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ANNO XXIV MENSILE NOVELLARESE D'INFORMAZIONE Ottobre 2010 n.271 TAZZA D’ORO di Catellani Letizia & C. BAR - PIZZERIA TAVOLA CALDA NOVELLARA (RE) via Cavour, 48 tel. 3465772503 Filippo Bologni campione italiano Juniores di equitazione

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"Il Portico" la voce dei novellaresiMensile Novellaresewww.ilportico.wordpress.com

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ANNO XXIV MENSILE NOVELLARESE D'INFORMAZIONE Ottobre 2010 n.271

TAZZA D’OROdi Catellani Letizia & C.

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L’8 e il 9 ottobre si è tenuta a Varese l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico. Dopo quella di maggio a Roma si è ulteriormente sviluppata la piattaforma programmatica del PD. A maggio si sono affrontati i temi del lavoro, dell’università, della giustizia, delle riforme istituzionali e altri. A Varese quelli della scuola, dell’agricoltura, della piccola e media impresa, del fisco, delle autonomie locali e federalismo, della mobilità e dell’immigrazione.Temi centrali anche su un piano politico più generale, dopo che il passaggio parlamentare ha evidenziato che la crisi della maggioranza è tutt’altro che superata, che di fatto la maggioranza non c’è più e che la fiducia al Governo è stata – come l’ha definita Pier Luigi Bersani – la fiducia del cerino (ognuno vuol dare agli altri la responsabilità dell’eventuale fine della legislatura e delle elezioni anticipate).Il Partito Democratico sta definendo il suo profilo, mentre è impegnato in un’iniziativa pressante per cambiare la legge elettorale e per costruire le condizioni di un’alternativa credibile.A Varese abbiamo portato la sfida del PD alla destra e alla Lega nel profondo nord. E l’abbiamo fatto su temi “ostici” per il centro sinistra negli ultimi anni, come il fisco e la piccola e media impresa, o dove si è sviluppata la propaganda delle chiacchiere a dispetto dei fatti che vanno in senso opposto (massimo centralismo e con tagli pesantissimi alle Regioni e agli Enti locali), cioè sul federalismo fiscale..

Di particolare rilievo la nostra proposta sul fisco. Non abbiamo paura di parlare di un tema sul quale la destra ha costruito il suo consenso, ma non ha mantenuto alcuna promessa.E’ forse calata la pressione fiscale? Sono calate le tasse dopo che Berlusconi ha governato per sette degli ultimi 9 anni? No, è successo il contrario: la pressione fiscale non è mai stata elevata come ora. Soprattutto pagano in misura sempre più crescente quelli che le tasse la pagano regolarmente mentre agli evasori si sono fatti enormi regali, come con lo scudo fiscale. E’ stata abolita l’IRAP? No, c’è ancora e le uniche riduzioni le ha fatte il Governo Prodi, così come per l’IRES. E l’abolizione dell’ICI prima casa il Governo l’ha di fatto scaricata tutta sui Comuni.Cosa propone il Partito Democratico sul fisco? Innanzitutto di spostare il peso fiscale, a parità di gettito (non ci sono le condizioni per ridurlo visto il debito pubblico) dal lavoro e dall’impresa alla rendita finanziaria, cioè abbassare le tasse sul lavoro e impresa e aumentare quelle sulle rendite, portandole (ad esclusione dei titoli di Stato, BOT e CCT) dal 12,5% al 20%. 20 – 20 – 20 è la nostra proposta, cioè l’aliquota di riferimento, oltre che per le rendite finanziarie, anche per la prima fascia di reddito su cui si calcola l’IRPEF (abbassandola di tre punti dall’attuale 23%) e pure per gli utili di impresa che remunerano in modo ordinario il capitale investito.

Un fisco amico per le famiglie, sostituendo la giungla delle detrazioni e deduzioni con un bonus di 3000 euro per figlio, a partire dalla fascia 0-3 anni, per tutti, anche i lavoratori autonomi. Amico delle famiglie anche finanziando un welfare che dia risposte ai diversi bisogni sociali. Un fisco amico delle donne che lavorano, con agevolazioni fiscali consistenti per il reddito da lavoro delle donne in nuclei familiari con figli minori.Un fisco amico dell’economia ecologica, della green economy, con incentivi e detrazioni fiscali per le azioni positive in tal senso.Un fisco amico delle piccole e medie imprese. Proponiamo innanzitutto di eliminare gradualmente l’IRAP sul costo del lavoro. Poi si propone di distinguere il reddito che remunera il capitale investito da quello che è relativa all’imprenditore come lavoratore autonomo. Il secondo viene tassato con l’IRPEF. Il primo viene tassato al 20% e, se reinvestito, lasciato nell’impresa, non viene tassato. E’ una proposta fortemente innovativa.Per realizzate questa modifiche del sistema fiscale occorre un’incisiva lotta all’evasione fiscale e un recupero consistente di risorse in tal senso, destinandole a ridurre le tasse a chi le paga, con le modalità che ho prima sintetizzato.Occorre inoltre assumere un’iniziativa per arrivare, almeno sul piano europeo ma sarebbe ottimale a livello mondiale, ad attivare una tassa sulle

Il Partito Democratico per un fisco più giusto verso famiglie e impreseA Varese l’assemblea PD ha affrontato una tematica su cui il centro destra ha pro-messo tanto ma ha mantenuto poco. Meno tasse sul lavoro e per le famiglie con figli piccoli, aliquote più alte per le rendite finanziarie.

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Dopo il delitto di Novi di Modena i soliti noti si sono messi a discettare su integralismo islamico e danni del multiculturalismo dimenticando forse non a caso che è stata soprattutto una violenza sulle donne, do-vuta al mancato riconoscimento del diritto alla liber-tà per la donna. Un problema legato non solo agli stranieri, in quanto sono diffuse le violenze contro le donne sul lavoro, tra le mura domestiche e nei luo-ghi pubblici. In questo specifico caso sono coinvolti elementi della comunità pakistana dove permango-no ancora usi e costumi spesso incompatibili con i principi di autodeterminazione e libertà della donna. Principi irrinunciabili che per noi sono stato il frutto di un lungo percorso di emancipazione che purtroppo non si è ancora concluso e che oggi è necessario portare avanti anche per e con le donne immigrate.

Il PD di Novellara per la libertà di tutte le donne

Tutto ciò pero è ostacolato non solo da chi non vuole cambiare mentalità ma anche da chi rifiuta ogni dia-logo e momento di incontro e che reputa uno spreco le iniziative sull’integrazione. In questo modo non si fa altro che erigere nuovi muri in cui si ritrovano pri-gioniere soprattutto le donne e le ragazze.Da sempre il cardine di ogni processo di integrazione e di emancipazione è l’istruzione, ma con i tagli alla scuola pubblica e con gli orari ridotti oggi è sempre più difficile fare in modo di inserire i ragazzi e le ra-gazze straniere.Promettere, come fa il Governo di annullare il feno-meno dell’immigrazione invece che studiare modi per governarlo,l’ostilità verso ogni politica di integra-zione non eviterà il ripetersi di tragedie, anzi creerà solo nuove sofferenze.

di Milena Saccani Vezzanisegretaria Circolo PD di Novellara

Ancora oggi il cammino di emancipazione femminile è ostacolato da vecchie mentalità e nuovi muri.

transazioni finanziarie, cioè su quella parte della finanza che è stata maggiormente responsabile della crisi economica mondiale.Infine la questione del federalismo fiscale. La legge delega corrisponde ad un impianto da noi condiviso, ma il modo in cui il Governo sta definendo i decreti di attuazione la sta tradendo. Senza definire quali servizi vanno finanziati su tutto il territorio nazionale, come prevede la legge, di fatto si mette a repentaglio il welfare già esistente e si riducono le risorse delle Regioni, delle Province e dei Comuni. I tagli il Governo li ha già fatti con la manovra estiva e li conferma tutti nell’impianto dei decreti, così come è fin qui confermato un patto di stabilità interno che blocca gli investimenti dei Comuni.Il PD a Varese ha proposto un federalismo fiscale vero, coerente con la legge delega, per rilanciare, con la responsabilità delle comunità locali e dei territori, l’unità nazionale.

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L’URP informa... rubrica a cura dell’ufficio relazioni con il pubblicoESENZIONE CANONE RAI PER ULTRA 75ENNI Gli ultra 75enni non dovranno più versare il cano-ne di abbonamento al servizio RAI dovu-to a partire dal 2008. Chi può usufruire? Tutti i contribuenti con reddito proprio e del coniuge non superiore in totale a 6.713,98 euro (516,46 per tredici mensilità) e che non convivono con altri soggetti diversi dal coniuge stesso. Per gli interessati che, pur avendo i requisiti, hanno già provveduto al pagamento possono chiedere il rim-borso su apposito modello. A chi rivolgersi? All’uf-ficio dell’Agenzia delle Entrate a Guastalla dove sarà disponibile l’apposito modulo. Per maggiori infor-mazioni www.agenziaentrate.gov.it

CORSO GRAUTITO PER DONNE STRANIERE PROPEDEUTICO AL CONSEGUIMENTO DELLA PATENTE Si conferma anche quest’anno il corso per il conse-guimento della patente di guida rivolto a donne im-migrate in collaborazione con il Centro Studi e Lavori La Cremeria di Cavriago. Il corso della durata di 30 ore, indicativamente 2 volte la settimana (al matti-no), si svolgerà grazie alla disponibilità di insegnanti dell’Autoscuola Aurora di Novellara, sede dell’inizia-tiva. Si tratta solo di un corso di preparazione per poter presentarsi all’effettivo esame teorico. Durante il percorso verranno trasmesse le terminologie spe-cifiche di base relative alla circolazione, ai veicoli, al codice della strada, al di fine di introdurre i modu-li successivi e facilitare così l’apprendimento della parte tecnica. Verrà affrontato anche il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, pari opportunità, patto d’aula e FSE. Per il Comune di Novellara questo cor-so rappresenta un valido strumento di rafforzamen-to dell’autonomia personale, in modo da agevolare l’integrazione rispetto al contesto socio-culturale del territorio, favorendo un concreto approccio al mon-do del lavoro per tante donne straniere. Per informa-zioni e pre-iscrizione (entro il 30 Ottobre) rivolger-si all’URP di Novellara - Tel. 0522-655417 - Email: [email protected]

APPASSIONATI DI FOTOGRAFIA? LA TUA FOTO PUÒ RENDERE PIÙ BELLO IL SITO DEL COMUNE Prosegue la raccolta di fotografie per rendere più bella la schermata principale del sito internet del co-mune di Novellara. Un modo semplice e diretto per personalizzare e rendere più famigliare la rete civica del Comune grazie alla collaborazione di appassio-nati fotografi. Dobbiamo ringraziare Ivan Montana-ri che ha inviato una bellissima veduta estiva della piazza e Ferdinando Corradini (la foto attuale) che ha realizzato un collage dal soffitto dell’Antica Spezieria dei Gesuiti.

L’ANAGRAFE A CASA TUA – NUOVI SERVIZI ON-LINE Non puoi andare all’Anagrafe, ma hai un pc?Chiedi l’accesso e la password all’URP (0522/655417 - [email protected]).Potrai:- visualizzare i tuoi dati anagrafici e quelli del tuo nu-

cleo famigliare;- compilare le dichiarazioni sostitutive di certificazio-ne e gli atti di notorietà;- richiedere i certificati anagrafici direttamente a casa tua tramite prenotazione telefonica oppure on-line;- registrare le tue variazione di indirizzo all’interno del comune.Hai la carta di credito?Puoi effettuare il pagamento del certificato richiesto direttamente on-line con la carta di credito seguen-do il percorso indicato nel sito del Comune www.comune.novellara.re.it (“Servizi on-line/Anagrafe on-line”).Non sai come ritirare il tuo certificato?Puoi ritirarlo:- allo sportello INFORMAZIONI, senza costi aggiun-tivi e senza prendere il numero “spezza coda”, dopo 24 ore dalla richiesta;- con spedizione postale entro 3 gg. lavorativi dalla richiesta con: - posta prioritaria (in Italia): al costo di euro 1,00;- raccomandata/raccomandata1/assicurata/posta ce-lere: al costo aggiuntivo di euro 0,50 sulla tariffa in vigore.Vuoi che l’anagrafe venga a casa tua?Attualmente l’URP effettua a domicilio, in caso di necessità, il servizio di Autenticazione di firma e di sottoscrizione della Carta di identità.ORARI INVERNALI DEI CIMITERI Con il ripristino dell’ora solare tutti i cimiteri osserve-ranno il seguente orario d’apertura al pubblico: ore 8,00 alle ore 18,00 festivi compresi.ORARIO INVERNALE DELLA BIBLIOTECA Fino a metà giugno la Biblioteca Comunale sarà aperta al pubblico nelle seguenti giornate: martedì – giovedì e sabato dalle ore 9 alle 13.00 e dalle ore 15.00 alle 19.00, mentre al mercoledì e venerdì solo al pomeriggio dalle ore 15.00 alle 19.00.

COME RACCOGLIERE I FUNGHI? Dove poterli raccogliere in Provincia? Come cucinarli? Come riconoscere quelli velenosi da quelli comme-stibili? Con un’utile e approfondita guida la Provincia di Reggio Emilia, la Comunità Montana dell’Appen-nino Reggiano e il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano han-no pubblicato un opuscolo informa-tivo che regolamenta la raccolta dei funghi. Richiedila presso l’URP del Comune di Novellara (fino ad esaurimento copie). Per maggiori informazioni visitate il sito: www.pro-vincia.re.it - e-mail:[email protected]

DONAZIONE E TRAPIANTO: UNA SCELTA CON-SAPEVOLEAnche il Comune di Novellara aderisce alla campa-

gna regionale “Donare gli organi. Una scelta consa-pevole” avviata con il “Progetto anagrafi comunali”.Ai cittadini che si recano negli Uffici anagrafe per il rilascio o il rinnovo della carta di identità viene pro-posto l’opuscolo informativo “Donazioni e trapianto di organi, tessuti e cellule. Ecco cosa bisogna sa-pere”. L’opuscolo, articolato in domande e risposte per semplificarne la consultazione, fornisce tutte le informazioni utili sulla donazione, sui trapianti, sull’organizzazione della rete regionale dedicata alle donazioni e ai trapianti, su dove rivolgersi per appro-fondimenti e contiene anche un tesserino staccabile dove esprimere la propria volontà sulla donazione.Per informazioni contattare l’URP 0522/655417 – [email protected] BONUS ELETTRICO E BONUS GAS: CONSULTA LA TUA RICHIESTA ON-LINE Lo SGATE (Sistema di Gestione delle Agevolazioni sulle Tariffe Energetiche) è il sistema informativo on-line che consente a tutti i cittadini che abbiano pre-sentato la domanda di Bonus Elettrico o di Bonus Gas di seguire in tempo reale lo stato di avanzamen-to e di valutazione delle loro richieste di agevolazio-ne. Per accedere al servizio è sufficiente collegarsi al sito www.bonusenergia.anci.it e cliccare sul banner “Accesso al Sistema” nella colonna di destra, inserire l’Id Utente e la password forniti dal Comune di resi-denza al momento della presentazione della doman-da e accedere al sistema.

ATTENZIONE ALLE POTATURE DEI PLATANI Non tutti sanno che la potatura dei platani è soggetta ad un decreto per la lotta obbligatoria del “cancro co-lorato” (Ceratocystis fimbriata), una grave patologia che colpisce l’albero causandone, nella maggior par-te dei casi, la morte. Questa malattia può provocare crolli improvvisi dell’albero a danno di malcapitati. E’ quindi opportuno comunicare tempestivamente la localizzazione della pianta sospetta al Consorzio Fitosanitario Provinciale, al fine di procedere ai ne-cessari accertamenti e quindi al prelievo dei cam-pioni per le analisi di laboratorio. In ogni caso, ogni qualvolta si intenda intervenire su un platano è ne-cessario richiedere l’autorizzazione al Servizio Fito-sanitario Regionale tramite gli appositi moduli, pena sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 3.000 euro. Info: http://www.fitosanitario.re.it/ IX GIORNATA ECUMENICA DEL DIALOGO INTE-RELIGIOSOVENERDI 29 OTTOBRE ore 20,15 Sala Giovanni Paolo II.Il dialogo non è una scelta possibile fra le tante, ma la risposta che cerca di favorire la costruzione di una vita più umana e di frenare la deriva alla barbarie che sta avanzando. Il dialogo interreligioso è fondamen-to della civiltà in quanto strumento di crescita nella relazione”. TRE GRANDI RELIGIONI MONOTEISTE a con-fronto sul tema della solidarietà e sul rispetto della dignità umana. Rappresentanti della comunità Cristiana, Mussulmana e Sikh si esprimeranno sul rapporto di comunanza, di assistenza, di condi-visione nella società di cui fanno parte. Seguirà rinfresco offerto dalle comunità.

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Si descriveva così, in un documento del Settecento, la spezieria dei gesuiti di Novellara.Un luogo dove, come nelle botteghe del caffè delle grandi città, si servivano il caffè e la cioccolata. E di cioccolata a Novellara ne doveva “scorrere” molta se, come si dice in un altro documento del 1709, la spezieria di Novellara era chiamata da tutti “l’emporio della cioccolata”, un luogo dove si produ-ceva “...cioccolata di tutte le sorti...che non bastava-no li pieni cassoni di cacao macinato per soddisfare gli avventori”. Sappiamo inoltre che il cioccolato ve-niva confezionato ma anche smerciato dalla nostra spezieria che forniva di provviste anche le altre case dell’Ordine tanto da farintervenire da Roma il Cardinale Tamburini che nel

L’emporio della cioccolata“...un cabarè di certa pasta o pietra nera con sei chicchere, cinque tondini, due cogmette, un vasetto traforato ed una altro vasetto ad otto angoli....e diverse taz-zine, più o meno scompagnate”.

di Elena Ghidini

1717 intimava la cessazione di ogni abuso.D’altra parte i Gesuiti, che arrivarono a Novellara nel 1572, avevano il monopolio dell’importazione del cacao e contribuirono al commercio tra l’America latina e l’Europa.E’ quindi possibile che Novellara sia stata tra i primi paesi ad apprezzare le bevande e i dolciumi derivati dal cacao anche perchè, seguendone la scia, se ne trova notizia in ricette del Seicento ed in inventari della corte conservati presso il nostro archivio sto-rico. Un’altra traccia indelebile è rimasta nel soffitto del locale settecentesco adibito a spezieria presso il convento dei gesuiti dove, tra le piante dipinte è rico-noscibile la pianta del Theobroma cacao il cui nome scientifico significa “cibo degli dei”.

