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RELAZIONE PROGRAMMATICA VERSO il XII CONGRESSO Giovanni Monti presidente Legacoop Emilia-Romagna

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RELAZIONE PROGRAMMATICA VERSO il XII CONGRESSO

Giovanni Montipresidente Legacoop Emilia-Romagna

BOZZA per la DISCUSSIONEDirezione regionale - 28 luglio 2017

La Proposta di programma: gli obiettivi di riferimentoOggi sottoponiamo alla Direzione per una approvazione il Piano di lavoro per il periodo che ci separa da qui al 12° Congresso di Legacoop: circa tra due anni. La sintesi per Schede e Capitoli del Programma vi è stato distribuito e verrà sintetizzato da un Video che proietteremo subito dopo la mia Relazione.Insieme rappresentano i materiali che saranno alla base del lavoro, anche sui territori e con le associazioni di settore, nei prossimi mesi.Nel costruire tale Programma, abbiamo tenuto conto del lavoro che abbiamo fatto per l’Assemblea dei Delegati del Febbraio scorso, una occasione importante per mettere a fuoco il Mandato Congressuale del 2014.Dalla discussione fatta in quella occasione, poi ripresa e rilanciata dall’ultima assemblea dei delegati del 23/2/17e dal lavoro di questi mesi, esce confermata e puntualizzata la strategia complessiva che avevamo impostato al Congresso.In sintesi i 4 obiettivi fondamentali e prioritari,che sintetizzano i punti strategici del PROGETTO COOPERATIVO per la Qualificazione delle cooperative associate e delle strutture associative, sono evidenziati in questa slide:

Ritornerò su vari aspetti nel corso della relazione ma voglio ribadire sin da ora che l’insieme di questi quattro obiettivi rappresenta un punto fermo. In un recente volume, molto efficace, dal titolo “Che cosa sa fare l’Italia”, Salvatore Rossi ha indicato tre fattori abilitanti che potrebbero mettere finalmente in condizione di elevare lo standard produttivo e culturale del Paese: l’ambiente giuridico (ordinamento, legalità, tutela della concorrenza, efficienza della PA); il sistema di istruzione e la finanza.Non si può che concordare.Ma quali sono i fattori abilitanti che possono consentire alle cooperative di cogliere sino in fondo la prospettiva che si apre? Il Programma di Legacoop ha cercato di individuarli e con questo mio intervento vorrei proporvi di approfondirli e di condividerli.

L’operazione sulla Governance, che vuole portare, in tutte le cooperative, la conoscenza delle nuove “Linee Guida”, e che è partita insieme a quella per l’adozione

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del nuovo Regolamento per il prestito sociale, vuole dare alle cooperative una occasione di riflessione sulla qualità, sulla trasparenza e sull’efficacia del governo delle cooperative.Riflessione che dovrà' tradursi in approvazione in Codici della Buona Governace in ogni cooperativa. Mai, come in questo periodo di profondo cambiamento, agire sulla qualità del governo della cooperativa diventa essenziale.La qualità della Governance, intendendo con ciò anche una operazione di adeguamento normativo che coinvolge, innanzitutto, l’efficace adozione delle norme 231, diventa decisiva per stare su mercati nuovi e per andare alla ricerca delle risorse finanziarie necessarie a promuovere una spesa per investimenti che è in aumento, ma ancora insufficiente.Infatti la questione della Governance, della trasparenza e dell’identità stessa della cooperativa, è al centro del modo con cui le cooperative vengono percepite dagli operatori economici e soprattutto finanziari. In una fase di profonda trasformazione del mondo del credito e della finanza la visibilità, trasparente ed efficiente delle cooperative, può fare la differenza per entrare nei piani e nelle decisioni degli operatori finanziari.Dobbiamo farlo anche e soprattutto per recuperare immagine, sostanza e stima nei confronti delle comunità sociali e civili in cui operiamo. Non dobbiamo mai dimenticarci che oggi (forse un po’ meno di ieri) la nostra visibilità risulta quantomeno appannata.Le crisi, le difficoltà reputazionali sono state affrontate con efficacia da Legacoop nazionale, dalle associazioni settoriali e dai territori, ma del tutto distorte da una comunicazione a volte faziosa e incline a colpire il ruolo e l’immagine delle cooperative. Soci e dipendenti che anche grazie allo sviluppo occupazionale di qualità' e al rilancio vero e sostanziale della Buona Governance possono essere i veri i veri attori della nuova fase comunicativa. Dobbiamo aprire da qui al Congresso, la fase della “Qualità ed efficienza cooperativa”, mettendo la Governance al centro di iniziative molteplici.

