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TUTTI iGIORNI Livorno La Settimana Diocesi di Livorno Via del Seminario, 61 - 57122 Livorno - tel. e fax 0586/210217 - [email protected] N. 4 28 APRILE 2015 I QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE - La Settimana Tutti i Giorni della Diocesi di Livorno - www.lasettimanalivorno.it PERIODICO DI INFORMAZIONE “D ov’è tuo fratello?” è la do- manda che Dio rivolge con- tinuamente all’uomo. Una domanda che ha rivolto per la prima volta a Caino, autore, alle ori- gini dell’umanità, del terribile cri- mine dell’uccisione del fratello, ma che è poi diventata un monito che ha attraversato i secoli, fino ad arrivare ai nostri giorni, per interrogare l’u- manità indifferente davanti alla sorte tragica dei più deboli. Una domanda che ha rilanciato Papa Francesco a Lampedusa in occasione del suo primo viaggio del pontifica- to: “Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io… Ma Dio chiede a ciascuno di noi: Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me? Oggi nel mon- do nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna”. Il dramma che quasi ogni giorno si rinnova nel mare Mediterraneo, a poche miglia marine dalla vecchia Europa, vede protagonisti migliaia di disperati, vittime di persecuzioni, in fuga da guerre, povertà e schia- vitù. I nuovi schiavi viaggiano su navi che ricordano drammaticamente le vecchie galere con le quali venivano trasportati nel Nuovo Mondo alcuni secoli fa. Sono passati centinaia di anni, ma la schiavitù continua ad es- sere una piaga dell’umanità che arric- chisce pochi e umilia tantissimi fino a far perdere loro la dignità umana. E l’Europa, il vecchio continente, cosa fa dinanzi a questo dramma quotidiano? Dopo un minuto di si- lenzio, poco di più. Se non ipotizzare una lotta, con le bombe, agli scafisti che sembra cercare in pochi criminali gli unici responsabili di una tragedia quotidiana, che ha cause molto più complesse e che richiederebbe, prima di tutto, la risposta di un’umanità che riscopra il senso di fraternità e che si riconosca nella comune appartenenza a una sola famiglia umana. Ma non bisogna meravigliarci di tut- to questo, visto che è la stessa Europa che, negli ultimi anni, ha abbracciato la nuova ideologia del gender e che, Le tragedie del Mediterraneo, specchio della crisi dell’Europa Dov’è tuo fratello? Una domanda che risuona anche oggi segue a pagina 9 >>

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  • tutti i Giorni

    TuTTi iGiorniLivorno

    La SettimanaDiocesi di Livorno

    Via del Seminario, 61 - 57122 Livorno - tel. e fax 0586/210217 - [email protected]

    N. 428 APRILE 2015

    I QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE - La Settimana Tutti i Giorni della Diocesi di Livorno - www.lasettimanalivorno.it

    PERIodIco dI INfoRmAzIoNE

    Dov tuo fratello? la do-manda che Dio rivolge con-tinuamente alluomo.Una domanda che ha rivolto per la prima volta a Caino, autore, alle ori-gini dellumanit, del terribile cri-mine delluccisione del fratello, ma che poi diventata un monito che ha attraversato i secoli, fino ad arrivare ai nostri giorni, per interrogare lu-manit indifferente davanti alla sorte tragica dei pi deboli. Una domanda che ha rilanciato Papa Francesco a Lampedusa in occasione del suo primo viaggio del pontifica-to: Chi il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo cos: non sono io Ma Dio chiede a ciascuno di

    noi: Dov il sangue del tuo fratello che grida fino a me? Oggi nel mon-do nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilit fraterna.Il dramma che quasi ogni giorno si rinnova nel mare Mediterraneo, a poche miglia marine dalla vecchia Europa, vede protagonisti migliaia di disperati, vittime di persecuzioni, in fuga da guerre, povert e schia-vit.I nuovi schiavi viaggiano su navi che ricordano drammaticamente le vecchie galere con le quali venivano trasportati nel Nuovo Mondo alcuni secoli fa. Sono passati centinaia di anni, ma la schiavit continua ad es-sere una piaga dellumanit che arric-

    chisce pochi e umilia tantissimi fino a far perdere loro la dignit umana.E lEuropa, il vecchio continente, cosa fa dinanzi a questo dramma quotidiano? Dopo un minuto di si-lenzio, poco di pi. Se non ipotizzare una lotta, con le bombe, agli scafisti che sembra cercare in pochi criminali gli unici responsabili di una tragedia quotidiana, che ha cause molto pi complesse e che richiederebbe, prima di tutto, la risposta di unumanit che riscopra il senso di fraternit e che si riconosca nella comune appartenenza a una sola famiglia umana.Ma non bisogna meravigliarci di tut-to questo, visto che la stessa Europa che, negli ultimi anni, ha abbracciato la nuova ideologia del gender e che,

    Le tragedie del Mediterraneo, specchio della crisi dellEuropaDov tuo fratello? Una domanda che risuona anche oggi

    segue a pagina 9 >>

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015 Pag. 2

    Limpegno educativo e culturale dei cattoliciIl ruolo dellUniversit fondata da padre Gemelli

    Monsignor Claudio Giuliodori assistente ecclesiastico generale dellUniversit Cattolica. La storia di questa universit scaturita dal genio e dalla tenacia di padre Agostino Ge-melli. Il suo disegno culturale, teso ad offrire ai giovani e al Paese, che usciva devastato dalla prima guerra mondia-le, un luogo di eccellenza per la for-mazione e per la ricerca scientifica, mirava a coinvolgere tutti i cattolici italiani. Ma qual oggi la missione dellUniversit Cattolica? Mons. Giuliodori ha risposto a questa do-manda in una recente intervista.