Povero nel senso comune, è chi non ha, o non ha abba-stanza, o ha meno rispetto agli altri. Ma in concreto, chi è povero? Ovvero: che cosa determina l’esistenza di una condizione di povertà ? A questo primo quesito economisti, statisti, sociologi, nutrizionisti, filosofi e storici forniscono risposte diverse, spesso molto dissimili tra loro. Per chi ha fede la povertà trova nel Vangelo una biblioteca grande e ricca. Tante volte mi chiedo quale sia la cosa principale che devo portare nelle mie esperienze missionarie. La risposta che trovo è: l’Amore, la Carità e la Misericordia che vengono da Dio, e ciò che lui mi ha re-galato. Lui mi ha dato gratuitamente e io a mia volta devo dare gratuitamente. Ma, ecco, non sono da solo, sono in comunità dove non tutti siamo uguali, non tutti pensano come me, non tutti hanno la mia stessa forza fisica, non tutti hanno i miei stessi limiti. E’ necessario quindi un ri-spetto reciproco fondato nella Fraternità e nella donazione totale a Dio. Il dialogo sincero ed aperto è l’unico modo di camminare insieme, come Figli di Dio, e come comunità.Questo è lo spirito che ha spinto il Gruppo Parrocchiale Missionario di Novellara, con Valeria Reggiani, Stefano Manzotti, Don Candido Bizzarri e Giordano Lusuardi, a fare questa esperienza in Perù. Verificare se esistevano le condizioni per la realizzazione di un progetto a favore di bambini, ragazzi e famiglie povere. Pucallpa è situata in una zona del Perù completamente diversa da quella turistica e commerciale che conosciamo. La città si trova all’ingresso dell’Amazzonia peruviana, in continua evoluzione per il numero di abitanti in costante aumento (attualmente circa 450.000, ma solo 5 anni fa erano 160.000 !) città circondata da numerosi “barrios” che formano una vera e propria cintura periferica fatta di degrado e miseria. Qui il tasso di disoccupazione è davve-ro elevato e la maggior parte delle persone vive di lavori precari e sottopagati. La situazione giovanile è critica. I ra-gazzi e i giovani, che costituiscono un’ampia fetta della po-polazione, sono spesso abbandonati a loro stessi, a causa di situazioni famigliari difficili sia dal punto di vista econo-mico, sia sotto l’aspetto affettivo-relazionale. Le istituzioni educative sono carenti, quando non addirittura assenti, e le strutture scolastiche risultano insufficienti a gestire il grande numero di ragazzi in età scolare.

Moltissimi sono i bambini e i ragazzi che abbandonano precocemente la scuola per dedicarsi a lavoretti precari e sottopagati, e spesso finiscono sulle strade, vittime di dro-ga, violenza e microcriminalità.Del Perù qualcuno ha detto: “Il peruviano è un mendicante seduto in una sedia d’oro”. Una cultura è come una per-sona che nasce, cresce, fiorisce e muore. Il missionario è colui che aiuta a crescere: ma non solo nel FARE tante cose, come faremmo noi bianchi o europei. Il missionario o religioso è colui che vuole condividere la povertà della gente.In questo contesto si inserisce il progetto Educativo-socia-le che il Gruppo vorrebbe portare avanti. Come obiettivo primario vogliamo accompagnare i ragazzi a rischio dei “barrios” sorti intorno alla città lungo il loro cammino di crescita, offrendo loro un punto di riferimento, un “gancio” cui appigliarsi per emergere dal degrado e dall’abbandono.

Un nuovo Progetto Missionario per il Gruppo Parrocchiale di NovellaraObiettivo primario dei volontari novellaresi è quello di accompagnare i ragazzi a rischio dei “barrios” sorti intorno alla città lungo il loro cammino di crescita, of-frendo loro un punto di riferimento, un “gancio” cui appigliarsi per emergere dal degrado e dall’abbandono.

Il progetto prevede la realizzazione di un oratorio, capace di offrire assistenza,pasti quotidiani, educazione e attività ricreative e di doposcuola a tanti ragazzi che diversamente passerebbero le loro giornate per la strada, solo e senza punti di riferimento. La povertà è anche imparare i valori della gente povera, come l’accoglienza, l’ospitalità, il saper offrire il meglio allo straniero. E noi dobbiamo dire che ci siamo sentiti veramente accolti e ospitati, ci hanno fatto sentire veramente a casa. La disponibilità e l’amicizia di-mostrata dal Vescovo Mons. Gaetano Galbusera nei nostri confronti durante tutto il soggiorno fa certamente crescere in noi la consapevolezza che una chiesa missionaria esiste ed è capace di raggiungere il cuore della gente attraverso l’apertura, l’incontro e l’accoglienza dell’altro, a partire da noi. Il nostro compito adesso sarà quello di portare con noi questi ragazzi, farli conoscere, far conoscere la loro di-gnità al mondo che finge di non vederli.

Gruppo Missionario Parrocchiale di Novellara

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Il Festival è iniziato con l’ascolto attento di dieci gio-vani provenienti da continenti, da esperienze e con-testi diversi. Oltre 5000 persone hanno partecipato agli oltre 40 appuntamenti proposti a Novellara e Correggio per ascoltare, riflettere e cercare di indaga-re a fondo un periodo storico davvero nuovo e dif-ficile, definito da più voci un cambiamento epocale.Il Festival attraverso conferenze, giochi, spettacoli teatrali, video, e biblioteche viventi si è proposto di essere occasione per il tessuto sociale, “vitalità”, occasione di attivazione di energie sempre più essenziali per sostenere l’uomo nel desiderio di cono-scere i cambiamenti epocali che si affacciano sui vari sce-nari della vita individuale e sociale, per essere attore più consapevole. L’ascolto, il confronto con filo-sofi, psicologi, scrittori, socio-logi, economisti, teologi sono stati opportunità e alimen-to per rifornire di energia la mente, l’emotività, lo spirito. I momenti culturali proposti vogliono offrire stimoli efficaci per tenere lontano il rischio, che sta diventando sempre più grande, di sentirsi prigionieri di una comune condizione di im-potenza contro il prevalere “di opinioni e azioni primitive”, e diventano alimento per soste-nere la creatività, l’equilibrio e la serenità di vita. Il professor Romano Prodi, il filosofo Salvatore Natoli, lo psicologo Gustavo Pietropolli Charmet, il mona-co Enzo Bianchi, il demografo Massimi Livi Bacci, la giornalista Gabriella Caramore, il pedagogista Jim Cummins, insegnanti delle scuole di Novellara e Guastalla e tanti altri relatori hanno riflettuto su paro-le importanti quali lavoro, speranza, desiderio, sacri-ficio, immaginazione, interiorità, ecct. per conoscere,

per capire il nostro periodo storico, e per tentare di proiettare fasci di luce che possano generare il fu-turo. Noi adulti siamo stati sollecitati a farci tante domande, per capire quale eredità abbiamo lasciato ai ns figli, quale stile-proposta di vita abbiamo te-stimoniato a loro e quale culto della giovinezza ci siamo costruiti, culto che è oggi di grande ostacolo e blocca la loro autentica realizzazione.Il professor Natoli ha sottolineato come dalla visio-

ne utopica, dalla costruzione della felicità collettiva che ha caratterizzato gli anni 60 e 70 siamo arrivati all’edonismo di massa dove ognuno pensa a se, al proprio piacere, al proprio arricchimento in un siste-ma competitivo spesso contro l’altro, affidando as-soluto potere al denaro. In questo contesto il futuro perde valore, non è più il luogo e il progetto dell’uto-pia, ma il luogo dell’interesse. Di fronte a questo, il futuro che diventa sempre più vuoto, i giovani si sot-

I giovani protagonisti della 3a edizione del Festival Uguali-Diversi

di Paolo Santachiara Assessore alla Cultura Comune di Novellara

Quest’anno come punto di incontro il festival ha avuto due parole: giovani e fu-turo. Sono stati loro, i giovani, al centro dell’attenzione.

traggono ad esso e si appiattiscono sull’immediato trascinati da una corrente, portati da un flusso ano-nimo che trascina tutti inesorabilmente.Per fronteggiare il futuro, ha proseguito Natoli, oc-corre esplorarlo, occorre immaginazione, occorre introdurre elementi di novità. Occorre una mente flessibile, immaginare di più rispetto al presente, ed occorre una educazione emotiva per creare legami, perché in una società che slega, occorre imparare a “stare accanto”, la fedeltà, il dare fiducia, il donarsi all’altro come alimento.Vorrei riprendere tra le sollecitazioni, alcune delle proposte che si deducono dai contributi portati e dal dibattito:- Ridimensionare il ruolo del denaro nella società per interrompere irreversibili cammini di disumanizza-zione che la logica del denaro inesorabilmente attiva;-educare gli adulti per attivare capacità di ascolto e di fiducia verso i giovani per favorire immissioni di speranza;- rendere consapevoli i genitori del ruolo chiave edu-

cativo che devono realizzare;- stimolare l’immaginazione per-ché è potenzialità vitale è forza di non arrendersi al reale, è capaci-tà di tenersi in vita nutrendo una speranza, è permettere l’emer-gere di un’energia mentale di no-vità, è capacità di cambiamento;-favorire cammini di valorizza-zione delle diversità presenti sul nostro territorio;- dialogare, creare spazi di rela-zione;- studiare, studiare e studiare con impegno e passione;- studiare lingue straniere e tra-scorrere almeno un anno di stu-dio o lavoro all’estero;- viaggiare all’estero con intelli-genza;- fare esperienze lavorative va-rie per conoscere e poter meglio scegliere;- il futuro giace nell’interiorità, è a

portata di mano se si osa l’avventura della vita inte-riore, della conoscenza di sé. Vorrei concludere sottolineando che la creazione di relazioni autentiche e solide, resta la vera ef-ficace fonte di fiducia, di speranza capace di ge-nerare futuro inteso come promessa di una vita non omologata, non appiattita, non saturata, non insoddisfatta, ma umanamente ricca nella ricerca sapiente di senso.

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Novellara, in questo settembre 2010, se la vede con le ce-lebrazioni dellla terza edizione del Festival Uguali Diversi. Immagino che tocchi al bianco padiglione che troneggia nella piazza Unità d’Italia fare la parte del leone, radunan-do nomi reputatissimi di accademici, scrittori, giornalisti, allo scopo d’indagare la condizione giovanile nella pro-spettiva di un progetto di futuro, anche se non mancano manifestazioni collaterali, giochi, mostre, laboratori creati-vi, spettacoli musicali, teatrali e persino una rassegna cine-matografica, come recita il programma in prima pagina. Se aggiungiamo poi che anche il tempo vuol fare la sua parte e, dissolvendo le ansie degli organizzatori, ha sfoderato un cielo estivo sulle strade animate del sabato mattina, direi che le prerogative per una buona riuscita del festival ci sono tutte.La prima conferenza cui assisto e che ha per titolo “I gio-vani e l’Europa”, è quella di Valentina Agostinis e Pao-lo Naso. La Agostinis snocciola freddamente dati su dati circa le opportunità che i giovani immigrati della Gran Bretagna avrebbero di laurearsi rispetto ai loro coetanei britannici. Sempre servendosi di dati e statistiche azzarda poi qualche paragone con l’Italia. Ogni tanto butta l’oc-chio sul foglio che regge sulle ginocchia, anche se si sente che conosce la materia e che l’ha fatta sua in un libro, ma insomma un filo di passione in più non guasterebbe proprio. Quando è la volta di Paolo Naso l’atmosfera si riscalda un po’. Al posto dei numeri, un eloquio schietto e appassionato cattura subito l’attenzione dei presenti. Si parla di Europa, non come di mera architettura istituziona-le, quale rischia di essere, ma di un concentrato di valori, primo fra tutti l’idea della pluralità delle culture. La forza dell’Europa risiede nella sua capacità di fecondare questi valori, innervandoli di forze fresche, come solo i giovani sanno essere. C’è spazio per qualche utile consiglio ai gio-vani (imparate le lingue, studiate di più, fate esperienze di

lavoro all’estero, viaggiate con intelligenza, non più solo nelle mete canoniche, Londra, Parigi…ma anche Anka-ra, Timisoara, soprattutto andate via da casa presto), e per qualche battutina che il pubblico mostra di gradire. Invitato a fare domande, alla fine tra il pubblico si trova qualcuno disposto ad alzare il braccio. A caute domande, incoraggianti risposte. Ormai s’è rotto il ghiaccio e la gente, che continua ad arrivare alla spicciolata, ci ha preso gusto a chiedere e forse andrebbe avanti ancora se non fosse che il tempo è scaduto e fra pochi minuti salirà sul palco il relatore successivo Salvatore Natoli. Non conoscevo Salvatore Natoli. Leggo sul libretto del programma che è un filosofo dell’Università Bicocca di Milano, professore di Filosofia teoretica. Collabora a mol-te riviste e rivolge la sua attenzione al senso del divino nell’epoca della tecnica e alla possibilità di un’etica che sappia confrontarsi con il rapporto tra felicità e virtù, sot-tovalutati dal razionalismo classico. Segue un non breve elenco dei suoi libri che non sto a leggere perché proprio in quel momento il professore compare sul palco e qualcosa della sua persona magnetizza il pubblico prima ancora che abbia aperto bocca.Sono passate da poco le 11,30. Terrà la platea col fiato so-speso fino all’una. Ricordo che ogni tanto giravo la testa di lato e vedevo le persone fuori dal padiglione passare igna-re a piedi o in bicicletta, chiacchierando o semplicemente andando con la borsa della spesa, chi aprendo il giornale, chi sedendo a un tavolino del bar e non mi capacitavo di quella indifferenza. E’ proprio vero: quante cose belle, a volte importanti, ci sfilano accanto ogni giorno senza che noi riusciamo a vederle, ascoltarle. Sintetizzare la relazione di Natoli equivarrebbe a banalizzarla. Neppure ci provo. E poi non è solo quello che ha detto, anche la scelta les-sicale, la voce carismatica, il timbro come un’ eco dell’in-teriorità , il ritmo pacato e fiero al tempo stesso. Mi piace

solo ricordare qualche passaggio del suo discorso. In una società senza regole, non può esserci ribellione. Nell’800 la ribellione era praticata in nome del bisogno. Nel 900 in nome della felicità collettiva. Oggi, dal momento che ognuno è singolarmente impegnato nella propria perso-nale ricerca di felicità, non può esserci ribellione ma solo perversione (es. morire di piacere ). Natoli auspica quanto prima una rivoluzione etica . Il motore di questa rivolu-zione è la formazione. Nella formazione facciamo atten-zione all’affetto (dei genitori). L’affetto da solo non guida ma acceca. Sviluppiamo la dimensione gratuita del sapere, la cultura della reciprocità, non del consumo ma dell’in-contro. Bisogna averne di forza nelle braccia per andare controcorrente, per non essere preda dell’ovvio, per avere capacità di sottrazione (tutto quello che è in più, è zavorra nella mia vita: so quello che mi serve!). Cultura della reci-procità significa, in ultima analisi, poter guardare l’altro nel volto e ritrovare la forza di affidarsi, perchè senza fiducia non c’è futuro possibile. La conferenza di Natoli è stata sicuramente una delle più emozionanti alle quali io abbia mai assistito e a giudica-re dallo scroscio di applausi ininterrotti, sono convinta di interpretare anche il pensiero del pubblico che ascoltava con me.Ho seguito altri interventi, come quello di Delzio, sebbe-ne l’avessero relegato in un orario impossibile, le due del pomeriggio, e quello godibilissimo di Piertopolli Charmet, anche se nessuno è più riuscito a stregarmi come Natoli.Delzio, giovane manager, giornalista, saggista, docente universitario, è stato fino al 2008 Direttore dei Giovani Im-prenditori di Confindustria. Insomma uno che, in barba all’età, di esperienza ne ha da vendere. Ha avuto successo con un pamphlet che è diventato il manifesto- simbolo dei 30-40enni italiani (generazione tuareg). Anche lui, tra le molte cose, insiste sulla necessità per i giovani di andare via da casa presto, sobbarcandosi una maggiore capacità di rischio.Gustavo Pietropolli Charmet, psicologo dell’Università Bi-cocca di Milano, è un garbato signore col dono di farsi ascoltare senza stancare. La sua relazione dal titolo “Dal conflitto giovani- adulti al progetto futuro” è stata ricca di spunti non ovvi di riflessione, di osservazioni pratiche sulla faticosa “gestione” dell’adolescenza, cui molti dei presenti faranno certamente tesoro.Questa la mia visione, parziale, del festival: nel frattempo ho dovuto continuare a fare la moglie e la madre.

