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Raffaele Iaria PER UN MONDO NUOVO Q 12,00 www.ancoralibri.it Padre Lombardi era un uomo «appassionato al Vangelo e alla Chiesa, che ha lasciato un segno nel Novecento forse più profondo di quanto si sappia ancora» (dalla Prefazione di Andrea Riccardi). Concepito per il centenario della nascita, il volume arriva in libreria un anno dopo, nel trentennale della morte di Riccardo Lombardi, che cade il 14 dicembre 2009. Ne risulta così arricchito da alcune impor- tanti testimonianze, emerse proprio in occasione della celebrazione del centenario o a margine di essa. Questa agile biografia ripercorre la vita e la missione del gesuita, le cui intuizioni si prolungano oggi nell’impegno del Gruppo apostolico da lui fondato. Egli lo creò dapprima intorno a sé, poi lo accompagnò fino alla sua completa autonomia, anche quando il declino delle forze fisiche lo aveva ormai da tempo escluso dalla scena pubblica italiana e mondiale, che aveva occupato da protagonista per oltre vent’anni. Raffaele Iaria, originario di Scala Coeli (Cs), vive a Roma. È giornalista accreditato presso la Sala Stampa della Santa Sede. Da anni si occupa di informazione religiosa e collabora con varie testate, tra cui l’Agenzia di Stampa «SIR» (Servizio Informazione Religiosa) e l’Agenzia settimanale «Migranti-press» della Fondazione Migrantes della CEI. Direttore della rivista bimestra- le «Punto Famiglia», ha pubblicato vari volumi, tra cui: Il mio Dio è tutto. Le preghiere di Papa Giovanni; Santa Faustina e la Divina Misericordia; Padre Riccardo Lombardi (in collaborazione con Enzo Caruso); I Miracoli Eucaristici in Italia. Nel 2008 ha pub- blicato il volume Giovanni Muzi. L’Apostolo della Misericordia (con Gianni Maritati) e Sposi e genitori esemplari. Settimio Manelli e Licia Gualandris. 978-88-514-0608-0 ISBN Vita di padre Riccardo Lombardi Raffaele Iaria PER UN MONDO NUOVO Prefazione di Andrea Riccardi

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Q 12,00 www.ancoralibri.it

Padre Lombardi era un uomo «appassionato al Vangelo e alla Chiesa, che ha lasciato un segno nel Novecento forse più profondo di quanto si sappia ancora» (dalla Prefazione di Andrea Riccardi).Concepito per il centenario della nascita, il volume arriva in libreria un anno dopo, nel trentennale della morte di Riccardo Lombardi, che cade il 14 dicembre 2009. Ne risulta così arricchito da alcune impor-tanti testimonianze, emerse proprio in occasione della celebrazione del centenario o a margine di essa.Questa agile biografi a ripercorre la vita e la missione del gesuita, le cui intuizioni si prolungano oggi nell’impegno del Gruppo apostolico da lui fondato. Egli lo creò dapprima intorno a sé, poi lo accompagnò fi no alla sua completa autonomia, anche quando il declino delle forze fi siche lo aveva ormai da tempo escluso dalla scena pubblica italiana e mondiale, che aveva occupato da protagonista per oltre vent’anni.

Raffaele Iaria, originario di Scala Coeli (Cs), vive a Roma. È giornalista accreditato presso la Sala Stampa della Santa Sede.Da anni si occupa di informazione religiosa e collabora con varie testate, tra cui l’Agenzia di Stampa «SIR» (Servizio Informazione Religiosa) e l’Agenzia settimanale «Migranti-press» della Fondazione Migrantes della CEI. Direttore della rivista bimestra-le «Punto Famiglia», ha pubblicato vari volumi, tra cui: Il mio Dio è tutto. Le preghiere di Papa Giovanni; Santa Faustina e la Divina Misericordia; Padre Riccardo Lombardi (in collaborazione con Enzo Caruso); I Miracoli Eucaristici in Italia. Nel 2008 ha pub-blicato il volume Giovanni Muzi. L’Apostolo della Misericordia (con Gianni Maritati) e Sposi e genitori esemplari. Settimio Manelli e Licia Gualandris.

978-88-514-0608-0ISBN

Vita di padre Riccardo Lombardi

Raffaele Iaria

PER UN MONDONUOVO

Prefazione di Andrea Riccardi

collanaPROFILI

nella stessa collana

Lucia Bellaspiga - Margherita ColettaIl seme di Nasiriyah

Giuseppe Coletta, il brigadiere dei bambini

Annalisa BorgheseLa donna delle beatitudiniMadre Teresa di Calcutta

Fabio CiardiMarcello Zago, uomo del dialogo

Un’antologia

Paolo GulisanoQuel cristiano di Guareschi

Un profilo del creatore di Don Camillo

Graziella MerlattiLorenzo Perosi

Una vita tra genio e follia

Michael O’LaughlinParole come carezze

Vita e messaggio di Henri Nouwen

Thierry PaillardSaltare nell’infinito

È una vita che Lo cerco

Nora Possenti GhigliaLeletta d’Isola. La portinaia del Buon Dio

Giorgio TorelliIl Padreterno e Montanelli

Francesco ZanottiDon Oreste Benzi dalla A alla Z

Il catalogo Àncora aggiornato si trova su www.ancoralibri.it

Per un mondo nuovoVita di padre Riccardo Lombardi

Raffaele Iaria

Prefazione di Andrea Riccardi

© 2009 S.r.l.

ÀNCORA EdITRICEVia G.B. Niccolini, 8 - 20154 MilanoTel. 02.345608.1 - Fax 02.345608.66

E-mail: [email protected]

N.A. 4825

ÀNCORA ARTI GRAFIChEVia B. Crespi, 30 - 20159 MilanoTel. 02.6085221 - Fax 02.6080017

E-mail: [email protected]

ISBN 978-88-514-0608-0

L’immagine di copertina e quelle dell’interno provengono dall’Archivio di padre Lombardi.Le immagini alle pagine 120 e 146 provengono dall’Archivio del Movimento per un Mondo Migliore.

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Prefazione

L’immagine di padre Lombardi nella storiografia italiana degli anni Settanta era quella di un gesuita «politicante», che amava in-tromettersi negli affari politici, soprattutto che non aveva compre-so lo sforzo che la classe dirigente democristiana faceva nel nostro paese per stabilire una salda democrazia. In particolare era legata all’azione di Lombardi nella vicenda dell’operazione Sturzo per le elezioni al Comune di Roma nel 1952, quando ebbe anche uno scontro con la signora Francesca de Gasperi. Studiando la figura del gesuita, però, mi sono reso conto che c’era qualcosa di più e di diverso nella sua attività, nel suo slancio vitale e che soprattutto il suo interesse centrale era altro dalla politica.

Questa figura mi è apparsa nel suo spessore religioso e nella passione evangelica che anima la sua esistenza. ho incontrato poi due personalità segnate profondamente dall’incontro con padre Lombardi: monsignor Vieira Pinto, l’arcivescovo di Nampula, in Mozambico, che prese una posizione forte contro il potere coloniale, nonostante fosse un prelato portoghese (infatti si era «convertito» proprio per la predicazione di padre Lombardi); e monsignor Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso sull’altare, che si era avvicinato ai poveri «grazie alla predicazione di padre Lombardi». La biografia di Romero, scritta da Roberto Morozzo della Rocca, mostra il ruolo che la testimonianza di Lombardi ha avuto sull’arcivescovo salvadoregno.

ho compreso di più che Lombardi era un uomo dalle dimen-sioni profonde, che ha espresso la Chiesa degli anni Quaranta-

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Cinquanta in modo originale. Lombardi ha rappresentato «l’anima profetica» del pontificato di Pio XII e ha avuto con questo papa un rapporto forte e libero, tanto che la frequentazione tra i due era divenuta delicata. Ma Pio XII non ha mai tolto la sua stima a Lombardi, anzi si è identificato nella sua azione e nel suo pensiero, pur moderandolo spesse volte.

Mi sono «convertito» anch’io, sulla figura di padre Lombardi, nel senso che da un’immagine «politicante», da una «leggenda nera» su padre Lombardi, che era quella trasmessami dalla storio-grafia, cominciai a interessarmi alla complessità della sua figura. Così ho pensato varie volte di studiarlo e auspicavo che qualcuno si gettasse nell’impresa non facile di ricostruire la sua biografia.

Giancarlo Zizola, con Il microfono di Dio, fa giustizia del perso-naggio, rivelandone la ricchezza della personalità, le inquietudini e le tante sofferenze. Zizola è uno studioso che ha mosso i suoi primi passi ispirato dalla figura di Giovanni XXIII e dal clima del Vaticano II. Non è uno storico pacelliano. Tuttavia, da persona di grande serietà qual è, ha colto come Riccardo Lombardi sia un personaggio chiave nel cattolicesimo del secondo dopoguerra, non solo italiano, ma universale. In ogni caso c’è molto ancora da dire su padre Lombardi, tanto da scoprire e da ricostruire. Ben venga quindi questa nuova agile biografia in cui l’autore, che non è uno storico ma un giornalista, raccoglie tante testimonianze, cita con abbondanza scritti di Lombardi, presi dai diari e dai ricordi, spin-gendosi fino all’attualità del gruppo apostolico da lui fondato.

Sono molto contento che una figura così ricca sia uscita dall’oblio. Nel celebrare l’anniversario della nascita di padre Lombardi, il 23 marzo 2008, dissi che di lui mi aveva sempre colpito soprattutto la passione, questo fuoco che brucia, quest’uomo che non si rassegna, che tenta, che ritenta… Il sogno di Lombardi era l’idea di un mon-do nuovo, l’idea di cambiare il mondo. Una volta disse: «Sogno uomini e donne diversi per patria, educazione, forme di vita. Non professori, non superiori, non amministratori, non organizzatori, ma portatori di Spirito. Siamo per portare “movimento”».

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In padre Lombardi troviamo l’idea che per costruire un mondo nuovo, umano, giusto, è necessario l’apporto vitale del cristianesi-mo. Per questo il cristianesimo, anzi la Chiesa, si deve risvegliare dalla «letargia» in cui giace, per riprendere con vigore la sua mis-sione. Si trovano in lui due grandi intuizioni che non debbono andare perdute, che attraversano in profondità la spiritualità dei grandi degli anni Cinquanta: «Movimento» e «Mondo Nuovo». Le ritroviamo anche in Chiara Lubich, che non a caso fu molto vicina a lui in un tratto della sua vita, tanto da pensare di fondere assieme l’opera sua e quella del padre. Sono due intuizioni fondamentali nel cristianesimo e nel Concilio stesso. Ma si può dire che si tratta di idee che vengono da lontano. Nella crisi della Restaurazione, Félicité de Lamennais intuì che la Chiesa si deve fare movimento nella società pluralista. È una visione che attraversa tutto il catto-licesimo otto-novecentesco.

Credo che padre Lombardi sia una di quelle figure che hanno intuito la crisi del mondo cattolico e hanno tentato delle risposte, cui poi più globalmente il Vaticano II ha dato una prospettiva. Leggendo i testi di padre Lombardi, le sue analisi, i suoi documen-ti emergono denunce appassionate dei problemi, che egli aveva percepito nella Chiesa e nella società. Lombardi pensava che la Chiesa, per mettersi in movimento nella sua missione, deve rifor-marsi in profondità. Egli è stato un grande riformatore, indicando con chiarezza alcune piste per il cambiamento. Nella sua visione sarebbe stato il papa, Pio XII, a dover condurre la riforma. Questi condivideva in parte le idee del gesuita, ma, per indole e ragioni di opportunità, non ebbe la volontà di seguirlo. Il tempo di padre Lombardi, paradossalmente, finì con il Concilio Vaticano II, per-ché sarebbe stata l’assise conciliare a condurre il cambiamento e non più un’iniziativa del papa. Tuttavia non poche delle idee di Lombardi sono state recepite dal Concilio e dal post-Concilio.

da vero fondatore di un movimento di rinnovamento della Chiesa, egli aveva intuito che mancava nel presente e proponeva, in modo creativo, quello di cui avvertiva la necessità e l’urgenza.

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Lombardi non chiedeva solo al papa di farsi promotore della riforma, ma intendeva lui stesso, con i suoi discepoli e i suoi col-laboratori, agire per cambiare la coscienza ecclesiale e la pastorale nella Chiesa. dopo la morte di Pio XII, cominciò per il gesuita un tempo difficile, ma anche di grande responsabilità nell’operare per il rinnovamento.

Resta la grande figura del gesuita come quella di un uomo ap-passionato al Vangelo e alla Chiesa, che ha lasciato un segno nel Novecento forse più profondo di quanto si sappia ancora. Conti-nuare il suo spirito, studiare la sua opera e la sua figura, ci aiutano a meglio comprendere questo grande della Chiesa del XX secolo.

Andrea Riccardi

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Introduzione

Padre Riccardo Lombardi era un sognatore. Così nacque la sua idea della «Missione per un Mondo Migliore» del 1952. Ma non solo un sognatore, «un contemplativo intensamente attivo». A parlare così di padre Riccardo Lombardi, un nome sconosciuto ai più giovani, fu Juan Alonso Vega, uno dei primi rappresentanti del Movimento per un mondo Migliore, che visse accanto a lui la maggior parte della sua vita1. Il sacerdote era noto con l’appella-tivo emblematico di «microfono di dio»2, per le sue predicazioni a gruppi sempre più numerosi di persone, passando da aule uni-versitarie a teatri, poi a cattedrali, a piazze, fino a rivolgersi a vere «folle» riunite in più luoghi simultanei per ascoltare via radio la sua voce3.

C’è una forza superiore nascosta nei semplici gesti del Lombardi. Una forza – scrive il giornalista José Maria Javierre – che lo rende invinci-bile. È un uomo buono, dice parole chiare, dirette, senza demagogia o trucchetti. ha una intelligenza limpida e una preparazione severa. Ma senza un’assistenza speciale di dio non si può spiegare come un uomo,

1 La sua testimonianza, resa in occasione della morte del grande gesuita, è pub-blicata in E. Caruso - R. Iaria, Padre Riccardo Lombardi, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2005.2 Come esprime bene il titolo della biografia a lui dedicata da Giancarlo Zizola, Il Microfono di Dio. Pio XII, padre Lombardi e i cattolici italiani, Arnoldo Monda-dori editore, Milano, 1990. Questa biografia è un’opera fondamentale sul gesuita e sul cattolicesimo italiano del dopoguerra, della quale non si può fare a meno per conoscere la figura di padre Lombardi.3 E. Caruso - R. Iaria, Padre Riccardo Lombardi, cit.

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che oserei definire il più audace pioniere del futuro, possa evitare gli scogli che gli si presentano sulla strada… Folle innumerevoli lo hanno ascoltato in tutte le lingue4.

Padre Lombardi «non è il microfono di se stesso – scrive l’“Eu-ropeo” del 21 luglio 1956 – ma di dio. E come tale ha una missione oggi nel mondo».

Una missione influente perché fa parte della storia dell’umanità dalla Seconda Guerra Mondiale fino ad oggi, una influenza «este-sa», come ricorda Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, morta il 14 marzo 2008:

Chiunque ha avuto occasione di viaggiare nei paesi più lontani, incontra tracce profonde della sua predicazione in date ed epoche diverse… La sua influenza è stata grande anche per il contenuto: vario e sempre incisivo, secondo le circostanze e il livello delle persone cui si rivolgeva5.

Almeno un paio di volte la Lubich disse che Lombardi era «la persona più santa che lei avesse incontrato»6.

Il nome di padre Lombardi è legato molto alle vicende storico-politiche del dopoguerra, periodo molto intenso della sua presenza sulla scena nazionale. È un periodo difficile per il nostro Paese, che vive una situazione di transizione dopo il Ventennio fascista e la Seconda Guerra Mondiale. Sono gli anni in cui papa Pio XII lancia il «Proclama per un mondo migliore» attraverso la radio. È il 10 febbraio 1952. Un proclama voluto da padre Lombardi e da lui preparato. da qui le predicazioni e la nascita di un gruppo che ebbe per molti anni come propria sede quella che oggi è la casa per

4 «Boletin de la Obra Apostolica Familiar», Madrid, 1953.5 Cf Incontri con padre Lombardi, Materiale per la formazione dei membri e colla-boratori del Movimento per un Mondo Migliore, pubblicazione ad uso interno, a cura di J.A. Ortega, J. de Jesus Mira e J.P. Cubero, Roma, 1994.6 G. Marchetti, Testimonianza nelle celebrazioni del centenario della nascita di padre Lombardi, Sant’Egidio, Roma, 28 marzo 2008. La relazione di don Marchetti, sacerdote del Movimento dei Focolari, è pubblicata integralmente in Appendice.

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ferie Mondo Migliore a Rocca di Papa, gestita a partire dagli anni Ottanta dagli Oblati di Maria Vergine7. L’intuizione della necessità di un nuovo tipo di «Gruppo» a servizio della Chiesa risale in padre Lombardi alla fine del 1947. Era il 14 dicembre: «Ebbi una “luce” che considero una delle più grandi della mia vita», racconta nel 19738.

«Altri hanno fondato un “ordine”. Io devo fondare una collabo-razione di tutti nel vero spirito di Gesù», affermava. Per Lombardi nel suo gruppo dovevano esserci religiosi di vari ordini, sacerdoti secolari e laici uniti «da un affetto assolutamente cristiano: Gesù in tutto». Un gruppo, quindi, «intervocazionale» la cui esperienza – come dice lo storico Riccardi nel suo intervento al Congresso per il 50° anniversario del Movimento, svoltosi a Roma dal 9 al 12 ottobre 2003 – rappresenta «una delle grandi intuizioni del Novecento»9.

«L’idea guida che ha segnato l’intera esistenza» di padre Lom-bardi – ha detto monsignor Giuseppe Bertello, Nunzio apostolico in Italia – è «che c’è un mondo da ricostruire e ciò può avvenire soltanto alla luce del Vangelo. Questa è stata la sua intuizione fondamentale»10. Monsignor Bertello ha sottolineato «lo sguardo grande, capace di abbracciare i più ampi confini» di padre Lom-bardi: «dinanzi aveva spesso le folle. I suoi sogni erano grandi e pur iniziando da Roma si allargavano in prospettiva a tutto il mondo»11.

7 L’attuale sede del Gruppo Promotore del Movimento per un Mondo Migliore – è questa la denominazione canonica del Gruppo apostolico fondato da padre Lombardi – si trova a Roma in via Monte Altissimo, n. 23. Il Gruppo è oggi più conosciuto con il nome di Servizio di Animazione Comunitaria, con il quale ha firmato le sue pubblicazioni a partire dal 1995.8 R. Lombardi, Ricordi, 20 aprile 1973. 9 A. Riccardi, in Spiritualità di Comunione per un mondo solidale. I 50 anni del Movimento per un Mondo Migliore, Atti del Congresso a cura di Mario Berti, Città Nuova, Roma, 2004.10 Omelia della messa nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, in occa-sione del centenario della nascita di padre Riccardo Lombardi, 28 marzo 2008.11 Cf Agenzia SIR (www.agensir.it), 28 marzo 2008.

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Questo libro vuole presentare una biografia «leggera» di quest’uomo «difficile» per la sua personalità ricca, complessa, poliedrica. Non vogliamo interpretare, ma solo raccontare la sua vita, che ha dato un attivo contributo alla storia della Chiesa non solo italiana. Nel volume faremo parlare molto lo stesso Lombardi, attraverso i suoi scritti: memorie, predicazioni, ecc. È un modo per raccontare la sua vita a poco più di cento anni dalla nascita (Na-poli, 28 marzo 1908) e a trent’anni dalla morte, avvenuta a Roma il 14 dicembre del 1979. È un modo per far conoscere un uomo che richiamava i cattolici a mettere Cristo al centro: un messaggio ancora attuale in un periodo in cui la società è sempre più confusa e ha bisogno di apostoli, come diceva Pio XII, simili a quelli che la Chiesa ebbe ai suoi albori.

La Chiesa – scriveva padre Lombardi nel suo Diario12 qualche mese prima di morire – è

un culto degli uomini per amore di dio. L’Amore è l’incontro con dio. Valorizzare, per amore dell’uomo, tutte le forze spirituali. La più grande miniera e riserva per trasformare l’Amore di dio in amore degli uomini, è riflettere sulla virtù teologale dell’amore dei fratelli. Il Cristianesimo trasforma in virtù teologali le principali virtù umane. La fondamentale che è la carità diventa direttamente «Amore di dio». Ogni amore per gli uomini diventa amore di dio. La conseguenza di questo Amore teologale è «trattare bene tutti». E trattando bene gli uomini trattiamo bene dio. Sembra impossibile fare del bene a dio, però quando lo facciamo agli uomini, lo facciamo a dio. Questo Amo-re comprende la virtù teologale che è la più alta di tutte, cioè l’Amore di dio. Queste poche parole sono state la mia vita.

12 R. Lombardi, Diario, 5 luglio 1979.

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I

La nascita e l’infanzia

Il futuro religioso gesuita nasce a Napoli il 28 marzo 1908 da una famiglia originaria di dronero, in provincia di Cuneo. È il quinto di otto figli di Luigi, cattolico praticante, professore di fisica tecnica a Torino sulla cattedra del suo maestro Galileo Ferraris.

La mamma, Emma Vallauri, è originaria di una famiglia laica e liberale di Fossano. Impegnata nelle rivendicazioni per i diritti delle donne, tra le quali il diritto al voto, fu tra le fondatrici e pre-sidente dell’Unione delle donne dell’Azione Cattolica Italiana. Tra le sue iniziative anche la fondazione dell’Apostolato della Culla per l’assistenza delle ragazze madri e la formazione delle ostetriche.

La famiglia di Riccardo è molto riservata. Nonostante le amicizie altolocate, riesce a svolgere una vita riservata e defilata. A casa la fe-de sincera e la piena fedeltà alla Chiesa si univano all’apertura verso il mondo moderno, aliena da ogni integrismo e da forme di pietà tradizionali13. Non mancano però le lezioni di ballo per le figlie, le gite in barca a Posillipo, le riunioni con gli amici la domenica, le lezioni di pianoforte per una delle figlie, Annie. Ogni domenica la famiglia Lombardi si reca a messa.

Quella dei Lombardi è una delle prime famiglie che installa nella propria abitazione – ci dice Zizola – un apparecchio radio, la nuova invenzione di Guglielmo Marconi: una «ispirazione soprannatura-le», dice il padre, che conosce Marconi. Lo stesso Lombardi senior

13 G. Martina, Storia della Compagnia di Gesù in Italia (1814-1983), Morcelliana, Brescia, 2003.

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diviene successivamente presidente della Commissione statale per il Servizio radiotelegrafico e della Commissione di controllo della rete telefonica nazionale.

«La mia famiglia era molto cristiana», ricorderà Lombardi. La mamma era considerata una santa

e questa è anche l’opinione di sacerdoti di valore che l’hanno conosciu-ta: intuizione profonda del cuore di ogni figlio, pietà solida e fatta di sacrificio, apostolato nell’Azione Cattolica ed in altre opere buone14.

Riccardo inizia ad andare a scuola al Giovan Battista Vico di Napoli, mentre due volte alla settimana incontra un sacerdote ge-suita, un certo padre Jollai che tiene un corso di cultura religiosa. In casa, insieme alla sorella costruisce un altarino con le immagini di Maria e del Sacro Cuore e di altri santi e la sera, prima di andare a dormire, vi recita le preghiere15.

Per Lombardi l’ambiente familiare è stato «generalmente» digrande serietà morale, senza nessuna bigotteria, con l’esempio di mio padre di cui siamo sempre stati certi che avrebbe rifiutato qualunque ingiustizia, anche minima, anche a costo di rinunzie nella carriera e negli interessi personali. Un tale ambiente, unito ad una scuola in cui si fomentavano la pietà e la vita spirituale, spiegano i primi germi della mia vocazione al sacerdozio16.

E parlando ancora del rapporto della famiglia con i figli, padre Lombardi dice che tutti

portiamo dentro qualcosa che ci viene da loro: dalla mamma, la sensibilità, la capacità di sopportare la sofferenza; da papà, l’energia, il senso del dovere, il sacrificio per il dovere, la costanza fino alla morte17.

14 R. Lombardi, La mia vocazione al sacerdozio, capitolo del volume di J. Sanz Vila Perché mi sono fatto prete?, 1959.15 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.16 R. Lombardi, La mia vocazione al sacerdozio, cit.17 R. Lombardi, Ricordi, 3 agosto 1974.

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Ma il futuro gesuita ha un carattere solitario rispetto agli altri fratelli e sorelle, tanto da preoccupare la mamma.

ho sperimentato molto fortemente – ricorda il futuro padre Lombardi – la crisi affettiva adolescenziale. ho vissuto i miei 13, 14, 15, 16 anni, con la passione di un ragazzo sensibile, fortemente incline all’amore e alla poesia, io stesso scrittore principiante di poesie e abbozzi di novelle… certo ricchi di sentimento e fantasia.

A ciò si sovrappone una crisi intellettuale che vive in maniera «non meno violenta e vivace anticipando stati d’animo che alcuni vivono a volte durante l’università, verso i 20 anni».

Lombardi lamentava di non sentirsi capito dentro casa. da qui una serie di atteggiamenti non proprio simpatici, come quello con la cameriera della famiglia. La povera signora portava la par-rucca. Un giorno Riccardo, con un uncino di ferro, gliela strappa lasciandola calva e piangente tra le risa dello stesso giovane e dei fratelli e sorelle. Un episodio che non va giù al padre che lo chiama «imbecille», gli tira un calcione e gli vieta di mangiare la frutta per una settimana. In serata Riccardo prova a scusarsi con la povera cameriera. «Vorrei non averlo fatto», le dice, aggiungendo «però eri carina con la testa nuda. Sembravi un fraticello»18.

Sono gli anni questi di una crisi religiosa profonda per Riccardo Lombardi, tanto da dire «persi la fede». Va solo a messa con la famiglia per non dare un dispiacere, sapendo che una decisione del genere non avrebbe trovato consensi nei familiari. La mamma capisce e non lo spinge a unirsi a loro la domenica.

ha 15-16 anni e in quell’epoca si innamora del «primo e ultimo» amore della sua vita: Bona Viglieltà. «Ci conoscemmo – ricorda Lombardi – a dronero e mi sembra che lei ne avesse tre di meno; è stato un amore puro come l’acqua di una fonte». Lombardi confes-sa anche di aver provato «attrazione» per alcune compagne di col-legio, per alcune amiche, per alcune giovani «che ho incontrato, ma

18 P. Colina Lombardi, Giovanna e la vita, Bologna, 1974. Cf G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.

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la grazia di dio mi ha sempre aiutato chiaramente». L’attrazione, ricorderà, è stata soprattutto nella «linea del cuore, del sentimento, della poesia. direi che fu sempre poesia. In questa storia Bona è stata il primo amore. Oggi posso confessare: è sempre rimasto il solo». Successivamente farà anche una riflessione sul celibato de-finendolo «un meraviglioso dono» sottolineando «quanti figli ho avuto nel mondo rinunciando ad avere una sola compagna! Sono stati figli di tutte le razze e di tutte le nazioni, di ogni età e di ogni condizione sociale».

Riccardo intanto si diploma al Liceo classico e sceglie di iscri-versi a Giurisprudenza, contro la volontà del padre che avrebbe preferito Ingegneria. «Era il primo gesto forte della mia vita», dirà Riccardo, aggiungendo che era il più giovane tra i suoi compagni universitari e si impegnava con «vera passione».

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II

Il «momento di dio»: diventa gesuita

In questo periodo difficile per la sua vita la mamma ha una felice intuizione. Invita tutta la famiglia a una mostra missionaria in Vaticano. Riccardo non è molto d’accordo, le cose religiose non gli interessano. Pensa ad altro, allo studio. Ma la mamma è con-vincente. Riccardo accetta di visitare la mostra: fu il «momento di dio».

In quell’occasione vede molti quadri sull’azione della Chiesa, ospedali, scuole. Tante le attività spesso sconosciute promosse dalla Chiesa nel mondo. È una scoperta per il futuro sacerdote, che si domanda: «Che non sia questo il modo efficace di aiutare l’umanità, il mondo?».

Riccardo non voleva diventare ingegnere, come avrebbe deside-rato il padre. Si iscrive a Legge ma le «leggi mi lasciavano un senso di vuoto. Sarebbe stata questa la mia vita?»19. Una domanda che porta con sé e che non l’abbandona. A Natale, come racconta lui stesso, scrive una lettera ai genitori nella quale dice di voler seguire la via religiosa. Vuole farsi prete.

La lettera lascia perplessi i genitori. Il padre lo convoca nello studio insieme alla mamma. «Per tutta l’estate – gli dice – hai chie-sto consiglio e discusso se studiare Legge o Ingegneria. Mai una parola sul farti religioso. Allora o ci pensavi o non ci pensavi. Se ci pensavi, e non lo hai detto a nessuno, la cosa è troppo affrettata e bisogna rifletterci ancora molto».

19 R. Lombardi, Ricordi, 14 aprile 1973.

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La cosa è arrivata immediata e anche in modo forte, prova a ri-spondere Riccardo, mentre mamma Emma afferma di aver capito da tempo l’intenzione del figlio: «Me l’aspettavo – gli dice – in quel tuo tormento filosofico del liceo, che saresti finalmente tornato. Era un’inquietitudine sincera, grande. Io la connettevo alla tua re-ligiosità antica…»20. Si convince anche il padre: «Ti avevamo detto che finissi il liceo e che poi potevi decidere. Il liceo l’hai finito. Se vuoi farti religioso, noi manteniamo la promessa».

Il 25 marzo del 1926, Riccardo entra nel noviziato dei gesuiti di Frascati: «Tutto fu molto rapido. Non volli rimandare neppure per i fatti che in quei giorni mia madre non era a Roma, a causa di un lungo viaggio in America che aveva dovuto fare con mio padre».

Appena arriva cerca la cappella dove si ritira in preghiera e dove trova l’immagine della Madonna della Pietà. Una immagine che porterà sempre nel suo cuore.

Primo impatto con l’istituto è l’incontro con il maestro dei no-vizi, padre Augusto Spinetti, un religioso rigido in confessionale ma molto sbrigativo nelle cure con i novizi21.

Come per gli altri il primo libro che gli viene consegnato sono le Regole, che legge molto attentamente. Poco tempo dopo chiede di osservarle integralmente. Una richiesta che non viene accolta subito dal maestro dei novizi, che lo autorizza a farlo solo gra-dualmente.

In questi anni è impegnato a ricercare quell’intimità con dio anche con mortificazioni dure, come lo sputare sulla tazza di caf-fellatte il pane masticato per aver «ribrezzo a rimangiarlo», scrive Zizola che cita anche altre mortificazioni: tenere i cioccolatini in tasca per reprimere la voglia, dilazionare l’apertura della posta. «Affinché si pervenga a questo sì prezioso grado di perfezione nella vita spirituale, il più grande e più intenso studio di ciascuno

20 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.21 Cf G. Zizola, Il microfono di Dio, cit.

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deve essere cercare nel Signore la maggiore abnegazione di se stesso e la continua mortificazione, quanto sarà possibile, in tutte le cose», scrive sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù.

Nel 1933 Riccardo si laurea in Lettere e Filosofia all’Università di Roma con una tesi su Cosa pensa san Tommaso d’Aquino sul problema critico, e ha per relatore Giovanni Gentile.

Tre anni dopo, il 25 marzo 1936, diviene sacerdote. Mandato a Firenze, vi frequenta l’ultimo anno di formazione. dopo qualche mese, mentre recita il breviario, viene colpito da un episodio della vita di santa Teresa d’Avila. È il 15 ottobre, festa della Santa. L’epi-sodio è il «voto del più perfetto» fatto dalla mistica: fare sempre ciò che le sembrava il meglio. Fare questo voto voleva dire impegnarsi per tutta la vita e in qualsiasi situazione a fare tutto ciò che indica la coscienza «con estrema docilità».

Scatta in lui un desiderio forte: corre subito dai suoi superiori per chiedere di emettere quel voto. Lo vuole emettere subito.

Andai di corsa dal maestro della terza probazione, che chiamavano «istruttore» e gli dissi «Padre, io sto ora terminando la mia formazione religiosa, ho studiato la teologia, ho studiato la morale, ho fatto gli esercizi spirituali ogni anno, ho letto praticamente ogni mese un’esor-tazione spirituale; ho la testa piena di idee. Mi sembra che oggi, a questo punto della mia formazione, quello che mi manca è l’impegno serio di fare sempre, in ogni momento, quello che ho appreso durante tutti questi anni della mia vita».

Il gesuita legge al superiore il passaggio della vita di santa Te-resa d’Avila e gli dice: «Io sento la stessa aspirazione. Mi sembra una cosa semplice, concreta, decisa, che mi darebbe una grande sicurezza, almeno soggettiva. Nella mia povertà cercherò sempre di fare quanto potrò per poter compiacere a dio».

I superiori non sono d’accordo, ma Lombardi insiste tanto da ottenere il consenso, inizialmente per alcuni giorni, poi per un periodo più lungo e poi ancora per mesi. «Ora posso dire – e sono

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passati quasi quarant’anni – questa è la mia vita spirituale» dirà in Messico nel 1976: «impegnarmi con me stesso e con dio, a fare sempre quello che mi sembra il meglio».

Con uno sguardo retrospettivo padre Lombardi vedrà in quel voto, alla fine della sua vita, una grazia specialissima di dio, una delle più determinanti di tutta la sua esistenza. In pratica fu come un lasciarsi prendere e condurre dal Signore.

Sono gli anni del fascismo, che gli sembra «una salvezza». di parere opposto la sua famiglia e anche padre Virginio Rotondi, conosciuto in quegli anni. Egli, religioso della Compagnia di Ge-sù, era nato a Vicovaro nel 1912: fu uno dei primi collaboratori di Lombardi nel Movimento per un Mondo Migliore, oltre che suo grande amico.

«Tutta la mia formazione scolastica – dirà successivamente – si compì sotto il fascismo e questo evidentemente mi influenzò molto: era una continua esaltazione della patria e un continuo denigrare le altre nazioni». Il fascismo «ci riempiva la testa con una campagna unilaterale, di fronte alla quale non eravamo capaci di reagire concretamente». Padre Lombardi confessa che durante la scuola, in contatto con compagni di tante nazioni, «questo senti-mento non diminuì, anzi crebbe; ancor più al momento della guer-ra in Etiopia». «Credo che furono le colpe più gravi che commisi in quegli anni. Mi sfuggivano frasi dette col proposito di ferire, di far soffrire. Quello che ora mi sembra una mostruosità, fu allora una realtà vissuta», scriverà nei Ricordi, nel 1974.

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III

Il predicatore

Nel 1943 padre Riccardo Lombardi consegue la laurea presso l’Università Gregoriana in Teologia, con la tesi su La salvezza di chi non ha fede. Una tesi – pubblicata successivamente con lo stesso titolo – che tratta, come racconta il suo primo successore alla guida del Movimento per un Mondo Migliore, padre Juan Pedro Cubero, della salvezza di milioni di persone che vivono e muoiono fuori della Chiesa. Questo fu «indubbiamente uno dei nuclei dinamiz-zanti la sua persona e la sua spiritualità»22.

Un tema, quello sostenuto da padre Lombardi, che rivela la sua tendenza personale e teologica a rielaborare in modo originale la dottrina cattolica. Secondo lui esistono dei «preamboli della fede» universali nella mente umana in base ai quali supporre che tutti gli uomini possono avere almeno un raggio di luce sul dio vero. Il libro raggiungerà quattro edizioni.

Qualche anno prima, e precisamente nel 1938, il prefetto degli studi della Gregoriana, padre Carlo Boyer, d’accordo con il su-periore generale della Compagnia di Gesù, aveva invitato padre Lombardi a tenere al proprio posto un ciclo di conferenze all’Uni-versità di Padova, data la sua impossibilità ad andarci. Così, l’8 marzo 1938, padre Lombardi iniziò un ciclo di conferenze alla sede centrale dell’Università di Padova, sul tema Il problema filosofico della religione rivelata23.

22 J.P. Cubero, Una voce profetica, in Padre Lombardi, sognatore o profeta?, Roma 1980.23 E. Caruso - R. Iaria, Padre Riccardo Lombardi, cit.

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Fu questa la prima esperienza pubblica del giovane gesuita, e fu un successo al di là del prevedibile. «Lo presentano come professo-re della Gregoriana, ma era solo un giovane religioso del terz’anno, specializzato, per il momento, nella pulizia delle scale e dei corridoi del convento», informa il biografo Zizola. «Sei conferenze in tre settimane, un successo crescente».

Ad ogni conferenza il pubblico aumentava. «Mi sentivo molto pic-colo, con i miei 30 anni e avendo vissuto solo come studente. Quelle conferenze cambiarono la mia vita»24. da qui il suo nuovo compito apostolico come predicatore, viaggiatore ed evangelizzatore.

Fu la mia prima esperienza di apostolato, per me fondamentale; le sale si riempivano fino a non contenerne più. L’eco, del tutto inattesa, di quei discorsi mi dava la netta impressione che i tempi rendevano pos-sibile un contatto nuovo e fecondo fra il grande pensiero tradizionale e il pensiero moderno.

Il taglio di queste conferenze è quello di una «apologetica classi-ca, riadattata su una piattaforma piuttosto naturale e filosofica, che dogmatica»; un taglio semplice, immediato, adatto a un pubblico moderno quale quello universitario25. Lombardi, con una «forza comunicativa che fu una vera rivelazione, dette un impulso inedito alla comprensione del dramma dell’umanità prostrata dalla guerra e riscosse un successo sbalorditivo quanto inaspettato»26.

destinato ad insegnare all’Università Gregoriana, il 17 luglio 1938 viene assegnato al collegio degli scrittori della rivista dei ge-suiti «La Civiltà Cattolica», mentre arrivano da ogni parte inviti a parlare in diverse università italiane.

