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PIANO DI ZONA 2011 / 2015

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PIANO DI ZONA 2011 / 2015

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“Per qualsiasi opera dobbiamo contare gli uni sugli altri:perché nessuno basta a sé stesso o alla propria vocazione.”

Don Primo Mazzolari

Il 30 novembre 2010 è ufficialmente nato il quarto Piano di Zona 2011-2015 dell’Alta Padovana nell’ambito della Conferenza dei Sindaci convocata a Cittadella.Si tratta di una data importante, in quanto segna l’arrivo di un percorso complesso, che ha richiesto la messa in campo di passione, intelligenza e metodo di molte persone e organizzazioni per arrivare al risultato finale: il documento concertato di programmazione locale. Il piano presenta rispetto al precedente elementi di continuità ed elementi innovativi; esso infatti condivide con il piano di zona 2007-2009 buona parte delle politiche generali e delle azioni proposte.Diversamente dal precedente si sviluppa in un contesto socio economico territoriale caratterizzato da una crisi economica seria che però non può essere il pretesto per limitare la visione del welfare. Partendo da questa consapevolezza si è richiesto alle diverse istituzioni coinvolte una visione proattiva che sia in grado sempre di mettere al centro la persona e lavorare per restituire autonomia e dignità a chi si trova in uno stato di difficoltà. Il periodo di vigenza del piano passa da triennale a quinquennale ma l’impegno, definito anche normativamente, è quello di verificarlo ogni anno, attraverso il lavoro dei tavoli tematici permanenti che, oltre alla verifica degli obiettivi definiti, hanno anche il compito di riorientare politiche e azioni in conformità ai cambiamenti sociali che possono intercorrere e alla effettiva disponibilità di risorse.Il piano si sviluppa in 5 capitoli:• ilprimoriassumeilpercorsodicostruzionedelpianoprecisandolemodalitàdiavviodeldocumentoela struttura organizzativa responsabile;• ilsecondopresentaun’analisisocio-demograficadelterritoriodell’AltaPadovana;• ilterzo,capitolocentrale,indicaperogniareatematicaleprioritàdiintervento,lepoliticheindividuatee le azioni per realizzarle;• ilquartomostrailquadrodellerisorseeconomiche.Questocapitoloevidenziaunasituazionedinoncompleta copertura economica determinata dalla attuale difficoltà delle amministrazioni locali nel disporre di risorse aggiuntive. Lo sforzo comune sarà quello di lavorare per trovare soluzioni alternative con l’impegno di una verifica annuale al fine di poter riorientare la disponibilità;• ilquintoillustraglistrumentimetodologicieilprocessodelpianodizona. Pur nella consapevolezza dell’attuale scarsità di risorse, auspicabilmente temporanea, il piano esprime comunque la dinamicità e l’evoluzione dei bisogni sociali riscontrati e vede tra gli interventi innovativi una maggiore spinta alla compartecipazione del terzo settore nelle sue diverse espressioni, quale parte integrante della rete dei servizi territoriali, cui contribuisce sia nella programmazione sia nella gestione degli stessi. In un’ottica di responsabilità condivisa, ai comuni è riconosciuto un ruolo fondamentale nell’ambito della determinazione delle politiche socio sanitarie, all’azienda Ulss 15 il ruolo tecnico di tradurre in operatività le scelte effettuate garantendo servizi e prestazioni, in partnership con il terzo settore, che rispondano alle logiche di integrazione e sostenibilità non solo economica ma anche professionale. L’impegno di tutti gli attori coinvolti in questo percorso quinquennale è volto alla concreta realizzazione degli obiettivi contenuti nel documento che presentiamo.

Il direttore generale dell’ULSS 15 dottor Francesco Benazzi

Il presidente della conferenza dei sindaciprof. Lorenzo Zanon

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PIANO DI ZONA 2011-2015DELL’ALTA PADOVANA

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1 IL PROCESSO DI COSTRUZIONE DEI PIANI DI ZONA pag 9

2 ANALISI DEMOGRAFICA pag 15

3 LA DEFINIZIONE DELLE STRATEGIE DI INDIRIZZO E LE SCELTE OPERATIVE pag 29

3.1 AREA FAMIGLIA, INFANZIA, ADOLESCENZA, GIOVANI E MINORI IN CONDIZIONI DI DISAGIO pag 33 3.2 AREA ANZIANI pag 51 3.3 AREA DISABILITÀ pag 65 3.4 AREA DIPENDENZE pag 77 3.5 AREA SALUTE MENTALE pag 85 3.6 AREA IMMIGRAZIONE pag 97 3.7 AREA MARGINALITÀ pag 101

4 ILQUADRODELLERISORSEECONOMICHE pag109

5 GLI STRUMENTI ED I PROCESSI DI GOVERNO DEL PIANO DI ZONA pag 115

INDICE

A cura dell’Ufficio di Piano della Direzione dei Servizi Sociali dell’Azienda Ulss 15 Alta Padovana: Chiara Azzalin e Massimo Palmosi.

Progetto grafico di Sophia Marostica

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IL PROCESSO DI COSTRUZIONE DEL PIANO DI ZONA

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Il quadro demografico e socioeconomico del nostro territorio si presenta in febbrile mutamento: invecchiamento della popolazione, aumento delle persone immigrate, contrazione dei nuclei famigliari e parallelo aumento di quelli con esigua rete parentale, aumento delle forme di lavoro meno stabili con rischio di nuove povertà e fragilità della famiglia. Tale quadro richiede una significativa attenzione delle politiche sociosanitarie poiché i bisogni, sempre più articolati e complessi, non consentono risposte settoriali ma richiedono una crescente personalizzazione dell’intervento e una rete integrata di servizi nella comunità locale. Diventa quindi strategico promuovere processi di governance non solo a livello di politiche sociali ma anche di programmazione di servizi. E’ in questo contesto, in questa “tendenza” globale, che si inserisce il nuovo “Piano di Zona 2011-2015”.

1.1. Le modalità di avvio del piano di zona e la struttura organizzativa

Il piano di zona dell’Alta Padovana 2011-2015, giunto alla sua quarta edizione, rifacendosi ai principi stabiliti, a livello nazionale dalla legge 328/00 e, a livello locale dalla LL.RR. n.56 del 14 settembre 1994 e n.5 del 3 febbraio 1996, è l’occasione offerta alle comunità locali per leggere, valutare, programmare e guidare il proprio sviluppo e va visto e realizzato come piano regolatore del funzionamento dei servizi alle persone per il conseguimento di due obiettivi fondamentali:

facilitare il governo dell’integrazione socio sanitaria; •promuovere una programmazione sociale in grado di coniugare le strategie di protezione con quelle di •promozione della salute e del benessere.

Il nuovo piano di zona assume integralmente e compiutamente quali principi ispiratori della propria programmazione quinquennale, le finalità del documento “Indicazioni per la presentazione del documento: Piano di Zona 2011-2015” approvato con la deliberazione della Giunta Regionale 03 agosto 2010 n. 2082 che lo confermano come strumento di programmazione delle politiche sociali e socio sanitarie definito a livello locale e che persegue le seguenti finalità:

analizzare i bisogni e i problemi della popolazione sotto il profilo qualitativo e quantitativo;•riconoscere e mobilitare le risorse professionali, personali, strutturali, economiche pubbliche, private •(profit e non profit ) e del volontariato;definire priorità e politiche nel quinquennio di durata del piano attorno a cui finalizzare le risorse;•individuare gli interventi e le forme organizzative congrue, nel rispetto dei vincoli normativi e delle •specificità e caratteristiche della nostra comunità locale;stabilire forme e modalità gestionali atte a garantire approcci integrati e interventi connotati in termini •di efficacia, efficienza ed economicità;prevedere sistemi, modalità, responsabilità e tempi per la verifica e la valutazione dei programmi e dei •servizi.

La predisposizione del piano di zona significa, non solo aggiornare il disegno della mappa dei servizi sul territorio, ma richiede un’attenta analisi dell’evoluzione dei bisogni, a partire dalle quali rivedere la mappa dei servizi e degli interventi.La necessità di tale analisi nasce dall’esigenza di comprendere sino a che punto il modello di servizi in cui ci muoviamo è effettivamente in linea con la dinamica dei bisogni.

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Partecipare alla costruzione del piano di zona presuppone l’individuazione di percorsi condivisi e la precisazione di reciproci livelli di riconoscimento, titolarità e responsabilità.Al riguardo si sono individuati tre livelli di espressione e di partecipazione:

il • livello politico espresso dalla conferenza dei sindaci e dalla direzione generale di questa azienda deputati alla promozione e all’approvazione del piano di zona e all’individuazione delle politiche da perseguire/garantire;

il • livello tecnico di coordinamento con l’obiettivo di seguire dal punto di vista tecnico e metodologico, in forza delle conoscenze e delle competenze professionali ed operative, le attività necessarie alla costruzione e gestione del piano;

il • livello consultivo/concertativo, organizzato nei tavoli tematici, che ha visto la presenza di operatori degli enti, di rappresentanti politici delle realtà locali, di rappresentanti, per le diverse aree, del terzo settore, di organizzazioni di tutela dei diritti.

Le tappe di lavoro che hanno contrassegnato la predisposizione del nuovo Piano di zona sono così evidenziate:

Periodo Attività

23/02/2010 Esecutivo dei Sindaci per avvio dei lavori per i piani di zona

08/04/2010 Conferenza dei Sindaci “Approvazione vademecum”

19 al 28 Aprile Convocazione gruppo tecnico di coordinamento

Giugno – Settembre 2010 Avvio, fase di consultazione, fase di concertazione dei tavoli tematici

Ottobre 2010 Sintesi dei lavori dei tavoli e stesura documento progettuale

Novembre 2010 Approvazione del piano di zona da parte della Conferenza dei Sindaci.Recepimento da parte dell’Azienda Socio Sanitaria Locale

ed invio in Regione per visto di congruità

I tavoli di lavoro, elementi portanti nella costruzione del piano di zona, si sono articolati secondo le sette diverse aree previste. La loro funzione è stata quella di costruire una partecipazione vera finalizzata a realizzare un documento programmatorio condiviso e coerente con gli apporti di ciascuno. All’interno dei sette tavoli attivati si è interloquito con soggetti diversi: cooperative sociali, soggetti privati profit, associazioni di volontariato, soggetti pubblici non profit, organizzazioni di tutela dei diritti.Il lavoro svolto ha fatto emergere un forte slancio motivazionale, un’apertura a reciproche conoscenze e collaborazioni, una partecipazione attiva da parte di realtà diverse, di professionalità e di competenze che si sono integrate sia in fase analitica sia in quella propositiva quando si è reso necessario definire le priorità, le politiche, le azioni. Ricca è stata la contaminazione di background diversi che ha permesso di ampliare lo

sguardo e di tentare di realizzare una incrementale visione d’insieme nella convinzione che integrare significa anche governare, portare a sistema, coordinare, in una parola, consente di esercitare la governance.

1.2. L’attivazione dei processi partecipativi

La costruzione del piano è stata effettuata attraverso un proficuo rapporto di partecipazione con i diversi organismi della comunità, promosso attraverso diverse modalità di coinvolgimento: bando di partecipazione, pubblicazione web, inviti personali ad associazioni, consorzi di cooperative, enti pubblici e ripetute pubblicazioni su stampa locale. Oltre agli esperti istituzionali e agli amministratori locali hanno aderito rappresentanti di enti pubblici (Provincia, Forze dell’Ordine, Ministero dell’Istruzione) rappresentanti del volontariato, soggetti privati profit e non profit, soggetti pubblici non profit, organizzazioni di tutela dei diritti. In uno scenario così complesso che vede una pluralità di attori presenti nel territorio, la condivisione delle scelte è garanzia della loro efficacia. L’impegno dei diversi attori è stato quello di costruire le condizioni per un welfare comunitario reale e si è svolto secondo le diverse fasi previste dalla DGR 157/2010.Per ogni area tematica si è svolta una riunione plenaria di apertura che ha introdotto i diversi elementi di sfondo necessari all’avvio dei lavori, sono poi seguiti due o più incontri di concertazione che, nella realizzazione del loro mandato, hanno proceduto all’analisi del contesto, alla formulazione delle priorità strategiche del quinquennio, all’individuazione delle politiche e degli interventi.Il lavoro di programmazione si è concluso con una riunione plenaria di condivisione della progettazione.

In conclusione, ciò che questo piano di zona ci propone sono una serie di finalità condivise, il pluralismo di attori e metodi, un impegno generoso di risorse umane e finanziarie e regole chiare per mantenere, potenziare ed innovare il welfare del nostro territorio assumendo come paradigmi trasversali a tutte le aree tematiche i seguenti principi:

maggior equità tra i territorio•accessibilità ai servizi•benessere dei cittadini•massimo raccordo ed integrazione degli interventi sanitari, socio sanitari e sociali per una risposta •unitaria alla persona e alla famigliaconsolidamento delle reti di solidarietà•

Sono queste le dimensioni che attraversano l’agire dello stesso piano di zona e che trovano concretezza nelle azioni specifiche di ogni area.

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ANALISI DEMOGRAFICA

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2.1 Indicatori demografici di contesto

Il territorio afferente all’ULSS 15 “Alta Padovana” è posizionato esattamente al centro della Regione del Veneto; esso è completamente pianeggiante e comprende una superficie di 582 km2 costituita da 28 comuni di dimensioni eterogenee organizzati in 2 distretti socio-sanitari. Il distretto n.1 accorpa i comuni della zona sud est, mentre quelli dell’area nord ovest afferiscono al distretto n.2, così come graficamente riportato di seguito.

La popolazione dell’Alta Padovana è dinamica e sempre in moderato ma continuo aumento.Negli ultimi 10 anni si è passati da 221.321 abitanti a 252.797 (di cui il 50,2% è di sesso femminile) registrati alla data del 31.12.2009, con un aumento del 12,5%. Come si evince dalla tabella sotto riportata, il distretto n.1 è leggermente più popoloso rispetto al n.2 (di circa 10.000 persone).

POPOLAZIONE RESIDENTE NELL’ALTA PADOVANA SUDDIVISA PER DISTRETTO SOCIO-SANITARIO DI RESIDENZA E FASCE D’ETA’

0-14 15-64 65-74 75 e più TOTALE

DISTRETTO N.1 Sud Est 21.346 89.827 11.521 9.624 132.318DISTRETTO N.2 Nord Ovest 18.530 80.440 11.171 10.338 120.479

TOTALE ULSS 15 39.876 170.267 22.692 19.962 252.797

Fonte: Anagrafe dei Comuni, 31.12.2009 / Elaborazioni Ufficio Piano di Zona, ULSS 15 Alta Padovana

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Complessivamente la popolazione anziana ( ≥ 65 anni) è pari al 16,9 % del totale (indice d’invecchiamento). Per poter avere una fotografia un po’ più precisa della struttura demografica, possiamo avvalerci di uno strumento di facile lettura, ma al contempo abbastanza completo, come la piramide della popolazione che qui sotto riportiamo sormontata dalla rappresentazione al 31.12.2009. Se si confrontano le raffigurazioni si nota che con il trascorrere degli anni si è verificato un aumento della natalità rappresentato da una base più allargata della piramide, il sensibile aumento della frequenza dei grandi vecchi (>80 anni) in particolare nel sesso femminile, un significativo aumento della popolazione maschile in età lavorativa e un’elevata frequenza nella classe d’età compresa fra i 35 e i 50 anni che include il boom demografico degli anni ’60 incrementato ulteriormente dalla presenza di giovani immigrati regolari.

L’indice di vecchiaia (IV), che misura il rapporto tra la popolazione anziana (≥ 65 anni) e la popolazione giovanile (0-14 anni), registra nell’Ulss un valore medio pari a 107: ciò sta a significare che ad ogni 100 giovani corrispondono 107 anziani. Nonostante dal 2000 ad oggi tale indice sia aumentato di ben 7 punti percentuali, possiamo comunque affermare che l’Ulss 15 è “mediamente” giovane visto che la media osservata nel Veneto è pari a 139,4.Entrando nel dettaglio locale, il comune più giovane è certamente Massanzago con un indice di vecchiaia pari a 58 (i giovani sono presenti in misura quasi doppia rispetto agli anziani) seguito, anche se un po’ distanziato, da Loreggia (70) e Campodoro (85). Dall’altro lato della classifica, il comune che risulta essere il più “vecchio” è Carmignano di Brenta (IV pari a 144) seguito da Piazzola sul Brenta (141,5) e Cittadella (132 circa). Complessivamente ben 16 dei 28 comuni hanno un IV inferiore alla media riscontrata nel territorio. Un’analisi strutturale completa deve tenere conto di altri indici che possano aiutarci a descrivere a tutto

tondo la popolazione residente. L’indice di ricambio, invece, [numero di persone che potenzialmente lasciano l’attività lavorativa (60-64 anni) ogni 100 persone che potenzialmente possono entrare nel mondo del lavoro (15-19 anni)] è pari a 105: ogni 105 persone che potenzialmente abbandonano/in procinto di abbandonare l’attività lavorativa, ve ne sono solo 100 pronte a sostituirle. Ovviamente il rapporto negativo, destinato ad aumentare con l’andar degli anni, è dovuto anche all’effetto del calo di natalità che da diversi anni stiamo assistendo.

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L’indice di dipendenza senile, ottenuto dal rapporto tra la popolazione ≥ 65 anni e la popolazione 15-64, misura 25,1: a 100 persone in età “produttiva” ne corrispondono 25 anziane.La dipendenza giovanile, pari a 23,4, calcola il rapporto tra la popolazione di età compresa tra gli 0 e i 14 anni e quella compresa tra i 15 e i 64 anni. La valutazione del carico di assistenza, inoltre, ci permette di misurare il peso assistenziale che grava sulla popolazione produttiva. Tale indice è pari a 48,5 (rapporto tra la popolazione attiva e quella non attiva) indica che vi è quasi una persona non indipendente a carico di 2 persone attive.

Al fine di poter avere un quadro più competo e aggiornato possibile si ravvisa la necessità di affiancare agli indici Istat precedentemente esposti altri indicatori ridefiniti che permettano di avere un’idea più “attuale” della situazione socio-demografica del territorio.

INDICATORI DEMOGRAFICI STANDARD E RIDEFINITI DELL’ALTA PADOVANA AL 31.12 DI CIASCUN ANNO

INDICATORI TRADIZIONALI Formule 2000 2005 2009

Vecchiaia 65+/(0-14) 98,9 104 107Dipendenza Senile 65+/(15-64) 22,1 24,1 25,1Dipendenza Giovanile (0-14)/(15-64) 22,3 23,1 23,4Carico Assistenziale (0-14)+(65+)/(15-64) 44,4 47,2 48,5Ricambio (60-64)/(15-19) 102,2 103 105,5

INDICATORI RIDEFINITI Formule 2000 2005 2009

Dipendenza Senile 75+/(30-59) 15,35 16,49 17,21Dipendenza Giovanile 0-14/(30-59) 35,09 34,33 34,38Carico Assistenziale (0-14)+(75+)/(30-59) 50,44 50,81 51,59Quartaetà/Terzaetà 75+/(60-74) 48,62 54,73 55,23

Fonte: Anagrafi Comunali, al 31.12 di ciascun anno. Elaborazioni a cura dell’Ufficio Piano di Zona

Come si evince dalla tabella sopra riportata, l’indice di dipendenza senile “ridefinito” (popolazione ≥ 75 su popolazione 30 - 59 anni), alla data del 31.12.2009, fa segnare un 17,2 che significa che ogni 100 persone nell’età adulta attiva si devono prendere cura di circa 17 anziani appartenenti alla 4A età. Confrontando il trend dell’ultimo decennio, tale indicatore non ha evidenziato degli incrementi così vistosi: siamo passati dal 15,3 del 2000 al 16,5 del 2005. Si prevede comunque, per un futuro non troppo remoto, che tale rapporto sia destinato a crescere a causa sia dell’espandersi della terza età, sia per il contrarsi dell’età adulta-attiva.Entrando nel dettaglio locale, i valori più elevati si manifestano nel comune di Carmignano di Brenta (25), seguito da Piazzola e da Campo San Martino (22). Dall’altro lato della classifica, coloro che registrano i valori più rincuoranti sono certamente Massanzago (10) e Loreggia (11). L’indice di dipendenza giovanile “ridefinito” (rapporto tra la popolazione 0-14 sulla popolazione 30-59) raggiunge un valore di poco superiore a 34: ogni 100 persone nell’età adulta attiva si devono prendere cura di circa 34 bambini ed adolescenti. Nell’ultimo decennio, a causa della costante diminuzione delle nascite, tale indicatore ha subìto un costante ma moderato decremento: siamo passati dal 35 del 2000 al 34,3 del 2005, rapporto poi mantenuto pressoché immutato fino ad oggi. Il carico di assistenza che pesa sulla popolazione tra i 30 e 59 anni, analizzato attraverso gli indicatori ridefiniti, rileva:

100 persone nell’età adulta attiva si prendono cura di circa 31 bambini e adolescenti;•100 persone nell’età adulta attiva si prendono cura, all’incirca, di 17 persone appartenenti alla 4ª età •(≥75 anni)

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Infine, il rapporto esistente tra la 4ª e la 3ª età (≥75/65-74) è pari a 55.Tale relazione ha avuto degli incrementi rilevanti negli anni passati se si pensa che nel 2000 era pari a 48,6 per poi giungere già a quasi 55 nel 2005 e rallentare sensibilmente sino ai giorni nostri.Tale numero, comunque, è destinato a crescere negli anni a causa da un lato del progressivo invecchiamento della popolazione e del continuo innalzamento della speranza di vita dall’altro. Si ravvisa quindi la necessità di studiare delle politiche di mantenimento dell’autonomia nella popolazione anziana che contrastino efficacemente l’insorgere della parziale o totale non autosufficienza.

