monasteri sui monti pisani

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    1. IL CONTESTO TERRITORIALE

    Il Monte Pisano ha da sempre occupato una posi-zione non marginale, trovandosi in unarea di con-fine tra i territori delle citt di Pisa e Lucca e dellerispettive diocesi e dunque al centro di un conti-nuo processo di espansione e contrazione dei duecomitati. Limportanza strategica del rilievo, cheraggiunge una altezza di 910 m s.l.m. al MonteSerra, derivava anche da una efficace azione di

    controllo della viabilit, non solo terrestre maanche fluviale e lacuale.Il Monte Pisano era infatti circondato da vie dac-qua navigabili che facilitavano il trasporto di perso-ne e di merci lungo il suo perimetro, attraverso ifiumi principali e i canali che mettevano in collega-mento laghi e paludi, anchesse in buona parte usateper la navigazione locale. I fiumi che scorrevano, eche scorrono ancora pur con qualche variazione, allependici del rilievo collinare erano lArno e lAuser,questultimo con almeno due rami secondari nel Valdi Serchio pisano: il Tubra e lAuserclus. Nella pianalucchese lAuserera limmissario principale del lagodi Sesto. I porti e gli approdi erano numerosi nonsolo lungo i principali fiumi della zona ma anchesulle sponde del lago, che si estendeva ad est delMonte Pisano, nellattuale depressione del paduledi Bientina1. Lesistenza di canali intorno al lago fa-cilitava poi il collegamento tra il Valdarno e la pianalucchese. Il lago di Sesto era infatti unito verso sudallArno grazie al canale navigabile del Cilecchio,che sboccava a Bientina, mentre a nord con lAusersi rendeva raggiungibile Lucca per via dacqua2.Le principali vie di terra che tracciavano un per-corso tra Pisa e Lucca con il medio e basso Valdar-no, con Firenze e con la Francigena, e che in pra-tica circondavano il Monte Pisano lungo le suependici, erano la Strata Vallis Arni, sulla sinistradArno, la via Pedemontana lungo il lago di Sesto

    e la strada lungo monte attraverso la valle di Ser-

    chio. Esisteva poi una viabilit minore che si di-partiva da Pisa e Lucca e in alcuni casi attraversa-va le vallate interne3.La via Pedemontana, corrispondente pi o menoallattuale viabilit sotto monte che da Vicopisanoarriva a Lucca, era lunico passaggio, via terra, chepermetteva di raggiungere lArno e il Valdarno daLucca evitando il tratto pi problematico di Ripa-fratta. Il tracciato, che correva lungo la sponda si-nistra del lago di Sesto, poteva anche essere sfrut-tato come asse viario alternativo alla via Francige-

    na. Il segmento locale della Francigena prevedevainfatti il passaggio da Lucca ad Altopascio fino aFucecchio, passando per le Cerbaie4. Il collegamen-to quindi tra il tracciato pedemontano e la Franci-gena era assicurato dal collegamento da un portoallaltro sulle due sponde del lago. Partendo daLucca, per, poteva essere utilizzato un percorsoalternativo: Lucca-San Leonardo in Treponzio (dovesi trovava un ospedale)-strada lungo il Monte Pisa-no fino alle propaggini meridionali del lago di Se-sto e allansa dellArno (in questo tratto si poteva

    I MONASTERI MEDIEVALI DEL MONTE PISANO (SECOLI X-XII)

    1. La documentazione medievale e postmedievale riguardan-te il monastero di S. Salvatore di Sesto ricorda numerosi portisulle due sponde del lago, dove la navigazione era il motorenecessario per lo sfruttamento ad esempio della pesca, maanche per il trasporto di merci e persone. Qui le carte cinque-centesche mostrano alcuni porti sulla sponda orientale (Gru-gno, Pianora, Vaiano) e su quella occidentale (Palaiola, Colle,Querciola, Castagno, Tiglio). ONORI1984, pp. 76-77.2. BERNARDI1986, pp. 17-18; CECCARELLILEMUT2001, p. 37.

    3. Il percorso stradale pi importante era per quello dellaStrata Vallis Arni, che correva lungo la sponda sinistra del-

    lArno e metteva principalmente in collegamento Pisa conlarea fiorentina. Il tracciato attuale della SS Tosco-Romagnolasolo in parte ricalca il tracciato medievale, oggi ricostruibilesolo attraverso i toponimi miliari: Quarto tra Visignano e S.Lorenzo alle Corti; Quinto presso Casciavola; Sesto vicino aS. Casciano; Settimo corrispondente allattuale S. Benedettoa Settimo; Ottavo ad ovest di Cascina; Nono tra Cascina eFornacette e Tredici, allincirca tra Vicopisano e Calcinaia. Lastrada in sinistra dArno seguiva infatti, pi o meno precisa-mente, il corso del fiume e quindi tracciava il suo percorsoanche nella grande ansa che fino alla met del Cinquecentolambiva Vicopisano e Bientina, per poi ridiscendere fino aCalcinaia dove proseguiva per Pontedera e per il medio Val-darno e dove incrociava la via Francigena tra S. Miniato eFucecchio. Il collegamento di questa strada con la viabilitsotto monte, lungo il lago di Sesto, documentata dallincon-tro avvenuto nel 1133 tra Lotario III e Innocenzo III proprioa Calcinaia, nel luogo dove una antica strada romana prove-niente da Lucca, dopo aver attraversato lArno, raggiungevala strada in sinistra dArno; da quel luogo il sovrano proseguper Roma per stratam publicam, cio attraverso la Franci-gena (CECCARELLILEMUT1998, pp. 27, 31, 39).4. Larea delle Cerbaie, fra il lago di Sesto e quello di Fucec-chio, comprendeva molte localit dipendenti dal monasterodi S. Salvatore di Sesto, tra cui il castello di Orentano, i portisul lago, oltre ad ampie propriet nei dintorni di Galleno. Lapertinenza del monastero di Sesto su met borgo di Galleno documentata a partire dal 1020 con il diploma di Enrico II,mentre il diploma di Corrado II del 1027 conferma proprietterriere e di peschiere sulla via per Galleno, ma anche per unpoio de Galleno qui dicitur Uado alto; Heinrici II, Diplo-mata,MGH, III, 425; Conradi II, Diplomata,MGH, IV, 80.

