piana metropolitana

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Università degli Studi di Firenze Facoltà di Architettura Relatore Prof. Ulisse Tramonti Correlatore Prof. Valerio Barberis Tesi di laurea di Cosimo Balestri Emanuele Barili #centrocivico #manifestoretroattivo #cintamuraria #progetto #province #gora #OspedaleMisericordiaeDolce #perimetro #Prato #gonfolina #parcourbano #pianafiorentina #cantiericulturali#officinagiovani #lanificiolucchesi #cittàmetropolitana #solcoprimigenio#cittàeindustria #cortegenova#sistemiamministrativi #centrooncologico#conurbazioni

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Tesi di Laurea in Architettura di Cosimo Balestri ed Emanuele Barili - Università degli Studi di Firenze relatori: Prof. Ulisse Tramonti - Valerio Barberis.

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Page 1: Piana metropolitana

Università degli Studi di Firenze Facoltà di Architettura

RelatoreProf. Ulisse Tramonti

CorrelatoreProf. Valerio Barberis

Tesi di laurea diCosimo BalestriEmanuele Barili

#centrocivico#manifestoretroattivo#cintamuraria #progetto #province#gora#OspedaleMisericordiaeDolce#perimetro#Prato #gonfolina#parcourbano#pianafiorentina#cantiericulturali#officinagiovani #lanificiolucchesi#cittàmetropolitana#solcoprimigenio#cittàeindustria#cortegenova#sistemiamministrativi#centrooncologico#conurbazioni

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Università degli Studi di Firenze Facoltà di Architettura

RelatoreProf. Ulisse Tramonti

CorrelatoreProf. Valerio Barberis

Tesi di laurea diCosimo BalestriEmanuele Barili

#centrocivico#manifestoretroattivo#cintamuraria #progetto #province#gora#OspedaleMisericordiaeDolce#perimetro#Prato #gonfolina#parcourbano#pianafiorentina#cantiericulturali#officinagiovani #lanificiolucchesi#cittàmetropolitana#solcoprimigenio#cittàeindustria#cortegenova#sistemiamministrativi#centrooncologico#conurbazioni

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Gli autori desiderano ringraziare:

Antonio Acocella Rebecca Agnoletti Giacomo Baldini Maurizio Barili Chiara Bettazzi Filippo Biagini Lorenzo Boddi Pamela Bracciotti Niccolò Bruschi Claudio Campanile Giulia Chiti Helena De Abreu Jardim Federico Faggi Olivia Falsini Luca Ficini Giuseppe Fimia Rosita Galanti Filippo Giovannetti Lorenzo Gori Olivia Gori Alberto Gramigni Bjarke Ingels Matteo Andrea “Cece” InnocentiSteven P. Jobs Guido Martini Mazzoni Federico Mdu ArchitettiMarco Meozzi Vanni Meozzi Officina LpFederico Pacini Lorenzo PerriEnrico Pieraccioli Rocco Poiago Massimiliano Riolo Laura Rossi Stefania Sanesi Claudio Sarti Eleonora Spacchini TecnostyleGospava Todorovic Ufficio Tecnico Asl Prato Giulia Verga Filippo Vezzosi Emilia X

senza il cui prezioso aiuto quest’opera non avrebbe mai potuto essere realizzata.

r i ng raz iaM e nti

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5 0.introduzione

31 1.Piana Metropolitana

87 2.Prato nell’ottica di Piana

103 3.Ospedale di Prato

115 4.Masterplan

135 5.Progetto

179 Apparati

sommario

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Più di un milione di persone1 abitano il territorio compreso tra il Montalbano e la Calvana, tra Firenze e Pistoia.Sebbene questo sia oggi diviso in 3 province e 20 comuni, molti dei suoi abitanti lo utilizzano come un sistema unico.Percorrono le strade che lo segnano per lavorare, per studiare, per fare acquisti o andare al cinema. Più forti dei confini amministrativi interni, le relazioni che tengono unite le sue diverse parti spostano ogni giorno gli abitanti della piana in lungo e in largo. Semplicemente salendo su uno dei due crinali che ne definiscono i confini naturali, questo sistema può essere osservato per intero: come un’unica grande città, con i suoi momenti di dilatazione e con-trazione, l’abitato, gli spazi verdi, quelli industriali, le infrastrutture, lo attraversano in tutta la sua estensione.Se potessimo tracciare graficamente gli spostamenti e le relazioni personali di uno dei suoi abitanti (uno studente dell’Università di Firenze o un lavoratore pendolare) ci ritroveremmo a osservare delle linee che collegano punti anche molto lontani tra di loro; se, inol-tre, questa rappresentazione includesse una variabile che descrive l’evoluzione storica, osserveremmo il concentrarsi di queste linee lungo una direttrice geografica principale (nord-ovest – sud-est), con uno scarto apprezzabile, in precisi momenti, anche verso punti più ai margini.

intro

alle pagine precedenti:Panoramica della piana da Poggio Castiglione, Calvana (397 m s.l.m.). Foto di Marco Nicola di Domenico.Screenshot da Google Earth.

a fianco: L’europa meridionale e il mediterraneo visti dal satellite di notte. Da http://astronomy2009.ie/

alle pagine successive:tracciati di spostamenti di alcuni abitanti della Piana Metropolitana durante una settimana. Elaborato degli autori.

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La riforma delle province, prevista dal decreto Salva Italia del 20122, rende ancora più attuale lo studio di questo sistema, così come la prossima entrata in vigore (1 gennaio 2014) delle Città Metropolita-ne come enti amministrativi previsti dallo Stato.Questo percorso di studio si propone due direttrici di ricerca: anda-re a comprendere quali siano le ragioni dell’area metropolitana, san-cita con legge per la prima volta nel 1990 e successivamente nel 2009 (nota sulle leggi), e quali le implicazioni per la città di Firenze insite nel progetto di creare un sistema più grande, comprendente anche i Comuni di Prato e Pistoia, di cui la prima dovrebbe divenire sede del centro civico e amministrativo.

Un attento lavoro di ricerca sul territorio, il confronto con situazioni simili in altre nazioni europee, la comprensione dell’attuale sistema amministrativo e delle proposte per il futuro, hanno reso principale processo di questa analisi, soprattutto nella sua fase iniziale, il do-versi confrontare con una grande quantità di informazioni e di dati; con la loro organizzazione, rielaborazione e restituzione grafica. Il lavoro di professionisti come il gruppo Information is Beautiful3 ci ha guidati nella realizzazione di infografiche, diagrammi, visualizza-zioni, frutto di una delicata distillazione di elementi, il cui risultato vorrebbe sempre essere di facile lettura e di forte appeal visivo. Si è voluto rimarcare questa impostazione fin dalla scelta del titolo. Anziché dare al lavoro un titolo più canonico (come sarebbe potuto essere Realizzazione di un centro civico per il nuovo ente di am-ministrazione territoriale dell’area metropolitana di Firenze - Prato - Pistoia, all’interno dell’ex complesso ospedaliero “Misericordia e Dolce” di Prato), si dichiarano fin dall’inizio i principali temi affrontati.

L’hashtag4 è un sistema di catalogazione basato sulla creazione di etichette utilizzato nei social network (noto ai più grazie a Twitter) ed è, a oggi, di vastissima applicazione concettuale. Non lontano dal funzionamento di questo meccanismo è il metodo di ricerca per parole chiave sul Catalogo di Consultazione Titoli Tesi dell’Universi-tà degli Studi di Firenze5, principale e forse unico canale di ulteriori reperimenti nell’ambito di questo studio.

in alto:Copertina di McCandless D., Information is Beautiful, Collins, London 2009..

sopra: Screenshot della pagina http://sol.unifi.it/tesi/consultazione.

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nOte

1. “Questo territorio è composto da un totale di 73 comuni, esteso 4.844 chilometri qua-drati, comprendente circa 1.506.098 abitanti (densità di 311 ab/km²), di cui il 24% corri-sponde alla popolazione di Firenze.” dato ISTAT aggiornato al 31-08-2007 ottenuto som-mando i valori delle singole province http://it.wikipedia.org/wiki/Area_metropolitana_Firen-ze_-_Prato_-_Pistoia consultato il 26 marzo 2013.

2.http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/salva_italia/doc/manovra_scheda.pdf consultato il 26 marzo 2013.

3. Information is Beatuful è un collettivo di designer che produce infografiche guidato da David McCandless che si autodefinisce un “independent data journalist and information designer” http://www.informationisbeautiful.net/about/ consultato il 26 marzo 2013.

4. Il simbolo # detto anche hashtag (in italiano ‘cancelletto’ nel linguaggio della telefonia e dell’informatica) è utilizzato per indicare argomenti di discussione o categorie all’interno di un tweet o messaggio di 140 caratteri che forma la base di Twitter, il più noto social network di microblogging. https://support.twitter.com/articles/49309-what-are-hashta-gs-symbols. Cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Twitter. Siti consultati il 26 marzo 2013.

5. Consultazione Catalogo Tesi di Laurea (dal 1976) http://sol.unifi.it/tesi/consultazione consultato il 26 marzo 2013.

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1. Piana Metropolitana

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#pianafiorentina #cittàmetropolitana

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#pianafiorentina #cittàmetropolitana

eX Leg e, COntra natU raMNell’analisi del sistema metropolitano di Firenze-Prato-Pistoia si evince innanzitutto una forte contraddizione degli intenti e dei po-stulati, tanto nelle interpretazioni della condizione attuale, quanto ancor di più nelle previsioni e programmazioni future, fino al tema originario delle storiche ragioni d’essere di quest’unicum territoriale.

A partire dalla legge n.° 142 del 1990, sulla disciplina delle auto-nomie locali,1sino ad oggi si sono susseguite, da un punto di vista amministrativo, numerose proposte per questo territorio. La succi-tata legge, istituendo l’ente amministrativo Città Metropolitana per quattordici città italiane, in sostanza sostituisce alla Provincia di Fi-renze la Città Metropolitana, lasciandone invariati i confini ammini-strativi, ed attribuendole, oltre ai compiti di derivazione provinciale, altre funzioni di coordinamento. Nel 2000 viene invece istituita dal Consiglio Regionale della Toscana2 l’Area metropolitana di Firen-ze-Prato-Pistoia con riferimento al territorio delle tre province ma con funzione esclusivamente statistica. La differenza di principio tra queste due denominazioni risiede nel diverso ruolo attribuito alla piana. La previsione di legge si limita a considerare l’area della Provincia di Firenze, in linea con la prece-dente suddivisione provinciale, lasciando fuori una porzione di ter-ritorio, storicamente e geograficamente in stretta connessione con la città di Firenze. Porzione, di contro, inglobata nella delimitazione della delibera regionale.

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B iOg raFia te r r itOr iaLeLo studio di Daniela Poli3 intitolato La piana fiorentina, nell’intento di ricostruire una biografia territoriale dell’area in questione, parte pro-prio da una considerazione sul rapporto tra Firenze e la piana: “La piana di Firenze è divenuta il «non luogo» per eccellenza della cit-tà contemporanea: un «retro vuoto» della città che mette in mostra l’immagine simbolo del centro storico e che ha un vasto cortile da riempire alla rinfusa con tutti gli oggetti ingombranti, brutti e inqui-nanti, distruggendo progressivamente l’identità storica, territoriale, ambientale, paesistica di un ex luogo del «bel paesaggio».”4

Da questa condizione del presente, la ricostruzione biografica muo-ve a ritroso verso una riflessione sulla ‘territorializzazione’, neologi-smo coniato per definire il processo di costruzione e consolidamen-to del territorio ad opera dell’uomo, individuando come e quanto, nelle varie epoche storiche, il ruolo della piana sia stato quello di “baricentro geografico complessivo” rispetto alle città che vi si svi-luppavano.5 Questa porzione di territorio ha infatti assistito e, al tempo stesso, coordinato l’evolversi di sistemi di abitare, percorrere, sfruttare lo scenario naturalmente definito dalle due catene montuose; scenario il quale, nel corso dei secoli, ha definito, perso e ritrovato espedien-ti, strategie e peculiarità su cui è necessario soffermarsi per com-prenderne assetti e motivazioni.

a fianco e sopra:alcune fotografie satellitari da Friedl L., Yuan K. et al., Earth as art, NASA, s.d.

alle pagine successive:la piana durante il periodo plio-pleistocenico con il lago che ne occupava gran parte dell’area. Si noti il mar Tirreno che lambisce le pendici del Montalbano. Elaborazione grafica di Marco di Domenico.

