orientamenti comunicazione con i servizi

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  • 7/30/2019 Orientamenti comunicazione con i servizi

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    UFFICIO PROTEZIONE E PUBBLICA TUTELA DEI MINORI

    20080 8

    Pubblico Tutore dei Minori del Veneto

    Regione del Veneto, Direzione Servizi Sociali

    Ufficio Scolastico Regionale del Veneto

    Centro Interdipartimentale di ricerca e servizisui diritti della persona e dei popoli dellUniversit di Padova

    Orientamenti per la comunicazionetra scuola e servizi sociali e sociosanitari

    per la protezione e tutela dei diritti

    dei bambini e dei ragazzi nel contesto scolastico

    Materiali per la discussione

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    uff ic ioprotezione e pubblica tuteladei minori

    universitdegli stu di di pad ov acentro interdipartimentaledi ricercae servizi

    su i dirittidellapersonae de i popoli

    Orientamenti per la comunicazionetra scuola e servizi sociali e sociosanitari

    per la protezione e tutela dei diritti

    dei bambini e dei ragazzi nel contesto scolastico

    Materiali per la discussione

    A cura di

    Paolo De Steani

    Paola Sartori

    Ottobre 2008

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    Ucio di Protezione e Pubblica Tutela dei Minorivia Poerio, 34 Mestre-Venezia (Italia)tel. 041 2795925ax. 041 2795928

    http://tutoreminori.regione.veneto.itpubblicotutoreminori@regione.veneto.it

    ISNB .....................................................

    Ottobre 2008

    Il presente lavoro stato curato da Paolo De Steani, Centro diritti umanidellUniversit di Padova e Paola Sartori, responsabile Servizio Politiche Citta-dine per linanzia e ladolescenza, Comune di Venezia.Hanno contribuito Chiara Drigo, Ucio del Pubblico Tutore dei minori del Vene-to, e Marco Bonamici, Dirigente Unit Operativa, Consultorio Familiare, Azien-da Ulss 17 Bassa Padovana.Il Gruppo istituzionale che ha seguito lo sviluppo del progetto e la redazione deltesto nale stato presieduto da Lucio Strumento, Pubblico Tutore dei minoridel Veneto, era ormato da: Renato Ano, Ispettore, Ucio Scolastico Regio-nale del Veneto; Paola Baglioni, Responsabile Ucio Adi, Settore Famiglia eMinori, Comune di Vicenza; Valerio Belotti, Dipartimento di Sociologia, Univer-sit di Padova; Steano Bottacin, Responsabile Unit Operativa minori, Azienda

    Ulss 9 Treviso; Michela Castellan, Direzione Regionale per i servizi socia-li, Regione del Veneto; Daniela Catullo, Ucio del Pubblico Tutore dei Minori;Adriano Coccia, Presidente AGESC; Francesco Gallo, Direzione Regionale per iservizi sociali, Dirigente Ucio Famiglia, Regione del Veneto; Valentino Gastini,Responsabile Unit Operativa Servizio distrettuale integrato per let evolutiva,Mogliano Veneto, Ulss 9 Treviso; Beppe Gobbo, Comunit Alloggio PrimaveraNuova, Calvene (VI); Mariuccia Lorenzi, Direttrice Osservatorio regionale nuo-ve generazioni e amiglia; Leda Luise, ANCI Veneto; Salvatore Me, DirezioneRegionale per i servizi sociali, Ucio Famiglia, Regione del Veneto; SandrinoSilvestri, Ucio Scolastico Regionale del Veneto.

    Si ringraziano gli insegnanti, gli educatori e gli operatori sanitari e/o sociosani-tari che hanno preso parte agli incontri di ocus-group di Rovigo (aprile giugno2007), in particolare Silvana Milanese, dirigente della struttura Consultorio a-miliare e tutela minori e adolescenza, Distretto 1, Ulss 18 Rovigo. Un ringra-ziamento ai numerosi insegnanti e dirigenti scolastici, tra cui il gruppo MCE diMestre e la dott.ssa Amelia Go, che hanno oerto consigli e suggerimentisullimpostazione e la redazione del testo.

    La pubblicazione consultabile anche sul sito:http://tutoreminori.regione.veneto.it

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    Indice

    Preazione

    Lucio Strumendo, Pubblico Tutore dei minori del Veneto ........5

    Introduzione

    Il enomeno, ovvero i bambini e i ragazzi e il lorodisagio nella percezione degli insegnanti .............................. 9

    PARTE PRIMA

    Introduzione alle Schede ........................................................15

    Scheda1

    Confitti, aggressivit, bullismo, scarsa disciplina ............... 19Co-costruzione ........................................................................ 22

    Monitoraggio ........................................................................... 24

    Scheda 2

    Sospetti di trascuratezza o di reati contro il minore ..............25Il maltrattamento dellinanzia ............................................... 27

    Obbligo di denuncia ................................................................. 29Il consenso inormato dei genitori ........................................... 33

    Scheda 3

    Condizioni amiliari carenti ....................................................37Dispersione scolastica ............................................................. 38

    Privacy .................................................................................... 40

    Scheda 4

    Classi e alunni ragili ......................................................... 45Scheda 5

    Inserimento dei bambini/ragazzi stranieri di recentearrivo .....................................................................................49

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    PARTE SECONDA

    La condizione dellinanzia, la scuola, il territorio: risorsee responsabilit nella tutela e nella rappresentanza dei

    bambini e degli adolescenti ...................................................55Le risorse, ovvero i soggetti da mettere in retee le rispettive responsabilit ..................................................57

    Il ruolo dei rappresentanti dei minori .................................... 67

    CONCLUSIONI

    Come usare questi Orientamenti ........................................... 73APPENDICE

    Allegato 1

    Convenzione internazionale sui diritti dellinanzia ..........................79Allegato 2

    Convenzione europea sullesercizio dei diritti dei minori..................82Allegato 3

    Dal Codice Civile .............................................................................83Allegato 4Articolo 9, Legge 4 maggio 1983 n.184: Diritto del minoread una amiglia ................................................................................84Allegato 5

    Dal Codice Penale. Alcuni reati che possono colpiredei minori det ................................................................................85Allegato 6

    Dal Codice di Procedura Penale ......................................................90Allegato 7

    La scuola e i servizi per leducazione interculturale .........................90Allegato 8

    La scuola e leducazione alla salute .................................................93

    Le pubblicazioni in questa collana ...................................99

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    Paio

    Gli Orientamenti che qui presentiamo sono il rutto di un pro-

    getto promosso nel 2006-07 dallUfcio del Pubblico Tutore dei

    minori del Veneto, con la collaborazione della Direzione regio-

    nale per i servizi sociali e dellUfcio scolastico regionale per ilVeneto e con il contributo del Centro Interdipartimentale di ricer-

    ca e servizi sui diritti della persona e dei popoli dellUniversit

    di Padova.

    Lobiettivo perseguito stato quello di individuare, con il con-

    tributo di operatori sociali e di insegnanti e dirigenti scolastici di

    varie realt del Veneto, alcune tipologie problematiche riguar-

    danti la condizione degli alunni di scuola dellinanzia, primaria e

    secondaria di primo grado, e di interrogarci su come migliorare

    la comunicazione tra scuola e servizi relativamente agli aspetti

    di comune pertinenza.Si partiti dallassunto che tra educatori e operatori dei servizi

    sociali e sociosanitari deve essere avorita la ormazione di unlinguaggio condiviso e di una prospettiva non solo di piena e

    leale collaborazione, come richiesto a chi concorre al buon

    andamento della pubblica amministrazione, ma di vera co-co-

    struzione dei singoli problemi che hanno al centro il benes-

    sere e i diritti dei bambini e degli adolescenti. Ci ha portato ad

    interrogarsi su quali possano essere le chiavi di accesso dalla

    scuola ai servizi (e viceversa) per avorire una presa in carico

    condivisa delle tante situazioni di malessere che appaiono nonchiaramente defnite, non normate, e quindi motivo di possibili

    incomprensioni e valutazioni divergenti da parte degli operatori

    considerati.

    Lelaborazione del testo avanzata attraverso lorganizzazione

    di alcuni ocus groups con coinvolgimento di docenti e opera-

    tori sociosanitari, nonch alcuni incontri di approondimento e

    scambio tra le persone incaricate del progetto e specifche cate-

    gorie di soggetti interessati, in particolare i dirigenti scolastici.Le varie bozze del lavoro sono state sottoposte quindi ad un

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    gruppo di esperti e rappresentanti di amministrazioni, associa-

    zioni, realt del terzo settore, che hanno avanzato suggerimenti

    e validato la versione fnale.

    Parallelamente a questa attivit di ricerca e condivisione, si provveduto alla raccolta e analisi di documentazione su prassi di

    comunicazione scuola-servizi attuate in alcuni territori veneti.

    Gli Orientamenti si collocano in continuit con una variet di ini-

    ziative che lUfcio del Pubblico Tutore dei minori ha attivato, fndal 2002, in rapporto al mondo della scuola, ponendo al centro

    il tema della protezione e promozione, in orma eettiva e strut-

    turata nellistituzione scolastica, dei diritti dei bambini e degli

    adolescenti. Precedenti attivit hanno riguardato la ormazionedel personale docente e dirigenziale delle scuole del Veneto,

    per sostenere un approccio positivo ai diritti dei bambini e degli

    adolescenti; nonch la promozione di momenti ormativi, anche

    con la partecipazione degli studenti, fnalizzati a avorire percorsi

    istituzionali in ambito scolastico coerenti con limpostazione cul-

    turale di ondo, imperniata sulla valorizzazione dei diritti dellin-

    anzia e delladolescenza.

    Alcune speciche attenzioni sono state tenute presenti nella elabo-razione del presente documento. In primo luogo, si cercato di as-

    sumere sulla problematica complessiva un punto di osservazione

    collocato idealmente a met strada tra lapproccio degli insegnanti

    e quello degli operatori dei servizi, allo scopo di avorire in ogni

    circostanza un atteggiamento di complementarit che ci sembra il

    pi adatto ad arontare i momenti problematici che abbiamo cer-

    cato di delineare. In secondo luogo, ci si preoccupati di evitare

    qualsiasi tono che apparisse prescrittivo o che desse limpressio-ne di dettare regole uniormi, cercando piuttosto di ar emergere

    suggerimenti e buone prassi. Inne, si cercato in ogni circostan-

    za di stabilire costanti collegamenti e rinvii agli altri documenti e

    linee-guida promossi dalla Regione del Veneto e dallUcio del

    Pubblico Tutore dei minori su temi contigui a quello trattato, ossia

    in particolare le Linee guida sulla presa in carico, la segnalazione,

    la vigilanza (edizione 2008), nonch alcuni documenti in materia di

    maltrattamento dei minori det, in particolare le Buone prassi per

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    gli operatori che devono arontare situazioni di abuso e maltratta-

    mento. Linee guida per gli operatori dei Centri Regionali di cura e

    protezione dei bambini, dei ragazzi e delle amiglie (2005).