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    trovare ospitalit in 4 abbazie: Cantignano, Guamo,Sesto, Cintoia); sullArno, che arrivava a lambireVicopisano e Bientina, esisteva un ponte che per-metteva il passaggio del fiume5. Una volta attra-versato il fiume si raggiungeva la Strata Vallis Arnipresso Calcinaia per poi proseguire verso Pontede-ra dove documentato il ponte sullEra a partiredal 1099; da Pontedera si raggiungeva la Val dElsapassando per S. Miniato.Laltra strada che collegava Pisa con Lucca eraquella che attraversava la Val di Serchio, costeg-giando il pedemonte. su questo tracciato che iDa Ripafratta costruiscono prima un castello e poifondano un monastero6 per rafforzare anche ilcontrollo sulla viabilit della valle.Le vie minori tra i due terminali tracciavano per-corsi direttamente attraverso il Monte Pisano7:ad esempio dalla Val Graziosa, attraverso Calci,passando per Castelmaggiore, dove viene fonda-

    to un castello dalla famiglia pisana dei Visconti,oppure il percorso che attraversava Asciano, doveanche in questo caso viene fondato un castellonegli anni 60 del XII secolo.

    2. I CENTRI INCASTELLATI NELLAREA DELMONTEPISANO

    Il processo di incastellamento nellarea del Mon-te Pisano si sviluppa tra XI e XII secolo, comealtrove in Toscana, attraverso la promozione difamiglie laiche del territorio, del vescovo, di fun-

    zionari regi e in alcuni casi di un monastero.In questo contesto la vicinanza di due citt im-portanti come Pisa e Lucca ha posto dei vincoliallo sviluppo di un insediamento accentrato e al-laffermazione del potere signorile nel contado8.La forte politica di controllo territoriale delle duecitt ebbe infatti come risultato pi evidente la

    scarsit del numero e la breve vita dei castelli fon-dati in questo arco di secoli9.I castelli documentati nella fascia meridionale allependici del Monte Pisano sono almeno sette. Tresarebbero attestati nella sola area di Calci: il ca-stello del Vescovo, attestato per la prima volta nel1059, era con molta probabilit la semplice di-mora fortificata del vescovo di Pisa; un castellode Ripabranuli attestato in loco et finibusCalcinel 1046 senza maggiori specificazioni, mentre ilcastello dei Visconti ricordato nel 1147 e ubicabi-le nellattuale localit di Castelmaggiore, allim-bocco della Val Graziosa, potrebbe corrisponderead un castello calcesano gi ricordato nel 108510.Un altro castello era nelle mani dei Visconti: sitratta di Agnano ricordato nella seconda met delXII secolo. Sia il castellum de Vicecomes, sia quel-lo di Agnano si posizionavano in luoghi strategiciper il controllo della viabilit interna al Monte

    Pisano e di collegamento tra i comitati di Pisa eLucca; la documentazione piuttosto tarda dei duecentri fortificati potrebbe fotografare una situa-zione di fatto creatasi gi nel secolo precedente eche si legherebbe ad una tradizionale funzionepubblica, con specifiche prerogative militari, eser-citata dal casato dei Visconti11. Anche in questocaso la funzione strategica del castello, come an-che di quello di Asciano, documentato per la pri-ma volta negli stessi anni, interess ben presto ilcomune pisano che gi nel 1165 ne impose il con-trollo.Alla confluenza del fiume Zambra con lAr-no, sorgeva il castello di Caprona, attestato per la

    5. MORELLI1998, pp. 67-68.6. CECCARELLILEMUT1994, p. 237.7. GARZEL LA1994, p. 249.8. Per larea lucchese possediamo una documentazione espli-cita riguardante la politica cittadina e i rapporti col territoriocircostante: nel 1081 un privilegio di Enrico IV ai Lucchesistabiliva uno spazio libero da fondazioni castrensi per un rag-

    gio di almeno sei miglia intorno alla citt. Tale privilegio ven-ne poi riconfermato in un diploma di Enrico VI con il quale,nel 1186, si stabiliva con esattezza lo spazio controllato diret-tamente dal governo cittadino; viene di fatto sancito il falli-mento di una politica signorile nei dintorni di Lucca, che po-tesse competere con legemonia della citt nel controllo poli-tico, economico e sociale del comitato. WICKHAM1995, pp.26-27. Per Pisa non esiste una documentazione cos esplicita,ma lassenza di castelli nellimmediato territorio circostante ela breve vita delle strutture castrensi, nate lungo la valle del-lArno e alle pendici del Monte Pisano, sono comunque unatestimonianza esauriente per interpretare il peso della politi-ca pisana sul contado della stessa citt.

    9. Per un quadro del fenomeno dellincastellamento intornoa Pisa si veda: CECCARELLI LEMUT1994; CECCARELLI LEMUT1998; GARZELLA1994; CORTESE2000. Nella porzione nord-ovest del territorio pisano, larea cio posizionata allimboccodella valle del Serchio, attraverso la quale si sviluppava lapi importante viabilit verso Lucca ma anche verso il nordItalia, furono fondati in quei secoli i castelli di Avane (1026),Pappiana (1103), Vecchiano (1120) e Rosaiolo (1175). Nelcaso di Avane, Pappiana e Vecchiano si trattava della fortifi-cazione di preesistenti centri curtensi. Per Avane e Pappia-na, antiche curtisregie e poi marchionali, si trattava di fon-dazioni promosse dai titolari della Marca di Tuscia, nel casodi Rosaiolo di fondazione vescovile a controllo del pontesul Serchio, mentre Vecchiano era stato fondato probabil-mente entro la fine dellXI secolo da un consorzio di fami-glie pisane: le famiglie dei Gualandi, da Caprona, Orlandi,Matti, da S. Casciano, Verchionesi e Visconti. Nel Valdarnola prima attestazione del castello di S. Casciano del 17settembre 1061, quando una vendita tra privati fu rogata

    loco et finibus S. Cassiano prope ipso castello. Un castelloin localit Settimo poi documentato nel 1098 in riferimentoa rappresentanti della famiglia Della Gherardesca, mentregi nel 1178 Settimo indicato nei documenti come villae non pi come castello. Un castello quod dicitur de la Ple-be ricordato in un documento del 4 ottobre 1071 in locoCascina. Si trattava di un castello di fondazione vescovile,ubicato nei pressi della pieve, anchesso con la principalefunzione di dimora del proprietario e del suo amministrato-re. Lultima attestazione del castello del 1085.10. GARZEL LA1994, p. 242.11. EADEM, pp. 242-243.