    In profonda continuit con la sua storia spiega il prelato - lUniversit Cattolica chiamata ad essere un luo-go di formazione altamente qualificato sia dal punto di vista degli insegnamen-ti sia per quanto concerne laccompa-gnamento degli studenti verso una cre-scita piena e integrale di tutta la perso-na. Per questo oltre ad una formazione di alto livello scientifico, ampiamente riconosciuta e apprezzata, lUniversi-t offre anche percorsi per illuminare il sapere con la fede. A sostenere la formazione integrale e la crescita spi-rituale contribuiscono, in modo par-ticolare, i Centri pastorali presenti in ogni sede e i corsi di teologia inseriti nei programmi di tutte le Facolt.

    Laggettivo Cattolica, che qualifi-ca lUniversit del Sacro Cuore, ri-chiama anche le profonde ragioni del suo impegno. In modo quanto mai autorevole, e nello stesso tempo essenziale ed efficace continua - lo ha spiegato Benedetto XVI nel di-scorso tenuto in occasione del 90 di fondazione dellUniversit. In quella speciale udienza del 21 maggio 2011 concessa alla grande famiglia della Cattolica, il Papa sottolineava che la vocazione originaria dellUniversit, legata alla ricerca della verit, di tutta la verit del nostro essere. Per questo motivo la prospettiva cristia-na, che costituisce la piattaforma del lavoro intellettuale dellUniversit, non alternativa al sapere scientifico

    e alle conquiste dellingegno umano. Lessere Cattolica non toglie nul-la allUniversit ma la rende pi ric-ca perch la fede allarga lorizzonte del nostro pensiero, via alla verit piena, guida di autentico sviluppo. Inoltre il mondo universitario, per sua natura, costituisce un sensore dello stato sociale particolarmente attento e reattivo. Per questo gi da qualche anno lUniversit Cattolica, anche gra-zie ad una specifica ricerca promossa dallIstituto Toniolo, sinterroga e cer-ca le vie per reagire positivamente an-che a questo momento di pesante crisi che ha una valenza ben pi ampia del pur grave fattore economico.

    Quale pu essere, in questo momen-to storico, il contributo dei giovani? E in che modo pu sostenerli lUni-versit Cattolica?Il primo contributo afferma il ve-scovo Claudio - quello di essere portatori di speranza. Di fronte ad un quadro dincertezza rispetto al futuro, come quello che ci troviamo a vivere oggi, fondamentale non scoraggiarsi,

    soprattutto per i giovani. In secondo luogo, per affrontare le grandi sfide del tempo presente occorre avere una formazione di altissimo profilo, anche per essere concorrenziali in tutti i settori della vita sociale ed economica. In terzo luogo, necessario offrire al Paese nuove generazioni di persone motivate e competenti, capaci di assumersi responsabilit e di garantire un autentico sviluppo a servizio del bene comune .

    In cosa consiste il suo incarico di assistente ecclesiastico generale dellUniversit Cattolica?Lassistente ecclesiastico generale ha il compito, in primo luogo, di coltivare e accrescere il legame dellUniversit Cattolica con la Chiesa italiana al fine di garantire una continua e feconda osmosi tra limpegno pastorale e cul-turale delle diocesi italiane e lofferta formativa dellAteneo fondato da p. Gemelli. Altro campo di lavoro quel-lo dellanimazione pastorale quotidia-na della vita dellUniversit con lof-ferta agli studenti, ai docenti e a tutto il personale di occasioni per la forma-zione e la crescita spirituale. In questo ambito lassistente si avvale dei Centri pastorali presenti nelle diversi sedi e della collaborazione di sacerdoti im-pegnati in questo prezioso servizio.

    a cura di Vincenzo Corrado (SIR)

    Lessere Cattolica non toglie nulla allUniversit ma la rende pi ricca perch la fede allarga lorizzonte del nostro pensiero, via alla verit piena, guida di autentico sviluppo.

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015Pag. 3

    Luniversit Cattolica del Sacro Cuore

    Sono pi di 10mila i giovani che ogni anno scelgono lUniversit Cattolica. La vedono come un luogo di positive opportunit non solo per la formazione professionale, ma an-che per la crescita e la realizzazione personale. Un ambiente che non si sottrae alla sua insostituibile funzione

    Claudio Giuliodori nasce a Osimo, in provincia di Ancona il 7 genna-io 1958. Dopo gli studi medi e liceali nel seminario di Osimo, frequenta il seminario maggiore regionale di Fano. Si iscrive al Pontificio istituto Giovan-ni Paolo II, dove ottiene la licenza ed il dottorato. Il 16 aprile 1983 ordinato presbitero dallarcivescovo Carlo Maccari per la diocesi di Osimo.Dopo lordinazione vicerettore del seminario interdiocesano di Osimo e successivamente assistente dioce-sano dellAzione Cattolica ragazzi e giovani. Dal 1985 al 1988 vicario parrocchiale di san Marco Evangelista ad Osimo. Con lunione della dioce-si di Osimo con larcidiocesi di An-cona, viene incardinato nella nuova arcidiocesi di Ancona-Osimo. Tra il 1988 e il 1991 aiutante di studio del segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.Si laurea in teologia presso la Pontifi-cia Universit Lateranense nel 1990.

    Tornato in diocesi direttore delluf-ficio diocesano di pastorale familiare e direttore del consultorio familia-re, dal 1991 al 1998. Tra il 1996 al 2007 insegna teologia pastorale del matrimonio e della famiglia presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma, mentre dal 1995 al 1998 vicepreside dellistituto teologico marchigiano. Coordina per conto della Conferenza Episcopale Italiana la partecipazione dei pellegrini italia-ni alle Giornate mondiali della gio-vent del 1991 e del 1993. Nel 2000 responsabile dellufficio stampa della Giornata mondiale della giovent di Roma. Nel marzo 1998 nominato direttore dellufficio nazionale per le comunicazioni sociali dal consiglio permanente della CEI, mentre nel 2006 diventa consultore del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali.Nel 2002 viene nominato da papa Giovanni Paolo II cappellano di Sua Santit.

