numero zero marzo

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marzo 2013 // numero 2 // magazine free press RADIO E TV Le prime emittenti del capoluogo NEGOZI IN CRISI Affitti e tasse, commercianti in ginocchio MUSICA DAL VIVO Le band amatoriali e i musicisti in carriera I dieci incroci più snervanti di Latina

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Numero Zero, il primo magazine free press della Città di Latina.

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RADIO E TVLe prime emittentidel capoluogo

NEGOZI IN CRISIAffitti e tasse, commercianti in ginocchio

MUSICA DAL VIVOLe band amatoriali e i musicisti in carriera

I dieci incrocipiù snervanti

di Latina

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L’editoriale

E’ entrata nei bar, nei negozi, nelle scuole, passando per le associazio-ni e le istituzioni, fermandosi tra le mani dei cittadini di Latina. Si è pro-posta come un’innovazione, anche se nuova non è. Numero Zero è una rivista che torna a qualche anno in-dietro, quando c’era tempo di ragio-nare sulle realtà, quando l’informa-zione non era fugace e superfi ciale, ma cercava una rifl essione. La risposta dei lettori, l’interesse mostrato induce Numero Zero a perseguire il suo stile, aprendosi ad altri argomenti. Latina era abi-tuata a leggere e non a leggersi, a sentire storie e non a raccontare la propria. Un conto sono le notizie che si apprendono dai giornali, un conto è farne parte, è riconoscersi in ciò che si sta leggendo. Lo abbia-mo detto da subito, non abbiamo la pretesa di inventarci nulla, di creare sconquassi con primizie giornalisti-che o esclusivismi, semplicemente studiamo il nostro presente e ripas-siamo la nostra storia, evidenziando - come si fà su un testo scolastico - ciò che più ci sembra appropriato assimilare. Ci interessano poco i personaggi, le belle mostre di sé stessi. Privilegia-mo le appartenenze, ma non quelle tesserate o consociate bensì quelle spontaneamente costituite nella vita sociale e culturale della città, ognuna col proprio riverbero emo-zionale: in questo numero di marzo ad esempio analizziamo, tra le altre, la categoria dei pendolari logorati, quella dei commercianti arrabbiati, delle massaie scaltre, dei musicisti arrangiati, tutti gruppi di persone che hanno un comun denominato-re che li contraddistingue anoni-mamente, che hanno compagni di ventura anche se non li conoscono personalmente.L’obiettivo di Numero Zero è per-

di ALBERTO REGGIANI

Nelle mani dei lettori

03.2013 | NUMERO ZERO | 09

petrarsi, non lasciare un segno ma tracciare un solco. Esprimere una città, con il suo popolo eterogeneo ma con un diffuso senso di rispet-to verso il vivere civile e contrarietà verso le storture, raccontare le ec-cellenze ma anche le bassezze, esal-tare il giusto e sottolineare ciò che è sbagliato.

I latinensi cominciano a leggerci e... a leggersi

Magazine mensile di attualità, costume e società

DIRETTORE EDITORIALEMarco Tomeo

DIRETTORE RESPONSABILEAlberto Reggiani

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMEROAlessandro Za� arano, Luca Morazzano, Pasquale De Rosa,

Riccardo Angelo Colabattista, Gianluca Amodio, Giacomo Reggiani, Stefania Pusterla

CON IL CONTRIBUTO DI: Massimo Sconforto e Santa Pazienza

IMPAGINAZIONE E GRAFICAGiuseppe Cesaro

FOTOGRAFIEClaudia Mastracco

EDIZIONE E PUBBLICITÀPubblieditoriale srl - Via Sardegna 69 - 00197 - ROMA

UFFICIPubblieditoriale srl

Via Tagliamento, 9 - 04100 - LATINATel. 0773.660382 - Fax 0773.405629

INFO E PUBBLICITÀTel. 328.1380545 – 328.8226893

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Testi, foto e ogni altri materiale, anche se non pubblicati,non verranno restituiti. I materiali pervenuti e le collaborazioni

prestate, si intendono esclusivamente a titolo gratuito

Chiuso in redazione il 27 Febbraio 2013

Registrazione al Tribunale di Latina richiesta

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I dieci semafori piùsnervanti di Latina

Inaugurato l’impiantodi derseanizzazione

I gruppi dilettantie i musicisti emergenti

Gli affi tti vanno alle stelleNegozi sempre più in crisi

Caccia ai discountper il miglior acquisto

Il borgo che fa parlareil sottosuolo

Riti e segreti del mestierepiù essenziale

La Monti Lepini dove il sorpasso non è mai consentito

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marzoduemila

tredici#2IN QUESTO NUMERO31

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79Seguici su facebook

Numero Zero Magazine

Rosso negativo

Acqua e arsenico

Dual bandSerrande abbassate

Nostraemittenza

Spesa a folle

Tor Tre Ponti

Pane quotidiano

Via col lento

I pionieri dell’eterenella città di Latina

Page 12: Numero Zero marzo

LISTA ZEROPolitica e comunicazione

di FRANCESCO MISCIOSCIA

Dopo aver toccato il fondo

12 | NUMERO ZERO | 03.2013

La televisione ha dimostrato di contare tanto, in questa lunga campagna elettorale, per Ber-lusconi che l’ha battuta palmo a palmo come per Bersani che non ha potuto farne a meno dopo averla snobbata senza risultato, per Grillo che l’ha usata con ge-nio disertandola apposta per oc-cuparla di fatto nei programmi e nei Tg, e per Monti che è diventa-to la caricatura del proprio Ego diviso, nonno d’Italia austero e forse cinico che per conquistare il cuore di fi gli e nipoti (e i loro voti, che non ha mai avuto) accet-ta di indossare jeans strappati e fumare marijuana.Mai come in queste elezioni il messaggio è stato più importante del suo contenuto. Anzi, il conte-nuto è stato il messaggio. E mai come in queste elezioni ciascuno

ha giocato la carta del bluff non avendo altro in mano. Berlusconi ha attaccato Monti dopo essere stato costretto a so-stenerlo per un anno. Bersani ha evitato in tutti i modi possibili di esprimere un’idea che fosse una, forse per paura di sbagliare davanti agli elettori o deludere qualcuna delle tante e variegate teste all’interno del proprio parti-to. Monti, ha spergiurato su una politica opposta a quella cocciu-tamente perseguita fi no al giorno prima di scendere (altro che sa-lire) in politica. Grillo invece ha puntato tutto sul carisma, sulla protesta e la novità, sul mistero e l’assenza di risposte a domande inesistenti e non gradite, sull’ur-lo e la rivolta con un programma che nelle sue stesse parole si ri-duce a un punto: “mandarli tutti a casa”.Il risultato di questo ciclone emo-tivo che ha preso tutte le direzio-ni possibili non potrà che essere un Parlamento caotico e di vita breve. E c’è chi pensa che aver votato Grillo è servito proprio a questo: accelerare il passaggio alla Terza Repubblica perché un Parlamento paralizzato dall’in-vasione dei 5 Stelle e nel quale le forze “responsabili” saranno frammentate e troppo deboli, non potrà dare all’Italia un esecuti-vo, tanto meno stabilità, neppure sotto ricatto dell’Europa. Forse, la schizofrenia mediatica di que-sta campagna elettorale, appena conclusa ben si è conciliata con la necessità per tutti noi di anda-re ancora più giù fi no a toccare il fondo. E solo dopo, ancora dopo, sempre dopo, risorgere.

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Dalle urne un responso, il via alla Terza Repubblica

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Page 14: Numero Zero marzo

GovernoGovernoSemafori

GovernoIl

La legge dell’incrocio nella viabilità latinenseI dieci impianti piu stressanti

GovernoGovernoSemaforiSemafori

dei

di ALBERTO REGGIANI

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Lo psicodramma dell’auto-mobilista latinense davanti al semaforo non può pre-scindere da una serie di fat-

tori. Alcuni oggettivi: a che ora ti ci imbatti, in quale giorno e in quale stagione dell’anno ma anche se piove o meno. Uno fatalmente sog-gettivo: se hai una dannata fretta o te la puoi prendere con calma. Nella città delle rotonde, installate in maniera esponenziale nell’ulti-mo decennio per decongestionare il traffi co soprattutto in periferia, i totem tricolori resistono in pun-ti cruciali della viabilità interna e non brillano per simpatia. Prova a dire ai drivers pontini incolonnati all’incrocio che quelli che hanno davanti a loro sono semafori “in-telligenti”, impiantati nel 2007, presumibilmente in sostituzione di quelli stupidi, e costati 410.000 euro. Prova a dire loro che la ge-nialità consiste nel sistema infor-matizzato con cui variano i tempi di verde e rosso in funzione dell’in-tensità del traffi co rilevata nelle di-verse ore della giornata. Un consi-glio: provaci senza essere nel loro raggio d’accelerata, potresti fi nire schiacciato come Willy il coyote.Per l’automobilista pontino nessun semaforo può essere intelligente, dal momento che esiste. Figuria-moci quando è rosso, quando il verde dura un lampo e quando da-vanti a lui un suo simile si addor-menta al volante. Se fosse davvero intelligente non creerebbe spesso code interminabili nei momenti to-pici della giornata, non costringe-rebbe molti guidatori ad attendere tre o quattro turni di verde prima di poter varcare la soglia dell’incro-cio, soprattutto non si moltipliche-rebbe due, quattro, otto volte nella stessa strada reiterando gli stop, le soste e le maledizioni. La comparsa e la proliferazione del-le rotonde non ha risolto il proble-ma anzi in qualche caso lo ha addi-rittura accentuato, specie quando esse si trovano a ridosso del sema-foro. Non fai in tempo a gioire per aver oltrepassato il rondò, e spesso ciò richiede tempi di attesa impor-tanti, che sei nuovamente stoppato da una fi la semaforica. Vedi il ver-de in lontananza e nessuna mac-china che si muove davanti a te, sei bloccato nel periodo refrat-tario tra uno scatto e l’altro dei tre colori, ti muovi quando già vedi il rosso presagirti un nuo-vo fi ne corsa. Si dirà, non è ipo-tizzabile una città senza semafori. Perfetto, ma almeno gestiamoli con logica e costrutto e soprattutto creiamo delle valide alternative per chi ne ha una maniacale fobia.Premesso che ogni automobilista ha il proprio personale incrocio tabù, probabilmente quello che più spesso gli sbarra la strada nel cor-

so della giornata, abbiamo indivi-duato, interpellando un campione di guidatori, i dieci incroci semafo-rici più snervanti di Latina, quelli che l’automobilista pontino presu-mibilmente digerisce meno, per la posizione in cui si trovano e per i tempi di attesa che mediamente impongono per il superamento. Ne rimangono fuori alcuni che non sono meno stressanti ma che per vari motivi non includiamo in graduatoria: quello che unisce via Picasso con la 148 perché tangen-ziale alla viabilità cittadina, quello di Via Rossetti a ridosso del Victo-ria Residence che è infernale spe-cie il martedì del mercato e quello dell’antistadio di Via Aspromonte avendo considerato nell’elenco il successivo crocevia vicino l’orato-rio. Fuori anche l’incrocio trappola del parco Le Corbusier e quello del-la circonvallazione nord di tra Via Filiberto e piazza Gorizia, entrambi facilmente aggirabiliUn inciso: per evitare ognuno dei dieci incroci “maledetti” esistono piani B, C e a volte D ma spesso il rimedio è peggiore del male (ti infi -li in una strada parallela che è sem-pre più stretta e meno confortevole e rimani bloccato da fi le superiori a quella in cui ti trovavi). Allora for-se è meglio affrontare il toro per le corna.

verde dura un lampo e quando da-vanti a lui un suo simile si addor-menta al volante. Se fosse davvero intelligente non creerebbe spesso code interminabili nei momenti to-pici della giornata, non costringe-rebbe molti guidatori ad attendere tre o quattro turni di verde prima di poter varcare la soglia dell’incro-cio, soprattutto non si moltipliche-rebbe due, quattro, otto volte nella stessa strada reiterando gli stop, le

La comparsa e la proliferazione del-le rotonde non ha risolto il proble-ma anzi in qualche caso lo ha addi-rittura accentuato, specie quando esse si trovano a ridosso del sema-foro. Non fai in tempo a gioire per aver oltrepassato il rondò, e spesso ciò richiede tempi di attesa impor-tanti, che sei nuovamente stoppato da una fi la semaforica. Vedi il ver-de in lontananza e nessuna mac-china che si muove davanti a te, sei bloccato nel periodo refrat-tario tra uno scatto e l’altro dei tre colori, ti muovi quando già vedi il rosso presagirti un nuo-vo fi ne corsa. Si dirà, non è ipo-tizzabile una città senza semafori. Perfetto, ma almeno gestiamoli con logica e costrutto e soprattutto creiamo delle valide alternative per

Premesso che ogni automobilista ha il proprio personale incrocio tabù, probabilmente quello che più spesso gli sbarra la strada nel cor-

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La top ten dei semafori più snervanti

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BAR FRIULI - PALAZZO M Corso della RepubblicaVia Marconi / Viale XXI Aprile

ASVES Via Vespucci / Viale Kennedy

STADIO Via Volturno - Via Leone X /Viale Lamarmora

MORBELLA Viale PicassoViale De Chirico / Via del Lido

NEMOVia S. Agostino - Via GariglianoVia Galvaligi - Via Quarto

Al decimo posto degli in-croci da evitare, ce n’è uno centralissimo e già molto osteggiato, sebbene vada considerato necessario e non superfl uo. Diffi cile tro-vare strada libera se si per-corre una dalle due traverse del corso, praticamente im-possibile nelle ore di punta farsi bastare un verde se lo si attraversa in entrambe le direzioni, soprattutto se si proviene da Via Isonzo. La soluzione per chi vuole arrivare in centro ed evita-re l’incrocio del bar Friuli o

Creata apposta per evitare la processione di incroci e semafori del terribile tritti-co via Filiberto – via Roma-gnoli – via Piave, la salvifi ca Via Vespucci s’intoppa solo quando s’imbatte in viale Kennedy. Per chissà qua-le sortilegio cromatico da qualsiasi parte si attraversi quell’incrocio il responso del semaforo all’arrivo è sempre lo stesso: rosso. Ab-biamo provato e riprovato ad attraversarlo più volte da più angolazioni ma il verde non ci ha mai accolto. Pro-babilmente è il pegno che bi-sogna pagare prima di poter liberare i pistoni sul nuovo stradone o proseguire sulle comode carreggiate della via cimiteriale

Ad eccezione di due dome-niche al mese, quando il La-tina Calcio gioca in casa, il crocevia dello Stadio è libero da transenne e interruzioni. E’ uno degli incroci quasi obbligati dove si incontrano una delle bisettrici princi-pali per accedere al centro città e la più interna delle circonvallazioni, per giunta in un punto strategico, tra il Francioni, l’oratorio, il ben-zinaio e le strade adiacenti

L’incrocio del Morbella crea spesso disagi, soprattutto da chi proviene da Via del Lido in direzione mare e non ha l’accortezza di immetter-si nella fi la giusta. Il verde infatti scatta prima per chi deve svoltare in via Picasso ma capita di frequente che qualche guidatore, che in-vece deve proseguire dritto, si sia incolonnato malde-stramente o furbescamente (non lo sapremo mai) a de-stra, fungendo da tappo per chi legittamente deve diri-gersi verso il Morbella. Gli

Casca l’asino in uno degli in-croci più asimmetrici della città. C’è sempre qualcuno che sbaglia ad incolonnar-si, specie chi proviene da via Quarto ed è disorientato dalle varianti stradali che gli si prospettano di fronte, addirittura quattro, visto che davanti a se oltre a via Galvaligi ha anche l’opzione via Teano. I tempi di attesa per chi pro-

di Palazzo M è immettersi in via Don Minzoni, traver-sa di via XXI Aprile, e rag-giungere piazza della Liber-tà, oppure svoltare in via Gramsci e sbucare di fronte piazza San Marco.

accidenti non mancano mai. Diffi cile la situazione anche per chi proviene da via Pi-casso e deve girare a sini-stra verso il centro: il verde dura 30” ed è diffi cile fare centro al primo colpo

Piazzale Prampolini. In cer-ti momenti della giornata, specie quelle iniziali e quelle dell’ora di pranzo, è un se-maforo da evitare da qual-siasi direzione perché la fi la a strascico è pressochè assicurata. La sera, dopo le otto, per chi proviene dallo stadio c’è un poco edifi cante stratagemma: deviare sullo spiazzo del benzinaio per ri-trovarsi senza intoppi in via Volturno

viene da que-ste traverse sono pro-verbialmen-te lunghi, quasi bibli-ci per chi ha fatto spesa a Latinafi ori e se becca un rosso fre- sco fresco può anche iniziare e fi nire una partita di Ruzzle. Per chi transita da via del Lido o dal Centro, questo incrocio è uno dei tanti che si percorrono per arrivare a destinazione, probabilmen-te non il peggiore.

viene da que-

fatto spesa a Latinafi ori e se becca un rosso fre- sco

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GIARDINETTI Via C. Augusto /XXI Aprile - Via dello Statuto

MAGISTRALE Viale Le Corbusier /Via Romagnoli

AUTOLINEE Via Villafranca - Via GiulioCesare / Via E. Filiberto - Via Romagnoli

PONTESILLI Via Epitaffi o /Via Milazzo - Via Ezio

PICCARELLO Via Don Torello /Via Rossetti

E’ una intersezione monca quella a ridosso dei Giar-dini Pubblici, provenienza da sud, stante il divieto di attraversare in macchina il Parco Mussolini così come si faceva negli anni 60. O si gira a destra verso il Tribu-nale o a sinistra verso Pa-lazzo M. Il problema è che il termine (o l’inizio) di via Cesare Augusto è la conclu-sione interna della lunga gittata dei Monti Lepini, per cui chiunque provenga da fuori ci va a sbattere senza colpo ferire. La risultanza è

Sul gradino più basso del podio un vero tormento per gli automobilisti pontini, il semaforo lento e macchino-so a ridosso dell’Istituto Ma-gistrale. Considerata la stra-da più breve per accedere a

Vince, per contestazione plebiscitaria, la classifi ca dei semafori più stressanti di Latina, l’impianto sin-cronizzato a ridosso delle autolinee, quello in cui ben quattro vie nascono e muo-iono nel punto di maggior congestione automobilisti-ca della città. Le pene sono equamente distribuite nei quattro sensi di marcia. Da via Romagnoli si arriva

Si entra nella zona calda de-gli incroci con uno dei più conosciuti, temuti e tenden-zialmente evitati, quello dal quale parte la strada per la stazione e per i monti Lepi-ni. In particolari orari della giornata è assolutamente ingestibile, all’ora di pran-zo quando buona parte dei pendolari vi transitano per fare ritorno verso casa e nel tardo pomeriggio, pe-riodo in cui ci si imbatte nella seconda tranche di viaggiatori. Lunghe code si registrano soprattutto in

La medaglia d’argento al disonore automobilistico latinense va al semaforo del Piccarello, spauracchio complementare per chi, pro-veniendo da San Michele ed essersi sorbito le paturnie della più rallentata rotonda del Lazio, è costretto a su-

il frequente ingorgo a ridos-so del semaforo, i cui tempi di permanenza dei due rossi (a destra e a sinistra) sono davvero considerevoli

Latina Scalo passando per Campo Boario, Viale Le Cor-busier termina bruscamen-te la sua corsa a ridosso di via Romagnoli, strada hot in qualsiasi momento della giornata, fi gurarsi quando suonano le campanelle della scuola. Un via vai di macchi-ne e autobus dell’adiacente stazione rende davvero esa-sperante la situazione. Pro-spettive non diverse per chi arriva da via Piave, quello che incontra è l’ennesimo semaforo di una lunga e in-terminabile serie.

entrata città e dalla parte di Via Milazzo, nonostante varie scorciatoie battute dai più scaltri, come quella che parte da via del Metano e sbuca a Via Monte Bianco

birsi un altro elevato minu-taggio d’attesa aspettando il verde speranza a ridosso della discoteca Felix. Le sofferenze raddoppiano per chi deve girare a sinistra verso via Rossetti, col verde che dura al massimo una trentina di secondi e che quasi mai si becca al primo tentativo, e si triplicano il martedì mattina, giorno del maniacale mercato quando la coda del semaforo si fon-de con quella della rotonda, formando un singolare tor-pedone d’invasati

esausti da una precedente serie di semafori, dal senso opposto ci si porta dietro tutti i fuoriuscenti dal cen-tro. Da via Villafranca e da Via Giulio Cesare i tempi di at-tesa per il verde sono eterni e le code che si creano quasi funebri. Non è un caso che nei paraggi ci sia un Mcdo-nald’s, ci scappa anche il tempo per un cheeseburger.

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RISCHIO ZEROSicurezza sul lavoro

La crisi economica muta la natu-ra dei reati. Calano gli omicidi e le violenze ed aumentano in maniera esponenziale i furti e le rapine in casa. I dati forniti dal ministero degli Interni, relativi agli ultimi mesi del 2012, fanno emergere una tendenza drammatica nel no-stro Paese che rispecchia senza dubbio la diffi cile crisi economica che sta vivendo il nostro Paese. Ciò che spaventa non sono i nu-meri ma la qualità dei reati regi-strati. Effettuando un’analisi più restrit-tiva, guardiamo cosa accade in “casa nostra”.Dalla statistica presentata da “Il sole 24 ore”, su un totale di 107 province, Latina è 92° per costo della vita, 98° per indice di indebi-tamento, 71° per disoccupazione, 97° per qualità dell’ambiente, 96° per gli asili comunali, 106° per ve-locità della giustizia, 90° per fur-ti, estorsioni e truffe. Ultima per il valore complessivo sulla sicurez-za. Un quadro davvero desolante per il capoluogo pontino, un feno-meno che desta preoccupazione e allarme sociale.Come non mai, quindi, nel 2013 si ripropone il problema di rendere la casa sicura e protetta contro i

di PASQUALE DE ROSA

furti e / o aggressione. Come pri-mo passo verso la sicurezza sareb-be opportuno prestare attenzione ad alcune buone regole per ren-dere le nostre abitazioni più sicu-re. I furti in casa, infatti, causano certamente un danno materiale, ma costituiscono a volte anche un trauma per chi li subisce. E’ sempre bene, dunque, avvalersi delle giuste precauzioni contro un eventuale intervento di ladri, che ancora oggi, in effetti, entrano in casa utilizzando porte e fi nestre poco sicure o non ben chiuse. Tan-te sono le soluzioni in commercio, anche a costi contenuti, che con-sentono di rendere più sicura la nostra abitazione. Qualche semplice consiglio. Ecco qualche primo semplice accorgi-mento che può dimostrarsi un uti-le deterrente contro i responsabili dei furti e per rendere la casa sicu-ra. Alcuni accorgimenti da adotta-re contro i ladri: - se in casa avete oggetti di valore, non lasciateli alla vista e incusto-diti. Meglio riporli in una casset-ta di sicurezza prima di assentar-vi da casa. - assicuratevi che tutte le porte su terrazzi, giardini e balconi e le fi nestre di casa siano ben chiuse. Questo consiglio vale anche per la porta di ingresso, che andrebbe chiusa a chiave anche quando ci si assenta solo per qualche minuto. - una volta chiusa la porta non na-scondete le chiavi all’esterno. Nessun nascondiglio, per quan-to vi sembri sicuro, è a prova di ladro. Rivolgersi a operatori pro-fessionisti come la BDF di Lati-na. Nell’attrezzare la vostra abita-zione per avere una casa sicura è bene non affi darsi al fai da te ma rivolgersi a installatori qualifi cati.