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    prima volta nel 1051 e appartenente alla famigliadei Da Caprona; forse solo residenza fortificatadella famiglia aristocratica, allinterno della qualevivevano i rappresentanti della casata e dove documentata una chiesa dedicata a S. Biagio12.Sul versante lucchese la maggiore attestazione dicastelli si registra tra la met dellXI e la met delXII secolo. Nella fascia settentrionale del MontePisano, intorno al 1040 viene fondato il castellodi Vaccoli dai cosiddetti longobardi di Vaccoli13.Il castello, oggi scomparso ma con probabilit ubi-cabile sul monte Cotrozzi, dominava la valle delGuappero e la viabilit di fondo valle che collega-va, e collega ancora, Lucca con Pisa. Nel 1085 lafamiglia dei Da Ripafratta fonda, in un area diconfine tra i contadi delle due principali citt, ilcastello omonimo14, anchesso in posizione sopra-elevata a difesa e controllo di una strettoia dellabassa Val di Serchio. Nella prima met del XII se-

    colo i Leone sono i detentori del castello diVorno15, caposaldo del controllo territoriale dellafamiglia aristocratica in una delle pi importantivallate interne del Monte Pisano.Pochi altri furono i castelli nati intorno a Lucca16e nessuno sul versante del Monte Pisano svolse unruolo demografico significativo come probabil-mente fu invece per Vorno e Ripafratta.

    3. IL RUOLO DEL MONASTERO DIS. SALVATORE DISESTO

    Il monastero di S. Salvatore di Sesto fu lente mona-stico pi importante del nostro territorio ed almenofino alla fine dellXI secolo condizion lassetto in-sediativo della fascia orientale del Monte Pisano.Sesto acquisisce lostatusdi monastero imperiale apartire dalla fine del X secolo. In questa fase lesorti di Sesto si legano alla politica del marcheseUgo di Toscana che in quegli stessi anni fu promo-tore della fondazione di altre importanti abbazie,funzionanti anche come organi amministrativi e dicontrollo dei beni fiscali che rientravano nellam-ministrazione del marchese17. grazie a Ugo che il

    cenobio riceve nel 99618 il diploma imperiale diOttone III attraverso il quale possibile delineareil quadro degli ampi possessi dellabbazia che di-vennero la principale base politica ed economicadello sviluppo della signoria territoriale. La prote-zione imperiale port in seguito alla concessionedi altri tre diplomi di conferma e di privilegio daparte di Enrico II (25 aprile 1020) 19, Corrado II (6aprile 1027)20, Enrico III (4 luglio 1053)21.Lacquisita autonomia e lindipendenza dalla gerar-chia locale fecero di Sesto lunico monastero nel-larea del Monte Pisano protagonista diretto nellafondazione di alcuni castelli della zona: dei settecastelli documentati nella fascia orientale pedemon-tana del Monte Pisano ben cinque sono documen-tati per la prima volta in diplomi imperiali che nespecificano lappartenenza al monastero di Sesto.La rocca della Verruca attestata per la prima voltanel diploma di Ottone III del 996 nel quale si speci-

    fica che il marchese Ugo dona il castello al monaste-ro pro rimedio anime sue; la detenzione della roc-ca confermata nel successivo diploma imperialefirmato da Enrico II nel 1020. Nei successivi diplo-mi la propriet della Verruca non confermata.Se per la Verruca si tratta di una donazione espli-cita di un fortilizio strategicamente posizionato,per i successivi centri fortificati ancora attestatiattraverso i diplomi imperiali, potrebbe trattarsidella conferma di diritti acquisiti sul territorio at-traverso la fondazione diretta dei castelli da partedel monastero.Compito attestato per la prima volta nel diplomaimperiale di Enrico II del 1020, in cui si specifica

    che il monastero detiene partem unam in ipso ca-stro quod est Competum, oltre alle chiese di S.Colombano, S. Pietro e S. Andrea in loco Compe-to. Il castello oggi scomparso sarebbe situato nel-larea dellattuale Pieve di Compito, dove il topo-nimo Castellaccio, sulla collina sovrastante il cen-tro abitato, corrisponderebbe al sito del castello.Nel diploma di Corrado II del 1027 si documen-tano altri tre castelli dellarea legati al cenobio(Castrovetero, Castello novo in loco Sexto, castel-lo in loco Insula) e si conferma il legame di dipen-denza del castello di Compito.Castelvecchio, attuale piccolo centro abitato che ri-calca la planimetria dellantico castello, gi ricor-dato tra le dipendenze di Sesto nella Bolla di Adria-no II dell86922. Di Castelnuovo rimane il borgo diColle di Compito, verosimilmente sviluppatosi in-torno al castello ormai scomparso e localizzabile sulle

    12. GARZELL A1994, p. 243.13. CORTESE1990, p. 209.

    14. REDI1990a, pp. 260-263; REDI1990b, pp. 9-24; CEC-CARELLI1994, p. 231.15. CORTESE2000, pp. 210, 213.16. Oltre ai castelli nella fascia pedemontana del MontePisano, gi ricordati nel testo, tra il X e il XII secolo sonoattestati i seguenti castelli: Moriano, fondato dal vescovo(915), Segromigno (988), Marlia fondato dagli Aldobran-deschi nel 996, Moriano novo (1014), Porcari (1039), Mam-moli (1072), Montuolo (1080), Montecatino (1080), Ca-stagnori (1081), Aquileia (1118), Casteldurante (1188),Maggiano (1189): CORTESE2000, pp. 209-210.17. KURZE1989, p. 308.

    18. Ottonis III, MGH, II, 219.19. Heinr ici II, MGH, III, 425.20. Conradi II, MGH, IV, 80.21. Heinrici III ,MGH, V, 307.22. KEHR, III, p. 459.

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    alture di Monte Castello. Il castello di Isola, con lachiesa di S. Benedetto, era stato fondato su un iso-lotto al centro del lago di Sesto. Molto probabil-mente pi che di un vero e proprio castello dovevatrattarsi di una fortificazione a controllo dei trafficivia lago, anchessi gestiti dal monastero. Attualmen-te il toponimo isola indica un palazzotto al centrodel padule bonificato di Bientina.I castelli di Sesto si trovavano allinterno delle cosid-dette sei miglia lucchesi, anche se in posizione piut-tosto periferica, nellestrema porzione sud-orienta-le. certo comunque che lo sviluppo del controllopolitico di Lucca sul territorio, sempre pi serratoalmeno dallinizio del XII secolo, abbia causato unallentamento da parte dellabbazia del controllo delterritorio. I centri fortificati decadono piuttosto pre-cocemente; Compito ad esempio documentatocome castrumper lultima volta nel 108023.