Cambiamento completo di direzione. Signore, si faccia sempre tutta e solo la tua santa volontà: avevo pensato di dedicare la mia vita alla formazione dei Nostri [gesuiti] e il padre provinciale mi aveva spinto

24 R. Lombardi, Ricordi, 18 aprile 1973.25 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.26 E. Caruso - R. Iaria, Padre Riccardo Lombardi, cit.

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molto in questo senso; invece, rimango ormai completamente fuori da questo campo, forse per sempre.

Lombardi si affida al Signore completamente: «Si faccia quello che tu vuoi: parlami negli esercizi per orientarmi nella nuova vita come vuoi tu», scriverà nei Ricordi.

A «La Civiltà Cattolica» non trova un ambiente adatto a sé. Al-cuni redattori lo accolgono freddamente. L’unico con cui riesce a scambiare qualche parola è padre Mari, che si occupa dei romanzi dell’Appendice27. Il suo primo articolo gli viene bloccato: non gli era mai successo con i temi scolastici.

La sua vita di fatto si svolge fuori dalla sede di via Porta Pincia-na. ha qualche privilegio in più dei suoi confratelli de «La Civiltà Cattolica» rispetto alle regole comuni, e da lì a poco viene invitato a predicare in altre aule universitarie, quando l’Italia era in piena Seconda Guerra Mondiale: Bologna, Torino, Pisa, Venezia. No-nostante il nome dell’oratore fosse praticamente sconosciuto, la partecipazione era tale che chi vi assistette ricorda come gli uditori si aggrappavano alle finestre pur di trovare posto nell’aula. Tra gli ascoltatori di Bologna c’era padre Ugo Mesini, che conobbe padre Lombardi in quell’occasione e lo seguirà fino alla morte di lui28. del ciclo di conferenze a Bologna ricorda – in un colloquio con l’autore – che ogni volta l’aula scelta era troppo stretta, bisognava cambiarla. A un certo punto misero gli altoparlanti nei corridoi. Alla fine dovettero aprirgli l’aula magna. Lombardi stesso raccon-tava di come una volta vide un professore entrare dalla finestra, spinto dai suoi studenti29.

27 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.28 Gesuita anche lui, fu l’ultimo responsabile della casa di Rocca di Papa. Con il Gruppo italiano del Movimento, ha successivamente accompagnato le prime esperienze del Progetto Nuova Immagine di Parrocchia e curato la formazione di centinaia di operatori pastorali impegnati nella sua attuazione in ogni parte d’Italia.29 E. Caruso - R. Iaria, Padre Riccardo Lombardi, cit.

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IV

L’era di Pio XII

Per un caso apparentemente fortuito iniziava un’avventura unica, che si sarebbe trasformata in un vasto fenomeno sociale, culturale e religioso di dimensioni mondiali. Nell’incontro che la famiglia del gesuita ha con papa Pio XII30, in occasione del 50° di matrimonio, il pontefice lo riconosce subito: «Questo lo conoscia-mo» dice rivolgendosi a lui. Intanto continuano le sue prediche per l’Italia: una attività, come ci dice Zizola, che non trova consensi tra i suoi confratelli gesuiti. «È cosa da farmi perdonare non da comunicare», constata meditando di andare in missione.

Ne parla con il superiore generale che lo sconsiglia. Metta tutta la sua fiducia nel Sacro Cuore di Gesù; da lui imparerà – perché fino all’ultimo dovremo sempre imparare – a morire sempre più per sé e vivere solo per lui. Il suo desiderio di andare in Missione è bello, ma il Signore le ha affidato un’altra missione, per la sua mag-giore gloria31.

È un momento particolare per la situazione politica nazionale. L’Italia è in guerra. Il Vaticano mantiene una posizione di impar-zialità tentando anche qualche iniziativa di mediazione per dire basta al conflitto. Tentativi che falliscono, mentre anche la città di Roma viene bombardata. La notte del 18 luglio del 1943 aerei

30 Eugenio Maria Giuseppe Pacelli diventa papa col nome di Pio XII il 2 marzo 1939. Succede a papa Pio XI, morto il 10 febbraio 1939. Pio XI lo aveva voluto, nel 1930, come suo Segretario di Stato.31 Lettera del Padre generale Janssens a padre Lombardi, 27 luglio 1942.

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alleati fanno cadere su Roma migliaia di volantini che riportano un proclama congiunto di Roosevelt e Churchill, nel quale «si esorta il popolo italiano a disfarsi del giogo fascista e s’invita la nazione a capitolare. Questa, a detta dei due leader, è l’unica via di salvezza per l’Italia. Nelle prime ore del giorno successivo, 19 luglio, altri volantini annunciano che si sarebbe proceduto a un bombarda-mento di precisione su obiettivi militari»32. Quello stesso giorno 158 «fortezze volanti» e 112 bombardieri «liberators» sganciano 956 tonnellate di bombe su Roma, prendendo di mira la stazione ferroviaria Tiburtina, che distruggono alcuni palazzi, danneggiano gravemente le linee ferroviarie e la Basilica di San Lorenzo fuori le Mura. danni subiscono anche il cimitero monumentale del Verano, il Policlinico Umberto I e alcuni edifici dell’Università La Sapienza. Il bombardamento causa la morte di 1.492 persone.

Il Papa segue con attenzione quello che sta avvenendo: Il 19 luglio 1943 il S. Padre seguì dalla finestra il bombardamento che aerei americani fecero su Roma. Pallido ed emozionato, alzava di tanto in tanto la mano per benedire i morenti. Telefonò quindi per conoscere le zone colpite, ma nessuno fu in grado di dare informazioni esatte. «Fate venire subito la mia automobile», disse energicamente il Santo Padre. Cercammo di sconsigliarlo dall’uscire, ma egli non ci diede ascolto. Con fatica arrivammo a mons. Montini e lo mettem-mo al corrente della decisione del papa, di uscire, cioè, dal Vaticano. L’autista arrivò con l’auto vecchia, credendo che il Santo Padre volesse recarsi nei giardini per la consueta passeggiata; invece ricevette l’or-dine di dirigersi verso la zona bombardata. Il S. Padre era già uscito dal Vaticano, accompagnato da mons. Montini, quando noi potemmo avvertire il Segretario di Stato. Ben presto arrivò nella zona sconvolta, e, sceso dalla macchina, si confuse tra i fedeli, rivolgendo loro parole di conforto. Poi si inginocchiò sulle rovine ancora fumanti per pregare per i morti. Era già tardi quando il papa rientrò in Vaticano, a bordo di una piccola macchina del Conte Galeazzi, poiché la sua era diventata

32 A. Tornielli, Pio XII, Eugenio Pacelli. Un uomo sul trono di Pietro, Mondadori, Milano 2007.

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inservibile. Aveva il vestito sporco, macchiato di sangue; era stanco ma soddisfatto per aver portato un po’ d’aiuto e una parola di consolazione ai suoi figli, già così duramente provati. La sera di quel giorno, quando, dopo il Rosario, come di consueto il S. Padre si affacciò da una finestra del suo appartamento per benedire la sua amata Città, notammo il suo volto sofferente per il dolore patito e le lacrime agli occhi33.

La situazione di Roma è dolorosa anche per Lombardi che passa molte ore a pregare. Quest’anno è per il gesuita un anno impor-tante: «L’anno della grande chiamata di dio e della preparazione inconscia a una nuova vita».

È l’anno in cui incontra una ragazza, Gilda Maggioni, di venti anni. Una giovane «prostrata in un letto» a Lucca e che fa parte di un istituto religioso laicale, «Regnum Christi». Sono ragazze impegnate in speciali consacrazioni, restando nel mondo con le loro professioni.

È la persona che «più ha influenzato» la vita di Lombardi, «al-meno quella apostolica».

In lei – scrive Lombardi – scoprii la dimensione mistica che non conoscevo. Fu una grazia speciale di dio conoscere questa persona mistica, altamente mistica. Compresi in lei ciò che voleva dire essere vissuti da Gesù, essere vissuti misticamente da Gesù. Mi impressionò tanto la presenza di Gesù in quella persona, inferma, povera, che io mi feci queste domande: che sarà la mia vita, che sarà di me se io non avrò un contatto con dio come aveva quella persona? E fu per me un ideale che mi cambiò la vita; il sogno di essere una trasparenza di Gesù, il sogno di essere vissuto da Gesù34.

Questa amicizia però non è da tutti ben vista. Intanto c’è pre-occupazione tra i gesuiti de «La Civiltà Cattolica» di un pericolo comunista. Nel 1945 la rivista propone l’unità politica dei cattolici come «unico mezzo in questo momento per opporre una diga

33 Pascalina Lehnert, Summarium, Cf A. Tornielli, Pio XII, Eugenio Pacelli, cit.34 R. Lombardi, Movimiento por un Mundo Mejor y Grupo Promotor, Conversazioni pro manuscripto, 1975. Cf G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.

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potente al male che tenta di straripare», così scrive nei numeri del 17 marzo e del 15 luglio di quell’anno. Nello stesso anno compare anche il primo articolo di politica di Lombardi sulla rivista, dal titolo Una mano tesa minacciosa. Ne vengono stampate migliaia di copie, per essere diffuse ampiamente in tutt’Italia.

Nel frattempo continuano le predicazioni del gesuita che nel gi-ro di qualche anno era divenuto un fenomeno. Il 1945 è l’anno del passaggio dalla vita di scrittore per la rivista a quella di predicatore a tempo pieno, anche se, come abbiamo visto, questa attività era iniziata già da anni, accanto a quella di scrittore.

Se ho forza di attrazione ed efficacia di parola, come i cicli nelle università dimostrano – diceva al Rettore padre Giacomo Martegani – non posso contentarmi ora di queste aule. Il bisogno di orientare la gente si fa sempre più grave e pressante. L’ora è grave. Bisogna uscire ulteriormente. Per esempio andare nei teatri35.

La proposta non convince il rettore che chiede di parlarne con il Cardinale Vicario di Roma36. Ma anche il Cardinale Vicario è contrario a questa ipotesi citando alcuni decreti di proibizioni. dopo l’insistenza di Lombardi monsignor Selvaggiani afferma: «Io sono appena il vicario del vescovo. Vedetevela con lui. A Roma c’è un vescovo ed è bene che decida lui». A parlare con papa Pacelli è lo stesso Selvaggiani, che dopo alcuni giorni riferisce a Lombardi la risposta positiva del pontefice. Il debutto è il 31 maggio al teatro Quirino di Roma, al quale partecipa un numero di persone oltre le aspettative, tanto che molti restano fuori dal teatro.

Il ciclo di conferenze – spiegherà più tardi lo stesso Lombardi – si incentrava in Gesù: salvatore, guida, speranza, ricostruzione, futuro dell’umanità. Lombardi iniziava presentando il momento in Italia, «povero, tragico e senza speranza». L’entusiasmo nell’ascol-tare Lombardi aumenta tanto che il Quirino non è più sufficiente.

35 R. Lombardi, Note spirituali, 9 marzo 1945.36 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit. Allora il vicario era il cardinal Marchetti Sel-vaggiani, che ricopriva anche l’incarico del Sant’Uffizio.

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È necessario trasferirsi nell’atrio dell’Università Gregoriana e poi al Teatro Brancaccio: «dissero che c’erano più di 3000 persone», ricorda il predicatore.

In questo periodo si unirono a lui altri collaboratori storici, tra cui padre Virginio Rotondi – cui abbiamo accennato – e il sacer-dote fiorentino don Giuseppe Casali.

La parola di padre Lombardi conquistava il cuore della gente perché coglieva le aspirazioni e gli aneliti di una coscienza collet-tiva in cerca di riconciliazione, di pace e unità, dopo la piaga della guerra37. «È un oratore contemplativo. Il Signore gli concederà un dono specialissimo di “contemplare la storia in Lui e Lui nella storia”», affermano padre Justin Bartoszek e il laico Jon hyun della Corea, ricordando il gesuita: «Il ricordo più grande di padre Lombardi ci ritorna quando pensiamo alle tante volte che lo ab-biamo incontrato solo in cappella, alla Fonte della sua forza, cioè in preghiera e in contemplazione».

Il gesuita invitava a ricostruire l’amore, un invito che rappre-sentava «la più grande sfida»:

L’amore che precisiamo – affermava – è quello del volere il bene degli altri, l’amore che aiuta quelli che soffrono, anche a costo di grandi sacrifici… ho finalmente incontrato l’uomo che insegna l’amore: l’unico uomo che ha innalzato la cattedrale dell’amore è stato Gesù Cristo.

È l’anno in cui finisce la guerra. In Italia, ricorda padre Ro-tondi:

le rovine di ogni genere erano incalcolabili. Lo sconcerto degli italiani era indicibile. Uomini sofferenti, disorientati, divisi, mal informati, preda di slogan capaci di impressionare, ma che non riuscivano a convincere.

Secondo Rotondi l’aumento continuo di persone che volevano ascoltare padre Lombardi era un «fenomeno» che «non si poteva

37 E. Caruso - R. Iaria, Padre Riccardo Lombardi, cit.

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spiegare umanamente». Quasi spontaneamente la predicazione, infatti, era passata dai teatri alle piazze. Anche queste ultime regi-stravano, ogni volta, il «tutto esaurito»,

fino al punto che, per rispondere alle domande, numerosissime, di-venne necessario collegare via radio piazze di diverse città in contem-poranea. Chi scrive queste righe – ricorda Rotondi – lo accompagnò dovunque; perciò può testimoniare che quella di padre Lombardi fu sempre predicazione sacra, pura evangelizzazione; si trattava di au-tentiche missioni al popolo, ma – per il numero dei partecipanti, per la qualità straordinaria degli effetti – non potevano venir paragonate con nessun altro tipo di «missioni tradizionali»38.

Molte delle sue predicazioni si concludevano con l’invito a ingi-nocchiarsi come «segno di penitenza collettiva per gli orrori della guerra». Invito che veniva benevolmente accolto dalle migliaia di persone che partecipavano ai suoi incontri. Un gesto che «potrebbe sembrare scontato a prima vista» ma che risulta di «eccezionale rilievo se si pensa che l’Italia di quegli anni era lacerata dalla guerra, carica di tensioni sociali, segnata dallo scontro violento tra opposte fazioni, dall’avanzata della cultura marxista e di un diffuso senti-mento anticlericale»39.

Il periodo più forte della predicazione di Lombardi è quello suc-cessivo alla guerra: «Il Signore – scriverà il gesuita – mi concesse in quel periodo una sintonia con i fatti generali, con le situazioni psicologiche di milioni di persone in quelle circostanze, in nazioni diverse, che la mia sola piccola comprensione umana non avrebbe potuto spiegare». Lombardi vedeva inoltre «la speranza, l’era di Gesù, che Egli voleva costruire, con più giustizia e più amore». Questa era «non è certo ancora pienamente venuta, ma si sente avvicinarsi sempre più chiara, con gemiti ineffabili».

38 V. Rotondi, Padre Riccardo Lombardi. Una vita conquistata da Cristo, in «La Civiltà Cattolica», 2 febbraio 1980.39 E. Caruso - R. Iaria, Padre Riccardo Lombardi, cit.

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Il suo schema di predicazione è sempre quello, e cioè che il Sal-vatore che ognuno cerca è Gesù. da qui l’invito a convertirci a lui e a edificare con lui la nuova era.

L’obiettivo di Lombardi è quello di costruire e proporre un progetto cristiano per la società italiana. Idee che confluiscono in una serie di articoli pubblicati da «La Civiltà Cattolica». Nelle sue predicazioni esortava a un esperimento sociale cristiano da com-piersi con la conquista cattolica del potere non solo nell’ordine politico, ma anche nelle università e nei mezzi della comunicazione sociale.

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V

Una «scelta» di civiltà

Intanto anche Pio XII si muove in vista delle prime elezioni del dopoguerra, quelle del 2 giugno 1946, convinto dell’importanza di questo appuntamento che definisce «scelta di una civiltà».

La democrazia Cristiana raggiunge il 35,2% dei consensi, meno di quello che la Chiesa si attendeva. I due partiti della sinistra, il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano raggiun-gono insieme quasi lo stesso risultato. Inizia un periodo critico per il nostro Paese, che si prepara a predisporre la Carta Costituzionale e ad affrontare le prime elezioni politiche, due anni dopo, nel 1948. Posta in gioco dei due partiti maggiori – dC e PCI – la leadership politica e morale della Repubblica nascente. La Chiesa si sente ferita tanto che i cattolici – scrive Zizola – reagiscono invocando misure di polizia e scendendo in piazza, trascinati da Luigi Gedda, che fin dalla giovinezza aveva militato nel movimento cattolico e che in quegli anni guidava gli Uomini di Azione Cattolica dopo es-sere stato presidente, fino al 1946, della GIAC, la Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Allarmanti notizie arrivano dall’Est Europa, con l’arresto di molti fedeli cristiani.

Ma la battaglia contro il comunismo sembra a Lombardi, ad un certo punto, come una politicizzazione della missione sacerdo-tale40. Questa battaglia «dà ai preti – afferma in un incontro con i sacerdoti – la fisionomia di stare con i signori. Noi invece pos-siamo e dobbiamo tenerci assolutamente liberi, con una lealtà nei

40 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.

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discorsi che incuta a tutti rispetto. I sacerdoti – proseguiva – stiano in mezzo nella questione sociale: assolutamente in mezzo come Gesù» ricordando i doveri e i diritti ai ricchi e ai poveri. «Bisogna vivere così: da poveri, amici dei poveri senza odiare i signori; non adulare nessuno, non venderci a nessuno».

Fin dai primi anni del suo apostolato Lombardi sente nel più profondo del suo essere una chiamata ad «accelerare e accrescere il suo essere posseduto da Gesù e dalla sua presenza». Sente, all’ini-zio forse più teoricamente che vitalmente, che ciò implicherà «la demolizione del suo “io”, una morte interiore, che dovrà assumere con serenità e gioia». Solo così il Signore potrà utilizzarlo come suo strumento, come «sua voce per l’umanità di oggi». È quello che puntualmente avverrà, nell’ultima fase della sua vita, quella che inevitabilmente è stata la meno indagata dagli storici.

Pio XII in visita a Rocca di Papa il 1° novembre 1955 in occasione dei lavori di costruzione del Centro Internazionale per un Mondo Migliore. Accanto al pontefice sono monsignor Angelini, padre Rotondi, padre Lombardi e alcuni rappresentanti dell’Azione Cattolica.

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VI

Il «viaggio» per l’Italia

Padre Lombardi continua le sue predicazioni per l’Italia: predi-cazioni che ovunque riscuotono successo. A Firenze per la prima volta è «costretto» a predicare nella cattedrale a causa della folla che voleva accedere per ascoltarlo. Sente sempre più la presenza di dio durante questi raduni, tanto da fargli dire spesso: «Mi ha detto Gesù…». «È Gesù che fa», dirà in qualche altra occasione.

Firenze e la Toscana sono decisive nella predicazione di Lom-bardi: ad Arezzo alcuni protestanti lo provocarono, davanti ad almeno 20.000 uditori che gremivano la piazza. L’interessante dibattito si protrasse per più di tre ore (18,30-21,45) e terminò con la schiacciante vittoria di padre Lombardi. Ne parlò il quotidiano cattolico «L’Avvenire d’Italia».

Il successo di padre Lombardi è stato veramente clamoroso ed asso-luto. Nessuno degli oppositori osò salire sul palco e si presentarono soltanto alcuni dei maggiori esponenti dell’antireligiosità italiana, chiamati appositamente da Firenze e perfino da Roma! La discussione, della quale era moderatore il prof. Poli, finì in un tale smacco degli anticattolici, che essi, non sapendo contro chi reagire, se la presero con il presidente da loro nominato. Esaurite le obiezioni su dio, poi su Gesù e finalmente sulla Chiesa, il pubblico entrò in tale entusiasmo da tributare un addio trionfale al conferenziere. Molti piangevano, molti si aggrapparono a lui, lo accompagnavano fino alla sua dimora e sembrava ormai impossibile lasciarlo. Nel cuore di tutti c’era la felicità del trionfo ottenuto dalla Verità, attraverso il povero servo di dio, sulla schiera dei suoi agguerriti avversari41.

41 «L’Avvenire d’Italia», Bologna, 30 novembre 1945.

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Questa situazione lo convince della necessità di una pacifica-zione:

Fra gli odi di parte scatenati ci vuole comprensione mutua, piuttosto che recriminazioni violente. Fra miserie senza numero ci vuole asso-lutamente una più equa distribuzione della ricchezza42.

Scriverà poi nei Ricordi: L’Italia, dopo la guerra perduta, era sotto l’influsso di due bandiere praticamente non cristiane: Occidente liberale, paladino di una so-cietà tanto egoista, e Oriente comunista, portatore di una società che, in nome dell’uguaglianza, distruggeva ogni libertà. Fra quelle due, Gesù mi era apparso il Salvatore e io lo predicavo così: l’idea centrale era che, fra comunismo e capitalismo, l’avvenire doveva essere Gesù salvatore, con la fraternità.

«Una formula di mezzo», quindi, che prenda «il bene così chiaro e identificato delle due parti – scrive in un articolo pubblicato sul primo numero de “La Civiltà Cattolica” del 1947 dal titolo L’ora presente e l’Italia – ed eviti le deficienze altrettanto evidenti ed individuate». Solo così – a parere di Lombardi – il cristianesimo

potrà assolvere il pesante compito storico di essere quasi la sintesi tra liberismo e comunismo. Altrimenti la religione si presenterà di fatto quale «oppio del popolo» e sarà in pratica una alleata del liberismo; con il risultato naturale di accentuare l’opposizione comunista, che non si vedrà in nessun modo superata da un passo nuovo, e fatalmente assumerà sempre più l’odio antireligioso, irrigidendosi in esso.

da qui la richiesta di una legislazione sociale che si ispiri alla vi-sione cristiana dell’uomo e alla chiamata di tutte le forze buone dei cattolici «oggi in gran parte sbandate, ma che sono pienamente vitali e costituiscono la nostra migliore riserva». Con loro occorre elabora-re e attuare «un piano di umana convivenza, che si ispiri lealmente alla visione cristiana dell’uomo e della sua società in Gesù Cristo».

42 R. Lombardi, Per un mondo nuovo, «La Civiltà Cattolica», Roma, 1951.

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dalla Chiesa Nuova di Roma parte quel progetto cristiano di cui la Chiesa sente bisogno e del quale si fa promotore padre Paolo Carasana, che in quel tempo seguiva anche molti intellettuali cat-tolici. Anche il papa ne condivide il contenuto. E proprio al pon-tefice padre Lombardi chiede udienza per presentare un progetto di mobilitazione delle coscienze. L’udienza si svolge tra le 12,20 e le 13,05 dell’11 gennaio 1947 nella biblioteca privata di Pio XII. Il papa conosce padre Lombardi, è informato del successo delle sue predicazioni.

«Mi ricordo che da ragazzo andavo a San Carlo al Corso – gli dice – dove predicava padre Agostino da Montefeltro. E sempre si riusciva ad entrare. La chiesa era piena, sì, ma non di più. Ciò che avviene con lei è prodigioso, certamente c’è del soprannaturale, non può essere soltanto un fatto naturale». La conversazione con-tinua sui metodi della predicazione. Poi la domanda di Lombardi al pontefice su come deve comportarsi in futuro. Il papa lo invita a proseguire ma Lombardi espone il suo problema: molti gli inviti e il tempo impiegato per percorrere migliaia di chilometri dal Sud al Nord Italia. da qui la proposta di un sistema di predicazioni da pubblicare sui giornali o diffondere tramite la radio. L’idea piace a papa Pacelli che lo invita a rivolgersi a giornali anche non cattolici43.

L’incontro con il papa lascia Lombardi da una parte incorag-giato, perché le sue proposte sono state accettate, ma nello stesso tempo l’incarico affidatogli di una vera e propria missione di «convertire» l’Italia lo preoccupa. Anche i suoi primi articoli sulla rivista dei gesuiti sono al centro di alcune polemiche all’interno della rivista stessa.

43 In quella occasione – riferisce Zizola – padre Lombardi propone al papa anche l’idea di un giornale cattolico nazionale.

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VII

La mobilitazione dei cattolici

Intanto padre Riccardo Lombardi inizia a pensare alla missione affidatagli da papa Pacelli. Inizia una serie di incontri con rap-presentanti di movimenti e associazioni cattoliche come l’Azione Cattolica. Incontra il presidente generale Vittorino Veronese e l’assistente generale, monsignor Giovanni Urbani. Quest’ultimo lo invita a essere indipendente e a non collegarsi con nessun mo-vimento o associazione e si impegna a inviare ai vescovi italiani una lettera nella quale si raccomanda l’ospitalità del gesuita nelle varie diocesi.

dal 19 febbraio 1947 Lombardi conduce una trasmissione ra-diofonica che, nonostante sia una iniziativa sperimentale, incontra un discreto successo negli ascoltatori. Si inizia a parlare di «Micro-fono di dio». A lui si interessano anche le testate giornalistiche e radiofoniche di tutto il mondo. Un successo che va, quindi, oltre le aspettative. La trasmissione viene seguita anche in luoghi pubblici come i bar, le chiese, le piazze e finanche nei conventi di clausura. Molte le testimonianze di conversione dopo l’ascolto di quelle predicazioni. Molti anche i gruppi di persone che si riuniscono per pregare per la missione iniziata dal gesuita. I testi vengono raccolti in un volume, Per una mobilitazione generale dei cattolici, molto venduto e diffuso.

Padre Lombardi incontra molte persone. Tra queste don Gio-vanni Calabria, impegnato nell’attività sociale ma anche per la santità dei sacerdoti. L’incontro avviene a Verona il 19 settembre del 1947. durante il colloquio Lombardi si mostra preoccupato e

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parla con il futuro beato di fallimento della sua missione non per quanto succede nelle piazze, nei teatri e in mezzo alla gente, ma per quanto avviene nella Curia romana. don Calabria lo ascolta e lo incoraggia invitandolo a parlare dei problemi che incontra anche con lo stesso pontefice. Lombardi ha timore, pensa di essere considerato «un presuntuoso».

Qualche mese prima Lombardi aveva trovato l’appoggio dell’al-lora Sostituto della Segreteria di Stato Vaticana, Giovanni Battista Montini, futuro arcivescovo di Milano e poi papa con il nome di Paolo VI. «Un’opera che farà molto bene», scriveva infatti Montini in una lettera a padre Giacomo Martegani, che farà da prefazio-ne al nuovo volume del gesuita. Un’opera che sveglierà «energie sopite, mostrando bisogni inavvertibili, incoraggiando forze già tese alla buona fatica e dando soprattutto il desiderio dell’unione concorde e operante per fronteggiare la presente, terribile crisi», diceva più oltre.

Nel maggio 1947 avviene anche l’incontro con padre Pio da Pie-trelcina. Lombardi si trovava a Foggia per un ciclo di conferenze e padre Pio era già considerato un santo.

Sono andato da Padre Pio. L’avevo desiderato, ma avevo già rinunciato (di fronte alle difficoltà che c’erano). Però il Signore – racconta – ha voluto darmi questo piacere. Grande impressione all’ingresso della chiesa, tutta orientata verso un punto: il confessionale di p. Pio. Nella sacrestia abbiamo parlato 7-8 minuti. Pregherà per me: «Fratello mio, chiederò per te la grazia che chiedo per me (che le anime sentano Gesù in me). Continua così e non preoccuparti. Continua a scrivere nel periodico che siamo molto divisi e che ciascuno si fa i propri periodichetti»44.

Comincia quindi a trovare forma quel progetto di mobilitazio-ne generale dei cattolici i cui motivi ispiratori si possono trovare in alcuni articoli pubblicati da Lombardi su «La Civiltà Cattolica»:

44 R. Lombardi, Note spirituali, 9 maggio 1947.

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i cattolici vengono chiamati a scegliere i partiti di ispirazione «solidamente» cristiana

con intenti sociali giusti e chiari, decisi ad attuare quella “libertà nella solidarietà” che è parola squisitamente cristiana, attesa da tutti gli onesti; e che tali partiti abbiano capi ed elementi rappresentativi degni di riscuotere la pubblica fiducia, per onestà, competenza tecnica, capacità politica45.

È il segno che il progetto è autorizzato dalla Santa Sede. Lombar-di pensa a come organizzare questa mobilitazione e a chi coinvol-gere in questo lavoro che, come scrive egli stesso in un appunto,

deve essere compiuto da un gruppo di sacerdoti che siano totalmente posseduti da Gesù. A differenza di ciò che è accaduto negli altri mo-vimenti di rinnovazione essi dovranno essere scelti fra i più diversi gruppi già esistenti nella Chiesa, quali i sacerdoti regolari, qualche re-ligioso dei diversi ordini, magari anche qualche appartenente a istituti secolari o anche semplici laici del mondo. Questa unità di Gesù nella varietà sarà l’esempio e insieme un mezzo efficace per ciò che si vuole ottenere; infatti ciascuno è congiunto a un ambiente particolare46.

45 R. Lombardi, Vigilia di mobilitazione generale, in «La Civiltà Cattolica», 4 ottobre 1947.46 Appunti di R. Lombardi citati da G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.

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VIII

La Crociata della Bontà

Comincia così a prendere quota quella che viene considerata la serie più famosa di predicazioni di Lombardi, la così detta «Cro-ciata della Bontà», in cui veniva annunciato, a un’Italia messa in ginocchio dalla guerra e profondamente dilaniata e divisa, il bisogno di amore e riconciliazione come presupposto per voltare pagina e costruire una nuova civiltà, centrata su Gesù e non su regimi totalitari e sanguinari47.

La «Crociata della Bontà» ha come essenza il promuovere il rinnovamento di tutta la Chiesa. Questa, pertanto, deve essere

spersonalizzata, universalizzata, non soltanto nelle intenzioni, ma an-che nei fatti. Mi pareva – scriverà lui stesso – quasi di intuire un piano misericordioso di dio sulla mia patria: le miserie materiali esigevano Gesù come salvatore ed egli, come sempre, era pronto a salvare, se lo avessimo accolto. Il Vangelo schietto è la sola parola che può portare i due grandissimi sistemi sociali sopravvissuti alla guerra a superare il loro conflitto. Gesù deve diventare il condottiero di una nuova età della storia. Questo bisogna proclamare, gridare su tutte le strade del mondo, a un’intera generazione dell’umanità. Così sembrava dire una voce nel cuore, avvalorata dall’innegabile esperienza di quanto accadeva in Italia48.

Con questa profonda convinzione il gesuita parte per il Centro Europa e per l’America Latina, e vi predica lo stesso messaggio di conversione, di accoglienza del Signore della storia.

47 E. Caruso - R. Iaria, Padre Riccardo Lombardi, cit.48 R. Lombardi, Manuale Fondamentale, 1977.

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Alla «Crociata della Bontà» partecipano migliaia di persone. Queste predicazioni sono molto marcate, in Italia, dalle polemiche politiche di quella campagna elettorale che stava per iniziare, una delle più difficili della storia italiana. Si trattava delle prime elezioni democratiche del dopoguerra, con lo scontro tra il Fronte Popolare (PCI-PSI) e la democrazia Cristiana. La Chiesa individua nella sinistra il pericolo per il nostro Paese. «Non si può aderire a loro – scrive padre Lombardi – e neppure solo collaborare mediante un voto, senza dar forza ad un nemico dichiarato, che vorrebbe l’eversione della Chiesa».

Padre Lombardi – scrive il «Time» del 1° marzo 1948 – crede che «Gesù ritornerà sulla terra al declino della civiltà romana». Per preparare questa strada Lombardi – aggiunge l’articolo – «ha lanciato una grande impresa, una “Crociata” che egli chiama “Fronte dell’amore”. L’amore è il ponte fra il mondo spirituale e quello politico».

Anche Pio XII giudica la consultazione elettorale del 1948 dav-vero storica e soprattutto portatrice di un gravissimo rischio49.

La Nostra posizione – aveva spiegato nel radiomessaggio del Natale 1947 – fra i due campi opposti è scevra di ogni preconcetto, di ogni preferenza verso l’uno o l’altro popolo, verso l’uno o l’altro blocco di nazioni, come è aliena da qualsiasi considerazione di ordine tempo-rale. Essere con Cristo o contro Cristo: è tutta la questione. Nell’ottica pacelliana non si tratta per la Chiesa di schierarsi politicamente, di prendere partito. Il papa ritiene che la vittoria del comunismo avrebbe significato un terribile rischio per la sopravvivenza della Chiesa stessa, come purtroppo era ampiamente testimoniato da quanto avveniva nei Paesi satelliti di Mosca50.

Intanto Lombardi continua a ricevere inviti per predicare in diverse città d’Italia. Il presidente dell’Azione Cattolica Italiana

49 A. Tornielli, Pio XII, Eugenio Pacelli, cit.50 Ibid.

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Veronese lo invita a Napoli per concludere la Missione sociale «per la rinascita cristiana del Mezzogiorno». Si tratta della «prima sal-datura ufficiale» tra la maggiore organizzazione di laici cattolici e il gesuita, e questo «contribuisce a rafforzare la convinzione che egli sia considerato organico all’area del cattolicesimo sociale». È il pe-riodo in cui inizia anche a formarsi un vero e proprio movimento intorno a Lombardi. È il primo nucleo, l’«embrione» di un gruppo che si evolverà in Movimento. Lombardi continua a incontrare in varie occasioni papa Pacelli che benedice la mobilitazione: «È lo Spirito di dio a guidarla», gli dice il pontefice nell’udienza del 4 febbraio 1948: «Lei è un prodigio vivente».

Parte la Crociata. La città scelta è Milano da dove comincia l’annuncio di Lombardi e del suo compagno, padre Virginio Ro-tondi, anch’egli gesuita, di predicare l’amore di dio e l’amore per il prossimo. La Crociata, spiegherà lo stesso Lombardi,

non è un semplice corso di conferenze per istruire su argomenti religiosi, né una missione interamente dedicata alla conversione individuale degli ascoltatori, né propriamente un movimento or-ganizzativo per fondare opere nuove. È invece una voce che invita tutti a rinnovarsi spiritualmente, per poi costruire collettivamente una nuova età della storia: l’età di Gesù; col potenziamento, infer-voramento e coordinamento maggiore delle opere cattoliche già esistenti.

da Milano comincia davvero – scrive Lombardi al cardinal Idelfonso Schuster – un movimento di «rinnovamento spirituale, che non si arresti più nell’Italia».

Il gesuita ha 40 anni e ha iniziato così un’avventura che farà di lui uno degli uomini che più ha viaggiato nel secolo scorso per proclamare la Parola di salvezza.

Padre Lombardi si sente spinto a fare un atto di offerta nel la-sciare la casa. Lo ricorda, in un colloquio con l’autore, Juan Bau-tista Cappellaro, che visse a lungo accanto al gesuita nel Centro Internazionale per un Mondo Migliore.

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Penserò di non avere più né città, né casa, né stanza personale. Andrò, giorno per giorno, dove Gesù mi condurrà per il bene del prossimo; e a volte, per lunghi periodi... Non avrò più contatti con quelle persone che mi sono state di tanto appoggio spirituale. Sarà un nuovo caso di questa rinuncia totale ad ogni pensiero che mi agita: rinuncia che Gesù vuole da me51.

Lombardi sente che il Signore vuole fare di lui un pellegrino del mondo, come lo avrebbe poi chiamato papa Paolo VI, nel 1969, nella Basilica di San Pietro, stracolma di gente:

Abbiamo con noi il molto venerabile padre Lombardi, il promotore, il fondatore, il profeta di un Mondo Migliore, che vogliamo ringraziare per il suo ministero. Pellegrino del mondo, perché viaggia fra tutti i popoli e le nazioni, annunciando la predicazione cristiana. Precurso-re – vogliamo crederlo – di un mondo migliore, tutti lo desideriamo, perché, mentre accusa questo mondo dei suoi mali, la parola di padre Lombardi annuncia, al tempo stesso, la speranza di poter risvegliare nuove energie morali e di infondere le energie della grazia per il suo rinnovamento52.

Nei suoi interventi, molto attesi ed apprezzati, con migliaia di persone ad ascoltarlo e ad applaudirlo, Lombardi tocca i temi tipici dell’apologetica (l’esistenza di dio, l’immortalità dell’anima, il fine ultimo di tutte le cose, il senso della storia o Gesù protagonista della storia) cogliendo le istanze più profonde della coscienza collettiva e dando loro un volto.

Lombardi continua, quindi, a parlare e ad essere ascoltato da migliaia di persone. «La risonanza crebbe in maniera che sarebbe stata una pazzia prevederlo. Si dovette ricorrere a collegare insieme molte chiese e molte piazze con l’uso di impianti telefonici e con gli altoparlanti in ciascuna», ricorda lo stesso Lombardi.

Il 29 febbraio 1948 sono collegate con lui, via cavo, piazze e chiese del capoluogo lombardo. Seguono incontri nei teatri, nelle

51 R. Lombardi, Note manoscritte, 25 febbraio 1948.52 Paolo VI, discorso del 12 marzo 1969.

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scuole, nelle università o in altri luoghi per categorie di persone. Alcuni giornali di partito lo attaccano mentre la gente lo segue: duecentocinquantamila lo ascoltano il 21 marzo in piazza duomo, a meno di un mese dal voto popolare. È un successo e qualcuno conta anche diverse «conversioni fuori dal comune», come testi-monia il rettore de «La Civiltà Cattolica», padre Martegani, in una lettera al gesuita: «Le scrivo col cuore gonfio: il segno invocato con trepidazione è stato concesso dal Signore con una luce sfolgorante e una certezza indubitabile. Pieno di confusione e nell’umiltà in-teriore adoro i disegni divini»53.

Gli occhi di tutti sono puntati su questo sacerdote: anche il papa Pio XII lo segue passo passo. Rischia molto il gesuita, tanto da essere minacciato di morte. A Torino non riesce a concludere la predicazione a causa di una agitazione che costringe la polizia a disperdere la folla. A Genova Lombardi viene a conoscenza della scoperta di una bomba «che avrebbe dovuto uccidermi»; racconta egli stesso nel suo Diario: «Un giovane è stato ricattato per am-mazzarmi, con la minaccia che se non lo avesse fatto, lo avrebbero ucciso. La bomba è stata scoperta e lui ha confessato»54.

