premio mascagni, la melo

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•• 8 BOLOGNA ECONOMIA MARTEDÌ 10 LUGLIO 2012 I NUMERI 5,8 36 milioni E’ il fatturato in euro del 2011, tornato a livelli superiori rispetto al 2008, dopo due anni di calo dovuto alla crisi dipendenti Lavorano nello stabilimento di Zola Predosa, che occupa quasi 8mila metri quadri compreso uffici e terreno di MARCO GIRELLA DI DONNE come Graziella Gigli s’è per- so lo stampo. Sempre che sia esistito e ab- bia prodotto qualcun altro che le somigli. Presidente della Melo, azienda specializ- zata nella lavorazione e dentatura di pezzi meccanici, che guida da quasi trent’anni, ha lavorato per quindici anni come impie- gata in una pasticceria. E’ arrivata alla Me- lo molto per caso. Lasciata la pasticceria, era stata assunta dalla Venchi Unica. Per sfortuna sua e di altri 1800 dipendenti, la Venchi era del finanziere di Cosa Nostra, Michele Sindona, che provvide a chiuder- la dalla sera alla mattina. Graziella passò in una piccola azienda, sempre come im- piegata, finché un bel giorno il titolare le chiese di appurare chi avesse pubblicato un annuncio sul giornale per vendere una fabbrica moribonda. La signora Gigli tele- fonò e fu quasi costretta dall’interlocutore all’altro capo del filo a recarsi all’appunta- mento per vedere l’azienda. Finì che im- pegnò tutto quello che aveva e fece debiti per quanto non aveva, pur di rilevare la Melo sull’orlo del fallimento. Perfino col senno di poi, una follia. «E’ stato un innamoramento. Ho visto le macchine pulite, in fila, ordinate e con gli scaffalivuoti.Hopensatochecipotevola- vorare su». Ma anche no. «Chiesi subito un prestito di dieci milioni di lire, era l’83, per pagare gli stipendi ai quattro operai rimasti. Il direttore della banca mi sconsigliò di andare avanti, pe- rò mi concesse il prestito». Oggi le direbbe: ottima idea ma non la finanziamo. «Era un azzardo anche allora». Come si ambientò dentro una fab- brica? «Trovai due soci di capitale e mi affidai aglioperai: bravissime persone che lavora- vano come se l’azienda fosse loro. Poi mi aiutò il fatto di essere una donna in un mondo maschile. I clienti venivano per vedereconiloroocchiquellachegiudica- vano una specie di assurdità. E io nel frat- tempo imparavo il da farsi». Certamentediversorispettoallapa- sticceria. «Non tanto. In pasticceria ero l’unica im- piegata, quindi mi occupavo di contabili- tà, acquisti, rapporti con fornitori e i clien- ti. Una grande scuola». Come ha attraversato tre decenni di grandi cambiamenti nelle fabbri- che? «Con pazienza e con il piacere di lavorare. Siamo sempre cresciuti. Adesso ci sono 36 dipendenti e mi danno una mano an- che i figli». Non avete sentito la crisi? «Siamo contoterzisti puri, cioè lavoriamo per altri. Nel 2009 abbiamo risentito del momento economico con un calo del fat- turato ma non del lavoro». Com’è possibile? «Ci siamo specializzati nelle dentature co- niche degli ingrananggi. Fatturiamo di più quando i nostri clienti ci chiedono procedimenti complessi, costringendoci a usare più materie prime e a dare in ap- palto alcune lavorazioni. Altrimenti fac- ciamo tutto in proprio, con meno fattura- to ma un buon impiego degli impianti». Non avete prodotti vostri? «No. Però investiamo in qualità, facciamo ricerca sul processo produttivo e curiamo molto le persone che lavorano per noi, sia per quanto riguarda la formazione che le loro esigenze di sistemazione. Alcuni vi- vono nella palazzina accanto allo stabili- mento. Un benefit gradito perché pagarsi anche un affitto con una paga da operaio non è facile». Nel2011sietetornatiafatturatiim- portanti. «E speriamo di migliorare ancora. Anche seadessostiamocercandodidareunama- no ai nostri clienti». In che senso? «Alcuni si trovano ono in zone terremota- te e hanno i capannoni inagibili. Così ab- biamo iniziato a produrre pezzi che nor- malmente realizzavano da soli. Purtrop- po ora non ce la fanno, quindi li aiutiamo. Devono consegnare o rischiano di uscire dal mercato, cosa che provocherebbe un danno a tutti». Ma come avete fatto con le vostre consegne? «Abbiamo chiesto agli altri clienti che po- tevano permetterselo di aspettare un po’ di più e abbiamo riorganizzato le priorità. Penso sia un modo intelligente di fare soli- darietà tra aziende che lavorano nello stes- so settore. Perché le aziende sono fatte di persone. Non bisogna mai dimenticarse- lo». PRESIDENTE Graziella Gigli In alto, alcuni pezzi prodotti dalla Melo Per la videointervista a Graziella Gigli e per vedere le immagini della sua azienda vai all’indirizzo: PRESIDENTE Graziella Gigli In alto, alcuni pezzi prodotti dalla Melo VAI SUL NOSTRO PORTALE www.ilrestodelcarlino.it/bologna Una donna tra gli ingranaggi «Lavoriamo anche per i terremotati» Graziella Gigli, della Melo, e la solidarietà tra imprenditori MELO nasce a Zola Predo- sa nel 1966 come piccola of- ficina meccanica,ma l’attua- le gestione subentra nel 1983. Oltre a Graziella Gi- gli, che dal 2008 è rimasta l’unica titolare, in azienda lavoranoancheisuoiduefi- gli: Alessandro Rocca, diri- gente per la parte tecnica, e Simona Rocca, responsabi- le della gestione ammini- strativa e finanziaria. Da più di quarant’anni l’azienda produce compo- nenti per macchinari per conto terzi. La gamma dei suoiprodottispaziadagliin- granaggi conici utilizzati per le macchine agricole, per i veicoli industriali e le automobili, alle grosse ruo- te dentate usate nelle mieti- trebbia, nelle frese, negli er- pici e nel settore eolico. In più costruisce anche ingra- naggi speciali per macchine sollevatrici ed ingranaggi rettificati per le auto, attra- verso un sistema di produ- zione all’avanguardia che utilizza un moderno pro- gramma informatizzato che permette di conoscere in temporealelostatodiavan- zamento del ciclo produtti- vo. MELO si occupa anche del- la realizzazione di ingranag- gi e componenti meccanici su disegno del cliente e a campione: un servizio che riesce a rispondere alle sem- pre più esigenti e particola- ri richieste fuori standard del mercato. Per garantire un livello di elevata qualità, durante tutte le fasi di lavo- razione e sugli ingranaggi fi- niti, il materiale viene sotto- posto ad un rigido e costan- te controllo mediante tecni- che di verifica del prodotto definite per singole aree di lavoro, al fine di fornire ai clienti componenti perfetti. Melo ha da sempre rivolto un’attenzione particolare all’aggiornamento della struttura operativa ed è in quest’ottica che nel 2011 ha deciso di investire parte del- le proprie risorse nel foto- voltaico. L’AZIENDA Qualità, attenzione velocità, gli ingredienti che vuole il mercato IL SOSTEGNO «Alcuni fornitori hanno i capannoni inagibili, così produciamo i loro pezzi e li aiutiamo a consegnare»