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U n g ran De U n iCO LagOAncora in epoca geologicamente recente, nel periodo plio-pleisto-cenico6 (che comprende gli ultimi 5 milioni di anni escludendo però gli ultimi 12.000 anni che costituiscono l’Olocene), la valle compre-sa tra la Calvana, il Monte Morello e il Montalbano è occupata da un lago. L’origine di questo bacino lacustre, senza emissario e ali-mentato da modesti corsi d’acqua provenienti dai rilievi circostanti, è dovuto alla migrazione della dorsale appenninica.Gli affluenti, prima d’immettersi nel lago, depositano alla foce i ma-teriali d’erosione, creando le conoidi di deiezione, piattaforme in se-guito strategiche per gli insediamenti.Contemporaneamente al riempimento del lago, si assiste all’innal-zamento della sella fiorentina. Questa configurazione del fondale darà origine alle direttrici fluviali e alla fessurazione del masso della Gonfolina.

in alto e a fronte:Superstudio, Salvataggi dei centri storici italiani (Firenze), 1972.

alle pagine successive:Successivamente alla fessurazione del Masso della Gonfolina, circa un milione di anni fa, la Piana divenne un terreno paludoso. Elaborazione grafica di Marco di Domenico.

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De FLUSSOLa rottura di questo masso crea un imbuto di raccolta delle acque, svuotando parzialmente il lago e scoprendo porzioni di terreno sog-gette a cicliche alluvioni, lasciandone altre perennemente umide.Nel paleolitico inferiore il processo di svuotamento del lago si con-clude; la piana assume l’aspetto di “isole d’acqua e terre sospese”7.La vegetazione, principalmente composta da una umida ed estesa selva igrofita, è nettamente differente da quella attuale, frutto di un lungo processo di modificazioni antropiche.

Quivi i nichi mai non si vidono come manifesto si vede nel gran valle d’Arno, disopra alla Gonfolina sasso per antico unito col monte Albano in forma di altissimo argine; il quale tenea ringorgato tal fiume in modo che, prima che versasse nel mare, il quale era dopo ai piedi di tal sasso, componea due grandi laghi, de’ quali il primo è dove oggi si vede finire la città di Firenze, insieme con Prato e Pistoia; e monte Albano seguiva il resto dell’argine insin dove oggi è posto Serravalle [...]

Leonardo da Vinci, Codice Atlantico, (f. 9A – 9r)

“ “alle pagine successive:La centuriazione delle terre della Piana in periodo Romano.Elaborazione grafica di Marco di Domenico.

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H iC S U nt rOMan iLa geografia socioeconomica della Toscana etrusca si modifica ra-dicalmente in epoca romana. Sulla base di una maglia ortogonale con direzioni nord-sud – est-ovest, Firenze viene costruita lungo la Cassia, in posizione strategica. In corrispondenza della sella la con-ca si restringe, con la pressione dell’avvicinamento tra le montagne settentrionali di Fiesole a quelle meridionali del Chianti.Secondo il modello della centuriazione, la piana viene bonificata e suddivisa in quadranti orientati da assi perpendicolari al versante montuoso, per l’incanalamento delle acque, e paralleli alla piana, per facilitare gli spostamenti.8

a destra:Il paesaggio centuriato, illustrazione di G. Moscara.

a fronte in alto:Schema della numerazione delle centurie e dei limites.

a fronte in basso:Schemi delle possibili suddivisioni delle centurie.

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nelle pagine successive:Le terre della Piana durante il Medio Evo. Parte delle terre strappate dai Romani all’acqua tornano a essere paludose. Si strutturano maggiormente gli insediamenti. Elaborazione grafica di Marco di Domenico.

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M e DiOeVOIn epoca altomedievale la piana si reimpaluda, l’agglomerato abi-tativo si estende in modo lineare ai margini delle zone alluvionali dell’Arno e lungo la fascia pedemontana. Sulla traccia dei pagus romani, lungo le viabilità principali si nota la comparsa di castelli, insediamenti fortificati, conventi e pievi.Nel tardo medioevo si consolida l’armatura insediativa ma non si introducono strutture di nuovo tipo all’interno del sistema.

r i naSCi M e ntODurante la prima epoca moderna s’infittisce la maglia di deframmen-tazione dei terreni della Piana in poderi, le città e il territorio gua-dagnano struttura. La villa rinascimentale si afferma come modello prevalente nel territorio. Elemento ordinatore di un sistema ottico, basato sul rapporto prospettico tra piana e monte, la villa si pone quale fondale scenico, ultimo punto d’arresto dell’occhio in un siste-ma pensato a misura d’uomo.

in alto:Westwerk, Traduzione della tradizione, Prato, Castello dell’Imperatore, 2010

a fianco:Giusto Utens (Iustus van Utens), lunette raffiguranti le Ville Medicee di Castello, della Magia e di Poggio a Caiano, (1599-1602), Firenze, Museo di Firenze com’era.

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aSS e StaM e ntODurante il periodo lorenese9 il territorio si disegna sempre più se-condo una logica produttiva. Gli spazi aperti vengono prevalente-mente destinati ad aree di produzione agricola, ma anche industriale come dimostra la realizzazione della manifattura di Doccia10. L’Arno viene definitivamente regimentato e si realizzano le prime grandi in-frastrutture della piana: la ferrovia Leopolda tra Firenze ed Empoli (1844-48) e la ferrovia Mariantonia tra Firenze e Pistoia verso Lucca (1845-51).Complessivamente si può considerare questo periodo come il ri-sultato di una presa di coscienza della massa territoriale nelle sue complessità e differenze, volta ad una politica di riorganizzazione e valorizzazione del sistema territoriale.

i L BACKYARD Di F i r e nz eNegli anni ‘50 il paesaggio fiorentino, frutto di un processo di lenta ma continua costruzione durato almeno sette secoli, subisce una forte e veloce trasformazione.La città si espande a macchia d’olio, principalmente in quella diret-trice che presenta maggiore possibilità di crescita: verso la piana fiorentina. In meno di quarant’anni le tracce di un sistema fortemen-te storicizzato e assai preciso si perdono completamente in un’omo-lagata e degenerata periferia.

Lo studio di Poli individua in otto punti cruciali la crisi di questo ter-ritorio: il ruolo fin troppo gerarchico della città di Firenze, causa di congestione e inaridimento degli altri centri regionali; la non valoriz-zazione del centro storico fiorentino come sistema articolato, ridotto a mera destinazione turistica; la crescita non coordinata degli altri centri della piana; la cattiva gestione delle aree produttive dismesse e la deficienza di programmazione di quelle di nuova creazione; la scelta di delocalizzazione del polo universitario di Sesto Fiorentino sotto forma di un’incisiva occupazione di una porzione centrale della piana; la posizione dell’aeroporto in una zona di regimazione idrica e di complicata coesistenza con i centri abitati e infine, il proliferare di zone di espansione massiva in corrispondenza degli svincoli au-tostradali (autostrade A1 e A11).

L’insieme di questi fattori delinea un territorio caotico, pesante, di difficile utilizzo e instabile sviluppo, che per adesso fornisce a Fi-renze tutti gli accorgimenti necessari per mantenere una situazione di città turistica e terziaria, precludendo però tanti di quei possibi-li futuri che potrebbero migliorare notevolmente uno scenario così drasticamente lontano da un’idea di territorio sostenibile e ben go-vernato.

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CON U RBATIONSpostando momentaneamente l’attenzione su fenomeni simili in al-tre parti del mondo, ci si imbatte facilmente nella definizione di co-nurbazione. Il termine è un neologismo coniato nel 1915 da Patrick Geddes nel suo libro Cities in Evolution.11 Studiando le possibili-tà offerte dalle allora nuove tecnologie, dall’energia elettrica, e dal trasporto motorizzato, l’urbanista (biologo e botanico) si concentra sulla capacità delle città di espandersi e agglomerarsi le une con le altre. Nella trattazione sono analizzati i casi delle Midlands in Inghil-terra, la Randstad in Olanda, la conurbazione di New York-Boston negli Stati Uniti, la Greater Tokyo Area in Giappone e la National Capital Region di Delhi in India.La fotografia aerea della piana fiorentina mostra una situazione as-solutamente assimilabile a queste appena nominate: una vasta ci-ty-region, come la definirebbe Geddes, una Piana Metropolitana,

AREE METROPOLITANE IN EUROPA

GREATER LONDON (UK)

WEST MID-LANDS (UK)

RANSTAD (NL)

RURH (GER)

LA PIANA METROPOLITANA (ITA)

Il termine conurbazione è un neologismo coniato nel

1915 da Patrick Geddes nel suo libro Cities in Evolution.

Spostando l’attenzione sulle possibilità offerte dalle allora

nuove tecnologie, dall’energia elettrica, e dal trasporto

motorizzato, si è concentrato sulla capacità delle città di

espandersi e agglomerarsi le une con le altre. Nella

trattazione il sociologo porta a esempio i casi delle Midlanton

in Inghilterra, la Randstad in Olanda, New York-Boston negli

Stati Uniti, la Greater Tokyo Area in Giappone e la National

Capital Region di Deli in India.

GREATER LONDON

WEST MID-LANDS

RANDSTAD RUHR

PIANA METROPOLITANA

nelle pagine precedenti:La Piana Metropolitana nel suo stato attuale postindustriale.

in alto:mappa delle conurbazioni prese in considerazione da questo studio.

a fronte:Mappa dei collegamenti con le aerostazioni nella cintura di londra dal Greater London Plan di Patrick Abercrombie, 1944

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come potrebbe essere definita volendo porre l’accento sul suo stretto rapporto con la morfologia del territorio.A partire proprio dal rapporto tra urbanizzazione e territorio possia-mo osservare e confrontare l’assetto di quattro conurbazioni euro-pee modello: la Greater London Area e le West Midlands (UK), la Ranstad (NL), e la Ruhr (DEU). Londra si estende per 1.637 Km2 senza incontrare alcun ostacolo naturale se non il mare del Nord a Est. La necessità di porre un limi-te all’espansione della città per poterne avere un migliore controllo si manifesta con l’adozione nel 1944 del Greater London Plan di Patrick Abercrombie12. Definita la Green Belt come limite di espan-sione della città, il piano prevede la creazione di dieci New Towns esterne con un limite massimo di 60.000 abitanti, fondamentali per il mantenimento di un equilibrio dell’area metropolitana. La città rimane comunque in posizione nettamente gerarchica ri-spetto al sistema, ragion per cui più che di una vera e propria conur-bazione si parla di metropoli monocentrica.Seppur in misura inferiore rispetto a Londra, Birmingham gioca un ruolo predominante nell’area metropolitana della West Midlands Conurbation. In questo caso però si osserva una vera e propria co-nurbazione. In epoca Vittoriana il distretto di estrazione di carbone e calcare del Black Country è talmente attivo che le città che ne fanno parte si estendono fino a toccarsi dando vita a quel tessuto che ancora oggi compone la seconda area più popolata d’Inghilterra.Di origine legata a fattori prevalentemente produttivi è anche il di-stretto della Ruhr, vero e proprio modello di città lineare continua. Il mare a Nord-Est, e un cuore verde al centro, la Randstad con la sua espansione di 8.287 Kmq e i suoi 7.100.000 abitanti ricopre quasi per intero la regione olandese dei Paesi Bassi, e la strategia dell’area metropolitana si identifica quasi totalmente con la strategia nazionale.13

Da un punto di vista amministrativo, le due ultime conurbazioni sono quelle meno istituzionalizzate. La Randstad è rappresentata al Comitato delle Regioni dell’Unione Europea a Bruxelles, mentre la West Midlands Conurbation non ha mai posseduto un proprio apparato, sopperite le funzioni da altri enti regionali territorialmente assimilabili alla metropoli.Diversi sono i casi della Greater London Area, amministrata dalla Greater London Autority, istituita nel 2000 e guidata da un sindaco di elezione diretta dei cittadini e della Ruhr, distretto metropolitano coordinato dall’assemblea dei sindaci dei quindici comuni che ne fanno parte, la Regional verband Ruhr.

A fianco e nelle pagine successive:Le conurbazioni a confronto, rapporti dimensionali, tipi di governo, integrazione dei servizi delle cinque aree metropolitane.

