “A tutti i soldati professi in in-verno ed in estate, se è possibile,concediamo vesti bianche…”, con-ferendo solo ai milites ad v itamlafacoltà di indossare la tenuta biancache, da lì a poco20 , diventerà prero-gativa del Cavaliere Templare. Ilsuccessivo articolo XXI aggiunge unulteriore grado di specialità a quantoprescritto nella seconda parte del-l’articolo XXI ed, addirittura, titola“I servi non portino vesti bianche,

ovvero palii (bianchi, ndr) ” sot-tolineando anche il motivo – cosache avviene per una gran parte de-gli articoli della Regola primitiva –del divieto: “Sorsero, infatti, in zoneultra montane alcuni falsi fratel-li, sposati, ed altri che disser o diappartenere al T empio, mentr esono del mondo. Costoro procu-rarono tante ingiurie e tanti dan-ni all’ordine militare… fecero na-scere numerosi scandali. Portino,quindi, sempre vestiti neri …”21 .Come per dare maggiore forza al-l’abbigliamento del Miles ad vitam,la Regola titola l’articolo XXII “ Isoldati professi portino solo ve-stiti bianchi” e, senza orpelli o spie-gazioni – se non quelle evidenziatedei precedenti due articoli – recita:“A nessuno è concesso por tare tu-niche candide, o aver e palii bian-chi, se non ai nomi nati soldati”.

Un corpus normativo si distingueda un mero regolamento di convi-venza civile quando prevede dellepene per l’inosservanza e stabiliscel’organo deputato all’erogazione ditali sanzioni. Così come la Regulamonacharumrisponde a quest’esi-genza nei capitoli dal XXIII al XXX,allo stesso modo la Regola dei po-

veri commilitoni dispone di duearticoli (il LXVII ed il LXVIII)comminando pene via via cre-scenti a seconda che si tratti diuna colpa leggera, grave o chedetermini, addirittura, l’allonta-namento dall’Ordine. I duecorpi normativi, qui, si distac-cano trovando il loro punto dimaggiore distanza nell’attribu-zione del potere di erogazionedelle pene che nella RegolaTemplare primitiva è attribuito,senza dubbio alcuno, al Mae-stro mentre nella Regola bene-dettina sembra di appannaggiodell’Abate anche se pare cheper alcune pene siano suffi-ciente la volontà del decano22

o del priore23 , figure che nontroveranno riscontro tra i Ca-

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valieri del Tempio fino a quando noninterverranno, nel 1230, gli StatutsHierarchiques. Gli articoli XXIII e,soprattutto, il LXVII attribuiscono alMaestro la competenza di decidereed erogare sanzioni in relazioni a fatticontrari alla Regola; in modo parti-colare, dove il XXIII attribuisce po-teri temporali recitando “per il ser-vizio, secondo il quale sono pr o-fessi, e per la gloria della sommabeatitudine, o il timor e della ge-enna, prestino continuamente ob-bedienza al maestro”, il LXVII sta-tuisce che “… se un fratello avràsbagliato in modo lieve nel par-lare, nell’agire o altrimenti, eglistesso confessi al maestr o il suopeccato con l’impegno della sod-disfazione” sottolineando la figuradel Maestro quale confessore e giu-dice, chiudendo così il cerchio giàaperto da quegli articoli della Rego-la che vogliono il Maestro organiz-zatore, guida e giudice24 dei Cava-lieri a lui sottoposti25 . Come si puòriscontrare, più di un semplice pa-rallelismo scorre tra i due corpi nor-mativi oggetto di esame anche se viè da sottolineare una maggiore ca-pacità giuridico-compilativa di SanBenedetto che introduce, nella Re-gola, l’auto-sanzionamento (preroga-tiva dei gruppi sociali più evoluti)come nel caso del capitolo LXXI26

ed il divieto, posto a carico dei con-frati, di muto sanzionamento esplici-tato nel capitolo LXX titolato “Di-vieto di arr ogarsi la ripr ensionedei confratelli”27 che attribuisce lefacoltà giurisdizionali all’abate, fattasalva la norma, prima esposta, chederoga eccezionalmente poteri mi-nimi di sanzionamento al decano.

