mayhem after internet

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Mayhem aſter Internet Sherrie Levine attraverso Mayhem attraverso la rete Elena Radice - nuove tecnologie per l’arte / cinema e video - II anno Biennio Specialistico Linguaggi dell’arte Contemporanea - docente Elisabetta Longari - a.a. 2011 / 2012 Accademia di Belle Arti di Brera - Milano

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Paper about Sherrie Levine's work throught her solo exhibition at Whitney Museum

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Mayhem after InternetSherrie Levine attraverso Mayhem attraverso la rete

Elena Radice - nuove tecnologie per l’arte / cinema e video - II anno Biennio SpecialisticoLinguaggi dell’arte Contemporanea - docente Elisabetta Longari - a.a. 2011 / 2012

Accademia di Belle Arti di Brera - Milano

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INTRODUZIONE

S.L. nasce nel 1947 a Hazelton in Pennsylvania. Appena finiti gli studi artistici, a metà degli anni ‘70, si trasferisce a New York. Negli stessi anni fanno lo stesso molti altri giovani più o meno neodiplomati: questa confluenza crea quella che si può definire una “scena artistica”. Il confronto reciproco e l’effervescenza spensierata di quel fermento artistico newyorkese (così come lei stessa la descrive in un’intervista del 20031) si condensano e concretizzano in Pictures2.

“Pictures” identifica un gruppo di giovani artisti le cui strategie di appropriazione e le cui critiche all’originalità avanzano la nozione di “postmodernismo” in arte. 3

Il carattere del lavoro di S.L., di allora come di oggi, è perfettamente sintetizzato da questa frase:

[…] lavora con diversi media, fotografia, pittura e scultura, ma il suo materiale prediletto è la storia dell’arte in sè stessa. Levine riprende oggetti ed immagini estraendoli dall’arte moderna. […] 4

Il suo riproporre il modernismo è tatutologicamente leggibile come puro postmodernismo.

Nel 2012 S.L. compirà 65 anni. Nel corso degli ultimi 30 anni ha lavorato con costanza esponendo in tutto il mondo.5

Il 2011 è stato per lei il coronamento di una carriera: sono state pubblicate due rilevanti monografie ad opera di Singerman6, evidentemente uno dei più appassionati studiosi del suo lavoro, ed il Whitney Museum of American Art le ha dedicato una importante mostra personale7.

Il primo testo pubblicato nel 2011 è Sherrie Levine: Pairs and Posses 8 interamente dedicato al lavoro scultoreo dell’artista, certamente meno conosciuto di quello “fotografico”.Il secondo testo è Art history, after Sherrie Levine 9 un saggio che rilegge tutta la storia dell’arte degli ultimi sessant’ anni alla luce del lavoro di appropriazione dell’artista, confrontandosi con il massiccio apparato critico postmodernista americano.Art history, after Sherrie Levine è stato evidentemente scritto con la consapevolezza dell’imminenza di Mayhem 7 a cui Singerman ha collaborato per una parte dei testi in catalogo10 e in mostra. Mayhem non viene mai citata direttamente, tuttavia il lavoro di scrittura del libro e il lavoro di curatela della mostra, sono stati dichiaratamente realizzati con l’aiuto della stessa S.L., ragion per cui risultano essere inscindibilmente relazionati.

1 “Sherrie Levine talks to Howard Singerman”, Artforum, April 20032 “Pictures” , curata da Douglas Crimp, c/o Artists Space, New York 19773 Hal Foster/Rosalind Krauss/Yve-Alain Bois/Benjamin H.D Buchloch, “Arte dal ‘900”, Zanichelli, Milano 2006 (pg. 580)4 estratto dalla trascrizione dell’audioguida di “Mayhem” ,Whitney Museum of American Art , New York 10 novembre 2011/29 gennaio 20125 http://paulacoopergallery.com/static/0000/3926/SLE_Complete_Bio.pdf6 http://www.virginia.edu/art/artarch/faculty/singerman.html7 “Mayhem” ,Whitney Museum of American Art , New York 10 novembre 2011/29 gennaio 20128 Howard Singerman, “Sherrie Levine: Pairs and possess”, ed. Hatje Cantz, Ostfildern (DE) febbraio 20119 Howard Singerman, “Art history, after Sherrie Levine” ed. UC Press, Los Angeles (US), novembre 201110 materiale probabilmente eccezionale, attualmente in stampa, che sarà messo in distribuzione a partire dall’aprile 2012