    Il 22 febbraio 2007 papa Benedetto XVI lo nomina vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia. Riceve lordinazione episcopale il 31 marzo successivo, nella cattedrale di Macerata, per limposizione del-le mani del cardinale Camillo Ruini. Nel 2008 eletto presidente della commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali.Il 26 febbraio 2013 il pontefice lo no-mina assistente ecclesiastico generale dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore.

    sociale, che quella del servizio alle-ducazione.LUniversit Cattolica del Sacro Cuore con 4 sedi, 12 facolt, circa 41mila studenti e pi di 1.400 docen-ti luniversit non statale pi grande dEuropa. Fondata a Milano nel 1921 da padre Agostino Gemelli, ha sede anche a Roma, Brescia e Piacenza-Cremona.Lattivit di ricerca, che pu contare su 51 istituti, 24 dipartimenti, 72 cen-tri di ricerca, oltre a 5 centri di ateneo, finalizzata a comprendere e studiare le questioni cruciali del vivere e del convivere: le nuove frontiere delle-conomia e della bioetica, il recupero e la valorizzazione dei beni culturali, le trasformazioni nel campo del dirit-to, le dinamiche familiari, il fenomeno dei mass media, levoluzione dei siste-mi politici, i traguardi della medicina, le applicazioni tecnologiche della ma-tematica e della fisica e le pi recenti scoperte nella ricerca ambientale.Il dialogo tra didattica e ricerca con-sente un approccio interdisciplinare, che aiuta gli studenti a orientarsi in modo autonomo e responsabile nella

    conoscenza scientifica. Unattenzione sostenuta, dal momento dellimmatri-colazione fino alla laurea, con attivi-t di orientamento e di tutorato, con stages e tirocini, programmi di studio allestero, dentro e fuori dallEuropa, e servizi di placement, che beneficia-no del forte legame tra ateneo e mon-do del lavoro. Questa attenzione non si esaurisce con la conclusione del percorso universitario, ma accompa-gna i laureati anche nelle loro carriere professionali con numerose proposte di formazione continua e programmi postgraduate.Per formazione e ricerca scientifica, insieme allassistenza garantita dal Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, lAteneo dispone di una superficie complessiva di oltre 600mila metri quadri: un unico gran-de campus articolato in cinque citt italiane, che trova nella sede storica di Milano, collocata nellantico monaste-ro cistercense adiacente alla Basilica di SantAmbrogio, il cuore pulsante di un sogno entrato nel cuore della realt.

    Per saperne di pi www.unicatt.it

    Chi mons. Claudio Giuliodori

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015 Pag. 4

    La riproduzione assistita non pi un problema etico-morale ma so-ciale: essa infatti, implica il concet-to di socialit. Intendo dire che la definizione di sociale a determinare il significato e il giudizio sulla pro-creazione assistita. In altri termini, se in passato la questione era relativa al giudizio etico-morale sia esso di natura religiosa o di diritto naturale , oggi non solo la norma etica non in grado di garantirne il valore ma essa insufficiente per giustificare la sua liceit e illiceit. Ad esempio: la nor-ma etico-morale, sia di natura con-fessionale che di diritto naturale, ha sempre affermato che non esiste un diritto al figlio ma che deve essere ga-rantito il diritto del figlio. Ci vero e tuttavia insufficiente per trasformare la norma in prassi non solo personale ma sociale. Di fatto tutti sono con-vinti che tale norma sia espressione di un visione naturalistica della so-ciet, e che in fondo sia una norma esterna che blocca la libert della coppia, nonostante ci sia la evidente presenza di una terza realt che il generato. Nulla pu bloccare questa opinione: forse una forte pressione re-ligiosa, ma solo come elemento iden-titario di appartenenza e non come questione veritativa. quello che sta accadendo per la fede cristiana, dove peraltro lappartenenza non ha il pri-mato sulla realt.La fede non in grado di garantire la norma etico-morale in termini di va-lore confessionale o di diritto natura-le. Deve anchessa trovare una nuova via. Ma quale? Quella della socialit, seguendo il realismo storico di Papa Francesco. La prassi sociale della societ indu-striale viene prima o dopo la persona umana? In altri termini, la socialit di-namica dellattuale societ vista dalla periferia dellesistenza umana fuo-ri di essa o la assume e la promuove nella sua vera dignit? Dalla periferia si possono osservare due dinamiche che orientano la nostra riflessione: la socialit supera ogni realt (cf. Evan-

    gelii gaudium , nn. 234-237) umana e infraumana, a cominciare dalla fa-miglia e dallazienda; la realt prece-de ogni idea (cf. Evangelii gaudium ,nn. 231-233), ossia la socialit in quanto tale a determinare lidea. Chi non accetta di andare in periferia con il metodo del realismo storico ha la grande illusione di ritornare nelle-poca di cambiamento e non vuole entrare nel cambiamento depoca (forse perch ha paura!). Noi invece entriamo nel cambiamento depoca per conoscere la nuova socialit dina-mica, che deve essere costruita. E se la socialit non gi costruita si apre nella societ la possibilit per luomo di uscire da s e di farsi nella storia (faciendum): luomo pu davvero essere protagonista della storia! Ma come pu luomo farsi nella storia vivendo pienamente la sua esistenza storica? Solo se la socialit gli garan-tisce la sua identit personale e la sua partecipazione alla costruzione della societ.Qual la sorgente della socialit delluomo che garantisce la sua iden-tit di persona umana e il suo essere costruttore della societ? Latto co-niugale. Le due dinamiche del reali-smo storico vissuto in e dalla perife-ria ci aiutano a capire che lesistenza umana non prima della socialit, ma nella socialit umana; e che nella so-ciet dinamica lesistenza umana non

    pi autonoma e sovrana, come nella societ statico-sacrale, ma parte del-la socialit umana nella quale si gioca la storicit delluomo. Perch latto coniugale ci fa entrare nella sociali-t umana? Perch introduce luomo nella socialit garantendone la pari dignit con i generanti (dalla relazio-ne padrone servo alla communio per-sonarum).In altri termini: latto coniugale pro-muove la socialit delluguaglianza; la sua assenza, invece, genera la so-cialit del divenire, che annulla luo-mo nella storia. La prima costruisce la convivenza umana funzionale; la seconda la distrugge. La dipenden-za delluomo dalluomo superata dalla sessualit, luogo in cui si gio-ca il vero destino delluomo. Non si tratta di giudicare se sia lecita o meno la riproduzione assistita ma di comprenderne la portata storica. In passato ci sono stati tentativi di inse-minazione artificiale, ma tutto si limi-tava alla vita della coppia e alle sue scelte etico-morali. Oggi non pi cos. La crisi della democrazia forma-