0 10 20 30 40 50 km

DUSSELDORF

WUPPERTAL

DUISBURG ESSEN

BOCHUM DORTMUND

0 5 10 20 km

WOLVERHAMPTON

DUDLEY

WALSALL

SANDWELL

BIRMINGHAM

SOLIHULL

RUHR WEST MIDLANDS

GREEN BELT

CITY OF LONDON

DEN HAAG

ROTTERDAM

AMSTERDAM

UTRECHT

0 50 100 km0 40 km

GREATER LONDON RANDSTAD

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FIRENZE

PRATO

PISTOIA

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FIRENZE

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CONFRONTO DIMENSIONIESTENSIONE POPOLAZIONE DENSITÀ

CITY OF LONDON

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NAZIONE: Regno UnitoESTENSIONE: 1˙637 Km²POPOLAZIONE: 8˙278˙251 Ab.DENSITÀ: 5˙099,84 Ab/Km² Greater London Autority

(livello strategico)Local Autorities(livello locale)

GOVERNO

Inghilterra

Greater London

City of London

32 Boroughs

Greater London Autority Local autorities

pianificazione localescuolaservizi socialistrade localiraccolta dell’immondiziagestione dei rifiuti

a entrambi i livelli

THE LONDON PLAN

Urban Task Force

Mayor for London London Assembly

proposta budget

/

Greater LondonMetropitan Police Force

(organo operativo)Metropitan Police Autority(organo di supervisione)

in City of LondonCity of London Police

TRASPORTI PUBBLICI

British Transport Police

POLIZIA EMERGENZE E PROTEZIONE CILVILE

London fire and emergensing planning autority

GREATER LONDON

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67

NAZIONE: Regno UnitoESTENSIONE: 1˙637 Km²POPOLAZIONE: 8˙278˙251 Ab.DENSITÀ: 5˙099,84 Ab/Km² Greater London Autority

(livello strategico)Local Autorities(livello locale)

GOVERNO

Inghilterra

Greater London

City of London

32 Boroughs

Greater London Autority Local autorities

pianificazione localescuolaservizi socialistrade localiraccolta dell’immondiziagestione dei rifiuti

a entrambi i livelli

THE LONDON PLAN

Urban Task Force

Mayor for London London Assembly

proposta budget

/

Greater LondonMetropitan Police Force

(organo operativo)Metropitan Police Autority(organo di supervisione)

in City of LondonCity of London Police

TRASPORTI PUBBLICI

British Transport Police

POLIZIA EMERGENZE E PROTEZIONE CILVILE

London fire and emergensing planning autority

GREATER LONDON

Page 68: Piana metropolitana

68

RANDSTADNAZIONE: Paesi BassiESTENSIONE: 8˙287 Km²POPOLAZIONE: 7˙100˙000 Ab.DENSITÀ: 856,7 Ab/Km²

AMSTERDAM2˙289˙762 Ab.3˙506 Ab/km²

ROTTERDAM1˙211˙523 Ab.2˙850 Ab/km²

UTRECHT640˙000 Ab.3˙279 Ab/km²

DEN HAAG1˙406˙000 Ab.5˙894 Ab/km²

RANDSTAD 2040 / DELTAMETROPOOL

Nel 2008 il Governo Olandese ha pubblicato un piano denominato RANSTAD 2040, attribuendo un grande peso alla regione relativamente alla politica economica e territoriale nazionale.

BRUXELLES

STRATEGIA TERRITORIALE NAZIONALENETWORK

OBIETTIVI

AMBIENTEGarantire la qualità di un delta climate-proof attraverso il consolidamento di un sistema territoriale in grado di recepire e contenere la criticità ambientale (più del 40% della regione è sotto il livello del mare). Aumentare la qualità dello spazio attraverso una più stretta interazione tra landscape, sistema delle acque e pianificazione urbanistica.

TRASPORTO e DINAMICHE di MERCATORinforzare l’infrastruttura regionale per garantire una migliore accessibilità, prestando particolare attenzione ai maggiori nodi infrastrutturali, sia civili che commerciali. Migliorare le connessioni internazionali e l’influenza della Randstad in Europa, implementando la centralità di Schiphol come hub internazionale e il suo collegamento con gli areoporti regionali. Trasformare il porto di Rotterdam in un porto innovativo per logistica e consumo energetico (attualmente il terzo porto commerciale nel mondo).

+

GOVERNO

Paesi Bassi

Drente / Friesland / Gelderland / Groningen / Limburg / Brabant Settentrionale / Overijssel / Zeeland / Olanda Settentr ionale / Olanda Meridionale / Utrecht / Flevoland

La Randstad è rappresentata unicamente al Comitato delle Regioni dell’Unione Europea a Bruxelles. Ogni provincia nomina due delegati per far parte di questo organo di promozione della regione.

Page 69: Piana metropolitana

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RANDSTADNAZIONE: Paesi BassiESTENSIONE: 8˙287 Km²POPOLAZIONE: 7˙100˙000 Ab.DENSITÀ: 856,7 Ab/Km²

AMSTERDAM2˙289˙762 Ab.3˙506 Ab/km²

ROTTERDAM1˙211˙523 Ab.2˙850 Ab/km²

UTRECHT640˙000 Ab.3˙279 Ab/km²

DEN HAAG1˙406˙000 Ab.5˙894 Ab/km²

RANDSTAD 2040 / DELTAMETROPOOL

Nel 2008 il Governo Olandese ha pubblicato un piano denominato RANSTAD 2040, attribuendo un grande peso alla regione relativamente alla politica economica e territoriale nazionale.

BRUXELLES

STRATEGIA TERRITORIALE NAZIONALENETWORK

OBIETTIVI

AMBIENTEGarantire la qualità di un delta climate-proof attraverso il consolidamento di un sistema territoriale in grado di recepire e contenere la criticità ambientale (più del 40% della regione è sotto il livello del mare). Aumentare la qualità dello spazio attraverso una più stretta interazione tra landscape, sistema delle acque e pianificazione urbanistica.

TRASPORTO e DINAMICHE di MERCATORinforzare l’infrastruttura regionale per garantire una migliore accessibilità, prestando particolare attenzione ai maggiori nodi infrastrutturali, sia civili che commerciali. Migliorare le connessioni internazionali e l’influenza della Randstad in Europa, implementando la centralità di Schiphol come hub internazionale e il suo collegamento con gli areoporti regionali. Trasformare il porto di Rotterdam in un porto innovativo per logistica e consumo energetico (attualmente il terzo porto commerciale nel mondo).

+

GOVERNO

Paesi Bassi

Drente / Friesland / Gelderland / Groningen / Limburg / Brabant Settentrionale / Overijssel / Zeeland / Olanda Settentr ionale / Olanda Meridionale / Utrecht / Flevoland

La Randstad è rappresentata unicamente al Comitato delle Regioni dell’Unione Europea a Bruxelles. Ogni provincia nomina due delegati per far parte di questo organo di promozione della regione.

Page 70: Piana metropolitana

70

PIANA METROPOLITANANAZIONE: ItaliaESTENSIONE: 1˙102,07 Km²POPOLAZIONE: 1˙004˙708 Ab.DENSITÀ: 911,65 Ab/Km²

GOVERNO

Italia

Regione Toscana (con capoluogo Firenze)

Pistoia/ Lucca / Pisa / Prato / Livorno / Arezzo / Firenze / Siena / Grosseto / Massa-Carrara

PratoMontemurloCarmignanoPoggio a Caiano

PistoiaSerravalle pistoieseQuarrataAgliana Montale

5 ANNI

FIRENZE373˙976 Ab.3˙651,75 Ab/km²

PISTOIA98˙224 Ab.425,80 Ab/km²

PRATO190˙100 Ab.1˙959,79 Ab/km²

FirenzeCalenzanoCampi BisenzioSignaLastra a SignaSesto FiorentinoFiesoleScandicciBagno a Ripoli

PIANIFICARE

GESTIRE E CONTROLLARE

CONCEDERE E REALIZZARE

inquinamento

protezione civile

miniere e geotermia

beni culturali

viabilità

trasporti

energie

formazione

fiere e mercati

grandi opere

industria

servizi sociali

istruzione

ambiente flora e fauna

risorse idriche

demanio

artigianato

PTCP

infrastrutture e linee di comunicazione

parchi e riservenaturali

sistemazione idrica

Comune

Provincia

cooperazioneistituzionale

+

Provincia

funzioniinformative

Page 71: Piana metropolitana

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PIANA METROPOLITANANAZIONE: ItaliaESTENSIONE: 1˙102,07 Km²POPOLAZIONE: 1˙004˙708 Ab.DENSITÀ: 911,65 Ab/Km²

GOVERNO

Italia

Regione Toscana (con capoluogo Firenze)

Pistoia/ Lucca / Pisa / Prato / Livorno / Arezzo / Firenze / Siena / Grosseto / Massa-Carrara

PratoMontemurloCarmignanoPoggio a Caiano

PistoiaSerravalle pistoieseQuarrataAgliana Montale

5 ANNI

FIRENZE373˙976 Ab.3˙651,75 Ab/km²

PISTOIA98˙224 Ab.425,80 Ab/km²

PRATO190˙100 Ab.1˙959,79 Ab/km²

FirenzeCalenzanoCampi BisenzioSignaLastra a SignaSesto FiorentinoFiesoleScandicciBagno a Ripoli

PIANIFICARE

GESTIRE E CONTROLLARE

CONCEDERE E REALIZZARE

inquinamento

protezione civile

miniere e geotermia

beni culturali

viabilità

trasporti

energie

formazione

fiere e mercati

grandi opere

industria

servizi sociali

istruzione

ambiente flora e fauna

risorse idriche

demanio

artigianato

PTCP

infrastrutture e linee di comunicazione

parchi e riservenaturali

sistemazione idrica

Comune

Provincia

cooperazioneistituzionale

+

Provincia

funzioniinformative

Page 72: Piana metropolitana

72

RUHRNAZIONE: GermaniaESTENSIONE: 4˙435 Km²POPOLAZIONE: 7˙300˙000 Ab.DENSITÀ: 1˙166 Ab/Km²

GOVERNO

Germania

North Rhine-Westphalia (con capoluogo Dusseldorf)

Dusseldorf / Koln / Arnsberg / Detmald / Munster

DortmundBochumHagenHammHerne

Kreis UnnaEnnepe-Ruhr-Kreis

EssenDuisburgGelsenkirchenMulheim an der Ruhr

Kreis WeselKreis RecklinghausenKreis UnnaEnnepe-Ruhr-Kreis

RVR - Regional verband Ruhr(Organo di competenza)

5 ANNI

15 SINDACI

“THE RUHR PARLIAMENT”(sede ad ESSEN)

RVRpianificazione

commissione patrimonio industriale

comunicazione e diffusione:“Ruhr Metropolis”

cultura

RVR ambiente/valorizzazione Emscher Park

sporteconomia

Ruhr FISdata per pianificazione

gestione dei rifiuti

Verkehrsverbund Rhein-Ruhrferrovie

USO DEL SUOLO

- costruito 37,6%- coltivato 40,7%- foresta 17,6%- acque e altro 4,1%

obiettivi:- innalzamento della qualità della vita- valorizzazione patrimonio industriale e ambientale- istituire imprese e associazioni di gestione

EVOLUZIONE

PRIMI DEL ‘900 ANNI ‘70 OGGIaumento polopazione grazie a settore industriale trainante:estrazione carbone e acciaio

crisi, produzione in forte calominiere di carbone in eusarimento

riconverisone del settore industriale in terziario e hi-tech, istituzione RVR, dal 2009 pianificazione generale regionale

BOCHUM373˙976 Ab.2˙572 Ab/km²

DUISBURG488˙005 Ab.2˙096 Ab/km²

DORTMUND580˙956 Ab.2˙071,88 Ab/km²

ESSEN573˙488 Ab.2˙736,64 Ab/km²

Page 73: Piana metropolitana

73

RUHRNAZIONE: GermaniaESTENSIONE: 4˙435 Km²POPOLAZIONE: 7˙300˙000 Ab.DENSITÀ: 1˙166 Ab/Km²

GOVERNO

Germania

North Rhine-Westphalia (con capoluogo Dusseldorf)

Dusseldorf / Koln / Arnsberg / Detmald / Munster

DortmundBochumHagenHammHerne

Kreis UnnaEnnepe-Ruhr-Kreis

EssenDuisburgGelsenkirchenMulheim an der Ruhr

Kreis WeselKreis RecklinghausenKreis UnnaEnnepe-Ruhr-Kreis

RVR - Regional verband Ruhr(Organo di competenza)

5 ANNI

15 SINDACI

“THE RUHR PARLIAMENT”(sede ad ESSEN)

RVRpianificazione

commissione patrimonio industriale

comunicazione e diffusione:“Ruhr Metropolis”

cultura

RVR ambiente/valorizzazione Emscher Park

sporteconomia

Ruhr FISdata per pianificazione

gestione dei rifiuti

Verkehrsverbund Rhein-Ruhrferrovie

USO DEL SUOLO

- costruito 37,6%- coltivato 40,7%- foresta 17,6%- acque e altro 4,1%

obiettivi:- innalzamento della qualità della vita- valorizzazione patrimonio industriale e ambientale- istituire imprese e associazioni di gestione

EVOLUZIONE

PRIMI DEL ‘900 ANNI ‘70 OGGIaumento polopazione grazie a settore industriale trainante:estrazione carbone e acciaio

crisi, produzione in forte calominiere di carbone in eusarimento

riconverisone del settore industriale in terziario e hi-tech, istituzione RVR, dal 2009 pianificazione generale regionale

BOCHUM373˙976 Ab.2˙572 Ab/km²

DUISBURG488˙005 Ab.2˙096 Ab/km²

DORTMUND580˙956 Ab.2˙071,88 Ab/km²

ESSEN573˙488 Ab.2˙736,64 Ab/km²

Page 74: Piana metropolitana

74

GOVERNO

Inghilterra

West Midlands County

7 Boroughs City of BirminghamCity of CoventryCity of WolverhamptonDudleySandwellSolihullWalsall

West Midlands Local Transport Plan

West Midlands Fire Service

!Birmingham Airport

West Midlands Police

Holding dei 7 Boroughs Unificazione dei cicli scolastici

West Midlands Crown Prosecution Service

TRASPORTI

SICU

REZZ

A

GIUSTIZIA

ISTRUZIONE

Il West Midlands County Council era l’autorità di governo che riuniva i 7 boroughs della West Midlands County. Nel 1986 questa istituzione, insieme – per esempio – al Greater London Council, fu abolita dal Local Government Act promosso nel 1985 dal governo di Margaret Thatcher. Il consiglio si occupava di protezione civile, trasporti e progettazione strategica.