Non trascurabili sono le normemorali, una sorta di codice deonto-logico, ancorché religioso, al qualedeve attenersi il Cavaliere e dal qualepossono discendere anche delle penegravi. Anche qui notiamo che laRegola primitiva fa riferimento alleprevisioni contenute nella SanctaRegulasoprattutto quando tende a

tutelare l’Ordine dal mormorio delvolgo, così come si può riscontrarenegli articoli XXI allorché si riferi-sca a presunti confratelli sposati cheavrebbero dato vita a scandalosedicerie28 , il XXVII ove di definiscela lunghezza delle vesti affinché nonsiano ritenute sconce 29 , il XXVIIIrelativo al taglio dei capelli30 . Di par-ticolare importanza – più che giuri-dica, politica – è quanto statuito nel-l’articolo XXIX “Circa gli speroni ele collane” voluto fortemente da SanBernardo, quindi, compilato da Ugode Paynes, che, come già in prece-denza affermato, mostrò fin dall’ini-zio l’intenzione di distinguere il Ca-valiere Templare da altre forme dimilizia montata ritenute decadenti senon, addirittura, riprovevoli. Tel arti-colo è l’apice della moralità alla qualedeve aspirare il Cavaliere Templareche deve d istinguersi i nnanzituttodalla cavalleria del tempo che, ef-fettivamente, in quegli anni non avevadato prova di grande moralità e de-dizione alla causa31 . L’importanza diqueste norme, soprattutto dell’ultimacitata, è tutt’altro che marginale epone la Regola Templare come nor-mativa morale-sociale e non desti-nata unicamente ad un gruppo ristret-to di individui ma pronta a fondarequello che sarà inteso quale codiceantico della Cavalleria, un insiemedi norme tratte da pronunce di variecorti , usi e costumi, molti dei qualibasati sulla Regola Templare, voltaa dirimere le controversie e regola-re la vita di un cavaliere32 .

E’ di fondamentale importanzapolitica, ancorché storica, la conces-sione della Croce patente che papaEugenio II concesse ai Templari nel1147 che sottolinea la benevolenzadello Stato Pontificio nei confrontidell’Ordine che nel 1139 con la bolla“Omne datum optimum ” sottrassei Templari alle autorità ecclesiasti-che ponendolo direttamente alle di-pendenze del papa33 . Seguirono al-tre bolle che concessero ai Templa-ri sempre maggiori privilegi, come la

bolla Milites Templi del 1144 in cuiCelestino II consentì ai cavalieri diraccogliere fondi ed ai loro Cappel-lano di celebr are messa una voltal’anno nelle zone colpite da interdet-to34 . Seguì la Bolla Militia Dei ema-nata da Eugenio III e che permiseai Templari di raccogliere decime disepolture e concesse loro di averecimiteri e cappelle personali.

Ma quanto avvenne al ConcilioTroyes non fu che l’inizio della legi-ferazione in campo templare, amplia-mento normativo che non dovetteattendere molto poiché già nel 1165venne integrata alla Regola una rac-colta di usi e costumi denominataRetraits (Capoversi) durante il Ma-gistero di Bertrande de Blanqueforted in cui la norma principale era quel-la dell’elezione del Sovrano Mae-stro35 a seguito di una proceduracomplessa che vedeva coinvolto ilcapitolo generale. Come constatatonella precedente esposizione, nullasembra far riferimento ad un Sovra-no Maestro, titolo che, quindi, si ri-tiene sia stato introdotto prima nellaprassi (a seguito dell’ampliamentodei possedimenti dei Cavalieri delTempio e le necessità sopravvenutadi una riorganizzazione dell’Ordine)e poi nei Capoversi. Medesima cosadicasi per l e cariche costituenti i lCapitolo formato da siniscalco, ma-resciallo, commendatario del regnodi Gerusalemme, commendatariodella c ittà d i Gerusalemme, com-mendatario di Acri, drappiere e com-mendatari di Tripoli e di Antiochia.Di conseguenza, vi è da immagina-re che nella consuetudine vi fosseropiù cariche che le uniche di Cappel-lano e Maestro indicate nella Rego-la Primitiva. I retraites, inoltre, an-davano ad ampliare le norme che ri-guardavano l’atteggiamento cenobi-tico dei templari già delineato neicapitoli dal XXIV al XXX della Re-gola primitiva, aggiungendo ulterioriconsuetudini consolidate nella con-sumazione dei pasti comuni e nel-l’alimentazione.