Analizzata la composizione della popolazione, risulta utile chiedersi come sia distribuita all’interno del territorio e se vi siano dei comuni più popolosi di altri. La densità media del territorio è pari a 434 persone per km2 : è un valore piuttosto elevato se consideriamo che la Regione del Veneto raggiunge una media pari a 265. L’Ulss 15, dunque, nel panorama regionale risulta essere la quinta in ordine di densità e ricopre un’analoga posizione anche per l’estensione territoriale in Km2 . Entrando nel dettaglio, occorre considerare che, all’interno dei confini geografici dell’Alta Padovana, la popolazione non è omogeneamente distribuita ma vi sono comuni ben più popolosi di altri: è proprio per questo che il range riscontrato varia tra i 185 e i 745. I comuni con i valori più bassi risultano essere concentrati in una fascia facilmente demarcabile nella parte ovest del territorio. Essi sono: Gazzo (185 persone/ km2) seguito da San Giorgio in Bosco, Campodoro, San Pietro in Gù e Piazzola sul Brenta. Il comune più “denso”, invece, risulta essere Vigonza con 745 persone su km2.

2.2 La famiglia

Dall’analisi effettuata emerge come il modello tradizionale di famiglia stia drasticamente cambiando anche nel nostro territorio. La famiglia ha svolto finora un compito cruciale in compensazione alle carenze del sistema di welfare pubblico; il nostro modello sociale infatti concepisce la famiglia come ammortizzatore sociale in quanto essa svolge un ruolo cruciale nel dare supporto concreto ai soggetti più vulnerabili e bisognosi. Le profonde trasformazioni, però, che essa ha subìto, hanno contribuito a modificare sostanzialmente la natura delle sue relazioni. La struttura familiare tende ad allontanarsi sempre più dal modello “tradizionale italiano”, risultando sempre più frammentata e destrutturata. La persistente bassa fecondità, la propensione dei giovani a ritardare il momento per creare una propria famiglia e diventare genitori, il progressivo invecchiamento e l’instabilità coniugale hanno portato ad un aumento di persone sole e coppie senza figli. Nello specifico, nel territorio dell’Alta Padovana, il numero delle famiglie presenti negli ultimi 8 anni ha fatto registrare un incremento considerevole passando da 73.893 a 88.227 unità (+19,4%).Ciononostante il numero medio di componenti delle stesse è decisamente diminuito passando da 3,0 componenti per famiglia (registrato nel 2000) a 2,79 del 2008. Tale fenomeno trova una comprensibile spiegazione se si pensa che al numero di anziani che, sempre più, si trovano a vivere soli in casa, vanno aggiunti un cospicuo aumento di famiglie unipersonali dovuto sia ai “giovani” che vivono da soli, sia a causa dell’aumento del numero di separazioni e divorzi. Negli ultimi anni appare evidente l’aumento del numero di residenti che risultano celibil/nubili, dei vedovi ed un aumento esponenziale del numero di divorzi; il numero dei celibili/nubili, infatti, dal 2000 al 2008 registra un incremento medio pari al 16,5%. Si segnala che in nessuno dei 28 comuni vi è una diminuzione ma tutti, chi più chi meno, segnano una variazione positiva. Per quanto concerne la situazione dei vedovi, invece, l’aumento medio è più contenuto: siamo infatti nell’ordine del 3,7% ma si segnalano situazioni in cui la variazione ha anche segno negativo.La situazione più eclatante riguardo il numero dei divorzi è quella del comune di San Giorgio delle Pertiche dove si riscontra un aumento degli stessi pari al 340% seguito, seppure a distanza, dal comune di Campodoro (255%), Gazzo Padovano (182%), Borgoricco e via via tutti gli altri. L’aumento medio riscontrato nel territorio è pari a 116% nel periodo dal 2000 al 2008. Da sottolineare che tutti i 28 comuni, dal 2000 al 2008, registrano dei significativi incrementi.Il fatto che solo una quota marginale delle prestazioni di assistenza sia coperta dal sistema pubblico o dal terzo settore è un esempio illuminante del carico che la famiglia è costretta a sopportare per garantire solidarietà nei confronti dei soggetti più deboli del sistema. La famiglia non è dunque solo una somma di individui ma anche e, soprattutto, un luogo in cui la rete relazionale è base per la gestione comune delle risorse. Va dunque riconosciuto il suo ruolo di soggetto protagonista del welfare in quanto è più appropriato promuovere, sostenere e semmai “integrare” la presa della rete famigliare che sostituirsi ad essa.

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2.3 Popolazione Immigrata

Un elemento fondamentale nello studio della popolazione è certamente quello relativo alla popolazione immigrata. E’ un fenomeno da tenere sempre presente specie in ambito di programmazione, quando avere un quadro completo, esaustivo con previsioni attendibili e che tengano conto delle dinamiche sociali, può permettere di realizzare una programmazione veramente aderente ai bisogni della popolazione. Nella totalità del territorio il fenomeno dell’immigrazione è sempre stato abbastanza contenuto ma certo non trascurabile: se consideriamo la popolazione immigrata all’inizio del millennio, essa era pari al 4,7% della popolazione. Al 31.12.2008, invece la percentuale si è innalzata fino a raggiungere quota 9,5% pari a 23.774 stranieri, così come rappresentato nella tabella sottostante.

POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE NELL’ALTA PADOVANA SUDDIVISA PER DISTRETTO SOCIO-SANITARIO DI RESIDENZA E FASCE D’ETA’

0 -5 6 -14 15 -19 20 - 49 50 - 64 65 e più TOTALE

Distretto 1 Sud Est

1.565 1.403 688 8.574 737 124 13.091

Distretto 2 Nord Ovest

1.244 1.150 641 6.846 715 113 10.683

Totale Alta Padovana

2.809 2.553 1.329 15.420 1.452 237 23.774

Fonte: Anagrafe dei Comuni.Dati aggiornati al 31.12.2008. Elaborazioni Ufficio Piano di Zona, ULSS 15 Alta Padovana

Non possiamo certo tralasciare la struttura demografica di tale popolazione: come si nota dal grafico sottostante, la piramide della popolazione straniera appare molto schiacciata, “condensata” e non supera i 65 anni. Oltre a “pance” prominenti concentrate tra i 20 e i 40 anni (età prettamente lavorativa) vi è una base molto larga, sintomo che la popolazione immigrata si sta stabilizzando nel nostro territorio con nuove e numerose nascite.

2.4 Lo stato di salute nell’Alta Padovana

Lo stato di salute dei cittadini dell’Alta Padovana viene sinteticamente analizzato attraverso la distribuzione delle patologie maggiormente diffuse effettuata con l’analisi dei ricoveri ospedalieri.Tali dati sono riferibili al 31.12.2009.

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I grafici precedentemente riportati permettono di analizzare i dati per classi d’età.L’analisi per classi di età evidenzia un fenomeno sempre più legato alle persone con età più avanzata, andamento atteso alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione e all’aumento dell’aspettativa di vita. Nelle classi di età più giovane prevalgono le malattie dell’apparato respiratorio, le malattie dell’apparato digerente, i disturbi psichici ed i traumatismi. Nell’età adulta iniziano ad emergere le malattie del sistema osteomuscolare, i tumori e le malattie del sistema circolatorio: patologie, queste ultime, che tendono a crescere continuamente fino alle età più anziane. Nelle donne acquisiscono particolare importanza le malattie dell’apparato genito-urinario. Negli uomini il settore dei traumatismi ed avvelenamenti, sempre in grande evidenza, mostra un massimo tra i 14 e i 40 anni: questo fenomeno è legato principalmente all’infortunistica stradale e agli infortuni sul lavoro. Nel caso delle donne di età compresa tra i 20 e i 40 anni, la più frequente causa di ospedalizzazione è rappresentata dal parto e dalle patologie correlate alla gravidanza. Nell’analisi dello stato di salute non si può certo omettere “la speranza di vita” che rappresenta il numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere ad una specifica età. Essa è una misura strettamente correlata al tasso di mortalità e fornisce indicazioni sullo stato sociale, ambientale e sanitario della popolazione; rappresenta inoltre un importante parametro per valutare il livello di sviluppo di un territorio.La speranza di vita alla nascita indica, quindi, il numero medio di anni che una persona può aspettarsi di vivere al momento della sua nascita in base ai tassi di mortalità registrati nell’anno di riferimento.Nel territorio dell’Alta Padovana, la speranza di vita raggiunge dei valori abbastanza elevati che via via, nel tempo, sono andati consolidandosi. Nel sesso femminile, infatti, alla data del 31.12.1999, si registrava un valore pari a 81,4 anni; con l’andar del tempo, a fine 2007, tale dato si è andato confermando raggiungendo quota 82,6. Per i maschi, invece, la situazione è un po’ diversa: alla fine del 1999 la loro speranza era pari a “soli ” 76,0 anni. Col trascorrere del tempo, però, il gap che li divideva dal genere femminile si è andato assottigliando tanto che già a fine del 2007 sono riusciti ad aumentare la loro speranza di ben 2,8 anni (passando così a 78,8).

2.5 La distribuzione delle risorse

Nell’individuazione delle risorse impiegate relativamente ai servizi considerati nel Piano di Zona sono stati assunti con riferimenti le percentuali dell’anno 2009. L’area che ha assorbito la maggiore quantità di risorse economiche è quella degli Anziani (48% sul totale) seguita, anche se ben distanziata, dalla Disabiltà e dall’area Materno Infantile come si evince dal grafico sottostante.

Il bilancio dell’area sociale rappresenta un impegno economico importante e concreto per il welfare del nostro territorio.

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LA DEFINIZIONE DELLE STRATEGIE DI INDIRIZZO E LE SCELTE OPERATIVE

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Parlare di strategia significa parlare dell’ insieme di decisioni sugli obiettivi della programmazione sociale, sul loro cambiamento, sulle risorse da impiegare e sulle politiche da attuare per il loro raggiungimento.Questocapitolopresentaperogniareatematica,partendodallaverificadell’esistente,un’attentaanalisideibisogni prioritari, delle politiche di intervento individuate e delle azioni promosse per poter rispondere ai bisogni dei cittadini. Pur nella specificità di ogni area, alcune strategie di indirizzo sono comuni a tutti e condizionano le scelte operative rispetto alle azioni da mettere in campo.Come emerso nel capitolo precedente dall’analisi dei dati demografici la politica sociale del nostro territorio non può non riconoscere la famiglia come soggetto attivo e considerarla come attore primario nell’organizzazione del sistema del welfare.

Trasversalmente in tutte le aree sono emerse alcune considerazioni vincolanti: la prima è che le politiche sociali, pur conservando intatto il loro ruolo di intervento nella risoluzione delle diverse criticità sociali, devono sviluppare maggiormente una funzione preventiva indirizzandosi in particolare, come già detto in precedenza, a coprire ed anticipare i nuovi bisogni emergenti di tutti i cittadini.

La seconda considerazione, in stretto collegamento con la precedente, è che le politiche sociali non sono solamente indirizzate al bisogno ma, pur mantenendo verso questo aspetto un’attenzione particolare, devono coprire un largo spettro di problematiche che vanno dalla promozione dell’inserimento nella collettività al rafforzamento della coesione intergenerazionale fino allo sviluppo della sfera partecipativa e delle reti di solidarietà, caratteristiche proprie della società e della comunità, basate sulla condivisione e la solidarietà.

La terza considerazione richiama l’importanza di proseguire nel cammino di rafforzare l’integrazione socio sanitaria intendendo con essa tutte le attività atte a soddisfare, mediante percorsi assistenziali integrati, i bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie ed azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e quelle di riabilitazione.

Per ognuna delle sette aree tematiche previste è stato applicato uno schema di sviluppo che vede:

1. una premessa che contestualizza l’area nel nostro territorio

2. la sequenza Priorità – Politiche – Azioni dove per:

priorità si definiscono i principali bisogni a cui dare risposta considerando quelli consolidati e quelli •emergenti, politiche si definiscono le finalità/obiettivi che si intendono raggiungere attraverso un’insieme di •azioni omogenee;azioni si definiscono le scelte operative previste per raggiungere gli obiettivi prefissati; indicano che •“cosa” fare concretamente.

3. le azioni sono articolate in:

UDO• (Unità di Offerta come definite dalla L.22/02);ICP• (Insieme Complessi di Prestazioni);Progetti di benessere• (rivolti ai cittadini);

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Progetti di Sistema• (riorganizzazione interna, miglioramento dei servizi e delle reti). Inoltre, le azioni possono essere suddivise in:

mantenimento dove si descrivono gli interventi consolidati che si intende mantenere nel territorio;•potenziamento/riconversione dove si descrivono gli interventi già presenti nel territorio che si intende •potenziare o riconvertire;innovazione dove si descrivono gli interventi nuovi che saranno sviluppati con il presente piano di •zona.

AzioniSoggetto

responsabile della gestione

Politiche di riferimento

Utenti Previsione Risorse 2011

In ciascuna azione inoltre vengono definiti:

il • soggetto responsabile della gestione cioè il soggetto/i pubblico/i o privato/i che promuove/no e governa/no il servizio;la politica di riferimento;•i posti/utenti• dove si indica il numero dei posti per le UDO e il numero di utenti previsti per anno per gli altri interventi (ICP, progetti di benessere). Per i progetti di sistema tale dato può essere non pertinente.la previsione delle risorse• ossia l’impegno di spesa previsto, riferito all’anno 2011 per la realizzazione dell’azione prevista.

AREA FAMIGLIA, INFANZIA, ADOLESCENZA, GIOVANI E MINORI IN CONDIZIONI DI DISAGIO

(anche in rif. alla DGR 2416/2009)

3.1

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Premessa

L’area della famiglia, infanzia, adolescenza, giovani e minori in difficoltà dell’AULSS 15, struttura complessa del distretto socio-sanitario, comprende al suo interno un insieme di servizi ed équipe specialistiche:

servizio di neuropsichiatria, psicologia, riabilitazione per l’età evolutiva;•consultorio famigliare;•servizio di promozione al benessere;•équipe adozioni;•centro per l’affido e la solidarietà famigliare•

tutte rivolte all’analisi, valutazione e cura, in un’ottica multidisciplinare e multidimensionale, dei bisogni di salute dei bambini e dei ragazzi, delle singole persone e delle famiglie, nonché, su delega degli enti locali, delle situazioni di abuso e maltrattamento che possono configurare un rischio di pregiudizio nei minori d’età. L’operare secondo un’ottica multidisciplinare, l’attenzione costante al lavoro d’équipe, all’integrazione delle competenze e alla trasversalità degli interventi con l’obiettivo di rispondere in modo sempre più mirato, appropriato e globale ai bisogni presentati dai cittadini che vi si rivolgono, costituisce da anni una caratterizzazione particolare dell’attività dei servizi dell’unità, anticipando, per molti aspetti, quanto nel tempo delineato e ribadito dalla Regione Veneto nelle: “Linee guida per la protezione e la cura dei minori” ( anni 2005 e 2008), nelle “Linee guida per i consultori famigliari” (anno 2010) e dal recente “Progetto obiettivo per la salute mentale” (anno 2010). Questostiledilavororichiedealtaprofessionalità,formazionecontinua,tempodedicato,trovandonell’unità valutativa multidimensionale distrettuale (UVMD) il luogo dell’incontro, della condivisione, dell’attribuzione di impegni e responsabilità per definire il progetto di presa in carico integrato a favore del cittadino. Anche le attività di protezione, cura e tutela dei minori d’età, delegate dagli enti locali, beneficiano di tale modello operativo, collocate, come sono, non in nuovo e specifico servizio, bensì nell’ambito delle attività istituzionali proprie del consultorio famigliare e del servizio di neuropsichiatria, psicologia, riabilitazione per l’età evolutiva. Questasceltaorganizzativa,originalenelpanoramaregionale,haintesovalorizzare,nelmigliorutilizzo,quanto già di competenza di ciascun servizio, mantenendo nel contempo un’attenzione costante agli aspetti della protezione e della cura del minore d’età in tutte le situazioni che possono configurarsi come fattori di rischio in questo senso, in special modo nella grave e reiterata conflittualità intrafamigliare, nella psicopatologia grave con disabilità, nelle situazioni di deprivazione esperienziale e ambientale.La delega totale, tecnica ed economica, l’organizzazione unitaria dei due servizi deputati alla protezione, cura e tutela, la consistenza dell’utenza dei due servizi (una media di 2.500 utenti l’anno per il servizio di NPREE e di 5.000 utenti l’anno per il consultorio famigliare, le cui risorse sono ampiamente sotto dotate, sulla base degli standard indicati dalle linee guida per i consultori famigliari) consentono ai servizi di effettuare una buona intercettazione, nell’ambito delle loro competenze abituali, delle situazioni di maltrattamento e trascuratezza, attuando gli interventi specifici. Tale organizzazione e modalità di lavoro, a nostro avviso, rende ragione del fatto che l’Azienda ULSS 15 abbia tra le percentuali più elevate della Regione relative a minori e famiglie in carico per problematiche di tutela, cui vanno aggiunti i minori a rischio di pregiudizio intercettati nel lavoro istituzionale quotidiano dei due servizi (tra il 15 e il 20% dell’utenza dei servizi di NPREE e il 5% di quella dei consultori famigliari).

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Accanto a tali aspetti di forza e valore propri dei servizi dell’unità, possiamo delineare alcune criticità sostanziali, che necessitano di soluzioni oramai non più procrastinabili:

come evidenziato dagli standard di servizio contenuti nelle recenti linee guida regionali per i consultori •famigliari, le attività di tutela dovrebbero beneficiare di personale aggiuntivo: questo non accade né per i consultori famigliari né per il servizio di NPREE, con conseguente aggravio del carico di lavoro degli operatori e sottrazione di risorse operative e temporali agli altri complessi compiti istituzionali;

quella della cura e della riabilitazione è l’area più fragile del servizio di NPREE, soprattutto per le •situazioni di patologia specie nei primi anni di vita e in adolescenza, che richiedono tempestività, intensità e continuità degli interventi; mancano centri diurni di cura, specificamente dedicati ad alcune patologie come l’autismo e l’insufficienza mentale medio-grave e ad altre forme di patologia psico-relazionale che necessitano di interventi articolati, specializzati, con continuità temporale plurisettimanale e scansioni temporali prolungate nell’ambito della stessa giornata; mancano i reparti di ricovero ospedaliero specialistici di neuropsichiatria infantile, per le acuzie e le emergenze, specie in adolescenza; mancano le strutture intermedie di cura come le comunità terapeutiche, per i ragazzi con psicopatologia grave con presenza o meno di difficoltà famigliari. Sono, queste, strutture altamente specialistiche, che necessitano di una programmazione regionale e di un impegno organizzativo ed economico che non può che riguardare territori sovra ULSS ed una cooperazione con il privato-sociale accreditato, ma che richiedono un’attenzione urgente per le gravi ricadute, in termini di mancata o insufficiente cura, di situazioni patologiche solo parzialmente affrontabili in un ambito ambulatoriale, con inevitabili aggravamenti nel tempo e conseguenti alti costi assistenziali nel proseguo dell’età;

le famiglie appaiono sempre più fragili, sia nella capacità organizzativa ed economica, sia nella tenuta •delle relazioni intrafamigliari e nei compiti genitoriali; un progetto di aiuto in questo senso non può che prevedere una responsabilizzazione ed una collaborazione coordinata e in rete che coinvolga gli enti locali, i servizi, il mondo associativo e del privato-sociale, prevedendo interventi di supporto organizzati a più livelli e capillarmente, secondo una programmazione condivisa e monitorabile;

i bambini e i ragazzi, ancora una volta, costituiscono un anello debolissimo della catena, per gli •scarsi investimenti a loro dedicati, soprattutto quando si trovano in situazioni di particolare fragilità, patologia o disabilità e per l’estrema penuria di luoghi, tempi e modi che attivino le loro risorse, sostengano le autonomie, favoriscano gli incontri e la socializzazione, li rendano via via protagonisti;

i bambini e i ragazzi disabili, insieme alle loro famiglie, costituiscono un’ulteriore ambito delicato, •specie per quanto riguarda l’integrazione sociale e scolastica e per le molte forme di supporto di cui le famiglie necessitano; il trasporto dei minori nei luoghi della cura, della socializzazione, dell’integrazione resta prevalentemente a carico delle famiglie, con importanti difficoltà di gestione; le modalità di integrazione scolastica necessitano di un nuovo e costante lavoro di confronto, condivisione e collaborazione fra servizi, scuola, enti locali e famiglie con l’obiettivo di una reale inclusione e di un congruente utilizzo delle risorse; vi è la necessità di un’attivazione del privato sociale per l’attuazione, anche in età evolutiva, di centri diurni che lavorino in rete con le famiglie, la scuola e i servizi a sostegno delle autonomie, delle competenze, dell’attivazione personale dei bambini e dei ragazzi disabili;

non meno importante, anche alla luce di quanto sopra esposto e in relazione alla multifattorialità delle •situazioni di disagio, si delinea come necessario sviluppare opportunità di socializzazione e di ascolto

e orientamento per i ragazzi, nonché di formazione dei giovani/adulti che svolgono funzioni educative nelle realtà locali (servizio promozione e benessere).

Infine si ritiene importante, così come discusso in diverse occasioni, rivisitare:

le politiche e le attività che vengono svolte nell’ambito della tutela per la protezione dei soggetti in •situazioni di maltrattamento (v. Programmazione DGR 2416/2009);le attività del servizio di promozione al benessere secondo le indicazioni regionali più recenti correlate •alle caratteristiche della rete del nostro territorio, alle buone esperienze in corso e ad eventuali orientamenti che emergessero in sede di conferenza del sindaci.

In linea con quanto sopra esposto, sono state condivise le priorità per il nuovo piano di zona con il tavolo di concertazione e puntualizzate le politiche e gli interventi conseguenti.Dalle riflessioni e dalle considerazioni emerse dal percorso di concertazione dei tavoli, si ritiene opportuno riprendere in modo più allargato le problematiche legate alla disabilità, sia per i minori di età, sia per gli adulti al fine di rendere più informati e partecipi i diversi soggetti coinvolti nelle tematiche inerenti la questione.

