n. 4 - ottobre 2003 comunitas leudri

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COMUNITAS LEUDRI Periodico d’informazione dell’Unione dei comUni della valle di ledro N. 4 - Ottobre 2003 SPedizione in aBBonamenTo PoSTale - art. 2 comma 20/c legge 662/96 - d.c.i. di Trento • Pubblicazione quadrimestrale - ottobre 2004

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Page 1: N. 4 - Ottobre 2003 COMUNITAS LEUDRI

COMUNITAS LEUDRIPeriodico d’informazione dell’Unione dei comUni della valle di ledro

N. 4 - Ottobre 2003

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In copertina: Sembra una immagine che viene da tempi lontani, ma la bella foto con il bambino che tende l’arco davanti alla palafitta testimonia la preziosa attività culturale e didattica che si svolge oggi al museo delle Palafitte.

In quarta di copertina: laboratori con le scuole al museo delle Palafitte.

Nella pagina a fianco: cartolina d’epoca di Brunella Poletti

comunitas leudri viene stampato in 2500 co-pie e inviato gratuitamente a tutte le famiglie della valle di ledro e agli emigrati. viene inoltre spedito a vari enti, organismi e associazioni, e a chiunque ne faccia richiesta.

Comitato di Redazione

Presidente franco Brighenti

Direttore responsabilevittorio colombo

Consiglieriamadori orietta, Bezzecca

dal Bosco Paolo, molina di ledro dal Bosco Patrizia, Pieve di ledro

mazzola maurizio, concei ferrari franco, Tiarno di Sotto

Penner Bernardo, Pieve di ledro de Guelmi alessandro, concei

Tiboni massimiliano, Tiarno di Sopra zecchini lilia, molina di ledro

Segretario di redazione ottorino Bertani

COMUNITAS LEUDRIPeriodico d’informazione dell’Unione dei comUni della valle di ledro

N. 4 - Ottobre 2003

Si invitano i cittadini della valle a fornire il proprio contributo con articoli, saggi, opinioni, suggerimenti, idee, critiche. Tutto il materiale dovrà essere inviato presso la redazione in Bezzecca, piazza cassoni, n.2 e sarà vagliato dal comitato di redazione che ne valuterà l’opportuna pubblicazione.

aut. Trib. rovereto n. 243/2002

Proprietario Unione dei comuni valle di ledro Piazza cassoni, 2 - 38060 Bezzecca (Tn)

Stampa Grafica 5 snc - 38062 arco (Tn)

SOmmaRiO

Tra storia e futuro 3

comunitas leudri il dialogo continua 3

irvat e comuni insieme per rilanciare Tremalzo 4

l’associazione vela lago di ledro rinnova la sede 5

lago di ledro: gare di prestigio internazionale 6

val di ledro in lutto per la scomparsa di mons. G. risatti 7

le testimonianze sulla strada dei poveri 9

Un’estate ricca di manifestazioni 10

Sistema scuola: verso nuovi traguardi 12

lo spirito garibaldino di Bezzecca 14

museo delle Palafitte del lago di ledro 15

il progetto, la costruzione, l’allestimento 17

la specie si evolve… il museo negli anni ‘90 27

Scuola elementare di Tiarno di Sopra: classi iiia e iiiB 34

Servizio unico di Polizia municipale 37

“Suggerimenti in divisa” 39

musica, ricordi, emozioni per ricordare luciano chailly 45

Sfida al dialetto 46

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Comunitas Leudriil dialogo continua

Il dialogo continua. Siamo arrivati al quarto appuntamento con Comunitas Leudri, il notiziario dell’Unione dei Co-muni della Valle di Ledro.Non a caso ho parlato di dialogo. Il notiziario è stato voluto per attivare uno strumento di comunicazione e di confronto tra l’Unione dei Comuni e i cittadini di tutta la Valle.Abbiamo promosso questa iniziativa per dare una voce al progetto di crescita di un unico soggetto-politico ammi-nistrativo in grado di tutelare e rappresentare le attese dei ledrensi, visti pur con le proprie specificità e tradizioni, come una comunità unica.Non è facile oggi raggiungere tutti i cittadini, trasmettere

lo spirito unita-rio che anima chi nell’Unione dei Comuni opera e crede nella validità di questo progetto. Non ci stanchere-mo mai di ripetere una espressione ormai anche trop-po usata ma che bene rappresenta lo spirito con il quale ci muovia-mo. “Unione (dei Comuni) fa la for-za”.Siamo consapevo-

li del fatto che questo numero del notiziario entra in tutte le famiglie, con una diffusione capillare proprio per rendere il più produtivo possibile il dialogo, in un momento delicato per la scandenza delle elezioni provinciali del 26 ottobre.Per questo ci siamo preoccupati di evitare argomenti e interventi che potessero in qualche modo risultare non opportuni in prospettiva elettorale.Credo che questa nostra cautela possa essere apprezzata e di fatto stia a dimostrare come la nostra prima ed unica preoccupazione sia il lavoro per far crescere la comu-nità, al di là delle pur legittime convinzioni personali e scelte politiche. Ed è con questo spirito che, proponendo a tutti questo quarto numero del notiziario all’insegna del dialogo che continua, auguriamo buona lettura.

Franco BrighentiPresidente dell’Unione

dei Comuni Valle di Ledro

Tra storia e futuro

Un bambino tende l’arco, pronto a scoccare la freccia. Dietro di lui la sagoma inconfondibile della palafitta di Ledro.Potrebbe essere una immagine che viene dal passato, inve-ce la bella foto che abbiamo voluto proporre in copertina testimonia lo spirito che si respira oggi in una delle realtà culturali e turistiche più significative della Valle di Ledro.Proprio alla storia, alle testimonianze, alle prospettive, alle potenzialità delle palafitte ledrensi è dedicato il nostro dossier, l’argomeno forte che occupa la parte centrale del nostro giornale. Un dossier realizzato grazie alla passio-ne e alla preparazione di chi, con responsabilità diverse, opera nel progetto palafitte. Il dossier del terzo numero, quello de-dicato alla strada del Ponale, è pia-ciuto. Sono stati numerosi gli ap-prezzamenti e que-sto, ovviamente, ci fa piacere. Signifi-ca che Comunitas Leudri, nonostante sia nato da poco, si sta segnalando come un appun-tamento fisso che risulta gradito ai ledrensi.Comunitas Leudri vuole essere un luogo di incontro, uno strumento utile per far crescere lo spirito unitario di Valle, il senso di una comune appartenza.Un altro argomento forte, che proponiamo nella seconda parte del giornale, è dedicato al nuovo codice della strada. C’è bisogno anzitutto di una larga informazione e abbiamo ritenuto opportuno dare adeguato spazio alle molte novità introdotte, segnalando nello stesso tempo il prezioso lavo-ro e la disponibilità del Corpo unitario dei Vigili di Valle. In questa scelta il noziario conferma anche la sua natura di strumento al servizio dei cittadini. Il suggerimeno è di conservare tutti i numeri di Comunitas Leudri, per un con-tributo alla storia ed allo spirito della Valle, e nello stesso tempo per avere indicazioni utili e pratiche su quello che ci serve nella nostra vita di ogni giorno.

Vittorio ColomboDirettore responsabile

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La complessità e la delicatezza del-le procedure richiedono impegno e la definizione di ogni passaggio porta a fissare per il prossimo anno, dunque per la stagione invernale 2004, l’avvio del nuovo corso della stazione sciistica, un progetto che protrà portare importanti prospettive di sviluppo e di crescita per l’intera Valle di Ledro.I singoli Consigli comunali sono impegnati in questo periodo ad ap-provare lo Statuto della nuova Socie-tà, quindi il contratto di programma e il protoco-lollo di intesa tra le Ammi-nis t razione comunali.Prende così avvio la co-s t i t u z i o n e della nuova società Irvat nella quale entreranno i rappresentan-ti delle Am-ministrazio-ni comunali stesse.Il Protocollo d’intesa pre-vede che la nuova Società sia costituita per il 55% dalla parte privata e per il 45% da quella pubblica.Sono state peraltro definite delle norme dello Statuto che, di fatto, garantiscono alle Amministrazioni pubbliche di esercitare un controllo reale su ogni decisione e sulle scelte della società mista.Dal canto suo la Società Irvat è chia-mata, con assemblea straordinaria, a procedere all’aumento del capitale sociale, passaggio obbligato per ar-rivare quindi all’entrata nella Società

delle Amministrazioni comunali.L’attuale Consiglio di amministrazio-ne, quindi, si presenta dimissionario e procederà in sede di assemblea ordi-naria alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione. La composizione del nuovo Consi-glio di amministrazione prevede che quattro membri siano designati dalla componente privata e tre da quella pubblica.Per quel che riguarda il Collegio sindacale il presidente ed un mem-

bro effettivo sono espressione della componente pubblica, mentre l’altro membro effettivo è di nomina privata. Per quel che riguarda le designazioni spetta alla Conferenza dei sindaci proporre all’assemblea della nuova società i propri rappresentanti.Questo per quel che riguarda l’aspet-to societario.Un altro aspetto di assoluta impor-tanza è quello che si riferisce alle procedure per i finanziamenti. La Provincia, a fronte della pre-sentazione del piano di sviluppo

della stazione sciistica di Tremalzo, provvederà a coprire il 95% della somma a carico della componente pubblica, rimanendo dunque a carico delle Amministrazioni comunali il residuo 5%.Superata questa fase costitutiva si entrerà nel vivo dell’operazione con la definizione e presentazione di un piano di investimenti per Tremalzo di 8 milioni e 500 mila euro, proceden-do ad un ulteriore aumento del capi-tale sociale per portare all’ammon-

tare definitivo previsto di 5 milioni e 100 mila euro.La Provincia ha assicura-to l’ulterio-re copertura del l ’opera-zione, nella stessa percen-tuale prece-dentemente indicata.Val la pena d i s o t t o l i -neare come l’intera ope-razione non sia indirizza-ta unicamente alla creazione della stazione

sciistica, che è comunque il progetto più ambizioso e trainante, ma che si propone di operare per una valoriz-zazione di Tremalzo come risorsa in grado di attivare validi motivi di richiamo per tutto l’anno: si pensa dunque agli aspetti escursionistici e naturalistici, al collegamento con il costituendo Centro di studi botanici e faunistici dedicato alla memoria del naturalista monsignor Ferrari e ad un progetto complessivo che preveda diverse iniziative opportunamente collegate tra loro.

Proseguono gli adempimenti per l’atteso rilancio della stazione sciistica di Tremalzo

Irvat e Comuni insieme per rilanciare Tremalzo

Tremalzo, cartolina anni Settanta.

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Per il sodalizio ledrense, la stagione 2003 si è avviata alla conclusione con molte soddisfazioni. L’impulso dato dalla gestione del presidente Paola Mora, prima donna in Italia a capo di una società velica eletta nel novembre 2000, ha dato i suoi frutti non solo nell’ambito delle attività. Per prima cosa, va detto che si sta già lavorando per proporre la candidatu-ra all’organizzazione del mondiale J22 del 2005, che verrà presentata ufficialmente nel novembre 2004. Ma la novità più concreta consiste nel compimento della prima fase di ristrutturazione della sede, che ha già dato ai soci la soddisfazione di poter usufruire quest’estate del nuovo pon-tile di attracco e di una struttura che accoglie bagni, spogliatoi e un magaz-zino (150 metri quadrati) per un totale di 190 metri coperti. Realizzata con il contributo della provincia Autonoma di Trento, la costruzione è stata con-cepita con criteri “ecocompatibili”, ri-sultando molto ben mimetizzata anche alla vista, grazie al volume inserito nel declivio del terreno, con tetto inerbito. Un secondo intervento, programmato per la primavera 2004, riguarderà la costruzione di un altro blocco per ospitare l’ufficio, una sala riunioni e una sala multifunzionale per le attività didattiche. Nata nel 1960 grazie a un gruppo di appassionati locali e di ospiti del lago, l’Associazione Vela Lago di Ledro nel 1984 ottiene l’affiliazione ufficiale alla FIV. Per la validità delle sue iniziative, l’associazione opera ormai tradizio-nalmente con il sostegno della Pro Loco, dell’Unione dei Comuni e dei Comuni della valle, nonché con l’appoggio di un gruppo di sponsor locali e nazionali. Ma la vocazione velica del Lago di Ledro va fatta risalire al 1927, anno in cui viene organizzata la prima regata. Ed è fuori dubbio che anche i primi abitanti locali del periodo del bronzo,

L’Associazione Vela Lago di Ledro rinnova la sede e chiede un altro mondiale J22

oltre a costruire le loro abitazioni su palafitte, percorrevano il lago con rudimentali imbarcazioni ottenute incavando il tronco degli alberi, come testimoniano gli importanti reperti archeologici, portati alla luce sulla sponda Est.L’apprezzamento del dinamismo dell’Associazione Lago di Ledro vie-ne anche dall’incremento dei soci: ad oggi, quelli adulti sono 130, affiancati da un centinaio di Cadetti e Juniores.

Foto Ronny Kiaulehn - Promovideo

Un momento della premiazione della Classe J22

Associazione Vela Lago di Ledro

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L’associazione Vela Lago di Ledro, in collaborazione con la Fraglia della Vela di Riva, ha proposto quest’anno appuntamenti agostici di assoluto rilievo internazionale. Citiamo, in particolare il “Grandopti-cal European Champion’s Cup Opti-mist Team Racing” che si è svolto dal 21 al 25 agosto. Questa competizione approvata dalla IODA (International Optimist Dinghy Association) ha avuto il suo battesimo lo scorso anno proprio sul Lago di Ledro, ottenendo il plauso degli addetti ai lavori con la citazione di “Evento dell’anno del calendario europeo Optimist”. Lo specchio d’acqua trentino è ormai noto a livello internazionale per le sue caratteristiche che assicurano uno svolgimento ideale delle prove formula Match Race. La classe delle piccole imbarcazioni Optimist e i loro giovani timonieri beneficiano infatti in maniera particolare delle condizioni naturali assicurate da questo suggestivo campo di regata. Le quindici nazioni in gara sono state: Belgio, Croazia, Danimarca, Finlan-dia, Greciam Irlanda, Italia, Olanda, Polonia, Russia, Slovenia, Spagna, Svezia, Uk, Ungheria.L’altra manifestazione di prestigio è stata la “Woman’s Trentino Match Race. Grado 1 - Classe J22, 4^ edizio-ne” che si è svolta dal 2 al 6 settembre 2003.Nata nel 2000 come prova premon-diale del Campionato mondiale femminile tenutosi nel 2001, la Woman’s Trentino Match Race è tornata sul lago di Ledro quale gara del circuito mondiale grado 1, rin-novando la sfida tra i più forti equi-paggi internazionali al femminile. La continuità di questo appuntamento del J22 sulle acque ledrensi - è già

stata confermata anche l’edizio-ne 2004 - testimonia in primis le referenze degli organizzatori; ma anche la validità delle caratteristiche morfologiche e microclimatiche del campo di regata, ormai riconosciuto quale palestra ideale per questo tipo di gara agile e spettacolare. Questo prestigioso riconoscimento interna-zionale è il frutto dell’intraprendenza delle due società veliche trentine che hanno puntato su una felice partner-ship e un’intelligente politica di buon vicinato: l’Associazione Vela Lago di Ledro e la Fraglia Vela Riva che, unendo le forze, riescono a mobilita-re - a puro titolo di volontariato - un team che può arrivare fino a trenta persone.

Lago di LedroGare di

prestigio internazionale

I CORSI DELLA SCUOLA VELICA FIVed è proprio nell’ambito delle categorie “Under 15” che si concentra l’attività didattica e promozionale del circolo, operando con la propria scuola velica, l’unica del lago ufficialmente riconosciuta dalla fiv: i corsi settimanali optimist - iniziati a giugno e terminati il 16 agosto - hanno fatto contare ad ogni turno dai 20 ai 25 iscritti, con alta partecipazione anche dei ragazzi locali, che si spera vadano a rinverdire la schiera di appassionati residenti, volontari convinti delle molte attività promosse.responsabili dei corsi sono gli istruttori fiv alfonso donati e massimo cigalotti, il cui occhio vigila dalle 9,30 alle 17, arco di tempo previsto dal programma quotidiano, che include un pranzo al sacco in compagnia nell’area pic-nic della sede velica, dove sono ben accetti anche i familiari dei soci.la vita del club si caratterizza per la fattiva collaborazione di tutti gli iscritti, che permette di organizzare inoltre un “calendario” ludico, con regate notturne e cacce al tesoro molto partecipate.

