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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 2 2009 Camminare con i giovani verso la comunità cristiana Luis Rosón Galoche pag. 3 Amicizia e fede: le ali del sogno Sabino Palumbieri pag. 4 Raccogliere gli amici per tradurre la parola in stile di vita Antonino Elefante pag. 6

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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto

N. 2 • 2009

Camminare con i giovani verso la comunità cristianaLuis Rosón Galoche pag. 3

Amicizia e fede: le ali del sognoSabino Palumbieri pag. 4

Raccogliere gli amici per tradurre la parola in stile di vitaAntonino Elefante pag. 6

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Periodico quadrimestraleRegistrazione del Tribunale di Roma

n. 579 del 28/12/2001

Direttore responsabile:

Massimo [email protected]

Segreteria di redazione:

Maurizio Parotto, Silvana [email protected]

Collaboratori fissi:

Sabino PalumbieriLuis Rosón Galache

Agostino Aversa Virginia Gallotta

Antonietta Grasso Riccardo Guarino

Arturo SartoriAnna Massa

Segreteria amministrativa:

Agostino e Cesira [email protected]

Sede: 00185 Roma - Via Castelfidardo, 68

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’even-tuale pubblicazione, pertanto, anche se non pubblicati, nonsaranno restituiti. Gli articoli firmati impegnano esclusiva-mente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected] Umbertide, 11 - 00181 Roma

tel. 06.7827819 - 067848123

Finito di stampare: luglio 2009

Sommario

Testimoni del Risortotel. e fax 0815322819 E-mail: [email protected] • www.tr2000.it

Volontari per il Mondo - OnlusVia Castelfidardo, 68 - 00185 Romatel. 081 8711297 • fax 081 3944177E-mail: [email protected]

In copertina: Giovani del TR, insieme verso Cristo e con Cristo

Camminare con i giovani verso la comunità cristianaLuis Rosón Galoche

Amicizia e fede: le ali del sognoSabino Palumbieri

Raccogliere gli amici per tradurre la parola in stile di vita Antonino Elefante

Vivere da risorti da subito Antonio Sellitto

Venticinque… ma non li dimostraCarmen Casentini e Maria Rosa Pallone

Comunicazione narrativa: uno stile evangelico

Arturo Sartori

Due lettere, due progetti Paolo Cicchitto

“Alziamoci insieme”: nostro impegno per i bambini

padre Sebastijan Markovic

Un pozzo e una cappella in Moldaviadal cenacolo di Milano 1

Missione Camerum 2009Paolo Cicchitto

VolontariatoLa gioia del dare ai “prediletti”Maria Teresa Nicastro

Il Signore Risorto per le strade di Macao

Aurelio Porfidi

Semi che cresconoRoberta Calbi

Sempre di più: vivere un forte legame unificante

Anna Massa e Nicola Nicefaro

Accompagnare i Catecumeniprovenienti dall’IslamAgostino Aversa

Una Potenza davvero “pasquale”Vittorio Viaggiano

Le vite si sono spezzate, il tempo si è accartocciatoPier Giorgio Cataldi

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N. 2 • 2009

A cura dell’Ambito Comunicazione sociale

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Abbiamo davanti a noi, nel momentoculturale che stiamo vivendo, una

sfida inevitabile che ci stimola a prende-re sul serio l’educazione alla fede nei gio-vani, ponendoci in una nuova prospetti-va. Questa situazione non deve esserecausa di scoraggiamento, ma un motivo

forte per affrontare l’evangelizzazione dei giovani: questo ciimpone di essere guide e accompagnatori, amici gioiosi e fi-duciosi, che, conoscendo la realtà giovanile, siano dispostia camminare con i giovani, mettendo Cristo al centro,proponendo cammini da percorrere.

1. Camminare con i giovaniUn’azione pastorale con i giovani richiede ascolto e ac-

coglienza, con la stessa disponibilità di Gesù Risorto, com-pagno di viaggio dei due d’Emmaus, per accogliere i loro in-terrogativi e interpretare le loro speranze, alla luce dellaSperanza del Risorto. Dobbiamo conoscere e comprenderela loro cultura e il loro linguaggio, a partire dall’empatia,non dal rifiuto, per educare alla fede, facendoci capaci didiscernere “il vero e il nobile” che c’è nel profondo dei gio-vani. L’ascolto e l’accoglienza dei giovani ci stimolano a se-guire due vie: superare i confini tradizionali della nostraazione pastorale, per esplorare i luoghi dove i giovani vivono,si ritrovano ed esprimono la loro originalità; fare uno sfor-zo di personalizzazione perché ogni giovane si senta personalibera, accolta e ascoltata per se stessa.

Lavorando in rete dobbiamo essere capaci di trovare pro-poste di incontro, attenzione educativa, iniziative di ani-mazione e processi personalizzati. Gli itinerari da seguire so-no cammini di fede e amicizia da battere continuamente,come nuovi sentieri, senza perdere di vista la meta, e sem-pre da re-inventare a seconda dei bisogni dei giovani.

Una cosa da imparare costantemente è stare con i giova-ni. Non è tanto questione di età, ma di mentalità; non di at-teggiamenti “paternalisti”, ma di accompagnatori che dialo-gano e camminano insieme. Il “sapere stare” con i giovaniesige da noi, educatori-animatori, atteggiamenti coerenti:comprensione, empatia, dialogo, impulso missionario.

2. Mettere Cristo al centroEvangelizzare è sempre annunziare la persona viva di Cri-

sto Risorto come nucleo fondamentale, pur nella varietàdelle situazioni e con la creatività dei cammini. È annun-ciare un fatto storico: Gesù di Nazaret incarnato, crocifissoe risorto. Lui è la risposta definitiva per i giovani che si apro-no alla vita tra l’incertezza e la speranza.

L’educazione alla fede conduce all’incontro con CristoVivo e Risorto. Questo incontro, attraverso i diversi itine-rari, permette di superare un doppio pericolo nella com-prensione cristiana della fede: una concezione astratta, chesi perde in aride formule, e una concezione puramente emo-

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tiva. La ricerca di senso, la dimensione estetica, i camminidel cuore, permetteranno di evitare la contrapposizione traragione e cuore e di riconquistare, invece, le ragioni fortidella fede e la dimensione globale dell’impegno cristiano.

Un vero itinerario di fede e amicizia con/per i giovani ciaiuterà a trovare un cammino di comunione in cui la co-munità cristiana sappia proporre: l’essenziale dell’annunciodi Cristo Risorto, spazi di silenzio e preghiera, passione peri poveri, il segno vivo dell’amore nella comunione. L’incon-tro con Cristo conduce alla sequela. L’incontro con il Dio diGesù Cristo può chiarire in maniera nuova il significato del-la nostra vita e il campo della nostra azione concreta.

3. Proporre cammini da percorrereConsideriamo importante proporre alcuni cammini co-

me processo d’iniziazione e accesso a un’esperienza cristia-na gioiosa, amichevole e impegnata: cioè, pasquale.

1. Il cammino della vita. Dio si fa vicino alla vita e alla vi-cenda personale di ognuno. Insieme alla gioia del vivere, c’èanche il dolore, la fragilità, il limite. Bisogna accompagnarei giovani per far loro comprendere la bellezza e la durezzadella vita. La fede in Dio è inseparabile dalla fede nella vita.

2. Il cammino del servizio. È il cammino che apre al sensodel sociale, all’impegno per la giustizia e la solidarietà. Que-sta esperienza di servizio, nella varietà delle forme, è uno sti-molo nel cammino morale, spirituale e religioso dei giovani.

3. Il cammino della Parola condivisa. Accolta nella pro-pria vita, la Parola incessantemente convoca, interpella, illumina, riconforta e impegna la vita. È importante che i giovani possano fare questa esperienza della parola che lifa riflettere su se stessi, mentre scoprono la Parola di Dio.

4. Il cammino della preghiera interiore. È il cammino delcuore, dell’interiorità. Incominciare a pregare è frutto di uninsegnamento. “Signore Gesù, insegnaci a pregare”.

5. Il cammino della Frazione del Pane. È il cammino checonduce a Gesù, il cammino dell’incontro con il Risorto. Èl’esperienza della vita letta e raccontata alla luce della Suaparola e dei Suoi gesti. È l’esperienza del Signore che ci rag-giunge e ci accompagna nei nostri cammini umani. In ma-niera speciale è l’esperienza dell’Eucaristia, segno e memo-ria di Cristo che offre la sua vita per la salvezza del mondo.

Una sfida inevitabile ci stimola a prendere sul serio l’educazione alla fede nelle nuove generazioni

CAMMINARE CON I GIOVANI VERSO LA COMUNITÀ CRISTIANAdi Luis Rosón Galache

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riferimento. E quanto più vitali sonoquesti valori, tanto più solida è l’a-micizia. Resistente, cioè, alle sfidedel tempo, dello spazio, delle im-mancabili divergenze di superficie.

Il movimento Testimoni del Ri-sorto – questo giovane venticin-quenne – è una palestra del bisognodell’uomo di sempre, struggentepunto di nostalgia di oggi, appuntoin un monde cassé. Lungo il corso deltempo si sono viste accensioni disperanza – si pensi all’abbattimentodell’emblematico muro di Berlino –;ma anche forti depressioni della co-scienza storica a seguito, ad esempio,dell’ergersi di muri del terrorismo dinuovo conio, della diffusione delladiffidenza, dell’universalizzazionedell’indigenza a causa dello tsunamifinanziario, del calo dell’ossigenodella speranza. Ora, in questo arcofrenetico di storia, si sono registrativarie proposte di itinerari di amici-zia comunitari e interpersonali incui stare insieme è essere in comunio-ne. Tutto è proporzionato all’impe-gno etico di ciascuno per pagare icosti necessari alla conquista del bi-blico “tesoro trovato”. Nel movi-mento Testimoni del Risorto, quan-to conforto e quanta condivisione di

va, trova un tesoro”. Già Aristoteleaveva detto che «senza amici nessu-no sceglierebbe di vivere, anche seavesse tutti gli altri beni». E Sallu-stio dice che «come il sole e il salesono necessari, così è l’amicizia». Enota che, perciò, in latino gli amicisi chiamano “necessarii” .

Viene Dio incarnato nel mondo.E propone l’amicizia come il supre-mo valore. E afferma: “non vi chia-mo più servi… ma vi ho chiamatiamici” (Gv 15, 15) perché fa condi-videre il segreto della felicità: “il Pa-dre vi ama” (Gv 16, 27). E Agostinoincalza “la più dolce di tutte le dol-cezze è l’amicizia”.

Oggi c’è avidità di cose, ma l’ami-cizia non è comprabile, non si trovain nessuna vetrina scintillante. Nonha prezzo. È valore. E gli amici nonhanno altro interesse che realizzareil loro desiderio di convergere ad unidentico valore, interpretato però insintonia di visione e di attrazione.Esso consiste nel guardare verso lastessa direzione. L’altro è un co-al-tro aperto, senza chiusure, a tutti glialtri. Si esige, dunque, palestra quo-tidiana. L’amicizia si offre inizial-mente. Si conquista costantemente.È dono seminale da coltivare, nelproprio terreno delcuore, innaffiato ripe-tutamente con acquazampillante, liberatopazientemente da rovisoffocanti. L’amiciziaautentica è dunque unmix di affettività, digratuità, ma anche disinfonicità, di co-pro-gettualità. La sinfoniaè convergenza dellevoci alla medesimaunità musicale di fon-do. Parimenti l’amici-zia vera è convergen-za agli stessi valori di

Una specola at-tenta al mon-

do, nel quale sia-mo immersi e chestiamo insieme co-struendo, è quelladi Gabriel Marcel.

Tra le tante immagini icastiche chepresenta nella sua opera Il misterodell’essere, c’è una che le sintetizzaquando parla di «un monde cassécomme une montre cassé». In realtàun qualunque congegno – si pensiad un orologio – può presentare an-che lo stesso aspetto, anzi più orna-to e lucidato rispetto a quello cheaveva prima che dentro fosse rotto.«In apparenza – dice il filosofo fran-cese – non c’è niente di cambiato.Tutto è ben a posto, ma se porti l’o-rologio all’orecchio, ti accorgi chenon funziona, perciò come tale nonvale niente».

Pensiamo anche ad un cadaveredei sintomatici funeral home, in usooggi in America. Il corpo senza vitaè ben truccato, sorridente e in un ti-pico atteggiamento di lavoro o diascolto, eppure con l’elettroencefa-logramma piatto: non è più un uo-mo vivo. L’apparenza cromatica co-pre il macabro reale. L’ordinato difuori copre lo scassato – “cassé” –che c’è dentro.

