miserabile lombrico e le altre filastrocche di viola

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1 La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri si è innamorata ieri ancora non lo sa Stefano Benni, Ballate

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Non è mai troppo tardi per un’infanzia felice… Una collezione di filastrocche su Befane in cerca di marito, Babbi Natali a dieta, Babbi Pasquali e babbi in aeroplano, oranghi spensierati, pavoni impudenti, balene innamorate, vongole taciturne, vipere timide, oche Starnazze, panda depressi, cavernicoli cui manca solo la parola, e naturalmente anche la triste e incredibile storia del miserabile lombrico, sempre solo, mai un amico…Tutte le filastrocche di Viola si trovano anche su www.filastrocchediviola.blospot.com

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La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri si è innamorata ieri ancora non lo sa Stefano Benni, Ballate

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a Lorenzo e Stefania che continuano a sopportare

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Viola e Alberto

IL MISERABILE LOMBRICO E LE ALTRE FILASTROCCHE DI VIOLA

Terza edizione (arricchita di nuovi animali!)

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I. Filastrocche natalizie, befanizie, carnevalizie e pasqualizie Una vita da Befana Certamente è proprio strana una vita da Befana tutto l'anno si riposa, tutt'al più va a far la spesa, stravaccata sul divano col telecomando in mano a guardar film e cartoni colle gambe penzoloni, poi in vacanza ai monti o al mare senza aver nulla da fare, si diverte, va a ballare, torna a casa a malincuore sempre brutta ma abbronzata e comincia un'abbuffata di dolciume e di crostate e banane e cioccolate, però poi siccome è inquieta ecco che si mette a dieta perde chili, si fa bionda si diverte con la fionda a tirar cioccolatini ai bambini dei vicini. Ma poi arriva il nuovo anno e comincia con affanno a raccogliere dolciumi giochi bambole e profumi da portare in una notte

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sorvolando sulle rotte delle stelle tutti i mari ai bambini buoni e cari. Tutto in una notte sola e vedessi come vola! La sua scopa sembra un razzo che si ferma in ogni spiazzo per lasciar a ogni bambino qualche dolce e un pensierino. E' un lavoro delicato, pensa che le è capitato di scambiar per un camino l'apertura di un tombino e così , che gran scalogna, è finita nella fogna. Dunque vola senza sosta da una costa a quella opposta fino a che, ed è già mattino, si risveglia ogni bambino. A quel punto la Befana sulla propria casa plana entra dentro e, prima cosa, va nel letto e si riposa. La Befana finalmente dorme e non pensa a niente e sognando di dormire dorme ancora all'imbrunire, una volta, cosa strana, dormì una settimana. Poi si alza, si stiracchia, piega un poco le ginocchia, va in cucina, quindi pranza, mette un disco e dopo danza è felice mentre pensa: Ricomincia la vacanza!

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La dieta di Babbo Natale Quest’anno Babbo Natale ha una fame micidiale per un anno è stato a dieta pane, acqua e poca bieta ogni tanto un uovo sodo insalata e un po’ di brodo. Ha dovuto dimagrire per ragioni poco chiare. C’è chi dice che il dottore gli ha trovato un soffio al cuore. Per qualcuno invece è in ballo il motivo che è più bello magro come un manichino smilzo come un ballerino ed essendo innamorato vuole esser ricambiato. Ma io so il motivo vero e per essere sincero è davvero imbarazzante. La ragione è un incidente accaduto l’anno scorso quando un cane l’ha morso sulle chiappe e i pantaloni mentre stava penzoloni incastrato in un camino con in mano un accendino per cercare via d’uscita in quell’ardua risalita Colpa fu del troppo grasso che portava tutto addosso sulla pancia, anzi il pancione sulle cosce e sul groppone sulla barba e nei capelli: eran grassi pure quelli!

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Più che gambe due prosciutti con i fianchi larghi e sfatti non più dita ma salsicce e le trippe assai mollicce. Non somiglierò a un maiale! proclamò Babbo Natale: così dopo un anno a dieta è cambiata la sua vita: finalmente adesso è snello e il vestito sta a pennello ora per quanto sia stretto passa da ogni caminetto mentre porta in ogni casa la sorpresa tanto attesa. Ma purtroppo dai camini escono certi odorini… un profumo di biscotto messo in forno col risotto pane caldo, cioccolata pesce fritto e anche frittata un’essenza di crostata un aroma di budino poi lenticchie e cotechino e tartine col caviale… E così Babbo Natale sente crescer l’appetito zitto zitto si è servito con due polli e un panettone cinque stecche di torrone poi trovando buio pesto s’è sbafato un antipasto di cipolle col salmone trangugiate in un boccone. Nella casa successiva una nuova refurtiva: cinque teglie di lasagne

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e una torta di castagne quattro litri di spumante e un arrosto ancor fumante poi si è fatto anche più ingordo con gli stuzzichini al lardo sceso giù dal caminetto si dimostra proprio ghiotto sgombra il forno in ogni casa mangia tutto alla rinfusa certo lascia anche il regalo nella sosta in ogni scalo ma però, ormai è evidente, da mangiar non lascia niente soprattutto lascia vuoto proprio il frigo, come noto. Alla fine, mentre albeggia Babbo Natale viaggia dolcemente nella slitta torna a casa senza fretta un po’ dorme e un po’ borbotta le renne ce la metton tutta però corrono a rilento sollevandosi a stento: lui ha di nuovo un gran pancione soffre un po’ d’indigestione però almeno ora è contento mentre plana controvento pensa poi: Non si ripeta, non farò mai più una dieta! Se non passo dal camino salirà su il bambino e il regalo, sopra il tetto, lascerò dentro il suo letto.

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Un Natale speciale Il povero Babbo Natale quest'anno sta un po' male, ha la tosse, il raffreddore alla schiena un gran dolore. Elfi e renne preoccupati sono tutti indaffarati per cercare di capire come si può farlo guarire, provano con latte e miele che di certo non fa male, le renne lo scaldano col fiato che però con lui è sprecato. Così la notte di Natale quest'anno è un po' speciale: vola in cielo una slitta che si posa senza fretta sopra i tetti, e cosa strana a guidarla è la Befana. La vecchina, che ha gran cuore, sta facendo un bel favore all'amico Babbo Natale che così può riposare. Chissà se per l'Epifania babbo Natale volerà via e sulla scopa dell'amica guidando un po' all'antica poserà il suo gran sedere per renderle il piacere.

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Filastrocca di Babbo Pasquale Nella notte tanto attesa dai bambini in tutto il mondo una luce ancora accesa dice che lui sta arrivando… No, non è Babbo Natale, parlo di Babbo Pasquale che per Pasqua porta doni solo ai bimbi scorreggioni. Pochi sanno che lui esiste e per questo spesso è triste non capisce la ragione può finire in depressione. La sua slitta, no, non vola ma somiglia a una carriola non la portano le renne ma sei polli senza penne. "Oh! Oh! Oh" fa Babbo Natale nel suo volo abituale, invece sai, Babbo Pasquale, lui fa il verso del maiale. Meno noto del cugino lui non scende dal camino se lo scarico non è stretto sale su dal gabinetto. Così sbuca dentro il bagno anche se non ne ha bisogno poi ancora gocciolante si riposa un istante.

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Si asciuga con la manica oppure con la carta igienica quindi lascia un pensierino proprio accanto al comodino. Mai al mondo un bambino ha avvistato da vicino Babbo Pasquale al lavoro mentre spunta da quel foro. Però in tanti hanno avuto la sorpresa per saluto, segno che la strana arietta che hanno fatto era puzzetta. Una volta l’ho incontrato dentro il bagno, accovacciato: lui mi salutò così con un tuffo nel wc poi con voce senza fiato bisbigliò: Sono incastrato. Forse sono un po' ciccione: puoi tirare lo sciacquone? Filastrocca delle mutande di Babbo Natale Le mutande di Babbo Natale pesano il doppio di un quintale più che mutande sembran lenzuola se prendon vento finisce che vola

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anche se non ha ali né penne né lo trasportano le sue renne quando le stende ad asciugare sembrano vele in mezzo al mare ma per lavarle son sacrifici servono quindici lavatrici così le lava assai raramente più o meno quando gli viene in mente cioè due volte in tutto l'anno per ferragosto e a capodanno così son sempre un po' sporchette ma lui le annusa e poi se le mette per questo hanno un odore speciale le mutande di Babbo Natale. Filastrocca di carnevale Carnevale è quella festa che somiglia a una tempesta di coriandoli e di giochi ne fai mille e sembran pochi è una danza scatenata può durare una giornata ed è il solo posto al mondo in cui trovi un bimbo biondo travestito da pirata mentre tende un’imboscata a una damigella armata

