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METODOLOGIA DELLALLENAMENTO

Giovanni Melchiorri, Universit di Roma Tor Vergata, Facolt di Medicina e chirurgia, Corso di Laurea in Scienze motorie, Roma; Federazione italiana judo, lotta, karate e arti marziali, Roma; Alberto di Mario, Federazione italiana judo, lotta, karate e arti marziali, Roma; Renato Manno, Istituto di scienza dello sport del Coni, Roma, Federazione italiana judo, lotta, karate e arti marziali, Roma; Elvira Padua, Universit di Roma Tor Vergata, Facolt di Medicina e chirurgia, Corso di Laurea in Scienze motorie, Roma

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Postura ed esercizi con sovraccarico

Lallenamento specifico negli sport di combattimento: importanza della postura negli esercizi con sovraccaricoLallenamento della forza richiede una preparazione sia generale che specifica che hanno lobbiettivo di indurre adattamenti neuromuscolari in grado di rendere latleta pi competitivo. Se lesercizio troppo analitico, o troppo differente rispetto alle richieste della gara, c' il rischio di allungare i tempi necessari per indurre l'allenamento desiderato o quello di fallire la trasformazione delle capacit acquisite in qualit utili nella competizione. Un allenamento specifico della forza negli sport di combattimento, e in tutti gli sport in cui possibile un contatto con l'avversario, non pu prescindere dallimpiego della forza contestualizzato alle condizioni posturali tipiche dello stesso sport. Nel judo e nella lotta, vista la complessit dellimpiego muscolare collegato alla posizione in piedi (ortostatica) e al gesto tecnico, assumono importanza le diversit tra il lavoro in ortostatismo e quello non in ortostatismo. Per questo stato introdotto un esercizio che simula la distensione su panca e un altro che simula il movimento di remata. Con lausilio di una macchina dedicata sono stati eseguiti tali movimenti in piedi rendendo lesercizio pi simile allattivit di gara. Per verificare lapplicabilit della metodica in atleti delite sono stati eseguiti test a carico crescente su atleti della nazionale Italiana di Judo. I risultati preliminari e la buona compliance dimostrata dagli atleti incoraggia a prendere maggiormente in considerazione limportanza della postura durante lallenamento con sovraccarichi.

SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXVI n.75

IntroduzioneLallenamento della forza richiede una preparazione sia generale sia specifica. La prima si compone di esercizi non necessariamente collegati allimpegno di gara, la seconda sollecita strutture e funzioni in modo specialistico rispetto alle richieste della gara. Entrambi hanno come obbiettivo quello di stimolare tali componenti pi intensamente rispetto allesercizio di gara, cos da indurre adattamenti pi significativi e rendere latleta pi competitivo. Se lesercizio troppo analitico, oppure troppo differente rispetto alle richieste della gara, c' il rischio di allungare i tempi necessari per indurre l'allenamento desiderato o addirittura quello di fallire l'auspicabile trasformazione delle capacit acquisite in qualit utili nella competizione. Si pu verificare una relativa perdita di tempo, un accumulo di fatica e si rischia di provocare squilibri muscolari pericolosi nella genesi delle affezioni da sovraccarico funzionale. Tale ragionamento ancora pi importante in quanto le situazioni di gara si svolgono in condizioni variabili, poco prevedibili, sono situazioni nelle quali, per loro natura, si ricerca linstabilit dellavversario e, quindi, in tali condizioni di instabilit richiedono allatleta di produrre un gesto tecnico caratterizzato da consistenti livelli di forza e potenza, grande precisione e controllo della propria instabilit per evitare le conseguenze di un controattacco da parte dell'avversario. Linsieme dei fenomeni descritti pone un problema determinante, forse tenuto in conto nella sostanza, ma non sempre valutato come uno degli elementi di base della specificit e cio la postura adottata durante lesecuzione delle esercitazioni. Un allenamento specifico della forza negli sport di combattimento, e pi in genere in tutti gli sport in cui possibile un consistente contatto con l'avversario (per esempio rugby, football americano), non pu prescindere dallimpiego della forza contestualizzato alle condizioni posturali tipiche dello stesso sport. Nel judo e nella lotta, vista la complessit dellimpiego muscolare collegato alla posizione in piedi (ortostatica) e al gesto tecnico, le diversit tra il lavoro in ortostatismo e quello non in ortostatismo assumono una grande importanza. Sia per consuetudine sia per praticit esercizi quale la panca e la remata hanno rivestito un ruolo centrale nell'allenamento e nella valutazione della forza ma, a nostro avviso, negli sport di combattimento va rivalutata la possibilit di eseguire tali esercizi in una condizione pi simile a quella della gara, prevalentemente nella stazione eretta.