Applicando all’uomo, Marcel di-ce: «Dovrebbe avere un cuore, maquesto ha cessato di battere».

Il cuore, cioè la relazione – e “l’uo-mo, ci ricorda Martin Buber, è rela-zione” – è spenta. Relazione conl’altro simmetrico a me. Relazionecol totalmente Altro da ogni me. Laprima si chiama, al culmine dell’e-sperienza umana, amicizia. La secon-da, al culmine dell’esperienza divi-na, si chiama fede.

L’uomo è assetato di amicizia.Questa – secondo il libro biblico

dei proverbi, – è ciò che “chi lo tro-

L’amicizia autentica è un mix di affettività, di gratuità, ma anche di sinfonicità, di co-progettualità

AMICIZIA E FEDE: LE ALI DEL SOGNOdi Sabino Palumbieri

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Gesù parla agli Apostoli (Duccio di Buoninsegna)

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qua, è camminare colRisorto invisibilizzatoma presentissimo nelritorno da Emmaus aGerusalemme per por-tare insieme l’annun-cio bello, che Lui è vi-vo. Ed è fare la quin-tessenza dell’esperien-za di Chiesa che èquella che fecero i duedi ritorno da Emmauscon gli Apostoli nelcenacolo, consistentenella reciproca narra-zione di quanto ave-vano constatato. «Il Signore è vera-mente risorto». (Lc 24, 34).

E intanto, accogliere, ancora co-me dono, l’incontro col Risorto chetronca ogni residua presenza invi-tandoli a toccare – il verbo, come sisa, è pizzicare – la sua carne rifiorita.E, come offerta ulteriore di stima, ri-cevere il mandato di esser dovunque“testimoni della risurrezione”.

Annunciare Gesù Risorto insie-me, è incarnare insieme nella vita la verità che Lui è il senso della nostra vita.

Infatti Lui è direzione del cammi-no. «Io sono la Via» (Gv 14, 6), hadetto. Cioè il suo modo di essere incui si radica il suo fare è condensatonelle beatitudini come strade verso.Lui è altresì meta del cammino: «Iosono la vita» (ib). Cioè vita, pienez-za, eternità. Ed è condensato nellaBeatitudine che il Risorto, in sé, è.

Oggi, dovunque, si rischia di na-vigare a vista, procedere senza piùpunti di riferimento, stelle, punticardinali, a causa degli impedimen-ti della nebbia e delle tenebre. Èavanzare senza orizzonti, quasi aschemi individualistici, a caso.

Oggi questo navigare e vista è me-tafora dell’economia, della politica,talvolta della pastorale.

Incarnare e irradiare, con questaspiritualità, direzione e meta signi-fica fare un servizio storico persona-le e comunitario di rilevante porta-ta. E navigare a vista suscita timorea prua. Emanuel Mounier scrisse nel

secolo scorso un’interessante rifles-sione intitolata La paura del secoloXX. Il distillato del messaggio: nonabbiate paura del progresso, dellamacchina, del futuro. Oggi si do-vrebbe aggiornare con la Paura delXXI secolo: non abbiate paura dellepaure nuove e inedite già presentinel primo decennio. Abbiamo po-tenzialità ed energetico per uscirne.Per questo è indispensabile spalan-care le porte al Cristo Risorto, inforza del quale anche i macigni diuna tomba sono rotolati.

Il non senso imbratta. La paura imbrutta.

L’itinerario di amicizia con la fedenel Risorto può contribuire a riab-bellire oggi cuore, volto, mani del-l’uomo.

Un fiero montanaro dolomiticodice in semplicità un giorno: «Tal-volta mi sento di essere un vendito-re di bellezza. Ieri ho finito di met-tere sui davanzali i gerani. La bellez-za qui è gratuita come il sole, lapioggia, la montagna».

Parimenti l’evangelizzatore è uncomunicatore di bellezza. Annuncia lapiù bella, la più attesa notizia: siamofatti per la vita. La morte è provvi-soria. È a portata di cuore la gioia,che è Cristo Risorto in mezzo a noi.Che siamo i suoi.

Occorre puntare al sommo, Lui,per volare più alto.

Volare più alto per restare felici.Restar felici in Lui per far più bel-

lo il mondo.

gioie e dolori, di afflizioni e speran-ze… Vi gioca, come sempre, il fat-tore affettivo, ma questo controlla ilgrado dell’amicizia. Il fattore deter-minante è il riferimento al parame-tro solido di valori condivisi in unprogetto.

Orbene, il valore onnifondativo èDio che è l’Assoluto dei valori. ÈDio col suo piano di salvezza. E que-sto non è un progetto astratto e sta-tico. È viceversa, una Persona comeafferma Paolo scrivendo ai Colosse-si: «Vi annuncio il mistero (= pro-getto di salvezza di Dio) che è il Cri-sto in voi, speranza di pienezza»(Col 1, 26).

E Cristo è Colui che «è morto perriparare i nostri peccati e risuscitatoper la nostra salvezza» (Rm 4, 25).

È evento di risurrezioneÈ probativo di verità.È esplosivo di vitalità.È espressivo di novitàÈ espansivo di unitàÈ incoativo di unitàÈ indicativo di feconditàÈ anticipativo di eternità.

Orbene, se l’amicizia è sintesi diaffettività, elettività e sintonicitàcoi valori robusti, allora l’itinera-rio di amicizia e di fede che si riferi-sca alla Risurrezione risulta quelloideale.

Certo l’ideale deve fare i conti coilimiti del reale, che è intessuto difragilità temperamentali, di pregres-si diversi educativi e interpretatividell’amicizia e della fede. Tuttavia la quotidianità è palestra di adatta-bilità. È camminando che si aprono i varchi.

E così è quando si pensi al princi-pio della risurrezione celata nell’or-dinario dell’esistenza. «Noi sappia-mo di essere passati dalla morte allavita nella misura in cui amiamo» (Gv3, 14). Che significa passare da mor-te a vita se non celebrare la risurre-zione? E qual è la vetta dell’amorese non l’amicizia? Dunque il segnodella pasqua come passaggio dallamorte alla vita è l’amicizia. Del restoun’amicizia, nello spirito della pas-

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Questa “Giornata del Grazie”, così ben preparata edorganizzata, si colloca quasi a metà del percorso

dell’anno giubilare che si concluderà l’ 8 dicembre2009; ed io, che ho avuto la fortuna di essere partecipe,testimone, come dire della genesi, e poi della storia delTR sono particolarmente lieto di condividere con voiquesto evento tanto importante e significativo.

Se si volesse individuare l’origine, la radice, la gene-si appunto del TR, penso che bisognerebbe risalire aquando Don Sabino, agli inizi degli anni settanta, svol-geva la sua attività di docente presso l’Istituto Teologi-co Salesiano “S. Michele” di Castellammare di Stabia,dove ebbi modo di incontrarlo e di invitarlo, con gran-de entusiasmo ed esultanza dell’Arcivescovo RaffaelePellecchia, ad animare il gruppo, di cui allora ero presi-dente, dei Laureati Cattolici, poi movimento ecclesialedi impegno culturale (MEIC).

Iniziava così la grande e significativa esperienza del-la sua missione sacerdotale di assistente e animatore digruppi ecclesiali: un’esperienza complementare rispettoall’insegnamento universitario, utile per coniugare spi-ritualità e cultura, specialismi e interdisciplinarietà,educazione intellettuale e responsabilità sociale, fede eragione, cuore e vita di relazione. Erano gli anni imme-diatamente successivi del Concilio, delle grandi sugge-stioni della prima fase di assimilazione di questa Pente-coste del nostro tempo, che don Sabino mirabilmenteinquadrava nel flusso della storia della salvezza.

Ci fu subito perfetta sintonia: ed io non so come tragli impegni professionali di magistrato, a capo di un dif-

Relazione6

ficile ufficio giudiziario, e i doveri familiari, con la na-scita del terzo e poi del quarto figlio, riuscissi a tenerdietro al dinamismo di Don Sabino, a voi tutti noto, all’epoca potenziato anche dall’età giovanile.

Alla riunioni settimanali periodiche, dedicate all’ap-profondimento della Parola, attraverso 1’esegesi dei te-sti sacri, veri e propri corsi di teologia, facevano seguito,mensilmente, le eucaristie domestiche, quale espressio-ne più alta della famiglia intesa come piccola Chiesadomestica. Una prefigurazione di quello che in seguitosarebbe diventato il TR: una “famiglia di famiglie”. Leomelie domenicali erano coinvolgenti per il timbro e lanovità della riscoperta del messaggio, e tantissime per-sone venivano ad ascoltarle. I ritiri spirituali, gli incon-tri di preghiera erano energetici di spiritualità; pari-menti i quaresimali evidenziavano dell’anno liturgico iltempo forte dello Spirito in preparazione della Pasqua.

I suoi primi libri (L’ateismo sfida la fede; È possibile es-sere uomo?; Cristo Risorto leva della Storia) venivano let-teralmente divorati in preparazione della presentazioneal grande pubblico. Forte era la preoccupazione di farparlare la fede sui fatti, dentro le vicende e drammi del-l’umanità; l’impegno a far circolare le idee ispirate allebeatitudini, al rispetto dell’uomo e della sua dignità; lasollecitudine a far comprendere che il messaggio eternodi Dio va incarnato in ogni epoca storica grazie ad unamediazione culturale che parte dai problemi reali degliuomini e, in forza della capacità di cogliere i segni deitempi, torni a trasformare lo spazio della storia in ariadi libertà, fraternità e giustizia.

La presenza incoraggiante e illuminata dell’Arcive-scovo era stimolo per tutte le nostre iniziative e servivaa potenziare gli incontri con gli studenti, con giovanioperai in ordine alla loro presenza nel processo di tra-sformazione della cultura contemporanea e della realtàsociale, a intrecciare rapporti con comunità cristianenon cattoliche per alimentare quell’ecumenismo tantoraccomandato dal Concilio.

L’evento della Missione Laicale, un inedito per laChiesa locale, quale formula di impegno, di sacrificio,di “missus a Christo ad frates”, doveva lasciare un segnoindelebile. Si era tutti novizi per questa formula missio-naria, che vedeva una comunità di battezzati non insi-gniti del carisma ministeriale, ma intenti a sviluppare ilcarisma del sacerdozio comune dei fedeli ricevuto nelsacramento del Battesimo e ratificato in quello dellaConfermazione, impegnati nel compito dell’ “Evange-lizzazione diretta”, inviati ai fratelli, per mettersi a fian-

Dagli incontri di Castellammare alla formazione del Movimento, i ricordi di un testimone autorevole

RACCOGLIERE GLI AMICI PER TRADURRE LA PAROLA IN STILE DI VITA

di Antonino Elefante

Pubblichiamo un estratto della relazione-testimonianzadel Presidente di Sezione della Corte di Cassazione, dott.Antonino Elefante (letta il 10 maggio in occasione della“giornata del grazie” del Cenacolo di Roma a San Callisto)

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co di ciascuno di essi per stimolare alla ricerca, secondolo stile di Dio che è croce e resurrezione.

Ho voluto ricordare questa sorta di preistoria tierri-na, per sottolineare come fosse naturale, che Don Sabi-no, una volta lasciato l’Istituto di Castellammare, dopoil tragico e sconvolgente evento del terremoto del 1980,chiamato ad insegnare “Antropologia filosofica e teolo-gica” alla Pontificia Università Salesiana di Roma, rac-colti intorno a sé alcuni amici con l’intento di appro-fondire la Parola per tradurla in stile di vita, facesseconvergere 1’esperienza di fede e di amicizia, vissutacon entusiasmo e responsabilità, in un grande progettocomune. Così verso la fine dell’anno 1984, tracciate lelinee fondamentali di un Movimento centrato sullagioia della Resurrezione e sulla testimonianza del Ri-sorto, il 9 dicembre il tema del Progetto Pasquale delMovimento TR 2000 (Testes Resurrectionis: Atti 1,21)perveniva a definizione ufficiale.