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ma si becca una ceffata lì ruggisce un leone però nella confusione sembra un miagolio di gatto ma è un bimbo dopotutto che sotto quella pelliccia con la testa sudaticcia sta inseguendo sette indiane che con frecce e cerbottane l’han colpito sul sedere vuole rendere il piacere tra le bimbe mascherate si è nascosto anche un frate da lontano sembra vero però è alto un metro e zero ha una spada da guerriero tutta quanta di cartone ed in faccia un gran barbone disegnato a pennarello e poi proprio sul più bello una principessa appare non sapendo cosa fare sfida zorro a duello anzi zorro e il suo gemello ma non bastano due zorri con i loro occhi azzurri dietro maschere stupende come stracci lei li stende con tre mosse di karate li sbatte come frittate fino a che uno s’arrende l’altro via a gambe levate. Per fortuna a carnevale mai nessuno si fa male forse l’unica occasione è il rischio d’indigestione

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per i cenci e le frittelle ed i monti di ciambelle tutti mangiano alla fine e si vogliono più bene niente più combattimenti solo buoni sentimenti amicizia e gran risate queste sì che son giornate! Filastrocca della Befana che cerca marito Ogni giorno ha un gran daffare per potere regalare calze colme di dolcetti caramelle e anche confetti e ogni tanto – delusione! – metter dentro anche il carbone, mai un minuto per se stessa con la vita che la stressa è da tanto che lei pensa a una giusta ricompensa per i molti sacrifici di una vita senza amici quando ecco all’improvviso sul suo volto un gran sorriso, la Befana l’ha capito: ha bisogno di un marito! Ecco allora la Befana fa una cosa per lei strana: con vestiti assai eleganti e orecchini di brillanti con collane di corallo neanche stesse andando a un ballo tutta bella lei s’è messa

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con un trucco da duchessa che non pare più la stessa è così quasi-carina che somiglia a sua cugina quella che perse piangendo il concorso di Miss Mondo. E’ bastata un po’ di scena e l’agenda ha sempre piena, sono tanti i pretendenti che chiedono appuntamenti la vorrebbero sposare ma lei non sa più che fare! E’ indecisa, troppi sono e in ognuno c’è del buono : tra loro Babbo Natale che le offre un bilocale per nido matrimoniale molto a nord, più o meno al polo dove si sente un po’ solo e poi c’è Babbo Pasquale il cugino che sa fare bene il verso del maiale e non si veste di rosso però sa sturare il cesso e poi tre dei sette nani ma gli sforzi sono vani, anche un principe ha tentato però è stato rifiutato, no, non era quello azzurro, lui parlava da buzzurro e con il mantello sporco scatarrava come un orco. Per lei insomma c’è la fila sono almeno in diecimila che vorrebbero sposare la Befana, ma l’amore

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quello no, non è venuto, e così ci ha ripensato: meglio per ora aspettare che dovere sopportare uno che, ora ha compreso, per marito non va preso: maschi brutti oppure belli attori o fotomodelli meglio il vento nei capelli mentre vola alta nel cielo una nuvola per velo che sul capo le si posa: la befana non si sposa. La filastrocca di Babbo Natale preoccupato Babbo Natale quest’anno ha paura di un inganno: preparando i suoi regali pare che sian tutti uguali, i bambini in tutto il mondo pare chiedano a comando con lettere un po' noiose sempre le solite cose. Strano, eppure un tempo le leggeva e senza scampo c’era dentro un universo e ogni sogno era diverso. Si chiedeva per favore e si dava in cambio amore: chi una bambola, chi un orso chi un trenino coi binari ma eran tutti singolari, l'orso si chiamava Orazio

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e veniva dallo spazio certo sì, era di pezza ma unico della sua razza era proprio una bellezza, il trenino poi viaggiava su una rotta sempre nuova nell'intreccio degli scambi con percorsi proprio strambi, la bambola, chissà come aveva poi un proprio nome scelto da ogni bambina e non da una vocina che esce dal televisore e ti assale a tutte le ore. Ora invece, che amarezza, più nessun bambino apprezza i regali un po' speciali: hanno sogni tutti uguali! Così Babbo si scervella in intensa riflessione quindi dice: "Questa è bella!" Ha scoperto la ragione! Il motivo, ormai lo sa sta nella pubblicità che per vender porcherie riempie i bimbi di bugie fa sembrare eccezionali giochi che son tutti uguali, e soltanto son piaciuti a tirarli nei rifiuti, roba inutile di plastica neanche il cane se la mastica, nessun bimbo è mai contento ne ha uno, pensa a altri cento. Così Babbo s’è arrabbiato, mai stato tanto infuriato

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dallo scherzo d’elfo Bruno che versò sul suo barbone quattro litri di profumo e per una settimana lo scambiaron per befana. Così pensa e ripensa ormai persa la pazienza contro la televisione ha preso la decisione: “E allora per dispetto io nel sacco non li metto, così più nessuno avrà giochi da pubblicità. I giocattoli che porto non saranno più uno scarto ma sinceri desideri che provengono dai cuori...” La filastrocca di Babbo Natale 2.0 Non c’è notte in tutto l’anno che procuri tanto affanno ad un tipo originale che di nome fa Natale Babbo invece è il suo cognome lui viaggia, non so come, su una slitta portentosa che raggiunge ogni casa più veloce d’un pensiero a cavallo d’un destriero più potente assai di un drago e più magica di un mago, lui fa tutto in una notte e al mattino ha le ossa rotte

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per lo sforzo sovrumano, perché a noi non pare strano ma è difficile davvero ricordarsi ogni pensiero di bambina o di bambino mentre scende dal camino soddisfare i desideri quelli giusti, quelli veri e guidare quelle renne che neanche hanno le penne in un volo a cento all’ora nella notte fredda e scura, qualche volta si son persi scesi giù sono ricorsi ai cartelli autostradali per capir dove svoltare verso terra o per il mare, ma portando quei regali fin nei posti più sperduti fra la tosse e gli starnuti tra una sosta all’autogrill e un sorso di camomilla pensa già Babbo Natale a un progetto originale: un viaggio virtuale in internet, cioè in rete per raggiunger tutte le mete con un click della tastiera connettendosi ogni sera e portare nuovi doni nel computer dei bambini che felici assai saranno di non aspettare un anno prima che Babbo ritorni: lo vedranno tutti i giorni ben pasciuto nel suo letto

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con in testa il suo berretto che saluta: Oh! Oh! Oh! con la webcam sul comò mentre in coro elfi e renne gli canticchian ninne nanne.

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II. Versi bestiali Miserabile lombrico Miserabile lombrico sempre solo, mai un amico, mai uno straccio di compagna e una moglie se la sogna. Sempre nudo come un verme, poiché verme è in effetti, lui molliccio e filiforme e con mille altri difetti passa tutta la giornata d’una vita invertebrata a scavare sottoterra nell’attesa inappagata che qualcuno lo soccorra e gli mostri il cielo, il mare… Non succede, ma se accade lo sta usando un pescatore. Miserabile lombrico spinto da un pudore antico a occultarsi nei recessi della terra e sotto ai sassi, lui alla fine l’ha capito che la vita l’ha tradito sotto il suolo si è sepolto lì si pente e prega molto.

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Pensa che dopo la morte sarà in cielo il suo destino ma se vola, è la sua sorte, l’ha mangiato un uccellino. La balena innamorata La balena ha un cuore tanto grande che quando s’innamora l’emozione la fa immergere in acque più profonde dove celare a tutti la passione. Ma le bolle affioranti dall’abisso dimostrano uno strano paradosso: la balena, animale sì discreto, nasconder può l’amor, ma non il peto. Il silenzio delle vongole L’unica occasione di socializzazione la vongola la trova in casseruola finalmente in compagnia, e non più sola, sebbene in verità, così soffritta, ciascuna pensi a sé, restando zitta. Altrimenti affonda nella sabbia spessa e lì si chiude sempre più in se stessa.

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L’involuzione della specie L'uomo guarda la scimmia salire su un banano e poi riflette: Strano vedere una creatura a un soffio dall'umano. La scimmia guarda l'uomo cascare giù da un pesco e poi pensa: Pazzesco gli manca tanto poco per essere scimmiesco. La mucca e le nuvole La mucca incantata guarda le nuvole che si disfano in cielo e si sogna nuvola anch’essa, inconsapevole opera d’un vento che la disegna. Pensa di tramutarsi in pigro volo in aquilone che è sfuggito al filo o magari in schiuma d’onda marina immobile mentre pare più vicina. Ma se in aria tutto si trasfigura e non v’è tempo o apparenza che dura sulla terra è solo a lei che tocca il destino di perdurare mucca.

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Nerissimo il corvo Nerissimo il corvo appollaiato su un ramo si scruta attorno torvo con aria da menagramo. Tutto il mondo lo schiva per sciocca scaramanzia dovunque lui arriva ci si tocca o si va via. Ma il corvo non si cura dell'infausta apparenza poiché l’anima è pura, limpida la coscienza. Se proprio non resiste lui gracchia a malincuore ma solo quando è triste odiando quel rumore. Essendo innamorato si nutre di poesia, poi pensa alla salute data l’ipocondria. Così sta sempre solo nero come il suo umore se proprio spicca il volo sta andando dal dottore.