Foto Ronny Kiaulehn - Promovideo

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di Daniele Battistel e Vittorio Colombo

Se n’è andato come era sempre vissu-to, nel silenzio, in assoluta umiltà, col cuore rivolto alla sua lontana diocesi in America latina. Monsignor Gianni Risatti, 60 anni, vescovo di Macapà nel nord del Brasile, è morto nella notte di martedì 9 settembre nella sua vecchia casa di Legos a Molina di Ledro, dove si trovava per alcuni giorni di riposo. A trovarlo esanime sul letto la sorella Maria che, non vedendolo arrivare in chiesa per celebrare la messa, insospettita si era recata sull’uscio a chiamarlo. Nato a Molina il primo dicembre del 1942, secondo figlio di Agostino e Anastasia, dopo le scuole elementari, avendo espresso fin da giovanissimo una chiara vocazione missionaria, si trasferì al seminario minore di Trento dove frequentò medie, ginnasio e liceo. Dopo la maturità fu naturale per lui scegliere il Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) di Milano per prepararsi al sacerdozio e alla dura vita di missione.Fu ordinato sacerdote nella chiesa di Molina nel giugno del 1968 dal vescovo ausiliario di Trento, monsi-gnor Rauzi. Nel 1972 il primo viaggio in Sudamerica, accompagnato fino all’imbarco di Genova da mamma Anastasia, la quale per questo suo figlio prete che abbandonava gli agi della vita di qui per servire la povertà brasiliana aveva una predilezione particolare. Donna umile e modesta, la signora Anastasia fu probabilmente colei che insegnò al piccolo Gianni la strada della semplicità e del donarsi agli altri, stelle polari nella vita umana e sacerdotale del futuro vescovo.In Brasile monsignor Risatti arrivò nei primi anni settanta come semplice missionario, venendo poi ordinato vescovo coadiutore della diocesi di Paritin il 21 febbraio 1988. Nel 1993

fu nominato vescovo della diocesi di Macapà sul delta del Rio delle Amazzoni.Nella piccola casa dei genitori erano stretti a lutto tutti i familiari, le sorelle Maria e Agnese, i fratelli Aldo e Car-lo con le rispettive famiglie. Fin dal primo mattino, dopo che la notizia della sua scomparsa ha cominciato

a circolare, si sono avvicendati al suo capezzale i numerosi amici che, nonostante la distanza, egli aveva continuato a frequentare, e poi parenti e sacerdoti. Da Trento, a portare le condoglianze dell’arcivescovo Luigi Bressan, in viaggio a Lourdes e co-nosciuto ai tempi del ginnasio, sono arrivati a Molina di Ledro monsignor Giuseppe Zadra, vicario generale della curia, don Agostino Valentini, responsabile della comunicazione, monsignor Ernesto Menghini, decano del Capitolo, don Mariano Manzana, delegato vescovile per la pastorale missionaria.

Lutto cittadino nella sua molina

Lutto cittadino venerdì 12 settembre, a Molina di Ledro per onorare la figura dello scomparso monsignor Gianni Risatti: lo ha deciso la giunta comunale presieduta dal sindaco Franco Brighenti, che ha convocato una riunione straordinaria dell’ese-cutivo per onorare nella maniera migliore, più sentita e partecipata, la

Val di Ledro in lutto per la scomparsa di monsignor Gianni Risatti

Il ritorno da vescovo nella sua terra

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figura di un concittadino che con la sua opera aveva portato nel mondo, tra chi soffre, una alta testimonianza di generosità e abnegazione. Sono stati esposti i manifesti listati a lutto. Un segno di cordoglio che ha voluto essere espressione del sentimento del-la comunità tutta e un riconoscimento formale di riconoscenza municipale. «Esprimiamo tutto il nostro cordoglio per la prematura scomparsa di uno dei figli che più hanno dato alla comunità della Valle di Ledro - ha detto il sin-daco Brighenti parlando anche nella sua qualità di presidente dell’Unione dei Comuni di Valle. - È una perdita che ci ha colpito duramente perché monsignor Gianni Risatti era una ricchezza, un patrimonio di umanità e di valori autentici che costituiva un vanto per la nostra valle. La sua scomparsa è di certo una grave per-dita per la comunità di Macapà che aveva nel suo vescovo un referente capace, stimato ed amato per il suo essere sempre dalla parte dei poveri e bisognosi. Inoltre - ha concluso il sindaco Brighenti, - tutti noi abbiamo perso un amico sincero. È un lutto che ci colpisce duramente». La cerimonia in duomo

Oltre duecento sacerdoti e missionari, e tanta gente, tra cui anche una dele-gazione della valle di Ledro, hanno dato l’addio venerdì 12 settembre

nella cattedrale di Trento a monsignor Gianni Risatti. La liturgia funebre in duomo è stata presieduta dall’arci-vescovo di Trento, monsignor Luigi Bressan, mentre l’omelia è stata tenuta da padre Amadio Bortolotto, missionario del Pime in Amazzonia, amico e collaboratore di monsignor Risatti. «Anche monsignor Risat-ti, come tutti i cristiani - ha detto nell’omelia padre Bortolotto -, ha dovuto portare la sua croce, molto pesante e dolorosa. Non lo mostrava, ma posso dire, che la croce fu pesante, pesantissima. Lo avevo persino con-sigliato a prendersi un po’ di cura per la sua salute. Sapevo che aveva dei problemi di cuore e pressione altissi-ma, ma lui è andato avanti lo stesso».

L’addio della comunità ledrense

“La mia vita è stata consegnata a Dio fin da bambino ed è stata spesa affinché tutti possano conoscere Gesù Cristo». Quando monsignor Gianni Risatti, vescovo di Macapà, scrisse queste parole, il due novembre del 2001, non pensava che la sua missio-ne terrena si sarebbe conclusa di lì a nemmeno due anni. Ed invece quel Dio che lui ha servito con umiltà e diligenza per tutta la sua esperienza sacerdotale l’ha ripreso con sé a godere dei frutti del grande e duro lavoro svolto per trent’anni a servizio

dei poveri e dei sofferenti del Brasi-le. Quegli stessi poveri che, proprio nelle ore in cui monsignor Gianni, viene ricordato nel funerale da tutta la sua valle nella chiesa di Molina, celebrano anch’essi il vescovo «Joao» nella nuova cattedrale di Macapà che il prete trentino aveva fatto costruire per loro. Ci sono tanti preti nella spa-ziosa chiesa di Molina, ci sono tante persone comuni, c’è - e si sente - lo spirito vivo di don Gianni (così lo chiamavano tutti in paese anche dopo l’ordinazione a vescovo). All’inizio della celebrazione dei funerali che si sono svolti a Molina di Ledro sabato 13 febbraio viene letto il testamento spirituale di mon-signor Risatti in cui il vescovo lancia un messaggio per l’unità dentro la Chiesa e offre la sua vita per le mis-sioni e per favorire la conoscenza di Gesù Cristo nel mondo. Nelle sue preghiere c’è sempre un pensiero affinché Dio mandi operai nella sua messe, così come è grande la sua fede in Maria. Proprio la Madonna, rappresentata per mezzo di una stella, assieme al grande fiume (il Rio delle Amazzoni), la barca, e la croce sono le immagini che monsignor Risatti sceglie per il suo stemma araldico quando viene ordinato vescovo, il 21 febbraio 1988. «La croce, cioè il simbolo del patire per amore di Dio, fu molto pesante per don Gianni - ricorda nell’omelia padre Amadio Bortolotto del Pime, - ma lui la sopportò sempre con grande coraggio, senza mai risparmiarsi». Anche quando i problemi di salute lo avrebbero consigliato di prendersi un periodo di riposo, monsignor Ri-satti continuò nell’opera missionaria a Macapà con il suo esempio, le sue parole, le sue opere. «La vita è croce e martirio, lui volle prenderla su di sé mettendosi dalla parte dei poveri e dei sofferenti per imitare Cristo» conti-nua don Bortolotto. Che poi conclude con parole di speranza: «Don Gianni è uno strumento dell’amore di Dio all’umanità». La bara è stata infine portata a spalla dai vigili del fuoco al cimitero di Molina.

Mons. Risatti con la mamma.

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Le testimonianze sulla strada dei poveridi Pierangelo Giovanetti

Ti ricordi, padre Gianni! Era dome-nica primo maggio di quindici anni fa, quando te ne tornavi nella tua Molina, nella tua valle di Ledro che sempre avevi nel cuore, dalla tua mamma, come nuovo vescovo di Parintis, nell’Amazzonia brasiliana. Eri contento, lo si vedeva bene. Non perché aspirassi al compito a cui ve-nivi chiamato. Ma perché eri lì, fra le persone a cui volevi bene, la comunità che ti aveva visto crescere, accolto dai bimbi che ti recitavano poesie e dai tuoi compagni di banco che ti davano pacche sulle spalle, e ti ricordavano le mille marachelle combinate assieme. Così ti piaceva il tuo giorno di festa. Poca ufficialità. Piuttosto il ritrovarsi di tanti amici, insieme al vecchio compagno di scuola venuto da lon-tano, dal povero Brasile, dove avevi speso la tua giovinezza stando con gli ultimi della terra, i poveri fra i poveri. Ti piaceva la semplicità di questo stare assieme. Perché della semplicità avevi fatto tu stesso una scelta di vita. Anche da vescovo. Sul sagrato di Molina, in quella dome-nica di maggio, ad accoglierti c’era la banda, il sindaco, tutti i sacerdoti del-la valle. Ma ai tanti discorsi ufficiali, tu hai preferito soffermarti a parlare con la tua gente, i paesani, i vecchi vicini di casa, gli amici, i conoscenti, che ti avevano atteso con entusiasmo tornare dal Brasile, per parlarti assie-me, farti domande, ascoltarti, proprio come si fa con un vecchio amico che è tornato a fare visita.«Vedete, io sono là nell’Amazzonia, a fare il missionario», dicevi tu sor-ridente, mentre davanti alla chiesa conversavi con gli amici del paese. «Ma sono là anche per voi, perché è questa comunità che mi ha mandato. È qui che sono nato, cresciuto, ho maturato la fede, ho scelto la strada della missione, della consacrazione a Dio e del servizio ai fratelli nella chie-sa dell’America latina. Ecco perché,

anche in questa nuova responsabilità a cui sono chiamato, non sono solo. Sento che con me ci siete anche voi. Sento tutta la comunità della valle di Ledro e del Trentino. Ed è questo che mi dà forza, insieme all’aiuto di Dio». All’omelia avevi voluto ricordare la fedeltà al Vangelo del vescovo Oscar Romero, che in tutto aveva condivi-so la sorte dei poveri fino alla morte sull’altare della Messa. Allora dicesti che volevi anche tu metterti a scuola del Vangelo sulla strada dei poveri, portando fino in fondo le responsabi-lità della vita, come Oscar Romero. E così è stato anche per te. Hai portato la responsabilità della missione a cui eri stato chiamato fino in fondo. Senza risparmiarti. Fino alla fine.Proprio come il vescovo di San Sal-vador, a cui eri tanto legato.

di Franco Brighenti

Carissimo GianniCi ritroviamo, raccolti attorno a Te, per condividere con i tuoi famigliari il dolore per la tua partenza improvvisa; questa comunità è rimasta attonita alla notizia che martedì è corsa, casa dopo casa, ad annunciare quanto era avvenuto. Molti hanno cercato di capacitarsi su quanto era successo, sembrava im-possibile che Tu non fossi più tra noi.Purtroppo, le tristi notizie sono quasi sempre realtà, nasce una rassegnazio-ne di impotenza verso cose più grandi del nostro essere. Allora subentra il ricordo del passato, si rammentano gli

in occasione della cerimonia funebre il giornalista Pierangelo Giovanetti ha così ricordato il vescovo scomparso, mentre il sindaco di molina Franco Brighenti lo ha commemorato con l’intervento che proponiamo.

incontri, le gioie ed i dolori, si pensa a quanto avremmo avuto da dire, le cose da fare, tutta una miriade di fatti che ognuno nel proprio inconscio ha tenuto per se. E’ come se si squarcias-se il cielo dopo la tempesta, e compa-re, come in un quadro luminoso, ciò che è mancato nel confronto con chi non è più tra noi. Il tempo però è tiranno non concede tregua, ti assale, ti stringe nella sua mor-sa implacabile, ti concede una lacrima nascosta e sincera e ti dice prosegui.Però credo che dentro ognuno riman-ga un rimpianto per non aver potuto dare quanto era nelle sue possibili-tà; allora lo spirito che ci sostiene, l’animo forte dell’uomo, devono richiamare la mente ad un impegno profondo verso il prossimo e cercare di contribuire alla costruzione di una società migliore, dove anche il debo-le possa trovare conforto e aiuto. E’ questo che Tu hai fatto, costruire una società migliore, in una terra lontana, ma amata come un padre ama i suoi figli, una patria nuova dove, il Tuo lavoro, ha lasciato segni tangibili di grande altruismo. La comunità di Molina, assieme alla comunità di Valle, Ti dice grazie Padre Gianni, hai dato tutto Te stesso, hai seminato in un campo difficile, ma i messaggi che giungono da oltre oceano sono la testimonianza del Tuo prezioso lavoro, grazie per aver portato lontano il valore cristiano e sociale di questa comunità, sempre vicina e attenta ai bisogni dei suoi missionari.L’augurio e la speranza è, che il Tuo esempio di disponibilità, ci aiuti ad essere migliori nel nostro vivere quo-tidiano. Ai tuoi famigliari rivolgo un saluto di cordoglio e partecipazione da tutta la comunità di Ledro, uniti al saluto espresso dal Commissario del Governo Prefetto De Muro, ieri presente in Duomo. A Te Gianni desidero rivolgere una preghiera, di lassù sorreggi questa nostra permanenza e fa che il Tuo esempio ci sia di sprone.

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moltissimi e apprezzati appuntamenti dell’estate ledrense

Un’estate ricca di manifestazioniaSSOCiaZiONE CULTURaLE CREaTiVamENTE

Nel panorama dell’associazionismo ledrense vari sono i settori nei quali può essere verificata la presenza di gruppi o complessi che curano e se-guono chi l’aspetto sociale, oppure religioso o quello sportivo, chi ancora quello culturale: in quest’ultimo caso si spazia dalla musica all’arte pittorica o ad altri campi.L’Associazione Culturale Creati-vaMente, ormai da alcuni anni, è presente e viva ad opera di un nutrito gruppo di appassionati della pittura nelle sue varie sfumature e l’attività che essa porta avanti diventa di volta in volta creatività, tecnica e, non ul-tima, voglia di stare insieme.L’attività si svolge nei mesi da ot-tobre a giugno, in quattro sedute settimanali. Vengono proposti corsi per principianti, per imparare le basi del disegno e della pittura, e corsi per chi vuole sperimentare e perfe-zionare tecniche nuove. Ogni socio può dedicarsi a ciò che più preferisce contando sempre sull’aiuto, sui con-sigli e sull’entusiasmo della nostra Presidente Gisella Betta.Vengono anche organizzati viaggi per visitare le mostre più interessanti.La sede dell’Associazione è a Tiarno di Sotto presso l’edificio scolastico.Annualmente, al termine dei corsi, viene allestita una mostra che, per al-cuni anni, ha avuto sede a Mezzolago, e da due anni viene ospitata presso la palestra comunale di Tiarno di Sotto grazie alla disponibilità dell’Ammi-nistrazione locale.Vengono presentati i lavori di ogni socio: quadri ad olio e acrilico, pit-ture su legno, sabbia e porcellana, terre cotte e altro ancora. Una parte dei lavori viene messa in vendita e il ricavato devoluto poi in beneficenza.Quest’anno il denaro ricavato verrà

utilizzato da P. Franco Cellana per avviare un progetto nella sua missione a Nairobi. E’ sicuramente gratificante e di sti-molo il successo che la mostra ottiene ogni volta, grazie al lavoro di tutti i

soci e di chi ci sostiene.Soprattutto poi è bello e importante poter trascorrere del tempo insieme, condividendo la passione e la voglia di dipingere ed esprimendo così la ricchezza che ognuno si porta dentro.

La musica di De Andrè

vivo successo per mercante in fiera - Tributo a de andrè. i due concerti si sono tenuti il 10 luglio nella piazza di Pieve e il 2 agosto nel parco Santa lucia di Bezzecca (foto lagodigardamagazine).

