quaderni radicali 111

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“Gestivo budget milionari per la campagne pubblicitarie di impor-tanti imprese, la cui finalità era, sempre, l’incremento delle vendi-te. Ad un certo punto della mia vita, ho avvertito la futilità di que-sta attività, ho capito che non mi arricchiva come persona”. Cosìsi presentava LUCA CATALANO GONZAGA, il fotografo che illustraquesto numero della rivista, in una intervista nel 2012 a «FamigliaCristiana», in occasione della mostra Child survival in a changingclimate a Milano...Da anni si occupa infatti di fotogiornalismo alivello internazionale. È fondatore della Witness Image (www.wit-nessimage.com), un’associazione che ha come obiettivo quello direalizzare progetti fotografici sulle violazioni dei diritti umani nelmondo.Tra i suoi numerosi reportage abbiamo scelto quello sulcampo profughi di Dadaab in Kenia, dove migliaia di profughisomali si sono rifugiati per sfuggire alla carestia che ha colpito mi-lioni di persone nel Corno d’Africa. Basti pensare che quel campo,costruito per ospitare 9 mila persone, ne vede oggi circa 430 milache vivono lì, con nuovi rifugiati che arrivano continuamente dopoaver viaggiato per giorni, alla ricerca di un riparo...

QR

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Quaderni Radicalirivista politica

direttoreGIUSEPPE RIPPA

comitato di redazioneERMES ANTONUCCI, ANNA MAHJAR-BARDUCCI,

ROBERTO GRANESE, ANTONIO MARULO (caporedattore), SILVIO PERGAMENO, LUIGI O.RINTALLO

collaboratori e rubricheELISA ALBO, RAFFAELE CASCONE, FABRIZIO MILANO D’ARAGONA, CLAUDIA DEL VENTO, SEVERINO DI MARCO, ADRIANA DRAGONI,

ALESSANDRO FREZZATO, PAOLO IZZO, ELENA LATTES, GIOVANNI LAURICELLA,VINCENZO LORIGA, GIULIETTA MASPES, FRANCESCO MINCIOTTI,

MARCELLO MOTTOLA, GRAZIA PASSERI, LUDOVICA PASSERI, GERARDO PICARDO, FRANCESCA PISANO,

VALERIA SESSA, FLORENCE URSINO, FABIO VIGLIONE

responsabile ai sensi della legge sulla stampaDANILO BORSÒ

In questo numero testi diGERARDO BIANCO, FELICE MILL COLORNI, ROBERTO GIACHETTI,

OSCAR GIANNINO, BIAGIO DE GIOVANNI, DOMENICO DE MASI, ZENO GOBETTI,EMANUELE MACALUSO, ANDREA MANZI, ANDREA MARGELLETTI,

ALESSANDRO LITTA MODIGNANI, GIANFRANCO PASQUINO,STEFANO SILVESTRI, GIANFRANCO SPADACCIA

Illustrazioni diLUCA CATALANO GONZAGA

Copertina diAURELIO CANDIDO

QR 111 è stato chiuso in redazione il 2 Febbraio 2016

Quaderni Radicali viene edito da Nuova Associazione Amici di Quaderni Radicali

Iscrizione e registrazione Trib. Napoli n. 5208 del 13/4/2001Direzione: via di Monserrato, 20 - 00186 ROMA

[email protected] - www.quaderniradicalionline.itAbb.to annuo 50 euro - Iscrizione all’Associazione 100 euro Versamento su c/c di Banca popolare dell’Emilia Romagna

intestato a “Nuova Associazione Amici di Quaderni Radicali” IBAN - IT46X0539203200000001411556

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Quaderni RadicaliANNO XXXIX N. 111 Speciale Febbraio 2016

SOMMARIO

772 ANNI CON RENZIForza e Dissolvenzadi GIUSEPPE RIPPA

1155Ambizioni e fragilità del premier scout

di LUIGI ORESTE RINTALLO

2277Renzi l’Europa e...oltre

di SILVIO PERGAMENO

4477Il Governo di una democrazia malata

intervista a EMANUELE MACALUSO

5555Il punto critico della parabola di Renzi

BIAGIO DE GIOVANNI conversa con Giuseppe Rippa

6633Un attivismo privo di visione sistemica

intervista a GIANFRANCO PASQUINO

7755Fuffa o reale cambiamento?

di GIANFRANCO SPADACCIA

9933Renzi ha rotto il blocco conservatore

intervista a ROBERTO GIACHETTI

110011Promosso con debiti

intervista a GERARDO BIANCO

111111Senza un modello si gira a vuoto

intervista a DOMENICO DE MASI

Page 5: Quaderni Radicali 111

111177La svolta pericolosa di Politica economica

OSCAR GIANNINO intervistato da Antonio Marulo

112277Poca giustizia, molta magistratura

di ERMES ANTONUCCI

114411Più coraggio per uscire dalla palude Giustizia

di FABIO VIGLIONE

114477Sembra “buona”, ma è una scuola naufragata

di LUIGI ORESTE RINTALLO

115533L’eterno gerundivo dell’Agenda digitale

di ROBERTO GRANESE

116611Un bilancio delle riforme costituzionali

di ZENO GOBETTI

116699Perché non possiamo non dirci renziani

di ALESSANDRO LITTA MODIGNANI

117755Il rischio di una “democrazia illiberale”

di FELICE MILL COLORNI

118833L’auto-rappresentazione renziana

di ANDREA MANZI

119911L’orizzonte limitato di Politica estera

intervista a ANDREA MARGELLETTI

220055Della Russia (di Putin) con amore

di PAOLO IZZO

220099Un mondo caotico richiede lucidità politica

conversazione con STEFANO SILVESTRI

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2 ANNI CON RENZIForza e Dissolvenza

ABSTRACT

QR

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«Abbiamo la peggiore classe dirigente degli ultimitrenta anni». Così Matteo Renzi nel suo primo interven-to da segretario del PD in un’assemblea del partito.Eletto il 15 dicembre del 2013, il giovane ex sindaco diFirenze aveva, con una folgorante ascesa, conquistato ilpartito stesso.