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Il bruco e la farfalla Un bruco che aspirava a non farsi farfalla a tutti proclamava che chi non fa non falla. Ma un dì s’è imbozzolito senza rendersi conto e quando fuori è uscito dal dispiacere ha pianto. Essendo ormai farfalla non c’era alcuna cura, sentendosi fasulla pensò: la vita è dura. Ciò ch’è più naturale le parve un oltraggio, dapprima è stata male poi è stata ancora peggio. Ha svolazzato mesta qua e là per ore e ore e infine per protesta è morta dal dolore. Fame da lupi C’era un lupo che era così affamato che quando riecheggiò un ululato in realtà non aveva emesso fiato. Lo stomaco gli aveva brontolato.

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Il linguaggio dei delfini Il delfino è assai più intelligente di quello che tende a pensar la gente, pare infatti che abbia una risposta a ogni seria questione che gli è posta. Ma l’uomo purtroppo è assai ignorante e mai gli ha fatto una domanda giusta, così tace il delfino e non risponde mentre salta scomparendo fra le onde. Le strisce della zebra Spesso la zebra s’immalinconisce perché, pensa e ripensa, non capisce il perché delle sue famose strisce, che senso hanno, chi gliele fornisce… Ne memorizza le forme sghimbesce poi le rivede e non le riconosce prova a contarle ma non vi riesce e in questa sfida si rincitrullisce. Senza risposta, lei s’intestardisce, ma il tempo passa, la vita svanisce, portando via, assieme alle sue angosce, anche la zebra e tutte le sue strisce.

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Coyote ululà Senti il coyote che ulula alla luna? E’ da quando è nato che si dispera ogni notte per la sua condizione, guaisce e singhiozza da mattino a sera non riuscendo a farsene una ragione. Da dove viene questo scoramento? Nessuno lo sa, ed è ormai acclarato: l’antico motivo di quel tormento lo stesso coyote se l’è scordato, perciò rinnova il suo triste ululato. L’eccentrico ornitorinco L’ornitorinco è quell’animale che ha il becco e anche la pelliccia, deposita le uova ma poi allatta pretende d’essere un originale in ogni cosa, gli si legge in faccia la cieca bramosia, la voglia matta di trovarsi al centro dell’attenzione; potendo userebbe branchie e ali e sei zampe mancine tutte uguali e imiterebbe il verso dei maiali. Un briciolo di considerazione sarebbe diritto d’ogni creatura, l’ornitorinco poi non chiede amore, gli basta uno straccio d’ammiratore… Ma più lui cerca di farsi notare più passa inosservato e ci sta male.

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Il campionato mondiale delle tigri Ventinove tigri molto angosciate girovagavano nella savana perlustrandola di tana in tana. Ne bastava un’altra, un’altra appena per non essere squalificate nel loro campionato mondiale che si disputa, com’è naturale, con trenta tigri contro trenta tigri che si urlano a turno con aria truce: “Siam trenta tigri contro trenta tigri!!!” finché restano tutti senza voce oppure gli altri non si sono arresi e va avanti così per mesi e mesi… La medusa non si sposa Fluttua in mare l’acquatica zitella volteggia col suo strascico di sposa molte volte promessa e ripudiata, per un solo istante resta a galla poi s’inabissa ancora, misteriosa. Povera medusa senza marito, pensa e ripensa, non ha ancora capito perché è stata sempre abbandonata, ma quando ustioni chiunque ti sfiora solitamente il fidanzato non dura.

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Le avventure del ghiro Il ghiro aspirava a una vita piena densa d’avventure e di colpi di scena ma il suo sonno era così profondo che vi trovò quel che andava cercando. Così in dormiveglia pensò appagato che i suoi sogni valevan mille vite e prima ancora d’essersi svegliato cominciò un’altra delle sue dormite. Pappagallo ammaestrato Il pappagallo ammaestrato è un volatile ubbidiente che pronuncia docilmente tutte le parole e quelle sole che l’uomo gli ha insegnato. Ma l’uomo con insistenza a quel variopinto uccello ripete ormai da parecchio quelle parole solamente che in precedenza mentre giace profondamente addormentato il pappagallo suadentemente all’orecchio gli ha mormorato.

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Il ricco, il dromedario e la cruna dell’ago Un ricco che ambiva al regno dei cieli quasi quanto a diventar più danaroso elaborò un metodo assai ingegnoso per rendere possibile il passaggio d’un cammello dalla cruna d’un ago: “Moltiplicare per due pi-greco il raggio della gobba per calcolare la dimensione della cruna, poi fare l’ago in proporzione…” Niente di più facile, ma solo in teoria, giacché il ricco, difettando in zoologia, infilò un dromedario nella fessura e quello s’incastrò, povera creatura, con l’unica gobba che faceva da tappo. Da allora si è grati al dromedario, unico animale che si sia sacrificato affinché il ricco, grazie a una gobba, almeno una volta fosse gabbato. Dov’è il camaleonte? Forse un camaleonte, animale dalla sapienza antica nella pagina che leggi s’è mimetizzato, prudente, proprio a metà di questo verso. Riesci mica a vederlo? Io l’ho già perso...

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Le buone maniere del mammut Essendo una creatura assai assetata ma di buone maniere, il mammut beveva ogni mezz’ora acqua gassata ma si sforzava di trattenere il rutto. Così però s’è sempre più gonfiato finché un giorno molto, molto brutto non è proprio scoppiato e colla deflagrazione è arrivata l’estinzione per colpa della troppa educazione. Pensieri di cavalletta La vita è tanto corta eppur la cavalletta invece di saltare con una piroetta sta quasi sempre assorta temendo che una volta le possa capitare per fatal coincidenza che è viva mentre salta ma quando atterra è morta e della differenza lei stessa non s’è accorta.

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Il geco più ricco di Cina E’ noto che i beni di questo mondo non vanno a tutti in parti uguali. A questo principio, da sempre lo stesso, neppure i rettili fanno eccezione. Quando al sole si vanno scaldando una lucertola si stringe su un sasso mentre un ramarro si gode da solo ben quattro muri perimetrali. Ma a volte l’iniqua distribuzione diventa davvero troppo palese: pare infatti un’intollerabile spreco che tutta quanta la muraglia cinese sia proprietà di un unico geco. Manuale di difesa dal serpente a sonagli Incontrando un serpente a sonagli attenzione a non commettere sbagli, poiché pur essendo assai velenoso lui assale solo perché permaloso riguardo ai suo ritmi musicali che ritiene al mondo senza uguali. Certamente agiterà il suo sonaglio ma tu batti il tempo alla bell’e meglio e mentre l’accompagni con la voce a passo di samba scappa veloce.

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Branco di piranha Quello che in tanti par divertimento da soli può mutarsi in un tormento... E' noto che i piranha in branco in tre minuti spolpano una vacca, però più tardi il singolo piranha resta da solo e sconsolato e stanco s’abbandona mesto alla risacca, soffre d’acidità e assai si lagna sognando un risotto o una lasagna. L’antilope e il leone L’antilope che si alza di buon ora subito deve correre altrimenti il leone che l’insegue la divora per mettersi qualcosa sotto i denti. Il leone che al mattino si ridesta comincia a correre di buona lena anche se gli fa un po’ male la testa, sennò l’antilope fugge e lui digiuna. Morale della favola: leone o antilope tu sia, corri, che questo è il senso del tuo esistere terreno. Così fanno quei due, senza ragione, finché non capiranno ch’è più giusto vivere tutti in modo più sereno, dormire fino a tardi e andare piano…

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La spensieratezza dell’orango Io l’invidio, la vita dell’orango, per validi motivi ai più ignoti, perché lui sa sottrarsi al fango arrampicandosi sui più remoti banani per mangiarsi tutto solo quei frutti dal sapore tropicale senza fare ad alcuno alcun male. E se gli prudono poi pancia o culo grattarseli lui può con quattro mani scrutando gli orizzonti più lontani. Brutto anatroccolo L’ex brutto anatroccolo che è diventato cigno sarà forse più avvenente ma ha messo su un ghigno… Sorprese di medusa Un giorno una medusa s’è forse un po’ confusa: una mano l’ha sfiorata ma lei non l’ha urticata. S’è messa a far le fusa.

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Miracolo autostradale La rana attraversa saltellando un’autostrada parecchio trafficata una macchina rombando per un soffio l’ha evitata e un’altra e un’altra in corsa poi un furgone l’ha scansata con una sterzata strana e quando è quasi arrivata a un tratto – poff! – la rana è diventata una frittata. La prima aquila nello spazio Questa è la strana storia dell’aquila che volava alta quando per un vuoto d’aria fece una giravolta. Era così disorientata che si buttò in picchiata ma affrontandola in salita chissà dov’è finita…

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L’araba fenice alla riscossa Ammesso sia vero quel che si dice il destino dell’araba fenice è una reiterata resurrezione dalle ceneri dopo combustione. E a ogni rinascita il primo pensiero va alle cause di questo strano gioco e pensa con animo battagliero: “Se becco il bischero che mi dà fuoco…” Breve disavventura del picchio Il picchio picchiò parecchio su un tronco e lo troncò, poi beccò bacche finché stanco staccò uno stecco e ci si steccò il becco, ma quando si specchiò a uno specchio: “Cacchio” pensò, “che racchio” e si abbacchiò. Lo spleen della gallina Una vita ristretta, lei becchetta, becchetta. Mai qualcosa di nuovo. Ogni tanto, un uovo.

