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7 Orientamenti Biblioteche oggi marzo 2008 Utilità di un codice deontologico A proposito di morale professionale L’impatto congiunto delle possibi- lità offerte dalla tecnologia e del- l’estensione agli aspetti geografici e sociali nel campo della cono- scenza porta ad attenuare differen- ze considerate un tempo con una certa rigidità, i cui confini si sono allentati fino a presentare fasce marginali più o meno ampie. Di qui una serie di interrogativi sulla validità delle antiche definizioni e della stessa distinzione tipologica delle biblioteche, certamente atte- nuata quest’ultima ma pur sempre valida, con il riconoscimento di funzioni specifiche più limitate di un tempo rispetto agli aspetti e al- le funzioni comuni o condivise. Di qui i dubbi addirittura sulla so- pravvivenza della biblioteca, desti- nata secondo alcuni profeti a di- sciogliersi nel mare dell’informa- zione. Una dilatazione dei signifi- cati e delle definizioni, fino a che la pur conveniente flessibilità giunge all’effetto di sfilacciare un termine al punto di renderlo ac- cettabile a una quantità di conno- tazioni, tanto che tutti finiscono con il trovarsi d’accordo su di es- so, senza avvertirne la differenza dei contenuti. Si veda ad esempio che cosa si intende per pubblico, o per informazione, un termine di significato già complesso di per sé, che ha aumentato la sua comples- sità fino ad inglobare un’ampia se- rie di significati. Una molteplicità di interrogativi dunque, sull’identi- tà delle istituzioni all’interno di un mondo complesso, per l’appunto il mondo dell’informazione. Iden- tità della singola biblioteca, con la propria storia, la propria ragione di essere ed il proprio pubblico; identità tipologica, attenuata quan- to si vuole ma pur sempre distin- guibile per funzioni specifiche; identità della stessa idea di biblio- teca, come motivazione della sua esistenza, come mezzo autonomo per contenere e produrre informa- zioni. Nel mondo delle informa- zioni sono identità parzialmente sovrapponibili, come è sempre stato, ma che presentano oggi aree di sovrapposizione ben più consi- stenti, tanto da fare scomparire a parere di alcuni le ragioni delle identità particolari, che in realtà in- vece permangono. La dilatazione presenta dunque più aspetti, e se da un lato giunge ad attenuare le diversità tra i mez- zi di informazione, dall’altro ne estende in profondità l’intervento nel tessuto sociale e ne allarga l’a- rea fino ad imporre una condivi- sione ormai indispensabile, pur se non ignota in precedenza. In un numero di “Scandinavian Public Library Quarterly” dedicato all’eti- ca professionale si avverte come la globalizzazione abbia indotto a condividere internazionalmente i principi etici: “Questi due pilastri fondamentali, la diversità e la de- mocrazia, sono le basi etiche della società moderna dell’informazio- ne”. Ed è peculiarità propria della biblioteca la necessità di superare la dipendenza dal mercato per evi- tare di essere “un’estensione passi- va dei media e degli editori”. 1 Il diritto all’informazione è ricono- sciuto come parte essenziale dei diritti dell’uomo e l’istituzione bi- bliotecaria partecipa alla sua appli- cazione in varia misura. 2 Non l’u- nico dei suoi compiti, né certo il compito specificamente esclusivo, ma specifici sono i mezzi per con- sentirne la realizzazione. Con ma- teriale proprio che ne comporta l’organizzazione per un pubblico conveniente alla sua finalità, con l’inserimento in un sistema che consenta una dilatazione dei mez- zi di conoscenza, con la condivi- sione di mezzi informativi con al- tre istituzioni, e infine con una condivisione globale attraverso la rete. Il riconoscimento del diritto all’informazione per tutti come elemento indispensabile alla vita della società e l’estensione di que- sto principio all’intero globo costi- tuiscono dunque un duplice aspet- to del vivere civile per l’umanità intera; in tale opportuna insistenza sull’aspetto complessivo si rischia tuttavia di trascurare le entità che ne favoriscono la realizzazione e di sottovalutare le caratteristiche Carlo Revelli [email protected] “What shall Cordelia speak? Love, and be silent”

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Orientamenti

Biblioteche oggi – marzo 2008

Utilità di un codicedeontologico

A proposito di morale professionale

L’impatto congiunto delle possibi-lità offerte dalla tecnologia e del-l’estensione agli aspetti geograficie sociali nel campo della cono-scenza porta ad attenuare differen-ze considerate un tempo con unacerta rigidità, i cui confini si sonoallentati fino a presentare fascemarginali più o meno ampie. Diqui una serie di interrogativi sullavalidità delle antiche definizioni edella stessa distinzione tipologicadelle biblioteche, certamente atte-nuata quest’ultima ma pur semprevalida, con il riconoscimento difunzioni specifiche più limitate diun tempo rispetto agli aspetti e al-le funzioni comuni o condivise. Diqui i dubbi addirittura sulla so-pravvivenza della biblioteca, desti-nata secondo alcuni profeti a di-sciogliersi nel mare dell’informa-zione. Una dilatazione dei signifi-cati e delle definizioni, fino a chela pur conveniente flessibilitàgiunge all’effetto di sfilacciare untermine al punto di renderlo ac-cettabile a una quantità di conno-tazioni, tanto che tutti finisconocon il trovarsi d’accordo su di es-so, senza avvertirne la differenzadei contenuti. Si veda ad esempioche cosa si intende per pubblico, oper informazione, un termine disignificato già complesso di per sé,che ha aumentato la sua comples-sità fino ad inglobare un’ampia se-rie di significati. Una molteplicità