Un momento della manifestazione organizzata da Creativamente

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CONCERTi D’ESTaTE di Franco Ferrari

L’estate culturale di Tiarno di Sotto, ha offerto in questo 2003, a Ledrensi e ospiti, una serie di momenti di intrat-tenimento di carattere culturale diverso dal solito. La Commissione Culturale Comunale, ha organizzato una serie di incontri musicali sotto la denominazio-ne CONCERTI D’ESTATE, che ha suscitato vivissimo interesse e grande soddisfazione. La serie di concerti in programma ha avuto inizio giovedì 24 luglio nella piazza del paese con il gruppo: Soft Quartet Jazz che ha appassionato il numeroso pubblico presente con melodie avvincenti.Del gruppo facevano parte Riccardo Orsi formatosi al CPM di Milano che ha collaborato con artisti americani come Bob Nelson e Louisiana Red e ultimamente con Lou Marini sassofo-nista dei Blues Brothers, Gianfranco Demadonna insegnante alle scuole medie di Storo, autore e composito-re, direttore della scuola musicale di Storo, Roberto Zecchinelli di Trento e Marcello Rota di Pive di Bono.Il secondo concerto, svoltosi nel-la piazzetta antistante la chiesetta di S. Giorgio sull’omonimo colle sovrastante l’abitato di Tiarno di Sotto e di Sopra (è stata questa una novità assoluta), ha visto l’esibizione dell’Ensemble Vocale Niccolò d’Ar-co, complesso attivo da un paio di anni che esegue un repertorio sacro vocale, in particolar modo relativo al periodo rinascimentale.La serata prevedeva un programma che andava dal canto gregoriano a quello del Settecento, una scelta an-tologica della grande musica sacra, nella quale spiccano alcuni autentici gioielli come l’Alma Redemptoris Mater o l’Ave Verum mozartiano. La compagine guidata da Daniele Lutterotti è stata egregiamente all’al-tezza della situazione e della fama che si sta guadagnando sul campo. Numeroso oltre ogni aspettativa, il pubblico è stato premiato dall’ottima

esecuzione musicale e dalla suggesti-vità della ambientazione. Per l’occasione era stato organizzato un servizio di bus navetta dalla piazza del paese, considerato che la splendi-da chiesetta di S. Giorgio dista circa 15 minuti a piedi dal centro abitato e non offre parcheggio sufficiente. Nel terzo concerto si è avuta l’esibi-zione del complesso Ottoniamo Brass Quartet, gruppo di ottoni composto da musicisti dilettanti provenienti dal mondo bandistico trentino, che da tre anni a questa parte ha cominciato ad affrontare il repertorio cameristico per ottoni e grazie alla versatilità dell’organico, simile al quartetto vo-cale ed al quartetto d’archi, permette di eseguire trascrizioni di musica classica, jazz e leggera. Il quartetto ha frequentato corsi di perfezionamento strumentale con

personaggi di fama nazionale e in-ternazionale, fra cui Roger Bobo e il Quintetto Gomalan Brass. A causa del maltempo, il concerto anziché nel piazzale della chiesetta di S. Giorgio, si è tenuto nella sala del cinema-teatro. L’ultimo concerto infine, frutto della collaborazione fra l’Amministrazione Comunale e l’Associazione dei Fanti di Valle, ha visto esibirsi nella piazza principale di Tiarno di Sotto, il Corpo Bandistico Valle di Ledro. Sempre apprezzato dagli appassionati il nostro Corpo Bandistico continua la sua preziosa presenza all’interno del panorama associazionistico di Valle e nelle varie occasioni, offre le sue esecuzioni, frutto del costante impegno nella preparazione e del lavoro collettivo, per porgere i suoi messaggi in musica.

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L’innovazione nella scuola trentina ha radici profonde, è radicata in tutto il territorio provinciale, non parte da oggi ed ha alcune sue caratteristiche specifiche, riconoscibili ed ormai ri-conosciute anche in ambito nazionale ed europeo, e sta attraversando una fase determinante di sviluppo, che, se gestita con responsabilità, creatività e convinzione, può aprire nuovi ed inte-ressanti orizzonti per la promozione, culturale, umana, sociale e civile delle nostre giovani generazioni. Nel ripercorrere il cammino di questo scenario d’innovazione, va ricordato con soddisfazione che la Valle di Ledro con le sue istituzioni scolastiche ha avuto un ruolo attivo e propositivo nell’avvio e nella spe-rimentazione di alcuni di quei tratti caratteristici innovativi del “model-lo” trentino. Ci si riferisce in particolare alla scelta dell’Istituto Comprensivo come scelta organizzativa che me-glio consente un radicamento della scuola nel proprio territorio, oltre alla garanzia di continuità formativa e didattica tra elementare e media nella fascia dell’obbligo. Quello della Valle di Ledro, è bene ricordarlo, fu uno dei primi sei istituti comprensivi sperimentali nella nostra provincia, quando a livello nazionale e tale scelta veniva consentita solo come “extrema ratio” per non sopprimere le piccole scuole di montagna. Da noi, in sei realtà territorialmente omogenee del Trentino - la Valle di Ledro tra queste - con largo anticipo sul resto d’Italia, si è voluto sperimentare tale “modello organizzativo” come quello più appropriato per una scuola più rispondente alle finalità prioritarie di agenzia di promozione della persona a stretto contatto coi bisogni del ter-ritorio cui è inserita. Da qui, con la successiva e recente adozione dell’istituto comprensivo in un sistema scolastico dimensiona-

to e ridisegnato in provincia, come “modello” generalizzato che agevola e rafforza il rapporto col territorio, la continuità all’interno della scuola di base, tra elementare e media, e l’uso flessibile delle risorse umane e finanziarie e della stessa funzione docente. Ma quando parliamo della scuola in Trentino, parliamo oggi con convin-zione di un “modello trentino d’istru-zione” che nel corso degli ultimi anni è stato puntualmente tratteggiato dai diversi Rapporti del Comitato di Valutazione del sistema scolastico provinciale (organismo scientifico voluto dal governo provinciale e peraltro ormai da oltre un decennio unico su tutto il territorio nazionale) e riconosciuto in più occasioni da autorevoli osservatori esterni anche dell’OCSE. Parliamo di un “modello trentino d’istruzione” riconoscibile in alcuni punti di forza peculiari, che è possibile qui richiamare in sintesi, oltre all’ ‘adozione diffusa dell’istitu-to comprensivo.

autonomia delle singole scuole “rafforzata “

Grazie a risorse normative, umane e finanziarie aggiuntive messe a di-sposizione dalla giunta provinciale (strutture, normative e contrattuali, finanziarie, umane-organici, Reti di zona), le scuole autonome hanno potuto mettere in atto progetti mirati con la sperimentazione di soluzio-ni organizzative nuove e flessibili sull’uso degli esperti esterni, degli

stessi docenti interni, della didattiche a classi aperte, ecc. ecc.. Si pensa in modo particolare al Fondo per la qualità della scuola come strumento formidabile di vivacità gestionale ed operativa in quasi tutte le istituzioni scolastiche.

Offerta formativa arricchita

Si pensa all’apprendimento della lingua straniera a partire dalle ele-mentari e delle due lingue straniere nella scuola media consentito dalla legge provinciale 11/’97 unica in Italia, le stesse sperimentazioni sul tedesco già dalle scuole dell’infanzia, le proposte allargate in questo settore nelle superiori con la sempre più diffusa realtà della full immersion e insegnamento veicolare proprio negli istituti superiori. Ma l’offerta formati-va si è arricchita anche con l’uso delle nuove tecnologie ed interventi anche su aspetti. disciplinari specifici di questa o quella materia (fisica, storia locale, educazione musicale, educa-zione motoria ecc. ecc.), in particolar modo grazie all’autonomia scolastica concessa dal settembre 2000 a tutte le scuole.

Formazione professionale

Elemento peculiare e forte del “mo-dello d’istruzione trentino”, una Formazione Professionale forte, che ha svolto da sempre una funzione centrale in Trentino per l’eleva-mento della formazione culturale e sociale dei giovani con “pari dignità” dell’istruzione, tanto da consentirci di parlare oggi di sperimentazione affidabile verso un sistema integrato istruzione/formazione. Elemento peculiare per la presenza storica dei Centri di Formazione Professionale ultratrentennale su tutto il territorio provinciale, per la caratteristica di sistema misto (gestione diretta pro-

i punti salienti della riforma: novità e prospettive in Trentino

Sistema scuola: verso nuovi traguardi

Quello della Val di Ledro è stato uno dei sei istituti comprensivi sperimentali della provincia di Trento

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vinciale e gestione convenzionata con enti privati); per la capacità di innovazione/sperimentazione di un biennio/triennio di base legittimato all’ assolvimento dell’ obbligo scola-stico dall’ anno 2000; per le cosiddette “passerelle” dalla Formazione Profes-sionale all’istruzione negli indirizzi tecnici, industriali e commerciali, per lo scambio/compatibilità tra i due sistemi e la costruzione diffusa di pro-getti finalizzati a percorsi orientativi e integrati.

Sistema integrato statale/non statale

Altro tratto caratteristico del nostro sistema d’istruzione. La nostra è l’unica realtà nel panorama nazionale che ha anticipato il riconoscimento delle scuole paritarie, con la legge del 1990 sul diritto allo studio, l’autono-mia scolastica e l’avvio di fatto del finanziamento pubblico alle scuole non statali in possesso dei requisiti ripresi poi in campo nazionale per la legge sulla parità. Un sistema che conta, in Trentino, già dal 1977 anche sul duopolio pubblico/equiparato per le scuole dell’infanzia, assolutamente “paritario” e completamente finan-ziato dalla Provincia autonoma, che in questo settore, come nella Forma-zione Professionale ha competenza primaria.

Una sperimentazione per restare all’avanguardia

Il Protocollo d’Intesa siglato il 16 giu-gno 2002 tra il Ministero dell’Istru-zione Università e Ricerca e la Pro-vincia Autonoma di Trento aveva ed ha l’obiettivo dichiarato di creare le condizioni perché prendesse vigore e slancio una “ Proposta di sviluppo del modello di istruzione trentino...”.Gli obiettivi dichiarati restano quelli di rafforzare l’ autonomia decisionale del Trentino, sbloccare le sperimen-tazioni all’interno del sistema scola-stico e formativo, che erano ferme da più due anni, e, nello specifico della formazione professionale, “elevare

la qualità della formazione a tutti i livelli”, nella consapevolezza che la domanda di maggiori qualifiche è in continua crescita, sia da parte delle imprese sia da parte degli stessi studenti, e ridisciplinare i rapporti fra formazione professionale e istru-zione; contando anche sul fatto che già esistono in questo campo delle possibilità di passaggio da un sistema all’altro. Del resto, lo stesso Protocollo ha notevolmente ampliato le modalità di integrazione tra i due sistemi, esten-dendo le cosiddette “passerelle”, an-dando verso un sistema di riconosci-mento, reciproco dei crediti acquisiti nei contesti formativi dell’istruzione, della formazione professionale e del lavoro. Inoltre prevedendo per gli allievi della formazione professionale la possibilità di un passaggio in forma assistita all’istruzione secondaria, per frequentare un quarto e in prospetti-va anche un quinto anno scolastico in corsi post-qualifica di indirizzo analogo. Gli obiettivi dell’Intesa MIUR -PAT spaziano su una sperimentazione a tutto campo, dall’ organizzazione, alla struttura dei curricoli, alla funzione docente (dalle elementari alle supe-riori), all’integrazione istruzione-Formazione professionale, il 4° e 5°

anno per la FP, l’alternanza scuola. La risposta da parte delle singole istituzioni scolastiche (che peraltro quasi ovunque hanno coinvolto l’in-tera comunità educante) è stata finora massiccia e positiva. Il percorso fatto dal governo provinciale e dalle di-verse strutture dell’amministrazione (Servizio istruzione, Sovrintendenza scolastica, Iprase, Ispettori scolasti-ci) ha avuto ed ha come scopo prio-ritario quello di garantire i supporti normativi, organizzativi, formativi e strumentali ai protagonisti veri della sperimentazione (insegnanti, dirigenti ed operatori delle singole scuole), salvaguardandone l’autono-mia. La verifica e l’aggiornamento dell’Intesa è garantita dai rapporti diretti col Ministero Istruzione, sia direttamente assessore-ministro, sia dal gruppo di lavoro paritetico Pat-MIUR, previsto dal Protocollo. Per sfruttare al meglio la nostra auto-nomia speciale, anche sull’istruzione, non c’ è che da assumere responsa-bilmente la gestione degli elementi più innovativi di ogni riforma, senza adagiarsi sulle sterili polemiche, e procedere verso traguardi migliori. Consapevoli che in prima fila ci sono sempre studenti, insegnanti e dirigen-ti, ma anche famiglie, amministrazio-ni locali e comunità territoriale.

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di Fulvio Crocenzi associazione Garibaldina

Quest’anno 137º della storica batta-glia del 21 luglio 1866 il Comune di Bezzecca ha invitato la nostra Asso-ciazione Garibaldina a partecipare alla cerimonia di commemoriazione che ogni anno si svolge in pros-simità del giorno 21 luglio. Per il sottoscritto, veterano ormai di questa splendida celebrazione, sono ormai passati 26 anni da quel lontano 1977 quando arrivai con mia moglie pieno di emozione in questa valle da me conosciuta soltanto sui libri di storia; rimasi colpito oltre che dal colle di S. Stefano con la sua chiesina museo che accoglie le spoglie di tanti eroi, dalle gentilezza delle persone, dalla serenità del luogo con le sue stradine pulite, con tutti quei fiori riverenti sui balboni, un incanto mai visto, abituato alla grande città fredda, distaccata, orfana di tutti questo ben di Dio.L’amministrazione comunale che or-mai da molti anni invita l’Associazio-ne Garibaldina alla celebrazione dello storico evento, quest’anno ha voluto accogliere in modo ufficiale la nostra presidente nazionale, la dottoressa Anita Garibaldi pronipote dell’Eroe dei due mondi, nipote di Ricciotti Garibaldi artefice assieme al fratello Menotti e a quella lunga schiera di eroi garibaldini della famosa carica alla baionetta che respinse gli austriaci fin oltre al valle di Concei, figlia infine di Ezio Garibaldi, ultimo nato maschio di Ricciotti, che si distinse nella Pri-ma guerra mondiale in Francia sulle Argonne e in Italia sul Col di Lana.La splendida ospitalità in cui si siamo trovati, merito del Sindaco Mauro Collotta e dei suoi collaboratori, ha avuto risalto, oltre che nelle genti-lezze che ha voluto mostrarci, con la diponibilità a presentare il libro “Nate

La rievocazione della storica battaglia e una serata con anita Garibaldi, pronipote dell’Eroe dei Due mondi

Lo spirito garibaldino di Bezzeccadal mare” ultima opera della nostra presidente Anita Garibaldi, riguar-dante la vita e le vicissitudini delle donne nelle ultime tre generazione

di anita Garibaldi

Prima di riaprire i lavori del prossimo autunno, vorrei testimoniare il mio apprezzamento per la cerimonia che mi ha portato, con amici garibaldini, per la prima volta a Bezzecca. Sono salita da Gardone riviera, seguendo l’itinerario percorso, come tramanda la storia, da un manipolo di uomini votati al conseguimento dell’unità d’italia. Gradualmente siamo stati avvolti dalle colline che si svelavano dopo ogni curva e da paesaggi bucolici che nascondevano nelle loro pieghe, gli amari ricordi degli scontri che costarono la vita di tanti giovani preparati ad affrontare tutto, anche la morte, nel nome degli ideali. Siamo stati accolti con calore, cortesia ed affetto dagli abitanti di questa terra, in particolare dal Primo cittadino di Bezzecca, mauro collotta, che ci ha guidati nella visita dell’itinerario dei luoghi.Siamo stati avvolti nei cori degli alpini, che sull’imbrunire, si diffondevano nelle valli e tra le montagne, rievocando i fasti militari e la calda umanità di sentimenti del nostro popolo.abbiamo sentito i suoni familiari delle bande ed abbiamo contemplato commossi, i bambini in camicia rossa. Garibaldi li avrebbe chiamati “il battaglione della Speranza”. abbiamo assistito alla Santa messa sul colle, nella luce del mattino, mentre tutto attorno a noi sventolavano i vessilli ed i Gonfaloni delle associazioni d’arma e dei comuni, testimonianza vivente del ricordo che la gente del luogo ancora porta nel cuore.non scorderemo tutto ciò, grati non solo per noi, che cerchiamo continua-mente di rendere testimonianza delle nostre e vostre radici storiche, in giro per il mondo, ma anche per quelli che ci hanno preceduto e che hanno dato la loro gioventù perché tutti con orgoglio potessimo chiamarci italiani.

Custodi di alti ideali

della sua famiglia che “all’ombra” dei loro uomini famosi, seppero dare oltre il loro amore, il conforto, la forza, l’ingegno, la vita.