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Proteggi la tua casaLatina all’ultimo posto per la sicurezza complessiva

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ABBASSOE... CHIUDOCommercianti schiacciati dal peso di tasse e affitti

Canoni esosi vicini alle cifre delle grandi città, impennate in centro

I negozi più piccoli resistono, ma con grandi difficoltà

“Affitasi”. “Vendesi”. “Svuota tut-to”. “Cambio gestione”. “Tutto fuori”. Cartelli fluorescenti che per gli affamati di shopping, mol-te volte, vogliono significare affa-ri facili, sconti e occasioni da non perdere. Dietro alla superficiale lettura del consumatore medio si nasconde senza alcun dubbio una

crisi che colpisce l’economia della città e, nello stesso tempo, la sua identità e la sua cultura. Identità di città nuova, giovane e anche alla moda (se letta nella sua ac-cezione positiva). Il centro stori-co della città, di ogni città, è lo specchio per le allodole per ogni turista e per gli stessi cittadini.

Si va in centro e si dimenticano le opere incompiute, le buche del-la periferia, i marciapiedi assen-ti nei borghi e i disservizi che i “periferici” devono subire. Il cen-tro è la parte bella della città e se mostra dei “buchi neri” vuol dire che qualcosa non va. Le serrande abbassate sono sinonimo di po-

di santa pazienza e riccardo angelo colabattista

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grandi marchie grandi affitti

la resistenzaquotidianadei piccoli

GLI INCASSI DEGLI ESERCIZINON RIESCONO A COPRIRE LE SPESE

PER LE GRANDI SUPERFICIANCHE 40 MILA EURO AL MESE

vertà economica, imprenditoriale e politica. Una serranda abbassa-ta in centro non è solamente un negozio in meno, una catena di vestiti che se ne va, ma vuol dire avere un centro città più pove-ro, meno affascinante. Questa è la triste fotografia di Latina, del centro di Latina con il suo Corso della Repubblica e la sua centra-lissima Piazza del Popolo. Le for-ze e la dedizione dei nuovi e degli storici commercianti, da soli, non bastano per poter ridare vitalità e credibilità ad una città che non riesce ad alzare la testa, a fare il cambio di passo. Il commercio in città soffre. Le grandi catene di-sposte ad investire nel centro sto-rico sono sempre meno. Sono gli stessi commercianti a rendersene conto. “Quello di Latina non è un Corso come quello delle altre cit-tà. Non ci sono firme che attrag-gono ma un insieme di piccole re-altà che da sole non ce la possono fare”. Questa è la realtà. Ad influ-ire sulla crisi del commercio c’è sicuramente un portafoglio meno ricco per i clienti, ma anche le bol-lette della luce più alte. Un centro storico che non attrae più come dieci anni fa e il costo degli affitti che rendono difficile a tutti la so-

Sembrano essere proprio i costi degli affitti una delle cause prin-cipali della crisi che attanaglia le attività commerciali del centro città di Latina. La maggiore visi-bilità costa caro. Un costo che dif-ficilmente segue di pari passo il valore degli incassi, del mercato, dell’economia della città. Gli affit-ti, negli ultimi dieci anni, si sono abbassati. Prima non c’era prezzo. Ogni buco veniva preso d’assalto, valeva come l’oro. Ora ci sono dei costi che, nonostante la crisi, ri-mangono alti, difficili da coprire con gli incassi sempre più scar-si. Le grandi marche con diverse centinaia di cubature a disposi-zione arrivano a pagare anche un affitto che va tra i 40mila euro ai 50mila mensili. Una cifra enorme che, per un anno, fa circa mezzo

Mentre i grandi marchi occupano grandi distese i piccoli conquista-no il conquistabile e lo pagano a caro prezzo. Un piccolo bar del centro può pagare 3mila euro al mese di affitto, 120mq per una nuova attività commerciale circa 4mila euro, oppure 3mila euro al mese per poco più di 50mq sul Corso della Repubblica. Basta allontanarsi un po’ dal Corso de imboccare le traverse ed i costi scendono ma rimangono comun-que importanti e si arriva a pa-gare 4.200 euro per circa 200mq di attività (magazzino compreso). Le firme storiche presenti sulla via principale di Latina, ormai decine di anni fa, hanno preferito comprarsi lo spazio, fare un inve-stimento importante e scollarsi di dosso il pesante fardello dell’af-fitto, diventata una vera zavorra per piccole e grandi attività.

milione di euro spesi solamente per gli affitti delle proprie attivi-tà. Se a ciò aggiungiamo le tasse, i dipendenti, l’elettricità e la pub-blicità si capisce subito che il fat-turato deve essere elevatissimo se si vuole tenere aperto. Tenere aperta una grande firma vuol dire “arricchire” il centro città e, nello stesso tempo, garantire un lavoro a centinaia di persone tra magaz-zinieri, responsabili, commesse e commercialisti. Per adesso le po-che, ma importantissime firme, rimangono e tengono duro per la gioia degli amanti dello shop-ping, dei lavoratori e delle decine di piccoli commercianti che frut-tano la visibilità e la notorietà delle grandi catene. Un gioco che funziona…e speriamo possa con-tinuare a funzionare ancora per molto.

pravvivenza. Una sopravvivenza stentata e rappresentata proprio dagli sconti improbabili, dalle ul-time occasioni, dallo “Svuota tut-to” e infine, dall’ennesimo “Abbas-so e Chiudo”.

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La buonaposizionesi paga a caro prezzoÈ la dura legge del goal..anzi no, del mercato. La visibilità, il prestigio di un’ottima posizione si paga. È un investimento, una decisione che un commerciante deve prendere nel momento in cui decide di aprire un’attività. Investo di più per avere un mag-giore affl usso di clientela. Come si evince dal grafi co dei costi de-gli affi tti, più ci si avvicina alla centrale Piazza del Popolo e più il valore aumenta perché aumen-

ta il numero potenziale di clienti. È questa la dinamica del mercato immobiliare. Una dinamica confermata anche da Santino Nardi, Presidente della FIAIP di Latina, la Federa-zione italiana agenti immobiliari professionali. “Se prendiamo in considerazione gli affi tti dei loca-li commerciali di Corso della Re-pubblica – afferma Santino Nardi, della FIAIP di Latina – non fati-chiamo ad affermare che restano essere i più alti in assoluto per la realtà di Latina. Sono posizioni importanti che il mercato fa paga-re. Nonostante ciò resta evidente il dislivello tra il valore attuale dello spazio e gli incassi reali del-le attività che lo occupano. Dato il momento di crisi i costi degli affi tti non possono considerarsi

adeguati alla situazione che stia-mo vivendo. I costi degli affi tti, per seguire l’andamento attuale, dovrebbero subire un forte ridi-mensionamento”. A questa ne-cessità molti operatori commer-ciali iniziano a strizzare l’occhio a vie leggermente periferiche ma che garantiscono comunque una buona posizione sul merca-to. “Sempre più operatori inte-ressati al commercio nel centro città di Latina – afferma Santino Nardi – guardano con interesse le proposte presenti su via Duca del Mare, in Corso Matteotti o in via Emanuele Filiberto. Queste sono realtà che garantiscono una certa centralità a costi più bassi, come più basso, però, è l’affl usso di persone che transitano dinanzi ad esse”.

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Soffreil commercioal dettaglio

LA PROPOSTA: CALCOLO SULL’INCASSOIl caro affi tti è un problema sia per gli operatori commercia-li, sia per coloro che affi ttano i locali. Da un lato ci sono i com-mercianti, già gravati da tasse e crisi del mercato, che devono fare i conti anche con l’aumento degli affi tti, a Latina è stato re-gistrato in un anno fi no all’8 per cento. Dall’altra ci sono i locatari che si trovano spesso a fronteg-giare situazioni di morosità. In pratica, il danno economico è per entrambe le categorie. In questo contesto, una proposta arriva dal-la Confcommercio che sostiene un’iniziativa in fase di adozione a Milano. “Contro il caro affi tti – af-ferma Italo Di Cocco, presidente dell’associazione che conta 6.300 iscritti - sarebbe opportuno adot-tare un nuovo sistema di calcolo sulla base della tipologia di at-tività, sulla zona e soprattutto sull’incasso. A Milano sta succe-dendo proprio questo. La Fimaa, la Federazione dei mediatori e degli agenti d’affari, che rappre-senta gli agenti immobiliari, ha stretto un accordo con gli opera-tori commerciali affi nché l’affi t-to coincida con una percentuale dell’incasso mensile compresa tra il 10 e il 12 per cento”.

Una nutrita rappresentanza di operatori commerciali e � ri� ici di La� na con in te� a Italo Di Cocco della Confcommercio, martedì 19 febbraio hanno con-segnato le � iavi dei loro negozi al sindaco Giovanni Di Giorgi. Una prote� a simbolica per denunciare l’appesan� mento del carico fi scale su famiglie e im-prese, � e ormai ha superato la soglia del 56 per cento. E la mancanza di cre-dito alle aziende � e in Italia ha vi� o rido� o di oltre 32 miliardi l’erogazione di fi nanziamen� .

Soffre il commercio al dettaglioAnche se non in maniera vistosa, la differenza tra le aperture e le chiusure dei negozi nella città di Latina è negativa. La fotografi a ce la mostrano i dati dell’Uffi cio statistica della Camera di Com-mercio relativi all’anno preceden-te. Ogni caso ovviamente ha le sue specifi cità, ma quando un nego-zio chiude presumibilmente è perché gli affari non vanno bene. Comunque, al di là dei commenti e di presumibili ragioni, i numeri ci dicono che a Latina lo scorso anno si sono iscritte 262 atti-

vità commerciali e ne sono ces-sate 297. La forbice non è estesa fortunatamente, perché è di sole 35 attività. I numeri più alti in negativo ri-guardano gli esercizi non spe-cializzati che vendono prodotti alimentari e bevande (8 iscrizio-ni e 10 cessazioni), il commercio di carburante (3 iscrizioni, 12 cessazioni), i negozi di mobili (3 iscrizioni, 10 cessazioni), il com-mercio di articoli di abbigliamen-to (18 iscrizioni, 26 cessazioni), di calzature e articoli in pelle (1 iscrizione, 11 cessazioni). Questi sono i dati che si riferi-scono al commercio al dettaglio che nel complesso nel 2012 ha registrato a Latina 93 iscrizioni e 144 cessazioni.

All’ingrosso i numeri più signifi -cativi riguardano abbigliamento e calzature (5 iscrizioni, 7 cessa-zioni) e prodotti alimentari, be-vande e tabacco (1 iscrizione, 5 cessazioni). Nel complesso il settore all’in-grosso ha registrato 54 iscrizio-ni e 51 cessazioni. Trend positivo per i punti vendi-ta al dettaglio di frutta e verdu-ra (9 iscrizioni, 5 cessazioni) e di carni (6 iscrizioni, 3 cessazioni), per la manutenzione e riparazio-ne di autoveicoli (11 iscrizioni, 10 cessazioni) e per il commercio ambulante (20 iscrizioni, 13 ces-sazioni). Ma il vero slancio lo ha registrato il commercio per cor-rispondenza o attraverso internet (18 iscrizioni, 10 cessazioni).

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PARTO DA ZEROStorie di imprenditori

Fra i piaceri della vita ai quali gli italiani non possono rinunciare c’è sicuramente il caffè. Ogni momen-to è buono per gustarsi una buona tazzina di caffè, ormai da anni una consuetudine delle famiglie italia-ne. Una sosta durante una giorna-ta lavorativa, una chiacchierata in amicizia davanti ad un caffè sono momenti irrinunciabili nella vita quotidiana di ogni persona. Il caffè è la seconda bevanda più consuma-ta al mondo dopo l’acqua, il secon-do prodotto più commercializzato dopo il petrolio. Due giovani im-prenditori pontini, i fratelli Fran-cesco ed Alessio Buompane, hanno fatto del loro piacere una professio-ne: il marchio Caffè Latino nasce nel 2005 e opera nel settore della distribuzione di macchine del caffè per cialde in comodato d’uso gra-tuito. Con un servizio effi ciente e pratico si conquista nel tempo una vasta clientela tra i privati, negli uffi ci e nella ristorazione. E’ un brand in notevole espansione e crescita, i prodotti sono di altissima qualità ed il rispetto tradizionale del buon caffè italiano è un punto di forza che ne accresce il valore. Il Caffè Latino offre un servizio completo

di PASQUALE DE ROSA

Il metodo Workincoffee

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a chi si lega al suo marchio: le macchine da caf-fè sono semplici da usare ed uni-scono un design elegante ad una robustezza ed affi dabilità dei materiali che non ne compro-mettono la qua-lità del caffè. Le cialde offro-no una misce-

la unica per gusto ed aroma ed il servizio è veloce e professionale in tutto il suo iter dall’ordine alla consegna. I fratelli Buompane sono vicini all’esigenze della clientela e lanciano una nuova sfi da imprenditoriale sul mercato: il “Workincoffee” nasce da un nuo-vo modo di fare business sul mo-dello del network marketing che è importato dai paesi anglosassoni ed abbatte il vecchio modo di fare impresa che non è più possibile in questo stato attuale dell’economia. Il network marketing Caffè Latino rappresenta una seria opportunità di lavoro per i giovani di Latina e dispone di una strategia semplice e funzionale per guadagnare con la bevanda del caffè. Per non lasciare nulla al caso i fratelli Buompane, in collaborazione con il sociologo Gianluca Bellofatto esperto in mar-keting strategico, hanno istituito una loro academy che garantisce agli interessati un percorso forma-tivo associato ad un programma di lavoro per una preparazione speci-fi ca personale e professionale. Per approfondimenti e per scoprire i servizi ed i prodotti della Caffè La-tino visitate il sito web www.cialde-caffelatino.com

Il network marketing dei fratelli Francesco e Alessio Buompane

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La storia delle prime emittenti private del capoluogo pontino da Telelazio e Radio Latina 1

idell ’

PionieriEtere

Se nel Sessantanove l’uomo è arrivato sulla Luna, è ne-gli Anni 70 che ha comin-ciato a cambiare la comu-

nicazione sulla Terra. Nel mitico decennio dei pantaloni a zampa, nasce e si sviluppa un fenomeno destinato a mutare la vita sociale e culturale delle gene-razioni future: quello delle emit-tenti private, nella diversa spe-cifi ca di radio e televisioni, nate e sviluppatesi per interrompere

di ALESSANDRO ZAFFARANO

il monopolio dell’informazione nazionale. In Italia l’ora X scoc-ca nel 1976, anno in cui la Corte Costituzionale sancisce la libe-ralizzazione dell’etere e di fatto sprigiona l’incondizionata poten-za delle cosiddette “radio libere”, attraverso le quali in breve tempo muta completamente la comuni-cazione con gli utenti. Programmi e argomenti si stacca-no dalla rigidità della Rai, musica e politica dominano gli iniziali

palinsesti con linguaggi meno formali, ma con suoni e tempisti-che diverse. Emerge la stereofonia, scono-sciuta anche al cavallo di viale Mazzini, si sviluppa l’interazione con gli ascoltatori con l’esplo-sione degli speaker, insomma si afferma un sistema rivoluziona-rio nel campo dell’informazione e dell’intrattenimento via etere i cui effetti sono tangibili in brevis-simo tempo.

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Latina può vantare di aver dato i natali ad una delle prime cinque emittenti televisive private italia-ne. Nel 1972, quattro anni prima del via libera della Consulta, i fratelli Vittorio e Alberto Lepori, insieme a Roberto Papaverone, fondano Telelazio, seguendo la strada tracciata dall’antesignana Telebiella e seguita anche da Tele Alto Milanese, Napoli TV, Tele San Benedetto e Tele Firenze Libera. Un paradiso esclusivo, dal quale si divulga una moda che ha migliaia di discepoli nei decenni seguenti.Nell’era precedente la liberalizza-zione dell’etere, la comunicazione avviene via cavo. Telelazio, che prima di aprire gli studi storici di Via Cisterna si gestisce da un appartamento privato, per copri-re più di mezza città stende cir-ca 20 chilometri di cavi ed entra nella case dei latinensi solo dopo un lavoro minuzioso ed impegna-tivo. I fi li si stendono da palazzo a palazzo con un amplifi catore di linea (allora l’unica marca era la Philips) ogni cento metri. Da questi amplifi catori partono i cavi che arrivano sulle antenne condo-miniali e permettono di captare il segnale. E’ di certo un modo di-spendioso e grossolano per tra-smettere, ma a Latina fa subito breccia: chi ha il privilegio di rice-vere le immagini comincia ad im-battersi in un diverso tipo di tra-smissione e si gode l’alternativa locale al palinsesto delle due reti Rai. In quel periodo è una manna, anche se non arriva dal cielo.Nel 1976 anche Telelazio si ade-

La TVTelelazio, dai cavi al satellite

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gua alla sentenza della Corte Co-stituzionale, contemporaneamen-te a GBR installa il primo traliccio a Montecavo (da dove si domina la pianura pontina e quella roma-na) e, il 3 febbraio, inizia la sua diffusione via etere sul canale 24 UHF, segnando un’epoca. Fiore all’occhiello della TV latinense è senza dubbio l’informazione, con il telegiornale condotto da Mau-rizio Grandi, storico e indimen-ticabile giornalista scomparso lo scorso anno, affi ancato da croni-sti di spessore come Rita Calic-chia, Susetta Guerrini, Leonardo Marafi ni e Alessandro Panigutti, ma è l’intero palinsesto a diven-tare performante in poco tempo, con programmi di ottima quali-tà, ma anche – e i cinquantenni di oggi lo ricordano con un po’ di

pudore – per i fi lm di serie B e per quelli a luci rosse (l’appuntamento per gli appassionati del genere era il giovedì sera). La TV dei Lepori si aggancia

al circuito di format seguitissimi come Superclassifi ca Show e rag-giunge l’apice negli anni Ottanta, quando si impone anche alla ri-balta nazionale: nel 1982 è l’unica emittente privata accreditata a fi l-mare i Mondiali di Calcio in Spa-gna, quelli vinti dalla nazionale di Bearzot; negli anni successivi è presente due volte al Festival di Sanremo. Il clou nel 1986 quan-do Telelazio si aggiudica il primo premio al Festival del Cinema di Venezia per la trasmissione “Dro-gati non si nasce”, curata e con-dotta da Laura Benatti. Un’altra perla è la trasmissione “100 città”, girata nei paesi delle province di Latina, Frosinone e Roma ma l’in-sieme dei programmi autoprodot-ti è indirizzato a coinvolgere tut-te le fasce di popolazione, anche i più piccoli con giochi effettuati nelle scuole elementari. 27 anni dopo la fondazione, nel 1999, Te-lelazio termina uffi cialmente le trasmissioni: l’azienda passa al gruppo editoriale Sat 2000, già

Maurizio Grandi, storico giornalista di Telelazio, scomparso lo scorso anno

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proprietario della piccola emitten-te laziale Rete Blu Roma, con la quale si fonde prendendo il nome di Telelazio Rete Blu, che cessa di esistere nel gennaio 2010.

Da Doganellacon furoreContemporaneamente alla cessio-ne delle frequenze di Telelazio, a Latina compare nel 1999 un’altra emittente privata, Tele Etere fon-data nel 1984 a Doganella di Nin-fa da Ennio Sarracino. Per costui si tratta del secondo tentativo di insediamento nel ca-poluogo dopo la breve esperien-za di Telelatina durata un bien-nio (1978-1980). Dopo 15 anni di iniziative importanti come la storica diretta del 29 settembre

Susetta Guerrini, Aldo Ardetti

e Rita Calicchia, volti e voci storiche

del giornalismo radio televisivo pontino

Gli studi di Tele Etere nella sede originariadi Doganella di Ninfa

1991 per la visita pastorale di Giovanni Paolo II, un imprendito-re, Antonio Sciarretta, prende in mano le redini dell’emittente. Il nuovo editore punta molto sullo sport per incrementare gli ascol-ti, in particolar modo sul calcio, e si avventura anche sulla carta stampata: diventa proprietario del Latina Calcio e apre un quoti-diano, il Territorio, insieme ad un altro imprenditore, Marco Picca anch’egli folgorato dall’editoria. Malgrado l’ingresso di nuovi soci esplode, anche a causa degli eventi economici globali, una cri-si societaria che porta agli inizi del 2010 alla chiusura del quoti-diano, mentre a luglio dello scor-so anno si spengono anche i ca-nali di Tele Etere. Un breve ma intenso periodo di gloria lo vive anche Antenna Uno, fondata nel 1986 da Claudio e Pie-tro Grande, in collaborazione con Italia 3 Network sulle frequenze dei canali 37 e 42. L’emittente si ritaglia uno spazio importante nel panorama spor-tivo locale con la trasmissione “Passione Calcio”, il cui ospite fi sso settimanale è l’ex calciatore della Lazio Vincenzo D’Amico. Troppo isolato però l’argomento pedatorio per tenere in vita una televisione: nel 1991 Antenna Uno viene ceduta al circuito TVA.