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Si vive un periodo di riforma e ri-scoperta del diritto sulle basi dellecodificazioni dell’antica Roma e que-sto è dovuto alla scuola di Bolognaed al metodo grossista di Irnerio –come già evidenziato in precedenza– che porteranno all’attenzione del-l’intera Europa la codificazione clas-sica e non è un caso se questa ope-ra di riorganizzazione critica del di-ritto si erge nel periodo di maggioreattrito tra Impero e Papato nel qualeIrnerio stabilendo che lo ius roma-norum36 era da intendersi quale di-ritto dell’imperatore37 . Tutte le que-stioni che si creano sulla riorganiz-zazione di un diritto in cui convivonopiù corpi normativi (diritto romano,diritto imperiale, consuetudini) por-tano gli interpreti ad affermare chese esistono più leggi devono esiste-re altrettanti centri di potere e, di con-seguenza, che l’impero non è unico.Medesima affermazione viene fattale leggi della Chiesa che porteran-no un monaco camaldolese dinome Graziano a lavorare alacre-mente per fare in modo che so-pravviva una sola normazione al-l’interno della Santa Sede. Cosìnasce la Concordia discor dan-tium canonum , un’annotazionevolta a dare una riorganizzazionesulla base di un’elaborazione ori-ginale. L’importanza di quest’ope-ra è tale perché, nonostante Gra-ziano non abbia dato rilevanza al-cuna a quello che e ra lo ius ro-manorum, creando ulteriori attri-ti tra Impero e Papato, esso daConcordia diventerà Decretum econoscerà una rielaborazione co-stante ad opera degli stessi stu-denti del monaco.

E’ ovvio che a questa riorga-nizzazione unitaria del diritto (otentativo di riorganizzazione uni-taria) non poteva sfuggire la Re-gola Templare che con i Retraitstese ad incorporare in essa tuttequelle consuetudini, prassi ed usiche rischiavano di gettare nel caosun Ordine in forte espansione (in

oriente come in occidente) impe-gnato tanto sul fronte spiritualequanto militare e, da lì a poco, poli-tico.

Il Decretum discordantius ca-nonum conobbe minimi rimaneggia-menti ad opera, come già detto, deisuccessori di Graziano fino all’asce-sa al soglio pontificio di Gregorii IXche, riscontrando una necessitàreinterpretativa-riorganizzativa delDecretum a seguito dei due concilie di decine di decretali succedutisinei cento anni successivi ad esso,nel 1234 commissiona a San Rai-mondo de Penafort il Liber Extracontenente, nei suoi cinque libri,definizioni dogmatiche e disposizioniliturgiche prive di commento. Lanovità legislativa di questo Liber èdovuta alla disposizione che dichia-ra abrogate le norme precedenti econtrarie a quanto disposto in esso.

Dal 1230 vengono inclusi nellaRegola Templare gli Status Hiérar-chiques un insieme di disposizioniavente carattere liturgico-organiz-zativo. Di particolare importanza èla disciplina relativa alla cerimoniadi ammissione e quella della tenutadel Capitolo. E’ proprio in questanormazione che viene introdotto iltitolo di Ispettore Generale che saràcolui che farà le veci del SovranoMaestro in Occidente.

Maggiore importanza rivestonogli Egards, produzione giuridica tem-plare dal 1257 al 1267, nel quale ve-nivano dettagliate un insieme di fi-gure di reati e relative pene andan-do a completare una notevole falladella Regola che conteneva solodue articoli a tale proposito. In essisono raccolti testi, infatti, che con-tengono divieti, pene, penitenze,suggerimenti, raccomandazioni so-prattutto in merito alle tenute e lerelative delibere dei Capitoli al puntoche addirittura si legge che vige-va il divieto di tenere con sé iRetraits o la Regola senza il con-senso del monastero al fine di evi-tare che gli scudieri o altri al di fuo-ri dell’Ordine potessero rivelare icontenuti della normativa templarealle genti del secoli che non era ingrado di comprendere la profondi-tà di tali scritti.

Questo ultimo addendum al cor-pus normativo dei Templari, insie-me ai Retraits e gli Statuts, portòla Regola dai suoi originari 72 arti-coli a 686 il quale così conclude:“Ora vi abbiamo detto le cose chedovete far e e quelle da cui vidovete guardare... ma non vi ab-biamo d etto t utto c iò c he a vrem-mo dovuto, poiché dovr ete esse-re v oi a c hiederlo...”.