    4. I MONASTERI DELMONTEPISANO

    I monasteri benedettini sorti sul Monte Pisano trail X e il XII secolo rientrano nel quadro della gran-de fioritura di fondazioni monastiche avvenuta inquei secoli, durante la quale si registrano in To-scana circa 170 fondazioni di cenobi ispirati allaregola benedettina24.Limpulso a questa enorme rinascita di monasterifu senzaltro dato dalla politica del marchese Ugodi Toscana e da sua madre Willa, i quali, tra glialtri, fondarono la Badia Fiorentina, ricostruiro-no S. Ponziano a Lucca e rifondarono S. Salvatoredi Sesto25.Nella promozione di queste fondazioni furono pre-senti reali e forti motivazioni di carattere religioso.

    Ai monasteri era per anche affidato il compito dipromuovere laffermazione sociale e politica dellacasata fondatrice. Per Ugo i cenobi assumevano lafunzione di centri organizzativi dei beni fiscali, e larifondazione di Sesto va inquadrata in questa ottica;per le altre casate laiche si trattava di monasteri pri-vati, nucleo di coordinazione di un ambito territo-riale, in grado di favorire il radicamento signoriledei fondatori, soprattutto per coloro che tendeva-no a rendere dinastici i loro poteri di origine pub-blica, come ad esempio i casati comitali. Nel nostro

    campione esplicativo il caso della fondazione di S.Paolo di Pugnano ad opera dei Da Ripafratta, cheattraverso il cenobio femminile di cui controllanolelezione della badessa, tentano di rafforzare quelcontrollo sul territorio che gi avevano imposto con

    la costruzione del loro castello solo qualche annoprima. Un altro esempio relativo alla fondazionedel monastero di S. Stefano di Cintoia. Anchessoprobabilmente fondato da una famiglia aristocrati-ca locale, gli Upezzinghi, con forti interessi anchenel vicino castello di Buti. Sotto questo aspetto lafondazione di monasteri pu essere intesa come fe-nomeno parallelo allincastellamento.Le fonti scritte disponibili, almeno quelle edite, nonpermettono ancora di delineare un convincentequadro storico relativo alla nascita e ai rapporti po-litici, sociali ed economici di molti dei monasterifondati in quei secoli nella nostra zona. Spesso sitratta di notizie sparse relative ad acquisizione didiritti su beni di varia natura, pi di frequente disemplici accenni alla propriet dellente attraversoconfinazioni con propriet di altri soggetti. Quasiper tutti abbiamo a disposizione le bolle papali oalcuni diplomi imperiali che fotografano per di

    fatto una situazione gi determinata. Proprio per imonasteri pi importanti come Sesto, S. Michele,S. Stefano di Cintoia e Cantignano, manca una det-tagliata ricerca che copra i secoli centrali del me-dioevo, quelli in cui i cenobi, come organismi nonsolo religiosi, ma di controllo e di organizzazionedelle risorse del territorio a loro sottoposto, diven-gono complementari alle deboli signorie locali cheavevano nel castello il loro simbolo pi evidente.Le fonti archeologiche sono anchesse di non facileleggibilit. A parte lesperienza pluriennale di S.Michele alla Verruca, pochi altri siti di interesse sto-rico sul Monte Pisano sono stati oggetto di indaginearcheologica estensiva26. Tra questi nessuno ha ri-guardato un monastero o un qualsiasi altro edificioreligioso; solo S. Salvatore di Cantignano statooggetto negli anni Sessanta di interventi di emer-genza che hanno documentato fasi di frequentazio-ne compresi tra il tardoantico e il medioevo27.In questa sede si voluto determinare un sinteticoquadro dei dati a disposizione, integrando con i pre-liminari risultati di un lungo lavoro di documenta-zione delle strutture superstiti, in modo da eviden-ziare le principali linee di ricerca perseguibili.Di seguito sono presentate brevi schede con lenotizie essenziali riguardanti i monasteri medie-vali del Monte Pisano che ci interessano ai finidella ricerca (Fig. 1):

    Nome: S. Salvatore di Sesto (1)Localit: Villa Ravano, La Badia-Colle di Compito-Porcari (LU)

    23. CORTESE2000, p. 214.24. CECCARELLILEMUTc.s.25. KURZE1989.

    26. Gli unici scavi di cui possibile reperire qualche noti-zia edita sono quelli di Ripafratta (REDI1990b) e della lo-calit Spuntone di Calci (TADDEI 1997, pp. 87-98), mentresaggi esplorativi sono stati condotti nella primavera 2002dalla Soprintendenza Archeologica in localit Serre di Sot-to nel comune di Buti, seguiti sul campo da chi scrive.27. CIAMPOLTRINI1995, pp. 557-568.

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    Diocesi antica/attuale: Lucca/LuccaPrima attestazione o data di fondazione: 796Ente o famiglia fondatrice: Rifondazione da parte delmarchese Ugo di Toscana nel 996

    Documenti principali: Il pi antico documento che ricor-da labbazia di Sesto data al 796: in quellanno Amico,prete, concede ad un certo Domenico una casa e un ulive-to appartenenti allabbazia di Sesto; nel 937 Sesto fu con-cesso dal re Ugo ad Adelaide, sposa del figlio Lotario,insieme ai monasteri di S. Antimo e S. Salvatore al Mon-te Amiata; alla fine del X secolo ad opera del marchese

    Ugo labbazia ricevette notevoli beni e privilegi (diplo-ma di Ottone III del 21 luglio 996); altri diplomi impe-riali di conferma e di concessione di ulteriori privilegi:Enrico II, 25 aprile 1020; Corrado II, 6 aprile 1027; En-rico III, 4 luglio 1053. Il cenobio passa ai Camaldolesi nel1120 e in seguito ai Polironiani di S. Benedetto Po (1134)Visibilit: Delle strutture medievali inglobate nella vil-la sono visibili i prospetti nord della torre campanariae della sagrestia

    Bibliografia: ONORI1984

    Nome: San Michele alla Verruca (2)Localit: Badia di S. Michele-Vicopisano (PI)Diocesi antica/attuale: Lucca/PisaPrima attestazione o data di fondazione: 4 maggio 996Ente o famiglia fondatrice: Cappella privata attestatanell861 probabilmente legata alla famiglia Aldobrande-schi

    Documenti principali: Il primo documento che riguardaSan Michele risale all861 e si riferisce ad una cappellaoggetto di un negozio giuridico tra due membri appar-tenenti alla famiglia Aldobrandeschi; ancora nel 913 si

    attesta la sola cappella mentre la prima attestazione delmonastero risale al 996, anno in cui S. Michele con-cesso dal vescovo di Lucca al monastero di Sesto; la di-pendenza da Sesto continuer almeno fino al 1097, annoin cui documentato per la prima volta un abate di S.Michele. Il passaggio del monastero dai Benedettini aiCistercensi avviene intorno al 1260Visibilit: Campagna di scavo archeologico in corso dal1996 che ha riportato in luce lintero sito occupatodallabbazia e dal monastero

    Fig. 1 Carta del Monte Pisano con la localizzazione dei monasteri ricordati nel testo (il numero corrispondealla scheda relativa).