Una giornata al festival Giovani.con“Ho passato un giorno ascoltando gli interventi dei relatori al festival Uguali diversi quest’anno dedicato ai giovani”. Resonconto e impressioni su un evento tanto discusso ma in realtà poco conosciuto.

di Eda Ferrabue

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E’ il 1992. Il nostro direttore, sta per chiudere il numero di marzo quando, all’ultimo momento, inserisce un trafilet-to, una manciata di parole che si conclude con un numero di telefono. Lo saprà solo molti anni dopo, ma con quel numero di telefono salverà una vita. La vita di un uomo ferocemente solo. Sempre in lotta con il mondo. Braccato dai sensi di colpa, dalla paura, dalla vergogna. Un giorno di marzo quest’uomo legge per caso il trafiletto sul Portico. Lo rilegge. Scruta la sequenza dei numeri. Anche se da molto tempo il suo cuore è chiuso alla speranza, ugualmente tro-va la forza di un piccolo gesto: ritaglia il pezzetto di giornale, lo nasconde nel cassetto del comodino, ma senza che nulla cambi nell’inferno della sua vita. Nel frattempo forse se ne scorda o forse, in qualche recesso della sua mente obnubi-lata, quella strisciolina di carta continuerà a prospettargli la possibilità di una via d’ uscita. Quando prenderà in mano il telefono per chiamare quel numero è un uomo finito. Era il 19 ottobre 1994. Il giorno che cambierà la sua vita. Quell’uomo ora è seduto qui di fronte a me e sta per raccontarmi il suo passato di alcolista.A che età ha iniziato a bere?“Intorno ai 21, 22 anni. Il sabato sera uscivo con gli amici e la prima tappa era sempre quella di fermarsi a bere qual-cosa. Di solito un bicchiere di vino, sufficiente però a darmi quel tanto di disinvoltura necessaria ad invitare le ragazze a ballare poi, nel corso della settimana, non facevo più ricor-so all’alcol anzi, me ne scordavo proprio. Nel giro di qual-che anno le mie responsabilità aumentarono. Il lavoro che avevo intrapreso, al di là delle competenze strettamente professionali, richiedeva, per il suo continuo contatto con la gente, particolari doti di prontezza di spirito, giovialità, spi-gliatezza, persino a volte di sfacciataggine, che io sentivo di non avere, per lo meno non nella misura necessaria. E’ sta-to allora che ho cominciato a bere qualche bicchiere anche nel corso della settimana. Il vino si rivelò fin da subito un alleato impareggiabile, un amico compiacente: spazzando via la timidezza, mi apriva la strada del successo. Perché in effetti in quegli anni il mio lavoro andava a gonfie vele, ero apprezzato dai miei superiori, gratificato economicamente e di conseguenza stimato sia in casa che fuori.”Quando ha avuto le prime avvisaglie di qualcosa che non andava?“Non c’è stato un momento preciso. Io sapevo che l’alcol collaborava con me, mi dava la forza di padroneggiare le persone importanti che a volte dovevo incontrare, le situa-zioni complicate; quello che invece mi stava sfuggendo era che l’alcol nel frattempo andava demolendo la mia forza di volontà. Io mi illudevo che, volendo, sarei stato capace di uno scatto d’orgoglio sufficiente a liberarmi dal bisogno di bere. In quegli anni avevo ancora una reputazione che mi consentiva di mentire a me stesso e agli altri e di essere creduto. Il risultato fu che continuai a bere anzi, ad alzare il gomito sempre di più. Questo mi costringeva a miserabili sotterfugi, come viaggiare in macchina con un cartone di bottiglie al fianco, o tenerne sempre nascosta una scorta in garage, o trovare scuse in famiglia per uscire… il biso-gno compulsivo di alcol non pone limiti alla bassezza. Un giorno dovetti sottopormi ad esami medici. Il mio dottore, scorrendo i risultati, alzò gli occhi e mi chiese se bevevo.

Anche con lui, che pure mi era amico, negai come cadendo dalle nuvole, e in seguito me ne guardai bene dal tornare nel suo ambulatorio. Questo episodio mi aprì gli occhi sui rischi che stavo correndo per la mia salute. Cominciai pen-sare che dovevo stare più attento, dovevo bere un po’ di meno. Ora uscivo di casa al mattino con il fermo proposito di mantenermi sobrio. Avevo davanti a me lo sguardo ac-corato di mia moglie, gli occhi timorosi dei miei figli: non volevo deluderli un’altra volta. Invece, arrivato alla pausa pranzo, gettavo la spugna e ancora una volta ordinavo il so-lito bottiglione da due litri e non mi alzavo da tavola senza che ne avessi visto il fondo. Prima di uscire, in un estremo rigurgito di scaltrezza, ordinavo al titolare di spalmare la spesa del vino su una porzione di frutta che non avevo consumato: non dovevano essere le ricevute fiscali, che la ditta mi rimborsava, a tradirmi!”Si sarà reso conto anche lei che così non sarebbe andata avanti ancora per molto. Cosa le impediva di ammettere la sua dipendenza e farsi aiutare?“Il mio orgoglio. Io non accettavo l’idea di avere bisogno degli altri. Se una cosa non riuscivo a farla io, perché avreb-bero dovuto saperla fare gli altri? Il mio orgoglio è stata la radice del mio male, oltre ad altri difetti caratteriali, s’in-tende, come l’egocentrismo, la scarsa autostima, un po’ di invidia che non avrei mai creduto di provare…Avevo capito che l’alcol mi teneva al guinzaglio, ero spaventato da questa scoperta ma mai e poi mai ritenevo di dover chiedere aiuto. E’ vero, per un certo tempo ho frequentato studi di psicologi, psichiatri, mi sono sottoposto anche alla psicoterapia, ma lo facevo senza alcuna reale convinzione, esclusivamente per far contenta mia moglie. Il fallimento di questi tentativi aprì il periodo più buio della mia storia. Ricordo la mia casa come un luogo di lunghi silenzi. Il mio lavoro come un tempo che stava per scadere. Lavoravo (e bevevo) il lunedì. Il martedì non riuscivo ad alzarmi dal letto. Recuperavo il mercoledì, sia in termini di lavoro che di vino, ma il giovedì ero di nuovo inchiodato dalla depres-sione e dalla nausea. Lavoravo (e bevevo) il venerdì nella prospettiva dei due giorni festivi in cui avrei smaltito i fumi dell’alcol. Il giorno in cui, convocato dal direttore, fui licen-ziato senza appello non tardò ad arrivare. Rimasi disoccu-pato un anno.” E poi cos’è successo?“E’ successo che mi sono ricordato di quella strisciolina di carta ritagliata dal Portico. L’ho tirata fuori dal comodino, ho preso il telefono e finalmente ho fatto quel numero. Mi ha risposto una voce dell’associazione Alcolisti Anonimi. L’aspettiamo, mi ha detto. Lottando contro la mia vergogna e la mia timidezza, sono andato. Ho trovato persone come me. Tutte esattamente come me. L’emozione più grande è stata quella che, per la prima volta dopo tantissimo tempo, qualcuno fosse in grado di capirmi. Mia moglie, i miei ge-nitori, che pure mi amavano moltissimo, non erano stati in grado di aiutarmi in quanto non erano in grado di capirmi. Io sentivo sempre che nel loro amore c’era l’ombra di un giudizio, negativo ovviamente, c’erano la rabbia, la delu-sione, il risentimento. Al centro Alcolisti Anonimi non ci si sente giudicati e neppure si trova qualcuno che ti dica cosa devi fare. Tu stai lì seduto in mezzo a loro e ascolti le storie

che si sentono di raccontare. Capisci che l’inferno che stai passando tu è lo stesso che stanno attraversando tanti altri . Fra loro c’è anche chi racconta come da quell’inferno sia riuscito a venire fuori. Quella non deve essere per forza la strada giusta, è stata giusta per loro però. Tu ascolti e ti domandi se non sia il caso di provare. Non può andare peggio di così. Prima di uscire dal centro qualcuno ti si avvi-cina, ti lascia il suo numero di telefono. Chiamami quando vuoi, ti dice. Si, va beh, pensi uscendo in strada. Invece nel corso della settimana è lui che ti chiama per primo, ti chie-de come stai e tu resti lì senza parole perché mai nessuno aveva fatto una cosa così, senza secondi fini. Provi qualco-sa di così bello che nemmeno sai descrivere; qualcosa che assomiglia molto alla felicità, una felicità che ti commuove, ti esalta e al tempo stesso ti penetra nelle ossa.”E la sua dipendenza dall’alcol dove è andata a finire?“Non lo so. So soltanto che io da quella sera non ho più av-vertito il bisogno di bere. La sobrietà è il mio vero piacere. Grazie ad essa è possibile compiere un percorso di matura-zione e consapevolezza che porta a modificare il carattere, evolvendolo in funzione di un maggiore spirito di umiltà e di una prospettiva altruistica. Questo percorso ovviamente non è breve ma diventa fattibile e allettante se lo si com-pie assieme ad altri che si trovano nelle stesse condizioni. Sono sobrio dal 94 e dunque la mia vita è cambiata. Sono cambiati i valori in cui credo. Io stesso sono un altro da quello che ero. Se per arrivare a tanto ho dovuto passare per l’alcolismo, sono contento di essere stato alcolista. Oggi dedico buona parte del mio tempo ad Alcolisti Anonimi: gratuitamente ho ricevuto, gratuitamente do. Tuttora il mio dare è anche un ricevere, perché è dando che trovo ogni giorno la forza per restare sobrio. Non tutti quelli che si rivolgono alla nostra associazione smettono di bere subito come ho fatto io. Non abbiamo nessuna bacchetta magica. Quello che invece non ci manca e lo spirito di amore col quale accogliamo le persone in difficoltà, spirito che è la chiave di ogni successo. Ho desiderato tanto questa inter-vista perché mi premeva esprimere la mia gratitudine al vostro giornale, anche se la parola gratitudine è largamente insufficiente. Se poi tra i vostri lettori ci sarà qualcuno che sta passando quello che ho passato io, sono qui per dirgli: amico, una via d’uscita c’è. “

“La sobrietà è il mio vero piacere, oggi sono un uomo migliore”Intervista ad un membro di Alcolisti Anonimi, che sedici anni fa ha smesso di bere.

di Eda Ferrabue

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Quando, poco più di un anno fa, ho finito gli studi e vi-sta la crisi del lavoro mi hanno detto “perché non provi a fare il servizio civile…” quasi non sapevo di che stessero parlando. Così ho compilato le carte che dovevo compila-re…e poi era fatta…. “Verranno presi solo due ragazzi per ogni paese” mi era stato detto.. Ho pensato: ecco con la fortuna che ho figurati se vanno a prendere proprio me!E infatti il giorno del colloquio ero strasicura che non mi avrebbero mai presa..avevo visto molti altri ragazzi (cosa che sinceramente non mi sarei mai aspettata) e così son tornata a casa sicurissima di dover mandare curriculum in eterno alla ricerca di un lavoro! Poi un giorno di settem-bre ecco la chiamata: sei stata presa. Evvai! Il progetto di quest’anno era per i giovani e per la cultura, quindi pen-

sando che avrei lavorato in biblioteca la cosa mi è subito piaciuta. Il progetto prevedeva anche di lavorare al Cen-tro Giovani, che io a dir la verità nemmeno sapevo quasi dove fosse e avevo una certa fifa blu, a dover lavorare con dei ragazzi che potevano avere più o meno la mia stessa età! Ma proviamo no?? Ed eccoci a novembre, che parte questa grande macchina che è il nostro primo Servizio Ci-vile, dico nostro perché è il Mio, ma è anche il primo per il Comune di Novellara e quindi è una cosa nuova per tutti, io mi aspettavo di fare la fine che fanno un po’ tutti gli sta-gisti e che in passato hanno fatto gli obiettori di coscienza : spostare pacchi, occupare il tempo a fare cose che nessu-no vuole fare e che si ritengono pesanti e noiose.E invece? Devo dire che sono a giugno e questo tempo

Servizio Civile: un anno speso bene

di Diana Ascari

La mia esperienza come volontaria in servizio civile presso il Comune di Novellara

è volato, mi sono ritrovata a partecipare a progetti anche divertenti, che il Centro Giovani che inizialmente non mi “ispirava” ora mi piace , perché è bello comunque far parte di un gruppo di diverse culture e sentirsi coinvolti anche per una semplice partita a biliardo. E in biblioteca ho trovato delle colleghe disponibili, capaci di non farmi sentire per l’appunto come quella che è lì solo per fare le cose superflue. Ho conosciuto i ragazzi degli altri comu-ni che sono stati presi anche loro per svolgere il Servizio Civile e devo dire che siamo un bel gruppo, anzi ho pure trovato una grandissima amica. Molti pensano: ma è solo una forma di volontariato perché lo fai? E poi manco ti pagano! A dir il vero qualche soldino ogni mese dalla Ca-pitale ci arriva, ma poi perché uno non dovrebbe metterci il cuore nelle cose se si diverte? Ho partecipato a dei la-boratori con le scuole, ho fatto dei progetti di lettura, tutte cose che magari fino a qualche tempo fa nemmeno mi sarebbero saltate in testa di fare, ma che ora sono felice di averle vissute e sono sincera: mi dispiacerà un sacco di non poter ripeterle. Felice di esser stata la prima, insieme ad Alessandro Santachiara in questo primo Servizio Civile.

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Dopo il lavoro precario la prospettiva di una pensione precaria?

di Alessandro Baracchi

Una notizia tra le più banali può racchiudere in sé un mo-nito sintetico ma eloquente che lega con un immaginario cappio l’attuale situazione del mondo del lavoro e il più credibile immaginario futuro.Dalle prossime settimane infatti, tramite il sito dell’Inps, anche i precari conosceranno l’ammontare dei contributi versati. Non potranno invece conoscere la loro pensione futura, come accade ai colleghi con il posto fisso. Un di-fetto del computer? No, una misura di ordine pubblico, ha ammesso con amara ironia il presidente dell’ente previ-denziale: «Se dovessimo dare la simulazione della pensio-ne ai parasubordinati, rischieremmo un sommovimento sociale». E questo perché i para-subordinati sono attesi da

un assegno mensile molto inferiore al minimo, pertanto, meglio che non lo sappiano.Se la tendenza è quella di non pensare al futuro per paura di ciò che ci aspetta, questo la dice lunga sulle prospettive offerte dalla nostra società. Il contratto di lavoro a tempo indeterminato è diventato ormai una chimera resa irrag-giungibile da una crisi che ancora oggi non è stata definita sia in termini economici sia in termini sociali. Nonostan-te una sempre maggiore precarizzazione dei rapporti di lavoro assistiamo ad una conflittualità sociale che tende sempre di più ad allontanarsi dal luogo di lavoro stesso. Si è passati da una lotta per i diritti ad una lotta per la soprav-vivenza con il progressivo calpestamento dei diritti stessi,

evidentemente non più ritenuti indispensabili,e diventati merce di scambio con la quale salvaguardare il proprio posto di lavoro. Il caso di Pomigliano ha consegnato una morale distorta. Esso ci ha fatto credere che per aumentare la competitività di un’azienda, e quindi per il suo mantenimento in vita, oc-corra livellare le condizioni dei lavoratori. Un progressivo livellamento al ribasso però. Tutto ciò con il tacito consen-so del governo impegnato in una pantomimica trattativa incarnata dall’attore ministro Sacconi. Spiace constatare che nonostante tutto questo, la creazio-ne di una consapevolezza di massa latita. Fattivamente prevale un individualismo che ci pone in antitesi “inter pares” parallelamente alla crisi economica e la perduran-te globalizzazione delle menti, oltre che dei mercati, che vengono continuamente alimentate da chi detiene il potere e dai media. Prima di una riconversione industriale che sposti gli equilibri finanziari, occorrerebbe una riconversio-ne delle coscienze che faccia riscoprire quel principio di solidarietà comune senza il quale finiremo inevitabilmente travolti gli uni contro gli altri.

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Fabrizio Iotti è un appassionato meteorologo di Novel-lara, probabilmente il più esperto della Bassa Reggiana. Di professione fa il ragioniere, per passione prevede il tempo e raccoglie scientificamente i principali dati mete-orologici di Novellara. Quando e come nasce la tua passione per la meteo-rologia?La mia passione per la meteorologia nasce negli anni ‘60, da quando ho frequentato l’avviamento professio-nale di tipo agrario nella scuola che si trovava presso la stazione di Novellara. A turno, la mattina, noi studenti facevamo la rilevazione dati meteo riportando su un do-cumento la temperatura minima e massima, l’umidità, la pressione barometrica e i mm di pioggia eventual-mente caduti. In che modo coltivi la tua passione?Da molti anni registro alcuni dati meteo di Novellara, in principal modo nel periodo invernale: stato del tempo, temperatura, pressione barometrica, in specifici orari del giorno. Sono appassionato dei fenomeni nevosi, delle temperature negative e delle piante bianche di bri-na. Sono solito girare in auto sotto la neve, spostandomi da un posto all’altro per seguire questo affascinante fe-nomeno, sia come intensità, sia come estensione. Ca-pita che andando verso il mantovano la precipitazione nevosa si trasformi in acqua. Dispongo di una cartina molto dettagliata del Ministero dei Lavori Pubblici, dove sono indicate le precipitazioni nevose in tutta Italia. A Novellara nevica più che a Guastalla e a Reggiolo ma meno che a Correggio e Bagnolo.Ti consideri tra i precursori della meteorologia?Sono stato un ammiratore del Colonnello Edmondo Bernacca, sicuramente il pioniere dellameteorologia in Italia. Le persone un po’ meno giovani lo ricordano. Ho presenziato ad alcune sue conferenze sul clima e l’ho portato anche a Novellara in occasione di una festa della Trebbiatura negli anni ‘80. E’ difficile fare previsioni per la Bassa Reggiana?Seguo ovviamente ogni rubrica televisiva di meteorolo-gia e sono in costante visione ed approfondimento dei diversi siti internet, anche stranieri. Fare previsioni nel

breve o nel medio pe-riodo, in special modo per la Pianura Padana, è estremamente comples-so e l’errore è frequente. Tanti sono gli elementi da considerare: pre-senza di mare, catene montuose, laghi, Bora, Scirocco, urbanizzazio-ne. Direi che a 24-36 ore rimane il limite oltre il quale non azzarderei nessuna previsione. Mi faccio ovviamente la previsione personale, cercando di interpretare carte, dati locali in mio possesso e statistiche. Conoscenti e amici spesso mi chiamano per sapere che tempo farà o semplice-mente per sapere cosa ne penso di qualche fenomeno accaduto.È davvero cambiato il tempo negli ultimi anni?Si dice non ci siano più gli inverni di una volta... Non è del tutto esatto. Qualcosa è cambiato, ma osservando e confrontando i dati che ho rilevato, posso dire che pe-riodi di freddo più o meno intensi e nevicate importanti si sono sempre succeduti.Si dice che il fenomeno nebbia sia sempre meno fre-quente... E’ assolutamente esatto, ma questo è in mas-sima parte dovuto all’urbanizzazione e alla cementifica-zione. Fino agli anni ‘70 i confini del centro urbano di Novellara arrivavano alla Fossetta e alla stazione ferro-viaria e l’abitato di via Veneto terminava con la casa dei fratelli Saltini all’incrocio con via Costituzione. E’ chiaro che oggi l’estensione urbanistica del paese è notevol-mente diversa.In che modo è variato l’approccio delle persone nei confronti delle previsioni meteorologiche?Una volta ci si basava sulle calende, sui proverbi, su Santa Bibbiana, Santa Caterina, Sant’Antonio, i giorni della merla, il pescatore reggiano, i solitari con le carte, la madonnina cambia colore. Oggi invece c’è una certa dimestichezza con la meteorologia, subissati come sia-

mo di informazioni televisive e radiofoniche.Hai dei ricordi d’infanzia legati alla neve a Novellara?Ricordo con nostalgia quando a Novellara si verificava-no nevicate importanti: la campana “suonava la rotta” e tutti dovevano liberare la loro area esterna nelle contra-de. Assieme a mio fratello e ai miei cugini andavamo a scivolare con la slitta nelle basse della Rocca; nella parte a nord, la neve e il ghiaccio duravano parecchi giorni. Hai rilevato fenomeni meteorologici eccezionali a No-vellara?La neve in piazza veniva addossata attorno ai giardini e ricordo che un anno ne era rimasto ancora un residuo in occasione della sagra di S. Cassiano. A metà degli anni ‘60 la tappa novellarese del circo Casartelli saltò per maltempo: neve d’aprile. Un’intensa ondata di freddo ci colpì poi nel gennaio 1985 con una minima di -28°.Quali desideri legati al tempo ti piacerebbe esaudire? Creare nelle Valli (Cà dal Vigliac) una stazione meteo di riferimento per la Bassa Reggiana. Vorrei vedere poi Novellara imbiancata di neve il giorno di Natale, ma l’ultima volta che ciò è accaduto è stato negli anni ‘50. L’anno scorso però c’è mancato davvero poco.