Questa slide l’avete vista riproposta in diverse occasioni, ma vorrei che la teneste presente, come una sintesi efficace del lavoro svolto in questi ultimi anni dai gruppi di lavoro a Voi noti e del lavoro che ancora ci aspetta.PROGRAMMA di LAVORO per la SECONDA META’ di MANDATO – SCHEDE di LAVORO

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Infatti, dobbiamo avere la consapevolezza che usciremo dalla crisi in modo positivo solo se rilanceremo quelle che sono le distintività del modello democratico di impresa, che la cooperativa rappresenta.Nel recente passato vi è stato un inizio di discussione che, in modo più o meno esplicito, in forme molto diverse da cooperativa a cooperativa, indicava nella demutualizzazione una via, quasi obbligata, per il reperimento di risorse finanziarie al fine di garantire lo sviluppo. In parte tale dibattito si è ridimensionato. Ritengo che esso fosse il risultato di una fase che viene da lontano, dai primi anni ’90, dagli anni nei quali le cooperative, soprattutto di maggiore dimensione, hanno cominciato ad usare molto spesso con importanti risultati, strumenti societari non cooperativi, di scopo, per perseguire i propri obiettivi. Quelle cooperative o gruppi cooperativi nei quali ha funzionato la Cultura cooperativa hanno dimostrato che si può accedere a strumenti finanziari anche complessi, senza farsi sopraffare dalla finanza ma mettendola al servizio dello sviluppo cooperativo. Oggi, dobbiamo rilanciare la consapevolezza che il rinnovamento e la qualificazione della Governance cooperativa è una delle leve principali per lo sviluppo.Anche nelle crisi, in alcuni casi drammatiche, che hanno colpito molte cooperative e un intero settore, molto è dipeso dal mercato, ma molto anche dalla qualità del governo di impresa cioè, dalla qualità, o meglio dalla scarsa qualità della Governance, poco trasparente, poco partecipata, poco efficiente nel garantire ricambi necessari nel management e nella rappresentanza dei soci.La discussione e l’iniziativa sulla Governance è tanto più urgente e strategica anche perché negli ultimi anni cominciano a prendere forma, anche grazie a specifiche iniziative normative, una serie di nuove imprese (Corporate benefit, Impresa sociale, Social bond, nuove forme di filantropia, ecc.) che si propongono di fornire risposte di carattere imprenditoriale, di una imprenditorialità nuova, che non mette il solo profitto al centro e che si pongono in un’ ottica di investimenti “pazienti”, di lungo periodo. Come nel caso del nuovo decreto sull’Impresa sociale, nel quale vengono previste alcune forme di remunerazione dei soci, del capitale investito, cosicché, nello stesso ambito di intervento e con finalità e caratteristiche molto simili, verranno a trovarsi forme imprenditoriali differenti, in competizione.Una sfida da monitorare con attenzione, interloquendo con i livelli istituzionali preposti. Lo stiamo facendo e lo faremo come ACI. Infatti, nei prossimi mesi, la riforma del terzo Settore produrrà importanti cambiamenti. In particolare il decreto sull’impresa sociale dovrà essere accompagnato da circolari attuative.Auspichiamo che essi non producano effetti negativi su chi, come la cooperazione sociale, è già un attore positivo.Su questo argomento vogliamo giocare un ruolo costruttivo, ma anche difendere la presenza e l’esperienza della cooperazione sociale che, in questi decenni, ha rappresentato una risposta efficiente alla riorganizzazione del Welfare.Del resto da molto tempo la discussione sul rapporto con il complesso mondo del no profit è aperta ed è chiaro che, mentre ci sentiamo, e siamo, interlocutori di queste esperienze variegate e complesse, esiste una specificità della forma cooperativa che deve essere riconfermata, anche attraverso una sua riqualificazione. Le traiettorie strategiche delle cooperative, sia quelle già consolidate, sia quelle che si stanno definendo, non possono non porre con forza, a tutti noi, un interrogativo che è economico ma soprattutto culturale ed identitario: quali debbono essere gli elementi distintivi della cooperativa del XXI secolo?Una stagione di rilancio e di qualificazione della “Qualità democratica del governo della cooperativa” rappresenta quindi un obiettivo decisivo, per costruire una “democrazia economica efficiente e responsabile”, che vuole essere anche un contributo al rinnovamento della cultura civile del paese.

