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METODOLOGIA DI INSEGNAMENTO DELLA PALLAVOLO Campo scuola 1^ livello regionale non residenziale 2011 Gallarate, 5 febbraio 2011 Centro Parrocchiale Paolo VI Relatore: Angelo Pustorino mob. +39 392 1920494 [email protected] spiegare, dimostrare, correggere = EDUCARE

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METODOLOGIA DI INSEGNAMENTO DELLA PALLAVOLO

Campo scuola 1^ livello regionale non residenziale 2011

Gallarate, 5 febbraio 2011Centro Parrocchiale Paolo VI

Relatore: Angelo Pustorinomob. +39 392 1920494

[email protected]

spiegare, dimostrare, correggere=

EDUCARE

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Si può essere buoni allenatori se si comprende,si comprende se si accetta,si accetta se non si giudicae non si giudica se si parte dal principioche è sempre meglio correggere la propriaimbecillità prima di quella degli altri.

(etimologia di imbecille: reggersi male sulle gambe)

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INTRODUZIONE

La Metodologia dell'Insegnamento è alla base di una corretta crescita tecnica, tattica e psicologica degli atleti.

Gli argomenti che tratteremo in questo incontro sono:

Metodologia d'Insegnamento sportivo orientato alla pallavolo

Comunicazione orientata ad un progetto educativo che coniughi aspetti tecnici e valori etico-morali

Atleta ed Allenatore

Processo d'Insegnamento: Programmazione, Spiegazione, Dimostrazione, Correzione

Proposta di uno schema di lavoro attraverso delle esemplificazioni pratiche.

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PREMESSE TEORICHE E DEFINIZIONI

Per Metodologia d'Insegnamento si vuole intendere le strategie, le tecniche e le modalità utilizzate per insegnare. Base dell'Insegnamento è la Comunicazione tra allenatore ed atleta.

Definiamo Comunicazione lo scambio di informazioni tra due o più Individui con lo scopo di comprendersi e sostenersi l'un l'altro.

Parlando di Individuo dobbiamo tenere presente che ciascuno ha un suo modo unico, personale di interpretare la realtà, sulla base delle proprie emozioni, idee ed esperienze che modellano il suo modo di interagire all’interno del Gruppo a cui appartiene.

Per Gruppo non vogliamo intendere solamente la squadra di appartenenza, ma l’ambito più generale che permette la creazione della squadra, come ad esempio la Società Sportiva, la Federazione o l’Ente di Promozione Sportiva (nel nostro caso PGS) di appartenenza, la Parrocchia o l’Oratorio in cui la Società opera, la singola famiglia dell’Individuo (Atleta e non solo), il gruppo di famiglie che condividono la passione sportiva propria o dei propri figli.

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PREMESSE TEORICHE E DEFINIZIONI

Definiamo il modello ideale di:

Giocatore: è una persona capace di pensare, di fare delle scelte, non un individuo imbottito di nozioni, telecomandato, costruito.

Allenatore: in campo, deve aiutare il giocatore a trovare, nel corso dell'allenamento, tutta la gamma di soluzioni tecniche funzionali al gioco, e non esclusivamente come esecuzione di un gesto tecnico fine a se stesso. In campo e fuori dal campo deve essere un esempio, un guida non solo tecnica, un preciso punto di riferimento per la squadra/gruppo, tanto più fondamentale quanto più la sua squadra è formata di elementi giovani. In altre parole, non si può essere allenatori senza essere educatori.

Da questi presupposti derivano i compiti primari di ciascuno:

Il Giocatore deve avere una completa padronanza dei fondamentali individuali sia dal punto di vista tecnico che da quello tattico.

L’Allenatore deve insegnare “il come” (la tecnica) ed “il perché” (la tattica) del fondamentale.

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PREMESSE TEORICHE E DEFINIZIONI

Esempio:

nel palleggio insegniamo la tecnica (la meccanica del gesto) e la tattica (la selezione del tipo di palleggio). Non basta sapere palleggiare correttamente , ma è ancora più importante sapere distribuire in modo efficace, solo così l’aspetto tattico è risolto completamente.

Per questo è sempre opportuno cercare si individualizzare l'insegnamento sviluppando la capacità creativa dei giocatori. Ciascun giocatore deve inizialmente aver ben chiaro il modello prestazionale di ogni fondamentale per poi adattarli alle proprie caratteristiche individuali. L’allenatore, prima di correggerlo secondo il proprio schema mentale o pretendere l’assoluta conformità al modello prestazionale, deve analizzare se la soluzione trovata dal giocatore non sia comunque funzionale senza interferire con le dinamiche generali di squadra.

Una diretta conseguenza di questa impostazione è lo sviluppo della responsabilità individuale dei giocatori. La capacità di trovare una soluzione personale alla situazione proposta dal campo sviluppa la loro indipendenza e l'abitudine a risolvere da soli le situazioni proposte dal gioco.