    Chi luomo? Questione di concepimentoLa riflessione di mons. Lorenzo Leuzzi

    A definire la nostra identit contribu-isce in modo decisivo il modo in cui si viene concepiti. Un dato naturale che la fecondazione in provetta ha messo in discussione.

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015Pag. 5

    che non pu essere quella marxista o liberal capitalista. Le buone intenzioni dei padri del socialismo e del libe-ralismo non sono pi sufficienti. Ne sono prova le continue convergenze culturali in vaste aree geografiche, a cominciare dalla loro adesione alle pratiche di riproduzione assistita: non c teoria sociale o economica, o peggio ancora, etico-morale che ten-ga. Ci che conta latto coniugale.

    le, di stampo liberale, ci costringe ad andare nella periferia con il realismo storico, perch siamo in viaggio verso la democrazia sostanziale. La grande illusione dell800 in crisi. Con la crisi della democrazia formale si apre lo scenario di quella sostanziale, os-sia della socialit da costruire e nella quale costruire la societ. Il bivio uno solo: una socialit fon-data sulluguaglianza o sulla disugua-glianza del nascere. Potr esistere una democrazia fondata sulla disugua-glianza del nascere? S, quella attua-le, nella quale il primato nei leader e nelle classi, non nella comunit. Gli ultimi possono aspettare...Avevano ragione gli amici marxisti Vacca, Sorbi, Barcellona e Tronti: le-mergenza antropologica mette in cau-sa il marxismo come socialit. Infatti non bisogna confondere le ragioni di chi voleva impegnarsi nella giustizia sociale con gli equivoci dellanalisi marxista; anzi, essi non hanno mai pensato di abbandonare i valori fon-damentali delluomo, a cominciare dal diritto alla vita. Oggi per la so-ciet ha bisogno della vera socialit,

    Ha ragione il testo biblico della Ge-nesi (cf. Gen 2,24): prima luna caro, poi tutto il resto. Anche il sociale e la religione, perch sullatto coniuga-le sta o cade la socialit umana, e la fede cristiana. Quanto cammino c ancora da compiere perch lumanit possa conoscere se stessa!

    Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma, delegato regionale per la pasto-

    rale della salute

    235. Il tutto pi della parte, ed an-che pi della loro semplice somma. Dunque, non si devessere troppo ossessionati da questioni limitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene pi grande che porter benefici a tutti noi. Per occorre farlo senza evade-re, senza sradicamenti. necessario affondare le radici nella terra fertile e nella storia del proprio luogo, che un dono di Dio. Si lavora nel pic-colo, con ci che vicino, per con una prospettiva pi ampia. Allo stes-so modo, una persona che conserva la sua personale peculiarit e non na-sconde la sua identit, quando si in-tegra cordialmente in una comunit, non si annulla ma riceve sempre nuo-vi stimoli per il proprio sviluppo. Non n la sfera globale che annulla, n la parzialit isolata che rende sterili.

    236. Il modello non la sfera, che non superiore alle parti, dove ogni punto equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un pun-to e laltro. Il modello il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialit che in esso mantengono la loro originalit. Sia lazione pasto-rale sia lazione politica cercano di raccogliere in tale poliedro il meglio di ciascuno. L sono inseriti i poveri, con la loro cultura, i loro progetti e le loro proprie potenzialit. Persino le persone che possono essere criti-cate per i loro errori, hanno qualcosa da apportare che non deve andare perduto. lunione dei popoli, che, nellordine universale, conservano la loro peculiarit; la totalit delle persone in una societ che cerca un bene comune che veramente incor-pora tutti.

    237. A noi cristiani questo principio parla anche della totalit o integri-t del Vangelo che la Chiesa ci tra-smette e ci invia a predicare. La sua ricchezza piena incorpora gli accade-mici e gli operai, gli imprenditori e gli artisti, tutti. La mistica popolare accoglie a suo modo il Vangelo intero e lo incarna in espressioni di preghie-ra, di fraternit, di giustizia, di lotta e di festa. La Buona Notizia la gio-ia di un Padre che non vuole che si perda nessuno dei suoi piccoli. Cos sboccia la gioia nel Buon Pastore che incontra la pecora perduta e la ripor-ta nel suo ovile. Il Vangelo lievito che fermenta tutta la massa e citt che brilla sullalto del monte illuminando tutti i popoli. Il Vangelo possiede un criterio di totalit che gli intrinse-co: non cessa di essere Buona Notizia finch non annunciato a tutti, finch non feconda e risana tutte le dimen-sioni delluomo, e finch non unisce tutti gli uomini nella mensa del Re-gno. Il tutto superiore alla parte.