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Fiat anguilla! Ormai stanco di plasmare con inerte materiale ogni sorta d’animale alla fine il Creatore ebbe come un’intuizione e con l’ultima scintilla del suo alito vitale si decise a crear l’anguilla e sfruttando l’occasione creò pure il capitone. Stava ancora modellando quando assai viscidamente quella bestia in costruzione svicolò dalle Sue dita e precipitò nel mondo. Quell’antica ribellione l’ha lasciata un po’ incompiuta ma l’anguilla non si cura se le manca un po’ di vista e incontrando l’aragosta la scambia per un dentista. Perlopiù da quando è nata esiliata in questo mondo se ne sta ben rintanata sotto il fondo dei fondali più appartati e limacciosi e lì conta i giorni e i mesi che trascorron tutti uguali.

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La lungimirante giraffa La giraffa per un dono di natura ha confidenza coi luoghi più remoti di ciò ch’è prossimo lei non si cura bensì di eventi e fatti ai più ignoti. Così allunga il collo per curiosare oltre l’evidenza, che le par sciocca, ma mentre lontano s’incanta a guardare d’un ippopotamo pesta la cacca. Il fulmineo ghepardo Svelerò qui, se a nessuno spiace, la strana condizione del ghepardo che gli è causa di più di un imbarazzo. E’ lui al mondo l’animale più veloce e corre veramente come un razzo ma solo perché, destino beffardo, dovunque vada è sempre in ritardo. La fine del tirannosauro Lui si credeva estinto, razza ormai scomparsa, ma si trovò in un film a fare la comparsa.

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La pipì del pipistrello La pipì del pipistrello piove sempre sul più bello, non concede alcun preavviso quando vesti assai elegante e sei in mezzo a tanta gente o appoggiato ad un cancello stringi forte e guardi in viso sotto un dedalo di stelle la più bella delle belle che si trova un po' bagnata e poi fugge costernata. Cambia il mese, il giorno, l’ora ma non cambia mai la storia se ti trovi sul più bello: invitato ad un gran ballo con il tuo miglior borsello e però senza cappello? O disegni un acquarello? Posi da fotomodello? O nei pressi di un fornello rosolando un culatello? Alla guida di un vascello te ne navighi tranquillo? Nella gara senza appello sei vicino alla vittoria? Riecco ancora il pipistrello che non sbaglia mai traiettoria ti bombarda implacabile come un nero dirigibile col suo radar infallibile che gli serve solo a quello. Vuoi evitar questo macello senza esserne zimbello? Non trovarti sul più bello!

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Il pellicano portaoggetti Nel becco del pellicano capiente come una valigia ci sta in un pigia pigia un armamentario strano. C’è dentro uno spazzolino e due ricambi di pigiama sei copie di Topolino, tre mutande e una dama; ci trovi foto di cavalli e una tartaruga viva, collezioni di francobolli tutti bagnati di saliva, dodici smunte piante grasse e un pappagallo imbalsamato, pillole usate per la tosse e un criceto appisolato. Ci sono seggiole e occhiali un grosso osso di prosciutto un comodino, due guanciali, uno specchio semidistrutto. Ha raccolto tutto in fretta quando la sua pellicana strepitando come matta l’ha cacciato dalla tana. Da quel dì non ha più pace, e svolazza per scogliere, non è stato ancor capace di trovare un rigattiere.

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Girovaga disperato e si porta tutto appresso ma l’amor che tanto ha amato non sa più dove l’ha messo. Povero tonno Ma povero tonno così complessato da più di un anno è inscatolato sarebbe contento di star lì recluso sebbene contuso ma ancora ha paura se pensa al momento dell’apertura. Il silenzio dei serpenti Shhhhhhhhhh sibilò il serpente e intendeva dire: Facciam baccano! Ciascuno invece si tacque all’istante pensando che volesse dire: Piano!

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L’abominevole uomo delle nevi E’ assodato il fatto che lo yeti è uno tra gli animali più discreti, nessuno da vicino l’ha mai visto c’è persino chi ritiene non esista. Ma lui è solo molto freddoloso e fuori nevica ed è così ventoso, lascia qualche impronta, ma vi è costretto poiché nella tana non ha il gabinetto. L’incurabile timidezza della vipera Non c’è in un tutto il creato un animale che della vipera sia più gentile e garbato nella conversazione, lei rifugge qualsiasi confusione e timorosamente interloquisce con un sibilo che non si capisce, una volta addirittura temendo d’aver detto qualche cosa di male s’è morsa la lingua così finendo d’urgenza all’ospedale. L’innegabile colpevolezza dello struzzo Quando lo struzzo nasconde la testa sottoterra e lì sotto a lungo resta certamente non è per timidezza, è che ha appena fatto una gran puzza.

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La prudenza del canguro Il canguro correva dritto come un siluro finché non inciampò finendo lungo e duro. Così da quella volta prudentemente salta. La lepre e la tartaruga Una lepre sfidò una tartaruga a corsa convinta che mai e poi mai l'avrebbe persa e infatti corricchiava senza fretta quando la tartaruga la sorpassò in bicicletta. La lepre a quel punto si volle rifare e nella rivincita anche lei cominciò a pedalare ma quando il traguardo era ormai vicino la tartaruga la superò in motorino. Il tango dell'orso L’orso sa ballare appassionatamente, però di tanto in tanto capita un inconveniente. Qualche volta il tango è interminabile perché l’orsa cade in letargo proprio all’ultimo caschè.

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Il cammello innamorato Il cammello in carovana procedeva nel deserto e nell’afa sovrumana ogni senso era distorto. C’erano forse cinquanta gradi all’ombra, ma per la precisione l’ombra sotto ai propri piedi era l’unica a disposizione. Quand’ecco in un fatidico momento egli vide più avanti una cammella che, magari per lo straniamento, gli parve intollerabilmente bella. Lunghe ciglia a incorniciare il dolce sguardo, gibbosa quanto basta a dondolare con movenza voluttuosa. Il robusto cuore del cammello fu messo a dura prova: pulsava all’impazzata e nello stesso tempo rallentava. Il cammello si fece coraggio, la tampinò tutto il pomeriggio finché in quella landa riarsa… la cammella era scomparsa.

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La cercò a lungo ma senza successo si disperò, pianse, non fu più lo stesso perché non seppe mai farsi una ragione di un tale abbandono, della sparizione. La morale di questa strana storia, sarà banale ma comunque è seria: in amor non c'è niente di peggio che perdersi dietro ad un miraggio. La visione pessimistica dell’ostrica Quell’ostrica che mastica e rimastica con una devozione quasi mistica in intima apparenza di ginnastica e da un grano di sabbia una fantastica perla rifinisce in forma artistica, pensa: “La vita, a volte, com’è ostica, anni d’umile fatica domestica per una biglia che mi par di plastica…” L'ape operosa Passa convulsamente a volo radente di fiore in fiore per fabbricare miele dal colore d’ambra che però, a quanto sembra, non potrà mai assaggiare. Ma chi glielo fa fare? L’istinto, che con la sua forza oscura spesso nasconde una gran fregatura.

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Il raglio dell'asino L’asino dal mite aspetto si sente a volte costretto nel ruolo per lui inadatto di cavallo imperfetto davvero non è cosa che gli s’attaglia ma neanche lui sa quel che gli piglia quando ad un tratto disperato raglia e anche in lui il raglio desta meraviglia. Il calamaro gigante Ah, quanto gli è amaro l'esser calamaro dentro un corpo gigante trovarsi costretto pur se intimamente ancora si sente calamaretto Povera zanzara Se arriva e con quel ronzio ci parla in realtà c'è una ragione critica ma noi cerchiamo solo d'ammazzarla. Tutta colpa della reputazione: nessuno crede alla zanzara anemica che necessita d'una trasfusione...

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L’assillante pensiero dell’ippopotamo Mentre posa assorto nella fanghiglia un'idea lo rode e così s'acciglia. L'ippopotamo ha fisso un pensiero profondo quasi come il suo sbadiglio: si crede nato per esser leggero e non si capacita dello sbaglio. L’insonnia del pescecane E' nota l’insonnia del predatore che non dorme mai, neanche un momento, più oscuro risulta il motivo interiore di questo intenso arrovellamento. Se il pescecane è sempre in movimento da un mare all’altro col suo occhio spento è perché ormai il suo tempo è scandito da un rovello che s’è fatto tormento: L’avrò chiuso il gas quando sono uscito? Il canto del gallo Ogni mattina quando il sole nasce il gallo canta anche se capisce che molta gente dorme e assai si scoccia e lo maledice e spera non lo faccia. Ma è più forte di lui, proprio non riesce a star zitto mentre si fa la doccia.

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Il pavone impudente L’ho visto da lontano, ma son quasi sicuro: al centro della ruota tra penne da sovrano che mai spiccano il volo lui mostra proprio il culo. L’invidia della madrepora Dice il poeta che nessun uomo è un’isola e la madrepora si macera d’invidia. Perché per assumere forma insulare lei si deve pazientemente stratificare per tanti e poi tanti di quei millenni, i figli sui padri, e quelli sui nonni e così via. Chi la famiglia anela forse è felice, ma la parentela resta per sempre fin troppo unita pietrificata per tutta la vita in mezzo a zii, cognati e una cugina stretti nella barriera corallina. Dimenticanze elefantiache L’infallibile memoria dell’elefante è ritenuta giustamente proverbiale. Solo una volta fallì, una su tante, e gli hanno protestato una cambiale.