La specializzazione esasperata viene messa da parte a favore della crescita totale del giocatore.

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PERSONA…. ATLETA…. VITTORIA

La vittoria è una diretta conseguenza del lavoro svolto in palestra.

Questo è il principio che deve ispirare il lavoro di un allenatore.

Il Processo d'Insegnamento è in funzione del giocatore che l'allenatore desidera:

Vogliamo una scimmietta ammaestrata ? Useremo urla, bastone e carota e proporremo una serie di esercizi meccanici, degli stereotipi.

Vogliamo un essere pensante ? Dovremo creare un atleta autonomo nelle scelte, proporremo degli esercizi in cui creeremo dei problemi che il giocatore dovrà risolvere trovando la soluzione più opportuna. Questo implica altri valori oltre a quelli sportivi

“L’ Allenatore - Istruttore" deve sempre tendere a scemare lungo il processo d'apprendimento, per diventare un "Allenatore - Tattico", mentre l'allievo si trasforma in Maestro di se stesso.

"L'Allenatore - Istruttore" insegna la tecnica e la tattica individuale a ciascun giocatore, " l'Allenatore - Tattico" allena dodici o più giocatori per ottenere il massimo dalla squadra.

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PERSONA…. ATLETA…. VITTORIA

L’Allenatore – Educatore deve sempre essere presente a prescindere da qualsiasi fattore interno o esterno al gruppo. E’ la funzione educativa il fattore determinante per plasmare gli atleti e per portarli alla vittoria.

All'interno di questo sistema didattico è fondamentale sottolineare l'importanza del Lavoro Individualizzato (anche solo 1/2 ora ad allenamento), inteso quale momento di approfondimento del rapporto tecnico e personale tra l'allenatore ed il giocatore.

Ogni istruttore deve quindi definire i suoi modelli, purché conformi alle potenzialità e alle esigenze reali del suo gruppo, e da questi derivare i principi della sua Metodologia d'Insegnamento. L'applicazione pratica di questi principi produrrà le progressioni didattiche da utilizzare in palestra.

L'allenatore principiante spesso si basa sulle sue conoscenze e su ciò che ha appreso dal capo allenatore, non ha un visione completa del suo lavoro, dipende dai risultati e dalle condizioni ambientali. E' come un cubo di Rubik, ci sono tutte le facce ma non si sa come metterle al loro posto.

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PERSONA…. ATLETA…. VITTORIA

Sono concetti sempre generalizzabili?

Da una ricerca svolta tra 21 allenatori di alto livello di sport di squadra è emerso che:

Molti allenatori hanno trascorsi sportivi, non necessariamente in quello in cui hanno poi avuto successo come allenatore.

La qualità che li ha sempre contraddistinti è stata la passione per lo sport e la capacità di condurre gli altri.

Pochi sono stati campioni, e questo si spiega nel fatto che il gesto di grande automatizzazione è poi difficile da essere percepito in modo cosciente e trasmesso agli altri attraverso l'allenamento.

Molti hanno cercato di compensare il mancato raggiungimento di un alto livello come atleta, cercando di farlo come allenatore.

La caratteristica comune a tutti questi allenatori è la presenza nella fase di sviluppo, sia da atleta che da istruttore, di un maestro da cui sono stati influenzati per la sua capacità e dedizione all'insegnamento e per la sua capacità di trasmettere valori anche al di fuori dell’ambito sportivo.

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IL COACHING

Cosa è il Coaching?

E' un modello dinamico centrato sull'atleta inteso come soggetto pensante e non solo oggetto. Pertanto non si tratta di un modello cristallizzato ma di un modello flessibile.

Allenando non si finisce mai di apprendere, in quasi tutti i casi il processo di apprendimento non è mai terminato.Ad esempio, un allenatore partecipa a un Clinic anche se sa che può apprendere un solo concetto nuovo. Gli allenatori esperti sono "Ladri di idee".

Si può partecipare a un Clinic o assistere a una seduta di allenamento di un collega anche solo per decidere che non si è d'accordo con ciò che si è sentito o che si vede fare.

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IL COACHING

Modello dinamico

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IL COACHING

Analisi del lavoro del coach

Come il coach costruisce l'ambiente per l'allenamento?Non esiste un modello applicabile, di solito l'allenatore esperto pianifica a lungo termine gli aspetti fisici, mentali, tecnici e tattici: ogni minuto deve servire a raggiungere l'alto livello. L'allenatore inesperto ha fin dall'inizio un alto livello di aspettative e quindi di richieste, non ha la visione generale di cosa fare.