    il tutto e la parteDallEvangelii gaudium di Papa Francesco

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015 Pag. 6

    Discernimento comunitario un termine ricco di significato per la Chiesa italiana. Indica la volont di costruirsi come corpo non clericale e ancor meno sacrale, dove ogni battezzato, le fa-miglie, le diverse aggregazioni ec-clesiali sono soggetto responsabile; dove tutti insieme cerchiamo di es-sere docili allazione dello Spirito. Significa vedere che lo Spirito Santo risveglia in chi si lascia raggiungere dalla sua grazia limmagine di Ges e che, soprattutto, disegna una Chiesa che si lascia seminare nel campo del

    mondo, accanto ai pi piccoli come loro voce e speranza, nellattesa vigi-le e fiduciosa dello Sposo.Radicamento orante nella Parola di Dio, letta dentro la Chiesa alla luce della Tradizione e delle nuove do-mande che la storia ci sollecita; ri-cerca dei semi di verit sparsi nella storia degli uomini; interpretazione della societ e della cultura alla luce della verit di Cristo (che ci rende capaci di riconoscere le conseguenze del peccato nella nostra storia unite alle tracce dellopera di redenzione); accettazione delle sfide, nella fidu-

    ciosa consapevolezza che camminan-do nella direzione indicata da Ges potremo affrontarle come occasioni di pienezza, anzich mortificazione, dellumano: sono questi gli elemen-ti per un discernimento comunita-rio, affinch ogni comunit cerchi e scopra la bellezza di essere uomini e donne in Ges, cio uniti per sempre a Dio.Fare del discernimento il nostro stile ecclesiale non impossibile, bench impegnativo. Torniamo alla scuola di Ges, per esempio al suo ministero per le vie della Galilea. Esso si de-linea in pochi ma essenziali tratti, che lo vedono concentrato sullunica cosa necessaria (Mio cibo fare la volont del Padre: cf. Gv 4,34).La tipica giornata (come, per esem-pio, a Cafarnao) si struttura su preci-se operazioni: dedicarsi al legame in-timo con il Padre nella preghiera; non disperdere il primato dellannuncio del Regno; confermare con autorit questo annuncio, grazie alla cura del-le persone (il perdono, la guarigione, la rivelazione del volto misericordio-so del Padre); non lasciarsi imprigio-nare dallordinariet, ma tener desta lurgenza della missione.Implicitamente questo stile disegna un percorso di umanit nuova, insa-porita dallunzione dello Spirito.Le operazioni della vita quotidiana di Ges sono richiamate da papa Fran-cesco nella Evangelii gaudium: una Chiesa in uscita, che abita il quoti-diano delle persone e, grazie allo stile povero e solidale, rinnova la storia di ciascuno, rid speranza e riapre le no-stre vite morte alla gioia della resur-rezione. Una Chiesa gioiosa, perch sempre piena di meraviglia nello sco-prire che la vita quotidiana visitata dalla misericordia di Dio. Qui sta la nostra vera forza, il fermento che fa lievitare e il sale che da sapore a ogni sforzo umano contro il pessimismo prevalente che ci propone il mondo (Papa Francesco, Omelia per la be-atificazione di papa Paolo VI).Al Convegno di Verona la Chiesa ita-liana scelse di mettere al centro della propria pastorale la persona, con gli ambiti che ne costituiscono liden-tit. Gi allora si parl di Chiesa missionaria: per non rimanere chiu-

    VERso fIRENzE 2015Come Ges nella vita quotidianaLA PErSonA AL CEnTro DELLAGirE ECCLESiALE

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015Pag. 7

    si a ragionare della cura pastorale in termini produttivi ed efficientistici, la Chiesa italiana decise di mettere al centro della missione la persona umana. In questi anni si cercato di pensare a ci che la caratterizza e la sfida, toccando gli ambiti della citta-dinanza, della fragilit, degli affetti, del lavoro, della festa, delleducazio-ne e della trasmissione della fede.

    Luoghi, frontiere, periferie

    Assunti sempre pi come il nucleo della pratica ecclesiale, questi ambiti sono da sempre incarnati in luoghi, ossia spazi dellumano den-tro i quali impariamo ad annunciare il Vangelo, secondo la strategia della contaminazione e del meticciato. Sia-mo, infatti,uomini e donne situati in uno spa-zio e in un tempo, che condividono con altri la sete di gioia e di felicit, le speranze e le paure; con loro co-struiamo i legami che esprimono la nostra identit, ci che crediamo, i valori che vogliamo vivere; e, dentro questo intreccio, mettiamo a prova la nostra fede e spendiamo la nostra tradizione. Con la crescente complessit del mondo globalizzato, con le nuove

    forme dingiustizia che allargano il divario tra ricchi e poveri, con lo strapotere del sistema tecnologico e la crisi delle istituzioni (dalla scuola alla famiglia), i luoghi hanno perso molte rigidit, ma anche solidit e unit, e sono diventati pi permea-bili, vulnerabili, sempre pi sfidati e messi in questione. Si pu dire che i luoghi siano diventati oggi sempre pi frontiere: linee di incontro/scon-tro tra culture, e anche tra visioni del mondo diverse dentro una stessa cultura. La famiglia, per esempio attaccata da tanti fronti, e non sono rari quei bambini che vivono tra di-verse case, costretti a fare i conti con complesse geografie relazionali.Come vivere il Vangelo in questi cambiamenti? Le frontiere si pos-sono difendere, cercando di costru-ire muri. Ma possono essere anche soglie, luoghi dincontro e dialogo, senza i quali rischiano di trasformarsi in periferie da cui si fugge: abbando-nate edimenticate. Il movimento non quello della chiusura difensiva, ma delluscita. Senza paura di perdere la propria identit, anzi facendone dono ad altri. Come dice Papa Francesco: Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte meglio rallentare il passo, mettere

    da parte lansiet per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle ur-genze per accompagnare chi rima-sto al bordo della strada (Evangelii gaudium 46).In questo modo, gli ambienti quo-tidianamente abitati, come la fa-miglia, leducazione, la scuola, il creato, la citt, il lavoro, i poveri e gli emarginati, luniverso digitale e la rete, sono diventati quelle peri-ferie esistenziali che simpongono allattenzione della Chiesa italiana quale priorit in cui operare il di-scernimento, per accogliere lurgen-za missionaria di Ges. Un simile discernimento pu realizzarsi lungo 5 vie, suggeriteci da Papa Francesco nella Evangelii gaudium. Queste azioni, che riconoscono lurgenza di mettersi attivamente e insieme in movimento, esprimono in modo sin-tetico il desiderio e la volont della Chiesa di contribuire al dischiudersi dellumanit nuova dentro la com-plessit della nostra epoca, indican-do nello stesso tempo una direzione da intraprendere: uscire, annuncia-re, abitare, educare, trasfigurare. Cinque verbi che non si accostano semplicemente luno allaltro, ma si intrecciano tra loro e percorrono tra-sversalmente gli ambienti che quoti-dianamente abitiamo.