    La elaborazione di questi Orientamenti solo un primo momentodi un progetto che prevede anche la loro diusione e presenta-

    zione in ambito regionale, sia nelle scuole (istituti comprensivi e

    direzioni didattiche) sia presso i servizi sociali e/o sociosanitari,

    nonch lavvio di opportune sperimentazioni che consentano disviluppare ulteriormente, su scala regionale o con attenzione a

    pi ristretti ambiti territoriali, le indicazioni qui contenute.

    Il Pubblico Tutore dei minoriLucio Strumendo

    Il mio personale ringraziamento va a quanti hanno permesso la

    realizzazione del presente lavoro: il Gruppo Istituzionale costituito

    presso lUcio del Pubblico Tutore che ha monitorato lintero per-corso di ricerca ed elaborazione; i proessionisti del mondo della

    scuola e dei servizi sociosanitari del Veneto che hanno partecipato

    agli incontri di rifessione e conronto; i redattori e curatori del te-

    sto, in particolare il pro. Paolo De Steani dellUniversit di Pado-

    va e la dott.ssa Paola Sartori, responsabile del Servizio Politiche

    Cittadine per linanzia e ladolescenza del Comune di Venezia.

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    IntrOduzIOneIl omo, ovvo i bambii

    i aai il loo isaio llapio li isai

    Questi Orientamenti si rivolgono agli insegnanti del Veneto cheincontrano nella loro attivit proessionale bambini e ragazzi diet compresa tra i 3-4 anni (scuola dellinanzia) e i 13-14 anni(scuola secondaria di primo grado), nonch ai proessionisti e

    operatori extrascolastici che si occupano di inanzia e adolescen-za nellambito dei servizi sociali e sociosanitari del territorio.Agli uni e agli altri ci si propone di ornire inormazioni e spuntipratici per gestire la reciproca relazione comunicativa.Oggetto delle Schede presentate nelle pagine che seguono dunque la problematizzazione di alcune situazioni che rendononecessaria, nella pratica, la collaborazione tra scuola e servizi.Sono situazioni che si creano in presenza di un disagio che in-

    teressa un singolo bambino o ragazzo e/o un gruppo di alunni. Lascuola e i servizi devono, in questi casi, prima di tutto dialogare einstaurare tra loro una orma di comunicazione corretta ed eca-ce, tenendo conto delle dierenze che connotano i due soggettidal punto di vista istituzionale, delle culture proessionali, dellemodalit operative.Certo, interrogarsi sulla dimensione del disagio di cui sonoportatori bambini e ragazzi nella realt sociale del territorio pu

    indurre a un grave errore di prospettiva: quello di concentrarelattenzione sulle carenze dellazione educativa e sui allimentidelle istanze di socializzazione, secondo un approccio negativoche proietta sui bambini ansie, problemi e tensioni della socie-t nel suo insieme. Questa tendenza ad enatizzare le paure (lapaura per i nostri bambini insieme alla paura che ci anno i bam-bini specie quelli degli altri), invece delle potenzialit positivedi cui linanzia e ladolescenza sono portatrici, molto diusa

    e pervasiva. Assecondarla pu appagare il bisogno di sicurez-za degli adulti, ma non a necessariamente linteresse dei minori

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    det. Prima di interrogarci su come prevenire e curare il disagio,la marginalit, la delinquenza, dovremmo dunque concentrarcisulla promozione e lo sviluppo della personalit del bambino, dei

    suoi diritti, del suo benessere.Questa prospettiva promozionale appare ampiamente accol-ta presso i servizi orientati allinanzia e alladolescenza nella no-stra Regione. Essa del tutto coerente con la unzione pedagogi-ca della scuola, chiamata a sviluppare le potenzialit dellalunno,piuttosto che a prevenire lemergere di orme disagio. Anche inquesti Orientamenti lapproccio al tema del disagio, o alle situa-zioni di dicolt temporanea vissute da bambini e adolescenti,sar in linea con lo sguardo positivo proprio di chi ha a cuoreleducazione delle giovani generazioni, crede nei loro diritti e in-veste nel loro uturo.Il punto di vista degli insegnanti del resto prezioso anche per iproessionisti del sociale e del sociosanitario, per i quali onda-mentale avere una visione il pi possibile ampia delle problema-tiche sottese alle maniestazioni di disagio o alle patologie indivi-duali e sociali di cui devono occuparsi.La condizione dellinanzia e delladolescenza nella societ vene-

    ta di oggi si presenta come una realt particolarmente dicile dainquadrare nellottica delleducatore. I bambini e i ragazzi vei-colano i cambiamenti allo stesso tempo rapidi e proondi chestanno investendo linsieme della societ. La complessit deimutamenti in corso (nella amiglia, nella composizione sociale edemograca, in campo culturale, politico, ecc.) tale da metterespesso in dicolt la scuola come istituzione e gli insegnanti comecategoria proessionale. Gli educatori, invero, sono tra i primi a

    rendersi conto di quanto gli adulti siano privi di strumenti adeguatiper interpretare al meglio i bisogni e i valori che le nuove genera-zioni esprimono.Ancora pi dicile risulta pertanto tradurre le osservazioni chesi possono are in ambiente scolastico, che hanno ad oggettouna realt cos instabile, in un linguaggio che sia di qualche utilitper chi opera in altri settori, come in quello dei servizi sociali esociosanitari.

    Eppure limportanza di qualicare la comunicazione tra scuola e

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    servizi sotto gli occhi di tutti. Il progetto educativo che investele persone in et evolutiva, inatti, si sviluppa tra una pluralitdi attori - la amiglia, la scuola, le varie agenzie sociali - e,

    in presenza di dicolt o ostacoli, di estrema importanza chequesti soggetti lavorino in rete e si sappiano quindi interacciarein modo rapido e produttivo.La comunicazione di cui si tratta in questi Orientamenti non quella che si instaura in relazione al trattamento delle ormepi consolidate di disagio, gi riconosciute a livello sociale enormativo, per le quali esistono standard di comportamento isti-tuzionalizzati. Si vogliono considerare piuttosto certe situazioniintermedie, signicative sul piano della vita scolastica (nellam-bito della didattica, della convivenza tra alunni, dei rapporti conleducatore, ecc.), e da cui gli insegnanti traggono elementi peridenticare un certo malessere, pi o meno latente, di cui ilsingolo o il gruppo di allievi portatore; situazioni per che nonnecessariamente, quando portate allattenzione dei servizi socialio sociosanitari, ricevono analoga attenzione. Sono indicative diuna zona grigia in cui il malessere soerto dagli alunni nonha ancora un nome o non si maniesta ancora in modo preciso.

    Linsegnante, antenna sensibile, rischia di non trovare acilmentealleati in grado di sostenerlo nellascolto e nelleventuale inter-vento a avore del bambino, n presso la amiglia, n presso i ser-vizi del territorio e nemmeno, talvolta, allinterno dellistituzionescolastica in cui opera. Allo stesso modo, i segnali di dicolt cheun operatore sociale coglie in un bambino, devono poter esserediscussi con insegnanti e dirigenti scolastici potendo contare suuna base comune di inormazioni e nozioni che aciliti un progetto

    di lavoro condiviso, ed eviti la delega delle responsabilit.A rendere dicile, dalla prospetta della scuola, lattivazione dellarete dei servizi contribuisce in particolare la dicolt di indivi-duare sul piano operativo una chiave di accesso che apra lacomunicazione tra la scuola stessa e i servizi sociali e sociosa-nitari dedicati allinanzia e alladolescenza e la orienti in modocostruttivo, senza tradursi in una delega incondizionata.Gli Orientamenti che proponiamo orniscono indicazioni su come

    potrebbe essere impostata tale collaborazione. In particolare,

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    nella sua Seconda Parte, la sezione sui soggetti della rete so-ciale/sociosanitaria e scolastica presenta in orma sintetica i variattori istituzionali che operano nel Veneto, mentre quella sulla

    rappresentanza del minore identica i modi in cui la scuola entrain rapporto con gli adulti che rappresentano il bambino e pressoi quali pu promuoverne gli interessi, senza intererire nel ruologenitoriale, violare la privacy o ingerirsi nelle attribuzioni altrui.La Prima Parte degli Orientamenti dedicata ad alcune Sche-de-problema. Nellintento di ornire una classicazione delleproblematiche appartenenti alla zona grigia del malessere cheemerge nella scuola, evitando connotazioni specialistiche, sisono identicate cinque situazioni-tipo.La prima Scheda riguarda problematiche di aggressivit, con-fittualit accentuata, ecc. che possono arrivare no al bullismo;la seconda relativa alle situazioni che possono ar sospettareorme di maltrattamento ai danni del bambino; la terza rieritaalle dicolt di cui il bambino portatore e che possono esserericondotte prevalentemente allambiente amiliare di provenien-za; la quarta Scheda copre le situazioni di dicolt apprenditivapropria di singoli o di interi gruppi-classe; la quinta Scheda tratta

    la specica questione dellinserimento degli alunni stranieri (unapresenza molto orte nelle scuole dellobbligo della Regione, spe-cie in certe zone), a cui si chiede una rapida acquisizione di nozio-ni e orme di comportamento talvolta incompatibile con i normalitempi di apprendimento e socializzazione.Le Schede sono integrate da alcuni box contenenti chiarimentie approondimenti su temi ricorrenti nella trattazione delle Sche-de e sui quali si attira in particolare lattenzione del lettore, anche

    per le implicazioni operative che alcuni di essi presentano.Questi Orientamenti riguardanti la comunicazione tra scuola eservizi, pur mantenendo una loro peculiare autonomia, devonoessere considerati in stretta connessione con altri documentianaloghi promossi dallUcio regionale di pubblica tutela dellin-anzia e dedicati allascolto e alla segnalazione di dicolt cheinvestono linanzia e delladolescenza; in particolare, le Lineeguida 2008 per i servizi sociali e sociosanitari. (La cura e la se-

    gnalazione. Le responsabilit nella protezione e nella tutela deidiritti dellinanzia e delladolescenza in Veneto).