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    Bibliografia: NOFERINI 1995; ALBERTI, GELICHI 1998,pp. 117-126; GELICHI2000, pp. 336-356

    Nome: S. Salvatore di Cantignano (3)Localit: Badia di Cantignano-Guamo-Capannori (LU)Diocesi antica/attuale: Lucca/LuccaPrima attestazione o data di fondazione: 1064Ente o famiglia fondatrice: Rifondazione da parte dialcuni Longobardi di Vaccoli

    Documenti principali: Nel 1064 con pi atti rogati tuttiin tre giorni tra il 28 e il 30 marzo, Ubaldo del fuSigifredo, Uguccione e Roberto fratelli e figli della fuWilla e i fratelli Eldebrando, Enrico e Sigifredo, figli delfu Lamberto, tutti dei Longobardi di Vaccoli, accentra-rono nelle loro mani, acquistandolo anche dai consorti,il possesso di varie terre e della chiesa e monastero, chesembra per abbandonato, di S. Salvatore del luogo Can-tignano, decidendo di andarvi a vivere secondo i precet-ti della Chiesa. Questa congrega si avvier ben presto aforme pi propriamente monastiche; dovrebbe passare

    ai Camaldolesi dal 1121. Nel 1440 la badia di Cantigna-no veniva soppressa e il patrimonio unito, insieme aquello di S. Pantaleone, ai benefiziati della cattedrale.Visibilit: Chiesa abbaziale modificata in facciata maancora nella facies romanica nellabside e nel perime-trale nord, compreso il transetto. Tre bacini ceramicisono ancora presenti nei prospetti nord e ovest del tran-setto settentrionale.

    Bibliografia: COTURRI1989, pp. 169-170; CIAMPOLTRI-NI1995, pp. 557-568; QUIRSCASTILLO2002, pp. 64-69.

    Nome: S. Paolo di Pugnano (4)Localit: Pugnano-S. Giuliano Terme (PI)Diocesi antica/attuale: Lucca/Pisa

    Prima attestazione o data di fondazione: 1086Ente o famiglia fondatrice: Da RipafrattaDocumenti principali: Nel 1086 la famiglia dei Da Ri-pafratta dona alla chiesa di S. Paolo e S. Stefano terre emulino perch fosse istituito un monastero. Il mona-stero femminile oggetto di alcune bolle papali in cuisi confermano diritti acquisiti: 21 maggio 1141 privi-legio di Innocenzo II (diritto di sepoltura dei nobili diRipafratta nel monastero); 12 febbraio 1157 bolla di

    Adriano IV; 5 aprile 1188 bolla di Clemente IIIVisibilit: Del monastero rimane la chiesa a navata uni-ca in cui si documenta un intervento di ricostruzione infacciata databile entro il XII secolo e la ridefinizione diaperture sul prospetto sud. Labside stata distrutta elarco interno tamponato.

    Bibliografia: REDI1990a, p. 221; CRISTIANITESTI1990,pp. 558-560; CECCARELLILEMUT 1994, p. 239; FRIZ-ZI1992-1993

    Nome: S. Stefano di Cintoia (5)Localit: La Badia-Buti (PI)Diocesi antica/attuale: Pisa/PisaPrima attestazione o data di fondazione: 1099Ente o famiglia fondatrice: Upezzinghi

    Documenti principali: Lanno 1099 Bernardo del fuGherardo da Travalda, un esponente della famigliaUpezzinghi, lasci per testamento al cenobio di S. Ste-fano di Cintoia tutto quello che possedeva a Calcinaia,Bientina e infra curia Buiti, tam intus castro quam et

    foris, et similiter Cintoria; nel corso del XII secolo ilmonastero passa ai Camaldolesi ed abbandonato nelXVI secoloVisibilit: Nessuna traccia della fabbrica medievale

    Bibliografia: CARRATORISCOLARO1994, pp. 266-267

    Nome: S. Cerbone (6)Localit: S. Cerbone-S. Maria del Giudice (LU)Diocesi antica/attuale: Lucca/LuccaPrima attestazione o data di fondazione: 1140Ente o famiglia fondatrice:Documenti principali: Il monastero femminile ricor-dato per la prima volta nel 1140 mentre la sola chiesa documentata a partire dal 1059; con bolla di Gregorio

    IX del 3 gennaio 1232, il monastero viene aggregato,insieme a quello di S. Pantaleone, al monastero di CiteauxVisibilit: Monastero ancora esistente anche se restaurato

    Bibliografia: COTURRI1998, pp. 173-174.

    Nome: S. Mamiliano (7)Localit: S. Iacopo in Lupeta-Vicopisano (PI)Diocesi antica/attuale: Pisa/PisaPrima attestazione o data di fondazione: Una chiesa diS. Mamiliano con annesso monastero forse menzio-nata in una carta del 757

    Ente o famiglia fondatrice:Documenti principali: La prima notizia riguardante laprioria di S. Mamiliano risale alla prima met del XIIsecolo

    Visibilit: Chiesa conservata con pianta a forma di tau,in parte restaurata nel 1971; i ruderi delladiacentemonastero delimitano il giardino della villa padronale.