    Il 5 Convegno nazionale della Chiesa Cattolica si svolger a Firenze dal 9 al 13 Novembre 2015.Per seguire la preparazione, le riflessioni, scaricare il ma-teriale e aggiornarsi su tutti gli appuntamenti verso questo evento possibile consultare il sito www.firenze2015.it

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015 Pag. 8

    Il cuore delluomo inquieto e da sempre alla ricerca di una gioia a cui anela da sempre.C nelluomo qualcosa che lo ren-de instancabile ricercatore di gioia. Infatti Dio facendo sorgere luo-mo entro un universo che opera di potenza, di sapienza, di amore, (...) prima ancora di manifestarsi perso-nalmente mediante la Rivelazione, dispone lintelligenza e il cuore della sua creatura allincontro con la gioia, nello stesso tempo che con la verit.Bisogna dunque essere attenti allin-vocazione che sale dal cuore delluo-mo, dallet dellinfanzia (...) fino a quella della serena vecchiezza, come un presentimento del mistero divino (1). Spesso per luomo confonde il piacere con la gioia. Scambia la sod-disfazione intensa di un attimo con la gioia. Ora caratteristica della gioia non la fuggevolezza ma la durata, non la momentaneit ma la stabili-t. Non dipende dalle cose ma va ol-tre le cose... Non si radica in un pos-sesso, ma in una qualit dellessere. Non fondamentalmente individua-listica ma personale e comunitaria.

    Luomo ricerca la gioia, ma spesso non conosce che il piacere, il quale ben pi semplice da provare e trova-re. Oggi questa esperienza divenuta talmente importante da farsi addirit-tura criterio di discernimento etico; ci che mi procura piacere bene, ci che mi d dolore, sofferenza, male (Italo Mancini).E necessario approfondire la riflessio-ne e la meditazione sulla esperienza della gioia affinch ciascuno sia sem-pre pi capace di riconoscerla e di co-glierne limmensa superiorit e diver-sit dal semplice e fuggevole piacere.Occorrer comprenderla e conoscer-la sempre di pi affinch il cristiano sia capace di condurre al Signore tut-ti quegli uomini e donne che proprio per causa della ricerca di essa si al-lontanano da Dio.E stato scritto: Il Maligno vuole ru-bare le anime per la via del piacere egoistico, noi dobbiamo portarle al Signore per la via della gioia nello Spirito.Levangelizzatore di questi nostri tempi non sar il critico pedante dei costumi odierni ma colui che indiche-

    Luomo alla ricerca della gioia non si accontenta del piacereUna meditazione del vescovo Simone Giusti

    r e testimonier una qualit di vita segnata profondamente dalla gioia.Ora la gioia uno dei frutti della pace che Ges dona ai discepoli quando si presenta in mezzo a loro come il Ri-sorto (Gv 20,19-20). A questo propo-sito interessante notare il nesso eti-mologico di gioia con grazia (kara e karis) e luso che di questi termini fanno i Sinottici (Mt/Lc/Mc): la co-mune radice etimologica evidenzia che la gioia frutto della grazia. A questo proposito si ripensi ai seguen-ti passi biblici:Lc 1,47 - il Magnificat: Il mio spiri-to esulta in Dio mio salvatore.Lc 1,44 - lincontro di Maria con Eli-sabetta: ... il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo....Lc 24,32 - i discepoli di Emmaus: Non ci ardeva forse il cuore nel pet-to mentre conversava con noi lungo il cammino?Questa esperienza non solo degli apostoli. E propria di tutti coloro che vivono nello Spirito e coltivano profondamente la comunione con il Signore, con i fratelli, con tutta la Chiesa.

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015Pag. 9

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015 Pag. 10

    Leggendo e poi ascoltando dal vivo la storia di Rita- Maria Chiara, sembra quasi di immergersi in una favola, in un racconto che potrebbe senza dubbio essere narrato ai pi pic-coli per far capire quanto sia forte il legame tra una madre e i suoi figli e quanto grande possa essere lamore di una famiglia. Siamo negli anni Settanta quando Rita pressoch unadolescente edurante una giornata qualsiasi a scuola, sco-pre, leggendo dal registro di classe, di essere stata adottata. Lo shock di questa scoperta travolge Rita che improvvisamente si sente priva di quelle radici su cui aveva fino ad allora fondato e modellato la sua vita; tornata a casa naturalmente si confronta con i genitori, ma dopo un primo momento di rabbia e delusione riesce a comprendere i suoi genito-ri e chiude nel cassetto del cuore, come ama lei chiamarlo, tutte quelle emozioni e quella voglia di scoprire le proprie radici.

    In questi tempi in cui si parla di madri surrogate, di adozioni a pagamento e bambini fatti nascere in provetta vi raccontiamo la bellissima storia di Rita: una donna il cui legame con la madre naturale ha superato i confini del tempo e dello spazio.