Roberta Siracusa, in uno dei priminotiziari di Telelazio

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Le RadioLa numerounoE’ la vigilia di Natale del 1974. Mentre Papa Paolo IV inaugura l’Anno Santo (rischiando la vita perché alcuni calcinacci gli cado-no vicino all’atto di aprire la Porta Santa), in uno studio di registra-zione di Latina, tre musicisti pon-tini, Gianfranco Iaccarino, Enzo Molinari e Remo Miranda, stanno per dare vita ad una delle prime radio private italiane, Radio Lati-na 1. A spronarli è un personag-gio molto noto nel mondo musi-cale latinense, Mariano De Falco, che da alcuni mesi sta tentando di convincere i tre performers a precorrere la strada delle radio li-bere, che diventeranno veramen-te operative poco più di un anno dopo. Dopo l’iniziale scetticismo, crescente in un’epoca non faci-le dal punto di vista economico (si era in piena crisi energetica), la curiosità per la novità prende il sopravvento su ogni remora. I quattro avventori, organizzatisi con gli strumenti da lavoro, dan-no il via alle trasmissioni mentre la popolazione latinense è presa dai preparativi per il cenone del-la vigilia. “Non posso dimenticare quel momento – ci confi da Gian-franco Iaccarino – sono passati 39 anni ma è come se fosse ieri. Eravamo consapevoli che stava-mo facendo qualcosa di nuovo per quel periodo e per questo motivo volemmo con noi il sindaco di La-tina, Nino Corona, che approfi ttò della circostanza per fare gli au-guri alla cittadinanza. Tutta l’ope-razione di Radio Latina 1 fu una cosa, come si dice, cotta e man-giata. Iniziammo le trasmissioni dopo un solo mese di preparativi, ma in maniera molto cauta an-che perché ognuno di noi aveva il proprio lavoro e perché per noi

inizialmente quell’operazione era poco più di un esperimento. In principio i programmi erano di sola musica, iniziavano alle cin-que di pomeriggio e terminavano a mezzanotte”.Ma l’intuizione di De Falco e soci è fortunata: dopo circa un anno e mezzo dall’improvvisato lancio, il gruppo si trasferisce in via Dan-dolo (diventata la sede storica della radio) grazie all’amicizia con Franco Cucchiarelli che mette a disposizione un locale del grat-tacielo Key. Da lì Radio Latina 1 decolla defi nitivamente nel mon-do dell’etere e in pochi anni si afferma come una delle emittenti radiofoniche più strutturate e se-guite d’Italia, vivendo anni d’oro tra la fi ne degli anni 70 e i primi anni 80. La lista dei collaboratori che contribuiscono alla notorietà di Radio Latina 1 è lunghissima, molti di quei personaggi che in quegli anni partecipano in va-rie forme alla vita dell’emittente (speaker, registi, operatori, com-mentatori, pubblicitari) oggi sono affermati avvocati, giornalisti e imprenditori che ricordano con molta nostalgia quei momenti.

Altrettanto lunga la lista delle fortunate trasmissioni irradiate dalle antenne dei 101 mhz, quasi tutte in diretta e mirate all’intera-zione e al coinvolgimento con gli ascoltatori, attraverso telefonate da casa (o dalle cabine), inviti in studio o programmi a teatro. Tra le tante si pensi al Cantabimbo e ai Giovani Artisti, a Caccia al 13 o Onda Quiz, a Dietro la Lava-gna e al Gonfalone, ma anche ai programmi sportivi con le dirette delle partite del Latina, in casa e in trasferta, e a quelli di approfon-dimento del lunedì. L’apice della notorietà Radio La-tina 1 lo raggiunge nel 1983 quando una selezione dell’emit-tente sfi da in uno stadio Comuna-le gremito la neonata Nazionale Cantanti in una partita di benefi -cenza. Sul prato pontino scendo-no tra gli altri Gianni Morandi, Mogol, Umberto Tozzi e Pupo ed è proprio quest’ultimo che realizza il gol della vittoria per 2-1 supe-rando di testa (!) il portiere ponti-no Paolo Parascandolo. L’incontro è un successone di pubblico e di incasso e l’anno dopo va in scena la rivincita.

Loredana Ferretti e Antonio Di Civita,

tradizionali presentatori del Cantabimbo

di Radio Latina Uno

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Il radioamatoreL’idea di una radio fai da te, versio-ne riveduta e amplifi cata dell’atti-vità del radio amatore, è incarnata a Latina dalla storia di Sergio Raf-fa, senza dubbio uno dei pionieri dell’etere pontina. Proprietario di un negozio di elettrodomestici all’inizio di via del Lido (oggi via Garigliano), nel 1976 Raffa dà li-bero sfogo alla sua passione e si costruisce l’emittente in casa, o meglio nel suo locale. E’ il corona-mento di un sogno iniziato all’età di 14 anni, quando con il nomi-gnolo di 112 si collega con stru-menti artigiani con altri appassio-nati della comunicazione su onde lunghe, proseguito a 17 anni con la creazione del primo rudimenta-le trasmettitore in grado, da Bor-go Faiti, di irradiare musica su onde medie in un raggio di 100 metri. “Nella mia mente – ricor-da ora Sergio Raffa – c’è sempre stata sin da piccolo l’idea di creare qualcosa di più grande e potente, fi no a quella di fondare una radio che potesse abbracciare l’intera provincia”. I sogni son desideri e spesso si tramutano in realtà: nell’anno in cui termina il mono-polio Rai, nasce Radio Pontina 1 il cui nome rende bene il progetto di estendere i propri segnali ben oltre le mura cittadine. Ma l’inizio

è pieno di diffi coltà e l’arte di ar-rangiarsi prende il sopravvento: “Quando ho iniziato a trasmettere all’interno del mio negozio – con-tinua Raffa – non c’erano molte possibilità economiche, era un’at-tività nuova fatta solo per passio-ne e con pochissimi mezzi, con un trasmettitore auto costruito da 5 watt, che al massimo copriva 200 metri. Per ingrandirmi chiesi aiu-to ai miei vicini di allora, il frutti-vendolo, il macellaio, il negozio di scarpe che avevo di fronte. Mi diedero 10 mila lire ciascuno, la colletta ne fruttò circa 100 con i quali comprammo i primi dischi da mettere in onda”. La solidarietà e il contributo degli amici convin-ce Raffa a potenziare la sua creatu-ra e a diffonderla per buona parte dell’agro pontino: in poco tempo

trasferisce la sede centrale a Piaz-za Orazio, dove viene installato un trasmettitore da 200 watt di tra-sferimento per i ponti presenti a Sezze (frequenza 103.500 mhz), San Felice (96.500) e Roccamassi-ma (103.850). A Latina invece la frequenza storica sono gli 88 me-gahertz. Radio Pontina 1 diventa in poco tempo l’alternativa prin-cipale di Radio Latina 1 puntan-do molto sulle novità: è la prima emittente cittadina ad invitare nei propri studi personaggi musicali in voga nel periodo (tra gli altri Mal dei Primitis, Luca Sardella e Tony Moore) e trasmettere le ra-diocronache del Latina calcio in trasferta (a commentarle era Enzo De Amicis, oggi medico e politico molto affermato) e delle partite di basket.

La formazione di Radio Latina che hasfi dato la Nazionale Cantanti nel 1983

Gianni Morandi,ancora in camponel 1984 controRadio Latina Uno

Sergio Raffa, fondatore

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A Latina se scrivi Mario Di Lembo leggi Musica Radio e viceversa. Il connubio nasce il 25 marzo 1976 quando si accendono le frequenze dei 102.850 mhz. Il nome scelto dall’emittente tiene fede all’ispira-zione musicale del fondatore, ma tradisce l’anima controcorrente con la quale il contenitore porterà avanti le proprie passioni. Musica Radio si presenta subito come una radio alternativa e per certi versi di rottura. A cominciare proprio dal genere di musica che trasmet-te e che esce fuori dai canoni abi-tuali: mentre in discoteca e nelle altre radio private impazza la dan-ce music, da via Carducci si propo-ne il rock, questo sconosciuto, un genere per pochi intenditori come sottolinea lo stesso Mario Di Lem-bo oggi: “Sicuramente abbiamo subito fatto parlare di noi – dice – perché andavamo contro le mode. Ricordo che la gente ci chiedeva spesso cantanti melodici come Ju-lio Iglesias, noi rispondavamo con i Deep Purple, i Black Sabbath, Santana e altri. Tutta roba tosta che piaceva solo agli intenditori del genere. In ogni caso quella de-gli anni 70 è stata la musica più bella che sia mai stata prodotta,

La radioantagonista

Lunae le altre

anche perché quello era un perio-do di grandi valori. La musica è lo specchio della società in cui vivi, per questo oggi si ascolta solo ro-baccia”. Musica Radio ovviamente non è solo Rock ma abbraccia tut-ti i generi del pentagramma: negli anni tanti ospiti illustri transita-no negli studi dell’emittente di Di Lembo, dai Matia Bazar ai New Trolls, dal Banco di Mutuo Soccor-so ai giovanissimi Rino Gaetano ed Ivan Graziani. L’evento di mag-gior portata rimane il concerto di Pino Daniele il 24 aprile del 1980 organizzato da Musica Radio al Palazzetto dello Sport. Ma l’antagonismo di Musica Ra-dio si concretizza anche in ambito informativo e politico. L’emittente si fa carico di ospitare tematiche scomode, ma molto attuali in un periodo tragico come quello degli anni di piombo in cui tutto ciò che viene commentato su problemati-che come il lavoro, l’occupazione, il diritto allo studio, è oggetto di controdibattiti spesso affrontati con metodi poco ortodossi. Qual-cuno comincia ad appiccicare co-lorite etichette all’emittente, che di certo non sposa le ideologie dell’amministrazione comunale dell’epoca: “Fummo convocati a rapporto dal sindaco Corona – ri-corda Di Lembo – che era preoccu-pato di questo nuovo canale infor-mativo che aveva idee alternative rispetto a quelle correnti. Intorno

a noi cominciò a crearsi un clima di vera ostilità. Ci bollarono per anarchici, il quotidiano Il Tempo arrivò a defi nirci Radio Mosca, estremisti di destra ci assediarono in Corso Matteotti, tutti segnali della pochezza di questa città. Noi volevamo semplicemente essere li-beri di esprimere le nostre idee e di far parlare chi non la pensasse diversamente dalla maggior parte della popolazione. La nostra tra l’altro era una informazione sinda-cale, e questo dava fastidio”.

Sul fi nire degli anni 70 i buoi sono scappati dalla stalla. Nel panorama dell’etere è un continuo fi orire di nuove piccole realtà radiofoniche. Nel 1979 Enzo Salvagni, Giovan Battista Pastore e Tommaso Ver-de fondano Radio R6, dall’omoni-mo quartiere in cui installano gli studi. La sede inizialmente è in via Don Luigi Sturzo, successivamen-te si sposta di qualche centinaio di metri in via Isonzo nei piani alti dei Palazzi Barletta. E’ il segnale che si vuole costruire qualcosa di grande: in poco tempo cambiano due dei tre soci, Salvagni resta al timone affi ancato dai fratelli Gior-gio e Piero Mazzola, e nel 1982 muta anche la denominazione. E’ l’ora di Radio Luna, la cui dire-zione artistica viene affi data (fi no al 2009) a Gian Maurizio Fodera-ro, oggi conosciuta voce di Radio Rai (ha presentato la trasmissione radiofonica dell’ultimo Festival di Sanremo) all’epoca giovane spe-aker con le doti del predestinato. A proposito di predestinati anche un certo Tiziano Ferro frequenta gli studi della radio, ma siamo or-mai al 1999, con un programma serale cucito su misura per lui. In 32 anni di attività sono tanti gli ospiti musicali di grande presti-gio che si alternano ai microfoni di Radio Luna e molti anche gli eventi organizzati dall’emittente. Uno dei più riusciti senza dub-bio “Una Peugeot dalla Luna”, un programma che, sponsorizzato da una concessionaria del capoluogo,

Carlo Montefuscovoce di Musica Radio

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regala un’autovettura tramite l’e-strazione di circa 35.000 cartoline arrivate in redazione.Negli anni 80 altre radio spuntano ad affollare le frequenze pontine. Nel 1980 nasce Radio Città Nord, da un idea di Biagio Mauro Stup-pello insieme ai suoi amici Fabri-zio Vitali, Francesco Forzellin e Te-renzio Di Mario. La sede è in una villetta della lottizzazione Covelli, il primo periodo il fl ebile segnale non varca le soglie di Latina, suc-cessivamente dopo lo spostamen-to nei nuovi studi costruiti in via Taro, Città Nord diventa sempre

più potente fi no ad arrivare alle porte di Roma ed in provincia di Caserta. Da subito la radio ha un impronta diversa, sia il fondatore che in suoi sodali sono molto ap-passionati di Black Music, in bre-ve tempo diventa la Radio Black di Latina e tutti gli appassionati di quel genere la seguono assi-duamente. Singolare il 1 febbraio 1985, la nascita di Teleradio, giac-chè il fondatore non è né un tecni-co né un musicista ma più sempli-cemente un giornalista diplomato Isef, Renato Di Bella, che installa gli studi in un locale adiacente la

sua abitazione e punta tutto sulle trasmissioni sportive. Il program-ma di punta dei 90.0 megahertz è “90 Sport”. Il 15 marzo del 1992 Teleradio viene assorbito dal net-work nazionale Lattemiele mante-nendo comunque gli studi storici in via Nino Bixio a Latina.Nel 1989 è la volta di Radio Im-magine di Giuliano Radicioli, che ha gli studi a Borgo San Michele e che col tempo cresce in ascolti e popolarità e oggi, grazie al circu-ito costituito con Radio Latina e Radio Monte Giove, è la radio più ascoltata del capoluogo.

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L’eroe mascherato

Toc toc… chi è? L’uffi ciale giudi-ziario… Quando quell’uomo è alla porta siamo ormai all’ultimo sta-dio delle disgrazie che possono capitare al povero cristo di turno che viene raggiunto dalla famige-rata cartella esattoriale pazza. A volte la cifra da pagare è talmente irrisoria che si mette mani al por-tafoglio senza battere ciglio, altre volte, invece, si sbatte la testa al muro dalla rabbia, perché magari il totale dovuto proprio tanto ir-risorio non è, e soprattutto non è tanto chiara la natura del tribu-to! Come prima sortita in difesa dei cittadini insomma, il macchi-noso ma determinato Zerro, si trova di fronte uno degli incubi peggiori cui un cittadino possa andare incontro. La cartella paz-za non è quella che ti arriva per-ché hai dimenticato di pagare la multina dell’ausiliario del traffi co o perché non hai pagato il bollo dell’auto alla Regione Lazio, ma quella che ti colpisce come un meteorite che piomba all’improv-viso dal cielo senza una motiva-zione precisa. Questo mese, tra le varie mail che hanno chiamato in causa Zerro, ha destato parti-colare interesse proprio quella di un residente del capoluogo, rag-giunto da una cartella esattoriale che riporta nella descrizione del tributo da pagare una spiegazio-ne più simile ad un rebus della settimana enigmistica che ad una legittima richiesta di pagamen-to. Il nostro caro concittadino è solo uno dei centinaia di miglia-ia che ogni anno sono vittime del sistema informatico di Equitalia, che non riconosce, e quindi non blocca, le cartelle sbagliate. Equi-talia ha addirittura riconosciuto

di SERGENTE GARCIA

Il caso della cartella pazza

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questi errori, eppure le cartelle continuano a colpire inesorabili. Ma Zerro non ci sta! Ed è pronto a fare luce sull’ennesimo sopru-so ai danni del cittadino. Zerro è già alla ricerca dell’arma migliore da sfoderare per rendere giusti-zia all’oppresso di turno. Anche nel capoluogo, di fatto, abbiamo scovato organismi in grado di se-guire ed assistere chi resta cade nella ragnatela di Equitalia senza motivo. Non ci resta che incrocia-re le spade insieme a loro e dare vita al duello per aiutare il no-stro/nostri malcapitati. Ad Aprile il responso!

Errori e sviste nelle bollette di ignari cittadini

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ASSALTOALL’OFFERTA

Nei supermercati consumatori a caccia dell’acquisto convenientedi SANTA PAZIENZA e PASQUALE DE ROSA

Risparmio, convenienza e qualità. Fare la spesa è una necessità che coinvolge e riguarda tutti senza alcuna distinzione di sorta. Ci siamo fatti un giro tra i supermercati ed i discount principali della città rivolgendo due essenziali domande ai fruitori fi nali del-la catena alimentare. Per quale motivo andate proprio in quel negozio a fare spesa? In quale modo avviene la scelta dei prodotti? Tra qualche diffi denza e qualche battuta, abbiamo ottenuto risposte interessanti dai nostri interlocutori casuali scelti tra la folla di persone che quotidianamente frequenta i punti vendita di generi alimentari.Per una spesa al risparmio, conveniente e di qualità, basta-

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Benedettovolantino

Il poterecrescentedel discount

no poche regole e qualche sug-gerimento per tornare casa con i prodotti giusti nella busta. La nostra ricerca non vuole es-sere un’indagine di mercato, né dare indicazioni precise sulle scelte da fare, ma ha il semplice intento di capire quali sono gli orientamenti dei consumatori. Casalinghe, professionisti, pen-sionati devono fare la spesa, tutti i giorni: ognuno con i propri tem-pi, ma tutti passano alla cassa. Come ci ha detto un signore fer-mato fuori da un supermercato della zona dal forte accento roma-no: “tocca magnà pé campà, che altro te devo dì”.

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Offerte, volantini, sconti, pubbli-cità sui giornali e omaggi di va-rio genere rappresentano uno dei mezzi principali per portarsi a casa prodotti in quantità e con la qualità migliore, al costo più bas-so possibile. Ormai tutti i marchi, sia della grande distribuzione sia del discount, spingono alla mas-sima potenza la comunicazione delle proprie promozioni e offerte alla clientela. Questi mezzi sono ormai una consuetudine di super-mercati e discount e basta butta-re un colpo d’occhio nella casset-ta della posta al nostro rientro a casa per renderci conto di esse-re inondati quotidianamente da pubblicità commerciale. Le perso-ne consultano i depliant con una certa scrupolosità, soprattutto le signore, e preferiscono girare anche più negozi per acquistare i beni ai quali sono interessate. Se serve saltano da un supermercato all’altro per assicurarsi questo o quel prodotto. Il volantino resta la prima discriminante di scelta per fare acquisti: i prodotti in of-ferta attirano sempre l’attenzione e una volta dentro il supermerca-to il cliente è invogliato anche a comprare altro.

Giovanna, casalinga trentacin-quenne con un fi glio di 3 anni, non si fa problemi per questo gi-rovagare: “io faccio la mia spesa

principalmente con i volantini. Seleziono i prodotti che mi servo-no e vado a prenderli dove trovo le offerte migliori. Siamo bom-bardati dai volantini, spostarmi tra i vari supermercati non mi crea alcuna diffi coltà visto che Latina non è mica una metropo-li come Roma, questo mi facilita nel compito. L’importante è sce-gliere gli orari giusti per andare a fare la spesa, tutti i supermer-cati fanno orario continuato”.

E’ fuori da ogni dubbio che negli ultimi anni i discount hanno ac-quisito una fetta di clientela sem-pre superiore. I motivi di questo incremento sono diversi, ma gi-rano principalmente tutti intor-no alla crisi economica che porta sempre più persone ad operare i propri acquisti in questi punti vendita. Eurospin e Lidl rappre-sentano i segmenti forti in Italia

ed a Latina li ritroviamo entram-bi. La forza dei discount sta nel commercializzare prodotti ten-denzialmente non di marche note. Fino a qualche anno fa questo li rendeva deboli e di basso appeal di fronte ai consumatori, ora la situazione non è capovolta, ma è molto cambiata per via del potere d’acquisto sempre più basso degli italiani che consumano sempre di meno beni primari ed essenziali come carne e pesce, per fare un esempio: “fare la spesa all’Euro-spin è diventata un’esigenza piut-tosto che una vera e propria scelta professionale” le parole di Carla, casalinga cinquantacinquenne: “fi no a qualche anno fa io e mio marito ci potevamo permettere senza diffi coltà carne e pesce nel-la bottega vicino casa, oggi non è più possibile per via della crisi e mi sono orientata verso altri po-sti. Con il tempo e l’esperienza mi sono abituata a questo cambia-mento, ritengo importante saper scegliere i prodotti giusti e faccio maggiore attenzione a quello che acquisto, mentre prima, lo dico sinceramente, non ci facevo ne-anche caso”.

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Buoni pastoe prodotti a marchiocome armi

Occhioall’etichetta

Prezzi, ciò che fa la differenza

Per contrastare il crescente svi-luppo dei discount, negli anni i supermercati hanno affi lano le armi e risposto con i prodotti a marchio proprio. I prodotti a marchio proprio sono fatti con gli stessi ingredienti o sostanze di quelli di marche note, confe-zionati negli stessi stabilimenti e con l’unica e netta differenza che riportano sulle confezioni il logo della società per soddisfare la clientela fi nale. Ormai Carrefour, Conad e altri offrono prodotti con il “brand” del supermercato stesso: pasta, scatolame, biscot-ti e tanti altri pezzi si affi anca-no sugli scaffali a quelli delle più famose aziende produttrici. I supermercati si affi dano ad un produttore terzo che confeziona il prodotto con le specifi che im-poste dalla catena commerciale e

la produzione è riconducibile ad esso attraverso un’informazione sull’etichetta. I vantaggi di que-sta operazione sono duplici sia per il produttore sia per il consu-matore che acquista a costi infe-riori e porta a casa prodotti della stessa qualità di quelli di marche affermate: “ormai io faccio la spe-sa acquistando solo i prodotti a marchio del supermercato, le pa-role di Tiziana, disoccupata qua-rantacinquenne con due fi glie, il segreto sta tutto nel controllo delle etichette, facendo atten-zione a dove vengono prodotti i beni. Spesso e volentieri alcuni prodotti vengono fatti nello stes-so stabilimento, l’unica differen-za non sostanziale la trovi scritta sulla confezione, ma incide forte-mente sul prezzo”. Un altro punto a favore dei super-mercati sono i buoni pasto ed in città Carrefour, Conad e Leon li accettano offrendo un servizio in più ai cittadini. Il più delle volte è una scelta societaria dell’azienda, ma i discount non li prendono: c’è un iter burocratico per recupera-re il denaro e per questo preferi-scono evitare a monte il proble-ma.

Leggere attentamente l’etichetta. E’ la raccomandazione più frequen-te che le associazioni dei consu-matori rivolgono al popolo degli acquisti. Nell’etichetta c’è il prezzo e spesso l’occhio si ferma a quella informazione. Ma c’è anche la pro-venienza e la scadenza. La traccia-bilità di un prodotto è la sua carta d’identità e deve essere ben illu-strata, altrimenti il commercian-te è sanzionabile. Il consumatore, da parte sua, evita di incappare in frodi alimentari. In un grande supermercato, inoltre, con miglia-ia di prodotti, spesso è facile non rinnovare la merce scaduta sugli espositori. Quindi occorre fare at-tenzione. E per chi invece pensa di aver pagato troppo può consultare il sito istituzionale del Ministero dello sviluppo economico osser-vaprezzi.sviluppoeconomico.gov.it in cui il Garante dei prezzi, det-to anche Mister prezzi, fornisce i prezzi minimi e massimi registra-ti in ogni località italiana per ogni prodotto merceologico, prestazio-ne di servizi o fornitura di carbu-ranti. Un monitoraggio fi nalizzato a scongiurare speculazioni.