Dopo l’abolizione la maggior parte delle funzioni sono state localizzate a livello dei singoli boroughs fatte salve trasporti, polizia e vigili del fuoco che sono gestiti da joint boards.

WEST MIDLANDSNAZIONE: Regno UnitoESTENSIONE: 599 Km²POPOLAZIONE: 2˙208˙093 Ab.DENSITÀ: 3,808 Ab/Km²

Page 75: Piana metropolitana

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GOVERNO

Inghilterra

West Midlands County

7 Boroughs City of BirminghamCity of CoventryCity of WolverhamptonDudleySandwellSolihullWalsall

West Midlands Local Transport Plan

West Midlands Fire Service

!Birmingham Airport

West Midlands Police

Holding dei 7 Boroughs Unificazione dei cicli scolastici

West Midlands Crown Prosecution Service

TRASPORTI

SICU

REZZ

A

GIUSTIZIA

ISTRUZIONE

Il West Midlands County Council era l’autorità di governo che riuniva i 7 boroughs della West Midlands County. Nel 1986 questa istituzione, insieme – per esempio – al Greater London Council, fu abolita dal Local Government Act promosso nel 1985 dal governo di Margaret Thatcher. Il consiglio si occupava di protezione civile, trasporti e progettazione strategica.

Dopo l’abolizione la maggior parte delle funzioni sono state localizzate a livello dei singoli boroughs fatte salve trasporti, polizia e vigili del fuoco che sono gestiti da joint boards.

WEST MIDLANDSNAZIONE: Regno UnitoESTENSIONE: 599 Km²POPOLAZIONE: 2˙208˙093 Ab.DENSITÀ: 3,808 Ab/Km²

Page 76: Piana metropolitana

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in alto:Strada Ferrata Maria Antonia, I metà XIX secolo

sopra:Leonardo da Vinci, Raffigurazione schematica del progetto per la deviazione dell’Arno, con esemplificazione dei relativi vantaggi e previsioni di spesa, Codice Atlantico (f. 127 r, ex 46 r-b)

a destra:Coney Island, 1951

Page 77: Piana metropolitana

77

Man i Fe StO r etrOattiVOLa piana fiorentina, nonostante il suo carattere di unicum territoriale e urbano, nonostante la sua forte identità storica, non è gestita nello specifico da nessun ente amministrativo. La creazione di un organo che tenga le fila di questo sistema e ne muova le pedine sul terri-torio, non è altro che l’espressione di una volontà di ridefinire qual-cosa che già è. Come le altezze delle catene montuose circostanti altro non erano se non la definizione di una quota di colmo del lago, e quindi il lago in quanto tale, come la rottura del Masso della Gon-folina ha significato la creazione della Piana, così una struttura di governo coordinato della Piana Fiorentina Metropolitana altro non è che un immagine della piana stessa, che, terra e mattone, si estende da Pistoia fino a Firenze.

sopra:Madelon Vriesendorp, Flagrant Delit, 1975

Page 78: Piana metropolitana

78

S i S i FOSe, cercando di approvvigionare di acqua Corinto, Sisifo spinge continuamente la sua pietra, come punizione per la sua ὕβρις, senza poter mai smettere, gli abitanti della Piana Metropoli-tana sono costretti a trascinare continuamente il peso di un vuoto cosmico. La mancanza di unicità e univocità li rallenta nei loro spostamenti, nel loro lavoro, li impedisce nelle vicende di vita e nei pensieri. Paradossalmente tutti le funi che legano le pietre alle schiene dei suoi abitanti potrebbero essere unite per liberarli da questa oppressione, rilegando quello che un tempo era uno, che tutt’ora lo è ma che non tutti dicono: la Piana Metropolitana.

Page 79: Piana metropolitana

79

ZOOM OUTSe a partire da una inquadratura stretta sui confini della Piana Me-tropolitana la nostra macchina da presa zoomasse all’indietro fino a inquadrare la Toscana, l’Italia e il Continente cominceremmo a comprendere che cosa vuol dire costituire formalmente e organiz-zare funzionalmente una città metropolitana di queste dimensioni in Italia centrale. Tutte le relazioni politiche, logistiche, economiche che esistono sul territorio dovrebbero tenere in considerazione questo nuovo attore. I numeri già dicono chiaramente che sarà impossibile fare i conti senza la Piana Metropolitana: un’estensione massima di 400km, 1.100.000 abitanti, la maggiore concentrazione di attrazio-ni culturali della Toscana e del Paese,14 altre località turistiche sia sciistiche che termali o paesaggistiche, un sistema industriale di grande tradizione e capacità che beneficierebbe di una maggiore integrazione a livello burocratico, fiscale e di infrastrutture.

Ce ntrO CiViCOLa traduzione architettonica di queste tesi porta alla presa di coscien-za del bisogno di realizzare il Centro Civico della Piana Metropolitana, una volta ipotizzato un suo possibile funzionamento alternativo.

nelle pagine successive:One city, elaborazione di Marco di Domenico.confronti tra le cinque aree metropolitane, rapporto dimensionale della Piana Metropolitana rispetto all’estensione delle provincie di Firenze, Prato e Pistoia, sistema di governance proposto e rapporti dimesionali tra ente città metropolitana e ente superiore.

Page 80: Piana metropolitana

80

Page 81: Piana metropolitana

81

Page 82: Piana metropolitana

82

West Midlands (country)Boroghs

West Midlands (region)

England

West Midlands (country)

Wolverhampton

Walssal

Sandwell

Dudley

Birmingham

SolihullCoventry

Capoluogo di regione

Borogh

amminstrazioni locali della conurbazione

Noord-HollandUtrechtZuid-HollandFlevolandCon�ne provinciale

Utrecht

Zuid-Holland

Noord-Holland

Netherland

Flevoland

Utrecht

Zoetermeer

Almere

Amersfoort

Amsterdam

DelftDordrecht

Gouda

Haarlem

Leiden Rotterdam

The Hague

amminstrazioni locali della conurbazione

Capitale

Città sopra 1000000 ab

Sede del parlamento olandese

Capoluogo di provincia

Città principali

Gelderland

Barbant

Regierungsbezirk Munster

Regierungsbezirk Arnsberg

Regierungsbezirk Dusseldorf

RVR

North Rhine - Westphalia

Germany

Kreis Wesel

Essen

Duisburg

Mulheim an der Ruhr

Oberhausen

Gelsenkirchen

Bottrop Kreis Recklinghausen

Kreis Unna

Ennepe-Ruhr-Kreis

Dortmund

BochumHagen

HammHerne

Città sede del parlamento RVR

Città sopra i 200000 ab.

Città sotto i 200000ab.

Distretti rurali

amminstrazioni locali della conurbazione

RVRRegierungsbezirk Dusseldorf

Regierungsbezirk ArnsbergRegierungsbezirk Munster

Greater LondonCity of LondonBoroghs

Greater London

England

City of London

Capitale

Boroghamminstrazioni locali della metropoli

Con�ni comunali

Provincia di Piastoia

Provincia di FirenzeProvincia di Prato

Provincia di Prato

Provincia di Firenze

Provincia di Pistoia

Toscana

Italy

Serravalle pistoieseQuarrata

PistoiaAgliana

Montale

Carmignano

Prato

Poggio a Caiano

Montemurlo

FirenzeCalenzano

Campi BisenzioSignaLastra a SignaScandicci

Sesto Fiorentino

FiesoleBagno a Ripoli

amminstrazioni locali della conurbazioneCapoluogo di regione

Capoluogo di provincia

Comune

Page 83: Piana metropolitana

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West Midlands (country)Boroghs

West Midlands (region)

England

West Midlands (country)

Wolverhampton

Walssal

Sandwell

Dudley

Birmingham

SolihullCoventry

Capoluogo di regione

Borogh

amminstrazioni locali della conurbazione

Noord-HollandUtrechtZuid-HollandFlevolandCon�ne provinciale

Utrecht

Zuid-Holland

Noord-Holland

Netherland

Flevoland

Utrecht

Zoetermeer

Almere

Amersfoort

Amsterdam

DelftDordrecht

Gouda

Haarlem

Leiden Rotterdam

The Hague

amminstrazioni locali della conurbazione

Capitale

Città sopra 1000000 ab

Sede del parlamento olandese

Capoluogo di provincia

Città principali

Gelderland

Barbant

Regierungsbezirk Munster

Regierungsbezirk Arnsberg

Regierungsbezirk Dusseldorf

RVR

North Rhine - Westphalia

Germany

Kreis Wesel

Essen

Duisburg

Mulheim an der Ruhr

Oberhausen

Gelsenkirchen

Bottrop Kreis Recklinghausen

Kreis Unna

Ennepe-Ruhr-Kreis

Dortmund

BochumHagen

HammHerne

Città sede del parlamento RVR

Città sopra i 200000 ab.

Città sotto i 200000ab.

Distretti rurali

amminstrazioni locali della conurbazione

RVRRegierungsbezirk Dusseldorf

Regierungsbezirk ArnsbergRegierungsbezirk Munster

Greater LondonCity of LondonBoroghs

Greater London

England

City of London

Capitale

Boroghamminstrazioni locali della metropoli

Con�ni comunali

Provincia di Piastoia

Provincia di FirenzeProvincia di Prato

Provincia di Prato

Provincia di Firenze

Provincia di Pistoia

Toscana

Italy

Serravalle pistoieseQuarrata

PistoiaAgliana

Montale

Carmignano

Prato

Poggio a Caiano

Montemurlo

FirenzeCalenzano

Campi BisenzioSignaLastra a SignaScandicci

Sesto Fiorentino

FiesoleBagno a Ripoli

amminstrazioni locali della conurbazioneCapoluogo di regione

Capoluogo di provincia

Comune

Page 84: Piana metropolitana

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Provincia di Prato

Provincia di Firenze

Provincia di Pistoia

Toscana

Italy

Serravalle pistoieseQuarrata

PistoiaAgliana

Montale

Carmignano

Prato

Poggio a Caiano

Montemurlo

FirenzeCalenzano

Campi BisenzioSignaLastra a SignaScandicci

Sesto Fiorentino

FiesoleBagno a Ripoli

amminstrazioni locali della conurbazioneCapoluogo di regione

Capoluogo di provincia

Comune

PIANA METROPOLITANACon�ni comunaliCon�ni provinciali

Page 85: Piana metropolitana

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Provincia di Prato

Provincia di Firenze

Provincia di Pistoia

Toscana

Italy

Serravalle pistoieseQuarrata

PistoiaAgliana

Montale

Carmignano

Prato

Poggio a Caiano

Montemurlo

FirenzeCalenzano

Campi BisenzioSignaLastra a SignaScandicci

Sesto Fiorentino

FiesoleBagno a Ripoli

amminstrazioni locali della conurbazioneCapoluogo di regione

Capoluogo di provincia

Comune

PIANA METROPOLITANACon�ni comunaliCon�ni provinciali

Page 86: Piana metropolitana

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Noord-HollandUtrechtZuid-HollandFlevolandCon�ne provinciale

Rapporto tra -la super�cie nazionale-la super�cie di espansione-le quattro provincie

NETHERLANDRANDSTAD

TOSCANAPIANA METROPOLITANA

Page 87: Piana metropolitana

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Noord-HollandUtrechtZuid-HollandFlevolandCon�ne provinciale

Rapporto tra -la super�cie nazionale-la super�cie di espansione-le quattro provincie

NETHERLANDRANDSTAD

TOSCANAPIANA METROPOLITANA

Page 88: Piana metropolitana

88

nOte1. Legge 8 giugno 1990, n. 142 (G.U. n. 135 del 12 giugno 1990). Ordinamento del-le autonomie locali. http://normativo.inail.it/bdninternet/docs/l14290.htm consultato il 26 marzo 2013. 2. http://it.wikipedia.org/wiki/Area_metropolitana_Firenze_-_Prato_-_Pistoia, consultato il 26 marzo 2013.