Ora più che ripercorrere le tappe storiche, dalla co-stituzione dei primi cenacoli, in varie località d’Italia,alla formulazione della Via Lucis, come devozione iti-nerante della gioia del Signore Risorto, alla realizzazio-ne dell’Associazione “Volontari per il mondo” e poi del-l’Associazione “l’Anastasis”-Onlus, fino al riconosci-mento di appartenenza del TR2000 alla Famiglia Sale-siana e al riconoscimento come Movimento nazionaleda parte della CEI e, ancora, all’inserimento della ViaLucis nel Direttorio della Congregazione del Culto Di-

vino per essere definitivamente consegnata ai secoli,vorrei soffermarmi su alcuni aspetti salienti del Movi-mento Testimoni del Risorto TR 2000 per intendere diesso appieno la modernità.

Innanzitutto il sintagma Movimento Testimoni del Ri-sorto TR 2000 va inteso nella sua interezza e globalità.A incominciare dal termine Movimento che va letto einterpretato come Movimento ecclesiale laicale di fede,di spiritualità, di amicizia. Certo la Fede esige da ognigenerazione lo sforzo di reinventare la propria “apolo-getica”, nel senso, ovviamente, di risposta all’esortazio-ne di Pietro “siate sempre pronti a rendere conto delle ra-gioni della speranza che è in voi, con mansuetudine e rispet-to…”. Proprio perché la fede non è un “bene”, trasmet-tibile per via ereditaria e ciascuno deve rifarla sua, è ne-cessario verificare, accertare sempre il fondamento, ilcardine della fede, la pietra angolare su cui tutto 1’edifi-cio cristiano si basa, perché, come afferma Paolo, “seCristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra predicazio-ne, infondata la nostra fede” (1 Cor. 15,14). Movimentocome spazio d’incontro tra amici accomunati da un uni-co ideale e da un unico desiderio: vivere più da vicino,nella quotidianità e nella realtà di ogni giorno la notiziabella della Resurrezione, fonte di gioia e di vita. Movi-mento aperto a tutti per condividere una particolareesperienza di “famiglia di famiglie”, per elaborare pro-getti pasquali in ordine alla costruzione di un mondopiù giusto, più bello, più respirabile.

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A Piazza San Pietro: udienza papale del 6 maggio 2009I Testimoni del Risorto (TR) hanno partecipato all’udienza e, attraverso don Sa-

bino Palumbieri e Agostino Aversa, hanno offerto al Papa il nostro testo base“Cristo Risorto leva della storia” e l’immagine di Gesù con i due di Emmaus, una stazione della Via Lucis e nostra icona.

I “tierrini” partecipanti hanno potuto godere della presenza del Successore diPietro in un’atmosfera di sole splendido e caldo, in un luogo così ricco di storia edi fascino e partecipare alla festa di tanti e tanti cristiani intervenuti da tutte leparti del mondo, testimoni di una Chiesa più che mai “cattolica”. La voce del papaBenedetto XVI che ha ricordato la presenza del nostro movimento e i suoi 25 annidi storia ha emozionato e suscitato l’entusiasmo dei presenti, manifestato con ungrande sventolare di gialli foulard preparati proprio per il nostro anno giubilare.

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Sabato 18 e domenica 19 aprile si è svolto il 2° radu-no dei cenacoli di Milano 1 e Milano 2. Doveva es-

serci don Sabino, assieme a Cesira e Agostino, e il pro-gramma era davvero fitto e intenso, pensato nei minimidettagli dai nostri “mitici” responsabili.

Ma lo Spirito, si sa, “soffia dove e come vuole” e si èdivertito, come spesso fa, a rigirare un po’ le carte in ta-vola. Don Sabino, purtroppo, è stato male e non è po-tuto venire. Il treno di Cesira e Agostino ha fatto ritar-do, alcuni di noi hanno avuto problemi a essere presen-ti per tutta la “due giorni”… insomma sono saltati tuttii nostri schemi! Ma, come sempre accade, “i Suoi pen-sieri non sono i nostri pensieri, le Sue vie non sono lenostre vie”. Il Signore ha parlato lo stesso (lui non habisogno che sia tutto organizzato) e ci ha rivelato anco-ra una volta chi è l’uomo pasquale.

L’uomo pasquale è colui che crede nella Risurrezione,senza la quale “vana sarebbe la nostra fede”, per dirla al-la San Paolo. L’uomo pasquale è colui che vive da risor-to, colui che sa che bisogna avere il coraggio di rotolarela pietra del proprio sepolcro e guardarci dentro. Certo,c’è puzza, è buio, quello che vediamo ci fa paura. Ma ilnostro sepolcro bisogna guardarlo in faccia, bisogna ve-dere fino in fondo chi siamo e quali sono le nostre pau-re, angosce, ferite. E, come Maria Maddalena, bisognaandare al sepolcro, tutti i giorni, “di buon mattino”. Ese avremo fede come lei, un bel giorno, guarderemo nelnostro sepolcro e non ci sarà più un cadavere, ma solodelle bende srotolate. Saremo risorti anche noi con Cri-sto. Bisogna avere pazienza: per risorgere: Gesù ci hamesso tre giorni; forse, a noi ne servirà qualcuno in più.L’importante è mettersi in cammino dietro a Lui, consa-

Le giornate del Grazie8Mentre andiamo in stampa, si susseguono a livello locale nei diversi Cenacoli del TR le Giornate del Ringraziamento

(o Giornate del Grazie) che, come illustrato nello scorso numero dal coordinatore generale Agostino Aversa, sono statepensate come forma di lode grata al Signore per il Giubileo del Movimento, e occasione di manifestazione gioiosa,

in clima amicale, del senso di appartenenza al TR e della fraternità in Cristo Risorto. Il primo cenacolo a “cimentarsi” è statoquello di Milano. Pubblichiamo due interventi a proposito. E successivamente proponiamo il resoconto della giornata del Grazie

del cenacolo di Roma, ripromettendoci di ospitare nel prossimo numero altre testimonianze provenienti da altri Cenacoli.Quindi, grazie (è proprio il caso di dirlo) a tutti coloro che collaborano alla riuscita di queste Giornate,

e al resoconto per il TR News.

I Cenacoli di Milano1 e di Milano2 hanno voluto festeggiare insieme con Agostino e Cesiraqueste nozze d’argento con la “Giornata del Ringraziamento” svoltasi il 18 e il 19 aprile scorso.

Il 18 sera ci siamo trovati tutti nella parrocchia di Ripalta di Crema, per la celebrazione della “ViaLucis”, incredibilmente numerosi, trepidanti ed emozionati. Era la prima volta che realizzavamo la“Via Lucis”, abbiamo usato il testo della Via Lucis per la famiglia. Erano mesi che ci preparavamoper questo evento e quindi eravamo tutti un po’ tesi sperando che tutto andasse per il meglio. Tuttiquanti insieme armoniosamente come le membra di un solo corpo: quello di Gesù Cristo, abbiamodato il nostro grande, piccolo contributo. La nostra processione è stata preceduta ed animata da una schiera di angioletti: erano i bimbidel nostro Cenacolo che con gioia pasquale portavano in mano le palme benedette. Ogni stazione poi era accompagnata da un bellis-simo canto pasquale scelto con molta cura e dedizione ed intonato con grande bravura dal nostro caro amico Paolo.

I quadri delle 14 stazioni della “Via Lucis” sono stati portati in processione da due rappresentanti dei cenacoli che si alternavano tra diloro, dietro agli angioletti, e poi sono stati lasciati ai piedi dell’altare. I commenti e le preghiere delle varie stazioni sono stati uno più bellodell’altro, e li ho sentiti tanto vicini alla mia esperienza di vita e di fede. Questo perché erano reali scorci di vita quotidiana vissuta e testi-moniata da alcune coppie del movimento “Testimoni del Risorto”.

VIVERE DA RISORTI DA SUBITOdi Paolo Sellitto, Cenacolo di Milano 1

pevoli che Gesù Cristo non si stanca mai di ripeterci: “tiamo così che sei, non mi vergogno di te, anzi, per te,proprio per te, sono morto e, soprattutto, per te, proprioper te, ho sconfitto la cosa che più ti spaventa: la morte.Sono risorto perché anche tu possa risorgere con me”.

“So che risorgeremo nell’ultimo giorno”, ci verrebbeda dire, proprio come fece Marta, la sorella di Lazzaro.“Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me, anchese muore vivrà. Credi tu questo?” è la risposta del Mae-stro. “Credi tu questo?”. È questa la domanda che ognigiorno Gesù ripete a tutti noi del TR. È questa la do-manda che ha rivolto a noi dei cenacoli milanesi du-rante il nostro ritiro. Credo che la risurrezione cominciaqui, adesso, proprio per me? Si può vivere da risorti dasubito, impregnando di resurrezione la nostra vita equella di chi ci sta accanto?

E allora, ecco la nostra missione: annunciare a tuttele genti che Cristo è risorto, “cominciando da Gerusa-lemme”, cioè dalla Chiesa, dalle nostre parrocchie e co-munità. La missione del TR sarà veramente conclusaquando il TR non esisterà più, perché la spiritualità del-l’uomo pasquale sarà diventata quella di tutta la Chiesa.

Viviana Sica, Cenacoli di Salerno e Milano1(per motivi di lavoro e di adozione…)

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Don Sabino e Don Luis, guide entusiaste e contagio-se, non avrebbero potuto scegliere un luogo più si-

gnificativo e simbolico delle Catacombe di S. Callistosull’Appia Antica per festeggiare con il Cenacolo diRoma il fatidico venticinquennale del Movimento deiTestimoni del Risorto; infatti siamo stati ospiti dell’Istitu-to Salesiano S. Tarcisio, domenica 10 maggio, sottraen-doci alla tradizionale festa della mamma, per partecipa-re alla festa di una famiglia dalla quale ci siamo sentiteattratte grazie allo spirito di accoglienza e di servizio chesi respira in ogni occasione di incontro col gruppo concui, poco alla volta, stiamo creando sintonia. Questainiziale sensazione ha trovato subito riscontro nei varimomenti che hanno scandito la giornata stessa, ma an-diamo per ordine perché le cose da raccontare sono tan-te e tutte belle.

L’apertura solenne è stata impreziosita dall’introniz-zazione delle Reliquie dei Patroni del Movimento: S.Giovanni Bosco e i Beati Luigi e Maria Beltrame Quat-trocchi, resa ancora più commovente dalla presenzadella carissima Enrichetta, riferimento vigile e identifi-cativo per tutto il Cenacolo.

Dopo questo momento di forte spiritualità, le paroledi memoria storica che don Sabino ha chiesto al suoamico di sempre, il dottor Antonino Elefante, tierrinoab origine, hanno ripercorso il cammino del TR fin dal-la sua nascita. Le espressioni familiari ed efficaci, che sisentivano venire dal cuore prima che dalla ricostruzionedei ricordi, ci hanno fatto cogliere i tratti più significa-tivi del movimento e dello spirito che lo caratterizza:impegno nella crescita di Fede, attenzione verso i piùdeboli, coinvolgimento dei giovani, in piena adesioneal carisma di Don Bosco. Rinfrancati da questa trasmis-sione di speranza e ottimismo di chi, riflettendo sul pas-sato, rinnova con tanta fiducia e consapevolezza i pro-positi per il futuro, abbiamo chiuso la mattinata.

Dopo la Via Lucis la Messa, celebrata da Don Sabinocon Don Luis e altri confratelli, ha rappresentato il rin-graziamento a Dio per tutto quello che ha dato al Mo-vimento e a ciascuno. Don Sabino, con le sue parole

ricche e affettuose, ci ha fatto sentire tutti riconoscentialla Grazia divina e allo stesso tempo partecipi del gran-de progetto che Dio ha per ognuno di noi. Si è creatoun clima di intensa partecipazione, senza mai perdere divista l’attenzione e la preghiera per chi si trova in situa-zioni di sofferenza, di debolezza, di solitudine, di sfrutta-mento. Quando poi è stata recitata la preghiera compo-sta da Don Sabino proprio per il venticinquennale…ogni parola arrivava diretta al cuore e alla mente… eforse è scappata anche qualche lacrima!

Ma la giornata non era ancora finita. Un altro regaloera pronto per il gruppo: il concerto del Coro Interuni-versitario del Maestro Don Massimo Palombella, an-ch’egli Salesiano. All’interno di una piccola cappella,raccolta e suggestiva, abbiamo assistito all’esecuzione dibrani di vari musicisti, attinti al repertorio che il corosolitamente esegue in occasione delle celebrazioni delSanto Padre. Sulla scia di queste note, uscendo dallacappella siamo stati abbracciati da uno splendido tra-monto romano, che accarezzava le nostre anime quasi afar sì che tutto ciò che in quella giornata avevamo sen-tito, visto, provato, vissuto non fuggisse via nell’immer-gersi di nuovo nei rumori della città, ma vi prendesseposto per sempre. Che dire se non GRAZIE? Prima ditutto al Signore che ci vuole, qui, ora, a vivere questaesperienza, a Don Sabino e Don Luis e a questa fecondafamiglia di famiglie che esprime con convinzione la suaidentità, la sua forza, lo spirito che la anima. Grazie!