Foto lagodigardamagazine

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Prima del Museo...com’era prima del museo?“Una volta qui era tutta campagna…” un luogo comune, una frase fatta. Parole molto simili, a ricordare pa-ludi e prati, escono ogni volta che si pone la fatidica domanda a chiunque possa risalire con la memoria agli anni ’60.c’è chi riempie quei tempi con ricordi epici di una gioventù giocosa e alle-gra: la baracca-rimessa per l’affitto delle barche, la palafitta usata come trampolino per i tuffi o come pontile per pescare, i turisti che campeg-giano sul prato davanti alla zona archeologica.c’è chi, e sono davvero molti, con gli occhi lucidi dall’emozione ancora viva di chi sa di averla “combinata grossa” vorrebbe parlare, ma non se la sente, di piccoli e grandi tesori trafugati a mamma preistoria, conservati gelo-samente, venduti o buttati via… c’è chi ha ricordi imperlati del sudore per la lavorazione dei campi di patate.

Museo delle Palafitte del Lago di Ledro

DOSSiER PaLaFiTTE

• Prima del museo

• La storia

• Le testimonianze

• il progetto, la costruzione e l’allestimento

• L’inaugurazione

• il museo negli anni ’90

• ... e nel 2000

• archeolab 2001: odissea nel nuovo spazio

• il futuro e le prospettive

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C’è chi, come Pietro Risatti ha ricordi di altro genere…Sono venuto qui nel ’69, come operaio della ditta costrut-trice del museo. La ditta era di due soci: Eugenio Bartoli di Concei e Lucillo Donati di Legòs. Ricordo bene il progetto dell’ingegnere Piovan: intendeva costruire il museo come fosse una grande palafitta: la piattaforma (pavimento del museo) sollevata da terra, si appoggiava su due file parallele di pali di cemento del diametro di 60 cm circa e lunghi 6/7 metri… Che faticaccia piantare quei pali: non c’erano certo le attrezzature di oggi; per l’occasione era stata costruita una torre di legno che, posizionata vicino al palo, sollevava molto in alto un cilindro di ferro che veniva fatto cadere sul palo stesso conficcandolo nel terreno sassoso… Peccato che poi, per rendere le fondamenta ancora più sicure, i pali siano stati tutti inglobati in un muro di cemento armato che corre per tutta la lunghezza del museo… peccato perché senza quel muro, a mio parere superfluo, i visitatori avrebbero goduto di un colpo d’occhio ben diverso. Solo nel giugno del ’72 hanno fatto il concorso per Custode del museo, ed io ho lavorato qui per 20 anni giusti, fino all’ottobre del ’92 quando è subentrato Erminio Bucella.All’inizio l’entrata era gratuita; c’era un numero incredi-bile di visitatori circa 80-100 mila all’anno.Vivevo con mia moglie nel piccolo appartamento adiacen-te al museo; il mio lavoro mi piaceva molto: oltre che del servizio di biglietteria mi occupavo della manutenzione dell’area museale (una volta ho pure aggiustato un pezzo di tetto del museo danneggiato dal crollo di un albero), controllavo la zona archeologica e poi mi divertivo ad accogliere quelli del museo di Trento, in special modo il direttore Tomasi. Ricordo bene gli anni ’80: la costruzione della capanna, gli scavi archeologici; ricordo il dott. Leonardi, il dott. Lanzinger… Bei tempi!

L’imbocco del rio Ponale com’era tanti anni fa. Il pescatore è il signor Attilio Zecchini (cartolina di Brunella Poletti).

Anni ’70; materiale archeologico mostrato dal custode del museo Pietro Risatti (foto Fabbri-Bertoldi).

La testimonianza di Pietro Risattimeravigliosi vent’anni da custode del museo

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Il progetto, la costruzione, l’allestimentointervista al dott. Gino Tomasi, fondatore del museo Palafitticolo di molina di Ledro

di Romana Scandolari (curatrice del Museo delle Palafitte)

mercoledì 27 agosto 2003… tardo pomeriggio…Percorrendo in macchina la strada tortuosa non posso fare a meno di pensare che sto salendo una delle montagne più importanti della preistoria trentina per conoscere meglio un luogo, altrettanto rilevante, che ho lasciato circa 50 km più a ovest… Sono sul monte Bondone, sono venuta fin qua a incontrare il dott. Gino Tomasi per ascoltare le storie di ledro così come solo lui le sa raccontare. chi conosce il mio interlocutore sa a cosa mi sto riferendo: trame ricche di parole variopinte, racconti intrecciati sui fili di un ricordo vivo e preciso... l’incontro è cordiale; la chiacchierata se ne va gustosa seguendo percorsi non prestabiliti; a volte è un torrente, a volte è una cascata a volte è un fiume placido; paesaggi, persone e situazioni escono spontaneamente, tornano alla ribalta sotto la luce forte dei ricordi, la stessa luce che illumina gli occhi di chi racconta. le domande non servono; io mi siedo e ascolto il dott. Tomasi parlare di ledro come si parla di un compagno col quale abbiamo condiviso tante avventure, di un caro amico col quale siamo cresciuti; date, nomi e aneddoti si susseguono ed io faccio un po’ fatica a prendere nota di tutto…

Scavi archeologici negli anni ’60. Foto archivio Museo Tridentino Scienze Naturali.

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Il Museo Tridentino si è sempre interessato del sito palafitticolo di Molina di Ledro fin dal 19291, epoca del primo grande abbassamento del livello del lago e dei conseguenti ritrovamenti. Inizialmente l’interesse e lo studio si concentrarono sugli aspetti eminentemente naturalistici (Dalla Fior condusse le ricerche sui pollini e sui legni utilizzati per i pali) solo in seguito tali aspetti vennero integrati con ricerche di tipo paleontologico (ad opera di Camillo Richard) - ricordo ancora la vetrinetta al museo di Trento con i reperti provenienti dai primi scavi a Ledro. Proprio per assecondare il crescente interesse nei riguardi della paletnologia, negli anni ’60 sorse la Società di Cultura Preistorica, oggi sciolta diventando una vera e propria sezione del Museo Tridentino, che collaborò agli scavi di Ledro. I ricordi legati al mio lavoro partono

appunto dagli anni ’60, quando la situazione nella zona archeologica di Molina di Ledro, dopo gli scavi di Battaglia e dopo la seconda Guerra era a dir poco penosa. L’area era completamente incustodita, dominio degli scavatori abusivi che hanno talvolta adottato una tecnica di sot-trazione dei reperti ad hoc: facendosi passare per normali campeggiatori trasformavano il fondo della loro tenda in un’area di scavo archeolo-gico dove indisturbati svolgevano il loro “lavoro”: prelevavano più reperti possibile poi risistemavano la terra, rimettevano le zolle di pra-to al loro posto e se ne andavano tranquilli come erano venuti. Per interrompere questa pratica incivile la Sovrintendenza di Padova nominò guardiano Guido Cauzzi di Moli-na… Purtroppo il danno maggiore era stato fatto e moltissimi tesori, soprattutto i reperti in bronzo, ave-vano preso la via dei traffici illeciti o erano andati in vario modo dispersi. Parlando della Sovrintendenza di Padova non posso non soffermarmi su quella figura tanto eccellente

per signorilità, dolcezza, dottrina e capacità nel consigliare che fu la professoressa Fogolari: la persona che più di tutti sollecitò e favorì gli scavi di Ledro negli anni ’60; anni di archeologia pionieristica, dove il sottoscritto, nominato Ispettore Onorario per Trento e Ledro, aveva la responsabilità dei cosiddetti Can-tieri di Lavoro; anni in cui l’alloggio costringeva ogni mattina 10 persone ad alternarsi nell’unico bagno... anni in cui il menù di pranzo e cena non prevedeva altra scelta se non quella fatta dalla indimenticabile cuoca Elda (mamma della prof. Luisa Boccagni). Tre furono le campagne di scavo promosse e finanziate dal Museo con il benestare della Sovrin-tendenza di Padova: nel 1961, nel 1965 e nel 1967 tutte e tre condotte nell’impossibilità di effettuare scavi stratigrafici in quanto obbligati a sca-vare l’unico lembo di terra, peraltro franato, non toccato dal Battaglia che con le sue trincee aveva portato alla luce praticamente tutta l’area del vil-laggio. Furono trovate casse e casse di materiale che, non provenendo da

1 Anno in cui il Museo Civico di Trento passò ad essere Museo di Storia Naturale della Venezia Tridentina, denominazione che rimase fino al 1964 allorché una Legge Provinciale istituì il Museo Tridentino di Scienze Naturali.

...approdo all’area palafitticola. Cartolina collezione Brunella Poletti.

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Il Museo appena costruito, 1972. Foto archivio Museo Tridentino Scienze Naturali.

Anni ’80. Si procede alla costruzione della nuova palafitta.

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una sequenza di strati ordinati non potevano dare dei riferimenti crono-logici (non si poteva cioè stimarne l’età, ma nemmeno dire quale fra i reperti fosse più antico e quale più recente) e di conseguenza avevano scarso interesse scientifico.A metà degli anni ’60 si fece sentire forte l’esigenza di istituire un Museo delle palafitte sia per fare cessare una volta per tutte il processo di spolia-zione sia per esporre degnamente i reperti che non erano oggetto di stu-dio. L’area di interesse archeologico fu acquistata dalla Provincia; qual-che problema sorse nel convincere la Sovrintendenza a dare il proprio assenso all’istituzione del museo, ma nel ’68 iniziò la costruzione dell’ edificio progettato dall’architetto Piovan di Venezia.Il museo alla sua nascita contava molto sul progetto di un “open spa-ce” ovvero di una zona all’aria aper-ta. L’obiettivo cui miravo era quello ricostruire la zona archeologica così come appariva dopo l’abbassamento del livello del lago nel ’29, dare al visitatore la sensazione che tutto fosse così come il tempo ce l’aveva conservato fin da tempi preistorici. L’idea di estrarre i pali, restaurarli e rimetterli nella loro sede si dimostrò impraticabile per mole di lavoro, co-sti elevatissimi e risultati deludenti: le tecniche di restauro adottate non preservarono i legni dallo stress provocato dall’acqua che periodica-mente invadeva la zona archeologica per poi ritirarsi (sottoponendo i legni a continui movimenti di espansione e contrazione) e dagli sbalzi termici. Anche i cocci di ceramica (centinaia e centinaia di casse) inutilizzabili a fini museografici, secondo il pro-getto sarebbero dovuti tornare a coprire la zona archeologica, sparsi in forma caotica, mentre una serie di passerelle congiungeva la sponda all’isolotto facendo di tutta l’area un polo di sicura attrazione per il pub-blico. Ma nemmeno i cocci rimasero visibili per molto tempo perché fu-rono inglobati dalla rigogliosissima vegetazione lacustre.

a proposito di passerella… l’amata/odiata passerella:

La passerella costituiva un elemento fondamentale nel progetto di valoriz-zazione dello spazio aperto, in quanto rendeva concreta la possibilità di fare “quattro passi nella preistoria”. Proprio alla Preistoria, dopo anni turbolenti, squassati da scavi e asportazioni abusive, veniva idealmente restituito l’appa-rato che la rendeva riconoscibile: i pali, i cocci sparsi, la tranquillità del tempo che corre su tutto, inarrestabile! Incaricai l’architetto Leoni di Rovereto di disegnare una passerella in legno che fosse degna del luogo... Il progetto, seppur a mio parere molto interessante, non fu ritenuto idoneo dagli Organi di Tutela del Paesaggio Comprensoriali; nemmeno una seconda ipotesi riuscì a passare il vaglio... Fu così che, nel 1976, in attesa di tempi migliori, decisi di far costruire una passerella da cantiere, in tubi Innocenti e legno, proprio quella che è stata smantellata la primavera scorsa (aprile 2003 ndr)... e pensare che doveva essere provvisoria!

Foto archivio Museo Tridentino Scienze Naturali.

...quattro passi tra la selva di pali. Foto archivio Museo Tridentino Scienze Naturali.

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Torniamo al museo: chi ha progettato l’allestimento?

Come tutti possono vedere anche il museo ha una dimensione per così dire “aerea”, affinché non risultasse staccato dal contesto. Il Museo fu pensato come una grande vetrina che non ponesse barriere vi-sive; anche l’allestimento, progettato da me e dal compianto prof. Bagolini, seguiva tale impostazione cercando il rapporto diretto fra oggetto e am-biente in cui era stato trovato. Dalle grandi vetrate, quasi a parete intera, lo sguardo si posa direttamente sul sito che il visitatore può rapportare immediatamente ai reperti.

Quale materiale venne utilizzato per la collezione?

Il materiale esposto, come d’accordo con la prof. Fogolari, proveniva dagli scavi degli anni ‘60 i quali, come già detto, portarono alla luce reperti scientificamente di second’ordine in quanto non in sequenza stratigrafica. Tali materiali, una volta restaurati, costituivano comunque una testi-monianza eccezionale per qualità e varietà tipologica. Chi visita il museo può osservare vetrine con i reperti in ceramica (i più numerosi) alternate a vetrine contenenti le testimonianze delle molte altre attività svolte dagli abitanti del villaggio: lavorazione del bronzo, tessitura, scheggiatura della selce, caccia, agricoltura, allevamen-to... all’interno delle vetrine gli oggetti sono esposti su supporti a grate: un espediente usato per non porre barrie-re alla luce sia artificiale sia naturale che entra direttamente dalle vetrate. La parte didascalica, delle spiegazioni, è ridotta al minimo in quanto al tempo si pensava di istituire visite guidate e impianti sonori. Dall’inaugurazione il museo aveva assunto con regolare concorso un custode che viveva in un piccolo appartamento a fianco al museo. L’afflusso dei visitatori era impressionante: 80-100 mila visitatori l’anno, esclusi i mesi invernali durante i quali il museo, privo di riscaldamen-to, rimaneva chiuso.

Ci parli dell’inaugurazione

Era il 24 settembre del 1972 e alla presenza del Presidente della Giunta Provinciale, Kessler, e del Presidente del Museo Tridentino, Lorenzi, il Mu-

seo di Ledro venne inaugurato. Ecco, questo è il biglietto di invito e questi sono i ritagli di giornale dell’epoca. Già dal 1965, anno di costituzione del Museo Tridentino di Scienze Naturali, io ne ero il direttore.

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO MUSEO TRIDENTINO DI SCIENZE NATURALI

Il Museo delle Palafitte, realizzato a Molina, sul lago di

Ledro, verrà inaugurato il 24 settembre 1972 alle ore 17.

La sua presenza è particolarmente gradita.

avv. Bruno KesslerPresidente Giunta Provinciale

dr. Guido LorenziPresidente Museo Tridentino Scienze Naturali

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1961. La zona archeologica. Foto archivio Museo Tridentino Scienze Naturali.

31 luglio 1976. Presentazione della guida: “La val di Ledro e le sue palafitte”. Da sinistra l’editore Edoardo Manfrini, mons. Ferrari, Gino Tomasi, Pietro Leonardi, Gino Scrinzi. Foto Faganello.

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E della palafitta ricostruita cosa ci sa dire?

La prima palafitta fu costruita negli anni ’40, dal gruppo di scavatori delle prime campagne del Battaglia, sulla base dei suoi suggerimenti. Negli anni ’60 questa venne rico-struita per volontà di alcuni operosi abitanti di Molina. Una terza edizione, costruita a fianco della precedente risale agli anni ’80.

L’ultima, del 2000, è stata ricostruita sulla precedente usando le stesse tecniche. Non si tratta in nessuno di questi casi di archeologia sperimen-tale, in quanto è sempre mancato l’apporto dei dati scientifici di scavo (a Ledro non si sa come erano fatte le capanne); la capanna è piuttosto il segno forte della volontà degli abitan-ti di Molina di valorizzare il proprio territorio e di rendere riconoscibile la propria valle grazie a quello che oramai ne è diventato il totem La palafitta, terza edizione anni ’80.

La palafitta, quarta edizione 2000.

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Giovanni Maroni. Palafittando 2003

“Tre preistorici in barca”. Gara con la canoa preisto-rica. Palafittando 2001.

Tutti in classe! Laboratori con le scuole 2003.

Palafitta in costruzione. Estate 2000. Lab. “Scintille e fiamme”. Gianvito accende il fuoco. Palafittando 2001.

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Ezio Corsetti. Palafittando 2003Lab. “Maschere dalla natura”. Palafittando 2002

“La preistoria ha fatto centro!” Gara di tiro con l’arco preistorico. Palafittando 2002.

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Lab. “Decoramenti”. Palafittando 2003.