Dopo essere stato sconfitto nel dicembre del 2012nelle primarie contro Pierluigi Bersani come leader delcentrosinistra, l’ex boy scout si era trovato la stradaspianata dal suicidio politico dello stesso Bersani che erariuscito a perdere una elezione già vinta nel febbraio del2013. Il governo Bersani dopo quel voto non nasce eallora ecco la necessità di far scendere in campo l’alloravicesegretario Enrico Letta che riceve l’assenso del pre-sidente Napolitano e una risicata maggioranza parla-mentare. È un’esperienza sofferta quella di Letta ...Mitica la frase con cui il neo segretario «tranquillizza»l’allora capo del Governo: #staisereno gli consigliavacon apparente amorevole attenzione. In poche parole

77Speciale Febbraio 2016

RIPPA

Due anni con RenziForza e Dissolvenza

GIUSEPPE RIPPA

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faceva capire che lui era ben determinato a curare ilpartito (che di cure aveva e ha urgente bisogno!...) e diconseguenza a fornire il massimo appoggio al Governo.

Come è finita è noto a tutti...

2 Anni con Renzi

88 Quaderni Radicali 111

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Quando Matteo Renzi – ai tempi della primaLeopolda, ormai più di cinque anni fa – iniziò il percor-so per assumere un ruolo politico nazionale, il segreta-rio del PD Pierluigi Bersani lo avvisò “a non scambiareper nuove delle idee che sono un usato degli anniOttanta”. Non a torto egli ricollegava il tentativo di svec-chiamento promosso dalle leve più giovani del partitoagli anni ‘80, solo che questi ultimi – al contrario diquanto affermato – non rappresentano affatto un“usato”, se non altro perché in Italia non si è mai realiz-zato il loro portato fatto di snellimento burocratico, de-fiscalizzazione e riconoscimento del merito.

Come al solito in ritardo di qualche anno rispetto alresto del mondo, a causa della sua collocazione nella“zona grigia” di uno statalismo prono alle oligarchie delcosiddetto “capitalismo di relazione”, l’Italia vede sfu-mare la possibilità di un riformismo modernizzante pro-prio quando comincia a profilarsene l’urgenza al livellodi percezione collettiva. Una ventata di anti-politica tra-

99Speciale Febbraio 2016

RINTALLO

Ambizioni e fragilità del premier scout

LUIGI ORESTE RINTALLO

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volge l’ormai agonizzante Repubblica dei partiti, il cuitrapasso è suggellato da Tangentopoli e dall’incautadeterminazione dei politici di imboccare la strada delleriforme elettorali, contribuendo ad allontanare semprepiù una partecipazione democratica responsabile. Dasempre presente nei termini di insofferenza per lademocrazia, l’anti-politica è ben fomentata dall’accortolavorio dei media che non si sono certo risparmiati perallargare lo iato tra cittadini e istituzioni. Un’operazionepropedeutica non all’effettivo cambiamento di uno statodi cose insostenibile, quanto piuttosto alla preservazio-ne di un sistema di potere, tenuto conto che a promuo-verla erano testate espressione dei soggetti economico-finanziari a tutto interessati tranne che a modificarerealmente le situazioni...

2 Anni con Renzi

1100 Quaderni Radicali 111

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La Direzione di “QR” mi ha chiesto di scrivere qualco-sa sulla politica estera di Renzi e del suo governo, unarichiesta cui, lo confesso, mi è sembrato subito difficiledare una risposta, sia perché l’Italia non ha una politicaestera, ma solo qualche tentativo di difendere qualcheinteresse, certamente importante, ma circoscritto eanche qui comportandosi in modo ondeggiante, sia per-ché i rapporti con gli altri stati, che sono l’oggetto dellapolitica estera, sono al novanta percento ricompresi nel-l’ambito del perimetro europeo. Ed è dubbio che questoambito definisca solo un quadro di politica estera.L’Europa, piaccia o non piaccia, è, largamente, un mododi essere della nostra vita nazionale, e come risulteràmeglio da quanto si dirà in prosieguo, l’unico modo diessere che può salvare la vera essenza delle nazionieuropee, altrimenti destinate all’irrilevanza in uno stori-co fallimento.