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Come dicevo, la “campagna” sulla Governance partirà in parallelo con quella per l’adozione del nuovo regolamento sul prestito sociale che deve essere approvato entro la presentazione del Bilancio di esercizio 201,Con l’approvazione da parte della Direzione nazionale del Nuovo Regolamento il 18 Maggio e delle proposte del 4 Luglio, abbiamo fatto una scelta di qualità per affrontare questi temi.Rimangono tre questioni da precisare.Innanzitutto, occorre garantire da parte degli organi di governo delle cooperative la massima trasparenza ed efficienza nelle regole (e nelle volontà), per la rapida restituzione del prestito sempre e in particolare nel caso si prospetti una situazione di difficoltà non più gestibile.In secondo luogo, una precisa definizione del sistema di controllo indipendente delle condizioni di quelle cooperative che usufruiscono del prestito.Infine, un impegno per importanti azioni di solidarietà finalizzate a lenire le gravi difficoltà dei soci di quelle cooperative che sono andate in dissesto. Debbo ricordare che, per tali azioni, a tutt’oggi, sono già stati messi a disposizione, dalle cooperative di Legacoop, 82 milioni di euro ( 67,5 su cooperative e soci emiliano romagnoli). Altri stiamo cercando di raccoglierne, per intervenire su alcuni casi che si sono determinati in Regione.

Il secondo grande obiettivo, Il riposizionamento rispetto ai nuovi scenari che escono dalla crisi, diventa un imperativo. Non si tratta solo di un riposizionamento rispetto ai mercati, che pure è necessario, ma si tratta soprattutto di intervenire sui modelli di business e, in particolare, sulla cultura d’impresa, sul modo di pensare, che deve sempre più tener conto dei due fenomeni straordinari che hanno cambiato per sempre il modo di funzionare delle nostre società.Sto parlando naturalmente della Nuova rivoluzione tecnologica, centrata sulle tecnologie della comunicazione, sulla robotizzazione, su Internet, ma non solo. E sto parlando della Globalizzazione. Sono ormai evidenti a tutti le profonde trasformazioni, anche cognitive, che questi fenomeni sociali hanno indotto, a partire da quella che viene chiamata la disintermediazione, il superamento, cioè, di una serie di strumenti e organizzazioni intermedie tra il produttore e il consumatore. L’automazione porterà con sé un grande beneficio per i consumatori ma, apre una dimensione strategica per quello che riguarda l’occupazione.È ormai chiaro a tutti che la tecnologia, nel breve e medio termine, brucerà migliaia di posti di lavoro tradizionali e il nostro paese è particolarmente esposto.

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Andrea Brandolini, dirigente della Banca d’Italia e uno dei massimi esperti di povertà e diseguaglianze, nostro conterraneo, ravennate, se vogliamo essere precisi, al Convegno regionale delle Cooperative sociali, ci ha fornito dati e riflessioni di notevole importanza e ci ha richiamato ai rischi che si aprono e quindi alla necessità di intervenire, con lungimiranza, aldilà delle soluzioni di breve periodo, con efficaci proposte di governo.Siamo di fronte a una fase di sviluppo del capitalismo nella quale, la sua caratteristica di “distruzione creatrice”, si mostra in tutta la sua capacità di liberazione di nuove energie e di rottura di vecchi modi di pensare e di organizzare la produzione. Ma vi è anche la necessità di intervenire, per sostenere coloro che il rapido cambiamento del modello produttivo e sociale mette ai margini. Nella slide, ad esempio, si vede bene come l’Italia sia tra i paesi che verranno maggiormente interessati da questi processi.Questa è la grande sfida del nostro tempo che è un problema, contemporaneamente, di sviluppo economico e di sviluppo della occupazione, della base occupazionale e di eguaglianza.Senza la crescita economica (che l’aumento di produttività indotto dalla tecnologia rende ancora più possibile) non riusciremo ad assorbire gli urti della rivoluzione tecnologica.Qui sta un ruolo, che ritengo assai importante, della e per la cooperazione.Infatti l’obiettivo dell’allargamento della base occupazionale deve andare di pari passo con lo sviluppo della qualità dei servizi, con la capacità di rispondere nel modo sempre più adeguato ai bisogni emergenti di una società in forte cambiamento, demografico innanzitutto, con il progressivo invecchiamento della popolazione e che pone problemi inediti al Welfare, come lo abbiamo conosciuto sinora.Ma si espande anche un modello di consumo che modifica i vecchi atteggiamenti e che punta sempre di più alla personalizzazione e alla qualificazione.Infine siamo di fronte a processi culturali e cognitivi che fanno nascere nuovi modelli di vita e il bisogno di una qualità sociale sostenibile.Non a caso abbiamo messo, alla base della nostra riflessione e proponiamo che lo diventi anche per le nostre cooperative, la riflessione strategica contenuta nel Programma 2030 dell’ONU e nel 2020 dell’Europa.