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Questa connessione è denotata principalmente dalla direzione che segue lo sforzo archivistico di suddivisione delle opere, analizzate in ordine di fattura e non strettamente cronologico come ci si aspetterebbe da una mostra e da una monografia dal sapore “retrospettivo”.

Proprio questo particolare sforzo archivistico è un’ottima occasione di lettura del lavoro di S.L. nel suo insieme e nello specifico nel suo essere fisicamente presente ed allestito in Mayhem.

Non potendo visitare la mostra di New York direttamente, la mia lettura del materiale esposto è effettuata attraverso il filtro contemporaneo del nostro tempo per eccellenza: Internet.

INTERNET E SHERRIE LEVINE

Trattando le relazioni tra S.L. e Internet una prima questione degna di nota risale al 2001, si tratta di un lavoro di Michael Mandiberg11 :www.aftersherrielevine.com. AfterSherrieLevine.com, nonostante sia cronologicamente quasi appartenente al web 1.0, è il primo risultato Google per la parola chiave “sherrie levine”. Appare come un lavoro riferibile all’atteggiamento un po’ sbeffeggiante di una parte di net.art nei confronti dell’ “arte dei canali ufficiali” utilizzando l’ arma dell’appropriazione di S.L. “contro” di lei. Quindi, paradossalmente, si tratta anche di un grande omaggio all’artista. La ricontestualizzazione online di S.L. ad opera Mandiberg, non è diversa da quella della stessa artista quando per esempio, con la serie dei Melted down painting , dichiara di voler far rivivere Monet, portandolo in un campo pittorico contemporaneo quale è il monocromo, processando le immagini dei suoi dipinti originali con un software che ne calcola il valore cromatico “medio”, unico colore con cui l’artista ricopre poi la superficie.

11 www.mandiberg.com

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Considerando il web strumento e “campo artistico” contemporaneo, il lavoro di Mandiberg si pone come una riflessione matura sull’opera di S.L. e, assumendone lo statuto, altro omaggio alle operazioni di appropriazione di S.L., diviene opera in sè stessa.Guardare after after Walker Evans riportata alle mie pupille dai led di uno schermo è quindi guardare Walker Evans, Sherrie Levine o Michael Mandiberg? E se guardassi after Walker Evans o una foto di Walker Evans trovata con Google ricercaimmagini, che cosa starei guardando?

La seconda questione che aiuta a ragionare sull’opera di S.L. è un fatto di cronaca recente, risalente al 19 gennaio 2012, dieci giorni esatti prima della conclusionea di Mayhem.L’FBI ha chiuso il sito di filesharing Megavideo12. Megavideo era una gigantesca raccolta on line di materiale video di ogni tipo. Chiunque abbia un computer ed un’età compresa tra i 15 ed 35 anni vi ha sicuramente almeno una volta negli ultimi quattro anni scaricato o visto un film o una serie televisiva, o, più genericamente, materiale d’autore non acquistato. Megavideo ha fatto circolare materiale d’autore in versione “riprodotta”, per esempio ripreso da una proiezione in un cinema, o “copiata”, per esempio da

dvd originali, danneggiando l’industria della diffusione culturale, ma generando una diffusione “facile” e “capillare” di cultura, con una immediatezza fino ad un anno prima dalla sua comparsa inimmaginabile.Dal momento che ogni citazione, peraltro stradichiarata, è irriverente nei confronti del diritto d’autore (forse, o almeno così ci dice la legge vigente) e al tempo stesso è enorme omaggio all’autorialità, ho trovato stridente la chiusura forzata del sito in questione proprio in concomitanza con la grande mostra di S.L. al Whitney Museum.