Intanto si svolgono le elezioni e il risultato è favorevole alla de-mocrazia Cristiana. È scampato, per molti, quello che veniva con-siderato il pericolo comunista. Lombardi non si ferma, continua il tour per l’Italia: a Roma consacra la Città al Cuore Immacolato di Maria, il 30 maggio, con oltre trecentomila persone che affollano l’area dell’Ara Coeli. «La Francia ha dato al mondo la civiltà libe-rale, la Russia la civiltà comunista, l’Italia saprà dare al mondo la civiltà attesa da secoli, quella di Gesù Cristo»55.

A Cagliari accetta di confrontarsi con un esponete politico: l’ex direttore del quotidiano del Partito Comunista, Velio Spano.

53 La lettera è del 19 marzo 1948.54 R. Lombardi, Diario, 19 novembre 1948.55 A. Riccardi, Le politiche della Chiesa, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1997. Cf anche A. Riccardi, Roma città sacra? Dalla Conciliazione all’operazione Sturzo, Vita e Pensiero, Milano 1979.

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L’incontro si chiude con un abbraccio tra i due dopo aver discus-so e aver ognuno espresso le proprie opinioni su cristianesimo e comunismo. La notizia dell’incontro interessa molto i giornali ita-liani che mandano nel capoluogo sardo inviati speciali per seguire l’evento. E la mattina successiva la notizia dell’abbraccio è su tutti i giornali a caratteri cubitali.

È il 4 dicembre 1948. Lombardi torna a Roma e trova una lettera del superiore generale dei gesuiti che lo invita ad essere attento e a non accettare contraddittori con uomini politici di diverso orien-tamento. Ci resta male Lombardi, che risponde spiegando che le sue non sono iniziative proprie ma seguono alcuni orientamenti ricevuti dai superiori e dal papa stesso.

Padre Lombardi con Pio XII davanti all’ingresso del Centro Internazionale per un Mondo Migliore, il giorno dell’inaugurazione (8 novembre 1956).

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IX

Una riforma della Chiesa

Papa Pacelli segue con attenzione l’azione del gesuita e dei suoi collaboratori ed è convinto della necessità di una riforma nella Chiesa cattolica. Lo dice chiaramente a Lombardi nell’udienza che gli concede il 5 maggio del 1948 durante la quale gli affida il compito, dopo aver ascoltato alcune proposte di rinnovamento, di redigere un progetto organico di riforma della Chiesa, dicendosi convinto anche delle difficoltà che una riforma può comportare. «Gesù vuole questo» – risponde il gesuita – «iniziare un rinnova-mento completo della Chiesa». Lombardi non parla di un Concilio come aveva fatto invece, due mesi prima, l’assessore al Sant’Uffizio monsignor Alfredo Ottaviani. Il progetto della convocazione di un Concilio era anche nelle intenzioni di papa Pio XI56. Per quanto riguarda Lombardi, una riforma della Chiesa la pensava già alla fine del 1947, poco prima di iniziare la sua «Crociata della Bontà» per le città italiane.

Le parole del papa incoraggiano Lombardi, che si dedica al lavo-ro senza interrompere le sue predicazioni in giro per l’Italia. Una settimana dopo l’udienza ha già pronto il progetto da presentare al pontefice.

Il testo di Lombardi è molto ricco di proposte, a cominciare da quelle riguardanti il papa, che oggi sembrerebbero abbastanza accettabili, ma che non lo erano affatto oltre mezzo secolo fa. «Bisogna affrettarsi a togliere dall’ambiente che circonda il Santo

56 Cf G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.

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Padre l’aspetto di una corte terrena». Evitare alcune espressioni ormai desuete e che danno un’immagine errata del pontefice co-me quelle usate dal quotidiano della Santa Sede, «L’Osservatore Romano»: «La Santità di Nostro Signore, discesa dal trono, si è degnata di ricevere l’omaggio di…». «E ancora la proposta di internazionalizzare il Sacro Collegio dei cardinali con presenze anche da altre nazioni del mondo. da qui anche la proposta di viaggi apostolici per il papa, magari anche una volta quelli più lontani; per esempio, in America, in Asia, in Africa…»57.

Per quanto riguarda l’Italia, Lombardi parla di una riduzione delle diocesi e della costituzione di un organo che rappresenti tutte le diocesi italiane, in quanto stava diventando urgente af-frontare alcune questioni a livello nazionale. Riguardo al clero propone che i sacerdoti non vengano ordinati prima dei 25 anni e che possano essere facilmente spostati da una diocesi all’altra secondo le esigenze pastorali. Innovazioni rivoluzionarie per l’epoca, alcune delle quali realizzate dai successori di Pio XII, che già allora Lombardi considerava irrinunciabili per una riforma della Chiesa e per una «nuova Pentecoste».

Tutti vedono che oggi è in corso nella storia una immensa crisi e che siamo a una svolta veramente eccezionale e gravida di riforme – scrive Lombardi –. I valori umani più pregiati – scienza, potenza, ricchezza, progresso… – sono profondamente scollati e si sente nell’aria che non si può continuare come in passato. Particolarmente avvertiti sono il problema della convivenza dei popoli fra loro, con l’aspirazione fatale verso una maggiore unità; il problema della mutua collaborazione delle classi, col diffuso desiderio di maggiore giustizia sociale e con un complesso di nuovi rapporti che si vanno concretamente formando; e finalmente il problema ancora più pro-fondo della concezione dell’uomo e della vita, orientati alla ricerca della felicità sulla terra, eppure insoddisfatti e alienati dal divino. Per fermarsi alla sola questione sociale è assodato che l’umanità

57 V. Rotondi, Padre Riccardo Lombardi, cit. Cf G. Raffo, I 50 anni del Movimento per un Mondo Migliore, «La Civiltà Cattolica», 2003, IV.

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considera adesso superato l’esperimento liberale; ma non è meno vero che essa è atrocemente impressionata da quello comunista e va cercando la via nuova.

Per padre Lombardi la Chiesa deveprocurare di rinnovarsi nelle sue strutture umane e nei suoi membri, in modo da corrispondere degnamente alla meravigliosa occasione. Ci sono oggi nella Chiesa inconvenienti la cui responsabilità non si può attribuire a nessuna persona particolare, essendosi formati e aggravati durante secoli; ma ora vanno tolti con una revisione totale, specialmente per ciò che riguarda il clero (da cui dipende il resto) e più particolarmente l’alto clero (cardinali e vescovi). Solo così la Chiesa diventerà davvero l’ispiratrice della nuova età.

Il gesuita esprime la sua convinzione in una forte tesi teologica e storica.

Si può anzi ragionevolmente credere che proprio a ciò miri, come a scopo diretto, l’attuale travaglio del genere umano, nei disegni della Provvidenza. Tutte le più grandi crisi storiche accadute dopo Cristo tendono certamente, nei piani di dio, al miglioramento della Chiesa.

dopo averlo scritto il gesuita si consulta con le persone a lui più vicine, a partire dal superiore generale che

oggi – scrive nel Diario del 27 luglio – mi ha detto per telefono: «d’ac-cordo su tutto. Salvo che deve ancora trattare con maggiore profondità alcuni particolari, mettendo la falce alle radici». Lo manderò al Papa con alcuni ritocchi. «Lei – gli dirà don Calabria durante un incontro a Verona –

deve incontrarsi con anime gemelle che abbiano lo stesso spirito. Io penso a dodici persone che andranno insieme fino all’estremità della terra. Saranno gli Apostoli di questa nuova era. Che mera-viglie vedremo quando Gesù si manifesti pienamente! Si faranno miracoli, se è necessario. Avanti, padre Lombardi: Gesù le farà conoscere, a poco a poco, ciò che Lui vuole da lei. Gesù è sempre con lei in modo straordinario».

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Il progetto di 60 pagine viene terminato il 15 agosto 1948 e con-segnato al papa da padre Rotondi il 26, con una lettera di padre Lombardi.

Il progetto non sembra piacere al papa, soprattutto nella parte in cui si parla dei vescovi, dei sacerdoti e dei religiosi. di questo non c’è conferma ma è quello che padre Lombardi ha potuto intuire. L’8 marzo il papa lo convoca in udienza: il Santo Padre – scrive nel suo Diario – «mi ha detto di preparare un progetto concreto su quanto si potrebbe incominciare a fare a proposito del rinnova-mento del clero e delle religiose». Ma in Vaticano, secondo quanto apprende padre Rotondi – che ha qualche porta aperta oltre Tevere – c’è qualcuno che vuole frenare il progetto. Lombardi cerca in tutti i modi di avere udienza da Pio XII, ma senza risultati immediati. La motivazione è che «il papa è molto occupato». Intanto il superiore della Compagnia di Gesù comunica al gesuita alcune proibizioni volute proprio dal pontefice: predicare a Roma solo nelle due chiese gesuitiche – sant’Ignazio e la Chiesa del Gesù –, non fare profezie in pubblico, non accettare contraddittori, eccetera.

Lombardi accetta ma con molto rammarico. Capisce che forse verso di lui c’è stato «un cambiamento forte» a causa di una per-sona vicina al papa. Lombardi non fa il nome ma potrebbe essere, secondo Zizola, monsignor Federico Callori di Vignale, Maestro delle cerimonie pontificie.

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X

La Crociata della Bontà nel mondo

Padre Lombardi pensa di sperimentare la Crociata della Bontà in altre parti del mondo, mentre Pio XII viene a sapere dal rettore de «La Civiltà Cattolica» che quello che gli è stato riferito non corrisponde al vero. Al papa era stato detto che padre Lombardi andava dicendo in giro che gli era stato impedito di parlare. «Lo dicono altri, Santità», gli dice Martegani. Pio XII capisce e afferma: «Fa tanto bene, tanto bene»58.

Lombardi riceve una visita da suor Pascalina Lehnert, considera-ta una figura influente tra i consiglieri di Pio XII. La religiosa porta un messaggio di incoraggiamento del papa: «Parli, parli quanto può». Lombardi racconta alla suora il suo progetto e lei gli rivela alcuni motivi del suo allontanamento e delle difficoltà riscontrate dal suo progetto di riforma della Chiesa59.

Lombardi ricomincia il suo tour da Palermo, dove si svolge una manifestazione contro l’arresto e la condanna all’ergastolo del cardinal Mindszenty a Budapest. da Palermo nuovamente a Ro-ma, dove parla a favore di alcuni progetti sociali per i poveri della città. Un discorso che fa audience, si direbbe oggi, tanto da arrivare al papa che decide di riceverlo per invitarlo, ancora una volta, a continuare il lavoro con le folle. Lombardi propone al pontefice anche un progetto di formazione per il clero, con la costituzione di un gruppo di padri spirituali del clero con il compito di visitare i sacerdoti e tenere per loro delle meditazioni.

58 R. Lombardi, Quaderni, 31 gennaio 1949. 59 Cf R. Lombardi, Diario, 3 marzo 1949.

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Il papa non ne sembra molto convinto60 ma chiede su questo un progetto articolato. Lombardi lo scrive in poco tempo e lo conse-gna, il 24 marzo del 1949, a suor Pascalina per farlo recapitare a Pio XII. Nel testo vi sono la proposta della costituzione di «padri spirituali vaganti», sacerdoti che in ogni provincia accolgono ogni mese i sacerdoti delle varie diocesi, una maggiore distribuzione del clero per impedirne un esubero in alcune diocesi e una carenza in altre. Per questo Lombardi pensa alla costituzione di un istituto secolare composto da sacerdoti disposti a spostarsi secondo le esi-genze della Chiesa. Ma il progetto, condiviso dal papa, non viene accettato dalla Curia. Intanto l’idea, descritta in un articolo de «La Civiltà Cattolica», viene fatto propria da due diocesi italiane, ma con poco successo. Se ne rende conto lo stesso Lombardi che ha sperimentato il progetto a Volterra.

Intanto il gesuita non si ferma: pensa anche a un gruppo di laici che aiuti il papa e i cardinali, ai quali darebbe il nome di «Senato del mondo», mentre inizia la sua missione all’estero. Primo appun-tamento è a Vienna, per poi proseguire per Parigi dove ad ascol-tarlo trova molti emigrati italiani. E poi il Belgio e quindi gli Stati Uniti, il Canada, la Germania (in 35 città), la Svizzera, l’Olanda, la Francia, il settore russo di Berlino. E poi ancora le conferenze agli italiani di California, San Francisco, Los Angeles, New York. In seguito l’America Latina: Brasile, Argentina, Cile, Perù, Ecuador, Paraguay, Cuba, Venezuela, Panama, Messico, Colombia61. Natu-ralmente nei vari luoghi il predicatore sottolineava aspetti diversi, secondo le diverse realtà e le esigenze particolari.

60 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.61 Giacomo Martina narra come padre Lombardi nei paesi tedeschi e negli Usa «sia stato accolto con viva cortesia (come notava con una certa diplomazia a Pio XII lo stesso cardinal Spellman, che non voleva ingannare il papa ma non poteva tradire la verità), ma senza grande efficacia». Martina riferisce anche che ad una esplicita domanda del pontefice il porporato rispose: «In genere, gli americani (degli Usa) non sopportano discorsi troppo lunghi: padre Lombardi è stato invece ascoltato molto a lungo». G. Martina, Storia della Compagnia di Gesù in Italia (1814-1983), cit.

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«Questa parola non è solo per l’Italia – dice Lombardi – è per il mondo».

Quanti teatri ho percorsi! Credo che ci siano nel mondo pochi attori e poche attrici che siano stati a recitare in tanti teatri come sono stato io.

Tra i temi trattati in America, quelli sociali: dio ha dato il mondo a tutti gli uomini, prima di darlo a questo o a quello; e finché qualcuno non ha da vivere da uomo, nonostante la sua buona volontà di lavorare, la ricchezza è male distribuita e la col-lettività deve intervenire contro l’abuso della proprietà.

Per padre Lombardi bisogna mettere tutti in condizione di ricevere gli elementi essenziali per vivere: un diritto che gli Stati devono garantire e tutelare.

Il gesuita ritorna in Italia e prosegue la sua Crociata della Bontà a Roma, dove per circa un mese insieme a don Casali e a padre Ro-tondi predica nelle chiese e nelle piazze della città. Le predicazioni partono dalla Basilica di Santa Maria Maggiore e sono trasmesse tramite radio in oltre cento chiese della capitale.

«La nostra Crociata – spiega Lombardi – che annuncia l’età di Gesù, deve chiamare tutte le anime ad amare di più». Nessuno è escluso da questo progetto:

Guarda chi ti è vicino. Sei un operaio, accanto a te c’è un ingegnere, sei un ingegnere, accanto a te c’è un operaio, sei una signora, accanto a te c’è una contadina. Guarda il tuo vicino bene in fondo agli occhi e troverai che non è soltanto un ingegnere, soltanto un operaio, non è solo una contadina, vi è seduto vicino Gesù.

Per Lombardi l’età di Gesù vuole che la società si preoccupi ad ogni costo di assicurare a tutti il diritto alla vita, e la vita da uomini, e solo compatibilmente con questo sostenga gli altri diritti dei singoli.

Sedici i discorsi di Lombardi a Roma in questa fine 1949, tra polemiche ma anche molte conversioni. Alla conclusione della

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Crociata della Bontà, il 26 novembre, a mezzanotte pronuncia un discorso radiofonico che viene ascoltato in tutte le chiese e le piazze del Lazio, con più di 800.000 ascoltatori. La basilica più af-follata è quella di Santa Maria Maggiore, dove non bastano le ostie e bisogna celebrare altre messe per consacrare altre particole62. La serata del 26 novembre si ripete l’8 dicembre quando circa 80.000 persone raggiungono piazza San Pietro dove si recita il Rosario. «A memoria d’uomo – scrive domenico Mondrone su “La Civiltà Cattolica”63 – la Capitale del mondo cattolico non ha mai assistito a spettacolo più imponente, più spontaneo e più religioso di folla, una folla che pregava».

La Crociata si chiude ufficialmente a Roma il 19 dicembre nella Basilica di San Pietro. Il 25 Lombardi è in udienza da papa Pacelli insieme ai suoi compagni Rotondi e Casali.

Sono trascorsi molti mesi di lavoro ininterrotto della Crociata della Bontà… con colloqui privati per il rinnovamento dell’Italia… con un’azione di rinnovamento nel «centro» della Chiesa – ricordava Lombardi qualche giorno prima –. Quanto viaggiare, quanto parlare, quante moltitudini di persone diverse in tante lingue! Poi, uno strano silenzio accettato nel cuore come se fosse dovuto essere definitivo… Gesù, fai di me ciò che ti piace! Grazie, Mamma, grazie64.

62 Cf G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.63 7 gennaio 1950.64 R. Lombardi, Note spirituali, 10 dicembre 1949. Non stupisca il linguaggio di padre Lombardi. Nei suoi Diari, si rivolge sempre così alla Madonna.

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XI

L’Anno Santo 1950

Inizia un nuovo anno, il 1950, proclamato da Pio XII Anno Santo. Arriveranno a Roma circa tre milioni di persone.

Padre Lombardi continua a maturare il suo progetto. Incontra molti vescovi e cardinali, parla con loro del suo piano di riforma della Chiesa ma non ne trova molti convinti. Alcune delle sue idee entrano nell’Esortazione apostolica di Pio XII Menti nostrae65, soprattutto per quanto riguarda la preparazione e il reclutamento dei sacerdoti, mentre il pontefice stesso invita Lombardi a tenere alcune conferenze ai vescovi e ai cardinali provenienti da tutto il mondo per partecipare alla promulgazione del dogma dell’Assun-ta. È l’occasione per il gesuita di sottolineare l’urgenza che i sacer-doti diventino santi: «Se i sacerdoti sono santi è santa l’umanità» afferma, convinto che il rinnovamento della Chiesa dipenda dal rinnovamento del clero.

La predicazione in questo Anno Santo subisce qualche rallen-tamento, ma proprio in occasione della chiusura dell’anno padre Lombardi riesce per ben diciassette sere a predicare in tutto il Paese attraverso la radio italiana. Questa ciclo si conclude la notte del 7 dicembre, con la Santa Messa celebrata da papa Pio XII nella sua cappella privata, commentata da Lombardi stesso e trasmessa dalla Radio Vaticana. Ad essa si erano collegate tutte le Chiese d’Italia e simultaneamente migliaia di sacerdoti celebrarono liturgie in

65 Pio XII, Esortazione al Clero del mondo cattolico sulla santità della vita sacerdo-tale, 23 settembre 1950.

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contemporanea con il papa. delle moltitudini che seguirono quella celebrazione si calcola che almeno 10 milioni di persone ricevette-ro i sacramenti della confessione e comunione.

Pio XII vede in padre Lombardi una risorsa per ricompattare la cristianità. Apprezza le sue iniziative tanto da volerlo vescovo. A rivelarlo, secondo il biografo Zizola, è suor Pascalina Lehnert a padre Rotondi. Il religioso sarebbe il primo della lista di quattro vescovi gesuiti proposta al Generale della Compagnia di Gesù che ha «resistito» all’idea. Il papa, secondo la suora, «vedrebbe bene» Lombardi come vicario per la diocesi di Roma. Pio XII ne parla poi con il principale collaboratore di Lombardi, padre Rotondi, secondo il quale il gesuita invece «deve essere come un motore per tutto il mondo». Papa Pacelli rinuncia a questa scelta.

Intanto le predicazioni di Lombardi alla radio sono al centro di un dibattito anche in Parlamento, fino alla decisione della Rai di non trasmetterle più.

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XII

Il proclama per un mondo migliore

Il 1951 è l’anno della pubblicazione del volume Per un mondo nuovo, in cui padre Lombardi raccoglie le idee predicate fino ad allora in Italia e nel mondo. Il volume ha un successo inaspettato. In sei mesi raggiunge le trentamila copie e ben sei edizioni.

Idea centrale del volume è la costituzione di una specie di Con-siglio dei Ministri nella Curia Vaticana, con autorità sia legisla-tiva che esecutiva: «Le loro decisioni in modo veramente rapido – scrive Lombardi – possono arrivare in ogni punto della terra, trovando ovunque cuori preparati che anelano a essere diretti per la salvezza loro e dei fratelli». Lombardi è convinto che il governo della Chiesa è stato condotto finora per un mondo e un numero di fedeli ristretto. Per questo va esteso a tutti.

Pio XII sembra convincersi di questa idea lombardiana e au-torizza il gesuita a un progetto di riforma partendo dalla diocesi di Roma, la diocesi del papa, come centro della Chiesa, per poi estenderlo a tutto il mondo. Il papa vuole iniziare da qui perché è il centro della cristianità.

Il 13 gennaio del 1952 il papa incoraggia Lombardi e Rotondi, ricevuti in udienza dopo una loro prolungata assenza dall’Italia, e li incarica di preparare il discorso che poi verrà ricordato come il Proclama per un Mondo Migliore. «Io sono pronto a leggerlo dal balcone, lo correggerò, se è necessario; toglierò, aggiungerò oppure lascerò tutto così com’è», gli dice il papa66.

66 R. Lombardi, Note manoscritte, Udienza di Pio XII, 13 gennaio 1952.

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Eravamo appena rientrati a Roma – racconta quell’udienza padre Rotondi – quando avemmo una conversazione molto lunga con Pio XII. Il Papa non nascondeva la sua gioia e ripeteva: «Qui c’è la mano di dio». Ma padre Lombardi insisteva nel ripetere: «È necessario rin-novare la Chiesa, riformarla, a tutti i livelli, tentare un’esperienza su scala nazionale…». Improvvisamente, e con accento deciso, Pio XII disse: «Facciamo una prima esperienza a Roma. Per prima cosa, Roma è una diocesi, ed io sono il suo vescovo; le difficoltà, forse prevedibili più che altrove, potranno essere superate più facilmente. E non solo; Roma è anche la capitale d’Italia. Inoltre è il centro di tutta la Chiesa. Qui risiede la Curia; e i superiori maggiori degli ordini e delle con-gregazioni religiose. È risaputo che da tutto il mondo si osserva quello che succede a Roma». Questa volta il Papa non accettò repliche: «Per Roma mi impegno io personalmente»67. Padre Lombardi ricorda quella udienza alla fine della sua vita

con maggiori dettagli: Avevo già deciso che, di mia iniziativa, non avrei più parlato al Papa a proposito della riforma della Chiesa, ma il 13 gennaio, fu moralmente lui che mi spinse a farlo. Andai per salutarlo, senza avere la minima idea di che cosa gli avrei parlato; e subito mi abbracciò: «Mi hanno scritto diversi nunzi e vescovi; molto, molto bene». La forza interiore che avevo sentito molte volte, cominciò a spingermi violentemente, e gli ripetei quello che in passato già gli avevo espresso, in varie occa-sioni: la necessità di una profonda riforma della Chiesa, perché così voleva il Signore… Nel dialogo che ne nacque, ad un certo momento il Papa si concentrò su Roma. disse che per quanto riguardava Ro-ma, non doveva chiedere consiglio a nessuno, come aveva fatto per le mie precedenti proposte, perché era lui il vescovo della diocesi. d’altro canto si avvicinavano le elezioni amministrative e questo, sotto certi aspetti, lo preoccupava. Mi domandò se ero disposto ad animare l’intero programma. Alla fine, concludendo, mi chiese di scrivere «il proclama» per lanciare subito quel programma. Nel mio intimo interpretai quel fatto come un primo passo verso il piano di

67 V. Rotondi, Una vita conquistata da Cristo, cit.

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rinnovamento generale della Chiesa e del mondo: era ciò che più ar-dentemente desideravo. Ma immediatamente intuii anche la difficoltà che veniva dall’iniziare tutto questo nell’ambito limitato di una sola città, qualunque essa fosse, necessariamente condizionata dall’insieme organico di una vita a livello nazionale. Per questo motivo appariva più che mai opportuna la mia reiterata proposta di rinnovare tutta la Chiesa o, almeno, una nazione. Ancor più, intuii immediatamente la specialissima difficoltà di Roma, con un’organizzazione cattolica così complessa. Salutando il Papa, prima di ritirarmi, in ginocchio, mi permisi di chiedergli un giorno di tempo per dargli la mia risposta definitiva. A casa, il mio rettore, P. Martegani, ascoltò attentamente e, con la sua abituale sobrietà, rispose: «Sono anni che lei parla del rinno-vamento della Chiesa voluto da dio; ora un Papa le dice che è disposto a cominciare da Roma, proprio con il progetto che lei proponeva e la incarica di iniziarlo; se ora lei si tira indietro, rinunci definitivamente a parlarne». Quella sera stessa feci sapere al Papa che ero pronto. Scrissi poi il proclama. Il testo che Pio XII pronunciò il 10 febbraio è molto diverso, ma vi riconosco chiaramente alcune frasi mie. Aspettando che il Papa parlasse passò un mese e ricordo che in uno di quei giorni venne da me Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato. disse che sapevano che il Papa stava preparando qualcosa di importante, da trasmettere via radio; sapevano anche che io ne ero al corrente, ma loro no, e mi domandava di che cosa si trattasse. Ritenevano inopportuno che il Papa parlasse pubblicamente senza consultarsi con il suo principale organo di governo. Naturalmente gli dissi che poteva domandarlo a Pio XII, dal momento che lo incontra-va un giorno sì e uno no per ragioni d’ufficio. Rispose: «Ma non dice niente!». «Allora è evidente che non posso dirglielo io!».

Il gesuita inizia a scrivere il testo di quello che dovrebbe esse-re il discorso del pontefice. Un discorso – il cui titolo ufficiale è Esortazione del Sommo Pontefice ai fedeli di Roma – che viene pronunciato da Pio XII la mattina del 10 febbraio del 1952 tramite la Radio Vaticana e che passa alla storia come il Proclama per un Mondo Migliore, in cui veniva affidato a padre Lombardi il com-pito arduo di iniziare e animare una esperienza di rinnovamento

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dentro la Chiesa e che doveva servire da modello per la costruzione appunto di un «mondo migliore»68.

del contenuto di quel discorso, come abbiamo visto, non sapeva niente nessuno, nemmeno i principali collaboratori, dal Sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Montini, al Cardinale Vicario di Roma, Clemente Micara. Solo Lombardi ne era stato informato cinque giorni prima.

Ad ascoltare Pio XII alla Radio Vaticana quel giorno c’era mezza città di Roma. Gruppi organizzati si erano sintonizzati in chiese ma anche in altri luoghi pubblici della città69.

Inizialmente il discorso di papa Pacelli sembra essere condiviso da tutti. Per padre Lombardi quel discorso cambierà di fatto tutta la sua vita. Ne nascerà, infatti, un movimento di rinnovamento nella Chiesa, il cui nome è stato scelto dal papa stesso: Movimento per un Mondo Migliore. Ne parleremo più avanti.

68 Cf E. Caruso - R. Iaria, Padre Riccardo Lombardi, cit.69 In appendice è pubblicato un ampio estratto del testo del Proclama, che il Servizio di Animazione Comunitaria considera l’atto di fondazione del Movimento per un Mondo Migliore.

Padre Lombardi e Pio XII nel 1957 al Centro Internazionale per un Mondo Migliore con un gruppo di operai, in occasione di uno dei tanti corsi orga-nizzati per categorie.

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«Quando alle 11 del mattino di ieri il Papa si è rivolto via radio alla sua città – le chiese stipate di fedeli, oltre che tante famiglie, stavano in ascolto – ho sentito un’impressione profonda: così si costruisce la storia», dice Lombardi al quotidiano «Il Tempo», il giorno successivo. «Egli ha invitato solennemente Roma a iniziare una revisione completa, sistematica e stabile della sua vita cristia-na, per diventare esempio per tutta la Chiesa nella realizzazione di un mondo migliore».

Un mondo sta morendo: nella sofferenza di tanti, nelle lotte di classi e di popoli, nell’incapacità di organizzare la pace; ancor più sta morendo nelle coscienze insoddisfatte, disorientate, scoraggiate, amareggiate. È «il letargo dello spirito, l’anemia della volontà, la freddezza dei cuori» quello di cui parla il Papa… E tuttavia bisogna reagire, è il mondo inte-ro che bisogna ricostruire fin dalle sue fondamenta. Non so quanti, fra i grandi di oggi, hanno il coraggio di parlare in questo modo: grandi che confidano nelle formule marxiste o si irrigidiscono contro di esse con atteggiamenti ancora più retrivi, e non sentono abbastanza fortemente questa terribile verità. Ma chi potrà ispirare una tale ricostruzione? Milioni di uomini invocano un cambiamento di direzione e guardano alla Chiesa di Cristo come all’unico valido timoniere!70.

Un proclama, quello di Pio XII, che viene, il giorno dopo, spie-gato da padre Lombardi nell’Auditorio Pio di Roma. Un avveni-mento che «non potrò mai dimenticare», dirà:

cardinali, arcivescovi, quasi tutta la Curia romana: di molti dei quali conoscevo la freddezza nei miei riguardi; c’erano anche il sindaco di Roma e altre autorità. Parlai di Roma, ma allargai il discorso anche alla problematica e al progetto per il mondo intero.

Sono giorni intensi per il gesuita. «L’Osservatore Romano» scrive che

mai come ieri l’aula dell’Auditorium del Palazzo Pio ci è sembrata così adatta per commemorazioni memorabili della vita cattolica: era

70 R. Lombardi, «Il Tempo», 11 febbraio 1952.

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stracolma e dava l’impressione di una moltitudine attentissima. Una tale partecipazione, così imponente, è stata certo degna del primo discorso di padre Lombardi appena rientrato dall’America, nel suo commento alla «Esortazione pontificia ai fedeli di Roma».dato il carattere della celebrazione del 23° anniversario della «Conci-liazione», erano presenti moltissime personalità ecclesiastiche e civili. Si notavano in prima fila i cardinali Micara, Pizzardo, come pure mon-signor Montini, monsignor Traglia, il professor Gedda (presidente dell’Azione Cattolica Italiana), l’avvocato Veronese ed altri. Nel suo discorso, proseguiva il quotidiano, padre Lombardiha distinto tre «Rome» in tre grandi momenti della storia: la Roma pagana, la cui missione fu di creare la maggiore unità spirituale fra i popoli del mondo antico, infondendo loro i maestosi principi del diritto e attirandoli così alla vita civilizzata. Venne poi la Roma delle catacombe la cui missione fu di iniziare a cercare l’unità spirituale di tutti i popoli… Attualmente la materia e lo spirito si trovano separati e non si riesce a vedere come potrebbero unificarsi le forze per il bene di tutti: potrebbe essere questa la missione della terza Roma. Il tema dominante dell’esposizione e l’ultima parte del discorso fu

l’Esortazione che il papa aveva lanciato alla sua diocesi di Roma:I romani non possono mancare all’appello; devono unire tutte le loro forze per una revisione sistematica della loro vita religiosa, senza trala-sciare alcuno dei campi nei quali la religiosità deve influire. dall’esem-pio di Roma rinnovata dovranno apprendere il cammino altre città, altri paesi e, un giorno, forse, il mondo intero71.

Nacque così la «Missione di Roma»: con tutta una serie di ini-ziative di padre Lombardi – di cui si trova traccia negli Archivi del Movimento per un Mondo Migliore – che andò avanti intrepido pieno di audacia, promuovendo il rinnovamento collettivo della diocesi del papa, fortemente appoggiato dallo stesso Pio XII e

71 La missione di Roma nel discorso di padre Lombardi, Conferenza di padre Lom-bardi nell’Auditorium del Palazzo Pio, trasmessa dalla Radio Vaticana, «L’Osser-vatore Romano», 13 febbraio 1952.

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convinto che fosse «il momento di scuotere la Chiesa per svegliarla dal funesto letargo».

Il contesto storico-sociale, che viveva allora la Chiesa di Roma, avrebbe dato un colore e un calore speciali alla vigorosa predica-zione del gesuita, secondo le direttive e l’impulso espliciti dello stesso pontefice.

A poco più di un mese dal Proclama, si celebrò «La Settimana della Fede» in tutte le parrocchie di Roma.

«I sacerdoti di Roma e dei dicasteri ecclesiastici (i sacerdoti di Roma sono 7.000) riaffermano la loro collaborazione per un più fecondo apostolato nell’Urbe», scrive «L’Osservatore Romano». «Il Cardinale Vicario espone in un discorso programmatico la situazio-ne religiosa della periferia in relazione all’incremento urbanistico degli ultimi anni». La Settimana della Fede celebrata nelle parroc-chie con «affollata e calorosa partecipazione, durante la quale si è ascoltata la predicazione dei missionari su temi generali e partico-lari a seconda delle categorie, si è conclusa ieri, domenica, in Piazza S. Pietro con una moltitudine che la colmava»72. La maggior parte dei giornali italiani si espressero più o meno allo stesso modo.

Risonanza anche sulle testate estere. Per Lombardi quando si scriverà la storia di Pio XII non si potrà non mettere in particolare rilievo quella data. Scrive in un articolo:

È il Papa stesso ad attribuirsela; fin dall’inizio diede e continua a dare a questa circostanza un rilievo che non ha dato a nessun altro evento della sua vita, eccetto la sua elevazione al Pontificato Romano. «Come accettammo un giorno ormai lontano, perché così dio volle, la pesante croce del Pontificato, così noi ora ci sottoponiamo all’arduo lavoro di essere, per quanto lo permettano le nostre deboli forze, araldo di un mondo migliore, voluto da dio». Paragone di date che ci fa riflettere: la data in cui si proclamò araldo di un mondo diverso, migliore, più bello, con il giorno in cui accettò di essere Papa. Questa importanza at-

72 «L’Osservatore Romano», Dopo il messaggio del Santo Padre ai romani, 31 marzo e 1° aprile 1952.

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tribuita all’esortazione del 10 febbraio non sorprende, e probabilmente sorprenderà sempre meno, man mano che il tempo si incaricherà di documentare la fecondità di quella chiamata. Egli, infatti, ha aperto un nuovo periodo della storia per la Chiesa, e quindi per l’umanità.Che questo desiderio del Papa – conclude Lombardi – non sia lontano dal divenire realtà, sembrano affermarlo le parole che Pio XII ha pro-nunciato il 19 marzo scorso: «Gira per il mondo una voce di rinnova-mento: volete ascoltarla? Volete farla vostra? Volete farla giungere ad altri perché diventi il grido della gioventù d’Italia, della gioventù del mondo?… Fate vostra la nostra speranza e dite a tutti che siamo in una primavera della storia…» Nessuno può negare che Pio XII debba assumere nella storia il nome di Pontefice del Mondo Migliore! Il 26 agosto, con una lettera autografa, Pio XII ha fondato il nostro Gruppo Promotore: per un Mondo Migliore, direi per quel Mondo Migliore73.

Il progetto invece lentamente, nella Curia romana, viene meno. Se ne rende conto dapprima lo stesso Lombardi e poi anche il papa, fino anche ad uno scontro tra i due che amareggia entrambi. Lom-bardi, infatti, sente di essere caduto in disgrazia, ma suor Pasca-lina, che non nasconde le opposizioni della Curia verso il gesuita, racconta a Rotondi che Lombardi non è in disgrazia. Il papa resta convinto del progetto nonostante le opposizioni e lo si capisce dal suo discorso al gruppo degli uomini di Azione Cattolica nel corso di un incontro in piazza San Pietro, alla presenza di 250.000 persone, durante il quale afferma che nel mondo c’è una attesa di un «cambiamento di rotta». Milioni di persone «guardano» alla Chiesa come «valida ed unica timoniera» di questo cambiamento, afferma il papa, chiedendo a tutti di fare la loro parte. Sono parole, queste, che riempiono di consolazione padre Lombardi74. Qualche giorno dopo, il 16 ottobre, Lombardi ha la possibilità di incontrare nuovamente papa Pacelli al termine di alcuni giorni di predicazio-ni che il gesuita ha tenuto ad un gruppo di professionisti.

73 R. Lombardi, Pio XII e il Mondo Migliore, Articolo inviato alla rivista «Brújula», Uruguay, maggio 1954.74 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.

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L’appello del 10 febbraio 1952 porta Lombardi a un tour in tutta Italia con frutti che il gesuita considera importanti come un risveglio delle coscienze, conversioni, eccetera, a partire proprio dalle città di alcune regioni (Emilia Romagna, Umbria) dove era forte la presenza dei comunisti. dall’ottobre 1952 al febbraio suc-cessivo il gesuita è a Bologna su invito del cardinal Lercaro, che secondo Lombardi può essere il successore di Pio XII. Bologna è la prima diocesi che fa l’esperienza della Missione del Movimento per un Mondo Migliore. La «Crociata» di Bologna, «la capitale della rivolta della santità contro il demonio» è molto ben vista da papa Pacelli: lo stesso Lercaro ne parla nel corso di una riunione di tutti i vescovi italiani, l’8 febbraio del 1953.

L’arcivescovo di Bologna successivamente cambia, in un certo senso, idea convinto, spiega Zizola, che «il genere di missione per una Chiesa come la sua debba essere più intenso e spirituale che di massa» e indica come esempio quello della Pro Civitate Christiana di Assisi. Questo delude Lombardi, che però si convince sempre di più di una idea che da tempo era nella sua mente: un progetto organico del Movimento per un Mondo Migliore, «alle immediate dipendenze del papa». Non quindi una nuova congregazione o istituto, ma un gruppo intervocazionale e internazionale di «volon-tari», che prestano la loro opera perché il Gruppo possa compiere la sua funzione, quella di animare la Chiesa spianando la strada verso un cambiamento. Lombardi parla di sacerdoti, religiosi, laici scelti come animatori di questo progetto, sottolineando che la loro partecipazione al Movimento non deve comportare l’abbandono delle proprie organizzazioni e può non essere perpetua perché dura fino a quando il papa non autorizza il membro a ritornare nella propria organizzazione di appartenenza.