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Priorità di Intervento

GENITORIALITA’ E BISOGNI DEI MINORI

Criticità relative allo sviluppo fisiologico del bambino•Vulnerabilità, fragilità e difficoltà del ruolo genitoriale, con particolare riferimento alle situazioni di •conflittualità e separazioneDifficoltà di conciliazione dei compiti genitoriali con i bisogni dei figli•Isolamento e difficoltà di integrazione dei bambini/ragazzi e delle loro famiglie •

DISTURBI E CRITICITA’ DELLO SVILUPPO DEI MINORI

Disagio e patologia psichico comportamentale nell’infanzia e nell’adolescenza•Rischio di emarginazione per i soggetti in età evolutiva e per i loro genitori in situazioni di disagio e •patologia

DISABILITA’

Criticità legate alla disabilità dei soggetti in età evolutiva e specifiche della loro famiglia•

TUTELA E CURA

Protezione, cura e tutela dei minori d’età in situazioni di rischio di pregiudizio e pregiudizio •(deprivazione, trascuratezza e abuso) Criticità e vulnerabilità del ruolo educativo genitoriale nell’affido e nell’adozione•Crescita e sviluppo dei bambini e dei ragazzi in contesti arricchenti e protettivi•Carenza, fragilità, scarsa diffusione nel territorio/comunità di una cultura solidale e accogliente nei •confronti di bambini e famiglie in situazioni di difficoltà

ADOLESCENZA

Opportunità di crescita ed integrazione per gli adolescenti•Criticità specifiche della fase adolescenziale•

FAMIGLIA

Povertà, precarietà, disagio socio-economico, isolamento sociale dei nuclei familiari, con particolare •attenzione alle famiglie migrantiCriticità legate alle relazioni intrafamiliari (comprese quelle proprie delle situazioni precarie degli •immigrati)Fisiologia e criticità legate alla fase della procreazione, della maternità e della paternità.•Famiglie in situazione di maltrattamento-violenza•

Politiche e azioni

1. Sviluppare e sostenere percorsi di accompagnamento-sostegno educativo dei genitori e sostegno dello sviluppo fisiologico dei bambini e dei ragazzi

1.1 mantenere le attività di sostegno alla genitorialità promuovendo percorsi di nascita pre-post partum, attività proprie del consultorio familiare e attraverso le attività specifiche del servizio NPREE (azione di mantenimento);

1.2 mantenere le attività di sostegno alla genitorialità: punti di ascolto del Servizio Promozione e Benessere, dei comuni, delle scuole, dell’associazionismo, delle parrocchie e del privato sociale (azione di mantenimento);

1.3 mantenere le attività di sensibilizzazione ed informazione sulla “geografia dei servizi e progetti del territorio” utilizzando la carta dei servizi, book informativo, “Informamamma” (azione di mantenimento);

2. Potenziare le strutture per l’infanzia presenti nel territorio e favorire forme di co-educazione

2.1 sviluppare, da parte delle amministrazioni locali e del privato sociale, le opportunità di accoglienza dei bambini attraverso il potenziamento dei servizi per l’infanzia: nidi, nidi integrati, nidi famiglia (azione di potenziamento);

2.2 mantenere incontri e percorsi per la collaborazione ed il confronto tra le scuole per l’infanzia, i genitori e il consultorio familiare e il servizio di NPREE (azione di mantenimento);

3. Promuovere e sostenere le opportunità aggregative e socio-educative

3.1 mantenere, da parte dei comuni, delle parrocchie, del privato sociale e delle associazioi, le opportunità socio-educative-ricreative: gruppi associativi, centri di aggregazione (CRA- CSE), centri estivi, attività educativa territoriale anche in collaborazione con il servizio di Promozione al Benessere e gli altri servizi dell’unità organizzativa (azione di mantenimento);

3.2 mantenere, da parte del servizio promozione al benessere, la consulenza progettuale e la collaborazione per la realizzazione di progetti per le attività socio-ricreative, attivazione di percorsi formativi per giovani ed adulti con funzioni educative (azione di mantenimento);

4. Sostenere lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi in situazioni di particolare criticità e/o patologia con specifici interventi di diagnosi e trattamento per le fasce d’età 0-3 anni che con interventi clinici rivolti alla relazione genitori-figli per l’età adolescenziale

4.1 potenziare, da parte del servizio di NPREE, le attività di diagnosi precoce, trattamento ed intervento sulla relazione genitori-bambino nelle situazioni in cui è presente una patologia in età 0-3 attraverso l’implementazione del “Progetto Infanzia 0-3 anni” che verrà presentato entro il 2010 alla Regione del Veneto (azione di potenziamento);

4.2 potenziare, da parte del servizio di NPREE e del consultorio familiare, le attività di valutazione e di cura con gli adolescenti effettuando, nei casi in cui sia necessario, l’intervento sulla coppia genitoriale attraverso un’attività di riorganizzazione e integrazione correlata all’adeguamento del personale previsto dalle linee guida del consultorio familiare DGR 215/2010 (azione di potenziamento);

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5. Mantenere gli attuali standard di valutazioni integrate, diagnosi-cure precoci e specifiche nei minori disabili

5.1 effettuare, da parte del servizio di NPREE, diagnosi integrate e cure precoci e specifiche, elaborare e verificare, in èquipe multiprofessionale, il progetto personalizzato dei minori disabili (azione di mantenimento);

6. Favorire e attuare forme di aiuto e di sostegno alle famiglie

6.1 promuovere l’integrazione sociale dei bambini/ragazzi disabili, sia da parte del servizio pubblico che del privato sociale, attraverso la collaborazione per la progettazione e la realizzazione di interventi personalizzati di sostegno alla famiglia con il servizio di integrazione scolastica e sociale, le scuole, le associazioni, il privato sociale e gli enti locali (azione di mantenimento);

6.2 impegnare parte delle risorse economiche assegnate dai comuni alle scuole materne paritarie per favorire l’integrazione dei bambini disabili, con l’insegnante di sostegno dedicato, secondo gli indirizzi dell’accordo di programma provinciale art. 2, 2.13 (azione di innovazione);

7. Collaborare con la scuola secondo la Legge 104/92

7.1 dare attuazione, in collaborazione con la scuola, la famiglia e i comuni, ai contenuti dell’accordo di programma (rif. L.R.104/92) sull’integrazione scolastica dei minori disabili e in situazione di svantaggio (azione di mantenimento);

8. Definire con precocità e specificità i minori d’età che vivono situazioni di rischio di pregiudizio e pregiudizio (tutela e cura)

8.1 valutare, da parte del servizio di NPREE e del consultorio familiare, in équipe multidisciplinare, nell’ambito delle attività specifiche del proprio mandato istituzionale o su segnalazione proveniente dalla scuola, dalle forze dell’ordine, dall’autorità giudiziaria, da altri servizi ulss, le situazioni di rischio di pregiudizio e pregiudizio in attuazione della delega da parte degli enti locali (azione di mantenimento);

8.2 collaborare, da parte del CASF e del servizio di NPREE, con gli istituti comprensivi per l’utilizzo della specifica scheda di segnalazione di situazioni di possibile rischio di pregiudizio, sulla base degli orientamenti per la comunicazione scuola-servizi del pubblico tutore dei minori (azione di innovazione);

9. Definire i progetti di protezione e cura del minore e l’aiuto alla famiglia di origine (tutela e cura)

9.1 formulare il progetto quadro o il progetto personalizzato multidisciplinare in équipe, con l’eventuale collaborazione di altri servizi e del privato-sociale nel rispetto delle linee guida regionali specifiche (azione di mantenimento);

10. Sviluppare risorse accoglienti che sostengano la crescita dei bambini e dei ragazzi e supportino le loro famiglie in situazioni di difficoltà relazionali e ambientali (tutela e cura)

10.1 aumentare, nel quinquennio, il numero delle comunità educative e delle comunità familiari

autorizzate/accreditate presenti nel territorio secondo la programmazione e le indicazioni regionali per l’inserimento di minori d’età su progetto quadro redatto dai servizi aziendali, (azione di potenziamento);

10.2 prevedere, nel quinquennio, l’attivazione di una comunità educativa riabilitativa nel territorio (azione di innovazione);

10.3 aumentare, nel quinquennio, il numero delle comunità diurne presenti nel territorio secondo la programmazione e le indicazioni regionali per l’inserimento di minori d’età su progetto quadro redatto dai servizi aziendali (azione di potenziamento);

10.4 mantenere le attività territoriali proprie del progetto “Tutori Volontari”, garantendo la formazione continua ai tutori volontari, il monitoraggio costante delle tutele aperte e del gruppo tutori e la diffusione della conoscenza dell’attività dei tutori presso servizi, comunità e altri soggetti significativi del territorio (azione mantenimento);

10.5 mantenere l’attività del CASF (centro per l’affido e la solidarietà famigliare), in collaborazione con i servizi titolari della protezione e cura dei minori e con il privato sociale, garantendo la valutazione delle famiglie/singoli formati disponibili all’affido, l’abbinamento della famiglia con il minore, il sostegno ad ogni singola famiglia affidataria, gruppi di sostegno per famiglie affidatarie sulla base delle linee guida regionali specifiche (azione di mantenimento);

10.6 promuovere, da parte del CASF , del serviio di NPREE, del consultorio familiare e del privato sociale, attività di sensibilizzazione ed informazione diversificate per sensibilizzare il territorio alla tematica dell’accoglienza anche in collaborazione con le scuole e gli enti locali (azione di potenziamento);

10.7 promuovere, dal parte del CASF, del servizio di NPREE, del consultorio familiare e del privato sociale, corsi di informazione/formazione in gruppo di famiglie e singoli rispetto alle tematiche dell’accoglienza e dell’affido, in linea con le indicazioni delle linee guida regionali specifiche in collaborazione con il privato sociale (azione di potenziamento);

10.8 promuovere, dal parte del CASF, del servizio di NPREE, del consultorio familiare e del privato sociale e dei comuni, percorsi di formazione continua e gruppi di mutuo aiuto per gruppi di famiglie e singoli affidatari da parte del privato sociale con convenzione o finanziamento specifico (azione di potenziamento);

10.9 avviare, da parte del CASF, del servizio di NPREE e del privato sociale, interventi psicoeducativi territoriali strutturati per la cura e la protezione del bambino/ragazzo e della famiglia (azione di innovazione);

11. Garantire forme di contrasto e cura delle situazioni di grave maltrattamento e abuso sessuale (tutela e cura)

11.1 mantenere, da parte del servizio di NPREE e del consultorio familiare, la collaborazione con i centri regionali di riferimento per l’abuso e il maltrattamento come da protocolli specifici (azione di mantenimento);

12. Sviluppare processi di accompagnamento dei percorsi adottivi (tutela e cura)

12.1 mantenere, da parte del consultorio familiare e dell’èquipe adozioni, la valutazione e avviare percorsi di sostegno della coppia disponibile all’adozione, in situazione di difficoltà, anche in collaborazione di altri servizi (azione di mantenimento);

12.2 mantenere, da parte dell’èquipe adozioni e di tutti i servizi dell’unità organizzativa su specifici bisogni dei bambini, le attività di sostegno alla genitorialità adottiva nei passaggi critici di crescita dei figli

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(azione di mantenimento);12.3 continuare, da parte dell’èquipe adozioni e degli enti autorizzati, i percorsi di sostegno per genitori

adottivi nel periodo dell’attesa su specifico finanziamento regionale PIAF (azione di mantenimento);12.4 mantenere, da parte dell’èquipe adozioni e del consultorio familiare,s i percorsi di accompagnamento

per bambini appena giunti in adozione e di sostegno per i loro genitori (azione di mantenimento);

13. Favorire il protagonismo, l’autonomia e la responsabilità degli adolescenti promuovendo le opportunità di crescita nelle comunità locali

13.1 realizzare, da parte del servizio promozione al benessere, interventi socio educativi/ricreativi in collaborazione tra soggetti istituzionali, associazionismo e privato sociale che intervengono con gli adolescenti (azione di mantenimento);

13.2 avviare una collaborazione tra servizio promozione al benessere, consultorio familiare, comuni, scuola e associazioni significative nel territorio per l’individuazione e la realizzazione di progettualità rivolta agli adolescenti anche con la loro possibile collaborazione attiva (azione di mantenimento);

14. Offrire spazi di incontro, ascolto e orientamento agli adolescenti per accogliere domande legate alla fisiologia della crescita

14.1 mantenere, da parte del servizio promozione al benessere in collaborazione con i comuni, le associazioni, le scuole e il privato sociale, le attività di incontro/ascolto/orientamento ed informazione -Time Out, Punti dAdO, Informagiovani ed altre opportunità per i giovani a livello territoriale - (azione di mantenimento);

14.2 mantenere, da parte del consultorio familiare in collaborazione con altri servizi e la scuola, le attività di ascolto e prevenzione attraverso lo “spazio giovani” dei consultori (azione di mantenimento);

14.3 mantenere, da parte del consultorio familiare in collaborazione con altri servizi e la scuola, le attività nell’ambito dell’educazione all’affettività-sessualità, svolte nelle scuole secondarie di primo e secondo grado sulla base delle risorse disponibili o su finanziamento regionale specifico (azione di mantenimento);

15. Promozione della famiglia e dei servizi dedicati

15.1 recepire le linee guida del consultorio familiare (DGR 215 del 3/02/2010) come deliberato dalla DGR 2082/2010 (azione di mantenimento);

15.2 attuare le linee guida del consultorio familiare (DGR 215 del 3/02/2010) come deliberato dalla DGR 2082/2010 secondo una programmazione pluriennale di progressivo adeguamento del personale dedicato (azione di mantenimento);

15.3 mantenere, da parte dei comuni di Carmignano di Brenta e di Campodarsego, interventi volti ad individuare forme, modelli, e modalità anche in termini di buone pratiche e nell’ambito più ampio di una organica integrata politica di supporto e sostegno alla famiglia in tutto il suo fisiologico ciclo di vita “centri per la famiglia” DGR 2571/2009;

16. Sostegno e protezione del singolo e delle relazioni intrafamiliari sia con le funzioni del servizio pubblico che con le attività dell’associazionismo che interviene a favore delle famiglie

16.1 effettuare, da parte del consultorio familiare, con consulenza, sostegno e trattamento

pluriprofessionale rivolto al singolo, alla coppia, alla famiglia per problematiche individuali e familiari (azione di mantenimento);

16.2 avviare, da parte del consultorio familiare, del servizio di NPREE e dei comuni, la collaborazione con le associazioni che intervengono a favore delle famiglie per il sostegno della genitorialità (azione di innovazione);

16.3 mantenere, da parte del consultorio familiare in collaborazione con altri servizi e la scuola, le attività di consulenza, sostegno psico-sociale e legale, mediazione familiare nelle situazione di conflittualità e nelle separazioni anche su mandato dell’Autorità giudiziaria (azione di mantenimento);

16.4 collaborare, da parte del consultorio familiare e del privato sociale, con il servizio di mediazione linguistico culturale per le attività rivolte alle famiglie immigrate (azione di mantenimento);

17. Potenziare le attività di sostegno e accompagnamento rispetto alla maternità ed alla paternità responsabili

17.1 mantenere, da parte del consultorio familiare, gli interventi di consulenza rispetto alla maternità/paternità responsabili e di tutela socio-sanitaria della gravidanza e della perinatalità;

17.2 mantenere, da parte del consultorio familiare, gli interventi e le attività di counselling nell’accoglienza di persone che richiedono l’ IVG ( interruzione volontaria di gravidanza) prevedendo un accompagnamento psicosociale e collaborando con il presidio ospedaliero per favorire interventi preventivi e di sostegno (azione di mantenimento);

18. Accoglienza delle problematiche legate al maltrattamento ed alla violenza

18.1 mantenere, da parte del consultorio familiare e delle associazioni, gli interventi di accoglienza, sostegno e protezione delle vittime di maltrattamento e violenza in sinergia con altre istituzioni e il privato sociale (azione di mantenimento);

19. Programmazione di interventi di ordine economico e tariffario

19.1 mantenere, da parte dei comuni, le agevolazioni economico/tariffarie o contribuzioni economiche alle famiglie con precarietà economica transitoria per favorire l’accesso alle strutture per l’infanzia e alla scuola materna paritaria e pubblica su parere dei servizi aziendali (azione di mantenimento);

19.2 proporre l’impegno dei comuni a destinare una quota per abitante al capitolo per il sostegno economico (azione di mantenimento);

20. Sviluppare la collaborazione e l’integrazione fra i servizi e potenziare il lavoro di rete con i soggetti della comunità locale (associazionismo e privato sociale)

20.1 implementare, dal parte del consultorio familiare e del servizio di NPREE, il protocollo di collaborazione/intesa con il dipartimento di salute mentale e il servizio sociale professionale per situazioni di rischio di pregiudizio e pregiudizio e per continuità della presa in carico in situazioni di patologia (azione di potenziamento);

20.2 attivare, dal parte del consultorio familiare e del servizio di NPREE, protocolli/intese con il servizio di mediazione linguistica culturale per gli interventi a favore delle famiglie immigrate (azione di innovazione);

20.3 attivare, dal parte del consultorio familiare e del servizio di NPREE, protocolli/intese con il Ser.T.

42 43

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Piano di Zona 2011 / 2015

45

Piano di Zona 2011 / 2015

per le situazioni di rischio e pregiudizio e pregiudizio e per le situazioni di doppia diagnosi in età adolescenziale (azione di innovazione);

20.4 attivare, da parte del CASF, protocolli di collaborazioni con le associazioni del privato sociale per la gestione degli affidi familiari (azione di innovazione);

20.5 favorire, da parte del servizio di promozione al benessere, occasioni e forme di scambio/collaborazione tra i soggetti sociali ed istituzionali del territorio al fine di mettere in rete conoscenze ed attività che concorrono a produrre condizioni favorevoli alla crescita del bambino e della famiglia (azione di potenziamento);

20.6 avviare, da parte del servizio di NPREE e del consultorio familiare, un tavolo di concertazione con i servizi aziendali coinvolti a diverso titolo nella disabilità, con le associazioni, il privato sociale e la scuola per compartecipare alle politiche indicate dal piano (azione di innovazione);

20.7 collaborare con altre realtà istutuzionali limitrofe e con il privato sociale per la realizzazione di una comunità terapeutica riabilitativa protetta (CTRP) per minori d’età affetti da psicopatologia rilevante con presenza o meno di precarietà familiare.

TABELLA 1/A: descrizioni delle azioni di mantenimento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

ICPServizio di

Neuropischiatria e psicologia di età evolutiva (NPREE)

ULSS 15Area Minori

Politiche 1 ,2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 11, 12 2.550 3.074.791,00 costante

ICPConsultorio Familiare

ULSS 15Area Minori

Politiche 1, 2, 4, 8, 9, 11, 12, 14, 15, 16, 17, 18

4.900 1.528.685,00 costante

PROG DI BENESSERE TUTELA E CURA

Percorsi sensibilizzazione e di formazione continua e gruppi di mutuo aiuto

ULSS 15Area Minori

10. Sviluppare risorse accoglienti che sostengano la crescita dei bambini e dei ragazzi e

supportino le loro famiglie in situazioni di difficoltà relazionali

e ambientali (tutela e cura)

costo compreso

nel servizio adozione

UDOServizio per l’adozione

nazionale ed internazionale dei minori

ULSS 15Area Minori

12. Sviluppare processi di accompagnamento dei percorsi

adottivi

340 209.555,00 costante

ICPAttività di

sensibilizzazione e informazione

(Promozione al Benessere)

ULSS 15Area Minori

Politiche 1, 3, 13, 14 7.650 502.899,00 costante

ICPSportelli sociali tematici

(INFORMAGIOVANI

ULSS 15Area Minori

14. Offrire spazi di incontro, ascolto e orientamento agli adolescenti per accogliere

domande legate alla fisiologia della crescita

1.797 162.815,00 costante

ICPServizio Tutela Minori

Affidi e reti famiglie (ex Piaf )

ULSS 15Area Minori

Politica 10 53 201.077,00 costante

ICPServizio di Mediazione

Familiare

ULSS 15Area Minori

16. Sostegno e protezione del singolo e delle relazioni

intrafamiliari sia con le funzioni del servizio pubblico che con le attività dell’associazionismo che interviene a favore delle famiglie

176 29.467,00 costante

UDOSTRUTTURE PROTETTE

PER MINORI rette extra ulss

ULSS 15Area Minori

politica 10 88 2.006.892,00 costante

44 45

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46

Piano di Zona 2011 / 2015

47

Piano di Zona 2011 / 2015

ICPCentro socio educativo

per minoriS. Antonio

Ass. Frater politica 10 14 21.525,00 costante

ICPCentro socio educativo

per minori IQBAL

Centro Bertollo politica 10 23 54.325,00 costante

ICPServizi Ludico ricreativi

Compiti insieme

Comune di Camposampiero

politica 10 30 5.500,00 costante

UDOComunità educativa diurna SAMUELE

Coop. Soc. Carovana

politica 10 5 31.884,00 costante

UDO Comunità educativa

diurna GIAMBURRASCA

Associazione Maranathà

politica 10 21 135.219,00 costante

UDOComunità per minori

LA CASA DI SETA

Piccola Coop. Soc. “La Casa di

Seta”

politica 10 4 106.449,00 costante

UDOComunità per minori

SICHEM

Coop. Soc. Carovana

politica 10 1 39.544,00 costante

UDOComunità per minori

MARANATHA’