Il meteorologo di casa nostra

di Roberto Blundetto

Intervista al concittadino Fabrizio Iotti, sin dagli anni ‘60, grande appassionato di metereologia. “A turno, afferma Fabrizio la mattina, noi studenti della scuola di avviamento professionale di tipo agrario che si trovava presso la stazione ferroviaria di Novellara, facevamo la rilevazione dati meteo riportando su un documento la temperatura minima e massima, l’umidità, la pressione barometrica e i mm di pioggia eventualmente caduti.

ANCORA RINGRAZIAMENTI PER MISS ANGURIATra i soggetti che hanno dato un notevole e in-dispensabile contributo alla realizzazione della festa di Miss Anguria per un imperdonabile er-rore sono stati dimenticati il gruppo Sanbernar-dinese che in collaborazione con l’Associazione Dilettantistica Rana Cross ha gestito il ristorante e soprattutto l’istituto comprensivo di Novellara i cui studenti hanno realizzato una brillante mo-stra sulla storia della cocomera. Per esprimere concretamente la propria riconoscenza gli agri-coltori e il gruppo Acetaia Comunale lo scorso 18 ottobre hanno offerto fondi alle scuole.

IN PIAZZADomenica 7 novembre in occasione del mer-catino dell’antiquariato torna “PORKINPIASA”. Di fronte ai giardini della piazza sin dalle pri-me ore cottura della porchetta e dimostrazione della cottura dei ciccioli a cura di Camillo, Afro e tutti i volontari del gruppo Sanbernardinese.

IN MEMORIAMUn anno fa, ci lasciavano il grande sindaco An-tonio Mariani Cerati e il volontario Vittorio Da-voli, due persone che avevano poco in comune se non l’amore per Novellara. Ci uniamo al ri-cordo dei loro cari.

Note dalla Proloco

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E’ sempre gradevole ritrovarsi nei vari e piace-voli luoghi d’incontro: il Circolo Wilma, il Circolo Ricreativo, le gite e via di seguito. Oggi l’atmosfera è molto gioiosa e serena, forse perché il luogo è una novità per molte di noi. Ci troviamo appena fuori Novellara, nella corte della gentilissima famiglia Torreggiani. Ad accoglierci c’è la sig. Alda che con la sua cordiale ospitalità ci fa sentire come se fossimo a casa nostra; la fortuna è con noi soprattutto per quanto riguarda il tempo, infatti la giornata è bellissima dopo un sabato freddo e piovoso. La nostra domenica è bella, tiepida, il parco dove siamo sistemati è vasto con piante davve-ro enormi che ci regalano la loro fresca ombra.Il nostro volantino evidenziava “i giochi della gioventù”e così è stato; si è giocato con bocce birilli e quant’altro naturalmente tutto accompa-gnato da un ottima merenda offerta dal super-mercato Diana al quale va tutto il nostro ringra-ziamento.Il “chiacchierio” delle nostre amiche….ti ricordi di (poi aggiunge un nome); oppure…. questo “posto” lo conoscevo, ci passavo da bambina…. Fa da cornice ad un bel pomeriggio insieme.Di queste belle giornate vorremmo che quello che a restare nel tempo e nel cuore fosse il vero obiettivo di questi incontri: il filos.

Valda di Telefono Amico

Che bello, di nuovo insieme è tempo di filos!

Foto Nadia

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Giovedì 2 dicembre pomeriggioRENATO GUTTUSO. PASSIONE E REALTÀ

I viaggi dell’Omnibusin collabrorazione dell’agenzia Baya Hibe e la collaborazione di Umberto NobiliVISITA A MALTA, SIGNORA DAI MILLE VOLTIdal 29 ottobre al primo novembre

CAPODANNO A NAPOLI E DINTORNI TRIANGOLO D’ORO DELLA CULTURAdal 29 dicembre al primo gennaio del 2011

Il coro “Giaches de Wert” di Novellara e il coro “Città di Castellarano”, da diversi anni hanno creato un importante sodalizio artistico. Quest’anno i due cori hanno aperto la sta-gione concertistica con un esibizione d’eccezione, rendendo ancora più solenne la messa pomeridiana delle 16 nella basilica di San Pietro in quel di Roma, domenica 3 ottobre. Nella città eterna di fronte all’altare della confessione diretti dalla professoressa Francesca Canova e accompagnati all’organo da Marco Guidorizzi, i due cori della nostra provincia hanno eseguito un repertorio di tutto rilievo con brani di: G. Croce, D.L. Perosi, J.S. Bach, W.A. Mozart, F.Liszt, A. Bruckner. I due cori molto attivi, in concerti e rassegne a livello provinciale e locale, hanno in programma diversi esibizioni nel periodo natalizio. Saranno a San Polo d’Enza il 12 dicembre alle ore 17 nella chiesa parrocchiale del castello dedicata ai santissimi Pietro e Paolo, il 18 dicembre a Modena, il 19 dicembre a Castellarano alle ore 17 nella chiesa di Santa Maria Assunta presso il Castello. Il giorno dopo Natale a No-vellara nella chiesa dei Servi alle ore 16 per il consueto concerto di Santo Stefano. Duran-te il concerto verrà eseguito ,il celebre Oratorio di Natale opera 12 di Camille Saint Saens e canti natalizi tradizionali. Il coro di Novellara, attivo “da oltre 10 anni”, sin dalla nascita si è proposto di diffondere, la propria passione per la musica attraverso un repertorio sempre ricercato e d’autore, diventando ad oggi un forte strumento di diffusione culturale nel nostro paese. E stato impegnato in rassegne locali ed eventi quali: “Soli Deo Gloria”, Piemonte in musica, rassegna corale di Montalto, rassegna corale di Castellarano e nu-merosi esibizioni in teatri e chiese di tutta la provincia . Importante nel 2008, la riscoperta del repertorio a tre voci corali di W.A. Mozart e la celebre Messa Creolla di A. Ramirez, accompagnata nel 2009 dalla Gospel Mass di R. Ray ,in occasione del concerto “Natalizio tra le due Americhe”. Inoltre ha inciso il musical Gonzaga il regno di nebbia di Cattini C. e Oliva S. Il coro è aperto a chiunque volesse avvicinarsi al mondo della musica e prendere parte alle nostre attività. Le prove si effettuano ogni martedì sera alle ore 21, presso la scuola di musica maestro C.Confetta di Novellara . L’attività non richiede preparazione particolare, solo disponibilità ad aprirsi al canto con divertimento e dedizione. Il repertorio molto vasto, spazia dalla musica classica alla musica moderna a seconda delle esibizioni. Per informazioni contattare la direttrice Francesca Canova al numero 3408817100 oppu-re inviare una mail all’indirizzo [email protected]

I cori “Giaches de Wert” di Novellara e “Città di Castellarano”, in San Pietro a Roma per l’apertura della stagione concertistica

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FILIPPO BOLOGNI nasce a Reggio Emi-lia il 18/02/94. Vive da sempre a Novella-ra e monta a cavallo dall’età di sette anni presso le scuderie di famiglia (il padre, cavaliere professionista, ha partecipato a Olimpiadi, campionati del mondo e cam-pionati d’Europa).Nel 2006 vince i Campionati Italiani pony a Roma.Nel 2007 vince i Campionati italiani pony a Cervia.Nel 2008 vince la medaglia d’argento ai Campionati europei children ad Atene (Grecia). Partecipa ad altri tre campiona-ti d’Europa ottenendo un settimo posto individuale.Vincitore di numerosi gran premi inte-nazionali tra cui quello di Valencia (Spa-gna) nel 2010.Il 12 Settembre 2010 a Cattolica si lau-rea campione italiano Juniores.Prossimamente il suo programma ago-nistico prevede la partecipazione al con-corso intemazionale di Bologna, 29-31 ottobre; il Memorial Dalla Chiesa, 3-4 Dicembre; la finale European Youngster Cup a Francoforte (Germania), il 18 Di-cembre.

Quando, qualche giorno prima del 2 giugno del 1977, sua Eccellenza il prefetto di Reggio Emilia mi comuni-cava la nonima e Cavaliere dell a Repubblica, rimasi un po’ sorpreso. Fu ovviamente, un riconoscimento gradi-to specialmente per la giovane età (44 anni) ma non ne ho mai fatto motivo di vanto.Infatti pochissimi novellaresi ne sono a conoscenza. Ri-cordo che quel bon tempone di Amerigo Tosi venutone a conoscenza, prima di salire sul palco a presentare la grande Nubilaria Big Band, mi incorraggiò dicendomi:

dove va un cavaliere senza cavallo? Lascio agli amici novellaresi, immaginare le risposte con relative risate. Furono momenti indimenticabili che spesso mi assalgo-no. A Novellara ora vive un giovanissimo cavaliere con tanto di cavallo, il 16enne Filippo Bologni,. Non poteva che essere così. Dopo un grandisimo genitore di fama internazionale, che ha conquistato prestigiosi trofei, un figlio altrettanto bravo era nella logica delle cose. Tante felicitazioni dalla redazione del Portico.

Giovanni Franzoni

Cavalieri novellaresi con e senza cavallo

Il 16enne novellarese Filippo Bologni campione italiano di salto ad ostacoli

SPORT / EQUITAZIONE

Sono tante, infatti, le coccarde che adornano la ba-checa di questo giovane cavallerizzo, ultima ma non meno importante quella del primo posto conquista-to ai campionati italiani.Una passione non comune nei giovani quella del cavallo. Da cosa nasce? È una partecipazione diciamo di famiglia, coltivata da mio padre negli anni e poi trasmessa a me. Ho praticato per un po’ di tempo anche la disciplina del calcio ma poi gli impegni della scuola e l’amore per i cavalli mi hanno fatto rinunciare a questo sport per dedicarmi completamente all’equitazione.Quindi sono tanti anni che pratichi?Sì anche se non si è mai finito di imparare e miglio-rare. Ho cominciato a montare fin da piccolo con mio padre al fianco e a otto anni ho cominciato ad allenarmi continuando fino ad ora.Tanto allenamento e poco tempo libero quindi?Effettivamente nel periodo scolastico dopo le ore di frequentazione e 2-3 ore di equitazione al giorno ri-mane il tempo per studiare, ma è una passione che coltivo volentieri e non mi pesa. D’estate poi quan-do la scuola è finita passo molto più tempo in sella per affinare la tecnica.Tra tante tipologie di gare equestri cosa ti ha porta-to verso una in particolare?Per la maggior ragione sempre mio padre, visto che anche lui praticava il salto ad ostacoli e i suoi inse-gnamenti son stati preziosi. Inoltre in parte la scelta

è stata anche per una predisposizione ed un amore personale.Adesso che hai raggiunto l’importante traguardo del primo in Italia saranno tanti gli impegni che ti aspettano. Quindi gare internazionali in arrivo?Sì ci sarà una gara a Francoforte in dicembre e il memorial Dalla Chiesa sempre nello stesso mese. Spero di ottenere dei buoni risultati e mostrare il mio valore.Quindi potremmo dire che l’intera famiglia Bolo-gni sarà in prima linea per vederti conquistare tanti traguardi...Sì la mia famiglia mi segue sempre negli sposta-menti alle gare e anche negli allenamenti a casa. Mia madre, oltre ad occuparsi della scuderia, m segue costantemente nell’organizzazione degli eventi e mio padre è anche il mio allenatore personale. Poi io ci metto tutto il mio impegno e la passione possibile.Lasciamo Filippo in sella, nella sua livrea di cava-liere, per proseguire con l’allenamento guardando per un attimo le sue evoluzioni e in quell’attimo in cui il cavallo supera l’ostacolo tutta la prestanza e la bellezza di un ragazzo e il suo animale si fondo-no insieme per mostrarci quanto meritato sia stato il suo premio. Nell’augurare tante soddisfazioni ci proponiamo di vederlo presto sulle nostre pagine per aggiornarci sui suoi risultati onorati, di avere un cavaliere che porta alto il nome del nostro paese in tutto il mondo.

Intervista al giovanissimo cavaliere che vanta un carnet ricco di gare di alto livello e numerosi premi.

di Sara Lanza

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Giuseppe fin da gio-vane con grande volontà, e un’in-traprendenza unica nel suo genere, ha saputo costruire, partendo dal nulla, una delle più solide industrie del paese specializzata nella la-vorazione di tubi.Coadiuvato dai fi-

gli, ha saputo incrementare la propria capacità di vendita, ampliando gli stabilimenti produttivi e creando posti di lavoro, questo anche grazie alla sua presenza puntuale nei reparti stando vicino ai dipendenti e alle problematiche del quotidiano. Conserverò di Giuseppe un ricordo di ammirazio-ne sia professionale che umana, avendo apprez-zato in lui i modi schietti e sinceri che talvolta lo facevano apparire un po’ brusco. Era uno che “non le mandava a dire”, ma con gente così si lavora bene e si discute ancora me-glio, perché i problemi e le soluzioni vengono fuo-ri senza tanti giri di parole. Lo ricordo quando, poco più che ragazzina, iniziai a lavorare e lo vedevo in officina con mio padre a studiare pezzi di ferro: alto, fiero e deciso nello

Poeti di casa nostradi Romano Pasqualotto

Compleanno

Sera pulita e tenuechiarissima di lunache avanza sul balcone.Mi ferisce il ricordodi anni vaghi e vagheggiatiamori mai risolti.E sono giunto fino a questa sera e il nodo è ancora tra le mani...Ruggine cuore e mente.

Il mondo del lavoro novellarese ricorda l’imprenditore Giuseppe ZiniFondò l’azienda Sag Tubi leader nella lavorazione di tubi per impianti oleodinami-ci. Ci ha lasciato dopo una grave malattia.

di Barbara Cantarelli

sguardo che quasi metteva soggezione. Negli ultimi anni invece, si accomodava davanti a me e parlando, non solo di lavoro, si divertiva a descrivermi le “marachelle” dei suoi nipoti tanto amati. Con queste ultime chiacchierate si am-morbidiva quell’uomo autoritario che era per la-sciar spazio all’inevitabile tenerezza e fragilità che il tempo regala a tutti.

“Oggi siamo tutti qui riuniti noi dipendenti della ditta Sagtubi, per dare l’ultimo saluto a Giuseppe Zini il nostro grande fondatore e ci sentiamo in dovere di ringraziarlo di cuore perché dal niente ha costruito una realtà lavorativa importante oggi giorno per Novellara, con la sua volontà, forza, intelligenza, determinazione. Con la sua scomparsa è crollato un pilastro e un punto di riferimen-to necessario per noi. Lui era sempre presente nella nostra vita lavorativa anche se nell’ultimo periodo non stava bene; non rinunciava mai al suo giro nei vari reparti dell’officina, quella era la sua vita! Ci ha conosciuto bene tutti e, insieme, avevamo creato con lui un rapporto amichevole, non solo fatto di lavoro! Diceva che eravamo una grande famiglia e, come tale, oggi ci è venuto a mancare un grande papà al quale siamo riconoscenti e pieni di gratitudine e ci porteremo il suo ricordo dentro di noi. E’ stato davvero una grande persona, unica, sincera, generosa, buona. Non ci resta che augurargli di riposare in pace e di continuare a proteggerci dall’alto dei cieli ver-so un futuro migliore, per il quale lui ha sperato tanto di poterci continuare a dare. Un grande abbraccio con tanto affetto da tutti noi dipendenti della Sagtubi. Arrivederci Giuseppe!”