Questo ambito ricomprende livelli e dimensioni dellavita nazionale dei nostri giorni, che entro i confini defi-

1111Speciale Febbraio 2016

PERGAMENO

Renzi, l’Europa e…oltre

SILVIO PERGAMENO

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niti dalle tragedie del secolo decimonono e del ventesi-mo non trovano più possibilità di autonoma gestione,mandando in soffitta la democrazia, come fatti di ognigiorno si incaricano puntualmente di darci dimostrazio-ne. Un esempio fra gli infiniti possibili: la questione dellebanche in sofferenza (Popolare Etruria, Banca Marche ele Casse di Risparmio di Chieti e Ferrara), che in questigiorni offre ampi spazi alle cronache. E non è certo unaquestione di rapporti internazionali, ma tuttavia si con-centra a Bruxelles...

2 Anni con Renzi

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Il Governo di una democrazia malata

Intervista a

EMANUELE MACALUSO

MACALUSO

Speciale Febbraio 2016 1133

In questa intervista rilasciata a «QR», EmanueleMacaluso – storico esponente del Pci – si sofferma su treaspetti importanti dello scenario politico italiano.

Il primo riguarda la natura irrisolta della democraziapraticata nel Paese dal dopoguerra a oggi: una situazioneche, come dimostra il suo ripetersi anche dopo la fine delbipolarismo Est/Ovest, trova le sue ragioni nel carattereprofondo di una società che resta pre-moderna e corpora-tiva. La mancanza di alternative reali si ripercuote anchesul secondo ordine di problemi affrontato, vale a dire la dif-ficoltà nel trovare un percorso di riforma delle istituzioni,che non sia soltanto di facciata ma rimuova le zavorrecostituite da un apparato statale pletorico e immobilista.

Infine, Macaluso lancia un allarme appassionato circale prospettive di sviluppo dell’Italia, dal momento che gliinterventi adottati finora sono ben lontani dall’apparirerisolutivi. Anche a causa di un deficit di cultura politicadovuto all’assenza dei luoghi stessi della partecipazionedemocratica.

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2 Anni con Renzi

***

A oltre due anni dall’assunzione della segrete-ria, è forse giunto il momento di considerare qualeeffetto abbia determinato Renzi sulla fisionomiadel Partito Democratico…

In quanto segretario del PD, si deve tener conto chequest’ultimo non può essere interpretato come un partitoma piuttosto come un aggregato. Meglio ancora un insie-me di aggregati e questo perché è nato male. È nato dauna costola del vecchio Pci, i Ds, e da una costola della vec-chia DC, la Margherita. Fu una “fusione a freddo”, di cui cisi rese conto già all’epoca della sua fondazione. Difatti giànel 2007 pubblicai un testo per Feltrinelli intitolato Al capo-linea. Controstoria del Partito Democratico, perché sin daallora ero convinto che non avrebbe avuto un avvenire...

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Il punto critico della parabola di Renzi

BIAGIO DE GIOVANNI

Conversa con Giuseppe Rippa

DEGIOVANNI

Speciale Febbraio 2016 1155

Con la fine del 2015 va delineandosi per il premierRenzi il punto critico della sua parabola politica. Losostiene Biagio de Giovanni in questa intervista con ildirettore di «QR», nella quale si descrive comel’iniziativa intrapresa dal segretario del PD rischia diessere pregiudicata da un eccesso di politicismo.

Senza falsi moralismi, Biagio de Giovanni interpretal’azione di Renzi all’insegna del realismo politico,riconoscendogli di aver dato una scossa a un sistema chesembrava ormai girare a vuoto. Tuttavia, egli individuadue aspetti problematici nel prosciugamento delle fonti dilegittimazione dentro la società, a cominciare dalle realtàurbane, e nella crisi di rappresentatività che rischia diaggravarsi coi cambiamenti introdotti dalla legge elet-torale e dalla riforma del Senato.

***

Quale opinione senti di esprimere su Matteo

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Quaderni Radicali 1111166

2 Anni con Renzi

Renzi, nel suo doppio ruolo di segretario del PD edi presidente del Consiglio?

Sulle varie funzioni svolte da Renzi nella politicaitaliana, nelle varie vesti che ha ricoperto e ricopre,resto dell’avviso ‒ così come del resto lo ero all’inizio –che egli ha prodotto una scossa alla politica che non haprecedenti almeno recentemente. Credo cioè che noifossimo in un pantano e che, bene o male, l’iniziativa diquesto “animale politico” puro abbia avuto proprioquesta funzione di sommovimento. E non ti nascondo –anche se adesso posso avere qualche riserva – che ilmio aderire alle sue posizioni sin dalle primarie conBersani fu dovuto non tanto e non solo alla fiducia nelpersonaggio, ma alla convinzione in me fortemente ra-dicata che quel centrosinistra finisse in archivio...

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Un attivismo privo di visione sistemica

Intervista a

GIANFRANCO PASQUINO

PASQUINO

Speciale Febbraio 2016 1177

Il politologo Gianfranco Pasquino compie una disami-na sull’attività del governo Renzi. Dalla riforma istituzio-nale alla giustizia e alla scuola, l’azione di questi dueanni presenta il dato comune di una disorganicità difondo derivante dall’assenza di una visione progettualed’insieme dei campi di intervento. Nella conclusione,Pasquino evidenzia come in fondo ciò non possa essereimputato al solo Renzi, essendo questa una condizionepiù generale delle leadership politiche di questa fasestorica.