Fondaz. “La Grande Casa”

politica 10 5 153.396,00 costante

UDOComunità per minori

NUOVI ORIZZONTI

Centro Bertollo politica 10 0 0,00

UDOComunità per minori

LA RONDINE

Centro Bertollo politica 10 6 136.438,00 costante

UDOComunità per minori

VILLAGGIO S. ANTONIO

Villaggio Sant’Antonio

Prov. Padovana. Frati Minori conventuali

politica 10 0 0,00

UDOComunità familiari n.3

Ass. “Papa Giovanni XXIII”

politica 10 1 2.984,00 costante

PROG DI SISTEMA Progetti di

sensibilizzazione (Informamamma, Book

informativo)

ULSS 15Area Minori

1. Sviluppare e sostenere percorsi di accompagnamento-sostegno educativo dei genitori

e sostegno dello sviluppo fisiologico dei bambini e dei

ragazzi

0,00

PROG DI SISTEMA Effettuare interventi

di collaborazione con le Associazioni che intervengono a favore delle famiglie per il sostegno della

genitorialità

ULSS 15Area Minori

6. Favorire e attuare forme di aiuto e di sostegno alle famiglie

0,00

UDOAsili Nido

(n.27)

Comuni 2. Potenziare le strutture per l’infanzia presenti nel territorio e favorire forme di co-educazione

2.797.000,00 costante

ICPServizi ludico-ricreativi/

ludoteche

Comuni 2. Potenziare le strutture per l’infanzia presenti nel territorio e favorire forme di co-educazione

208.290,00 Comuni

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

TABELLA 1/B: descrizioni delle azioni di potenziamento o riconversione – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

PROG DI SISTEMA Sviluppare confronti

tra Consultori, NPREE e scuole per l’infanzia

ULSS 15Area Minori

2. Potenziare le strutture per l’infanzia presenti nel territorio e favorire forme di co-educazione

0,00

PROG DI SISTEMA TUTELA E CURA

Attività di sensibilizzazione

ed informazione sul territorio

ULSS 15Area Minori

10. Sviluppare risorse accoglienti che sostengano la crescita dei bambini e dei ragazzi e supportino le loro

famiglie in situazioni di difficoltà relazionali e ambientali (tutela

e cura)

0,00

ICPServizi di prossimità/

buonvicinato/gruppi di auto-aiuto

ULSS 15Area Minori

Politiche 9, 10 0,00

PROG DI SISTEMADefinire protocolli di collaborazione

con CASF, SerT, Dipartimento di Salute Mentale, Mediazione linguistica, Servizio

sociale professionale e tra servizio materno

infantile e privato sociale, scuole

ULSS 15Area Minori

20. Sviluppare la collaborazione e l’integrazione fra i servizi e

potenziare il lavoro di rete con i soggetti della comunità locale

(associazionismo e privato sociale)

0,00

UDOComunità educativa

riabilitativa

ULSS 15Area Minori

10.Definire con precocità e specificità i minori d’età che

vivono situazioni di rischio di pregiudizio e pregiudizio

0,00 già ricompresa nelle spese

delle comunità educative

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

48 49

TABELLA 1/C: descrizioni delle azioni di innovazione rispetto alle aree di intervento – 2011

AzioniSoggetti

responsabili della

gestione

Politiche di riferimento UtentiPrevisione

Risorse 2011

Variazione su Spesa 2010

PROG DI BENESSERE Progetto infanzia 0-3 anni

ULSS 15Area Minori

4. Sostenere lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi in situazioni di particolare

criticità e/o patologia con specifici interventi di

diagnosi e trattamento per le fasce d’età 0-3 anni che con interventi clinici rivolti alla relazione genitori-figli

per l’età adolescenziale

500 150.000,00 +150.000(Finanziam. Regionale)

previsione 2012

PROG DI SISTEMA Interventi per l’integrazione di soggetti deboli o a rischio

(impegnare parte delle risorse economiche assegnate dai

Comuni alle scuole materne paritarie per l’integrazione dei

bambini disabili)

Comuni 6. Favorire e attuare forme di aiuto e di sostegno alle

famiglie

0,00

UDOComunità educativa

riabilitativa

ULSS 15Area Minori

politica 10 0,00 Spese non previste per il

2011

PROG BENESSERE Prog OIKOS - Altre strade

ULSS 15Area Minori

10. Sviluppare risorse accoglienti che sostengano

la crescita dei bambini e dei ragazzi e supportino le loro famiglie in situazioni di difficoltà relazionali e

ambientali (tutela e cura)

5 86.268,00 +86.268(Finanziam. Regionale)

PROG DI SISTEMA Tavolo di concertazione

azienda, associazioni, privato sociale scuola per

compartecipare alle politiche indicate dal piano

ULSS 15Area Minori

politica 20 0,00

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

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50 51

AREA ANZIANI

3.2

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Piano di Zona 2011 / 2015

52 53

Premessa

Il target dell’area è costituito dalla popolazione anziana con particolare attenzione alle persone parzialmente autosufficienti e non autosufficienti residenti nell’Aulss 15 con una età anagrafica superiore ai sessantacinque anni.In linea con la vision indicata dalla Regione Veneto si è individuato che per la fascia d’età fra i 65 e i 75 anni il bisogno prioritario è quello di politiche di promozione alla domiciliarità sviluppando la qualità della vita di queste persone e concentrandosi sul mantenimento/miglioramento delle dimensioni del vivere; per la fascia di età che va dai 75 in su, chiaramente a rischio o presenza di situazioni di non autosufficienza (long term care), si andrà invece a concentrare le azioni di sostegno.Il numero di anziani nell’Alta Padovana di età superiore ai 65 anni, alla data del 31.12.2009, è di 42.654 unità pari al 16,9% sul totale della popolazione residente; gli anziani di 75 anni e più sono 19.962 (pari al 7,9%) , mentre i grandi vecchi (≥ 80 anni) raggiungono la quota del 4,6 %. Dalle analisi fatte, risulta che nell’ultimo decennio (1999-2009) la popolazione anziana ha certamente fatto registrare un aumento ma esso, nella realtà dell’Azienda ULSS 15, è abbastanza contenuto: i ≥ 65 anni sono passati da 15,1% a 16,9%; i ≥ 75 da 6,6% a 7,90% e gli ultra ottantenni da 3,5 a 4,6%.L’obiettivo che l’Alta Padovana si prefigge di perseguire è quello di favorire l’invecchiamento attivo come impegno costante socialmente riconosciuto; a tale scopo si ritiene importante salvaguardare a pieno titolo le iniziative promosse dagli enti locali largamente diffuse nel nostro territorio con la collaborazione imprescindibile del volontariato organizzato che favorisce non solo l’aggregazione associativa, come strumento per contrastare i rischi di esclusione sociale, ma realizza anche nuove opportunità di relazione e di benefici per la comunità. La programmazione dell’area anziani, nello specifico, si pone l’obiettivo di proseguire e perfezionare il mantenimento, per quanto possibile, dell’anziano fragile a casa propria attuando forme di aiuto a supporto dei caregivers, integrando e coordinando le “reti” di sostegno sociali e sanitarie che possono facilitare la permanenza a domicilio dell’anziano, pianificando percorsi di assistenza personalizzati per far diventare la casa dell’anziano il “luogo” in cui essere regolarmente seguiti e assistiti.Si sostengono inoltre, le opportunità di risposta assistenziale diversificata offerta dai centri servizi del territorio, nel rispetto della libera scelta del cittadino e oltre a ciò, come previsto dalla DGR 2082/2010 si favorisce la ricerca di proposte articolate a supporto della domiciliarità.A questi centri si richiede l’impegno di lavorare per il miglioramento costante della qualità della vita delle persone accolte e nel rispetto dei criteri previsti dalla L.22/02. Tra le problematiche che coinvolgono la popolazione anziana vi sono indubbiamente quelle relative alla gestione della dimissione protetta dall’ospedale, con particolare riferimento alle difficoltà della famiglia nella gestione delle situazioni di emergenza/urgenza legate a tale dimissione.Per far fronte a questo problema il tavolo di lavoro ha individuato l’esigenza di una risposta più adeguata alla situazione di post acuzie per convalescenza e riabilitazione post dimissioni ospedaliere indicando come modello assistenziale il “progressive care”, cioè un modello che permette di dare risposte alle diverse situazioni di intensità di “cura” in rapporto ai reali bisogni acuti, post acuti e cronici dell’anziano fragile.

Ciò permetterebbe:il miglioramento del sistema organizzato a “rete” fra i vari servizi ospedalieri e socio-sanitari-territoriali •attraverso l’attivazione del servizio sociale ospedaliero;l’attivazione di percorsi formali per la dimissione protetta del paziente, con un appropriato affidamento •alle risposte territoriali in grado di far fronte all’esigenza della continuità delle cure, attraverso modalità flessibili e personalizzate.

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

Tale processo di riorganizzazione dell’assistenza per livelli di intensità di cura permetterebbe di potenziare l’attuale offerta riorganizzandola secondo i seguenti livelli:

l’ospedale come luogo per le cure e l’assistenza all’anziano in fase acuta•gli ospedali di comunità, che verrebbero attivati nel territorio, come presidi per una risposta •temporanea alla fase post acutai servizi residenziali, domiciliari, diurni del territorio deputati alla risposta più appropriata ai bisogni •sanitari e sociosanitari dell’ultima fase della post acuzie ma soprattutto dei pazienti cronici, con uno spostamento dell’asse assistenziale verso la domiciliarità.

In base a questa analisi il tavolo di lavoro ha individuato le priorità, politiche ed azioni.

Priorità di Intervento

Condizioni di fragilità socio sanitaria ed economica della persona anziana sola e/o in coppia •Isolamento, solitudine dell’anziano•Perdita di autonomia a causa di episodi acuti di malattia•Rischio di sradicamento dell’anziano dal proprio ambiente familiare•Rischio di burnout dei caregivers con elevato carico assistenziale•Rischio di parcellizzazione e settorializzazione degli interventi a favore delle persone anziane•

Politiche e azioni

1. Assicurare alla popolazione anziana e ai suoi famigliari l’ascolto della domanda, la valutazione e la presa in carico professionale

1.1 adeguare, nel quinquennio, l’organico del servizio sociale professionale, dimensionandolo in modo omogeneo ed equilibrato in tutti i comuni dell’Alta Padovana in relazione alla consistenza demografica (azione di potenziamento);

2. Accompagnare l’utente nell’orientamento dell’offerta dei servizi

2.1 aumentare le ore di apertura dello sportello integrato in seguito al potenziamento del servizio sociale professionale prevedendone una riorganizzazione degli orari di apertura al pubblico (azione di potenziamento);

2.2 attivare un punto “InformaAnziani” per favorire la fruibilità delle informazioni sull’accesso alla rete dei servizi socio-sanitari, al singolo cittadino e alla sua famiglia (azione di innovazione);

3. Sostenere gli interventi domiciliari a supporto della famiglia con anziano non autosufficiente

3.1 confermare la gestione associata per l’erogazione dei contributi economici regionali -assegno di cura, buoni servizio e assegno di sollievo- (azione di mantenimento);

3.2 mantenere il servizio di assistenza domiciliare con la conferma dell’attuale dotazione di personale oss sia dipendente che in convenzione (azione di mantenimento);

3.3 mantenere la compartecipazione alla spesa da parte dell’utente SAD secondo i criteri stabiliti dal regolamento - alleg. n. 3 del Piano Locale per la Domiciliarità PLD - (azione di mantenimento);

3.4 aumentare l’offerta semiresidenziale diurna di 40 posti presso i centri servizi di entrambi i distretti

(come da tabella allegata), in particolare per la zona sud del territorio come previsto dalla programmazione del precedente Piano locale della non autosufficienza (azione di potenziamento);

3.5 mantenere la disponibilità di posti per ricoveri temporanei presso le strutture residenziali come previsto dal Piano Locale per la non autosufficienza (azione di mantenimento);

3.6 sviluppare percorsi formativi per le assistenti famigliari (badanti) secondo le linee guida regionali favorendo successivamente l’incontro tra domanda e offerta attraverso l’agenzia Veneto Lavoro (azione di innovazione);

3.7 regolamentare l’attività di trasporto delle persone disabili ed anziani non autosufficienti verso i servizi sanitari attuato dalle associazioni di volontariato locale in convenzione con l’azienda ULSS (azione di innovazione);

4. Favorire la domiciliarità delle persone anziane

4.1 mantenere il servizio di telesoccorso/telecontrollo nel rispetto delle vigenti normative regionali e secondo le modalità del precedente Piano della Domiciliarità che prevede la compartecipazione degli utenti pari al 50% del costo (azione di mantenimento);

4.2 favorire il convenzionamento fra comuni e associazioni di volontariato al fine di sviluppare azioni di supporto all’autonomia e alla domiciliarità della persona - piccole riparazioni, accompagnamenti sociali, commissioni varie, etc. (azione di potenziamento);

4.3 mantenere le attività ricreative di socializzazione (centri di aggregazione/sociali, soggiorni climatici, centri estivi o invernali) presso i Comuni del territorio (azione di mantenimento);

4.4 mantenere le attività di prevenzione che favoriscono il benessere fisico dell’anziano attraverso attività di sport e benessere termale promosse dai comuni (azione di mantenimento);

4.5 potenziare, da parte del comune di Carmignano di Brenta, il servizio di “infermiere di famiglia” a supporto dell’assistenza domiciliare (azione di potenziamento);

5. Sostenere la libera scelta del cittadino nell’accesso ai servizi residenziali in relazione alle sue specifiche esigenze

5.1 mantenere i percorsi che favoriscono e sostengono la libera scelta del cittadino nell’accesso alle strutture residenziali sia intra che extra ULSS, riportando la scelta espressa nella lista d’attesa degli aspiranti all’emissione dell’impegnativa di residenzialità (azione di mantenimento);

5.2 mantenere l’attuale offerta per la sezione dedicate alle persone in stato vegetativo permanente SVP e il servizio di alta protezione alzheimer SAPA (azione di mantenimento);

6. Sviluppare maggiore integrazione socio sanitaria per migliorare il percorso di dimissioni protette

6.1 sviluppare l’ offerta residenziale presente nel territorio secondo quanto previsto dalla programmazione di cui al Piano Locale per la non autosufficienza 2007-2009 passando dagli attuali 904 posti ai 1189 autorizzabili - DGR 471/2009 (azione di potenziamento); si allega schema

6.2 implementare, nel quinquennio, 2 nuclei di ospedale di comunità di 30 posti letto ciascuno presso i centri servizi di Camposampiero e Cittadella per rispondere ai bisogni delle persone in dimissione dagli ospedali in fase post acuta (azione di innovazione);

6.3 attivare, in concomitanza all’avvio degli ospedali di comunità, il servizio sociale professionale presso i due presidi ospedalieri con l’obiettivo di migliorare il raccordo ospedale–territorio attraverso l’assunzione di 1 assistente sociale (azione di potenziamento);

54 55

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

56 57

6.4 realizzare un opuscolo guida, per l’orientamento e l’attivazione dei servizi territoriali, ad uso dei reparti ospedalieri che dimettono anziani, per favorire e garantire la continuità assistenziale a domicilio (azione di innovazione);

6.5 stabilizzare il servizio di educazione ri-abilitativa domiciliare (azione di potenziamento);6.6 promuovere per l’anno 2010-2011 un percorso di addestramento formativo rivolto agli oss del SAD

al fine di acquisire maggiore competenza nell’assistenza alle persone in fase di terminalità (azione di innovazione);

6.7 sviluppare accordi con il servizio di medicina legale al fine di rendere appropriata la fornitura di ausili necessari ed adeguati nell’assistenza domiciliare (azione di innovazione trasversale);

6.8 attivareunnuovocentroresidenzialeperlecurepalliative–Hospice,nelterritoriodeldistretto2(azione di potenziamento);

6.9 prevedere, nel rispetto delle futura programmazione regionale di posti letto per non autosufficienti, una nuova struttura residenziale per anziani da collocarsi nel comune di Vigonza.

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

59

TABELLA 1/A: descrizioni delle azioni di mantenimento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

ICPAssegnazioni economiche per

il sostegno alla domiciliarità e dell’autonomia personale

(buoni servizio)

ULSS 15Area Anziani

3. Sostenere gli interventi domiciliari a supporto della

famiglia con anziano non autosufficiente

20 20.000,00 costante

ICP Assegnazioni economiche per

il sostegno alla domiciliarità e dell’autonomia personale

(assegno di sollievo)

ULSS 15Area Anziani

politica 3 90 138.326,00 costante

ICPAssegnazioni economiche per

il sostegno alla domiciliarità e dell’autonomia personale

(assegno di cura)

ULSS 15Area Anziani

politica 3 1918 4.224.821,40 costante

ICPAssistenza domiciliare integrata

con servizi sanitari ADI

ULSS 15Area Anziani

politica 3 503 2.400.150,00 costante

ICPAssistenza domiciliare socio

assistenziale SAD

ULSS 15Area Anziani

politica 3 493 266.683,00 costante

ICPTelesoccorso e teleassistenza

ULSS 15Area Anziani

4. Favorire la domiciliarità delle persone anziane

1383 3.843,45 costante

PROG DI SISTEMA Mantenere gli attuali standard del Registro

Unico di Residenzialità RUR

ULSS 15Area Anziani

5. Sostenere la libera scelta del cittadino nell’accesso

ai servizi residenziali in relazione alle sue specifiche

esigenze

25.854,02 costante

UDOSAPA

IPAB Centro servizi per

Anziani “A.M.Bonora”;

politica 5 10 390.550,00 costante

UDOSAPA

IPABCentro

Residenziale Anziani di Cittadella

politica 5 10 383.485,00 costante

UDOStati Vegetativi Permanenti

(SVP)

IPABCentro servizi

per Anziani “A.M.Bonora”

politica 5 8 620.801,00 +92.982

UDOStati Vegetativi Permanenti

(SVP)

IPABCentro

Residenziale Anziani di Cittadella

politica 5 8 537.900,00 +10.081

UDOCentro DiurnoDON ORIONE

Prov.Rel. DON ORIONE

3. Sostenere gli interventi domiciliari a supporto della

famiglia con anziano non autosufficiente

6 37.274,63 costante

UDOCentro Diurno C.S.A. BONORA

IPAB A. M. Bonora

politica 3 20 124.248,78 costante

UDOCentro Diurno

C.R.A. CITTADELLA

IPAB CRA Cittadella

politica 3 20 155.310,98 costante

UDOHospice

Camposampiero

CSA “A.M.Bonora”:

Centro Residenziale

Anziani di Cittadella

6. Sviluppare maggiore integrazione socio sanitaria per migliorare il percorso di

dimissioni protette

6 696.088,00 +9.450

ICPAttività ricreative di

socializzazione

Comuni 4. Favorire la domiciliarità delle persone anziane

159.929,00 costante

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

TABELLA 1/B: descrizioni delle azioni di potenziamento o riconversione – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento

Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa 2010

ICPServizio sociale professionale

ULSS 15Area Anziani

1. Assicurare alla popolazione

anziana e ai suoi famigliari l’ascolto

della domanda, la valutazione e la presa in carico

professionale

non calcolabile 270.857,46 Costo per il SSP con le ATTUALI

26 A.S.L’aumento di organico comporta

incremento di spesa

UDOCentro Diurno

C.R.A. PIAZZOLA S/B

IPAB CRA Cittadella

politica 3 20 0,00 Spesa non prevista per il

2011

UDOCentro Diurno

NUOVA OFFERTA ZONA SUD D1

Da definire politica 3 20 0,00 Spesa non prevista per il

2011

ICPTrasporto Sociale

ULSS 15Area Anziani

4. Favorire la domiciliarità delle persone anziane

11.000 km 69.341,00 costante

58

Page 31: Piano di zona 2011/2015 dell'Azienda ULSS 15 “Alta Padovana” · 10 11 Piano di Zona 2011 / 2015 Il quadro demografico e socioeconomico del nostro territorio si presenta in febbrile

Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

60 61

PROG DI SISTEMA Migliorare la gestione coordinata e condivisa

tra il servizio Sociale professionale e i Comuni

per l’erogazione dei contributi economici

(integrazioni rette centri servizi) a persone

anziane e loro famiglie in difficoltà

ULSS 15Area Anziani

politica 4 0,00 costi ricompresi in SSP

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti (maggior bisogno

assistenziale)CASA DON ORIONE

Prov.Rel. DON ORIONE

6. Sviluppare maggiore

integrazione socio sanitaria per migliorare il percorso di

dimissioni protette

24 804.017,68 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti (maggior bisogno

assistenziale) C.S.A. BONORA

IPAB A. M. Bonora

politica 6 72 2.989.747,77 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti (maggior bisogno

assistenziale) CAMPO SAN MARTINO

IPAB CRA Cittadella

politica 6 24 921.618,88 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti (maggior bisogno

assistenziale) BORGO BASSANO

IPAB CRA Cittadella

politica 6 24 942.317,67 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti (maggior bisogno

assistenziale) VIALE STAZIONE

IPAB CRA Cittadella

politica 6 24 961.776,06 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti (maggior bisogno

assistenziale) VILLA IMPERIALE

COOPSELIOS politica 6 24 889.649,42 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti (maggior bisogno

assistenziale) BOTTON CARMIGNANO

Fondazione OIC politica 6 24 950.768,80 costante

UDOTrasferimento per

pagamento rette di utenti che usufruiscono

di servizi residenziali (impegnative spese fuori

ULSS) M/R

ULSS 15 politica 6 70 1.077.044,00 costante

UDOTrasferimento per

pagamento rette di utenti che usufruiscono

di servizi residenziali (impegnative spese fuori

ULSS) MEDIA

ULSS 15 politica 6 17 179.244,00 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo bisogno

assistenziale) CASA DON ORIONE

Prov.Rel. DON ORIONE

politica 6 118 2.201.175,93 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo bisogno

assistenziale) C.S.A. BONORA

IPAB A. M. Bonora

politica 6 149 4.749.722,38 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo bisogno

assistenziale) VILLA BRESSANIN

Fondazione OIC politica 6 48 1.654.409 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo

bisogno assistenziale) CAMPODARSEGO

(NUOVA) politica 6 0 0,00 nuova struttura

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo bisogno

assistenziale) VILLA BREDA

IPAB CRA Cittadella

politica 6 30 1.075.372,85 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo bisogno

assistenziale) VIALE STAZIONE

IPAB CRA Cittadella

politica 6 71 2.691.875,91 costante

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

6362

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo bisogno

assistenziale) BORGO BASSANO

IPAB CRA Cittadella

politica 6 45 1.622.034,31 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo bisogno

assistenziale) VILLA IMPERIALE

COOPSELIOS politica 6 66 2.277.904,41 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo bisogno

assistenziale) PIAZZOLA SUL BRENTA

IPAB CRA Cittadella

politica 6 25 878.216,94 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo bisogno

assistenziale) BOTTON CARMIGNANO

Fondazione OIC politica 6 96 2.463.644,97 costante

UDOCentri Servizi per Anziani

non autosufficienti(ridotto/minimo bisogno

assistenziale) CASA DON LUIGI MARAN

Istituto Suore Santa Dorotea

politica 6 40 909.859,29 costante

UDOHospice-Cittadella

CSA “A.M.Bonora”

politica 6 0 0,00

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

TABELLA 1/C: descrizioni delle azioni di innovazione rispetto alle aree di intervento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento

Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa 2010

PROG DI SISTEMA Attivare InformaAziani

ULSS 15Area Anziani

2. Accompagnare l’utente

nell’orientamento dell’offerta dei servizi

0,00 Ricompreso nel costo del

personale

PROG DI SISTEMA Corso di formazione per

badanti

ULSS 15Area Anziani

3. Sostenere gli interventi domiciliari

a supporto della famiglia con anziano non autosufficiente

20 15.000,00 finanziam. Regionale

UDOOspedale di Comunità

ULSS 15Area Anziani

6. Sviluppare maggiore

integrazione socio sanitaria per

migliorare il percorso di dimissioni protette

60 4.051.500,00 previsione costi 2012

ICPServizio sociale professionale

Ospedaliero

ULSS 15Area Anziani

politica 6 36.000,00 +36.000

PROG DI SISTEMA Realizzazione opuscoli guida

per i reparti ospedalieri

ULSS 15Area Anziani

politica 6 0,00

ICPServizio Ausili

ULSS 15Area Anziani

politica 6 150 22.000,00 costante

PROG DI SISTEMA Azione di addestramento formativo per OSS sulla terminalità

ULSS 15Area Anziani

politica 6 3.000,00 costante

PROG DI SISTEMA Sviluppare accordi con il Servizio di

Medicina Legale

ULSS 15Area Anziani

politica 6 0,00

PROG DI SISTEMARegolamentare l’attività di

trasporto con la Associazioni di volontariato

ULSS 15Area Anziani

politica 3 0,00 prevista razionalizzazione

dela spesa tramite

contributo utenza

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

TABELLA 1/D: descrizioni delle azioni trasversali rispetto alle aree di intervento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento

Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa 2010

ICPSportello Sociale

Integrato

Area Anziani 2. Accompagnare l’utente

nell’orientamento dell’offerta dei servizi

108.343,00 costante

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

Page 33: Piano di zona 2011/2015 dell'Azienda ULSS 15 “Alta Padovana” · 10 11 Piano di Zona 2011 / 2015 Il quadro demografico e socioeconomico del nostro territorio si presenta in febbrile

6564

AREA DISABILITÀ

3.3

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Piano di Zona 2011 / 2015

6766

Premessa

L’area disabilità, intesa quale complesso sistema integrato di servizi pubblici e privati preposti a rispondere ai bisogni delle persone disabili e delle loro famiglie, si è modificata negli anni passando dalla cultura della prestazione a quella della valorizzazione del bisogno e del diritto.Si pone così l’accento sulla centralità della persona e quindi sulla necessità di sviluppare progetti sempre più individualizzati il cui fine ultimo è l’inclusione della persona disabile nel suo contesto di vita.Nella costruzione di tali progetti ci si ispira all’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento) e si utilizza sempre di più l’U.V.M.D. (Unità Valutativa Multidimensionale Distrettuale) come modalità operativa; l’U.V.M.D. utilizza una scheda di valutazione specifica la S.Va.M.Di. che consente di delineare un adeguato profilo di funzionamento della persona e dei suoi bisogni assistenziali. I servizi presenti nel territorio che consentono la realizzazione dei progetti individualizzati, richiedono flessibilità, capacità di modulare la tipologia di offerta e di collaborare ed integrarsi tra di loro.Gli stessi devono considerare che la vita del disabile ha un suo percorso all’interno del quale cambiano i bisogni e le necessità e al quale va assicurata coerenza e continuità nella presa in carico.Il territorio dell’Alta Padovana è caratterizzato da un significativo e costante aumento del numero delle persone disabili che accedono ai servizi di integrazione scolastica-sociale-lavorativa, residenziali e semi residenziali o che richiedono interventi di sostegno alla domiciliarità come evidenziato nel trend dei dati 2009; tale aumento si confronta però con una disponibilità di risorse costante. Sono, inoltre, sempre più numerose le situazioni complesse per la presenza di pluri-patologie, in contesti socio-familiari non in grado di rispondere adeguatamente ai rilevanti bisogni assistenziali e le situazioni con patologie da gravi celebrolesioni acquisite (incidenti stradali e/o sul lavoro). Tra i bisogni emergenti si evidenzia l’aumento delle richieste di residenzialità in quanto l’innalzarsi dell’età delle persone disabili e dei caregivers rendono difficile la gestione di tali situazioni in ambito domestico.I principali obiettivi dell’area sono il sostegno della domiciliarietà delle persone disabili attraverso la promozione dell’autonomia personale, il supporto alla rete familiare, l’attivazione di servizi semiresidenziali e di interventi economici a sostegno dell’assistenza e dell’autodeterminazione ove presente e ove possibile. Nel caso in cui si debba ricorrere alla residenzialità si ritiene fondamentale rispondere a questo bisogno all’interno del territorio dell’Azienda per mantenere il contatto con il luogo di origine e con i legami significativi che si sono creati nel tempo. Appare sempre di maggiore importanza che i servizi prestino una particolare attenzione e sostengano i percorsi di inclusione sociale, in particolare in riferimento ai cambiamenti sociali, culturali ed economici degli ultimi anni che non facilitano una vera integrazione delle persone disabili nel territorio; segnali di questo tipo arrivano sia dalla scuola che dal mondo del lavoro. Infine, dalle riflessioni e dalle considerazioni emerse dal percorso di concertazione dei tavoli, si ritiene opportuno riprendere in modo più allargato le problematiche legate alla disabilità, sia per i minori di età, sia per gli adulti al fine di rendere più informati e partecipi i diversi soggetti coinvolti nelle tematiche inerenti.

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Piano di Zona 2011 / 2015Piano di Zona 2011 / 2015

68

Priorità di Intervento

Difficoltà di integrazione scolastica di minori affetti da disabilità a cui si associano disturbi del •comportamentoDifficoltà di integrazione sociale delle persone disabili adolescenti e giovani affetti da patologie fisiche, •psichiche e sensoriali con rischio di emarginazione socialeDifficoltà delle persone disabili adulte nel continuare a vivere nel proprio domicilio•Difficoltà delle persone disabili adulte ad accedere ad un posto di lavoro•Scarse forme di tutela delle persone con grave disabilità•Sensibile aumento delle richieste per l’integrazione sociale delle persone disabili, per gli aiuti previsti •dalla L.162/98 e dalla L.284/97 e per i progetti di Vita IndipendenteRischio di compatibilità finanziaria in presenza di un concreto aumento per U.O. Disabilità in età adulta •delle domande di residenzialità sia in comunità alloggio che in RSA (16 dall’inizio 2010)

Politiche e azioni

1. Mantenere il diritto dei minori disabili, in situazione di totale dipendenza da una figura di riferimento, ad una vita il più possibile integrata nei vari contesti sociali

1.1 realizzare interventi a domicilio ai sensi dalla L.162/98, prevedendo l’aumento di 5 progettualità per anno solare (azione di potenziamento);

1.2 realizzare interventi previsti dalla L.284/97 a favore dei ciechi pluriminorati (azione di mantenimento);1.3 realizzare interventi di integrazione scolastica, prevedendo un aumento annuale di circa 30 unità

(azione di potenziamento);1.4 realizzare interventi di integrazione estiva sviluppando forme di co-progettazione con il terzo settore

Progetto “I Giramondo” Progetto “Tutti insieme in fattoria” (azione di mantenimento);1.5 realizzarepercorsidiacquaticitàconl’associazioneANPHA(azionedimantenimento);1.6 realizzare percorsi di ippoterapia con l’associazione “La Stella” (azione di mantenimento);

2. Mantenere la risposta al bisogno delle persone disabili, invalidi civili e svantaggiate di trovare un’identità sociale, sia attraverso l’assunzione di un ruolo lavorativo che mediante la propria integrazione nel contesto sociale di appartenenza

2.1 realizzare progetti personalizzati di integrazione al lavoro di persone disabili, con il mantenimento della qualità raggiunta dal servizio e con l’utilizzo di tutte le risorse disponibili nel territorio (azione di mantenimento);

2.2 realizzare progetti personalizzati di avviamento al lavoro dei minori svantaggiati avviati al servizio integrazione lavorativa-SIL dalla neuropsichiatria infantile (azione di mantenimento);

2.3 collaborare con istituti di scuola superiore secondo i protocolli in uso e le modalità concordate; per l’accompagnamento di alunni disabili dal percorso scolastico a quello lavorativo (azione di mantenimento);

2.4 collaborare con l’associazione Auser Nascente ottimizzando l’uso dei mezzi adibiti al trasporto per disabili per promuovere iniziative di integrazione sociale per persone disabili (azione di innovazione);

2.5 potenziare gli inserimenti sociali di persone disabili in ambito lavorativo con il coinvolgimento dei comuni, degli enti pubblici e privati, prevedendo un aumento di almeno 5 unità per anno solare (azione di potenziamento);

2.6 attivare nuova sede per il centro disabili motori ampliando la capacità ricettiva dagli attuali 15 a 20 posti (azione di potenziamento);

2.7 promuovere da parte dei comuni piani di “abbattimento delle barriere architettoniche” (azione di innovazione);

2.8 mantenere il servizio “Informahandicap” (azione di mantenimento);

3. Favorire il diritto alla domiciliarità delle persone in condizioni di disabilità perseguendo l’integrazione nei vari contesti sociali

3.1 mantenere le forme di aiuto alle famiglie (L.162/98-L.284/97, SAD, ADI, assegno di cura, assegno di sollievo) previste dalla normativa regionale (mantenimento);

3.2 mantenere i progetti di Vita Indipendente (azione di mantenimento);3.3 offrire la consulenza di un fisioterapista ai centri diurni e alle famiglie per formare gli operatori e/o i

caregivers all’attività di ri-abilitazione alla vita quotidiana, di movimentazione e l’individuazione/uso degli ausilii e delle tecnologie assistite (azione di mantenimento);

3.4 prevedere l’aumento di inserimenti in strutture semiresidenziali con una media di 10/15 persone all’anno (azione di potenziamento);

4. Soddisfare il bisogno di residenzialità, in via temporanea o definitiva, delle persone disabili che hanno una rete famigliare non in grado si sostenere il carico assistenziale

4.1 realizzare, nel quinquennio, nuove comunità alloggio, di 10 posti ciascuna, nel territorio nello specifico (azione di potenziamento):

2 al Graticolato di San Giorgio delle Pertiche•1 all’Irpea di Vigodarzere•1 alla Fratres di Galliera•

4.2 riconvertire l’attuale casa di riposo di Piazzola sul Brenta in una RSA per disabili di 20 posti letto (azione di innovazione);

4.3 sperimentare un gruppo appartamento a bassa intensità assistenziale per persone giovani con lieve disabilità intellettiva e problematiche di comportamento a Cittadella in collaborazione con l’associazione Maranathà e il dipartimento di salute mentale (azione di innovazione);

5. Potenziare le azioni rivolte al supporto della rete sociale dei soggetti pubblici e privati che si occupano di lavoro

5.1 aumentare gli accordi di convenzionamento diretto a favore delle coop. sociali di tipo B, come previsto dagli accordi di rete sottoscritti a livello provinciale (azione di potenziamento);

5.2 incrementare nuove forme di partenariato tra soggetto pubblico e soggetti privati per il sostegno della rete sociale e per la realizzazione di nuove opportunità lavorative (azione di potenziamento);

6. Sensibilizzare la popolazione disabile e le loro famiglie sulle possibili forme di tutela giuridica

6.1 avviare, da parte delle assistenti sociali, in collaborazione con l’associazione “Amministratori di sostegno di Padova” incontri informativi/formativi per creare maggiore sensibilizzazione verso le forme di tutela giuridica (azione di innovazione);

69

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

7170

7. Garantire il continuum nella presa in carico del disabile

7.1 realizzare un’unità operativa complessa della disabilità dell’adulto che comprenda tutti i servizi riconducibili ai bisogni che il disabile esprime (azione di innovazione);

7.2 avviare un tavolo di concertazione con i servizi aziendali coinvolti a diverso titolo nella disabilità con le associazioni, il privato sociale e la scuola per compartecipare alle politiche indicate dal piano.

TABELLA 1/A: descrizioni delle azioni di mantenimento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

ICP Supporto all’inserimento

Lavorativo (SIL)

ULSS 15U.Org. SIL - SISD

2.Mantenere la risposta al bisogno delle persone

disabili, invalidi civili e svantaggiate di trovare un’identità sociale, sia

attraverso l’assunzione di un ruolo lavorativo che mediante

la propria integrazione nel contesto sociale di

appartenenza

500 486.550,00 costante

PROG DI BENESSERE Realizzare interventi

di integrazione estiva realizzando forme di

co-progettazione col 3° settore

ULSS 15 U.Org. SIL - SISD

1.Mantenere il diritto dei minori disabili, in situazione di totale dipendenza da una figura di riferimento, ad una vita il più possibile integrata

nei vari contesti sociali

0,00 costo del personale compreso nel SISD

PROG DI BENESSERE I Giramondo, Tutti insieme in fattoria

ULSS 15 U.Org. SIL - SISD

Politica 1 0,00 costo del personale compreso nel SISD

PROG DI BENESSERE Attività educativo-

assistenziale di acquaticità

ULSS 15 U.Org. SIL - SISD

Politica 1 30 4.000,00 costante

PROG DI BENESSERE Attività educativo-

assistenziale di ippoterapia

ULSS 15 U.Org. SIL - SISD

Politica 1 15 6.000,00 costante

ICPInformaHandicap

ULSS 15 U.Org. SIL - SISD

2. Mantenere la risposta al bisogno delle persone

disabili, invalidi civili e svantaggiate di trovare un’identità sociale, sia

attraverso l’assunzione di un ruolo lavorativo che mediante

la propria integrazione nel contesto sociale di

appartenenza

non prevedibile

43.531,00 costante

ICPTrasferimenti per l’integrazione del

reddito(L. 162/98)

ULSS 15Disabilità

3.Favorire il diritto alla domiciliarità delle persone in condizioni di disabilità

perseguendo l’integrazione nei vari contesti sociali

92 458.634,04 costante

ICPTrasferimenti per l’integrazione del

reddito (L.284/97)

ULSS 15Disabilità

politica 3 5 34.485,07 costante

ICPAssistenza domiciliare

socio-assistenziale (SAD)

ULSS 15 U.Org. SIL - SISD

politica 3 già compreso in area anziani

ICPA.D.I.- Assistenza

domiciliare integrata con servizi sanitari

(ADI)

ULSS 15 U.Org. SIL - SISD

politica 3 già compreso in area anziani

ICPTrasferimenti per l’integrazione del

reddito(Prog. Vita Indipendente)

ULSS 15Disabilità adulta

politica 3 57 365.760,00 costante

ICPServizio Ausili

Disabilità adulta

ULSS 15Disabilità adulta

politica 3 345 62.854,84 costante

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

7372

TABELLA 1/B: descrizioni delle azioni di potenziamento o riconversione – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa 2010

ICPSostegno socio

educativo scolastico territoriale (SISD)

ULSS 15 U.Org. SIL - SISD

1.Mantenere il diritto dei minori disabili, in situazione di totale

dipendenza da una figura di riferimento, ad una vita il più possibile integrata nei vari contesti sociali

320 2.973.920,00 +293.000per 30 nuovi

utenti

PROG DI SISTEMA Potenziare gli

inserimenti sociali in ambito lavorativo

Comuni, Enti pubbl e privati, U.Org. Disabilità

2.Mantenere la risposta al bisogno delle persone

disabili, invalidi civili e svantaggiate di trovare un’identità sociale, sia attraverso l’assunzione di un ruolo lavorativo

che mediante la propria integrazione nel contesto sociale di appartenenza

5 6.000,00 +6.000

UDOCentro Diurno per

persone con disabilità (Centro Disabili Motori,

Il Laboratorio)

ULSS 15U.Org. Disabilità

Adulti

Politica 2 20 390.652,00 +100.00067,5% sanitario32,5% sociale

UDOCentro Diurno per

persone con disabilità VILLA S. FRANCESCO

Fondazione IRPEA Politica 2 54 1.121.790,00 costante

UDOCentro Diurno per

persone con disabilità IL GRATICOLATO

Coop. Soc. Il Graticolato

Politica 2 75 1.440.765,00 costante

UDOCentro Diurno per

persone con disabilità I PRATI

ANFFAS Politica 2 30 596.740,00 costante

UDOCentro Diurno per

persone con disabilità BETULLA

ANFFAS Politica 2 23 591.100,00 costante

UDOCentro Diurno per

persone con disabilità FRATRES GALLIERA

Coop. Soc. FRATRES

Politica 2 50 693.870,00 costante

UDOCentro Diurno per

persone con disabilità FRATRES C.S. MARTINO

Coop. Soc. FRATRES

Politica 2 35 584.790,00 costante

UDOCentro Diurno per

persone con disabilità P. FIORI

Coop. Soc. FRATRES

Fontaniva

Politica 2 50 974.650,00 costante

UDOCentro Diurno per

persone con disabilità IL CEDRO

Coop. Soc. FRATRES

Politica 2 14 230.785,00 costante

UDOCentro Diurno per

persone con disabilità VASI DI CRETA

Coop. Soc. ECO Papa Giovanni

XXIII

Politica 2 30 364.105,00 costante

UDOTrasferimenti per

pagamento rette utenti che usufruiscono di

servizi semiresidenziali extra ulss

RETTE EXTRA ULSS

ULSS 15 Politica 2 22 442.380,00 costante

UDONUOVI INSERIMENTI

U.Org. Disabilità Adulti

ULSS 15 3. Favorire il diritto alla domiciliarità delle

persone in condizioni di disabilità perseguendo l’integrazione nei vari

contesti sociali

15 315.000,00 Nuovi inserimenti in strutture

semiresidenziali67,5% san, 32,5%

soc

UDOComunità alloggio per persone con disabilità NUOVI INSERIMENTI

RESIDENZIALI

ULSS 15U.Org. Disabilità

Adulti

4. Soddisfare il bisogno di residenzialità, in via

temporanea o definitiva, delle persone disabili che hanno una rete famigliare non in grado si sostenere

il carico assistenziale

15 443.475,00 Nuovi inserimenti in strutture residenziali

30% san, 70% soc (comprende compart. Utente)

UDOGruppo appartamento

per persone con disabilita’

DON B. CREMONESE

Coop. Soc. Il Graticolato

politca 4 6 143.029,00 costante

UDOComunità alloggio per persone con disabilità

BIANCOSPINO

ULSS 15U.Org. Disabilità

Adulti

Politica 4 6 275.256,00 costante

UDORSA rette extra ULSS

ULSS 15U.Org. Disabilità Adulti

Politica 4 70 2.044.000,00 costante

UDORSA CASA GIALLA

Coop. Soc. Nuova Vita

Politica 4 30 1.716.054,00 costante

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

7574

PROG DI SISTEMA Aumentare accordi di

convenzionamento diretto a favore di Coop.ve Sociali B

ULSS 15 6.Potenziare le azioni rivolte al supporto della rete sociale dei soggetti pubblici e privati che si

occupano di lavoro

0,00

PROG DI SISTEMA Incrementare nuove

forme di partenariato tra sogg pubblici e

privati per sostegno rete sociale e

realizzazione nuove opportunità lavorative

ULSS 15, Comuni 5.Potenziare le azioni rivolte al supporto della rete sociale dei soggetti pubblici e privati che si

occupano di lavoro

0,00

ICPTrasporto sociale

Comuni Politica 2 11.479,00 costante

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

TABELLA 1/C: descrizioni delle azioni innovative – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

PROG DI BENESSERE Attività Natatorie

Auser Nascente 2.Mantenere la risposta al bisogno delle persone disabili, invalidi civili

e svantaggiate di trovare un’identità sociale, sia attraverso l’assunzione

di un ruolo lavorativo che mediante la propria integrazione nel contesto

sociale di appartenenza

15 2.000,00 +2.000

PROG DI BENESSERE Abbattimento Barriere

architettoniche

Comuni Politica 2 non prevedibile

UDORSA per persone

disabili (RSA PIAZZOLA)

ULSS 15U.Org. Disabilità

Adulti

4.Soddisfare il bisogno di residenzialità, in via temporanea

o definitiva, delle persone disabili che hanno una rete famigliare

non in grado si sostenere il carico assistenziale

0,00 spesa non prevista nel

2011

UDOGruppo appartamento

per persone con disabilità

Ass.ne Maranathà Politica 4 4 80.000,00 +80.00050%

sanitario50% sociale

PROG DI SISTEMA Sostenere da parte

dell’Unione dei Comuni “Padova Nord

Ovest” l’apertura di Coop. di tipo B

Unione dei Comuni Padova

Nord Ovest

5.Potenziare le azioni rivolte al supporto della rete sociale dei

soggetti pubblici e privati che si occupano di lavoro

0,00 0

PROG DI SISTEMA Incontri infomativi-

formativi con l’associazione

“Amministratori di Sostegno”