F.·.P.·.

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1 Versi 1 e 2 del prologo alla Regula Monachorum. Sicompone di 50 punti che sono le norme principali alle qualisi ispirerà l’intero corpus e, nel diritto moderno, sono assi-milabile alle premesse contenuti negli accordi contrattuali oai Principi Generali del Diritto.

2 Su tale punto si confronti: Adalbert de Vogüé O.S.B.,”SanBenedetto - Uomo di Dio”– Ed. San Paolo, 1999 ed anchehttp://it.wikipedia.org/wiki/San_Benedetto_da_Norcia chenon spiega quanto affermato nell’inciso “dotta e misteriosasintesi del Vangelo”. Si ritiene, in questa sede, che tale “mi-stero” del Vangelo contenuto nella Regola Monachorumsia da rintracciare nel testo contenuto nel Prologo – si con-fronti nota 1 – in modo particolare nel verso 48 “non ti farprendere dallo scoraggiamento al punto di abbandonarela via della salvezza, che in principio è necessariamentestretta e ripida” ed in cui si spiega la comprensibilità delTesto Sacro solo a seguito di un percorso di vita caratteriz-zato dalle quattro strade indicate da San Benedetto.

3 In realtà si trattava di una sorta di raccolta di 154 articoliche ricalcavano le Pauli sententie, i Coicesx Hermoge-nianus, Theodosianus e Gregorianus.

4 La cui importanza è tutt’altro che marginale. A luisi deve l’indipendenza del monastero di Citeaux daquello di Molesme grazie anche alla Bolla Deside-num Quod di Pasuale II che nel 1100 riconoscevaCiteaux abbazia e la poneva sotto la protezionealla Sede Apostolica “… salva la riverenza allachiesa di Chalon ”, come si legge nellaBolla appena citata.

5 Si tratta della raccolta di norme “Hi-spana” che per error e v iene attribuita aS.Isidoro e da questi tra il nome di Isidoria-na. L’Hispana è suddivisa in due parti: laprima è composta da materiale provenienteda concili orientali, la seconda è costituita da de-creti pontifici che si sono susseguiti dal 366 al 604 d.C.

6 Dal termine greco exégesis che, oltre a quello giuridico,ha campi di applicazione storici, religiosi e letterari.

7 Questa tecnica ebbe immediatamente successo al pun-to che si parla di Scuola dei Glossatori quando si indicanogli studiosi che tramite le tecniche Irneriane focalizzarono ilproprio campo di indagine sul Corpus Iuris Civilis che, pro-venendo da secoli di trascrizioni, aveva perso il propriocarattere univoco ed unitario.

8 Per una trattazione dettagliata di questo incontro: Ter-ryl N. Kinder: Die Welt der Zisterzienser. Schnell & Steiner1997

9 Bernarardo di Chiaravalle, “Elogio della nuova cavalle-ria. De laude novae militiae” a cura di Mario Polia, Edizioni ilCerchio, Rimini 1993.

10 Il concetto di “guerra giusta” di Sant’Agostino po-stula che l’uccisione di un pagano non era da intendersicontraria al 5° comandamento (“non uccidere”) diventandouna malicidium, cioè l’estirpazione necessaria del male de-

gno di lodi per il carattere umano che il gesto, in esso, con-teneva. E’ un concetto diametralmente opposto a quellodella cavalleria dell’epoca giudicata da San Bernardo comevanitosa, tronfia ed effeminata, votata alla gloria personale.Su tale ar gomento cfr. Opere di San Bernardo, a cura diFerruccio Gastaldelli, Milano 1984.

11 “Quia non in moltitudine exercitus est victoria belli,sed de cielo fortitudo est”, si legge nel “caput IV De con-versatione Militum Christi” del De Laude.

12 “Salve igitur, civitas sancta, quam ipse sanctif icavitsibi tabernaculum suum Altissimus, quo tanta in te et per tegeneratio salvaretur”. Così si apre l’ultima parte del CaputV, De Templo.