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Il peccato originario Quando il serpente ha offerto ad Eva la fatidica mela del peccato probabilmente lui non intendeva provocare quel che ha provocato. Sembra infatti, ma non è comprovato, che nel compiere quell’atto scellerato il rettile abbia solo assecondato il consiglio di un qualche avvocato. Avvoltoi Quando l’avvoltoio si sveglia e trova i parenti appollaiati al capezzale anche se prima ad altro lui pensava già comincia a sentirsi un poco male. Così ogni visita di cortesia si tramuta in fosco presentimento specie perché prima di andare via loro litigano sul suo testamento. La depressione del panda C’era un panda che aveva una spilletta col muso del koala ed una scritta Se proprio volete, c’è lui da salvare, così io mi posso suicidare.

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La capra temeraria Sfidando il detto per cui è defunta se per tetto adopera una panca una capra proprio lì sotto è giunta restandoci finché non era stanca. Non è crepata, se è questo che conta, però più tardi s’è slogata un’anca.

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III. Filastrocche preistoriche Al cavernicolo manca solo la parola Nella preistoria nessuno capisce il cavernicolo che ammicca e grugnisce così lui cerca di comunicare poiché le parole sono da inventare certo che è dura, ci vuole coraggio visto che ancora non c’è il linguaggio prova e riprova, trova nuovi versi fa delle smorfie che è brutto a vedersi grugnisce più forte, tenta altri suoni che sembran pernacchie, che paiono tuoni rumori orrendi gli escono di bocca e non solo, ma non si capisce un’acca poi fa le boccacce, strabuzza gli occhi tutti lo fissano come degli allocchi alza la voce con sforzo supremo gli altri ominidi lo piglian per scemo purtroppo la fatica è stata vana da solo rimane nella sua tana tutto è silenzio, profonda è la notte il cavernicolo deluso riflette:

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Dunque è impossibile farsi capire! eppure lo sente, per non fallire forse basterebbe una cosa sola ma non sa qual è: manca la parola... La scoperta delle stoviglie L'uomo preistorico se mangia il pollo si unge le mani, la faccia e anche il collo e mentre sbrana la carne bollita dall’ingordigia s’addenta le dita ma non ci son piatti e neppure posate perché, strano a dirsi, non le hanno inventate allora raccoglie una palla d’argilla la spiana, la liscia e poi la modella crea la forma della prima scodella non sta nella pelle, tanto gli par bella in forno la mette finché s’arroventa quand’è cotta però si sbaglia e l’addenta ma più che uno sbaglio è un vero accidente ancora scottava, e si ruppe un dente lasciò poi la presa e si sentì un botto ed ecco inventato... il piatto rotto.

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La scoperta del fuoco L'uomo preistorico si volle far cuoco c’era un problema: mancava il fuoco niente lasagne, arrosti o bolliti soltanto radici e fichi avvizziti ma il cavernicolo mica s’arrende Allora lo scopro! O forse... dipende... Sfregando due legni c'è quasi riuscito vide del fumo… ma era il suo dito sbattendo due sassi ci mancò poco poi si colpì il pollice, e addio fuoco quand’ecco un vulcano sbucò dal niente con un boato a dir poco assordante nella preistoria era un fatto normale trovarsi in giardino un cratere infernale un fiume di lava gli invase la tana lui non credette a tanta fortuna rimase infatti un tizzone ardente ma prova e riprova, non bruciava niente per fare una fiamma l'accostò alle foglie tentò poi con l’acqua, una pietra, sua moglie... nulla da fare, non presero fuoco lui prese una sberla, e non fu più cuoco.

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La scoperta della ruota L’uomo preistorico nella caverna sonnecchia al calduccio, e così sverna la donna preistorica però lo percuote vorrebbe viaggiare, non ci sono le ruote perché nessuno le ha ancora inventate c'hanno provato, son venute quadrate. Noi siamo nomadi, ma lo vuoi capire? Ma lui si rigira e continua a dormire d'andare a piedi però lei non ha voglia così pesta più forte finché lui si sveglia sbadiglia e si alza sbattendo la testa sente un po' male, però non gli basta così si risiede e poi si rialza picchiandola forte la testa rimbalza dal rumore intuisce che no, non è vuota fu lì che decise: invento la ruota e tastando il bozzo che stava spuntando trovò ispirazione e fece un bel tondo purtroppo del freno non scoprì il pedale e nacque così l'incidente stradale.

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E' nato prima l'uovo o la gallina? A metà strada tra la scimmia e l’uomo sta il cavernicolo, e mangia un uovo essendo quel tempo così remoto non sa distinguere noto ed ignoto così si pone i problemi più strani a volte scopre anche le soluzioni. Ma viene prima l'uovo o la gallina? il suo primo pensiero ogni mattina: per un puro caso, è un fatto vero, trovò prima l’uovo e risolse il mistero.

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IV. Altre filastrocche e canzoni La canzone dell'antico cavaliere E' triste l'esistenza dell'antico cavaliere se la cacca gli scappa la deve trattenere non si può immaginare quanto la vita è dura se la devi passare chiuso dentro a un'armatura. Ricordo una volta che gli venne la diarrea e dentro l'armatura saliva la marea sconfisse il nemico, ma con poco onore lo fece fuggir via per il cattivo odore. Un'altra volta avendo bisogno di un clistere si fece trapanare nei pressi del sedere ma proprio in quel buchetto durante una crociata entrarono sei frecce e una lancia affilata. Persino far pipì diventa un'avventura quando ci si dimentica di fare un'apertura se il cavaliere sgocciola dentro l'armatura questa arrugginisce e olezza oltremisura. Vorrebbe il cavaliere partire lancia in resta trafiggere il dragone e fare una gran festa ma l'armatura cigola e si blocca all'improvviso lui crolla faccia a terra, anche il dragone ha riso. Stare in un'armatura ha un altro inconveniente che l'antico cavaliere trova molto imbarazzante ogni minima scoreggia per l'eco dirompente risuona forte e sembra un barrito d'elefante.

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E' triste l'esistenza dell'antico cavaliere anche per le mille e più pene d'amore ogni volta che incontra una pulzella innamorata non la può baciar, la visiera s'è incastrata. Se viene colto poi da irrefrenabile passione quando la pulzella gli accarezza lo spadone denudarsi non si può, ahi che delusione egli cozza contro la sua metallica prigione. E questa è la canzone dell'antico cavaliere evadere non può e si deve trattenere scoprire ogni giorno quanto la vita è dura se la devi passare chiuso dentro un'armatura. Filastrocca dell’Oca Starnazza Filastrocca dell’Oca Starnazza che beveva il caffè dalla tazza. Ne trincava due litri ogni giorno se vedeva qualcuno là attorno, non dormiva ormai da una vita nel timore di finir arrostita, e per sentirsi proprio al sicuro si acquattava nel posto più oscuro, stando sveglia per tutta la notte compativa quelle sempliciotte delle oche sue amiche allineate che invece russavan beate, quando nel buio scoccavan le tre preparava dell'altro caffé e versandolo nella sua tazza pensava: "Me nessuno m'ammazza!" Finché un giorno al suolo stramazza

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proprio lei, proprio l’oca Starnazza. Si chiede un'amica dolente la ragione d'un destino inclemente: “Morì così giovane! Perché?” Ma come sarebbe perché, perché… Aveva bevuto troppo caffè. La filastrocca sciocca C’era una volta una filastrocca che per la paura di sembrar sciocca non voleva essere raccontata e in un libro si era rintanata. Solo lei leggeva le proprie rime pensando: “Senti come sono sceme, meglio il silenzio che esser presa in giro.” Quindi si assopiva con un sospiro. Ma proprio mentre era lì addormentata una bimba curiosa l’ha trovata, tutta a memoria se l’è imparata, da quel momento non l’ha più scordata. La ripeté per tutta la giornata e ogni volta faceva una risata, poi siccome era assai divertente la raccontò a un sacco di gente. Da allora passa di bocca in bocca la filastrocca che si credeva sciocca e ogni bambino quando la sente diventa un po' più intelligente.