di interrogativi dunque, sull’identi-tà delle istituzioni all’interno di unmondo complesso, per l’appuntoil mondo dell’informazione. Iden-tità della singola biblioteca, con lapropria storia, la propria ragionedi essere ed il proprio pubblico;identità tipologica, attenuata quan-to si vuole ma pur sempre distin-guibile per funzioni specifiche;identità della stessa idea di biblio-teca, come motivazione della suaesistenza, come mezzo autonomoper contenere e produrre informa-zioni. Nel mondo delle informa-zioni sono identità parzialmentesovrapponibili, come è semprestato, ma che presentano oggi areedi sovrapposizione ben più consi-stenti, tanto da fare scomparire aparere di alcuni le ragioni delleidentità particolari, che in realtà in-vece permangono.La dilatazione presenta dunquepiù aspetti, e se da un lato giungead attenuare le diversità tra i mez-zi di informazione, dall’altro neestende in profondità l’interventonel tessuto sociale e ne allarga l’a-rea fino ad imporre una condivi-sione ormai indispensabile, pur senon ignota in precedenza. In unnumero di “Scandinavian PublicLibrary Quarterly” dedicato all’eti-ca professionale si avverte come laglobalizzazione abbia indotto acondividere internazionalmente iprincipi etici: “Questi due pilastri

fondamentali, la diversità e la de-mocrazia, sono le basi etiche dellasocietà moderna dell’informazio-ne”. Ed è peculiarità propria dellabiblioteca la necessità di superarela dipendenza dal mercato per evi-tare di essere “un’estensione passi-va dei media e degli editori”.1

Il diritto all’informazione è ricono-sciuto come parte essenziale deidiritti dell’uomo e l’istituzione bi-bliotecaria partecipa alla sua appli-cazione in varia misura.2 Non l’u-nico dei suoi compiti, né certo ilcompito specificamente esclusivo,ma specifici sono i mezzi per con-sentirne la realizzazione. Con ma-teriale proprio che ne comportal’organizzazione per un pubblicoconveniente alla sua finalità, conl’inserimento in un sistema checonsenta una dilatazione dei mez-zi di conoscenza, con la condivi-sione di mezzi informativi con al-tre istituzioni, e infine con unacondivisione globale attraverso larete. Il riconoscimento del dirittoall’informazione per tutti comeelemento indispensabile alla vitadella società e l’estensione di que-sto principio all’intero globo costi-tuiscono dunque un duplice aspet-to del vivere civile per l’umanitàintera; in tale opportuna insistenzasull’aspetto complessivo si rischiatuttavia di trascurare le entità chene favoriscono la realizzazione edi sottovalutare le caratteristiche

Carlo [email protected]

“What shall Cordelia speak? Love, and be silent”

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peculiari che le distinguono, purnell’insieme dei mezzi accomunatidalla medesima finalità. La missio-ne della biblioteca comporta unaserie di attività che presuppongo-no una localizzazione fisica, conproblemi legati all’edilizia, all’or-ganizzazione degli spazi interni,alla gestione e all’acquisizione dimateriali destinati all’uso pubblico,alla programmazione di manifesta-zioni, tutte attività proprie dell’isti-tuzione specifica, la quale si inse-risce nell’ambito più generale del-l’informazione, ambito che è co-mune con altre istituzioni e attivitàspecifiche. Limitarsi a parlare di in-formazione, per quanto riguarda labiblioteca, rischierebbe un malin-teso, a meno di estendere la defi-nizione del termine informazione,già di per sé assai elastico, fino acomprendere tutte le attività che,direttamente o indirettamente, sia-no destinate a favorire o a genera-re conoscenza. Si tratta comunquedi compiti specifici che definisco-no nel loro insieme le caratteristi-che di quello strumento di infor-mazioni che è la biblioteca e che ilsuo pubblico dovrà conoscere perpoterla utilizzare al meglio: la pri-ma informazione riguarderà pro-prio la biblioteca stessa.Alla funzione della biblioteca cor-risponde la preparazione profes-sionale del bibliotecario, la cono-scenza dei mezzi che consentonol’organizzazione della biblioteca.Conoscenza professionale che sa-rebbe arida se non fosse connessacon una disponibilità pluridirezio-nale nei confronti del pubblico in-nanzi tutto, ma anche dei colleghie della biblioteca. Ed è proprio l’a-spetto morale della disponibilitàche costituisce la deontologia spe-cifica della professione, stretta-mente legata alla professionalitàtanto da costituirne una faccetta in-dispensabile. La deontologia “de-nota l’insieme delle norme di com-portamento che disciplinano l’e-sercizio di una professione”.3 L’o-