***

Per provare a tracciare un bilancio dell’esperienza digoverno di Matteo Renzi, potremmo iniziare dalla con-ferenza stampa tenuta a fine anno dal premier, che miè sembrato particolarmente agguerrito e polemicoverso i giornalisti. Con qualche ragione fra l’altro…

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2 Anni con Renzi

Già. Nella conferenza stampa Renzi ha detto duecose molto importanti. In primo luogo ha presentato unbilancio che, dal punto di vista quantitativo – anche senon entusiasmante – è comunque ottimo, perché netta-mente superiore a quanto preconizzato ai giornalistinella conferenza stampa di un anno fa; inoltre ha dichia-rato che, sulla scena internazionale, l’Italia è un gioca-tore di rilievo e che le critiche da lui rivolte all’Europasono critiche fondate. Ha fatto cioè un discorso che, conuna buona dose di ottimismo, cerca di convincere gli ita-liani che il bicchiere era vuoto il 22 febbraio 2014, quan-do ha assunto la presidenza del Consiglio, ed ora non èsolo mezzo pieno ma è destinato a veder salire il suolivello nel corso del 2016.

Altrettanto importante è ciò che ha riferito riguardo allasua persona...

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Fuffa o reale cambiamento?

GIANFRANCO SPADACCIA

SPADACCIA

Speciale Febbraio 2016 1199

È fuor di dubbio che l’entrata in scena di Renzi abbiarappresentato un segnale di rottura e di forte disconti-nuità rispetto alle classi dirigenti post-comuniste e post-democristiane che dettero vita prima all’esperienzadell’Ulivo e poi a quella del Partito Democratico. Questoera chiaro già nella prima prova in cui si presentò inconcorrenza con Bersani e nella quale, pur ottenendo unconsistente successo, fu sconfitto. Gli avvenimenti e lescelte successive, con la vittoria delle primarie che loincoronarono segretario del Partito in sostituzione dellostesso Bersani e poi con l’estromissione di Enrico Lettada Palazzo Chigi che obbligò Napolitano a conferirgli l’in-carico di formare il governo, hanno confermato e accen-tuato queste connotazioni e ambizioni del renzismo.

Ora è tempo di un primo bilancio politico e, nel ten-tare di delinearlo mettendo a confronto, come in ognibilancio che si rispetti, i pro e i contro, le poste positivee quelle negative, converrà non solo mettere da partevalutazioni e atteggiamenti pregiudiziali ma anche sot-

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Quaderni Radicali 1112200

2 Anni con Renzi

trarsi alle suggestioni dell’attualità (per esempio quelladeterminata dalla vicenda delle quattro banchedell’Italia centrale) e alle previsioni interessate di chi neprofetizza un rapido logoramento, per esaminare invececriticamente nei suoi contenuti i diversi aspetti del con-clamato riformismo renziano...

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Già militante radicale e redattore di Radio Radicale,Roberto Giachetti è fra gli esponenti del Partito Demo-cratico che più si sono impegnati per la modifica delsistema elettorale adottato nel 2005 e dichiarato inco-stituzionale dalla Consulta.

Dal 2013 vicepresidente della Camera, qui rispondead alcune domande del direttore Giuseppe Rippa sugliultimi due anni che hanno visto salire al governo ilsegretario del PD. Giachetti evidenzia come il meritoprincipale di Renzi sia stato quello di aver finalmentesuperato il blocco dell’iniziativa riformatrice, nella qualesi è impantanata la politica italiana durante la cosiddet-ta “seconda Repubblica”. Ciò non lo esime, tuttavia, dalgiudicare con spirito critico diversi aspetti delle riformeapprovate, tant’è che molte delle sue osservazioniappaiono ancor più chiare ed incisive di quelle mosse daalcuni settori dell’opposizione – interna ed esterna – allamaggioranza di governo.

Di particolare rilievo, a nostro avviso, è infine la con-

2211Speciale Febbraio 2016

GIACHETTI

Renzi ha rotto il blocco conservatore

Intervista aROBERTO GIACHETTI

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siderazione secondo la quale i partiti devono riuscire aformare le loro classi dirigenti, partendo da chiare as-sunzioni di responsabilità a cominciare dai livelli locali,scongiurando così le degenerazioni registrate ad esem-pio nella capitale...

2 Anni con Renzi

2222 Quaderni Radicali 111

Page 24: Quaderni Radicali 111

Deputato per quarant’anni, Gerardo Bianco è unadelle espressioni più significative del cattolicesimo poli-tico italiano. Protagonista dell’ultima battaglia all’inter-no dell’ex DC (divenuta Partito Popolare), quando nel1995 si oppose al segretario Rocco Buttiglione cheaveva deciso di allearsi con il centrodestra di Berlusconi,Bianco è stato tra i promotori dell’Ulivo, la coalizione dicentrosinistra uscita vincente alle elezioni politiche del1996. Al momento della nascita del Partito Democraticodalla fusione tra Margherita e Democratici di Sinistra,passa al gruppo misto di Montecitorio. Da sempre criti-co verso le degenerazioni della lotta politica, nello sce-nario italiano si distingue per onestà intellettuale e lim-pidezza dell’analisi interpretativa dei processi storici eistituzionali, come dimostra anche in questo dialogo conil direttore Giuseppe Rippa.

***

2233Speciale Febbraio 2016

BIANCO

Promosso con debiti

Intervista a

GERARDO BIANCO

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Dopo aver assunto la segreteria del Partito De-mocratico, Matteo Renzi nel febbraio 2014 è di-ventato anche premier. Di questi due anni qualevalutazione ritieni che si possa dare?