Queste persone, spiega Lombardi, fanno «voto speciale di ub-bidire al Papa completamente, in tutto ciò che sarà loro affidato secondo gli scopi dell’istituzione». Un progetto, quello del Movi-mento, osteggiato però dal superiore di padre Lombardi, il «papa nero» dei gesuiti, padre Janssens, che in altre occasioni aveva

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appoggiato le idee del religioso. Lombardi lo scavalca e presenta il progetto direttamente al papa al quale, tramite padre Rotondi e suor Pascalina, fa recapitare un promemoria nel quale afferma che il Movimento non può attingere, per raggiungere i suoi scopi, solo alla Compagnia di Gesù, ma deve coinvolgere diversi ordini, congregazioni religiose ma anche diocesi. Per questo c’è bisogno che il papa lo autorizzi a contattare superiori generali e vescovi per chiedere questa disponibilità. Pacelli chiede il parere al superiore dei gesuiti che Lombardi aveva scavalcato perché non disponibile. Questa sua non disponibilità Janssens la mette per iscritto rispon-dendo al pontefice. Pio XII però è convinto dell’iniziativa e chiede che sia la Segreteria di Stato a scrivere una lettera a tutti, dando così la sua approvazione. La lettera viene firmata dal prosegretario Montini e porta la data del 23 maggio.

«I consolanti progressi – si legge nella missiva – ai quali è ormai largamente avviato detto Movimento, sono tornati di particolare conforto al Santo Padre, che in ciò ha visto la lodevole sollecitudine dei Pastori di anime, per quel rinnovamento della vita cristiana, a cui Egli ha chiamato con sì urgente appello tutti i suoi figli». Il papa approva l’iniziativa progettata da padre Lombardi per «il reclutamento di nuovi elementi che possono coadiuvarla in tale attività» e lo invita per questo a prendere contatti con i superiori generali degli ordini religiosi e con i vescovi.

La pubblicazione e diffusione della lettera viene però bloccata dal superiore di Lombardi. È una cosa che fa molto male al gesuita, che ha «l’impressione di essere come un morto», come scrive durante l’estate mentre è a Varese per gli esercizi spirituali pensando anche ad un suo ritiro75. Qualche tempo dopo, parlando con il principe Carlo Pacelli, ritorna sul progetto, senza però fare a meno di avver-tire che il papa è stato costretto a rinunciare: il papa «si è lanciato ma il cerchio intorno a lui ha voluto far morire tutto», dice.

75 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.

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XIII

I primi passi del Movimento per un Mondo Migliore

In vista dell’anno mariano del 1954 Lombardi torna alla carica proponendo una serie di missioni popolari per tutto il Paese con la consegna di rosari alle famiglie e la predicazione anche nelle case e negli ambienti di vita sociale e lavorativa, oltre a un «esecutivo di vescovi per promuovere il movimento nelle diocesi».

Il 18 agosto di quell’anno muore la mamma, Emma Vallauri. Un mese dopo Lombardi è in Brasile per un giro di predicazioni che si allarga anche ad altri paesi dell’America Latina, dove insiste molto sui problemi sociali che toccano quelle terre, dall’abbandono dei bambini all’estrema povertà.

Al ritorno da quel viaggio Lombardi approfitta per una tappa in Portogallo e per un pellegrinaggio a Fatima, un luogo signifi-cativo e importante dove circa quarant’anni prima si era rivelata la presenza di dio attraverso l’apparizione della Madonna a tre pastorelli. A Fatima incontra l’unica veggente ancora vivente, suor Lucia dos Santos, morta il 13 febbraio del 2005. La suora aveva die-ci anni quando il 13 maggio 1917, insieme a due cugini – Francisco e Giacinta Marto, beatificati nel 2000 da Giovanni Paolo II – vide la «signora vestita di bianco»76.

Padre Lombardi incontra suor Lucia nel parlatorio del convento carmelitano di Coimbra. I due religiosi incentrano la loro conver-sazione sul futuro della Chiesa.

76 Per suor Lucia papa Benedetto XVI ha autorizzato l’inizio della causa di beati-ficazione nel febbraio 2008, derogando la regola che prevede l’inizio delle cause dopo cinque anni dalla morte del candidato.

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Non ha letto nulla su di me – scrive Lombardi nel suo Diario raccon-tando quell’incontro – ma ha sentito varie persone parlare della mia predicazione. Crede che dio voglia che si continui questo lavoro di riforma della Chiesa, ma cominciando dalla riforma del clero: solo così si potrà arrivare al popolo. Lombardi e suor Lucia hanno parlato anche della mancanza di

vocazioni ma – secondo la religiosa – il problema non è che sono pochi i sacerdoti, ma che piuttosto non sono come dovrebbero essere. In questo caso, pochi potrebbero fare molto più di molti. Come il popolo seguirebbe il clero, così questo seguirebbe una riforma proposta da Roma. È naturale che ci siano lotte contro di me, ma non devo temere.Gesù lo predisse chiaramente ai suoi. devo evitare di dire imprudenze a chi occupa posti alti. dobbiamo fare osservazioni all’autorità, ma nel modo che ci compete come sudditi; dobbiamo fare per prudenza, per virtù, quello che altri farebbero per politica: altrimenti non si ottiene nulla.«Lei ha il papa con sé – gli dice suor Lucia – non importa se gli

altri sono contrari, ma deve agire con prudenza». La religiosa sot-tolinea che è necessaria la riforma della Chiesa perché è in gioco «la salvezza di molti, anche di anime consacrate»77.

Ritornato in Italia, padre Lombardi pubblica il volume Pio XII per un Mondo Migliore che, mandato a papa Pacelli in bozza, viene approvato con alcune correzioni. In questo periodo propone al «papa nero» dei gesuiti la possibilità di costituire una sede propria del Movimento, perché avverte ormai la necessità di una certa autonomia del Movimento rispetto alla Compagnia di Gesù. L’ini-ziativa viene approvata e trova l’aiuto di alcuni benefattori che costituiscono a questo scopo l’Associazione Maria Mediatrice78. La nuova sede, presa in affitto, è un villino di quindici stanze in via Panama a Roma. Ma anche questa diventa presto piccola per le

77 Il resoconto si trova nei Diari di Lombardi alla data 18 ottobre 1953.78 Cf G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.

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attività del Movimento. da qui la richiesta ai gesuiti della sede del Collegio di Mondragone, ormai abbandonato, che gli viene imme-diatamente concesso. Lombardi, insieme ai suoi collaboratori, fa ingresso nella nuova sede l’11 gennaio 1954. Qui vengono svolti gli Esercizi e nascono le Esercitazioni per un Mondo Migliore, che si prefiggono una riforma delle coscienze per il rinnovamento della società. «Se riusciremo a trovare moltitudini che vogliono permanentemente lavorare per la costruzione del mondo come lo vuole Gesù il mondo sarà rinnovato». Migliaia sono i sacer-doti, i vescovi e i laici, oltre a interi episcopati, che partecipano alle Esercitazioni. I corsi si moltiplicheranno a migliaia in tutta la Chiesa, prima e durante il Concilio Vaticano II, in Italia e nei cinque continenti.

Spiega padre Juan Bautista Cappellaro, che sarà uno dei succes-sori di Lombardi alla guida del Gruppo da lui fondato:

dalla sua predicazione padre Lombardi ebbe l’ispirazione di dar for-ma a degli «esercizi spirituali comunitari» che mettessero i cristiani di fronte alle sfide sociali del Vangelo. I cattolici, al modo delle eser-citazioni militari, in coerenza con il piano comunitario di salvezza universale nell’unità, dovevano esercitarsi insieme, anzitutto a vivere l’universale vocazione all’unità/santità, e conseguentemente a operare unitariamente per il rinnovamento della Chiesa. Solo così il mondo avrebbe potuto riconoscere Gesù come Figlio di dio. Perciò egli chiamò questo nuovo tipo di esercizi spirituali «Esercitazioni per un Mondo Migliore», con un sottotitolo: «Esercizi spirituali della comu-nità cristiana». La sua intenzione era di offrire qualcosa di analogo agli esercizi spirituali di S. Ignazio, ma in senso comunitario79. Continua padre Cappellaro:[Le Esercitazioni] divennero lo strumento chiave per immettere nella Chiesa una rinnovata mentalità comunitaria e per formare una coscien-

79 Servizio di Animazione Comunitaria, Spiritualità di comunione. Un’esperienza, una teologia, una pastorale, a cura di J.B. Cappellaro, Edizioni dehoniane, Bolo-gna, 2008.

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za collettiva di disponibilità al bene comune della Chiesa, per renderla strumento adeguato ed efficace per il rinnovamento del mondo80.

diceva Lombardi:ho girato l’Occidente e ho visto che la società liberale è decrepita. ho visto centinaia di bambini nella periferia di Santiago del Cile abbandonati nudi alla fame e gente a Città del Messico che fa i turni per scavare negli immondezzai per trovare di che mangiare. Questa è la civiltà che abbiamo saputo organizzare? L’Occidente è orrendo. La nostra generazione, che aveva liberato l’uomo da dio, per creare il se-colo degli uomini, è ridotta a constatare questo spaventoso spettacolo: due bandiere fallite, quella del capitalismo e quella del comunismo, che si contendono il mondo fino a prepararsi alla guerra distruttiva, la guerra che può segnare la fine del mondo. E la nostra generazione assiste fremendo a queste cose, senza poter far nulla. Ma ecco che un gruppo di volenterosi ha deciso di far crollare un mondo del genere. Qualcosa sta crescendo, c’è una aspettativa che si dilata: si sta aspettan-do una nuova società. Questo mondo moderno che ritrova la fame di dio vuole allo stesso tempo una società diversa. Esso pone il problema sociale come problema teologico81.

Le Esercitazioni riscuotono sin dall’inizio un ottimo successo. Molti sono i messaggi che arrivano a Lombardi, anche dal Vatica-no, da parte di cardinali e vescovi che hanno permesso ai propri sacerdoti di partecipare. Anche Pio XII si mostra entusiasta: parla del Movimento Mondo Migliore come un movimento «voluto dalla divina Provvidenza» e dei due promotori – Lombardi e Rotondi – come «due grandi apostoli»: a loro «si deve l’azione di rinnovamento del mondo».

80 «Come si capì più tardi – osserva padre Cappellaro nello stesso testo – le Esercitazioni non rappresentavano solo un’esperienza di crescita personale analoga a quella degli esercizi spirituali, ma attivavano un “dinamismo” della Chiesa, per il rinnovamento del mondo. Le Esercitazioni divennero perciò il senso e la ragione di vita del Gruppo e della sua azione apostolica».81 Cf G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.

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Ai due gesuiti (Lombardi e Rotondi) e al sacerdote di Lucca, don Casali, si aggiungono ora l’altro gesuita padre Antonino Gliozzo, e gli scolopi padre Angelo Sapa e padre Vincenzo Tomek.

Intanto Lombardi inizia a pensare a un ramo femminile del Movimento e a una struttura più ampia e meglio definita, mentre il gruppo si accresce con l’entrata di sempre nuovi sacerdoti, di qualche suora e anche dei primi laici. Tra questi il professor Enri-co Medi. La prima donna laica del gruppo fu Teresa Municchi, a lungo poi insegnante di religione al liceo Visconti, come ricorda Mario Berti che fu suo allievo.

Il movimento si allarga, i corsi vanno bene a Mondragone ma anche a Roma, dove Lombardi prende in affitto alcune stanze di Palazzo Altieri, e nello stesso tempo pensa a una struttura più ampia. Si presenta un’occasione su iniziativa dell’Unione Uomini dell’Azione Cattolica, guidata dall’allora monsignor Fiorenzo An-gelini, che finanzia la costruzione di una grande sede nel comune di Rocca di Papa.

«Fu Pio XII personalmente – riferisce il cardinal Angelini in uno scritto inviato all’autore – che mi fece conoscere il suo vivo desiderio al riguardo e per questo, con l’Unione Uomini di Azio-ne Cattolica, presi l’iniziativa della costruzione. Il terreno che si voleva destinato al Centro Internazionale per un Mondo Migliore era sulla via dei Laghi, di fronte a Castel Gandolfo, dall’altra parte del lago di Albano. Era l’anno 1954».

«Il movimento avanza irresistibilmente – dice Lombardi – con l’aiuto delle anime docili allo Spirito Santo, superando ogni umana progettazione». I lavori vanno veloci e il centro viene inaugurato l’8 novembre 1956 da Pio XII. La solenne inaugurazione – ricorda ancora il cardinal Angelini – avvenne con la presenza del papa: un evento eccezionale per quel tempo.

Un mese dopo Lombardi scriverà:

La casa è nata da un atto di fede: che Gesù voglia il Mondo Migliore. Si è verificato il miracolo. Mamma [la Madonna] e Gesù, questa casa

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è vostra, interamente vostra. L’avete fatta voi per miracolo. da parte nostra c’è il vuoto, la pura attesa, come i bambini che sanno che la Mamma pensa a tutto per loro. Noi abbiamo avuto fede che voi volete un Mondo Migliore, una salvezza più diffusa nell’umanità, una unità più viva fra noi tutti… Vi dono ancora una volta la vita senza riserve: la mia e quelle di tutto il gruppo. Vogliamo vivere alla vostra dipendenza a ogni istante, fino alla morte, senza nessuna riserva82.

Nasce così il Centro Internazionale del Movimento per un Mon-do Migliore, con una dozzina di sacerdoti e religiosi appartenenti a diversi ordini e congregazioni, coadiuvati da un piccolo gruppo di religiose e di laici, che promosse per decenni le Esercitazioni per un Mondo Migliore nella storica sede di Rocca di Papa e ne organizzò la diffusione in una cinquantina di nazioni del mondo.

In alcuni Paesi furono acquistate nelle forme più varie – asso-ciazioni religiose, ma anche culturali create ad hoc – case intito-late al Mondo Migliore per tenervi le Esercitazioni. Lombardi nel frattempo è impegnato a far riconoscere direttamente dal papa la sua opera come «opera pontificia», e pensa alla redazione di una apposita costituzione apostolica. Era infatti convinto che con l’espansione del Movimento nel mondo occorresse un formale ri-conoscimento, per i cardinali e vescovi che si rivolgevano al gruppo per inviare sacerdoti e religiosi ai corsi di formazione.

In questo periodo inizia anche una profonda amicizia con i Focolari di Chiara Lubich83. Lombardi è convinto che i due movi-menti si possono fondere. Una proposta che trova molti contrari in Curia, anche perché in quegli stessi anni l’esperienza della Lubich era sotto osservazione dell’allora Sant’Uffizio. Lombardi ne parla anche al papa, mentre tiene un corso per i responsabili dei Focolari provenienti da ogni parte d’Italia.

82 R. Lombardi, Diario, 9 dicembre 1956.83 Sulla collaborazione tra padre Lombardi e Chiara Lubich, si veda in Appendice il testo della relazione di don Giorgio Marchetti, del Movimento dei Focolari, pronunciata il 28 marzo 2008 in occasione del Centenario della nascita di padre Lombardi.

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Accantonato il progetto di fusione con il Movimento dei Foco-lari, dopo la pronuncia in contrario sia del superiore dei gesuiti sia dell’arcivescovo di Trento, diocesi di origine del Movimento, padre Lombardi non mette da parte l’idea di un documento pontificio che riconosca il Movimento da lui fondato e prepara una bozza che fa recapitare a Pio XII.

Papa Pacelli non aveva fatto mancare segnali pubblici di rico-noscimento del Movimento per un Mondo Migliore, ma non con-cordava sulla possibilità di un organismo alle dirette dipendenze dal papa, come Lombardi proponeva per superare la difficoltà della dipendenza dei membri religiosi dai rispettivi superiori e dei sacerdoti dai loro vescovi. C’era poi il problema insormontabile della comunanza di vita tra sacerdoti, religiosi e laici, di fatto ne-cessaria per la vita di un gruppo sui generis come quello che stava nascendo.

Con Pio XII è il primo Gruppo Promotore del Movimento per un Mondo Migliore. Da sinistra, in piedi: don Bellido, don Casali, padre Sapa, padre Lombardi, don Cipriano CalderÓn, padre Gliozzo e un religioso spagnolo; in ginocchio: padre Arroyo e padre Rotondi.

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XIV

Lombardi e Pio XII

Quando Pio XII si ammala, a Castel Gandolfo, Lombardi è nella casa di Rocca di Papa. Tra lui e il papa c’è solo il lago: dall’ingresso della casa del Mondo Migliore si vede stagliarsi contro il cielo la sa-goma della villa pontificia e dell’osservatorio astronomico. Appresa la notizia della malattia del papa, Lombardi si reca a Castel Gandolfo ed entra direttamente nella stanza dove papa Pacelli è morente. Si avvicina al letto, si inginocchia e comincia a recitare il Rosario.

Era l’ultima sera della sua vita – scriverà Lombardi in un capitolo dei suoi Ricordi –. Tutto il giorno la radio aveva ripetuto che lo stato di salute del Papa era stazionario, ma gravissimo… Alle 8 [di sera] pensai che dovevo andare per l’ultima volta a pregare accanto a lui. Al mo-mento si trovava a Castel Gandolfo e io ero al Centro Internazionale: si trattava in pratica di 10 minuti d’auto. Entrai nella nostra sala da pranzo dove tutti erano già seduti per la cena. Un impulso interiore, improvvisamente, mi faceva sentire che dovevo andare a pregare in piazza per il Papa e stargli vicino per l’ultima volta.

Improvvisamente – ricorda – un sacerdote focolarino si offrì di accompagnarlo in auto. Nella piazza di Castel Gandolfo c’era un gruppo che aspettava di avere notizie: circa 300 persone. Le teneva a distanza un cordone di carabinieri, mentre sul portone c’erano tre guardie svizzere con le loro divise multicolori. Appena padre Lombardi scese dall’auto, inaspettatamente, una voce si rivolse ai carabinieri perché gli facessero il saluto militare.

Rimasi incerto sul da fare, perché sinceramente ero solo andato per pregare in piazza – racconta Lombardi–. Mi sentii moralmente obbli-

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gato a oltrepassare il cordone di carabinieri che rimanevano fermi in atteggiamento di saluto: non sapevo quello che facevo. Le tre guardie svizzere fecero anche loro il saluto militare ed io, spinto dalla stessa forza, oltrepassai il portone. Il portiere mi conosceva e pensò che portavo qualcosa di importante per il Papa.

Subito dopo incontrò l’autista del papa che piangeva in una sa-letta da pranzo. Quello pensò che padre Lombardi «voleva di certo visitare il Papa moribondo». Lo accompagnò al piano del Papa.

Padre Lombardi continua il suo racconto:Io non avevo detto neppure una parola. Uscendo dall’ascensore, in-contrai Carlo Pacelli [fratello di Pio XII], che mi diede la mano senza dire una parola.Su un attaccapanni c’era il cappello del cardinale Tisserant. Non co-noscevo quel piano ed uscii dall’ascensore con incertezza e allo stesso tempo con sorpresa. Mi misi a camminare e tutto era vuoto come è vuoto il Vaticano quando muore il Papa. Attraversai alcune sale. Infi-ne incontrai un sacerdote che pregava il breviario: era mons. Tardini. Poi, un’altra sala vuota: in quel momento si aprì una porta sul fondo, uscì un uomo, mi guardò e si diresse vivacemente verso di me. Era mons. Nasalli Rocca, poi cardinale, che mi disse con voce commossa: «Oh, padre Lombardi, il Papa muore. Venga». Mi trovai così di fatto nella stanza del Papa morente, che respirava con l’aiuto di una bombo-la d’ossigeno. Improvvisamente mi ricordai che avevo sempre creduto di poterlo incontrare ancora una volta prima della morte.Mi inginocchiai davanti al suo letto e recitai il rosario. Ad un certo punto un dottore disse: 40,3. Era la febbre. Aveva 200 pulsazioni. Quando terminai il rosario, mi alzai per andarmene. Nessuno avrebbe potuto impormelo – erano tutti uguali in quella scena – ma mi sem-brava di non meritare di star lì in quel momento supremo del Papa. Poi sarebbe stata pubblicata la cronaca, e perché io mi trovavo lì? Mi alzai, mi rivolsi a suor Pasqualina per dirle che me ne andavo e lei mi disse di dare un’assoluzione al Papa. Prese poi dal comodino un fazzoletto, che ancora conservo, con le iniziali di Pio XII. Lo passò sul volto del Papa madido di sudore per la febbre, e me lo diede.

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Al Centro Internazionale le religiose del Gruppo Promotore passeggiavano recitando il rosario per il Papa e ascoltarono mera-vigliate quello che era successo. «E perché non si è fermato?». «Mi è sembrato di non esserne degno». dice ancora Lombardi:

Fu tutto come in sogno. Non ne persi un istante. Se il Papa mi avesse voluto con lui, nella sua stanza, in quel momento, di certo non avrebbe potuto organizzare meglio l’incontro. Tutto accadde senza una sola parola da parte mia, fino ad arrivare nella stanza del Papa.

Il Papa muore nella notte. L’annuncio via radio arriva alle 3,57.La visita di ieri – scrive Lombardi nel Diario di quel giorno – mi è sem-brata una chiamata di Maria, la Madre. Oh, se avessi potuto entrare ancora una volta, come ieri, nella sua stanza, ma trovarlo sorridente per un nuovo dialogo! Almeno ho potuto visitarlo ancora liberamente, come un figlio. Non mi ha riconosciuto. Gli ho dato l’assoluzione!

Successivamente il gesuita parlerà della sua relazione con Pio XII, una relazione intensa, ma non priva di tensioni.

Nelle mie udienze con lui, Pio XII – ricorda Lombardi – era solito alzarsi per accogliermi e alla fine, dopo che avevo ricevuto in ginoc-chio la sua benedizione, mi accomiatava affettuosamente. Riconosco che sono stato molto forte con lui, a volte anche violento, talora fino al punto di alzare la voce. L’idea del rinnovamento necessario nella Chiesa era così scolpita nel mio cuore che non mi sono mai trattenuto nell’esprimere quello che mi sembrava dover dire. E lui ascoltava, a volte interrompeva con una breve osservazione, qualche volta piena di umorismo; non si offese mai. In quelle circostanze, il Papa esercitava virtù che ora mi sembrano eroiche.

Mi rimangono fissi nella memoria – spiega ancora Lombardi – i giorni in cui gli parlavo della necessità di rinnovare tante cose nella Chiesa, perché dio lo voleva: formazione dei sacerdoti, educazione e valorizzazione dei nostri laici, impiego strategico dei religiosi, pro-mozione umana delle religiose… Una volta fui talmente lungo e forte che provai il bisogno di inginocchiarmi ai suoi piedi per domandargli quale spirito mi guidava: preferivo tacere per sempre piuttosto che ingannare una sola persona. Gli dissi: «Predico il bisogno della riforma

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della Chiesa! Faccio bene? Che spirito mi guida? Preferisco tacere per sempre, piuttosto che ingannare una sola persona». La sua risposta fu: «Le ho già detto che tutto è inspiegabile nella sua vita, che è una serie ininterrotta di miracoli, che posso dire di più?». Mi alzai e proseguii, in tono ben diverso, che se era dio che mi guidava, allora ero costretto a dirgli che dovevano cambiare tante cose, anche attorno a lui. Il Papa, dubbioso in un momento simile, disse: «Che cosa devo cambiare? Questo tavolo?». «No, c’è altro da cambiare; questo è secondario; oc-corre cambiare persone, mentalità…». Il Papa non si offese, continuò a ricevermi per anni con la solita cordialità.Un giorno del 1948 mi disse di scrivergli come credevo che dio volesse la Chiesa. Gli scrissi, ma dopo quella lettera vi fu un grande cambia-mento nei miei riguardi da parte di una persona a lui molto vicina. [Padre Rotondi] fece da intermediario durante tutto quel periodo. Pio XII si informava di me, di quello che facevo e pensavo, ma preferì non incontrarmi in privato. Promise di non parlarne con nessuno e mi risulta che non fece ad alcuno questa confidenza. Un giorno in pub-blico – ero all’udienza con un gruppo di sacerdoti – mi baciò in volto quattro volte all’inizio e alla fine dell’udienza, e incoraggiò i sacerdoti ad ascoltarmi e ad imparare da me perché ero un buon «maestro». Soffrii molto per quell’allontanamento. Soffrii per i progetti che non potevo più proporgli. Nonostante ciò avevo in cuore una convinzione, direi una certezza: che prima della sua morte sarei stato ancora una volta in camera sua, perché quello che aveva interrotto quel rapporto mi sembrava ingiusto, quasi un’opera del maligno.

E, come abbiamo visto, poche ore prima della morte del ponte-fice, padre Lombardi era nella sua stanza.

Uno dei progetti che Lombardi avrebbe voluto presentare a Pio XII fu quello di un’esposizione permanente della Chiesa Viva, da realizzare in un edificio nel quartiere Eur di Roma. Spiegava Lombardi:

Mi angustiava l’idea di una Roma dove venivano periodicamente tutti i vescovi del mondo, innumerevoli sacerdoti e fedeli laici ai quali si facevano visitare le catacombe e tanti monumenti del passato e così poco della Chiesa di oggi. Una Chiesa viva ed operante! Progettavo

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concretamente una grande sala dedicata all’azione missionaria, un’al-tra all’educazione della gioventù e alle scuole, un’altra all’università, un’altra agli ospedali, l’Azione Cattolica, gli istituti religiosi maschili e femminili, i libri, la stampa, ecc. Ci sarebbe stato posto per tutto. Nel progetto non mancavano gli enti cui affidare l’installazione e la documentazione di ogni settore.

Entrare in contatto con la «Chiesa viva» del luogo è oggi un appuntamento essenziale nella programmazione di ogni pellegri-naggio, ma un’idea del genere non rientrava affatto nella menta-lità dell’epoca. Anche questo fu, tra i tanti di padre Lombardi, un progetto destinato a rimanere nel cassetto.

Padre Lombardi con Giovanni XXIII in una udienza con i partecipanti a uno dei molti «corsi lunghi» che si tenevano al Centro Internazionale per un Mondo Migliore. Duravano da tre a sei mesi.

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XV

Lombardi e Giovanni XXIII

A papa Pacelli succede il Patriarca di Venezia, Angelo Giuseppe Roncalli. È il 28 ottobre del 1958. La notizia non è accolta benevol-mente dal gesuita che ricorda di averlo trovato, nelle occasioni di incontro, un uomo di «buon senso e grande onestà» ma mai «un lampo di genio»84. Lombardi aveva incontrato il successore di Pio XII in diverse occasioni ed era stato suo ospite sia a Parigi85 che a Venezia. Qui ci fu una violenta discussione tra i due anche se il pensiero di Roncalli su padre Lombardi era inizialmente positivo.

«Credo che la sua forma di predicazione – scriveva il 3 giugno del 1949 l’allora nunzio a Parigi al cardinale Oddi – sia veramente quella cui si deve far ritorno un po’ dappertutto: solida, nutrita e allo stesso tempo spirituale e religiosa… Tutti hanno sentito che in lui parlava la santità; e questo è ciò che importa». Roncalli era convinto che il Movimento di Lombardi fosse sulla buona strada in quanto portava il «suggello» del papa, «da cui prese le mosse: dunque siamo sulla buona strada», a parte «alcune riserve circa ap-prezzamenti d’ordine storico e di visione unilaterale dello stato del mondo odierno, a parte un suo modo di concepire e di esprimere, forse troppo alla buona il suo pensiero in tono pessimista, aggres-sivo e à la franc-tireur»86. L’allora cardinale Patriarca di Venezia fu

84 R. Lombardi, Ricordi, 28 luglio 1974.85 Angelo Giuseppe Roncalli era nunzio apostolico.86 Esercizi spirituali con l’episcopato del Triveneto, 20-25 maggio 1955, predicati da padre Lombardi. Vedi Giovanni XXIII, Il giornale dell’Anima e altri scritti di pietà, a cura di Loris Capovilla, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1994.

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l’unico ad andare a confessarsi da lui, come dice monsignor Loris Capovilla, suo segretario personale durante gli anni di Venezia e in Vaticano, in uno scritto inviato all’autore.

dopo l’elezione di Roncalli al soglio pontificio Lombardi cerca subito, in un certo senso, l’appoggio del nuovo papa salutato, in un telegramma redatto ventiquattro ore dopo la notizia, come «l’uomo preparato dal Signore per il grande momento storico» mettendosi a disposizione per proseguire il lavoro iniziato con il predecessore Pio XII. Giovanni XXIII è un po’ restio davanti a questo telegramma87 perché – come gli fa notare il cardinal Tar-dini, nominato immediatamente Segretario di Stato – ha visto il tentativo di annessione al Mondo Migliore.

«Avete corso troppo – ha commentato il Segretario di Stato – dicendo che il Movimento continuava uguale a prima. Certamente il Papa vuol potenziare il vostro lavoro, ma ciascun Papa ha i suoi indirizzi personali. Il Movimento fu creatura di Pio XII, e ora voi dovreste dire che aspettate le direttive che il nuovo Papa vi darà».

Si nota subito una differenza con il precedente pontificato: un articolo di Lombardi, preparato per «L’Osservatore Romano» non viene pubblicato, il Sant’Uffizio gli notifica che i sacerdoti che vorranno far parte del Movimento Mondo Migliore dovranno ottenere un «nulla osta» del Sant’Uffizio.

Lombardi si sente «ricacciato dal Padre di tutti noi mentre vivo solo per la Chiesa», come scrive il 10 dicembre 1958 nel suo Diario. Un mese dopo Roncalli, nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, in occasione della conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, annuncia l’indizione di un Concilio: un annuncio che «insinua» in Lombardi il «sospetto», come scrive Zizola, che possa essere Roncalli il papa del Mondo Migliore. E l’udienza privata accordatagli il 4 febbraio 1959 lascia il gesuita «edificato». «Padre, io sto qui, certo, ma non per dirigere la Chiesa,

87 Lombardi aveva scritto anche un articolo dal titolo Il nuovo papa e il Movimento per un Mondo Migliore pubblicato dalla «Rivista Mondo Migliore».

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ma per riconoscere ciò che lo Spirito Santo fa nella Chiesa», gli dice Roncalli. Lombardi scrive subito dopo al pontefice spiegando il suo progetto del Movimento che vuole portare avanti e chiedendo in un certo senso l’avallo del riconoscimento come «istituzione di diritto pontificio», in quanto il Movimento intende promuovere «un profondo rinnovamento delle anime, in ordine alla vita collet-tiva della Chiesa, ricorrendo per questo unicamente alla forza della vita ascetica, in vista della creazione di un mondo costantemente migliore sia come individui sia come società». Nella relazione88 Lombardi fornisce anche una scheda del Movimento a sette anni dal Proclama di Pio XII per un Mondo Migliore: sette sacerdoti secolari, sette religiosi, due religiosi laici, diverse suore oltre a laici e laiche. I corsi finora svolti hanno coinvolto 3 cardinali, 232 arci-vescovi e vescovi, 7.571 sacerdoti, 1.621 religiosi, 3.586 suore, quasi 8.000 laici. Inoltre il movimento era impegnato, in quel periodo, in 13 diocesi italiane per le missioni.

Giovanni XXIII risponde con una lettera il 3 giugno dello stesso anno nella quale, seppure non c’è un riconoscimento ufficiale, si riconoscono a Lombardi e al suo gruppo i «molti frutti raccolti» in questi anni di lavoro: «Confidiamo che i vostri sforzi – scrive il papa – unitamente alle altre intraprese che fioriscono nella Chie-sa, possano portare gli auspicati vantaggi». La lettera rasserena Lombardi: «È veramente bellissima. Espone lo spirito della nostra azione stupendamente: grazia, carità nella Chiesa, Gesù via, verità e vita, introduzione alla vita trinitaria»89.

In questo periodo Giovanni XXIII pensa di fare una visita al Centro internazionale. Padre Cappellaro racconta all’autore che l’occasione era una visita di papa Roncalli a Galloro per un corso di esercizi del clero romano. Il papa avrebbe fatto un giorno di ritiro con loro e dopo si sarebbe recato al Centro per un Mondo Migliore. Un’indiscrezione però bloccò la visita. Lombardi insieme

88 Inviata a Giovanni XXIII il 17 febbraio del 1959.89 R. Lombardi, Diario, 6 giugno 1959.

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ai suoi collaboratori attendeva il papa, informato da un capitano dei carabinieri che aveva raccomandato la massima discrezione. Una notizia accolta con entusiasmo e preparazione, tramutatisi in delu-sione quando, dopo due ore di attesa e varie chiamate telefoniche, si seppe che almeno per quel giorno il papa non sarebbe venuto.

Nei mesi successivi al Centro Mondo Migliore viene concessa la facoltà di trattenere per tre anni i religiosi e per due le suore facenti parte del Movimento, in deroga al termine di due mesi stabilito per il domicilio fuori sede dal diritto canonico90. Inoltre è stata costituita una commissione cardinalizia con il compito «di regolare l’organizzazione interna nonché di sorvegliare e dirigere le varie attività del Movimento» come si evince da una lettera del cardinale domenico Tardini al gesuita91. Lombardi ringrazia Papa Giovanni XXIII.

Nel novembre del 1959 scrive un articolo nel quale sottolinea che il pontefice «ha sentito maturi i tempi per un passo nuovo: vivere in Roma da vescovo di Roma. La gira con libertà la sua diocesi; la semina di esempi e di parole edificanti che vanno fino al cuore del popolo»92.

Il gesuita prosegue con il suo progetto: è convinto di una nuova missione nelle diocesi italiane, anche se capisce che dovrebbe farlo da solo e non come Movimento, e per giunta con alcuni accor-gimenti che padre Rotondi fa sapere a Lombardi tramite lettera, mentre quest’ultimo è in Germania per una serie di predicazioni. Tra queste raccomandazioni c’è quella di non fare uso di certi toni, di non suscitare clamori o provocare allarmi. Il progetto del Mo-vimento sembra non essere gradito a Roncalli ma neppure a molti vescovi italiani, a partire dai vescovi del Triveneto che consigliano di ridimensionare quello che è stato finora il Movimento di padre

90 Lettera, datata 26 luglio 1960, del cardinal V. Valeri, prefetto della Congregazione dei religiosi a padre Lombardi. Cf G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.91 La lettera è datata 10 novembre 1960.92 R. Lombardi, Papa da un anno, «Rivista Mondo Migliore», novembre 1959.

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Lombardi. da varie parti si consiglia al papa maggiore prudenza e moderazione93.

Il gesuita allora si affretta a chiedere udienza al pontefice, che lo riceve l’antivigilia di Natale del 1961. In questa occasione Lombar-di regala al papa il suo ultimo libro, Concilio. Per una riforma nella carità. «Intesa buona e cordiale», scriverà Roncalli nel suo Dia-rio94. Sarà questa l’ultima udienza di Roncalli al gesuita. Nel libro Lombardi riversa il suo amore per la Chiesa e la fede che ripone in essa, ma tocca aspetti molto concreti della riforma ecclesiale, oltre che qualche critica contro i limiti della Chiesa e della Curia. Nel volume «il potentissimo gesuita che aveva goduto di una quasi illi-mitata fiducia nello scorcio del pontificato pacelliano, vi sosteneva la necessità di una decisa azione di rinnovamento delle strutture della Chiesa e specialmente della Curia romana, nel senso di una semplificazione verticistica», scrive lo storico Alberto Melloni95.

In qualche articolo giornalistico emergeva che il libro di Lom-bardi era ben visto dal papa, che lo aveva letto prima della pubbli-cazione. «Ciò conferisce – come scrive il settimanale “Oggi” – un crisma inconfutabile e consente di intuire le reali intenzioni e attese di Giovanni XXIII»96. Roncalli non era contento di questo, fa sapere il cardinale Filippo Cicognani, Segretario di Stato, al

93 G. Martina, Storia della Compagnia di Gesù in Italia (1814-1983), cit.94 Cf M. Roncalli, Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli. Una vita nella storia, Mondadori, Milano 2006. Il 28 dicembre – scrive Marco Roncalli – dopo che Capovilla gli aveva letto un memoriale di padre Lombardi «circa il suo progetto di Opus Mariae che vorrebbe fosse creazione personale del papa. Intenzioni eccel-lenti, e credo, ingenue, ma dove la fantasia dà motivo di molta calma e pazienza», i riferimenti diaristici appaiono ora sempre più gravi. Giovanni XXIII ne parla con Cicognani. definisce il volume di Lombardi «vera afflizione del mio spirito, che turbò anche la notte». Ed è «afflizione» non per le tesi esposte, ma per l’ingenuità di farle passare come già concordate col papa. 95 A. Melloni, Lo spettatore influente. Riviste e informazione religiosa nella prepa-razione del Vaticano II (1959-1962), in G. Alberigo (a cura di), Il Vaticano II fra attese e celebrazione, Il Mulino, Bologna 1995.96 A. Ferruzza, Una Chiesa a piedi scalzi come Pietro il Pescatore, in «Oggi» del 18 gennaio 1962.

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superiore dei gesuiti, padre Janssens: «Non sono cose da mettersi davanti al gran pubblico, anche se le idee sono buone». Il superio-re di Lombardi «pur notando che le idee esposte sono dopo tutto moderate» e pur dichiarandosi «sostanzialmente» d’accordo con l’autore – dice Martina – è convinto che si debbano fermare l’edi-zione e le traduzioni, come racconta lo stesso gesuita nel Diario.