3. Poli D., La piana fiorentina. Una biografia territoriale narrata dalle colline di Castello, Alinea, Firenze 1999.

4. Poli D., op. cit., p. 11.

5. Ibid. p. 23.

6. “Geologicamente l’epoca in cui è stata ipotizzata l’esistenza di un vero e proprio bacino lacustre Firenze-Prato-Pistoia risale al periodo villafranchiano (da 3,8 milioni fino a 1 milio-ne di anni fa).” Agriesti L. (a cura di), Storia delle acque a Prato. L’evoluzione di una città attraverso immagini pensieri e parole, catalogo della mostra, Giunti, Firenze 2001, p. 12.7. Poli D., op. cit., p. 49.

8. In generale sulla centuriazione e sulle tecniche romane di antropizzazione del paesaggio si veda Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano, Panini, Modena 2003.

9. Dal 1737 al 1801 e dal 1814 al 1860. Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Asburgo-Lore-na_di_Toscana consultato il 26 marzo 2013.

10. “La Richard-Ginori, oggi Richard-Ginori 1735 SpA, deve la sua origine alla Manifattura di Doccia, fondata nel 1735 dal marchese Carlo Ginori nell’omonima località nei pressi di Colonnata, nel comune di Sesto Fiorentino in Provincia di Firenze, non lontana dal capo-luogo.” http://it.wikipedia.org/wiki/Richard-Ginori consultato il 23 marzo 2013. Cfr. Cresti, C., La Toscana dei Lorena. Politica del territorio e architettura, Amilcare Pizzi / Banca Toscana, Milano 1978.

11. Geddes, P., Cities in Evolution. An Introduction to the Town Planning Movement and the Study of Civics, Williams & Norgate, London 1915. Il testo completo è scaricabile all’URL http://archive.org/details/citiesinevolutio00gedduoft consultato il 26 marzo 2013. “Il professor Patrick Abercrombie (1879–1957) fu architetto e urbanista. Preparò il Coun-ty of London Plan (1943) e il Greater London Plan (1944) durante la Seconda Guerra Mondiale come piano per la ricostruzione e lo sviluppo di Londra nel dopoguerra […]” http://www.museumoflondon.org.uk/Collections-Research/Research/Your-Research/X20L/Themes/1337/1075/ consultato il 26 marzo 2013, traduzione degli autori.

12. Ovink H., Randstad 2040. Towards a sustainable and competitive delta region. 3rd Conference of the IFoU, 13-6 2008. Il testo è disponibile all’indirizzo http://www.ifou.org/conferences/2008taipei/pdf/cityandwater_conference_www.ifou.org_04.pdf

14. La Toscana contiene per esempio il maggior numero di siti iscritti nella lista del Pa-trimonio Arosio F., Cecchini P. (a cura di) Italia patrimonio culturale dell’umanità, ISTAT, Roma 2003 il documento è disponibile integralmente all’URL: http://culturaincifre.istat.it/sito/musei/PatrimonioUnesco.pdf

Page 89: Piana metropolitana

2.Prato nell’ottica di Piana

Page 90: Piana metropolitana
Page 91: Piana metropolitana

91

OPPOrtU n itÀ

Lo studio del tessuto della piana e la ricerca delle emergenze sul territorio ha condotto alla scelta dell’Area dell’ex-Ospedale Misericordia e Dolce di Prato.1

La centralità rispetto al sistema territoriale, la volontà di inserire il Centro Civico, quale edificio di rappresentanza, all’interno di un centro storico, l’attuale e fin troppo satura congestione del centro di Firenze hanno scartato alcune delle emergenze per la scelta di questo tipo di intervento. Da destinarsi magari ad altre operazioni per rafforzare il sistema metropolitano.

Da BOrgO a Citta

Il territorio di Prato è stato abitato fin dal paleolitico, specialmente nella zona di Galceti, dove sono state ritrovate testimonianze di una civiltà preistorica. Successivamente è certamente stato abitato dagli etruschi.Solo la conquista della piana da parte dei romani però ebbe conseguenze epocali.2 La centuriazione portata da questi nel II secolo a.c., infatti, ha determinato la struttura medievale sulla quale si è costruito non solo il territorio rurale, con la divisione dei campi, ma, di conseguenza, anche il sistema di distribuzione delle acque.3

a fronte:il sistema delle gore a Prato

Page 92: Piana metropolitana

92

Con l’estendersi della potenza e dei possessi alberteschi, il quartiere detto Prato, ben presto divenuto un’entità a sé stante, inglobò Borgo al Cornio e il suo nome finì per designare entrambi i centri così riuniti. Il processo di assorbimento era praticamente concluso sul finire del secolo XI, quando su qualche documento gli Alberti figurano col titolo di Conti di Prato. Prato, comunque, fino al 1653 non poté vantare lo status di città, in quanto non era sede di un Vescovado, ma appartenne fino a quella data alla Diocesi pistoiese. Nonostante ciò, da un punto di vista politico Prato cercò fin dalle sue origini di conservare autonomia sia da Pistoia che da Firenze, riconoscendo la propria particolarità e centralità nel territorio della piana. In particolare si cercò di arginare la politica aggressiva di Pistoia, preferendo sempre una maggior vicinanza con i Fiorentini. Questo però finì per far scivolare la città sotto l’egemonia di Firenze, fino ad esserne assorbita con l’acquisto del 1351. L’identità pratese si delineò comunque nei secoli in maniera inconfondibile.

sopra:Il centro storico di Prato e la sua evoluzione nel tempo: in rosso le prime fortificazioni di Pagus Cornus e il “prato” (X sec.); in arancione le fortificazioni del 1100; in giallo le mura trecentesche. Le linee azzurre indicano le gore. In nero l’edificato antecedente al 1900, in blu quello tra il 1900 e il 1935. In grigio l’ospedale degli anni ‘50. Si noti come la densità degli edifici sia maggiore nella zona a nord-est, mentre sia più rada nella zona di progetto.

a fronte in alto:i confini delle diocesi e la posizione delle pievi nella Piana.

a fronte in basso:Annuario industriale e commerciale per l’anno XVI, Prato 1938.

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n e L Ce ntrO De LLa Piana

La prima e più antica peculiarità è il prodotto della posizione della città nella piana e sulla dorsale appenninica: Prato insiste sul baricentro della piana, ponendosi come passaggio inevitabile per chi percorre la viabilità pedecollinare; inoltre la Val di Bisenzio è da tempi antichi un passaggio di valico fondamentale tra il centro e il nord Italia, tra la piana e Bologna. Queste caratteristiche sopravvivono in parte ancora oggi, anche se notevolmente alterate dallo sviluppo delle infrastrutture moderne dell’Italia post-unitaria. La prima di queste fu la ferrovia Maria Antonia che ricalcò il passaggio pedecollinare a nord tra Firenze e Pistoia (Firenze-Prato 1848, Prato-Pistoia 1851) favorendo quindi Prato. Ancora oggi questa infrastruttura è una spina dorsale della conurbazione che ha travalicato i confini dei singoli comuni, tanto da suggerire da decenni la possibilità di un servizio di trasporto metropolitano di superficie, ancora inesistente. Analogamente favorevole per Prato è stata la costruzione della A11 nel 1933.

Pistoia

Firenze

Fiesole

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Nel 1934 fu terminata la Direttissima tra Firenze e Bologna, passante per Prato e la Val di Bisenzio: anche in questo caso quindi Prato si trovò in posizione privilegiata, specie per il trasporto delle merci tra il centro e il nord Italia, fondamentale per lo sviluppo industriale della città. Ancora oggi la ferrovia è servita da un grande inter-porto merci, nodo di scambio tra trasporto su ferro e su gomma. Anche per il trasporto su gomma Prato continua ad avere un ruolo di rilievo: lo dimostra la costruzione del centro logistico non food di Unicoop per il centro Italia nel 2009. Questo nonostante che la costruzione della A1 (1964) passante dalla val del Mugello abbia depotenziato i valichi tradizionali, come quelli della Val di Bisenzio. Analogo effetto, forse anche più incisivo, ha avuto la realizzazione della TAV tra Firenze e Bologna (2009), quasi

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interamente passante sotto l’Appennino, senza stazioni intermedie. Permane comunque la centralità fisica di Prato nella piana, e quindi anche la facile raggiungibilità per tutti gli abitanti, caratteristica che la rende locazione ideale per servizi amministrativi, culturali, di rappresentanza e fieristici di rilevanza sovra-urbana.

aLta PrODUtiVita

Altra peculiarità è il carattere dell’economia pratese: la fondazione e la crescita della città è andata di pari passo alla costruzione di un singolare sistema di gore4 che ha sempre assicurato la fornitura di energia alle attività prima artigianali e poi sempre più industrializzate della città; la disponibilità di energia idraulica su tutto il territorio, fornita da una infrastruttura di larga scala, azionata dalla pendenza naturale

a fronte a sinistra:Strada Ferrata Maria Antonia, I metà XIX secolo.

a fronte a destra:Carta storica dei territori pratese e fiorentino, I segni del territorio, Comune di Prato, Prato 2001

sopra:Ampliamenti e modifiche ai corpi di fabbrica di alcuni importanti edifici industriali pratesi. Dall’alto in basso: il Fabbricone, A.&G. di Beniamino Forti, Cimatoria Campolmi, Società Anonima Lanificio Calamai.

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a destra in alto:il sistema delle gore con evidenziati i principali centri di prima industrializzazione.

a destra in basso:percorso di massima pendenza su cui scorrono le gore.

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del terreno, dalla diga del Cavalciotto a Santa Lucia fino a Poggio a Caiano, già operativa fin dall’alto medioevo, ha reso possibile un’ insolita vivacità dell’iniziativa privata, specie nel settore tessile, che necessitava di gualchiere per la follatura dei panni.5 Da ciò deriva il successivo sviluppo del noto distretto tessile pratese, che negli anni ‘80 divenne il terzo al mondo per numero di addetti.6 Questo sviluppo ha modificato il volto della città e del territorio circostante, offrendo possibilità di fuga dalla realtà provinciale, arricchendo la città di un patrimonio di architettura industriale e di un tessuto urbano particolari e finanziando iniziative come quella del primo centro di arte contemporanea d’Italia.

Fotografie aeree dell’area del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, nel riquadro l’estensione progettata da Maurice Nio Architects attualmente in costruzione (2013).

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La Citta M U Lti etn iCa

Il tessile è stato per la definizione della città contemporanea un elemento fondamentale. Se la maglia urbana è testimone della storia economica e produttiva della città, la composizione del tessuto sociale racconta un’ulteriore aspetto di questa vicenda. Negli anni immediatamente successivi al dopoguerra, grazie alla fortuna dell’industria tessile, si è assistito ad un fenomeno di consistente immigrazione dal Sud Italia; successivamente si è assistito a un fenomeno.

a fronte:Certificati matrimoniali di Stefano Serani e Mao Hai Yue.

sopra:il biglietto da visita di un döner kebab a gestione cinese.

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FUOr iCe ntrO

Al giorno d’oggi il centro storico nella sua parte attiva e vitale è ridotto al quadrante compreso tra piazza San Francesco, Piazza Duomo, Piazza Mercatale e Piazza San Marco. Questa area è la più frequentata dai pratesi sia per lo shopping che per la vita notturna e corrisponde anche all’area più densamente edificata. L’area dell’ospedale invece si colloca in una fascia orientale della città murata caratterizzata dai “vuoti” anticamente occupati dagli orti cittadini, afferenti ai molti conventi della città. La creazione di un intervento di grande interesse pubblico, con aree pubbliche fruibili, deve tendere quindi a riequilibrare questa marcata asimmetria che fa dell’area una sorta di “periferia” del centro.