Dal punto di vista dell’azione politica, l’aspetto cheritengo positivo riguarda in primo luogo l’energia da luidimostrata come presidente del Consiglio. Non farei tantedistinzioni tra segretario del partito e capo del governo,perché oggi la politica è sostanzialmente concentrata nelleader di governo. È inutile discutere di un problema cheandrebbe affrontato nell’ambito di una più generale rico-struzione dei partiti e non per quella che è la realtà oggi.Essendo spariti i partiti tradizionali, con il loro ruolo sto-rico e la loro ideologia, c’è una situazione totalmentenuova, sia dal punto di vista politico che culturale.

Nella realtà contemporanea tutto è giocato sul pre-sente, il passato conta poco...

2 Anni con Renzi

2244 Quaderni Radicali 111

Page 26: Quaderni Radicali 111

Dell’azione di Renzi, Domenico De Masi dà una let-tura che muove dall’interpretazione della società ita-liana. Con la percezione – alimentata dai media – diessere giunta a un limite estremo di non ritorno, que-st’ultima ha finito per aprire la via all’ascesa dell’exsindaco di Firenze, che ha saputo farsi tanto tattico chedecisionista conquistando così un ruolo da protagonistasulla scena politica.

Più che nell’assenza di alternative il rischio vero chesi corre, secondo De Masi, è nel fatto che anche Renzi –come altri esponenti politici – non dispone di un modellocapace di incidere sulla realtà di un mondo pesan-temente condizionato dall’economia finanziaria.

***

In questi ultimi due anni, abbiamo assistito allarapida ascesa di Renzi che – dopo aver vinto leprimarie nel PD – ha presto scalzato Enrico Letta

2255Speciale Febbraio 2016

DEM

ASI

Senza un modello si gira a vuoto

Intervista a

DOMENICO DE MASI

Page 27: Quaderni Radicali 111

Quaderni Radicali 1112266

2 Anni con Renzi

per assidersi al suo posto a Palazzo Chigi. Ora cheriveste i due ruoli di segretario del primo partito edi Presidente del Consiglio, è forse opportuno con-siderare le dinamiche alle origini del suo protago-nismo politico…

Partirei dall’analisi sociale, che è il mio campo pri-vilegiato. Il problema dell’Italia prima che Renzi scendessein campo, era quello di avere dei conti disastrosi sia sulpiano economico, sia sul piano etico. Non c’è dubbio checon Berlusconi la tenuta etica del Paese è stata ridotta alminimo storico: tutti i peccati venivano derubricati a livelloveniale, dalla frode in bilancio all’evasione fiscale. Pur nonessendo un moralista, non posso non esprimere sconcertoanche rispetto ai costumi sessuali dell’ex premier che –come risulta dal processo di Bari – richiamano realtà daBasso Impero. Questa situazione è stata per Renzi la suagrande spinta...

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La svolta pericolosa di Politica economica

OSCAR GIANNINO

Intervistato da Antonio Marulo

GIANNINO

Speciale Febbraio 2016 2277

Più che sul “plebiscito referendario” d’autunno, ildestino politico di Matteo Renzi si gioca sui risultati rag-giunti e raggiungibili per uscire dalla crisi economica cheattanaglia il paese, in un quadro complessivo interna-zionale per nulla rassicurante. In proposito Oscar Gian-nino, giornalista e analista economico attualmente inforza a Radio24 e collaboratore de “Il Messaggero”, cidà la sua “versione” dei fatti più controversi che hannocaratterizzato fin qui l’azione di Politica economica tar-gata Padoan.

***

In risposta all’accusa di elargire mance e man-cette con la legge di Stabilità, in conferenza stam-pa di fine anno, il Premier ha spiegato di aver scel-to un’azione di politica economica dal lato dellado-manda per stimolare la propensione al consu-mo degli italiani. Ora, al di là del merito dei singo-

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Quaderni Radicali 1112288

2 Anni con Renzi

li provvedimenti, quanto una strategia del generepuò ritenersi efficace per la ripresa economica?

È comprensibile, legittimo, che ci possa essere unagiustificazione elettorale nel moltiplicare un certo tipo diinterventi o di strumenti, si tratti degli 80 euro ai dipen-denti o della massiccia decontribuzione per i nuovi con-tratti… Ora, obiettare a un politico sul fatto che vuole ivoti significa obiettare che vuole mangiare e bere. Comedire, è una cosa naturale… ovvio che questa sia ancheuna componente presente nel pensiero di Renzi.

Detto questo, più interessante invece è fare un’ana-lisi economica, di contesto. Parto da una considerazio-ne...

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lcuni bagliori di luce ci sono, ma per il resto il bilanciodel governo Renzi in materia di giustizia assume laforma − solita − di un’altra grande occasione mancata.Le riforme, poche seppur positive, sono in gran partefrutto di percorsi legislativi avviati dai precedentigoverni: al premier fiorentino va dunque riconosciutosenz’altro il merito di averli portato a compimento, madella radicale “rottamazione” giudi-ziaria, prefiguratadal renzismo sin dalle sue origini, si è visto ben poco.Ciò che emerge con maggiore rilevanza, anzi, è che intermini di rapporti tra politica e magistratura laconcezione di fondo del premier risulta essere del tuttoin continuità con la pericolosa prassi degli ultimivent’anni: potere ai magistrati, e guai a toccarli.