Perché i prezzi degli hard discount sono diversi da quelli applicati dai supermercati della grande distri-buzione? I fattori che incidono sono molteplici, a cominciare dalle spese di gestione. Generalmente i discount tendono a ridurre al mi-nimo i costi per il personale e per il mantenimento delle strutture. Sui prodotti puntano sulla quantità, anche se da qualche anno non tra-scurano la qualità. I fornitori dei discount sono altri rispetto a quelli della Gdo, non hanno marchi alti-sonanti sui quali gravano anche i costi pubblicitari. Si riforniscono in Italia, ma molto all’estero come Austria e Germania. Anche se sugli scaffali non è escluso che spuntino confezioni di prodotti tipici. E’ sta-to notato un prosciutto ciociaro di un noto produttore.

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LATINA Via Emanuele Filiberto, 33 - Tel. 0773.693042 - Fax 0773.1751307

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Fa i tuoi regalie tenta la fortuna!e tenta la fortuna!

Pagare i BOLLETTINI POSTALIPagare i BOLLETTINI BANCARIChiedere e incassare VOUCHER INPSPagare le CARTELLE EQUITALIARicaricare le CARTE POSTEPAYAcquistare RICARICHE TIMPagare il CANONE RAI, l’IMU e il BOLLO AUTOPagare contributi AVCPRicaricare le CARTE PREPAGATE

GIOCARE TROPPOPUÒ CAUSAREDIPENDENZAPATOLOGICA

IL GIOCO È VIETATOAI MINORI DI 18 ANNI

Chiedere e incassare VOUCHER INPS

QUIPUOI

Pagare il CANONE RAI, l’IMU e il BOLLO AUTO

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Il gruppo di acquisto Panacea,linea direttacoi produttori“Eravamo in sei quando abbia-mo iniziato, adesso abbiamo 380 famiglie associate”. A parlare è Massimo Cusumano, responsabi-le del Gruppo di acquisto solidale Panacea di Latina. Il Gas è nato nel 2008. “Doveva-mo trovare un modo per superare la quarta settimana di consumi” continua Cusumano “così abbia-mo trovato un sistema per abbat-tere le spese rivolgendoci diretta-mente ai produttori”.Panacea, infatti, il cui nome ri-vela la funzione, è un gruppo di acquisto solidale che si distingue dai soliti Gas, nel senso che non è necessario creare un gruppo tra gli associati per fare acquisti in massa, ma ogni associato, anche una sola famiglia, può prenotare i prodotti che intende acquistare.

Il risparmio sta nella fi liera corta, perché gli alimenti vengono for-niti da una dozzina di produttori che operano attorno a Latina. En-tro ogni mercoledì, dunque, sul sito panacealatina.it i soci posso-

no scegliere tra le carni di Doga-nella, la mozzarella e i formaggi di Borgo San Michele, l’ortofrutta di Pontinia e il vino di Fogliano. Da Cori arrivano i prodotti da for-no come i dolci, ma c’e’ anche la pasta fresca e i prodotti biologici. Novità in arrivo il pesce e nel lun-go elenco fi gurano anche i deter-sivi. La consegna avviene il gior-no dopo nell’ex mulino Piattella. E siccome le quantità sono sem-pre generose, solitamente vie-ne soddisfatto anche chi non ha prenotato la merce. Non ci sono limiti nelle quantità e un record Panacea lo ha raggiunto con la vendita del Parmigiano Reggiano per sostenere le popolazioni ter-remotate dell’Emilia. Ne sono sta-ti acquistati 47 quintali da enti e semplici cittadini di tutta Italia. Alcuni erano residenti proprio a Modena, ma hanno preferito ac-quistarlo dal gas di Latina.quistarlo dal gas di Latina.

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LATINAPiazza della Liberta, 46 - Telefono 0773.472289

Realizziamo i vostri sogni

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Tutti pazzi per la spesa: l’estremismo americanoImpazza in televisione, sul canale Real Time, un programma realiz-zato in America che propone un modo, ancora inesistente in Ita-lia, di fare la spesa con i coupon ritagliati dai giornali, raccolti sui volantini e in altri modi differenti. Le protagoniste di “Tutti pazzi per la spesa” riescono a fare acquisti nei supermercati e ad acquistare quantitativi enormi di prodotti con pochi dollari grazie agli scon-ti di questi coupon che vengono raccolti in modo maniacale. Per molti è diventato come un lavoro. In Italia non è possibile una pro-mozione simile, non è consentita la cumulabilità dei coupon e frena l’associativismo dei negozi. Per i consumatori italiani resta solo un sogno.

SPAGHETTI 500gr(tipo Barilla)

ACQUA LEVISSIMA NO

NO

NO

NO

NO

NO

NO NO

NO

0,75/kg 1,50/kg 1,00/kg0,79/kg 1,30/kg1,26/kg 1,40/kg 0,99/kg

4,99/kg 4,74/kg 5,46/kg 3,90/kg 5,28/kg 4,99/kg 3,90/kg 5,49/kg

2,79/pezzo 2,54/pezzo 2,99/pezzo2,89/pezzo 2,98/pezzo 2,09/pezzo1,49/pezzo(marchio todis)

12,99/kg 14,99/kg 19,63/kg 18,90/kg 20,99/kg 27,20/kg 23,50/kg 19,97/kg

12,99/kg 14,96/kg 15,99/kg 15,98/kg 15,90/kg 19,49/kg15,20/kg

9,69/kg 7,90/kg 9,50/kg 6,99/kg

2,69/kg 2,49/kg 2,99/kg 2,98/kg 3,99/kg 3,29/kg 2,59/kg

2,69/pezzo 4,35/pezzo 3,59/pezzo 3,69/pezzo2,25/pezzoda 70gr

3,99/pezzoda 90gr

2,39/pezzo

0,73/pezzo 0,75/pezzo 0,75/pezzo 0,80/pezzo 0,70/pezzo 0,71/pezzo

2,15/kg 1,99/kg 2,29/kg 1,39/kg 2,68/kg 2,99/kg 2,19/kg 2,49/kg

1,59/pezzo(marchio eurospin)

0,47/bottigliada 1,5lt

0,50/bottigliada 1,5lt

0,78/bottigliada 2lt

0,50/bottigliada 1,5lt

0,59/bottigliada 1,5lt

0,41/bottigliada 1,5lt

0,37/pezzo(marchio eurospin)

0,43/pezzo(marchio todis)

ARANCE

I PREZZI SONO CONSIDERATI SENZA OFERTE DEL PERIODO

ARISTA DI SUINO

COSCE DI POLLO

STRACCETTI DI BOVINO

ZUCCHINE

MELANZANE

PARMIGIANO REGGIANO30 mesi

BISCOTTI DA COLAZIONE 700GR(tipo macine Mulino Bianco)

PROSCIUTTO PARMA(confezione 100gr)

EUROSPIN LIDL SIGMA TODIS CARREFOUR LEONCONAD PANORAMA

PRODOTTI Discount & Supermercati

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TOR TRE

PONTIL‘enigma sotterraneoDalle rovine dell’antico presidio stradale alle recenti scosse sismiche,

la storia secolare e recente del borgo scorre in profondità

La storia di TripontiumLa via Appia, sin dall’epoca ro-mana, rappresenta una fonte di guadagno, di scambio culturale e umano che solo le località di pas-saggio possono avere. La zona di Latina, nella sua posizione cen-trale tra la Capitale ed il sud Italia rappresentato da Napoli, è sem-pre stata un punto di appoggio per viaggiatori e commercianti che con i cavalli, prima, e con le auto, ora, attraversano in manie-ra veloce la pianura pontina. La palude lasciò spazio alle costru-zioni intorno alla fine del 1700 quando Papa Pio VI decise di co-struire la chiesa di Tripontium (oggi Tor Tre Ponti) affinché i contadini della zona ed i residenti presenti ai confini tra l’entroter-ra e la palude potessero frequen-tare la Santa Messa senza alcuna difficoltà. Come spesso capita, la

di riccardo angeLo coLabaTTisTa

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Chiesa ha rappresentato il primo punto di aggregazione per i citta-dini di Tor Tre Ponti. Un punto di riferimento che, dopo più di tre secoli, continua ad avere una rile-vanza sociale e religiosa.

Perché oggi si chiama Tor Tre Ponti?Oggi, chi passa a Tor Tre Ponti, fa fatica a capire il perché di que-sto nome. Non esiste un ponte evidente né tanto meno si scorge l’esistenza di tre arcate. Le auto che sfrecciano davanti alla chiesa settecentesca possono osservare, senza alcuna diffi coltà, un sema-foro, un bar, un ristorante/pizze-ria e, poco più avanti, un distribu-tore di benzina. In tutto ciò, però, non emerge l’origine di Tripon-tium. Solo chi ha avuto la curio-sità di approfondire la storia del territorio e qualche curioso stu-dioso può capire, e vedere, l’origi-ne di questo nome. Infatti, tra il

bar ed il distributore la via Appia è costretta a passare sopra il fi u-me Ninfa. Sotto l’asfalto moderno, dell’antichissima via romana si possono scorgere tre arcate di un vecchio ponte. Sui tre ponti ci sia-mo, ma la torre di Tor Tre Ponti? Ebbene sì, accanto alle tre arcate la comunità di Ninfa costruì una torre fortifi cata utile a controllare tutto il traffi co commerciale pre-sente sulla via Appia e difendere il mulino di proprietà comunale presente sul lato mare della via Appia. Struttura, quest’ultima, completamente scomparsa. Gli ultimi resti risalgono ad alcuni documenti della prima metà del XVIII secolo quando venne de-scritta come una struttura “deva-stata e diruta”.

La Pianura bludi antonio PennacchiAnche lo scrittore pontino, Anto-nio Pennacchi, con l’aiuto del re-

gista Lorenzo Paulinich ha girato un mini documentario sulla storia di Tor Tre Ponti. Una ricostruzio-ne che fa emergere l’importanza dei reperti ancora presenti nel no-stro territorio e la volontà di poter riscoprire posti ormai dimentica-ti. Nel suo progetto denominato “Pianura Blu”, infatti, Pennacchi mostra piantine e carte antiche e moderne e spiega come realizza-re il progetto e al contempo valo-rizzare e sfruttare turisticamente gli antichi percorsi romani lungo la via Appia, compreso il ponte romano di Tor Tre Ponti, che an-cora oggi resiste al passaggio di auto e tir. “Dalla forza del nostro passato - dice Antonio Pennacchi - possiamo costruire il futuro e una diversa qualità della vita in una provincia che è ormai al collasso”.

L’epicentro del terremotoIn questi ultimi anni Latina è stata costretta a fare i conti con piccole ma continue scosse di ter-remoto. L’evento sismico, che ha interessato più volte la nostra cit-tà, ha il suo epicentro proprio a Tor Tre Ponti. L’amministrazione comunale di Latina, proprio per monitorare una situazione che desta preoc-cupazione alla cittadinanza, ha installato una sonda per lo studio dell’attività sismica a circa 200 metri di profondità. Da centro di scambio commerciale e pun-to strategico per la Santa Chie-sa Romana a centro di studi per le scosse di terremoto. L’INGV

Il perchè di questo nome? Sotto l’asfalto moderno della via Appia si possono scorgere tre arcate di un vecchio ponte

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(Istituto Nazionale di Geofi sica e Vulcanologia), con questa sonda mandata a circa 200 metri sotto terra, punta a raccogliere più dati possibili sulla fenomenologia che sta colpendo il capoluogo pontino dal luglio 2011. Con le tecnologia messe in cam-po dagli esperti si potrà capire l’esatta profondità dell’epicentro dei terremoti e, quindi, la genesi di essi. Nello stesso tempo la base di Tor Tre Ponti sarà utile ad una maggiore comprensione di ciò che sta succedendo in un’area, come quella pontina, considerata ancora come a bassa sismicità.

il recupero nel complessomonumentaleAssieme alla chiesa dedicata a San Paolo, così denominata per volere di Papa Pio VI, l’altro edi-fi cio che caratterizza il centro di Tor Tre Ponti è senza alcun dub-

bio il vecchio convento progettato dall’ingegnere Gaetano Rappini (fi ne 1700). Dopo esser stato uti-lizzato per ospitare la comunità religiosa che ha vissuto per cen-tinaia di anni nell’agro pontino, il complesso, con l’impegno di Ge-lasio Caetani negli anni venti del XX secolo, fu destinato a centro per la raccolta dei prodotti agri-coli provenienti dai poderi. A ri-dosso della prima guerra mondia-le la struttura è caduta in disuso. La Fondazione Roffredo Caetani, grazie all’intesa con la Soprin-dentenza ai Monumenti del Lazio e con il concorso della Regione Lazio, ha riportato la struttura agli antichi fasti, ristrutturando lo storico edifi cio. Nel novembre dello scorso anno il complesso monumentale di Tor Tre Ponti ha riaperto di nuovo le porte al pub-blico riportando in vita un pezzo fondamentale della storia di Tor Tre Ponti.

sito internet: www.tortreponti.comPatrono: San Paoloabitanti: circa 1000

TOR TRE PONTI

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A Carano l’impianto di derseanizzazione più grande d’ItaliaNel capoluogo il problema interessava soprattutto i borghi a nord della città

arsenicoe vecchi sospetti

di marco tomeo

L’ acqua dei nostri rubinetti è finalmente torna-ta ad essere potabile e nella piena fruizione dei cittadini. Dopo quasi dieci anni di proroghe e soprattutto dopo innumerevoli disagi per gli

utenti, finalmente l’acqua di Latina, o meglio quella dei borghi a nord della città, che nel capoluogo erano le zone interessate dal problema, è tornata infatti ad avere valori di arsenico entro i limiti consentiti. Limiti imposti all’Italia, per le zone interessate dalla presenza del semimetallo nelle acque, dall’Unione Europea a se-

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guito degli studi dell’Organizza-zione Mondiale della Sanità, che aveva stabilito che la concentra-zione di arsenico nelle acque po-tabili superiori ai 10 microgram-mi litro, poteva provocare gravi danni alla salute, indistintamen-te per bambini, adulti e anziani. Un tempo obiettivamente troppo lungo, nel quale i veleni non sono stati soltanto quelli riscontrati nelle acque che sgorgava dai no-stri rubinetti e dalle fontanelle pubbliche, ma anche quelli incro-ciati tra istituzioni, e tra queste e i cittadini, uniche vittime come al solito di una situazione che a tratti ha rasentato l’assurdo. Già, perché il fatto di pagare bollette salate per l’utilizzo di sorella ac-qua e ritrovarsi a caricare il baga-gliaio della macchina di bottiglie di plastica al supermercato, o nel-la peggiore delle ipotesi recarsi con tanto di tinozza all’autobotte di passaggio come succede nei paesi sub sahariani dell’Africa, è solo il minimo che potesse capita-re ai cittadini pontini. Quando di mezzo ci va la salute, il discorso cambia, e di parecchio. Soprattut-to se si prendono in considerazio-ne i risultati di uno studio del Di-partimento di Epidemiologia del Servizio sanitario della regione Lazio, pubblicato ad aprile 2012,

secondo il quale la storia dell’ac-qua all’arsenico ha già avuto un impatto sulla salute. Tale studio, di fatto, ha registrato tra il 2005 e 2011, nei comuni dove la concen-trazione di arsenico è superiore a 20 microgrammi, un aumento della mortalità per tutti i tipi di tumore (in particolare polmone e vescica), ipertensione, ischemia cardiaca e diabete. Anche se que-sti risultati dovranno essere con-fermati da ricerche successive, e soprattutto anche se Latina è stata interessata solo in parte dal problema, l’Oms e lo Iarc (Interna-tional agency research on cancer) hanno già accertato che l’arseni-co è un elemento cancerogeno. Quanto basta insomma per fare di questa vicenda una brutta storia con tutti i crismi del caso: con l’in-formazione ai cittadini fatta con il contagocce (proprio come l’acqua buona), e con la gente, ignara, che ha continuato a bere acqua dal rubinetto di casa solo perché consentito da una proroga. L’in-cubo, come detto soprattutto per i borghi a nord della città, nell’ordi-ne Borgo Santa Marina, Montello, Le Ferriere, Bainsizza e Sabotino, è però fi nalmente fi nito. Il gesto-re del servizio idrico alla fi ne di gennaio ha inaugurato il località Carano, nel Comune di Aprilia,

l’impianto di derseanizzazione più grande d’Europa che ha riportato i valori di arsenico al di sotto di quelli giudicati nocivi per la salu-te dall’Oms. Un impianto che ha risolto soprattutto i problemi di grossi centri come Aprilia, Net-tuno e Anzio e che altri territori, come la Tuscia ad esempio, consi-derano un modello, se non altro perché a Viterbo e dintorni, in al-cuni comuni, i valori dell’arsenico sono alle stelle. Proprio grazie a tale impianto, infatti, a seguito di un primo periodo di collaudo, i valori di arsenico in tutti i Co-muni dell’Ato4 sono attualmente inferiori ai 10 microgrammi/litro stabiliti per legge, come dimo-strano le analisi interne effettuate dal gestore, ma soprattutto come confermano le analisi uffi ciali pubblicate dall’Asl. Tali valori, se-condo la nota uffi ciale di Acquala-tina, considerata la recente instal-lazione del derseanizzatore e altre opere accessorie in via di ultima-zione, verranno ulteriormente ri-bassati. Tutto bene quel che fi ni-sce bene insomma, anche se sorge spontaneo, dopo tutto quello che è successo, attendere lo sviluppo di due aspetti che a questo punto ri-sultano fondamentali per scrivere la parola fi ne sull’intera questio-ne. Il primo è quello delle nuove analisi che sia il gestore che l’or-gano preposto per legge, ovvero la Asl, effettueranno nei prossimi giorni, per confermare la bontà degli interventi messi in campo. E a tal riguardo sarebbe opportu-no impostare una massiccia cam-pagna informativa da parte del gestore, della Asl e dei Comuni che prima erano interessati dalla problematica, per divulgare tra la cittadinanza la buona notizia, considerato che sono ancora mol-tissime le persone, che tra fram-mentaria ed a volte anche errata informazione da parte dei media e fi ducia nelle istituzioni a dir poco ai minimi termini, continua-no ad aspettare l’autobotte con la tanichetta in mano o a spendere centinaia di euro per l’acquisto di acque in bottiglia, utilizzate anche per cucinare e per l’igiene personale. Il secondo è attende-re l’aggiornamento dello studio epidemiologico che stabilisce se

Il Piano per fronteggiare l’arsenico nell’ATO 4 - Lazio Meridionale ha previsto investimenti per 17 milioni di euro, già realizzati o in corso di ultimazione; di questi, 2,3 milioni dovranno essere fi nanziati dalla Re-gione Lazio. Lo sottolinea Acqualatina nell’opu-scolo in cui illustra il funzionamento dell’imponente dearsenizzatore rea-lizzato in località Carano ad Aprilia. Dei 9 impianti installati, quello a ser-vizio di Carano-Giannottola, infatti, risulta essere il più grande d’Italia nel suo genere. L’impianto è in gra-do di rimuovere l’arsenico e garan-

tire acqua potabile nei Comuni di Aprilia, Anzio, Nettuno e nei borghi nord del Comune di Latina (Borgo Sabotino, Borgo Santa Maria, Borgo Montello, Borgo Bainsizza, Borgo Le Ferriere). La portata dell’acqua trat-tata è di 360 litri/secondo. Proviene contemporaneamente da sei diversi pozzi, i quali inviano i singoli fl ussi all’interno di una vasca d’accumulo. L’impianto utilizza 16 fi ltri disposti in parallelo. La rimozione dell’ar-senico avviene tramite l’utilizzo di minerali che lo attraggono, minerali granulati a base di ferro nelle sue di-verse forme.

Un impiantoda tremilionidi euroIl Piano per fronteggiare l’arsenico

Un impiantoUn impianto

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Il problema dell’arsenico nell’acqua potabile è da tempo alla ribalta. Su tutti i media si esaminano i limiti di tollerabilità, si illustrano tabelle per calcolare i famosi microgrammi per litro, si fanno i confronti tra le acque dei vari pozzi, addirittura tra le acque minerali in commercio.Un fatto è certo: la presenza di arsenico nell’acqua è dannosa per la salute e, �nchè le Istituzioni non combatteranno a fondo questo problema, non alzando i valori di accettabilità ma depurando le acque, occorre difendersi, in quanto l’unico valore di arsenico che non fa aumentare il rischio dei tumori è zero (secondo la classi�cazione dell’Agenzia di ricerca sul cancro I.A.R.C.).Informarsi è la prima cosa e il compito del nostro giornale è proprio questo: dare indicazioni sul modo migliore per salvaguardare la nostra salute. Abbiamo già parlato sulle nostre pagine della Fonte San Giuseppe di Aprilia, un “angolo di paradiso” nato dal duro lavoro della famiglia Clazzer che su un terreno ereditato e abbandonato hanno realizzato un complesso termale di notevole bellezza e qualità. Ottenuta la concessione mineraria di acqua minerale naturale da parte della Regione Lazio e il riconoscimento terapeutico da parte del Ministero della Salute come acqua indicata per le diete povere di sodio, la Fonte San Giuseppe e divenuta un punto di riferimento per chi vuole avere acqua buona. Infatti, è questa è l’argomento più interessante per la nostra salute, ogni mese vengono eseguite analisi microbiologiche e chimiche per tenere sempre sotto controllo le caratteristiche dell’acqua, che devono mantenere dei requisiti ben precisi. Una sicurezza per i proprietari della Fonte ma anche per tutta la gente che preferisce approvvigionarsi agli impianti che sono stati realizzati in acciaio puro per evitare che il sapore dell’acqua venga alterato.

Ma veniamo all’arsenico: nell’acqua “ San Giuseppe”, dalle analisi e�ettua-te non se ne trova quasi traccia: lo 0,001 mg/L, praticamente quasi assente.Percentuale rilevata dal Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza di Roma e con il monitoraggio costante dell’Arpa Lazio di Latina e della ASL di Aprilia, che ne confer-mano la purezza sia a livello Microbiologico che chimico-�sico.Altro grande punto che gioca a favore dell’acqua della fonte di San Giusep-pe è che la stessa si trova lontano dal centro abitato, industriale e dal tra�co. La fonte è immersa in quasi 100 ettari di prato e bosco che di certo non favoriscono l’inquinamento. Vi consigliamo quindi, se ancora non ci siete stati, di recarvi alla fonte San Giuseppe (tra l’altro avrete anche la sorpresa di trovarvi un laghetto per la pesca sportiva, un ristorante pizzeria dove si o�rono prodotti tipici e naturali come il miele il formaggio e il vino sfuso di Olevano dolce) che si trova ad Aprilia in località Pontina Vecchia al Km 37,500 (da Latina e da Roma uscita Ardea - Casalazzara) in Via Torre Bruna 65. Una vera passeggiata di salute. Il telefono è 06 9256003.Aperto tutti i giorni (ecluso il lunedì), dalle 8.00 alle 18.00.