    Bibliografia: CRISTIANITESTI1982, pp. 363-368; CAR-RATORI 1994, p. 259; DEL CHIARO, RENZONI, TROMBI2000, pp. 107-113; FANUCCILOVICH2000, pp. 155-179

    Nome: S. Andrea in Silva (8)Localit: S. Andrea in Lupeta-Vicopisano (PI)Diocesi antica/attuale: Lucca (?)/PisaPrima attestazione o data di fondazione: 16 marzo 1194Ente o famiglia fondatrice:Documenti principali: La prima attestazione della chiesarisale al 1147; il monastero nominato per la prima

    volta nel 1194, anno nel quale viene redatto un atto divendita nel chiostro del monastero; a quellepoca neera badessa Donna Eufrasia e con lei vivevano diecimonacheVisibilit: conservata la chiesa croce e una porzionedel monastero, appoggiata allabside, attualmente usa-ta come abitazione privata

    Bibliografia: CRISTIANITESTI 1990, p. 546; CARRATORISCOLARO1994, p. 264; DELCHIARO, RENZONI, TROMBI2000, pp. 115-117

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    Nome: S. Maria di Mirteto (9)Localit: Mirteto-Asciano-S. Giuliano Terme (PI)Diocesi antica/attuale: Pisa/PisaPrima attestazione o data di fondazione: 1227

    Ente o famiglia fondatrice:Documenti principali: La prima menzione del mona-stero si trova in una bolla di Gregorio IX del maggio1227, in cui si conferma lavvenuto passaggio del com-plesso allordine cistercense che vi rimase fino allab-bandono avvenuto entro il XV secolo. In queste ultimefasi il monastero dovrebbe essere diventato una dipen-denza di S. Michele alla Verruca.Visibilit: Sito abbandonato dove sono ancora docu-mentabili la chiesa a navata unica e parte delle struttu-re del monastero medievale. Le tecniche murarie docu-mentabili fanno risalire ledificio ecclesiastico indicati-vamente al XII secolo.

    Bibliografia: REDI1990a, pp. 234-236; CRISTIANITESTI1990, pp. 251-272; FASCETTI1997, p. 55

    5. LA RICERCA ARCHEOLOGICA

    Lindagine archeologica nel sito del monastero diS. Michele ha permesso di determinare una sequen-za stratigrafica valida, non solo per i depositi se-polti ma anche per le evidenze architettoniche su-perstiti, che stata la base di partenza per una ri-cerca pi approfondita riguardante i numerosi cen-tri monastici medievali presenti sul Monte Pisano,anche se spesso trasformati da interventi sussegui-tesi nei secoli oppure ridotti a rudere perch ab-

    bandonati

    28

    . Tutti questi siti sono stati oggetto diuna ricognizione archeologica di superficie esten-siva e/o ristretta ai dintorni del monumento, oltreche ad una analisi e campionatura delle muraturemedievali ancora esistenti e visibili.Linterpretazione sintetica del fenomeno partedalla constatazione di una effettiva fase di fervorecostruttivo collocabile grosso modo tra la finedellXI secolo e la prima met del XII. In questoperiodo buona parte dei centri monastici, ma an-che delle pievi del territorio, sono costruiti o su-biscono ampie ristrutturazioni se non ricostruzio-ni complete.In questo quadro sembrerebbe piuttosto precoceil cantiere di S. Salvatore di Cantignano, monaste-

    ro fondato nel 1064 sul luogo di un cenobio pi

    antico, a quella data abbandonato, che sembrereb-be testimoniato in un documento del 91429. Delcomplesso abbaziale attestato dalla seconda metdellXI secolo rimane solo la chiesa, pur con pe-santi interventi in facciata.Ledificio ha una pianta a croce latina, con absidesemicircolare. La facciata originale fu demolita nel700, causando laccorciamento della navata di cir-ca 7 m, e in seguito ricostruita in muratura mistaanche con materiale di reimpiego, alla quale oggi addossato un portico. Il lato nord della chiesa lunico almeno parzialmente leggibile, in quantosul perimetrale sud si appoggiata in tempi recentila canonica, oggi in uso come abitazione privata.La muratura esterna della navata ampiamente ri-maneggiata nella porzione superiore, dove sonostate ricavate due ampie finestre strombate, a sestoribassato, collegabili con gli interventi settecente-schi gi accennati per la ricostruzione della faccia-

    ta. Nel transetto nord si apre una porta sul latooccidentale, caratterizzata da una archeggiatura atutto sesto costruita con regolari cunei in pietra. Aldi sopra di essa una grande finestra rettangolare,strombata, ancora relativa agli interventi settecen-teschi se non addirittura posteriori. Il prospettoabsidale, al quale si appoggia una porzione dellavilla padronale settecentesca edificata sul retro del-labbazia, quello meglio conservato nella suafa-ciesmedievale. Labside semicircolare presentaampie archeggiature cieche impostate su lesenepensili con basi a mensole modanate (Fig. 2).Dalla fabbrica possibile determinare almeno dueprincipali fasi di intervento, correlabili con le pur

    esigue informazioni derivanti dalla fonte scritta.La presenza residua di un edificio pi antico dellachiesa come la vediamo oggi nel suo complesso testimoniato dalla porzione di muratura ancora pre-sente nella parte inferiore del prospetto absidale,costituita da piccole bozzette irregolari e ciottoli difiume, poste in opera a filari orizzontali, con abbon-danza di malta; in alcuni tratti lapparecchiatura aspina pesce. Questa tecnica muraria da mettere inrelazione con la documentata presenza di un edifi-cio religioso dedicato al Salvatore attestato nel Xsecolo, ma forse costruito in epoca precedente30.Murature simili anche nel resto della Toscana si tro-vano associate in edifici ecclesiastici con fasi eviden-ti di fondazione di IX-X secolo31, mentre sul MontePisano il confronto possibile con le murature di S.Michele riconducibili alla fase precedente alla rico-

    28. Il progetto di ricerca nellambito del XVI Ciclo di Dot-torato in Archeologia Medievale dellUniversit di Siena inquesti anni ha portato a termine lanalisi stratigrafica ditutte le emergenze murarie leggibili relative ai monasteri,alle pievi e alle chiese medievali del Monte Pisano, nonchdi un campione ristretto di castelli, per la creazione di unatipologia delle murature databile in base alle notizie docu-mentarie, alle relazioni stratigrafiche e ai confronti conedifici simili del territorio pisano.

    29. FILIERI1993, p. 46.30. Per confronti con ledilizia altomedievale della pianalucchese si veda da ultimo QUIRSCASTIL LO2002.31. Per una interpretazione simile di questa prima fase dicostruzione di Cantignano si veda anche FILIERI 1993, p.45; per confronti con edifici con simile muratura nel restodella Toscana cfr. GABBRIE LLI1990, pp. 44-47.