“Merenda preistorica”. Palafittando 2003. Lab. “Suoni dalla natura”. Palafittando 2001.

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di Romana Scandolari curatrice del Museo delle Palafitte

La mia avventura in valle di Ledro è iniziata un lunedì di febbraio del 1994… Stavo lavorando al testo della mia tesi di Laurea in Paletnologia quando ricevetti la telefonata di un caro amico archeologo, il quale mi avvertiva che il Museo Tridentino di Scienze naturali era alla ricerca di un laureando in grado di avviare dei laboratori di didattica al Museo delle Palafitte di Molina di Ledro… - Mi rendo conto che è un po’ distante da te, ma tu hai la macchina vero? Poi non so bene come sia la questione alloggio, ma ricordo che tu hai fatto tante esperienze di campeggio… Beh per la didattica mi sa che te la dovrai un po’ inventare, ma con tutti i nipoti che hai immagino avrai avuto modo di esercitare la tua creatività!La successiva telefonata al dott. Dalmeri (Conservatore del Museo Tridentino) fu solo per confermare la mia disponibilità. Il giovedì seguente avevo già appun-tamento con il professore di Tecnica delle scuole medie di Bezzecca per fissare un calendario di incontri nell’ambito di un progetto riguardante l’agricoltura, dalla preistoria ad oggi. Ricordo di avere attraversato la valle come se la vedessi per la prima volta (in effetti ci ero venuta solo in altre due occasioni, con i miei genitori, quando ero molto giovane)… stavo attenta alla sequenza dei paesi per non sbagliarmi… Trovate le scuole medie parcheggiai e attesi l’ora dell’incontro guardando i cavalli che trotterella-vano nel recinto al di là della strada, dove ora c’è il parcheggio!L’incontro vero e proprio con il museo avvenne più tardi, mediato da Dalmeri il quale mi presentò al custode, Erminio Bucella, e alla col-laboratrice - Scusa ma tu cosa saresti venuta a fare? La didattica? Che bello! Ma che cos’è?Era la fine di febbraio, l’apparta-

mentino in cui avevano abitato per vent’anni Pietro e la moglie era sottosopra: la parete in legno che separava la ex stanza da letto dall’ex ripostiglio era appena stata demo-lita per “fare spazio alla didattica”; pochi mobili accatastati e polvere dappertutto, anche sul mio cuore di giovane e zelante operatrice didattica nominata sul campo… ma ci voleva ben altro per avvilirmi! Con il primo marzo il museo riapriva ed iniziava

la mia “folgorante carriera”… In due giorni tutto doveva essere a posto! Mi rimboccai le maniche e, come il testimonial di una nota marca di de-tergenti per la casa, diedi fondo a tutte le mie energie. A metà dell’impresa chiesi una mano alla collaboratrice, la quale mi fece presente che il suo mansionario prevedeva il supporto alla biglietteria e non certo alle pulizie di primavera... solo allora provai un filino di sconforto!

La specie si evolve… il Museo negli anni ‘90

La prima merenda preistorica. Ottobre 1995.

Americo Piva. Palafittando 2003.

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Durante quella prima stagione di didattica vennero in visita al museo 11 classi provenienti dagli istituti sco-lastici di valle e nell’ottobre del ’95 ci fu la prima delle Merende Preistoriche a conclusione del progetto delle scuole medie sopra menzionato portato avanti nel corso dell’anno o con l’aiuto indispensabile del Botanico, dott. Francesco Rigobello, realizzatore del Giardino botanico preistorico che i visitatori possono ammirare nelle aree vicine al museo… Nello stesso anno vengono prodotti dal Museo Triden-tino due strumenti didattici di successo che consentono un approccio leggero, seppur di contenuto scientifico, al tema delle palafitte: Dov’è la preistoria?, libretto per bambini di 8 anni, e Le palafitte di Ledro, multimediale per la scuola e la famiglia.Poi, come si sa, da cosa nasce cosa… l’idea lanciata dal direttore Lanzinger di animare il museo con attività di didattica e laboratorio trovò terreno fertile nell’esigenza,

metri, del diametro di 70 cm, non troppo stagionato… che mi serviva per fare una canoa! Da quel giorno noto che, quando varco la soglia dell’ufficio, mi guardano un po’ straniti, come se si attendessero una richiesta ancora più stramba di quella...

Palafittando...

Nel ’96 nasce l’idea di animare il museo anche d’estate, solo nei fine settimana; ma già con l’anno seguente il programma estivo Palafittando è destinato ad espandersi in un ventaglio di proposte tanto interessanti e curiose da attirare anche l’attenzione di appassionati che diventano Amici del museo, determinando la crescita e la matura-zione di laboratori sempre più complessi e creativi... Non solo impasto dell’argilla e scheggiatura della selce quindi, ma, mettendo a buon profitto passioni personali e attitudini specifiche degli operatori, dalle mani di adulti e bambini

sono usciti archi e frecce, modellini di palafitta; fusaiole, telai e tessuti; strumenti musicali; decori in rame…; E poi ancora, per i pomeriggi domenicali con famiglie: gare di tiro con l’arco, giochi da tavolo, gare con la canoa, spettacoli nel museo o sulla palafitta, dimostrazioni di fusione del bronzo…Arriva il ’97 e Ledro prende il largo… Il passaparola fra gli insegnanti ha fatto aumentare enormemente il numero delle prenotazioni tanto che le energie della sottoscritta non bastano più… un operatore didattico viene a dare manforte; poi è la volta degli ope-

Lo scavo simulato. Palafittando.

Tiro con l’arco costruito durante Palafittando.

sempre più avvertita ed espressa dalle scuole, di integrare il programma con momenti di approfondimento su temi specifici; nel nostro caso: l’età del Bronzo e le palafitte. La struttura di Ledro, seppur non pensata a questo scopo, si dimostrava fin dalle prime stagioni molto adatta alla didattica sia per l’architettura poco “museale” (nel senso più polveroso del termine), sia per l’arco di tempo cir-coscritto cui fanno riferimento i reperti esposti - il che si traduce in sinteticità e precisione nella definizione della cornice spazio-temporale che rende efficace la visita al museo -, sia per la vicinanza alla zona archeologica, sia per l’ambiente circostante il museo utilizzabile anch’esso a fini didattici…L’impulso partito dalla sede di Trento generò idee nuove e con esse si moltiplicarono iniziative e proposte soste-nute in valle da un Genius Loci che va sotto il nome di Consorzio Pro Loco, efficace promotore d’immagine della valle insostituibile compagno di squadra, collaboratore sempre pronto a fornire soluzioni a tanti piccoli e gran-di… come quando mi presentai chiedendo candidamente dove potevo procurare un tronco di abete bianco lungo 6/7

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ratori ambientali grazie ai quali vengono strutturati dei percorsi dedicati alle istituti scolastici che, per ovvi motivi economici legati alle spese di viaggio, devono spostarsi in pullman da 50 posti…nasce allora la proposta più gradita alle scuole: la Giornata al museo, che consente ai visitatori di fare un’esperienza completa in termini di apprendimento con lezione frontale (più che una lezione una chiacchierata) associata a esperienze pratiche di la-boratorio e visita al territorio! La sede di Trento si occupa del servizio di prenotazioni e della diffusione dei programmi didattici attraverso un libretto, ogni anno sempre più fitto di contenuti,che si chiama: Il museo per la scuola.Col tempo si definiscono e si sviluppano progetti dedicati alle varie fasce di età, dalla scuola materna all’università della terza età; si stringono collaborazioni con gli istituti scolastici della valle per sperimentare percorsi didattici nuovi: dallo scavo simulato alla produzione di un video. Entrano a far parte integrante del vocabolario in uso al museo termini come: formazione permanente, corsi di aggiornamento, archeologia imitativa… Dopo aver ac-colto per anni scuole su scuole ora il museo comincia a fare scuola e fa sentire la propria presenza nei convegni di archeologia sperimentale e di didattica museale trac-ciando sempre una strada propria, differenziandosi per uno stile proprio.È il 28 settembre del 1999 e l’articolo di un quotidiano locale titola: Palafitte, il museo scoppia. I visitatori sono troppi rispetto alla capacità recettiva del museo e gli ope-ratori sono costretti a fare i salti mortali per non perdere appeal presso le scuole… c’è bisogno di spazi nuovi.

…dal 2000 a.C. al 2000 d.C.

All’apertura del nuovo millennio il numero delle richieste da fuori provincia - Triveneto, ma anche Piemonte, Emilia Romagna e Friuli - supera quello dei Trentini e la capanna, ricostruzione verosimile di una palafitta, che per 20 anni ha fatto bella mostra di sé, diventando il simbolo della valle riconosciuto in tutta Europa, rischia di crollare… Il Museo Tridentino appoggia in pieno l’idea di ricostruire la palafitta come se accettasse il testimone dalle mani della precedente direzione… Ledro deve andare ancora avanti, deve lasciare una sua impronta, riconoscibile fra tante di tanti musei che oramai fanno didattica e laboratori di archeologia imitativa… chissà, forse un giorno verrà costruita un’altra piattaforma con altre capanne…A metà giugno 2000 inizia il cantiere per la costruzione della nuova capanna, uguale alla precedente anzi, esat-tamente al posto della precedente per non rischiare inu-tilmente di intaccare strati archeologici, unica differenza una passerella che consenta ai visitatori di vedere l’interno opportunamente allestito come la casa dei palafitticoli. Quell’anno il livello del lago si alzò molto velocemente… ai primi di luglio l’acqua invadeva l’area archeologica

e le carpe diventavano padrone della zona… Legno di larice, argilla, paglia di carice e corde di canapa e in due mesi l’opera era completa… giusto in tempo per fare la sua “entrata in società” nel programma di Osvaldo Bevi-lacqua, Sereno Variabile. Sempre quell’estate venne completata anche la costru-zione della canoa, copia del reperto esposto in museo. Il varo della canoa Bàcmor, dal nome del protagonista del racconto di Mauro Neri ambientato sul “piccolo lago verde”, fu il 3 agosto, proprio davanti alla capanna in costruzione. Ricordo che a spingere quel legno di 7 quin-tali c’era lo stesso Mauro Neri, il Sindaco, tanti curiosi e ovviamente il costruttore, Remo Borgonovi, senz’altro il più appassionato e fecondo fra tutti gli Amici del museo.

Archeolab 2001: odissea nel nuovo spazio

Non me ne vogliano gli amministratori per la sfumatura un po’ ironica del titolo ma tant’è per noi, che lavoriamo spesso in gara con il maltempo, una struttura bellissima come l’Archeolab rimane poco utilizzabile nelle stagioni piovose e fredde che qui in valle sono lunghissime, se è dotata di un impianto di riscaldamento che finora ha funzionato a singhiozzo… Nonostante questo Archeolab è la realizzazione di un sogno: la possibilità concreta di fornire contenuti di alto livello, facendo uso di tecniche di comunicazione oramai collaudate, in un ambiente appropriato, esteticamente piacevole, decorato quanto basta a non indurre distrazio-ne, bene attrezzato per molteplici utilizzi: da spazio per lezione frontale o conferenze o corsi di aggiornamento, a laboratorio, a ricovero dal maltempo, a luogo riscaldato dove consumare il pranzo al sacco.Archeolab era la casa del custode dell’Ex Colonia in Loca-lità Pastèi (a 100 metri dal museo), una struttura fatiscente di inizio ‘900 che l’impiego della bioedilizia ha trasfor-mato in uno spazio piacevole, rispettoso dell’ambiente e

Il varo della canoa. Estate 2000.

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della salute di chi vi soggiorna. Al comune di Molina va il merito di aver accolto le esigenze del museo dandogli l’occassione di fare di una struttura da tempo inutilizzata, il fiore all’occhiello della propria proposta culturale. Dal giorno dell’inaugura-zione - 8 settembre 2001- Archeolab è sempre stato aperto alle scuole così come alle iniziative curate da altri enti culturali operanti in valle.

… e poi?

Qualsiasi struttura che dipenda da un direttore come il nostro, nella fattispecie vulcanico nella produ-zione di idee e attivissimo nella loro realizzazione, non può fare a meno di “correre”, di aggiornarsi, di svi-lupparsi, di cercare collaborazioni… può darsi che nel Fare ogni tanto vada perso il senso che si ricava dalla domanda fondamentale: “Perché?”. A tale domanda Lanzinger, come direttore del Museo Tridentino di Scienze Naturali ha dato da tempo una risposta; io, in qualità di con-

servatore, curatore di una sezione distaccata questa domanda cerco di ripetermela spesso; quasi sempre le risposte a domande di tale portata vanno cercate da un punto di vista che sia “esterno” “distaccato”. A me, oggi, la risposta viene stando proprio dentro il museo, quando lo sguardo va dal reperto, alla zona archeologi-ca, alla palafitta, al lago, alla valle…

senza ostacoli, senza soluzione di continuità. Il perché, per me ora, sta proprio in questo, nel riportare il museo alla sua gente, nel fare di questo, un luogo dove per primi gli abitanti della valle si sentano a casa, si riconoscano nei prodotti di un tempo non troppo lontano e sappiano rintracciare in questi le radici di ciò che di buono ora pensano e costrui-

Lab. “Filo filò”. Raccolta di sambuco per tingere le fibre di lana. Palafittando 2003.

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scono… Era proprio questo il senso di una serie di laboratori proposti qui al museo l’estate scorsa dal titolo Il nonno del nonno… faceva così: Ezio Corsetti, Giovannino Maroni, Ame-rico Piva e Silvio Zendri, Ledrensi che hanno mantenuto il ricordo e la pratica di lavori oramai dimenticati (la produzione della pece, la concia delle pelli, la lavorazione del rame, l’intreccio delle fibre vegetali), han-no messo in atto tutta la loro passione per trasmetterci il significato di gesti del passato costruendo così un ponte ideale fra preistoria e presente diven-tando luogo di un piacevole appun-tamento con le nostre tradizioni, con le nostre antiche radici palafitticole! Ogni miglioramento in senso quali-tativo porta sempre con sé un incre-mento quantitativo in termini di spa-zio e tempo… e se con l’Archeoloab abbiamo potuto allungare la stagione didattica comprendendo il mese di novembre, altri spazi mancano per poter accogliere tutte le richieste che purtroppo siamo costretti a re-spingere… Chissà se un giorno ci saranno delle nuove capanne a fare compagnia alla palafitta! Perseguendo l’idea (promossa dall’Amministrazione Comunale di Molina) di operare una riqualificazione di tutta l’area spon-dale da Besta fino a Pur, la direzione del museo ha istituito, nella primavera del 2002, il Gruppo operativo di pro-getto per la risistemazione dell’area di pertinenza del Museo delle Palafitte di Molina di Ledro. Ne fanno parte: il Museo Tridentino, la Soprinten-denza ai Beni Archeologici di Trento, l’Università di Trento, l’Università di Padova ed il Museo di Scienze Natu-rali di Verona. I componenti si sono incontrati a più riprese nell’intento di stabilire modi e metodi di realizzazio-ne di una nuova serie di capanne da ricostruire ad imitazione di modelli preistorici. La campagna di scavo effettuata in via precauzionale nel mese di aprile ed i carotaggi eseguiti nell’alveo del torrente Ponale, hanno gettato nuova luce sulla conoscenza del villaggio

dell’età del Bronzo rinfocolando l’in-teresse degli archeologi nei riguardi di tutta l’area con l’ovvia conseguenza di mettere fuori discussione la costru-zione di una qualsivoglia struttura, inaugurando nel contempo una nuova stagione di scavi.Con l’occasione è stata tolta l’amata/odiata passerella oramai pericolante e nei mesi successivi il Servizio di Ripristino e Valorizzazione Am-bientale della PAT ha realizzato la parte del progetto che prevedeva la sistemazione complessiva dell’area museale che si affaccia alla zona archeologica…Termino qui la mia chiacchierata sul museo... e approfitto dello spazio che mi resta per ringraziare ufficialmen-te quanti in valle, privati, aziende, operatori turistici, amministratori, insegnanti, studenti, hanno negli anni appoggiato, sollecitato, confortato e criticato il lavoro svolto... Gratitudine e riconoscenza sincere vanno ai tanti operatori didattici che da qui sono passati per dare il loro prezioso contributo e qui continuano a lasciare un pezzetto della loro anima. Non possiedo purtroppo una foto di gruppo, ma desidero per una volta, nominarli tutti. Così, come una mae-stra, faccio l’appello, rigorosamente in ordine alfabetico; ad ogni nome sarà la maestra ad alzarsi, a salutare e a ringraziare sentitamente…

Battisti MonjaBuscé SabrinaCarraro CristinaCassinadri GianvitoComunello SaraGobbi MartaKàrpati AndreaOradini SerenaPernter ManuelaProni MarialuisaRiccadonna Donato Infine mi inchino e annuncio: “Signori e signore, ecco ora a voi il Direttore”, che fa anche rima!