ULSS 15U.Org. Disabilità

Adulti

6.Sviluppare le modalità informative sulle possibili forme di tutela

previste dalla legge per le persone disabili

0,00 0

PROG DI SISTEMA Realizzare un’Unità

Operativa Complessa della Disabilità

ULSS 15 7.Garantire il continuum nella presa in carico del disabile

6.000,00 +6.000

PROG DI SISTEMA Tavolo di

concertazione con servizi azienali, priv soc, associaz, scuola

ULSS 15 - Area disabilità

7.Garantire il continuum nella presa in carico del disabile

0,00 0

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

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7776

AREA DIPENDENZE

3.4

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Piano di Zona 2011 / 2015

7978

Premessa

Nell’area dipendenze si trova ad operare in modo specifico e specialistico il servizio per le tossicodipendenze (SERT) con la collaborazione delle Associazioni locali di auto-mutuo-aiuto degli alcolisti (ACAT, AA, Villaggio della speranza).La mission di questa area consiste nel fornire consulenza, assistenza e trattamento alle persone e alle famiglie con problemi di dipendenza dalle sostanze psicoattive, migliorare la qualità della loro vita e ridurre l’incidenza delle patologie correlate, prevenire nei gruppi a rischio l’insorgenza di dipendenze patologiche e promuovere nella popolazione in generale stili di vita sani e solidali. Ogni anno sono circa un migliaio i casi seguiti dal SERT uniformemente distribuiti nel territorio.Per la stragrande maggioranza si tratta di tossicodipendenti (oltre 50%) e alcolisti (circa 35%) con un trend stabilizzato, con bisogni consolidati e spesso con situazioni multiproblematiche e complesse. Secondo i dati dell’anno 2009 i tossicodipendenti seguiti dal SERT sono stati 540 (il 65% eroinomani e il 35% cocainomani o altro, i nuovi casi 15%); mentre gli alcolisti sono stati 346 (con 106 casi nuovi, 30%); questo conferma la cronicità di alcuni soggetti tossicodipendenti ormai “invecchiati” al servizio (il 25% oltre i quarantanni). Si tratta di persone che hanno provato varie e ripetute tipologie di trattamento, ambulatoriali e residenziali, senza un esito definitivo e che quindi continuano ad essere presi in carico dal SERT per evitare un peggioramento delle loro condizioni di vita. Oltre a questi, abbiamo nuove tipologie di utenti difficili da trattare con trend di crescita e nuovi bisogni come i poliassuntori, i cocainomani, gli adolescenti problematici e tossicodipendenti, i minorenni con abuso di alcol e altro. Infine anche i tabagisti e i giocatori compulsivi richiedono aiuto e forme di trattamento. In questi anni si è assistito ad un progressivo abbassamento dell’età dei primi utilizzi di fumo, alcol e sostanze psicoattive, ad una “normalizzazione” dei consumi di queste sostanze soprattutto tra i giovani e a una loro tolleranza in vari contesti sociali. Da quanto esposto si evidenzia come la situazione locale non sia diversa da quella descritta dalla Regione del Veneto nei suoi indirizzi operativi e tra i due distretti dell’AULSS 15 non vi siano sostanziali differenze: le problematicità sono comuni e qualitativamente analoghe, vi possono essere solo lievi differenze quantitative sulle singole tipologie di bisogno. Le politiche di questa area sono finalizzate ad assicurare trattamenti ambulatoriali e residenziali ai tossicodipendenti e alcoldipendenti e a facilitare il loro reinserimento sociale e lavorativo. Particolare attenzione viene dedicata ai loro familiari che vivono drammaticamente il problema del congiunto deviante e necessitano di assistenza e aiuto. Si cerca sempre di coinvolgere la famiglia nei programmi di trattamento perché il suo contributo può essere determinante. Ci si avvale della collaborazione del privato sociale per completare o migliorare i programmi, ricorrendo, quando serve, alle comunità terapeutiche residenziali, alle associazioni di auto-mutuo-aiuto, alle cooperative sociali e al centro diurno di Galliera. Attraverso l’azione istituzionale e con appositi progetti ci si propone di contrastare la cultura della droga con azione generalizzata o con interventi selettivi sui gruppi a rischio o con l’intervento precoce sui nuovi consumatori. L’attività istituzionale viene incrementata attraverso il fondo regionale per la lotta alla droga.Le persone multiproblematiche (minorenni, comorbilità psichiatrica, adolescenti difficili) presentano una varietà di bisogni che richiedono una risposta integrata tra servizi su un progetto comune e analogamente avviene per quelle situazioni complesse di marginalità (senza casa, senza famiglia e lavoro, detenuti) che richiedono collaborazione tra enti/istituzioni per un percorso di recupero condiviso e integrato. Tutte le azioni di quest’area perseguono il fine di restituire dignità alla persona affetta da problemi di dipendenza, di renderla protagonista della propria vita per dare il suo contributo allo sviluppo della comunità di appartenenza e più in generale il fine di promuovere la cultura del benessere e forme di empowerment.

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

8180

Priorità di intervento

Rischio di abbandono dei programmi di cura e di ritorno ad un consumo cronico e patologico nei •soggetti assuntori di sostanze psicoattive in carico al servizio con possibilità di un peggioramento delle condizioni di vita e salute Difficoltà nella presa in carico di assuntori di cocaina, anfetamine e simili e di minorenni e adolescenti •con disagio già assuntori di sostanze psicoattiveRischio dell’aumento dei comportamenti devianti e di incidenti-infortuni connessi all’uso di alcol o •stupefacentiDifficoltà di gestire in modo condiviso con gli enti locali le situazioni complesse e di grave marginalità •con rischio di frammentazione degli interventi dei servizi sulle persone multiproblematicheDifficoltà genitoriali nella gestione dei figli adolescenti assuntori di sostanze psicoattive o con problemi •alcol-droga correlatiDifficoltà nel reinserimento sociale e lavorativo di tossicodipendenti e alcolisti•Rischio di una “normalizzazione” dell’uso di sostanze e del persistere di una cultura dello “sballo” tra i •giovani con difficoltà ad intervenire precocemente nelle situazioni ad alto rischio

Politiche e azioni

1. Garantire la risposta al bisogno assistenziale a persone con problemi di dipendenza da sostanze stupefacenti

1.1 mantenere gli interventi terapeutico-riabilitativi integrati individuali, famigliari e di gruppo presso gli ambulatoriali del Ser.T. (azione di mantenimento);

1.2 garantire trattamenti residenziali in comunità terapeutiche (azione di mantenimento);1.3 favorire l’inserimento lavorativo dei tossicodipendenti disoccupati con progetti specifici (azione di

mantenimento);1.4 attivare interventi psicoeducativi di gruppo per genitori di adolescenti tossicodipendenti (azione di

innovazione);1.5 continuare il progetto del piano regionale “Lotta alla droga” inerente allo sviluppo di programmi di

trattamento ambulatoriale per cocainomani (azione di mantenimento);1.6 mantenere i progetti di intercettazione precoce di situazioni critiche e a rischio, coordinando gli

interventi già in atto, come ad esempio “Occhio al Tempo,” nei comuni di Borgoricco, Cittadella e Carmignano di Brenta (azione di mantenimento);

1.7 assicurare trattamenti integrati Ser.T.-DSM attraverso gruppi di psicoterapia ai pazienti con doppia diagnosi (azione di mantenimento);

2. Assicurare trattamenti integrati a persone e famiglie con problema di dipendenza da alcol

2.1 mantenere i trattamenti ambulatoriali integrati (medico-psico-socio educativi) e di sostegno individuali e famigliari per alcolisti (azione di mantenimento);

2.2 proseguire i trattamenti terapeutico-riabilitativi di gruppo multifamiliare per alcoolisti (azione di mantenimento);

2.3 garantire la possibilità di inserimento di alcolisti presso il centro diurno “Il Parco” di Galliera (azione di mantenimento);

2.4 mantenere la possibilità di inserimento in comunità residenziali di alcolisti (azione di mantenimento);

2.5 favorire l’inserimento degli alcolisti nei gruppi di auto-aiuto -Club e A.A.- (azione di mantenimento);2.6 avviare un programma di aggancio dei giovani afferenti al pronto soccorso per gravi intossicazioni

acute da alcol tramite metodologie informative specifiche (azione di innovazione);2.7 favorire l’inserimento lavorativo di alcolisti disoccupati con progetti individuali specifici (azione di

mantenimento);

3. Contrastare il tabagismo attraverso l’aiuto terapeutico alle persone che intendono o debbano smettere di fumare

3.1 mantenere l’attività ambulatoriale di disassuefazione dal fumo di tabacco (azione di mantenimento);3.2 mantenere il trattamento di gruppo per tabagisti adottando nuove metodiche operative (azione di

mantenimento);

4. Promuovere interventi informativi e educativi che contrastino l’insorgere e il diffondersi di nuove e vecchie dipendenze

4.1 prevenire l’uso di sostanze psicoattive in ambito scolastico tramite progetti mirati con i singoli istituti (azione di mantenimento);

4.2 diffondere una cultura “libera da droghe” nel territorio attraverso interventi informativi alla popolazione su richieste specifiche (azione di mantenimento);

4.3 mantenere un adeguata attività ambulatoriale individuale e per i familiari sul gioco d’azzardo patologico (azione di mantenimento);

4.4 continuare lo screening sui disturbi alimentari dei pazienti della chirurgia prossimi ad interventi specifici (azione di mantenimento);

5. Prevedere per i soggetti multiproblematici trattamenti integrati tra i vari servizi coinvolti

5.1 assistere e monitorare i tossicodipendenti con epatite C con la collaborazione dei reparti di medicina di entrambi i presidi ospedalieri (azione di mantenimento);

5.2 mantenere lo strumento delle UVMD per le situazioni complesse che coinvolgono altri servizi (azione di mantenimento);

5.3 aggiornare il protocollo d’intesa con la psichiatria (azione di potenziamento);5.4 stendere un protocollo d’intesa con l’area materno-infantile (azione di innovazione);5.5 sviluppare progetti condivisi tra istituzioni-enti- agenzie del privato sociale per la presa in carico di

complesse e gravi marginalità (azione di potenziamento);5.6 valutare la possibilità di misure alternative alla carcerazione per detenuti tossicodipendenti o alcolisti

da riabilitare attraverso la collaborazione con il tribunale e su progetti individuali specifici (azione di mantenimento).

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

8382

TABELLA 1/A: descrizioni delle azioni di mantenimento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

UDOServizi ambulatoriali

(SER.D. e servizi del privato sociale

accreditato) CAMPOSAMPIERO

Area Dipendenze Politiche 1, 2, 3, 4, 5 400 949.273,61 costante

UDOServizi ambulatoriali

(SER.D. e servizi del privato sociale

accreditato) CITTADELLA

Area Dipendenze Politiche 1, 2, 3, 4, 5 450 987.728,92 costante

UDOServizio residenziale

COMUNITA’ TERAPEUTICA

Area Dipendenze 1. Garantire la risposta al bisogno assistenziale a

persone con problemi di dipendenza da sostanze

stupefacenti

50 643.000,00 costante

UDOServizio residenziale per

alcolisti

Area Dipendenze 2. Assicurare trattamenti integrati a persone e

famiglie con problema di dipendenza da alcol

20 210.000,00 costante

PROG DI BENESSERE Occhio al Tempo

Area Dipendenze politica 1 1850 85.000,00 costante

UDOServizi semiresidenziali

IL PARCO

Area Dipendenze politica 2 25 50.000,00 costante

ICPServizi di prossimità/

buon vicinato/gruppi di auto aiuto

Area Dipendenze politica 2 300 44.712,00 costante

ICPServizi ambulatoriali

SER.D. AMBULATORIO PER SMETTERE DI

FUMARE

Area Dipendenze 3. Contrastare il tabagismo attraverso l’aiuto

terapeutico alle persone che intendono o debbano

smettere di fumare

110 8.000,00 costante

PROG DI SISTEMA Protocollo d’intesa con

DSM

Area Dipendenze 5. Prevedere per i soggetti multiproblematici

trattamenti integrati tra i vari servizi coinvolti

0,00

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

TABELLA 1/B: descrizioni delle azioni di potenziamento o riconversione – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento

Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

PROG DI BENESSERE Fondo regionale “Lotta alla Droga”

Area Dipendenze Politiche 1, 2 1055 115.000,00 100.000Fondo

Regionale

PROG DI SISTEMA Progetti condivisi tra

istituzioni, enti, agenzie del privato sociale

per la presa in carico di complesse e gravi

marginalità

Comuni, enti, istituzioni. Area

dipendenze

5. Prevedere per i soggetti

multiproblematici trattamenti integrati

tra i vari servizi coinvolti

0,00

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

TABELLA 1/C: descrizioni delle azioni di innovazione rispetto alle aree di intervento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

PROG DI SISTEMAProtocollo d’intesa con area

materno infantile

Area Dipendenze 5. Prevedere per i soggetti multiproblematici trattamenti

integrati tra i vari servizi coinvolti

0,00

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

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8584

AREA SALUTE MENTALE

3.5

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Piano di Zona 2011 / 2015

8786

Premessa

Il nuovo progetto obiettivo regionale per la tutela della salute mentale DGR 651 del 9.3.2010 e la DGR 2082 “Indicazioni per la presentazione del piano di zona 2011/2015” esplicitano le politiche per la salute mentale da rivolgere non solo ai soggetti portatori di problematiche psichiatriche ma anche alle famiglie e alla collettività. La risposta a bisogni estremamente diversificati e complessi non può essere trovata solo nello stretto ambito sanitario ma deve necessariamente coinvolgere l’ ambito sociale nella direzione di costruire e affermare un modello comunitario di struttura, stimolando e rendendo produttivo il rapporto con il territorio e i servizi in una logica di riconoscimento e valorizzazione della comunità locale quale portatrice di competenze e risorse in grado di favorire percorsi individualizzati. Tale prospettiva, improntando la relazione come elemento cruciale dell’operare nel campo della salute mentale e dando estrema importanza all’aspetto esistenziale e di vita dell’individuo, è fondata su alcuni valori sui quali il DSM di questa ULSS si riconosce da tempo. Tra questi assumono particolare importanza il ruolo riconosciuto agli utenti di protagonisti nei processi di terapia e riabilitazione che li coinvolgono, la promozione della partecipazione dei familiari alla definizione degli obiettivi terapeutici e al miglioramento dei servizi, l’attenzione agli esiti dei trattamenti in termini di qualità della vita, la continua tensione verso il tema dell’inclusione sociale e della lotta allo stigma, la promozione di un servizio che valorizzi la cultura e l’identità etnica di provenienza del soggetto. Nello stesso tempo, negli ultimi anni, accanto al consolidamento di vecchie criticità sono emersi sempre più numerosi i casi multiproblematici, ossia soggetti che presentano criticità di diverso tipo che si potenziano a vicenda: dal disturbo psichiatrico, alla problematica sociale o economica, alla necessità di affido dei figli, alla malattia fisica o alla disabiltà, ai comportamenti antisociali anche a rilevanza penale.Disturbi dell’età adolescenziale, dell’età anziana e i disturbi “doppia diagnosi” si mantengono inoltre quali difficili sfide per i servizi in quanto sono, non solo caratterizzati da una forte rilevanza epidemiologica e dal grande impatto sociale, ma anche dalla necessità di individuare percorsi di cura possibili e non stigmatizzanti. Parallelamente emerge sempre più in modo chiaro il problema della scarsità delle risorse a fronte di bisogni così complessi: lo sforzo di salvaguardare gli attuali livelli di qualità dei servizi richiede quindi una riflessione seria sulla compatibilità tra risorse e obiettivi e quindi una riflessione su priorità e strategie. Nel precedente piano di zona 2007-2009 appena conclusosi, il DSM dell’ULSS 15 aveva individuato sostanzialmente tre aree di bisogni sui quali investire e rispetto alle quali aveva già da tempo organizzato una serie di interventi: 1. il bisogno di rispondere, in collaborazione con gli enti locali, all’esigenza di molti pazienti di poter

disporre di abitazioni specifiche con variabile gradiente assistenziale (CTRP, CA, GAP) al fine di poter garantire a tutti i pazienti della nostra ULSS la possibilità di essere curati all’interno del proprio territorio di appartenenza;

2. il bisogno di aumentare le possibilità di inserimento lavorativo per pazienti psichiatrici nelle diverse fasi del trattamento riabilitativo sia in modo protetto (COD, CLG) sia secondo quanto previsto dalla L. 68/99 che favorendo ad inserimenti in Azienda non protetti;

3. il perseguimento delle attività di lotta allo stigma.

Riteniamo che queste aree che hanno caratterizzato il precedente piano di zona mantengano ancora tutto il loro valore e che siano quindi da considerare come fondamentali politiche anche del nuovo documento.Il tavolo di lavoro della salute mentale sul piano di zona ha dato altresì l’opportunità di un confronto trasversale con le aree della disabilità, età evolutiva, dipendenze e anziani, individuando e condividendo gli interventi e azioni che meglio siano in grado di rispondere ai bisogni dei soggetti portatori di multi-problematicità.

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

8988

Tra queste sono state condivise iniziative volte a favorire la collaborazione tra servizi, attraverso la costruzione o revisione di protocolli d’intesa, piani formativi per il personale dei centri servizi per anziani e delle strutture per disabili, la creazione di gruppi di lavoro misti tra operatori di diversi servizi al fine di approfondire gli aspetti di ricerca sul campo.

Priorità di intervento

Problematicità dell’intervento precoce nelle psicosi al fine di contrastare l’evoluzione della malattia •Problema del riconoscimento precoce di esordi psicotici o di eventuali segni di rischio nell’adolescenza•Aumento dei disturbi psicopatologici nei soggetti anziani dovuto al progressivo invecchiamento della •popolazione correlato al bisogno di aumentare gli interventi di tipo psicogeriatricoCarenza di strutture residenziali all’interno del territorio dell’ULSS che integrino esigenze di tipo •riabilitativo e di tipo socio-assistenziale Criticità delle manifestazioni antisociali e di discontrollo dell’impulsività di soggetti affetti da gravi •disturbi della personalità, anche in comorbidità con abuso e dipendenza da sostanzeRischio elevato di disoccupazione o di perdita dell’autonomia lavorativa da parte dei soggetti affetti da •disturbi psichiciProblematicità dell’assistenza e presa in carico degli utenti di origine straniera•Problema della chiusura degli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) e della conseguente necessità di •disporre delle risorse necessarie per la presa in carico all’interno dei serviziProblematicità del ricorso all’ospedalizzazione di adolescenti che giungono in Pronto Soccorso per •disturbi di tipo comportamentale

Politiche e azioni

1. Potenziare la ricettività residenziale a diverso livello di protezione e assistenza, fino all’abitare autonomo, nel contesto del territorio dell’ULSS al fine di garantire ai pazienti percorsi terapeutico-riabilitativi integrati col servizio di appartenenza

1.1 prevedere la costituzione, nel contesto del territorio dell’ULSS 15, di una comunità alloggio modulo estensivo con assistenza continuativa su 24 ore per pazienti di età superiore ai 40 anni con patologia psichiatrica severa e persistente accompagnata da scarsa autonomia personale e sociale (azione di innovazione);

1.2 prevedere l’apertura di 2 comunità alloggio modulo base con assistenza su 12 ore giornaliere per utenti psichiatrici con buone risorse personali e buoni livelli di autonomia (azione di innovazione);

1.3 costituire due gruppi appartamento nel territorio di Cittadella per l’accoglienza di persone con problematiche psichiatriche in situazioni di disagio sociale ed abitativo con assistenza prevista di 4 ore al giorno attraverso la collaborazione tra DSM, servizi sociali, associazioni di volontariato e parrocchia (azione di innovazione in corso tra U.O.A. di psichiatria distretto 2, servizi sociali e parrocchia Laghi di Cittadella);

1.4 continuare a sensibilizzare, da parte del DSM, i sindaci dei comuni dell’Alta Padovana in tema di edilizia popolare (azione di mantenimento);

2. Aumentare e migliorare le opportunità di inserimento lavorativo per pazienti psichiatrici nelle diverse fasi del trattamento terapeutico e riabilitativo

2.1 mantenere il protocollo di collaborazione tra DSM e servizio di integrazione lavorativa per inserimenti dei pazienti nelle aziende (azione di mantenimento);

2.2 mantenere le convenzioni in atto con i centri occupazionali diurni (COD) e con i centri di lavoro guidato (CLG) del privato sociale (azione di mantenimento);

2.3 favorire il passaggio dai COD-CLG (distretto 1 e 2) alle coop. di tipo B, attraverso il miglioramento e la qualificazione del rapporto tra DSM, SIL e cooperazione sociale (azione di potenziamento);

2.4 sensibilizzare i sindaci e assessori dei comuni dell’Alta Padovana, l’Etra e l’Azienda Ulss per favorire l’esternalizzazione di servizi a cooperative sociali di tipo B (azione di mantenimento);

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla discriminazione nei confronti della malattia mentale

3.1 mantenere le attività di diagnosi e cura presso i centri di salute mentale di entrambi i distretti (azione di mantenimento);

3.2 sostenere i gruppi di auto-mutuo-aiuto per i familiari dei pazienti psichiatrici in collaborazione con le associazioni familiari Psiche 2000 e Aitsam, nonché l’attività di volontariato rivolta ai pazienti nelle attività di socializzazione - Diakonia (azione di potenziamento);

3.3 sostenere i corsi di formazione per volontari in collaborazione con l’associazione Psiche 2000 nel distretto 1 (azione di mantenimento);