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nestà professionale non è di per séesclusiva del bibliotecario: comeosserva John M. Budd, tutte le at-tività del bibliotecario hanno im-plicazioni morali basate su ovviprincipi generali, mentre prevede-re il diritto di accesso all’informa-zione assume l’aspetto di un con-tratto sociale.4 D’altronde, conti-nua Budd, le reazioni emotive edaffettive possono condizionare l’i-dentificazione dei valori essenzialinella nostra professione. “Nel casodi un conflitto di valori emergonoconflitti morali”, come avverte ilCode of ethics dell’American Li-brary Association.5

L’interesse per l’argomento è co-munque assai vivo, se una ricercain rete alla voce “ethics [and] li-brarians” segnala numeri esorbi-tanti di notizie che a una serie dicontrolli sono variati da 392.000 a1.460.000. Più accettabile una pub-blicazione nata da un’inchiestasull’etica professionale per biblio-tecari svolta nelle biblioteche nor-vegesi e poi estesa all’Europa, al-l’America settentrionale e meridio-nale, all’Africa e all’Asia.6 I codicideontologici per bibliotecari si so-no moltiplicati negli ultimi tempi:se l’appena ricordato Ethics of li-brarianship nel 2002 riferiva del-l’esistenza di dodici codici deonto-logici su diciassette paesi esamina-ti, un recente elenco pubblicatodall’IFLA ne registra ben trenta-quattro,7 con la possibilità di ricu-perarne direttamente i testi singoli.Gli aggiornamenti sono frequenti(l’ultima revisione per i codici del-l’Australia e della Germania sonodel 2007). Il Code of ethics dell’A-merican Library Association, già ri-cordato, risale al 1939 ed è statoaggiornato nel 1995. Nella sua bre-vità costituisce un modello per icodici successivi, ponendo una se-rie di principi generali che esclu-dono dichiaratamente riferimenti asituazioni particolari. Si tratta co-munque di documenti specifici del-la professione bibliotecaria, men-

tre non mancano esempi di inter-venti sugli aspetti morali della tec-nologia dell’informazione, che pos-sono presentare interesse ancheper l’attività delle biblioteche.8

Il codice francese di deontologiadel bibliotecario è stato adottatodal Consiglio nazionale dell’Asso-ciazione dei bibliotecari francesi il23 marzo 2003.9 Gérard Briand eIsabelle de Cours vorrebbero cheil codice, rivolto a tutti i tipi di bi-blioteche che ricevono un pubbli-co, fosse affiancato da una leggesulle biblioteche che garantisca idiritti del cittadino e il ruolo dei bi-bliotecari. I due autori convengo-no sul primo posto da assegnareall’utente, ma segnano opportuna-mente l’importanza della tutela,“dando la possibilità di dire di no”all’occasione.10 Il codice d’altron-de conferma in apertura di costi-tuire il completamento della cartacompilata dai singoli istituti, oltreche della carta delle bibliotechepubbliche pubblicata dal Consigliosuperiore delle biblioteche. Il pri-mo interesse è per l’utente, al qua-le è dovuto rispetto oltre che di-sponibilità, “senza lasciar interferi-re le proprie opinioni”. Interventoestraneo che è escluso anche nel-la composizione delle raccolte, lequali devono considerare la plura-lità delle opinioni senza alcun in-tervento censorio, “nel rispetto del-la neutralità del servizio pubblico”,la cui organizzazione deve facilita-re al massimo l’accesso alle infor-mazioni. L’eventualità di un inter-vento esterno è tenuta presenteanche nella parte dedicata alla po-litica culturale, dove il biblioteca-rio è tenuto a non cedere a grup-pi di pressione di alcun genereche tendano a imporre acquisti oesclusioni. Di interesse particolareè il punto in cui si sostiene che ilbibliotecario partecipi a definire lapolitica culturale della biblioteca.È questo un punto che riguardapiuttosto l’aspetto deontologicodegli amministratori e quindi il di-

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ritto, più che il dovere, del biblio-tecario. Ma tant’è, si conferma cheil codice deontologico professiona-le è in stretta dipendenza dalle fun-zioni dell’istituto. L’ultimo puntodel breve codice francese conside-ra la professione, i cui membri for-meranno un “corpo solidale” dovegli interessi dei singoli e le loro opi-nioni personali non dovranno ave-re spazio. Lo spirito della coopera-zione e l’aggiornamento professio-nale costituiscono un complementonecessario non certo esclusivo del-la professione specifica.Anche il Regno Unito ha il suo co-dice di etica professionale per i bi-bliotecari,11 emanato nel 1983 e inseguito adottato dal CILIP (Charter-ed Institute of Library and Infor-mation Professionals), l’ente pro-fessionale che, con l’unificazionedella Library Association e dell’In-stitute of Information Scientists,dal primo aprile 2002 riunisce i bi-bliotecari, gli specialisti dell’infor-mazione e i professionisti nel cam-po della conoscenza. Il vecchio “Li-brary Association Record” è uscitol’ultima volta nel marzo 2002 ed ècontinuato in aprile con “Library +Information Update” (dove il piùgenerico update è posto in taleevidenza da costituire il titolo conil quale il periodico è comune-mente citato), con la medesima di-rettrice (Elspeth Hyams) e gli stes-si responsabili, e con lo stesso indi-rizzo, il mitico 7 Ridgmount Streetdi Londra, sede della vecchia Li-brary Association, ma con unanumerazione nuova (vol. 1, n. 1,April 2002).L’Associazione italiana biblioteche,che già in precedenza aveva con-siderato la morale professionalecon la Commissione incaricata, il10 gennaio 1963, di definire i com-piti della biblioteca pubblica inItalia, ha emanato un proprio Co-dice deontologico del bibliotecarioil 4 marzo 1997 e lo ha aggiornatoil 23 marzo 1999;12 in esso si con-siderano i doveri verso l’utente, do-