Silvio Zendri insegna la sua arte. Palafittando 2003.

Preistoria a quattro mani.

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di michele Lanzinger direttore museo Tridentino di Scienze Naturali Presidente aNmS associazione Nazionale musei Scientifici

Prendo la parola, dopo la bellissima narrazione di Romana Scandolari, con un gran sentimento di orgoglio. Intendiamoci bene, non vorrei essere frainteso, orgoglio per quello che Ledro è divenuto nel tempo, per i risultati raggiunti e per le potenzialità che esprime quando si pensi al suo futuro. In tutto questo mi piace pen-sare di aver avuto un semplice ruolo di facilitatore. Ma è del buon esito delle idee dei fondatori e dell’intelli-genza (ma anche dell’energia) di chi oggi tiene in mano con così grande capacità questa complessa macchina culturale, di questo sono estremamen-te orgoglioso. Ciò premesso e a ben vedere, quali sono le caratteristiche vincenti di Ledro? La scelta ubicativa innanzitutto. Anticipando le importanti realiz-zazioni svizzere e tedesche, va merito ai fondatori l’aver proposto e sostenuto l’idea di realizzare un museo all’aria aperta in adiacenza

al sito archeologico. Innanzitutto quello fu un segnale di grande ri-spetto per le comunità locali. Dopo un mezzo secolo di attività nel corso del quale tutti i reperti estratti dal terreno, legalmente o illegalmente, avevano preso le strade più diverse, nasce la consapevolezza che solo dando responsabilità in sede locale, investendo su un segno tangibile e da tutti fruibile, si poteva transitare dalla separatezza alla partecipazione. E così è stato. Non credo che allora si pensasse in termini di marketing (il museo è rimasto per moltissimi anni ad ingresso gratuito), si tratta invece di una precisa coscienza, e di questo va dato il massimo merito al dott. Tomasi, che ai territori sia da riconoscere la potestà di curare e l’orgoglio di identificarsi con i propri beni culturali. E ben venga che questo possa essere di aiuto alle economie locali. Se qualcuno pen-sasse che al tempo questi concetti fossero cosa comune, si sbaglia di grosso. Tanto per intenderci, per la nascita del Ministero dei Beni cultu-rali (non le Sovrintendenze) a cura del senatore Giovanni Spadolini, il primo a portare a livello di governo centrale il seme di queste sensibilità, bisognerà aspettare il 1975. Il carattere dell’esposizione perma-nente. Anche questo aspetto, e lo abbiamo già visto, costituisce un fattore di forte innovazione nel set-tore museologico. Innanzitutto, per i tempi, non era così facile promuovere la costruzione ex novo di un museo. Solitamente per i musei vanno bene gli edifici storici, l’occasione del museo è anche quella del restauro di un vecchio edificio, prestigioso ma decadente, e tutti sono contenti. Qui invece si sceglie una strada diversa, l’arditezza di un edificio nuovo e per di più in adiacenza con un’area tutelata. Il risultato però lo vediamo ancora oggi. Grande sobrietà di linee, non invasività del manufatto, grande

trasparenza, quasi dal tratto architet-tonico scandinavo. Ma ora è tempo di parlare dell’oggi, di quello che distingue Ledro nel quadro della museologia archeolo-gica contemporanea. Non c’è alcun dubbio, in questo caso il merito non è né dei reperti né degli architetti, ma dalle attività che qui si svolgono. Possiamo affermarlo con la tranquil-lità dell’unanime consenso: Ledro, oggi, ha una posizione di assoluta le-adership nel settore dell’archeologia imitativa. Questa disciplina, nuova per l’Italia, consiste nella ripropo-sizione delle attività caratteristiche del tempo (archeologico) al quale il museo fa riferimento, ma con l’at-tenzione a far sì che queste non solo siano rigorosamente interpretate ma anche proposte al visitatore in forma interattiva. Vale a dire, è il visitatore che diventa protagonista della sua visita al museo. Sicuramente vetrine e oggetti preziosi, ma anche tanta emozione nel fare e compiere gesti antichi di 4 millenni.Un altro aspetto attribuisce agli ope-ratori del Museo di Ledro un merito particolare. La grande attenzione a perseguire i migliori risultati in termi-ni di promozione del Museo e del suo significato a sostegno dell’economica turistica locale (in questo è sempre stata strategica la bella collaborazione con la Pro Loco), ma anche grande attenzione a relazionarsi con la comu-nità locale, la scuola soprattutto, nelle stagioni di minor afflusso turistico. Credo che le iniziative svolte per le scuole locali diano non solo il segno evidente del riguardo con il quale il Museo Tridentino, sede amministra-tiva del Museo di Ledro, guarda al ruolo di questa sezione territoriale, ma possano raggiungere l’obiettivo di fondo che è quello di aiutare a mantenere vivo nei giovani della valle il senso di protezione per questo sito archeologico che, in quanto tale, è patrimonio dell’umanità.

Le caratteristiche vincenti di Ledro

Campagna scavi archelologici. Aprile 2003.

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Cosa aspettarsi da Ledro nei prossimi anni. Prendendo a prestito uno splen-dido aforisma di non so chi, credo che “il modo migliore per prevedere il futuro è inventarselo”. Così spero potrà accadere per il Museo di Ledro, la possibilità che questa bella pattu-glia capitanata da Romana Scandolari voglia inventarsi il proprio futuro con la determinazione ma anche con la delicatezza e la simpatia con la quale in questi anni progetto dopo progetto, questa macchina culturale è progredita. Ma cosa aspettarci? Credo che Ledro continuerà a man-tenere un suo ruolo di leadership nel settore proprio per via della profes-sionalizzazione che questa squadra si è cucita addosso. Poi ritengo che il Museo sicuramente sarà disponibile per entrare a far parte del complesso delle altre realtà culturali che si stan-no affacciano in valle: la possibilità che nasca un distretto vallivo, e non solo, di valorizzazione della natura e del paesaggio, del patrimonio cultu-rale e delle tradizioni, è sicuramente una scommessa da perseguire con determinazione. Inoltre Ledro come luogo della formazione, non solo della scuola e per l’età libera come già praticato, ma anche per la forma-zione universitaria, con la possibilità di considerare le attività museali un buon cantiere per le professioni del mediatore culturale - territoriale. Così, anche la ripresa delle attività di ricerca permetterà di attualizzare i temi dell’Età del Bronzo e tenere presso il museo una sorta di antenna perennemente accesa sugli ultimi risultati della ricerca nel campo della Preistoria Alpina. Infine la realizza-zione di un vero villaggio preistorico imitativo, da realizzarsi nel “parco” del Museo e forse, compatibilmente con le destinazioni urbanistiche e di uso, un allargamento alle ex Colonie di funzioni ad estensione di quelle già praticate all’ArcheoLab. A questo proposito, credo che solo un rapporto di grande fiducia reciproca, grande senso di responsabilità e una visione aperta al partenariato abbia

potuto portare l’Amministrazione comunale di Molina di Ledro a re-staurare appositamente e concedere in uso per destinazioni museali un edificio così pregevole come quello che è andato ad ospitare l’ArcheLab. Da questo punto di vista il Museo Tridentino è consapevole di quanto un atteggiamento di questo tipo sia da segnare come l’esempio più evidente del successo di una politica di relazio-ni attenta e rispettosa del ruolo e delle

prerogative delle comunità locali e di come, da questo punto di vista, Molina di Ledro sia da considerare una comunità eccellente, illuminata e aperta all’innovazione. Per concludere, per raggiungere gli obiettivi che il Museo delle Palafitte ha saputo raggiungere in così pochi anni ci vuole determinazione, compe-tenza, un briciolo di senso della sfida. Chi non ci crede venga a Ledro a scagliare la sua prima freccia!

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nelle sale di archeo -lab al museo delle Palafitte di molina di ledro abbiamo esposto tutti i nostri lavori, vicino a quelli di tanti altri ragazzi che come noi, du-rante questi mesi, hanno conosciuto il mondo preistorico.nel giorno dell’inau-guraz ione de l la mostra è tornata a trovarci francesca Sorrentino, con lei in autunno avevamo letto il libro “il desti-no di Bàcmor”.

abbiamo fatto una ricerca per sape-re quali contenitori usavano nella vita di ogni giorno gli abitanti del villaggio di palafitte del lago di ledro.Questi oggetti ave-vano forme molto semplici e dimen-sioni diverse.venivano realizza-ti perlopiù con la creta o argilla, che poi cotta nel forno diventava terracotta o ceramica.Servivano soprat-tutto per contenere e conservare gli ali-menti.Poi abbiamo osser-vato i numerosissi-

Scuola Elementare di Tiarno di SopraClassi IIIA e IIIB

GiUGNO 2003

mi contenitori che noi utilizziamo in ogni momento della nostra vita quotidiana.abbiamo scelto un oggetto che ci piace tanto o al quale siamo affezionati.

vediamo che le forme, i materiali e gli usi dei contenitori che oggi si trovano nelle nostre case sono molto diversi da quelli di una volta.

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Un giorno su un li-bro abbiamo letto: “... Si stava avvi-cinando il tempo del raccolto, che questa volta si pre-annunciava parti-colarmente abbon-dante, e i contadini avevano chiesto a Pohl altri grossi vasi di ceramica grezza per mantenere fre-sco il grano dopo la battitura ... con grande abilità prese un capo del nastro di argilla e con pre-cisi movimenti delle mani e dei polsi lo arrotolò su se stes-so per due, cinque, sette volte: la base del vaso era pronta.... cominciò poi ad avvolgere il nastro di argilla un giro sopra l’altro dieci,

dodici, quindici volte ... ecco: si comin-ciava ora a intravedere la forma di un vaso panciuto, ...

da molti anni ormai l’uomo ha imparato ad usare il calendario dove il tempo viene misurato in anni, mesi, settimane, giorni ... nel villaggio palafitticolo del Piccolo lago verde invece, il tempo lo misuravano osservando i fenomeni naturali: il sole, la luna e le sue forme, il cambiare della natura nelle varie stagioni ...Questo potrebbe essere un calendario per Bàcmor.

così ci è venuta voglia di imitare Pohl il vasaio e abbiamo realizzato questi oggetti di terracotta.

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abbiamo conosciuto tanti abitanti di questo villaggio di palafitte.Queste abitazioni erano fatte di legno, coperte di paglia e con il pa-vimento in creta; venivano costruite su piattaforme di legno sostenute da grossi tronchi infissi sul fondo del lago.noi abbiamo provato a costruirne una... un modellino naturalmente... utilizzando le stesse tecniche e gli stessi materiali.

Inaugurazione della mostra. I bambini presentano i loro lavori I bambini della scuola elementare di Concei.

Inaugurazione della mostra. La curatrice Romana Scandolari presenta l’iniziativa.

DOSSiER PaLaFiTTE

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Vittorio Pradini Responsabile del Servizio di Polizia Municipale

Premesso che l’Unione dei Comuni Valle di Ledro è da considerarsi un “comune” di 5042 abitanti avente una superficie di 154,59 kmq (uno se non il più grande, per estensione dei comuni della P.A.T.) con sei paesi (i suoi “quartieri”) di pari dignità, ma con esigenze diverse.Con la nascita dell’Unione dei Co-muni della Valle di Ledro è stato dato l’avvio alla creazione di un Servizio unico di Polizia Municipale, la cui esigenza è stata in passato “soddi-sfatta” solo dalle iniziative di alcune singole municipalità. Nell’immaginario collettivo il “vi-gile”, cioè l’Agente di Polizia Mu-nicipale, è colui (o colei) il quale sadicamente affibbia le “multe” (in realtà si tratta solamente di sanzioni amministrative pecuniarie, giacché le multe comportano sempre l’inter-vento di un Giudice); tale immagine, costantemente riproposta dai media è errata. L’Agente di Polizia Munici-

pale non ha solo funzioni legate alla viabilità: in realtà svolge attività più complesse che vanno dalle funzioni di Polizia Stradale, a quelle di Polizia Giudiziaria ed ausiliarie di Pubblica Sicurezza, alla Polizia Amministrati-va ed, infine, alla Polizia Locale.Come si nota il controllo e l’accerta-mento delle violazioni al Codice della Strada sono solo una piccola parte delle mansioni e dei servizi che il neo costituito servizio offre alla comunità. In virtù di questa grande varietà di in-combenze il personale che costituirà il futuro Corpo di Polizia Municipale deve essere altamente qualificato e sottoposto ad un incalzante addestra-mento, al fine di svilupparne non solo le conoscenze “tecniche” (Codice Penale e Procedura Penale, Codice Civile e di Procedura Civile, Codice della Strada, Regolamenti Comunali, Leggi Provinciali, …), ma anche le abilità interpersonali che consentono la corretta interrelazione con l’utenza. Va inoltre considerata la continua necessità di corsi di aggiornamento sia in ambito settoriale (se le nuove regole della “patente a punti” creano

Costituito con la nascita dell’Unione dei Comuni Valle di Ledro

Servizio unico di Polizia MunicipaleL’entrata in vigore del nuovo Codice della strada ha introdotto molte novità di rilievo che si riflettono sui nostri comportamenti quotidiani. abbiamo ritenuto opportuno, con l’ausilio tecnico di Vittorio Prandini, responsabile del Servizio di Polizia municipale dell’Unione dei Comuni della Valle di Ledro, dare adeguato spazio a tutti gli aspetti che si riferiscono alla nuova normativa, nella convinzione che una puntuale informazione costituisca il presupposto per migliori condizioni di vivibilità e sicurezza per tutti.

dei problemi agli automobilisti, sono una fonte di apprensione anche per gli Agenti), che in altri ambiti (come quello informatico, sociale o sanita-rio…).Chi svolge materialmente questo servizio per la comunità è un orga-nico, in via di definizione, composto attualmente di tre elementi che hanno qualifiche e compiti differenti:

Responsabile del Servizio Vittorio Pradini:Chiamato dalla Giunta dell’Unione dei Comuni della Valle di Ledro per passaggio diretto (ed assunzione a tempo indeterminato) dal Comune di Riva del Garda presso il quale ha acquisito, nei numerosi anni in cui ha prestato servizio, la “necessaria espe-rienza e preparazione professionale”. Studia ed esamina i problemi giuri-dico-amministrativi attinenti all’as-solvimento dei compiti di vigilanza locale. Si occupa delle problematiche di organizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle procedure nell’ambito dei limiti delle prescri-zioni stabilite dalle norme legislative,

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le nuove tecniche e metodologie di lavoro, formulando proposte volte ad assicurare l’osservanza dei criteri di regolarità gestionale, speditezza am-ministrativa ed economia di gestione. Predispone determine, istruisce ed addestra gli agenti, controlla la re-golarità degli atti (sanzioni ed even-tuali contestazioni ad esse). Difende l’Unione nei procedimenti presentati davanti al Giudice di Pace. In qualità di Ufficiale di Polizia Giudiziaria predispone tutta la documentazione di competenza.

Agente di P.M. di ruolo, Giancarlo Risatti: svolge lavoro esclusivo di messo notificatore.Agente di P.M. di ruolo, Agostino Garzoni: esegue accertamenti anagra-fici, controllo edilizio ed annonario; verifica la regolarità della segnaletica stradale.Il personale di ruolo è attualmente co-adiuvato da alcuni agenti stagionali. Il Servizio di Polizia Municipale è sta-to ubicato presso il Municipio di Pieve di Ledro in Via Vittoria n. 5, telefono n. 0464 591036 - fax 0464 590206.

Uno degli obiettivi del Servizio di Polizia Municipale è quello di porre il cittadino nelle condizioni di usufruire delle garanzie e delle opportunità che la legge offre a tutela dei sui diritti, colmando quel vuoto che storicamen-te ha sempre separato la divisa dal cittadino, permettendo a quest’ultimo di affrontare senza incertezze e con le dovute informazioni i provvedi-menti redatti dagli Agenti di Polizia Municipale che i cittadini ritengono ingiusti, poiché anche i “Vigili” pos-sono sbagliare.

INDISPENSABILE LA COLLABORAZIONE DI TUTTIil Servizio di Polizia municipale dell’Unione dei comuni della valle di ledro, con sede a Pieve di ledro in via vittoria n. 5, telefono 0464 591036 - fax 0464 590206 intende instaurare con i cittadini un dialogo continuo e produttivo, in una prospettiva di collaborazione e disponibilità. È dunque a disposizione, con recapito presso la sede del Servizio, per informazioni, segnalazioni, richiesta di chiarimenti. i cittadini possono inoltre segnalare ai responsabili di “comunitas leudri” ogni tipo di problematica avente attinenza con lo svolgimento del nostro servizio: provvederemo a dare risposte o personalmente agli interessati o, se la questione sollevata è di interesse generale, a tutti tramite la pubblicazione di note informative su questo stesso notiziario. Grazie per l’attenzione.