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Per dare pi senso alla logica fin qui sviluppata in questo articolo dobbiamo soffermarci sul concetto dinamico di postura. Il termine postura, spesso evoca solamente condizioni parafisiologiche o patologiche dellapparato muscolo-scheletrico. Per definizione invece si parla di postura come della posizione di un segmento corporeo rispetti agli altri segmenti e del corpo nella sua interezza rispetto allambiente che lo circonda e quindi come di una strategia adottata dal corpo nel mantenimento dinamico di una posizione (condizione) rispetto alla forza di gravit. Nel nostro caso in particolare, come per altro riportato in pi lavori scientifici (Puchalska Belkania 2006; Darcmelia, Belkania 19856; Singer et al. 2001) nel descrivere lesercizio fisico vogliamo porre lattenzione sulla posizione dei segmenti corporei (arti superiori ed arti inferiori) rispetto al tronco e sulla posizione che il corpo, nella sua totalit, assume durante lesercizio. Relativamente alla posizione corporea possibile dividere grossolanamente gli esercizi con sovraccarichi in tre categorie: 1. esercizi eseguiti con il tronco in posizione sdraiata; 2. esercizi eseguiti con il tronco in posizione eretta da seduti; 3. esercizi eseguiti con il tronco in posizione eretta da in piedi. Le differenze esistenti tra queste tre categorie sono sostanziali! Negli esercizi svolti con tronco in posizione eretta nella stazione eretta le masse muscolari coinvolte sono decisamente pi consistenti con importanti ripercussioni a livello neuromuscolare, cardiocircolatorio, respiratorio e metabolico. Negli esercizi in posizione sdraiata cos come in quella seduta il contributo della

muscolatura degli arti inferiori esiguo o addirittura nullo quando lesercizio viene svolto da sdraiato. Lo stesso avviene per la muscolatura del tronco in genere e, in particolare, per quella parte importantissima della muscolatura che agisce sul canestro pelvico (core). Gli esercizi cos eseguiti si fanno pi segmentali e la loro azione rivolta, nella migliore delle ipotesi ad alcuni distretti muscolari. La concentrazione delleffetto allenante neuromuscolare sul singolo muscolo, su muscoli sinergici o al massimo su di un segmento muscolare corporeo trovano a nostro avviso maggiore campo di applicazione nel body building, in alcune fasi particolari dellallenamento o nel recupero da infortuni; essi per hanno minore potere allenante rispetto a movimenti complessi che coinvolgono intere catene cinetiche. Piuttosto che tentare una individuazione dei singoli muscoli coinvolti in un movimento complesso per poi allenarli in maniera localizzata decontestualizzandoli dalla loro azione allinterno di una catena cinetica, sembrerebbe pi naturale allenarli attraverso movimenti in cui il singolo muscolo estrinseca la sua azione come componente di una catena muscolare ed in cui il movimento collegato alle finalit dello stesso e allambiente circostante con le sue perturbazioni, prima di tutto la forza di gravit. La forza prodotta si fa funzionale alle necessit. Tali concetti gi alla base di noti metodi riabilitativi e di allenamento sportivo producono caratteristici effetti fisiologici. Nei soggetti sani lesercizio fisico, qualunque sia la sua natura, caratterizzato da un adeguamento della funzionalit cardiovascolare e respiratoria alle sue richieste. Tale adattamento dellorganismo entro certi limiti proporzionato alla intensit dellesercizio stesso. Oltre allintensit per molti altri fattori contribuiscono ad influire sulla entit e sulla modalit della risposta. Tra questi la condizione di salute, lo stato di allenamento generale e specifico al tipo di richieste, la tipologia dellesercizio, le condizioni climatiche e l ambiente teatro dellattivit fisica sono tra i pi studiati. Minore attenzione viene spesso rivolta alle volte alle condizioni gravitazionali, clinostatismo o ortostatismo, nelle quali eseguito lesercizio fisico. Relativamente allambiente, almeno che non intervengano esigenze particolari, si pu dare per scontato che un nuotatore si alleni prevalentemente in acqua. Non altrettanto diffusa risulta lattenzione nei confronti della posizione in piedi piuttosto che sdraiata, nella quale si esegue lesercizio. noto che nel semplice passaggio da una posizione distesa ad una in piedi si pu assistere a grossolane variazioni nella funzionalit cardiocircolatoria. In partico-