13 “…, nonnini nove erant, de mandato domini Honoriipapae et domini Stephani Jerosolymitani patriarchae, fuisseistitutam Regulam, et album habitum assignatum”. Questeerano le “referenze” riportate da San Bernardo al fine dipresentare la confraternita al Concilio di Troyes.

14 Secondo Malcom Barber il Concilio fu convocato nel1128, per tale tesi cfr . Malcolm Barber, The New Kni-ghthood: A History of the Order of the Temple, Cambri-dge University Press, 1995.

15 Così vennero indicati da San Bernardo i novecavalieri che per primi adottarono la Sancta Regula.

16 Sulla base della quale è costruito e che, piùche trarre ispirazione da questa, ne ricalca fedel-mente i punti focali. A tal proposito si vedano le

estreme similitudini tra i capitoli Benedet-tini relativi all’educazione alimen-

tare che ispirano gli articoli della RegolaTemplare disciplinanti l’assunzione dei cibi.Una estrema similitudine è da rinvenirsi nelcapitolo LXVII della Regula Monacharu-

mche prescrive i comportamenti che i monacidevono tenere in viaggio e quanto prescritto dall’articolo

LXIV della Regola templare per i “fratelli che partono perdiverse province”. E’ d’uopo sottolineare in questa sedeche entrambi gli articoli da ultimo citati trovano la medesimarationel tenere comportamento che non arrechino discredi-to agli Ordini: “E nessuno si permetta di riferire ad altriquello che h a visto o udito fuori del monastero, perchéquesto sarebbe veramente rovinoso”, recita il punto 5 dellanorma LXVII della Regola Benedettina e “si impegnino aosservare la Regola nel cibo e nella bevanda e nelle altrecose, e vivano in modo irreprensibile, perché abbiano buo-na testimonianza da coloro che stanno fuori ”, disponel’articolo LXIV della Regola Templare.

17 Alcuni dei passaggi riportati sono corredati da com-menti ermetici dell’estensore volti ad un’interpretazione gno-stica soprattutto della Bibbia. Ricordiamo, in questa sede,che la bufera dello gnosticismo si abbatté nella prima metàdel ‘200 ed ebbe il suo apice con il Sinodo di Tolosa cheporterà al divieto di traduzione dei testi sacri.

18 Ad esempio nell’articolo XXXVII si legge: “Non vo-

NoteNoteNoteNoteNote

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gliamo che mai oro o argento che sono ricchezze particolariappaiano nei morsi o nei pettorali, né gli speroni, o nei fini-menti, né sia lecito ad alcun fratello professo acquistarli”.

19 Per “cavalleria gentilizia” si intende la cavalleria deinobili che seguono regole di comportamento ben diverseda quelle dettate dalla Sancta Regula e che, talvolta, si pon-gono anche in contrapposizione.

20 Eugenio II nel 1147 concederà l’uso della croce paten-te.

2121 Si nota qui un’esigenza presenta anche nella Rego-la Benedettina di preservare l’Ordine dalla maldicenze.

22 Il capitolo XXI si titola “i decani del monastero” erecita: “Se la comunità è abbastanza numerosa, si scelga-no in essa alcuni monaci di buon esempio e di santa vitaper costituirli decani; essi vigileranno premurosamen-te, secondo le leggi di Dio e gli ordini dell’abate suigruppi di dieci fratelli affidati alle loro rispettive cure”.

23 Ulteriore carica che propone problematichevaste dal punto di vista della comminazione dellepene è quella del priore la cui figura viene par-zialmente disciplinata dalla Sancta Regula purnon eliminando in toto tutti i problemiinterpretativi legati a tale figura, soprat-tutto nel campo dell’amministrazione dellagiustizia.

24 “Inoltre il maestro che deve tenere inmano il bastone e la verga”, recita l’artico-lo LXVIII.

25 Citare alcuni articoli della Regola in merito.26 “Se poi un monaco viene comunque rimproverato dal-

l’abate o da qualsiasi anziano per un qualunque motivo o siaccorge semplicemente che un anziano è sdegnato o ancheleggermente alterato nei suoi riguardi, si inginocchi subitodinanzi a lui, senza la minima esitazione, e rimanga così perriparare, finché la benedizione dell’altro non sani quel lievedissenso”, capitolo LXXI della Sancta Regula.