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ve accanto alla riservatezza si con-fermano i pericoli da evitare dellacensura e del condizionamento, idoveri verso la professione, con lapreparazione professionale, l’ag-giornamento e la collaborazione, ei doveri verso i documenti e le in-formazioni, che comportano la va-lorizzazione dei primi e la libertàper le seconde.I doveri del bibliotecario rispec-chiano i doveri della biblioteca, os-sia il servizio offerto al suo pubbli-co e il complesso organizzativoche è finalizzato a esso, sia diretta-mente con le attività a contatto conl’utenza, sia indirettamente con laformazione e la gestione delle rac-colte, con la partecipazione a siste-mi e con l’informazione elettroni-ca. All’evoluzione continua del ser-vizio bibliotecario corrisponde l’e-voluzione professionale, alla basedella quale stanno i punti fermi deivalori inalterabili, così come riman-gono inalterati i punti fermi dellamissione della biblioteca, sui qualisi fonda lo sviluppo mutevole del-la sua azione, dovuto alle trasfor-mazioni di cui la tecnologia è par-te visibilmente preponderante, ac-canto ad altre modificazioni piùgraduali che riguardano la compo-sizione e le relazioni sociali, l’eco-nomia, la cultura. Sulla persistenzadi tali valori costanti propri dellaprofessione insiste in particolareGorman, che ne evidenzia la con-tinuità inalterata pur nella trasfor-mazione continua dell’organizza-zione e delle prestazioni della bi-blioteca, in una serie di tre operepubblicate a Chicago dall’ALA.13

La globalizzazione presenta, conl’espansione territoriale, l’espan-sione a livello sociale, con le con-seguenti “dimensioni etiche dellarappresentazione e dell’organizza-zione della conoscenza”, proble-ma acuito dalla molteplicità delleculture e dalla difficoltà di trovareun equilibrio conveniente.14 L’opi-nione di chi rinuncia ai punti fissiintesi come valori di base o li vuo-

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le alterare o integrare, ritenendoliormai insufficienti rispetto alla si-tuazione attuale, porta a rinuncia-re alle brevi asserzioni che costi-tuiscono tutti i codici morali delbibliotecario, per sostenerne unaggiornamento più articolato. Cosìil breve e succoso intervento diMoya K. Mason,15 che vede i com-piti della biblioteca aumentati adismisura grazie alla tecnologia,con la conseguenza di nuove ne-cessità non contemplate in prece-denza, che rendono anche neces-sario riconsiderare gli aspetti deon-tologici. Si tratta certamente di in-tenderci sulle definizioni, comeavviene sovente, sia per conside-rare la potenzialità dei valori mo-rali di base che le funzioni, la mis-sione della biblioteca. Fino a quan-do la biblioteca avrà una proprialocalizzazione reale e conterrà do-cumenti organizzati atti all’infor-mazione e alla lettura (e conside-riamo più genericamente anche lavisione e l’ascolto), l’estensione adocumenti o – se si preferisce – arisorse esterne non ne snatura l’es-senza, né il compito di servire almeglio un pubblico convenientealla sua funzione specifica rimarràalterato. Cambiano invece i conte-nuti, le modalità organizzative, irapporti con altre istituzioni, cosìcome cambia l’utenza, e questo perogni tipo di biblioteca, da quellauniversitaria a quella pubblica, ecome possono modificarsi anche irapporti interni, ad esempio deibibliotecari con i docenti e con glistudenti nel campo universitario. Icambiamenti effettivi non riguar-dano tanto gli aspetti morali di chilavora in biblioteca, che sono sem-pre in funzione del servizio (e labiblioteca è sempre un servizio),quanto le prestazioni offerte alpubblico dalla biblioteca.Le difficoltà nascono nell’applica-zione dei principi generali a unpubblico differenziato, che si ma-nifesta nelle difficoltà e nelle in-certezze quotidiane. Dove infatti