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    struzione della prima met del XII secolo, anche inquesto caso con apparecchiatura muraria a spina pe-sce e luso di bozzette non regolari, spaccate e spia-nate occasionalmente (Fig. 3). Un ulteriore dato di

    confronto ci viene dalla Rocca della Verruca; il pro-spetto occidentale interno, leggibile, della fortifica-zione presenta due distinte murature: la porzioneinferiore costituita da pietre e bozzette non regolari,probabilmente di raccolta dalla numerose sassaie deidintorni, apparecchiate in modo irregolare ma conla tendenza alla orizzontalit dei filari, con malta abase terrosa, abbondante allinterno dei giunti; laporzione superiore che fa ricorso a pietre non lavo-rate, di dimensioni diverse, a filari non regolari concontinue zeppature di lastre di ardesia e numerosilaterizi, spesso spezzati, che creano parti degli ango-lari dei merli e delle zeppe della muratura (Fig. 4).Potrebbe trattarsi delle due fasi di intervento costrut-tivo della fortificazione: la porzione inferiore, resi-duo della muratura di X secolo, come documentatodalle fonti; la porzione superiore ricostruita nel bas-so medioevo per la rifortificazione della Rocca32.

    In appoggio alla muratura pi antica sopra descrit-ta, labside di Cantignano presenta una prospettoa filari regolari e paralleli di conci di medie e pic-cole dimensioni, squadrati e lisciati in superficie;

    su di essa vi una decorazione ad ampie archeg-giature doppie costituite da conci accostati, tagliatia spigoli vivi, impostate su lesene pensili con basee mensole modanate. Le mensole delle lesene sem-brano appoggiarsi direttamente sulla linea di ra-satura della porzione di muratura pi antica. Lastessa tecnica muraria, con conci di simili dimen-sioni, si ritrova omogeneamente sul transetto e sullato settentrionale delledificio, a testimonianza diuna fase unitaria di ricostruzione della chiesa ab-baziale avvenuta, in base alla documentazione scrit-ta, posteriormente al 106433.

    Alla seconda met dellXI secolo rimanda anchela cronologia dei bacini ceramici inseriti nei pro-

    32. Ringrazio Giovanna Bianchi e Fabio Gabbrielli per la con-ferma della datazione indicativa, sulla base delle foto e deirilievi da me sottoposti. Per confronto si veda il campione dimuratura Tipo 1 di S. Silvestro, datato tra X e fine XI secolo:BIANCHI1995, fig. 2, p. 368.

    Fig. 2 Prospetto absidale della chiesa abbaziale di S. Salvatore di Cantignano.

    33. A questo proposito la Filieri propone una datazionealla prima met dellXI secolo sulla base del confronto del-larcheggiatura dellabside di Cantignano con esempi simi-li in ambito pisano, come S. Pietro in Vincoli, databili aquellepoca. Stranamente invece non prende in considera-zione i documenti di fondazione del monastero avvenutanel 1064. I fondatori, in base allinterpretazione degli sto-rici, acquisiscono una chiesa e un monastero preesistentima in stato di abbandono e quindi non mi pare proponibi-le una riedificazione generale delledificio 30 o 40 anniprima della sua rifondazione. Cfr. FILIERI1993, pp. 45-46.

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    Fig. 3 S. Michele alla Verruca. Prospetto nord del muro di divisione degli ambienti 1 e 4 di area 2000. Si notinole due fasi di costruzione: la porzione inferiore caratterizzata da una apparecchiatura a spina pesce relativa allafase precedente la ricostruzione di XII secolo del monastero; la porzione superiore, con porta tamponata al

    centro, invece in relazione al contesto di prima met XII secolo, con successive modifiche.

    Fig. 4 Porzione del prospetto occidentale interno del castello della Verruca.

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    spetti nord e ovest del transetto settentrionale. Sitratta di due bacini invetriati provenienti dalla Si-cilia orientale e di un lustro metallico, forse diprovenienza egiziana, genericamente databile en-tro lXI secolo34; tre cavit tamponate sono anco-ra visibili al coronamento del tetto del transetto.La presenza, verosimilmente nella seconda metdellXI secolo, di una muratura con tali caratteri-stiche di posa in opera e di finitura del materialerisulta piuttosto precoce in area lucchese ma nonin quella di ambito pisano. Il confronto con il grup-po di edifici religiosi pisani databili sulla base del-le fonti scritte ad una fase precedente alla costru-zione della cattedrale buschettiana determinan-te. In S. Piero in Vincoli e in S. Michele in borgo,documentate nei primi decenni dellXI secolo, lafase originale di costruzione documenta ladozio-ne di una simile tecnica muraria, che si svilupperin forme pi codificate durante e dopo la costru-

    zione della cattedrale di Buschetto (1064-1118)35.Nelle pievi del territorio intorno al Monte Pisano(S. Maria di Pugnano, S. Pietro di Rigoli) come nellechiese suffraganee (S. Maria di Panicale presso Buti)con persistenze murarie riferibili alla loro fase difondazione, per confronto materiale e/o per datostorico, della met-seconda met dellXI secolo, latecnica muraria sembra essere piuttosto omogenea,del tipo a bozzette sufficientemente regolari, ancheallungate, a filari pseudoorizzontali; la stessa tecni-ca documentata nelle porzioni originali di fine XIsecolo della chiesa abbaziale di S. Paolo di Pugnano(Fig. 5). In queste fabbriche ladozione di una tecni-ca simile a quella di Cantignano documentabile

    sempre negli interventi di XII secolo o nei cantieridi ricostruzione della prima met dello stesso secolocome in S. Michele alla Verruca o in S. Savino, nellapiana pisana36 (Fig. 6). Ladozione a Cantignano, inun orizzonte cronologico coevo, di una tecnica mu-raria pseudoisodoma, simile in quel momento adalcune delle pi importanti chiese pisane, pone ilcantiere di ricostruzione del S. Salvatore a livelli no-

    tevoli dal punto di vista della committenza richie-dente37e delle maestranze esecutrici.Riguardo alle maestranze presenti nello stesso am-bito territoriale stato forse sottovalutato il ruolo

    dellabbazia di Sesto come protagonista e commit-tente privilegiato di questa rinascita. Da questo puntodi vista interessante, anche se solo come ipotesi dilavoro, correlare la ricostruzione di Sesto, dopo ledotazione della fine del X secolo e degli inizi dellXI,con un grande cantiere organizzato entro quello stes-so secolo e che senza dubbio richiam maestranzespecializzate, forse le stesse che in quello stesso pe-riodo lavoravano nei numerosi cantieri pisani. Pur-troppo il grado di leggibilit delle strutture dellan-tico monastero che si affacciava sullomonimo lagosono ridotte al prospetto settentrionale, solo parzia-le, della torre campanaria che ipotesi ricostruttivecollocherebbero sullangolo nord-ovest di facciata

    della chiesa abbaziale38

    . Anche in questo caso il ri-corso ad una tecnica muraria simile a quella gi do-cumentata per Cantignano, con la stessa caratteri-