Il libro scatena reazioni anche da parte del Vaticano con un articolo su «L’Osservatore Romano» l’11 gennaio 1962 a firma del teologo ufficiale del Vaticano, padre Luigi Ciappi, dal titolo Verso il Concilio in unione con il Romano Pontefice. Nell’articolo si legge che nel libro di Lombardi

vi sono avanzati pareri, osservazioni, critiche, che non hanno altro va-lore che privato, personale. Avventati, tra l’altro, e non giusti (a parte la buona intenzione) sono certi giudizi che l’autore avanza sul clero e sulla Curia romana, le cui alte benemerenze e il cui magnifico lavoro per la Chiesa e per le anime non furono messe nella loro giusta luce. Pertanto, ciò che è contenuto in opere simili è da accettare e condivi-dere, oppure respingere o ritenere discutibile o almeno inopportuno, nella misura in cui esse appaiano conformi o no alle norme date e all’esempio offerto dal Sommo Pontefice, cui solo è stato demandato dal Salvatore l’ufficio di pascere pecore e agnelli, dotti e indotti, eccle-siastici e laici. Né vale appellarsi al diritto di pubblica opinione nella Chiesa, riconosciuto bensì da Pio XII, ma soltanto nelle materie di li-bera discussione (cfr. discorso del 18 febbraio 1950). Solo in tal modo si avrà la certezza di sentire cum Ecclesia, di operare cioè in armonia di propositi e di sentimenti con Colui che gode di una speciale divina assistenza nel governo della Chiesa universale.

Un commento che viene ripreso dai quotidiani italiani che pubblicano in prima pagina articoli con titoli sensazionali, com-mentando l’articolo e parlando di «severe critiche» del Vaticano nei confronti del gesuita. Lombardi è messo al bando. Tre giorni dopo esce un secondo articolo sul giornale della Santa Sede, firmato questa volta da don Giuseppe de Luca, scrittore e amico di papa Roncalli, nella rubrica dal titolo Bailamme, ovverosia pensieri del

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sabato sera, nel quale si esprime una critica indirizzata allo stesso Lombardi, sebbene questi non fosse citato esplicitamente. L’origine di questi articoli sta nel fatto che alcuni settori della stampa avevano presentato il volume come se fosse stato approvato ed avallato dal pontefice, così da far pensare – in clima di Concilio – che Giovanni XXIII «avesse già preso molte decisioni con padre Lombardi. Fatto che invece non si era assolutamente verificato»97.

«C’è un articolo di de Luca che non mi cita, ma l’articolo è per me evidentemente», scrive Lombardi. «Mamma, in Vaticano calcano la mano. Io ho unicamente dichiarato che mi sottometto a tutto (e lo sanno certamente)… Obbedirò anche quando mi calpestassero»98.

I giornali, all’uscita del libro, avevano parlato del gesuita come dell’uomo che vuole la riforma della Chiesa prendendo «posizione contro il carrierismo dei prelati, propone l’elezione del papa anche fra i non cardinali, l’internazionalizzazione della Curia, un senato laico per il mondo»99. Il 3 gennaio lo intervista la TV francese: «Chiedevano – ricorda Lombardi – sulla “degradazione dei Car-dinali”, che io avrei proposto (falso) e sull’internazionalizzazione della Curia (vero)»100.

Giovanni XXIII si preoccupò di chiudere al più presto la pole-mica, temendo che ne potessero risentire i lavori preparatori del Concilio. Nel Diario di Roncalli alla data del 14 gennaio si legge: «Giornata che doveva essere riposante. Invece fu laboriosa e con po-co costrutto. Pazienza. Questo buon padre Lombardi mi è motivo di qualche pena». Qualche giorno dopo, il 19, scrive: «Coi cardinali torna più o meno la deplorazione del caso padre Lombardi»101.

97 M. Roncalli (a cura di), Loris Francesco Capovilla, Giuseppe de Luca, Angelo Giu-seppe Roncalli, carteggio 1933-1962, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2006.98 R. Lombardi, Diario, 14 gennaio 1962.99 F. Pucci, Padre Lombardi propone una riforma della Chiesa, in «La Stampa», 31 dicembre 1961.100 R. Lombardi, Diario, 4 gennaio 1962.101 Cf M. Roncalli, Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli, cit. Il 2 gennaio papa

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Per placare i toni del confronto padre Lombardi decise di non diffondere più il libro102; come lui stesso dirà, questo fu uno dei momenti più dolorosi della sua vita: visse una vera «agonia inte-riore». d’accordo con il Padre generale, scrive allora una lettera a Giovanni XXIII (6 gennaio 1962) e la fa leggere ai suoi collabo-ratori. Propone al papa di fare una nuova edizione del libro, con le debite correzioni; e si mette subito all’opera. Con la lettera gli manda una serie di proposte per il clero, nella linea delle richieste che il papa stesso gli aveva fatto nell’udienza di quindici giorni prima. dal Diario di padre Lombardi si deduce che questa lettera non giunse mai nelle mani del papa, perché fu «intercettata da qualche suo intimo collaboratore».

Nella notte ho dormito poco, pensando come ubbidire, perché non è facile… Umanamente l’Opera è minacciatissima. ho combattuto una battaglia buona per la Chiesa. Scomparirei colpito nella battaglia, forse castigato per sempre nella Compagnia. Questa notte ho avuto un solo breve momento di gioia, repentina e fortissima, che forse era soprannaturale, sentendo che il libro era stato una vittoria di Gesù in ambienti dove nessuno osa toccare e che sono così decisivi per l’umanità. Mamma, mamma, sono pazzo? ho di nuovo nell’anima l’agonia… Mamma, la Chiesa, la Chiesa e l’Opera a servizio della Chiesa intera…! Ora il Papa pensa che sono un imprudente. E ha tutto il diritto di non volere quell’Opera. Mamma, pietà. A me l’umi-liazione, ma dammi la forza. L’Opera nasce dal sangue, dalle lacrime e dall’umiliazione!103

Giovanni scrive: «Impressioni sconcertanti circa il volume Concilio. Per una rifor-ma nella carità di padre Riccardo Lombardi, un bravo e buon gesuita “squilibrato” e colla migliore intenzione e capacità del mondo, motivo di confusione e di pena. Possiede sicuramente le 3 virtù teologali: ma partendo la prudenza fa strazio delle cardinali. dominus parcat illi, ma egli lascia temere che farà molte confusioni».102 E. Caruso - R. Iaria, Padre Riccardo Lombardi, cit. Il libro venne ritirato dalle librerie dalla Curia generalizia della Compagnia di Gesù. Cf G. Zizola, Roncalli e padre R. Lombardi, in «Cristianesimo nella Storia», 8 (1987). 103 R. Lombardi, Diario, 7 gennaio 1962.

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In quei giorni, riferisce Martina, il papa venne consigliato in modo «negativo» dal sostituto della Segretaria di Stato monsignor dell’Acqua, da don de Luca e da Ciappi.

Altra lettera al papa padre Lombardi la scrive il 18 gennaio. In essa mostra la sua pena per avergli procurato dispiacere, ma allo stesso tempo gli manifesta la persuasione di aver agito per il bene della Chiesa, di aver toccato problemi reali e di aver detto aper-tamente cose sgradevoli ma vere, che «molti pensano senza aver trovato prima di lui il coraggio di denunciarle pubblicamente». Soprattutto si ritiene convinto di aver contribuito a quella riforma della Chiesa che il Concilio dovrà affrontare.

Adesso i maggiori giornali italiani – con eco anche all’estero – mi hanno presentato come uno «sconfessato», «condannato», «irrepara-bilmente colpito». Posso invece – scrive Lombardi a Giovanni XXIII – io sperare dalla Sua bontà di Padre, in cui mi affido con la totalità di un bambino, che tutto ciò potrà ancora essere dimenticato e in qualche modo riparato con qualunque azione che V.S. ritenesse opportuno di suggerirmi? Potrò essere riabilitato, continuando e servire la Chiesa con tutto il cuore?

Ma come nacque quel libro?Il libro nacque da due proposte di due giornalisti: Carlo Testa,

amico e collaboratore del Movimento per un Mondo Migliore, e un sacerdote, Cipriano Calderón, membro del Movimento104. Essi suggerirono a padre Lombardi di raccogliere in un libriccino le idee e le esperienze più mature che riguardano il Concilio, per farle giungere a tutti i vescovi del mondo.

Così padre Lombardi concentrò in 380 pagine gli anni della propria esperienza – lotte, sofferenze, speranze, fallimenti… – per promuovere il rinnovamento della Chiesa.

Il momento che viviamo nella storia dell’umanità e della Chiesa – scri-ve nell’Introduzione – è colossale. Muore un mondo e se ne costruisce

104 Sarà poi vicepresidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.

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uno nuovo… Nella costruzione la Chiesa deve esser il centro. Per ottenere che ciò si verifichi è indispensabile una riforma dei cristiani, riforma che pare di scorgere identificata a sufficienza nel suo nucleo principale. Ecco quanto ho cercato di esprimere in queste pagine.

Viste le reazioni, la scelta di Lombardi di spegnere i riflettori sarà considerata in seguito come un’opportunità che permise al Movimento di avere un futuro.

Il sacerdote non viene chiamato nemmeno come consulente del Concilio, a cui si interessa con molta attenzione. Ne segue alla TV l’apertura l’11 ottobre del 1962. Si sente «completamente escluso»; e tuttavia si abbandona «come servo al suo Signore», scrivono alcuni suoi collaboratori.

È il giorno in cui inizia il Concilio – scrive nel suo Diario lo stesso giorno –, da tanti anni lo desideravo e dicevo che lo si voleva. Io sono qui, al Centro, completamente escluso. Sii Tu benedetto! Sono il tuo servo. Ti chiedo solo di non mancare ai tuoi desideri, di fare solo tutto ciò che vuoi da me. E allora sono felice di essere «fuori».

Assisto – racconta ancora – per televisione alla funzione solennissi-ma… È impressionante e meraviglioso tutto l’insieme gerarchico della Chiesa: tremila uomini venerabili.

Soffre molto in questo periodo, ma nello stesso tempo si scatena per preparare al meglio questo grande evento della Chiesa, con-tinua a viaggiare per il mondo, moltiplica i contatti con cardinali e vescovi, di persona o con lettere. Tutto orientando verso «quel grandissimo dono di dio alla Chiesa».

I rapporti tra padre Lombardi e papa Giovanni restano però difficili: entrambi – come spiegano alcuni dei collaboratori di Lombardi – sono due “carismatici”, ciascuno a modo suo. Il papa «è un uomo semplice e spontaneo, che semplifica l’atteggiamento ieratico del papato per regalare al mondo un sorriso di bontà, di speranza, di pace. Papa Roncalli è infatti convinto che la Chiesa sia condotta dallo Spirito Santo e a lui spetta solo lasciarlo fare». Lombardi «porta in tutto il suo essere la preoccupazione per la

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riforma della Chiesa»; è questo che «vive, sogna, annuncia». Lo esprime «con un tono “profetico”, con la carica piuttosto negativa che allora aveva questo aggettivo, procurandogli una serie di resi-stenze e di inimicizie nell’ambito della Curia romana»105.

Padre Lombardi segue con molta attenzione, come abbiamo detto, i lavori del Concilio facendo anche arrivare, tramite alcuni padri conciliari, qualche sua proposta. È comunque molto ram-maricato e dispiaciuto per le eventuali sofferenze da lui procurate al pontefice. Al cardinale Stephan Wyszynski dice:

Bisogna concentrare l’attenzione del Concilio su un punto: sul miste-ro della Chiesa. Bisogna presentarla alla nostra generazione come la comunità dei figli di dio fra gli uomini, il corpo di Cristo106.

In ogni caso padre Lombardi resta un profondo sostenitore del Concilio. Chi gli è stato vicino in quegli anni ha parlato di lui come di un vero «profeta del Concilio», perché ne intuì la necessità molto prima della convocazione (circa 12-15 anni prima) e ne parlò con Pio XII in diverse occasioni107.

In un modo mi sembra di aver contribuito già da anni alla prepa-razione del Concilio, con il mio apostolato – scriverà nel Diario il 4 novembre 1963–. Ormai dobbiamo pensare all’attuazione vitale di questo grande avvenimento.

Rispondendo a una domanda dell’autore se si può dire che padre Lombardi dal punto di vista della spiritualità sia stato un precurso-re del Concilio, monsignor Capovilla ha affermato che «chiunque opera per il Regno di dio è precursore di ciò che si avvera durante il cammino della Chiesa nel tempo».

105 Incontri con padre Lombardi, cit.106 R. Lombardi, Promemoria sul Concilio al Cardinal Wyszynski, 20 novembre 1962.107 Colloquio con padre Juan Bautista Cappellaro, autore di una Storia del Mo-vimento per un Mondo Migliore, in 4 volumi, pubblicata (2002-2004) per uso interno.

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XVI

Lombardi e Paolo VI

Giovanni XXIII muore a Concilio aperto. Un Concilio, voluto da lui stesso, che aveva rappresentato una evento storico per la Chiesa cattolica. Trovargli, adesso, un successore era difficile, anche per-ché l’era di Roncalli non poteva essere messa da parte ma, in un certo senso, doveva continuare. A questo compito viene chiamato il cardinale Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, eletto al quarto scrutinio il 21 giugno 1963. Toccherà a lui, papa Paolo VI, portare a compimento il Concilio.

Lombardi conosceva il nuovo papa. Lo aveva incontrato durante il pontificato di Pio XII quando era impegnato nella Segreteria di Stato. Una relazione, quella tra Montini e Lombardi, che conti-nuò, come vedremo, fino alla morte del pontefice, con un intenso scambio epistolare e con la partecipazione di Lombardi a diverse udienze private e pubbliche.

Al momento dell’elezione il gesuita si trova negli Usa, a detroit, per una serie di incontri e conferenze. da lì fa avere al successore di papa Roncalli un messaggio di solidarietà e comunione. La conoscen-za che padre Lombardi aveva di Montini prima della sua elezione a papa, la prosecuzione del Concilio, i cambiamenti che successiva-mente egli va percependo nella Chiesa, lo sollecitano a rallegrarsi e a manifestare grandi speranze nei confronti del nuovo papa.

La loro conoscenza risaliva al 1947 e precisamente al periodo in cui Lombardi, come abbiamo visto, stava per dare alle stampe il volume Per una mobilitazione generale dei cattolici.

Nella stessa serata dell’elezione di Montini a papa, Lombardi scriverà nel Diario:

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Nella notte ho avuto un sogno sulle difficoltà del Conclave. Mi pare che la maggioranza vuole un Papa conservatore; ma tutta la corrente che nel Concilio si chiamò progressista non permette una maggio-ranza. Ma anche viceversa. Ma appena alzato, ho saputo l’elezione di Paolo VI, Montini. I sogni valgono poco. Mamma, benedicilo; sono ai suoi piedi in piena disponibilità. Ricordo tanti contatti col nuovo Papa, in Segreteria di Stato; le lettere a noi in nome di Pio XII; i soldi per aggiustare Mondragone; il colloquio mio sulla riforma necessaria […]; poi il suo allontanamento da Roma, attribuito da alcuni in parte a noi; e la missione predicata a Milano, quando gli dissi intimamente che speravo che lo facessero cardinale; abbraccio molto commosso; ultimamente mi mandò a salutare attraverso mio fratello Gabrio; ho varie lettere olografe…La sua prima lettera al neopontefice la scrive il 29 agosto di

quell’anno al suo ritorno dal lungo viaggio in America:Può immaginare con quanta emozione mi rivolga alla V.S. per la prima volta. Il Signore ha disposto che la mia povera vita si sia svolta tutta con l’assillo del servizio generale della Chiesa, e ora questa Chiesa si impersona in Vostra Santità. da quando mi raggiunse a detroit la notizia della Sua elezione, confesso che mi è nata in cuore la speranza di poterLe aprire il cuore con trasparenza totale, circa varie cose che crederei di una certa importanza per la gloria di dio. Gli parla poi della sua esperienza e del suo contatto continuo

e diretto con gente di tante nazioni, con centinaia di vescovi e migliaia di sacerdoti nelle più diverse situazioni della Chiesa; e gli chiede un’udienza, sebbene immagini che sia occupatissimo.

A settembre la prima udienza al personale del Centro Interna-zionale, a pochi chilometri dalla residenza estiva del papa.

Paolo VI dice che questo è il primo incontro, «principio di pro-pri, tranquilli e diffusi incontri». «Alla fine mi sono accostato al trono – annota Lombardi – a baciargli la mano. Mi ha detto: “ho letto stanotte la sua lettera; lei sa che c’è qualche difficoltà, ma vedremo di superarla. Ci vedremo; io la ricordo sempre”»108.

108 R. Lombardi, Diario, 4 settembre 1963.

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Un mese più tardi la prima udienza privata con il nuovo papa; dura 45 minuti. Benché parlino di «molte cose della Chiesa», il dialogo si incentra sull’«Opera Promotrice per un Mondo Miglio-re», e più concretamente sulle «diverse possibilità di darle forma giuridica nella Chiesa». Fu in questa udienza che Paolo VI disse a padre Lombardi, la famosa frase: «Forse lei possiede la formula del futuro». «Non voglio impedire il bene. C’è tanto bisogno di con-vertire! Mi metterò con la testa tra le mani davanti al tabernacolo, per avere luce… E lei mi aiuti con delle proposte»109.

Paolo VI stima molto padre Lombardi «il promotore, il fonda-tore, il profeta del rinnovamento che vogliamo ringraziare per il suo ministero» dirà in una pubblica udienza. Non mancano però divergenze, che emergono particolarmente in una udienza privata, che trascriviamo così come riportata da padre Lombardi:

Paolo VI: «Lei è un profeta. Ma dobbiamo tenere i piedi per terra». Lombardi: «Bisogna pensare al futuro con coraggio: il mondo sta cam-

biando molto rapidamente; tutto adesso si programma guardando al futuro. Noi abbiamo capi difensivi, una Chiesa che pensa al passato da conservare più che al futuro da costruire. Manca creatività. In generale abbiamo vescovi troppo anziani e senza coraggio».

Paolo VI: «La sua visione mi sembra unilaterale. Si fa tutto ciò che si può, con gli uomini che abbiamo. Le assicuro che nell’elezione dei vescovi non c’è alcuna esclusione di chi si distingue per creatività. Natural-mente dobbiamo anche avere una certa base di sicurezza».

Lombardi: «Si deve pensare a operare in équipe. Certamente capisco la difficoltà di nominare un vescovo. Ma essi dovrebbero farsi consi-gliare di più e pensare insieme ad altri. La creatività culmina a 35-40 anni: bisognerebbe pensare di più a persone di questo tipo e, nel caso che poi si dimostrino incapaci, bisognerebbe avere la possibilità e il coraggio di ritirarle».

Paolo VI: «Io desidero la creatività tra le doti dei candidati all’episcopato. Voglio accogliere e animare ogni esperienza nuova e buona a questo riguardo. Abbiamo disperso le ricchezze della Chiesa (per esempio

109 R. Lombardi, Diario, 2 ottobre1963.

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la musica sacra tanto meravigliosa, per adottare la musica moderna pensando che sarebbe piaciuta di più...)».

Lombardi (riferendosi di nuovo ai vescovi e ai responsabili nella Chiesa): «Abbiamo necessità di profeti veri, umili, obbedienti, ortodossi; dob-biamo incoraggiarli ad agire dopo averli preparati. Vi è l’autorità da una parte e i falsi profeti dall’altra. È una situazione molto penosa. Il mio sogno è giustamente quello che Sua Santità ha definito così bene: formare una scuola di profeti».

Paolo VI: «Lo ricordo bene».Lombardi: «Non sono fatto per essere superiore: ringrazio dio che lei

non mi abbia mai posto in questa linea, ma davanti a dio – lo dico come in confessione – sento di avere la forza di dio per toccare pro-fondamente il cuore dei superiori, per contagiare loro un senso di fiducia e la necessità di creatività a servizio degli altri. Credo davanti a dio che non parlo per amor proprio».

Paolo VI: «Allora avanti! La incoraggio ad agire in tutto il mondo e a continuare così nella misura del possibile. Cosa posso fare per lei?»

Lombardi: «Le mie forze adesso sono deboli e ciò che potrei fare è molto poco! Ma sento che si potrebbe e si dovrebbe muovere tutto l’episco-pato del mondo».

Paolo VI: «ho già esaminato il suo progetto su “gli apostoli postconci-liari”, ma per adesso non è possibile… Però le assicuro che tornerò a riesaminarlo con l’attenzione e l’interesse che merita»110.

In questo periodo muore padre Janssens, il superiore generale dei gesuiti che, poco prima della morte, aveva ricevuto la visita del papa. «ha avuto tanta parte nella storia dell’Opera, permettendoci di andare avanti, ma sconsigliando sempre i tre Papi per il ricono-scimento giuridico», scrive Lombardi nel suo Diario.

Fu sempre buono con me personalmente. Mamma. La Provvidenza guidò in modo che sembrò nostro ostile, in genere; in realtà l’Opera è rimasta così separata dai gesuiti nell’opinione pubblica ed è maturata fino all’attuale impostazione molto episcopale111.

110 R. Lombardi, Note manoscritte dell’udienza, 12 febbraio 1973.111 R. Lombardi, Diario, 5 ottobre 1964.

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XVII

Il Concilio continua

Intanto prosegue il Concilio. La seconda fase si apre il 29 settem-bre del 1963. «Io sono completamente fuori» – scrive Lombardi nel Diario – «neanche perito di un piccolo settore. Gesù sono tuo! Grazie! Praticamente, ciò mi lascia libero per pensare a tutto il Concilio. Sono illuso? Pietà».

Lombardi non partecipa quindi al Concilio ma lo segue atten-tamente. Così come nella prima sessione, continua a incontrare giorno per giorno i padri conciliari, ai quali venivano offerti ritiri spirituali e giornate di preghiera e riflessione.

«Fu commovente – ricorda – vedere quanti cardinali e vescovi vi parteciparono e come lo fecero». Il 14 settembre 1964 scrive che gli pare «veramente una speciale provvidenza» non partecipare al Con-cilio neppure come «semplice perito, nulla, nulla. Ma nell’intimo mi pare di essere tutto tuo Gesù, proprio per servizio del Concilio. Gesù fammi fare tutta la mia parte, nell’umiliazione e nel silenzio».

Il Centro Internazionale «Pio XII per un Mondo Migliore» continua a essere luogo di ritiri spirituali per i Padri del Concilio, oltre che ricevere, quasi quotidianamente, diversi padri conciliari provenienti da diversi paesi del mondo che volevano incontrare il gesuita. Il 18 ottobre Lombardi scrive che «oggi in casa sono pas-sati trentadue vescovi». Altri ricevono le visite di Lombardi. Tra i tanti incontri e corsi, quello tenuto nel settembre 1965 a 50 vescovi provenienti da 25 Paesi. Presuli che alla fine del corso redigono una proposta alla presidenza del Concilio per chiedere la definizione dogmatica che «tutti gli uomini sono fratelli».

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«Siamo nella 4a fase del Concilio Ecumenico Vaticano II – si legge nel documento – che ha aperto un cammino immenso per il futuro della Chiesa, con documenti a carattere dogmatico e al tempo stesso fortemente pastorali. Il frutto che ne verrà per il bene della Chiesa non si può misurare oggi; continuerà a eviden-ziarsi nei decenni e nei secoli futuri». Il documento parla poi della mentalità della generazione contemporanea e della necessità di un’idea-forza, e continua: «A noi, Padri Conciliari che firmiamo, sembra che si potrebbe enunciare una solenne definizione di que-sto messaggio-slogan “tutti gli uomini sono fratelli”». I vescovi propongono «la formula di una definizione dogmatica per avere un maggiore impatto sul mondo e per precedere questo messaggio conclusivo dell’insieme del Magistero Conciliare». I padri sono convinti che la formula proposta possa raggiungere tutti i pulpiti della Chiesa, «suscitando in tal mondo una sorta di grande sim-patia» per essa.

due mesi dopo, nel novembre del 1965, un gruppo di cardinali e vescovi promuove un ritiro spirituale. A predicarlo viene chiamato padre Lombardi112. In una delle sue predicazioni il gesuita si dice convinto che occorre trovare una «sintesi» semplice e chiara del Concilio, che tutta l’umanità possa «captare facilmente».

Le grandi forze del mondo di oggi – affermava Lombardi – si riassu-mono con una parola, per esempio giustizia, libertà… E noi oggi cosa presentiamo al mondo dopo il Concilio? Cosa possiamo dire all’uma-nità attuale, che sia breve e accessibile? Manca un’idea-forza semplice, chiara, che tutti comprendano e che esprime allo stesso tempo ciò che voi volete inculcare alla nostra generazione e che l’uomo moderno sia capace di assimilare…

Lombardi si chiede se c’è una frase che possa riassumere il Concilio. E risponde di sì. Questa frase è: «Tutti gli uomini so-no fratelli», richiamando l’affermazione di Gesù nel Vangelo di

112 Il ritiro si tenne a Roma dall’8 al 12 novembre.

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Matteo (23,8) e ricordando anche il documento conciliare Nostra Aetate, da poco approvato, nel quale si afferma, in relazione ai rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane, che «non possiamo invocare dio, Padre di tutti gli uomini, se rifiutiamo di comportarci fraternamente con alcuni uomini, anch’essi creati a immagine di dio».

Lo slogan da lui scelto, quindi «è nel cuore della teologia e nel cuore del nostro Concilio», dicendosi convinto che il mondo sta aspettando questa parola, una parola che «dà risposta a tanti pro-blemi che oggi agitano il mondo». Per questo occorre trovare – se-condo padre Lombardi – i modi perché questo si trasformi in vita e «penetri la coscienza e le strutture della Chiesa e dell’umanità».

Foto di gruppo del primo convegno per vescovi, tenuto a Mondragone nel 1954. Padre Lombardi è in piedi a sinistra. Seguirono molti altri convegni, corsi ed esercitazioni destinati espressamente a gruppi di vescovi, prima, durante e dopo il Concilio.

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XVIII

La chiusura del Concilio

Il Concilio sta per concludersi e Lombardi, così come aveva fatto prima dell’apertura, dà alle stampe un libro «assolutamente imprevisto, composto in 20 giorni», con una tiratura iniziale di duemila copie. Il libro, Per un post-Concilio efficace, è letto da di-versi vescovi che si dicono convinti di chiedere a padre Lombardi di andare avanti «senza paura».

Il volume viene tradotto in sette lingue. Intanto l’8 dicembre 1965 la solenne chiusura del Concilio in San Pietro:

Un episodio enorme per tutta la Chiesa e io devo gioirne nel più pro-fondo dell’anima. È l’inizio ufficiale del mondo migliore… Mi trovo a casa quasi da solo. Sono andati tutti a Roma (a partecipare alla chiusura del Concilio)… Nella messa ho offerto di nuovo tutto ciò che ho di più caro affinché il Signore mi spogli di tutto, per il bene della Chiesa113.

Lombardi segue la cerimonia in TV da Rocca di Papa: «Meravi-glioso, coi messaggi alle varie categorie», scriverà nel Diario.

Mi sentivo così piccolo, ma tante anime belle erano là, e godevo con la Chiesa e per la Chiesa. Il primo messaggio (ai capi politici) nomina anche la fraternità universale e quello ai giovani nomina «un mondo migliore»… Nel mio piccolo cuore c’è un turbine di pensieri, ricordi e speranze… Confesso che ho anche un certo turbamento e… non so se sia da dio o no: non vedo abbastanza compunzione, riconoscimento dei nostri peccati… Mi sembra un trionfalismo spirituale, ma ho quasi paura di pensarlo, trattandosi di un Concilio e di tale Concilio.

113 R. Lombardi, Diario, 8 dicembre 1965.

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Padre Lombardi si mette subito all’opera per realizzare in pieno quanto il Concilio ha deciso. Parla con vescovi, cardinali e, qualche mese dopo – dal 31 giugno al 1° ottobre – parte per un viaggio che lui stesso qualifica come «il più lungo della mia vita».

«Per concludere l’impressione di questo viaggio – scriverà in una lettera ai suoi collaboratori – direi che è stato di estrema at-tualità per il nostro gruppo, per aver servito l’episcopato vitale del Concilio». dopo quattro anni – dirà successivamente – i vescovi di tutta la terra hanno dato

la risposta di dio alla nostra generazione. C’è un «popolo speciale» nel mondo che è lo stesso Popolo di dio. È formato da persone di ogni razza, lingua e condizione sociale, e dio gli ha dato come legge «mettersi tutto e sempre al servizio dell’umanità». Il Concilio si è di-retto a questo Popolo di dio e gli ha rivolto un appello meraviglioso a mobilitarsi santamente nell’amore. Questo amore non deve intendersi in modo sentimentale, ma come un vero servizio che tutti i figli di dio devono offrire ai loro fratelli, gli uomini.

da qui nasce il primo abbozzo di un piano che padre Lombardi elabora per il post-Concilio: un piano «comunitario», perché il Concilio è «orientato al rinnovamento della comunità cristiana in tutti gli ambiti».

Il piano ha come oggetto particolare la conversione: azione direttamente di vita diretta a creare, soprattutto nei responsabili della Chiesa, «una mentalità e spiritualità ecclesiale». Per questo, affermava Lombardi, esistono già dei ritiri comunitari chiamati «Esercitazioni per un Mondo Migliore», che godono di «una pro-vata esperienza in quanto all’efficacia e al metodo di rinnovamento comunitario».

Nel Centro di Rocca di Papa si costituisce un gruppo di lavoro che prende il nome di «Centro di Spiritualità Postconciliare», af-fidato a padre Juan Bautista Cappellaro, un sacerdote diocesano che Lombardi chiamò direttamente da Buenos Aires. Padre Cap-pellaro, che da allora ha sempre vissuto nella sede internazionale

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del Movimento – prima a Rocca di Papa, poi a Roma – è morto il 24 agosto 2008114.

Il gruppo inizia subito a promuovere una serie di corsi che ha come tema «Per vivere il Concilio». Alla fine di uno di questi corsi i partecipanti vengono ricevuti in udienza dal papa, che in quell’oc-casione sottolinea che padre Lombardi è il

promotore di questa Spiritualità Postconciliare. Grande programma! Ed è precisamente ciò che si richiede in questo momento nella Chie-sa, affinché il Concilio ottenga il risultato che deve avere secondo la speranza di chi lo convocò, e che permane ancora nella nostra. Quanti promuovono questa predicazione, questa iniziativa, e quanti parteci-pano a questo corso e in altri che padre Lombardi realizza in altre parti del mondo contino sul nostro appoggio, felicitazione e benedizione.

Per papa Montini il Concilio Vaticano II è veramente una grazia straordinaria che lo Spirito Santo ha voluto fare alla sua Chiesa, in questo secolo così aperto e vivo, ma anche così tormentato… Al dono dello Spirito deve però venire incontro la nostra generosa risposta. Il Concilio è ora nelle nostre mani. Per questo Noi applaudiamo di vero cuore alle iniziative del Centro di Spiritualità Postconciliare, e facciamo voti perché sappia dare a quanti vi partecipano anzitutto una diretta, seria e penetrante conoscenza dei documenti conciliari, ed evitare interpretazioni dilettantistiche e superficiali, e li aiuti poi nella personale attuazione di quelle im-pegnative esigenze, affinché diventino vita nostra nell’ambito della comunità ecclesiale115.

114 Nato a Rivolto di Codroipo, in provincia di Udine, il 27 gennaio del 1929, emigrato da bambino in Argentina, padre Cappellaro fu direttore generale del Servizio di Animazione Comunitaria dal 1991 al 1999. Era la memoria storica del Movimento. A lui ci siamo rivolti per vari consigli nella fase redazionale di questo volume, al quale ha dato un notevole contributo.115 Udienza riportata da «L’Osservatore Romano» in data 13 marzo 1969. Cf R. Lombardi, Manuale Fondamentale, cit.

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XIX

La «notte oscura»

Il rapporto tra padre Lombardi e Paolo VI finora emerso sem-bra fosse senza ostacoli. Ma non è stato sempre così, tanto che il biografo Giancarlo Zizola dedica alla nuova fase che si apre con il tentativo di sistemazione giuridica del Movimento un intenso capitolo, al quale dà il nome La notte oscura116. Un tormento, per padre Lombardi, che inizia il 2 ottobre del 1963, quando papa Montini lo informa che la Santa Sede è orientata ad affidare il Movimento alla Compagnia di Gesù.

Padre Lombardi non è convinto di questa iniziativa, che vedreb-be «distrutta» la natura stessa del Movimento, sottolineando che i suoi collaboratori, provenienti da diversi ordini religiosi, «sono venuti per un’opera della Chiesa intera e non dei gesuiti». A questa obiezione papa Montini non risponde ma rimane «pensieroso», sottolineando che non si voleva la distruzione del Movimento. «dopo un non lungo dialogo, concluse che si sarebbe dunque messo davanti al Tabernacolo, con la testa tra le mani, per cercare nuova luce; intanto non ne vedeva un’altra».

due mesi dopo papa Montini fa sapere a Lombardi, tramite il cardinale Segretario di Stato, Cicognani, che ha nominato il cardinale Ildebrando Antoniutti, prefetto della Sacra Congrega-zione dei religiosi, superiore responsabile del Movimento Mondo Migliore117.

116 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.117 La lettera del cardinal Cicognani è datata 4 novembre 1963.

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Lombardi reagisce positivamente a questa iniziativa sperando che possa portare a un riconoscimento papale del Movimento.

Mi sentii felice. Senza nulla che mi attraesse particolarmente verso la persona prescelta, c’era che dopo tanto tempo finivamo legati di-rettamente alla Santa Sede, come sempre avevamo desiderato. Non avevamo come capo diretto personalmente il Papa, che poté essere stato molto prima un sogno ingenuo. Eravamo però legati a lui con un uomo nominato da lui, salvati nella nostra caratteristica univer-salmente inter-vocazionale.

Lombardi, con la «gioia nel cuore», andò subito dal cardinale per «presentargli l’atto di omaggio a nome di tutti noi».

Sarà poi lo stesso cardinal Antoniutti a chiarirgli la reale portata della svolta e a collocarlo nella nuova situazione, le cui conse-guenze padre Lombardi va scoprendo progressivamente, fino a qualificarle di «autentica tortura morale».

Fu lui a togliermi subito l’illusione – dirà Lombardi –. L’Opera non era diventata papale per quello. Fossi bene attento a non dirlo. Il no-me «Superiore del Movimento», usato nel documento del Segretario di Stato, voleva significare solamente «commissario», e non doveva durare più di due anni.

Lombardi viene più volte sollecitato – come dice lui stesso – a formare una propria congregazione secondo le leggi canoniche, con lo stesso gesuita nominato superiore generale a vita, per su-perare questa impasse. Ma lui non è convinto di questa idea, come non è convinto dell’idea di sciogliere il nodo dello statuto giuridico confluendo nella Compagnia di Gesù.

A questo punto il Movimento rischiava di non essere più «della Chiesa» ma di una congregazione dentro la Chiesa. Nello stesso tempo però, nel «totale abbandono» al papa, Lombardi si arrende scrivendo una lettera al cardinal Antoniutti. Sta compiendo – dirà – «un atto doloroso di obbedienza»; «forse attraverso que-sta specie di morte – scriverà a padre Arrupe, nuovo superiore dei gesuiti – nascerà quello che è sempre stato il mio sogno: un

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movimento universale e permanente di rinnovamento di tutta la Chiesa».

Ricordo il giorno in cui padre Lombardi – dirà padre Arrupe – rice-vette il decreto della Sacra Congregazione per i Religiosi che poneva il Movimento per un Mondo Migliore sotto la responsabilità del Gene-rale della Compagnia di Gesù. Io ero stato eletto Generale pochi mesi prima. Egli venne da me costernato; sembrava un uomo totalmente distrutto, perché ai suoi occhi quella disposizione rappresentava la morte dell’opera della sua vita, almeno nella forma in cui l’aveva pen-sata. Il giorno seguente era totalmente cambiato. Era allegro. diceva «È la Provvidenza»118.

Sarà quindi padre Arrupe ad assumersi personalmente la re-sponsabilità del gruppo. In ottobre Antoniutti invia una lettera a padre Arrupe che non è molto edificante per Lombardi: l’opera è della Compagnia di Gesù, affidata nelle mani del superiore gene-rale e tutti i religiosi e le religiose dovranno lasciarla entro il 31 dicembre di quell’anno. Sono dei gesuiti i beni, le case, perfino il Centro Internazionale regalato da Pio XII al Movimento. Occorre chiedere permesso alla Santa Sede per ogni corso di esercitazioni, impartito a membri di vari istituti raccolti insieme. Punti che Lom-bardi giudica non condivisibili. Per le decisioni del Vaticano molti sono costretti ad andar via. Il Movimento rischia di sfaldarsi.

Il gesuita comincia a stare poco bene; in questa «notte oscura» si fa visitare anche da un neurologo, ma non è malato psichica-mente.

La vita di padre Lombardi fu una continua successione di prove speciali, che egli registrò fedelmente nel suo Diario. dal punto di vista fisico esse coincidono ordinariamente con momenti di crisi della salute. dal punto di vista psicologico con momenti di difficol-tà particolari dentro e fuori dell’Opera, dentro e fuori della Chiesa. dal punto di vista spirituale si possono interpretare come tempi speciali di purificazione, «notti oscure» della fede.

118 P. Arrupe, Introduzione a Padre Lombardi, sognatore o profeta?, cit.

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In questo capitolo ricordiamo solo alcuni di questi momenti, per avvicinarci all’«anima nuda» di Riccardo Lombardi, almeno per cercare di cogliere «la potatura del Padre Agricoltore in uno dei suoi tralci che amorosamente voleva che portasse molto frutto, un frutto che restasse».