VENTICINQUE… MA NON LI DIMOSTRAdi Carmen Cosentini e Maria Rosa Pallone, Cenacolo di Roma

Le giornate del Grazie 9

Via Lucis lungo i viali, presso le Catacombe di S. Callisto, presieduta da don Luis

Don Sabino saluta il Maestro del Coro Interuniversitario, don Massimo Palombella

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Ho trovato molto significativo l’ultimo corso di for-mazione tenuto a Castellammare il 19-21 marzo

scorsi, particolarmente per quanto attiene alla “comu-nicazione narrativa” di cui ci ha parlato con efficacia ilcoinvolgente don Tonelli.

Mi ha indotto a riflettere ancora una volta sulla fi-gura splendida di Gesù che non ha scritto, affidando aisuoi discepoli e seguaci la conoscenza delle verità checi ha mostrato: ciò, secondo Claudio Magris 1, accomu-na i grandi maestri spirituali dell’umanità (Socrate,Buddha…) “timorosi forse che tali verità, staccate dal-l’assolutezza della vita vissuta, dalla voce che le dice,dal gesto che le accompagna con tutto il corpo, dall’e-mozione dell’istante che le fa scaturire, potessero per-dere il loro senso irripetibile e diventare nozioni gene-rali ed astratte snaturando così la loro missione che eraquella di cambiare la vita”.

Pur condividendo con Magris la considerazione checontinua ad essere grande “il fascino di chi insegnacon le parole fuggitive e col suo modo d’essere ma nonscrive”, anche e soprattutto nell’attuale era della co-municazione globale che non sembra lasciare spazio al“non detto”, mi andavo interrogando ulteriormentesul parlare per parabole di Gesù che si pone come Suacaratteristica aggiuntiva, non certo riducibile ad unatecnica raffinata della metafora, bensì al bisogno di di-re qualcosa di grande, di grave, di urgente ma adattan-dolo ai limiti della situazione.

Carlo Maria Martini ci fa osservare che “Gesù ha nelcuore il mistero del Regno, il bisogno di comunicare ilmistero del Padre” e la certezza e chiarezza del messag-gio “aggira tutti gli ostacoli pur di andare oltre: là doveil messaggio non può esprimersi in maniera diretta, siesprime diversamente”. Egli aveva “un grande senso

dell’indefinibilità del mistero di Dio” che “è talmenteal di là che lo si può formulare in tantissimi modi” sen-za però riuscire “a dirlo totalmente: c’è nel Suo cuorela consapevolezza che il mistero è oltre e per indicarlosi possono usare solo paragoni, esempi, metafore” (“èsimile a…”). Gesù non butta in faccia la Parola, ma ladiffonde operando “una distribuzione paterna, progres-siva, condiscendente… con rispetto della libertà e co-noscenza profonda del cuore umano e dei suoi cammi-ni tortuosi e difficili, una grande pazienza e umanità”.

Raccontando il Regno in parabole “Gesù si poneper così dire sulla soglia del vedere e non-vedere: pro-voca l’ascoltatore a fare il salto”, lasciando “in un pri-mo tempo del tutto nascosto all’ascoltatore il punto diriferimento” (Elena Bosetti). In realtà la parabola rag-giunge il suo effetto quando chi ascolta vede oltre ilracconto, oltre il punto di partenza della narrazione equando il suo meccanismo funziona: “allora si vede aldi là, si coglie ciò a cui la parabola rimanda: entrano ingioco intuizione e decisione”.

Gesù si affida quindi al cuore di chi ascolta, alla“memoria, che costituisce uno dei più grandi valoritrasmessi dalla civiltà ebraica: … essa non è il passato,bensì l’eterno presente di tutto ciò che ha senso e va-lore: l’amore, la preghiera, l’amicizia, la sofferenza, lafelicità… tutte le cose essenziali sono nell’eternità delloro presente” (C. Magris 2).

L’azione del Cristo è effettivamente sempre un co-municare, un portare Dio Padre all’uomo, è un andarecon Dio ed anche con il senso autentico dell’uomo eper l’uomo: “la via dell’andare è insieme Dio e l’uomo,non perché l’uomo può misurare Dio, ma perché Diodà la misura ultima dell’uomo, dei fratelli, credenti ono” (Giovanni Moioli).

L’azione del Cristo è effettivamente sempre un comunicare, un portare Dio Padre all’uomo

COMUNICAZIONE NARRATIVA: UNO STILE EVANGELICOdi Arturo Sartori, Cenacolo di Lecce

Spiritualità10

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1 Claudio Magris, articolo apparso sul “Corriere della Sera” del 3.11.2008.2 Claudio Magris, articolo apparso sul “Corriere della Sera” del 24.01.2009.

“Dio non era nel vento…”

“Il Regno di Dio è simile a…”“Il Regno di Dio è simile a…”

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Padre Sebastijan (dal Ruanda) ci comunica quello che si sta realizzando grazie alla generosità dei tierrini

DUE LETTERE, DUE PROGETTI

Volontari per il mondo 11

Quelli che conosconopadre Sebastijan Mar-

kovich sanno con quantapassione si dedica alla suagente del Ruanda. Così,

quando l’anno scorso, durante il nostro ritiro spiritualedi fine agosto, ha lanciato un nuovo appello per i bi-sogni di quella terra di missione, molti hanno rispostocon grande generosità consentendoci di dare maggioreimpulso ad alcune iniziative di grande necessità locale.Riportiamo due lettere di padre Sebastijan dalle quali

traspare evidente la gioia per quanto si sta realizzandocon il contributo dei benefattori per aiutare alcunedonne sieropositive con i loro bambini e per realizzareil Progetto “Lago Muhazi” dove finalmente il Centrogiovanile Don Bosco ha iniziato le sue attività.

Ringraziamo padre Sebastijan, le suore locali e tuttivoi benefattori che state facendo in modo che tantobene si possa compiere e affidiamo all’amore provvi-dente del Signore il pieno compimento e la prosecu-zione delle opere iniziate.

P. C.

Carissima Stefania,spero che gli aiuti arriveranno in questi giorni. Mi ha telefonato tua

madre e mi ha chiesto per il giornale del TR qualche fotografia del pro-getto per le donne ammalate di AIDS e per la Scuola al Lago Muhazi.Oggi ne ho scattato qualcuna alle donne e giovedì fotograferò anche lascuola con le attività svolte dai ragazzi. Le donne che vedrete sulle foto-grafie, sono tutte ammalate di AIDS e i bambini, che vedete accanto,sono i loro piccoli spesso affetti dalla stessa malattia. Don Danko Litrice le suore locali “Amiche dei poveri” hanno voluto aiutare queste poveredonne con i loro bambini ed hanno avviato per loro un progetto. Ledonne fabbricano diversi oggetti utilizzando materiali reperibili qui inRuanda, come foglie secche, legno o altro. Il problema poi è trovare unmercato per tanti prodotti. Don Danko ha comprato molti oggetti da loroconfezionati e cercherà di portarne con sé almeno una parte in Croaziaquando andrà lì in vacanza in agosto quest’anno.

Insieme alle fotografie con le donne che stanno lavorando e con iloro bambini… cordiali saluti.

Padre Sebastijan Markovic

Carissima Stefania,ho finito con le fotografie: tua madre sceglierà per il gior-

nale quelle che mostrano di più la realtà del Centro giovanileDon Bosco del Lago Muhazi. Il centro ha cominciato le sue at-tività a gennaio 2009. Per ora ci sono più di 160 persone (gio-vani, ma anche adulti) impegnate in diverse attività. Ci sono le sezioni seguenti: agricoltura, costruzione, disegno tecnico,cucina, sartoria, alfabetizzazione. Don Danko Litric, sacerdotesalesiano, è il principale responsabile del Centro, mentre tuttele attività si svolgono sotto la direzione di quattro suore localiche si chiamano NSHUTI Z’ABAKENE (“Amiche dei poveri”).Nel loro lavoro, come insegnanti, sono aiutate da alcuni ex allievi che hanno studiato nelle diverse opere salesiane.

La zona dove è situato il Centro è bellissima. Si trova sullerive del Lago Muhazi. La gente qui, però, è poverissima.Manca un po’ di tutto. I centri scolastici non esistono e moltinon sanno né scrivere né leggere. Quelli che terminano lascuola elementare rimangono il più delle volte a casa e cer-cano di coltivare. Con questo Centro abbiamo voluto aiutare soprattutto i giovani della zona a prepararsi al lavoro. È impor-tante impegnarsi perché abbiano un futuro migliore nella loro vita sulle colline. Saluti a tutti gli amici e benefattori che ci aiutano con tanta generosità. Che Dio benedica ognuno di loro. Prego per tutti voi. Con stima.

Padre Sebastijan Markovic

Progetto TUZAMURANE (“alziamoci insieme”)

Progetto LAGO MUHAZI

Ruanda

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notte… quasi sempre senza niente. I bambini rimangonocon la fame… ancora più deboli, ancora più magri… Arri-va un altro giorno e con l’alba nasce una nuova speranza…

E cosi via, ogni giorno è uguale a quello precedente.Ci sono altri bambini, orfani sia di madre sia di padre.

Vivono con i loro fratelli maggiori o sorelle più grandi. Laloro situazione e ancora più grave. Le lacrime mi vengonoagli occhi quando vedo dove vivono. Dormono per terra,vestiti sporchi, senza copertina… E di notte fa freddo inRuanda.

Le nostre suore “Amiche dei poveri” ogni giorno per-corrono il quartiere di Gatenga cercando i bambini pove-ri. Se la mamma vuol essere aiutata, la prima condizioneda parte delle suore è che i bambini devono lasciare la stra-da. Le suore cercano di fare di tutto per i bambini, però lacondizione è che i bambini devono andare a scuola e stu-diare. Quello che ricevo dai benefattori per i poveri, vaspeso per il progetto “Salvare poveri bambini in Ruanda”.

Così e nato il gruppo e il progetto TUZAMURANE,che tradotto vuol dire “alziamoci insieme”. Il gruppo hapiù di 50 donne malate. Quasi ogni donna ha dai due finoai sei bambini. Vivono in condizioni disumane. Due giornialla settimana vengono dalle suore per imparare a farequalcosa, fabbricano oggetti artistici, cercano di venderlie cosi guadagnano qualche denaro per poter assicurare lavita a loro e ai loro bambini.

Ecco, carissimi, è per questo che le suore e le poveredonne con i loro bambini mi ringraziano sempre, a me chenon ho fatto nulla per loro. Siete voi, mie amici del TR,che avete fatto tanto, che avete fatto tutto. Vi ringrazioper il vostro dono che ho ricevuto in questi giorni, un dono di 5000 euro… raccolto a Roma con il teatro. Conquesto contributo faremo tanto. Che Dio vi benedica!

In Ruanda, noi Salesiani abbiamo allestito un Centrogiovanile a Gatenga, in uno dei quartieri più poveri

della capitale, Kigali.Nel Centro abbiamo l’orfanotrofio con oltre 150 ragaz-

zi. Tuttavia i ragazzi orfani e poveri presenti in città sonotantissimi e non tutti hanno avuto la fortuna di poter en-trare nel nostro istituto. Tante le richieste di coloro chevorrebbero entrare e per poter trovare ogni giorno un piat-to pieno di pasta, o per giocare insieme agli altri. Sonodavvero tanti e sarebbe difficile trovare da mangiare pertutti nel nostro Centro. Purtroppo, la fame non ha pietà.Allora se lo stomaco è vuoto si cerca di trovare la soluzio-ne. È così che molti di loro del quartiere, saltano il murodel nostro Centro proprio quando è l’ora del pranzo, perprendere anche solo quello che rimane nei piatti.

Così Don Danko ed io abbiamo cercato una soluzioneal problema. Con l’aiuto di alcuni benefattori, siamo ri-usciti a trovare una casa modesta per le Suore “Amiche deipoveri” vicino al nostro Centro. A loro abbiamo chiestodi occuparsi dei ragazzi poveri ed affamati del quartiere. Le suore non hanno una casa grande, mancano anche lepentole per poter preparare qualcosa da mangiare. Moltedi loro non hanno neanche studiato… ma l’amore trovasempre la soluzione ed è capace di fare tutto.