Cos’è in fondo tutto l’apparato di ricerca visiva, audio e video che si muove intorno al mondo dei blog se non una scelta autoriale continua di riproposizione di altri autori? Nonostante S.L. non abbia un sito internet personale13 in un certo senso è la madre putativa dei tasti “reblog”14 , “condividi”15 , “share”16, presenti in ogni social network o piattaforma blog, soprattutto quando vengono premuti in maniera non casuale.Accostare autori ed immagini per raccontarli, ricontestualizzarli, riattualizzarli è un’operazione talmente usuale nel web che stupisce quasi che la chiusura di questo colosso dello sharing non sia stata contemporanea ad una raffica di denunce nei confronti del Whitney Museum da parte di artisti o fondazioni.

12 http://www.megavideo.com/13 ne esiste uno che potrebbe sembrarlo, spero vivamente non lo sia e che sia solo opera di qualche fan con attitudini di webdesign pedestri, ad ogni modo è così scarsamente indicizzato che è come se non esistesse14 www.tumblr.com15 www.facebook.com16www.vimeo.com - www.youtube.com

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Questo non accade anche perchè l’arte contemporanea ha intelligentemente assorbito il cortocircuito ed i sistemi dell’arte contemporanea hanno trovato le vie per renderlo fruttuoso escludendo dalla perenne discussione sull’arte il dibattito sulla liceità o meno della copia.L’industria discografica e quella cinematografica, nonostante i confini tra i tre ambiti siano così labili, non lo hanno ancora fatto.

Questo per dire che mai come nell’era di Internet la ricerca poetica di S.L., che Internet non lo contempla, o almeno non direttamente, è iper contemporanea ed attuale, essendo parte fondamentale della costruzione di un immaginario basato sulla diffusione e la riproposizione degli artefatti altrui.

Si aggiudica così ulteriori livelli di lettura, trapassando il periodo storico e conquistando un principio di immortalità.

Nonostante S.L. sia universalmente associata al postmoderno, Mayhem è quindi una mostra profondamente contemporanea.

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MAYHEM

Il sito del Whitney Museum offre una raccolta di materiale interessante che permette di farsi un’idea abbastanza chiara dell’insieme anche senza avere tra le mani il catalogo di Mayhem.Sono scaricabili tutte le trascrizioni dell’audioguida della mostra, intelligentemente pensata come una narrazione/dialogo con chi ha collaborato alla realiz-zazione di quelli che saranno i testi del catalogo, ed una brochure introduttiva18 che descrive i lavori esposti con i testi di J.Burton, curatrice principale della mostra.

Non è molto sensato riportare descrizioni dettagliate dei lavori di S.L., quanto comprendere quali siano stati scelti per comporre il percorso espositivo di Mayhem suddividendoli per “media” secondo la scelta fatta dai curatori nei testi introduttivi.

f o t o g r a f i a

By re-presenting images Levine asks us to reconsider objects and raises questions about conventional notion of authorship, originally, and artistic lineage.19

After Walker Evans: 1-22 (1981)serie di fotografie rifotografate da foto di Walker Evans

After Courbet (2009)serie di diciotto cartoline raffiguranti “l’origine del mondo” di G.Courbet

L’Absinthe: 1-12 (1995)serie di diciotto fotografie in bianco e nero del dipinto di Degas “l’assenzio”

After Karl Blossfeldt: 1-20 (1990)serie di fotografie rifotografate da foto di Karl Blossfeldt

Gottscho-Schleisner Orchids: 1-10 (1964-97)serie di fotografie rifotografate da foto di Gottscho-Schleisner