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    PArte PrIMAS

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    Ioio all S

    Le cinque Schede che presentiamo illustrano alcuni scenari chepotrebbero richiedere lattivazione di orme di collaborazione coni servizi sociali o sociosanitari.In tutte le situazioni pregurate vi sono tre elementi comuni: lavolont, condivisa dalla scuola e dai servizi sociali e sociosanitaridel territorio, di seguire e prendersi carico delle situazioni di ri-schio in cui possono incorrere i minori; lesigenza di condividere,

    nel rispetto dei diversi ruoli, i percorsi di presa incarico; la orma-lizzazione di un interaccia operativo chiaro e fessibile su cuiimperniare la comunicazione.

    Cogliere i segnali prima che si maniesti il pregiudizio

    Un ambiente scolastico che si ispiri ai diritti del bambino edelladolescente ha il compito di sostenere il singolo insegnante oil gruppo di docenti o il dirigente scolastico che, avendo percepito

    il malessere di un alunno, cerchi di impedire linsorgere di una si-tuazione di rischio o pregiudizio per il bambino o ladolescente. opportuno tuttavia chiarire che cosa si intende per rischio epregiudizio.Secondo le Linee Guida 2008 per i servizi sociali e sociosanitaridel Veneto, con il termine pregiudizio si intende una condizionedi particolare e grave disagio e/o disadattamento che pusociare (rischio di pregiudizio) o gi sociata (pregiudizio) in

    un danno eettivo per la salute psico-sica del minore. Talecondizione, obiettiva e non transitoria, non assicura al bambino oal ragazzo i presupposti necessari per un idoneo sviluppo psico-evolutivo e unidonea crescita sica, aettiva, intellettuale ementale. Possono costituire situazione di pregiudizio la gravetrascuratezza, lo stato di abbandono, il maltrattamento sico,psicologico o sessuale ad opera di un amiliare o di altri soggetti,la grave e persistente confittualit tra i coniugi. Quando si

    riscontra che in una data situazione i attori eettivi di pericoloprevalgono su quelli di sicurezza, in particolare quando la amiglia

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    del minore appare in dicolt, i servizi possono attuare interventidi protezione.Limportante ruolo di un insegnante pu consistere nel cogliere

    precocemente (quindi prima che si realizzi un pregiudizio) i se-gnali di rischio, condividerli con i colleghi e gli altri operatori dellascuola e comunicarli a chi proessionalmente opera nel campodella protezione e cura dei minori per progettare insieme in qualemodo aiutare il bambino e/o il ragazzo interessato.

    Condividere le proprie percezioni

    Gli scenari che le Schede presentano sono pertanto scenari

    normali, in cui tuttavia linsegnante percepisce il possibile sor-gere di un rischio per il benessere dellalunno. Sono comunqueriportate alcune indicazioni utili ad arontare situazioni di partico-lare delicatezza o di disagio conclamato. Con le cinque Schede siintendono ornire ad insegnanti, dirigenti e in generale operatoriscolastici osservazioni e suggerimenti metodologici su come at-tivarsi, in particolare nei riguardi dei servizi sociali e sociosanitaridel territorio, per interpretare in modo corretto i segnali di un

    presunto rischio e scongiurare il pericolo di pregiudizio. Anche iservizi naturalmente hanno interesse ad attivare una buona co-municazione con la scuola, per evitare il ricorso a complessi etalvolta traumatici interventi in protezione o per migliorare le-cacia dellintervento intrapreso. Lazione nei conronti dellalunnova insomma co-costruita tra i soggetti della scuola e dei serviziterritoriali (sulla co-costruzione predisposto un approondi-mento allinterno delle Schede)

    Una scheda di accesso scuola-servizi

    Scuole e servizi territoriali potrebbero mettere a punto e utilizza-re sistematicamente, tenendo conto delle speciche esigenze diogni realt locale, degli strumenti tecnici nalizzati a avorire lacomunicazione reciproca. In molte aree del Veneto esistono gidelle prassi consolidate in materia. Esse si concretizzano in unaScheda daccesso, un interaccia tra scuola e servizi.

    In pratica, per scheda di accesso si intende un modulo, predi-

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    sposto dal servizio competente in quel territorio, che raccogliei dati essenziali e sucienti a descrivere il minore che presentaproli di rischio pi o meno rilevanti, nonch i dati essenziali rela-

    tivi alla natura del problema (meglio se raccolti attraverso unaserie di indicatori orniti dal servizio stesso) rispetto al quale lascuola chiede lavvio di un percorso comune di lavoro e/o unaspecica consulenza. Al ne di meglio raggiungere questi obietti-vi si suggerisce che il modulo sia strutturato nel seguente modo:

    spazio per i dati del minore, compresi quelli anagraci, se cil consenso inormato della amiglia e/o degli esercenti lapotest, oppure omettendo le inormazioni che permettono

    di identicare il minore, se detto consenso non c o non opportuno acquisirlo;spazio dedicato alla descrizione del problema (pu essereatto rierimento alle tipologie abbozzate in questi Orienta-menti);indicazione del reerente scolastico (con i relativi recapiti)che il servizio pu contattare per avviare il percorso e/o laconsulenza richiesta;

    rma del dirigente scolastico

    che attesta lucialit dellarichiesta inoltrata;presenza di tutti gli elementi utili allinvio del modulo stesso,ovvero: denominazione dellucio del servizio che lo accoglie,numeri di ax o e-mail al quale inviarlo, numero di teleono cuichiedere eventuali inormazioni.

    compito di ciascun servizio sociale e/o sociosanitario compe-

    tente per la protezione e tutela dei minori sul territorio orniretale scheda di accesso alle scuole, anche prevedendo dei mo-menti specici di presentazione ai dirigenti e agli insegnanti.

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    SchedA 1cofii, assivi,

    bllismo, sasa isiplia

    Il problema

    In questo scenario si raggruppano i problemi probabilmente picomuni che gli insegnanti arontano nelle classi: quelli legatiallirrequietezza degli alunni, alla dicolt di mantenere una certadisciplina nella classe.

    Alcuni indicatori possono essere i seguenti:alunni con comportamenti aggressivi e/o poco educati allasocialit, come bambini che si picchiano tra loro o ragazzi chenon rispettano le regole del vivere comune;dicile gestione delle ore di lezione, a causa dellestrema in-contenibilit di alcuni alunni del gruppo classe (non stannoseduti, non ascoltano, entrano ed escono ecc.);presenza di relazioni confittuali nel gruppo classe, con sotto-

    gruppi chiusi e ostili gli uni agli altri;alunni isolati, emarginati, spesso portatori di sintomi di ma-lessere anche sico, che talvolta sconna in vere e proprieobie scolastiche;alunni prepotenti e soverchianti;alunni e/o gruppetti di alunni che in cortile, in corridoio, inmensa, in palestra, ecc. prevaricano sicamente o psicolo-gicamente i compagni, intimidendoli, sbeeggiandoli o ves-

    sandoli no a causarne lesclusione dalla comune vita sco-lastica;alunni e/o gruppetti di alunni che rubano oggetti/merendeai compagni, oppure se li anno consegnare attraverso inti-midazioni;confitti tra docenti e studenti, con i ragazzi che irridono o ri-spondono anche violentemente alle richieste dellinsegnan-te, lo sdano, danneggiano luoghi e oggetti del contesto

    scolastico.

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    Quelle richiamate sono situazioni doppiamente problematiche:non solo perch possono evidenziare o provocare situazioni dimalessere e disagio tra gli alunni, ma anche perch possono in-

    durre negli insegnanti sentimenti di aaticamento e preoccupa-zione che spesso sociano in ansia, in un sentire rustrante diimpotenza, nel timore, se non proprio nella paura, di non arcelaa reggere la gestione della classe.Le dicolt che si maniestano a scuola, una volta a conoscenzadelle amiglie, possono produrre un calo di ducia verso linse-gnante e una conseguente percezione di disconoscimento da par-te di questultimo. Il malessere di alunni e insegnanti tende cos

    ad alimentarsi reciprocamente.

    Che cosa are

    Per rispondere alle richieste di aiuto della classe, uscire dal senti-mento di impotenza e costruire delle ipotesi di intervento sui sin-goli o sul gruppo degli alunni, si possono suggerire alcune modali-t di azione, a cui possono essere associati anche i servizi socialie sociosanitari del territorio. Poich le problematiche di questa

    Scheda sono probabilmente le pi comuni, i suggerimenti metodo-logici che qui vengono avanzati sono in gran parte validi, mutatismutandis, anche nelle situazioni descritte nelle prossime Schede.

    Metodologicamente, quindi, pu essere utile:costruire tra colleghi della classe e/o della scuola un momen-to di sosta per compiere unanalisi condivisa del problemache si presenta: narrarselo gli uni con gli altri, cercare le pa-

    role per meglio denirlo e non dare per scontato di conoscerlogi in toto, avviando anche una ricerca di osservazioni e datipi precisa, magari utilizzando quanto osservato in momentiquali: lentrata e uscita da scuola, le gite, le este, la ricre-azione, la mensa, i giochi. Sarebbe importante che questomomento di scambio osse acilitato da una persona terza,quale il dirigente o un insegnante non direttamente coinvoltonei problemi della classe, o utilizzando uno strumento apposi-

    tamente predisposto, come una scheda di osservazione.

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    Per arrivare a co-costruire una conoscenza del problema chepossa non solo denirne le caratteristiche, ma anche metterein luce criticit e punti di orza, spesso necessario un per-

    corso conoscitivo pi articolato che si avvalga di maggiori ediverse competenze. In particolare, se i comportamenti chebambini e ragazzi maniestano si congurano come inusualiper la quotidianit scolastica, utile coinvolgere non solo icolleghi, ma anche i servizi del territorio. Sarebbe opportunoormare un gruppo di lavoro con il compito di elaborare delleipotesi sul problema e, a partire da queste, individuare una opi piste di intervento. importante prevedere tempi precisi

    entro i quali individuare il problema. Sarebbe bene che talegruppo non si creasse occasionalmente, per trattare singolequestioni, ma osse previsto come unistanza stabile, attiva-bile con acilit in relazione a speciche esigenze.Una volta raggiunta unipotesi condivisa sulla natura del pro-blema, si passer a progettare un piano di intervento comunetra scuola e servizi, che tenga conto delle risorse della scuola,dei servizi, della amiglia e dellalunno e/o degli alunni.