Vittorio Prandini, responsabile del Servizio di Polizia Municipale

1925. Cartolina di Brunella Poletti

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di Vittorio Pradini Responsabile del Servizio di Polizia Municipale

diventano più rigide le norme sulla patente a punti, infatti, il Senato ha definitivamente approvato il testo della legge. Sul supplemento ordinario della Gazzetta Ufficia-le della repubblica n. 186 dd. 12.08.2003, è stata pubblicata la legge 1° agosto 2003 n. 214, nella quale è stato convertito il decreto legge 27.6.2003 n. 151, che reca modifiche al codice della Strada. la legge di conversione ha introdotto rilevanti variazioni alle procedure di applicazione della patente a punti contenuta nell’art. 126-bis. Questo nuovo istituto, che ha carattere cautelare per una maggiore sicurez-za stradale, integra il sistema delle sanzioni pecuniarie ed accessorie attualmente in vigore. a ciascun titolare di patente di guida rilasciata in italia è riconosciuto un numero iniziale di punti pari a 20. Se il con-ducente non commette infrazioni in un biennio, questo punteggio è incrementato di 2 punti, fino ad un massimo di 30 punti. a fronte di violazioni che comportano perdita di punteggio, invece, il conducen-te subisce le riduzioni previste. la perdita totale del punteggio, a seguito del cumulo di più violazioni realizzate nel tempo, determina l’obbligo di revisione della patente, cioè la ripetizione dell’esame teo-rico e della prova pratica, al fine di confermare la permanenza nel conducente dell’abilità tecnica alla guida e della conoscenza delle nor-me che disciplinano la circolazione stradale. la procedura della sottra-zione del punteggio e la successiva fase di verifica dell’idoneità alla

guida sono attribuite alla compe-tenza del dipartimento dei Trasporti Terrestri e per i Sistemi informativi e Statistici (d.T.T.S.i.S.) del ministero delle infrastrutture e dei Trasporti (ex motorizzazione civile), presso il quale è istituita l’anagrafe nazionale degli abilitati alla guida ai sensi dell’art. 225 c.d.S., con il compito anche di gestire la registrazione di tutte le violazioni accertate e di ef-fettuare le prescritte comunicazioni ai medesimi.

Decurtazioni in caso di più violazioni

nel caso in cui siano accertate in una medesima circostanza più vio-lazioni della stessa norma, ovvero la violazione in rapida successione di norme diverse che prevedono diminuzione del punteggio, è pos-sibile cumulare le decurtazioni fino a totalizzare, al massimo, 15 punti. Questa limitazione, relativa alla massima riduzione possibile con uno stesso accertamento, tuttavia, non si applica quando una delle violazioni commesse comporta l’applicazione della sospensione immediata o della revoca della pa-tente di guida; in quest’ultimo caso, infatti, al conducente può essere sempre applicata la sottrazione di tutti i punti previsti dalle norme violate, senza alcuna limitazione complessiva.violazioni che determinano la de-curtazione del punteggio.la tabella allegata all’articolo 126-bis codice della Strada, come mo-dificata dall’art. 7, c. 10 del d.l. 27.6.2003, n. 151 convertito in legge con modificazioni, elenca le

ipotesi sanzionatorie per ciascuna delle quali è prevista la detrazione di un determinato punteggio. Tale abbassamento riguarda solo le patenti di guida rilasciate in italia, nonché quelle assimilabili, appar-tenenti ai cittadini dell’Unione eu-ropea che abbiano stabilito la pro-pria residenza normale in italia ed abbiano ottenuto il riconoscimento dell’originario documento di guida: sul piano operativo queste patenti recano gli estremi dell’operazione di riconoscimento su un’etichetta adesiva applicata sul documento di guida, rilasciata dal d.T.T.S.i.S.ai soli fini della restrizione del pun-teggio la disciplina della patente a punti interessa anche i conducenti di veicoli titolari di patente di gui-da rilasciata da Paese che non è membro dell’Unione europea o di patente comunitaria il cui titolare non abbia stabilito la propria resi-denza in italia e non abbia chiesto il riconoscimento della patente in italia.

Veicoli alla guida dei quali è prevista la decurtazione

l’abbassamento dei punti può avvenire solo per quelle violazioni commesse alla guida di veicoli per i quali è prescritta la titolarità di patente, conformemente al conso-lidato indirizzo giurisprudenziale in materia. a titolo esemplificativo, il passaggio con il semaforo rosso de-termina la perdita di 6 punti se re-alizzato alla guida di un’autovettura o di un motociclo o di un autobus, mentre non determina la perdita di alcun punto se realizzato con una

Codice della Strada: disposizioni per l’applicazione della disciplina sulla patente a punti”

“Suggerimenti in divisa”

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bicicletta o con un ciclomotore, sia pure condotti da persona titolare di patente di guida.

Raddoppio per neopatentati

la violazione comporta la restrizio-ne di punteggio in misura doppia rispetto a quella prevista nella tabella allegata all’art. 126-bis codice della Strada, quando è com-messa da neopatentati, cioè se è commessa entro i primi 3 anni dal rilascio della patente. Questa dispo-sizione, tuttavia, riguarda solo le patenti di guida rilasciate dopo il 1° ottobre 2003 ed a condizione che il titolare non sia già in pos-sesso di patente di categoria B o superiore prima di tale data. il raddoppio ricorre anche nel caso in cui il provvedimento sanzionatorio sia applicato nei confronti del pro-prietario del veicolo. nel caso in cui trovi attuazione la disposizione di cui al comma 1-bis dell’art. 126-bis, relativa al cumulo di punteggi in caso di accertamento contempora-neo di più violazioni, il raddoppio si applica al punteggio previsto dalla tabella allegata all’art. 126-bis per ciascuna violazione, fermo restando in ogni caso, il limite complessivo della decurtazione fissato in 15 punti.

Soggetti a cui si applica la decurtazione

la riduzione interessa il conducente quando è identificato al momento della contestazione. Quando que-sti, invece, non è identificato, la sottrazione di punteggio riguarda il proprietario del veicolo - se titolare di patente di guida - al quale, entro il termine di 30 giorni dalla notifica-zione del verbale di contestazione,

è concessa la possibilità di indicare chi era effettivamente alla guida del veicolo. Trattandosi di una facoltà e non di un obbligo fornire le informa-zioni richieste, in caso di omissione delle informazioni entro il termine fissato o quando le notizie fornite non consentano comunque di risa-lire al conducente, ferma restando la penalizzazione del punteggio a carico del proprietario, non si può procedere nei suoi confronti all’ap-plicazione delle sanzioni previste dall’articolo 180 comma 8 codice della Strada. Quando il veicolo non è intestato ad una persona fisica ma ad una persona giuridica, l’obbligo di indicare chi era effet-tivamente alla guida al momento dell’accertamento spetta al legale rappresentante o ad un suo delega-to al quale, tuttavia, non si applica la decurtazione di punteggio nel caso in cui ometta di riferire i dati o fornisca indicazioni dalle quali non sia possibile risalire al conducente. in questi casi l’art. 126-bis codice della Strada impone all’organo di Polizia Stradale che non ottiene le informazioni entro il termine fis-sato, di procedere all’applicazione delle sanzioni previste dall’articolo 180 comma 8 codice della Strada (pagamento in misura ridotta di euro 343,35). la stessa sanzione si applica anche nel caso in cui le notizie fornite non consentano di risalire all’identità del conducente.

Recupero dei punti sottratti

Secondo il comma 5 dell’art.126-bis, nell’ipotesi di perdita parziale del punteggio, la successiva man-canza, per un periodo di due anni consecutivi, a decorrere dall’ultima infrazione, di violazioni che com-portino penalità, determina l’attri-buzione del punteggio iniziale di 20 punti. invece, se il titolare dispone già di 20 punti, la mancanza di violazioni per due anni determina

l’assegnazione di un credito di 2 punti, fino ad un massimo di 10. in entrambi i casi, presupposto per il recupero del punteggio iniziale o per l’attribuzione del credito è l’assenza di violazioni accertate nel periodo di riferimento e quindi, i punti già attribuiti possono essere di nuovo sottratti qualora, successivamente al conferimento, venga comunicata una violazione accertata nello stes-so biennio.in caso di penalità ed a condizione che il punteggio disponibile non sia completamente esaurito, il comma 4 dello stesso art.126-bis codice della Strada ha previsto che la frequenza di appositi corsi di aggiornamento, organizzati dalle autoscuole e da soggetti pubblici e privati autorizzati dal ministero delle infrastrutture e dei Trasporti, con-senta all’interessato di recuperare 6 punti, elevati a 9 per i titolari di patenti professionali che frequentino specifici corsi di aggiornamento.

istituto della reiterazione delle violazioni

Quando lo stesso soggetto sia incorso, in un periodo di due anni, in una delle violazioni sottoriporta-te per almeno due volte, l’ultima violazione consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente per un periodo previsto dalla norma violata:- passaggio con luce gialla del se-

maforo, passaggio con luce rossa del semaforo (sospensione da 1 a 3 mesi);

- inosservanza della segnalazione di arresto da parte degli agenti (sospensione da 1 a 3 mesi);

- modalità di sorpasso (sospensio-ne da 1 a 3 mesi);

- omesso uso delle cinture di sicu-rezza (sospensione da 15 giorni a 2 mesi);

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- inefficienza dei sistemi di ritenuta (sospensione da 15 giorni a 2 mesi);

- modalità di trasporto passeggeri di età inferiore a 12 anni e di statura inferiore a 1,50 m. (so-spensione da 15 giorni a 2 mesi);

- modalità di trasporto di bambini di meno di tre anni sui sedili po-steriori (sospensione da 15 giorni a 2 mesi);

- modalità di trasporto passeggero con meno di 12 anni su sedile posteriore di taxi (sospensione da 15 giorni a 2 mesi).

di seguito vengono riportate le tabelle delle violazioni e delle con-seguenti sottrazioni di punti.

PUNTi 1

152 fari spenti quando devono essere accesi153 Sosta vietata con “frecce emergenza” accese153 lampeggiare per segnalare presenza polizia167 Sovraccarico fino a kg. 1.000 oppure eccedenza non superiore al 10%169 irregolarità trasporto persone, animali ed oggetti su veicoli a motore170 Trasporto di cose o persone su veicoli a 2 ruote174 e 178 irregolarità documenti tempi di guida per trasporti pesanti

PUNTi 2

142 Superare limite di velocità di oltre 10 km/h e non oltre 40 km/h146 Segnaletica in genere, linea continua, ecc. (escluso sosta)148 irregolarità nel sorpasso del tram154 mancato uso frecce per svoltare, irregolarità immissione flusso circolazione158 Sosta su spazio invalidi, corsie mezzi pubblici e spazi riservati sosta mezzi pubblici161 Perdere carico e non liberare la strada162 non segnalare il veicolo fermo in avaria165 Traino irregolare di veicoli in avaria167 Sovraccarico da kg. 1.001 a kg. 2.000 oppure eccedenza non superiore al 20%168 Prescrizioni minori nel trasporto merci pericolose169 Persone in soprannumero su veicoli a motore uso di terzi solo autovetture174 e 178 Tempi di guida veicoli pesanti175 Trainare veicoli che non siano rimorchi oppure campeggiare o altre piccole irregolarità176 Piccole irregolarità in autostrada177 ostacolare o seguire veicoli con sirena e lucciole azionati189 incidente stradale: rifiuto fornire dati alla controparte. non spostare un veicolo incidentato che intralcia

o crea pericolo. alterare gli elementi che consentono di ricostruire un sinistro.191 non consentire al pedone di terminare attraversamento strada (fuori strisce)

PUNTi 3

148 irregolarità di lieve entità nel sorpasso149 distanza sicurezza generica o con tamponamento lieve entità153 Uso “abbaglianti” anziché anabbaglianti164 carico mal sistemato sui veicoli

applicazione della patente a punti ai conducenti stranieri

Secondo le disposizioni dell’art. 6-ter della legge di conversione del decreto-legge 151/3003, la riduzione del punteggio avviene anche nei confronti dei conducenti stranieri. infatti, i titolari di patente rilasciata da uno Stato estero nel quale non vige il meccanismo della patente a punti, subiscono decur-tazioni per le violazioni commesse in italia, secondo le norme della patente a punti italiana. i punteggi sono registrati in una speciale se-

zione dell’anagrafe dei conducenti tenuta dal d.T.T.S.i.S con le me-desime modalità previste dall’art. 126-bis codice della Strada per l’analogo procedimento valevole per le patenti italiane o per quelle equiparate. esaurito il punteggio disponibile, tuttavia, non si applica la revisione della patente di guida ma viene disposto un provvedimen-to interdittivo della circolazione. infatti, se il conducente totalizza almeno 20 punti in un anno non può più circolare in italia per 2 anni; se li totalizza in 2 anni, non può circolare per 1 anno, se li to-talizza in un periodo compreso tra i 2 ed i 3 anni, non può circolare per 6 mesi.

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167 Sovraccarico da kg. 2.001 a kg. 3.000 oppure eccedenza non superiore al 30%167 irregolarità nel trasporto di veicoli191 altre violazioni nei confronti dei pedoni192 non fermarsi all’alt imposto dalle forze di polizia

PUNTi 4

143 circolare contromano in punti non pericolosi143 in strada a più corsie non utilizzare quella di destra161 Perdere carico e non segnalare il pericolo sulla strada167 Sovraccarico oltre a kg. 3.000 oppure eccedenza superiore al 30%168 Sovraccarico merci pericolose (da aggiungere all’articolo 167)169 Persone in soprannumero su veicoli motore uso di terzi escluso autovetture175 Trasporto pericoloso, sporgente o con pericolo caduta in autostrada189 incidente stradale: fuga con danni lievi ai veicoli

PUNTi 5

141 velocità irregolare nei casi di visibilità limitata (curve, intersezioni, scuole, discese, ore notturne)145 non dare la precedenza in corrispondenza di una intersezione (senza lo SToP)148 Sorpasso da destra149 Tamponamento con gravi danni ai veicoli coinvolti150 mancata precedenza passaggi stretti e strade montagna con gravi danni alle cose171 mancato uso casco o allacciato male (+ fermo amministrativo 30 gg. anche per maggiorenni)172 mancato o irregolare uso cinture, adattatori e seggiolini per bambini173 mancato uso lenti per guida173 Uso irregolare del telefonino senza auricolare o viva voce191 mancata precedenza ai pedoni “sulle strisce pedonali” o quando attraversa la strada persona invalida

PUNTi 6

145 mancata osservanza dello SToP146 attraversare con semaforo rosso o con agente addetto al traffico che vieta il passaggio147 irregolarità al passaggio a livello

PUNTi 8

149 Tamponamento con gravi lesioni alle persone150 mancata precedenza passaggi stretti e strade montagna con gravi lesioni alle persone154 inversione marcia intersezione, curva, dosso

PUNTi 10 + sospensione patente alla prima violazione

143 circolare contromano in curva, con scarsa visibilità o su carreggiate separate141 Gareggiare in velocità con veicolo a motore: può essere prevista la reclusione fino a 12 anni142 Superare limite di velocità di oltre 40 km/h148 Sorpasso in curva, dosso, scarsa visibilità, passaggio a livello, intersezione, veicolo che si è fermato per

far attraversare i pedoni sulle strisce168 Trasporto abusivo merci pericolose o non rispettando certe prescrizioni176 autostrada: retromarcia, impegnare irregolarmente corsia di emergenza o corsie variazione velocità. in-

vertire la marcia, sostare in corsia emergenza oltre 3 ore. Quando c’è poca visibilità omettere durante la sosta di tenere le luci accese

179 cronotachigrafo o limitatore di velocità mancante, non funzionante o manomesso186 Guida in stato di ebbrezza e/o rifiuto di sottoporsi alla prova alcolemica187 Guida sotto effetto stupefacenti o rifiuto di sottoporsi alla prova189 incidente stradale: fuga con gravi danni alle cose189 incidente stradale: fuga con lesioni alle persone anche lievi192 fuga al posto di blocco

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Foto lagodigardamagazine.