La B i B LiOteCa Laz z e r i n i

Nel 2010 l’apertura della nuova sede della Biblioteca Comunale A.Lazzerini, realizzata ai margini di questo quadrante attivo della città, ha dimostrato come sia possibile creare nuovi centri di polarizzazione all’interno del tessuto storico. La forza d’attrazione di questa struttura è in parte vanificata dalla mancanza di una rete sufficientemente attiva nei suoi dintorni, in particolar modo in direzione uscente dalla città.7

sopra:il quadrilatero del centro storico ancora commercialmente e socialmente attivo. Il bersaglio indica la posizione della nuova Biblioteca Lazzerini negli spazi dell’ex-cimatoria Campolmi.

a fronte:la nuova Biblioteca Lazzerini in cifre.

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2005 171.180 documenti

39.044 prestiti

78.310 ingressi

176.056 documenti

40.101 prestiti

92.276 ingressi

182.839 documenti

43.313 prestiti

81.076 ingressi

195.833 documenti

51.916 prestiti

83.094 ingressi

210.820 documenti

11.627 prestiti

32.300 ingressi

218.361 documenti

116.314 prestiti

535.000 ingressi

227.236 documenti

122.685 prestiti

536.400 ingressi

LA NUOVA BIBLIOTECA LAZZERINI

2006

2007

2008

2009

2010

2011

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nOte

1. Il primo documento che attesta l’esistenza di uno Spedale a Prato risale al 1276. Cfr. in questo stesso volume cap. 3 (pp.) e Carrara F., Mannini M. P., Lo Spedale della Misericor-dia e Dolce di Prato, Masso delle Fate, Signa (FI) 1993, pp. 25 e sgg.

2. Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano, Panini, Modena 2003, passim.

3. Poli, D., op. cit, pp. 63 e sgg.

4. Guarducci G., Melani R., Gore e mulini della piana pratese. Territorio e architettura. Pentalinea, Prato 1993, passim.

5. Agriesti L. (a cura di), Storia delle acque a Prato. L’evoluzione di una città attraverso immagini pensieri e parole, catalogo della mostra, Giunti, Firenze 2001.

6. Breschi A., Caparrotti T., Falaschi P., Lorusso M. (a cura di), La città abbandonata, cata-logo della mostra, Università di Firenze, 1985, passim.

7. Mattei M., Campolmi, la fabbrica della cultura: il recupero dell’antica Cimatoria Cam-polmi di Prato per il Museo del Tessuto e la Biblioteca della città. Polistampa, Firenze 2010.

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3.Ospedale di Prato

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Antica Chiesa di San Barnaba, sec. XIII

Sala delle Colonne, forse lo ‘Spedale vecchio’, sec. XIII

Lo ‘Spedale nuovo’, sec. XIII

Infermeria uomini, sec. XIV-XVII

Palazzo degli Spedalinghi, sec. XV

Chiostro grande, zone annesse, sec. XVI

Ampliamenti della zona delle donne, sec. XVII-XVIII e antico percorso sopraelevato

Sagrestia, chiesa e cappella sec. XVI e XVIII

Zona degli antichi lavatoi

Ampliamento infermeria degli uomini, prima metà sec. XIX

Refettorio, servizi, loggia dell’orto del Commissario

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StOr ia Di U n e Di F iCiO

Se il concetto d’ospedale nasce e si sviluppa a partire dalle neces-sità assistenziali di pellegrini e viandanti – quindi come un ricovero e ospizio – è il decadere della centralità della via Francigena a far sì che una struttura del genere venga per la prima volta pensata a Prato. Lo spostamento dei flussi di comunicazione (costituiti preva-lentemente di mercanti e pellegrini diretti a Roma o in Terra Santa), fa sì che anche in Prato si sviluppi un gran numero di piccoli noso-comi, “destinati all’assistenza della popolazione marginale indigente e al ricovero dei pellegrini in transito”.1

È proprio a metà del XIII secolo che Dolce dei Mazzamuti fonda lo Spedale, fuori dalla seconda cerchia muraria, collocato fuori ponte Tierzi e lambito dalla gora del Castagno. Il primo documento che ne attesta l’esistenza risale al 1276, la struttura dipende dal Co-mune ed è esente da dazi. Le mura trecentesche fanno che si che la città annetta lo Spedale, nella sua articolazione in cinque edifici; nel 1404, poi, l’affidamento della gestione a personale eletto dalla magistratura civica completa il processo di laicizzazione cominciato nel 1375. Funzionante fino al saccheggio del 1512, Cosimo I de’ Medici lo riunirà nel 1545 a quello della Misericordia, dopo averlo chiuso a causa dei danni e del drastico calo della popolazione.

a fronte:Pianta del piano terra dell’Ospedale con l’ubicazione dei vari nuclei storici (illustrazione di A. Caputo).

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La costruzione dello Spedale della Misericordia si attribuisce all’ini-ziativa del Comune, fondata sulla presa di coscienza cittadina della necessità sociale di un luogo pubblico con funzioni di orfanotrofio e cura. Nasce così, nel 1218, in corrispondenza del collegio Cico-gnini, l’ospedale che sarà attivo fino ad oggi. Già nel 1253 il Co-mune riesce a secolarizzare l’istituzione, sia a livello amministrativo che fiscale, sebbene nella struttura si ritrovi una pianta di carattere conventuale, con un portico, un chiostro, e un collegamento con la chiesa di S. Barnaba. La servente gora di Gello, insieme al portico, separava la parte nuova da quella vecchia, dalla qual cosa è faci-le arguire l’esistenza di nucleo ospedaliero preesistente, a ridosso della chiesa.La terza cerchia muraria ingloberà anche lo Spedale della Misericor-dia, che contestualmente, nonostante la pestilenza del 1348, cre-sce per importanza e dimensioni, dotandosi del pellegrinaio nuovo, più ampia struttura ricettiva, e annettendo il “viuzzo dello spedale”.2 In questa fase la struttura è dunque costituita da più blocchi di edi-fici, separati dalla gora e dalla piazza antistante Porta Leone; nella seconda metà del ‘400 viene edificato il Palazzo degli Spedalinghi, che ingloba la chiesa di S. Barnaba e delimita ad ovest la piazza dell’ospedale.

Il trauma sociale e demografico del sacco, seguito dalla peste del 1526 e dall’acquisizione fiorentina di Prato, sconvolge gli assetti cittadini: lo Spedale del Dolce e quello della Misericordia vengo-no, come detto, riuniti. Risale al periodo l’edificazione del Chiostro Grande, sul modello del secondo chiostro di Santa Trinita a Firenze. Nel Seicento, travagliato da epidemie e crisi economica, l’unico in-tervento strutturale degno di nota concerne l’ampliamento della cor-sia trecentesca maschile. Il Settecento segna la rinascita culturale ed economica del Comune: l’amministrazione lorenese riconduce l’organo ospedaliero sotto il controllo del potere civile comunale, sottraendolo a quello della Compagnia fiorentina del Bigallo, milizia-ni laici della fede. Nel quadro della riorganizzazione di una struttura ai limiti della fatiscenza, lo Spedale viene dotato di acqua potabile nel 1783; nello stesso anno si pensa di unire il nosocomio al Con-vento di S. Caterina, lo spazio non è più sufficiente. Con il ritorno dei Lorena dopo il 1814 e le turbolenze napoleoniche, “si procedette quindi a rendere l’istituzione specifica per i malati”.3

La vetustà del complesso, costituito da un addensamento di fab-bricati mal ventilati, la precarietà delle condizioni igieniche, richie-

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Ricostruzione schematica delle possibili fasi di crescita dello Spedale e delle infrastrutture adiacenti dal XIII secolo alla prima metà del XIX secolo.

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Stratigrafia dello Spedale

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deva interventi strutturali: si giunge così all’ampliamento del 1831 ad opera degli ingegneri Manetti e Martelli, con l’introduzione della farmacia e dell’orto botanico.

Potremmo brevemente così delineare le fasi di sviluppo del com-plesso, considerandone i volumi principali: l’assetto medievale, con la Sala delle Colonne e la prima Sala dell’Infermeria grande delle Donne, rispettivamente lo Spedale Vecchio e l’Ospedale Nuovo; l’assetto seicentesco, con l’aggiunta della terza grande corsia che proseguiva il tracciato dell’Infermeria delle Donne; l’assetto sette-centesco con l’innesto dell’Infermeria S. Giuseppe. Le tre fasi successive si possono far corrispondere alle mappe ca-tastali del 1820, 1873, 1910. Alla stregua di quello economico e demografico, lo sviluppo del complesso è esponenziale ed espo-nenzialmente raffazzonato, specie dal punto di vista della documen-tazione. I rilevanti interventi strutturali occorsi sono osservabili uni-camente grazie a una serie di foto aree, che illustrano gli sviluppi in termini di progresso della mole architettonica. Si nota che l’amplia-mento maggiore consiste in quello che viene, a oggi, considerato nella vulgata l’ “ospedale nuovo”: la foto del 1978, a fronte della precedente - che data 1954 -, descrive l’intervento strutturale più rilevante, sebbene la mole di edifici aggiunta non sia riferibile ad un unico progetto, né tantomeno a un unico cantiere. Interventi di calibro inferiore si notano nelle foto del 1988 e 1996, mentre l’ulti-mo intervento di una certa rilevanza - il nuovo padiglione di Malattie Infettive - si rinviene nella fotografia del 2007. È significativo, rispetto all’intero complesso ospedaliero, notare come sia possibile creare una stratigrafia dei volumi aggiunti principalmente a partire da foto-grafie aeree, non potendo contare su uno storico aggiornato oltre gli ultimi anni dell’Ottocento, né sui documenti relativi agli interventi successivi, del resto mai compiuti col supporto di una unità d’azione progettuale e cantieristica.

Le PrOPOSte De LLa CittaDi nanza

Come ampiamente noto, la struttura sta per essere abbandonata dal servizio ospedaliero, trasferito in un nuovo edificio nella zona ovest del-la città. Di fronte all’assenza di una proposta istituzionale forte circa il destino dell’area e dei fabbricati, e alla vaghezza del piano regolatore rispetto all’area in questione, la cittadinanza costituitasi in comitati ha elaborato due proposte principali: la destinazione a Centro Oncolo-gico e quella a Parco pubblico. Nell’opinione di chi progetta e scrive,

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entrambe le proposte, per ragioni diverse, presentano problematiche tali da suggerire di scartarle come soluzioni per il recupero del fu com-plesso ospedaliero.

U n ParCO Pe r La CittÀ

L’ipotesi – Parco implica, anzitutto, l’acquisto dell’area da parte del Co-mune alla A. S. L., per il notevole ammontare di quarantadue milioni di euro. Successivamente occorrerebbero cinque milioni di euro per la demolizione degli edifici. Fermandosi qui, senza contare i costi di cre-

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azione e mantenimento dell’area verde, le dimensioni della spesa com-plessiva eccedono di gran lunga le possibilità pubbliche, incaricandosi esse stesse di rendere impraticabile questa via.

i L Ce ntrO OnCOLOg iCO

Più complesso il discorso del Centro Oncologico. Esistono in Italia due modelli prevalenti: uno “classico”, che consiste nell’accentrare in un’unica struttura il maggior numero di servizi inerenti (ed è il caso dello I. E. O. di Milano); l’altro “a rete”, costituito appunto da una rete di servizi dislocati, assenza di un istituto fisico centrale e forte coordinamento tra le strutture. Quest’ultimo è proprio il modello I. T. T. Toscana. Nello specifico poi, il caso pratese, vede anch’esso una rete di strutture (il laboratorio traslazionale, l’Unità di Senologia del dottor Di Leo, la Fondazione Pitigliani) coordinate per affrontare le patologie oncologiche.

in basso e a fronte:il dibattito sui quotidiani locali per l’indirizzo da dare all’area dell’Ospedale Misericordia e Dolce.