    34. Cfr. BERTI1990, pp. 99-114.35. Per questo cfr. REDI1991, pp. 348-352.36. S. Savino, nel Valdarno pisano fu fondato il 30 aprile780 dai fratelli Gumperto, Ildeperto, Gumprando figli delfu Auricausi, in una chiesa di loro propriet in loco quivocatur Cerasiolo, territorio pisano, vicino a Visignano. I

    tre personaggi costituirono il primo nucleo della comunitcon Gumperto abate e Ildeperto e Gumprando chierici. Dopola distruzione dellabbazia a causa di una rovinosa piena del-lArno, avvenuta pochi anni dopo il passaggio del cenobio aicamaldolesi, il monastero di S. Savino fu ricostruito in luo-go pi sicuro, non lontano da quel Cerasiolo indicato neldocumento di attestazione, a Montione in unarea rilevata eulteriormente rafforzata artificialmente. La ricostruzione delmonastero, cos come lo percepiamo adesso, pur con le mo-difiche apportate nel sei-settecento, inizi con labate Gui-do (1115-1128) e fin con il successore, Martino, quando lachiesa abbaziale fu consacrata da Innocenzo II il 29 aprile1134 (GARZELLA1986, pp. 99-100).

    Fig. 5 Porzione del prospetto di facciata della chiesaabbaziale di S. Paolo di Pugnano. In esso sono evidentidue fasi costruttive: quella originale di fine XI secolo ela ricostruzione di XII secolo della porzione superiore.

    37. Si tratta dei cosiddetti Longobardi di Vaccoli, i quali po-trebbero appartenere alla stessa consorteria che nello stessoperiodo fonda lEremo di S. Pantaleone, poi monastero ci-stercense dalla met del XIII secolo, pi o meno al centro delrilievo del monte: cfr. per questo COTURRI1998, pp. 167-168.38. CACIAGL I1984.

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    stica presenza di una lesena pensile su mensola mo-danata, ricollocherebbero la fabbrica entro lXI se-colo (Fig. 7). Forse fu proprio il cantiere di Sesto

    che influenz le scelte dei committenti della vicinaS. Salvatore di Cantignano, prendendo a modello larealizzazione del monastero pi importante di tuttoil territorio.La documentazione scritta non chiaramenteesplicita sulle motivazione di questa indubbia fasedi rinascita legata sicuramente ad una favorevolecongiuntura economica le cui cause sono solo ipo-tizzabili. comunque importante sottolineare lin-teresse nello sfruttamento delle cave di verrucanodocumentato per i tre maggiori monasteri del-larea: S. Michele, Sesto e Cantignano, che pose imonasteri proprietari della materia prima a diret-to contatto con le maestranze itineranti nel terri-torio pisano e lucchese.Lattestazione della propriet di cave di pietra per S.Michele alla Verruca desumibile da una serie ditestimonianze prodotte in seguito ad una controver-sia avvenuta tra larcivescovo di Pisa e labate delmonastero della Verruca, in data non specificata, mache si fa risalire agli anni 50 del XII secolo in baseallabate presente alla stesura dellatto, Ildebrando.La controversia riguarda la gestione di parte del ter-ritorio e delle sue risorse, pi specificatamente del

    mirto, delle felci, del carbone e delle pietre39. Laba-te quindi controllava direttamente lestrazione dellapietra. La cava, nel luogo detto Serra de Plaia, era

    organizzata con magistrosesecantes lapidesche ave-vano a disposizione locali (capanna), con un siste-ma di trasporto (asinarii) che permetteva di traspor-tare le pietre gi lavorate dalla cava fino allArno. Iltoponimo Serra de Plaia, non indicativo di unluogo specifico doveva comunque trovarsi traMontemagno e Calci. probabile che limpulso ad organizzare questanuova attivit sia derivato dalla necessit di impian-tare il nuovo cantiere per la ricostruzione del mo-nastero, ma che in seguito essa sia diventata unadelle risorse economiche maggiori per il cenobio,visto lo sviluppo del costruire in pietra verrucanache si registra in quegli anni a Pisa e nel territoriocircostante. Il riferimento allesistenza di questa ri-sorsa per il monastero dai primi decenni del XIIsecolo si deduce ancora dal documento sopra indi-cato; i testimoni giurano infatti di aver visto fattidescritti gi trenta o quaranta anni prima40.Non solo i monaci di S. Michele possedevano cave

    Fig. 6 Porzione del prospetto meridionale del transetto della chiesa abbaziale di S. Savino (prima met XII secolo).

    39. Reg. Pis, 421, pp. 283-289; lanalisi del documento presentata da Andreazzoli in questo volume.40. IDEM.

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    di pietra. La documentazione bassomedievale ci ri-corda dellesistenza di diritti di propriet su cave diverrucano sul Monte Pisano anche da parte degliabati di Sesto e di Cantignano. del 1256 una no-mina procuratoria con la quale un certo Vincenzo,converso di Altopascio, veniva incaricato di riscuo-

    tere la parte dei proventi dovuti al signore sestesedai cavatori che lavoravano nelle cave dellabbazia.Il luogo di dislocazione delle cave in localit dettaS. Marco de Submonte. In documenti della fine XIII-primi XIV secolo le cave erano tutte situate nellareadi Buti; ciascuna cava era contraddistinta da un to-ponimo: Malagonella, Tedalgari, Bocha Nova, VallePetrosa, Mogognone41. Ancora nel 1284 i lapicidiNicolao fu Ranieri, Giovanni di Bonaventura,Belluccio fu Mercadante, Lucchese, Orlando e

    Brunicardo hanno in concessione la pietraia delleValli di propriet dellabbazia di Cantignano42.Pur nella scarsit di fonti disponibili comunqueindubbio come laccresciuta importanza del mona-stero di S. Michele, almeno dal punto di vista eco-nomico, si manifesti in quegli stessi anni con lau-

    mento delle propriet in Pisa. Sono della secondamet del XII secolo la maggior parte degli atti checi rivelano la propriet del nostro monastero dellachiesa e cenobio di S. Nicola, presso le mura citta-dine, se non di tutta una serie di altri beni, terre estrutture, anche produttive, ancora concentratenella porzione occidentale della citt43.

    ANTONIOALBERTI

    Fig. 7 Porzione residua della torre campanaria di S. Salvatore di Sesto inglobata nel complesso di Villa Ravano-Gabin.

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