    Ciascuno dei soggetti in gioco (scuola, servizi, in alcuni casi

    anche amiglia e talvolta anche lo stesso ragazzo e/o gruppoclasse) si assume il compito di realizzare le parti dellinter-vento progettato che rientrano nelle proprie competenze. Peresempio, spetta alla scuola individuare spazi e tempi di incon-tro con la amiglia, magari immaginando insieme ai servizi lemodalit di tale incontro; spetta alla scuola attivare strategiedi lavoro con il gruppo classe, avviando per esempio un per-

    corso didattico ad hoc con i ragazzi della classe per elabo-rare il problema. Spetta invece al servizio orire supporti econsulenze alla scuola, o mettere a disposizione percorsi diconsultazione e/o sostegno psicosociale per la amiglia e/oper il ragazzo, laddove si ritenga utile attivarli.Il gruppo dei soggetti che si incaricano di realizzare le diver-se parti dellintervento deve dotarsi di strumenti e metodiadeguati a garantire la tenuta nel tempo del progetto stesso.

    Per esempio, in esso si dovranno denire i tempi di lavoro,

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    individuare chi convoca il gruppo e tiene il lo del percorso,stabilire chi verbalizza o tiene comunque la documentazionedi quanto deciso nelle varie riunioni, ecc.

    co-osio

    Si intende per co-costruzione una modalit operativa in cuitutti i soggetti coinvolti nel problema e quindi insegnantidella classe, operatori dei servizi sociali e sociosanitari, altrieventuali servizi si ritrovano in un gruppo di lavoro per

    costruire condivisioni sulla natura del problema e ipotesi perarontarlo; predisporre un piano di interventi connesso alproblema individuato; monitorarne la realizzazione e, inne,eettuare le necessarie veriche degli esiti conseguiti.Si tratta quindi di una modalit di lavoro che supera laprassi della semplice collaborazione ra scuola e servizi, inquanto va a costituire il gruppo di lavoro n dal momentodella messa a uoco del problema, prima della pregurazio-

    ne di qualsiasi intervento. Attraverso la co-costruzione sicerca perci di darsi un tempo e uno spazio per costruireunipotesi del problema da arontare che rappresenti unlivello di conoscenza nuovo e, soprattutto, condiviso tratutti n dallinizio, cos da poter poi costruire un progettodavvero comune.

    Scuola e servizi: come collaborare opportuno che ciascun servizio sociale e/o sociosanitario cheha la competenza territoriale per la prevenzione del disagio e/o latutela e protezione dei minori presenti periodicamente alle scuoledel territorio le proprie oerte e illustri con chiarezza le modalitdi accesso per questa tipologia di problemi.Il servizio sociale e/o sociosanitario potrebbe inoltre predisporreunascheda di accesso, costruita eventualmente secondo i sug-

    gerimenti avanzati nellIntroduzione alle Schede, con la quale ilreerente scolastico, con la rma del Dirigente, attraverso una

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    breve descrizione della situazione problematica e lindicazionedegli insegnanti di rierimento, chiede lavvio di un percorso con-diviso con il servizio, per la messa a uoco del problema e la co-

    costruzione di un progetto di intervento.Ciascuna scuola potrebbe utilmente indicare uno o pi inse-gnanti (unzione strumentale, reerente alla salute, ecc.) perla raccolta di questi problemi e lattivazione di un rapportocon i servizi. A questo scopo tali insegnanti devono esserestati esplicitamente autorizzati e delegati dal dirigente sco-lastico; in mancanza il dirigente scolastico stesso che si acarico di questa attivit.

    opportuno che lattivazione di eventuali gruppi di lavoro tra

    insegnanti e operatori dei servizi, nelle orme indicate sopra,venga prevista dalla scuola nel POF e quindi allinizio di ognianno scolastico, precisando spazi, tempi e risorse a disposi-zione degli insegnanti per parteciparvi. opportuno che gli operatori della scuola e dei servizi coin-volti nel gruppo di lavoro, una volta avviata la realizzazionedel progetto di intervento, deniscano precisamente modalit

    e tempi per il monitoraggio in itinere degli interventi. Trattan-dosi di progetti, e cio di interventi che devono avere un inizioe una ne, il gruppo dovr prevedere anche tempi e modi del-la verica degli esiti e delleventuale riprogettazione.In tutta questa attivit pu risultare cruciale la qualit del-la documentazione che il gruppo produce ed elabora, tenutoconto del turn-overche interessa sia le gure proessionalidella scuola, sia quelle dei servizi.

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    Moioaio

    Si intende per monitoraggio una modalit di lavoro in cui ilgruppo che ha messo a uoco il problema e costruito il pro-getto si ritrova periodicamente per vericare landamentodegli interventi in atto, al ne non solo di condividere quan-to accade e integrare reciprocamente le rispettive rifes-sioni, ma anche di ri-orientare il progetto e/o riormularnedelle parti, laddove losservazione degli esiti lo richieda.Questa modalit di lavoro da un lato permette a tutti i sog-

    getti in gioco di sentirsi parte dellintero progetto pur rea-lizzando solo alcuni degli interventi; dallaltro garantisce albambino/ragazzo destinatario del progetto di essere ac-compagnato nel percorso da un pensiero integrato di tuttii servizi che lo seguono (scuola, servizi sociali, sociosani-tari, ecc.).

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    SchedA 2Sospi i asaa o

    i ai oo il mio

    Il problema

    Parlare di maltrattamento ai danni di minori non acile e ancormeno lo denire che cosa sia riconducibile a questa catego-ria, considerato che la violenza sui bambini un argomento com-plesso e di dicile denizione, anche a causa del coinvolgimento

    emotivo che produce negli adulti che si conrontano con questesituazioni. talvolta proprio questo coinvolgimento che rende ar-duo poter cogliere ci che si cela dietro ai segnali. Nello specico,gli insegnanti possono cogliere alcuni segnali di preoccupazioneosservando la dinamica relazionale in classe; ne intuiscono altriosservando i comportamenti individuali; in alcuni casi raccolgonodelle condenze dirette o indirette attraverso narrazioni scritte,disegni, messaggi dei bambini o ragazzi.

    I atti che possono essere interpretati come segnali di maltratta-mento si presentano secondo unampia variabilit sia per il tipo dimaniestazione che per la sua leggibilit. In alcuni casi la condi-zione di rischio o pregiudizio appare immediatamente evidente, inaltri appaiono segni suggenti dicilmente dierenziabili dallam-bito della normalit. Diventa quindi centrale il conronto con glioperatori dedicati alla protezione e tutela dei minori, mentre laraccolta dei segnali presentati dai minori deve essere quanto pi

    possibile discreta e non intrusiva.Nei casi in cui si venga a conoscenza di chiari sintomi o si abbianorivelazioni di maltrattamenti, non opportuno approondire o in-dagare i atti nellimmediato del contesto educativo, per il rischiodi esporre il minore a ripetute situazioni traumatiche, collegatealla rievocazione dei atti, e di compromettere pertanto i percorsidi protezione e tutela gi avviati.Le diverse Carte che si sono succedute in materia di preven-

    zione dellabuso negli anni, e anche i Suggerimenti per la preven-

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    zione del maltrattamento dei minori realizzati dallOsservatorioregionale per le nuove generazioni e le amiglie della RegioneVeneto, sintetizzano diverse tipologie; alcune sono acilmente ri-

    levabili, mentre altre rientrano nella zona grigia dei comporta-menti che solo in alcuni casi sono spia di un rischio di pregiudizio:sono dati che gli insegnanti non sono in grado di caratterizzarecon certezza.Gli indicatori di trascuratezza o maltrattamento pi acilmenterilevabili a scuola sono:

    bambini e/o ragazzi che mostrano evidenti sintomi di aver su-bito maltrattamenti sici: segni di traumi, contusioni, ratture

    e altre lesioni che richiedono cure mediche;rivelazioni, verbali o scritte, di episodi di maltrattamento si-co o abuso sessuale;bambini e/o ragazzi che presentano segnali di grave trascu-ratezza: malnutrizione, assenze da scuola continue e ingiusti-cate, negligenza nelle cure sanitarie, esposizione a pericolisici.

    Le tipologie di pi complessa rilevazione sono quelle che vengo-

    no rierite allabuso sessuale e al maltrattamento psicologico. Gliindicatori che il bambino sta subendo un maltrattamento psicolo-gico possono essere:

    dal lato del minore, scarsa autostima, pianti improvvisi, ricer-ca di attenzioni particolari da parte delladulto;dal lato delladulto (genitore), aspettative eccessive e/o at-teggiamenti di squalica.

    Gli indicatori di un possibile abuso di tipo sessuale possono con-

    sistere in:comportamenti sessualizzati del bambino/ragazzo con i com-pagni;disegni e aermazioni che alludono ad atti sessuali;conoscenze sessuali evidentemente inadeguate allet.

    Va comunque sottolineato che la presenza di questi indicatori,di per s, non pu rappresentare una prova del comportamentopregiudizievole dei genitori o di un reato commesso contro il mi-

    nore, perch molte altre possono essere le situazioni che scate-

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    nano comportamenti che si possono conondere per sintomi di uncomportamento lesivo (per esempio tensioni tra i genitori, conse-guenze dellinsorgere di una pubert precoce ecc.).

    Ogni segnale che si raccoglie deve quindi essere attentamentevalutato in connessione con il complesso del contesto in cui ilbambino vive, con le caratteristiche della sua personalit e con lecaratteristiche della personalit dei suoi adulti di rierimento.Quindi, se importante accogliere i segnali e ascoltarli, altret-tanto ondamentale non trarre subito delle conclusioni e, ancor dipi, non passare immediatamente allazione dandosi delle primeimpressioni.

    Il maltrattamento dellinfanzia

    Per maltrattamento allinanzia si intende ogni situazionein cui un soggetto di et ineriore ai diciotto anni oggettodi violenza sica, sessuale e/o psicologica.Secondo la denizione adottata nel 1978 dal IV Colloquio

    Criminologico del Consiglio dEuropa, per Maltrattamentocontro i minori si intendono: gli atti e le carenze cheturbano gravemente il bambino, attentano alla sua integri-t corporea, al suo sviluppo sico, aettivo, intellettivo emorale,le cui maniestazioni sono la trascuratezza e/o lelesioni di tipo sico e/o psichico e/o sessuale da parte diun amiliare o di altri che hanno cura del bambino.