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Questi Quadri strategici di riferimento, filtrati attraverso i nostri Principi cooperativi, forniscono con tutta evidenza, la base per lo sviluppo di attività imprenditoriali che puntano all’inclusione, alla sostenibilità alla qualità della società, dei servizi alla persona, dell’ambiente, della produzione culturale.Tutti ambiti che hanno visto e vedono la cooperazione sul suo terreno d’elezione: la risposta ai bisogni vecchi e nuovi dei territori, delle persone. Noi siamo stati storicamente in grado di svolgere una importante funzione di protezione sociale, a partire dalla tutela degli interessi dei soci e del valore dello scambio mutualistico tipico dei vari patti cooperativi.Questo dobbiamo continuare a fare in modi rinnovati e sempre più efficienti. In questo modo faremo un servizio alle nostre cooperative e ai nostri territori.Ecco una descrizione grafica del nostro impegno in una rosa complessa di Progetti specifici.Di questo Capitolo dedicato alla “Promozione e Sviluppo” troverete il dettaglio nelle Schede del Programma che vi sono state consegnate.

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In questa operazione di Riposizionamento una delle leve fondamentali è quella della Intersettorialità e dell' Integrazione, che per noi significa puntare a far lavorare di più e meglio le cooperative con le cooperative. Cercare di costruire un sistema che riesca ad integrare le grandi capacità imprenditoriali che sono presenti nei vari settori, rilanciando una idea forte della cultura e del ruolo del Movimento Cooperativo.Esso è uno strumento importante non solo per lo sviluppo delle cooperative come imprese, ma, anche, per garantire una aggiornata applicazione dei valori e della cultura della cooperazione.Il paradosso è che questa dimensione di sistema viene data per scontata al di fuori di noi e viene ritenuta uno dei nostri grandi vantaggi competitivi, ma non sempre viene praticata adeguatamente a casa nostra.In una logica realmente cooperativa, possono essere pensate forme di sostegno e di sviluppo della qualità e della produttività delle cooperative che le mettano sempre più in grado di rispondere alle esigenze del mercato ai livelli più alti.Insomma credo che una parte importante dell’attività delle cooperative, specialmente le più grandi, sia quella di sostenere lo sviluppo e la qualificazione delle altre.Funzione che, come vedremo più avanti, viene svolta con efficacia dagli stessi Consorzi, strumento strategico essenziale dei prossimi anni.Per esempio, ecco un rapido elenco di Opportunità strategiche, sulle quali vogliamo lavorare.a) Rigenerazione Urbanab) Logistica e Infrastrutturec) Costruzioni e attività Manifatturiered) Strutture consortilie) Nuovo Welfaref) Integrazione GDO e sistema Agroalimentareg) le industrie culturali e creative (ICC)h) Progetto Eree Interne-Sviluppo locale e Cooperative di ComunitàI) politiche di sostegno all' internazionalizzazione e all innovazione

Per ognuna di queste opportunità potremmo dedicare un convegno. Mi limito qui a ricordarle, sapendo che sono e saranno nostri costanti campi di impegno.PROGRAMMA di LAVORO per la SECONDA META’ di MANDATO – SCHEDE di LAVORO

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Infine ma non per ultimo, il quarto obiettivo di grande valenza strategica, che serve al Riposizionamento e alla Qualità politica e organizzativa della cooperazione italiana e regionale, che va sotto il titolo di costruzione dell’ACI.Abbiamo raggiunto importanti risultati in questi ultimi anni, a partire dalla capacità di costruire una azione comune e coordinata nei confronti dei Governi nazionale e regionale.Stiamo procedendo, sia a livello nazionale sia a quello regionale, sulla parte organizzativa: la ricognizione delle strutture è già partita e l’ipotesi di un comune Organigramma dell’ACI nelle dimensioni sia Territoriale sia Regionale eSettoriale è all’ordine del giorno per i prossimi mesi. Sul Programma ACI vi è una nota impegnativa che è stata approvata il 2 Maggio, che la slide sintetizza.

Intanto è in corso la riprogettazione organizzativa di noi stessi, come Legacoop, con l’obiettivo di essere sempre più in grado di sostenere le cooperative e per perseguire l’obiettivo della sostenibilità economica e finanziaria.Dobbiamo rafforzare quell’insieme economico e sociale che si chiama Movimento cooperativo, per consentirgli di avere un ruolo importante al servizio delle cooperative associate, e sempre più politicamente forte negli orientamenti strategici e culturali.In tal senso ci riconosciamo, soprattutto al nostro interno, come soggetto politico che assume orientamenti nei suoi organi che poi vengono declinati al meglio dalle cooperative nella loro autonomia, anche se entro parametri e regole definiti insieme. Altrimenti saremo tutti più deboli.Anche in tal senso, nella chiarezza dei ruoli (noi non siamo una Holding), dobbiamo cooperare. Per questo la rappresentanza comune ma anche le regole comunemente definite, rappresentano il nuovo ruolo di Legacoop e dell’ACI.Siamo d’accordo convintamente di questa opportunità? Un esempio per non essere retorici: abbiamo assegnato alla direzione di Legacoop regionale in stretto raccordo con quella Nazionale, alla sua presidenza e in strettissima operatività con i 5 Territori e associazioni di settore, un lavoro di aiuto alla discussione nelle cooperative, e di rendicontazione dei risultati della applicazione delle Linee della Buona Governance. Deve essere chiaro che, senza una condivisione vera dell’utilità di

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tali Linee da parte di presidenti e Cda delle cooperative e consorzi l’obiettivo proposto sarà difficilmente raggiunto. Noi stavolta non possiamo davvero permettercelo. La buona Governance o sarà vissuta come un grande opportunità oppure non sarà!