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Figura 1 CCA.

Figura 2 CA e CP.

Figura 3 Particolare CCP.

lare la gittata cardiaca pu diminuire fino al 30% e la gittata sistolica anche del 40%. Si pu assistere ad un aumento della pressione diastolica e della frequenza cardiaca che pu incrementare anche del 30% (Puchalska, Belkania 2006). Tale adattamenti non sono univoci in tutti i soggetti, ma possono modificarsi in relazione con ladattabilit individuale del sistema cardiovascolare alle forze gravitazionali (Darcmelia, Belkania 1987) o a causa di condizioni patologiche come nel diabete, nella ipertensione arteriosa, in alcune patologie cardiache o durante la gravidanza. Tali adattamenti vascolari, legati alle forze gravitazionali, si possono ulteriormente modificare durante lesercizio fisico eseguito in diverse condizioni gravitazionali, in piedi piuttosto che sdraiato, quando come avviene durante lallenamento con sovraccarichi, si verifica un aumento della pressione e del volume sanguigno intratoracico (Singer et al. 2001). La posizione di lavoro, quindi, in grado di condizionare la risposta cardiovascolare allesercizio fisico. A parit di esercizio la posizione condiziona il tipo di risposta vascolare con conseguente modificazione della performance in un dato esercizio e delle capacit di recupero dopo lo sforzo (Cotsamine et al. 1987). Il tipo di risposta cardiovascolare allallenamento in posizione sdraiata risulta chiaramente diverso da quello che avviene durante limpegno agonistico. Come indicato in altri lavori scientifici (Haennel et al. 1992), inoltre, la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa media e la gittata sistolica e cardiaca si modificano al variare del tipo e della posizione e in particolare risultano incrementati negli esercizi che coinvolgono una maggiore quantit di masse muscolari. Gli esercizi segmentali coinvolgono un solo

segmento corporeo, al massimo simmetricamente, limitando il numero di muscoli che intervengono nellesercizio. Con il lavoro in piedi la quantit di masse muscolari coinvolte molto maggiore, come avviene durante il combattimento, con il coinvolgimento degli arti inferiori e dei muscoli del tronco amplificando la differenza nella risposta cardiovascolare tra il lavoro in piedi e quello da sdraiato. Si combinano in modo specifico le sensibilit al mantenimento dellequilibrio, la sensibilit alle accelerazioni inferte e/o subite, fenomeni che collegandosi agli aspetti cardiovascolari e metabolici, tipici del lavoro in piedi, sono sia causa che manifestazione dello specifico senso di fatica. In particolare nellallenamento con sovraccarichi alcuni esercizi prevedono una posizione sdraiata come nella distensioni su panca, in decubito supino, o al rematore in decubito prono. Tali esercizi, per la loro somiglianza con alcuni movimenti tecnici, sono stati molto utilizzati nella preparazione atletica di molti sportivi e di diverse discipline. Nel judoca, in particolare lefficacia del sistema neuromuscolare nei movimenti di spinta e di tirata sono stati associati positivamente al livello agonistico con livelli decisamente pi elevati di efficacia negli atleti di alto livello (Franchini et al. 2007). Da quanto sopra riportato evidente che gli esercizi eseguiti in clinostatismo producono un coinvolgimento del sistema cardiovascolare diverso da quello ottenibile in stazione eretta. La diversit non si limita per al solo coinvolgimento del sistema cardiovascolare, ma coinvolge anche aspetti biomeccanici. Gli esercizi eseguiti da sdraiato concentrano il loro potere allenante su alcuni distretti corporei decontestualizzandoli dalle catene cinetiche muscolari