    Vengono in questo caso richiamate pi tipologie di maltrat-tamento che possono essere cos sintetizzate:maltrattamento sico: violenza sica che produce trau-mi, contusioni, ematomi, ratture, bruciature e richiedecure mediche;abuso sessuale: coinvolgimento di minori in attivit ses-suali da parte degli adulti, come lo sruttamento ses-suale, la prostituzione inantile e la pedo-pornograa;

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    maltrattamento psicologico: rimproverare continuamente,

    terrorizzare il bambino, strumentalizzarlo allinterno dei

    confitti tra genitori (sindrome da alienazione genitoriale),orme di ipercura (eccessi di cure sanitarie e/o controlli

    medici o cure inadeguate);

    trascuratezza-maltutela: incapacit di tutelare ade-guatamente la salute, la sicurezza e il benessere delbambino (insucienze nutrizionali, negligenze nellecure mediche e negli aspetti sanitari, scarsa igiene,mancanza di protezione dai pericoli sici, stati di ab-

    bandono).Da: Regione Veneto - Osservatorio Regionale per le nuove generazioni e leamiglie, Liberi di crescere. Suggerimenti per la prevenzione del maltratta-mento dei minori, Collana I sassolini di Pollicino, n. 12, 2004 (p. 5-6 e 9)

    Che cosa are

    Nella maggioranza delle situazioni che emergono nel contesto

    scolastico, le condizioni di dicolt/disagio che evidenziano gliallievi non costituiscono evidenza di un reato (segni evidenti dipercosse, dichiarazioni che denunciano una violenza subita, ecc.).Vi sono tuttavia alcune situazioni in cui i comportamenti dei mi-nori, i segni che maniestano o le dichiarazioni che esprimonolasciano chiaramente riconoscere lesistenza di un reato. Alcunidi questi reati comportano automaticamente lazione dellautoritgiudiziaria, senza che sia necessario sporgere denuncia da parte

    della vittima o di un suo rappresentante. In questi casi vige lob-bligo di denuncia per chi viene a conoscenza di queste notizie direato; responsabilit che, se non rispettata, per i pubblici uciali,gli incaricati di pubblico servizio e per i sanitari comporta sanzio-ni. Riguardo alle rivelazioni di reati di questo tipo atte da minori, bene ricordare che la notizia di per s comporta lobbligo didenuncia, mentre le indagini sulla sua attendibilit e sulle suecaratteristiche sono un compito dellautorit giudiziaria.

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    Obbligo di denuncia

    I pubblici uciali e gli incaricati di pubblico servizio devonodenunciare allautorit giudiziaria o ad unaltra autorit chea quella abbia lobbligo di rierire, la notizia di ogni rea-to perseguibile ducio di cui siano venuti a conoscenzanellesercizio o a causa delle loro unzioni o del loro servi-zio. Questo stabilito dallart. 331 del codice di procedurapenale. Per notizia di reato sintende lesposizione deglielementi essenziali del atto, il giorno dellacquisizione del-

    la notizia, nonch le onti gi note. La denuncia dovreb-be contenere le generalit della persone al quale il atto attribuito, della persona oesa e di coloro che siano ingrado di rierire circostanze particolari rilevanti per la rico-struzione dei atti (art. 332 cod. proc. pen.). Per il pubblicouciale, la denuncia costituisce preciso obbligo di leggee la sua omissione costituisce reato (artt. 361, 362, 365cod. pen).

    Tra i reati specici a danno dei minori di cui gli insegnanti pos-

    sono venire a conoscenza, perseguibili ducio e per i quali vi

    quindi obbligo di denuncia, si possono menzionare:

    il reato di maltrattamenti in amiglia o verso anciul-li (art. 572 cod. pen.): commette tale reato chiunquemaltratta una persona della amiglia di qualunque et,o un minore di anni 14, o una persona sottoposta alla

    sua autorit o a lui adata. La legge specica che permaltrattamento si deve intendere una condotta abi-tuale, protratta nel tempo, tale da potersi considerareuno stile di vita nella relazione tra il maltrattante e lavittima; sporadici e/o saltuari atti di violenza possonorappresentare altri reati, puniti meno gravemente;

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    il reato, attuabile in varie orme, di violenza sessuale(articoli 609bis-609septies): un reato perseguibile

    ducio quando compiuto ai danni di un minore di 18anni; i rapporti sessuali con un minore di 10 anni sonoequiparati a violenza: quindi si deve procedere ducioe inoltre la pena aumentata.

    In Appendice, Allegato 4, sono riportati estratti del codi-ce penale che possono avere rilievo in questo contesto.

    Tuttavia, si pu immaginare che nellambiente scolastico emerganopi requentemente situazioni che anno pensare allutilit diun intervento di tipo sociale o sociosanitario di sostegno allaamiglia o, in casi di abbandono, di un allontanamento delminore dallambiente amigliare, senza che si debba pensare areati commessi contro il minore. A questo riguardo valgono alcuneconsiderazioni:

    per poter dare ondatezza ai segnali raccolti, opportuno chegli insegnanti non solo si conrontino tra loro e con il dirigen-te scolastico, ma chiedano una consulenza al servizio socialecompetente sul territorio per la tutela e protezione dei minori.La richiesta di attivare i servizi sociali o sociosanitari per in-terventi di sostegno, diagnosi e cura rivolti a minori in condi-zioni di dicolt comporta sempre la necessit del conrontocon i genitori, o con il rappresentante legale del minore, percondividere una linea di azione, responsabilizzare la amigliaed ottenere il necessario consenso inormato. Se questo ottenuto, si pu aprire uno spazio protetto di osservazionecompetente sulla situazione. In alcuni casi la collaborazionecon i genitori non praticabile, per proteggere il minore o perindisponiblit dei suoi amiliari; in queste situazioni, si pu va-lutare lesistenza delle condizioni per una segnalazione ai ser-vizi sociali. Questa ase intermedia di valutazione pu esseresvolta in collaborazione con i servizi sociali, senza bisogno di

    comunicare dati sensibili del singolo bambino e, quindi, senzaincidere sul suo diritto alla riservatezza.

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    importante che la scuola, a livello di dirigenza, garantiscaun eettivo contatto con i servizi del territorio competenti inmateria di abuso e maltrattamento dei minori, mantenendo

    aggiornate e precise le inormazioni sul personale sociosani-tario operante nelle diverse strutture.Dopo che stata condotta lanalisi del problema con il servi-zio sociale, dopo leventuale incrocio con altre notizie in pos-sesso della rete dei servizi sociali e sociosanitari e a seguitodelleventuale attivazione di interventi e/o osservazioni piapproondite nellambito della quotidiana attivit scolastica,gli elementi raccolti potrebbero conermare la ondatezza del

    sospetto dellesistenza di una situazione di maltrattamentodel minore (per la nozione di maltrattamento, e la sua sovrap-posizione a quella di pregiudizio di cui si parlato nellIntro-duzione alle Schede, si rinvia al riquadro specico di appro-ondimento). In questo caso, anche grazie alla condivisionedel problema con la scuola e alla co-costruzione del percor-so di osservazione e approondimento del segnale atta congli insegnanti, il servizio avr maggiori elementi per decide-

    re ulteriori misure di sostegno al bambino e/o alla amiglia(principio di benecit) e per procedere, se del caso, ad unasegnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunaleper i minorenni, anch vengano adottati i provvedimenti dicompetenza dellautorit giudiziaria (principio di legalit), tracui, per esempio, lallontanamento del minore dalla amiglia(art. 333 del codice civile).Le segnalazioni alla Procura presso il Tribunale per i minorenni

    possono tuttavia essere obbligatorie e dover essere atte an-che dalla scuola. Lo prevede lart. 9.1 della legge 184/1983per il caso di abbandono di un minorenne. La situazione diabbandono si pu ritenere equivalente a quella di pregiudizio:sono concetti relativi, che vanno commisurati allet del mi-nore e alle sue condizioni siche, psichiche e sociali. Il doveredi provvedere allincolumit dei bambini spetta inatti a tutti(v., oltre alla norma appena citata, gli articoli 591 e 593 del

    codice penale). I servizi sociali e sociosanitari, oltre allobbli-

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    go di segnalare lo stato di abbandono, devono, con gli stru-menti a loro disposizione, provvedere ad un collocamento diemergenza del minore in un luogo sicuro ( il caso descritto

    allart. 403 cod. civ.). Se la scuola dovesse riscontrare unasituazione di abbandono/pregiudizio, utile che chieda aiutoai proessionisti del servizio sociale per la ormulazione dellasegnalazione, inormandoli nel contempo della situazione a-nch possano prendere le misure assistenziali, psico-socialio sanitarie adatte al caso.In quelle situazioni invece in cui gli insegnanti constatino nonindizi di un disagio o una situazione di abbandono/pregiudizio,

    ma evidenza di reato (nellAppendice sono citati articoli delcodice penale che potrebbero avere rilevanza), obbligatorioche linsegnante che ha raccolto levidenza del reato, con ilsostegno del dirigente scolastico (il quale dovrebbe contro-rmare latto) denunci il atto allautorit di polizia giudiziariaoppure direttamente alla Procura della Repubblica presso ilTribunale ordinario (alla Procura della Repubblica presso ilTribunale per i minorenni sono invece indirizzate le notizie di

    reato che coinvolgono un minorenne nel ruolo di autore delpresunto reato).Il minore vittima del reato sar naturalmente assistito daiservizi: la necessit di collaborazione tra scuola e servizi siriproporr sulla base del progetto educativo e riabilitativoelaborato per il minore. Una volta atta la denuncia e/o la se-gnalazione allautorit competente, inizier inatti per scuolae servizi un percorso di lavoro diretto alla co-costruzione di

    un progetto di intervento adeguato al problema, per quantosi maniesta nel contesto scolastico.

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    Il osso iomao i ioi

    Il rapporto di collaborazione che si costruisce tra scuolae servizi non pu prescindere dal consenso inormato deigenitori del bambino o del ragazzo e/o di chi esercita lapotest genitoriale sul minore. Nel momento in cui gli inse-gnanti intercettano delle situazioni di disagio, sono assolu-tamente liberi di chiedere consulenza ai servizi sociali e/osociosanitari del territorio e di avviare con loro un percorsodi conronto e approondimento dei segnali raccolti (come

    suggerito in questi Orientamenti), a patto per di non rive-lare il nome del minore di cui si sta esponendo la situazione(v. anche lapproondimento sulla Privacy). Una volta av-viato, il percorso pu seguire pi strade:1. nella gran parte dei casi, scuola e servizi concorde-

    ranno una strategia di azione della scuola mirante acoinvolgere la amiglia, per esempio sostenendola nelrivolgersi direttamente ai servizi, allo scopo di ornire

    al bambino in dicolt un sostegno psicologico, o peravviare i genitori ad un percorso di aiuto, oppure, neicasi di dispersione/evasione scolastica, per aiutarela amiglia a garantire ai gli la requenza a scuola. Inquesti casi i genitori saranno i primi destinatari delleazioni intraprese dalla scuola, quindi saranno piena-mente inormati delle preoccupazioni che la scuola harispetto al glio. Saranno i genitori quindi a richiedere

    eventualmente il coinvolgimento dei servizi esponendoloro la situazione che riguarda la loro amiglia.