“Giubbotto o bretelle retroriflettenti”

le modifiche apportate all’art. 162 “Segnalazione di veicolo fermo” im-pongono al conducente, durante le operazioni di presegnalazione con il segnale mobile di pericolo (triango-lo), l’uso di dispositivi retroriffletenti di protezione individuale per ren-dersi visibile. l’obbligo dell’utilizzo entrerà in vigore dal 1° gennaio 2004, potranno essere impiegati solo “giubbotti o bretelle” omologati con decreto ministeriale che dovrà essere emanato entro il 31 ottobre prossimo: questo significa che chi compera un dispositivo ora lo fa per una propria scelta, e non per obbligo di legge, ben consapevole che dopo l’emanazione del disci-

plinare del ministero dovrà acqui-starne uno nuovo. non è previsto l’obbligo di averlo in dotazione, ma solo di indossarlo in determinate condizioni temporali, ovvero quelle previste dall’art. 162 comma1, segnalazione di veicolo fermo fuori dai centri abitati, in assenza di luci posteriori o di emergenza e, in ogni caso, anche di giorno, quando non possono essere scorti a sufficiente distanza da coloro che sopraggiun-gono da tergo.

“Patentino per ciclomotori”

Stando così le cose a decorrere dal 1° luglio 2005 l’obbligo di con-seguire il certificato di idoneità per

BREVI NOTEla guida (così detto patentino) dei ciclomotori (motorini) è esteso an-che ai maggiorenni che non siano già titolari di patente di guida.

La patente a punti in alcuni paesi europei

Germania: la patente viene ritirata raggiunti i 18 punti di penalità, ogni infrazione costa da 1 a 7 punti. Sì perdono 7 punti con gui-da in stato d’ebbrezza, omissione di soccorso e circolazione sulla corsia d’emergenza. ci vogliono 5 anni di guida senza infrazioni per l’attribuzione del punteggio iniziale di 18 punti. arrivati a quota 14 punti è obbligatorio un corso sulla sicurezza e un colloquio con uno psicologo.Gran Bretagna: il limite per il ritiro della patente è di 12 punti nel giro di 3 anni. Una volta persi i punti bisogna attendere 6 mesi prima rientrare in possesso della patente. Se si tratta di un neopatentato che nei primi 2 anni di guida cumula un minimo di 6 punti di penalità la patente viene ritirata e si devono sostenere sia gli esami di guida sia quelli di teoria.Francia: dal 1992 bastano 12 punti per subire il ritiro della paten-te e ci vogliono 6 mesi e la ripeti-zione degli esami per rientrarne in possesso. ogni infrazione costa da uno a 6 punti. Per guida in stato di ubriachezza o rendersi responsabili di incidenti mortali si perdono 6 punti. Se ne riacquistano 4 con un corso sulla sicurezza stradale.Spagna: la patente a punti non è ancora entrata in vigore, ma da qualche anno è in corso un acceso dibattito. nella recente riforma del-la legge sul traffico si è stabilito il ritiro della patente per i conducenti che abbiano commesso 3 infrazio-ni gravi in due anni.

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Università della terza età e del tempo disponibileSede di Valle di Ledro

iscrizioni anno accademico 2003/2004le iscrizioni saranno raccolte tutti i giovedì e i sabato del mese di ottobre 2003 presso il

circolo Pensionati e anziani - valle di ledro in Bezzecca, via cesare Battisti 2 dalle ore 15 alle ore 19.

la quota di iscrizione è di 30,00 euro.

Per ulteriori informazioni rivolgersi ai referenti di sede:

angelo Penner - Pieve di ledro - Tel. 0464 591167

angelo longo - Bezzecca - Tel. 0464 591575

luiga Giovanetti - lenzumo - concei

L’inaugurazione dei corsi 2002/2003.

RiFiUTi iNGOmBRaNTi: aREa ECOLOGiCa iN LOCaLiTÀ aRTiGiNaLE a BEZZECCa

il comune di concei ha reso noto che a partire da mercoledì 10 settembre scorso lo scarrabile in località “Pianto” a lenzumo è stato rimosso.la raccolta dei rifiuti di origine domestica (rifiuti ingombranti, metalli, legno, pneumatici, cartoni ecc.) viene effettuata esclusivamente presso la nuova area ecologica controllata in località ar-tigianale a Bezzecca disciplinata dall’ordinanza prot. n. 2737 d.d. 01.08.2003.ciò si rende necessario al fine di perseguire una più controllata differenziazione dei materiali raccolti, oltreché a ristabilire un corretto uso dei centri di raccolta che sono destinati esclusiva-mente all’utenza domestica e non ad attività di tipo artigianale e commerciale.

BamBiNi BiELORUSSi iN VaL Di LEDROi RiNGRaZiamENTi DEL COmiTaTO

anche quest’anno si è concluso positivamente il periodo di vacanza per 18 ragazzi provenienti dalla Bielorussia. Hanno respirato l’aria salubre della valle di ledro, si sono immersi nelle acque del lago, si sono divertiti. il comitato della valle di ledro, che organizza questo tipo di accoglienza, ha inteso ringraziare tutte le famiglie che negli anni precedenti hanno ospitato i bambini. Un grazie anche al parroco che ha messo a disposizione la canonica di enguiso, quindi a tutti i ristoratori ledrensi che si sono resi disponibili ad offrire un pasto agli accompagnatori. e ancora, ai comuni, alla cassa rurale della valle di ledro, alle Pro loco, che hanno dato un contributo e ai vari comitati presenti in valle che hanno sostenuto moralmente l’iniziativa mettendo a disposizione spazi per lo stand.

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Gli amici della Valle di Ledro hanno ricordato il maestro e amico

Musica, ricordi, emozioni per ricordare Luciano Chailly

di PiERaNGELO GiOVaNETTi

Con la valle di Ledro ha sempre avuto un legame intenso, profondo, di gran-de amicizia e attaccamento. Fin da quando, subito dopo la guerra, nella famosa gita di Tremalzo conobbe quella che poi sarebbe diventata sua moglie, Annamaria Motta. Da allora Luciano Chailly è rimasto sempre af-fezionato a Pieve, alla sua casetta con il caminetto intimo per le chiacchie-rate con gli amici, alla valle di Ledro, alla sua gente, al Coro Cima d’Oro.Tra i maggiori compositori del No-vecento musicale italiano, scomparso alla vigilia di Natale dello scorso anno, Luciano Chailly è stato ricor-dato sabato 2 agosto scorso, a Pieve di Ledro, dove riposa nel piccolo cimitero vicino al lago. Una serata a lui dedicata presso la Chiesa parroc-chiale, che ha visto la partecipazione della figlia Cecilia (tra le migliori arpiste esistenti) e del nipote Miche-le Fedrigotti, pianista concertista di fama internazionale e insegnante al Conservatorio di Milano. Il concerto, presentato da noto critico musicale di Repubblica Angelo Fo-letto, ha visto l’esibizione del coro Cima d’Oro in una serie di esecuzio-ni, tra cui Quando ero piccolina, La testa malcontenta e Brindisi alpino, curati dallo stesso Luciano Chially, Tasi e Scolta di Daldoss-Fedrigotti e L’orghen de Perzen di Camillo Dorigatti.Era prevista inoltre l’esecuzione di alcuni pezzi di Luciano Chailly, ese-guiti da Donna Magendanz Guarino al violoncello e da Michele Fedrigotti al pianoforte, oltre all’inedito Infi-nito che è stato eseguito da Cecilia Chailly e dal Coro Cima d’Oro, in un originale e inconsueto abbinamento musicale. Musicista di talento, già direttore dei programmi musicali del-

la Rai dal 1951 al ’67 e poi direttore artistico alla Scala, al Regio di Torino, all’Angelicum di Milano, all’Arena di Verona, al Carlo Felice di Genova, oltre che accademico di Santa Cecilia e della Medicea di Firenze, Luciano Chailly, padre del famoso direttore d’orchestra Riccardo Chailly, era un musicista che credeva nei sogni. Persona di grande garbo e signorilità, sempre lucido nei giudizi, estraneo alle polemiche e alle contese di cui è spesso intrecciato il mondo dell’arte, il maestro Chailly si è sempre tenuto lontano dalle passerelle e dai riflettori della mondanità. Ha sempre privilegiato l’autenticità della ricerca musicale, il realismo magico di scrittori come Dino Buzzati (ricco il suo catalogo teatrale con tre-dici titoli ispirati non solo all’autore del Deserto dei tartari, ma anche a Checov, Dostoevskij, Pirandello, Io-nesco), la curiosità del didatta che non è mai appagato, che ricerca sempre, che vuole andare oltre alle cose, met-tendo le note al servizio della parola.E proprio questa sua semplicità, que-sto suo ricercare le cose autentiche, lo aveva portato ad innamorarsi della valle di Ledro, della Plagna che lui vedeva dal balcone della sua villetta di Pieve, del lago blu, di san Martino e dei prati verdi. Fu lui a dare impulso in valle di Ledro alla coralità, con i suoi aiuti, i consigli, l’entusiasmo

che trasmetteva, i libretti con i ru-dimenti di armonia che distribuiva per far crescere la cultura musicale. Fin dagli anni Cinquanta fu vicino al Coro Pichea, che allora era nato in Concei, curando il manoscritto Brin-disi alpino, a tre voci maschili, che il coro imparò subito emozionato. Per il Coro Cima d’Oro, negli anni Ottanta, trascrisse una versione a quattro voci (che viene cantata tuttora).Ogni tanta passava dalla sede del Cima d’Oro, quando i coristi erano riuniti a fare prove. In quelle serate si cantava ben poco: tutti stavano in-vece ad ascoltare il maestro Luciano, che con tanta semplicità ed estrema chiarezza esponeva pensieri intensi di significati musicali. Spesso scriveva al maestro del coro, Renzo Bartoli, e le sue lettere terminavano sempre con “Un forte abbraccio”. A volte aggiungeva “da un vecchio Alpino”. Sua è anche la sigla del Coro Cima d’Oro, su parole di Luciano Daldoss. Già affermato e famoso, Luciano Chailly non faceva mai pesare il suo ruolo. Anzi, si inseriva quasi in punta di piedi, forniva i suoi consigli con affabilità ma grande passione. Nelle sue serate estive fra i monti della valle di Ledro, su richiesta degli amici, de-cise anche di partecipare al concorso indetto dalla Federazione dei cori trentini per l’armonizzazione di un canto, La testa malcontenta, che poi risultò vincitore. Anche al coro della Sat diede il suo contributo. Scriveva con una facilità straordinaria. Lo si vedeva sul balcone della sua casetta di Pieve, e certe trovate geniali proba-bilmente sono nate proprio lì. Luciano Chailly appartiene al raro numero di quei signori della musica che merita-no affetto, stima e memoria.Quelli che li sono stati tributati nella chiesa di Pieve, dall’intera comunità di Ledro.

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11 Gløar: a) concimare con concime stallatico B) diserbare le piante c) liberare le noci dal mallo d) Sgranare il frumento

12 ansèra o a) lanterna a petroliomacanipola: B) Tosse secca e persistente c) Gabbione per conigli d) freno del carro

13 Campognøla a) carro a due ruoteo Pampognøla: B) carriola per trasportare il letame c) Batacchio della campana d) maggiolino (insetto)

14 Plafò: a) Tavolo per lavorare il formaggio B) vivanda a base di pane raffermo c) Soffitto d) Pavimento tipico dei fienili

15 mantì: a) campanacci per le mucche B) mantice della fucina c) insetto d) Tovagliolo

16 Dügal: a) Gallo dominante del pollaio B) asse comune della mangiatoia c) canale di scolo della stalla d) Grossa zappa

17 Nial: a) coltello affilato B) Uovo posto per sollecitare la deposizione c) nidiata di pulcini d) lavatoio pubblico

18 Séblo: a) assile di legno del carro B) Scanno c) Pietra d) fermo di ruota sull’assale

19 Florüm: a) materiale per lettiera B) fiore molto raro c) Polvere di fieno secco d) liquore a base di erbe

20 monéga: a) arnese per pulire le stalle B) dolce a base di colostro c) Scure non molto grande d) arnese per riscaldare il letto

SFIDA AL DIALETTOEcco venti termini dialettali ormai poco usati. Scommettiamo che le persone di età inferiore ai 30 anni ne conoscono forse la metà? Solo una delle quattro definizioni è esatta. (A cura di Maurizio Mazzola)

1 Corlèta: a) leva per chiudere le porte B) arnese di legno per fissare i due estremi di una corda c) ragazza di dubbi comportamenti d) forca a lungo manico

2 Brèntola: a) Tinozza per lavare B) recipiente per confezionare il burro in casa c) falcetto per il grano d) leva per portare due sacchi

3 Bòrciole: a) Borchie metalliche per calzature o tendaggi B) Patate di misura molto minuta c) ragnatele d) Gemme di ippocastano

4 Gümer: a) Gomito B) vomere di aratro c) fieno di secondo taglio d) cocomero (anguria)

5 Vélat: a) Bastone molto lungo per battere la frutta dagli alberi B) velo scuro usato durante la messa dalle donne c) asta per la slitta d) arnese per battere il grano saraceno ed i fagioli

6 ménaor: a) Guidatore di carri B) Gancio per fili a sbalzo c) reti di fieno collegati per traino in pendio d) Sostegno per appoggiare le bare all’interno del cimitero

7 Pizacop: a) capitombolo B) dente di roccia sporgente c) coppi per tetti (di forma particolare) d) anfratto di roccia

8 Grében o a) GrembiuleSgrében: B) Palo segnaconfine c) Sasso sporgente d) Tronco d’albero a foglie caduche

9 Patüc: a) Pianta dell’erica B) Parte del fienile (riservata al fieno) c) ragnatele d) covone di grano saraceno

10 Piöf: a) Spartineve B) asta per la falce da fieno c) acquazzone d) aratro

1a - 2d - 3c - 4B - 5c - 6c - 7a - 8c - 9a - 10d - 11c - 12d - 13d - 14c - 15d - 16c - 17B - 18d - 19c - 20d

SOLUZiONi

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STRUTTURa ORGaNiZZaTiVa DEi SERViZi E RELaTiVi RESPONSaBiLiUNiONE DEi COmUNi DELLa VaLLE Di LEDRO

SeGreTeria dell’Unione e dei comUni aderenTi Responsabile ORAzIO VeSCOVI

SeTTore i - affari generali e tecnico gestionali Responsabile GIORGIO MeRLI

SeTTore ii - Programmazione e gestione economica-finanziaria Responsabile FeDeRICA GIORDANI

Servizio Polizia mUniciPale Responsabile VITTORIO PRADINI

Ufficio demoGrafico e SvilUPPo economico Responsabile MILeNA TReNTINI

Ufficio affari amminiSTraTivi e Servizi Generali Responsabile ACHILLe zONTINI

Ufficio Tecnico edilizia PrivaTa Responsabile SILVANO CATTOI

Ufficio Tecnico lavori PUBBlici Responsabile AGOSTINO ROSAUfficio Tecnico PaTrimonio Responsabile MARCO SARTORI

NUmERi TELEFONiCi DEi COmUNi E DELLE SEDi DEi SERViZi DELL’UNiONE DEi COmUNi VaLLE Di LEDRO

Unione BEZZECCaPresidenza - Segreteria - affari generali Tel. 0464 592065 fax 0464 592064

comUne BEZZECCa - anagrafe Tel. 0464 591013 fax 0464 591707

comUne CONCEi - anagrafe Tel. 0464 591065 fax 0464 591644

comUne mOLiNa Di LEDRO - anagrafe Tel. 0464 508127 fax 0464 508655

comUne PiEVE Di LEDRO - anagrafe Tel. 0464 591036 fax 0464 590206

comUne TiaRNO Di SOPRa - anagrafe Tel. 0464 596161 fax 0464 596116

comUne TiaRNO Di SOTTO - anagrafe Tel. 0464 594127 fax 0464 594185

Polizia mUniciPale Sede PiEVE Di LEDRO Tel. 0464 591089 fax 0464 592354

Ufficio Tecnico edilizia PrivaTa Sede mOLiNa Di LEDRO Tel. 0464 509280 - 509278 fax 0464 508610

Ufficio Tecnico PaTrimonio Sede CONCEi Tel. 0464 592094 fax 0464 591644

Ufficio Tecnico lavori PUBBlici Sede TiaRNO Di SOPRa Tel. 0464 596210 fax 0464 596116

Ufficio raGioneria Sede mOLiNa Di LEDRO Tel. 0464 509279 fax 0464 508655

Ufficio TriBUTi Sede TiaRNO Di SOTTO Tel. 0464 595445 fax 0464 594185

BiBlioTeca Sede BEZZECCa Tel. 0464 591433 fax 0464 591433

cHiamaTe di emerGenzavenerdì, sabato e domenica0464 592094

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