27 “Nel monastero si deve sopprimere decisamente ognioccasione di arbitri e di soprusi; perciò dichiariamo che nonè permesso ad alcuno di infliggere la scomunica o un casti-go corporale a un confratello, senza l’autorizzazione del-l’abate”

28 “… procurarono tante ingiurie e tanti danni all’or-dine militare, e gli aggrega tipi presuntuosi come professiinsuperbendo fecero nascere numerosi scandali”, articoloXXI titolato “I servi non portino vesti bianche, ovvero pa-lii”.

29 Articolo XXVII Regola Templare: “Il procuratore confraterno intuito conside-ri la lunghezza, come so-pra fu detto, con la stessaattenzione, perché l’oc-chio dei sussurratori odei calunniatori nonpresuma di notare alcun-ché”.

30 A tale proposito silegge che i capelli debba-

no essere “ regolari davanti e dietro e ordinati; e nellabarba e nei baffi si osservi senza discussione la stessaregola, perché non si mostri o superficialità o il vizio del-la frivolezza”.

31 “Chiaramente gli speroni e le collane sono una que-stione gentilizia. E poiché questo è riconosciuto abomi-nevole da tutti, proibiamo e rifiutiamo l’autorizzazione apossederli, anzi vogliamo che non ci siano. A coloro cheprestano servizio a tempo non permettiamo di avere nésperoni, né collane, né capigliatura vanitosa, né esagera-ta lunghezza di vestiti, anzi del tutto proibiamo”, questoquanto, senza mezzi termini, recitato dall’articolo XXIX del-

la Regola Templare e che, contrariamente alle altre, si arro-ga il diritto di affermare con forza cosa fosse riprovevoleo meno.

32 Anche se bisogna rammentare che durante la di-nastia dei Valois venne utilizzato più come giustifica-zione della moda di sfidarsi in contese mortali tra gen-tiluomini.

33 Tale bolla papale permise allìOrdine di essereesentato dal pagare le decime al clero.

34 Per interdictio si intende una gravemaledizione o sanzione disciplinare relati-

va ad una cosa o zona particolarmente con-sacrata a Dio. Nel nostro caso si tratta di unabolla che sospende in una zona tutte le mani-festazioni pubbliche di culto.

35 Il termine Gran Maestro dei Templari è statointrodotto negli atti del processo che si tenne e che portòalla conclusione della prima parte della storia dei Templari. Iltitolo ufficiale è sempre stato Sovrano Maestro.

36 “Questa legge [la consuetudine] è conforme ai pro-pri tempi, nei quali il popolo aveva la potestà di fareleggi,…Ma poiché oggi l a potestà è stata trasferita al-l’imperatore, nulla potrebbe fare la desuetudine ”, così siesprimeva Irnerio a proposito della dicotomia consuetudi-ne e ius romanorum.

37 Irnerio prende le mosse dall’interpretazione sistemati-ca dell’istituto della consuetudine nel Digesto e nel Codexdi Giustiniano. Nel primo essa è in grado di abroga re unalegge (quando quest’ultima sia contraria) perché la consue-tudine viene vista quale potere del popolo a legiferare con-tro; nel secondo (il Codex di Costantino) si afferma che essanon possa vincere né la ragione né, tantomeno, la legge. Sitratta di due periodi storici diversi, afferma Irnerio, uno nelquale il popolo legiferava ed, allo stesso modo, poteva abro-gare le leggi tramite comportamenti coerenti e ripetuti neltempo (la consuetudine), il secondo nel quale era l’impera-tore a promulgare le leggi e, dunque, la consuetudine nonaveva più il potere di abrogare. Dunque, essendo lo iusromanorum un corpus del secondo tipo, automaticamenteesso diveniva diritto dell’imperatore. Questa rivoluzioneporterà, nel 1167, alla famosa questione della Lega Lombar-da ed alla lotta dei comuni contro l’impero che, sulla carta,erano fedeli all’impero pur menzionando che tale fedeltà vacoordinarsi con i “buoni usi e costumi” sui quali l’imperato-re Corrado aveva fondato i rapporti con i Comuni.

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gia Templari 999, alla pre-senza del Supremo Consi-glio della Serenissima GranLoggia del Sud, l’Elettissi-mo e Potentissimo GranMaestro e Gran Commen-tatore della SerenissimaGran Loggia del Sud, Cor-rado Labisi, cederà il ma-glietto al nuovo Sovrano,l’Elettissimo e PotentissimoGran Maestro, GalleyAlexandre Raphael.