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    2. Nel caso in cui, grazie anche alla consulenza dei servizisociali e/o sociosanitari e al percorso condiviso di analisi

    dei segnali di disagio, gli insegnanti avvertano lesistenzadi una situazione di pregiudizio per il minore tale da do-versi procedere al pi presto ad una segnalazione alla retedei servizi di protezione (per esempio dinanzi a segnali dipreciso e prolungato maltrattamento e/o abuso), la scuo-la, nellinteresse preminente del minore, legittimata aar conoscere la situazione ai servizi senza il consenso in-ormato dei genitori (ci anche per evitare che la richiesta

    del consenso possa aggravare il rischio in cui il minore sitrova, ad esempio perch il pregiudizio causato da mem-bri della amiglia). In questa ipotesi prevale il principio dibenecit e il preminente interesse del minore.

    3. Un caso relativamente requente quello in cui la ami-glia, pur ripetutamente sollecitata, si riuta di collabo-rare al progetto proposto dalla scuola dintesa con i ser-vizi, per esempio non presentandosi a colloqui o incontri

    organizzati ad hoc. La scuola segnaler la situazionespecica ai servizi, anch questi intervengano per im-pedire il pregiudizio che il minore sta vivendo, convocan-do a loro volta la amiglia e, se del caso, adottando lemisure di protezione del minore previste dalla legge.

    4. Non si richiede il consenso inormato dei genitori peroperare la denuncia allautorit giudiziaria di un reato dicui sia vittima il minore (vedi lapproondimento sullOb-bligo di denuncia): se linsegnante raccoglie diretta-mente la notizia del reato, egli tenuto alla denunciain orza del principio di legalit. Come specicato neltesto, sar bene che linsegnante sia accompagnato inquesta azione che dovr compiere personalmente nellamisura in cui lui ad aver raccolto la prova di un possibilereato non solo dal dirigente scolastico, ma anche daiservizi sociali e sociosanitari. Ci avverr pi acilmentese la collaborazione scuola-servizi stata gi avviata.

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    In conclusione, se la scuola, in collaborazione con i servizicome sopra descritto, riesce a cogliere i segnali di dicol-

    t degli alunni e studenti in una logica di prevenzione, risul-ta ampiamente possibile coinvolgere i genitori nel progettodi lavoro diretto a sostenere la crescita del glio, e quindiare in modo che siano i genitori ad accedere direttamentealla rete dei servizi sociali e sociosanitari specici, oppureusuruire dei servizi con laccordo dei genitori stessi.In certi casi ci risulta impossibile: quando c un espressoriuto dei genitori a collaborare o vi sia da parte loro una

    maniesta impossibilit/incapacit di provvedere a quantonecessario al minore, quando le condizioni di rischio per ilminore sono dovute proprio allagire dei genitori, e quindila richiesta del loro consenso aggraverebbe il pregiudizio.In queste situazioni possibile per la scuola, nellinteressepreminente del minore, avvalersi del principio di benecit eare intervenire i servizi senza il consenso inormato dei ge-nitori. Spetter ai servizi analizzare le circostanze del caso e

    agire eventualmente secondo il principio di legalit.

    Scuola e servizi: come collaborare

    opportuno che ciascun servizio sociale e/o sociosanitarioche ha la competenza territoriale per la tutela e protezionedei minori presenti periodicamente alle scuole del territorio

    le modalit di accesso al servizio per questa tipologia di pro-blemi e, in particolare, le modalit attraverso cui la scuolapu ricevere consulenza per denire la ondatezza dei segnalidi abuso/maltrattamento e supporto per la costruzione del-la segnalazione o per la redazione della denuncia allautoritgiudiziaria. A tale scopo si suggerisce che il servizio di com-petenza strutturi una scheda di accesso, sulla scorta di quan-to proposto nellIntroduzione alle Schede, con la quale il di-

    rigente scolastico potr attivare la comunicazione, indicandogli insegnanti di rierimento da contattare.

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    Il dirigente scolastico, una volta coinvolto dagli insegnanti nelproblema, inoltra la richiesta di consulenza al servizio socialeterritoriale e sostiene gli insegnanti nelleventuale rapporto

    con lautorit giudiziaria, compresa la redazione della denun-cia, in particolare rmando o contrormando gli atti ad essarivolti.In caso di un percorso di consulenza, opportuno che trascuola e servizio/servizi si costituisca uno spazio di co-co-struzione conoscitiva del problema e di analisi dei segnali, perpoter condividere, pur nella distinzione di ruoli e competenze,gli interventi di supporto e osservazione condotti con il con-

    senso della amiglia o, se del caso, ladozione delle misureche prescindono dal consenso della amiglia (collocazioni diemergenza in base allart. 403 del codice civile o esecuzionedi misure giudiziarie) o alla denuncia penale. opportuno che, una volta avviate le misure previste dallalegge in caso di maltrattamento del minore (allontanamentodalla amiglia, collocazione in struttura protetta, altre misuredi supporto eventualmente adottate in relazione di atti pena-

    li), scuola e servizi attivino un gruppo di lavoro che condividala costruzione e la gestione del progetto di tutela e sostegnodel bambino o del ragazzo per quanto riguarda la sua vitascolastica.

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    SchedA 3coiioi amiliai ai

    Il problema

    Alcune delle situazioni di disagio rilevate dagli insegnanti sonoriconducibili a situazioni di soerenza del bambino legateallambiente socio-amiliare.Gli strumenti a disposizione per leggere in modo adeguato lacomplessa realt odierna sono spesso insucienti e sempre

    atalmente in ritardo sullevoluzione della societ. Lambientesociale di oggi pluralistico dal punto di vista culturale e deglistili di vita. Il pluralismo certamente un valore, cos come sonodei valori la tolleranza e il rispetto per le dierenze. Ma il rispettodelle diversit non impedisce che, in un determinato contesto,si possano individuare modi di essere del tessuto amiliare diprovenienza che appaiono inadeguati o carenti nellottica delmigliore interesse del bambino e/o del ragazzo. Gli insegnanti

    sono tra i primi a cogliere indicatori di una attenzione scarsa osviante prestata al bambino da parte dellambiente adulto dirierimento (la amiglia, in primo luogo).Tali indicatori possono essere:

    alunni con igiene approssimativa, o con un abbigliamentotrascurato, oppure, al contrario, n troppo ricercato e quindiinadatto alle attivit scolastiche;scarsa autonomia del bambino, o ridotta competenza in

    attivit che normalmente si apprendono in amiglia (vestirsi,lavarsi, allacciarsi le scarpe);dicolt a relazionarsi serenamente con gli adulti;dicolt a comprendere e rispettare regole di convivenza;compiti a casa atti con sistematica trascuratezza;ritardi sistematici nellarrivo a scuola;corredo scolastico incompleto e trascurato.

    chiaro che questi segnali, di per s, se giusticano percorsi di

    attenzione a livello scolastico (nei consigli di classe, per esemipo)

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    o nei rapporti scuola-amiglia, non sollevano lesigenza di avviareorme di presa in carico presso i servizi. Tuttavia pu essere utileche insegnanti e operatori sociali e sociosanitari condividano

    inormazioni e processi idonei a promuovere il benessere elautonomia dei bambini, anche coinvolgendo le amiglie, in chiavedi collaborazione educativa e di prevenzione del disagio.Ci vale a maggior ragione, naturalmente, quando il complessodei segnali a sospettare che limpegno scolastico dal ragazzosia compromesso dalla necessit di sottoporsi a orme di lavoroprecoce. Dicili condizioni amiliari e lavoro precoce sono inattitra le cause principali dellevasione scolastica e, pi in generale,

    della dispersione scolastica, intesa in senso esteso. Anche se taliproblemi colpiscono soprattutto - nel nostro territorio - le ascedet successive, indubbio che i campanelli dallarme suonanon dalla scuola dellinanzia, primaria e secondaria di primo grado,ed a tale livello che si deve collocare lazione preventiva.

    dispsio solasia

    In senso tecnico, la dispersione scolastica riguarda glialunni che: (a) si ritirano ucialmente entro il 15 marzo;(b) non vengono valutati alla ne dellanno scolastico perassenze dovute a motivi amiliari; (c) non vengono valutatiper interruzione scolastica in corso danno per motivisconosciuti alla scuola; (d) non vengono valutati perch

    mai requentanti, sebbene iscritti.Nel Veneto, queste circostanze coinvolgono numeriridottissimi di persone. La categoria pi diusa, quelladegli alunni ormalmente iscritti ma che mai si presentanoa scuola, riguarda 4 alunni di scuola primaria e secondariadi primo grado su diecimila.

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    In senso pi ampio, tuttavia, la dispersione scolasticacomprende tutti quei enomeni che comportano:

    rallentamento del percorso ormale di studio; inadempienzedellobbligo scolastico; uscite in corso o a ne danno primadel raggiungimento del titolo di studio interno ai vari cicli.Il concetto di dispersione scolastica comprende anchelessere incorsi in ripetenze e bocciature, lavere eettuatoassenze ripetute, requentare irregolarmente, accedere inritardo nel ciclo scolastico rispetto allet normale, avereun basso rendimento e uscire dal percorso scolastico senza

    che alla requenza corrisponda una qualit accettabiledi istruzione ricevuta (cr. A.M. Ajello, A.M. Cetorelli, P.Chiorrini, S. Ferraro, V. Ghione, Dispersione e dintorni.Glossario, MIUR-Universit di Roma, 2003).Si tratta, quindi, di una nozione complessa emultidimensionale, che si maniesta spesso in ormedierite: lo svantaggio accumulato alla scuola primaria,per esempio, se non recuperato, si maniesta a distanza

    di qualche anno con labbandono ai primi anni della scuolasecondaria di secondo grado.

    Che cosa are

    Denire quanto le situazioni prima ricordate, connesse al contestosociale di provenienza del bambino o ragazzo, rappresentinoun problema per la sua crescita, sempre molto delicato, in

    quanto pu comportare lesprimere giudizi di valore su realtsociali, culturali, amiliari e personali di cui si sa poco, comunqueprotette dal diritto di privacy.