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Filastrocca per una maestra alla fine della scuola E’ finita ormai la scuola con l’ultima campanella se n'è andata la bidella la maestra tutta sola è rimasta nella classe niente urla, niente tosse alla cattedra si siede ma nessuno più le chiede Posso andare al gabinetto? Chi mi presta un fazzoletto? non più bimbe e bimbi in guerra niente lapis giù per terra niente somme da sommare niente compiti da dare non più accenti e divisioni non può dire: State buoni! perché lì non c’è nessuno non si sente neanche un suono neanche un bimbo che l’ascolta e poi per l’ultima volta lei cancella la lavagna chiude gli occhi, quindi sogna una scuola infinita che coincide con la vita dove lei sempre è maestra che insegna, educa, addestra col trascorrere degli anni nella classe dei suoi alunni che con lei si fanno adulti crescono, diventan molti e nei banchi stan vicini i più grandi ed i bambini genitori accanto ai figli tutti attenti ai suoi consigli

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e la classe ormai somiglia a una grande famiglia… Riapre gli occhi la maestra li stropiccia perché vede sul vetro della finestra una scritta a cui non crede fatta con il pennarello: Ciao maestra! E’ stato bello! Ci vediamo a settembre! La maestra fa un saltello quindi balla, o almeno sembra, passeran tre mesi appena e ritorna sulla scena così inizia la vacanza mentre esce dalla stanza. Filastrocca della festa della mamma Alla festa della mamma non ci credo, non m’inganna quella dura un giorno appena sembra finta, è tutta scena poi la mamma mica è una ce n’è tante, per fortuna così in mente ho un’altra festa che non passa mai, che resta e che tutti i giorni vale e non c’è niente di male per le mamme, proprio tutte quelle belle e quelle…matte le più buffe e le più strane e non solo quelle umane!

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Son diversi gli animali ma in un fatto sono uguali alla mamma ognuno pare il suo cucciolo speciale… non ci sembri allora strana una festa quotidiana per la mamma porcospina che ogni sera s’avvicina al minuscolo lettino del suo bimbo porcospino e nel dargli un bel bacino - è un miracolo spinoso - non lo punge mai sul naso. Festa poi per mamma rana qui la cosa è ancor più strana lei ha un milione di piccini già ranocchi o ancor girini e di ognuno lei sa il nome li ricorda, non so come, e li chiama ad uno ad uno ha un consiglio per ciascuno se son tristi li consola sgrida se saltano scuola anche se è un salto perfetto: loro volan sopra il tetto! Si festeggia mamma gufa che di notte non si stufa dei gufetti da accudire non c’è verso di dormire loro, sai, riposan poco preferiscono un bel gioco di pallone o d’altalena mamma gufa spinge o allena finché all’alba ogni gufetto

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finalmente entra nel letto russa come un angioletto e la mamma è lì con loro e ciascuno è il suo tesoro. Festa per mamma gheparda che ogni giorno non si scorda d’insegnare ai suoi figlioli che son grandi corridori a viaggiare a cento all’ora senza avere mai paura di sbandare e fuori strada ritrovarsi poi per sbaglio proprio a causa della coda impigliata in un cespuglio. Ed è festa per la mia tra le mamme la più strana no, non sembri una follia lei è gheparda e anche un po’ rana e gufetta e porcospina ed a mille altre somiglia d'ogni specie d'animale lei mi sta sempre vicina fa le coccole da gatta se mi chiama poi cinguetta quando ho sonno lei sbadiglia se mi pungo sente male non ce n’è un’altra uguale lei è la mamma... più bestiale!

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E adesso, Principessa? C’era una volta una Principessa che urlava sempre come un’ossessa, voleva questo e voleva quello, voleva mutande intonate al cappello, e la cintura di vero vitello e i bottoni color verde pisello, anzi piselli, nel senso di verdura cuciti alla maglia con grande cura, e duecento scarpe senza allacciatura, tutte scarpe destre, una sinistra sola, così aveva una scusa per saltare la scuola. Strillava ogni giorno sempre più forte perché le gonne non erano corte, poi all’indomani le voleva lunghe ma solo quelle decorate a losanghe e protestava fino a perdere il fiato perché il colletto s’era stropicciato e la sfumatura della sua giacca rosa non s’intonava più con la blusa. Tutti l’accontentavano con grande premura anche perché metteva un po’ di paura, finché un giorno furon proprio i vestiti a dire : “Basta, ci siamo stufati!” Decisero assieme una strana protesta così da fare abbassare la cresta a quella principessa maleducata sempre elegante ma tanto ingrata. Prima s’acquattarono in un ripostiglio e poi si nascosero ancora meglio, dove si trovino non ve lo dico anche perché sono ormai loro amico e non vorrei che faceste la spia alla principessa che come un’arpia gira per casa sempre più furibonda

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e grida tanto e fa baraonda senza però che nessuno risponda. Cerca i vestiti, ma senza successo. Povera Principessa: e adesso...? Filastrocca del babbo in aeroplano Quando voli in aeroplano per favore, vola piano resta sempre a bassa quota casomai fai tu il pilota. Non siam fatti per volare neanche fossimo zanzare abbiam gambe e non ali pesiam chili oppur quintali. Che ci fai dentro quel coso a guardare in giù curioso le nuvole per tappeto sembra strano, ti ripeto, e neppure pare giusto che tu prenda il loro posto: tu sta sotto, loro sopra come un velo che ci copra. A trovarti appeso al cielo come un ragno sul suo filo sotto hai il mare, o una radura io lo so che hai un po' paura.

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Più veloce assai di un treno sollevato dal terreno ma non provi imbarazzo a far finta d’esser razzo? Sì è vero, arrivi prima ma però, lo dico in rima, vivere non è una gara non si vince, nulla dura, meglio forse camminare lenti per non inciampare anche così vedrai si arriva alla meta conclusiva che si sa, è una soltanto e mi piace, non sai quanto, che alla fine a casa torni: qui ti aspetto, tutti i giorni. Però intanto, mentre voli e ci lasci qua da soli non rischiare la salute: porta un paracadute!

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Filastrocca di Gatto Mammone* Gatto Mammone sta fuor dalla finestra ci guarda mangiare il riso e la minestra ci guarda cucinare e poi lavare i piatti sembra interessato a tutti i nostri fatti. Se ci sono ospiti oppure c’è una festa Gatto Mammone ci segue con la testa, non c’è neanche un passo, gesto o spostamento che possa sfuggirgli, perché sta sempre attento. A volte si annoia, sbadiglia e si addormenta ma solo quando in casa ogni luce è spenta, però anche in quel caso basta un rumorino che subito si sveglia e viene più vicino. Sta fisso alla finestra quel gatto assai curioso se fuori fa freddo appiccica il suo naso sul vetro che così diventa un po' appannato allora lui si sposta, e trattiene il fiato. Può sembrare strano un gatto spettatore che seduto ci studia immobile per ore: chiacchiere carezze abbracci e litigate tutto quel che accade nelle nostre giornate lui non si perde nulla, trova tutto interessante non si distrae mai, neanche un istante forse per non perdersi il filo conduttore di questa recita in cui ciascuno è attore.

* Questa filastrocca è basata sua una storia vera, qualsiasi riferimento a gatti realmente esistenti non è casuale. Nessun gatto è stato maltrattato in alcun modo per scrivere questa filastrocca.

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Forse ho capito, per Gatto Mammone in fondo noi siamo come la televisione e se in questa casa ci sta tutto il suo mondo a volte, chissà, sogna un telecomando. Filastrocca del tempo bello e brutto Oggi è proprio brutto tempo cielo nero e qualche lampo allora mi chiedo perché il tempo è quello che è. Un giorno aria azzurra e trasparente l’indomani nebbia, non si vede niente un giorno il vento mi spettina i capelli quello dopo volano anche gli ombrelli, poi arriva l’uragano e insieme alle parrucche in cielo svolazzano anche le mucche, poi tutto si calma, ma è solo un’illusione perché siamo nell’occhio del ciclone le mucche si posano qua e là nel prato dispiaciute perché non è durato il piacere di sentirsi senza peso e guardar giù con occhio muccoso poi si rialza il vento e tutte vicine assieme alle mucche volan le galline, è la prima volta, sono un po’ maldestre e così atterrando sfondano le finestre.

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Magari dopo c’è gelo per più d’un mese che uno invidia il caldo eschimese quindi è il turno di canicola e siccità in un forno si trasforma la città. Perché succede, qual è la spiegazione? Ho studiato, e la mia conclusione è che la sola causa è l’energia solare fa evaporare i mari e le nuvole viaggiare sposta aria calda e fredda a suo piacere agita i mari contro le scogliere, il sole solleva in cielo una pozza immensa con tutta l’acqua che poi si condensa e piove giù, magari come neve che poi lui scioglie e qualcuno beve, genera i venti, che sono più di venti e possono soffiare da tutti i quadranti. Ecco, quello che ho scoperto è che pioggia grandine, tempesta e vento che viaggia, l’acqua dei fiumi che verso valle scorre tutto nasce dal sole, solo lui percorre il cielo in lungo e in largo senza stancarsi mai e se l’ho capito io ora anche tu lo sai che il suo calore giorno e notte dura, che spreco usarlo solo per l’abbronzatura…

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Filastrocca dell'alieno Bussano alla porta, a quest'ora è strano, la apro e mi trovo.... di fronte a un alieno. E' verde, basso, la faccia a tartaruga rimango a bocca aperta, ma lui non fa una piega, ai piedi due ciabatte, sembra porti un costume di certo non è nudo, neppure ha le piume, comunque poi mi parla con voce pigolante e l'aria di chi ne ha viste tante ma tante. Mi chiede: Per favore, sa che pianeta è questo? Volavo nello spazio, però c'è stato un guasto, caduto in un pollaio, come pilota me la cavo nessun pollo ferito, si è solo rotto un uovo. A parte la frittata l'astronave è distrutta così ora l'alieno se la vede proprio brutta. Le galline hanno provato a dargli un aiuto becchettando per ore sul missile caduto finché non hanno smesso perché purtroppo il gallo si è un poco ingelosito sfidandolo a duello. L'alieno è un bonaccione, temendo assai il pennuto per tenerlo a bada ha finto d’essere svenuto. L’alieno ha poi vagato per le strade del mondo cercando un cacciavite e un telecomando in modo da aggiustare il suo razzo ammaccato e contattar la base per essere salvato. Eppure in questa terra, con tutta la sua scienza nessuno è riuscito a dargli un poco di assistenza. Pensando di rivolgersi a chi tiene il comando l’alieno ha iniziato a studiarci a fondo. E’ così arrivato alla strana conclusione che il cane al guinzaglio conta più del suo padrone e del resto l’uomo lo segue e poi lo imbocca e spesso appena fatta ne raccoglie anche la cacca. Ma di fronte al razzo il cane non ha saputo cosa fare, ha alzato una gamba, poi s'è messo ad annusare.