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Intervista a Graziella Gigli

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Page 1: Premio Mascagni, la Melo

•• 8 BOLOGNAECONOMIA MARTEDÌ 10 LUGLIO 2012

I NUMERI

5,8 36milioni

E’ il fatturato in euro del 2011,tornato a livelli superioririspetto al 2008, dopo due annidi calo dovuto alla crisi

dipendenti

Lavorano nello stabilimentodi Zola Predosa, che occupaquasi 8mila metri quadricompreso uffici e terreno

di MARCO GIRELLA

DI DONNE come Graziella Gigli s’è per-so lo stampo. Sempre che sia esistito e ab-bia prodotto qualcun altro che le somigli.Presidente della Melo, azienda specializ-zata nella lavorazione e dentatura di pezzimeccanici, che guida da quasi trent’anni,ha lavorato per quindici anni come impie-gata in una pasticceria. E’ arrivata alla Me-lo molto per caso. Lasciata la pasticceria,era stata assunta dalla Venchi Unica. Persfortuna sua e di altri 1800 dipendenti, laVenchi era del finanziere di Cosa Nostra,Michele Sindona, che provvide a chiuder-la dalla sera alla mattina. Graziella passòin una piccola azienda, sempre come im-piegata, finché un bel giorno il titolare lechiese di appurare chi avesse pubblicatoun annuncio sul giornale per vendere unafabbrica moribonda. La signora Gigli tele-fonò e fu quasi costretta dall’interlocutoreall’altro capo del filo a recarsi all’appunta-mento per vedere l’azienda. Finì che im-pegnò tutto quello che aveva e fece debitiper quanto non aveva, pur di rilevare laMelo sull’orlo del fallimento.

Perfino col senno di poi, una follia.«E’ stato un innamoramento. Ho visto lemacchine pulite, in fila, ordinate e con gliscaffali vuoti. Ho pensato che ci potevo la-vorare su».

Ma anche no.«Chiesi subito un prestito di dieci milionidi lire, era l’83, per pagare gli stipendi aiquattro operai rimasti. Il direttore dellabanca mi sconsigliò di andare avanti, pe-rò mi concesse il prestito».

Oggi le direbbe: ottima idea manon la finanziamo.

«Era un azzardo anche allora».Come si ambientò dentro una fab-brica?

«Trovai due soci di capitale e mi affidaiagli operai: bravissime persone che lavora-vano come se l’azienda fosse loro. Poi miaiutò il fatto di essere una donna in unmondo maschile. I clienti venivano pervedere con i loro occhi quella che giudica-vano una specie di assurdità. E io nel frat-tempo imparavo il da farsi».