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Se il modello a rete permette un’assistenza capillare e territorial-mente non discriminante rispetto ai punti d’accesso, anche il model-lo classico risulta una soluzione efficiente. In assenza, però, di una situazione sanitaria appropriata, il passaggio a questo modello pro-duce un’evoluzione generale del territorio e della fruizione dei ser-vizi, correlata a molteplici variabili, relative al territorio, alla disloca-zione, alla viabilità. Tutto questo rischia di compromettere l’equilibrio di un sistema di coordinamento che mostra di riuscire ad affrontare in modo ottimo le patologie oncologiche, assicurando capillarità dell’assistenza ed esaustività dei servizi relativi.Stanti queste considerazioni e la volontà di creare in locali risalenti agli anni ’60 un I. R. C. C. S., si sarebbe portati ad escludere non tanto l’opportunità di modificare l’approccio sistemico all’erogazio-ne delle cure oncologiche, quanto il fatto di realizzare questo pro-getto nell’area e negli edifici in questione. Questo considerando la premessa constatazione per cui rovesciare un modello ben funzio-nante di approccio ad una classe patologica debba presupporre un profondo dibattito e una seria considerazione delle implicazioni, e soprattutto dei disservizi impliciti nella transizione.

a destra:mappa dei principali centri oncologici italiani. Cerchi più grandi indicano un maggior turnover di pazienti, in rosso gli IRCCS, in blu le ASL.

a fronte in alto:gli stessi centri valutati secondo il criterio della mortalità a 30 giorni, i centri indicati con i toni verdi hanno una minore mortalità di quelli indicati da dei toni rossi.

a fronte in basso:mappa dei principali centri oncologici del centro Italia. Cerchi più grandi indicano un maggior turnover di pazienti.

Dati: Ministero della Salute

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115Programma Nazionale Esiti (PNE) - Dati 2010/2011Numero di interventi per tumore (gastrico maligno, maligno del polmone, maligno del colon, maligno del retto)

A.O.U.U.Careggi – Firenze - 1128Pol.u. A. Gemelli - Roma - 940A.O.San Camillo-forlanini – Roma - 938A.O.U.U. Di Pisa – Pisa - 809A.O.U.U. Umberto I - Roma - 679A.O.U.U. Di Bologna - Bologna - 656Irccspub S.Martino - Genova - 653A.O.Umberto I - Ancona- 649A.O.U.U. Di Parma - Parma - 592A.O.U.U. S.Andrea - Roma - 570A.O.Di Reggio Emilia - Reggio Nell'emilia - 556Ao.di Perugia - Perugia - 543Osp.morgagni-pierantoni – Forli' - 473A.O.U.U. Riuniti Di Siena - Siena - 451A.O.U.U. Di Ferrara - Ferrara - 436A.O.S.Maria - Terni - 403A.O.U.U.Di Modena - Modena - 359Area Aretina Nord - Arezzo - 354Osp.c. Maggiore C.A. Pizzardi - Bologna - 347

CENTRO ITALIA(Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Marche, Lazio, Umbria)

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nOte

1. Carrara F., Mannini M. P., Lo Spedale della Misericordia e Dolce di Prato, Masso delle Fate, Firenze 1993.

2. Ibidem.

3. Ibidem.

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4.Masterplan

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a tUtti g Li aB itanti De LLa Piana

La sede del nuovo centro civico della Piana Metropolitana è collo-cata in posizione strategica rispetto alle attuali infrastrutture che la attraversano. La via J. P. Monnet, principale asse di collegamento carraio, è una traversa della declassata viale Leonardo da Vinci, sul-la quale immettono le uscite dell’autostrada A11 Firenze-Mare di Prato Est e Prato Ovest (rispettivamente poste a venti minuti circa da Firenze, a dieci da Pistoia). Lungo la via J. P. Monnet, immediata-mente fuori le mura, il progetto prevede la realizzazione di un autosi-lo da duemila posti auto: ultimato, sarà uno dei parcheggi strategici per il centro città. La stazione ferroviaria di Prato Porta al Serraglio dista solo 1,2 km dal nuovo centro civico, secondo Google Maps sono quindici minuti a piedi e dieci in autobus.1

a fronte:accessibilità all’aerea dai caselli autostradali che servono Prato, in alto: percorso da Prato Est, in basso: percorso da Prato Ovest.

in alto:accessibilità all’aerea dalla stazione ferroviaria di Prato Porta al Serraglio.

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COM PLe SS itÀ

L’area circostante l’ex-ospedale Misericordia e Dolce è alquanto complessa e carica di elementi significativi per la struttura della cit-tà. L’edificio ospedaliero in cemento armato, le mura, la gora, il siste-ma degli orti conventuali, così come il Convitto Nazionale Cicognini2 o l’ex lanificio Lucchesi3 sono tutti attori principali di questa densa trama urbana. Allo stato attuale, l’area ospedaliera costituisce una barriera all’at-traversamento pedonale: un’area di 53.000mq a terra con solo tre accessi puntuali lungo un perimetro di quasi 1,4 km.

sopra:i tre punti di accesso all’area dell’Ospedale.

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Ce M e ntO ar MatO

Il complesso edificio di cemento armato, costruito a più riprese a partire dal 1950 fino ad oggi, costituisce uno degli elementi di mag-gior destabilizzazione dell’area. L’andamento frastagliato e nervoso, la mancanza di un fronte principale o una direzione dominante, i numerosi locali tecnici ed annessi che occupano gli spazi interstiz-iali tra le sue propaggini, occupa buona parte dell’area di progetto, ponendosi come scomodo ospite del parco.

sopra:il legato dell’espansione dell’Ospedale durante il secondo dopoguerra sono tonnellate e tonnellate di cemento armato.

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Le M U ra

Nel 1351 viene terminata la costruzione della terza cerchia muraria cittadina. Costruita a scopo prevalentemente difensivo, essa stabi-lisce il confine della città, separandola dai campi. Col passare dei secoli essa perde il suo valore di netta separazione, così come la sua dimensione di muro lineare: lungo il suo tracciato sorgono nu-merosi edifici costruiti a ridosso, siano essi abitazioni o luoghi di produzione industriale. Oltre alle tre porte storiche (porta Pistoiese, porta Mercatale, porta Santa Trinita) la continuità muraria si interrompe in altri sette punti, permettendo lo scambio di flussi tra il centro storico e la città extra mœnia. L’area di progetto si trova immediatamente all’interno del tratto sud-ovest del sistema di fortificazione; negli anni ‘60, per permettere l’accesso all’area del futuro complesso ospedaliero vi si realizzano due fori contigui in prossimità del bastione di San Giusto.4

a fronte e in questa pagina:alcuni esempi di inspessimento della cortina muraria con edifici.Si confronti l’immagine dell’anfiteatro di Lucca.

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sopra:la distribuzione degli orti nel centro di Prato in una pianta di Odoardo Warren del 1749.

a destra:gli orti conventuali all’inizio degli Anni ‘50.

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Orti

Rimane ancora oggi la testimonianza di una forma urbana che fino al secolo scorso segnava in modo deciso gli spazi immediatamente all’interno delle mura: gli orti conventuali. La permanenza di conventi come quello di San Niccolò danno un’immagine specchio di quella che era l’occupazione del suolo dell’area del Misericordia e Dolce, prima dell’ampliamento del complesso ospedaliero.

i L Lan i F iCiO LUCCH e S i

Il tratto di mura fuori dall’area dell’ex-ospedale è caratterizzato da uno tra i più interessanti casi di ispessimento della sezione muraria: per circa 110 metri la facciata continua della Lucchesi si sostituisce al fronte del muro, spostando di 40 metri verso l’esterno il confine del centro storico.

in basso:veduta assonometrica del sistema edilizio del Lanificio Lucchesi, l’edificio si sviluppa a ridosso delle mura ed è uniformato da una facciata-quinta sul fronte stradale.

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in alto:la facciata-quinta del Lanificio Lucchesi sul fronte di via Carradori.

sopra:Luca Ficini, cocco-drill-one, 2006.

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La gOra

Il sistema di regimentazione idraulica a destra del Bisenzio non trova riscontro in analoghi sistemi di epoca medievale. I 53 km di gore che prendono l’acqua dal Bisenzio, all’altezza del Cavalciotto, e la portano fino a reimmettersi nell’Ombrone hanno giocato un ruolo fondamentale nella formazione di Prato. La gora di Gello, detta an-che gora dell’Ospedale, si stende per 7243 m ed è uno dei segni più antichi della città, venne completata tra il 1192 e il 1196.5

i L CiCOg n i n i

Completato nel 1715 il collegio Cicognini con la sua corte è uno degli elementi di maggiore risalto nel tessuto urbano della città. Ed-ificio che sancisce un netto salto di scala rispetto all’andamento più frastagliato del centro storico, contribuisce ad aumentare quella complessità del sistema circostante l’area di progetto.

a fronte in alto:la facciata del collegio Cicognini vista dall’area ospedaliera nei pressi del Giardino di Sant’Orsola.

a fronte in basso:un’ala dell’ospedale con sullo sfondo il Cicognini vista dall’area ospedaliera.

sopra:il Collegio Cicognini a cavallo tra Ottocento e Novecento.

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COrte 17 e Di Str ettO CU LtU raLe

Nel 2008 si affaccia nella vita culturale pratese un nuovo attore, destinato a diventare uno dei principali punti di rifermento del fer-mento artistico cittadino: Corte Genova. La riattivazione di alcuni capannoni industriali dismessi, da parte di artisti e musicisti, ha dato vita, dentro una corte ai margini del centro storico, ad un sistema di produzione e diffusione artistica, un luogo di scambio, di incontro. Le numerose manifestazioni collettive degli artisti che lavorano in questi capannoni attirano ogni anno giovani e non da tutta la piana. La corte è separata da un articolato accostarsi di diacroniche strut-ture produttive da un altro centro molto importante per la città: gli ex-macelli pubblici.

alcune delle manifestazioni culturali che si sono svolte e si svolgono presso la Corte di via Genova.

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EXCLU DE RE

“Excludere significa letteralmente ‘chiudere fuori’, tenere lontano, sep-arato; […] una delle conseguenze naturali connesse alla costruzione di un confine è il buttare fuori, l’espellere dall’ambito che si è creato ciò che viene considerato intruso. Limitare uno spazio tracciandone i confini è un tentativo di annullare la possibilità che al suo interno pos-sa accadere qualcosa di non voluto, di imprevisto, rendendolo se non impossibile almeno molto improbabile.”6 La costruzione della terza cerchia muraria fu pensata e realizzata sempre tenendo un margine di terreno sfruttabile tra la città consolidata ed il nuovo confine. Se l’area dell’ospedale è rimasta fino agli anni ‘50 del ‘900 occupata dagli orti, la fascia interna alle mura in prossimità della Cimatoria Campolmi ha subito un progressivo saturarsi tanto da necessitare in epoca fascista la realizzazione del viale Piave per ritrovare un’ordine all’interno di un tessuto frammentato e altamente densificato. Le attività del distretto culturale ex-macelli/Corte Genova sembrano appartenere molto più alla vita del centro storico che alla città generica fuori le mura.

sopra:la ‘ricucitura’ degli interstizi tra centro storico e tracciato della terza cerchia muraria operata in epoca industriale, si noti a destra la Cimatoria Campolmi (indicata dalla grande corte con la ciminiera), attuale sede della Biblioteca Lazzerini.

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aPPe n DiCe

La volontà di mettere in collegamento questo distretto culturale alla città storica si manifesta nella pedonalizzazione dell’asse di via Car-radori-via Cavour. La deviazione della viabilità carrabile su via Roma, e il suo conseguente riordino al fine di riequilibrare la circolazione, estendono l’area pedonale inglobando il Lanificio Lucchesi, il par-co a ridosso del bastione di San Giusto e l’area ex-macelli-corte Genova permettendo così una vera e propria espansione del centro storico oltre le mura. Con questa operazione ciò che veniva prima tagliato fuori, diventa un appendice, una protuberanza, avendo or-mai mutato e consolidato la sua natura a immagine di quella della vita cittadina intra mœnia.

a sinistra:creazione dell’asse pedonale via Carradori – via Cavour, deviazione della viabilità su gomma lungo via Roma per recuperare l’accesso alla declassata Leonardo da Vinci.

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COn n ette r e

L’area dell’ex-ospedale, oggi critica frattura nella continuità del tessuto urbano, necessita di un intervento di ricucitura con i lem-bi circostanti. Ponte tra il centro storico e la sua appendice ester-na, le sue caratteristiche primarie dovranno essere permeabilità e attraversabilità. Andando a ricercare e aprire i possibili accessi puntuali dal centro storico, la continuità del muro rimane costante, permettendo attraverso i fori per quello che era il passaggio delle ambulanze la fuoriuscita dal parco; il flusso qui può riconnettersi col bastione, e indirizzarsi su una nuova piazza tra le mura e la ex-Luc-chesi, destinata a sede per l’università di New Haven, Connecticut. Questo passaggio punta precisamente al centro del nuovo distretto ricreativo culturale, che in seguito ad un’operazione di selezione, demolizione e congiunzione ritrova una sua continuità spaziale per poter accrescere il valore di riferimento grazie alla sinergia che così facendo si renderebbe possibile.

sopra:agli accessi marcati con indicatori bianchi, attualmente esistenti, si aggiungono sei nuovi varchi.