Ma partiamo dalle cose fatte. Sono quattro i settori incui si è effettivamente intervenuti nell’ultimo biennio:giustizia civile, sistema penitenziario, anticorruzione eresponsabilità civile dei magistrati...

2299Speciale Febbraio 2016

ANTONUCCI

Poca giustizia, molta magistratura

ERMES ANTONUCCI

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2 Anni con Renzi

3300 Quaderni Radicali 111

Page 32: Quaderni Radicali 111

Nella disamina degli attivi e dei passivi di questogoverno non può mancare una breve analisi relativa airitardi ed agli avanzamenti, veri o presunti che siano,nel campo in cui il nostro Paese si trovava – ed in parteancora si trova – più indietro di tutti i suoi epigoni inter-ni alla Comunità Europea, ovvero l’agenda digitale.

L’agenda digitale europea è datata 2010 e si ripro-metteva già ai tempi del governo Berlusconi IV di pro-grammare e dirigere una politica convergente di svilup-po nelle ICT (Tecnologie Informazione e Comunicazione)nei Paesi dell’Unione in sette aree definite pilastri fonda-mentali ovvero:

- la creazione e la promozione di un mercato digitaleunico europeo;

- la definizione di standard di interoperabilità tra pro-dotti e servizi delle pubbliche amministrazioni europee;

- migliorare fruibilità e sicurezza dei servizi in rete;- garantire la copertura totale della banda larga ed

ultra-larga in tutta Europa;

3311Speciale Febbraio 2016

GRANESE

L’eterno gerundivo dell’agenda digitale

ROBERTO GRANESE

Page 33: Quaderni Radicali 111

- investire in ricerca sviluppo ed innovazione dell’ICT;- Aumentare l‘alfabetizzazione digitale dei cittadini

europei;- garantire l’utilizzo massimo delle ICT a vantaggio

della Società Europea.Questi nobili e giusti intenti hanno visto svilupparsi

negli anni la nascita dell’Agenda Digitale Italiana, l’avvi-cendarsi di persone e progetti di sviluppo, e la consape-volezza crescente della permanenza nel nostro Paese diuna situazione di ritardo strutturale ed allarmante perquanto riguarda praticamente tutti i punti in oggetto...

2 Anni con Renzi

3322 Quaderni Radicali 111

Page 34: Quaderni Radicali 111

Un bilancio delle riforme costituzionali

ZENO GOBETTI

GOBETTI

Speciale Febbraio 2016 3333

Alla scadenza del secondo anno di mandato delGoverno Renzi è possibile trarre alcune conclusioni del-l’attività che il Governo ha portato avanti dal suo inse-diamento ad oggi e capire le prospettive per il restodella Legislatura. A seguito dell’approvazione in secon-da lettura del DDl Boschi sulle modifiche alla Costitu-zione, si può tracciare un quadro completo della politicadelle riforme che il Governo ha avviato. Lo stesso Renzi,fin dalle sue prime battute da Presidente del Consiglio,ha scommesso tutto il successo politico del suo Governosul piano delle riforme costituzionali. Chiaramente il si-gnificato concreto che il Capo del Governo ha posto sulleriforme ha subito compattato la schiera dei suoi opposi-tori in un fronte comune per il no. Molte sono le critichesollevate dai contrari al piano di riforme. Quasi tutteruotano attorno alla temuta “deriva autoritaria” che sipotrebbe determinare. Questo argomento è stato solle-vato ogni volta che si è cercato di modificare la Costitu-zione. Sono note le motivazioni che hanno spinto i costi-

Page 35: Quaderni Radicali 111

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2 Anni con Renzi

tuenti a produrre un esecutivo debole. Probabilmenteanche giustificate dal clima politico del tempo, ma chia-ramente superate ad oggi. Ciò che resta è un sistemaistituzionale debole con numerosi problemi di funziona-mento evidenziati negli anni. Tuttavia, le riforme messein campo non sembrano correggere questo stato di fat-to. Mi sembra che si stia solo aggiornando il sistema isti-tuzionale per renderlo ancora soggetto all’azione deipartiti. Ritengo che, per identificare il disegno generaledel Governo sulle riforme, sia necessario esaminarle inordine, tenendo presente che ogni singola parte puòessere veramente compresa collegandola alle altre...

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I comunisti sono ormai quasi scomparsi ma i “luogo-comunisti” tuttora imperversano, diceva un tempoMarco Pannella. Dilaga nel dibattito pubblico italiano lapratica dei soliti vecchi slogan buoni per tutte le stagio-ni, delle banalità riciclate ed elevate al rango di analisipolitica. Andiamo con ordine.

1. Matteo Renzi sarebbe il “nuovo Berlusconi”, il “veroerede” e “degno successore” del Cavaliere. La principa-le ragione della crisi del berlusconismo, secondo i fauto-ri di questa teoria, sarebbe che adesso è arrivato un“berluschino”, più giovane e ancor più scaltro dell’origi-nale, abile nel comunicare e nell’intortare gli italiani. Maè davvero degna di considerazione questa analisi, chetanto piace a luogo-comunisti e grillini? Intanto, è benericordare che Silvio Berlusconi, prima di scendere incampo, era uno degli uomini più ricchi d’Italia (ancheuno dei più famosi, grazie al Milan) e titolare di un impe-ro televisivo che gli è servito da trampolino di lancio.