Padre Lombardi aveva avuto un edema polmonare ed era infer-mo: siamo nel 1967. Scrive:

Sto passando uno dei periodi più neri e più difficili della mia vita. Pen-so vi entri direttamente il Signore. La stessa fede è oscura come ben di rado ricordo. Non vedo nulla dell’Opera e di tutto il mondo in cui mi sono sempre messo. C’è una agonia nell’anima. Il Padre spirituale dice che è prova di dio, sul fondo della salute tanto scossa, e mi incoraggia in tutti i modi a fare il meglio possibile, giorno per giorno con assoluto abbandono in dio. Io vorrei, ma mi viene da piangere e mi par proprio di non farcela più. Attorno a me c’è tanta bontà, ma non posso godere di nulla. distrarmi da dio e dal libro119 mi pare come un sacrilegio, un furto. Mamma, pietà, purché si faccia ciò che volete voi120.Qualche giorno dopo scrive: Io ho l’anima lacerata. Veramente vorrei lasciar tutto. Mi pare proprio impossibile continuare. ho solitudine interna che mi schiaccia. Avrei continuamente voglia di piangere e di ritirarmi. E ancora, il 19 gennaio: Io interiormente sono in terribile oscurità. Mi dà un po’ di pace il pensiero: se l’Opera è di Gesù, la salvi e la guidi lui; se non è di Gesù, è meglio che perisca. Questa accettazione totale che l’Opera scompaia è il punto che mi dà una certa pace; ma è pace che gronda sangue e che si regge solo su una fede, che non ha assolutamente nulla di sensibile. Gesù, pietà, pietà; aiuta la mia incredulità. Il 22 gennaio: In questo periodo così duramente oscuro, mi pare che sto facendo come un gran corso di esercizi spirituali, e la riforma è il non con-

119 Sta lavorando a Per vivere il Concilio; uscirà nel 1968.120 R. Lombardi, Diario, 10 gennaio 1967.

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siderare nulla sicuro per l’avvenire anche mio, fuori della volontà di dio, da vivere momento per momento. Mi sto adattando a una vita quasi completamente inerte e dubito di tutti gli impegni presi per quest’anno, ma mi voglio calmare nel fare la volontà di dio, giorno per giorno. Gesù, se lo ottengo, è davvero un mese di esercizi quello che ho vissuto. La morte che porto con me mi pare la più profonda che ho avuto nella mia vita finora, pur con tante lotte. Non la imma-ginavo, se non a parole.

La sua situazione si aggrava con la manifestazione di un herpes, causato da una medicina che prendeva per poter dormire e che non tollerava. Viene ricoverato alla clinica «Salvator Mundi» di Roma, dove attribuiscono il suo stato di salute all’herpes zoster, che

dicono malattia terribile anche se io non ho avuto quasi dolore. È un virus nei nervi… Sono assolutamente distrutto. Mi pare assolutamente il periodo più duro della mia vita. Mai ho dubitato di tutto (almeno nella vita religiosa) come adesso. Mi attacco a una fede di volontà e voglio vivere momento per momento. Ogni momento è possibile certamente compiere ciò che mi appare volontà di Gesù, e ciò deve bastarmi. Mamma, che io accetti fino in fondo questo fuoco oscuro che sta bruciando fin le radici di ciò che forse conservavo di mio. A ogni istante la morte mi sembrerebbe più facile di questa vita.

Così scriverà il 31 gennaio di quell’anno.Sto passando giorni che veramente mi fanno pensare all’inferno – scri-ve qualche giorno dopo – per l’oscurità interiore e la solitudine.

Intanto il Generale dei gesuiti, padre Arrupe, nomina una com-missione di tre padri – due assistenti generali e un canonista – per il Movimento.

Il 15 dicembre del 1965 il gesuita incontra il suo superiore gene-rale al quale fa un quadro rapido del periodo trascorso:

Avevo concepito un’opera per quasi vent’anni di preghiera, medi-tazione, ripensamento: testimonianza a magistero sulla Comunità Cristiana. Poi arrivò la proposta del card. Antoniutti che salvava l’es-senza… ho avuto l’impressione di essere quasi estromesso, mentre mi

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pareva di dover ancora compiere l’Opera come la sentivo dentro e mi pareva di dio. Tutto in uno stato di salute scosso nel fisico-psichico. Comunque, abbiamo ubbidito121.

La decisione di padre Arrupe, con una soluzione originale e rispettosa tanto del contenuto del decreto pontifico quanto delle aspirazioni di padre Lombardi, permetterà di salvare l’indipenden-za del movimento, sottraendolo all’autorità dei superiori provin-ciali della Compagnia di Gesù.

Egli interpretò il senso del decreto pontificio in termini di dipendenza dalla sua autorità personale e diede al Gruppo il primo Statuto. In quel momento, di fatto, tutti i responsabili dei diversi gruppi nazionali, eccetto padre Lombardi e un altro gesuita, appartenevano al clero diocesano e come tali dipendevano dai propri vescovi. Per senso di obbedienza al Papa, e per conservare l’unità del Gruppo, senza ridurlo a una federazioni di gruppi autonomi, si accettò la decisione pontificia122.

121 R. Lombardi, Diario, 15 dicembre 1965.122 J.B. Cappellaro, in Servizio di Animazione Comunitaria, Spiritualità di comu-nione. Un’esperienza, una teologia, una pastorale, cit. È una valutazione che padre Cappellaro ha espresso anche in una conversazione con l’autore.

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XX

Lo sviluppo del Movimento nel mondo

«ho l’anima lacerata. Vorrei lasciar tutto. La solitudine interiore mi schiaccia!». «Le tentazioni alla disperazione non mi lasciano». «dubito di me e della mia ragione in certi momenti». «Si screpo-lano i muri del Centro internazionale, sarebbero necessari cento milioni per ripararli. Ma le crepe della mia anima sono più deva-stanti. Mi dicono che è la notte dello spirito». «Mi viene in mente di lasciare tutto, di fare questo scandalo contro chi mi ha ridotto così, facendomi tanto soffrire». Sono alcune della tante frasi scritte da Lombardi in questo periodo. Un periodo difficile per lui ma non per il Movimento, che si sviluppa in varie parti del mondo. Una ripresa che lo incoraggia: Comincia una vita nuova è il titolo degli esercizi spirituali dell’agosto 1967123.

Fu per lui una sorpresa gioiosa scoprire che mentre il Movi-mento gli moriva nel cuore, esso in realtà conosceva una rinascita sorprendente senza la sua presenza, come dimostravano le in-formazioni che venivano da vari Paesi. Quel Movimento che gli pareva morto stava maturando. Una fase importante, silenziosa e nascosta, che stava trasformando il Centro Internazionale Pio XII in un centro di spiritualità postconciliare, e tutto il gruppo era impegnato a «far vivere il Vaticano II». Era ciò che Lombardi aveva sognato tante volte.

La situazione del Movimento e il rapporto con le istituzioni ec-clesiali si chiarirà solo nel quadro del nuovo diritto Canonico, in

123 G. Zizola, Il Microfono di Dio, cit.

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cui il Gruppo assumerà la personalità giuridica come «associazione privata di fedeli», concludendo così la relazione giuridica con la Compagnia di Gesù124. Lombardi riconosce che

Paolo VI ha fatto quello che nessun altro Papa ha fatto finora: ci ha dato figura e presenza giuridica nei quadri ufficiali della Chiesa uni-versale. Il prezzo è stato durissimo, perché abbiamo dovuto accettare di essere affidati ai gesuiti, almeno al Padre generale; ma insomma da allora (1965), per lo meno, esistiamo e la Curia romana non ha potuto più raggiungerci se non per quell’intermediario. Quanti colpi abbia-mo evitato così! Si è stroncata in radice una posizione che sempre ci minacciava di distruzione totale.

Un particolare non di poco conto: nel settembre del 1965 Lom-bardi invitò papa Paolo VI a visitare il centro di Rocca di Papa. Montini rispose che per quell’anno non era possibile, e Lombardi ci rimase male. Pochi giorni dopo, però, la sorpresa: il papa si pre-senta, quasi all’improvviso, l’11 settembre, al Centro Internazio-nale mentre era in corso un ritiro spirituale al quale partecipavano 50 vescovi.

«Trovo tanti vescovi, ma sono venuto per il Centro», dice Paolo VI. In un breve saluto sottolinea che il Movimento è

una formula difficile. Chi ha esperienza del mondo si domanda se ciò non sia un’illusione, un’utopia. Tuttavia, tutta la nostra adesione a Cristo, la nostra fede in Lui, il nostro amore alla Chiesa, l’amore per gli uomini, ci obbliga a questo ottimismo, a questo tentativo che mai sarà vano, fino ad arrivare al fine della storia di questo mondo: desiderio di migliorare, desiderio del meglio… di avere sempre davanti il modello che Cristo ci dà, di essere di dio, di essere perfetti come il nostro Padre che è nei cieli. E ciò incoraggia e scoraggia un po’, secondo i desideri,

124 L’ultimo gesuita legale rappresentante del Gruppo fu padre Massimo Taggi, che era succeduto direttamente a padre Lombardi quando lui aveva rinunciato a questo incarico. Entrato nel Movimento per sostituire padre Rotondi, che lasciava per incompatibilità come fondatore del nuovo Movimento delle Oasi, padre Taggi fu direttore del Gruppo italiano e coordinatore di diverse «aree» (aggregazioni, su base geografica o linguistica, di più gruppi nazionali).

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secondo la nostra buona volontà. Coraggio, coraggio! Tanto più per-ché dobbiamo essere fondati sulla Sua assistenza, sulla Sua grazia, su questo continuo intervento di dio che è la Sua Provvidenza. Questo intervento di dio costituisce la nostra idoneità125.

È un periodo intenso per Lombardi che, ripresosi quasi com-pletamente dal suo periodo «oscuro», pensa a come portare con-cretamente il Concilio nella Chiesa. E nel pieno «cantiere» del post-Concilio scrive un volume dal titolo Terremoto nella Chiesa? Nel testo Lombardi scrive:

Passaggio da una Chiesa guidata essenzialmente da pochi a una nuova Chiesa, ricca di milioni di occhi e di orecchi e di cervelli in azione, con miliardi di ispirazioni sante da far cospirare nella scoperta della verità attraverso il reciproco amore. Ma è crisi molto positiva, ancorché pericolosa.

Per il gesuita occorrono «strutture adatte» come «organi col-legiali, capaci di mettere in azione la corresponsabilità nella Chiesa»126.

125 discorso di Paolo VI, 11 settembre 1965. 126 R. Lombardi, Terremoto nella Chiesa?, Torino 1969.

Padre Lombardi con Paolo VI, in occasione del Cenacolo svoltosi nel Centro Internazionale per un Mondo Migliore nel 1972.

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XXI

La morte di Paolo VI

Scenari nuovi e positivi per il Movimento si aprono nel 1969.Il 1° febbraio il superiore generale dei gesuiti, padre Arrupe,

incontra il cardinal Antoniutti chiedendo che venga concessa al Movimento la possibilità di leggere e vivere con più elasticità le norme stabilite precedentemente, che hanno creato delle «difficol-tà» e «impedito non poco il buon andamento del Movimento».

Una proposta che trova consenziente il porporato, che manifesta al superiore generale dei gesuiti «la sua soddisfazione per l’esatto adempimento, in questi tre anni, delle norme date dalla Congrega-zione dei Religiosi al Movimento per un Mondo Migliore». Nello stesso incontro – come comunica padre Arrupe allo stesso Lom-bardi – il cardinal Antoniutti parla del «favore» incontrato nella Sacra Congregazione dall’ultima pubblicazione di padre Lombardi Per vivere il Concilio e come «oggi il Movimento sia lo strumento più accreditato per una realizzazione viva dell’opera pastorale del Concilio».

È un primo segnale di un vento favorevole verso Lombardi e il Movimento.

Monsignor Benelli, il 7 febbraio, scrive a padre Lombardi co-municando che il papa è contento delle iniziative adottate dal Movimento Mondo Migliore. È il papa stesso, circa un mese dopo127, a tessere elogi del gesuita definito «pellegrino del mondo, perché gira in tutti i popoli e nazioni, annunziando la predicazione

127 Udienza generale del 12 marzo 1969.

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cristiana», «precursore, vogliamo credere, di un mondo migliore», «promotore della spiritualità postconciliare»: quello che «ci vuole in questa stagione nella Chiesa, di dare al Concilio il risultato che deve avere e che è stato nella speranza di chi lo ha promosso e che resta anche nelle nostre».

Paolo VI in un messaggio autografo del 18 aprile ringrazia per l’attività portata avanti dal Movimento e dal gesuita in ogni parte del mondo per «procurare una profonda ed equilibrata conversio-ne dei cuori nella linea del Concilio». Quello che colpisce di più in Vaticano – fa notare Zizola – è il «rovescio dell’attivismo» di Lombardi e cioè «il lavoro sul piano spirituale, non più su quello politico, e lo stile silenzioso».

Qualche anno dopo Lombardi vive di nuovo un periodo di depressione. È curato con psicofarmaci ma continua a progettare iniziative. Il 5 aprile 1971 incontra il pontefice nuovamente in udienza privata. La sera scrive nel suo Diario:

due spiriti lottano in me: l’illusione di credermi profeta per la situa-zione terribile della Chiesa e il timore che sia superbia, illusione di un infermo. da ogni lato salgono i dubbi e l’anima grida a Te, Gesù. de-cido di sospendere per la prima volta questo diario. Scrivo in grande «TENTAZIONE, QUASI dISPERAZIONE, dUBBI NELLA FEdE, TENEBRE».

dubbi che proseguono per tutto l’anno: non si sente più a suo agio nemmeno al Centro Mondo Migliore. «Non riesco più a vive-re, non vedendovi più posto per me. dopo tanti successi mi sento e mi vedo stanco e inutile» scriverà il 29 ottobre.

Nell’aprile del 1969 durante il Cenacolo era stata proposta una guida collegiale del Movimento, che Lombardi aveva accettato, rimanendo lui direttore generale, ma senza quei poteri «totali» che aveva avuto in precedenza. Fu il primo passo verso la progressiva assunzione dello spirito di collegialità come criterio fondamentale di funzionamento del Gruppo apostolico. Cresce così la sua auto-nomia e nel Cenacolo successivo, quello del 1972, ne viene riela-

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borato lo Statuto. Nel Cenacolo del 1975 Lombardi rinuncia alla carica di direttore generale del Movimento e al suo posto è eletto un sacerdote spagnolo, di Segovia, padre Juan Pedro Cubero128.

Paolo VI muore nel 1978. Tre settimane prima della sua morte aveva fatto un gesto che aveva commosso profondamente padre Lombardi. In quel periodo il sacerdote era ricoverato presso la clinica «Salvator Mundi» di Roma, «semimorto», come lui stesso dice. Non potendo scrivere dettò alcune parole per il Diario, e in seguito lui stesso lo sottolineerà nel Diario stesso.

È venuto a visitarmi, a nome del papa Paolo VI, il p. dezza, suo con-fessore. Il messaggio che mi trasmette a nome del Papa ha suonato, anche all’udito di quanti erano nella mia stanza, così: «Caro Padre, vengo a nome del Papa che tanto si interessa alle notizie della sua salute. Il Papa mi ha incaricato di portarle i suoi saluti affettuosi e i suoi auguri. Il Santo Padre le manda la sua benedizione apostolica, la ringrazia per tutto quello che Lei ha fatto per la Chiesa e ancora farà con la sua Opera del Mondo Migliore. Il Santo Padre le chiede scusa se – per circostanze involontarie – non ha potuto aiutare la sua Opera come avrebbe desiderato di fare. Caro padre Lombardi, il Santo Padre la benedice e prega per Lei»129.

dopo la morte del Papa, padre Lombardi dirà: «Sento un vuoto che non ho sentito per la morte degli altri ultimi papi».

128 direttore generale fino al 1982, dopo essere stato direttore del Gruppo porto-ghese (1969-1972) e poi Vicedirettore generale. Visse ancora a lungo nella Sede internazionale del Movimento per sistemare l’archivio di padre Lombardi e dal 1996 vive a Segovia. Gli successe nella direzione generale Julio Jiménez, alla cui morte fu eletto (1991) Juan Bautista Cappellaro, che rimase in carica fino al 1999, quando fu eletto direttore generale don Gino Moro, fdp. dal 2007 il direttore è il sacerdote colombiano Fidel Suarez Puerto.129 R. Lombardi, Diario, 17 luglio 1978.

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XXII

Papa Luciani, l’incontro con Giovanni Paolo II e il testamento spirituale di Lombardi

dopo la morte di papa Montini i cardinali, riuniti in Conclave, eleggono alla guida della Chiesa il Patriarca di Venezia Albino Luciani, che prende il nome di Giovanni Paolo I a ricordo dei suoi due predecessori, Giovanni XXIII e Paolo VI.

Padre Lombardi si trova ancora ricoverato in clinica e dal suo letto d’ospedale invia al nuovo pontefice un telegramma. Per alcu-ni giorni le pagine del Diario di padre Lombardi restano bianche a causa della malattia. Il 13 settembre mostra fiducia nel nuovo pontefice.

Ma Luciani muore molto presto: nella notte del 28 settembre del 1978, 33 giorni dopo la sua elezione.

È stato un pontificato brevissimo – scrive Lombardi nel suo Diario – di poco più di un mese. I primi commenti sono che il fisico del Papa non ha retto al peso gravissimo accettato con tanta semplicità e coraggio. Io sento molto il travaglio che colpisce la Chiesa, appena superata la prova di un nuovo pontificato. Gesù, aiuta la Chiesa a uscire dalla prova gravissima e accogli nella pace un Papa che aveva suscitato speranze in tutta l’umanità.

È ancora infermo il gesuita quando apprende la notizia dell’ele-zione del nuovo papa: il polacco Karol Wojtyła, che prende il nome di Giovanni Paolo II. Primo papa non italiano dopo diversi secoli.

Sono molto contento – scrive il giorno dopo l’elezione – della solu-zione presa dell’elezione di un polacco; e per di più di un polacco che è stato operaio in una fabbrica comunista. Egli ha benedetto subito il mondo e l’enorme folla in piazza San Pietro, che ha acclamato alla

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sua prima apparizione. Egli ha voluto prendere il nome di Giovanni Paolo II riconoscendo così l’importanza del breve pontificato che lo ha preceduto, aprendosi, malgrado la sua brevità, a nuove prospettive.

Per Lombardi la Chiesa

si apre alla nuova storia, forse più internazionale, rimanendo al tempo stesso unitissima alla sua tradizione, con l’intermezzo di Giovanni Pa-olo I, che ha impressionato tutto il mondo. La reazione per l’elezione del Papa è stata per adesso unanime e cordialissima.

dimesso dall’ospedale Lombardi scrive al nuovo papa rinnovan-dogli «piena obbedienza»:

Non so se V.S. ha saputo di me dato che il Signore ha voluto mettermi in contatto diretto con i Papi da circa 35 anni… Per volontà di Pio XII detti inizio al Movimento per un Mondo Migliore che realizza diverse attività per mentalizzare, dare fervore spirituale e attuare il rinnovamento in tutta la Chiesa. da poco e in modo più silenzioso, abbiamo iniziato anche in Polonia.

Subito dopo padre Lombardi informa il papa della sua predi-cazione, prima alle masse, poi a persone qualificate della Chiesa, soprattutto con i corsi delle Esercitazioni per un Mondo Migliore, e aggiunge:

Il Signore ha benedetto molto me e i miei compagni. Adesso siamo circa 400 di tutte le vocazioni della Chiesa e siamo presenti nelle prin-cipali nazioni dei diversi continenti. Credo che si stia facendo un bene rilevante, però umilmente e senza rumore. Personalmente ringrazio il Signore per il buono spirito che mantiene il Gruppo Promotore. Il Concilio Vaticano II è stato nel cuore della nostra predicazione e della nostra azione: prima come preparazione, poi durante la sua celebra-zione ed ora nella sua diffusione.

Papa Wojtyła non tarda a esprimergli il suo alto apprezzamento per tutta l’efficace attività da Lei svolta e per l’impegno di codesto benemerito Movimento per un Mondo Migliore […] confidando che codesto Centro, così spiritualmente vicino per la

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sua peculiare missione, prosegua nella gioiosa e crescente devozione a Cristo e alla Chiesa130.

Prima di morire, padre Lombardi è ricevuto in udienza da Gio-vanni Paolo II. È il 1° giugno del 1979. Lombardi è in carrozzella, accompagnato dal superiore generale dei gesuiti, padre Arrupe, e dal direttore del Movimento Juan Pedro Cubero. Appena entrato Wojtyła gli dà un bacio sui capelli bianchi e un altro sulla fronte. Poi gli stringe il viso, gli prende le mani.

Sono impressionato: non immaginavo – ricorda Lombardi subito dopo l’udienza a quattr’occhi durata meno di dieci minuti – che il Papa sapesse tante cose di me.

Lo stesso giorno si apriva l’ultimo Cenacolo del Movimento con padre Lombardi ancora vivente. I suoi quattro interventi a quell’appuntamento costituiscono il vero testamento spirituale del gesuita per il Movimento. Interventi «lucidi», ricorda in un colloquio con l’autore padre Cappellaro, che «colpirono tutti per la lucidità, la serenità, l’armonia di chi sta al di sopra delle vicissi-tudini umane e offre la sintesi e il senso ultimo della sua vita».

Padre Lombardi non poté seguire lo svolgimento di quel Cena-colo direttamente. Lo seguì dalla sua camera facendosi raccontare tutto dai partecipanti. Nonostante le sue condizioni parlò, sebbene con un filo di voce, davanti ai membri del Cenacolo nella sessione conclusiva, il 28 giugno di quell’anno.

La forza di questo Cenacolo – disse – è stata nel fatto che dio ci ha parlato costantemente. Si è avvicinato alla piccolezza di ciascuno; e ora voglio concludere con lo stesso stile. Egli vuole parlare a tutti nella lingua propria di ciascuno, per manifestare a tutti l’amore che ha verso ciascuno. Vuole che nella Chiesa tendiamo a una tale sempli-cità di relazioni che già sappiamo quale lingua stiamo parlando, per impiegare solamente quella che ci mette in contatto con il maggior

130 Lettera di monsignor Carpio, Sostituto della Segretaria di Stato, a padre Riccardo Lombardi, 18 novembre 1978.

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numero possibile di persone. Cari fratelli, tutti noi veniamo da Uno solo, che è dio. Nel Figlio di dio, per mezzo del quale parliamo. Con quella semplicità possiamo continuare ad andare avanti. Quel dialogo è già cominciato nella profondità del cuore con gli accenti di dio. Fratelli miei, siamo stati creati per capirci gli uni gli altri; e c’è una sola lingua con la quale ci capiamo tutti; è la lingua dell’amore. Tutti ci capiamo quando parliamo con amore. Tutti ci rendiamo conto se non ci vogliamo bene. Io ho voluto fare l’esperienza durante il Cenacolo, preparato così bene per le diverse lingue e per le traduzioni simulta-nee. Perdonatemi se parlo in italiano. Ma ho faticato tanto per parlare tutte le lingue. Alla fine sono tornato alla lingua che mi insegnò mia madre. Sono certo che tutti voi mi avete capito nella lingua di vostra madre. Tutti siamo figli di un unico dio che parla a ciascuno nella sua coscienza. Infine la legge di dio è che ascoltiamo la sua voce che ci parla dentro. Spero anche che tutti noi possiamo capirci per tutta l’eternità. Nel cielo non ci sono traduzioni, ma tutti capiamo quello che gli altri ci vogliono dire. Questo ascolto nell’amore è ciò che darà a tutti gli uomini la possibilità di parlare. È questo ciò che vogliamo iniziare con questa Eucaristia, nella quale uno parla solo se ha qual-cosa da dire a tutti nell’amore. Mai con sentimenti di ostilità. Mai con sentimenti di vendetta. Che sia così. Così deve essere.

È forse questo il suo testamento spirituale.

Padre Lombardi è con Giovanni Paolo II, il 1° giugno 1979, alcuni mesi prima della morte. So-no presenti anche fratel Bandera (a sinistra), già infermiere della Curia Generalizia dei Gesuiti, e padre Cubero, primo successore di padre Lom-bardi nella direzione del Movimento.

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XXIII

L’ultimo periodo di padre Lombardi e un bilancio della sua vita

dopo quel Cenacolo, l’ultimo per padre Lombardi, il 20 novem-bre 1979 il gesuita è colpito da un edema polmonare acuto che lo lascia completamente senza parola.

Grazie alle premure di suor Fabiana, l’infermiera, e del dottor Pan-dozzi – scrive la direzione generale del Movimento a tutti i membri il 21 novembre – padre Lombardi ha superato questo momento critico e oggi sta relativamente bene. Già da diversi giorni non può man-giare cibi solidi e praticamente non riesce a parlare, sebbene capisca perfettamente. Il suo stato d’animo è sereno e paziente, anzi esprime autentica gioia e pace e ce lo dimostra palesemente. da parte nostra la presenza e la preghiera sono continue, oltre all’aiuto che possiamo dargli.

In questo periodo riceve regali e tante visite che gli procurano un grande sollievo, come quella del cardinale Eduardo Pironio, di Madre Teresa di Calcutta e di tanti altri.

Il cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato di Giovanni Paolo II, in un telegramma gli invia la benedizione apostolica del papa.

La notte del 14 dicembre un’altra crisi: questa volta non c’è niente da fare. Gli viene portata l’Unzione degli infermi e alle 2,44 muore.

«Gli tenevo la testa tra le mani – ci racconta Francesca demuru, allora Segretaria generale del Movimento – per aiutarlo a respirare. Mentre moriva – aggiunge – pensavo a tutta la gente del mondo che direttamente o indirettamente è stata raggiunta dal messaggio

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che dio aveva messo nel suo cuore, nella sua mente e nella sua vita e, grazie a lui, anche nel cuore, nella mente e nella vita dei membri del Movimento».

La notizia viene comunicata a tutti i membri del Movimento con un telegramma. I giornali – ne parleremo nel prossimo capitolo – dettero alla notizia ampio spazio, sottolineando i vari aspetti della personalità poliedrica di Lombardi.

Il 16 dicembre una lettera più dettagliata della direzione gene-rale ai membri del Movimento. Secondo quanto «ripetutamente e insistentemente» egli stesso aveva richiesto al Signore, è morto come una «candela che si spegne con un soffio, del tutto consu-mato per Lui. Signore, perché tutti alla fine vedano che eri Tu, Tu solo, Colui che mi sosteneva e mi ispirava, concedimi la grazia di finire la mia vita nella solitudine, nel silenzio, nell’abbandono totale!», aveva scritto in una bellissima preghiera nel 1971, e così è stato in realtà.

dopo tre anni «di potatura e di croce», padre Lombardi si è spento «silenziosamente e serenamente»; scrive la direzione generale:

Accanto a lui c’erano suor Fabiana e suor Valentina (le due infermiere che l’avevano assistito giorno e notte nelle ultime settimane), France-sca demuru, Segretaria generale del Movimento Mondo Migliore e padre Ugo Mesini, direttore del Centro Internazionale. Ciò avvenne con rapidità e in un momento in cui nessuno se lo aspettava. Causa della sua morte fu un nuovo edema polmonare, seguito da collasso cardiaco. Aveva ricevuto l’unzione degli infermi, ed era la quarta volta in questo periodo di prolungata infermità. Padre Lombardi aveva su-perato la crisi precedente e in quegli ultimi giorni stava meglio, motivo per cui Juan Bautista [Cappellaro], d’accordo con lo stesso padre Lom-bardi aveva ripreso a viaggiare. Era infatti a Bassano del Grappa per animare una riunione del Consiglio Generale delle Suore della divina Volontà, di cui facevano parte le due infermiere che assistevano padre Lombardi. Juan Pedro [Cubero], a sua volta, aveva stabilito di rien-trare al Centro il 23 dicembre, con l’intenzione di passarvi il Natale.

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Padre Lucian [Mulhern, ofm] si trovava in Uganda, sfortunatamente, e non siamo riusciti a metterci in contatto con lui.

Il giorno prima padre Lombardi aveva passeggiato in terrazza e aveva partecipato come sempre all’Eucaristia, dando alla fine la sua benedizione, come era sua abitudine. dopo cena aveva ascol-tato con un laico e un padre passionista, missionario in Indonesia (ambedue stavano partecipando a un corso), un disco da lui stesso registrato anni prima, sulla comunione con dio, che concludeva con la morte.

Si era emozionato fortemente – continua il comunicato – alcune ore più tardi sarebbe giunto al distacco definitivo. Così è terminata la vita di quest’uomo che ha segnato tanto profondamente la nostra, e la cui opera abbiamo ereditato e che ci tocca portare avanti.

La salma fu composta prima nella sua stanza al Centro Interna-zionale e successivamente nella cappella, dove fu vegliata fino ai funerali svoltisi nel pomeriggio del 15 dicembre.

Appresa la notizia arrivarono subito i fratelli Gabrio, Annie e Pia, padre Rotondi, suo primo compagno in questa avventura, Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, i superiori della Compagnia di Gesù, amici, confratelli, religiosi e religiose, oltre a diversi membri del Movimento giunti da tante parti.

Concludendosi il primo giorno «senza di lui», tutti i membri del Movimento presenti a Roma commentavano «la pace e la fiducia così profonda» che sentivano in loro. La sera si svolse una celebra-zione eucaristica con la presenza di un gruppo che frequentava un corso di dialogo nel Centro, un altro gruppo numeroso di Foco-larini – molti dei quali avevano frequentato uno dei suoi corsi nel Centro Mariapoli di Rocca di Papa – e tanti amici e vicini. durante la celebrazione arrivò il cardinal Pironio che alla fine parlò di padre Lombardi come «fratello e amico».

La lettera della direzione generale del Movimento ai membri sparsi nel mondo informa anche dei funerali, celebratisi nella chiesa del Gesù il giorno successivo alla morte, mentre la salma è

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sepolta nella cappella dei padri gesuiti nel cimitero del Verano in Roma. La celebrazione funebre, affollatissima, fu presieduta dal vescovo di Frascati monsignor Luigi Liverzani e concelebrata da 60 sacerdoti di diversi ordini religiosi e di diverse diocesi.

Il feretro era a terra dinanzi alla balaustra. La prima lettura fu proclamata dal fratello Gabrio Lombardi mentre il nipote, padre Federico Lombardi131– oggi direttore della Sala Stampa della Santa Sede, della radio Vaticana e del Centro televisivo vaticano – aveva composto e lesse la preghiera dei fedeli, mentre il coro fu diretto da padre Virginio Rotondi.

Questo è un momento pieno di emozione per molti di noi – disse nell’omelia della messa padre Cubero commentando il brano del Vangelo di Giovanni sulla vite e i tralci – certamente per me, sia come responsabile attuale del Movimento per un Mondo Migliore, sia per aver convissuto per 18 anni con padre Lombardi. In questo mondo nel quale l’uomo sembra sempre più elettrizzato dalle sue conquiste e nel quale contano tanto i criteri del potere e del dominio, è certa-mente paradossale, e allo stesso tempo confortante, trovare uomini che come Paolo hanno amato e lottato per lasciarsi conquistare da Cristo Gesù, dal potere del suo amore e della sua Risurrezione. dalla vita di Gesù di Nazaret essi hanno compreso che, di fronte al potere che controlla la storia dal di fuori e opprime gli uomini, sta il potere che si sommerge nella storia consegnandosi agli uomini e trasformandoli dal di dentro con la forza dell’amore. Noi siamo qui, Chiesa, e abbiamo una sfida: il mondo oggi ha bisogno, forse come non mai, di donne e di uomini talmente abbandonati a dio, vissuti e guidati da Lui, con un’esperienza profonda di Lui e del suo Amore liberante. Uomini e donne che, partendo dalla fede, partendo dalla propria esperienza di dio, sappiano penetrare la realtà del mondo per riconoscere, vivere e interpretare il presente come tempo favorevole e giorno di salvezza (2Cor 6,2), come momento nel quale continua a manifestarsi e ad attuarsi l’amore salvifico e trasformante del dio della Storia.

131 Allora vicedirettore de «La Civiltà Cattolica».

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Nella vita di padre Lombardi si sono verificate molte «morti e risurrezioni» e «assai profonde», aggiunse padre Cubero, che con-cluse la sua omelia con le parole stesse di padre Lombardi. Sono quelle pronunciate dal gesuita nel giugno del 1979, al termine del Cenacolo, presenti circa 70 tra sacerdoti, religiosi, religiose e laici in rappresentanza dei 40 paesi in cui era presente il Movimento per un Mondo Migliore.

Sono molto emozionato pensando che partirete tutti dopo questa riunione, benedetta in modo così clamoroso dal Signore. Abbiamo fatto un’esperienza forte della presenza di Gesù. Torniamo con questa esperienza ai nostri Gruppi, nei nostri ambienti, cercando di man-tenerla e continuarla, anche se forse in altre forme, probabilmente oscure. È Lui che ci ha riuniti. È Lui al quale ora ci sentiamo così vicini. È Lui che un giorno godremo sperimentalmente per sempre. Viviamo in Gesù, nella gioia di trovarci un giorno, dove e quando non ci saranno né tristezza né separazioni, né timore alcuno, neppure la morte, perché tutto sarà VITA. Gesù, prendili completamente perché vivano come Te tra gli uomini, per dare loro la Tua VITA. da parte mia sento di essere molto vicino alla fine. Mi sembra di assistere alla messa finale.

Un bilancio della sua vita lo aveva tracciato lo stesso Lombardi.Volendo scendere a qualche dettaglio più concreto, credo che certi periodi di particolare difficoltà si possono intuire abbastanza lungo la nostra storia. Ricordo per esempio, la resistenza di Roma al rinnova-mento richiesto dal Papa nel 1952… L’episodio del libro sul Concilio e le sue conseguenze durante il pontificato di Giovanni XXIII… Periodi nei quali la mia salute fu toccata nella massima profondità, fino ad essere ricoverato in cliniche di psichiatria, giungendo quasi in uno stato di distruzione psicologica… L’opposizione soprattutto da parte di alcuni alla stessa natura del Gruppo Promotore del Movimento tale e come a me sembrava che dio lo volesse… La sistemazione giuridi-ca, tanto violenta, imposta dal Cardinale Antoniutti che collocava il Movimento Mondo Migliore quasi completamente nelle mani della Compagnia di Gesù, ecc. ecc. ecc. Ma alla fine, ha trionfato in me la misericordia di dio, in un modo tale che mi lascia meravigliato: tanto

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nelle linee generali come in quelle particolari. Ormai sono vecchio e mi sento obbligato a cantare dal più profondo del cuore: come potrei cantare, Signore, tutte le tue Misericordie? Ma sembra che tu mi abbia preso dal ventre di mia madre e mi hai protetto ogni giorno come la pupilla dei tuoi occhi. Non basterà l’eternità per contare tutte le tue meraviglie con me meschino e povero peccatore132.

Una vita, come emerge dal suo Diario, piena di obbedienza e di sottomissione totale, ma allo stesso tempo di grande libertà di spirito, sempre pronto a correre rischi ma anche disponibile ad assumersi le conseguenze delle sue affermazioni e dei suoi gesti. Ma padre Lombardi fu anche un uomo di preghiera: il Diario è ricco di preghiere. Nell’ultimo anno della sua vita, in una delle sue ultime celebrazioni eucaristiche, una suora rimase impressionata nel vedere il gesuita con le mani alzate mentre pronunciava le parole della consacrazione133.

due anni dopo la morte di padre Lombardi il Centro di Rocca di Papa fu venduto a un istituto religioso, gli Oblati di Maria Vergine, che ancora oggi lo gestiscono, conservandone il nome e la funzione di casa di esercizi spirituali per gruppi di grandi dimensioni. Un’at-tività che per anni era stata preminente nel Gruppo, ma che allora stava cedendo il passo alla sperimentazione dei nuovi progetti pastorali, anche se il Gruppo non ha mai abbandonato le Esercita-zioni per un Mondo Migliore, che considera uno strumento-chiave della sua missione.

Questa vendita padre Lombardi l’aveva prevista e, secondo Gia-como Martina134, vi aveva acconsentito.

Solo nel 1988, nove anni dopo la morte del suo fondatore, final-mente arriva il riconoscimento giuridico del Movimento da parte della Chiesa: Giovanni Paolo II lo approva come associazione privata di fedeli.

132 R. Lombardi, Manuale Fondamentale, cit.133 da una testimonianza del suo primo successore, J.P. Cubero.134 G. Martina, Storia della Compagnia di Gesù in Italia (1814-1983), cit.

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Considerato dalla storiografia del tempo unicamente alla luce dei fatti politici che lo videro coinvolto, direttamente o indiretta-mente, e passato dopo la morte di Pio XII da figura di primo piano a personaggio marginale e secondario, padre Lombardi fu presto dimenticato da tutti.

Oggi gli storici sono inclini a considerarlo tra i personaggi più importanti del cattolicesimo – italiano e non – del XX secolo. «È finita la leggenda nera di padre Lombardi, ma non è ancora iniziata quella aurea», ha detto lo storico Andrea Riccardi rispondendo a una domanda dell’attuale direttore italiano del Movimento Mondo Migliore don Enzo Caruso135.

È arrivato il momento di riaprire il capitolo della vita e dell’ope-ra di quello che fu indubbiamente uno dei protagonisti della vita pubblica non solo italiana della seconda metà del secolo ventesimo. «Riscoprire padre Lombardi nell’incidenza reale che ebbe sulla Chiesa del suo tempo», afferma Riccardi, «significa riscoprirlo co-me precursore del Concilio e autentico riformatore della Chiesa».

135 Celebrazione per il Centenario della nascita di padre Riccardo Lombardi, Sant’Egidio, Roma 28 marzo 2008.

I membri del Cenacolo del 1979 in udienza generale in Vaticano. Da destra a sinistra padre Cappellaro, che bacia la mano di Giovanni Paolo II, padre Cubero, allora Direttore generale del Gruppo, e don Mieczysław Nowak, allora direttore del Gruppo Polacco.

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XXIV

Echi della sua morte

«Padre Riccardo Lombardi, meglio conosciuto come il “micro-fono di dio”, è morto questa mattina a Castel Gandolfo nel centro “per un mondo migliore”. La morte è stata provocata da edema pol-monare». Così alle 9,44 del 14 dicembre del 1979 scriveva l’Agenzia Italia dando la notizia della morte del gesuita, spentosi nella notte, «serenamente conservando la lucidità fino all’ultimo momento».

Il giorno successivo la notizia della morte di Lombardi è su tutti i giornali: Morto padre Lombardi, il «microfono di Dio», era il titolo più presente.