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SOttraz iOn e

L’imponente e articolato oggetto in cemento armato è sottoposto ad un intervento chirurgico assai invasivo. Il corpo rivolto a sud-est, meno lontano degli altri dal disegno originario, viene isolato e sottratto di tutte le sue diramazioni. Stamponato, permane sotto nuove spoglie a testimoniare l’edificio che fu, attore, insieme agli altri sistemi di preesistenze di questa complessa trama cittadina.

SCOPr i r e

La gora di Gello7, che in direzione nord-est – sud-ovest attraversa l’area dell’ospedale ed il distretto culturale, definisce la direzione di espansione del centro storico. Scoperta, accompagna il cammino dei cittadini in questo nuovo sistema a cavallo delle mura.

sopra:il progetto vincitore del concorso per l’espansione dell’Ospedale nel secondo dopoguerra. Il progetto, di autore ignoto, non è poi stato realizzato secondo il disegno originale ma è stato caratterizzato da forti modifiche in corso d’opera.

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nOte

1. http://maps.google.com

2. Fondato nel 1692 dai padri Gesuiti, è stato a lungo l’istituzione di maggior prestigio nel sistema d’educazione della città. Anch’esso edificio arricchito negli anni con ampliamenti e interventi successivi, ha visto tra i suoi allievi Malaparte e d’Annunzio. Cfr. Nanni G., L’archivio storico del Convitto Nazionale Cicognini. Cenni storici e inventario, Comune di Prato, Prato 1985.

3. Secondo memorie orali, il lanificio risale ai primi anni del Novecento, contiguo alla terza cerchia muraria in prossimità del bastione di San Giusto. Ha come elemento caratteristico una facciata che funge da fondale a tutta la piazza. Cfr. Breschi A., Caparrotti T., Falaschi P., Lorusso M. (a cura di), La città abbandonata, catalogo della mostra, Università di Fi-renze, Firenze 1985; e anche Guerrieri F., Massi C., Tesi V., Le cattedrali dell’industria. L’archeologia industriale in Toscana, Polistampa, Firenze 2001.

4. Bini M., Luschi C. M. R., Bacci A., Il Castello di Prato. Strategie per un insediamento medievale, Alinea, Firenze 2005.5. Sul tema delle gore si vedano: Agriesti L. (a cura di), Storia delle acque a Prato. L’evolu-zione di una città attraverso immagini pensieri e parole, catalogo della mostra, Giunti, Firenze 2001, passim; Guarducci G., Melani R., Gore e mulini della piana pratese. Terri-torio e architettura, Pentalinea, Prato 1993, passim; Breschi A., Caparrotti T., Falaschi P., Lorusso M. (a cura di), La città abbandonata, catalogo della mostra, Università di Firenze, Firenze 1985, passim.

6. Zanini P., Significati del confine. I limiti naturali, storici, mentali, Mondadori, Milano 2000, p. 55.

7. Si ritiene ultimata nel Duecento: con la sua lunghezza di oltre sette chilometri, lungo la corsa alimentava sette mulini, oltre a numerosi orti ed opifici del centro, per concludersi dopo san Giusto nella gora di Grignano. Si veda: Guarducci G., Melani R., op. cit. pag. 25, 92-121.

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5.Progetto

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PrOg raM Ma

Sebbene le città metropolitane siano state istituite dal decreto - leg-ge 6 luglio 2012 n.° 95,1 al giorno d’oggi non si dispone delle infor-mazioni necessarie per poter mutuare, da un punto di vista quanti-tativo e dimensionale, il programma di un centro civico per una città metropolitana. Dato il carattere condiviso delle funzioni amministra-tive ricoperte oggi dalle amministrazioni provinciali, l’operazione di calcolo degli spazi necessari al nuovo ente è stata condotta sulla base di dati riguardanti alcune province italiane.Le province di Bergamo e Arezzo si sono dimostrate interessante materia d’analisi, poiché la progettazione delle relative sedi è stata oggetto di due concorsi d’architettura abbastanza recenti, indetti rispettivamente nel 2006 e nel 2004. A queste informazioni si sono aggiunte quelle sulla provincia di Prato.

alle pagine successive:analisi comparata delle Province di Prato, Bergamo e Arezzo.

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ESTENSIONEPROVINCIA DI AREZZO: 3˙235 km²PROVINCIA DI PRATO: 365,26 km²PROVINCIA DI BERGAMO: 2˙722 km²

Confronto tra l’estensione e la popolazione delle Province di Prato, Bergamo e Arezzo, in relazione alle dimensioni degli spazi per lo svolgimento dell’attività amministrativa. I dati riguardanti la Provincia di Prato provengono direttamente dall’amministrazione, i dati delle province di Arezzo e Bergamo provengono invece da due concorsi, banditi rispettivamente nel 2004 e nel 2006, con tema la progettazione della nuova sede delle due province.

TOTALE DEGLI SPAZI AMMINISTRATIVIPROVINCIA DI AREZZO: 7˙284 m²PROVINCIA DI PRATO 15˙490 m²PROVINCIA DI BERGAMO: 20˙000 m²

POPOLAZIONEPROVINCIA DI AREZZO: 350˙707 abitantiPROVINCIA DI PRATO: 251˙193 abitanti PROVINCIA DI BERGAMO: 1˙107˙950 abitanti

UFFICI

ANALISI COMPARATA PROVINCE di PRATO, BERGAMO, AREZZO

PROVINCIA DI AREZZO

PROVINCIA DI BERGAMO

PROVINCIA DI BERGAMO

PROVINCIA DI BERGAMO

PROVINCIA DI AREZZO

PROVINCIA DI AREZZO

PROVINCIA DI PRATO

PRATO

PROVINCIA DI PRATO

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ESTENSIONEPROVINCIA DI AREZZO: 3˙235 km²PROVINCIA DI PRATO: 365,26 km²PROVINCIA DI BERGAMO: 2˙722 km²

Confronto tra l’estensione e la popolazione delle Province di Prato, Bergamo e Arezzo, in relazione alle dimensioni degli spazi per lo svolgimento dell’attività amministrativa. I dati riguardanti la Provincia di Prato provengono direttamente dall’amministrazione, i dati delle province di Arezzo e Bergamo provengono invece da due concorsi, banditi rispettivamente nel 2004 e nel 2006, con tema la progettazione della nuova sede delle due province.

TOTALE DEGLI SPAZI AMMINISTRATIVIPROVINCIA DI AREZZO: 7˙284 m²PROVINCIA DI PRATO 15˙490 m²PROVINCIA DI BERGAMO: 20˙000 m²

POPOLAZIONEPROVINCIA DI AREZZO: 350˙707 abitantiPROVINCIA DI PRATO: 251˙193 abitanti PROVINCIA DI BERGAMO: 1˙107˙950 abitanti

UFFICI

ANALISI COMPARATA PROVINCE di PRATO, BERGAMO, AREZZO

PROVINCIA DI AREZZO

PROVINCIA DI BERGAMO

PROVINCIA DI BERGAMO

PROVINCIA DI BERGAMO

PROVINCIA DI AREZZO

PROVINCIA DI AREZZO

PROVINCIA DI PRATO

PRATO

PROVINCIA DI PRATO

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De Mate r iaLiz zaz iOn e

L’orientamento delle tendenze nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (I.C.T.) guida verso la rimozione dal programma degli spazi necessari all’archiviazione, tramite trasferimento di tutti i documenti in digitale.

LegaM e CH i M iCO

Riducendo ai minimi termini i processi di funzionamento delle strut-ture analizzate, si evince uno schema fondamentale di funzionamen-to del centro civico: gli spazi degli uffici sono divisi per aree tema-tiche di gestione e condividono alcuni spazi collettivi per riunioni e conferenze di servizi. A questi si aggiungono gli uffici del sindaco metropolitano e dei suoi consiglieri. Questa impostazione è facil-mente assimilabile all’immagine della struttura molecolare, in cui più nodi (gli atomi) sono uniti tra loro da una serie di elementi lineari (i legami).La gestione dei procedimenti amministrativi da parte della pubblica amministrazione è sempre più orientata ad accrescere l’importan-za dei momenti di partecipazione. Le aree collettive (atomi) hanno quindi fin dal primo momento mostrato la necessità di essere spazi facilmente raggiungibili sia dall’interno che dall’esterno del sistema.

sopra e a fronte:Legami chimici, illustrazione degli autori.

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i L PrOCe SSO COM POS itiVO: FaS e z e rO

Una prima traduzione di tale impianto distributivo concettuale ha dato vita a una serie di dischi polifunzionali, collegati tra loro da lame aeree, all’interno delle quali si trovano gli uffici. Pur tenendo sollevate da terra queste lame, raggiungibili dal parco attraverso gli ambienti cilindrici, l’assetto si è dimostrato ingombrante e rigido, nonostante l’immagine attraente e un po’ futuristica.

i L Pe r i M etrO

L’area di progetto, col suo perimetro complesso e denso di elementi significativi non si discosta molto dall’immagine della Piana Metropoli-tana, una continuità dell’area che non si risolve, composta però da ele-menti peculiari con caratteristiche molto precise e delineate. Una pos-sibile definizione della piana, del resto, è l’esistenza del suo perimetro: essa era ieri lago, domani sarà forse metropoli proprio perché esiste un perimetro che la delimita. L’edificio che la rappresenta, il suo portavoce e punto di riferimento, ritrova dunque una dimensione appropriata in quella stessa della piana. Anziché occupare l’intera superficie dell’area dell’ex ospedale, pos-sibile simulacro dell’area della piana, un’ulteriore riflessione sul pro-getto ha validato l’ipotesi del perimetro.

sopra e a fronte:due fasi preliminari di progetto.

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9x1≠3x3

La volontà di garantire l’attraversabilità dell’area, la reminiscenza degli orti che un tempo occupavano questo spazio a ridosso delle mura, sostengono con forza la realizzazione di un parco urbano, as-sente nel centro storico, come scenario per il nuovo centro civico. Se un quadrato di 3 m di lato, ha un’area di 9 mq e un perimetro di 12 m, a parità d’area un rettangolo di lati 9m ed 1m possiede invece un perimetro di 20 m. Distribuendo quindi gli edifici lungo il perimetro dell’area di progetto, si possono mantenere gli spazi ne-cessari alle funzioni amministrative, senza privare i cittadini del tanto agognato parco.

area = 9 mperimetro = 12m

area = 9 mperimetro = 20m

1

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1

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SU LCUS PRI M IG E N I US

“[…]i fondatori della città infatti aggiogavano un toro a destra, una vacca all’’interno e cinti secondo il rito Gabino, cioè con il capo velato in parte dalla toga, in parte cinti, tenevano il vomere inclinato affinché tutte le zolle cadessero all’interno, e tracciando il solco in questo modo delimitavano il luogo delle mura, sollevando l’aratro quello delle porte.”2 (Servio, In Vergilii Carmina Commentarii 5.755)Tracciare il perimetro del centro civico corrisponde dunque al rito arcaico di fondazione della città.

Pe r i M etr i nOteVOLi

L’indagine architettonica si approfondisce dunque andando ad ana-lizzare i diversi momenti d’interfaccia tra l’area di progetto e l’edifi-cio che ne marca il perimetro. Il solco s’interrompe e si specializza valorizzando le preesistenze che lambisce. Affianca il tratto di mura alla destra dell’ingresso su via Cavour, attraversando l’edificio in ce-mento armato; abbraccia il complesso ospedaliero storico (ripulito delle aggiunte successive in cemento armato travestito da mura-tura); ritaglia una fascia di rispetto per le case su via Santa Trinita; nasconde al parco la vista sul retro del Collegio Cicognini.

sopra:rilievo del sulcus Primigenius (inizi I sec. d.C.), Aquileia, Museo Archeologico.

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e Str US iOn e

Il solco primigenio, trovata la sua sistemazione a terra, viene estruso e sollevato. Lo spazio interstiziale tra l’edificio ed il solco diviene così uno spazio sacro, immagine della fondazione della Piana Me-tropolitana. L’acqua a terra, riflessa dalla cromatura dell’intradosso del solaio, da origine ad uno spazio sottratto alla dimensione materi-ca del reale, in netto contrasto con la pesantezza del muro di cinta.

sotto:il rito del Sulcus Primigenius, disegno di G. Moscati.

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nOte

1. Legge 6 luglio 2012, n. 95 (G. U. n. 141/L del 7 luglio 2012) Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini. http://www.governo.it/backoffice/allegati/68648-7830.pdf

2. Cit. In: Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano, Panini, Modena 2003.

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Work in Progress

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pianametropolitana.tumblr.com

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apparati

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