dai principi generali si passa alleapplicazioni specifiche le incertez-ze si moltiplicano: la stessa distin-zione tra vero e falso può presen-tare difficoltà, ad esempio per sta-bilire i limiti dell’accesso a deter-minate categorie di pubblicazionio alla rete, o quali precauzioni con-venga applicare per i consigli alpubblico. I compiti della bibliote-ca e i doveri dei bibliotecari nonsono sempre facili da precisare neicasi singoli, anche perché il pub-blico è assai vario e, pure all’inter-no di gruppi apparentemente o-mogenei, le differenze individualipossono risultare notevoli. Unodei problemi più discussi ad esem-pio riguarda, nella biblioteca pub-blica, il comportamento con ibambini nei confronti della ricercain rete. Mentre infatti l’acquisto dimateriale librario permette una se-lezione (benché anche in questocaso le difficoltà non manchino), ilimiti da porre alla consultazionein rete presentano incertezze che ifiltri non risolvono appieno, men-tre la stessa differenza nella matu-rità dei bambini e degli adolescen-ti, nonché gli interventi esterni deigenitori o della scuola, non con-sentono soluzioni accettabili pertutti. La differenza tra le dichiara-zioni di principio e le loro appli-cazioni sono d’altronde evidenti: èstato notato come i documenti uf-ficiali siano “pieni di retorica sul-l’uguaglianza di opportunità”, maben più evasivi sulle modalità ef-fettive.16 Tutti i codici escludonol’intervento del bibliotecario sullabase delle proprie opinioni perso-nali, ed in questo il primo proble-ma nasce dalla selezione del mate-riale, che non è certo da intenderecome censura, ma come scelta cherisponde alle finalità della bibliote-ca e quindi del suo pubblico. Pro-blema secondo Wengert oggi piùevidente per il pubblico, che untempo non vedeva la quantità en-tro cui il bibliotecario sceglieva,mentre con i mezzi attuali esso è

“brutalmente familiare” con laquantità dei documenti disponibi-li.17 Censura che invece può ini-ziare anche dalla scelta, quandoprevalgano ragioni di preferenza odi esclusione dovute a motivi poli-tici, religiosi o ad altre convinzionipersonali e che è avversata con vi-gore in tutti i codici deontologiciper i bibliotecari. Timore ben pre-sente sia a Wengert che a Mason eche fa capo al principio dell’onestàprofessionale, la quale rispetta ladiversità delle opinioni in un equi-librio che non è pura neutralitàasettica, che si limita ad accostaredocumenti di provenienze dispara-te, ma è volto a favorire l’educa-zione sociale e la conoscenza. Ri-cordiamo l’“intransigenza sui valo-ri” su cui insiste Norberto Bobbio,la quale consente all’intellettualedi “liberarli dalla materia passiona-le in cui sono impastati”, insiemecon il compito “di rompere blocchi,d’impedire le chiusure e le fratture,d’invocare la tolleranza, di perse-guire il dialogo”.18 Non è semplicedefinire una situazione fluida, do-ve interventi esterni di censura su-scitano a volte reazioni con censu-re contrarie, in una catena dovenon è sempre facile individuare lacausa scatenante. Kagan consideraad esempio le reazioni alla carica-tura di Maometto in un giornaledanese,19 ma gli esempi si posso-no moltiplicare. Melot parla dellanecessità di un “equilibrio tra il ri-spetto della scelta dei lettori e lacompetenza – o l’etica – del biblio-tecario”: la scelta non è censura,alla quale ci si deve opporre, qua-lunque sia la provenienza dellavolontà censoria.20 Equilibrio noncerto facile da raggiungere, sia percause interne che derivano dalgrado di raggiungimento di un e-quilibrio interiore, che per causeesterne, dove la pressione di variaprovenienza può entrare in conflit-to con il dovere professionale delbibliotecario. Fricke, Mathiesen eFallis hanno scritto un articolo in-

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teressante sulla legge americanarelativa ai diritti nelle biblioteche,che pur escludendo una censuragenerale imposta dall’alto ammetteuna censura limitata ad ambienti oistituti particolari.21 Si deve aggiun-gere tuttavia che le recenti polemi-che a proposito del Library Act, chepone controlli sull’operato dei let-tori, non esclude neppure l’inter-vento dall’alto, imposto per legge.Il concetto di riservatezza, comeosserva Nyeng, è messo in perico-lo dalla tecnologia digitale, cherende più facile controllare l’usodella biblioteca, e proprio le deci-sioni del Patriot Act ne sono unesempio. L’autore si dichiara delpari perplesso sulla proposta euro-pea di registrare per un anno iltraffico telematico delle bibliotechee di permettere il controllo da par-te della polizia.22 Difficoltà inter-pretative d’altronde sono frequentisotto molti aspetti, anche ma nonsolo nei confronti delle pressionipolitiche. Le pressioni tuttavia pos-sono riguardare interventi che han-no lo scopo di migliorare il servizioe la cui valutazione rientra nei do-veri del bibliotecario, i quali com-prendono i rapporti con il pubbli-co e con gli amministratori. Pres-sioni a volte in contrasto, come gliinterventi in favore o contro formedi pagamento per i prestiti o perl’accesso a informazioni digitali. An-che in questi casi occorre cercare unequilibrio conveniente tra i valoriprofessionali e l’aspetto manageria-le; non si tratta comunque di ele-menti in opposizione, ma di un tut-to unico dove la capacità organiz-zativa è parte integrante della pro-fessionalità. Come nota Thornton,23