Allora, come fanno? Le suore “Amiche dei poveri” cer-cano di vivere come la gente del quartiere, in modo pove-ro. Comprendono bene il quartiere e la gente che ci abita,entrano nelle capanne, vedono come vivono, conosconobene i loro problemi e cercano la soluzione. Soprattuttos’interessano dei bambini più poveri.

Nel quartiere di Gatenga i bambini sono tanti. Per lamaggior parte si tratta di bambini che hanno la mamma,ma senza padre. Perché è morto o è in carcere, oppure halasciato la famiglia ed ha trovato un’altra donna, o sempli-cemente è andato via, scappato… Molto spesso le mammesono malate, per lo più malate di AIDS, quindi non hannolavoro, abitano da qualche parte in piccolissime stanze, inun buco. Durante il giorno queste donne cercano un lavo-ro per poter sopravvivere con i loro bambini. Spesso nontrovano nulla. La mamma torna «a casa» qualche volta di

In Ruanda i Salesiani hanno allestito un Centro giovanile, in uno dei quartieri più poveri della capitale

“ALZIAMOCI INSIEME”: NOSTRO IMPEGNO PER I BAMBINIdi padre Sebastijan Markovic, missionario in Ruanda

Volontari per il mondo12

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Nel villaggio di Baurci Moldoveni il resoconto di un lavoro durato due anni

UN POZZO E UNA CAPPELLA IN MOLDAVIAdal Cenacolo di Milano 1

Volontari per il mondo 13

La nostra guida spirituale DonMatteo Narciso, nell’aiutare

immigrati in difficoltà, ebbe mododi conoscere e sistemare come ba-dante, nella sua parrocchia, una ra-gazza moldava sposata che, a causadell’estrema povertà in cui la sua fa-miglia vive, aveva lasciato i due fi-glioletti dai suoi genitori per venirein Italia e poter guadagnare qualco-sa; era stata maestra d’asilo del vil-laggio di Baurci Moldoveni.

In diversi incontri la ragazza ave-va descritto la reale situazione diquella scuola con 120 bimbi e la-mentava la mancanza d’acqua percui le maestre erano costrette ad at-tingere acqua ad un pozzo lontano,con grandi disagi soprattutto d’in-verno e d’estate.

Costruzione di un pozzoLa proposta della costruzione di

un pozzo vicinissimo all’asilo vennepresentata al nostro cenacolo di Mi-lano e al sig. Beniamino Lonati, im-prenditore e responsabile del volon-tariato. Si discusse molto e alla finesi decise la realizzazione di tale pro-getto. Ci fu una comunicazione epi-stolare sia col sindaco del villaggiodi Baurci Moldoveni, Sig. Alexandru

Maftei, sia con la diret-trice dell’asilo che siassunse la responsabili-tà della costruzione.

I lavori iniziarono il7 marzo 2007: furonocomprati 14 grandi tu-bi di cemento e si la-vorò alacremente a talpunto che l’inaugura-zione avvenne il 10maggio con la presen-za di Don Matteo, delgiovane universitario Stefano Lo-nati, del sindaco e dei genitori deibimbi, tutti contenti perché vede-vano realizzato un loro sogno (comegià raccontato nel TRnews 2/2007).

Quest’anno, con l’elezione delnuovo sindaco e col contributo an-che di alcune famiglie del villaggiosi è cercato di adattare il pozzo aduna nuova conduttura per l’acquacalda. Ora è tutto sistemato e fun-zionante.

In questi due anni inoltre si è cer-cato di arricchire la scuola e l’asilo dimateriale didattico e di giocattoli.

Il viaggio di Don Matteo in Mol-davia per l’inaugurazione del pozzoha portato un risultato inatteso. Lacomunità ortodossa, con la quale si

è instaurato un bellissimo e fraternorapporto, aveva manifestato a DonMatteo il desiderio che fosse co-struita una cappella per la zona me-ridionale del villaggio.

In seguito a diversi colloqui avutisia con molte famiglie del luogo siacol parroco, padre Nicolai, e soprat-tutto col nuovo sindaco, Sig. PavelRosca, con gioia possiamo comuni-care l’inizio dei lavori per la costru-zione della cappella che sarà dedica-ta a S. Giovanni Bosco e a S. Giorgio.

Il progetto, che ci ha fatto perve-nire il sindaco, prevede anche la co-struzione di un campanile necessa-rio per richiamare la gente per lefunzioni sacre.

Il Sig. V. Sava, responsabile dei lavori, abita nel villaggio ed è instretto rapporto con il nostro carissi-mo Beniamino Lonati, che ci tieneaggiornati sull’avanzamento dei la-vori ed alimenta così in noi ungrande entusiasmo, perché sentiamodi vivere una importante dimensio-ne missionaria ecumenica con que-sti nostri fratelli ortodossi dello sta-to moldavo.

Questa è per noi una tappa fonda-mentale del nostro cammino di fedein Cristo Risorto: stiamo sperimen-tando le parole di Don Sabino Pa-lumbieri che, scrivendo a don Mat-teo, ci parlava di “Pentecoste peren-ne… di tanta gioia pasquale… di tantaenergia pentecostale…”.Il saluto dei bambini all’ingresso della scuola

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Il 30 maggio c’è stato a Roma, pressola Facoltà di Scienze della Comu-

nicazione Sociale dell’Università Pon-tificia Salesiana, l’ultimo incontro delcorso di preparazione dei partecipantialla prossima Missione Camerun.

Quest’anno siamo ormai alla quintamissione e, anno dopo anno, questadimensione missionaria della nostraAssociazione “Volontari per il Mon-do” sta prendendo sempre più corpo.Non è facile che si formi un gruppo divolontari che decida questa forma diservizio e ogni anno che si avvia unnuovo corso si riprova l’immancabileincertezza della presenza e del numerodei partecipanti. Poi, volta per volta,eccoli ripresentarsi: sono spesso volon-

rio una visione d’insieme delle realtàd’Africa e tutte quelle indicazioni ne-cessarie per un viaggio sereno e sicuro.

L’ultimo incontro ha dato una signi-ficativa conclusione all’intero corso.Un cortometraggio sull’Africa prepa-rato da Chiara Cicchitto e la testimo-nianza di Roberto Zoffi, sulla missio-ne a cui ha partecipato nel 2007,hanno subito creato un forte coinvol-gimento in tutti.

Ne è scaturito un dibattito lungo einteressato, in cui ognuno ha potutoesprimere le proprie idee, ha chiaritogli ultimi dubbi, ha comunicato pro-getti possibili. Infine tutti hanno datola loro conferma, così in agosto a par-tire per il Camerun saremo in nove.

A gruppi di due o tre si andrà in vil-laggi diversi con programmi e mansio-ni secondo le proprie competenze easpirazioni. Si partirà insieme e si tor-nerà insieme. Basterà poco al ritornoper capire la portata delle esperienzevissute e delle opere realizzate. Cer-

cheremo di focalizzare il tutto attraver-so due questionari comparativi, unoprima e l’altro dopo la missione, checolgano i risultati di una tale esperien-za e il nostro impatto con una culturacosì differente dalla nostra e una realtàtanto diversa da quella propinata daimedia. La nostra speranza è che que-sta sia, sì, una esperienza di formazio-ne umana e cristiana orientata verso ladimensione della solidarietà, ma chenon resti solo un’esperienza, che di-venti uno stile di vita.

MISSIONE CAMERUN 2009di Paolo Cicchitto

tari nuovi, ma tutti esempre con le stesse do-mande e gli stessi dubbi,e con negli occhi aspet-tative e sogni che cerca-no risposte che vannoben oltre le parole, quel-le che trovi solo in quel-le esperienze di vita cheti entrano dentro e ti la-sciano diverso.

Quanti ne sono giàpassati nei nostri corsi!E ogni volta molto han-no dato e molto hanno ricevuto. Que-st’anno con me a partire sono in sette:

Il corso si è articolato in quattro tap-pe per conoscersi, per dare al volonta-

Volontari per il mondo14

Partecipa anche tu ai nostri progetti di promozione e sviluppo in Camerun, in Ruanda, in Moldavia e in BrasileSe vuoi, puoi versare un contributo per la realizzazione di uno dei seguenti obiettivi progettuali:

• adozione a distanza € 30 (mese) • adotta un insegnante € 100 (mese) • adotta una ragazza madre € 30 (mese) • aiuto per un orfanello di Suor Immacolata € 20 (mese) • borsa di studio per scuole superiori € 50 (mese) • borsa di studio per l’Università € 100 (mese) • borsa di studio per seminarista € 100 (mese) •per scavare un pozzo € 1.500 • per scavare un pozzo artesiano € 10.000 • colonia estiva per un orfanello € 30 • un generatore elettrico € 1.500 • per un nostro progetto (offerta libera)

Indicare sempre la causale del versamento C/C POSTALE 72908007BANCA NAZIONALE DEL LAVOROIBAN: T58V0100503800000000016660

VOLONTARI PER IL MONDO - ONLUS www.tr2000.itVia Castelfidardo, 68 - 00185 Roma

Per saperne di più contattaci o visita il nostro sito! L’Associazione è ONLUS, la ricevuta del versamento è valida ai fini delle detrazioni fiscali

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Volontariato ad Intra 15La giornata dedicata ai poveri di madre Teresa illustrata da una giovanissima del cenacolo di Napoli

La gioia del dare ai “prediletti”di Maria Teresa Nicastro

Il 9 maggio ho potuto vivereun’esperienza incredibile che

realizza in pieno la convinzioneche c’è “più gioia nel dare che nelricevere”: il servizio ai “prediletti”di Madre Teresa di Calcutta.

La mattinata è iniziata prestocon l’arrivo di due pullman, unodalla casa delle suore di Maria-nella e l’altro dalla casa di Via deiTribunali, entrambe ubicate a Na-poli, alla Casa del Giovane di“don Orione” sul Monte Faito.

Appena arrivati è stata servitala colazione da tutti i volontari,capitanati da Anna Massa, e su-bito dopo siamo stati accompa-gnati per la Santa Messa al san-tuario di San Michele Arcangelo,posto proprio in cima al monte.Da qui abbiamo potuto ammirareuno splendido panorama in attesadell’inizio della celebrazione pre-sieduta da don Luis, con la pre-senza spirituale (ed “epistolare”)di don Sabino, che ha scritto unabellissima lettera a tutti, ma so-prattutto ai nostri ospiti.

Finita la Messa, siamo tornatialla casa che ci ospitava ed ab-biamo servito il pranzo, preparatodalle nostre cuoche (le mammedei cenacoli limitrofi, coordinatidalla nostra Cesira), ed animatodal karaoke del dj Sebastiano e daun fantastico corpo di ballo.

È stata una giornata coinvol-gente, un’esperienza che mi hafatto capire quanto sia appagantedare il proprio aiuto agli altri,perché le persone che più ti arric-chiscono sono quelle che all’appa-renza non possono ripagarti, mache invece con il loro sorriso e laloro semplice gratitudine riesconoa far comprendere quanto grandesia il dono della vita, tanto più sevissuto con semplicità.

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Qualche mese fa, pensavo ad un evento religioso daproporre alla mia Università in Macao. Io sono ita-

liano, romano per la precisione, ma da vari mesi vivo inquesto angolo di Cina dove sono professore associato dimusica. La prima cosa che mi era venuta in mente era difare una Via Crucis, ma poi sono stato scoraggiato dalfatto che qui già se ne facevano e si sarebbe creato unforse inutile doppione. Dando una occhiata in internet,mi è saltata agli occhi la cerimonia della Via Lucis, chenon mi era in sé sconosciuta. Bene – mi sono detto –proporrò la Via Lucis. E così è stato. Abbiamo fissato l’e-

vento per il 9 maggio 2009, nella Cattedrale di Macaoalla presenza del Vescovo di questa città. L’evento reli-gioso ha da subito coinvolto alcune scuole cattolichedella nostra città, insieme con l’Istituto Inter-Universi-tario di Macao, l’istituzione per cui lavoro e che avrebbeorganizzato la cerimonia.