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Nonostante ciò l’alieno era ancora fiducioso però tutti lo trattavano come uno strano coso ridevano di lui, o fuggivano atterriti neanche cadessero loro in testa meteoriti, qualcuno lo cacciò poi in modo un po’ insolente pensando si trattasse di un venditore ambulante. Ho fatto entrare in casa l’alieno in visita obbligata che proprio sulla terra ha fatto una fermata mentre nel suo lungo viaggio interstellare la missione era finita, e stava per tornare. Lo faccio accomodare, si siede nel salotto un istante di imbarazzo, poi gli offro un chinotto, si scopre così che ne è davvero ghiotto perché ne chiede un altro, e poi ancora trenta quindi fa un gran ruttino, infine si addormenta. Ormai sta insieme a noi, il nostro amico alieno gioca spesso con Viola, e vive qui sereno. Ha chiamato casa col nostro cellulare ha trovato la linea, stanno per arrivare, soltanto sei anni-luce e li vedremo atterrare proprio qui davanti, in uno spiazzo del giardino sopra un’astronave fatta come un bigodino. Dico la verità, a tutti un po’ dispiace l’alieno ci ha insegnato a vivere più in pace lui non si arrabbia mai, quando si è proprio rotto apre il frigorifero e si beve un bel chinotto.

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Il pupazzo di neve e l'orsa polare Il pupazzo di neve quando ha sete si beve poi sta sempre da solo e per cuore ha un ghiacciolo per un fatto curioso la carota ha per naso perché il naso che c’era fu mangiato una sera era un naso di pera così almeno si spera poiché fu divorata da un’orsa affamata era un’orsa polare per potersi cibare se ne andava a caccia di verdura e focaccia visto che, cosa strana, era vegetariana, quando proprio per caso ha incontrato quel naso il formaggio già c’era lei ha aggiunto la pera dopo ha messo al suo posto rinunciando al suo pasto la carota che invece niente affatto le piace. Ma il pupazzo di neve la carota riceve

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come dono gradito e si sente capito chiede l’orsa per sposa: lei è tentata, non osa... Lui è neve pressata lei tutta impellicciata lui si scioglie al sole lei s’abbronza e non vuole lui è tutto gelato lei lo scalda col fiato lui per occhi ha carbone lei lo chiama ciccione così lui è dimagrito come un bravo marito ma sciogliendosi piano gli è sembrato un po’ strano questo tipo d'amore senza neanche un colore: se si trovano a fianco sono bianco su bianco… Filastrocca di Halloween E’ una notte nera e scura che a ogni bimbo fa paura è una notte scura e nera chi non piange si dispera nera proprio come inchiostro: ascoltate, lo dimostro.

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E’ la notte di Halloween suonano alla porta, driiin! apro e fuori c’è un vampiro che mi tiene sotto tiro con un mitra al cioccolato qua e là un po’ smangiucchiato minacciando uno scherzetto se non ho pronto un dolcetto lì vicino ghigna un mostro con tre occhi e un becco lustro e una strega bassa e secca che si lecca un lecca-lecca e sei scheletri danzanti me li trovo lì davanti sembrano proprio contenti ridono con tutti i denti, con le ossa, fatto strano, danno il ritmo e fan baccano poi tre mummie e uno zombie e ce n’è anche più strambi fanno a tutti la linguaccia. Mamma mia, che nottataccia! Ho capito, è tutto un gioco lo dimostra il lume fioco dentro quella grossa zucca che ha gli occhi e anche la bocca. Però un dubbio ora m'assale più ci penso, e più sto male: tutti questi mostriciattoli che a caccia di giocattoli bussano ad ogni porta e se dormi, non importa suonano o danno calci poi si abbuffano di dolci, son bambini mascherati

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che stanotte indisturbati sembrano esseri mostruosi, o veri mostri schifosi che si fingono bambini perché essendo assai golosi vogliono cioccolatini? Il canguro Saltellone e la televisione Il canguro Saltellone ama la televisione tutto il giorno sta lì fermo a fissare il teleschermo poi la notte si addormenta quando ancora non l’ha spenta, si risveglia e in un secondo prende già il telecomando che magari su un canale c’è un programma eccezionale chi lo perde chiaramente va a finir che se ne pente. Tutto il mondo sta racchiuso in quel video sempre acceso e se poi nulla gli va basta la pubblicità dove un tale è assai felice solamente, e te lo dice, perché usa un detersivo che lo fa sentir più vivo, mentre un’altra assai si pente d’aver scelto un assorbente che a giudizio della gente la fa meno affascinante. Così il pigro Saltellone

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vive di televisione niente corse con la bici niente salti con gli amici niente feste o fidanzate niente notti spensierate tutto quello che gli occorre nell’immagine che scorre con persone allegre o tristi, avventure ed antipasti preparati in diretta dalla cuoca che si scotta e poi morde la ricetta, animali falsi e veri, giochi senza giocatori, bimbi belli e bimbi brutti, una gara con i rutti, sette maschi e sette donne solo i primi con le gonne che s'insultano a vicenda e si ruban la merenda, una lacrima sul viso d’un signore che è disteso sopra vetri molto aguzzi mentre quattro tipi rozzi gli rinfacciano: Tu puzzi!, finti amori e sofferenza e dolore in abbondanza: finché ha perso la pazienza! Saltellone ha fatto un salto e poi un altro ancor più in alto ha battuto anche la testa ma ha pensato: Farò festa! ha imboccato la sua porta se n’è uscito all’aria aperta ha scoperto quanto è bello collegarsi col cervello

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mentre annusa un fiore vero o coltiva un suo pensiero. Quindi ha preso il teleschermo e ha pensato: Lo trasformo! Ormai il suo televisore non somiglia a quel che era: è una serra con un fiore del color di primavera. Filastrocca delle buone maniere Non insegnatemi le buone maniere ma per favore, fatemi il piacere, lo so già da me che a tavola un rutto suona un po’ strano, non sembra corretto ma poi si scopre che se sei cinese oppure magari di un altro paese non è affatto cattiva educazione quanto piuttosto buona digestione e il rutto assume il significato che apprezzi quello che hai appena mangiato Un milione di regole mi vorreste insegnare: a tavola le posate dovrei sempre usare, non provare ad alzarti se non hai finito, né a mescolare la zuppa col dito niente risa sguaiate e neppure sbadigli se l’ospite parla poi si sta svegli,

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non asciugarti le mani con la coda del gatto non usare spaghetti per farti un ritratto, insomma, c’è un “non” prima di ogni verbo ogni cosa che faccio vi sembra un disturbo. Per me è maleducato chi le buone maniere le vuole imporre per forza senza sapere che ogni popolo guarda in modo differente al modo in cui si comporta la gente e quello che a te sembra un gesto villano per un altro è un modo di dare una mano magari finisce che chiami screanzato un tizio che ti ha solo salutato. Allora io dico che le buone maniere vanno bene, ma senza esagerare, perché in fondo a tutti può accadere di fare un rumorino dal sedere. La magia della parola Sai che oggi ho imparato a scuola la magia di ogni parola detta? Cinguetta ha un suono che cinguetta, parola è davvero una parola, ad abbaiar sei tu mentre lo dici, puoi miagolar meglio di cento mici, né cento né accento hanno l'accento, cinque lettere sono in questa busta e poi neanche a farlo apposta l'infinito sta tutto in questa riga

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ma non trovo nessuno che mi spiega perché poi invece doppia ha la doppia e non c'è nessuna h dentro acca però con una c diventa cacca. Se io ci penso la testa mi scoppia però di teste ne ho una sola. Allora basta, non ci penso più! Al posto mio pensaci un po' tu. Filastrocca dell'emme e dell'enne Una mattina una bimba a scuola pensò che emme e enne pari sono, la differenza è in una gamba sola e alla fin fine è quasi uguale il suono. Le scrisse poi senza far attenzione e alla maestra che la sgridava perché così faceva confusione disse: “Di due lettere non sarò schiava! Decido io il destino di emme ed enne e a me non importa dove stanno. Se mi va uso l’una, oppure l’altra: sono o non sono intelligente e scaltra?” Poi però come ci rimase male quando un bel giorno, non ricordo quale, chiese a un'amica: “Mi dai una mano?” Ma ricevette Gongolo, il nano.