Febbraio 2010Convegno sul tema: “Rapporti fra

Massoneria e Chiesa”. Interverran-no il Serenissimo e Potentissimo

della Gran Loggia del Sud Esterodella Gran Loggia del Sud Esterodella Gran Loggia del Sud Esterodella Gran Loggia del Sud Esterodella Gran Loggia del Sud Estero

Posa della prima pietra per la realizzazione dell’ospedale di ostetri-cia e ginecologia nel Villaggio Akradio/Dabou Cote d’Ivoire. Il pro-getto, che ha suscitato il grande apprezzamento delle più alte caricheistituzionali ivoriane, è stato realizzato dal fratello maestro GianlucaCapodicasa.

Tra le tante iniziative, si segnala che sono già state consegnate dueborse di studio ad altrettanti giovani ivoriani, studenti presso le facoltàdi giurisprudenza e medicina della città di Sikency, luogo nel quale ilSerenissimo e Potentissimo Gran Maestro e Gran Commentatore dellaSerenissima Gran Loggia del Sud, Corrado Labisi, è sindaco onora-rio. Al via anche un progetto di formazione artistica, denominato “Dal-la Sicilia all’Africa”, grazie al quale cinque giovani ivoriani, in collabo-razione con il Centro studi laboratorio arte di Catania, potranno pren-dere parte ad uno stage di formazione cinematografica.

Si evidenzia ancora come, a breve, alcuni medici professionisti ivo-riani, scenderanno in Sicilia al fine di riqualificarsi nelle loro specializ-zazioni mediche. Infine, sono in fase di progettazione la realizzazione diuna Scuola media superiore e di una Chiesa in Costa d’Avorio.

Iniziative e opere già avviate in Africa

Gran Maestro e Gran Commenta-tore della Serenissima Gran Loggiadel Sud, Corrado Labisi, ed illustripersonaggi dello Stato Vaticano. Ilconvegno sarà aperto anche al mon-do profano.

Marzo 2010Convegno sul tema: “Le tre reli-

gioni monoteistiche per un nuovodialogo ecumenico”. Interverrannoil Serenissimo e Potentissimo GranMaestro e Gran Commentatore del-la Serenissima Gran Loggia del Sud,Corrado Labisi, il Rabbino capodella Comunità ebraica di Firenze edillustri personaggi del mondo dellacultura.

E’ stato siglato ad Ascoli Pice-no, il 13 novembre scorso, il Trat-tato di amicizia e mutuo riconosci-mento tra la Serenissima Gran Log-gia del Sud - presieduta dal Sere-nissimo e Potentissimo Gran Mae-stro e Gran Commentatore Corra-do Labisi, accompagnato da Fran-co Auteri, Gran Maestro Vicariononché membro del Supremo Con-siglio della Serenissima Gran Log-gia del Sud - con la Gran Loggiadel Principato di Andorra, presie-duta dal Serenissimo e Potentissi-mo Gran Maestro e Gran Com-mentatore Llorenç Lluell (nonchémembro del Supremo Consiglio diWashington), per la collaborazionee lo sviluppo dei valori del rinasci-mento e per la crescita dell’Africa.

Prossimi eventi

13 Dicembre 2009Domenica 13 dicembre 2009,

alle ore 18.30, nella storica Log-

A destra il Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia delSud, Corrado Labisi con il Gran Maestro Llorenç Lluell della

Gran Loggia del Principato di Andorra

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Non nobis Domine, non nobis, sed Tuo nomini da gloriam

L’unità nella diversità è l’ordine dell’universo.Siamo tutti uomini, ma nello stesso tempo siamo

distinti. Come essere umano, sono uno con te, comeindividuo, sono diverso da te. Come uomo, tu tidistingui dalla donna, ma in quanto esseri umani,

siete un tutt’uno. Come essere vivente, sei uno congli animali e tutto ciò che vive, ma in quanto uomo,

sei distinto.

Syami VivekanandaSyami VivekanandaSyami VivekanandaSyami VivekanandaSyami Vivekananda

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Ad.·.Universi.·.Terrarum.·.

Orbis.·.Summi.·.

Architecti.·.Gloriam.·.

Tolerantiam.·.Unionem.·.Prosperitatem.·.