    Passano gli anni, Rita si sposa con lamore della sua vita: Gino, a venti anni diventa mamma e la gravidanza fa riaffiorare in lei quei sentimenti na-scosti che continua a tenere rinchiusi. Nasce Gianluca e qualche anno dopo Elisa. Rita negli anni circondata dallamo-re del marito, dei figli e dei genitori ma ben presto la sua fede, la sua forza e lamore di figlia vengono messi a dura prova. Nel 2000 infatti perde il padre e sei anni dopo anche la madre; la donna si sente persa perch parte di lei se n andata, e quel senso di fragilit e di abbandono che aveva provato nel giorno in cui aveva scoperto di essere stata adottata torna di nuovo a far capolino nel suo cuore. Dopo qualche anno, il desiderio di ri-cerca della madre naturale si fa senti-re ancora pi forte: conoscere la don-na nel cui grembo aveva vissuto per nove mesi era diventata quasi unos-sessione. Rita combattuta: da una parte la vo-glia di scoprire e di capire, dallaltra la grande paura di conoscere la verit. Il marito e i figli la sostengono in questa difficile decisione, a volte con qualche titubanza, ma forti del loro amore e del loro forte legame. Iniziano cos le ricerche e la donna si affida ad un avvocato: riesce ad otte-nere alcune informazioni in pi sul

    luogo di nascita, sul suo nome ma non sullidentit dei suoi genitori. Svanisce cos anche la minima pos-sibilit di sapere fino in fondo chi lei fosse, dopo tanta attesa, dopo tanto desiderio, Rita costretta a chiude-re definitivamente il cassetto del suo cuore, perch non potr sapere altro delle sue origini.La preghiera negli anni lha sempre accompagnata, la sua fede forte e la guida ad ogni passo e, nonostante la delusione, Rita va avanti. La vita non le riserva niente di faci-le, il marito si ammala e la famiglia costretta a combattere insieme contro la malattia, ma proprio nel momento pi buio arriva una telefonata inattesa che la stravolge, una telefonata che le rivela lidentit della madre naturale. Rita adesso sa ma non vuole sconvol-gere la vita della donna, non sa che cosa provi per lei, non sa se ha unal-tra famiglia, non sa come avvicinarla senza recare dolore. Si mette in contatto con il parroco del paese nel Trentino in cui abita la donna e inizia a farsi conoscere, raccontando la sua storia e le sue intenzioni, rispet-tando i tempi e cercando di entrare in punta di piedi nella vita di sua madre finch un giorno accade un miracolo con unaltra telefonata: Pronto Ma-ria Chiara, sono la mamma!. Poche parole, semplici e chiare, pro-nunciate con quellamore che mai aveva abbandonato Rita (Maria Chiara era il nome datole dalla ma-dre alla nascita). Iniziano cos molte te-lefonate per conoscersi e raccontarsi che cosa era accaduto negli anni in cui erano state divise, finch un giorno riescono a tornare una nelle braccia dellaltra. Dopo il parto infatti la madre, viste le difficolt familiari e labbandono da parte del compagno, era stata costretta a lasciare con sofferenza la propria fi-glia in un istituto. Quella bambina che non aveva mai dimenticato, che era cresciuta nel suo grembo per otto mesi e aveva allattato per un mese, ma alla quale non era in grado di poter offrire un futuro.

    un amore che non si dimenticaLa storia di rita e della sua mamma

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015Pag. 11

    Una scelta dolorosa e coraggiosa, ma senza alcun dubbio piena di amore.Adesso sono tre anni e mezzo che si sono ritrovate, tutti i giorni si sentono al telefono e continuano a conoscersi; Rita, ha acquistato anche due fratel-li a cui molto legata e con cui fin da subito ha stabilito un bellissimo rap-porto. La gioia di aver ritrovato la madre e conoscere i fratelli stato un dono pre-

    zioso che ha permesso a Rita di conti-nuare vivere con il sorriso anche dopo la perdita dellamato marito Gino.Una sottile linea di amore ha ac-compagnato la sua vita: prima con i genitori adottivi, poi il marito e ora la madre naturale ritrovata, i suoi fratelli ed i suoi figli. Una mano invisibile che lha sempre sostenuta e che non lha mai abban-donata e che nonostante i dolori e le

    sofferenze continua oggi ad accom-pagnarla. Un esempio di amore senza confini.Per chi volesse leggere la storia di Rita- Maria Chiara Lobbe, pu ac-quistare il libro nel quale racconta la sua esperienza dal titolo Il cassetto del mio cuore

    Martina Bongini

    A proposito del divorzio breve

    Davvero un bel traguardo di civil-t lapprovazione del divorzio bre-ve. Appena sei mesi per seppellire un matrimonio. Un anno se si decide di ricorrere al giudice, ma facile im-maginare che le separazioni giudiziali saranno sempre meno. Quando si ha lopportunit di risolvere in tempi cos rapidi la propria storia damore appassita, inutile perdere tempo con contenziosi patrimoniali. Meglio ap-profittare senza perdersi in chiacchie-re della comoda opportunit offerta dalla legge. Prima si decide, prima ci si toglie il pensiero. In attesa che arrivi il cosiddetto divorzio immedia-to, di cui a lungo si discusso sia alla Camera che al Senato, che canceller qualsiasi residua lungaggine. Infine, di questo passo, sar la volta della leg-ge che permetter laddio istantaneo via sms incrociato, tuttal pi invian-do contestualmente una mail alluf-ficio anagrafe. Allora, il traguardo di civilt sul fronte del matrimonio e della famiglia - quello evocato ieri dalla relatrice della legge, Alessandra Morani (Pd) e da non pochi altri parla-mentari - sar davvero raggiunto. E la strategia illuminata grazie alla quale, in pochi anni, stato smontato il diritto di famiglia, avr compiuto la sua parabola.Certo, a quel punto, si render neces-saria una verifica degli obiettivi rea-lizzati. Se pensiamo che il matrimonio - e la famiglia che da quel matrimonio