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    Pivay

    Tutti i dati personali possono essere raccolti e trattati daparte degli enti pubblici solo per lo svolgimento delle unzioniistituzionali. Ci vale anche per i cosiddetti dati sensibili,cio quelli che concernono lorigine razziale ed etnica, leconvinzioni religiose, losoche o di altro genere, le opinionipolitiche, ladesione a partiti, sindacati, associazioni odorganizzazioni a carattere religioso, losoco, politicoo sindacale, e i dati personali idonei a rivelare lo stato di

    salute e la vita sessuale dellindividuo. Questi dati inoltre,se raccolti in orma sistematica, devono essere protetti darischi di distruzione, perdita, accesso non autorizzato, ecc.I dati sensibili, cos come quelli di carattere giudiziario,possono dunque essere acquisiti e trattati anche dallascuola, in modo corretto e per le nalit ammesse dallalegge. Tra le nalit pertinenti, si possono ricordare:avorire lintegrazione degli alunni non cittadini italiani,garantire la libert religiosa, avorire la partecipazione alleattivit educative e didattiche programmate, consentirela valutazione periodica, lorientamento, la certicazionedelle competenze, ecc.I dati che la scuola gestisce possono essere comunicatianche ad altre amministrazioni. In particolare, il decretodel Ministero della Pubblica istruzione n. 305/2006 (v.soprattutto le schede allegate nn. 4 e 5) dispone che talidati possono essere trasmessi agli enti locali, per la ornitura

    dei servizi ai sensi del D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112, equindi per tutta lattivit dei servizi sociali, in quanto sianoindispensabili allerogazione del servizio in questione.I dati possono anche essere comunicati ai gestori pubblicie privati dei servizi di assistenza agli alunni e di supportoallattivit scolastica, ai sensi delle leggi regionali sul dirittoallo studio, limitatamente ai dati indispensabili allerogazionedel servizio, nonch per le misure a avore dellintegrazione

    delle persone con disabilit (l. 104/1992).

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    La normativa sulla privacy (dlgs 196/2003), quindi, nonostacola la comunicazione di inormazioni tra scuola e

    servizi; richiede per che i dati oggetto di tali comunicazionisiano acquisiti e gestiti (aggiornati, registrati, conrontati, eanche distrutti quando non pi pertinenti) in modo rigorosoe controllato e che siano sempre chiare e legittime le nalitper le quali tali inormazioni vengono condivise. La regolapertanto che tutto ci che attiene alla sera personale diuna persona, sia essa maggiore o minore det, pu essereacquisito unicamente con il consenso della stessa.

    Tra le nalit che consentono lo scambio tra scuola eservizi di inormazioni sensibili senza il previo consensodellavente diritto non rientrano pertanto genericherichieste di collaborazione, non collegate alle specicheprestazioni che lente locale deve erogare indicate nelDecreto citato del 2006. Al di uori dei casi nominati, percondividere con soggetti esterni i dati sensibili di cui vienea conoscenza, la scuola deve ottenere il consenso di chi

    ha la rappresentanza del minore. Naturalmente, se lacollaborazione richiesta ai servizi non richiede la messa incomune di dati sensibili relativi a singoli alunni, lo scambiodi inormazioni generiche tra le diverse istituzioni non illegittimo.

    Naturalmente episodi di trascuratezza materiale come quelli

    ricordati possono essere del tutto insignicanti, se il rapportocomplessivo con i genitori sano; ma non tenere conto di talisituazioni o sottostimarne la portata pu ar perdere prezioseopportunit di intervenire su una situazione che potrebbe rivelarsidi rischio.Perci pu essere utile:

    discutere delle problematiche di questo tipo allinterno dellascuola, sia tra gli insegnanti della classe, sia eventualmente

    con altri insegnanti della scuola, al ne di mettere meglio auoco il problema e soprattutto condividere le ipotesi sulla

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    natura del problema stesso. Anche in questo caso (comesegnalato nella Scheda 1), potrebbe essere utile per gliinsegnanti potersi conrontare con qualche soggetto esterno

    allambito scolastico, per individuare iniziative che migliorinoo almeno rendano possibile il rapporto con le amiglie pidicili da raggiungere;promuovere, nei conronti delle amiglie in questione,linormazione e la sollecitazione ad aderire alle iniziativeormative e di socializzazione che il territorio ore sui temidella genitorialit, sulle problematiche educative, ecc.;laddove si evidenzino problemi che richiedono la messa

    in atto di interventi di tipo sociale e/o sociosanitario, importante coinvolgere il servizio competente sul territorioper la tutela e protezione dei minori, cos da approondirela conoscenza del problema e co-costruire un progetto diintervento che coinvolga scuola e servizi, e si estenda atutte le altre risorse presenti (volontariato, associazionismo,gruppi di amiglie, ecc.). Tali interventi si tradurranno, in molticasi, in misure di supporto alla amiglia (comprese misure di

    sostengo economico); ma si pu pensare anche a interventisocio-assistenziali con ricaduta diretta in chiave educativa:assistenza domiciliare atta da educatori a sostegno delbambino; orme di doposcuola gestite dal privato sociale,ecc.. In questi casi opportuno che la scuola venga coinvoltanei momenti di monitoraggio e valutazione e che linsegnantepossa sostenere le misure adottate con opportuni interventieducativi e didattici in classe.

    Scuola e servizi: come collaborare

    Oltre alle procedure indicate nella Scheda 1, che valgonoanche per le problematiche presentate in questa Scheda, ogniqualvolta si ravvisa lopportunit di coinvolgere i servizi socialie/o sociosanitari del territorio nella messa a punto di un progettocondiviso, pu essere utile:

    attivare uno specico canale di inormazione tra scuola/

    insegnanti e operatori/servizi del territorio a cui anno capo le

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    iniziative di promozione del benessere e/o di prevenzione deldisagio sui temi della genitorialit e delle unzioni educative, oche sono comunque coinvolti nella loro realizzazione. Devono

    essere identicate le persone di rierimento e si deve curarelaggiornamento e la completezza delle inormazioni;ornire alla scuola, da parte dei servizi competenti, adeguatomateriale inormativo relativo alle iniziative di cui sopra, cosche gli insegnanti stessi possano essere messi in condizionedi orientare le amiglie ad usuruire di tali opportunit. Lascuola pu utilmente attivarsi per richiedere ai servizi dettomateriale.

    Pu acilitare la comunicazione tra scuola e servizi il attoche questi ultimi raggruppino le diverse iniziative rivolte aigenitori in un calendario unicato che copra lanno scolasticoo porzioni signicative dellanno, in modo da poter ar circolarepi agevolmente le inoramzioni nelle occasioni di incontro trainsegnanti e amiglie. Il prolierare di volantini o dpliant sullesingole iniziative pu inatti ingenerare conusione tra gli utenti

    del servizio scolastico.

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    SchedA 4classi ali aili

    Il problema

    Il benessere complessivo del bambino e del ragazzo una com-ponente decisiva del suo successo scolastico. Il malessere, cheun bambino potrebbe vivere in modo pi o meno nascosto, si ma-niesta acilmente a scuola, perch qui condiziona la disponibilitallapprendimento. La ragilit degli alunni sul versante perso-

    nale e della socialit si traduce in ragilit dei singoli alunni e dellaclasse anche sul piano apprenditivo. La scuola e gli insegnanti sitrovano al centro di questa delicata dialettica.La problematica si presenta nelle orme pi varie:

    alunni sempre distratti che non seguono linsegnante se nonper brevi tratti di attenzione;alunni svogliati che non amano la scuola;alunni che si impegnano nello studio solo il minimo indispen-

    sabile, ostentando disinteresse per ogni attivit proposta;alunni che non partecipano alle attivit educative di gruppo oche vi prendono parte senza alcun entusiasmo;alunni che, semplicemente, sembrano avere capacit intellet-tuali inadatte allimpegno scolastico;alunni acilmente preda di orme di dipendenza mentaleindotte da TV, teleoni cellulari, IPod, ecc., a tutto discapitodellimpegno scolastico.

    Ogni insegnante ha coltivato almeno una volta lidea che gli scarsirisultati scolastici raggiunti da alcuni alunni non dipendano solo dacarenze nelloerta o nella metodologia educativa, ma possanoessere imputati a qualche disagio, ad un malessere individuale osociale che debba essere curato con interventi extrascolastici.La soerenza che si percepisce negli alunni e che la scuola non ri-

    solve, ma anzi sembra aggravare, si proietta anche sugli insegnanti,

    creando una spirale negativa di dicolt crescenti che talvolta si

    allarga da una classe allaltra, no a coinvolgere unintera scuola.

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    Che cosa are

    Si tratta del prolo problematico orse pi vicino alla dimensionepedagogica propria della scuola. Sono insomma questi i problemi

    che spetta alla scuola trattare, senza pretendere di delegarne lasoluzione ad agenzie esterne, ma raorzando la ormazione e laproessionalit dei docenti, qualicando la propria azione peda-gogica, aggiornando i contenuti dellinsegnamento.Non si pu tuttavia tralasciare la circostanza che il malessere chelalunno vive a scuola possa eettivamente essere il sintomo diun disagio pi proondo. Operare per motivare cognitivamenteil bambino serve non solo a migliorare il rendimento scolastico,

    ma anche a prevenire linsorgere, negli anni, soprattutto in etadolescenziale, di problematiche con diretto impatto sulla salu-te (tossicodipendenze, disturbi psicologici o dellalimentazione,comportamenti a rischio ecc.). Lambiente della scuola ha un pesomolto importante nellacquisizione di stili di vita sani e corretti.I passaggi suggeriti nella Scheda 1 possono essere ripresi ancheriguardo a queste situazioni. In particolare, si possono sottoline-are i seguenti aspetti:

    si ribadisce limportanza di condividere tra insegnanti le inor-

    mazioni sulle diverse situazioni signicative che interessanole classi, attivando orme di osservazione individualizzata edi gruppo;grande valore va attribuito alla prassi di co-costruire tra colle-ghi una conoscenza approondita del problema, nei suoi aspet-ti pedagogici e negli eventuali risvolti psicosociali, attivandoa tale riguardo un gruppo di lavoro scuola-servizi. Questulti-

    mo potrebbe essere previsto e dotato di risorse nellambitodel Piano di Oerta ormativa. Compito del gruppo di lavoro quello di elaborare e attuare progetti a livello individualee di classe, nel rispetto delle diverse competenze e proes-sionalit. Alcune gure proessionali presenti allinterno dellascuola, almeno in alcune realt del Veneto, come gli psico-pedagogisti, si sono dimostrate particolarmente ecaci nelpromuovere e nel realizzare interventi in questo ambito;

    si pu sottolineare in questa sede limportanza di dare il giu-

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    sto risalto al gruppo-classe. inatti la classe la dimensionein cui si maniesta il disagio cognitivo dei singoli alunni; pertanto a livello di gruppo-classe che dovranno essere attua-

    te in via privilegiata le strategie di contrasto e di recupero.Scuola e servizi: come collaborare