Bisogna creare un ambiente stimolante e comunicativo. 4 i fattori determinanti:a) Progetto: obbiettivi a medio e lungo termine, visione generale del lavorob) Farlo accettare dai giocatoric) Creazione della squadra:

- Caratteristiche dell'allenatore- Caratteristiche dei giocatori

d) Insegnamento delle abilità: si parla spesso di obbiettivi ma non dell'insieme che li unisce

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IL COACHING

Analisi del lavoro del coach

Come il coach opera in gara?

Pre partita:Analisi degli avversari

Partita:Analisi tattica

Post partita:Analisi comparativa, programmazione futura

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IL COACHING

AllenamentoCoach Atleta:

Semplificare: lavorare in allenamento per rendere quanto più semplice possibile l'organizzazione, riportando tutto ai fondamentali, migliorandone l'esecuzione

Individualizzare:adattare alle caratteristiche individuali il lavoro tecnico e tattico

Ritualizzare: ripetizioni e proposta di situazioni di gara

Coach Coach:

Riflessione: che comportamento tengo, cosa dico, come lo dico, incitamenti, insulti, come alleno il mio self control ai fini della partita

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IL COACHING

Partita

La partita non è il momento di insegnare ma di competere:

Il novizio, senza visione e controllo del suo lavoro, cerca di insegnare in gara.

L'allenatore esperto crea strategie stabili per la competizione, attraverso l'allenamento per non appesantire gli atleti. In partita effettua solo piccoli aggiustamenti sul campo, intervenendo solo sulla base di ciò che è stato fatto in allenamento. Non si può improvvisare uno schema di attacco o di difesa in partita se non è stato mai provato in allenamento.

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IL COACHING

La vittoria e la Sconfitta

In squadra la vittoria e la sconfitta sono due abilissimi impostori:

Siamo sempre delle persone sia dopo una sconfitta che dopo una vittoria

La dimensione educativa della vittoria sta tutta in questa domanda: “La vittoria ha generato reale valore per la squadra?”

La dimensione educativa della sconfitta è proporzionale a quanto può stimolare il risveglio delle “qualità dormienti”

Vittoria e sconfitta sono abili impostori se presi da soli. Presi insieme sono le due facce della stessa medaglia. Una medaglia che conta, al di là delle due facce, se portata al collo con responsabilità e impegno.

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IL PROCESSO D’INSEGNAMENTO

Spiegare

Presupposti:

Conoscenza approfondita della pallavolo

Conoscenza delle capacità motorie, razionali ed emotive di ciascun componente della squadra

Linguaggio appropriato, conciso e chiaro:- definizione del modello di prestazione di riferimento- definizione dei Punti Chiave su cui fissare l’attenzione

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IL PROCESSO D’INSEGNAMENTO

Dimostrare

Un esempio pratico (o un’immagine) è meglio di 100 parole:

Chi deve dimostrare?- L’allenatore se ne è capace, nel senso di potere effettuare una dimostrazione fluida. L'errore nel risultato ci può essere, ciò che conta è l'esecuzione.- Un giocatore: in questo caso si possono utilizzare a rotazione tutti i giocatori, e nel caso in cui qualcuno sia più in difficoltà, spiegare in anticipo ciò che deve fare.

Come dimostrare?- Accentuare i Punti Chiave del movimento: per sviluppare nei ragazzi la capacità di auto analisi del movimento, valutando se è necessario spezzare l'esecuzione e la dimostrazione in più segmenti.- Il numero di ripetizioni: dipende dalla complessità del gesto, un palleggio verrà ripetuto due o tre volte, una rincorsa d’attacco va dimostrato più volte.

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IL PROCESSO D’INSEGNAMENTO

Dimostrare

Un esempio pratico (o un’immagine) è meglio di 100 parole:

Con quale progressione?- Nella prima fase di apprendimento del fondamentale è preferibile lavorare staticamente. Il giocatore deve imparare il gesto, probabilmente,; in questa fase lo si controlla visivamente, seguendolo per segmenti, ed accompagnando con le parole il movimento- Nella seconda fase di rielaborazione e progressiva automatizzazione del fondamentale, gli si fa eseguire in movimento con esercitazioni pratiche; il gesto viene rielaborato, eseguito con un minore dispendio di energie e con un controllo cinestetico sempre maggiore. In questa fase bisogna stimolare l'atleta a mantenere l'attenzione rivolta sul risultato del gesto, più che sull'esecuzione del gesto- Nella terza fase il gesto viene gestito inconsciamente, tatticamente in funzione della situazione di gioco. A questo punto metto delle situazioni di stress: limiti di tempo nell'esecuzione, velocità, direzioni, etc.