“non mi sono convertito da profes-sionista a manager, impiegando ivalori e le capacità professionalicosì come quelli manageriali. È deltutto possibile essere tutte e due lecose”. È comunque evidente che,in particolare per quanto riguardale biblioteche pubbliche e scolasti-che, la difficoltà di trovare un equi-

librio opportuno viene a cozzarecontro la diversità del pubblico, siaper le differenze sociali che per lecaratteristiche individuali; nel casodei bambini in particolare le incer-tezze, come si è visto, possono far-si assai più forti e più facilmentepresentano motivi di conflitto conle famiglie o con gruppi politici oreligiosi. Se poi il bibliotecario pos-sa sostituirsi ai genitori o agli inse-gnanti, la risposta non può essereche negativa, anche se una certafunzione pedagogica è indiscutibi-le per quanto riguarda l’orienta-mento alla ricerca di informazionie di letture, e in particolare l’aiutoall’uso degli strumenti di ricerca.Gli aspetti morali della professionebibliotecaria riguardano le perso-ne la cui attività è legata alla bi-blioteca. Il presupposto del lorolavoro sta in una biblioteca reale,per lo meno nelle intenzioni o nel-l’esperienza passata. Le caratteristi-che professionali del bibliotecariosono in funzione dell’istituto bi-blioteca ed a tal fine si regolano lemodalità della sua formazioneprofessionale. Pensare a un biblio-tecario senza biblioteca (anche sesolamente sperata o ricordata) sa-rebbe come parlare di un ciclistaignorando l’esistenza della bici-cletta, che ne è il presupposto. Gliaspetti morali della professione di-pendono dunque dal servizio chela biblioteca deve prestare e dalleattività connesse, che comprendo-no anche aspetti non legati diretta-mente al pubblico, come i rappor-ti con i colleghi e con tutto il per-sonale, con gli amministratori, conle altre biblioteche e con gli altriservizi pubblici. Insomma, con tut-to quanto è collegato con l’attivitàdella biblioteca. Quello che riguar-da il servizio al pubblico è regi-strato nella carta dei servizi delsingolo istituto, che è uno stru-mento essenziale nell’attività dellabiblioteca, perché ne presenta loscopo e l’organizzazione, ma altempo stesso rende edotto il pub-

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blico reale e potenziale di quelloche può offrire e dà suggerimentiper la sua utilizzazione e perquanto si può richiedere al biblio-tecario. Il quale dovrà risponderedella realizzazione di tutto quantoofferto dalla carta dei servizi. È undocumento dettagliato indispensa-bile per rendere edotto chi fre-quenti o intenda frequentare la bi-blioteca di quanto egli ha il dirittodi pretendere, dei limiti eventuali,e per converso di quanto la bi-blioteca ha il dovere di offrire. Idoveri del bibliotecario consisto-no, per quanto riguarda il servizio,nell’adempiere alle funzioni de-scritte dalla carta dei servizi, laquale partendo da un presuppostodi base generale, uguale per tuttele altre biblioteche, si differenzia aseconda della missione particolaredovuta alle sue caratteristiche.24

Come non può darsi il modello diuna carta dei servizi dettagliata divalidità generale, così non potre-mo avere un codice deontologicodettagliato di validità generale, masolamente limitato a quei punti es-senziali che corrispondono ai prin-cipi di base. Quanto poi ai puntiche riguardano il servizio solo inmaniera indiretta, che non interes-sano quindi il pubblico e di con-seguenza la carta dei servizi, essirientrano in una generalità chenon si limita ai bibliotecari, ma al-l’insieme delle attività legate alleinformazioni, alle comunicazioni,ai servizi pubblici, o addirittura al-l’umanità intera, come principiuniversali. Vedrei quindi come es-senziale l’esistenza della carta deiservizi, che esprime in negativoanche quello che il bibliotecarioha il dovere di fare. La carta deiservizi, con la descrizione detta-gliata di quanto la biblioteca si im-pegna a offrire, deriva da una si-tuazione in evoluzione continua,fissata in un momento determina-to, destinato a scollarsi gradual-mente dalla realtà fino a che si ma-nifesti la convenienza di un ag-

giornamento o di una revisioneche annulli, modifichi o aggiunga.Il codice deontologico dei biblio-tecari non presenta le stesse carat-teristiche, perché non scende aidettagli, ma si arresta ai principigenerali. Diversa è la caratteristicadei codici deontologici di altreprofessioni, non condizionate di-rettamente dal legame con un isti-tuto. Ad esempio, il codice deon-tologico italiano per i medici equello per gli architetti25 si basanosì su principi generali, ma consi-derano nei dettagli situazioni chesi evolvono e di conseguenza so-no destinati ad aggiornamenti pe-riodici. Non è un caso che i nu-merosi codici per i bibliotecari sia-no invece accomunati tutti da unastringatezza che esclude i dettagli,riservati opportunamente alla cartadei servizi, e che rendono menocogenti le revisioni, che pure nonsono mancate.Dove invece la biblioteca non co-stituisce di necessità il presuppo-sto di una professione o di un in-sieme di professioni che riguarda-no il mondo dell’informazione, edella quale i bibliotecari fanno par-te, troveremo il riferimento all’e-tica dell’informazione, che è “untermine ombrello che si riferisce aun’ampia serie di attività persona-li, professionali e pubbliche chenascono dall’impiego delle nuovetecnologie sul posto di lavoro, incasa, per i divertimenti e in quasitutti gli aspetti della vita”. CosìMartha Smith in un ampio inter-vento, con bibliografia ricchissima,che sostiene con piena ragioneche, in un’epoca in cui gli espertidi informazione sono scarsi rispet-to all’eccesso di informazioni e al-la cattiva applicazione della tecno-logia, i bibliotecari sono coinvolti“nel complesso misto di gioie e diorrori che caratterizzano l’età digi-tale”.26 In questo senso appare piùgiustificato un codice che com-prenda il mondo dell’informazio-ne, in cui il bibliotecario troverà il