ARSENICO? No, grazie.La purezza dell’acqua della Fonte San Giuseppe ad Aprilia (LT)

ORARIInverno

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APRILIA via Torre Bruna 65 - Tel. 06.9256003 (Località Pontina Vecchia km 37,500) - da Roma e Latina: uscita Ardea - Casalazzara

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più bassa. Solo 0,001 mg/lt Certificata

ANALISI CHIMICA E FISICO-CHIMICA DI ACQUA MINERALEDenominazione dell’acqua minerale: SAN GIUSEPPE POZZO 1Località: Torre Bruna - Aprilia (LT)Prelievo del 27/11/2012: verbale di prelievo ASL allegatoN° prot. 19/2012 del 27/11/2012Data esecuzione analisi: dal 27/11/2012 al 15/12/2012

Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie InfettiveP.le A. Moro n° 5 - 00185 Roma

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LATINA Largo Cavalli, 7Tel. 339.2937683 - 338.8836776 - U�cio 0773.602478 - [email protected]

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03.2013 | NUMERO ZERO | 57

effettivamente e in che misura, esista una concausa ed un nesso tra le patologie riscontrate tra i residenti nei centri dove i valori di arsenico erano oltre quelli con-sentiti dall’Organizzazione Mon-diale della Sanita e dall’Unione Europea, e appunto la presenza fuori tabella del semimetallo nel-le acque. Ha pienamente ragione il Direttore uscente del reparto Acque Potabili dell’Istituto Supe-riore della Sanità, Dott. Massimo Ottaviani, quando afferma “ Che alla luce degli interventi messi in campo, è arrivato il momento di azzerare tutte le polemiche poi-ché, se in alcuni momenti le stes-se sono state anche utili ad accele-rare gli interventi, ora non hanno altro scopo che quello di creare inutili allarmismi”. Ma hanno an-che ragione quei cittadini, quegli amministratori e tutti coloro che si sono spesi per far luce su que-sta vicenda, nel pretendere una risposta. Gli sviluppi dello studio condotto dal Dipartimento di epi-demiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio, ci faranno capire se si può tirare un sospi-ro di sollievo anche per quanto avvenuto in passato o, diversa-mente, dare il via ad un percorso che porti a capire di chi sia stata la responsabilità di un eventuale avvelenamento.

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Fontanino Borgo Santa Maria

Fontanino Borgo Santa Maria Latina

Fontanino Borgo Montello

Fontanino Borgo Sabotino Latina

Fontanino Borgo Santa Maria

Serbatoio Borgo Bainsizza

Fontanino Borgo Grappa Latina

Fontanino Borgo Bainsizza

Fontanino Borgo Sabotino

Fontanino Borgo Montello

Serbatoio Borgo Sabotino

Fontanino Capoportiere Latina

Fontanino Borgo Sabotino

Fontanino Borgo Santa Maria

Fontanino Borgo Santa Maria

Fontanino Borgo Santa Maria Latina

Fontanino Borgo Le Feriere

Fontanino Borgo Santa Maria

Fontanino Borgo Bainsizza

valore

valore

punto campionamento

punto campionamento

B.go Montello/B.go Le Ferriere/B.go Bainsizza/B.go S. Maria/B.go Sabotino/Lungomare - Comune di Latina - Anno 2012/2013

valore medio arsenico µg/L

(si attendono prelievi più recenti a seguito dei campionamenti del gestore e dell’entrata a pieno regime del derseanizzatore)

MonitoraGGio arsenico acQUaLatina

MonitoraGGio arsenico asL

Come tutti gli elementi presenti nei minerali e nelle rocce delle nostre montagne, anche l’arseni-co viene sciolto in piccole quanti-tà dall’acqua piovana che percola nel terreno e raggiunge la falda. L’infi ltrazione dell’elemento chi-mico è legata alla vicinanza con territori di origine vulcanica. L’organizzazione mondiale per la sanità ha proposto di limitare il più possibile l’assunzione di arse-nico da parte dell’uomo. Dato che l’acqua potabile viene consumata quotidianamente ed è l’unico ali-mento che può essere controllato

acqua, i limiti per la salute

con sicurezza, l’Unione Europea ha deciso di abbassare la concen-trazione massima ammissibile di arsenico nell’acqua potabile a 10 microgrammi al litro (µg/l). Que-sto signifi ca che un uomo assu-me con l’acqua potabile (2 litri al giorno) in tutta la sua vita (circa 70 anni) non più di 0,5 grammi di arsenico. Con questa direttiva la salute umana viene tutelata an-cora di più dai possibili danni di un’assunzione troppo alta di arse-nico.

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Pane, amoreUno dei mestieri piu essenziali nel racconto di un artigiano pontino

Il panettiere, un pò uomo e un pò supereroe,sempre in divisa bianca

e... tradizione

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di LUCA MORAZZANO

A scrutarne gli spostamen-ti o gli orari, rischiamo di confonderlo per un mostro notturno, per un

nottambulo o per un giustiziere mascherato. Se invece proviamo a seguirlo, calato nella sua unifor-me (completo bianco composto di scarpe, calzoni, maglietta e grem-

biule quasi sempre tutto in rigo-roso bianco, debitamente coperto con sciarpa, cappello, e giubbotto quando fa freddo) a recarsi ogni notte, verso la mezza, sul luogo del suo quotidiano misfatto (che poi misfatto non è), scopriremo il nostro panettiere! Una sorta di su-pereroe che nel cuore della notte,

quando gli altri vanno a dormire, o addirittura sono già sprofonda-ti nella fase più profonda del loro sonno, si alza, esce di casa, inforca il suo mezzo di trasporto e si reca a lavoro per far si che tutti noi, il giorno dopo, già dal primo matti-no, al negozio troviamo del buon pane fresco, magari ancora caldo

Page 60: Numero Zero marzo

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di Giorgio, Anna e Sergio BeltraniSommelier Professionisti

Cucina tradizionaledi alta qualitàCarne Italiana certi�cataDolci di nostra preparazionePane e Pasta di antica ricetta di FamigliaMenù di pesce per l’estateCene-Degustazione a tema in collaborazione con chef di altre regioni Italiane perla di�usione dei prodotti del territorio Vini Locali e Nazionali, Spumanti e Champagne, Selezione di Rum, Armagnac, Whisky, Cognac, Ra�nata Gastronomia, Vasta Scelta di Salumi e Formaggi Italiani, Cioccolato Italiano dei “Mastri Cioccolatai” artigianali.

Page 61: Numero Zero marzo

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Specialmente il venerdì, quando il lavoro per il sabato è maggio-re, i tempi si dilatano e quindi de-dichiamo più margine alle pizze che, oltre a mettere pronte per la vendita del giorno dopo, mangia-mo noi stessi lavoratori del forno, creando un clima festoso e sereno che, nonostante gli sforzi, aiuta molto alla buona riuscita del la-voro. Non manca nemmeno l’oc-casione in cui vengono a bussare alla porta ragazzi che vogliono acquistare la pizza per uno spun-tino notturno. Soprattutto nei paesi infatti, nel fi ne settimana, i ragazzi, prima di rientrare a casa dopo una notte brava, non è raro che sostituisca-no cornetto e cappuccino con un bel pezzo fumante di pizza bianca con l’olio buono. Tornando alle fatiche del fornaio, è lui stesso a confi darci, e visto il tepore che avvertiamo mentre fuori gela non possiamo che cre-dergli, in questo periodo segui-re la cottura, con il forno caldo, è addirittura piacevole perché ci

si scalda mentre all’esterno la co-lonnina di mercurio dei termome-tri fl uttua intorno allo zero e va pure sotto. Parlando ci rendiamo conto che la catena di produzione del pane non conosce soste tranne che il sabato. Il racconto svicola su al-cuni aneddoti di alcune giornate limite in cui è toccato lo stesso andare a lavoro; ben oltre la piog-gia e la grandine il vento fortissi-mo, pure quando ha nevicato vi-sto che la coltre bianca il giorno dopo non ci sarebbe stata più e la gente si sarebbe aspettata la sua solita pagnotta al mattino. Fare il pane vuol dire sacrifi cio, per gli orari e per i fattori atmosferici cui si è sottoposti di notte ma è così che va fatto, altrimenti, la mattina dopo il pane sugli scaffa-li non arriva. Prima di salutarci ci siamo addentrati nel racconto del procedimento vero e proprio della preparazione: messi sui ta-voli gli ingredienti, il panettiere procede con l’impasto (all’incirca appena passata la mezzanotte).

Accennate en passant nel prece-dente articolo, andiamo ora ad affrontare nello specifi co le fasi tre fasi del processo della pani-fi cazione, attraverso le quali, da tre semplici ingredienti prendo-no forma le pagnotte che arriva-no poi sulle nostre tavole:1 – Impasto: deve essere omo-geneo, senza grumi e ridurre a una massa omogenea farina, ac-qua, lievito e sale. Le proteine vegetali a contatto con l’acqua formano una sostanza colloida-le detta glutine. In questa fase i composti solubili (zuccheri, sale) si sciolgono, mentre quelli inso-lubili, come l’amido e le glutine aumentano di volume.2 - Lievitazione: generalmente a temperature comprese tra 22 e 30 gradi, l’amido viene attac-cato da alcuni enzimi presenti naturalmente nella farina del-la maggior parte dei cereali, si scompone in zuccheri più sem-plici che sono attaccati dal lie-vito con produzione di anidride carbonica. L’impasto si gonfi a per la presenza del gas svilup-pato dall’interno, mentre alcuni processi secondari di fermenta-zione producono acidi (acido lat-tico e acetico) che rendono più digeribile il pane.3 - Cottura: a temperature com-prese tra 180 e 250 C, l’anidri-de carbonica fuoriesce dal pane, lasciandolo poroso, gli zuccheri sulla superfi cie ‘caramellizzano’ conferendo il colore dorato tipi-co della crosta e l’acqua in par-te evapora dando consistenza al pane.

Le fasi dellapanifi cazione

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Specialmente il venerdì, quando il lavoro per il sabato è maggio-re, i tempi si dilatano e quindi de-dichiamo più margine alle pizze che, oltre a mettere pronte per la vendita del giorno dopo, mangia-mo noi stessi lavoratori del forno, creando un clima festoso e sereno che, nonostante gli sforzi, aiuta molto alla buona riuscita del la-voro. Non manca nemmeno l’oc-casione in cui vengono a bussare alla porta ragazzi che vogliono acquistare la pizza per uno spun-tino notturno. Soprattutto nei paesi infatti, nel fi ne settimana, i ragazzi, prima di rientrare a casa dopo una notte brava, non è raro che sostituisca-no cornetto e cappuccino con un bel pezzo fumante di pizza bianca con l’olio buono. Tornando alle fatiche del fornaio, è lui stesso a confi darci, e visto il tepore che avvertiamo mentre fuori gela non possiamo che cre-dergli, in questo periodo segui-re la cottura, con il forno caldo, è addirittura piacevole perché ci

si scalda mentre all’esterno la co-lonnina di mercurio dei termome-tri fl uttua intorno allo zero e va pure sotto. Parlando ci rendiamo conto che la catena di produzione del pane non conosce soste tranne che il sabato. Il racconto svicola su al-cuni aneddoti di alcune giornate limite in cui è toccato lo stesso andare a lavoro; ben oltre la piog-gia e la grandine il vento fortissi-mo, pure quando ha nevicato vi-sto che la coltre bianca il giorno dopo non ci sarebbe stata più e la gente si sarebbe aspettata la sua solita pagnotta al mattino. Fare il pane vuol dire sacrifi cio, per gli orari e per i fattori atmosferici cui si è sottoposti di notte ma è così che va fatto, altrimenti, la mattina dopo il pane sugli scaffa-li non arriva. Prima di salutarci ci siamo addentrati nel racconto del procedimento vero e proprio della preparazione: messi sui ta-voli gli ingredienti, il panettiere procede con l’impasto (all’incirca appena passata la mezzanotte).

Accennate en passant nel prece-dente articolo, andiamo ora ad affrontare nello specifi co le fasi tre fasi del processo della pani-fi cazione, attraverso le quali, da tre semplici ingredienti prendo-no forma le pagnotte che arriva-no poi sulle nostre tavole:1 – Impasto: deve essere omo-geneo, senza grumi e ridurre a una massa omogenea farina, ac-qua, lievito e sale. Le proteine vegetali a contatto con l’acqua formano una sostanza colloida-le detta glutine. In questa fase i composti solubili (zuccheri, sale) si sciolgono, mentre quelli inso-lubili, come l’amido e le glutine aumentano di volume.2 - Lievitazione: generalmente a temperature comprese tra 22 e 30 gradi, l’amido viene attac-cato da alcuni enzimi presenti naturalmente nella farina del-la maggior parte dei cereali, si scompone in zuccheri più sem-plici che sono attaccati dal lie-vito con produzione di anidride carbonica. L’impasto si gonfi a per la presenza del gas svilup-pato dall’interno, mentre alcuni processi secondari di fermenta-zione producono acidi (acido lat-tico e acetico) che rendono più digeribile il pane.3 - Cottura: a temperature com-prese tra 180 e 250 C, l’anidri-de carbonica fuoriesce dal pane, lasciandolo poroso, gli zuccheri sulla superfi cie ‘caramellizzano’ conferendo il colore dorato tipi-co della crosta e l’acqua in par-te evapora dando consistenza al pane.

Le fasi dellapanifi cazione

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Oh perbaccolievita!Completato l’impasto, come detto, lo si mette a riposare (meglio se coperto per garantire una tem-peratura più alta) dando il via al procedimento di lievitazione (che può variare a seconda del tipo di lievito utilizzato e pure a seconda della temperatura esterna ma che in genere termina almeno un paio di ore dopo). Al termine della lievi-tazione avviene la pezzatura delle pagnotte che poi vengono messe in forno per la cottura. Al termine della stessa cottura (tra le 3.00 e le 5.00), ancora bollenti, le pagnotte vengono messe nei sacchi di carta della farina impiegata nell’impa-sto delle stesse, oppure in grosse ceste (è importante che comun-que continui a respirare). Più tar-di verrà caricato nei furgoni che, prima dell’alba, partono per effet-tuare una distribuzione capillare che di fatto si conclude all’aper-tura dei negozi, quando i clienti sul bancone possono già trovare svariati tipi di pane. Questo però

è un problema che non riguarda il nostro panifi catore che, a cottura ultimata, mese le pagnotte pron-te, rimette il giubottone e se ne ritorna a casa a dormire, mentre la città inizia a svegliarsi. Di lì a poco, nella routine della giornata di tutti noi, ci sarà anche l’anda-re a comprare il pane che più ci aggrada; a seconda della farina impiegata, dalla quantità di sale, dal tempo di lievitazione imposto e dal tipo di taglio adoperato sul-la massa, prendono infatti forma una moltitudine di prodotti. Oltre alle classiche pagnotte tondeg-gianti e alte, ci sono quelle più basse, quelle allungate che pren-dono il nome di fi loni, quelle con il buco in mezzo chiamate ciam-belle (fi loni e ciambelle sono par-ticolarmente indicate ai consuma-tori che prediligono assaporare più crosta rispetto alla mollica). Ma con l’impasto del pane, spes-so lavorato anche privo di sale (soprattutto in Toscana) per dare vita al pane sciapo, vengono fatti anche i panini (rosette, tartaru-ghe, ciabatte), oltre che la pizza (specialmente quella bianca); per tutti comunque, buon appetito con tanto buon pane.

Oggi la stragrande parte della pro-duzione panettiera quotidiana avvie-ne a livello industriale. I bisogni di quantità sempre maggiori, la veloci-tà richiesta, e la ricerca di un prezzo sempre più competitivo, hanno in-trodotto di tecnologie e macchinari industriali all’interno del processo di panifi cazione dove il panettiere resta quasi una sorta di supervisore. Anni addietro però il mestiere del panet-tiere era quello di un artigiano, la cui perizia e passione erano ingre-dienti fondamentali per la riuscita di un prodotto non solo buono, ma capace di durare più giorni rispetto alle pagnotte che compriamo al su-permercato. La lavorazione di un prodotto frut-to della miscelazione di acqua, sale, lievito e farina porta infatti con se secoli di storia e di racconti. Farsi il pane in casa era usanza assai diffu-sa, e chi lo ha assaggiato giura che il pane migliore di oggi non è nemme-no paragonabile per bontà e fragran-za a quello di un tempo. Soprattutto nei paesi, ogni quartiere aveva il suo forno, periferia compresa. I forni erano di proprietà delle fami-glie ricche che però non ci lavorava-no e lo davano in gestione alle “for-nare”. E ogni forno era un via vai di “cariatore” che portavano le pagnot-te impastate e attendevano il loro turno per cuocere. Ma se ogni donna portava il suo pane a cuocere una volta a settimana, le pagnotte che la-sciava in dote per pagare la cottura, servivano al forno per la vendita a chi il pane non se lo faceva. Un capitolo a parte lo merita il lievi-to utilizzato nella panifi cazione di un tempo. Lontano anni luce dai prodot-ti industriali utilizzati oggi, allora si usava infatti il “criscolo” che niente era che un pezzo di massa non ricre-sciuto e tenuto da parte dalla panifi -cazione del giorno prima in un sus-seguirsi lungo anni se non decenni. Un’immagine pittoresca e romantica tanto quanto quella delle stesse ca-riatore che a notte fonda facevano il giro ad avvisare le clienti che era il momento di ammassare perché il forno era stato acceso. Questo segno dava il via al rituale che si conclude-va al mattino quando le pagnotte cot-te, ancora calde, venivano riportate a destinazione su immense “spase” (teglie di legno) che le cariatore si poggiavano sulla testa prima di par-tire per il giro, giorno dopo giorno.

Il gustodi una voltaQuando non c’eranoi macchinariindustriali

Vademecum per l’acquisto del pane contro violazioni e frodi Oltre che l’appagamento del gu-sto personale (a non tutti piace di più lo stesso pane) ognuno di noi, quando va a comprare il pane, dovrebbe imparare a far caso ad alcuni particolari anche se l’attività di controllo della vendita e del trasporto del pane da parte delle autorità permette di accertare l’eventuale manca-to rispetto delle norme in mate-ria di trasporto e di vendita del pane. Le violazioni potenziali si riferiscono alla mancata osser-vanza delle norme igieniche nel trasporto del pane (recipienti privi di coperchio e non protet-ti dai rischi di contaminazione), mancata esposizione dei prezzi

del pane sui banchi di vendita e dell’indicazione del tipo di pane. Particolarmente radicato l’abu-so relativo alla vendita del pane a pezzi e non a peso, come do-vrebbe avvenire a tutela del con-sumatore: la vendita del pane a pezzi rappresenta una delle principali frodi in materia ali-mentare che viene commessa in danno del consumatore, insieme alla vendita di pane appesantito dall’ umidità perché non porta-to alla cottura dovuta. Le frodi non escludono la vendita di pane speciale con l’impiego di gras-si diversi da quelli consentiti, come non escludono la vendita di pasta di semola di grano duro ottenuta con la miscelazione di sfarinati di grano tenero. Il pane venduto senza la previa pesatura rappresenta una frode di parti-colare gravità, perché non è raro il caso della vendita di pane per un certo peso, quando di fatto si tratta di una quantità inferiore.

Occhio alle... briciole

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Il calcio come si sa è il gioco sportivo più po-polare in Italia ed è praticato largamente sia a livello agonistico che amatoriale. Tuttavia è anche uno sport ad elevato rischio di infor-tuni. Gli arti inferiori costituiscono la sede maggiormente interessata, il ginocchio è l’ar-ticolazione più frequentemente coinvolta. Le lesioni di maggior riscontro sono quelle a carico delle strutture legamentose, in particolare del legamento crociato anteriore (LCA) e del lega-mento collaterale mediale (LCM), seguono le lesioni meniscali e le lesioni condrali, più rare risultano essere le lesioni del legamento crocia-to posteriore (LCP) e del legamento collaterale esterno (LCE). Le lesioni del LCA si veri� cano prevalentemen-te con meccanismo indiretto, mentre le lesioni del LCM avvengono spesso dopo un contrasto con l’avversario, le prime hanno indirizzo chi-rurgico, le seconde prevalentemente conserva-tivo. I principali fattori di rischio sono rappresentati da: elevato numero di partite, agonismo esaspe-rato, aspettative esagerate, mancanza di idoneo allenamento, alimentazione errata, stress.Un precoce e corretto inquadramento diagno-stico risulta fondamentale al � ne di proporre ed e� ettuare nel calciatore con lesione del LCA un congruo trattamento che gli consenta di riacquisire e migliorare le abilità motorie ante-cedenti al trauma per poter tornare a praticare l’attività sportiva ai livelli precedenti il trauma.La diagnosi avviene grazie all’anamnesi, l’esame obiettivo con l’esecuzione dei test clinici e l’in-dagine strumentale. In fase acuta il ginocchio può risultare tume-fatto e dolente, quindi di� cile da manipolare, quindi è preferibile applicare il famoso proto-collo RICE (riposo-ghiaccio-compressione-ele-

vazione) in modo far sgon� are l’articolazione e permettere entro qualche giorno all’ortopedico esaminatore di eseguire un valido esame obietti-vo e funzionale. Obiettivamente in mani esper-te è già possibile far diagnosi di lesione del LCA ma anche di possibili lesioni associate(menischi, lesioni periferiche capsulari e legamentose). Nelle prime ore dopo il trauma, lo specialista può ritenere opportuno eseguire un’artrocen-tesi (cioè svuotare l’articolazione tumefatta). Questo gesto ha una � nalità sia diagnostica(in caso di presenza di sangue è presumibile una le-sione legamentosa), sia terapeutica, (alleviare il dolore provocato dalla distensione della capsula articolare).I test clinici valutano l’entità della lesione, ri-cordiamo che l’instabilità legata alla lesione del LCA è di tipo rotatorio antero-laterale(ALRI)La conferma della lesione del LCA avviene gra-zie all’analisi strumentale. L’esame radiogra� co del ginocchio nelle due proiezioni standard è indispensabile per escludere eventuali lesioni ossee. Per la valutazione di lesioni legamen-tose, meniscali o cartilaginee, il gold standard diagnostico è rappresentato dalla risonanza ma-gnetica. Esiste però una discreta percentuale di falsi negativi, cioè di fronte ad una clinica posi-tiva la RM può essere negativa, in quanto essen-do un esame statico se il LCA si stacca dall’in-serzione femorale e si appoggia a balia sul LCP il campo elettromagnetico capta il segnale ma

il legamento è rotto. A questo punto diventa importante l’esame funzionale biomeccanico, test isocinetico, KT-1000 o 2000(artrometro), pedane di forza e valutazioni propriocettive.L’approccio terapeutico alla lesione del LCA è generalmente di tipo chirurgico, la rico-struzione può avvenire utilizzando graft autologhi(tendine rotuleo, semitendinoso e gracile raddoppiati o solo semitendinoso a dop-pio o triplo fascio, il tendine quadricipitale) o autologhi(da cadavere fresh frozen) o anche le-gamenti arti� ciali.La chirurgia ovviamente deve essere seguita da un programma riabilitativo personalizzato pro-gressivo della durata di circa 5-6 mesi.Qualora non si procedesse al trattamento chi-rurgico il rischio principale nella prosecuzione dell’attività sportiva, soprattutto agonistica, è quello di andare incontro ad episodi ripetuti distorsivi e microtraumatismi, che potrebbero ledere e/o degenerare le altre strutture articolari, menischi, cartilagine e legamenti periferici.