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LITTAMODIGNANI

Perché non possiamo non dirci renziani

ALESSANDRO LITTA MODIGNANI

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Matteo Renzi è stato, per proprio merito, dapprima il gio-vane presidente di una provincia e poi il sindaco di unacittà italiana, neanche fra le 4 o 5 più importanti. Quandoha lanciato la sua Opa sul 100% del pacchetto azionariodel PD ‒ la rottamazione, ai tempi della prima Leopolda ‒aveva (metaforicamente) le pezze sul sedere. Non eranessuno, non contava nulla. In quattro anni ha scalatodapprima il PD poi la Presidenza del Consiglio, in virtùdelle proprie capacità, senza potere e senza soldi. Valequalcosa, questa differenza rispetto a Berlusconi, o no?Se no, la questione del “conflitto di interessi”, ripetutacome un mantra per 20 lunghi anni, era dunque solo pro-paganda? Abbiamo scherzato, compagni…?...

2 Anni con Renzi

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Il rischio di una “democrazia illiberale”

FELICE MILL COLORNI

COLORNI

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Trovo abbastanza stupefacente il dibattito pubblicosulle riforme istituzionali del governo Renzi. Sembra chevent’anni di regressione civile generalizzata abbianofatto tabula rasa di quel poco di cultura civica diffusache si era faticosamente andata formando in qualchedecennio di (magari precaria) appartenenza dell’Italia alnovero delle democrazie costituzionali europee.

Sembra essersi completamente persa, fra le altrecose, la nozione della differenza che passa fra la vitaquotidiana di una democrazia costituzionale da unaparte, e la definizione delle regole del gioco e dellegaranzie delle libertà costituzionali dall’altra. Chi vincele elezioni politiche deve sì poter governare, formare ungoverno, decidere l’indirizzo politico, approvare leggiordinarie e bilanci. (Deve anche poter essere corretto, ese necessario cacciato, se le sue scelte si rivelanodisastrose per il paese o se commette stupidagginigiudicate inescusabili. Di qui, nelle democrazie liberali, ildivieto di vincoli di mandato per i parlamentari: che se

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2 Anni con Renzi

ne possa fare pessimo uso dipende dalla qualità – inItalia mediamente infima – del ceto politico, non dallarazionalità della norma. L’alternativa è eleggere nonparlamentari ma burattini: tanto varrebbe attribuire unvoto ponderato ai soli capipartito, come arrivòspudoratamente a proporre Berlusconi)...

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L’auto-rappresentazione renziana

ANDREA MANZI

MANZI

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Comunicazione e politica sembrano diventate l’una ilclone dell’altra. E Matteo Renzi pare confermare l’ipote-si: in meno di due anni di guida del governo ha raggiun-to risultati sorprendenti nella direzione di una leadershipspettacolarizzata e auto-referente, con effetti addirittu-ra più concreti e apprezzabili di quelli perseguiti, e nonsempre centrati, da Silvio Berlusconi. Gli esiti di talecoincidenza (o assimilazione concettuale) il premier li haottenuti utilizzando i media – per dirla con il compiantoAndrea Barbato – come “altoparlanti del dialogo privatotra i vertici politici”. Ne è derivato un conseguente oscu-ramento del senso dell’informazione politica, non piùpercepita come tale dai cittadini.

Tutto ciò sarebbe in atto proprio mentre la diffusainsoddisfazione per la qualità umana e professionale dipolitici e amministratori pubblici viene imputata anchealla comunicazione intesa come narrazione iperbolica diuna realtà talvolta vuota. Difatti, il rapporto tra la poli-tica e il suo racconto, già terremotato per la profonda

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2 Anni con Renzi

crisi della prima e visibilmente sbilanciato a favore delsecondo, sembra aver incoraggiato l’improvvida sovrap-posizione dei due concetti, ingenerando la convinzioneche la comunicazione possa ormai considerarsi addirit-tura una forma di politica estrema.

Il presidente del Consiglio sembra dunque esserediventato autore di un quotidiano racconto auto-rappre-sentativo, che salta a piè pari le tradizionali forme dimediazione e “utilizza” come prolungamento della pro-pria organizzazione gli strumenti del comunicare...

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I temi di politica estera sono al centro delle riflessionidel presidente del Centro Studi Internazionali, AndreaMargelletti, alla luce della crisi mediorientale “esportata”nel cuore dell’Europa, che vede il Governo Renzi perpe-tuare una tradizione della classe politica italiana orienta-ta più sulle “priorità” dettate dalla politica interna.

In premessa vale la pena ricordare che Margelletti,ben prima che la vicenda Isis diventasse centrale, misein evidenza la questione Libia rispetto all’Italia.

E dell’azione sin qui svolta dall’Italia, nel contestointernazionale che si sta configurando, gli chiediamouna valutazione.

Prima di dare la “pagella”, occorre fare un chiarimen-to di fondo. Ci sono Paesi che mantengono una propriaspecificità e, seppur all’interno di alleanze consolidate,vantano una tradizione interventista anche unilateralesulla base di interessi specifici. Si pensi in Europa allaGran Bretagna, alla Francia, alla Turchia (che pur non

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MARGELLETTI

L’orizzonte limitato di Politica estera

Intervista aANDREA MARGELLETTI

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appartenendo all’Ue è un Paese europeo sotto moltiaspetti), alla Spagna degli anni ’70 e ’80 del secolo scor-so nei confronti di alcune realtà del Nord Africa.