Sono stati mesi di lavoro intenso e febbrile, anchescanditi da eventi personali che hanno in certi momen-ti rallentato il ritmo. I miei studenti hanno cooperatoall’organizzazione di tutti gli aspetti inerenti alla Via Lu-cis. Come sarebbe stata la nostra Via Lucis? Abbiamopensato che le scuole avrebbero animato ogni stazionecon cori o recitazione e questo ha subito incontrato il fa-vore delle 7 scuole partecipanti. Ognuna di esse ha pre-parato un canto, un minuscolo pezzo teatrale, un testoda declamare per aiutare tutti nella meditazione dellestazioni della Risurrezione. Nel frattempo ho contattatopadre Sabino Palumbieri per informarlo che a Macao,per la prima volta, si sarebbe svolto questo evento. Lasua felice risposta mi ha fatto capire che lo avevo fattocontento. Gli ho chiesto quindi un testo da offrire allacomunità cristiana di Macao e lui me ne ha mandato

Via Lucis16Il “miracolo della Via Lucis” a Macao

Macao, Cina meridionale

La Via Lucis a Macao! Un evento assolutamente imprevedibile che si è fatto realtà. Tutto nasce da una mail ricevutada don Sabino il 10 marzo 2009 e che qui sotto riproduciamo, accompagnandola con la cronaca della giornata.Aurelio Porfidi ha conosciuto la Via Lucis tramite il sito internet gestito dal nostro infaticabile Riccardo Guarino

Egregio Padre, (don Sabino)Sono un musicista italiano, fino a circa 7 mesi fa abbastanza attivo sulla scena liturgico-musicale romana.

Ora, da circa 7 mesi appunto, sono professore associato presso l’Inter University Institute di Macao (Cina), Vi-sting Conductor del Conservatorio di Musica di Shanghai (Cina), candidato al dottorato in Scienze Religiose e

Direttore Artistico di una Casa Editrice di musica corale sita in Germania. Nella mia Università coordiniamo ancheeventi per le scuole religiose della città e io qualche tempo fa ho avuto l’idea di organizzare una Via Crucis con vari coridelle scuole partecipanti. Poi, sembrandomi sfruttata l’idea della Via Crucis, ho letto da qualche parte della Via Lucis el’ho proposta. La faremo il 9 maggio nella Cattedrale alla presenza del Vescovo di Macao. Leggendo ho sco-perto che questo tipo di area liturgia è stata ideata da Lei e così mi sembrava bello che la informassi. Parteciperannocirca 7 scuole e ognuna commenterà le Stazioni con canti, recitazione e quant’altro. Penso sarà una bella esperienza.

Un saluto, Aurelio Porfiri

IL SIGNORE RISORTO PER LE STRADE DI MACAOdi Aurelio Porfidi, professore associato presso l’Inter University Institute di Macao (Cina)

@

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come tema della preghiera, perfettamente in sintoniacon il titolo dell’incontro, “Cristo nostra Pasqua – Sulleorme di San Paolo”. All’incontro, tenutosi nella chiesadi S. Marco, hanno partecipato numerosi operatori, chesono rimasti entusiasti di questa nuova forma di pietàpopolare. L’iniziativa, curata da Peppe e Maria Rosaria, èiniziata con la lettura del messaggio “Via Lucis e Cari-tas” inviato espressamente da don Sabino.

E poi, un’altra bella notizia: la Via Lucis all’aperto nelquartiere di Forcella (centro storico di Napoli, purtrop-po noto per malavita e commerci…), promossa dalle treparrocchie del quartiere, con servizio del Tg regionale.

uno bellissimo, che in parte ho fatto riprodurre in ingle-se nel programma stampato per la serata.

Già, la serata. Come ho detto, tutto si è svolto sabato9 maggio 2009. Gli studenti presenti erano più di 200 e

la cattedrale era piena di gente, in totale avevamo circa400-450 persone.

Abbiamo promosso l’evento sulla stampa, con inter-viste e articoli, e devo dire che la gente ha risposto ab-bastanza bene. La prima volta della Via Lucis a Macaonon è stata forse perfetta, ma tutti, dico tutti, hanno lo-dato la cerimonia augurandosi essa potesse diventareuna tradizione in questa terra d’oriente. Alla fine moltihanno riferito di essersi commossi per l’atmosfera che siera creata e questo ci ripagava anche delle difficoltà cheavevamo dovuto affrontare. Ora già guardiamo alla se-conda edizione della Via Lucis, certi che essa diverràsempre più un evento aggregante per la comunità cri-stiana e per ognuno di noi un’occasione per sperimenta-re sempre nuove occasioni di risurrezione.

Via Lucis 17

«Grazie, Signore, per averci dato anche quest’anno lapossibilità di celebrare in semplicità la Via Lucis per le

strade del nostro quartiere» così don Salvatore Angeranisaluta i fedeli alla conclusione della Via Lucis che per laseconda volta è stata organizzata per le strade del Vome-ro, grazie alla generosa iniziativa della parrocchia di S.Gennaro al Vomero, con le Suore Figlie di Maria Ausi-liatrice e il nostro Movimento. Il 17 maggio, di domeni-ca pomeriggio, si è snodata per le vie del quartiere, tranegozi aperti e persone che si accingevano allo shop-ping, una processione intensa, raccolta, accompagnatadai nostri canti, con Lello, il coordinatore, che di tantoin tanto spiegava chi eravamo e invitava a partecipare.In effetti la processione è andata diventando più nutritaman mano che si leggevano le varie Stazioni. Parecchiepersone hanno chiesto informazioni e si sono aggiunte anoi. Elvira, che ha partecipato per la prima volta, osser-va come sia importante «portare un messaggio di fede edi pace, anche visivamente, attraverso una processione,in luoghi all’aperto, non abituali. Cresce tra molti – ag-giunge – il bisogno di spiritualità». Un’osservazione sucui dovremo forse riflettere attentamente.

Anche nella Chiesa di S. Artema, a Pozzuoli, appun-tamento confermato per il quarto anno consecutivo nel-la Domenica della Divina Misericordia. Maria Rosaria,che ha promosso da tempo la devozione, ci affida un’al-tra riflessione importante. «Avevo molti dubbi e per-plessità quest’anno sulla Via Lucis. Mi sembrava – ci di-ce – che non l’avessimo organizzata bene e per tempo,ma mi sono dovuta ricredere, avevo la presunzione chedipendesse tutto da me, invece bisogna credere nel “fi-dati e affidati”. È il Signore che ci chiama, ci è vicino. Èrisorto, e noi ne siamo testimoni».

Ancora un’altra bella esperienza nella Diocesi di Poz-zuoli. In occasione dell’incontro spirituale di Quaresimaper gli operatori Caritas, il direttore della Caritas dioce-sana, don Fernando Carannante, ha scelto la Via Lucis

di Roberta Calbi, Cenacolo di Napoli

La diffusione della via Lucisnel Napoletano SEMI CHE CRESCONO

Una Via Lucis Speciale nella città di Salerno

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▼● “Non mi aspettavo di essere il primo, che responsabi-lità! È bello essere qui, è bello pregare qui, è bello con-dividere questa crescita con tutti voi… Grazie!!!” C.C.

● “È un esperienza che fa crescere, vivendo momentieccezionali! Che bello passare così tanto tempo con tan-te persone… Amo vivere così!” L.

● “Sono state davvero molte le emozioni vissute qui…ringrazio tutti voi… Credo che il mio carattere sia statoinfluenzato non molto, ma moltissimo dal TR, sto no-tando che in cinque anni sono migliorato… credo chesenza la fede non sarei nulla… Il gioco che ci ha fatto fa-re Sebastiano mi ha fatto capire che anche se fissi gli oc-chi di persone che conosci puoi trovarci delle diversità;

questo mi fa pensare alla frase di una canzone dei 99 pose (un gruppo napoletano): siamo fatti di mille sfuma-ture… Il mio compito è entrare in queste sfumature sen-za perdere la mia consistenza… Mi sto iniziando a cerca-re, sto iniziando a scegliere, a decidere, a dire i miei si edi miei no… e quest’incontro sta facendo molto…” N.

● “…quest’esperienza mi è servita davvero molto…” L.

● “L’operato di Dio si manifesta anche attraverso i ri-cordi e villa Crawford rievoca in me forti emozioni, con-trastanti tra loro. Tante cose sono cambiate per me inquest’ultimo anno, ho vissuto momenti bellissimi e al-cuni molto tristi… ma il cambiamento è avvenuto pro-prio qui, uno di quelli più importanti è iniziato qui! Ho

Il resoconto della seconda edizione della Pasqua Giovane del TR, con le testimonianze di alcuni protagonisti

SEMPRE DI PIÙ: VIVERE UN FORTE LEGAME UNIFICANTEdi Anna Massa e Nicola Nicefaro, per la Pastorale Giovanile

Giovani18

Forte dell’esperienza dell’anno scor-so, la Pastorale Giovanile, ha pro-

posto ai giovanissimi (dai 14-18 an-ni) ed ai giovani (dai 18 anni in su)di vivere insieme l’evento centraledella nostra fede, nonché quella chepossiamo definire la festa “patronale”del nostro movimento, la Pasqua.

E così abbiamo vissuto dal 9 al 12aprile (presso l’Istituto delle FMA diSant’Agnello di Sorrento) la secon-da edizione della Pasqua Giovane delTR. L’anno scorso eravamo in pochi,e più volte ci dicevamo che eranobastati «dodici per rivoluzionare ilmondo e creare nuove e vere comu-nità»… Quest’anno il numero è tri-plicato, il tempo è stato clemente eci ha dato la possibilità di godere dei

magnifici colori dellacostiera sorrentina.Abbiamo respirato apieni polmoni l’ac-coglienza salesiana el’attenta cura da essascaturita per i giova-ni, grazie alla pre-senza di tre anima-tori spirituali d’ec-cezione: don Sabi-no, don Luis, unloro confratello coadiutore,Jorge, e l’ospitalità della comunitàdelle suore.

Ci siamo ritrovati per riflettere, conPaolo, su questo evento che rivolu-ziona la nostra esistenza. L’abbiamofatto dividendoci per fasce d’età,

usando tecniche e metodolo-gie adeguate; abbiamo fatto si-lenzio; abbiamo condiviso congioia le nostre emozioni; ab-biamo vissuto, preparandolecon cura, le celebrazioni deltriduo Santo. Abbiamo godutodella presenza di don Sabinodurante la liturgia penitenzia-le, riflettendo sulla lettera aiGalati e potendo vivere inconcreto il nostro passaggio; cisiamo trovati in cortile pergiocare e nelle strade della cit-tà per passeggiare; abbiamo

fatto festa dopo la grandeveglia, alla quale, oltreai nostri cari Agostino eCesira, hanno parteci-pato alcuni del movi-mento ricreando quelclima di famiglia che cicontraddistingue… Edabbiamo concluso questaindelebile esperienza, lamattina di Pasqua, medi-tando le tappe della ViaLucis, ossia le tappe essen-

ziali di ogni testimone del Risorto.Insomma abbiamo vissuto la veraPasqua, consapevoli di non poterlatrattenere solo per noi, ma di dovertestimoniare sempre che Cristo è ve-ramente Risorto…

La partecipazione dei giovanissimiha reso questa esperienza ancor piùricca di speranza ed ha permesso anoi animatori di godere a pieno del-la gioia del servizio.

▼ Ed ecco alcune pagine del diario di questi giorni, scritte liberamente da chi ha voluto…

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provato il desiderio di voler incontrare veramente Cri-sto… e ritornare qui, per me, è una prova, anzi, la con-ferma che voglio continuare su questa strada… e questoprovoca in me una grande gioia… Tante cose sono cam-biate… in questi giorni il tempo è sereno e il profumo diglicine ravviva l’aria… ed anche il mio cuore, oggi, re-spira un po’ di questa serenità, perché sono riuscita aguardare oltre il ricordo, base per il futuro… Grazie pertutto questo!” E.

● “Pasqua: perdono, passaggio dalla morte alla vita…come e quanto ho desiderato questi momenti, questoclima di resurrezione… Sono grata a tutto il gruppo TRper avermi offerto un’altra splendida opportunità percrescere, capire e saper ascoltare (anche le mie preghie-re non dette!).” C.

● “Tu solo hai parole di vita eterna. È con queste paroleche ci dai la certezza della tua Resurrezione, ed è conqueste stesse parole che oggi ho imparto a camminaresapendoti al mio fianco, sicura che arriverà anche la miaPasqua… Ancora una volta Ti sei lasciato scoprire e conoscere da me.” M.