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La lesione del legamento crociato anteriore (LCA) nel calciatore

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Quante volte abbiamo fatto colazione in fretta e furia per correre al lavoro e ci siamo dimen-ticati di pulirci i denti? Quante volte ci siamo trovati in un bar o in un ristorante e non abbia-mo avuto la possibilità di farlo. E quante volte, invece, pur volendo farlo, ci siamo dimentica-ti lo spazzolino e il dentifricio e non abbiamo dedicato almeno due minuti all’igiene dentale facendo passare anche un’intera giornata. Se ci pensiamo bene, è accaduto molte volte. E, senza voler ingenerare un senso di colpa, forse quel gesto tanto sottovalutato avrebbe potuto prevenire quella dolorosa carie che vi ha spediti dritti dritti dal dentista. I consigli per una cor-retta prevenzione sono semplici e metodici. Ba-sta ricordarsi di lavarsi i denti dopo ogni pasto. “Anche dopo aver fatto merenda – sottolinea la dottoressa Claudia Marinella Mancini, specia-lista in ortodonzia – L’igiene dei denti si tutela pulendoli con lo spazzolino, subito dopo aver mangiato, in ogni momento della giornata. An-che il � lo interdentale deve essere un’abitudine e può diventare un segno che qualcosa non va. Se si rompe, infatti, vuol dire che si è sviluppata una carie o che un’otturazione non è stata ese-

guita nella giusta maniera”. Ma tra le sane consuetudini non deve mancare il controllo periodico, ogni sei mesi è consiglia-bile recarsi dal dentista. “Il nostro centro - pro-segue la dottoressa Mancini – garantisce ai pa-zienti una seduta gratuita semestrale per l’igiene dentale. Così si evita la brutta esperienza del do-lore per una carie non scoperta prima. E a pro-posito di controlli, se si comincia da bambini è molto meglio, per una serie di ragioni. Innan-zitutto, la prevenzione viene fatta da subito, � n dai primi dentini. E contrariamente all’opinio-ne comune per cui non è necessario controllare quelli da latte perché cadono, è invece ragione-vole controllare che lo sviluppo proceda bene. Perché i denti crescano nella maniera giusta e senza problemi, e perché eventuali difetti di cre-scita possano essere intercettati e corretti imme-diatamente, difetti che potrebbero compromet-tere anche l’assetto facciale. Un approccio � n da giovanissimi, anche a 4 anni, rende il rapporto con il dentista da subito con� denziale per tutta la vita. In campo ortodontico c’e’ anche una grande novità. In molti casi, i pazienti possono dire addio al vecchio e antiestetico apparecchio. “Sì, è una vera innovazione – spiega la dot-toressa Mancini – oggi Invisalign, questo il nome dell’ apparecchio, consente di correggere malocclusioni anche gravi in maniera discreta, invisibile e soprattutto con minore impatto biologico. C’è inoltre la possibilità di attacchi tradizionali e self ligating oltre che metallici an-che trasparenti”.

È ben anche sapere cosa mangiare per evitare minacce al proprio patrimonio dentario. Tra i cibi che nuocciono alla salute dei denti ci sono quelli contenenti zuccheri ra� nati. Dunque, meglio evitare dolci molto zuccherati, lo zuc-chero stesso, caramelle. Anche le merendine non sono molto salutari, perché hanno un alto contenuto di sostanze dolci e carboidrati che abbassano il ph della saliva e quindi possono provocare carie. La frutta e la verdura, invece, amano i nostri denti.

Un sorriso pieno di salutePulizia quotidiana e controlli periodici le armi della prevenzioneDal dentista � n da bambini. Arriva l’apparecchio invisibile

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SSSSSSSSSSSSSSS

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“E’ facile smettere di suonare se sai come farlo”. Parafrasando il celebre libro che ha tolto il vizio della sigaretta a milioni di fuma-tori in tutto il mondo ci si accor-ge che la metafora si sposa bene, anzi benissimo, con le disastrose avventure delle (perennemente) emergenti band musicali del no-stro capoluogo. Già, perché quan-do la tua passione, il tuo sogno nel cassetto, quando il tuo futuro lo immagini in giro per stadi e pa-lazzetti con folle acclamanti che urlano il tuo nome ed invece ti rendi conto che tutto questo (ma solo al momento…) è visto dagli altri come un “vizio”, alla stregua di chi gioca ai cavalli o a carte, allora per un attimo ti prende lo sconforto e vorresti chiudere lì la tua carriera. Poi però, per fortu-na, bastano due accordi ben lega-ti tra loro a scansare via i brutti pensieri e riprendi più gasato di prima. Questo è quanto succede più o meno a tutti i gruppi di-lettanti dell’Agro Pontino, che si arrabattano come possono tra la ricerca di una sala prove libera, un jack difettoso, il fischio del mi-crofono o una cassa spia che non fa il proprio dovere.Tempo ed energie rubate agli stu-di o alla famiglia per rincorrere una improbabile carriera artisti-ca. A Latina i locali che propongo-no musica dal vivo nelle loro se-rate non sono molti e così, se non si vuole ammuffire in sala prove, occorre metter su un bel reper-torio e proporsi ai gestori di pub e circoli vari. La scelta dei pezzi è fondamentale, se si esibiscono brani propri occorre miscelarli

Le tragicomiche avventure delle band musicali pontine…

poco emergentiLa routine delle prove, l’attesa per l’esibizione fino alla depressione

post concertum: una passione

che non conosce ostacoli

di GIACOMO REGGIANI

con delle song orecchiabili per non appesantire troppo la scalet-ta. In saletta delle due ore di pro-ve prenotate i primi quaranta mi-nuti scorrono via tra ritardi del bassista, accordature di chitarre, caffè alla macchinetta e regola-zione del suono. Il mixer è un af-fare con duemila manopole le cui effettive funzioni sono chiare solo per tre o quattro. Il resto si rego-la “ad occhio”, si muove fino a che non ci si convince che il suono e i livelli di riverbero, sustain e gain siano quelli giusti. In gene-re questo accade per sfinimento più che per reale convincimento. Tastiera e voce ora sono collega-ti, è il momento della chitarra. I chitarristi sono tipi strani, che amano complicarsi la vita e cosi sfoderano una pedaliera piena di effetti che vanno a moltiplicare la variabili e possibili combinazioni di suoni. Detta così sembra una buona cosa, ma nel nostro caso non lo è. Il primo rumore che emette la band al completo, quan-do anche il bassista ritardatario o il batterista si sono uniti al grup-po è qualcosa di raccapricciante. Complicato anche descriverlo, perché non assomiglia a nulla. Si da un’altra smanettata al mixer, si tolgono una paio di effetti ed ecco che le prove possono avere finalmente inizio. Abbiamo una serata già fissata, una sera di Giugno in un locale sul mare, e questo ci rende più determinati anche nelle prove, con un obiettivo da raggiunge-re. Nelle sere che precedono l’e-vento, tornati da lavoro, anziché rilassarsi davanti ad un film pre-

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feriamo ripassarci le tracce. Il lavoro paga, e poi non vogliamo lasciare nulla al caso. Finalmente arriva il giorno tanto atteso, sta-sera ci si esibiamo, stasera suo-niamo. Raduno generale fi ssato per le ore 16. Dobbiamo portare gli strumenti, montarli e fare il sound - check. Arriviamo al mare ed entriamo nel locale. Nessuno ci viene incontro e allora chiedia-mo alla barista “Siamo il grup-po, siamo venuti per montare gli strumenti”. “Io non so nulla, comunque fate pure…”. Il picco-lo palco, quello su cui suonere-mo è pieno di roba sparsa. Sedie, biliardino, tavolo da ping pong, asciugamani, ciabatte, bottiglie. Un ripostiglio in piena regola. Non si vede nessuno e allora de-cidiamo di bonifi care la zona spo-stando e accatastando tutto quel-lo che vediamo per liberare uno spazio suffi ciente a contenere i nostri strumenti. Ci beviamo una birra in attesa che il proprietario, colui con il quale avevamo preso accordi, si faccia vivo. Finalmen-te arriva e ci porta una penzolan-te e malconcia prolunga, unica fonte di corrente dove attaccare tutto: tastiera, mixer, microfoni, amplifi catori e spie. Avvertiamo che la nostra serata è appesa ad un fi lo, metaforicamente e non. La fl emma con cui ci muoviamo è dettata più dal non sapere cosa fare di preciso che dalla pigrizia e così, giusto per prendere tempo, ci beviamo un’altra birra. Tornia-mo ad occuparci dei nostri stru-menti, preoccupati anche dalla vi-cinanza con cui i bagnanti quasi sfi orano i nostri preziosi “gioielli” alzando sabbia e gocce d’acqua. Finalmente, grazie alla perseve-ranza del chitarrista, il mixer da un segnale positivo e la spia ver-de, quella dell’ok, si accende. E’ ormai sera, colleghiamo tutto e proviamo un paio di pezzi. Per la serata è tutto pronto. Noi siamo fi sicamente a pezzi, provati dalla lunghissima giornata e dall’ansia da prestazione.L’esibizione ha inizio, le due ore scorrono veloci, le nostre espres-sioni sono perse nel vuoto, siamo in piena trance. Le dita tremano ma vanno avanti ugualmente, fi no alla fi ne. I nostri parenti si

divertono a prenderci in giro e qualche spezzone fi lmato è già su Facebook con tanto di commenti sarcastici dei presenti ed anche dei (fortunati?) assenti. La serata è fi nalmente fi nita. Per tutti ma non per noi che, con le ultime forze, smontiamo gli strumenti, riavvolgiamo i cavi, aiutiamo il batterista che altrimenti da solo farebbe mattina. Una strana for-ma di malinconia ci avvolge, ti-pico del post concerto, quando ti rendi conto che nessuno ti chiede autografi , ma passerà. È dura la vita del musicista se non sei Va-sco o Ligabue. Diamo un ultimo sguardo al mare calmo e ce ne torniamo a casa, che domani si lavora a da musicisti torniamo ad essere impiegati, magazzinie-ri, agenti, commessi. E anche mariti, che devono ringraziare la moglie per la pazienza e l’in-coraggiamento, oltre che per la tastiera nuova appena regalata. Perché, in fondo, un uomo senza vizi sarebbe anche un po’ noioso.

Il problema irrisolto della SIAE e i diritti di autore dell’artista

Chi dirige l’esecuzione di opere musicali di qualsiasi genere deve compilare, prima dell’esecuzione o immediatamente dopo, il pro-gramma di tutte le opere effetti-vamente eseguite e consegnarlo all’Uffi cio incaricato della riscos-sione del diritto (art. 51 del Re-golamento di esecuzione della Legge sul diritto d’autore), come ribadito nei “Permessi di esecu-zione” rilasciati dalla SIAE. Il Programma musicale riporta l’e-lenco dei brani eseguiti nel cor-so dello spettacolo o intratteni-mento - dal vivo o con strumento meccanico - e costituisce il docu-mento base utilizzato per attribu-ire agli aventi diritto i proventi incassati dalla SIAE per l’utilizzo delle opere musicali. “Le infra-zioni nella compilazione del Pro-gramma Musicale – si legge nel regolamento della SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) - comportano per l’organizzatore dello spettacolo o intrattenimen-to l’applicazione delle penali pre-viste dal Permesso di esecuzione e per gli associati alla SIAE che fi rmano il Programma l’appli-cazione di sanzioni disciplinari. La falsifi cazione del Programma Musicale può confi gurare ipotesi di reato”.

Il problema irrisolto della SIAE e i diritti di autore dell’artista

Chi dirige l’esecuzione di opere musicali di qualsiasi genere deve compilare, prima dell’esecuzione o immediatamente dopo, il pro-gramma di tutte le opere effetti-

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Come i Musicisti vedono i LocalariL’eterna lotta tra chi fa l’artista e chi, con la musica, ci deve tirar fuori solamente la pagnotta. I Musicisti, appena entrano in un locale, vedono il “Localaro” come la persona che non cono-sce le esigenze del musicista, che non sa niente di musica e che, prima di fi ssare una data musicale, ti chiede: “ma quanta gente porti?”. Questo è il Localaro per chi fa musica a Latina. Il rapporto inizia così e fi nisce, mol-to spesso, con una discussione mol-to accesa nel post serata con la stan-chezza che avanza e il troppo alcool nel-le vene. Una discussione che va avanti per alcune ore in cui i musici-sti pretendono il cachet (rimborso spese) pattuito mentre il Localaro, facendo il commercialista di se stesso,

L’eterna sfi da tra chi propone musica e chi la deve ospitare

Nemici Amici

Dove si suonadal vivo a Latina

Circolo HemingwayPiazza Aldo Moro, 36

Sabor Brasilvia Papiniano, 15

24 Twenty Fourvia Dei Cappuccini

Doolin Irish PubVia Adua, 10

El Paso Disco Pub RestaurantVia Missiroli Borgo Piave

Jacarè Via Pontinia, 80

BleekerVia Lago Ascianghi, 15

PeperoneVia delle Acque Alte, 83

La LucciolaLungomare di Latina

Sottoscala 9Viale Petrarca

Central KitschenVia C. Battisti, 14

MakkeroniVia Maira

elenca una serie di costi e spese per cui resta diffi cile, se non im-possibile, ripagare le ore di lavo-ro (perché suonare è lavoro) dei musicisti.

Come i Localari vedono i MusicistiI Localari, ogni volta che entrano dei ragazzi con un cd in mano,

pensano: “ecco altri ragaz-zini che si sento i Be-

atles di Latina e che vogliono suonare nel mio locale”. Un pen-siero legittimo che scoraggia non poco i provetti musicisti. I cd, con le registra-zioni delle proprie canzoni, da pochi, diventano delle pile, e molto spesso restano inascoltati. Il Localari, oltre all’arte della musi-

ca, devono pensare a tasse, fornitori, af-

fi tto, camerieri e cuo-chi. Insomma, gestire la musica dal vivo non

è facile e, in momenti di

prima di fi ssare una data musicale, ti chiede: “ma quanta gente porti?”. Questo è il Localaro per chi fa

Il rapporto inizia così e fi nisce, mol-to spesso, con una discussione mol-to accesa nel post serata con la stan-chezza che avanza e il troppo alcool nel-

Una discussione che va avanti per alcune ore in cui i musici-sti pretendono il cachet (rimborso spese) pattuito mentre il Localaro, facendo il commercialista di se stesso,

pensano: “ecco altri ragaz-zini che si sento i Be-

atles di Latina e che vogliono suonare nel mio locale”. Un pen-siero legittimo che scoraggia non poco i provetti musicisti. I cd, con le registra-zioni delle proprie canzoni, da pochi, diventano delle pile, e molto spesso restano inascoltati. Il Localari, oltre all’arte della musi-

ca, devono pensare a tasse, fornitori, af-

fi tto, camerieri e cuo-chi. Insomma, gestire la musica dal vivo non

è facile e, in momenti di

crisi economica, resta ancor più diffi cile poter garantire un ca-chet adeguato all’impegno delle band. Fare musica dal vivo vuol dire fare un investimento anche di strumentazione, di gestione del locale, di tassazione e di pro-blematiche acustiche con i vicini (residenti). Sono questi aspetti che, troppo spesso, scoraggiano i gestori dei locali a puntare tutto sulla musi-ca dal vivo e a virare sui monitor con le partite e un DJ con musica da sottofondo.

L’eterna sfi da tra chi propone musica e chi la deve ospitare

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Il Rock and roll non muore neanche nella patria di Tiziano Ferro

Uno scrignopieno di notee passione

di RICCARDO ANGELO COLABATTISTA

In ogni città c’è un sottobosco da esplorare, conoscere ed approfon-dire. Tanti piccoli mondi fatti da artisti e appassionati che molte volte rimangono legati alle pro-prie conoscenze non riuscendo ad aprirsi al mondo della “mas-sa”. Una città che va veloce che, molte volte, pensa veloce e non approfondisce. Se le discoteche chiudono non se la passano me-glio i Live Pub, locali dove si fa musica dal vivo. Strutture dove la musica si suona con gli stru-menti e non con cd o vinili (i DJ non suonano, fi niamola con que-sta storia!). Questo sottobosco, in città, è sempre esistito, è sempre stato fl orido. Non ci sono mode, non ci sono annate o generazioni. La musica, l’idolo del momento, l’amore per lo strumento e la vo-glia di condividere una passione insieme ad altre persone è rima-sta immutata nel tempo e sempre lo rimarrà. Neil Young, storico cantautore nato a Toronto nel 1945, cantava “Rock and roll will never die” (il Rock and Roll non morirà mai). E così sarà. Latina non è solo Tiziano Ferro (massi-mo rispetto per la sua carriera e la sua arte) ma è anche, e soprat-tutto, ragazzi che si sbattono per procurarsi una serata, che metto-no da parte i soldi per cambiare le corde al proprio strumento e che rinunciano ad una vacanza per comprarsi una chitarra o un pezzo di batteria. Insomma, il musicista di “provincia” è sinoni-mo di fatica, sudore e tanta, tanta

passione. È questo che vogliamo raccontare attraverso le parole di musicisti che, nella palude di Latina, hanno deciso di investi-re proprio nella musica. C’è chi ha deciso di trasferire la propria professionalità nella capitale e chi ha trovato nel piccolo mondo di Latina terra nuova dove fare business con la propria passione.

Roberto Cardinali Chitarrista

(Maestro di chitarra al “Musicology School

of Music” di Roma)

“Studio la chitarra da quando ho nove anni. In me non c’è sola-mente la passione ma anche un approccio professionale verso la musica. L’arte va studiata, va ap-profondita e affi nata nel tempo. Io racchiuderei la mia esperienza musicale in due parole: Curiosi-tà e Disponibilità. Curiosità nel-lo studiare diversi generi, capire i vari approcci allo strumento e capire le tecniche degli altri mu-

sicisti. Disponibilità alle collaborazione, a capire le esigenze dei vari grup-pi e dei vari allievi”. Roberto è uno dei musicisti che ha deciso di fare il salto nel vuoto nella Gran-de Capitale. Roma, la città dai mille locali notturni può inghiot-tirti ma può anche aprirti mille porte. “Latina, essendo provincia, ha scarse risorse di strutture per noi musicisti. Ad un preciso pun-to della mia esperienza musicale ho deciso di abbandonare i circui-ti improvvisati, i locali senza una buona acustica o interlocutori che poco conoscono le esigenze dei musicisti”. A Latina, purtrop-po, si ragiona molto sul budget, sulle mode e sulle necessità del momento. Come ogni cosa ha la necessità di avere un investimen-to, di essere progettata e gestita da chi conosce la musica altri-menti risulta deleteria sia per il musicista che il gestore stesso.

Maicol BertinBatterista

(Musicista e gestore de “La Locanda di Cesare”)

C’è chi decide di superare il con-fi ne della provincia per trovare fortuna e chi, con impegno e de-dizione, si è creato una vera op-portunità di lavoro tramite la sua passione. “Ho iniziato a sei anni suonando qualsiasi cosa mentre ad otto anni ho iniziato a pren-dere lezioni da professionisti del settore – afferma Maicol Bertin, uno dei batteristi più conosciuti

of Music” di Roma) of Music” di Roma)

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sul territorio comunale -. La mia è una passione che, ora, mi coin-volge tutto il giorno e tutta la not-te”. Maicol ha iniziato suonando nella sua casetta di campagna e, pian piano, ha saputo creare con-tatti, fan e amici. Adesso Maicol riesce a guadagnarsi da mangia-re tramite le serate da batterista, con l’affi tto del server (casse e microfoni), con lezioni private di batteria e con la gestione di un locale in cui la musica dal vivo ha un peso specifi co importante. “Di solito tra musicisti e gestori dei locali ci sono sempre delle visioni diverse – afferma Maicol Bertin. Nella mia esperienza, invece, il locale e la sua gestione è intera-mente dedicata alla musica ed ai musicisti. C’è l’impianto audio, c’è la batteria già

montata, il cachet stabilito viene rispettato anche se il pubblico presente è di sole dieci persone. Ho deciso di puntare esclusiva-mente sulla qualità dei musicisti e sulla programmazione a lungo termine. Solo in questo modo si riesce a creare un circuito utile sua a chi fa musica (perché ha ascoltatori preparati) sia al ge-store del locale (perché avrà una clientela di fi ducia e appassiona-ta)”.

Marco Fiormonte Bassista

(Strumentista dei DR. U)Nato a Latina ma cresciuto stru-mentalmente a Roma. Marco, oggi impegnato in un progetto di musica originale che lo vede im-

pegnato in Italia ed in Europa, ci tiene a sottolineare le diffi -coltà incontrate tutti i giorni per perseguire il suo sogno di musicista. Tra sale prova da pagare, gestori dei locali diffi cili da accontentare ed un circuito che ama più le cover band che la musica originale, Marco sottolinea il lavoro da musicista-manager che ognu-no deve fare. “Finché si suo-na in delle band emergenti, anche se di buon livello come i DR. U – afferma Marco Fior-monte –, il musicista si deve

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c’è la batteria già pegnato in Italia ed in Europa, ci tiene a sottolineare le diffi -coltà incontrate tutti i giorni

occupare sia di suonare ma anche di cercarsi le serata, contrattare con i locali, contattare radio e tv locali per avere visibilità e avere la caparbietà di circondarsi di persone utili anche al marketing del progetto. Insomma un musi-cista deve essere il manager di se stesso. Oggi, per avere una buona carriera, non basta assolutamen-te sapere suonare bene il proprio strumento, serve molto di più”. Marco Fiormonte con Chris Ca-tena ed il resto della band hanno da poco presentato il loro primo album, dal titolo “Alieni Alienati”, alla Feltrinelli di Latina. Il disco, registrato tra l’Italia e la Califor-nia, è ora in vendita nei maggiori circuiti nazionali di musica origi-nale.