    Anche in questo caso, si pu rinviare ai passaggi metodologi-ci identicati nella Scheda 1. In particolare, si evidenziano i se-guenti punti:

    lavvio della collaborazione tra la scuola e il sistema dei servi-zi sociali e sociosanitari del territorio potrebbe avvenire a se-

    guito dellinvio di una scheda di accesso , debitamente com-pilata e sottoscritta dal dirigente scolastico, alloperatore deiservizi identicato come il punto di contatto competente;un gruppo di lavoro scuola-servizi attivato sul caso (attivatoe non creato ad hoc: la sua presenza potrebbe inatti essereprevista nel POF della scuola) dovrebbe preoccuparsi di co-costruire il progetto di intervento. Fulcro di questultimo ilgruppo classe, piuttosto che il singolo o i singoli alunni che si

    presentano come particolarmente ragili;un apporto positivo specico che i servizi possono orire inquesti casi consiste nellaiutare le scuole a mettersi in retetra di loro e con le altre agenzie educative e ormative del ter-ritorio, allo scopo di migliorare la qualit della propria presen-za educativa e culturale. ormai una prassi consolidata trale scuole quella di costituire reti, pi o meno strutturate, perleducazione alla salute, leducazione interculturale, leduca-

    zione musicale, leducazione ai diritti umani, leducazione allapartecipazione e i consigli comunali dei ragazzi, ecc. Per co-stituire e mantenere attive tali reti, le risorse organizzative enanziarie dellistituzione scolastica spesso non sono su-cienti. allora lente locale che potrebbe arsi carico di soste-nere queste attivit, orendo anche gli opportuni apporti dicompetenze tecniche, culturali, ecc. Queste orme di collabo-razione interistituzionale andrebbero ormalizzate attraverso

    protocolli, memorandum, intese, ecc.

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    SchedA 5Isimo i bambii/aai

    saii i aivo

    Il problema

    Lalunno straniero non rappresenta di per s un problema per lascuola. Casomai una sda educativa che la scuola deve acco-gliere. La condizione di non italiano di cui portatore lalunnopu tuttavia mettere in dicolt gli insegnanti, suscitando inter-

    rogativi e, talvolta, acendo sorgere delle situazioni di disagionellambiente scolastico. In alcuni casi si rischia di conondere emescolare le (ovvie e superabili) dicolt che derivano al bam-bino o ragazzo dallappartenere ad una cultura diversa da quelladel posto (per lingua e costumi), con problematiche di tipo socio-amiliare o personale-psicologico.

    Un gruppo di problemi si ricollega al primo ingresso a scuo-la dei bambini e/o ragazzi di origine straniera. Lazione della

    scuola deve tener conto di variabili quali il modo in cui sono ar-rivati in Italia; lo status di immigrati regolari o irregolari deiloro genitori; la loro et, il percorso scolastico pregresso (qualidocumenti lo attestano, in quale classe vanno inseriti); la ne-cessit di predisporre un particolare supporto linguistico, ecc.Un secondo gruppo di questioni va ricondotto alla requenzascolastica. Questa pu essere irregolare o saltuaria, connes-sa alla bassa o alta considerazione di cui gode la scuola nelle

    diverse culture. La discontinuit pu dipendere anche da at-tori pratici, come la comprensione, da parte della amiglia,delle regole di unzionamento della scuola italiana. Oppurepu essere condizionata dal rapporto con i paesi di origine:periodici rientri in patria possono essere causa di interruzio-ni nella requenza. Inne, la necessit di aiutare in casa o dilavorare in et precoce (specie ora che lobbligo scolastico stato innalzato a 16 anni), pu provocare scarsa aezione

    alla scuola o labbandono scolastico.

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    Un terzo gruppo di problemi va ricondotto allesperienzain classe, con i compagni, con gli insegnanti, con il siste-ma scuola. Dicolt possono presentarsi durante momenti

    come la mensa, la ricreazione, le gite, le uscite, le este. Inqueste situazioni si presentano maggiormente le dierenzedi tipo culturale, in materia, per es., di rappresentazioni deiruoli maschile e emminile; rapporto con lautorit; relazionitra pari; prescrizioni religiose; regole e abitudini nel campodellalimentazione, delligiene, dellabbigliamento, ecc.Possono riscontrarsi anche problemi di natura economica,che incidono non poco sulla possibilit del bambino/ragazzo

    straniero di partecipare alla vita sociale della classe (ridottadisponibilit a esteggiare compleanni o altri momenti di so-cializzazione).Trasversalmente a queste tipologie di problemi si inseriscelo scoglio linguistico: come entrare in relazione con lalunnoe avorire il suo apprendimento in un contesto linguistico chenon conosce e/o gli totalmente estraneo? Come comunica-re con la sua amiglia stante la dicolt di parlarsi? A volte

    proprio il glio in et scolare lunico membro della amigliache ha acquisito dimestichezza con la lingua italiana, e si tro-va a are da interprete tra gli insegnanti e i genitori: comeprocedere, considerando che loggetto della comunicazionetra scuola e amiglia il glio stesso, il suo modo di stare ascuola, i bisogni che ne scaturiscono?Inne, un nucleo ulteriore di problematiche riguarda le situa-zioni in cui alla dicolt dellessere straniero si sommano pro-

    blemi amiliari e/o psicologici, oppure dicolt scolastichepreesistenti. Come leggere gli eventuali segnali di trascura-tezza che sconnano nel maltrattamento, di aggressivit chesconna nel bullismo, di deprivazione culturale che pu esse-re anche psicologica? Come questa lettura pu/deve tenerconto dellessere straniero? E no a che punto?

    Che cosa are

    Per poter individuare il che are nellambito scolastico oppor-tuno distinguere tra le diverse tipologie di dicolt:

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    Rispetto al gruppo di problemi inerenti il primo inserimento deibambini/ragazzi a scuola opportuno riarsi alle Linee guidaper laccoglienza e lintegrazione degli alunni stranieri del Mi-

    nistero dellIstruzione di ebbraio 2006 e agli altri documentinormativi (v. Appendice, Allegato 7) che indicano come com-portarsi in merito a iscrizione, documentazione ecc.Relativamente alle dicolt inerenti la requenza scolastica,il rapporto con la scuola intesa come contesto sociale, oppurei problemi collegati alla lingua, diventa cruciale mettere a uo-co, insieme ai colleghi, attraverso modalit di co-costruzioneanaloghe a quelle illustrate nella Scheda 1, la natura e ledimensioni dei problemi che si presentano, circoscriverli e,soprattutto, dierenziare tra un problema e laltro.Se si tratta di arontare il decit linguistico dellalunno, lastrada per una soluzione va ricercata senzaltro allinterno delcontesto scolastico: inatti la scuola listituzione tenuta adattrezzarsi in proprio per avorire lapprendimento della linguaitaliana. In questi casi insegnanti e dirigente potranno, con leproprie risorse, progettare laboratori, lezioni e/o altre occasio-ni didattiche per acilitare nei bambini/ragazzi lapprendimento

    dellitaliano. Va peraltro ricordato che in molti territori, gli entilocali orono alle scuole la possibilit di avvalersi, nei primitempi dellinserimento del minore, di mediatori linguistici.Per quanto riguarda invece il rapporto con le regole scola-stiche, la vita sociale nellambito scolastico, il rapporto coni pari, la comunicazione con la amiglia, diventa cruciale po-tersi avvalere della gura del mediatore culturale. Il suo ruoloondamentale inatti appunto quello di acilitare il rapporto

    tra le culture, e quindi circoscrivere la possibilit di equivocie distorsioni comunicative tra scuola e amiglia, tra allievoe contesto scolastico. Il mediatore risorsa generalmentemessa a disposizione dallente locale pu essere un part-ner ondamentale per comunicare e comprendere alcuni deicomportamenti/atteggiamenti del bambino/ragazzo e dellasua amiglia. In questo modo si riduce il rischio di attribuire aquanto accade signicati uorvianti, leggendoli esclusivamen-

    te con le categorie culturali italiane o della comunit locale, enon anche con quelle del paese di origine.

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    Nel caso in cui, dopo unattenta valutazione del gruppo do-cente, emergessero dicolt imputabili a condizioni socio-amiliari o personali-psicologiche che vanno al di l della con-

    dizione di straniero, valgono le indicazioni descritte nelle altreSchede che trattano le diverse tipologie di problemi e quin-di le modalit di co-costruzione e collaborazione con la retedei servizi l indicate. In questi casi occorre porsi il problemadel sostegno allalunno e alla sua amiglia nella ruizione deiservizi che si rivolgono a tutti i minori. Rimane ondamentalela unzione del mediatore per ar s che linsieme dei serviziesistenti rappresenti un aiuto eettivo anche per questi bam-

    bini/ragazzi e per le loro amiglie.Scuola e servizi: come collaborare

    Allinizio di ogni anno scolastico necessario che ciascunente locale che ha la competenza di avorire la presenza sulterritorio di mediatori linguistici e di mediatori culturali, (art.40 comma 1 della legge 40 del 1998 sullimmigrazione), pre-senti alle scuole le diverse possibilit di avvalersi di queste

    risorse e le procedure per accedervi. opportuno che ciascun dirigente scolastico si inormi, pres-so gli enti locali del territorio, dei servizi di mediazione cultu-rale di cui la scuola pu avvalersi nel rapporto con gli alunnie le amiglie straniere, ermo restando che, come precisanole citate Linee Guida per laccoglienza e lintegrazione deglialunni stranieri, la unzione di mediazione compito gene-rale e prioritario della scuola stessa.

    opportuno considerare il mediatore un partner alla stregua

    degli operatori dei servizi sociali e sociosanitari della rete ter-ritoriale, e quindi avviare tra docenti e mediatore un gruppodi lavoro per la messa a punto del progetto, il monitoraggioperiodico e la verica dello stesso.Per tutti i problemi trattati nelle altre Schede le modalit dicollaborazione con i servizi sociali e sociosanitari rimango-no le medesime, con laccortezza di inserire il mediatore nel

    gruppo di lavoro.

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    PArte SecOndA

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    La oiio lliaia, lasola, il ioio: isos

    sposabili lla la lla appsaa ibambii li aolsi

    Questa Seconda Parte integra le Schede presentate nella PrimaParte, cercando di rappresentare, in orma necessariamente

    sintetica, il contesto istituzionale in cui si colloca lazione integratadi scuola e servizi illustrata nelle Schede.Nel primo capitolo vengono descritti i vari soggetti dell