proprie dellattivit della vita quotidiana e dellattivit agonistica. Almeno che non si tratti di una gara di distensione su panca, il movimento eseguito da sdraiato risulta assolutamente poco affine alle esigenze dellatleta, che durante la gara, solito utilizzare quel distretto muscolare in stazione eretta come avviene nel judo. Nel judo la capacit di produrre alti livelli di forza la risultante della continua ricerca di un compromesso tra la capacit di produrre forze e il mantenimento di una condizione di equilibrio posturale. Quindi si sentita la necessit di avere la possibilit di eseguire degli esercizi simili alla distensione su panca e al movimento di remata che, relativamente agli arti superiori ed in parte al tronco sono fortemente allenanti per la muscolatura sollecitata nelle fasi agonistiche, in una posizione pi simile alla gara. Si pensato quindi di valutare la spinta e la trazione in condizioni pi vicine alla condizione abituale di allenamento e gara: la spinta e la remata sono state eseguite in piedi utilizzando una macchina appositamente costruita. La possibilit di lavorare in piedi permette di avvicinare maggiormente lesercizio allenante al gesto sportivo che nella sua complessit non coinvolge singoli muscoli, ma piuttosto catene muscolari in cui lazione del muscolo singolo integrata alla attivazione di altri distretti muscolari. Nel movimento di spinta in piedi, per esempio, facilmente immaginabile come lattivazione dei muscoli antero-interni della spalla e quelli dellarto superiore sia reso possibile e totalmente integrato nella attivazione massiva della intera catena cinetica muscolare anteriore (CA) e di quella crociata anteriore (CCA) (figura 1, 2) (Bosquet).

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Nel movimento di remata, eseguito in piedi ipotizzabile una forte attivazione muscolare dei muscoli dorsali e pi in generale della muscolatura che agisce sulla scapole, e della muscolatura delle braccia, ma tale attivazione integrata e resa possibile dalla attivazione dellintera catena cinetica posteriore (CP) di quella crociata posteriore (CCP) (figura 2, figura 3) (Bosquet 2002). I movimenti cos eseguiti sono movimenti complessi che coinvolgono catene cinetiche muscolari piuttosto che singoli distretti muscolari. Per tale motivo la quantit di muscoli coinvolta decisamente superiore rispetto ai movimenti segmentali. Dal punto di vista metabolico lattivazione di cos grande quantit di muscoli rende il lavoro pi dispendioso e soprattutto pi affine alle richieste della gara. A nostro avviso il migliore potere allenante di questi esercizi in piedi anche da ricercare nella maggiore abilit richiesta per eseguire correttamente lesercizio, ma anche una buona possibilit di standardizzazione del movimento che ne consente luso come dinamometro specifico per judoca e lottatori. Movimenti complessi in stazione eretta richiedono una attivazione anticipatoria di alcuni muscoli che pre programmata, specifica per lobiettivo prefissato e strettamente correlata al movimento segmentale. Tali attivazioni sono da considerare come adeguamenti posturali, come una strategia adottata dal nostro SNC nellintento di rendere possibile un compito motorio (Nardone, Schieppati 1998). Questa strategia avviene in stazione eretta e come detto specifica per lobiettivo prefissato. In tal senso il nostro obiettivo era quello di riprodurre in una macchina da allenamento, con gli enormi limiti legati alla riproduzione di un movimento naturale, un movimento simile a quello eseguito durante alcuni azioni tecniche. Pur nella impossibilit di riprodurre fedelmente un movimento cos complesso e per lo pi eseguito con un avversario, la strumentazione consente un movimento riproducibile e misurabile pi vicino allazione tecnica consentendo misurazione della efficienza neuromuscolare e lesecuzione di allenamenti controllati. Come avviene durante alcuni movimenti tecnici, nelle esecuzioni di esercizi in piedi il corpo nella sua complessit alla continua ricerca di un equilibrio rispetto alle forze gravitazionali che su esso intervengono. Se oltre alle forze gravitazionali intervengono delle perturbazioni il compito si fa pi complicato e le strategie adottate si fanno pi complesse. Se il semplice lavorare in piedi gi di per se pi complicato che lavorare da sdraiati, il dover lavorare in piedi spingendo o tirando a s un sovraccarico noto aggiunge difficolt al movimento. Se pur difficilmente paragonabili alle per-