Marco LombardoBatterista

(Dai Tizio e Caio ai Greg & The Screamers)

Ha iniziato fi n da bambino a “pic-chiare” su pentole, scatole e qual-siasi cosa avesse a tiro fi no a che la madre non gli ha regalato la sua prima batteria. Dopo l’esor-dio con i Thesaurus e varie serata in feste di piazza conosce il suc-cesso con lo storico gruppo tutto pontino dei Tizio e Caio con cui suona fi no al 1999. Dal 2000 si lega ai Dallo & Pijallo con Simone Mulas e Pino Saracini e dal 2005 al 2008 con i Big Ones, cover band degli Aereosmith. Nel 2009 è con lo Scialpi Tour e nel 2011 suona con il cantautore Rober-to Casalino, autore del brano di Marco Mengoni “L’essenziale” che ha trionfato nell’ultimo Sanremo. Attualmente è in scena con i Greg & The Screamers con Saracini ed il cantante ex Godiva Andrea Gre-gori.

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Beppe Basile (batterista): è uno dei batteristi più conosciu-ti della provincia. Le sue lezioni di batteria sono considerate oro colato per i giovani che si avvici-nano a questo strumento. Tra le collaborazioni più rilevanti avu-te da Beppe Basile ci sono: Max Pezzali, Daniele Silvestri, Rena-to Zero, Laura Pausini, Michael Bublè, Gino Paoli, Enzo Jannacci e molti altro.Pino Saracini (bassista): suo-na il basso da quando aveva 16 anni. Latinense di nascita ma oggi ama defi nirsi un abitante del mondo. Tra le sue numero-sissime collaborazioni spicca il

nome del suo amico e concitta-dino Tiziano Ferro. Oltre a ciò, nel suo curriculum, può vantare di aver suonato con Eros Ramaz-zotti, Francesco Renga, Adriano Celentano, Gianni Moranti e Tul-lio De Piscopo.Gianluca Verrengia (chitarri-sta): classe 1973, inizia il suo percorso musicale a 16 anni con una vecchia ma pazientissima chitarra classica. Da quel gior-no il chitarrista latinense ne ha fatta di strada. Tre i lavori più gratifi canti c’è sicuramente la sua partecipazione all’orchestra della Rai durante le otto puntate della trasmissione “Ciak si can-ta”, andate in onda nel 2011.

I musicisti VIP di Latina

Studi di registrazione

e sale provaCROCODILE RECORDING Via Pier Luigi Nervi 164 - La-tina

EGO CENTRO MUSICALE via Macchiagrande 122 – Bor-go S. Maria Latina

HEMINGWAY - Circolo ARCIPiazza Aldo Moro 36

LATINACCADEMYVia Don Minzoni

ROLL IT BABYVia Secchia 36

STUDIO TIMELINEVia Dell’Agora Latina, (C.C.Agora V.Kennedy)

Gianluca Verrengia

Pino Saracini

BeppeBasile

Gianluca Verrengia

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SOTTOZEROLa nota stonata del mese

Partiamo da un dato, seppure approssimativo. Solo negli ulti-mi due anni i contenziosi al tri-bunale di Latina sono aumentati del 20%. Davvero niente male per un distretto giudiziario che già da anni spicca nella speciale classifi ca nazionale che mette in rapporto il numero di procedi-menti e i magistrati in organico. La paventata soppressione delle sedi distaccate, la carenza croni-ca negli organici dei magistrati e del personale amministrativo, la mancanza di strutture infor-matizzate, di mezzi anche banali come gli articoli di cancelleria, gli spazi ridotti al minimo, sono poi tutti altri elementi che au-mentano la dilatazione dei tempi di un processo. Ce ne sarebbero anche altri ma non è il caso di di-lungarsi.E’ invece secondo noi il caso di rifl ettere sul senso della prote-sta (prolungata) degli avvocati dell’Ordine di Latina. Che da anni lamentano, per il no-stro tribunale, una situazione al

di MASSIMO SCONFORTO

Giustizia negata

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limite dell’assurdo, con processi lumaca e contenziosi intermina-bili dovuti alle carenze di orga-nici e di mezzi. E adesso anche per i paventati tagli delle sezioni distaccate. E non si può dire non è affar mio. Perché una giustizia lenta signi-fi ca, soprattutto, paralizzare l’e-conomia, spaventare le imprese, lasciare ampi margini di mano-vra al malaffare. Sapete che sono sempre di più le aziende che nei loro contratti inseriscono clauso-le che prevedono, in caso di con-tenzioso, che sia competente a giudicare un tribunale diverso da quello pontino? Signifi ca che la parte sana della nostra economia sta già mettendo un piede fuori da questo territorio. Come se non bastassero le leggi di mercato, a tagliarci fuori. Signifi ca che se subisci un torto, qui, per avere ragione devi aspettare anni. E pregare. Troppo facile speculare in un po-sto così, ma i buoni hanno la voce stanca e cattivi stanno vincendo.

Aumentano le cause ma anche scioperi e ritardi

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La Monti Lepini simbolo della distanza spazio-culturale tra Latina e Frosinone

Dal Piccarello all’Autosole, il percorso ad ostacoli per arrivare in Ciociaria

LA VIA CRUC S

Partire è un pò morire. Il pendola-re della tratta Latina-Frosinone, via Monti Lepini, prenda in comodato il vecchio adagio (il termine è quanto

mai appropriato) dei disperati emigranti e si prepari ogni giorno a struggenti patimenti, specie se soffre di tremolii nervosi in due pre-cise parti del corpo:a) i polpastrelli della mani che abbrancano il volanteb) i muscoli del calcagno che premono sui pe-daliProviamo ad alleviarne le pene accompagnan-

dolo per i 51,500 km che separano i due ca-poluoghi del basso Lazio, seguendo il sinuoso tracciato che parte dal periferico stacco del centro pontino e si addentra nel caotico co-acervo viario dell’omologa sponda ciociara, campando di rendita in pianura nel primo tratto, poi surfeggiando sulle rocce setine, poi ancora fi lando imperterrito tra le val-li piperniche e amasene, infi ne scavallando la dorsale di Patrica per atterrare in bocca all’Autosole. Descritta così sembra una pro-menade di Cezanne, ma prendiamo l’arte e mettiamola da parte.

di ALBERTO REGGIANI

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Lo start avviene alla rotonda del Piccarello. Iniziare la corsa con una doppia curva è un segnale premonitore: ci gireranno spesso, anzi subito, le benedette. Davanti a noi c’è un Audi A5 che fa da Safe-ty Car. Ha l’andatura tipica di chi deve aspettare qualche ritardata-rio, guardiamo nello specchietto e ne vediamo una fl otta. Siamo tutti a reggere lo strascico del batti-strada.Complice l’andirivieni del merca-to ortofrutticolo, al semaforo di via Bassianese c’è già una coda da matrimonio. O meglio da funera-le. Ma quale Cezanne e Renoir, la faccia dell’automobilista sembra quella dell’urlo di Munch. Abbia-mo fatto appena tre chilometri ma è come se li avessimo percorsi a piedi. Non importa poi se è inver-no o estate: i vetri sono comunque già appannati dall’umidità. Nelle varie eccezioni del termine, siamo impaludati.A Borgo San Michele ennesimo pit stop: durerà si e no dieci secondi il rosso a quell’asimmetrico incrocio di rara bruttezza ma sempre quan-do passiamo noi, sadicamente, solo per il gusto beffardo di farci scalare e ringranare le marce. Ci vorrebbe il cambio automatico. Anche del guidatore.Com’è, come non è, svoltiamo ver-so oriente dando irriguardosa-mente i profi li posteriori alle coste marine. Avanti tutta verso i be-stioni lepini, che non hanno quella che si defi nirebbe una bella faccia.Il lungo rettilineo fi no alla storta di Sezze è solo un grande inganno disseminato di trappoloni: prima delle medicine della Haupt Phar-ma (già Pfi zer alla nostra destra) bisogna leggere attentamente le avvertenze.Che sono: a) cartello stradale indicante il li-mite di velocità a 70 km/hb) cartello premonitore intimante controllo elettronico della velocitàc) cartello di divieto di sorpasso d) interazione con altri cartellie) effetti collateraliHai il pane ma non hai denti. Vor-

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Iniziail giramento

I mostridella strada

resti fi nalmente martoriare l’acce-leratore ma sul cruscotto sbuca il mazzetto verde di multe non paga-te, meglio non alimentarlo. L’unica soddisfazione che puoi toglierti è fare le corna alla scatoletta foto-grafi ca che sbuca come un por-cino ai lati della strada. Tiè. Ma le corna te le conservi, le destini a quei tengofamiglia che, per ec-cesso di zelo o per incontinenza diurna, quasi inchiodano di fronte alla telecamera come per farsi im-mortalare e farsi leggere il labiale a posteriori: “sto andando piano”. Tu dietro non fai in tempo ad apo-strofarli che già loro, superato il confi ne dell’obiettivo, sono schiz-zati in avanti a folli giri. Tutti fur-bi a questo mondo.

La corsa ad ostacoli è appena co-minciata. Al chilometro sette e mezzo hai già sballato. Davanti a te, proveniente dai campi di Pon-tinia, sbuca un mostro preistorico della strada, un tirannosauro a quattro ruote, due piccole ante-riori e due gigantesche da retro, volgarmente detto trattore. Il lampeggiante giallo sul tettuccio serve da effetto speciale, ora arri-

va Spielberg a suggerirti il copio-ne. Firmi la liberatoria e accetti il thrilling: è l’ora del primo sorpas-so. Ci sono due modi per superare un trattore: uno, irridendo il condu-cente, ovvero guardandolo fi sso negli occhi nei due secondi di in-crocio fatale come a dirgli: levati dalle scatole; due, sfottendo il trat-tore stesso, schizzandogli affi anco come una saetta, giocando al topo con l’elefante. Con il povero conta-dino nei panni del marajà.Arrivati all’Appia predisponiamo-ci all’inchino. Alla regina viarum spetta la precedenza. Ecco giu-stifi cati gli ossequi del semaforo, rosso di pudore per almeno due interminabili minuti. Superato il quale arriva il momento dell’am-maramacci: avventurarsi per le gincane delle rampe setine, col dedalo di interruzioni, deviazioni, cartelli intimidatori, mani giganti pronte a schiaffeggiarti o diriger-si verso la prima migliara buona per arrivare allo snodo di Ceriara? Non scegli tu ma la tua macchi-na, a casaccio. E sbaglia, complice Google Maps che continua ad in-dicarti la strada de na vorta, dire-zione Sezze Scalo. Passi la Storta e iniziano i dolori: corriere di scola-resche e camioncini di operai im-pongono l’andatura, il tuo muso s’ammoscia come il contachilome-tri. In più davanti a te prima un bambino ti fa la linguaccia, poi un carpentiere si scola una birra mat-tutina alla tua salute. Con roboan-te inciso.Si arriva moggi alla zona cantie-re, con i lavori in corso da tempo immemore, e cominci a sentirti proprio preso per i fondelli. Men-tri inizi a girare per le rotonde, un beffardo cartello stradale indica di non superare i trenta all’ora. Chi ci riesce è perché ha avuto un guasto al motore. Gira che ti rigira, eccoti nel centro di gravità permanente: Sezze Scalo. Sincro-nizziamo gli orologi, sono passati 22 minuti dal via e abbiamo fatto tredici chilometri.

A Borgo San Michele ennesimo pit stop,il semaforo è quasi sempre rosso

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Proxima estacion: Ceriara. Per arrivarci un lungo ma fuorviante rettilineo, buono per risvegliare la quinta, ma che dura il tempo di un tè nel deserto, mentre un treno ci piomba in bocca dalla direzione contraria. Già, treno. Perché nes-suno ha mai pensato a due strisce di ferro continue per collegare le eterne divise Latina – Frosinone? Perché Leonardo è nato a Vinci e non a Giuliano di Roma.Riecco una rotonda ad indicarci che la pacchia è fi nita. Ci si immet-te nel nuovo ma già vecchio tratto di SS156, la strada che avrebbe dovuto far respirare i pistoni ma che invece intossica le frizioni. Invece di progettare una strada a doppia carreggiata, buona per recuperare il tempo perduto, gli einstein dell’Anas hanno optato per un’asfaltata in semicerchio perenne, col sorpasso vietato e il derapage obbligato. Rimpiangi la vecchia strada con l’edicola, i bar, i venditori di ortofrutta, con forme di vita variopinte che non siano i pipistrelli della minigalleria Di Trapano. La segnaletica strada-le nel frattempo impazzisce: ogni chilometro cambia idea. Prima dà il limite di velocità a 70 km, poi 50, poi ancora 70, poi 60 per ritornare defi nitivamente a 70. Neanche un elettroencefalogramma sotto sfor-zo segna simili sbalzi. Il nostro in-vece comincia ad appiattirsi, non reagiamo più agli stimoli e proce-diamo per inerzia.

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La nuovagenialata

Gli agguatie le preghiere

Il progetto di “Adeguamento della SS 156 dei Monti Lepini” rappresen-ta uno dei segmenti secondari del “Corridoio Tirrenico – Nord Europa” e assicura il collegamento dell’asse pontino, in prosecuzione verso sud della direttrice Civitavecchia – Roma, all’autostrada A1 e quindi all’asse Na-poli – Salerno – Reggio Calabria.Complessivamente è articolato in 4 tratte: Frosinone – Prossedi (lotto 4); Prossedi – Priverno (lotto 1); Priverno – Sezze (lotto 2); Sezze – Latina (lotto 3). Attualmente risultano ultimati e aperti al traffi co i lotti 1 (luglio 2008) e 2 (marzo 2010) mentre il terzo e il quarto sono dotati di progettazione.Il costo totale dei lavori ha una previ-sione di 65,960 milioni di euro.

Il fi nanziamento delle spese e lo stato dei lavori sulla SS156

UN CANTIERE SEMPRE APERTO

Ma un occhio è sempre aperto. Superato il chilometro trenta e il mastodontico ristorante Onorati, è l’ora degli agguati. Gli indiani provengono dal Comune di Pros-sedi, piccolo ma arguto centro di confi ne, la cui competenza territo-riale sulla 156 si estende per po-che centinaia di metri. Suffi cienti però per l’assalto quotidiano alla diligenza. In uno di questi, semi-

nascosto da un cespuglio, Vigile Seduto friziona il suo dardo, un autovelox sparamulte direttamen-te collegato alle casse comunali. Ogni click nasce un albero nella piazza. Bisognerebbe accostare la macchina, distogliere Grande Capo dai cruciverba e fargli senti-re in fronte il braccio violento del-la legge (della strada). Ma siamo uomini, non caporali, alla fi ne ba-sta procedere con cautela per non rinfoltire la suddetta piazza e non farla diventare a breve parco na-zionale. Non pare vero che al trentacin-quesimo chilometro, e siamo a quarantotto minuti dal via, la strada si allarghi e si liberi dai mezzi pesanti. Il motore può fi nal-mente emettere i suoi acuti. Parte dall’autoradio a tutto volume l’Ave

Maria di Schubert a sovrastarne il rombo: “Non negar a questo smar-rito mio cuor tregua al suo dolor”.Preghiere inascoltate: dura un paio di chilometri l’eccitamento sinfo-mobilistico, dopodichè, men-tre ci si addentra in Ciociaria, si ri-piomba nell’angoscioso slalom dei rallentamenti: salite, spartitraffi -co, camion, bivii, trattori, cartelli d’ogni geometria. Capisci perché ti chiamano pen-dolare, sei sbalzato di qua e di la dalle freccie del tuo percorso, ai lati della strada e sul fondo dei tir. Non se ne viene a capo e i minuti passano, anzi abbiamo superato l’ora di viaggio.

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Ce ne vuole un altro quarto per avvistare Frosinone, avvinghiata come un gatto sulle pendici della sua montagnetta. La coda è ovviamente automobi-listica, preceduta dal sarcastico cartello che la preavvisa quando già ne fai parte. Siamo alla curva parabolica nei pressi della Carlsberg. La fi la è interminabile ma progredisce in maniera algebrica. All’asse attrezzato, ad un chilo-metro dall’arrivo, ti accorgi di es-sere una semplice carrozza di un lunghissimo torpedone. Ti ricor-di di essere partito in auto ma ti sembra di arrivare in treno.Il supplizio, dopo un’ora e venti-cinque minuti, sta per terminare ma c’è tempo, si fa per dire, per l’ultimo accidenti prima dell’im-bocco dell’autostrada. La fi la si sdoppia in maniera op-posta alla ragion di strada. Chi deve girare a sinistra si trova a destra, chi deve proseguire dritto arranca a sinistra. Clacson, maledizioni e improperi in linguaggio volsco-strangola-gallico. E’ il caos totale anzi fi na-le. Tagli il traguardo dopo un’ora e ventitré minuti e cinquantuno e passa maledetti chilometri. Devi essere ottimista: quando invente-ranno il teletrasporto tutto que-sto non succederà più.

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Il velenonella coda Apocalypse Snow

La paralisi del 2012 nei giorni della grande nevicata3 Febbraio 2012, una data che nessun automobilista diretto da Latina a Frosinone potrà dimenticare! Mentre in tut-ta la Ciociaria si scatena una vera tormenta di neve, tra le più copiose che si ricordino, a Latina nonostante il freddo pungente, viene giù solo una pioggerella fastidiosa e un po’ più densa del solito. Insuffi -ciente a convincere gli abituè della Monti Lepini a rinuncia-re al viaggio. Fino a Prossedi, il paesaggio che si presen-ta agli occhi dei viandanti è il solito: strada sgombra da qualsiasi residuo nevoso, fi occhi solo sulle cime dei monti. Insomma l’illu-sione che gli allarmismi provenienti da Frosinone, dal quale sconsigliano vivamente di venire, siano eccessivi, sembra per un po’ essere fondata. Ma la doccia fredda, anzi nevosa, è dietro l’angolo. Incredibilmente nel giro di poche centinaia di metri, precisamen-te nel tratto precedente il primo bivio per Ceccano, clima e paesaggio cam-biano completamente e in un batter d’occhio sembra di essere a Modon-na di Campiglio: bianco dappertutto, alberi sommersi dai fi occhi, mezzo metro di neve a bordostrada e asfalto che comincia a non essere più doma-bile. Altri metri ancora e la situazione peggiora ulteriormente. La macchina, sprovvista di catene, comincia a sban-

dare paurosamente, così come le altre vetture sorprese dal generale Inverno. Scene dell’altro mondo: automobili in testa coda sul tratto di discesa verso Frosinone, persone che scendono per strada ad improvvisarsi spalatori, neve che continua a scendere a mò di bufera. Uno scenario polare, manca-no solo i cani da slitta e qualche orso bianco. All’altezza dell’asse attrezzato il capolinea: traffi co paralizzato, una fi la interminabile di automobili e ca-mion fermi e impossibilitati a prose-guire la marcia, una città totalmente impreparata a gestire una calamità così violenta e improvvisa.E un unico rimedio possibile: la ritira-ta strategica verso casa, lasciando la Ciociaria isolata e innevata.

SS 156dei Monti LepiniKm totali 55,780

Km in cui si può sorpassare: 2,400 (nei pressi di Priverno)

Dislivello270 metri (21 m allapartenza – 291 m all’arrivo)

Gestore Astral (dal 2007)

partenza – 291 m all’arrivo)

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ZERO IN CONDOTTARubrica su scuola e università

Vip all’esame

di SANTA PAZIENZA

Maturità, Papa e elezioni

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Uscite le materie, ora si pensa alle tracce. E per gli esami di maturità quest’anno c’e’ molto da pensare. Ci sono state le elezioni politiche e si è dimesso Papa Benedetto XVI, Jo-seph Aloisius Ratzinger. Così per gli studenti che affronteranno le prove del 19 e 20 giugno è già ora di intuire cosa verrà proposto all’e-same di Stato. E prima che Internet venga inondata dalle indiscrezioni, le organizzazioni degli studenti di-spensano già i primi consigli. La Rete degli Studenti Medi, ad esem-pio, suggerisce di concentrarsi sulle “dimissioni del Papa che po-trebbero essere una delle tracce della prima prova. Consigliano alle maturande e ai maturandi di rac-cogliere informazioni sui Pontefi ci che hanno lasciato l’incarico, con particolare attenzione nei confronti di Celestino V, citato nell’Inferno di Dante. Verifi care cosa accade in as-senza del Papa e studiare l’iter bu-rocratico riguardante le elezioni del Pontefi ce. Trovare poi riferimenti nella letteratura, nel cinema ed espressioni storiche e rituali come Habemus papam. Parallelamen-te a questo anche il nuovo Papa potrebbe essere oggetto di ve-rifi ca”. Secondo la Rete degli Studenti Medi “anche le ele-zioni, considerato il diffuso sentimento di antipolitica e di astensionismo, possono essere una delle tracce”. Pertanto l’associazione in-vita ad informarsi sul di-ritto di voto, la democra-zia e il sistema elettorale italiano.Intanto, chi vuole infor-marsi sui prossimi esa-mi e tenersi aggiornato sul mondo della scuola in genere, può navigare

sui numerosi siti che offrono ag-giornamenti dettagliati e curiosità. Tra questi www.guidastudenti.it, www.studenti.it/, www.studentvil-le.it/ (contiene un’apposita pagi-na dedicata agli esami di stato del 2013), www.skuola.net/ e il sito del Miur (Ministero Istruzione Univer-sità Ricerca) www.istruzione.it/.

E proprio sul sito www.studenti.it ci siamo imbattuti in qualche curiosità. Tra gli studenti che do-vranno cimentarsi nell’esame per conseguire il diploma di scuola superiore ci sono anche perso-naggi noti. Volti televisivi come Micol Olivier (nella foto), la star dei Cesaroni, che si diplomerà un po’ in ritardo: Micol è infatti nata nel 1993 e quindi ha 20 anni, ma a causa degli impegni lavorativi ha perso qualche anno. Frequenta ragioneria, ma è iscritta anche a un’accademia per diventare stili-

sta. C’e’ poi Giulia Luzi, che nel-la fi ction interpreta Iolanda, l’amica di Alice Cudicini dei Cesaroni, farà la maturità linguistica quest’anno. Ele-onora Cadeddu, Annuccia di Un medico in famiglia

si diplomerà presso un liceo tedesco linguisti-co. All’esame anche

Laura Esquivel, la protagonista del-

la telenovela ar-gentina Il mon-do di Patty, e Antonio Roz-zi l’attaccante della Lazio che

si diplomerà alle scuole serali

di ragioneria.