La nuova crescita: fuori dal tunnel?

Questo è il quadro che ci viene dalla elaborazione di questi anni, sulla base del mandato congressuale.Ma dobbiamo avere la capacità di collocare questa impostazione generale all’interno dei mutamenti anche congiunturali in atto.La questione più importante che si presenta di fronte a noi, e che sarà con noi sino al Congresso, è la capacità di lettura delle caratteristiche della ripresa che è in atto e delle iniziative che sapremo mettere in campo per coglierla.

Di fronte a quella che pare essere una possibile uscita dal tunnel della crisi che ci ha angosciato in questi anni, abbiamo la necessità (e la presenza tra noi del viceministro Morando è una opportunità preziosa) di leggere le caratteristiche di questa ripresa e di capire come le cooperative si muovono di fronte a questo nuovo contesto.Già il grafico che ho utilizzato fa emergere un tema decisivo: la ripresa è in atto ma è senz’altro inferiore a quella degli altri paesi della UE. Il nostro paese sconta, all’appuntamento decisivo con la nuova fase, delle pesanti eredità del passato con le quali dobbiamo fare i conti ma che dobbiamo cercare di rimediare, per metterci sulla strada virtuosa di un riallineamento con le economie più forti.A cominciare dal debito pubblico e dai crediti deteriorati delle Banche.La prossima legge di Bilancio sarà molto importante per consolidare la ripresa, per dare continuità a quelle politiche che comunque hanno consentito al nostro paese di agganciarla, anche se ancora stentatamente.Del resto la crescita prevista dovrebbe rendere possibile una aggressione del debito pubblico, consentendo un suo ridimensionamento.Tuttavia: quanta benzina il Governo sarà in grado di mettere nel motore della crescita?Qui sconteremo, inevitabilmente, ma speriamo nella misura minore possibile, l’incertezza politica a tutti nota.

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Probabilmente oggi, dopo la vicenda referendaria, ciò che il sistema politico e le forze politiche in particolare che sostengono il governo ha di più importante da offrire, è un riferimento non ondivago, una visione o almeno una chiara e comunicabile consapevolezza di qual è la direzione di marcia, ripristinando una condizione essenziale per la ripresa, quella di un rinnovamento della fiducia tra società ed istituzioni.Vincerà chi sarà in grado di offrire una visione di medio lungo periodo sui temi cruciali del paese, a partire da quello dell’occupazione e delle diseguaglianze reali e percepite.

Speriamo non vincano i populismi, i muri, i razzismi ma senza una maggiore equità, una lotta alle " povertà" e un governo dell’immigrazione, il rischio è forte. Noi siamo pienamente autonomi ma abbiamo principi e idee strategiche chiare e visibili a cui non intendiamo rinunciareL’elettorato, i cittadini, le associazioni, sono in cerca di esperienza e di solidità, di qualcuno che sappia far vedere la possibilità di una transizione sicura verso una nuova fase, mostrando una capacità di governo competente e attenta ai segnali e ai dolori di una società che ha molto sofferto, che vive un calo di reddito e un peggioramento delle condizioni di vita delle persone e del ceto medio in particolare, che dura da troppo tempo.Infatti, se la diseguaglianza è cambiata poco, è cresciuta la povertà assoluta, proprio a causa del calo del reddito.

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E come sappiamo esiste una condizione drammatica dei più giovani, che mai come in questa fase storica patiscono le resistenze corporative della società e il calo della crescita.Le ultime due slide sulle conseguenze della crisi in Emilia Romagna sono particolarmente illuminanti, fornendo alcuni elementi che è necessario approfondire. La crisi ha dissolto in fumo oltre il 13% del PIL potenziale e ciò ha comportato un arretramento dei livelli di vita non solo delle fasce già deboli ma ha anche schiacciato verso il basso una parte del ceto medio.

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Insomma la crisi ha inciso nella struttura sociale della regione, rendendola più fragile. Anche se i risultati assai positivi di questi mesi fanno ben sperare per una ripresa( nel video che seguirà' vedrete altri dati molti positivi nella nostra regione) e un recupero di reddito generalizzato la Cooperazione deve avere la consapevolezza di come poter sostenere quei ceti più deboli, in una logica di inclusione. Sarà questo uno degli argomenti che dovremo affrontare in Ottobre, nella iniziativa promossa dall’ACI e dalla Consulta regionale sul ruolo della cooperazione nella nostra regione.