    sboccia - sia un reperto di archeologia sociale, un istituto ormai inadeguato per regolare il traffico impazzito delle relazioni nella nostra fluttuante, ca-pricciosa e scivolosa postmodernit doccidente, giusto provvedere alla sua rapida liquidazione. Non avremo altro da fare che procedere a passi spediti sulla strada intrapresa. Lo Sta-to, come brillantemente sta facendo, si preoccupi di dare rilievo solo agli affetti, prosegua nel ribadire la sua estraneit alle reali dinamiche sociali della vita di coppia e mostri rinnovato disinteresse - come finora ha egregia-mente fatto - per quelle che sono in difficolt. Agevoli il pi possibile - e anche in questo caso la rotta quella giusta - lazzeramento delle coppie che si arrendono di fronte alle difficol-t di una struttura sociale che sembra congegnata apposta per rendere im-possibile la vita familiare. Cos, rottamato il matrimonio, avremo unagile e dinamica societ di unioni usa e getta, rapporti pi flessibili, disimpegnati, quasi fulmi-nei, facilmente smontabili e ricom-ponibili. Pi nessuna implicazione con concetti vetusti e polverosi, come responsabilit, sacrificio, im-pegno, dedizione, rinuncia. Tutti as-solutamente inadeguati per fotogra-fare il nuovo panorama di rapporti rigorosamente al presente, senza passato e senza futuro.Vogliamo davvero questo? Bene, allora dobbiamo dirci con franchezza che anche la nostra societ sar senza passato e senza futuro perch, al di l di quanto proclamato dalle cosiddette teorie del gender, non abbiamo in-ventato ancora nulla che possa sosti-tuirsi al matrimonio e alla famiglia. Nulla che pi efficacemente dellamo-re di una donna e di un uomo uniti in

    matrimonio possa servire, con limpe-gno dentro e fuori casa, con lapertu-ra alla vita e la dedizione educativa, a costruire il domani di tutti. Il Papa ieri ha ricordato che dobbiamo tro-vare un soprassalto di simpatia per lalleanza matrimoniale, perch solo quellalleanza in grado di porre le nuove generazioni al riparo dalla sfi-ducia e dellindifferenza.Purtroppo, nel loro forsennato lavoro di accetta contro quel che rimane delle tu-tele a favore della famiglia, i nostri par-lamentari non solo non mostrano alcuna simpatia familiare, ma non sembrano neppure rendersi conto della realt. In Italia, ormai, non stanno precipitando solo i numeri dei matrimoni, ma anche quelli delle convivenze, come se tanti dei nostri giovani avvertissero una pro-fonda allergia - o forse solo un dram-matico senso di sgomento - nei con-fronti di ogni impegno affettivo pi ap-profondito di uno scambio di messaggi su whatsapp. Una crisi antropologica che deve interrogarci e preoccuparci. Ecco perch rendere scorrevoli i binari in uscita dal matrimonio, non servir a costruire reti familiari e sociali pi sal-de, mantenute da persone propositive, convinte della necessit di spendere energie, responsabilit e sacrifici nella tenuta della relazione di coppia.Servono leggi e provvedimenti che sostengano limpegno della famiglia e che contribuiscano alla crescita di consapevolezza della coppia. E ci ri-troviamo, invece, con norme che, fa-vorendo e incentivando il gi dramma-tico senso di precariet delle relazioni, finiscono per sancire il malcostume dellinstabilit affettiva e del disimpe-gno familiare. Questo s - abbiamo il dovere di gridarlo dai tetti - autentico traguardo di incivilt.

    Luciano Moia, da Avvenire

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    La SettimanaI QUADERNI DEL PROGETTO CULTURALE 28 Aprile 2015 Pag. 12

    una veglia di speranzain occasione del 1 maggio, festa di S. Giuseppe lavoratore, la tradizionale veglia di preghiera diocesana organizzata dallAzione Cattolica.

    Fascicolo a cura di Chiara Domenici.Hanno collaborato Nicola Sangiacomo

    Gabriele Maremmani

    Martina Bongini.Impaginazione e grafica a cura di Andrea Macelloni.Stampato il 28 Aprile 2015 presso la stamperia della Diocesi di Livorno.

    Vuoi continuare a leggerci?www.lasettimanalivorno.it

    Il prossimo 30 aprile, vigilia del-la festa di S.Giuseppe lavoratore, lAzione Cattolica in collaborazione con le altre Aggregazioni laicali or-ganizza la consueta veglia diocesana di preghiera per il lavoro. Questan-no la celebrazione si svolger nella chiesa di S.Giuseppe, in piazza 2 giugno, alle ore 21.15, e sar come sempre presieduta dal Vescovo di Livorno, mons. Simone Giusti.

    Il titolo delledizione di questanno, ripreso da uno dei primi discorsi ri-volti da papa Francesco ai giovani, sar NON FATEVI RUBARE LA SPERANZA.Lattualit continua a consegnarci la realt di un Paese messo a dura pro-va dalla crisi economica e in partico-lare dalla perdita o dalla mancanza di lavoro per migliaia di persone. I dati sulla disoccupazione, special-

    mente dei giovani e in particolari zone dItalia, sono tuttora impres-sionanti. Linterrogativo pi diffuso : Cosa fare? Come risolvere questi problemi? La comunit cristiana non ha soluzioni preconfezionate in tasca, ma con questa veglia intende espri-mere in modo autentico e profondo la propria solidariet e i propri sen-timenti di vicinanza fraterna a coloro che hanno perso il lavoro o lo stanno cercando.Vogliamo dunque pregare perch di fronte ai molti problemi esistenti oggi nel mondo del lavoro non ci si scoraggi e non ci si chiuda nella dife-sa egoistica degli interessi personali o di gruppo; vogliamo pregare per le famiglie che stanno soffrendo per la mancanza di un lavoro o per i ritmi lavorativi che impediscono loro di vi-vere adeguatamente il proprio ruolo insostituibile nella societ; vogliamo pregare perch il lavoro sia sempre rispettoso della dignit di ogni perso-na, venga vissuto con responsabilit e solidariet, e sia per tutti fonte di speranza e di futuro.Gabriele Maremmani

    Durante la veglia sar costituita la Consulta delle aggregazioni laicali per i problemi sociali e del lavoro.