● “Paolo ci insegna che convertirsi non significa essersisottratti per sempre alla lotta spirituale contro il male.L’importante è credere con tutto il cuore che Gesù Cristo èdalla nostra parte e non ci lascerà soccombere: non mi eramolto chiaro questo concetto. Prima non credevo contutto il cuore… E solo quando torno da voi che riprendoil concetto… Sono felicissima di avervi rivisto e soprat-tutto di condividere i miei pensieri con voi…

Paolo ha trovato la sua felicità nel cristianesimo…Anche io l’ho trovata in questa religione, ma la cosa piùbella è come anche voi l’avete trovata lì… E solo quan-do vi rivedo capisco che c’è sempre un forte legame checi unisce… Come sempre mi sorprendete con la vostragioia e soprattutto mi sorprende l’effetto che mi fate! Mifate sentire bene! Mi piace l’aria che respiro con voi!Questo ritiro come sempre è stato stupendo ed irripeti-bile ed è sempre una gioia ritornarvi. Con voi ho capitoche Cristo è veramente Risorto! Un bacione, voglio ilvostro bene e vi voglio bene!” D.

● “Marco Aurelio diceva: la morte sorride a tutti: l’unicacosa che possiamo fare è sorriderle di rimando. Questa è sta-ta una Pasqua Giovane eccezionale, ognuno di voi mi ha

dato qualcosa e, come ogni dopo-ritiro, torno a casa conun bagaglio sempre più grande e sempre più fiero, piùcontento di aver conosciuto persone eccezionali comevoi! Voglio il massimo del vostro bene.” S.

● “Grazie davvero. Come ogni volta è stato unico, indi-menticabile ed irripetibile. Ogni parola, ogni gesto, era-no nuovi, pieni di significato, inaspettati e profondi.Ogni sguardo come una promessa, la promessa che quel-lo non sarà l’ultimo così, che ce ne regalerete altri sem-pre diversi. Anche stavolta me ne vado portando conme qualcosa di voi (non preoccupatevi: non scarpe, ve-stiti o quant’altro…), portando nel mio cuore e nellamia mente ogni risata e abbraccio. Voglio lasciarvi aven-do sempre nella mente questa precisa immagine: un fan-tastico gruppo di ragazzi e giovani che cantano, scherza-no, ballano, ridono, piangono e, si deve dire, spesso gri-dano. Ma sempre nella gioia di Cristo che è veramenteRisorto. Persone che soprattutto cambiano e, si spera,sempre in meglio. Nella certezza che Lui è sempre connoi, vi abbraccio fortissimo. Voglio il vostro bene.” F.C.

● “Non sappiamo come iniziare questa pagina di diario,anche perché come ci siamo presentati è stato moltostrano. Non è tanto normale chiedere ad una persona,senza nemmeno conoscerla, se è intonata o stonata. Na-turalmente c’è il contributo delle mitiche battutine cheoltre a sciogliere il ghiaccio ci hanno aiutato a tirarci sudi morale in momenti tristi e pesanti. È stata una bellaesperienza nonostante questa sia stata uno dei ritiri piùintensi (S.), uno dei primi (L.).” L. e S.

● “Questa è la mia prima Pasqua con il TR: è stato bello, mi sono stancato molto, ma porto nel mio cuoretante emozioni e ricordi…” M.

● “Oggi 12/04/2009, Pasqua di Cristo, alle ore 9:26, do-po aver aspettato fino alle 2:30 per poter scrivere senzasuccesso, riesco a lasciare qualcosa di mio sul diario delTR… Ci sono tante cose che vorrei scrivere, ma il tem-po stringe perché dobbiamo fare la Via Lucis, quindi ri-durrò tutto in poche parole: è stata un’esperienza fanta-stica. Ora devo andare perché la Via Lucis non può ini-ziare senza di me. Buona Pasqua a tutti!” G.

Giovani 19

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Dal novembre 2007 si è evidenziatal’esigenza di un confronto conti-

nuo sull’evoluzione della presenza mu-sulmana in Italia e sui suoi molteplicirisvolti. In questa ottica si è tenuto aRoma, nell’Aula magna della sede del-la CEI, un Seminario di studio sul pro-blema dei musulmani che chiedono didivenire cristiani. La riflessione è stataaperta da una relazione introduttiva diPadre Maurice Borrmans.

L’argomento è stato affrontato conla sensibilità propria del dialogo inter-religioso, condividendo le esperienzegià esistenti in proposito e individuan-do degli itinerari catechetici. La con-versione da una religione all’altra èuna questione molto delicata, soprat-tutto presso i musulmani, perché met-te in discussione la globalità di una so-cietà che fa della fede il principio del-la cittadinanza civile. È da affrontare,quindi, con prudenza, salvaguardandoil principio inalienabile della libertàreligiosa, ma senza facili entusiasmi econ cautela. L’analisi di molti percorsidi convertiti venuti dall’Islam permet-tono una tipologia delle motivazionidelle conversioni (Jean-Marie Gau-deul, Vengono dall’Islam, chiamati daCristo, Bologna EMI, 1995): il fascinodi Cristo, la ricerca di una comunità(la Chiesa), il bisogno di salvezza e del-la sicurezza del perdono/salvezza, la se-te di verità, ricerche spirituali e misti-che. Purtroppo una conversione è spes-so anche origine di molteplici difficol-

tà, che dipendono anche dal futuro delcatecumeno: avrà modo di restare inEuropa, oppure tornerà in patria, dovela situazione può essere diversificata,fluida e ambigua? I familiari sono al-l’oscuro della vicenda? Nel caso di ma-trimonio, la controparte e gli eventua-li figli sono d’accordo? Una conversio-ne porta delle conseguenze relazionali,lavorative e sociali, quali possono es-sere l’isolamento, l’allontanamentooperato dalla famiglia, il carcere, la“morte civile”, l’incolumità e l’emargi-nazione sociale anche per la famigliache vive nel paese d’origine. Per questimotivi si sconsiglia di celebrare trop-po pubblicamente i Sacramenti dell’i-niziazione. Non è da escludere che, incerti casi, lo stesso percorso venga por-tato avanti in modo segreto, o congrande discrezione. Certamente unaspetto da non dimenticare è l’accom-pagnamento successivo all’iniziazionecristiana. Si possono verificare anchecasi di cristiani/e che si sono “conver-titi/e” all’islam, che esprimono, poi, ildesiderio di tornare alla pratica reli-giosa cristiana, ritenendo che la con-versione non sia stata reale. È benenon prendere la cosa alla leggera, so-prattutto quando fosse stata pronun-ciata la professione di fede islamica(shahàda), dando vita ad una reale si-tuazione di abiura. È da sottolineareche la conversione dall’Islam al cri-stianesimo resta una chiamata persona-lissima di Dio. La Chiesa, pura testi-

L’esigenza di un confronto continuo sull’evoluzione della presenza musulmana in Italia e sui suoi risvolti

Accompagnare i Catecumeni provenienti dall’Islamdi Agostino Aversa

Ecumenismo20

La finestra del Coordinatore generaleAi miei carissimi amici e fratelli del Movimento TR. Una questione che può apparire di poco conto, ma

che nella prassi diventa problema a più sfaccettature, è la scarsa tempestività nel definire la propria parteci-pazione agli avvenimenti di “casa nostra” e nella successiva poco sentita preoccupazione di mantenere l’im-pegno assunto. È una costante: tutto all’ultimo momento, dal deserto partecipativo alla folla pressante perpoi passare ancora alla rinuncia frettolosa dell’ultimo momento. E da qui legnate a tutto l’operato che bar-

colla sia nell’organizzazione generale (camere da ricomporre, accoglienza disordinata, animazione da adattare, incarichi asse-gnati da rivedere…) sia nell’economia di base (fotocopie in eccedenza al macero, quota pullman che aumenta a danno deglialtri partecipanti ben presenti, eventuali penali…). Si è costretti a soluzioni di ripiego, che condizionano tutto l’andamento organizzativo e mortificano le attese. Ecco che ritorniamo al senso di appartenenza debole e alle preposizioni nel e del TR.Qualcuno mi sussurra: il TR è anche luogo di santificazione per gli incaricati del settore organizzativo-animazionale, dimenti-cando però che la carità vuole che ci si aiuti vicendevolmente. E proprio nel nome di questa carità richiamo ciascuno, forte-mente, alle proprie responsabilità e al dovere di collaborare perché il TR sia sempre più credibile per stile, dignità e comunioned’intenti nel Risorto. Vostro fratello da sempre nel servizio agapico Agostino

Da sinistra: il relatore, padre Maurice Borrmans,S.E. monsignor Vincenzo Paglia (Presidente dellaCommissione per l’Ecumenismo e dialogo della CEI) edon Gino Battaglia (Direttore dell’Ufficio nazionaleper l’Ecumenismo e il dialogo)

mone dell’amore di Dio per ogni uo-mo, accoglie sempre l’opera dello Spi-rito di Dio nel suo cuore e gli operato-ri pastorali, dedicati all’accoglienza, so-no chiamati a consacrare molto tem-po al colloquio personale con gli inte-ressati per aiutarli a compiere una scel-ta consapevole. È bene, inoltre, chequanti curano la formazione possegga-no le informazioni essenziali riguardoall’Islam, e che sappiano stabilire unminimo di confronto fra le due pro-spettive religiose, conoscendo bene lapratica del cristianesimo. Il catechistadeve, conoscere la Cristologia e la Ma-riologia dell’Islam:• il Gesù coranico e il mistero ultimo;• la Maria coranica e la sua alta digni-

tà, scelta come donna, come madre.Si può insieme, nella preghiera, da-

re lode a Dio per l’uomo, creato a “im-magine di Dio” (Gn 1,26-27) per i cri-stiani, “vicario di Dio sulla terra” (Co-rano 2,30) per i musulmani.

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guarda alla soler-te partecipazioneed all’attenzione,che si vanno ve-rificando giornoper giorno intor-no a noi. Esem-plare, a questoproposito, è statala celebrazionedella Via Lucis del 16 aprile nella Parrocchia della BeataVergine del Rosario al Rione Betlemme della Città che,presieduta da don Italo Sammarro (guida spirituale loca-le), ha visto, per la prima volta, la compartecipazione deiGruppi della Famiglia Salesiana (DBD, FMA, ASC, Exallievi/e, ADMA e TR) e dei fedeli della parrocchia, chehanno vissuto l’originale esperienza di questa preghieracomunitaria ed itinerante con forte tensione ed intensapreghiera, esprimendo alla fine, tutti, entusiasmo ed am-mirazione per l’evento liturgico vissuto.

Ma, quello che è esaltante e significativo, e va sottoli-neato, è che questa Luce, ora, si spanderà per tutta la Cit-tà ed illuminerà (ed è questa la grande attesa dei tierrinilocali!) anche gli angoli “reconditi” del suo territorio, do-ve davvero (come le Carceri Minorili, ad esempio) è ne-cessario che la speranza della risurrezione aiuti chi hacompiuto il reato e lo guidi verso una vita riconciliata.

È indispensabile che questo grido di speranza si facciasentire e che il Cristo Risorto entri in ogni luogo. Ancheperché – ancora una volta – il TR locale e la Città sonostati colpiti dalla morte e dalla morte “giovane”: Paolo,oggi quarantenne da tempo domiciliato a Roma, ieri vici-no alla nostra “famiglia”, è infatti “voluto” ritornare pre-maturamente in cielo, e solo Dio sa perché; forse perchésolo, frustrato e disperato, come tanti in questa “epoca dimorte”, che lascia tutti perplessi ed increduli!

Non dobbiamo aver paura, insomma, e dobbiamo an-dare avanti, “al largo”: coraggio, dunque.

E sentiamoci partecipi, nella gioia della Risurrezione,di questo difficile percorso, che dalla Croce porta alla Lu-ce: un viaggio che non è soltanto possibile, ma è anchefattibile nella misura in cui ognuno di noi ci metterà tan-ta buona volontà e convincerà se stesso e gli altri che lamorte è vinta, che la speranza deve essere il motore delnostro vivere e che, nonostante tutto, ce la possiamo fare.

In questo anno di celebrazione, quindi, mettiamo tan-ta gioia e tanto amore nel nostro impegno e facciamo inmodo che, incontrando il prossimo, possiamo confermar-gli che la vita è bella e vale la pena di viverla interamen-te, con Lui che non ci lascia mai.

È l’augurio del “giorno nuovo”, che è vicino per tutti,anche su questa terra.