Esperienza, solidità, credibilità di una visione a lungo termine: solo così si batteranno i proclami incendiari sugli immigrati, sull’uscita dall’Euro, su unilaterali rifiuti del fiscal compact, battendo così i populismi di tutti i tipi e sfumature.La riduzione del debito pubblico, vero macigno sulla nostra società, può avvenire solo con la crescita, ma anche con una capacità di intervenire sui tagli alla spesa pubblica che sappiano mettere insieme un mix adeguato, senza intervenire troppo pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini. Per il mondo che rappresentiamo non possiamo che essere preoccupati di possibili tagli indiscriminati al welfare, al quale le cooperative sociali contribuiscono in modo efficace.Ma siamo preoccupati anche del blocco degli investimenti pubblici che si è determinato a seguito delle nuove norme sugli appalti, un buco di investimenti già pronti, che le stazioni appaltanti non attivano a causa di timori e incertezze normative.Questo è davvero un punto strategico: il nuovo codice degli appalti deve andare a regime nel più breve tempo possibile altrimenti tutte le risorse che potranno essere messe a disposizione rischiano di non essere implementate.La questione degli investimenti pubblici e privati deve essere al centro degli sforzi di tutti.Il governo ha fatto molto e anche noi siamo consapevoli di dover fare di più, a partire dalla capacità di intercettare tutti gli incentivi, per esempio, di Industria 4.0, attrezzando le nostre imprese.La questione della finanza per lo sviluppo delle cooperative è per noi cruciale. Sappiamo bene che gli investimenti sono l’anello debole.

Per questo abbiamo dato vita al Progetto di Legacoop nazionale sulla Finanza per lo sviluppo.PROGRAMMA di LAVORO per la SECONDA META’ di MANDATO – SCHEDE di LAVORO

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Da questa Ricerca usciranno delle ipotesi di Intervento da parte della Legacoop nazionale, delle politiche della nostra Associazione a sostegno della capacità delle nostre cooperative di attingere a nuovi strumenti finanziari pe sostenere lo sviluppo e gli investimenti.Sarà una occasione importante.Così come quella della possibile utilizzazione a fini di investimento della unificazione dei Fondi pensione delle tre centrali, un Progetto concreto, comune, targato ACI, che può servire per lo sviluppo delle cooperative.Ma soprattutto, sul versante della strumentazione finanziaria, dovremo passare alla riorganizzazione dei nostri strumenti di sistema, che debbono essere adeguati alla nuova situazione e che non possono rimanere nelle condizioni attuali.In particolare è importante il ruolo dei Consorzi nel costruire un progetto di sostegno e sviluppo delle capacità delle Piccole e Medie cooperative (PMC) loro socie, di essere attive sul mercato.CNS, Integra e Conscoop stanno lavorando su questioni realmente strategiche.Si tratta infatti di diffondere una cultura finanziaria nuova, di superare un vincolo troppo bancocentrico e soprattutto di costruire un nuovo rapporto con i finanziatori che consenta di conoscere e interpretare correttamente le caratteristiche delle cooperative.Insomma: riusciremo davvero a far comprendere la specificità e la peculiarità del mondo cooperativo, il suo sistema di valori e la sua solidità, per aprire nuove piste di sviluppo e costruire nuovi partner?Anche in casa nostra, per così dire, dovremo riflettere sull’utilizzo di tutte le opportunità.Importante sarà' ancora una volta ribadire i risultati e le potenzialità' sinergiche di quella risorsa nazionale rappresentata dall’Unipol.Investimenti e cultura e in essa anche la cultura finanziaria, dunque, al centro, consapevoli che è qui che ci giocheremo il futuro della cooperazione italiana.In questi giorni tra le tante proposte per garantire lo sviluppo del paese, si avanzano anche quelle relative al sistema di tassazione.Siamo di fronte ad una scelta davvero strategica.Noi pensiamo che le risorse che la crescita finalmente arrivata e l’eventuale trattativa europea possono mettere a disposizione, debbano essere finalizzate a misure di investimento e di sostegno all’occupazione a cominciare dagli incentivi per l’occupazione giovanile, replicando, per queste fasce sociali, il successo ottenuto con l’iniziativa della decontribuzione.