3.4 organizzare corsi di formazione nel distretto 2 per volontari in collaborazione con l’associazione Aitsam, Psiche 2000, Diakonia e le associazioni di volontariato presenti sul territorio e le parrocchie (azione di innovazione);

3.5 proseguire con l’attività di cineforum in collaborazione con l’associazione Psiche 2000 e con il comune e la parrocchia di S. Giorgio delle Pertiche (azione di mantenimento);

3.6 mantenere il percorso riabilitativo di teatroterapia nel contesto del distretto 1 in collaborazione col comune di Borgoricco (azione di mantenimento);

3.7 organizzare un percorso riabilitativo di teatroterapia per i pazienti psichiatrici del distretto 2 (azione di innovazione);

3.8 proseguire il percorso riabilitativo di “montagna-terapia” in corso per i pazienti psichiatrici del distretto 2 (azione di mantenimento);

3.9 organizzare percorsi di attività motoria, in collaborazione con UISP (comitato di Padova) nel contesto dei distretti 1 e 2, finalizzati alla ri-appropriazione degli schemi motori di base e al miglioramento della qualità della vita dei pazienti/utenti (azione di mantenimento);

3.10 programmare percorsi di attività ludico-motoria di espressione musicale, in collaborazione con UISP (comitato di Padova) nel contesto dei distretti 1 e 2, finalizzati alla valorizzazione degli spazi di autonomia e all’integrazione sociale (azione di innovazione);

3.11 progetto sito internet www.abbiamostoffa.it (azione di mantenimento); 4. Migliorare la capacità di effettuare una diagnosi tempestiva e un precoce trattamento dei disturbi

mentali gravi in adolescenza

4.1 favorire la transizione dei soggetti dal servizio età evolutiva al DSM al compimento della maggiore età migliorando la collaborazione tra DSM e servizio dell’età evolutiva attraverso una revisione del protocollo d’intesa esistente tra i due servizi (azione di mantenimento);

4.2 favorire la transizione dei soggetti dal servizio età evolutiva al DSM al compimento della maggiore età migliorando la collaborazione tra DSM e servizio dell’età evolutiva attraverso l’implementazione di

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

9190

UVMD integrate quali momenti di condivisione di singoli casi (azione di potenziamento);

5. Ottimizzare la gestione clinica dei pazienti anziani con problematiche psichiatriche inseriti nei Centri Servizi

5.1 favorire la collaborazione reciproca tra operatori dei centri servizi e il personale del DSM attraverso il mantenimento delle consulenze specialistiche psichiatriche (azione di mantenimento);

5.2 garantire un supporto formativo da parte del DSM agli operatori dei centri servizi per anziani (azione di innovazione);

6. Migliorare l’integrazione con l’Unità Organizzativa Disabilità Adulta per la presa in carico e gestione clinica delle persone disabili con deficit intellettivo che presentano disturbi relazionali, emotivi o del comportamento

6.1 favorire le UVMD integrate tra DSM e servizio per la disabilità adulta per la pianificazione di percorsi terapeutico-assistenziali coerenti per i singoli utenti (azione di mantenimento);

6.2 favorire l’attività di consulenza da parte del DSM ai soggetti disabili inseriti in strutture residenziali e semiresidenziali (azione di mantenimento);

6.3 programmare ed effettuare un piano formativo di supporto agli operatori delle strutture che accolgono i soggetti disabili con problematiche del comportamento (azione di innovazione);

7. Favorire e migliorare il trattamento integrato del paziente con “doppia diagnosi” tra DSM e SERT, con particolare attenzione al problema della gestione delle urgenze e di situazioni ad esse collegate

7.1 garantire la creazione e il coordinamento di un gruppo di lavoro misto tra operatori del DSM e del SERT con la finalità di approfondire gli aspetti di formazione e ricerca sul campo (azione di potenziamento);

7.2 migliorare e perfezionare l’applicazione del protocollo d’intesa già esistente tra DSM e SERT (azione di potenziamento).

TABELLA 1/A: descrizioni delle azioni di mantenimento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

PROG DI SISTEMA Edilizia Popolare

ULSS 15Area Salute

Mentale

2. Aumentare e migliorare le opportunità di inserimento lavorativo per pazienti psichiatrici nelle diverse

fasi del trattamento terapeutico e riabilitativo

0,00 Costi non previsti

ICP Supporto

all’inserimento lavorativo (COD-CLG)

ULSS 15Area Salute

Mentale

2. Aumentare e migliorare le opportunità di inserimento lavorativo per pazienti psichiatrici nelle diverse

fasi del trattamento terapeutico e riabilitativo

278.350,00 costante

ICPCSM Cittadella

ULSS 15Area Salute

Mentale

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla

discriminazione nei confronti della malattia mentale

297.969,55 costante

ICPCSM Camposampiero

ULSS 15Area Salute

Mentale

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla

discriminazione nei confronti della malattia mentale

366.796,15 costante

ICPTrasferimenti per utenti che

usufruiscono di servizi SEMI-RESIDENZIALI

EXTRA ULSS

ULSS 15Area Salute

Mentale

1. Potenziare la ricettività residenziale a diverso livello di protezione e

assistenza (fino all’abitare autonomo) nel contesto del territorio dell’ULSS

al fine di garantire ai pazienti percorsi terapeutico-riabilitativi integrati col

servizio di appartenenza

69.402,28 costante

ICPTrasferimenti per utenti che

usufruiscono di servizi RESIDENZIALIEXTRA ULSS

ULSS 15Area Salute

Mentale

1. Potenziare la ricettività residenziale a diverso livello di protezione e

assistenza (fino all’abitare autonomo) nel contesto del territorio dell’ULSS

al fine di garantire ai pazienti percorsi terapeutico-riabilitativi integrati col

servizio di appartenenza

1.287.638,32 costante

PROG DI SISTEMA Consulenza

psichiatrica e formaz c/o i Centri Servizi per

Anziani

ULSS 15Area Salute

Mentale

5. Ottimizzare la gestione clinica dei pazienti anziani con problematiche

psichiatriche inseriti nei Centri Servizi

23.106,00 costante

PROG DI BENESSERE Corsi di Formazione per Volontari - Dis 01

PSICHE2000+DIAKONIA

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla

discriminazione nei confronti della malattia mentale favorendo

l’integrazione del DSM con altri soggetti implicati nei servizi alla persona presenti nel territorio

41.771,00 costante

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

9392

PROG DI BENESSERE Attività di

Cineforum - Dis01

PSICHE2000,Parrocchia

S.G. Pertiche + DIAKONIA

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla

discriminazione nei confronti della malattia mentale favorendo

l’integrazione del DSM con altri soggetti implicati nei servizi alla persona presenti nel territorio

800,00 costante

PROG DI BENESSERE Teatroterapia - Dis01

ULSS 15Area Salute

Mentale

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla

discriminazione nei confronti della malattia mentale favorendo

l’integrazione del DSM con altri soggetti implicati nei servizi alla persona presenti nel territorio

12.000,00 costante

PROG DI SISTEMA Protocollo d’intesa

tra CSM e Servizio età Evolutiva

ULSS 15Area Salute

Mentale

4. Migliorare la capacità di effettuare una diagnosi tempestiva e un precoce trattamento dei disturbi mentali gravi

in adolescenza

0,00

PROG DI BENESSERE Attività di montagna

terapia - Dis02

ULSS 15 3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla

discriminazione nei confronti della malattia mentale favorendo

l’integrazione del DSM con altri soggetti implicati nei servizi alla persona presenti nel territorio

0,00 Costo pari a zero,

gestito da personale

CSM+ volontario

PROG DI BENESSERE Attività motoria

UISP - comitato di PD

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla

discriminazione nei confronti della malattia mentale favorendo

l’integrazione del DSM con altri soggetti implicati nei servizi alla persona presenti nel territorio

10.546,25 costo della convezione

in atto

PROG DI BENESSERE www.abbiamostoffa.it

ULSS 15Area Salute

Mentale

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla

discriminazione nei confronti della malattia mentale favorendo

l’integrazione del DSM con altri soggetti implicati nei servizi alla persona presenti nel territorio

2.500,00 costante

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

TABELLA 1/B: descrizioni delle azioni di potenziamento o riconversione – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

UDOComunità Alloggio

ULSS 15Area Salute

Mentale

1. Potenziare la ricettività residenziale a diverso livello di protezione e

assistenza (fino all’abitare autonomo) nel contesto del territorio dell’ULSS

al fine di garantire ai pazienti percorsi terapeutico-riabilitativi integrati col

servizio di appartenenza

70.000,00 incremento, 100% spesa

sanitaria

PROG DI BENESSERE Sostenere gruppi di

auto - mutuo- aiuto per familiari dei pazienti

psichiatrici

PSICHE2000,AITSAM,

DIAKONIA

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla

discriminazione nei confronti della malattia mentale favorendo

l’integrazione del DSM con altri soggetti implicati nei servizi alla persona presenti nel territorio

2.020,00 costante

PROG DI SISTEMA Protocollo d’intesa tra

CSM e Ser.T.

ULSS 15Area Salute

Mentale

7. Favorire e migliorare il trattamento integrato del paziente con “doppia

diagnosi” tra DSM e SERT, con particolare attenzione al problema

della gestione delle urgenze e di situazioni ad esse collegate

0,00

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

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Piano di Zona 2011 / 2015

94

TABELLA 1/C: descrizioni delle azioni di innovazione rispetto alle aree di intervento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa

2010

UDOComunità Alloggio

a Riabilitazione Estensivo

ULSS 15Area Salute

Mentale

1. Potenziare la ricettività residenziale a diverso livello di protezione e

assistenza (fino all’abitare autonomo) nel contesto del territorio dell’ULSS

al fine di garantire ai pazienti percorsi terapeutico-riabilitativi integrati col

servizio di appartenenza

0,00 Spesa non prevista nel

2011

UDOGAP, gruppi

appartamenti protetti

ULSS 15Area Salute

Mentale

1. Potenziare la ricettività residenziale a diverso livello di protezione e

assistenza (fino all’abitare autonomo) nel contesto del territorio dell’ULSS

al fine di garantire ai pazienti percorsi terapeutico-riabilitativi integrati col

servizio di appartenenza

0,00 costo ricompreso

nell’area disabilità

PROG DI SISTEMA Formazione agli

operatori dei Centri Servizi per Anziani

ULSS 15Area Salute

Mentale

5. Ottimizzare la gestione clinica dei pazienti anziani con problematiche

psichiatriche inseriti nei Centri Servizi

0,00

PROG DI BENESSERE Corsi di Formazione

per Volontari

AITSAM + PSICHE2000+

DIAKONIA

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla discriminazione

nei confronti della malattia mentale favorendo l’integrazione del DSM con altri soggetti implicati nei servizi alla

persona presenti nel territorio

0,00

PROG DI BENESSERE Teatroterapia - Dis02

ULSS 15Area Salute

Mentale

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla discriminazione

nei confronti della malattia mentale favorendo l’integrazione del DSM con altri soggetti implicati nei servizi alla

persona presenti nel territorio

0,00

PROG DI SISTEMA Formazione ad

operatori di strutture residenziali per disabili adulti

ULSS 15Area Salute

Mentale

6. Migliorare l’integrazione con il Servizio Disabilità per la presa in carico e gestione clinica delle persone disabili

adulte con deficit intellettivo che presentano disturbi relazionali, emotivi

o del comportamento

0,00

PROG DI SISTEMA Gruppo di lavoro tra

CSMe Ser.T.

ULSS 15Area Salute Mentale

7. Favorire e migliorare il trattamento integrato del paziente con “doppia

diagnosi” tra DSM e SERT, con particolare attenzione al problema della gestione delle urgenze e di situazioni ad

esse collegate

0,00

PROG DI BENESSERE Attività ludico-

motoria di espressione musicale

UISP-comitato di PD

3. Diffondere e rinforzare una cultura di lotta allo stigma e alla discriminazione

nei confronti della malattia mentale favorendo l’integrazione del DSM con altri soggetti implicati nei servizi alla

persona presenti nel territorio

0,00 non prevista

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

95

AREA IMMIGRAZIONE

3.6

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Piano di Zona 2011 / 2015

9796

Premessa

Nell’assumere l’indicazione di fondo della DGR 2082/2010 relativamente all’area Immigrazione, l’obiettivo primario della programmazione è mantenere e valorizzare il servizio di mediazione linguistica e culturale attivato nell’azienda AULSS 15 nel 2005 e il progetto “Nuove Generazioni” finanziato con la L.r. 9/90. Superate le fasi consequenziali dell’”emergenza” e della prima accoglienza, l’obiettivo su cui focalizzarsi è rappresentato dal consolidamento dei processi di integrazione in atto, affinando, innovando e valorizzando strumenti e dispositivi capaci di rispondere attivamente alla crescente domanda di servizi e alla necessità di passare da un’integrazione “passiva” ad una reale capacità da parte della popolazione straniera di utilizzare consapevolmente ed attivamente i servizi offerti dal territorio. La popolazione straniera residente, compresi cittadini comunitari e minori nati in Italia da cittadini stranieri e che non hanno ancora accesso al diritto di cittadinanza, rappresentano il 9,5% della popolazione residente, con un aumento dal 2003 al 2009 pari al 10%. Un dato emblematico rilevato dalle dimissioni nei presidi ospedalieri registra un aumento dei ricoveri, nel periodo 2005-2009, pari al 18,9% con una prevalenza assoluta nei reparti di ostetricia e ginecologia.Oltre a ciò, i dati demografici evidenziano un forte aumento sia della popolazione femminile, pari oggi quasi la metà della presenza straniera totale, sia di minori ed adolescenti (nel 2009 l’incidenza della fascia 0-18 sul totale della popolazione migrante residente evidenzia un 26,6% nel distretto sud est ed un 27,2% nel distretto nord ovest); questi due elementi ben rappresentano la realtà da cui partire per costruire una programmazione di area con l’obiettivo primario del consolidamento dei processi di inclusione ed integrazione, migliorandone qualità ed efficacia. Inoltre, sebbene una prima lettura per fasce di età potrebbe indurre a puntare sulle seconde generazioni, si ritiene invece di vitale importanza il sostegno alle prime generazioni che presentano ancora grosse difficoltà nel processo di integrazione. Non prevedendo servizi dedicati se non quelli attualmente presenti (ambulatorio per stranieri temporaneamente presenti-S.T.P.) e la gestione puntuale delle prestazioni socio sanitarie riconducibili ai titolari di tessere E.N.I. (europeo non iscritto) e T.E.A.M. (tessera europea di assicurazione medica), l’idea di fondo su cui il piano di zona si struttura resta quella di rafforzare e favorire l’accesso delle persone immigrate residenti al sistema di welfare locale, prioritariamente attraverso il potenziamento del servizio di mediazione linguistica - culturale in tutti gli ambiti socio sanitari a gestione diretta AULSS 15 e in tutte le articolazioni del sistema scolastico e formativo. Da una sommaria analisi (14 su 28 comuni) si rilevano 14 associazioni di immigrati, 2 centri religiosi, 22corsidialfabetizzazione,9attivitàdiaggregazione,7sportellidedicati.Questaricchezzadiiniziativeedi presenza evidenzia il noto limite metodologico e di approccio alle questioni vitali ed irrinunciabili per il governo delle politiche migratorie, che i sociologi descrivono come “modello implicito”. Consapevoli che una programmazione più ampia, che si riferisca all’insieme delle esigenze legate a tale fenomeno, richiede di mettere in gioco diverse competenze regionali e locali non facilmente integrabili nella programmazione sociale e socio-sanitaria, non di meno si riserveranno attenzioni per la mappatura di tutti i dispositivi e delle realtà che già operano ed interagiscono nel territorio – pur in forme non coordinate – per monitorare ed orientare omogeneità di risposte ed interventi atti a facilitare percorsi di integrazione nel contesto dei servizi sociali territoriali. Quest’attenzionerispondeancheall’obiettivodisupportareilpercorsochequalificagliutentistraniericome nuovi cittadini, soggetti autonomi e consapevoli nell’accesso e nella fruizione dei servizi.

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

9998

Priorità di Intervento

Precarizzazione generalizzata dei progetti migratori individuali e familiari•Rischio di “invisibilità sanitaria” anche in caso di patologia per i cittadini comunitari sprovvisti di •regolare rapporto di lavoro e per gli irregolariFragilità nelle relazioni familiari faticosamente ricostruite, per l’insostenibilità economica di impegni •minimi quotidiani: affitto/mutuo, alimentazione, istruzione Difficoltà connesse a dinamiche intrafamiliari, di coppia ed intergenerazionali non adeguatamente •accompagnate, monitorate e supportateRischio di delegittimazione e depotenziamento delle funzioni genitoriali in assenza di adeguati percorsi •di alfabetizzazione ed istruzione in lingua italianaInadeguatezza di un approccio strategico “di genere” per l’integrazione dei nuclei familiari residenti o •neo arrivati

Politiche e azioni

1. Potenziare il Servizio di Mediazione Linguistica e Culturale in tutti gli ambiti socio sanitari a gestione diretta AULSS 15

1.1 prevedere una revisione del modello organizzativo del Servizio di Mediazione Linguistica e Culturale e confermare per gara o affidamento diretto la gestione del Servizio per la durata del piano di zona, adeguando l’erogazione a standard di qualità aziendali, alla presenza di utenti immigrati, alla domanda di prestazioni, alla percentuale di popolazione straniera residente (azione di potenziamento);

1.2 prevedere azioni formative per operatori socio sanitari per l’adeguamento delle competenze in materia di gestione di intervento e relazione di aiuto in contesto interculturale (azione di mantenimento);

1.3 incrementare attività di progettazione socio sanitaria coerente con la revisione dell’erogazione del Servizio di Mediazione Linguistica e Culturale per l’acquisizione di risorse aggiuntive (azione di potenziamento);

2. Consolidare la collaborazione interistituzionale tra Servizi dell’AULSS e tutte le articolazioni del sistema scolastico e formativo finalizzata all’inclusione sociale e scolastica di donne e minori stranieri

2.1 sviluppare e formalizzare per la durata del piano di zona le collaborazioni e le procedure attivate nell’ambito del programma di integrazione sociale e scolastica degli immigrati non comunitari (azione trasversale);

2.2 promuovere forme stabili di partenariato con soggetti sociali, fondazioni, autonomie scolastiche per il co-finanziamento dei servizi e della formazione degli operatori (azione trasversale);

2.3 mantenere l’offerta di tipologie di intervento ed il monte ore finalizzato all’ambito scolastico, attraverso il progetto “Nuove Generazioni” e altre progettualità acquisite e da acquisire (azione di mantenimento);

2.4 avviare azioni sperimentali di empowerment di gruppi di genitori presso gli istituti comprensivi del territorio (azione innovativa);

3. Potenziare le iniziative in atto nel territorio per favorire l’inclusione e la coesione sociale valorizzando l’associazionismo immigrato

3.1 promuovere una mappatura aggiornata dei servizi, dei progetti, delle competenze già attive a favore della popolazione migrante (azione trasversale);

3.2 sviluppare un lavoro coordinato con gruppi organizzati ed attivi di immigrati presenti nel territorio (azione di mantenimento);

4. Avviare strategie ed interventi innovativi, mirati e settoriali, per gli ambiti materno infantile, consultori familiari, U.R.P.

4.1 elaborare un piano settoriale di intervento per le aree citate con indicatori di verifica quali quantitativi, rafforzare e promuovere l’accesso ai servizi di donne e famiglie , con specifica attenzione a quelli bassa soglia, da sviluppare nell’ambito del progetto la “salute senza confini” finanziato da ministero dell’interno - dipartimento libertà civili e immigrazione (azione di innovazione).