I dipendenti della “Sag-Tubi” in ricordo di Giuseppe Zini

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a prima vista il cliente. Accanto alla piacevolezza delle birre e distillati, si respira l’atmosfera fami-gliare ed il calore amichevole nell’accogliere ogni cliente. ”Vorremmo che ognuno si sentisse un poco a casa sua al Sisten Irish Pub “ – ci racconta-no i giovani titolari del locale- Panini Mattia Filippo

e Marchiodi Marcello – “ il Pub si propone oggi, come ritrovo per pranzi. Siamo l’unico ristorante aperto a mezzogiorno in centro ed al buon cibo si accompagna il buon bere – per colazioni fin dal primo mattino e per le serate, all’insegna del gu-sto del divertimento e dello stare insieme. Da no-vembre siamo aperti sette giorni su sette, tranne

la domenica mattina. Sempre da questo mese, partiremo con alcune sera-te a tema. Ci sarà il com-pleanno dell’Irish, la cena tipica a base di Guinness, oltre alla tradizionale feste di Halloween, altri eventi quali concerti, cene open. Abbiamo tante idee in testa e a poco a poco pro-veremo a realizzarle, ci piacerebbe ospitare e dare spazio a persone che vogliono esprimersi nel campo dell’arte, dando modo a coloro che lo desiderano di dire la loro. Vorremmo che il loca-le potesse diventare un luogo dinamico dove far circolare le idee. In quanto viviamo in un mondo

troppo massificato e plastificato in cui vi è un bisogno bestiale di emozioni vere. In-somma Caffè, pub e punto di incontro e di ristoro, ma anche drink con assaggi, dove si possa in tutta tranquillità incontrarsi, bere un caffè, consumare un pasto o sorseggiare una bevanda –ribadiscono Mattia e Marcel-lo- dall’alba al tramonto, fino a notte fonda. Con un servizio spalmato su tutta la giorna-ta, dalla colazione al pranzo, dall’aperitivo al dopo cena, quindi un servizio a 360°. Con la possibilità di seguire le partite di campionato alla domenica pomeriggio, le coppe interna-zionali, the, cioccolate calde per le fredde giornate autunnali. Per gli aperitivi, dalle 19,00 in poi oltre che su svariati tipi di birra, possiamo contare

sulla mescita al calice di vini pregiati –abbiamo spiega Mattia - rossi di diverse regioni d’Italia dal-la Sicilia al Trentino, passando per la Puglia e la Toscana. E poi i vini bianchi, fermi, prosecchi e le bollicine Franciacorta. Un altra nostra passione sono i distillati: grappe, rum, ma anche cognac e soprattutto whiskey capaci di fare la differenza.

di Giovanni Guardalavecchia

Ristoro a tutte le ore sette giorni su sette, con ottimi bicchieri il piacere del cibo e dello stare insieme. A prima vista potrebbe sembrare un angolo di Irlanda in pieno centro a Novellara, via Costa 11, dove una volta sorgeva l’ex Bar Italia. In realtà il Sisten Irish Pub, si ispira alle atmosfere degli antichi Pub Irlandesi.

Sisten Irish Pub compie vent’anni

Mattia Filippo Panini, Alessandro e Marcello Marchiodi

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Auguri di Buon compleanno

a Nella Baranie Romeo Crotti

che il 16 ottobre compiono rispettivamente 89 e 93 anni.Li festeggiano il figlio Luciano con la moglie Miranda e i nipoti Massimo con Cristina ed Elena con Simone.

Anna Maria OttavianiLivio Faietti

Auguri dalle figlie Elena, Enrica, Elisa, dai ge-neri Gianluca, Michele e Giacomo, dai nipoti Simone, Valeria, Lorenzo, Chiara, Giulia e Alice e dalle pronipoti Vittoria ed Ethel.

Nozze d'oro

AKIE KAMARA

il bimbo adottato a distanza dal Porti-co ha compiuto 10 anni e va a scuola a Kishi Freetown, Sierra Leone. Se qual-cuno vuole contribuire al suo mante-nimento il Portico raccoglie offerte presso la propria sede in viale Monte-grappa, 50/54

Il gruppo Arginone comunica che il rica-vato della festa tenutasi lo scorso 12 set-tembre in ricordo dell’amico Rudy, è stato di euro 507,24. L’intera somma è stata devoluta alle scuole (Istituto Scolastico Comprensivo) per l’acquisto di materiale informatico.

Comunicazione

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Auguri

ad Arianna Cattaniper il suo 2° compleanno

la festeggiano la mamma Eleonora, papà Claudio, i nonni Lorenza, Ivan,

Paolo e Mirca e la bisnonna Luce.www.ilportico.wordpress.com

tel.0522-652131

L a v o s t r a p u b b l i c i t à

s u l s i t oBarbara Davolio ciclista di Novellara milita nel team di Treviso F.lli Lunardelli.Dopo la brillante esibizione nella Granfondo Matildica di Reggio Emilia arrivando seconda nel percorso medio, domenica 06/06/2010 ha disputatato la 40a edizio-ne della Milano Sanremo per amatori che ripercorre interamente il percorso dei professionisti per un totale di 295 km, arrivando 151a assoluta e prima donna della categoria con un tempo di 8 ore e 50 minuti alla media oraria di 33,4 km/h.“La gara afferma Barbara si è disputata in modo regolare e con una giornata splendida... non vi dico la mia soddisfazione in quanto distanze così lunghe non ne avevo mai fatte... una giornata indimenticabile... ringrazio il fedele compagno di avventura il ligure Roberto Bertoncini e l’addetta ai rifornimenti Maura Cam-mattari perchè senza di loro non avrei portato a casa questo glorioso successo...”Inoltre lo scorso 18 luglio ha disputato i mondiali Udace a Buscate dove ha vinto andando in fuga con un’altra atleta per 45 km vincendo poi in volata.

CICLISMO AMATORIALE

Brillanti performances della ciclista Barbara Davolio

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DAL 2010 ANCHE REVISIONI MOTO

Dopo una gara spot con chiamata “last minute” al Rally di Carpineti (RE) svoltosi l’11 e 12 settembre insieme al pilota modenese Luca Grani su Peu-geot 106 Gr. A6 dove ha ottenuto un 2° posto di classe e di gruppo e un 28° posto as-soluto, Sono partito con destinazione Liguria per partecipare al 52° Rally di Sanremo (22-23 settembre) nella categoria leggenda con il pilota ligure Luca Fidale su Renault Clio Williams gruppo FA7.La gara sia per motivi organizzativi, che per noie della vettura, non è stata fluida e scorrevole per farci tenere una concentrazione continua ma comun-que siamo soddisfatti di come è finita… 2° posto di classe 2° di gruppo e 8° assoluti.Su 8 prove speciali in programma ne abbiamo svolte 4 di cui 2 in notturna nel venerdi primo giorno di gara (con fondo viscido-bagnato causa pioggia); una di queste prove si è tenuta quasi al buio completo in quanto a causa di problemi elettrici alla vettura le luci anabbaglianti non funzionavano e la fanaliera supplementare funzionava a metà (2 fari su 4).Sabato invece, nel secondo giorno di gara, 2 prove sospese e 2 svolte ma tutte di giorno con alternarsi si sole pioggia e nuvole basse che sembravano nebbia in alta montagna; nell’ultima prova in cui potevamo giocarci il 5° posto assoluto per pochi secondi, siamo rimasti senza freni nel tratto finale in discesa di 8 km del Colle del Langan costringendoci cosi a viaggiare di prima e seconda marcia e gestire le frenate solo con il freno a mano per sal-vaguardare la vettura e l’esito finale della gara. Così è stato… siamo arrivati a fine prova e poi alla pedanda di arrivo di Sanremo con un po’ di amaro in bocca ma soddisfatti di essere arrivati in fondo. Prossimo nostro appunta-mento nelle colline astigiane con il Rally d’Inverno a metà novembre, finale del trofeo Techno Race in cui ci stiamo battendo per il primo posto. Non escludendo eventuali chiamate last minute per altre gare.

Rally: da Carpineti a Sanremo

Da destra: Loi Filippo, vice allenatore Giordani Enrico, allenatore e Salvioli Marco aiuto.

Grande sforzo della Pallavolo Novellara per l’anno sportivo 2010-2011. La prin-cipale novità è nata dalla maggiore collaborazione con altre società della Bassa, Rio Saliceto e Campagnola. ACS Rio ha dato la sua disponibilità nella persona di Pirondi Zeno, per una collaborazione nel settore giovanile. Rustichelli Giulio, USGB Campagnola, ha promosso una collaborazione a 360°.Questi accordi hanno portato allo scambio di giocatrici in modo da formare più squadre omogenee che possano partecipare a diversi campionati e con maggiori possibilità di successo e di crescita personale per le ragazze.Altro importante motivo è poter concentrare le minori risorse disponibili in modo da svolgere più campionati con maggior possibilità di successo. Inoltre, cosa per noi importante, è cercare di mantenere il più possibile giocatrici della zona senza dover attingere alle province vicine.Sono “nate” una under 16 anno 96’ con 6 giocatrici di Novellara, 6 di Campa-gnola, 4 di Rio.Una seconda under 16 anno 95’ con 12 di Novellara , 6 di Rio Saliceto e 3 di Campagnola. Una prima divisione che rimane sotto la guida di Campagnola. Una under 18 con 12 di Novellara , 2 di Rio, 3 di Campagnola.Quest’anno abbiamo 10 squadre + minivolley per un totale di circa 190/200 ragazze. Un numero veramente considerevole, una bella scommessa da portare avanti. 1 - Minivolley2 - Under 123 - Under 134 - Under 145 - Under 16 iscritta a Campagnola6 - Under 16 iscritta come RioGrande impegno e reciproca collaborazione sono due elementi importanti per il conseguimento di risultati in questo anno sportivo e per la nuova Serie D. Iscritta come USGP Campagnola, si allena e gioca a Novellara. CONAD NOVELLARA si conferma anche quest’ anno un importante sponsor.La squadra si compone di 5 giocatrici di Novellara del campionato 2009-2010, più 3 da Campagnola e 5 nuovi acquisti. Nuovo allenatore Giordani Enrico, vice Loi Filippo, aiuto Salvioli Marco. Preparatore atletico Cometti Stefano. R.A.

La Pallavolo Novellara si rinnova

07 - Under 18 08 - Seconda Divisione09 - Prima Divisione Eccellenza10 - Prima Divisione Challenge11 - Serie D

di Claudio Falletta

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Mattia raccontaci come e dove nasce l’idea di creare M2 Technologies ?Nasce soprattutto dalla mia grande passione per il mon-do dell’informatica in generale, dall’hardware al softwa-re, dalle reti aziendali alla rete web. Fin da piccolo ho coltivato questa passione, ed ho cominciato a lavorare nel settore, accumulando un po’ di esperienza, ed appe-na ho potuto ho deciso di provare ad operare nel settore aprendo questa mia attività. Così quest’estate ha preso piede l’idea di M2 Technologies, ed i primi giorni di set-tembre l’attività ha preso corpo ufficialmente.Quali sono i servizi di M2 Technologies ed a chi si ri-

M2 Technologies, da un idea di un giovane 19enne novellareseDa ormai due mesi è nata a Novellara una nuova attività nel settore dell’information technologies. In un periodo dove purtroppo sono più le attività che scompaiono ri-spetto a quelle che nascono, questa è sicuramente una notizia che lascia ben spera-re…soprattutto perché l’idea viene ad un ragazzo di soli 19 anni, Mattia Costa…

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Nuovo appartamento (ottimo affare)

Una quindicina d’anni fa per vicende varie, fu chiuso, a seguito della perdita della licenza.Per riaprirlo si è attivato un comitato di cittadini, che si sono autofinanziati per tenerlo aperto come circolo ARCI. Dopo il periodo iniziale di autogestione, con ingresso riser-vato ai soli, è stata recuperata una nuova licenza pubblica intestata al circolo stesso.Questo ha permesso di dare in affitto d’azienda il bar a varie gestioni private che si sono succedute nel tempo, con l’obbligo di non snaturare la vocazione sociale e di farne un luogo di accoglienza per tutti, giovani o anziani che sano garantendone l’apertura serale anche in presenza di pochi clienti. Questo breve antefatto sta a dimostrare come questo bar sia caro ai cittadini di Santa Maria, per-chè pieno di ricordi e suggestioni antiche ed autentiche. C’è chi assicura che sotto quelle vetuste mura abbia sog-giornato addirittura Napoleone quando passò da Reggio ai tempi della Repubblica Cisalpina.Pare fosse adibito a stazione di sosta per il cambio dei ca-valli e che vi fosse la frontiera fra i Ducati di Parma, Piacen-za e Guastalla, e quello di Modena e Reggio; chi si trovava in transito prima di proseguire doveva sostare per pagare la gabella. Si tratta probabilmente di leggende tramandate nel tempo, ma a noi piace pensare che ci sia un fondo di verità.Pur non potendo garantire che sia passato Napoleone, personaggi veri, tipici, autentici, famosi o meno ne sono passati tanti, uno per tutti: Gianni Morandi. Negli anni 60 e 70 il bar pullulava di gente, si tirava l’alba ad ascoltare avventure remote e recenti dei vari avventori, si aspettava, in modo morboso, il ritorno dei “trasferisti”, per essere ag-giornati sull’esito delle loro serate. Nelle notti di calura ve-niva anche la “crema” dai paesi vicini: Santa Vittoria, No-vellara, Campagnola, Cadelbosco Sotto, Bagnolo, ecc. Si può ben dire che il bar della buca sia stato una palestra di vita e di educazione per generazioni intere di Santamarini (Ndr abitanti di Santa Maria), che dai racconti degli avven-tori traevano spunti per la loro crescita personale.I racconti erano i più svariati, ma i più gettonati erano quelli che parlavano di sesso ed avventure amorose. C’era chi giurava di essersi “fatto” tutte le ragazze, giovani e meno giovani da Santa Maria al Brennero, escluse naturalmente

La “busa” di Santa MariaTESTIMONIANZA

Il bar della “buca” era uno dei nomi che venivano attribuiti al bar col portichetto di Santa Maria ai confini con San Tomaso; anzi sotto l’aspetto amministrativo il bar è nel territorio di San Tomaso e dunque nel comune di Bagnolo, ma viene frequentato, da sempre, principalmente dalla gente di Santa Maria.

mogli, sorelle, madri, nonne e cugine di primo grado dei “presenti” (non si è mai appurato se l’esclusione riguardas-se solo i “presenti” alla serata del racconto, o tutti i clienti del bar come potenziali “presenti”). Poi i tempi sono cam-biati ed il bar, in genere come punto d’aggregazione, non solo la “buca” di Santa Maria ha perso il suo fascino ed il suo richiamo. L’attività si è evoluta, verso forme di servizio diverse, colazioni, aperitivi, Happy Hour ecc. I clienti stan-ziali che passano ore ed ore al bar a leggere il giornale ed a giocare a carte, specialmente alla sera dopo cena, sono sempre più rari, ed il ricordo dei bei tempi lontani appa-re sempre più sfuocato. L’impegno deve essere quello di non lasciare cadere le vecchie tradizioni, per questo ci fa piacere proporre due personaggi (vedi foto), che fanno da traino fra il passato ed il presente, c’erano ai tempi gloriosi, e ci sono ancora. I due, malgrado una giovinezza dissolu-ta, erano fra i conferenzieri più gettonati, sono ancora in piena forma.Accaniti giocatori di carte, pare che quello a sinistra abbia contribuito in solido all’acquisto di 5 macchine da caffè espresso, e quello a destra, per non essere da meno ad-dirittura di 10,illuminano il portico ed il locale con la sola loro presenza. Se qualche sera se ne vanno “in trasferta”, il resto della clientela si affloscia.Amici restate al bar, non ci abbandonate, rimanete con noi a testimoniare i nostri valori e le nostre tradizioni.

Gli amici del bar della “Buca”

A volte l’amore per la narrazione soggiorna là dove te lo aspetti di meno, e così può capitare che un giorno ritrovi qualcuno che ti dice:- ho pubblicato un libro- di memorie? No un romanzo.Chissà se anche gli amici di Lucio Reggiani, una vita dedicata alla cooperazione, alla politica e alla valorizzazione della frazione di Santa Maria si saranno stupiti o se subdoravano qualcosa. Ma adesso il libro è arrivato: la sfida al terrore, il coraggio e la speranza, un romanzo che si apre e si chiude con le due vittorie di Gino Bartali al Tour de France del ‘38 e del ‘48. Ovviamente non si parla di sport ma degli sconvolgimen-ti provocati dal nazifascismo e dalla seconda guerra mondiale. Il protagonista è Claudio un giovane emiliano che si ritrova a combattere nell’esercito americano e come partigiano, la vicenda è totalmente inventata ma i riferimenti storici sono precisi ed accurati. Con sua moglie Magda ebrea tedesca in fuga sarà testimone di morte, dolore, sofferenza e paura, a salvarli oltre al coraggio saranno la voglia di vivere e il desi-derio di giustizia. Un libro da consigliare a chi è giovane e non conosce la storia, ma anche a chi ha qualche anno di più e pare non ricordarla più.