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Le proposte di intervento sulla tassazione devono essere in grado di dimostrare con rigore chi ci guadagna e chi ci perde da queste manovre. Intervenire nella incandescente materia delle diseguaglianze di reddito e sociali è una questione di enorme portata.Il dibattito che si è aperto sulla Flat Tax è importante ma le condizioni politiche ed istituzionali in cui si trova il paese difficilmente potrà portare a compimento un percorso così complesso. Siamo reduci da un fallimento di un tentativo di riforma costituzionale e dobbiamo trovare la strada più efficiente per agganciare la ripresa, senza incorrere in altri passi falsi che potrebbero essere esiziali.

La ripresa e le cooperativeSiamo quindi di fronte a una opportunità storica per la ripresa.A questo punto, quali sono i punti di forza e di debolezza delle cooperative su cui agire per consentire alle cooperative di agganciare la ripresa?Quale può essere ancora una volta il ruolo di Legacoop, proponendo strumenti e sedi di dibattito e di incontro per sostenerle cooperative in questo compito impegnativo? le sedi ACI saranno sempre più importanti!

La slide cerca di sintetizzare quelli che pensiamo siano le leve sulle quali è opportuno agire, nella consapevolezza che abbiamo a che fare con un insieme di cooperative dalle caratteristiche anche molto diverse.Infatti questi punti di forza e di debolezza agiscono su una complessa popolazione di cooperative che può essere sintetizzata da questa slide, che mostra un campione nazionale di cooperative, ma che è il quadro della situazione anche regionale.

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Queste due slide ci mostrano la complessità del compito che abbiamo di fronte.I Progetti e l’azione quotidiana della Associazione devono sostenere uno sforzo di adeguamento e di rinnovamento delle cooperative. Siamo convinti che le proposte contenute nel Programma che vi è stato distribuito rappresentano un utile supporto a questo sforzo.

Rappresentanza ed Integrazione: il coordinamento necessario della azione associativa.Per concludere vorrei affrontare due temi che ritengo decisivi per il raggiungimento degli obiettivi del Programma.Il primo riguarda la qualità della Rappresentanza e la tutela degli interessi delle nostre cooperative, così variegate come avete visto e come sappiamo bene.Si pone qui la questione di un coordinamento della attività di Lobby per consentire il massimo di efficacia.Lo sforzo della Legacoop ci sembra di notevole mole, ma è anche davvero efficace? Come stabiliamo un rapporto ancora più stretto e produttivo tra Legacoop regionale e cooperative e Legacoop regionale e Leghe territoriali e nazionale?Alcune questioni sono strategiche come il rapporto con la nuova legislazione sulla Impresa sociale o come quella sullo sblocco della Normativa sugli appalti per riprendere gli investimenti.La discussione sul ruolo dell’Associazione intesa come struttura di servizio per le cooperative si è da sempre intrecciata con quella del ruolo del Movimento cooperativo e delle sue articolazioni. Da sempre l’esperimento cooperativo si è caricato di un sistema di valori ed aspettative che andavano oltre la dimensione puramente economica: Progetto cooperativo, Umanesimo cooperativo, Autogestione, Dottrina sociale della Chiesa, chiamateli come volete ma volta per volta gli appartenenti alla cooperazione si sono sempre sentiti di appartenere a Progetti sociali e valoriali di lungo periodo.Per ultimo, aldilà delle divisioni ideologiche, l’appartenenza al grande Progetto di civilizzazione del capitalismo che è andato, negli ultimi 50 anni, sotto il nome di costruzione della Stato sociale o compromesso socialdemocratico, se preferite.Oggi è ancora così? Cosa ci consegna la crisi profonda, epocale, degli ultimi 10 anni? Come sono cambiate le cooperative? E, soprattutto, come sono cambiati i cooperatori? Come si formano i gruppi dirigenti, soprattutto i nuovi gruppi dirigenti?

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La questione dell’Identità torna quindi con forza al centro della nostra iniziativa e della nostra riflessione e condiziona, lo si voglia o no, anche le soluzioni organizzative e strutturali, sia interne alle organizzazioni sia verso la costituzione dell’ACI.Del resto è la stessa cooperativa che vive una pluralità di appartenenze identitarie, dalle quali è necessario partire e che è necessario armonizzare.A partire dalla decisiva distinzione tra Grandi, Molto Grandi e PMC, che si presentano sul mercato e nei rapporti con la società in modi completamente diversi.

Le lezioni della crisi sono davanti a tutti noi: La sede associativa è tornata ad essere il luogo della discussione di possibili

soluzioni delle crisi aziendali, ruolo che ha cercato di svolgere in modi anche volontaristici ma in molti casi in una situazione di emergenza: l’intervento veniva richiesto quando i margini di manovra erano troppo ridotti.

Da qui l’esigenza di lanciare il Progetto Monitoraggio, che consenta all’Associazione nelle sue articolazioni di potersi muovere con anticipo, rafforzando e aggiornando la Funzione “Vigilanza e Monitoraggio”

Gli strumenti di sistema, soprattutto finanziari, sono stati invasi da esigenze non sempre lineari e trasparenti, subissati da pressioni di corto termine, non sempre coerenti con un impiego razionale delle risorse.