TABELLA 1/A: descrizioni delle azioni di mantenimento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa 2010

PROG DI SISTEMA Azioni formative per OSS per l’adeguamento delle competenze in contesto

interculturale

ULSS 15Area Immigrati

1. Potenziare il Servizio di Mediazione Linguistica e

Culturale in tutti gli ambiti socio sanitari a gestione

diretta AULSS 15

0,00 da definire per il 2012

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

TABELLA 1/B: descrizioni delle azioni di potenziamento o riconversione – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa 2010

ICPServizio di mediazione

culturale e sociale

ULSS 15-Area Immigrati

1. Potenziare il Servizio di Mediazione Linguistica e

Culturale in tutti gli ambiti socio sanitari a gestione

diretta AULSS 15

75.103,70 costante

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Piano di Zona 2011 / 2015

101100

PROG DI SISTEMA Progetto Nuove

Generazioni

ULSS 15-Area Immigrati

2. Consolidare la collaborazione

interistituzionale tra Servizi dell’AULSS e tutte

le articolazioni del sistema scolastico e formativo

finalizzata all’inclusione sociale e scolastica di donne e

minori stranieri

70.828,33 Finanziam. Regionale

PROG DI SISTEMA Mappatura servizi e coordinazione con

associazioni del territorio

ULSS 15Area Immigrati

3. Potenziare le iniziative in atto nel territorio per favorire l’inclusione e la

coesione sociale valorizzando l’associazionismo immigrato

0,00

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

TABELLA 1/C: descrizioni delle azioni di innovazione rispetto alle aree di intervento – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa 2010

PROG DI SISTEMA Salute senza

confini

ULSS 15Area Immigrati

4. Avviare strategie ed interventi innovativi, mirati e settoriali, per gli ambiti materno infantile, consultori

familiari, URP

27.626,13 +27.626,13 Finanziam. Regionale

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

AREA MARGINALITÀ

3.7

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Piano di Zona 2011 / 2015

103102

Premessa

Il concetto di marginalitá descrive la condizione secondo la quale una persona, all’interno di un contesto socio-economico e relazionale definito, vive i presupposti dell’esclusione ossia l’impossibilità, l’incapacità o la discriminazione nella partecipazione ad importanti attività sociali e personali per cui l’individuo perde la percezione di appartenenza ad una data comunità.Le fasce della popolazione a rischio sono individuabili in quelle degli immigrati privi di risorse, dei portatori di patologie con stigma (tossicodipendenti, soggetti psichiatrici ecc.), delle persone a rischio d’esclusione sociale (per basso reddito, inaccessibilitá alle risorse, perdita del lavoro ecc.). Il tavolo tematico dedicato ha cercato di conoscere la consistenza di tale realtá, capirne i bisogni, (per quanto riguarda i soggetti, potenziali utenti e fruitori dei servizi) ed individuare le risorse, strutturali ed umane, istituzionali e del privato sociale, presenti sul nostro territorio, con l’obiettivo di programmare la gamma delle risposte “possibili” in un quadro integrato socio-sanitario. Il gruppo di lavoro nella sua analisi è stato guidato dalla consapevolezza che contrastare la povertá significa fronteggiare da un lato, l’aumento dei bisogni e della domanda di prestazioni e servizi relativi alle problematiche emergenti, dall’altro le difficoltà generali in merito alle risorse economiche disponibili da parte delle istituzioni. In questo contesto si rende necessario ottimizzare il sistema dei servizi e delle prestazioni in atto, consolidare la sussidiarietà e la solidarietà, valorizzare i rapporti con il terzo settore, e mantenere forte l’integrazione dei sistemi socio-sanitari. L’area marginalità nell’Aulss 15 appare per la prima volta nel piano di zona. Il target dell’area è costituito essenzialmente dalla comparsa di nuove povertà in seguito alla recessione economica che ha colpito anche l’Alta Padovana negli ultimi anni; in particolare è aumentato il numero delle famiglie in condizioni di normalità che si trovano a sperimentare, anche per un breve periodo, situazioni di estrema povertà e forte disagio sociale derivante da problemi di natura economica. Nello specifico le nuove povertà sono rappresentate da famiglie monoreddito, da giovani che solo saltuariamente riescono a svolgere attività lavorativa e da adulti over 45 con bassa scolarità e senza professionalità. La perdita del lavoro correlata a morosità del pagamento dell’affitto dell’abitazione è fattore di rischio di emarginazione ed esclusione sociale. Questoincrementodisituazionidiprecarietàeconomicasièmanifestatoinunsensibileaumentodelle richieste di interventi assistenziali, sia di tipo economico sia di tipo abitativo e di supporto nella ricerca di un’attività lavorativa, di cui il servizio sociale professionale si è fatto carico attraverso progetti individuali mirati ad accompagnare le persone prese in carico a riacquisire una piena autonomia e, laddove non possibile, accompagnarle verso il sistema assistenziale o previdenziale. Con la stessa modalità di presa in carico, il servizio sociale segue le persone in situazione di acclarata marginalità quali quelle sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria e/o in uscita dal carcere, così come le persone senza fissa dimora, attraverso progetti individuali integrati con altri servizi socio-sanitari dell’Aulss 15 e con altri enti che per competenza (es. uffici di esecuzione penale esterna - UEPE) o perché destinatari di risorse (L.328/2000 e D.G.R. Veneto) come i comuni capoluogo di provincia, dispongono di servizi e strutture idonei (asilo notturno,mense popolari,comunità di pronta accoglienza). L’esiguità del numero delle persone seguite negli anni 2008/2009 e rientranti in queste fattispecie (complessivamente n .3) non giustifica la messa in atto di politiche e di azioni dedicate.Gli ambiti specifici di intervento all’interno del nostro territorio, individuati dal tavolo di lavoro, sono stati:

l’ambito delle persone in povertà estrema o transitoria e i senza dimora•l’ambito delle persone detenute e in area penale esterna anche se con numeri poco significativi mentre •l’ambito relativo alle persone vittime di abuso e sfruttamento sessuale non è presente.

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Piano di Zona 2011 / 2015 Piano di Zona 2011 / 2015

105104

Priorità di intervento

Condizioni di marginalità sociale dei nuclei familiari in particolare quelli con minori, monoreddito in •situazione di precarietà economica ed incapienzaCondizioni di esclusione sociale delle persone con bassa scolarità e senza professionalità che hanno •perso il lavoro e non usufruiscono di ammortizzatori socialiDifficoltà di reinserimento sociale delle persone prive di mezzi di sostentamento e di reti familiari, con •capacità personali limitate

Politiche e azioni

1. Prevenire l’emarginazione sociale delle persone in situazione di difficoltà economica

1.1 potenziare la banca dati, già a supporto delle assistenti sociali, per l’attività di segretariato sociale, con la mappatura degli enti, associazioni, fondazioni ecc.. che mettono a disposizione risorse per contributi economici e beni di prima necessità (azione di potenziamento);

1.2 strutturare una rete informativa tra servizi sociali, Caritas locali, centri di aiuto alla vita, banco alimentare, etc. che permetta di coordinare ed ottimizzare le risposte ai bisogni essenziali minimi tramite certificazione sullo stato di bisogno fatto dalle assistenti sociali (azione di innovazione);

1.3 migliorare il coordinamento fra il servizio sociale professionale e le agenzie formative del territorio per azioni di addestramento, accompagnamento-inserimento lavorativo per le persone in difficoltà, per bassa scolarità e prive di professionalità che sono disoccupate monitorato attraverso l’attivazione di progetti individualizzati (azione di potenziamento);

1.4 sperimentare da parte del CAPS (coordinamento assessori politiche sociali) del distretto 1 sud est, un regolamento di assistenza economica per omogeneizzare la valutazione dello stato di difficoltà dei richiedenti e uniformare i criteri e l’entità dei contributi a sostegno del reddito (azione di innovazione);

2. Sostenere le persone disoccupate od inoccupate che sono in difficoltà a rapportarsi con le agenzie del mercato del lavoro

2.1 dare supporto da parte del servizio sociale professionale ai comuni per progetti individualizzati di pubblica utilità e/o di utilità sociale (D.G.R. n 427/2010) anche attraverso il ricorso a fondi straordinari istituiti da altri enti e fondazioni (azione di mantenimento);

3. Assicurare una mappatura delle povertà per l’individuazione di interventi mirati

3.1 effettuare da parte delle assistenti sociali la raccolta informatizzata e sistematica dei dati critici che consentano di monitorare gli indicatori ritenuti più significativi in tema di rischio di emarginazione (azione di innovazione);

4. Sostenere percorsi di autonomia per i soggetti con limitate capacità personali, prive di reti familiari significative, esclusi dal mercato del lavoro

4.1 utilizzare alcuni posti dei gruppi appartamento da realizzarsi nel comune di Cittadella in collaborazione con la parrocchia di Laghi. Tale azione viene effettuata in collaborazione con il servizio di salute mentale (azione di innovazione);

TABELLA 1/B: descrizioni delle azioni di potenziamento o riconversione – anno 2011

Azioni Soggetti responsabili

della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione Risorse

2011

Variazione su Spesa 2010

ICPServizio Sociale

Professionale

Area Marginalità 1. Prevenire l’emarginazione sociale delle persone in situazione di difficoltà

economica 2. Sostenere le persone

disoccupate od inoccupate che sono in difficoltà a

rapportarsi con le agenzie del mercato del lavoro

186.089,78 costante (ridistribuzione

risorse: 30% SSP)

PROG DI SISTEMA Migliorare il

coordinamento fra il Servizio Sociale

Professionale e le agenzie formative del territorio

Area Marginalità 1. Prevenire l’emarginazione sociale delle persone in situazione di difficoltà

economica

0,00 0,00

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

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Piano di Zona 2011 / 2015

107106

TABELLA 1/C: descrizioni delle azioni innovative – anno 2011

AzioniSoggetti

responsabili della gestione

Politiche di riferimento Utenti Previsione

Risorse 2011

Variazione su Spesa

2010

PROG DI SISTEMA Strutturare una rete informativa tra servizi sociali,Caritas locali, Centri di aiuto alla vita, Banco

alimentare,etc.

Area Marginalità

1. Prevenire l’emarginazione sociale delle persone in situazione di difficoltà

economica

0,00

PROG DI SISTEMA Predisporre, da parte del CAPS (Coordinamento

Assessori Politiche Sociali) del Distretto 1 Sud Est, di un

regolamento di assistenza economica

Area Marginalità

idem 0,00

PROG DI SISTEMA Raccolta informatizzata e sistematica dei

dati critici

Area Marginalità

3. Assicurare una mappatura delle povertà per

l’individuazione di interventi mirati

0,00

UDOAltre strutture comunitarie

e residenziali (Gruppo Appartamento)

Area Marginalità

4. Sostenere percorsi di autonomia per i soggetti

con limitate capacità personali, prive di reti

familiari significative, esclusi dal mercato del lavoro

0,00

N.B: laddove indicato “COSTANTE” l’importo di spesa prevista è stato calcolato con la spesa 2010 maggiorata del tasso d’inflazione previsto dall’ISTAT

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IL QUADRO DELLE RISORSE ECONOMICHE

4

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Piano di Zona 2011 / 2015

Il quarto capitolo presenta un quadro riassuntivo delle risorse economiche previste per l’annualità 2011 del piano di zona. Di seguito vengono rappresentati alcuni strumenti di facile lettura che individuano le risorse economiche previste per la concretizzazione delle azioni individuate nel piano di zona. Nella tabella 1 “Risorse per area e tipologia d’intervento” vengono riportate le spese previste suddivise per macro-tipologia di servizio e articolate nelle sette aree d’intervento. Nella tabella 2 “Fonti di finanziamento per area d’intervento” vengono invece individuate le principali fonti di finanziamento, siano esse pubbliche, private che contribuiranno in maniera diretta a finanziare le azioni previste. Nella tabella 3 “Differenziale Uscite – Finanziamenti per area d’intervento” è evidenziato il differenziale economico tra le risorse e le fonti finanziamento previste. Tali matrici sono uno strumento fondamentale per comprendere la realizzabilità e la sostenibilità economica del piano stesso. Tabella 1: Risorse per area e tipologia di intervento - anno 2011

Interventi di accesso,

consulenza e presa in carico

Interventi domiciliari/territoriali

Interventi semi-

residenziali

Interventi residenziali

Sostegno economico

Altro, (Interventi di socializzazione, prevenzione,etc)

Totale

Famiglia, infanzia,

adolescenza, minori, giovani

5.206.390,00 0,00 3.253.743,00 438.811,00 2.006.892,00 589.167,00 11.495.003,00

Persone anziane 401.200,46 2.740.017,45 316.834,39 32.152.936,27 5.639.435,40 203.783,02 41.454.206,99

Disabilità 3.566.855,84 11.479,00 7.304.247,00 2.657.814,00 3.345.259,11 24.000,00 16.909.654,95

Dipendenze 1.945.002,53 0,00 50.000,00 853.000,00 0,00 244.712,00 3.092.714,53

Salute mentale 664.765,70 0,00 278.350,00 70.000,00 1.357.040,60 92.683,25 2.462.839,55

Immigrazione 75.103,70 0,00 0,00 0,00 0,00 98.454,46 173.558,16

Marginalità sociale 186.089,78 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 186.089,78

Totale 12.045.408,01 2.751.496,45 11.203.174,39 36.172.561,27 12.348.627,11 1.252.799,73 75.774.066,96

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Piano di Zona 2011 / 2015

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Piano di Zona 2011 / 2015

Tabella 2: Fonti di finanziamento per area di intervento – anno 2011

Regione Comune Fondi statali vincolati e UE

Utenza Enti privati Totale

Famiglia, infanzia,

adolescenza, minori, giovani

6.912.055,00 4.582.948,001 0,00 0,00 0,00 11.495.003,00

Persone anziane 26.060.745,76 2.269.813,162 0,00 13.123.648,07 0,00 41.454.206,99

Disabilità 13.410.823,00 2.472.862,503 0,00 350.000,00 0,00 16.233.685,50

Dipendenze 3.092.714,53 0,00 0,00 0,00 0,00 3.092.714,53

Salute mentale 2.461.839,55 0,00 0,00 0,00 1.000,00 2.462.839,55

Immigrazione 173.558,16 0,00 0,00 0,00 0,00 173.558,16

Marginalità sociale 0,00 186.089,784 0,00 0,00 0,00 186.089,78

Totale 52.111.736,00 9.511.713,45 0,00 13.473.648,07 1.000,00 75.098.097,52

1. Minori L’importo comprende: € 710.867,00 rette comunità educative (attività delegata) € 201.077,00 servizio tutela minori (attività delegata) € 665.714,00 servizio di promozione al benessere e informagiovani (attività delegata) € 3.005.290,00 contributi comunali per asili nido e ludoteche

2. Anziani L’importo comprende: € 1.066.733,00 SAD- ADI (attività delegata) € 379.200,46 servizio sociale professionale e sportello integrato (attività delegata) € 663.950,70 contributi comunali per rette centri servizi € 159.920,00 contributi comunali per attività socializzanti

3. Disabili L’importo comprende: € 2.973.920,20 SISSD (attività delegata)

4. Marginalità L’importo comprende: € 186.089,78 servizio sociale professionale dedicato (attività delegata)

Tabella 3: Differenziale Uscite – Finanziamenti per area d’intervento – anno 2011

Totale Risorse Totale Finanziamenti Differenziale

Famiglia, infanzia, adolescenza, minori, giovani 11.495.003,00 11.495.003,00 0,00

Persone anziane 41.454.206,99 41.454.206,99 0,00

Disabilità 16.909.654,95 16.233.685,50 - 675.969,45

Dipendenze 3.092.714,53 3.092.714,53 -

Salute mentale 2.462.839,55 2.462.839,55 -

Immigrazione 173.558,16 173.558,16 -

Marginalità sociale 186.089,78 186.089,78 0,00

Totale 75.774.066,96 75.098.097,52 - 675.969,44

La tabella 3 evidenzia una differenza negativa fra le risorse previste nelle azioni del piano di zona per l’anno 2011 e i finanziamenti accertati.La Conferenza dei Sindaci nella seduta del 30.11.2010 pur approvando il piano di zona e riconoscendo corretta l’individuazione dei bisogni espressi, dichiara una difficoltà alla copertura economica legata all’attuale situazione presente negli enti locali.

La conferenza all’unanimità individua alcune azioni finalizzate a favorire un possibile ripianamento della differenza:1. la sensibilizzazione alle Cooperative che accolgono disabili per un contributo di solidarietà; 2. il ricorso alle Fondazioni bancarie locali per sensibilizzarle a sostenere specifiche azioni del piano.

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GLI STRUMENTI ED I PROCESSI DI GOVERNO DEL PIANO DI ZONA

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Piano di Zona 2011 / 2015

Il 26 gennaio 2010 la Regione Veneto con delibera di giunta n. 157 ha approvato le linee guida regionali sui piani di zona. Le nuove linee guida si connotano come “manuale” contenente le procedure di costruzione e gestione del piano di zona e presentano alcune novità:

la partecipazione degli attori locali nei tavoli tematici si è distinta tra fase di •consultazione / concertazione;il ciclo di vita del piano di zona passa da tre a cinque anni con monitoraggi e possibili •ripianificazioni annuali;i piani settoriali vengono inclusi.•

In data 23.02.2010 l’esecutivo dei sindaci del territorio dell’Alta Padovana con la presenza del direttore generale dell’Azienda Ulss15 ha dato “avvio ai lavori per il Piano di Zona 2011-2015”, con l’adozione di un vademecum metodologico e temporale, approvato poi dalla conferenza dei sindaci nella seduta dell’08.04.2010. Il tavolo politico nello svolgimento delle sue funzioni si avvale del tavolo tecnico e dei tavoli di area tematica. Il direttore sociale, delegato dal direttore generale, ha quindi nominato e presieduto il gruppo di coordinamento tecnico costituito dai referenti istituzionale dei sette tavoli tematici e dai componenti dell’ufficio di piano. Si sono costituiti poi i tavoli tematici, formati con i soggetti territoriali, suddivisi per le diverse aree, i quali sono stati la sede in cui si è attuata la programmazione partecipata e l’elaborazione concertata di progetti e interventi che hanno comportato la messa in rete di responsabilità e risorse aggiuntive al sistema esistente. Responsabile dell’elaborazione del piano di zona è stato l’Ufficio di Piano che ha assunto una valenza di organismo di coordinamento tra i diversi dirigenti responsabili dei singoli tavoli tematici. L’Ufficio di Piano ha coordinato le attività nelle diverse fasi di progettazione e si farà carico della sua gestione e del suo monitoraggio annuale. Il modello organizzativo predisposto per la programmazione conferma sostanzialmente la struttura precedente introducendo però come nuova area quella della marginalità.

CONFERENZA DEI SINDACI

(Titolarità e approvazione)

AZIENDA ULSS 15Direttore GeneralePredisposizione e

recepimento

DIRETTORE DEI SERVIZI SOCIALI

UFFICIO DI PIANO

GRUPPO DI COORDINAMENTO TECNICO

DipendenzeDisabilitàPersone Anziane

Marginalità socialeSalute mentale Immigrazione

Infanzia, adolescenza, minori

in condizioni di disagio e famiglia

PIANO DI ZONA

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Piano di Zona 2011 / 2015

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Piano di Zona 2011 / 2015

I ventotto comuni dell’Alta Padovana sostenendo il disegno della Regione Veneto espresso nelle L.R. 56/1994 art.8, L.R. 5/1996 art. 27, L.R. 11/2001 art.130, hanno delegato all’Aulss 15 la gestione dei seguenti servizi sociali:

Servizio di Assistenza domiciliare e di Assistenza domiciliare integrata per Anziani, Minori e Disabili•Servizio sociale professionale•Assegni di cura e buoni Servizio•Telesoccorso/Telecontrollo•Inserimento minori in comunità•Contributi per l’affido•Informagiovani•Animazione sociale•Rette residenzialità per disabili in Comunità alloggio e R.S.A•Progetti di vita indipendente•Tutela e cura•

L’Azienda ULSS 15, quale ente strumentale della Regione Veneto, ha il compito di assicurare l’erogazione dei livelli essenziali ed uniformi di assistenza previsti dal Piano Sanitario Nazionale e dalla normativa integrativa, e di realizzare le finalità del Servizio Socio-Sanitario Regionale nel proprio ambito territoriale, impiegando - nei molteplici e quotidiani processi assistenziali - le risorse assegnatele secondo criteri di efficienza, di efficacia e di economicità.

E’ di competenza dell’Aulss 15 la gestione dei seguenti servizi:Centri servizi residenziali e diurni per anziani•Servizio di neuropsichiatria, psicologia e riabilitazione in età evolutiva,•Mediazione famigliare•Centro adozioni•Consultori famigliari•Centri diurni per disabili•Servizio integrazione lavorativa •Integrazione scolastica e sociale per disabili•Servizio di mediazione linguistico-culturale •Servizio Tossicodipendenza •Salute mentale•

Il Piano di zona a valenza quinquennale prevede delle valutazioni annuali.La valutazione dell’attività svolta è, senza dubbio, la fase più complessa ed importante della progettazione sociale poiché si basa sul coinvolgimento di molteplici aree e di diverse figure professionali che devono confrontarsi tra loro in un’ottica di co-valutazione. In estrema sintesi per valutazione si intende un “insieme di azioni tecniche ed organizzative che implicano raccolta di informazioni, analisi e riflessioni, formulazioni di giudizi di valore su un servizio o su un’attività di servizio”. Si tratta di un processo complesso che mette direttamente al centro dell’attenzione le politiche dei singoli servizi e li chiama a verificare la congruità tra i risultati attesi e i risultati ottenuti.

Il monitoraggio del Piano di Zona annuale sarà svolto secondo due modalità, come previsto dalla normativa regionale:

inserimento nel web regionale dei dati economico quantitativi relativi alle azioni •produzione di una relazione valutativo-previsionale che espliciti lo stato dell’arte della programmazione •

Il modello di governance che si attiva, attraverso un costante monitoraggio degli indicatori permette che la cultura di governo, della verifica di efficacia, appropriatezza ed efficienza, diventi patrimonio comune a tutti i dirigenti dell’area sociale. Attraverso i sistemi informativi implementati a livello locale in questi ultimi anni, si avvia un vero e proprio processo di valutazione, basato su indicatori quantitativi e qualitativi, all’interno del quale sviluppare, intrecciare e condividere interventi di monitoraggio, verifica, controllo e ri-determinazione degli interventi.L’implementazione della valutazione deve consentire di evidenziare le relazioni tra la domanda accolta, i bisogni di partenza, i risultati ottenuti e le azioni ed interventi realizzate ed erogati, rendendo visibili i “punti di forza” ma soprattutto i “punti di debolezza” delle azioni messe in campo per poterle riorientare. I tavoli di concertazione diventano strumenti permanenti di consultazione dei soggetti del terzo settore costituendosi come gruppi di lavoro permanente che hanno la caratteristica di integrare il lavoro politico e strategico con quello tecnico, in una sorta di continuo esame dell’esistente e d’approfondimenti per riorientare, eventualmente, le azioni di intervento. Nel processo di governance attivato con la costruzione del Piano di Zona, il metodo aperto di coordinamento ha avuto il grande pregio di promuovere la coordinazione rispettando le diverse sovranità.Esso ha favorito l’approccio dinamico, ha stimolato l’allineamento delle prestazioni al livello più alto e la diffusione dell’eccellenza, garantendo e preservando le responsabilità degli attori in una cornice di obiettivi ed impegni condivisi. Questopianodizonasicaratterizzaperessereunpianoinprogresssensibilealladinamicitàedevoluzione del bisogno sociale a cui serve una risposta flessibile e capace di modificarsi in brevi spazi di tempo.La modalità valutativa già adottata nella precedente edizione continua anche in questa e vede le azioni di riferimento classificabili in unità di offerta (UDO), in insiemi complessi di prestazioni (ICP) e in progetti (di benessere o di sistema); tale modalità assume identità di strumento di analisi e monitoraggio del piano di zona e delle sue ricadute.

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A cura di:Ufficio Piano di Zonavia P. Cosma 135012 Camposampiero (PD)tel 049/9324173 - 049/9324352email : [email protected]