Marco VillaVorrei cogliere l’occasione concessami dal Por-tico per rivolgere un sincero ringraziamento a tutti coloro che mi hanno supportato nella rea-lizzazione della mia opera letteraria ed in par-ticolare CIR-food, COOPSERVICE il Consorzio CFS ed in particolare all’amico Rinaldini

Lucio Reggiani

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Rubrica mensile di musica e spettacoli a cura di Luca Lombardini e alcuni amici

ROCKOLTRE

E’ arrivato l’autunno. Ma fa ancora caldo. Per lo meno quando sto scrivendo questa rubrica, ai primi di otto-bre, mi devo ancora mettere in maniche corte. E mentre scrivo, cosa posso ascoltare, per rilassarmi un po, o per riportare per 40 minuti l’orologio agli anni 80, all’epoca del dark e della wave, e chi mi viene in mente ascoltan-do l’ultimo lavoro di INTERPOL ….

so discografico, quindi via le tastiere (in parte) e su con il volume delle chitarre e del basso … ritmi come nel 2002 e via! Il lavoro è riuscito. Qui stiamo toccando le vette di quello che è la musica attuale del panorama “indie-rock”. Almeno a mio parere. Gli Interpol hanno (ri)trovato la loro giusta dimensione, personale ed artistica, accantonando lo sperimentalismo elettronico che non fa per loro. Ed è proprio vero che le cose più semplici sono sempre le più apprezzate, ed in questo caso, le più riuscite. Nella top ten del 2010, un bel 3° posto.Poi un bel cd … Blonde Redhead “Penny Sparkle” … o vi piacciono, oppure la-sciate perdere. È così. 8 dischi all’attivo, un più bello dell’altro. Musica un po particolare … un trio composto da 2 fratelli ita-liani, Amedeo e Simone Pace e da una cantante giapponese Kazu Makino, che rende il tutto una mi-scela di rock stemperato ed etero a tratti elettronico. Se i precedenti lavori erano più vivaci e ritmati, qui siamo al massimo della loro elettronicità. Tastiere e atmosfere soft, il giusto equilibrio con la voce di Makino e gli strumenti acustici , quali batteria e chitarre, e che ne esce? Un lavoro che devi ascoltare parecchio per renderti conto di quanta cura è stata posta negli arrangiamenti oppure nella reale semplicità della trama musicale. Penso sia un bel lavoro. Diciamo intelligente e ben strutturato. Ottimo. Per me da non perdere.Il problema è che esce un sacco di musica in continuazio-ne … come si fa? Per esempio è interessante, a livello di puro pop commerciale, il cd di Katy Perry. Direte, ma … sarà davvero così? Beh, provate a ascoltarlo. È pieno di ar-rangiamenti dosatissimi e curatissimo nei minimi partico-

lari, voce, testi, chitarre, tastiere, ecc ecc, tutto come un orologio! si lascia ascoltare da favola. Lasciate perdere il fatto che lei poi sia una vera bomba sexy e non ti aspetti un lato artistico del genere da una persona così. Cre-di solo che la utilizzino per la tv, tutta curve com’è. È vero, anche io ero, diciamo, prevenuto. Ma alla fine mi son detto “perché non ascoltarlo?”. Mi sono dovuto ricredere. Alla fine

il cd gira e a mio parere, è interessante. Non è difficile, è puro pop commerciale, ma almeno fatto con cura …Ottimo affare, ma non per i fan della prima ora, è l’ul-timo dei LINKIN PARK … una svolta all’elettronica paz-zesca. Non c’è quasi più traccia del rock – pop – rap – metal che li ha timbrati fin da subito. Per me questo disco deluderà i teenager che li supportavano, peccato, ma è un cd bellissimo. Bello perché hanno saputo co-niugare la loro rabbia e le loro urla in atmosfere più lisce e soft. Se ascolti il primo pezzo, per esempio, sembra un requiem … e poi comunque il cd non è così scontato. È una bella svolta. Una specie di “concept album” … che sia alla fine la loro strada? Ciao. Alla prossima.

E quindi: Interpol “INTERPOL”. Un lavoro discografico lungo 8 anni, a partire dal primo “Turn on the bright lights”, disco che fu un lampo, un flash, per chi adora i Joy Division. Quella voce, del cantante mi aveva tratto in inganno, mi dissi, all’epoca, ma “vuoi mica pensare che Jan Curtis … è vivo??”. Davvero la voce di Paul Ban-ks è uguale!! Talmente uguale che ha risvegliato molti fan dal torpore. E se poi ci mettiamo anche che di fatto la musica suonata in tutti i lavori precedenti a questo è densa di adrenalina e contenuti rock, una potenza di suono che è solidissima e ferma su tutti i frangenti, beh, non possiamo sbagliare. Un gruppo interessantissimo. Che dire di questo ultimo lavoro? Diciamo che rispetto al precedente “Our love to admire”, secondo capitolo della discografia, si sono distaccati e hanno ritrovato parte delle origini che furono la chiave del loro succes-

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La canapa acquatica antica panacea in declino

La canapa acquatica o eupatoria è pianta abba-stanza diffusa negli ambienti umidi del nostro ter-ritorio. In passato ha goduto della fama di pana-cea, cioè di rimedio universale, utile per qualsiasi malanno fisico che affliggesse gli uomini. I suoi effetti benefici riportati nei vecchi testi erboristici occupano molto spazio. Oggi, dopo qualche ve-rifica più approfondita, le sue proprietà si sono di molto ridimensionate. Le suggestioni collettive prendono piede allorché la consapevolezza delle cose scarseggia per mancanza di conoscenze o di spirito critico. Nel mondo antico questa condi-zione di credulità, per ragioni oggettive, era così diffusa e radicata nella coscienza degli uomini che, secondo alcuni scienziati, ha caratterizzato la nostra evoluzione. Secon-do questa teoria siamo nati per credere. Nel campo delle cure basate sulle erbe questa credulità si rivela dalla lunga lista dei supposti benefici che si possono ottenere da un rimedio, spesso molto vari e fantasiosi,ma che in qualche periodo hanno goduto di radicate convinzioni. La canapa acquatica, della famiglia delle composite, è una pianta erbacea perenne che si rinnova da un rizoma sotterraneo, specialmente al bordo di fossi e zone umide in genere, i fusti sono alla fine rossastri, le foglie sono palmato lobate, simili a quelle della canapa da fibre; i fiori a pennellino, da luglio a ottobre, sono rosato-violacei, riuniti in alto in mazzetti compatti e numerosi; i frutti sono acheni ,piccole noci (3-4 mm), munite di pappo, fiocco peloso utile per la disseminazione col vento. Il nome botanico “Eupatorium cannabinum”, gli deriva come genere dal re Mitridate Eupatore, che nell’antichità ne decantò le proprietà e ne diffuse l’uso; il nome specifico”cannabinum” deriva dalla somiglianza delle sue foglie con la canapa domestica, un tempo coltivata largamente per le fibre tessili. Il re Mitridate (I° sec. a.c.) è noto in cam-po medico antico per il metodo mitridatico per divenire immuni ai veleni., metodo che consisteva nella assunzione a piccole dosi progressive(fino a un certo punto!) di tali sostanze per assuefare l’organismo e non subire conseguenze. Questo re così abile nelle cose di medicina, è ricordato nella denominazione di diverse piante. La canapa acquatica è anche denominata erba di Santa Cunegonda e, a Roma in particolare, erba di Santa Bibiana. Nel dedicare le piante a un santo si intendeva nell’antichità attribuire ai loro buoni uffici gli effetti benefici ottenuti.L’Eupatorium è ancora ritenuta una buona pianta medicinale con proprietà aperitive, stimolani e toniche. Ha perso, tra le altre, la fama di pianta mi-racolosa contro il morso dei serpenti. Il suo uso è comunque da adottare con moderazione poiché la presenza di alcaloidi, a lungo andare e a dosi rilevanti, può provocare fenomeni di tossicità. La pianta è inclusa nell’elenco di quelle vietate per l’impiego negli integratori alimentari.

Domenica 12 settembre, a Mezzano di Parma, Paolo Cuccolini, in arte Cruz, ha compiuto i trenta anni da attore non professionista.In una commedia “La bella Camilla” di M.Adorni con la compagnia I Quattro Catoni, il nostro artista ha sostenuto la parte di un simpatico personaggio comico con grande successo. Dal 1990 ha ricoperto il ruolo di maggiordomo, suonatore di tromba, barone, ladro, assicuratore, avvocato, amante, marito, professore, reverendo e altri dalle sfumature serie o sorridenti9 sia in italiano che dialetto.Ha recitato con le compagnie novellaresi “Il Portico” e “I Semprequelli” e con altre compagnie reggiane, mantovane e parmensi.Raffinata la sua preparazione a scuola di dizione e recitazione ha accumulato capacità e, come si dice in gergo, mestiere negli anni dedicati alla sua grande passione: il teatro. Glielo dedico con amicizia, ammirazione e l’orgoglio di essere stata la sua regista fino a qualche anno fa. Kitty Barilli

Paolo Cuccolini, trent’anni da attore

Inaugurazione Acetaia Comunale di domenica 3 ottobre 2010

Gli Alfieri di Novellara Avio Zecchetti e Galloni Davide con piena soddisfazio-ne per il risultato raggiunto sentono di dover ringraziare tutti coloro che in questa occasione hanno offerto la propria disponibilità e le proprie risorse: l’Amministrazione Comunale e i suoi dipendenti; Forno Brazzi di Vezzola, il sig. Cepelli e il gruppo volontari Santa Maria e San Giovanni; le Cantine di San Martino e Vezzola e le Cantine Riunite di Campagnola; i volontari Auser; il Comitato feste PD; il Centro Sociale, Pro Loco, Az Agr. Flli No-velli, az.agr. Toaldo, Spaccio le Valli e az.agr. Bartoli Fabio e Gabriele; la Cantina Lombardini, Jogging Team Paterlini, Torelli Gianni Restauro Auto, Ferdinando Corradini.

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La notizia provocò una commozione ampia, dell’in-tera comunità che a lui si strinse nell’ultimo saluto.Tanta popolarità per un sindaco non ha precedenti nella storia di Novellara e viene da chiedersi come possa accadere oggi, in una epoca di disaffezione ver-so la politica e i politici.Chi,per ragioni anagrafiche o di provenienza non ha conosciuto Mariani è portato a credere che sia dovuta alle qualità personali e alle buone cose realizzate nel periodo in cui fu sindaco ; ma sarebbe una risposta parziale che non coglie le ragioni politiche che furono alla base della sua popolarità.Mariani fu il protagonista di un periodo straordinario della storia di Novellara , quello a cavallo tra il dopo-guerra e gli anni settanta , ed ebbe il merito di capire e di rappresentare al meglio il mondo e il tempo in cui è vissuto.Era il tempo dei braccianti, dei mezzadri e degli ope-rai, i quali formarono una società forte e unita : unita da valori e da desideri comuni; forte perché organiz-zata in sindacati,in partiti e in cooperative.Mariani Apparteneva a quella società:aveva la stessa cultura, le stesse passioni ; aveva le qualità intellettua-li e persino quelle estetiche per guidarla.Quando divenne sindaco nel 1951,comprese subi-to l’inadeguatezza dell’ente locale rispetto ai bisogni della società. Il compito istituzionale del comune era quello di amministrare il patrimonio, di riscuotere le tasse e di concedere sussidi; mentre la società chiede-va diritti al “pane e al lavoro”.Mariani lottò per cambiare e si spinse fino al limite del consentito .ndeliberando la costruzione di case e opere pubbliche ; scontrandosi con il prefetto che ostacolava quel modo di governare. Allora aveva 28 anni, e a quella età fa difetto la prudenza : un azzar-do amministrativo gli costò una condanna dalla quale venne assolto con formula piena da una successiva sentenza ;ma c’è motivo per credere che quella vicen-da lo abbia segnato profondamente e abbia rallentato la spinta al cambiamento.Dopo alcuni anni di normalità, all’inizio degli anni ses-santa riprese con vigore la spinta riformatrice, solleci-tata dalla crisi in atto e dalla ripresa delle lotte sociali.Fu il periodo migliore, durante il quale dispiegò le sue straordinarie capacità di amministratore e di politico.Sapeva interpretare i bisogni individuali e organizzarli in domande collettive per investimenti e servizi; era anche il modo per rendere la società partecipe alla formazione dei programmi e al proposito di realizzar-li.Alcuni episodi, hanno un significato emblematico del suo modo di fare il sindaco.In un incontro del consiglio comunale con gli operai in lotta per il rinnovo del contratto e per le riforme dalla sanità e della casa,Mariani oltre a portare la soli-darietà, informava gli operai che il comune aveva già predisposto le aree e gli atti per costruire le case po-polari e li invitava ad una azione comune per ottenere i finanziamenti e per rimuovere gli ostacoli prefettizi;

sulla prevenzione delle malattie, propose l’istituzione del servizio di medicina preventiva nei luoghi di la-voro, per anticipare e sollecitare la riforma sanitaria.In campo agricolo, fu esemplare il modo in cui af-frontò il caso della azienda Riviera, dopo il fallimento e lo stato di abbandono in cui venne lasciata dal pro-prietario .In un incontro del consiglio con i braccianti e i mez-zadri, Mariani mise a confronto i sistemi di gestione degli agrari con quello dei contadini associati e delle cooperative:chiese che le terre della Riviera e della Sirona fosse-ro affidate alla cooperativa e agli agricoltori associati; propose la costituzione dei centri di sviluppo agricoli formati dalle latterìe sociali, dalle stalle sociale e dal centro macchiane agricole e da un servizio tecnico di agronomi. Il comune avrebbe sostenuto quel proget-to con aiuti economici e la messa a disposizione dei tecnici.In una seduta del consiglio aperta al pubblico, presen-tò il piano regolatore urbanistico come piano per lo sviluppo degli investimenti sociali, nel quale venivano individuate le aree per gli asili nido, le scuole mater-ne, i campì sportivi, le aree per le case polari, le aree industriali; e la partecipazione della società era una condizione necessaria per realizzarlo.Si potrebbe continuare a lungo in questi esempi, l’agenda di quel periodo ne era piena:c’era un’architettura della vita democratica fatta dai consigli territoriali,dalle consulte di settore ,dai piani poliennali ;e gli atti del comune erano il risultato di questo intenso lavorio.Il contrasto con l’opposizione, chiarisce ancor meglio la sua visione.Nonostante il clima di scontro politico, l’opposizione si dichiarava disponibile alla collaborazione, ma po-neva alcune condizioni: che gli amministratori non si occupassero di questioni politiche; che si limitassero ad esercitare le competenze che la legge affida ai co-muni e che la spesa restasse nei limiti dalle entrate.Ovviamente Mariani non poteva accettare questa li-mitazione, sapeva che gli obiettivi che si proponeva richiedevano una lotta politica, ed inoltre, voleva li-berare il comune dai vincoli che impedivano l’auto-nomia .In un consiglio comunale del 65, Mariani espose con chiarezza la sua visione:” l’amministrazione comuna-le si prefigge l’obiettivo di estendere i servizi sociali perché da questi dipende lo sviluppo della nostra eco-nomia e della società. Inoltre i consumi collettivi sono più economici dei consumi individuali. Queste ragioni giustificano il ricorso all’indebitamento”.Col tempo, persino l’opposizione gli diede ragione al punto da condividere, negli anni successivi, i bilanci e le principali decisioni.Nella prima legislatura degli anni settanta, Mariani completo la sua opera, con l’istituzione del servizio domiciliare agli anziani, il centro sociale e la casa pro-tetta;

l’insediamento dell’Abicoop.Completò il piano delle scuole materne e degli asili nido; avviò in collaborazione con il personale docente e i genitori, l’esperienza della scuola a tempo pieno, in un progetto di rinnovamento dei sistemi di inse-gnamento.Nell’autunno del 76 si dimise e con lui si chiuse un periodo straordinario della vita di Novellara.Si direbbe che un comune destino abbia unito Maria-ni al suo mondo e al suo tempo. Con lui sono scom-parsi i braccianti,! mezzadri, le cooperative^ gli operai hanno perso la principale industria. Poco dopo arrivò l’influenza liberista che portò al trionfo l’interesse pri-vato e il mercato, spazzando via i valori e gli interessi collettivi.Resistono le opere e i ricordi di Mariani,ai quali vorrei aggiungerne uno personale .accaduto alla fine degli anni sessanta: l’immagine di lui che arriva dal portico di via Cavour .elegante, con giacca sulla spalla ,la bor-sa sotto braccio, sorridente ;fa una battuta , com’era solito fare, e mi chiede di partecipare ad una riunione dell’allora partito Comunista e di intervenire. Risposi che ero inesperto di politica e che non avrei saputo cosa dire. “ Parla della tua fabbrica- mi disse- e di ciò che pensano e desiderano quelli che lavorano con tè”. Accettai l’invito e andai : terminato l’intervento si alzò, mi venne vicino e mi disse ‘.”bravo i”.Sapeva essere grandioso anche in un semplice gesto.

di Dimmo Olivi

La popolarità di ToninoUn anno fa, precisamente il 26 ottobre, ci lasciava Antonio Mariani Cerati, il sin-daco che per 26 anni resse le sorti del Comune di Novellara.

Lo staf dell’Istituto Comprensivo dell’articolo “Le

nostre buone pratiche per i giovani di domani”

pubblicato nel numero di luglio/agosto era com-

posta al momento da:

Dirigente scolastico Demetrio D’AgostinoVicaria Edie Pavarini Ref. Don Milani Cristina Riccò Ref. S.Giovanni Monica Gozzi Referente POF Federica Freddi.