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proprio posto accanto ad altreprofessionalità, con interessi e do-veri in comune accanto a interessie doveri specifici. Christine Aubry,Claudie Beck e Anne-Marie Benoithanno lavorato a lungo per elabo-rare un codice per i documentali-sti addetti alla ricerca, nella con-vinzione che “una deontologia èlegata essenzialmente a un gruppoprofessionale ben identificato”. Ilcodice, Principes déontologiquesdes professionnels de l’informationscientifique et technique dans l’en-vironnement de la recherche, è incorso di convalidazione da partedel CNRS (Centre national de la re-cherche scientifique).27 Nonostan-te la varietà delle attività legate almondo delle informazioni, il lega-me comune può rendere conve-niente un codice di comportamen-to che, svincolato questa volta daun istituto, consenta un approfon-dimento dei rapporti tra gli utentie i mezzi di informazione, con laconseguente convenienza di aggior-namenti legati all’evolversi delletecniche e dei rapporti sociali e almanifestarsi di situazioni nuove.In conclusione, non si tratta certodi negare la necessità di un’eticaprofessionale, ma di essere per-plessi sulla necessità di un codiceapposito per i bibliotecari, il qualenon potrà che essere limitato aprincipi generali, come dimostrad’altronde la stringatezza dei nu-merosi codici prodotti nei vari pae-si dalle rispettive associazioni dibibliotecari. Le perplessità sulla ne-cessità di un codice specifico nonsono rare. In Svizzera sono statipubblicati nel 1998 un codicedeontologico per i bibliotecari euno per gli archivisti, testi che nonsono ancora sufficientemente notisecondo il parere di Michel Gorin,mentre la discussione continua an-cora. Sono sì conosciuti, ma nonincidono sull’attività quotidiana,tanto che è stato espresso il dubbiose considerarli “superflui o inutili”.Occorre dunque una politica di

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sensibilizzazione a lungo termine.28

Lo stesso Gorman ha manifestatoperplessità, e perfino le autrici delcodice per i documentalisti sopraricordato ammettono che moltinon ne vedono una necessità im-mediata. L’esternazione di doveripuò sembrare cosa ovvia, quandonon si tratti di comportamenti spe-cifici da descrivere nei dettagli, madi principi generali. Forse, comedice Cordelia, l’amore ha un pesomaggiore della lingua, mentre leesternazioni delle altre due figlie dire Lear tendono a cancellare il suosemplice “ama, e stattene zitta”.

Note

1 HANNELE KOIVUNEN, The right to in-formation as an ethical civil right,“Scandinavian Public Library Quarterly”,38 (2005), 1, p. 4-7.2 Cfr. il Library bill of rights emanatodall’American Library Association nel1948 (ultima revisione 1996); per lasua storia, si veda Intellectual freedommanual, 7. ed., Chicago, ALA, 2005.3 GIANFRANCO CRUPI – STEFANO GAMBARI,174.902, Etica del bibliotecario, in Bi-blioteconomia. Guida classificata, di-retta da Mauro Guerrini, Milano, Editri-ce Bibliografica, 2007, p. 829-835; 831.4 JOHN M. BUDD, Toward a practicaland normative ethics for librarianship,“The Library Quarterly”, 76 (2006), 3,p. 251-269.5 <http://www.alaorg/ala/oif/statementspots/codeodìfethics/coehistory/codeofethics.pdf>.6 The ethics of librarianship. An inter-national survey, Robert W. Vaagan(ed.), München, Saur, 2002; recensionidi JEANNE M.K. BOYDSTON, “The SerialsLibrarian”, 47 (2004), 1/2, p. 251-252 edi SHA LI ZHANG, “College and ResearchLibraries”, 65 (2004), 1, p. 82-84.7 <http://www.ifla.org/faife/ethics/codes.htm>.8 Si veda ad esempio la raccolta di ar-ticoli pubblicata da “Library Trends”(49, 2001, 3) Ethical issues of informa-tion technology, Robert G. Wengertissue editor.9 Testo riprodotto in “Bibliothèque(s)”,10 (aoüt 2003), p. 52. Si legge anche in:

<www.abf.asso.fr/nouveau/code_deontologique.html>.10 GÉRARD BRIAND – ISABELLE DE COURS,Le code de déontologie du bibliothé-caire, “Bulletin des bibliothèques deFrance”, 49 (2004), 1, p. 62-63; il testodel codice è riprodotto a p. 64-65. Siveda anche MICHÈLE BATTISTI, Congrès2003 de l’ABF. Le citoyen européen etles bibliothèques: Europe-informa-tion-libertés, “Documentaliste – Sciencede l’information”, 40 (2003), 4/5, p.305-307.11 <www.cilip.org.uk/about/code.htm>.12 <http://www.aib.it/aib/cen/deocod.htm >.13 MICHAEL GORMAN, Our singular strengths.Meditations for librarians (1998);Our enduring values. Librarianship in21th century (2000; trad.it. I nostri valo-ri. La biblioteconomia nel XXI secolo,Udine, Forum, 2002); The enduring li-brary. Technology, tradition and thequest for balance (2003; trad.it. La bi-blioteca come valore. Tecnologia, tradi-zione e innovazione nell’evoluzione diun servizio, Udine, Forum, 2004). Cfr. an-che CARLO REVELLI, Gormaniana. Mich-ael Gorman fra il vecchio e il nuovo, inStudi e testimonianze offerti a LuigiCrocetti, Milano, Editrice Bibliografica,2004, p. 667-677; 674-677. Sui valoriprofessionali si veda anche DOMINIQUE

AROT, Les valeurs professionnelles du bi-bliothécaire, “Bulletin des bibliothè-ques de France”, 45 (2000), 1, p. 33-41. 14 CLARE BEGHTOL, A proposed ethicalwarrant for global knowledge represen-tation and organisation systems, “Journ-al of documentation”, 58 (2002), 5,p. 507-532.15 MOYA K. MASON, The ethics of libra-rianship. Dilemmas surrounding librar-ies, intellectual freedom, and censor-ship in the face of colossal technologicalprogression (http://www.moyak.com/researcher/ resume/papers/ethics.htm,copyr. 2008).16 MARTIN DUTCH – DAVE MUDDIMAN,The public library, social exclusionand the information society in theUnited Kingdom, “Libri”, 51 (2001), 4,p. 183-194; 187.17 ROBERT G. WENGERT, Some ethicalaspects of being an information pro-fessional, “Library Trends”, 49 (2001),3, p. 486-509.18 NORBERTO BOBBIO, Intellettuali e vitapolitica in Italia, “Nuovi argomenti”,(1954),7, p. 103-119; rist. in ID., Politi-

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ca e cultura, Torino, Einaudi, 1955, p.121-138; 134-135.19 AL KAGAN, Freedom of the press, socialresponsibility and the Danish cartoons,“IFLA Journal”, 33 (2007), 1, p. 5-6.20 MICHEL MELOT, La sagesse du biblio-thécaire, Paris, L’œil neuf, 2004, p. 13.21 MARTIN FRICKE – KAY MATHIESEN – DON

FALLIS, The ethical presuppositions behindthe library bill of rights, “The LibraryQuarterly”, 70 (2000), 4, p. 468-491.22 PER NYENG, The incorrible net and theessential ethics, “Scandinavian Public Li-brary Quarterly”, 38 (2005), 1, p. 14-19.23 KAREN THORNTON, Where are profes-sional ethics in decision-making?,“Update”, (2006), p. 16-17.24 Il manuale Biblioteconomia. Guidaclassificata, cit., ne contiene due esem-pi: Carta dei servizi della Biblioteca ci-vica di Bolzano (2005), p. 985-1003, eCarta delle collezioni della BibliotecaSala Borsa di Bologna (2001), p. 1004-1053. Cfr. anche: GIOVANNI GALLI, Lacarta dei servizi: per un coinvolgimen-to degli utenti nello sviluppo delle bi-blioteche, “Bibliotime”, 1 (1998), 1;AIB. COMMISSIONE NAZIONALE BIBLIOTECHE

PUBBLICHE, Linee guida per la redazione

delle carte dei servizi delle bibliotechepubbliche, Roma, AIB, 2000.25 <http://www.scuolamedicasalernitana.it/medicina_oggi/codice_deontologico.htm>; <http://www.giurdanella.it/7757>.26 MARTHA SMITH, Information ethics,“Advances in Librarianship”, 25 (2001),p. 29-66; 31-32. 27 CHRISTINE AUBRY – CLAUDIE BECK, Versun code de déontologie à usage desprofessionnels de l’information du

monde de la recherche? Origines, dé-roulement, démarche, “Documentaliste– Science de l’information”, (2007), 3,p. 228-236; contiene il testo del codice.In precedenza, con lo stesso titolo, uncolloquio con le appartenenti al grup-po di lavoro (2006, 2, p. 132-135).28 MICHEL GORIN, Cinq ans déjà… Les co-des de déontologie des archivistes et bi-bliothécaires sont ils devenus des outilsde travail?, “Arbido”, (2004), 1/2, p. 18-22.

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The duties which distinguish a librarian’s profession are tied to the library,and the library functions and services must be known to its users, so thatthey could be acquainted with their own rights. A user information guide isthe necessary means to obtain that purpose and it shows the librarian’sduties in the same time, just like a cliché. The evolution of the library agreeswith the evolution of both social life and information instruments, andconsequently of librarian’s duties, whose mobile reality is based on apermanent series of ethical points, aimed to service. The deontologicalcode delineates these general and durable duties peculiar of the profession,while the user information guide, renewable in order to follow the process ofevolution, informs users about the service it is obliged to give. Apart fromlibrary service, necessary to define a librarian’s profession, the librarian sharesduties with other professional people in the world of information; however,although these duties concern his profession, they are not its exclusive.

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