La visita annuale di Agostino, con Cesira, e di don Sa-bino al Cenacolo locale, gli incontri svoltisi con i Re-

sponsabili e gli Aderenti al Movimento, le Celebrazioniliturgiche presiedute dall’amatissima nostra Guida Spiri-tuale, gli Incontri che si sono concatenati l’uno all’altro eche si sono tenuti nelle Parrocchie di S. Giuseppe Lavo-ratore e Don Bosco (in due Rioni tra i più popolosi dellaCittà), il contemporaneo annuncio dato dal nostro Arci-vescovo, Mons. Agostino Superbo, di celebrare per noi laEucaristia nel giorno della Festa del 25° (in ottobre) el’accettazione da parte del Prof. Pino Acocella (amico dasempre del TR) di intervenire in quella “grande” occasio-ne, sono stati davvero annunci “pasquali”, che natural-mente hanno riempito il cuore di tutti.

Sì, questa Pasqua 2009, possiamo dirlo, è stata davve-ro santificante e piena di doni: il Cenacolo ha vissuto, inquesto tempo di passione e di risurrezione, un evento daricordare per sempre. A cominciare dall’Incontro con le“giovani coppie” tierrine, che ha offerto significativispunti di chiarificazione e sicuri frutti di speranza per ilfuturo del Cenacolo locale, per finire all’abbraccio “cora-le”, nella S. Messa delle Palme, di tutto il gruppo poten-tino (tanti gli amici di ieri e di oggi presenti), e di unagrande folla di fedeli, sempre desiderosi di ascoltare la pa-rola, sapiente ed incisiva, di don Sabino, che nel Capo-luogo lucano sa lasciare ricordi indelebili per tutti.

Possiamo dire, insomma, che “1’uovo di Pasqua” diquest’anno ha veramente riservato grosse sorprese: anzi,a ragion veduta, queste devono ritenersi già certezza, se si

Pasqua 2009 nel Cenacolo di Potenza: una sequela ininterrotta e abbondante di incontri e celebrazioni

UNA POTENZA DAVVERO “PASQUALE”di Vittorio Viggiano, Cenacolo di Potenza

Vita dei cenacoli 21

I giovani sono maestri nelle nuove tecnologiee si parlano ormai più via e-mail che non face to face.

Quali problemi e interrogativi per noi educatori? Con lo spirito sale-siano del Sistema Preventivo qual è il nostro ruolo e come svolger-lo? Interrogativi suscitati da una e-mail inviata a Giovanni Eriman eda lui pubblicata sul Bollettino Salesiano del gennaio 2009, dellaquale riportiamo solo lo stralcio provocatorio iniziale.

Fino a qualche anno fa, era l’era dei blog: se non avevi un blog dovevolevi andare? Poi è scoppiata la messenger/mania, trasformatasi in fret-ta in msn/mania: abituati a dire: “magari ti chiamo stasera, siamo passatia “ci becchiamo su msn”. Quindi è stata la volta delle comunità virtuali evia con la pagina di MySpace! Siamo ricorsi a questo perché il telefonocosta? Allora perché mai finiamo con il chattare anche su skype? Ora ètempo di Social Network facebook o, come genialmente lo ha definito ilmio amico Luca, faccialibro! Negli ultimi anni, è quasi come se per forza,una parte di noi debba essere on line. E la cosa più spaventosa, è che ioon line mi ci sento! Schiava della rotella del black-berry, attenta a sce-gliere un hotel solo se con wireless… Un’ora di aereo senza telefonosembra che caschi il mondo! E quando qualcuno ti dice: “Vuole che le lasci un recapito?” rispondo: “Mi mandi una mail”.

Una passeggiata sottobraccio mai, on line sempre! On line, cioè inlinea… O sulla linea?

Sdoganato “faccialibro” invece di facebook, mi piace di più “sulla linea”: è come dire “on the table” che significa “sul tavolo”. Ma siamo “sulla linea” o la linea l’abbiamo passata?… (Wanna Granatelli)

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Per i genitori

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Sei aprile, ore 3:32, all’Aquila la terra trema. Le vite sisono spezzate, la vita si è fermata, il tempo si è accar-

tocciato. Anche a poche ore dal gran sisma, ho visto lacittà: quel poco di città lungo le mura storiche che eraraggiungibile. Transetto ed abside di S. Maria di Col-

lemaggio caduti, ilcampanile di S. Ber-nardino crollato, ca-se divelte dalle fon-damenta, case implo-se su se stesse, un for-micaio di persone, infuga o per soccorsoche si muovono fre-neticamente. Ma lesensazioni più forti sicolgono, alla radio

ed alla televisione, dalle voci rotte dall’emozione e tut-tavia piene di dignità delle persone intervistate.

Le vite si sono spezzate: la signora ha perso la casa, si èsalvata, osserva che le case sono fatte di mattoni, ma imattoni si ricostruiscono… sono le vite umane perduteche nessuno potrà ricostruire, specialmente quando so-no vite giovani. Le immagini strazianti dei funerali e lapiccola bara bianca che sembrava riposare sulla baragrande del papà o della mamma, per un viaggio che vafatto insieme inseparabilmente, per sempre.

La vita si è fermata: nulla sarà più come prima, la sto-ria segnerà un’altra data di distruzione dopo quella del1703. Un’altra giovane signora osserva che prima non lesembrava mai abbastanza quello che aveva in famiglia,ora le sembra di avere tanto se conquista una bottigliad’acqua. Per chi si è allontanato dalla città e non ha consé nulla, la vita, quella di prima, non scorre più; quella èferma dentro le mura crollate. Ora ne scorre un’altra,quasi onirica, dove nulla è reale: il vestito regalato ed in-dossato sopra il pigiama, gli occhiali rotti o perduti chenon ti fanno più vedere chiaramente il mondo, il latteper il bambino, i soldi, i pochi soldi rimasti a casa, il pa-pà all’ospedale, non si trova più, chi sa dove lo hannotrasferito. E i parenti, gli amici, sono vivi? E pure nonancora si pone la domanda più profonda e più angoscio-sa: quando si potrà ricominciare a vivere la vita vera?Una mamma, mi sembra a Pagànica, cerca di tenere in-sieme, drammaticamente, queste due vite: ha perso duefiglie giovanissime ma, la mattina di Pasqua, gira agitan-do un campanello tra le tende per annunciare la cele-brazione della Rinascita.

Il tempo si è accartocciato: non ha più una sequenza ri-conoscibile e logica. È segnato, come dice un signoreche sta vivendo in tenda, dalle chiamate per il pranzo eper la cena e, in mezzo, nulla. Un nulla che non si saquanto potrà durare.

Non dimentichiamoli.

Una testimonianza “in prima linea” di Pier Giorgio Cataldi sulle devastazioni del terremoto in Abruzzo che ha toccato, direttamente o indirettamente, anche molte famiglie del TR, come la sua

Le vite si sono spezzate, il tempo si è accartocciatodi Pier Giorgio Cataldi, Cenacolo di Roma

Notizie di famiglia22

Nella Curci ha raggiunto la casa del Padre il 15 maggio. Con lei ci lascia una parte importante della vita e della storia del TR e dello storico Cenacolo di Potenza.Anche in questi ultimi anni, per quanto impedita fisicamente, ha continuato a so-stenere la vita del TR con la sua costante preghiera di offerta.Don Sabino, che non ha potuto essere presente alle esequie e per questo motivoha mandato una lettera ai familiari che qui viene riprodotta in parte, si rivolge a leicome se fosse ancora tra noi, e in effetti è così.

Nella, sorella assai cara, ancora una lettera. Come tante altre in questi lunghi,lunghi anni di cam-mino sulla strada di Emmaus percorsi insieme. Dunque sei approdata…Mentre la Chiesa celebrava la liturgia di S. Mattia, tu ti incamminavi verso la casa della luce. Tuttofacevi per il Regno. Cristo Regni! E in questi viaggi apostolici senza respiro incontravi anime checontagiavi con la tua testimonianza. Fra queste – come tante volte mi confidavi – Donata che poicoinvolgesti nel movimento pasquale. Nel frattempo, la tua alleanza con la collega tua Maria o co-me la chiamavi “la cumpagna fatata”. Tutta una vita di fedeltà reciproca, di sintonia, di attività. Finoall’ultimo respiro. Con lei ti accompagnavi. Di lei ti fidavi. A lei ti confidavi. E da ultimo a lei ti affidavicome una figlia. E con lei scopristi il movimento Testimoni del Risorto. E fu amore a prima vista.E fu contagio immediato. E fu passar voce. Rapido, incisivo, profondo. Vieni, vedi. Ricordi Nella, i pullman pieni di quei giovani che ora sono responsabili a tutti i livelli, nella società, nella chiesa,nel movimento? Hai dimostrato fra noi vera capacità tutta lucana di lavoro, di tenacia, di perseve-ranza, di senso di appartenenza. Era una festa. Era un incontro. Hai dimostrato uno zelo ardenteper le anime. Apostolato! È stata la tua parola d’ordine. Dovunque: in chiesa come a scuola.Ora ci passi il testimone. Noi non abbiamo mezzi ma abbiamo sogni. E per te sono stati sogni radicati nel Risorto che ti sognava sua testimone. E lo sei stata in forma coerente e perciò con-vincente. Il tuo sogno di tante e di Sante vocazioni laicali caratterizzate dalla spiritualità pasquale,fecondato dal tuo sacrificio rilanci, moltiplichi, si estenda. Hai cercato sempre il volto di Cristo.Hai trovato ora – con la morte – il volto di Cristo. Ora godi per sempre nell’eternità il volto di Cristo.

Sono tornati alla casa del PadreNella Curci, Cenacolo di Potenza,15 maggio 2009Leonardo, figlio di Matilde Bortolotti,Cenacolo di Roma, 23 aprile 2009Mamma di Antonella, moglie di Aristide, Cenacolo di Lecce

NatiAlessandro, sesto nipotino di Gabriella Vicarelli, Cenacolo di Roma, 4 maggio 2009Ada, nipotina di Pietro Anzilotta eGiulia Carlomagno, del Cenacolo di Potenza, 16 giugno 2009Miriam e M. Irene, gemelline figlie di Elda e Paolo del neonato cenacolodi Benevento, giugno 2009Antonino, figlio di Micaela eFerruccio Elefante, nipote di AnnaMaria e Antonino Elefante, Cenacolodi Castellammare, 18 giugno 2009Salvatore, figlio di Serenella e Silvio Gelao, del Cenacolo di Ostuni,28 giugno 2009

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... dove i grandi incontrano i più piccoli per leggere, ascoltare e sorridere insieme

Punto di incontro 23☺��☺�� ☺��☺��

Due minuti con Don L’ArcoBAMBINI: Ricordate che i bambini di tutte le età hanno una cosa in comune: chiudonogli orecchi ai consigli e aprono gli occhi agli esempi.BAMBINE: Molto spesso le bambine sono l’immagine del padre e la colonna sonora dellamadre.

GOVERNO: Il filosofo Crisippo, interrogato perché non desiderasse amministrare lo stato, rispose: “Perché se unogoverna male dispiacerà agli dei, se bene ai cittadini”.PATENTE: l’istruttore di una scuola guida a chi ha superato l’esame contrariamente a quanto previsto: “Lei non hain mano una patente, ma un porto d’armi!”.GIOVANI: Molti giovani moderni non sanno quello che vogliono, ma lo vogliono subito!

(Attività “Il futuro di Gesù e il nostro”, tratta da Dossier Catechista n. 8/2009, ed. Elledici)

Una caccia al tesoro… tutta al futuro! Caccia alle cose che sarannoGesù Risorto non ha proprio lo stesso aspetto di prima: i discepoli non lo riconoscono subito, eppure è sempre Lui!Gli oggetti che si trasformano …diventano le cose che saranno.Con una freccia unisci le cose che sono a quelle che saranno (per esempio: farina ➞ pane)

Le cose che sono…

Le cose che saranno…

Forse per credere alla Risurrezione bisogna impararea vedere oltre, a come le cose potrebbero essere

I due di Emmaus non avevano riconosciuto Gesù Risorto!

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Prima Giornata di Richiamo14-15 novembre 2009

L’incontro si terrà presso il Centro di ospitalità, cultura e spiritualità “Sereno Soggiorno Salesiano”a Pacognano di Vico Equense,nella Penisola Sorrentina

Inoltre, per i ragazzi,secondo un programma differenziato per fasce di età:• riflessioni sul tema• attività di animazione• laboratori

Per informazioni:

081 53228193384820387

Per informazioni:

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