L’Italia, invece, diciamo da De Gasperi in poi, toltal’operazione Alba in Albania, missione a guida italianacon il concorso delle forse greche e turche (che anchedal punto di vista diplomatico non fu facile da realizza-re), ha sempre preferito partecipare in ampie coalizioni.Questo – e bisogna avere l’onestà di dirlo – innanzitut-to perché la politica estera non è mai stata una prioritàdel mondo politico italiano...

2 Anni con Renzi

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Il nuovo anno è iniziato con due importanti notizieriguardanti la Russia di Vladimir Putin. La prima è unatelefonata del presidente con il premier italiano MatteoRenzi, avvenuta “per iniziativa italiana” l’8 gennaio, cheha già scatenato i cronisti politici, dal momento che uncoinvolgimento del nostro Stato nel raddoppio delgasdotto North Stream 2, non solo sottrarrebbe allaGermania il monopolio della distribuzione di gas natura-le in Europa, ma sarebbe anche un bel colpo per laRussia nei suoi rapporti con l’Unione europea. La secon-da notizia è più recente, nonché più scomoda, e riguar-da la chiusura dell’inchiesta britannica sulla morte del-l’ex agente del Kgb Aleksandr Litvinenko, morto aLondra nel 2006 per avvelenamento da polonio radioat-tivo: secondo il report del giudice dell’Alta Corte londi-nese, Sir Robert Owen, l’avvelenamento sarebbe statoeseguito da altri due ex agenti russi, Andrei Lugovoi eDmitry Kovtun, con “forte probabilità” per un ordinericevuto dall’alto...

4433Speciale Febbraio 2016

IZZODella Russia (di Putin) con amore

PAOLO IZZO

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Fra tutti, il versante della politica estera è quello in cuisi sono rivelate le maggiori lacune del governo italiano.Da tempo, il nostro Paese stenta ad avere un ruolo se nonda protagonista, per lo meno adeguato ai problemi emer-genti negli scenari internazionali. Dalle ondate migrato-rie, rimaste sostanzialmente senza controllo e gestite innome di un velleitario umanitarismo, spesso inquinato dainconfessabili interessi di bottega interni, alla gestione deidossier riguardanti la salvaguardia del nostro fabbisognoenergetico, il comportamento italiano si è contraddistintoper un misto di irresolutezza e confusione.

È pur vero che tale condotta va ad inserirsi in un con-testo che vede la stessa UE in gravi difficoltà, incapace diapprontare una strategia all’altezza della complessità deiteatri di conflitto in corso, che sono pericolosamente con-tigui con il suo territorio. Indecisa a tutto sul fronte delmovimento e della distribuzione dei migranti; oscillantetra la sudditanza agli indirizzi statunitensi e l’ambiguitàtedesca nel rapporto con la Russia di Putin; debole e insi-

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SILVESTRI

Un mondo caotico richiede lucidità politica

Conversazione con

STEFANO SILVESTRI

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cura nel fronteggiare la minaccia del terrorismo promos-so dall’estremismo islamico, all’Europa manca una politi-ca comune e, purtroppo, dall’Italia non è giunto un signi-ficativo contributo affinché possa delinearsi.

Sulle tensioni presenti nelle aree calde del mondo –dal confine euro-asiatico al Medioriente – e sui muta-menti intervenuti dopo il venir meno dell’illusione deglianni ‘90 che fece credere di poter fare a meno dei rap-porti di forza, si sofferma STEFANO SILVESTRI, del Consigliodirettivo dell’Istituto Affari Internazionali, in questa con-versazione con il direttore di «QR» Giuseppe Rippa e ilredattore capo Antonio Marulo. Pur risalendo ad alcunimesi fa (aprile 2015), l’intervista è densa di riferimentie considerazioni che mantengono intatta la propria vali-dità, anche in riferimento alla politica estera del gover-no Renzi, fornendo una chiave di lettura delle attualivicende internazionali come pure delle ragioni chehanno provocato molte delle situazioni di crisi...

***

Dopo i fatti dell’Ucraina, i rapporti con la Russiadi Putin sono andati complicandosi. Da un latoabbiamo assistito a una rinnovata volontà egemo-nica della Russia e, dall’altro, si è registrata unapreoccupante incertezza e debolezza dell’UnioneEuropea che non è riuscita a farsi interlocutore perle ex repubbliche di quella che fu l’Unione sovieti-ca. Incomprensioni e diffidenze, da entrambe leparti, hanno generato uno stato di tensione fral’Occidente e la Russia, in un momento quanto maicritico delle prospettive mondiali…

L’Europa ha sempre avuto un problema con la Russia.La Russia è la grande piana che la collega all’Asia, faparte dell’Europa nell’area maggiormente abitata ma

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nello stesso tempo non è mai stata realmente integratacon essa. Da un punto di vista culturale i Russi sono cer-tamente europei, la loro religione è cristiana ortodossa,così come la letteratura russa rientra a pieno nel cano-ne della tradizione occidentale. E tuttavia non siamo mairiusciti a instaurare con essa un rapporto che non fossein qualche modo conflittuale...

Un mondo caotico richiede lucidità politica

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SILVESTRI

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Quaderni RadicaliANNO XXXIX N. 111 Speciale Febbraio 2016

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