turbazioni provocate dallavversario, con le sua imprevedibilit, tali perturbazioni rappresentano comunque nel nostro caso un avvicinamento delle condizioni di allenamento e di valutazione a quelle di gara. possibile cos valutare la forza e potenza in modo pi collegata alle necessit di gara. Un primo approccio teso a studiare lapplicabilit, il gradimento e la soggettiva percezione di somiglianza della prova proposta a quello agonistico stato condotto sugli atleti della Nazionale Italiana di Judo.

Materiale e MetodiAtletiSono stati testati gli atleti della Nazionale Italiana di Judo in preparazione dei Campionati Mondiali 2007. Compatibilmente con le esigenze del momento agonistico stato scelto un atleta per ogni categoria di peso, sia per gli uomini che per le donne. I test sono stati eseguiti a venti giorni dalla competizione.

Figura 4 Macchina per lavoro in piedi (MAS 1) regolata per le spinte.

Macchina per lavoro in piediPartendo dal presupposto di voler prediligere gli esercizi di spinta e tirata abbiamo utilizzato una macchina che consentisse questo tipo di gesto in stazione eretta. La macchina costituita da un piantone, una piattaforma antiscivolo e un pacco pesi montato su due ercoline e collegato da cavi allo stesso piantone. Il piantone libero di muoversi sul piano sagittale con movimento pendolare attraverso due cerniere che lo collegano alla piattaforma. La lunghezza del piantone regolabile in base allaltezza del soggetto. Per rendere le prese pi possibile simile a quelle della fase agonistica sono previsti

due sistemi di regolazione (figura 4). Le prese, laltezza delle regolazioni e la posizione dei piedi stata registrata per favorire la ripetizione dei test nellarco del tempo. Alla stessa macchina, invertendo le impugnature, possibile eseguire sia i movimenti di spenta che quelli di tirata.

Procedura sperimentaleAgli atleti sono state spiegate le modalit e le finalit del test. Nei giorni precedenti il test gli atleti avevano avuto modo di familiarizzare con la strumentazione. A scopo didattico il movimento stato diviso in cinque fasi: posizionamento, caricamento sugli arti inferiori, fase iniziale di spinta con gli arti superiori , massima attivazione degli arti superiori, fine movimento. (figura 4 e 5).

Figura 4 Sequenza delle cinque fasi della spinta in piedi.

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Figura 5 Sequenza delle cinque fasi della tirata in piedi.

Dopo un riscaldamento codificato gli atleti eseguivano il test che consisteva in quattro serie di tre ripetizioni. Il carico esterno era crescente per ogni serie tra il 30 e il 60% del peso corporeo per le spinte e tra il 30 e il 70 % per le tirate. Tra ogni serie veniva concesso un recupero di 4 min. Agli atleti veniva chiesto di eseguire ogni singola ripetizione al massimo della velocit. Tra le ripetizioni eseguite con tecnica corretta veniva scelta la prova migliore. Il test di spinta in piedi e quello di tirata in piedi sono stati eseguiti in due giorni diversi. La posizione dei piedi stata registrata cosi come tutte le altre regolazioni su apposito verbale.

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DinamometriaIl Muscle LabTM (Bosco SistemTM, Rieti) stato utilizzato per misurare alcune variabili meccaniche legate al movimento. In particolare si utilizzato lencoder lineare e il software dedicato per la misura della velocit del movimento, della potenza e della forza prodotta. Lencoder veniva calibrato per ogni atleta rispetto alla posizione di inizio e fine del movimento.