Certamentediverso rispettoallapa-sticceria.

«Non tanto. In pasticceria ero l’unica im-

piegata, quindi mi occupavo di contabili-tà, acquisti, rapporti con fornitori e i clien-ti. Una grande scuola».

Come ha attraversato tre decennidi grandi cambiamenti nelle fabbri-che?

«Con pazienza e con il piacere di lavorare.Siamo sempre cresciuti. Adesso ci sono36 dipendenti e mi danno una mano an-che i figli».

Non avete sentito la crisi?

«Siamo contoterzisti puri, cioè lavoriamoper altri. Nel 2009 abbiamo risentito delmomento economico con un calo del fat-turato ma non del lavoro».

Com’è possibile?«Ci siamo specializzati nelle dentature co-niche degli ingrananggi. Fatturiamo dipiù quando i nostri clienti ci chiedonoprocedimenti complessi, costringendocia usare più materie prime e a dare in ap-palto alcune lavorazioni. Altrimenti fac-ciamo tutto in proprio, con meno fattura-to ma un buon impiego degli impianti».

Non avete prodotti vostri?«No. Però investiamo in qualità, facciamoricerca sul processo produttivo e curiamomolto le persone che lavorano per noi, siaper quanto riguarda la formazione che leloro esigenze di sistemazione. Alcuni vi-vono nella palazzina accanto allo stabili-mento. Un benefit gradito perché pagarsianche un affitto con una paga da operaionon è facile».

Nel2011siete tornatia fatturati im-portanti.

«E speriamo di migliorare ancora. Anchese adesso stiamo cercando di dare una ma-no ai nostri clienti».

In che senso?«Alcuni si trovano ono in zone terremota-te e hanno i capannoni inagibili. Così ab-biamo iniziato a produrre pezzi che nor-malmente realizzavano da soli. Purtrop-po ora non ce la fanno, quindi li aiutiamo.Devono consegnare o rischiano di usciredal mercato, cosa che provocherebbe undanno a tutti».

Ma come avete fatto con le vostreconsegne?

«Abbiamo chiesto agli altri clienti che po-tevano permetterselo di aspettare un po’di più e abbiamo riorganizzato le priorità.Penso sia un modo intelligente di fare soli-darietà tra aziende che lavorano nello stes-so settore. Perché le aziende sono fatte dipersone. Non bisogna mai dimenticarse-lo».

PRESIDENTEGraziella GigliIn alto, alcunipezzi prodottidalla Melo

Per la videointervista a Graziella Giglie per vedere le immagini della suaazienda vai all’indirizzo:

PRESIDENTEGraziella GigliIn alto, alcunipezzi prodottidalla Melo

VAI SUL NOSTRO PORTALE

www.ilrestodelcarlino.it/bologna

Una donna tra gli ingranaggi«Lavoriamo anche per i terremotati»Graziella Gigli, della Melo, e la solidarietà tra imprenditori

MELO nasce a Zola Predo-sa nel 1966 come piccola of-ficina meccanica, ma l’attua-le gestione subentra nel1983. Oltre a Graziella Gi-gli, che dal 2008 è rimastal’unica titolare, in aziendalavorano anche i suoi due fi-gli: Alessandro Rocca, diri-gente per la parte tecnica, eSimona Rocca, responsabi-le della gestione ammini-strativa e finanziaria.Da più di quarant’annil’azienda produce compo-nenti per macchinari perconto terzi. La gamma deisuoi prodotti spazia dagli in-granaggi conici utilizzatiper le macchine agricole,per i veicoli industriali e leautomobili, alle grosse ruo-te dentate usate nelle mieti-trebbia, nelle frese, negli er-pici e nel settore eolico. Inpiù costruisce anche ingra-naggi speciali per macchinesollevatrici ed ingranaggirettificati per le auto, attra-verso un sistema di produ-zione all’avanguardia cheutilizza un moderno pro-gramma informatizzato chepermette di conoscere intempo reale lo stato di avan-zamento del ciclo produtti-vo.MELO si occupa anche del-la realizzazione di ingranag-gi e componenti meccanicisu disegno del cliente e acampione: un servizio cheriesce a rispondere alle sem-pre più esigenti e particola-ri richieste fuori standarddel mercato. Per garantireun livello di elevata qualità,durante tutte le fasi di lavo-razione e sugli ingranaggi fi-niti, il materiale viene sotto-posto ad un rigido e costan-te controllo mediante tecni-che di verifica del prodottodefinite per singole aree dilavoro, al fine di fornire aiclienti componenti perfetti.Melo ha da sempre rivoltoun’attenzione particolareall’aggiornamento dellastruttura operativa ed è inquest’ottica che nel 2011 hadeciso di investire parte del-le proprie risorse nel foto-voltaico.

L’AZIENDA

Qualità, attenzionevelocità,

gli ingredientiche vuole ilmercato

IL SOSTEGNO«Alcuni fornitori hanno i capannoniinagibili, così produciamo i loropezzi e li aiutiamo a consegnare»