Da qui l’esigenza di una riflessione strategica che ha preso la forma del Progetto nazionale sulla Finanza per lo sviluppo delle cooperative, che ha in sé anche l’obiettivo di razionalizzare e integrare gli strumenti di sistema.

Ma più in generale è uscita dalla crisi e soprattutto dai nuovi scenari che stanno davanti a noi, con l’esigenza di un riposizionamento strategico, una richiesta di rafforzamento di una funzione di Rappresentanza, di lobby, di intelligente lavoro con i regolatori e le istituzioni nazionali, regionali e locali.Non vi è dubbio che il Progetto di costituzione dell’ACI ha avuto in questa capacità di costruire una interlocuzione unitaria con le istituzioni sia a livello nazionale sia regionale, un punto di forza del progetto stesso.

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In un momento di duro attacco al nostro patrimonio reputazionale, la capacità di mantenere una interlocuzione alta è stata una risorsa importante sia interna sia esterna.Soprattutto abbiamo, credo, dato prova di aver compreso che in una fase come quella che vive il nostro paese, il compito decisivo delle nuove associazioni di rappresentanza non è quello di cercare di accaparrarsi una fetta della torta che rischia sempre più di restringersi, ma di mettersi a disposizione per cercare di allargare quella torta. Dovremo sempre di più cercare di costruire una cultura associativa che, senza rinunciare al legittimo sviluppo e difesa degli interessi delle cooperative, riesca a situarli all’interno di una idea complessiva di sviluppo e di rinnovamento, di razionalizzazione e d’efficienza del sistema nel suo complesso. La sfida oggi è proprio questa: un atteggiamento o una visione egoistica e corporativa, che comunque non ci appartiene, rischierebbe di tenere bloccato il paese in quei lacci e lacciuoli che tanto piccoli poi non sono mai stati.

Noi stessi ci pensiamo come coloro che partono dai bisogni dei territori per creare sviluppo per tutti e per mettere a disposizione la nostra storia imprenditoriale e valoriale per il superamento della crisi nazionale.Ma la nuova fase ci consegna anche questo compito di ridare un senso forte, come ho già ribadito più volte, alla necessità di tornare a progettare insieme, a costruire una RETE di collaborazioni o quantomeno a costruire sedi per uno scambio fecondo in vista di possibili collaborazioni tra cooperative.

Infine, la questione più importante per un passo avanti nella realizzazione del Programma di lavoro, quella della Integrazione regionale.

PROGRAMMA di LAVORO per la SECONDA META’ di MANDATO – SCHEDE di LAVORO

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Il nostro obiettivo è quello di una stretta integrazione regionale, di far funzionare in modo coerente e a sistema le tante risorse e strumenti che possiamo mettere a disposizione delle cooperative. La riorganizzazione territoriale delle Legacoop e quello delle Associazioni, ha costituito un grande passo avanti e ci consegna l’esigenza di andare oltre e di ciò discuteremo nei nostri organismi. Un altro passo importante è stato quello di realizzare per la prima volta un Bilancio integrato delle Legacoop della regione, che ha dato la misura di come la volontà politica che si è espressa anche con il sostegno per il Piano finanziario di messa in salvaguardia del Bilancio regionale, ci sia e cominci a produrre dei risultati.Non è solo una esigenza, pur necessaria di razionalizzazione delle risorse e di utilizzo eticamente impegnato dei fondi messi a disposizione dalle cooperative.Vi è anche la consapevolezza che in queste occasioni l’unione intelligente delle iniziative e delle risorse umane innanzitutto, è ben superiore alla semplice somma delle sue parti.Una gestione integrata a livello regionale degli obiettivi del Piano di lavoro, ci consentirà di capire meglio quali sono i problemi, se gli obiettivi sono adeguati e procedere più rapidamente agli aggiustamenti necessari.Questo passaggio ad una dimensione integrata, al lavoro per costruire quella che potremmo chiamare una sorta di MATRICE delle attività delle Legacoop, comincerà subito dopo l’approvazione di quest’oggi, e a settembre procederemo ad un lavoro di intreccio, di integrazione, appunto, con i Programmi e le iniziative delle Legacoop territoriali e anche dei Settori.Ci saranno ambiti particolari nei quali l’iniziativa continuerà ad essere specifica e mirata. Ma credo che i margini di positiva integrazione ci siano e siano molto importanti.In questo lavoro Legacoop regionale vuole avere un compito di facilitatore, di sede di confronto e di convinzione. Non abbiamo ruoli gerarchici da imporre ma una proposta per costruire insieme una nuova fase della nostra organizzazione.

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