Atleta 1 2 3 4

1Rm 128 50,7 64,3 119 60,3

1Rm/kg 0,87 0,66 0,91 1,29 0,92

Wattmax 614 295 343,7 513 256

KgmaxWatt 59,4 25,3 32,9 64,5 29,8

Watt/kg 4,15 3,88 4,91 5,88 3,95

N/kg 6,30 5,13 6,93 6,36 6,80

RisultatiTrattandosi di atleti con caratteristiche corporee assolutamente differenti tra loro i dati sono presentati non come valore assoluto ma piuttosto come misura relativa. Pur rimanendo lobiettivo quello del confronto intra individuale a distanza di tempo (longitudinale), lespressione delle variabili in funzione del peso corporeo pu essere utile per meglio comprendere lefficienza raggiunta dagli atleti. Le variabili prese in considerazione sono il massimale 1Rm: il massimale calcolato; 1Rm/kg: il massimale calcolato normalizzato per il peso corporeo; Wattmax: la massima potenza misurata durante il test; kgmaxWatt: il carico esterno con cui latleta produce la sua massima potenza; Watt/kg: la massima potenza normalizzata per il peso corporeo; N/kg: la massima forza misurata durante il test normalizzata per il peso corporeo. Ad ogni atleta stato casualmente associato un codice numerico. I dati sono presentati in tabelle separate per gli uomini e per le donne, per lesercizio di spinta in piedi e di tirata in piedi (tabelle 1-4).

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Tabella 1 Risultati nella spinta in piedi di cinque atleti.

Atleta 1 2 3 4 5

1Rm 73 31 49 68 34

1Rm/kg 1,04 0,58 0,83 0,85 0,50

Wattmax 366 125 215 243 214

KgmaxWatt 31,3 18,8 23,7 47,1 16,2

Watt/kg 5,23 2,36 3,65 3,04 3,1

N/kg 6,5 4,3 4,92 5,56 4,12

Tabella 2 Risultati nella spinta in piedi di cinque atlete.

Atleta 1 2

1Rm 166 69,7

1Rm/kg 1,12 0,91

Wattmax 716,6 373

KgmaxWatt 72,5 32,6

Watt/kg 4,84 4,9

N/kg 6,74 6,64SdS/Rivista di cultura sportiva Anno XXVI n.75

Tabella 3 Risultati nella tirata in piedi di due atleti.

DiscussioneQuesto lavoro basato su dati preliminari che necessitano di ulteriore approfondimento. Potrebbe essere di grande interesse un approfondimento sugli aspetti biomeccanici e metabolici legati allutilizzo di que-

Atleta 1 2

1Rm 48 69,4

1Rm/kg 0,82 0,87

Wattmax 216 366,5

KgmaxWatt 29,5 32,6

Watt/kg 3,6 4,58

N/kg 4,97 5,73

Tabella 4 Risultati nella tirata in piedi di due atlete.

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sta strumentazione cos come sulla riproducibilit e sulla validit del test rispetto al livello agonistico. La compliance degli atleti stata ottima e nella esecuzione non si verificato nessun infortunio. Il movimento eseguito pur nella sua complessit risulta naturale. Rispetto ai movimenti di spinta e tirata da sdraiati le azioni di spinta e di tirata in piedi, che in questa tipologia di atleti rappresenta la normale estrinsecazione di un movimento propedeutico per alcune azioni tecniche, risulta anche pi vicino ad alcune azioni del vissuto quotidiano. Da noi intervistati alla fine del test gli atleti hanno riferito una sufficiente somiglianza del movimento con il gesto tecnico . In particolare gli atleti hanno trovato che la ricerca della migliore posizione per la spinta in piedi interessante perch simile alla strategia adottata durante alcuni gesti tecnici come nel tentativo di allontanare lavversario in cui lefficacia del gesto legata sia alla capacit di produrre forza che alla abilit nel mantenere il baricentro corporeo nella migliore posizione. Il movimento di tirata in piedi risultato pi naturale per tutti gli atleti che lo hanno eseguito istintivamente in maniera corretta . Le variabili fisiologiche, come noto in letteratura, sono influenzate dalla posizione del corpo ed anche gli adattamenti allallenamento lo saranno. Lallenamento in posizione sdraiata risulta poco specifico per gli judoca, ma sicuramente caratterizzato da minore stress a livello della colonna vertebrale. In tal senso ipotizzabile una integrazione tra i due tipi di lavoro in piedi e sdraiato a secondo delle fasi di preparazione