I temi di attualità della prossima sessione di esami

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Ingegnoe creativitàL’istituto Galilei-Saniforma professionisti

Da sinistra la dirigentedell’Istituto Galilei-Sani e un gruppo di docenti

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Via Ponchielli è l’ingresso al ma-estoso Istituto di istruzione supe-riore “Galilei-Sani” di Latina. L’im-ponenza dell’edifi cio è espressione della sua prolifi ca attività. Nei 30 laboratori e nella decine di classi, studiano e lavorano quasi mille studenti e 115 insegnanti. Un im-pero della conoscenza tecnologi-ca, chimica, elettronica, meccani-ca e, da quando è stato acquisito anche l’ex geometri, dell’edilizia. Gli indirizzi, come meticolosa-mente spiegano i docenti alle fa-miglie che hanno partecipato agli open day, sono sei. Si insegnano chimica, materiali e biotecnologie; costruzioni, ambiente e territorio; elettronica ed elettrotecnica; gra-fi ca e comunicazione; informatica e telecomunicazioni; meccanica, meccatronica ed energia. Ma la scuola si distingue per l’attività pratica. Lo studente dell’istituto Galilei-Sani non deve applicarsi solo sui libri, ma applicare ciò che studia dietro la guida dei docenti che sono liberi professionisti ed esperti del settore di appartenen-za. Ciò si traduce in stage nelle aziende, con formazione sia per gli allievi sia per il personale stes-so dell’azienda. Uno scambio reci-proco che consente allo studente di fare esperienza e al lavoratore di ampliare le proprie conoscen-ze. “Per operare una formazione concreta e con basi solide - sottoli-nea la dirigente scolastica, Laura Pazienti - sono stati stipulati dei

protocolli di intesa con Confi ndu-stria, Assoindustria, Federlazio e Cna. In tal modo, ci si trova già adeguatamente preparati ad in-serirsi all’università e nella realtà produttiva del lavoro”. Un esem-pio è la ristrutturazione di uno stabile a Borgo Faiti in accordo con il Consorzio Agrario. Gli stu-denti lavoreranno direttamente con l’impresa nella progettazio-ne e realizzazione dell’opera. Nel campo dell’edilizia, inoltre, si pun-ta su progetti a basso impatto am-bientale e a risparmio energetico, al passo con l’innovazione. Ci sono poi le invenzioni: tra tutte l’auto da corsa a ridotto impatto ambien-tale costruita dagli studenti della facoltà di ingegneria di Latina con la collaborazione di uno studente dell’Istituto Galilei-Sani. Ma chi decide di frequentare l’istituto di istruzione superiore di via Pon-chielli, ha la possibilità di ricevere un’approfondita formazione anche su grafi ca e comunicazione. Os-servare la produzione e poi le azio-ni di promozione dei progetti della Bmw direttamente nell’azienda di Monaco è stata un’esperienza dif-fi cilmente ripetibile.

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ZERO TITULIRubrica di sport

di FULVIO PUSTERLA

Il mondo dello sciatore

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È una sensazione strana che mi prende ogni anno all’arrivo delle prime giornate fredde ed uggiose che preannunciano l’arrivo dell’in-verno perchè nella mente mi ap-pare l’immagine della neve e co-mincia a ravvivarsi il desiderio di sciare sopito nei mesi estivi.Mi ritrovo così a pensare se qual-cosa dell’attrezzatura è da cam-biare, in quali stazioni sciistiche andrò, se le previsioni di inneva-mento saranno favorevoli…. sta iniziando il ‘’sabato del villaggio’’, cioè la piacevole ansia che ci per-vade prima di un evento.Lo sci, infatti, non è solo la gior-nata o la settimana bianca che si trascorre sulla neve, ma è uno sta-to d’animo che ci infervora prima e ci appaga dopo, lasciandoci ri-cordi da raccontare nel tempo.Credo che ogni sciatore, di qua-lunque livello tecnico, sia che scii spesso o solo nella settimana bian-ca, ami questo sport invernale che richiede un impegno totale sia nella testa che nel corpo per scen-dere dalle piste innevate in condi-zioni di tempo non sempre ideali.Questo amore lo scopriamo den-tro di noi ogni volta che ci trovia-

mo in cima ad una pista e ci guar-diamo intorno restando a bocca aperta, rispondendo così anche a chi si domanda come è possibile sottoporsi a tanti disagi solo per fare una scivolata sulla neve.E’ uno sport che appena calzia-mo gli sci ci trasmette la gioia ed il rispetto per la montagna, per la neve, che ci aiuta a guardarci dentro per cercare il meglio di noi quando ci troviamo da soli davan-ti al pendio e dobbiamo venir giù con le nostre gambe, con le nostre forze e la tecnica, il peso a valle, l’angolazione, le braccia avanti e gli sci paralleli che ci seguono portandoci a valle ogni volta in modo migliore.L’insieme della passione per la montagna, dell’amore per l’aria aperta, della voglia di velocità ci fa sentire di appartenere ad un gruppo fortunato di sportivi: quelli che praticano lo sci alpino.Ora è bene però fermarsi un atti-mo per ricordare alcune cose ne-cessarie per ottenere il massimo dal nostro giorno ‘’bianco’’ o dalla nostra settimana ‘’bianca’’. Alcune forse sembreranno banali, ma mai dare tutto per scontato.Prima di tutto la preparazione fi -sica; se passate il vostro tempo ad una scrivania o su di un divano, non pensate di essere prepara-ti per lo sci. Serve una moderata attività fi sica, meglio un corso di pre-sciistica in palestra, ma è suf-fi ciente anche solo salire e scen-dere cinque piani di scale e 15 minuti di camminata veloce ogni giorno per 3-4 settimane. Dobbiamo poi scegliere la meta e controllare il tempo, meglio non andare a caso, decidere al mattino è sempre rischioso.Quando programmiamo la setti-

Sensazioni e riti di un appassionato delle piste

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Circhi bianchinel Lazio

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TERMINILLO: Tra i 1500 e i 2100 m. di quota sono dislocati una funivia, 3 seggiovie e 9 ski-lift che servendo circa 40 km di piste da discesa, di cui tre omolo-gate anche per gare internaziona-li, consentono un sicuro diverti-mento sia al principiante che allo sciatore più esperto. Tra i 1500 e i 1600 mt di altitudine sono di-sponibili 26 Km. di piste per lo sci di fondo.

CAMPO STELLA – LEONESSA: Questa località è dotata di piste servite da 2 seggiovie e da 1 scio-via. Dalla cima della seggiovia Rubbio per lo sciatore medio si aprono possibilità molto vaste. Da qui parte, fra le altre, una pista di media diffi coltà lunga più di 6 km ideale per chi ama i lunghi per-corsi non troppo impegnativi. La seggiovia conduce da Vallonina a Vallorgano (per una lunghezza di 1540 m. e un dislivello di 360 m.) e permette di raggiungere quote notevoli. Qui, tra i boschi di fag-gi, è anche possibile godere di splendidi fuoripista

In AbruzzoROCCARASO: Importante stazio-ne sciistica invernale ribattezzata “la Cortina del centro-sud” nel centro del Parco Nazionale del-la Maiella. Dispone di strutture sciistiche moderne ed effi cienti impianti di innevamento artifi cia-le. Offre agli appassionati di 21 impianti di risalita e insieme alla stazione di Rivisondoli dispone di un totale di 110 km di piste da discesa e 20 km di piste per sci di fondo. Per gli appassionati di snowboard, Roccaraso offre un attrezzatissimo snowpark in loca-lità Aremogna.

mana bianca è preferibile sceglie-re un comprensorio sciistico, con una buona varietà di piste sia per diffi coltà che estensione, oltre ad un paese gradevole e tranquillo, con un’edilizia adeguata e senza il caos cittadino. Il cibo è un altro fattore importan-te, infatti l’alimentazione condi-ziona la nostra giornata sciistica. Se vogliamo sfruttare tutto il tem-po per lo sci, niente panino al sa-lame (molto buono), ma solo delle barrette proteiche (sono anche più comode da trasportare), mentre da bere meglio una bibita con sali minerali piuttosto che l’acqua.Piace essere trendy anche sulla neve, ma sciare non è una sfi lata di moda, quindi l’abbigliamento deve essere confortevole e prati-co. La tuta intera piace perché si ha un capo solo, ma se siete una femminuccia avete pensato quan-do andate in bagno? Decisamente più pratico giacca e pantalone che devono essere però impermeabili e traspiranti.L’attrezzatura è un aspetto fonda-mentale, meglio un noleggio inve-ce di usare sci vecchi non trattati da tempo o se si è alle prime armi. Gli scarponi sono la cosa più im-portante (e personali); dobbiamo scegliere quelli ‘’giusti’’, ne grandi ne stretti.Ricordiamoci altri piccoli accor-gimenti come portare una crema solare ed una per le labbra da usa-re anche senza sole, non dimenti-care mai di usare gli occhiali e, in caso di scarsa visibilità, utilizzare lenti gialle, di prestare attenzione

a come fi ssiamo lo skipass o, se è magnetico, riporlo in una tasca con cerniera, perchè smarrirlo si-gnifi ca terminare la giornata.Ora dovremmo aver pensato alle cose principali; solo una banalis-sima ultima cosa: se siete princi-pianti meglio accompagnarsi a qualcuno più esperto, fanno sem-pre bene i consigli ed anche la compagnia. Se ci sentiamo esperti ricordiamoci che non siamo soli in pista, quindi teniamoci sempre in tasca un 10% di margine di sicu-rezza, tanto non siamo stati invi-tati alle Olimpiadi.

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GROUND ZEROEsplosioni sociali

di ROSA MANAUZZI

Arte in alluminio, Latina c’è

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Lo Spazio Comel, in via Neghelli a Latina, rappresenta il perfetto con-nubio tra arte e impresa. Nato in memoria dell’imprenditrice locale Vanna Migliorin, amante dell’arte e mecenate, la galleria ospita non solo mostre ma ha creato una sinergia del tutto originale accogliendo di volta in volta performer di compagnie te-atrali, danzatori e narratori chiamati ad interagire con le opere esposte. In pochissimo tempo è divenuto quin-di luogo privilegiato di incontri tra artisti di diversa estrazione profes-sionale e con l’istituzione del Premio Comel si aperto al mondo richiaman-do fi rme importanti anche della criti-ca e del giornalismo. L’azienda Comel di Latina, da cui tutto ha origine, ha lanciato la sfi da investendo nella fru-izione dell’arte, con attenzione alla qualità e all’utilizzo di un materiale ecosostenibile e infi nitamente rici-clabile, l’alluminio.Lo scorso 8 febbraio sono stati an-nunciati i tredici artisti selezionati per il Premio d’arte internazionale Comel 2013 (www.premiocomel.it) e con grande sorpresa, visto che la

giuria non è di Latina, sono stati se-lezionati anche due artisti di Latina, Venanzio Manciocchi e Angelo Tozzi, ulteriore segno che la terra ponti-na è fertile di talenti. Ora si attende il vernissage, il 9 marzo. Saranno esposte le opere in alluminio (o su alluminio) provenienti da diversi Pa-esi della Comunità Europea. La sfi da pontina continua.La sfi da è di alto livello e di alto profi -lo è la giuria: il prof. Giorgio Agniso-la, critico d’arte e saggista, Gregorio Botta, vice direttore de La Repubbli-ca e noto artista, Agnès Martin, di-rettore fondatore della St. Stephen’s Cultural Center Foundation.Gabriella Mazzola, responsabile del-lo Spazio Comel, ha comunicato che gli artisti fi nalisti, esporranno in una collettiva dal 9 marzo al 14 apri-le. La giuria nominerà il vincitore (a cui andranno 2500 euro) il 6 aprile.Novità di questa edizione, è che an-che il pubblico potrà esprimere una preferenza, così da nominare, a chiu-sura della mostra, un ulteriore vin-citore, che verrà sponsorizzato dallo Spazio COMEL.

Due pontini fi nalisti del Premio Comel 2013

Gabriella Mazzinie Massimiliano Drisaldi

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ZERO POSITIVORubrica medico-scientifi ca

Le malattie allergiche e, nel caso specifi co quelle stagionali, rappresentano un fastidioso di-sturbo che colpisce un numero sempre crescente di adulti e bam-bini. La prima terapia è in ogni caso quella preventiva, e consiste nell’allontanamento del soggetto dalla causa scatenante. A questa si aggiungono le terapie desensi-bilizzanti e quelle sintomatiche, basate sull’uso di cortisone e/o di antistaminici con numerosi effetti collaterali. La medicina omeopatica costituisce un’ottima alternativa ai farmaci tradizionali per contrastare i sintomi dell’al-lergia ai pollini. I suoi vantaggi sono molteplici: può essere uti-lizzata, indistintamente per adul-ti e bambini, sia da sola, che in combinazione con i farmaci tra-dizionali e non contempla effetti collaterali. La cura omeopatica preventiva va iniziata circa due mesi prima del previsto periodo delle manifestazioni acute pro-vocate dall’allergia ai pollini. In questo caso andranno assunte di-luizioni omeopatiche del polline a cui il soggetto risulta allergi-co. E’ consigliato un preparato la

a cura del dr. GIOVANNI FARINA

Omeopatia contro i pollini

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cui composizione contiene pollini (Gramigna, Erba mazzolina, Noc-ciolo, Betulla bianca, Parietaria, Artemisia, Ambrosia) diluiti alla 30 CH; si assume nella posologia di 5 granuli, 1-2 volte a settima-na. Circa un mese prima del ma-nifestarsi dei sintomi si possono assumere al mattino 100 gocce di Ribes Nigrum, macerato gliceri-co 1 DH (azione antinfi ammato-ria). Ai primi sintomi dell’oculo-rinite allergica (infi ammazione della mucosa nasale con lacrima-zione)inizialmente si possono as-sumere 5 granuli di un composto omeopatico fi no a 6 volte al gior-no che contenga Allium cepa (5 CH), Ambrosia artemisiaefolia (5 CH), Euphrasia offi cinalis (5 CH), Histaminum muriaticum (9 CH), Sabadilla offi cinarum (5 CH) e Solidago virga aurea (5 CH). Per la Rinorrea Sabadilla e Arseni-cum Album 9 CH mentre per gli starnuti frequenti Nux Vomica e Histaminum 9 CH, la dose è 5 granuli anche ogni ora. Prima di iniziare una qualunque terapia si consiglia comunque di rivolgersi ad un medico omeopata o al vo-stro farmacista di fi ducia per un corretto uso del rimedio omeopa-tico.

Per chi soffre di allergia rimedi privi di effetti collaterali

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ZENZERORubrica di cucina

La ricetta

Le zeppole di San Giuseppe

di STEFANIA PUSTERLA

La dolce festa del papà

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Il 19 marzo ogni papà riceverà auguri e regali dai propri fi gli e si aspetterà, come ogni anno, di scartare la solita cravatta o il classico dopobarba al pino silve-stre. Non sarebbe meglio stupir-lo con qualcosa fatto in casa con amore e tanto zucchero? Imparia-mo a fare le zeppole di San Giu-seppe, dolce tipico della tradizio-ne napoletana diventato simbolo di questa festa.

LA STORIANell’antica Roma il 17 marzo si celebravano le “Liberalia”, feste in onore delle divinità del vino e del grano, durante le quali si frig-gevano frittelle di frumento. E’ da queste che trae origine la zeppola di San Giuseppe, la cui festa si ce-lebra solo due giorni dopo.La prima zeppola di San Giusep-pe che sia stata messa su carta ri-sale al 1837, ad opera del celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino.

Ingredienti per 6/8 persone:Confettura di amarene o amarene sciroppateOlio per friggere

Per la pasta:6 uova300 gr. di farina50 gr. di burro 1/2 litro di acquazucchero a velo

Per la crema pasticcera:50 cl. di latte2 uova100 gr. di zucchero80 gr. di farina1 limone

Preparazione della pasta:1 - Versate in una pentola l’acqua con il burro e il pizzico di sale, ac-cendete il fuoco a fi amma media, quando l’acqua comincerà a fare le prima bollicine, ma non a bol-lire, versateci la farina setacciata tutta insieme e mescolare ener-gicamente per 10 minuti con la frusta fi no a quando il composto non si staccherà dai bordi della pentola.2 - Spegnete il fuoco e aggiunge-re le 6 uova, uno alla volta sempre girando con forza ed eventual-

Il tradizionale bignè del 19 Marzo

Il 19 marzo ogni papà riceverà auguri e regali dai propri fi gli

Il tradizionale bignè del 19 Marzo

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mente con una frusta elettrica fi nchè si sarà amalgamato tutto il composto. Lasciate riposare per 20-25 minuti.

Preparate ora la crema pastic-cera:1 - lavorate in un recipiente lo zucchero con i tuorli di 2 uova fi no a ottenere un composto bian-co e spumoso. Aggiungere la fa-rina setacciandola con un colino per non formare grumi, il latte e due pezzetti di buccia di limone.2 - ponete il recipiente su fuoco a fi amma media e addensate la cre-ma senza far bollire, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Togliete le bucce di li-mone e lasciate raffreddare.

Procedete alla frittura delle zeppole:1 - riempite di olio per friggere una casseruola dai bordi alti, in quanto le zeppole devono essere immerse completamente nell’olio altrimenti non si gonfi ano. Mette-te la casseruola sul fuoco a fi am-ma media.2 - riempite di pasta una siringa da pasticcere con la bocca larga e premete il composto in un piatti-no da caffè unto di olio, dandogli la forma di una ciambella.3 - lasciate scivolare una zeppo-la alla volta nell’olio ben caldo, ma non fumante e cuocetela fi no a quando si gonfi erà. Alzate leg-germente la fi amma per farla co-lorire, toglietela senza perforarla e appoggiatela su una carta as-sorbente.4 - procedete alla cottura di un’al-

tra zeppola assicurandovi ogni volta che l’olio non sia troppo bol-lente.5 - quando le zeppole si saranno raffreddate, cospargetele di zuc-chero a velo, ponete nel mezzo poca crema e mezzo cucchiaino di confettura di amarene o di ama-rene sciroppate e servire.

Non vi resta che metterle in una graziosa scatola chiusa con un bel nastro ed accompagnata da una dedica unica e affettuosa. Il successo è assicurato!

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ZERO CARBONELLARubrica poco seria

Primi effetti del ripascimento al Lido di Latina. Da Giovannino a Mare sono nati due cammelli.

Permangono i sigilli alle giostre dei giardini pubblici di Latina. L’indagine della polizia ha porta-to all’arresto di Alan Kemord per spaccio di pesciolini rossi. Il no-made dovrà rispondere anche del mancato pagamento dell’Imu del-la casa dei sette nani.

L’ex sindaco di Latina Vincen-zo Zaccheo torna a parlare della mancata realizzazione della me-tropolitana leggera: “Non pen-savo fosse così leggera, è volata via”.

Centinaia di pendolari beffati la scorsa mattina dal treno regio-nale per Roma arrivato in perfet-to orario. Trenitalia si è scusata

dell’UOMO QUALUNQUE

Via i sigilli dalle giostre

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per il mancato disagio.

Continua a singhiozzo lo sciopero degli avvocati di Latina. L’ordine forense pontino ha fatto sapere che la prossima agitazione si ter-rà all’Hotel Cristallo di Cortina. Le manifestazioni di protesta sa-ranno articolate così: pista rossa per i civilisti, pista nera per i pe-nalisti.

Svelato il retroscena dell’arrivo dei rifi uti di Roma nell’impianto di Castelforte dopo il ricorso del Consiglio di Stato. Il presiden-te Cusani: “Hanno capito male, quando parlavo del mio rifi uto intendevo dire che non li volevo”

Ultim’ora: trovato un parchime-tro funzionante in via XXI Aprile. Infuriati gli ausiliari del traffi co.

Vacilla l’accusa di spaccio di pesciolini rossi

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ZERO CULTFilm e libri del mese

SPRING BREAKERSUNA VACANZA DA SBALLO

di Harmony Korine Genere: CommediaCon James Franco, Selena Gomez, Vanessa Hudgens

di STEFANIA PUSTERLA

I fi lm in uscita a Marzo

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James Franco, dal Mago di Oz alla Vacanza da sballo

DA GIOVEDÌ 7IL GRANDE E POTENTE OZ

di Sam Raimi con Mila Kunis, James Franco, Rachel Weisz, Michell Williams

GENERE: FantasticoDURATA: 127 min.Prequel del “Mago di Oz “ di Victor Flam-ming, il fi lm racconta come il celebre mago sia arrivato nel regno di Oz.Quando Oscar Diggs, piccolo mago cinese, viene trascinato da una tromba d’aria con tutta la sua casa dal solitario e polveroso Kan-sas allo scintillante e rigoglioso regno di Oz crede di aver fatto bingo. Presto, però, dovrà scontrarsi e risolvere le questioni epiche di questo luogo capendo in fretta chi sono i buoni e chi i cattivi, prima che sia troppo tardi.

IL LATO POSITIVOSILVER LININGS PLAYBOOK

di David O Russel con Bradley Cooper, Robert De

Niro, Jennifer LawrenceGENERE: CommediaDURATA: 117 min.Pat Solatano ha perso tutto: casa, lavoro, compagna. Dopo aver trascorso otto mesi in un istituto psichiatrico, si ritrova, in seguito ad un patteggiamento della pena che avrebbe dovuto scontare, ad abitare nuovamente con i suoi genitori. Pat, però è deciso a ricostruire la propria vita e a riconciliarsi con la sua ex-moglie. I suoi genitori, invece, vorrebbero solo che si rimettesse in piedi e che condividesse la passione di famiglia per la squadra di football locale: i Philadelphia Eagles. Pat conosce Tiffany, una misteriosa ragazza che soffre a sua volta di problemi psichia-trici che si offre di aiutarlo a riconquista-re la sua donna, in cambio, lui dovrà fare una cosa molto importante per lei. Ma il loro rapporto prende una piega inaspet-tata e nelle vite di entrambi sembra aprir-si uno spiraglio di luce.

AMICHE DA MORIREdi Giorgia Farina

Genere: CommediaCon Claudia Gerini, Cristiana Capo-tondi, Sabrina Impacciatore

ALTRI FILM IN USCITA A MARZO

DA GIOVEDì 14

SINISTERGenere:Horrordi Scott Derrickson, con Ethan Hawke, Vin-cent D’Onofrio

DEAD MAN DOWNIL SAPORE DELLA VENDETTA

Genere:Thrillerdi Niels Arden Oplev, con Noomi Rapace, Colin Farrel, Isabelle Huppert

IL TERZO TEMPOGenere: Commediadi Enrico Maria Artale, con Stefania Rocca, Stefano Cassetti

DA GIOVEDI’ 21

GLI AMANTI PASSEGGERIGenere: Commediadi Pedro Almodovar, con Penelope Cruz e Antonio Banderas

BENVENUTO PRESIDENTEGenere: Commediadi Riccardo Milani, con Claudio Bisio, Kasia Smutniak, Beppe Fiorello

DA GIOVEDì 28

IL CACCIATORE DI GIGANTIGenere: Azionedi Bryan Singer, con Nicholas Hoult, Ewan Mcgregor, Stanley Tucci

THE HOSTGenere: Fantascienzadi Andrew Niccol, con Saoirse Ronan, Wil-liam Hurt, Diane Kruger

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