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IL PROCESSO D’INSEGNAMENTO

Correggere

Feedback:- è il processo con cui si rende il soggetto cosciente di ciò che sta facendo di giusto o di sbagliato

L'allenatore vede, l'atleta sente: - la sensazione del gesto da parte dell'atleta è importantissima; sviluppando l'aspetto propriocettivo si migliora l'apprendimento e la capacità di correggere il gesto stesso

Comprendere l’errore significa: - Analizzare il gesto - Comparare il gesto: considerare la personalizzazione del gesto (come l'atleta può eseguirlo) - Determinare l'errore, la causa, la correzione - Scegliere l'errore da correggere: in progressione, dal più semplice al più complesso

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IL PROCESSO D’INSEGNAMENTO

Correggere

Come comunicare la correzione:Se l'allenatore reagisce ad un errore arrabbiandosi o disperandosi il giocatore lo percepirà come un insuccesso e il processo di Feedback avverrà con difficoltà. Nell'inviare il Feedback si tengano presenti 4 Principi Generali:

1. Tenere conto dell'individuo2. Precisione dell'informazione 3. Scelta di tempo 4. Correzioni commisurate al livello di apprendimento dei

giocatori

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IL PROCESSO D’INSEGNAMENTO

CorreggereTener conto dell’individuo

Approccio positivo: valutazione costruttiva dell'errore, attacco genera difesa! Sgridate ed insulti provocano chiusura. I commenti vanno riferiti alla performance e non alla personalità dell'atleta. Se è il caso un apprezzamento personale va fatto in modo diretto ed in sede appropriata.

Cogliere l'aspetto positivo (tecnico, motorio, mentale), in ogni esecuzione.

Dare indicazioni dirette nella correzione.

Piccoli passi: poche notizie precise adatte dal punto di vista cognitivo e motorio a chi le deve ricevere. Il livello dei dettagli delle correzioni deve essere conforme alle conoscenze ed alle abilità di chi le riceve. Nel caso l'esercizio sia svolto da più giocatori contemporaneamente, non dimenticare di rivolgere, di volta in volta, correzioni ed elogi a tutti: nessuno deve sentirsi trascurato o perfetto.

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IL PROCESSO D’INSEGNAMENTO

CorreggerePrecisione dell’informazione

Evitare messaggi confusi

Specificare chiaramente ciò che si vuole (non più di 1-2 richieste per volta)

Verificare che il messaggio sia arrivato e verificare le reazioni corporee ed emotive del giocatore: la sua mimica facciale, l'eventuale presenza di smorfie ci può dare l'indicazione degli effetti emotivi del messaggio. Sapendo che nel processo di apprendimento la sfera emotiva è determinante per l'acquisizione di nuovi comportamenti, il nostro compito, come allenatori, è quello di verificare continuamente il tipo di emozioni e la loro intensità.

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IL PROCESSO D’INSEGNAMENTO

CorreggereScelta di tempo

Analizzare bene la correzione da fare e proporla solo quando si è sicuri di ciò che si dice

Proporre la correzione quando l'atleta la può recepire, alla fine del gesto, prima della successiva ripetizione)

Dare frequenti suggerimenti: evitare che il sovrapporsi di errori ingigantisca il problema

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IL PROCESSO D’INSEGNAMENTO

CorreggereCorrezioni commisurate al livello di apprendimento dei giocatori

Principianti: la correzione deve essere continua per creare il corretto schema motorio del fondamentale. Una cosa alla volta, di più il nostro cervello non ne recepisce

Medio: man mano che l'apprendimento procede e la capacità motoria di ripetere il gesto in modo automatizzato migliora, i Feedback devono diminuire progressivamente per rendere più indipendente l'atleta dall'allenatore

Alto: i Feedback saranno occasionali per essere certi che ciò che stanno eseguendo sia corretto. In questa fase le correzioni vanno indirizzate sull'attenzione, l'errore deriva da una scarsa concentrazione generale. Anche qui il meccanismo da privilegiare è il dialogo

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CONCLUSIONE

In conclusione voglio sottolineare l'importanza del rapporto Allenatore - Atleta, inteso come scambio di comunicazioni tra individui nella loro unicità. Per una corretta crescita dei nostri ragazzi è un punto da non dimenticare.

Il successo del nostro insegnamento nasce dalla nostra capacità di trasmettere agli atleti le giuste informazioni tecniche e la mentalità del lavoro finalizzato a migliorare, a vincere ogni giorno se stessi.

Agli ultimi Mondiali di Pallavolo svoltisi in Italia pochi mesi fa, Gilberto Godoy Filhodetto Giba, capitano della Nazionale brasiliana che ha vinto l'oro, mi ha detto: "Il nostro successo non nasce da una scuola, ma da una cultura del lavoro."

Io Allenatore devo trasmettere questo valore: l'importanza del lavoro quotidiano teso al miglioramento individuale ed alla crescita personale.

Insegniamo con attenzione, sviluppiamo la capacità di analisi, curiamo i particolari di ogni gesto ricordando che la vera responsabilità in squadra è dare l'esempio in prima persona.