e delle condizioni dellatleta. La macchina per il lavoro in piedi pu essere utilizzata per i test e per lallenamento. Se i prossimi studi sulla riproducibilit confermeranno le impressioni positive riportate in questo lavoro, ipotizzabile lutilizzo della strumentazione da noi proposta per eseguire una misura ergometrica pi possibile vicina alle sollecitazioni a cui latleta sottoposto durante lattivit agonistica (ergometria specifica) (Dal Monte, Faina 1999). Il lavoro in stazione eretta per il coinvolgimento

muscolare massivo che provoca pu essere utile quando si vogliono studiare i rapporti tra lo stato nutrizionale e lefficienza fisica. Nella maggioranza dei casi esiste una leggera discrepanza tra il peso corporeo lontano dalla gara e quello di gara. Lobiettivo di ridurre al minimo tale differenza di fondamentale importanza, ma si avvertita la necessit di avere dei mezzi di controllo dellefficienza fisica in funzione della variazione della composizione corporea (Melchiorri et al. 2000). Si potrebbe ipotizzare la possibilit di una sorta di feedback della funzionalit muscolare sulla efficacia del trattamento dietoterapico. Non solo il peso corporeo come controllo della efficacia della dieta, ma piuttosto lintegrarsi di variabili funzionali con quelle ponderali nella logica che ad una diminuzione di peso non dovrebbe corrispondere una diminuzione della efficienza. In tal senso le misure dinamometriche saranno rivalutate in funzione della composizione corporea eseguendo uno scaling delle variabili meccaniche per la massa magra del singolo atleta (Melchorri, Faina 1997). Similmente nel controllo degli adattamenti indotti dallallenamento la possibilit di eseguire test in cui il movimento oggetto del test si avvicina molto a quello tecnico potr consentire una ottimizzazione delle strategie di tapering finalizzate ad un impegno agonistico. La macchina per il lavoro in piedi pu essere utilizzata per i test e per lallenamento. Conoscendo il massimale di ogni singolo atleta possibile elaborare degli allenamenti finalizzati al miglioramento delle diverse qualit muscolari come si farebbe con qualunque altro esercizio con sovraccarichi.

BibliografiaPuchalska L., Belkania G.S. Haemodynamic ressponses to the dynamic exercise in subjects exposed to different gravitational condition, J. of Physiol.and Pharmacol., 2006, 57, suppl 11, 103-11. Darcmelia W. A, Belkania G., Typological characteristic of hemodynamic states in orthostatic in healthy people, Kosm. Biol. Aviakosm. Med., 1985, 19, 2, 26-33. Singer W., Opfer-Gehaking T. L., McPhee B. R., Hilz M. J., Low P. A., (2001) Influence of posture on the Valsalva manoeuvre, Clin. Sci., 2001, 100, 433-440. Haennel R: G et All Changes in blood pressure and cardiac output during maximal isokinetic exercise. Arch Phys Med Rehabil 1992; Feb , 73(2), 150-155.Franchini E., Nunes A. V., Moraes J. M., Del Vecchio F. B., Physical fitness and anthropometrical profile of the Brazilian male judo team, J. Physiol. Anthropol., 26, 2007, 2, 59-67. Bosquet L., Le catene muscolari, Roma, Ed. Marrapese, 2002. Nardone A., Schieppati M., Postural adjustaments associated with voluntary contraction of leg muscles in standing man, Exp. Brain. Res., 69, 1998, 3, 469-480. Dal Monte A., Faina M. Valutazione dellatleta, Torino, UTET, 1999. Melchiorri G., Andreoli A., Candeloro N., De Lorenzo A., Changes in body composition caused by intense physical training, Clin. Ter. 2000, 151, 2, 73-6. Melchiorri G., Faina M., Scaling in athletes of different sport, SecondAnnual Congress of European College of Sport Science, Nice 1997.Ringraziamenti: Gli autori vogliono ringraziare sinceramente tutti gli atleti della nazionale seniores, il Direttore Tecnico Felice Mariani ed i tecnici Dario Romano e Luigi Guido per la loro fattiva collaborazione ed i dirigenti della Federazione Italiana Judo Lotta Karate ed Arti Marziali per lattenzione riservataci. Giovanni Melchiorri, [email protected]

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