Ultima predica il suo silenzio, titola il quotidiano Avvenire. La scomparsa di padre Lombardi, «araldo di un mondo migliore», è l’occhiello dell’articolo firmato da Pier Giorgio Liverani. Lom-bardi – scrive il giornalista – è morto «a poco più di settant’anni e con alle spalle una vita sacerdotale spesa in uno sforzo di evange-lizzazione che non ci sembra esagerato definire eccezionale». La sua figura «crediamo di poter già dire, era quella di un prete, di un religioso che, nonostante i clamori e i silenzi e talvolta anche le polemiche fatte sul suo nome, l’opinione pubblica anche cattolica deve ancora in gran parte scoprire». Il quotidiano cattolico pubbli-ca anche un articolo del primo collaboratore di padre Lombardi, il gesuita Virginio Rotondi.

Padre Rotondi è ospitato anche dal quotidiano romano Il Tem-po. Nell’articolo scrive che di padre Lombardi «si riparlerà molto e tutti rimarranno sempre più stupiti davanti ad una vita così varia, così profetica».

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Preferì la piazza al pulpito, titola il Corriere della Sera. L’au-tore dell’articolo, Fabrizio de Santis, ricorda Lombardi mentre parlava dal palcoscenico del teatro Adriano di Roma «con una foga oratoria e un rigore di argomentazioni da suscitare un entusiasmo maggiore di quello che avrebbe suscitato qualunque uomo politico. I comunisti – scrive ancora il giornale – gli attribuirono spregiati-vamente l’appellativo di “microfono di dio”, denunciando pesanti interferenze vaticane sugli avvenimenti interni italiani». Ma padre Lombardi «con il suo metodo ottenne il risultato concreto di riu-scire a ricostituire l’unità spirituale dei cattolici, tanto che tutti gli storici oggi riconoscono decisiva la sua predicazione ai fini della vittoria democristiana del 1948. divenne così l’idolo polemico dei socialcomunisti».

Giorni lontani del «microfono di Dio» è il titolo de La Stampa di Torino. «Si lasciava chiamare il microfono di dio – scrive Vittorio Gorresio – senza che lo cogliesse il timore di apparire immodesto, irriverente, magari eresiarca». «Non gli mancò il successo – scrive il giornale dopo aver citato le sue predicazioni – anche perché erano tempi di facile manicheismo politico, con un papa come Pio XII che non esitava a scomunicare un buon terzo dell’elettorato italiano».

La Repubblica ospita invece, con un richiamo in prima pagina, un articolo di Giorgio Bocca che definisce il gesuita una delle voci «più aspre e più isteriche della crociata anticomunista del 1948». Padre Lombardi fu «un primo della classe – scrive Bocca – che si bruciò in pochi anni di predicazione tanto violenta, apocalittica e faziosa da consigliare alla stessa Chiesa di metterlo in disparte ancor prima che uscisse dalla guerra fredda».

«È morto padre Lombardi, il “microfono di dio” per le crociate elettorali dC», afferma Il Messaggero, che ospita un articolo di Andrea Rapisarda.

Padre Lombardi è morto, «mentre certi suoi nipotini ideologici della “nuova destra” cercano di ripetere, in modo più raffinato, l’operazione con la quale egli aveva influito sulla storia religiosa e

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politica dell’Italia nell’immediato dopoguerra: cavalcare a destra il risveglio religioso», scrive Giancarlo Zizola su Il Giorno di Mila-no in un articolo dal titolo Con lui l’Apocalisse nelle piazze.

Nella «sgradevole ed insidiosa» stagione della guerra fredda padre Lombardi è stato «un uomo – scrive Nazareno Fabretti su La Gazzetta del Popolo – sinceramente religioso, che aveva ragione per buona fede ed entusiasmo, zelo ecclesiale e atten-zione ai problemi del momento, ed al quale tuttavia la ragion di Stato ecclesiastica e politica fece di fatto avere torto e successo strepitoso».

«Si possono cogliere nell’azione di padre Lombardi – è il com-mento di Arcangelo Paglialunga su La Gazzetta del Mezzo-giorno – luci ed ombre: ma è indubitato che egli ha sempre agito in perfetta buona fede, convinto di servire la causa di dio».

In una Italia «pervasa da un clima di guerra di religione», scrive su Il Mattino Federico Tortorelli, padre Lombardi fu «la voce della Chiesa intransigente, della difesa dei principi fondamentali della fede».

Il quotidiano napoletano Roma ricorda che padre Lombardi era nato a Napoli nel quartiere di Santa Lucia. Nel 1948 «quando accompagnò l’effige della Vergine del Rosario di Pompei ottenne il pieno, non facile, in piazza del Plebiscito e nelle adiacenze», più di tanti altri politici del tempo. «Lo chiamavano – scrive il giornale – la voce di Pio XII. Ma era ancor più: era quella di dio, attraverso la voce di chi aveva ricevuto l’acqua lustrale al fonte battesimale della chiesa di S. Lucia a Mare».

Pubblicò da pulpiti e piazze la crociata anticomunista, titola Il Giornale Nuovo, che lo ricorda come «una figura di primo piano nel dopoguerra».

Sognava un mondo di fratelli liberi, titola invece il settimanale Famiglia Cristiana del 6 gennaio 1980. Padre Lombardi – scrive Angelo Montonati – «inventò una forma di catechesi di massa che, agli albori della televisione, lo rese immensamente popolare: in una Europa distrutta dalla guerra e assetata di speranza, egli portava

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un progetto di società cristiana che fu spesso interpretato, quando non strumentalizzato, anche in chiave politica».

«È scomparso in silenzio dalla scena della Chiesa uno dei pro-tagonisti più prestigiosi», scrive il periodico dei Focolari Città Nuova nel primo numero del 1980: «Uno di quegli uomini che sanno guardare alla realtà del loro tempo con una visione di grande respiro, aperti alle prospettive del futuro».

«La sua figura – scrive il periodico – fu un po’ quella di un Gio-vanni Battista del nostro secolo. I suoi scritti già prima del Concilio proponevano riforme e proposte, che trovarono poi realizzazione nel Concilio stesso: lo sviluppo della collegialità, la creazione di organismi pastorali ove i laici fossero presenti in modo attivo, l’apertura della Chiesa ai problemi dell’umanità. Il tutto nel se-gno dell’unità». Il giornale cita poi l’amicizia del Movimento dei Focolari con padre Lombardi, dal quale hanno ricevuto consigli e sono stati «difesi in momenti per noi non facili. Padre Lombardi era un uomo di dio e sapeva riconoscere l’impronta di dio nelle nuove opere e nei nuovi fermenti che emergono nella Chiesa. E non aveva timori a dare l’appoggio della sua testimonianza quando occorreva. di questo gli siamo profondamente grati».

Praticamente tutta la stampa italiana del tempo dedicò spazio alla morte del religioso gesuita. Alcuni giornali però contenevano giudizi negativi. Richiamiamo in merito il commento di padre Rotondi, che parlò di un «vero e proprio disgustoso, irritante coro all’unisono: tante sono le imprecisioni, i ben programmati “silenzi”, le grossolane falsità, le stolte manipolazioni; segno di ignoranza evidente o di faziosa malafede»136.

di tutt’altro genere sono i ricordi di chi padre Lombardi lo aveva conosciuto personalmente.

«Vengo a pregare per un uomo che mi ha fatto un gran bene nella mia vita sacerdotale», dice il giorno stesso della morte di

136 V. Rotondi, Così semplicemente. Padre Lombardi e «le Grand-Prix de la stupidi-té», «Il Tempo», 30 dicembre 1979.

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padre Lombardi il cardinale Eduardo Pironio, che sarà il primo presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. «Uomo di preghiera, ora contempla direttamente il Signore. Uomo che ha sofferto, ora sa che attraverso la serenità della croce si giunge alla pienezza della luce. Uomo di carità, ora ci aiuterà a costruire un mondo nuovo nell’amore».

Per Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, padre Lombardi è stato «sempre “il profeta del mondo migliore”, di un mondo nuovo: sia nel senso di annunciare un avvenimen-to che sta per accadere, ravvivando così negli animi la speranza e rendendo la fiducia in un costante intervento rinnovatore di dio nella società; come nel senso di avere un particolare dono di dio per esortare e stimolare, capace di toccare l’intimo dei cuori e suscitare frutti di conversione e di impegno rinnovato». Per la Lubich, infatti, padre Lombardi era un uomo trasparente, in un certo senso un idealista, un contemplativo. Ascoltandolo parlare sembrava emanasse da lui un carisma. Era un uomo distaccato da tutto. Lo si poteva paragonare a un eremita o a un Giovanni Battista, che gridava mosso dallo Spirito. La sua passione era la Chiesa. Ne era innamorato».

«Al di là delle dimensioni impressionanti del movimento su-scitato dalla sua predicazione pubblica, al di là dei fatti accaduti nell’Opera da lui fondata, padre Lombardi è stato un uomo che ha saputo comunicare a molte persone l’amore per Gesù al di sopra di ogni cosa, il desiderio urgente di farLo conoscere, di farLo regna-re», ha detto padre Pedro Arrupe, il superiore dei gesuiti che aveva salvato l’indipendenza del Movimento. «E questo desiderio non era mai sufficientemente ardente per lui, i suoi orizzonti mai sufficien-temente ampi: erano tutta la storia dell’umanità, tutti i paesi e tutti i continenti, tutto il mondo e l’intero universo». Padre Arrupe si dice convinto che nel periodo preconciliare e durante il Concilio, «l’ideale di Chiesa che padre Lombardi aveva maturato durante la sua predicazione, e l’impegno per darle un’espressione concreta con la collaborazione del Movimento è stato un vero gesto profetico».

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Secondo il cardinale Fiorenzo Angelini, padre Riccardo Lom-bardi

fu un fenomeno del tempo. Con le espressioni Rinnovamento, Mondo Migliore, Missione di Roma egli raccolse e si fece interprete della pre-occupazione di Pio XII per la città di Roma. Era una proposta di rin-novamento cristiano che, partendo da Roma, doveva poi diffondersi in tutto il mondo. Padre Lombardi sapeva rivolgersi agli uomini di cultura, agli operai, alla gente del popolo. E Roma fu il suo trampolino di lancio per il mondo. Molti episcopati, infatti, lo chiamarono in ogni parte del mondo.

Padre Lombardi – prosegue il Cardinale in una testimonianza resa all’autore – deve essere ricordato con venerazione e viva riconoscenza, inquadrato nel suo momento storico particolare di straordinaria ripre-sa spirituale, che partendo da Roma si irradiava dovunque. Non per nulla Pio XII ebbe a dire un giorno: “Roma vale l’Italia, l’Italia il mon-do”, determinando così l’influenza di una ripresa indicata nell’espres-sione “Mondo Migliore”. dimenticare padre Riccardo Lombardi o sottovalutare la sua impresa pastorale difficilissima non solo è indice di grave ignoranza storica, ma di grave ingiustizia perché si ignora e si dimentica un momento storico tutto particolare della Chiesa.

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XXV

Il Gruppo Promotore dalla morte di Lombardi a oggi137

Il Gruppo fondato da padre Lombardi si presenta oggi ufficial-mente come Servizio di Animazione Comunitaria del Movimento per un Mondo Migliore. La scelta di una denominazione complessa e articolata (da cui è difficile estrapolare una parola che distingua con immediatezza questo tra gli altri gruppi ecclesiali) nasce dalla volontà di esprimere la natura e la specificità proprie di questa presenza nella Chiesa. Infatti la sua fisionomia, pur nella fedeltà al disegno del fondatore, è venuta via via chiarendosi e strutturando-si. E non poteva essere altrimenti, perché sin dall’inizio il Gruppo è nato per servire al rinnovamento della Chiesa, al fine di migliorare il mondo secondo il piano di dio.

Le coordinate che fondano la spiritualità di questo Gruppo sono il Regno di dio, la storia, la missione della Chiesa. Sono, in sintesi, le sfide che esso affronta: leggere la storia dell’umanità per scoprirvi i segni di un futuro migliore e operare nella Chiesa e con la Chiesa perché essi diano frutto nel mondo, affrettando la venuta del Regno di dio.

Sin dall’inizio è molto chiara in padre Lombardi la preoccupa-zione per la situazione mondiale e nello stesso tempo la particolare capacità di leggere nella storia quelli che il Vangelo chiama «i segni dei tempi». La guerra mondiale e le sue ricadute morali e materiali avevano determinato la necessità della ricostruzione e sensibiliz-

137 Questo capitolo è stato scritto con la collaborazione dell’Équipe di Roma del Servizio di Animazione Comunitaria.

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zato le coscienze che era necessario rinnovare anche la convivenza umana nella direzione del superamento della divisione. Su questa linea opera il magistero di Pio XII. Nel suo appello radiofonico alla diocesi di Roma del 10 febbraio 1952 egli chiama tutti gli uo-mini di buona volontà a rinnovarsi, perché il mondo ha bisogno di «trasformarsi da selvatico in umano, da umano in divino, vale a dire, secondo il cuore di dio».

L’umanità ha ormai il potere di autodistruggersi: la guerra si chiude con la prova generale delle bombe atomiche su hiroshima e Nagasaki. È urgente fare appello alle coscienze perché tutti si con-vertano a una convivenza più giusta. E «per cambiare il mondo, per costruirlo secondo Gesù, è urgente agire all’interno della Chiesa per un suo rinnovamento profondo e generale» come comunità che sia in grado di assolvere alla missione che Gesù le ha dato.

Come raggiungere questo obiettivo? Sin dall’inizio padre Lom-bardi parlò di «progetti», «piani», «strategie». Si trattò di contenuti e azioni concrete, come ad esempio il piano di rinnovamento dio-cesano e il corso-ritiro delle Esercitazioni per un Mondo Migliore; contenuti e strategie che, se non avevano ancora la precisione me-todologica propria dei metodi pastorali successivamente elaborati dal Gruppo da lui fondato, si prefiggevano comunque obiettivi precisi da raggiungere, tenendo conto di situazioni concrete da cambiare per mezzo di itinerari rapidi ed efficaci e con mezzi e strumenti adeguati.

Uno di questi mezzi fu il gruppo di collaboratori che, nato spontaneamente intorno a padre Lombardi a partire dalla fase di predicazione, dal 1948 iniziò ad assumere la configurazione che nel 1988 lo portò al riconoscimento canonico come Gruppo apostolico di diritto pontificio, nella forma di Associazione privata di fedeli.

Padre Lombardi pensava che il rinnovamento della Chiesa, in un mondo in cui ormai tutto era divenuto interdipendente, dovesse tendere all’unità, dovesse essere comunitario. La Chiesa, operan-do per il bene comune, doveva partire da se stessa, puntando a far convergere tutte le sue forze verso la comunione degli intenti.

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Perciò egli costituì un gruppo che non fosse un’istituzione in più nella Chiesa, ma mostrasse con la sua stessa esistenza l’unità della Chiesa nelle sue diverse espressioni. Vi confluirono subito sacer-doti, religiosi di vari ordini e congregazioni, religiose, laici e laiche, coniugati e non coniugati.

Non a caso, la magna charta del gruppo fu la dottrina che Pio XII espresse nell’enciclica Mistici Corporis. La dottrina della Chiesa-Corpo Mistico mette in primo piano l’Incarnazione, e con l’Incarnazione l’uomo e l’umanità. Se Cristo si è fatto uomo, tutta l’umanità è il suo Corpo, non solo la Chiesa. Essa si pone al servizio dell’umanità per trasformarla in Regno di dio. Nelle profetiche parole pronunciate da Pio XII nell’appello radiofonico del 1952 era già prefigurato il volto della Chiesa che si sarebbe delineato poi con il Concilio Vaticano II.

Il messaggio dell’enciclica Mistici Corporis suscitò un immediato consenso generale e volontà di attuazione. Ma non si sapeva come tradurlo nella realtà viva e quotidiana della Chiesa e della società. La guerra aveva devastato il mondo e ora bisognava ricostruirlo. Lo sviluppo tecnico-scientifico trasformava rapidamente la società e l’ambiente, ma non si aveva – non si poteva avere – coscienza chiara degli effetti che avrebbero prodotto sia il cambiamento sia la sua rapidità. La Chiesa tuttavia non poteva essere estranea a questa tra-sformazione piena di incognite, anzi doveva assumerla e viverla.

Il Gruppo di padre Lombardi fece propria questa sfida. Bisogna-va tradurre in stile di vita il messaggio del papa, tradurre la dottrina della «ascesi comunitaria» nella pratica pastorale. Il primo passo fu trovare risposta a una serie di domande. Se vivere il Corpo Mistico comporta essere e sentirsi parte organica di un tutto, allora l’ascesi che ne consegue esige di tenere sempre in tensione reciproca i due termini: la parte e l’insieme. È questa una nuova spiritualità? Un’ascesi non solo personale, ma che diventa personale perché è prima di tutto comunitaria, cioè di Chiesa?

Per anni trovare la risposta a queste domande fu l’obiettivo del Gruppo. Nessuno aveva allora risposte chiare. Si era coinvolti nel

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grande cambiamento culturale senza averne precisa coscienza. A distanza di tempo risalta con chiarezza il carattere profetico dell’enciclica sul Corpo Mistico. Era in atto anche in Italia (dove, per motivi storici, si era conservata più che altrove la cultura agraria) il tramonto della Christiana Societas, che era iniziato, in modo signi-ficativo, con l’Umanesimo. La Chiesa, laica nei suoi principi («date a Cesare…»), aveva partorito il mondo, lo aveva cresciuto e ora se lo trovava davanti, sempre più convinto della propria autonomia.

Il XX secolo è stato il momento culminante del trionfo dei nuovi idoli: la scienza e la tecnica. di dio non c’è più bisogno. Ma gli effetti dello strapotere umano si sono riversati contro l’umanità, e l’uomo si sta accorgendo di essere un maldestro e pericoloso apprendista stregone, senza per questo perdere l’incrollabile fidu-cia nel suo nuovo deus ex machina. La Chiesa – madre e maestra dirà Giovanni XXIII – ha dunque di fronte a sé un figlio-mondo adolescente, che vuole fare da solo. Può abbandonarlo? Essa è de-positaria di una bimillenaria missione. deve prima di tutto cercare di capirlo: deve capire i «segni dei tempi».

Giovanni XXIII sottolineò questa esigenza, il Concilio Vaticano II ne fece uno dei suoi motivi ispiratori. Negli anni precedenti il Concilio, padre Lombardi si domandò come sensibilizzare i cri-stiani alle nuove sfide sociali, come aiutarli a trovare le risposte nel Vangelo. Nelle «Esercitazioni», il «ritiro per la comunità cristiana» che egli propose per un Mondo Migliore, è già profilata una nuova evangelizzazione. Bisognava prendere innanzitutto coscienza che il mondo può migliorare solo se vive la vocazione universale all’uni-tà. Ne consegue che la comunità cristiana per aiutare il mondo deve essere sempre impegnata a rinnovare se stessa.

Le Esercitazioni furono e sono lo strumento chiave per il Gruppo, sin dall’inizio della loro diffusione in tutta la Chiesa, nei cinque continenti. Col tempo si chiarì meglio il loro prezioso contributo alla comprensione e alla crescita di una spiritualità che si rivelava sempre più di tipo comunitario. Una Chiesa missionaria deve in-carnarsi nel mondo, e questo esige due atteggiamenti fondamentali:

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non sentire il mondo come altro da sé (cioè sentirsi in comunicazio-ne, comunione-solidarietà con esso) e tendere a diventare un vero organismo; non una somma di singoli, bensì un’unità organica, una comunione, concretamente una comunità. Via via che si facevano più chiare queste intuizioni, le Esercitazioni diventavano il senso e la ragione di vita del Gruppo e della sua funzione apostolica.

Oggi, con una comprensione più matura, il Gruppo può affer-mare che le Esercitazioni sin dall’inizio si presentavano come una proposta di spiritualità di comunione; una comunione intesa: – come evento nella sua dimensione profetica (cioè da cogliere e

contemplare nella storia);– come vocazione nella sua dimensione sacerdotale (una chiamata

alla santità/unità universale);– come missione/testimonianza nella sua dimensione regale o di

servizio (per edificare una comunità ecclesiale che sia al servizio della dilatazione del Regno di dio nel mondo).Il Gruppo dunque contribuì alla preparazione del Concilio

diffondendo il messaggio delle Esercitazioni a un gran numero di operatori pastorali. Un terzo dell’episcopato mondiale conobbe le Esercitazioni prima dell’inizio del Concilio e ne ricevette nuova-mente il messaggio durante l’evento. Concluso il Concilio, il Grup-po si sentì confermato nella sua missione e chiamato a compiere quel servizio di rinnovamento permanente che il Vaticano II aveva chiarito essere non tanto nella Chiesa quanto della Chiesa. Ma nel-lo stesso tempo, a causa di problemi di riconoscimento e identità (non si concepiva allora un gruppo che riunisse in sé più vocazio-ni), in quel periodo il Gruppo soffrì di un certo isolamento, che lo strinse ancor più affettivamente al fondatore e in qualche modo lo costrinse a chiarire meglio a se stesso la propria missione.

Il discernimento si sviluppò in varie tappe.Nel 1965, mentre si concludeva il Concilio Vaticano II e il Grup-

po veniva affidato alla Compagnia di Gesù, si incontrarono per tre mesi al Centro Internazionale Pio XII per un Mondo Migliore di Rocca di Papa i responsabili dei diversi gruppi nazionali allora pre-

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senti nel mondo. Quell’incontro produsse due frutti importanti: la definizione della concezione di «Movimento» e la strutturazione del governo del Gruppo: furono risoluzioni improntate a scelte di comunione e di povertà. Prevalse infatti l’idea di un movimento che non muovesse tanto se stesso, quanto, missionariamente, gli altri; una forza dinamica, che entrasse nel vissuto e lo muovesse verso il rinnovamento, piuttosto che un’organizzazione autorefe-renziale che cresceva su se stessa a cerchi concentrici.

Fu una scelta «di povertà», la scelta di essere come il lievito, che fa crescere la pasta perché sparisce; la scelta di animare la vita della Chiesa perdendosi in essa, lasciando le realtà messe in mo-vimento sotto la guida di coloro che hanno ricevuto il ministero dell’unità: vescovi, parroci e ogni autorità legittima della Chiesa. Una scelta «di non-potere»: il Gruppo promotore, accettando la povertà evangelica del seme che muore per dare nuova vita, de-stinò se stesso ad essere una realtà numericamente insignificante. Una organizzazione ridotta al minimo, quanto era necessario per suscitare e accompagnare il movimento.

Poiché non ha un’organizzazione propria, né propri membri consacrati e permanenti, il Movimento per un Mondo Migliore non si vede: esso appartiene alla vita della Chiesa. E proprio per questa invisibilità, dall’esterno, ma spesso anche dagli stessi mem-bri delle comunità ecclesiali che attuano i suoi progetti, e che nella visione del Servizio di Animazione Comunitaria costituiscono il «movimento», viene ignorato o tutt’al più confuso con il Gruppo apostolico che lo promuove.

La scelta del Gruppo Promotore del Movimento per un Mondo Migliore (questa è la denominazione ufficiale del Gruppo) di non apparire perché la Chiesa cresca, era ed è fondata sulla fede di trovarsi in linea con lo stile evangelico della rinuncia di sé perché altri abbiano vita; la linea dell’Incarnazione, della Risurrezione attraverso lo spogliamento. Questi valori evangelici essendo sem-pre validi, la capacità di permanenza storica del Gruppo risiede nella fedeltà alla sua vocazione e nella creatività con cui offre

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rinnovate proposte per il rinnovamento della Chiesa e quindi per il mondo.

Un Gruppo formato da persone di tutte le vocazioni, ognuna del-le quali conserva il proprio status originario – e quindi appartiene al Gruppo apostolico solo in forza del servizio che vi compie e della vocazione comune al rinnovamento – è molto fragile in questa sua identità velata e di difficile identificazione. La sua struttura esige in modo particolare una forte coesione, una salda unità di intenti, anche una propensione, una accettazione interiore a lavorare senza comparire. Questo fu già chiaro in quel 1965. La situazione iniziale di un gruppo di collaboratori più o meno dipendenti dal fondatore non era più adeguata a scelte così coinvolgenti, che richiedevano un gran senso di responsabilità e una generosa comunione. Nella fedel-tà a padre Lombardi bisognava trovare modi più partecipativi nella conduzione del Gruppo, un governo più rappresentativo. Questo necessario passaggio aiutò a comprendere che la comunione si rag-giunge nella povertà e nell’umiltà, si sperimentò concretamente che per far crescere l’insieme bisogna saper accettare di diminuire.

dal 1965 il Gruppo internazionale cominciò a riunirsi a inter-valli sempre più regolari in quelle assemblee generali che nello Statuto saranno ufficialmente denominate Cenacoli. da allora in poi i Cenacoli si caratterizzarono come esperienze di comunione per scegliere gli indirizzi fondamentali della vita e della vocazione di un gruppo radicato nel rinnovamento. Esperienze creative e faticose, perché la missione e l’identità del Gruppo esigevano una costante attenzione alla realtà della Chiesa e del mondo, ascoltarne le domande, cercare risposte sempre nuove.

Al Cenacolo del 1972 si arrivò con la consapevolezza che diffon-dere le Esercitazioni per un Mondo Migliore non poteva essere il fine, bensì il mezzo con cui favorire il rinnovamento: esse erano il nucleo, la base fondante della missione costitutiva. Ciò apriva le porte a cammini tutti da esplorare. Tra le incognite, anche il pericolo di allontanarsi dallo spirito del fondatore. La decisione di accettare una molteplicità di vie, tutte a partire dalle Esercitazio-

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ni, per favorire il rinnovamento, fu presa con il consenso di ogni membro, incluso padre Lombardi. Nella prassi però ci furono delle resistenze, anche perché la decisione comportava l’assunzione della ricerca permanente come stile di vita: decisione faticosa, verso cui non tutti si sentivano attratti. È in questo periodo che nacque co-munque un sistema di riflessione e ricerca a livello internazionale, quasi un osservatorio permanente sulla realtà, che permettesse alla missione del Gruppo di incarnarsi più incisivamente. Questa ricer-ca ha sviluppato sino a oggi i temi che il vaglio dei segni dei tempi indicava. Tra questi temi segnaliamo il rapporto Chiesa-Mondo, la liberazione, la secolarizzazione, il discernimento, i carismi, la partecipazione, il processo di unificazione europea, la solidarietà, la globalizzazione. Le ricerche hanno innanzitutto insegnato al Gruppo che il rinnovamento della Chiesa dipende dalla lettura dei segni dei tempi, come indicato dal Concilio (GS,4); inoltre, hanno rinnovato via via il bagaglio dottrinale del Gruppo, i suoi metodi di lavoro, le strategie apostoliche, il suo stesso stile di vita.

Il Cenacolo del 1972 fu importante anche perché aprì una stra-da pregna di futuro per l’attività apostolica. In quei primi anni del dopo-Concilio c’era gran fermento di idee e di iniziative per comprendere e far passare il suo contenuto dottrinale; nascevano movimenti, si diffondeva un linguaggio comune nei termini, i quali termini potevano però assumere significati diversi a seconda delle realtà definite, a partire dallo stesso concetto di movimento. Il Gruppo si trovò a essere una voce tra le tante, e una voce spesso fraintesa. Quello che risultava chiaro era la grande difficoltà a passare da un rinnovamento individualizzato (di singole persone, di singoli movimenti) a un rinnovamento di tipo comunitario, dove il termine «comunità» non si riferiva più ai soli componenti dell’uno o dell’altro gruppo, ma a tutti i battezzati che risiedono in un territorio e costituiscono la Chiesa che vive nelle diocesi, nelle parrocchie: cioè il Corpo Mistico di Cristo.

dopo lunga riflessione si concluse che per tradurre la comunio-ne in vita bisogna viverla, e non solo in particolari ambienti, ma lì

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dove si vive, con tutti quelli che ci abitano accanto. Si giunse così alla decisione di promuovere «esperienze-tipo» che valorizzassero nei fatti, che rendessero visibile, concreta, percepibile dall’interno – ma anche dall’esterno – l’immagine che della Chiesa aveva dato il Concilio. Se vivere comunitariamente esige di pensare e agire insieme, bisogna prendere accordi, pianificare, programmare «in-sieme», come comunità: popolo di dio organizzato in un territorio con la presidenza del ministro dell’unità.

La comunione che si voleva realizzare e far crescere nella Chiesa e nel Gruppo portò ad adottare un metodo di pianificazione apo-stolica e di organizzazione a tutti i livelli. Scrive in proposito padre Cappellaro, parlando dell’esperienza spirituale che ha consentito al Gruppo di «scoprire la comunione costitutiva della Chiesa come spiritualità», grazie alla costante ricerca di «come» vivere il Concilio:

La comunione venne vissuta come ricerca, creatività, scelte di futuro e pianificazione. La fedeltà, fino allora intesa come ripetizione del passato, si reinterpretò come fedeltà creativa a un dono ricevuto, che deve essere riproposto nelle diverse e mutate situazioni del tempo. Così imparammo sulla nostra pelle che la comunione non è un fatto statico, ma il frutto di scelte che mettono in crisi quanto già raggiunto e aprono futuri incerti. Le scelte di fede non nascono dalla sicurezza dell’esperienza del passato, ma nell’oscurità e nel rischio di quanto non si vede ma si crede (cf Eb 11,1). Scelte che mettono in crisi gli stessi rapporti tra le persone e che sfidano ad accettare le tensioni come parte intrinseca della stessa fedeltà, come purificazione di se stessi per una comunione dinamica, sempre tesa verso una più piena realizzazione nella carità138.

I Cenacoli dei dieci anni successivi produssero alcuni documenti fondamentali. In essi veniva definita l’identità del Gruppo nella sua Vocazione e Missione, nelle sue Opzioni Apostoliche e nella

138 Servizio di Animazione Comunitaria, Spiritualità di comunione. Un’esperienza, una teologia, una pastorale, a cura di J.B. Cappellaro, cit.

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sua Configurazione e Fisionomia. Questo ultimo documento è successivo alla morte di padre Lombardi. Già il Gruppo aveva operato delle importanti scelte per stabilire la propria ragion d’essere; ma ora il capo carismatico non c’era più, ed era necessa-rio ridefinire la composizione del gruppo, lo stile di vita, il senso della provvisorietà dei membri, l’organizzazione e la sistemazione giuridica139. Bisognava trovare dei criteri, dei punti di riferimento che permettessero di discernere l’autenticità delle attività che si venivano realizzando e le caratteristiche che potevano garantire la fedeltà alla vocazione e missione del Gruppo.

Il lungo travaglio reso necessario dal chiarimento della propria identità è costato al Gruppo sofferenze, tensioni e logorio di ener-gie, che però non hanno mai impedito l’approvazione unanime dei documenti. Venne nel tempo superata una difficoltà non secon-daria, sorta dalla identificazione tra Esercitazioni e Movimento. Si comprese che il diverso modo di considerare il rapporto tra queste due realtà dipendeva dal fatto che si riteneva contrapposto ciò che in realtà era complementare: le Esercitazioni, invece di rimanere nel solo ambito della predicazione, potevano essere tradotte in progetti operativi, in termini di azione e pratica pastorale.

Il Gruppo decise di avviare una serie di ricerche sui «segni dei tempi» come riferimento per l’elaborazione di modelli per la pasto-rale. Il Concilio aveva ribadito che la Chiesa è per il mondo. Quale mondo? Quali sono le tracce del passaggio di dio nella storia, i segni della sua presenza nelle vicende umane? Rispondere a queste do-mande consente di scorgere il Piano di salvezza e di cercare i modi per assecondarlo. Lo studio permanente e sempre aggiornato dei

139 La sistemazione giuridica è intervenuta con decreto del Pontificio Consiglio per i Laici del 14 dicembre 1988. Il Gruppo Promotore del Movimento per un Mondo Migliore, fondato da padre Lombardi, è riconosciuto nella sua natura di Gruppo internazionale articolato in gruppi locali, espressione di tutte le vocazioni presenti nella Chiesa, radunate intorno a una missione che si svolge non per via di autorità ma di animazione spirituale, nell’ambito della funzione profetica comune a tutto il popolo di dio.

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segni dei tempi (molti testi hanno avuto pubblicazione solo ad uso interno) fu – ed è – il supporto che permise – e permette – al Grup-po di promuovere esperienze che dimostrino la possibilità reale di mettere in pratica la visione di Chiesa proposta dal Concilio.

Una prima esperienza di rinnovamento parrocchiale era stata realizzata negli anni precedenti dal Gruppo allora presente in Brasile ed era stata assunta come propria dall’Episcopato brasi-liano. L’intero Gruppo brasiliano del Movimento per un Mondo Migliore, di cui era allora direttore padre José Marins, si impegnò nello sviluppo del progetto delle Comunità Ecclesiali di Base e fu assorbito dalla Chiesa brasiliana come una sua struttura interna nel 1965. L’esperienza si estese in seguito anche in Africa, a cura dello stesso padre Marins, ed è tuttora al centro della pastorale in molte diocesi africane. Furono proprio le realizzazioni nate nell’Ame-rica Latina a mettere in primo piano l’esigenza di una pastorale organica, di insieme, che coinvolgesse a livelli differenziati tutti i battezzati di una Chiesa locale. Questo tipo di rinnovamento rive-lava via via un’immagine di parrocchia «comunione di comunità» non piramidale (la punta = il clero; la base = i fedeli), ma circolare, con al centro l’Eucaristia e il suo ministro.

La prima esperienza di rinnovamento parrocchiale in Italia ini-ziò alla fine del 1969 a Vajont (Pordenone). Era questo un nuovo insediamento urbano, dove erano stati trasferiti i sopravvissuti della tracimazione della diga di Longarone140. Vajont presentava un microcosmo dei problemi sociali di sradicamento e di insicurezza che l’Italia stava sempre più tragicamente affrontando. Le altre due esperienze-pilota furono promosse in Sardegna ad Arzachena, cit-tadina legata e condizionata dal turismo, e in Germania a Stoccarda, con gli italiani emigrati in quella città industriale. Queste prime esperienze-tipo vennero supportate dal progetto elaborato in forma

140 Il disastro avvenne il 9 ottobre 1963. I nuclei familiari dei sopravvissuti si era-no insediati nel nuovo paese, costruito in pianura nella zona di Maniago, a poca distanza da Aviano, nel 1968.

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teorica applicando in modo creativo il metodo prospettico, progetto che prese il nome di Nuova Immagine di Parrocchia141.

Nasceva una pastorale che non considerava più il popolo come destinatario di un apostolato affidato al clero e a poche persone impegnate. Il popolo di dio è un popolo di battezzati, sacerdoti, re e profeti; quindi è al tempo stesso tutto insieme «soggetto» e «destinatario» dell’azione pastorale, ciascun battezzato secondo i propri doni, carismi e ministeri. Se la parrocchia è il popolo di dio in cammino verso la comunione, la comunità parrocchiale non può essere rappresentata solo da una minoranza dei fedeli, da quelli che «vanno a messa», ma da tutti i battezzati. Tutti de-vono essere evangelizzati, tutti devono diventare evangelizzatori. La parrocchia è in missione permanente. Una serie di opzioni apostoliche coerenti con questa idea di fondo portò alla creazione di strutture che supportassero le varie forme e i diversi livelli di apostolato, a partire dalla struttura fondamentale costituita dal messaggio di evangelizzazione portato dai messaggeri, che visita-no periodicamente le famiglie. L’itinerario di fede si sviluppa poi secondo le tappe dell’itinerario ufficiale dell’iniziazione cristiana (Ordo Initiationis Christianae Adultorum).

Con gli anni e grazie a molti incontri di studio e di verifica, il progetto conosciuto come Nuova Immagine di Parrocchia (NIP) si delineò in ogni sua parte, e si ampliò con i progetti di pastorale familiare e giovanile. Verso la fine degli anni Settanta ne iniziò la diffusione in America Latina e successivamente nel resto d’Europa. Attualmente ci sono esperienze di rinnovamento parrocchiale in tutti e cinque i continenti.

Come conseguenza logica e ampliamento del progetto par-rocchiale è nato poi il progetto di rinnovamento diocesano, che imposta tutta la pastorale diocesana in modo organico a partire

141 Una sintesi del progetto pastorale «Nuova Immagine di Parrocchia» è pubblicata in allegato al 5° volume de Il Giubileo dell’anno 2000, a firma A. Apolloni, G.B. Cappellaro e G. Moro, Elledici, 1999.

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dall’evangelizzazione del popolo. Esigendo una adesione che parta non solo dal vescovo, ma anche dalla base, esso abbisogna di una accurata fase previa e di un coordinamento molto efficiente. Un passaggio intermedio venne adottato da alcune diocesi dell’Ame-rica Latina, dove tutte le parrocchie adottarono la pastorale NIP. Non era però ancora un vero piano pastorale diocesano, perché molti campi della pastorale restavano scoperti. Elaborato con ri-flessioni durate anni, verificato e collaudato, il progetto organico di patorale diocesana cominciò a diffondersi dal 1989, e oggi è attuato da un centinaio di diocesi in quattro continenti142.

In occasione del cinquantesimo anniversario del Proclama per un Mondo Migliore (10 febbraio 1952), si sono riuniti per la prima volta in un Congresso internazionale operatori pastorali che attua-no i progetti ispirati dal Servizio di Animazione Comunitaria, per una valutazione globale del progetto-tipo. Alla fase internazionale del Congresso, iniziato nelle comunità locali e concluso a Roma nel 2003, erano presenti nella Pontificia Università Gregoriana 350 delegati – in rappresentanza di 24 nazioni – e numerosi vescovi. diocesi e parrocchie che vivono i progetti ecclesiali elaborati nel solco dell’intuizione di padre Lombardi hanno raccontato e va-lutato la loro esperienza di comunione. Ne è uscita confermata, anche dalla reazione a caldo degli esperti (biblisti, teologi e cultori di scienze sociali), la validità del progetto-tipo, che permette di tra-durre in azione pastorale a misura della realtà locale la spiritualità del Concilio Vaticano II, mettendo così i battezzati tutti insieme, come popolo, in cammino verso la santità143.