Precisazione

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Le truppe austriache formate da centosessantatremi-la uomini con 688 cannoni erano distribuite su tren-ta chilometri: la destra dello schieramento con alle spalle il Lago di Garda, il centro nel gruppo di colline fra cui si ergono Solferino e Cavriana e a sinistra la pianura di Mantova.Il duca Francesco V e il generale Agostino Saccozzi erano a Solferino. Gli alleati disponevano di centocinquantacinquemila uomini con 552 pezzi di artiglieria. I piemontesi erano schierati a sinistra e avevano l’or-dine di occupare le posizioni montagnose che dal Lago di Garda vanno degradando verso la pianura; l’esercito francese, comandati da Baraguay d’Hillier, Mac-Mahon, Niel e da Canrobert erano sistemati da Lonato e Castiglione. Fra le truppe, Napoleone III e Vittorio Emanuele II.Le ostilità iniziarono alle sette. I primi a scontrarsi con gli austriaci furono le truppe co-mandate dal generale Niel. Presto la battaglia s’accese ovunque, con grandissimo impeto degli austriaci, specialmente al centro dello schie-ramento e a Solferino dove Napole-one III aveva ordinato saggiamente, di concentrare lo sforzo maggiore. La battaglia fu lunga, ostinata e atro-ce. Dopo una tenace resistenza gli au-striaci si ritirarono. Sull’ala di sinistra i piemontesi si trovarono di fronte uno dei corpi più valorosi, quello comandato dal generale Benedeck. Anche qui il combattimento iniziò alle sette del mattino.I nostri avanzarono verso Pozzolen-go conquistando le importantissime posizioni di San Martino e della Madonna della Scoperta, ma assaliti dai nemici furono, dopo una breve lotta, cacciati.Più volte i nostri s’impadronirono delle alture e pa-recchie volte furono respinti. Gli austriaci occuparono e tenacemente tenevamo San Martino e Madonna della Scoperta.Il generale Giacomo Durando (1807-1892) attaccò di nuovo il colle della Madonna della Scoperta, men-tre il generale Mollard occupò San Martino ma un vi-goroso contrattacco nemico non tardò a respingerli. Vittorio Emanuele vedendo che il generale austriaco teneva saldamente il colle di San Martino ordinò al La Marmora (La Marmora Alfonso Ferrero, 1804-1878) di mettersi a capo di due divisioni e di unir-si con i soldati di Mollard che stavano per tentare l’assalto, quando si verificò un temporale con lampi, tuoni e grandine mista ad acqua. Quando riapparve il sole ripresero le ostilità. L’assalto fu molto aspro e comportò molti morti e feriti. Si combatteva inzup-pati di acqua con le baionette, le sciabole, i calci di fucile, i sassi, i pugni…La battaglia volse a favore delle nostre truppe e la

valorosa resistenza di Benedick fu vinta. Quando i generali Baraguay d’Hilliers e Mac Mahon riuscirono ad occupare Solferino, gli austriaci dovet-tero abbandonare la Madonna della Scoperta subito occupata dal generale Durando. Al tramonto le artiglierie franco-piemontese saluta-rono la vittoria su quei campi dove giacevano uccisi milleseicentoventitrè francesi, seicentonovantuno italiani, duemilatrecentoottantasei austriaci. I feri-ti furono 8530, i prigionieri e scomparsi 1518 tra i francesi; i piemontesi feriti furono 3572, scomparsi 1258.Gli austriaci lamentarono la perdita di diecimilasei-centotrentaquattro uomini e 9.290 tra feriti e disper-si.Tra i caduti della coalizione anche il diciassettenne novellarese Angelo Torelli di professione muratore. Morì a Solferino colpito da “una palla di moschetto

nello stomaco”. Per diversi mesi risultò nell’elenco dei dispersi. Della sua morte si ebbe notizie dal cap-pellano soltanto il 27 ottobre successivo. Fu sepolto sul campo di battaglia.I genitori non hanno ricevuto dal governo alcun ri-sarcimento, nemmeno morale. Una lapide, disador-na, posta all’ingresso della Rocca fa memoria del suo eroismo. Alla Madonna della Scoperta il granatiere Vincenzo Borsari fu ferito “ da un a palla d’archibugio alla co-scia destra che gli trapassò anche la sinistra, caduto a stramazzone, un croato gli esplose un’archibugiata che lo ferì al capo”; Felice Zanetti “riportò una grave ferita nel petto da moschettata nella battaglia di San Martino”, Luigi Fantuzzi “ebbe troncato il braccio de-stro da cannonata nella battaglia di Laveno”; Achille Milli, Andrea Bonaretti e Giuseppe Spagni per i pati-menti sofferti nel campo di battaglia morirono dopo non molto tempo. Erano tutti diciottenni, novellaresi.Per le gravi perdite subite, il governo austriaco collo-cò a riposo cinque Feldzeugmeister, sessanta tenenti marescialli e settanta maggiori generali.Dopo il trionfo della morte, si giunse all’armistizio di

Villafranca. Il 6 luglio 1859, a Villafranca ( Verona) si incontraro-no Napoleone III e l’imperatore Francesco Giuseppe, i quali stipularono l’armistizio con cui veniva sospesa la seconda guerra d’indipendenza.Armistizio che il re di Sardegna, Vittorio Emanuele II, dovette accettare, secondo gli accordi preliminari di pace del 14 luglio 1859.La pace firmata a Zurigo il 10 novembre 1859 con-cluse la guerra con la cessione da parte dell’Austria della Lombardia (tranne Mantova e Peschiera) alla Francia, che a sua volta la cedette al Regno di Sar-degna.Non era ciò che desiderava Cavour, per questo si di-mise. Il capo del governo voleva assestare il definiti-vo colpo di grazia al nemico. Napoleone III e Vittorio Emanuele avevano deciso di non fermarsi sulle rive dell’Isonzo, ma su quelle del Mincio.Il 30 giugno presso il comando militare di Guastalla si arruolarono diciassette novellaresi nei Cacciatori della Magra e tre nelle Truppe Sarde. Non sapevano della pace di Villafranca.Ecco i loro nomi: Fornaciari Demetrio, Mariani Enri-co, Zanetti Cassiano, Pecorari Leopoldo, Levi Gede-one (ebreo); Nasciuti Stefano, Milli Achille, Fantuzzi Mamante, Grossi Luigi, Gandolfi Tito, Gambia Vin-cenzo, Salardi Mamante, Pietramaggiori Giulio, Levi

Ernesto (ebreo), e Pergetti Giuseppe. Si arruolarono nelle Truppe Sarde: Mariani Giuseppe, Spagni Giovanni e Coppellini Leopoldo.Il 4 luglio si arruolarono nel corpo dei Cacciatori della Magra; Biagini Ferdinando, Bellentani Giovanni, La-sagni Bartolomeo, Toschi Leonardo, Bellentani Pellegrino ( già dragone estense) e Salvarani Francesco.La pace di Villafranca distrusse tut-ti i sogni di battaglia, di vittoria e di liberazione di Garibaldi e dei suoi uomini. Con due lettere del Ministro della Guerra, una del 28 luglio 1859 e l’altra dell’agosto fu data ai Caccia-tori la facoltà di richiedere il congedo assoluto.

I Cacciatori andarono in congedo quasi tutti. Il 14 agosto il primo collegio degli elettori novella-resi nominò rappresentante per la scelta del nuovo sovrano l’avvocato Antonio Folloni di Campagnola e per il secondo collegio l’ingegnere modenese Cesa-re Guidotti. Con decreto ministeriale 6 settembre il corpo dei Cacciatori fu ridotto a brigata. Il 14 maggio 1860, la brigata prese il nome di brigata Alpi. Con R.D. del 14 maggio 1860 la brigata fu incorporata nell’armata Sarda con la denominazione “Alpi”. In-fine con nota n’ 76 del 4 maggio 1861, il ministro Manfredo Fanti rendeva noto “.. a tutte le Autorità, Corpi ed uffici militari che d’ora in poi il Regio Eser-cito doveva prendere il nome di Esercito Italiano, ri-manendo abolita l’antica denominazione di Armata Sarda”.I volontari ricevettero una miserabile indennità e il permesso di conservare “il sottabito e il cappotto”.Il 20 settembre 1925 il Comune di Novellara conse-gnò al volontario Siliprandi Attilio che aveva raggiun-to la bella età di 88 anni la medaglia commemora-tiva decretata dalla Francia per un partecipato alla Guerra d’ Indipendenza del 1859.

La nascita dell’Esercito Italiano /2

di Sergio Ciroldi

La madre di tutte le battaglie: Solferino e San Martino

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SERATE DANZANTI NOVEMBRE 2010

Domenica 7 orchestra Loris Giglioli

Domenica 14 orchestra Selvino e Company

Domenica 21 orchestra Claudio Sax

Domenica 28 orchestra Ivana

TUTTI I SABATI GNOCCO FRITTO

L’anca ha due funzioni fondamentali: una statica e una dinamica. La fase di-namica la ritroviamo in azioni quotidiane (camminare, correre e saltare) con un grosso supporto dell’ apparato muscolo-legamentoso. Da un punto di vista statico il bacino è appoggiato sulle due articolazioni delle anche, quindi qualsiasi alterazione del carico proveniente dall’alto si trasferirà in maniera non omogenea alle due articolazioni delle anche.Da queste premesse biomeccaniche ne consegue che il dolore all’anca può es-sere il risultato di una non perfetta funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico e/o di un non perfetto equilibrio posturale.E’ chiaro che in presenza di un dolore nella regione del bacino e zona inguinale è consigliabile procedere ad una consultazione medica per escludere che il sin-tomo possa derivare da processi patologici in atto, quindi consultare il proprio medico è d’obbligo.L’approccio osteopatico prevede una esatta valutazione posturale, con un esame obiettivo delle strutture che manifestano il proprio disagio attraverso il dolore. Spesso un semplice intervento per riequilibrare il bacino e alleggerire il carico su di una articolazione si rivela un arma vincente nel trattamento dell’anca. Altret-tanto importante è l’esame dell’arto inferiore che con le più comuni disfunzioni (un esempio è la distorsione di caviglia) crea una serie di adattamenti che posso-no arrivare a coinvolgere l’articolazione dell’anca.Sicuramente merita un approfondimento la patologia più diffusa al livello dell’an-ca: l’artrosi. Oramai sappiamo che l’artrosi è una degenerazione della cartilagine che determina una rigidità più o meno diffusa; l’osteopata, specie negli stadi ini-ziali, ha una duplice strategia: da una parte può andare alla ricerca dei fattori che hanno predisposto un sovraccarico di un’anca piuttosto che l’altra; in secondo luogo può intervenire sull’articolazione cercando di recuperare la mobilità persa e diminuire la rigidità muscolare che spesso si accompagna nell’artrosi.Concludo invitando tutti coloro che hanno dolori iniziali nella regione glutea, inguinale e sulla coscia a non sottovalutare il problema. Dopo aver escluso pato-logie in atto la semplice esecuzione di esercizi mirati con aiuto di personale com-petente può risolvere il fastidio o rallentare l’insorgere di patologie degenerative. Un saluto a tutti e prossimamente parleremo del dolore al ginocchio.

EDUCAZIONE SANITARIA/2

Il dolore all’ancaSpesso capita di confondere il dolore della colonna lombare bassa con un dolore nella regione glutea specialmente localizzato da un lato; spesso ad essere coinvolta non è la colonna lombare ma un’altra articolazione: l’anca.

di Michelangelo Pavone - osteopata

Non ebbe immediata fortuna, ma i continui mi-glioramenti ne hanno fatto un prodotto di cre-scente successo collocato stabilmente sul mer-cato. La rimozione della placca è l’obiettivo pri-mario delle pratiche di igiene orale; i batteri che la costituiscono sono i responsabili delle carie, delle gengiviti e delle parodontite. L’American Dental Associasion ha effettuato una ricerca dalle quali non sono emerse particolari differen-ze in termini di efficacia tra gli spazzolini elettrici e quelli manuali.Gli spazzolini elettrici imprimono alle setole un movimento molto più rapido di quanto sia pos-sibile ottenere manualmente e soprattutto pare riescano dopo una fisiologica curva d’appren-dimento riguardante il loro utilizzo, a rimuove-re la placca in maniera più approfondita anche in siti difficili da raggiungere. La sicurezza degli spazzolini elettrici riguardo agli effetti collaterali o ai rischi associabili al binomio acqua-elettricità è assolutamente unanimemente provata. Un loro utilizzo corretto non produce una abrasione gengivale maggiore di uno spazzolamento manuale. In situazioni particolari, quali pazienti con difficoltà manuali, portatori di handicap o bambini piccoli gli spazzolini elettrici sono raccomandati da molti specialisti.Studi al riguardo sostengono per altro che chiunque utilizzi con regolarità uno spazzolino manuale con una modalità corretta di spazzolamento può ottenere risultati buoni quanto l’uso di uno spazzolino elettrico. In definitiva è corretto affermare che la manualità dell’utilizzatore è il fattore più importante nella qualità dell’igiene orale raggiunta.

La scelta dello spazzolino da denti

di Luca Minghetti Odontoiatra

EDUCAZIONE SANITARIA/1

Lo spazzolino elettrico non è più una novità: dopo i primi prototipi realizzati in Svizzera durante la Seconda Guerra Mondiale, il primo spazzolino elettrico vero e proprio venne commercializzato nel 1961.

I cori “Giaches de Wert” di Novellara e “Città di Castellarano”, in San Pietro a Roma per l’apertura della stagione concertistica

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Un pizzicotto ai più piccoli e non soloRubrica a cura di Luisa Torelli

HANSEL e GRETEL fiaba dei fratelli GrimmA me piace interrogare i bambini in modo indiretto, mettendo in movimento la loro fantasia. Perché se io pongo loro un problema fantastico, le loro soluzioni sono sempre più avanzate delle mie. Sono sempre più coraggiose, vanno sem-pre un passo più in là. (Gianni Rodari)

Tanto tempo fa, davanti a un gran bosco,abitava un povero taglialegna che aveva due figli Hansel e Gretel. Il cibo scarseggiava e non bastava per tutta la famiglia. Fu così che la moglie del taglialegna convinse il mari-to ad abbandonare i figli nella foresta. Hansel e Gretel avevano sentito tutto quello che la madre aveva detto al padre; Hansel uscì e si riempì le tasche di sassolini bianchi raccolti lungo il viottolo della sua casa. Quando i genitori li portarono nel bosco, Hansel lasciò cadere i sassolini dietro di sé poi, insieme a Gretel, aspettò che sorgesse la luna: i sassolini brillavano come monete nuove di zecca, segnando il sentiero che li riportò a casa. Il padre si rallegrò, quando vide i suoi bambini, ma la madre, segretamente,ne era furiosa eliminò tutti i sassolini dal viottolo e riconvinse il marito a riportare i figli nel bosco, questa volta più lontano. Allo spuntar del giorno, ebbero un pezzetto di pane, lo sbriciola-rono, per poter ritrovare la via di casa,al sorgere del-la luna: gli uccellini, però, avevano visto le bricioline e le avevano mangiate tutte. I due fratelli si persero nel bosco, cominciarono, così, a vagare di qua e di là, fino a giungere davanti a una casetta di marzapane,col tetto di cioccolato e le finestre di zucchero trasparente. I due bambini, affamati, cominciarono a mangiare, ma, in quel momento,una vecchia venne fuori piano piano e li invitò ad entrare, preparò loro una buona cenetta e due bei lettini bianchi. La vecchia, altro non era che una strega; prese Hansel e lo rinchiuse in una gabbia, per poterlo ingrassare e per poterlo mangiare e Gretel era la sua serva. Non passava giorno che la strega non controllasse se Hansel fosse ingrassato, ma lui aveva escogitato uno stratagemma: al posto del dito, le spor-geva un ossicino. Dopo quattro settimane, la strega

disse a Gretel che, grasso o magro, il giorno dopo avrebbe mangiato il suo fratellino e che ,nel frattempo, avrebbe impastato il pane, per poi cuocerlo nel forno. Dopo aver fatto l’impasto, la vecchia ordinò a Gretel di controllare che il forno fosse cal-do, ma la sua intenzione era di spin-gergliela dentro e di mangiarsi pure lei. Gretel, però, finse di non esserne capace e chiese alla strega di mo-strarle come fare: non appena la strega prese il suo posto, Gretel la spinse dentro al forno e lo richiuse per bene. Cor-se subito a liberare Hansel, si abbracciarono felici, rubaro-no i gioielli della strega e cercarono la via per ritornare dal padre. Giunsero, però, a un gran fiume che non riuscivano ad attraversare; per questo chiesero aiuto ad un’anitrina che acconsentì di traghettarli, prima uno, poi l’altra. Dopo poco tempo ritrovarono la loro casa e il padre si rallegrò di cuore quando li rivide,poiché non aveva avuto pace da quando i suoi bambini non c’erano più. La madre, invece, era morta. I bambini portarono ricchezze a sufficienza, per non avere più bisogno di procurarsi il necessario per vivere e per far sparire per sempre lo spettro della fame.E’ per la mancanza di cibo che Hansel e Gretel vengono abbandonati nel bosco o c’è un altro motivo?Chi è la strega ? Cosa rappresenta la casetta di marzapane?Perché i due fratelli devono attraversare un corso d’ac-qua per tornare a casa e perché è un’anatra che li aiuta?Sono gioielli quelli rubati alla strega o qualcosa di ancora più prezioso?Lo scopriremo il mese prossimo.

Siamo nel mese di OTTOBRE1) In ottobre le mele maturano e cadono dagli alberi.Fu proprio una semplice mela, caduta sulla testa di un famoso scienziato inglese,Isaac Newton, che gli fece venire in mente “la legge della gravitazione” che regola l’intero universo.2) Newton scoprì che ogni oggetto è attratto da un altro corpo che ha una massa maggiore. Per questo una mela cade verso la terra, che è più grossa di lei, ed è per questo che un uomo al polo sud non cade a testa in giù.3) La forza di gravità, sulla terra, è quasi sei volte quella che c’è sulla luna!4) E’ la forza di gravità che regola l’equilibrio dell’universo.Nell’antica Grecia si credeva, invece,che ci fosse un gigante, di nome Atlante, a sostenere il cielo,perché non cadesse sulla terra. E siccome il gigante non si poteva muovere, il forzuto Ercole, che era più furbo di lui,riuscì a rubare le mele d’oro che crescevano solo nel suo giardino.5) Nella Bibbia c’è scritto che l’albero del bene e del male, nel paradiso terrestre, fosse un melo.Un antico detto afferma che “la mela non cade mai lontano dal proprio albero”!

INDOVINELLO (da “Indovinelli e scherzi”di Leonardo da Vinci): Animali vestiti di nero.- Allora- seguitò Leonardo – ve ne dirò un altro.- Uscirà di sottoterra una schiera di anima-li vestiti di nero come la notte, i quali, con meravigliosi assalti, affronteranno uomini e donne, vecchi e bambini e, con feroci mor-si e spargimento di sangue, cercheranno di divorarli. - Chi saranno?

CURIOSITA’Leonardo, assai spesso, scriveva alla rovescia, usando la mano sinistra e andando da destra a sinistra. Sia perché era anche mancino, sia per non far leggere i suoi appunti ai curiosi.

…..E ORA GIOCHIAMO…..A BASEBALL

E’ possibile giocare al baseball americano, uti-lizzando i soli giornali.Per fabbricare la mazza, basta arrotolare strettamente diversi fogli di giornale, fissandoli in posizione con il nastro adesivo. La solidità della mazza dipenderà dallo spesso-re che le darete; pertanto, costruitela tenendo presente il grado di abilità del bambino. Anche la palla può essere più o meno grande, a se-conda del numero di giornali che impiegherete. Il giocatore può tenere la mazza in senso oriz-zontale anziché verticale, questa può essere con-siderata una va-riante del gioco.La mazza e la palla, fabbricate per il baseball, possono essere usate per

..GIOCARE A GOLF

anche se vanno, naturalmente, tenute in ma-niera diversa. Le”buche” si possono creare con quadrati di giornale attaccati a terra con l’ade-sivo.L’obiettivo del gioco è di arrivare da un quadra-to all’altro con il minor numero di tiri possibili.