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Filastrocca della città perfetta Filastrocca della città perfetta dove nessuno va mai di fretta, se si è in ritardo c’è la bicicletta perché ogni macchina è stata costretta a starsene ferma un po’ dove le pare tanto nessuno la può più guidare, così non c’è traffico, non c’è rumore già questo ti mette di buonumore specie al mattino quando scendi in strada e non ci trovi neppure una coda, esclusa la fila di ragazzini davanti al negozio di pasticcini. Resta solo un’auto abbandonata che però ormai è stata scambiata per comoda cuccia dai gatti randagi che in processione come re Magi ogni sera in cui piove o tira vento vanno e s’ammucchiano tutti là dentro. E’ una città così straordinaria che per respirare la sua buona aria scendono genti dalle montagne migrano rondini e a volte cicogne. Ci sono giardini, ma proprio belli con fiori, alberi e canti d’uccelli e fontane d’acqua così trasparente che quando le guardi non vedi niente. E là i bambini decidono loro: “Caro babbo, oggi niente lavoro,

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smettila adesso di sfogliare il giornale io son cacciatore, tu fai il cinghiale, invece tu mamma stai ben nascosta che io faccio il sub, e tu l'aragosta”. Non ci son soldi nella città perfetta per pagare basta una barzelletta, con una storia un po’ divertente ti compri un etto di cacao fondente e combinando uno scherzo riuscito riesci a acquistare un cannolo farcito. E ovunque c’è aria di felicità: vorrei proprio viverci in quella città! Filastrocca dell’amica lontana Filastrocca dell’amica lontana: sai che mi accade una cosa un po’ strana? So che mi ascolti anche quando non parlo sai quel che guardo anche senza indicarlo sai quel che penso anche se non lo dico e poi mi aiuti quando mi affatico se sono un po’ triste mi fai facce buffe e poi coi cuscini inventiamo baruffe se piango, se rido, tu lo fai con me e neppure t’importa sapere perché sei sempre con me anche se non ci sei se tu non ci fossi, t’inventerei…

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Filastrocca di Carolina la vacca Carolina la vacca fece tanta cacca ne fece una montagna sembrava Pan di Spagna Pan di Spagna al cioccolato qualcuno... l'ha mangiato! BLEAHHHHHHH!!!!!!!!! Singhiozzo singhiozzo Singhiozzo singhiozzo la lepre è nel pozzo il pozzo è nella via il singhiozzo vada via. Non ha funzionato? Riproviamo con qualcosa di diverso... Singhiozzo singhiozzo ti sopporto già da un pezzo così divento pazzo quindi ora ti ammazzo Singhiozzo singhiozzo se ti prendo ti strozzo colla scopa ti ramazzo ti sparo via su un razzo Singhiozzo singhiozzo adesso sono un mozzo ti butto in mezzo al mare

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e ti lascio ad affogare Singhiozzo singhiozzo ti piego poi ti spezzo ti lascio al pronto soccorso ma dopo che ti ho morso Singhiozzo singhiozzo lo so che sono rozzo ma prima o poi lo giuro ti lascio secco e duro Singhiozzo singhiozzo adesso dentro al pozzo la lepre non c'è più là in fondo ci sei tu. La canzone della cose da non fare in acqua Che bello il mare è giallo intorno a me dov'era gelido adesso è tiepido intorno a me e sai perché perché io qui faccio pipì.

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Che bello l'acqua ribolle intorno a me dov'era placida ora si agita intorno a me e sai perché il mare scoppietta è una puzzetta. Che delusione l'acqua è marrone intorno a me oh che schifezza ma come puzza intorno a me e sai perché perché quaggiù ho fatto pupù...

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Indice I. Filastrocche natalizie, befanizie, carnevalizie e pasqualizie Una vita da Befana ……………………………….……………………….5 La dieta di Babbo Natale ……………….………………………………7 Un natale speciale ………………………………………………………10 Filastrocca di Babbo Pasquale …………………..……………….….11 Filastrocca delle mutande di Babbo Natale………………………12 Filastrocca di carnevale …………………………………………………13 Filastrocca della Befana che cerca marito ………………….……15 La filastrocca di Babbo Natale preoccupato…………………….17 La filastrocca di Babbo Natale 2.0 ………………………………19 II. Versi bestiali Miserabile lombrico ……..……………………………………………22 La balena innamorata …………………………………………………23 Il silenzio delle vongole …………………………………………..…23 L’involuzione della specie………………………………………..…...24 La mucca e le nuvole ……………………………………………..……24 Nerissimo il corvo ………………………………………………………25 IL bruco e la farfalla ………………….…………………………….26 Fame da lupi ………………………………………………………………26 Il linguaggio dei delfini …………………………………..…………..27 Le strisce della zebra …………………………………………………..27 Coyote ululà ……………………………………………………………….28 L’eccentrico ornitorinco ……………………………………………….28 Il campionato mondiale delle tigri ………………………………..29 La medusa non si sposa ………………………………………………29 Le avventure del ghiro ………………………………………………..30 Pappagallo ammaestrato …………………………………………….30 Il ricco, il dromedario e la cruna dell’ago ……..……………….31 Dov’è il camaleonte? …………………………………………………31 Le buone maniere del mammut.…………………………………….32

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Pensieri di cavalletta ……………………………………………………32 Il geco più ricco di Cina ………………………………………………33 Manuale di difesa dal serpente a sonagli ………………………33 Branco di piranha ………………………………………………………34 L’antilope e il leone …………………………………………………….34 La spensieratezza dell’orango ……………………………………..35 Brutto anatroccolo ……………………………………………………..35 Sorprese di medusa ………………………………………………….….35 Miracolo autostradale ……………………………………………….…36 La prima aquila nello spazio ………………………………………...36 L’araba fenice alla riscossa …………………………………………..37 Breve disavventura del picchio ……………………………………..37 Lo spleen della gallina ………………………………………………..37 Fiat anguilla! …………………………………………………………….38 La lungimirante giraffa …………………………………………….….39 Il fulmineo ghepardo ……………………………………………….…..39 La fine del tirannosauro …………………………………………….…39 La pipì del pipistrello ……………………………………………….….40 Il pellicano portaoggetti …………………………………………….…41 Povero tonno …………………………………………………..……….…42 Il silenzio dei serpenti …………………………….……………….…..42 L’abominevole uomo delle nevi ………………………………….…43 L’incurabile timidezza della vipera ……………………………….43 L’innegabile colpevolezza dello struzzo …………………….…..43 La prudenza del canguro ……………………………………………..44 La lepre e la tartaruga ……………………………………………….....44 Il tango dell’orso …………………………………………………….……44 Il cammello innamorato ………………………………………..….45 La visione pessimistica dell’ostrica ……….. …………………..…46 L’ape operosa ..………………………………………………………..…46 Il raglio dell’asino …………………………………………….………..47 Il calamaro gigante ………....……………………………….….….47 Povera zanzara ………………………………………………………..….47 L’assillante pensiero dell’ippopotamo ……………………….48 L’insonnia del pescecane …………………..……………………..…48

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Il canto del gallo …………………...………………………………….…48 Il pavone impudente …………………………………..…………….…49 L’invidia della madrepora..………………………………….………..49 Dimenticanze elefantiache …...……………………………….….….49 Il peccato originario ………………………………………………..….50 Avvoltoi …………………….…………………….……………………….50 La depressione del panda ……………………..…………………….50 La capra temeraria ……………...………………….……………….….51 III. Filastrocche preistoriche Al cavernicolo manca solo la parola……………………………….52 La scoperta delle stoviglie……………………………………………..53 La scoperta del fuoco…………………………………………………….54 La scoperta della ruota………………………………………………….55 E’ nato prima l’uovo o la gallina? ………………………………….56 IV. Altre filastrocche e canzoni La canzone dell’antico cavaliere ……………………………………57 Filastrocca dell’Oca Starnazza ……………………………………58 La filastrocca sciocca….…………………………………………………59 Filastrocca per una maestra alla fine della scuola…………….60 Filastrocca della festa della mamma ………………………………61 E adesso, Principessa? ……………………………………………64 Filastrocca del babbo in aeroplano …………………………..…..65 Filastrocca di Gatto Mammone …………………………………..…67 Filastrocca del tempo bello e brutto ……………………………..68 Filastrocca dell’alieno ……………………………………………..……70 Il pupazzo di neve e l’orsa polare…………….………………………72 Filastrocca di Halloween ………………………………………………73 Il canguro Saltellone e la televisione……………………………….75 Filastrocca delle buone maniere ………………………………..…77 La magia della parola ………………………………………………….78 Filastrocca dell’emme e dell’enne ………………………………..79 Filastrocca della città perfetta …………………………………….…80 Filastrocca dell’amica lontana ……………………………….….….81 Filastrocca di Carolina la vacca ………………………………..….82 Singhiozzo singhiozzo ……………………………………………..…...82 La canzone delle cose da non fare in acqua .……………………83