142 Il progetto pastorale diocesano, che include quello parrocchiale, è pubblicato in Edificarsi insieme come popolo di Dio, Libreria Editrice Vaticana, 2003. Il cammino di fede di un intero popolo, espresso nel piano diocesano, si attua concretamente attraverso le parrocchie.143 Gli Atti del Congresso sono pubblicati a cura di Mario Berti in Spiritualità di comunione per un mondo solidale, cit. di questo appuntamento hanno ampiamente riferito molte testate cattoliche, tra le quali l’Agenzia SIR e i quotidiani «Avvenire» e «L’Osservatore Romano».

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XXVI

Le principali pubblicazioni

Opere di padre Lombardi

Nell’arco della sua attività, padre Riccardo Lombardi pubblicò una trentina di opere, molte delle quali tradotte in varie lingue. Ecco le più importanti.

La prima è la pubblicazione della sua tesi di laurea, La salvezza di chi non ha fede, della quale abbiamo parlato a proposito dell’inizio della sua predicazione. La tesi innovativa del libro è che «la salvezza è possibile a chi, per lo meno confusamente, potrà intendere dio come Ente supremo e personale, sommamente santo e verace». «In meno di un anno tutte le copie dell’opera sono andate esaurite» – scriverà Lombardi nella prefazione alla 3a edizione (1949) – cosa che a lui sembra «una conferma circa la sua rispondenza», nella tragica situazione dell’Italia di quegli anni, «a un grave bisogno della nostra letteratura teologica»

Altro lavoro importante nella storia bibliografica di Lombardi è La storia e il suo protagonista. Un’opera filosofica nella quale egli analizza le due concezioni antitetiche della storia, di cui segnala i punti deboli per presentare l’uomo come protagoni-sta. Vi si può scorgere la base teoretica del futuro impegno di Lombardi e del suo Gruppo per la lettura dei segni dei tempi. «La storia considerata in se stessa, con gli occhi di un filosofo, ci apparve – dice nella conclusione – intreccio continuo di razio-nalità e irrazionalità. Considerata con gli occhi di dio, che ce ne ha voluto parlare, si rivela come un cammino che sboccherà per tutti nell’eternità».

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Nel 1947 è la volta di La dottrina marxista, un volume uscito durante il periodo in cui padre Lombardi faceva parte della re-dazione de «La Civiltà Cattolica». Al libro, come appendice, fu aggiunto un articolo scritto per «La Civiltà Cattolica»: Una mano tesa minacciosa. Tesi del libro, in cui Lombardi riprende anche altri articoli già pubblicati sulla rivista dei gesuiti, è che il cristianesimo rappresenta una terza via tra il liberalismo e il comunismo.

Nello stesso anno esce Mobilitazione di tutti i cattolici, un volu-metto che raccoglie articoli e discorsi della campagna lanciata da padre Lombardi in tutt’Italia con la finalità di mobilitare, come dice il titolo, tutti i cattolici in una «crociata di amore e solidarietà». È la Crociata della Bontà, di cui abbiamo parlato.

Altro volume è Orientamenti fondamentali, che raccoglie una se-rie di conferenze radiofoniche tenute dal gesuita. Nella sua forma letteraria, tipica del grande predicatore, ogni conferenza è come il lento esplodere di un vulcano, segnato com’è il testo a ogni passo da punti esclamativi e interrogativi. È come un grido crescente che va continuamente implorando soluzioni per questo «mondo che va alla deriva», per usare le parole di Pio XII.

Nel 1951 è la volta di Per un mondo nuovo, che raccoglie predi-che e conferenze pronunciate da padre Lombardi durante i mol-teplici viaggi in giro per il mondo. «Il frutto più maturo di tredici anni di esperienze», dirà Lombardi nella prefazione alla nona edizione (1954). Il libro, di cui abbiamo già parlato, fu tradotto in sette lingue.

Nel 1954 vede la luce, in edizione pro manuscripto, Esercita-zioni per un Mondo Migliore, che contiene lo strumento-base del Movimento per un Mondo Migliore, nella versione precedente al Concilio. Questo libro – come dice lo stesso autore – è «nato senza sapere di nascere e diventato adulto senza essersi accorto del momento in cui questo avveniva». Lombardi lo concepì infatti come «un ritiro spirituale fatto in comune e per il bene comune, una sorta di esercizi spirituali per muovere la volontà e risvegliare la responsabilità davanti al piano di dio. Un libro da mettere in

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pratica». Il primo abbozzo di questo lavoro è del 1951 (ma allora, prima del Proclama per un mondo migliore, si intitolava Esercizi per un mondo nuovo). La versione del 1954 ebbe traduzioni in va-rie lingue e ci furono poi edizioni ampliate e aggiornate nel 1959 e nel 1961.

Sempre nel 1954 vede la luce anche Pio XII per un Mondo Mi-gliore, un volume che ebbe l’approvazione e l’appoggio dello stesso pontefice. Raccoglie, in forma organica, documenti del papa in relazione al Movimento e sul compito della Chiesa per la ricostru-zione spirituale e politica del mondo. davanti a questo orizzonte Lombardi fa scaturire l’esigenza di una riforma della Chiesa, e più ancora di una «controriforma», per contrastare «la recente apo-stasia della società moderna».

Nel 1959 esce Appunti per un mondo migliore, un volume di 280 pagine scritte per essere consultate da persone che conoscono già le «Esercitazioni». dello stesso anno è anche Rifare il Mondo, un libro al quale padre Lombardi dava molta importanza, anche se si rendeva conto che il titolo poteva sembrare «molto pretenzioso». Il volume tratta di quale sia il mondo che si deve costruire, quale il modo pratico per costruirlo, cioè il movimento per un mondo migliore (qui inteso anche come gruppo organizzato), quale infine il modo di suscitare e tenere in vita quel movimento (qui inteso invece piuttosto come dinamismo della e nella Chiesa).

Il 1961 è l’anno di Concilio. Per una riforma nella carità, l’opera controversa che gli procurò tante sofferenze. Il volume di 400 pagine – ritirato dalla circolazione da lui stesso – raccoglieva le principali idee di Lombardi e del Movimento predicate in varie parti del mondo. Messe tutte insieme, la loro portata rivoluzionaria compariva in tutta evidenza e provocò la dura reazione di chi non ne comprendeva il valore profetico.

Al termine del Concilio padre Lombardi pubblica il volume Per un post-Concilio efficace, che raccoglie una serie di predicazioni del gesuita a un gruppo di padri conciliari che avevano partecipato ai corsi del Mondo Migliore verso la fine del Concilio. In questo

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volume si trova la proposta di creare un gruppo scelto di «apostoli del post-Concilio», che stimolino la Chiesa perché attui il rinno-vamento conciliare, e la formulazione di un dogma, da Lombardi auspicato durante il Concilio, che proclami che tutti gli uomini sono fratelli. Il volume è stato tradotto in sette lingue, compreso il malese, il coreano e il giapponese.

Qualche anno dopo, nel 1968, appare Per vivere il Concilio, ri-espressione delle Esercitazioni per un mondo migliore in ordine all’applicazione vitale del Concilio. Opera questa che, come abbia-mo visto, fu ben diversamente accolta dalle autorità ecclesiastiche. diventerà il nuovo testo-base delle Esercitazioni per un Mondo Migliore, come conferma il Direttorio per le Esercitazioni pubbli-cato per uso interno del Movimento nel 1995.

Nel 1970 esce Terremoto nella Chiesa?, un lavoro che analizza le tensioni della Chiesa postconciliare, sottolineandone gli aspetti positivi, e si conclude con un appello al profetismo evangelico-con-ciliare, alla luce dei segni dei tempi e in prospettiva escatologica.

Nel 1977 è pubblicato pro manuscripto il Manuale Fondamenta-le per il Gruppo Promotore del Movimento per un Mondo Migliore, un’opera scritta su richiesta dei membri del Movimento. Contiene, come dice Lombardi stesso, «un po’ di storia del Movimento, in-sieme con i libri che ne documentano dall’inizio gli sviluppi ideali; qualche chiarimento sulla sua intima essenza; funzione dell’Opera che lo promuove, col bisogno costante di aggiornamento; struttura fondamentale di questa, come si è venuta disegnando, e soprattutto la sua spiritualità; infine i principali metodi di lavoro apostolico per conseguire lo scopo».

Ma l’ultimo libro originale e creativo di padre Lombardi, già an-ziano e ormai prossimo alla fine della vita, era uscito l’anno prima, nel 1976. È Chiesa e Regno di Dio, un libro che pone una proble-matica nuova alla Chiesa e la interpella perché ritrovi nuove forme di presenza e di servizio al mondo. Nel rinunciare al suo incarico di direttore generale del Movimento, nel Cenacolo del 1975, Lom-bardi aveva comunicato il suo desiderio di dedicare l’ultima tappa

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della sua vita alla diffusione di questo volto nuovo della Chiesa, «germe e inizio del Regno per tutta l’umanità». Su questa intuizione finale di padre Lombardi, che peraltro si ricollega perfettamente alla tematica da lui affrontata nel suo primo lavoro, la tesi di laurea sulla salvezza di chi non ha fede, è ora concentrata l’attenzione del Gruppo da lui fondato, che vi coglie un valore profetico in relazione alla crisi antropologica in atto nel mondo globalizzato.

Molto significativi e importanti, per conoscere la spiritualità di padre Lombardi e del suo gruppo, sono i Ricordi, il Diario e le Note spirituali, tutti conservati nell’Archivio del Movimento. Un breve estratto di scritti spirituali è stato recentemente pubblicato dalla casa editrice San Paolo144.

Opere del Gruppo Promotore

Tutte le opere del Gruppo Promotore del Movimento per un Mondo Migliore sono opere collettive, frutto cioè di lavoro in équipe, anche se sono firmate dall’estensore o dagli estensori fi-nali del testo. Vivente ancora padre Lombardi, che partecipò alla progettazione, ma non all’estensione dei testi, uscirono a Rocca di Papa, in forma di periodico, venti «Quaderni di spiritualità», pub-blicati negli anni 1971-1975 a cura della Équipe Internazionale di Riflessione del Gruppo. di questi alcuni, come quello sulla povertà, sono oggi del tutto superati, perché quanto allora si proponeva è entrato nello stile di vita della Chiesa; altri invece, come quelli sulla sfida della secolarizzazione, sui consigli evangelici, su carismi e discernimento, eccetera, hanno ancora attualità e carica profetica, tanto che sono stati abbondantemente ripresi nell’ultima opera curata da padre Cappellaro145 che presenta in forma enciclopedica –

144 Padre Riccardo Lombardi sj, Scritti Spirituali, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004.145 Servizio di Animazione Comunitaria, Spiritualità di comunione. Un’esperienza, una teologia, una pastorale, a cura di J.B. Cappellaro, cit.

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come osserva monsignor Monari nella sua presentazione – l’intero patrimonio spirituale del Movimento.

dopo un lungo silenzio editoriale, durante il quale peraltro fu-rono pubblicate internamente opere fondamentali ai fini dell’ela-borazione dei progetti pastorali – Metodo modello reale (Metodo e spiritualità di una pianificazione pastorale fondata sul discerni-mento cristiano, 1987) e Metodo prospettico (Metodo e spiritualità dei progetti operativi per la realizzazione concreta della spiritualità di comunione, 1992 e 1993) – una serie di pubblicazioni pubblicate da Cittadella Editrice presentarono i primi risultati delle sperimen-tazioni pastorali del progetto-tipo per la parrocchia (Da massa a popolo di Dio, 1981, 19942; Catecumenato di popolo, 1993; La gio-ventù voce profetica, 1985; Quale famiglia per quale mondo, 1994).

Molta fortuna ebbe la serie uscita in preparazione del Grande Giubileo dell’anno 2000, firmata con il nuovo nome di Servizio di Animazione Comunitaria e pubblicata nella collana «Sussidi» di Elledici. Seguirono, sempre con Elledici, Giubileo dell’anno 2000: e dopo? (1998) e Prima che sia troppo tardi (2001), entrambi a firma di don Gino Moro, e Cristo è il nostro programma. La program-mazione pastorale alla luce della Novo Millennio Ineunte (2002), a firma di Juan Bautista Cappellaro.

Con la Libreria Editrice Vaticana sono usciti, tra le altre ope-re, tutte a firma Cappellaro, Evangelizzare: compito di alcuni o esperienza di tutti? (intervista all’autore sul progetto pastorale per le diocesi, 1998), Edificare la Chiesa Locale (Guida alle strutture diocesane e parrocchiali, 1999), Edificarsi insieme come popolo di Dio (Progetto diocesano di Rinnovamento ed Evangelizzazione, 6 volumi, 2003). «Frutto maturo dell’iniziativa originaria del Mo-vimento, elaborato negli ultimi trent’anni attraverso la riflessione dottrinale e la sperimentazione pastorale» è la presentazione che di questo libro fa padre Giuliano Raffo nella sua recensione su «La Civiltà Cattolica»146.

146 «La Civiltà Cattolica», 2004, IV.

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Anche gli Atti del Congresso Spiritualità di comunione per un mondo solidale147 e l’ultima opera curata da padre Cappellaro prima della sua morte, più volte citata nel testo, Spiritualità di comunione. Un’esperienza, una teologia, una pastorale, sono stati recensiti da «La Civiltà Cattolica»148.

147 A cura di M. Berti, cit.148 Entrambe le recensioni sono di padre Giuliano Raffo, in «La Civiltà Cattolica», rispettivamente 2005, III e 2009, I.

Il Direttore generale padre Fidel Suarez Puerto e quello del Gruppo italiano don Enzo Caruso consegnano a Benedetto XVI l’ultimo volume di padre Cappellaro, sintesi del patrimonio del Gruppo apostolico fondato da padre Riccardo Lombardi. La fotografia è dell’8 ottobre 2008 e il libro porta la data del 28 marzo dello stesso anno, giorno centenario della nascita di padre Lombardi.

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Appendice 1

Proclama per un mondo migliore

Presentiamo alcuni brani del discorso di Pio XII Esortazione del Sommo Pontefice ai fedeli di Roma, del 10 febbraio 1952. Que-sto Proclama cambierà di fatto tutto il senso della vita di padre Riccardo Lombardi. Ne nascerà «ufficialmente» – dirà padre Lombardi – «un movimento di rinnovamento nella Chiesa, il cui nome è stato scelto dal Papa stesso: Movimento per un Mondo Migliore» (i numeri sono quelli del testo ufficiale, i titoli invece sono redazionali).

Un grido di allarme

1. dal nostro cuore vi giunga, amatissimi figli e figlie di Roma, questa paterna esortazione; dal nostro cuore preoccupato, da un lato, per il prolungarsi delle pericolose condizioni esterne che non si riesce a ri-solvere, e dall’altro, per l’indolenza, così diffusa, che impedisce a molti di intraprendere quel ritorno a Gesù, alla Chiesa e alla vita cristiana, che tante volte abbiamo indicato come unico rimedio e soluzione globale della crisi che agita il mondo. Ma la fiducia di trovare in voi il sostegno della comprensione e la pronta decisione nell’azione ci ha spinti ad aprirvi il nostro animo. Ascoltate oggi dalla bocca del vostro Padre e Pastore un grido di allarme; da Noi, che non possiamo restare muto e inerte davanti a un mondo che cammina senza saperlo per cammini scoscesi che portano all’abisso anime e corpi, buoni e cattivi, civiltà e popoli. La consapevolezza della nostra responsabilità davanti a dio esige che tentiamo tutto, che intraprendiamo tutto il possibile per risparmiare all’umanità una così tremenda disgrazia.

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In una festa di Maria

2. Per confidarvi queste nostre inquietudini, abbiamo scelto la festività della Vergine di Lourdes, che domani celebreremo, perche comme-mora le prodigiose apparizioni che circa cento anni fa hanno dato a quel secolo di razionalismo imperante e di depressione religiosa la risposta misericordiosa di dio e della sua Madre celeste alla ribellione degli uomini: l’irresistibile invito a tutto il mondo dal soprannaturale, primo passo per un progressivo rinnovamento religioso.

E quale cuore cristiano, per tiepido e smemorato che sia, potrà resiste-re alla voce di Maria? Certo non il cuore dei romani, di voi che avete ereditato e trasmesso lungo i secoli, insieme alla fede dei martiri, il filiale affetto a Maria.

Ognuno esamini che cosa deve e può fare

Perciò, dopo essere nuovamente ricorso alla bontà di dio e alla mise-ricordia di Maria, è necessario che ogni fedele, ogni uomo di buona volontà, esamini, con una decisione degna dei momenti solenni della storia umana, che cosa può e deve fare come suo contributo personale all’opera di salvezza di dio, per aiutare il nostro mondo, incamminato verso la rovina.

Scuotere il funesto letargo

3. II persistere di uno stato generale, che non dubitiamo di dichiarare esplosivo in ogni momento, e la cui origine va ricercata nella tiepi-dezza religiosa di molti, nel basso livello della vita pubblica e privata, nell’opera sistematica di avvelenamento condotta nelle anime sem-plici, cui si propina il veleno dopo averle narcotizzate, per così dire, il senso della vera libertà non può lasciare i buoni inattivi nel loro solco, contemplando a braccia conserte un futuro catastrofico…

4. (Il n. 4 del discorso verte sull’Anno Santo 1950 e sul fiorire di vita cristiana che aveva suscitato).

5. Ecco è giunto il tempo, figli carissimi. È infine venuto il tempo di realizzare passi decisivi; è ormai ora di scuotere il funesto letargo; è ora che tutti quelli che si preoccupano per i destini del mondo si uniscano

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e stringano le fila; è il momento di ripetere con l’Apostolo: «hora est iam nos de somno surgere» (Rm 13,11): È ora di svegliarci dal sonno, perché la nostra salvezza è vicina!

Un mondo da rifare

6. È tutto un mondo da rifare fin dalle fondamenta, che bisogna tra-sformare da selvaggio in umano, da umano in divino, cioè secondo il cuore di dio. Milioni e milioni di uomini gridano per un cambia-mento di direzione e guardano alla Chiesa di Cristo come all’unico e potente timoniere, che, rispettando la libertà umana, possa porsi alla testa di così grandi imprese. Con parole inequivocabili supplicano che sia essa la loro guida, e, ancor più, con le lacrime già versate, con le ferite ancora sanguinanti, indicando gli immensi cimiteri che l’odio organizzato e armato ha sparso su tutti i continenti.

Araldo di un Mondo Migliore

7. Come potremo Noi, posto da dio, sebbene indegno, come luce fra le tenebre, sale della terra, pastore del gregge cristiano, rifiutare questa missione di salvezza? Come accettammo un giorno, oggi ormai lonta-no, la pesante croce del pontificato perché dio volle così, così ora, ci sottomettiamo all’arduo dovere di essere, per quanta lo permettono le nostre deboli forze, araldo di un Mondo Migliore, quale dio lo vuole, e la cui bandiera desideriamo ardentemente affidare primi fra tutti a voi amati figli di Roma, i più vicini a Noi e i più particolarmente affidati alla nostra cura.

Accoglietela come chiamata di Dio e criterio di vita

Accogliete con nobile slancio di donazione, riconoscendola come chiamata di dio e degno criterio di vita, la santa consegna che il vostro Pastore e Padre vi affida: dare inizio a un forte risveglio di idee e di opere. Risveglio che obblighi tutti, senza distinzione di stato, clero, popolo, autorità, famiglia e associazione, tutte e ciascuna delle per-sone, a un rinnovamento totale della vita cristiana, nella linea della difesa dei valori morali, nella realizzazione della giustizia sociale, nella ricostruzione dell’ordine cristiano.

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Come procedere

12. L’azione cui oggi chiamiamo pastori e fedeli sia riflesso di quella di dio, sia illuminante e unificante, generosa e amabile. Per questo, di fronte allo stato attuale di questa vostra e nostra città, cercate di conoscere bene, in modo concreto, i bisogni; che siano ben chiare le mete, ben calcolate le forze disponibili, in modo che le risorse iniziali non vadano perdute per il fatto di essere sconosciute, o usate disordi-natamente, o sciupate in attività di minor conto. Si invitino le anime di buona volontà; esse stesse si offrano spontaneamente. Sia loro legge la fedeltà incondizionata alla persona di Gesù Cristo e ai suoi insegna-menti. Sia umile e sottomessa la loro offerta: il loro lavoro si riversi come elemento attivo nella grandiosa corrente che dio muoverà e guiderà per mezzo dei suoi ministri.

Prima Roma e poi l’umanità intera

13. A questo scopo invitiamo il nostro venerabile fratello, il signor Cardinale Vicario, perché assuma l’alta direzione, nella diocesi di Roma, di questa campagna di rigenerazione e di salvezza. Siamo sicuri che non mancheranno, né per numero, né per qualità, cuori generosi che si facciano eco del nostro appello e realizzino questo nostro desiderio.

La mano all’aratro. Dio lo vuole

14. Mano, dunque, all’opera; siate mossi da dio, che lo vuole, e vi attragga la grandezza dell’impresa, vi stimoli l’urgenza; il timore giu-stificato del terribile futuro che deriverebbe da una colpevole inerzia vinca ogni titubanza e corrobori tutte le volontà.

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Appendice 2

Padre Lombardi e Chiara LubichTestimonianza di don Giorgio Marchetti149

dovendo raccontare la mia esperienza, dirò che il mio primo incontro con padre Lombardi avvenne nel 1956, durante il mio servizio mili-tare come ufficiale medico. Io dovetti parlare davanti a lui di alcune conversioni che erano avvenute nella mia caserma e scambiai con lui brevi opinioni contrarie al servizio militare obbligatorio. Fui colpito di come un’anima così dilatata sul mondo intero si interessasse anche alla mia piccola esperienza.L’ambiente era quello della Mariapoli (Città di Maria). Con questo nome si intendeva in quel tempo un soggiorno che durava quasi tutta l’estate, in cui si avvicendavano i focolarini, con le loro vacanze, altre persone del Movimento per periodi più o meno lunghi e persone le più varie. A tutti era richiesto soltanto l’impegno di vivere l’amore scam-bievole insegnato da Gesù, per costruire così tutti insieme la «Città di Maria». Arrivavano persone di tutti i tipi, anche lontane, che in questo clima si convertivano. Padre Lombardi partecipò alle Mariapoli del 1956 e del 1957. Erano presenti persone dei cinque Continenti, che mostravano la possibilità di unità nell’universalità. C’erano anche le prime suore luterane, di darmstadt, con la loro fondatrice madre Basilia: era l’inizio del nostro ecumenismo.In questo ambiente della Mariapoli avveniva l’incontro tra padre Lom-bardi e il Movimento dei Focolari, in un clima di crescente scoperta

149 Membro del Movimento dei Focolari, tra i primi compagni di Chiara, fu medico di padre Lombardi nell’ultimo periodo della sua vita. La testimonianza è stata resa, con il titolo «La mia esperienza con padre Lombardi», in occasione della celebra-zione nel Centenario della nascita di padre Lombardi in Sant’Egidio, Roma, 28 marzo 2008.

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reciproca e di fraternità evangelica. Nasceva lì anche il profondissimo rapporto di padre Lombardi con Chiara Lubich. Una volta che qualcuno parlò di un rapporto di amicizia, egli corresse: «direi piuttosto di un rapporto di unità in Cristo». Almeno un paio di volte Chiara disse che padre Lombardi era «la persona più santa che lei avesse incontrato». da parte sua, pa-dre Lombardi scopriva sempre più profondamente la spiritualità del Movimento e la comunità nuova che produceva, secondo la promessa di Gesù: «dove due o tre sono riuniti nel mio nome, ivi sono Io in mezzo a loro». E disse più di una volta: «Questa è la vita che io voglio annunziare, qui è Gesù che ritorna». Per molti giorni si fecero incontri di padre Lombardi con Chiara, o con i dirigenti del Movimento, o con tutti i focolarini presenti in Mariapoli. Ricordo perfino che una volta ci fece una o due lezioni su come si fa a parlare in pubblico; ma poi la lezione divenne pratica, esemplare, perché la sera del 14 agosto il Padre parlò sul sagrato della chiesa a più di 6.000 persone, accorse anche da paesi vicini.Ed io avevo un’impressione fortissima di lui, come di un uomo mosso da dio e con l’anima dilatata su tutta la Chiesa che cercava in tutti i modi di rinnovare e che, di fatto, con i suoi discorsi infuocati contri-buiva a rinnovare. Intanto gli incontri si moltiplicavano e l’unità con Chiara aumentava sempre più. Si sottolineavano anche le concordanze fra le due opere. Per esempio entrambe si rivolgevano a tutte le vocazioni della Chiesa: padre Lom-bardi dai vescovi ai laici; noi dai laici ai vescovi. E preconizzavano un mondo nuovo, rinnovato dal Vangelo, nell’ideale dell’unità, l’ut unum sint come desiderio di Gesù. Si vedeva anche la complementarità fra l’universalità del Mondo Migliore e la capillarità del Movimento dei Focolari. Si arrivò così a pensare a una fusione dei due Movimenti.Parlare di fusione significava non soltanto una giustapposizione giuri-dica, ma qualcosa che comportava dei profondi cambiamenti spirituali e, per il Movimento dei Focolari, anche strutturali. Si facevano conti-nuamente varie prospettive, a volte sembrava facile a volte difficile, a volte sì e a volte no. Alla fine la conclusione evidente era per il sì. E di questo padre Lombardi parlò con i suoi, Chiara continuò a parlare con noi. Si parlò anche con varie autorità, e in particolare per il Mondo

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Migliore con padre Janssens, il superiore generale dei gesuiti, e per il Movimento dei Focolari con l’arcivescovo di Trento. Essi valutarono bene il progetto e comunicarono che la fusione dei due Movimenti non risultava opportuna.Chiara disse: «Quando l’autorità della Chiesa parla, noi dobbiamo semplicemente obbedire», perché «attraverso l’autorità ecclesiastica si esprime la volontà di dio». Ed essa sarebbe servita per il bene di entrambi e per il bene della Chiesa. Padre Lombardi concordò. In se-guito ci siamo resi conto di quanta ragione avessero questi superiori, come si è visto dalla storia successiva.La fusione quindi non si fece, ma la collaborazione continuò in varie maniere.Più tardi anzi la collaborazione e la comunione si estesero, in modo diverso, ad altri Movimenti sorti nella Chiesa che venivano in con-tatto con Chiara e anche con padre Lombardi, furono caratterizzati da contatti vari, da comunione molto intensa, da prospettive di colla-borazione molto ampie. Con alcuni di questi, i rapporti continuano tutt’ora.Io ricordo in modo particolare l’incontro con il padre Werenfried Van Straaten (che chiamavano Padre Lardo) il fondatore dell’«Aiuto alla Chiesa che Soffre». Aiutava moltissimo specialmente quella che allora veniva chiamata «la Chiesa del silenzio». Fra l’altro aiutò anche le nostre attività che cominciavano al di là della cortina di ferro. Poi abbiamo conosciuto padre Richards del Movimento Familiare Cristiano, diffuso soprattutto in Argentina e Uruguay. Un altro fu padre Leppich, cofondatore della «gioventù operaia» in Germania e fondatore del movimento «Aktion 365». Un altro fu padre Morlion, domenicano, fondatore dell’università Pro-deo.Un altro ancora fu padre Peyton, che aveva fondato i Ministri della Santa Croce negli Stati Uniti nel 1945 e poi la Crociata del Rosario per la Famiglia (Family Rosary Crusade), utilizzando i moderni mezzi di comunicazione; arrivando anche a un centro di produzione, Family Theater Production, con il quale il Movimento dei Focolari ha colla-borato anche recentemente. Questi «carismatici» si incontrarono con Chiara, con padre Lombardi

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e anche fra loro.Nacque l’idea che forse questi movimenti potevano coalizzarsi e formare come una grande opera su cui poter contare sia per il rinno-vamento di tutta la Chiesa sia anche per contrastare l’ateismo. Padre Peyton fece pregare e pregò con Chiara perché quest’«Operone» si facesse. Anche padre Werenfried scriveva parlando della «nostra comune opera di Maria». Si vedeva la bellezza di poter mettere in comune tutte le ricchezze di queste varie opere. A cominciare naturalmente dalla ricchezza apo-stolica di padre Lombardi, il quale in quel tempo, nel 1964, diceva che già 900 vescovi avevano fatto le Esercitazioni per un Mondo Migliore. Ma anche le preghiere, per esempio i 20 milioni di rosari recitati per opera di padre Peyton nelle famiglie del mondo, potevano essere una grande ricchezza e un aiuto. E così via.Qualcuno parlava anche di una costituzione giuridica di questa grande opera, che però mantenesse l’indipendenza di ciascun movi-mento. Ma poi si vide più chiaramente che era l’amore scambievole di Gesù, la comunione in Lui, che poteva realizzare questa collabo-razione senza la costruzione di un organismo, che poteva non corri-spondere ai disegni di dio. Quindi non si doveva fare un’opera vera e propria, pur continuando il più possibile questa collaborazione fra i movimenti. Sempre di più abbiamo capito che i carismi che dio donava alla Chiesa avevano ciascuno una sua fisionomia, un suo compito e che quindi dovevano andare avanti nella libertà e nell’autonomia, con la propria originalità, ma nello stesso tempo era importante che fossero aperti e si aiutassero reciprocamente, avendo come legame fortissimo l’amore scambievole di Gesù: quell’amore reciproco che lo stesso papa, Paolo VI, indicò come un programma grande, semplice e innovatore. Questo si dovrà fare sempre di più e allora la Chiesa sarà veramente quella che deve essere, quella che padre Lombardi ha predicato, quella che tutti abbiamo sognato.Quindi quest’incontro con padre Lombardi e questa collaborazione anche con altri movimenti che vennero dopo, mi appaiono come un prodromo di quella che sarà poi la collaborazione tra i movimenti che vediamo adesso importantissima, specialmente dopo l’incontro dei

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movimenti con papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro nel 1998.da allora infatti cominciò una comunione-collaborazione molto intensa con vari movimenti, a cominciare con Andrea Riccardi e poi con tanti altri. Più tardi, essa si estese anche a movimenti evangelici e ortodossi. Questa collaborazione è venuta in piena luce, in particolare, con gli incontri di Stoccarda «Insieme per l’Europa».E possiamo dire che un piccolo episodio di questa collaborazione fra i movimenti avviene anche qui tra noi questa sera. da tutto ciò si vede anche l’importanza della Spiritualità di Comunione e del Servizio di Animazione Comunitaria del Mondo Migliore, che la concretizza nelle più varie maniere.

ho ritrovato padre Lombardi alla fine del 1977 in tutt’altre circostan-ze, quando era molto malato e abitava nell’infermeria dei padri gesuiti, in via degli Astalli, vicino al Gesù.Poco prima Chiara gli aveva mandato in regalo un suo piccolo libro sull’Eucaristia. Padre Lombardi aveva incaricato la sorella Annie di rispondere e la sorella, rispondendo, aveva chiesto a Chiara di visita-re il padre Lombardi. In quest’incontro, molto bello, ci furono delle confidenze di padre Lombardi sugli ultimi mesi, caratterizzati da un senso di solitudine, e anche, per quel che mi risulta, da prove spirituali. Era evidente il desiderio di padre Lombardi di tornare il più possibile vicino alla sua Opera, e possibilmente di ritornare al Centro interna-zionale del Mondo Migliore.Chiara incaricò due medici, il dottor Calò soprattutto e anche me, per vedere che cosa si potesse fare. Padre Lombardi ci accolse con grande cordialità e con una luce di speranza negli occhi.Parlammo con i suoi superiori, e anche con tutta la famiglia Lombardi riunita, per decidere insieme. Un primo passo, d’accordo anche con altri specialisti, fu quello di ricoverarlo in una clinica di Roma per dei controlli approfonditi e una terapia appropriata. Rimase in questa clinica circa un mese. Inoltre c’era, a Frascati, una scuola per sacerdoti focolarini di alcuni mesi e Chiara chiese a due di loro di assistere padre Lombardi sia nella clinica che nella infermeria, uno per il giorno e uno per la notte. Essi stabilirono con padre Lombardi un rapporto molto profondo, anche

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dal punto di vista spirituale, e questa fu la loro scuola.Padre Lombardi fu molto grato per loro e per tutto. Ma Chiara, quando faceva qualcosa per padre Lombardi, spesso diceva: «dobbia-mo farlo per riconoscenza», anche perché padre Lombardi ci aveva molto aiutati negli anni Cinquanta, quando eravamo sotto studio della Santa Sede.Come medico, io mi occupavo soprattutto della parte psicologica ed ebbi così vari colloqui con lui, che io ricordo come più o meno dolorosi, ma tutti bellissimi. Pur in queste condizioni egli rimaneva un’anima grandissima, un uomo tutto di dio, totalmente purificato dal dolore e dalla prova. Non si interessava tanto della sua salute, ma piuttosto della sua Opera, naturalmente, ma ancor più della situazione della Chiesa e dell’umanità, con il grande desiderio che il Regno di dio avanzi. (Aveva scritto un libro intitolato: Chiesa e Regno di Dio). Mi ha comunicato anche delle prove che passava, tipiche prove della notte oscura dei santi.Altre volte arrivavano notizie del Mondo Migliore e allora c’era una reazione positiva, sempre però con la constatazione della sua situa-zione. Una volta dettò questa nota: «Nel pomeriggio è venuto padre Cubero150… sta visitando cardinali e massime autorità ecclesiastiche e trova dappertutto accoglienza e incoraggiamento. Gesù, ti rinno-vo l’offerta della mia povera vita, anche se ormai mi resta un soffio stentato. Accogli questa decadenza continua che vorrebbe spegnersi solamente per Te! ho l’anima provata come tu sai, ma il desiderio fondamentale resta quello di consumarsi per Te».Nel marzo-aprile 1978 c’era già un certo miglioramento, non ancora soddisfacente. dopo qualche mese si fece allora un altro ricovero in una clinica sul Gianicolo, e dopo questo, finalmente ci fu un vero miglioramento generale, sia pure nei limiti della sua malattia, sia nel fisico che nel tono generale.Qui bisogna stare attenti perché al di là dei nostri interventi medici, in persone come padre Lombardi c’è dio che agisce direttamente e manda le prove spirituali e le consolazioni quando e come Lui vuole. Comunque il contributo medico era positivo e anche le prove spiri-

150 Padre Cubero era stato eletto come successore di padre Lombardi.

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tuali cominciavano a passare. Fu così che finalmente si decise di riportarlo al Centro Internazionale del Mondo Migliore in via dei Laghi, d’accordo con i suoi collaboratori e con grande gioia di padre Cubero. di nuovo l’ho incontrato lì varie volte e sempre l’ho trovato sereno e disteso, in dio, come nell’anti-camera del Paradiso. Anche qui, sempre si interessava poco della sua salute e molto del Mondo Migliore, e molto di più delle vicende della Chiesa e dell’avvento del Regno.Grande gioia ebbe dall’udienza con Giovanni Paolo II.Padre Cubero mi diceva che quando appariva in qualche riunione del Mondo Migliore, bastava che lui arrivasse lì con la sua carrozzella e dicesse poche parole perché tutta l’atmosfera si trasformasse: era sempre lui il depositario del carisma.Qualche giorno fa padre Cubero mi ha scritto dicendomi la sua pro-fonda comunione in occasione della «vera nascita» di Chiara Lubich: «Io considero una grazia, un privilegio particolare l’aver ricevuto da Chiara stimolo, coraggio e consigli tanto validi nel periodo di malattia di padre Lombardi, dopo appena essere stato nominato come “suo successore”. Tu ne sei testimone!». E io sono felice di poter testimo-niare non solo questo ma soprattutto il profondissimo e straordinario rapporto fra padre Lombardi e Chiara, questi due strumenti di dio privilegiati, e il loro aiuto reciproco, prototipo della collaborazione fra i movimenti. In particolare sono felice, in questa circostanza, di rendere grazie a dio per il grande profeta che ha visto e annunciato in nome di dio il rinnovamento della Chiesa, l’avvento del Regno, l’umanità trasformata dalla potenza del Vangelo e che tutto questo ha cercato di realizzare allora e adesso con l’Opera dei suoi successori.

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Indice

Prefazione di Andrea Riccardi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 5Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 9 I. La nascita e l’infanzia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13 II. Il «momento di dio»: diventa gesuita . . . . . . . » 17 III. Il predicatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21 IV. L’era di Pio XII. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 24 V. Una «scelta» di civiltà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 31 VI. Il «viaggio» per l’Italia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 33 VII. La mobilitazione dei cattolici. . . . . . . . . . . . . . . » 36 VIII. La Crociata della Bontà. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39 IX. Una riforma della Chiesa . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45 X. La Crociata della Bontà nel mondo . . . . . . . . . » 49 XI. L’Anno Santo 1950 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 53 XII. Il proclama per un mondo migliore . . . . . . . . . » 55 XIII. I primi passi del Movimento

per un Mondo Migliore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 65 XIV. Lombardi e Pio XII . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 72 XV. Lombardi e Giovanni XXIII. . . . . . . . . . . . . . . . » 77 XVI. Lombardi e Paolo VI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 88 XVII. Il Concilio continua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 92 XVIII. La chiusura del Concilio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 95

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XIX. La «notte oscura». . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 98 XX. Lo sviluppo del Movimento nel mondo. . . . . . » 104 XXI. La morte di Paolo VI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 107 XXII. Papa Luciani, l’incontro con Giovanni Paolo II

e il testamento spirituale di Lombardi . . . . . . . » 110 XXIII. L’ultimo periodo di padre Lombardi

e un bilancio della sua vita. . . . . . . . . . . . . . . . . » 114 XXIV. Echi della sua morte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 121 XXV. Il Gruppo Promotore

dalla morte di Lombardi a oggi. . . . . . . . . . . . . » 127 XXVI. Le principali pubblicazioni . . . . . . . . . . . . . . . . » 140

Appendice 1. Proclama per un mondo migliore . . . . . . » 147Appendice 2. Padre Lombardi e Chiara Lubich Testimonianza di don Giorgio Marchetti. » 157Bibliografia essenziale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 158