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Angolo “OASI” Gruppo Mutuo Aiuto Psicooncologico

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Viaggi“Si prepari a fare un bel viaggio, dove vuole andare?” Due occhi di donna, neri e profondi mi fissano come da una persiana, compresi come sono, tra la mascherina e il copricapo verdi da sala operatoria.” A Capo Verde”, rispondo con un filo di voce. “Come mai proprio là?” Gli occhi mi fissano interrogativi. “ In questo momento passano per la migrazione balene e megattere” rispondo. “Bene, adesso respiri forte nella mascherina”. Non ricordo di averle viste, le megattere, du-rante la mia permanenza in sala operatoria. A dire il vero ricordo solo di esserci entrato, un dedalo di corridoi e stanze brulicanti di medici e infermieri, tutti rigorosamente in divisa verde. Spostarsi coricati sopra una portantina cambia e di molto la prospettiva. Forse è così che i pesci vedono noi sulla riva di un fiume? Viaggiare si viaggiare, diceva una canzone di Battisti, a chi di noi non piace farlo??? Ho letto che chi non viaggia e come se leggesse sempre la stessa pagina di un libro. Può darsi, ma c’è un viaggio che pochi sono disposti a fare, più faticoso, più estremo e più esotico di tante mete conosciute e non: è il viaggio dentro noi stessi. Pochi sono disposti a percorrerlo, costa impegno, dolore, a volte rabbia. Mettere a nudo sentimenti ed emozioni non è facile. Cercare di capire chi siamo, fino in fondo. Di questo si può avere paura, lo specchio potrebbe rimandare un’im-magine a noi non gradita. Molto più facile simulare di averlo fatto, l’importante è apparire lustri come un pomo di ottone, da lontano sembra oro. Ci sono cose che non si riescono a trascrivere su di un foglio bianco. Chi non le ha provate non riesce a capire. “Ma tu sei guarito” mi dicono; forse…nella carne può darsi, credo che la mente non guarirà mai. Ti alzi ogni mattino e il primo pensiero è quello. Ti chiedi se è solo una tregua, oppure se il nemico ha capitolato. Non puoi fare a meno di pensarla così. Certo vivo, ci sono momenti di grossa intensità e li respiro tutti, centellinandoli come un cibo pre-zioso. Ma ci sono anche giorni di tempesta, livide come ematomi, dove la carne si ribella, le cicatrici ti ricordano la loro esistenza e non le puoi ignorare. Si è presi da una rabbia sorda, inspiegabile. In quei momenti si è sballottati, come una nave colta da un fortunale in un punto del proprio viaggio. D’altra parte tutto questo è cominciato con un viaggio, un bel giorno…anzi un brutto giorno qualche cellula maligna si è messa in viaggio all’interno del mio corpo.

E. L. 57

Rubrica a cura della dott.ssa Roberta Bocedi

Medicina veterinaria per cani e gatti

Il coniglio da compagniaUn animale che sta diventando sempre più comune nelle nostre case è il coniglio

domestico. Ve ne sono di diverse razze, da quello nano (che può pesare anche meno di un kg) alle taglie giganti, come il fiammingo, che può arrivare agli 8 kg di peso. Il coniglio ha una vita media di 5-10 anni. Nascono dopo una gestazione di 30-32 giorni e sono svezzati intorno alla 4-6 settimana di vita. Raggiungono la maturità sessuale a 6 mesi, ma anche prima nelle razze nane. La sterilizzazione è consigliata intorno al 6-7 mese. Le indicazioni per farla sono la prevenzione dell’aggressività (verso propri simili ed i proprietari), della

marcatura e la prevenzione di alcune malattie (neoplasie uterine, molto frequenti, ovariche e testicolari).Talvolta, erroneamente, si decide di prendere un coniglio come animale da compagnia pensando che richieda meno spazio e/o tempo rispetto, ad esempio, ad un cane o un gatto. Non è certamente indispensabile portarlo fuori per le passeggiate, ma come ogni altro animale ha specifiche esigenze che andrebbero rispettate. La gabbia, innanzitutto, dovrebbe essere di dimensioni adeguate ed idealmente situata in un luogo tranquillo, lontano da correnti d’aria, sbalzi di temperatura, umidità eccessiva e sole diretto. Se vi sono rampe, andrebbero ricoperte di gomma o legno per evitare il rischio di cadute e possibili fratture. La lettiera deve essere soffice, asciutta, non polverosa e cambiata regolarmente. E’ inoltre importantissimo fornire una dieta adeguata. Molti dei problemi di salute dei conigli da compagnia sono riconducibili ad una dieta sbagliata. Il coniglio è un erbivoro stretto ed in natura consuma una dieta ricca di fibra e povera di carboidrati e grassi. Il suo apparato digerente è specificamente adattato per una dieta fibrosa. La fibra è perciò indispensabile, stimola la motilità intestinale e favorisce lo sviluppo di una flora batterica “buona” che protegge da infezioni intestinali e previene la diarrea. Permette inoltre un adeguato consumo dei denti (che crescono costantemente durante tutta la vita del coniglio), prevenendo problemi di malocclusione (scorretta crescita dei denti con conseguente anomala chiusura della bocca) e ascessi. Inoltre previene l’obesità e tiene impegnato il coniglio a lungo prevenendo fenomeni di “noia”. Fieno, erba e vegetali costituiscono le fonti di fibra. Il fieno deve rappresentare la base della dieta del coniglio e deve essere sempre disponibile, fresco e pulito. L’erba fresca costituisce l’alimento ideale per il coniglio, apporta gli stessi benefici del fieno ed è anche migliore nel prevenire i problemi di dentizione. Idealmente si dovrebbe permettere al coniglio di brucare in giardino per qualche ora al giorno, facendogli così fare anche esercizio fisico! Ciò non è tuttavia spesso possibile ma si può sempre raccogliere un po’ d’erba per lui. Le verdure, fresche e pulite (soprattutto quelle a foglia), costituiscono poi una buona integrazione alla dieta: radicchio, insalata, coste, broccoli, carote, etc. La frutta deve invece essere data in quantità molto limitata, per prevenire problemi di obesità. Il pellet è invece un mangime pressato, non indispensabile per la dieta, sconsigliato in caso di obesità e che deve comunque essere fornito in quantità limitata, 1-2 volte al giorno. Le miscele commerciali di “mangimi per conigli” sono generalmente controindicate perché costituite soprattutto di semi, cereali e frutta secca, troppo ricchi in carboidrati e grassi e poveri in fibra. Vi sono poi anche altri alimenti “proibiti” che possono causare gravi problemi di salute: pane, biscotti, dolci, cioccolato, frutta secca, yogurt. Infine nella gabbia deve sempre essere a disposizione acqua fresca e pulita, idealmente in un abbeveratoio a goccia, che impedisce al coniglio di sporcare e rovesciare l’acqua.Per quanto riguarda la prevenzione delle malattie, importanti sono la vaccinazione per la mixomatosi e la malattia emorragica virale (MEV). Entrambe sono malattie gravi, spesso rapidamente mortali e per le quali non esiste cura specifica. Le vaccinazioni vanno iniziate quando il coniglietto ha circa 2 mesi di vita, ma anche prima in situazioni di rischio ed il richiamo è semestrale per la Mixomatosi e semestrale/annuale per la MEV, in base al tipo di vaccino. Esistono poi anche altre patologie che possono affliggere il coniglio: parassitosi intestinali, cutanee, micosi, etc. che seppur fastidiose hanno frequentemente una soluzione più felice se opportunamente trattate.

NELLO SUBAZZOLI

A 2 anni dalla scom-parsa lo ricordano con tanto affetto la moglie Loredana, i figli Clau-dio e Claudia, nipoti e fratelli.

AUGUSTO LUSUARDI

A 4 anni dalla scomparsa lo ricordano con affetto la moglie Spaggiari Adele, i figli e i nipoti.

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REDAZIONE: VIALE MONTEGRAPPA, 54 NOVELLARA (RE) TEL. 0522/654447

Direttore responsabile: Dino Medici Proprietario: Circolo il Contemporaneo

Capo Redattore: Paolo Paterlini Redazione: Angelo Veroni, Marco Villa,

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di Marco Faietti

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OTTICA - OPTOMETRIACONTATTOLOGIA

UMBERTO MAZZOLI

Purtroppo è arrivato un momento che forse ci aspettavamo ma sicuramente non avremmo mai voluto vivere... dobbiamo salutarti!Per noi sei stato un punto di riferimento, un esempio.....per tante cose nella nostra quotidianità, perché tu eri ovunque.....eri nel tuo orto, in garage a ma-cinare granoturco, sotto il gazebo con la tua gazzetta guardando giocare i tuoi adorati MATTEO e FEDERICO, in casa con la televisione “a manetta” insieme a Felice..... perché tu eri tutto questo insieme ai tuoi ricordi, perché sei stato uomo di guerra o di pace a seconda di chi ti trovavi davanti, l’importante era non toccare la tua famiglia, perché tu avevi la “corazza” e ce l’hai dimostrato durante le tue malattie, che hai sempre affrontato con un coraggio e una di-gnità che solo pochi hanno. Hai avuto la fortuna di trovare una donna uguale a te, che nei vostri 60 anni insieme ti ha dato la forza di arrivare fin qui........e sentirvi chiacchierare a letto al mattino mi riempiva il cuore!!!! Per tutto questo e per molto altro sarà difficile dimenticarti anzi impossibile ma sicuramente anche i nostri figli di porteranno nel cuore!!! Riposa in pace nonno, bis-Berto!

Monica, Elisabetta, Matteo, Federico, Massimo, Alan

Bartoli Gianpaolo

3 ottobre 2010

Caro zio Paolo siamo le tue nipotine che ti ricordano con tanto affetto. Ti scriaviamo per dirti che la tua cognolina Marta ora do-vrebbe essere lì con te, cosi puoi avere un po’ di compagnia, ma ti scriviamo anche per dirti che sei sempre nei nostri pensieri e ci manchi tanto.

Mamma, papà, Penny, Gabry, Marci, Maddalena e Ludovica

Ringraziamento Mercoledì 18 Agosto scorso è mancato al nostro affetto un marito, un papà, un nonno e un bis nonno: Ilvano. Nonostante il periodo di ferie in tanti partecipando ai funerali lo hanno voluto ricordare stringendosi attorno a noi con sincero affetto, parenti, ma anche tanti amici. Ed è a tutti coloro che hanno condiviso insieme a noi questo dolore che va il nostro ringra-ziamento per la commossa partecipazione.Un ringraziamento speciale va alla Dott.ssa della guardia medica Tuffarelli Mara che in tante occasioni si è presa cura di lui e ai volontari della Croce Rossa di Novellara che con grande professionalità e umanità si sono sem-pre resi disponibili per le sue trasferte in ospedale. Per finire un ringrazia-mento a tutti coloro che, in suo,ricordo, hanno sottoscritto una donazione

a favore della Croce Rossa Sede di Novellara: Canova Luciana, Bartoli Cri-stian, Scanavini Cecilia e Sebastiano, Davoli Laila, Sgarbi Elvira, Magnani Antonietta, Simonazzi Adria-no, Zini Nardo, Semeghini Gianni, Brioni Patrizia, Bigi Laura, Bigi Morena, Bigi Roberto, Belpoliti Edda, Iannaccone Elisa e Matteo, Bartoli Nicole e Gianluca. Fam- Bigi Forghieri Iannaccone.

ILVANO BIGI

Paola Bragazzi, in Taschini

A sei mesi dalla morte la ricordano con immutato affetto e amore le figlie Michela e Giulia, il marito Giancarlo, la suocera Santina. La famiglia ringrazia sentitamente chi in questi mesi ha voluto onorare la memoria di Paola con offerte ad enti ed istituzioni benefiche: Fam. Liliano Caiti, Bruna e Francesco Peri, Fam. Sabbadini e Cuccolini, Adriana e Feo Pellini, Adriana Putifarri, Lidia Vecchi, Rocco Roncasaglia, Alba Monari, Fam. Crotti Marco, Crotti Andrea, Luisa e Brunella, Ex classe 5° D I.C. Novellara, colleghe I.C. Fermi Manzoni RE, dipendenti Unipeg RE e Pegognaga, Elena Caiti, Alessandro Bertani, Luigi e Salvatore Barbieri, Stefano Saccani, Massimo Vergnani, Andrea Oliva, Giovanni Salati, Luca e Roberto Lanzoni, Cristian Carretti, Emiliano Cocconcelli, Massimo Caroli, Roberto Addonizio, Monia Montanari, Simona Rossi, Luca Reverberi, Rossana Vezzani, Alessandro Accorsi, Maria Gioia Zanardi, Lisa Cattabiani, Lorenza Cattabiani, Monica Mazzoli, Sauro Cepelli, Davide Schiatti e Federica Verocchi.

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In memoria di Saccani Vezzani FrancoSassi Neide, Bigliardi Luciano, Montanari Lenin, Bona-cini Leo, Ceretta Stanislao, Bonori Otello.In memoria di Panciroli DesdemonaLe Amiche Albina, Bruna; Amalia; Renata, Amedea, Lina Rita.In memoria di Ottaviani Enzo Ottaviani Anna, Isa; Pina; Cesare, Marta; Arianna, Ame-lia, Siligardi Lino, Ivanna, Claudia, Paterlini. Giuseppe e

ALDINA CAMPARININel 27° e 17° anniversario della scomparsa dei propri cari li ricordano

con immutato affetto i figli Angiolina, Ada e Edda, i generi e i nipoti.

IDEO IEMMI ANGIOLINO COLINel 11° anniversario della scomparsa lo ricordano con affetto la moglie Liliana le figlie Laura Luisa e Adelma, i fratelli, i generi, nipoti e pronipoti.

MIRELLA SPAGGIARINel 4° anniversario della scomparsa la ricor-dano con affetto il marito Angelo i figli Paola e Gianpaolo, i nipoti Alessandro, Beatrice e Andrea, il genero Lucio, la nuora Samantha.

BIANCA AMBROGI

UMBERTO CORRADINI

Vi ricordiamo con tanto affettoGiulio, Carla, Miro, Tania,

Simone e Stefano

SILVIA DALLAGLIO

Ti porterò sempre con me, in terra, in mare, nel cielo, nel buio... perchè il calore di una stella non si lascia mai alle spalle...Ti vogliamo bene.

Nella, Maria Luisa

IRCAM MORELLINI (IMAN)1° anniversario. Se il ricordo è vita tu vivi con noi. Tua moglie Bice, i tuoi figli Ivan e Ketti e tutti i tuoi cari.

ATTE MAZZOLI (DIRCE)Ad un anno dalla scomparsa ti ricor-diamo sempre con affetto. Il marito Giuseppe, il fratello Ivo i nipoti e pronipoti, cognati e cognate.

RINO MALAGUTI

10 anni sono trascorsi dalla scomparsa. Il tuo ricordo vive sempre nei nostri cuori, ciao Bàco. La moglie Iole, i figli Meris e Mauro, nipoti e pronipoti.

RINA RABACCHI

“Nel 2° anniversario, il tuo ricordo ci accompagna ogni giorno, con l’affetto di sempre.I tuoi figli, Ivan e Graziano M.Grazia, Sonia, Gatti Fran-cesco e Davide”.

IDA MIARINell' 12° anniversario della scom-parsa la ricordano con affetto i figli, nuore, generi e nipoti.

RINO BOCEDINell' 14° anniversario della scomparsa lo ricordano con immutato affetto la moglie Ilde Mora e i figli Ivan e Ivano con le rispettive famiglie.

ONEGLIA FERRARINell' 8° anniversario della scom-parsa la ricordano con affetto le figlie e i nipoti.

FAIETTI TILDE - MONTANARI PRIMO

Ricordandoli con tanto affetto. La figlia Stefania con Giorgio,Elena e Dario

RingraziamentoI famigliari di Rossi Giannino (Gia-noun), i fratelli Sergio e Verilio, la sorella Albertina, le cognate e i nipoti porgono un sentito e sincero ringra-ziamento a tutti il personale della Casa Protetta Don P. Borghi e alla dott.ssa Daniela Carrara per le amo-revoli cure e l’affetto prestati nel corso dei lunghi anni di permanenza presso la struttura, al loro caro Giannino.

NADINA AZZARRI

A 3 anni dalla tua scomparsa sei e sem-pre sarai nei nostri cuori.

I tuoi cari.

fam. Maccagnani Miriam.In memoria di Turci dott. Novello - La moglie Tina Libera offerta - Bertozzi Anna Maria In memoria di Saccani Vezzani FrancoBonetti Luciano ed EbeIn memoria di Antelmi Albina Fam. Antelmi Gilla, Antelmi Ida, Antelmi Lilly, Malaguti Rosa, Lusetti IdaIn memoria di Simonazzi Enza

Lusuardi Odette, Rabacchi Massimo e fam. Marzi Eletta, Marzi Bluetta e Marzi Claudio In memoria di Corradini Clinio (Giuseppe)Faietti Anna Fam. Renzo e Nora, Giorgio e Stefania; Cor-radini Corrado e Fam, Corradini Isa e Fam; Sassi Osval-do, Vioni Milla, Ferrari Giorgio, Oliva Emanuela; Pioppi Romeo e Ileana, Wilma e fam; Tosi Laura, Cocconcelli Marta, Malaguti Rosa, Lusetti Ida, Turci Irne, Spaggiari Tina, Belpoliti Edda, Fontanili Tersilla, Verzelloni Primo, Lupi Anna e Erminia, Fam. Bonetti Enzo, Cottafavi Me-dardo, Rossi Giorgio e Giovanni.

VALENTINAMARANI

Fiorna, ad un’anno dalla scomparsa della cara, ama-ta “Dafne” la ricorda con tan-to affetto e rimpianto e cogli l’occasione per ringraziare sentitamente i figli Carla, Roberta e Mario per il rispet-to e la generosità dimostrata in tutti questi anni.

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