17 Johanna Burton, Thomas Crow, Richard Flood, Howard Singerman, Elisabeth Sussman, Carrie Springer18 http://whitney.org/file_columns/0002/8650/brochure_booklet_forweb.pdf19 Johanna Burton, Sherrie Levine Mayem Brochure, 2011

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p i t t u r a

A long modernist tradition of endgame art, starting with Dada and Sur-realists (if we like) and a lot of artists have made the last painting ever to be made. It’s no-man’s land that a lot of us enjoy moving around in. 20

Broad Stripes (1985)serie di dipinti ad encausto e pittura di caseina su tavola raffiguranti la tipica forma del dipinto astratto citando i progenitori dell’astrattismo geometrico (Malevich-Stella)

Red and Grey check: 7-12 (2000)serie di dipinti ad encausto e pittura di caseina su tavola raffiguranti la tipica forma del dipinto astratto,doppio riferimento: ai progenitori dell’astrattismo geometrico (Malevich-Stella) e alle scacchiere da cui Duchamp era affascinato

Krazy Kat (1998)Ignatz (1998)riproduzioni dei personaggi delle strisce di fumetti di George Harriman

Black Splattered (1991)riproduzioni dei personaggi delle strisce di fumetti di George Harriman in negativo

Knot Paintings (1987,1988, 2002)campiture monocrome effettuate solo sui disegni naturali dei nodi di tavole di legno multistrato

Melt down (1990)dipinti monocromi le cui tonalità di colore sono ottenute processando con un software immagini di dipinti di Mondrian, Monet, Kirchner calcolandone il colore medio

Equivalents (after Stieglitz):1-18 (2006)dipinti realizzati con lo stesso processo dei Melt Down, ma solo sulla serie fotografica “Equivalents” di Stieglitz e con l’aggiunta di una griglia le cui parti contengono il monocromo della corrispondente area processata dal software

20 Sherrie Levine sul suo lavoro

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s c u l t u r a

One can think of Levine’s practice throughout as a practice of “readymade”, but rather than looking toeards the hardware sotre and the shop window, looking in the gallery and even more than in the gallery, looking in the catalog and in the art book, where the work itself is already reproducted, so that her own reproduction in the forms that it takes follows on to something that has already begun to happen: a dispensal of the work from itself or from its origins.21

Bachelors: 1-6 (1991)riproposizione tridimensionale di parti bidimensionali della scultura di Duchamp “il grande vetro” racchiuse in sei teche

La Fortune (after Man Ray) (1990)trasposizione tridimensionale in più copie del tavolo da biliardo presente nel dipinto omonimo di Man Ray, questa serie di tavoli da biliardo crea una sorta di risonanza dell’opera di Man Ray, presente in contemporanea in una esposizione in un altro piano del Whitney Museum

Fountain (Madonna) (1991)Fountain (Buddha) (1996)riproposizioni scultoree in bronzo dell’omonimo ready made duchampiano

Crystal Newborn (1993)Black Newborn (1994)copie da calco in cristallo e in vetro della scultura di Brancusi “Newborn” poggiate ognuna su di un pianoforte a coda, secondo la disposizione dell’opera in casa di un collezionista, che S.L. ha potuto scoprire da una fotografia

False God (2008)serie di sculture basate su oggetti di origine naturale trovati in negozi d’antiquariato e mercatini

Crystal skull: 1-12 (2010)serie di teschi di cristallo tratti da un piccolo modello di teschio umano

21 Howard Singerman, tratto dalla trascrizione dell’audioguida di Mayhem, 2011

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Fruire di riproduzioni di immagini o di fotografie di allestimento attraverso uno schermo non è come “vivere” le opere in mostra. E’ vagamente disturbante fare questa dichiarazione nel caso di S.L. tuttavia, perché, per quanto il suo lavoro si fondi anche sull’abbattimento della sacralità dell’aura dell’opera d’arte, la relazione creata tra gli oggetti e il loro occupare uno spazio “sacro”, “dedicato”, determina qualcosa che è altro rispetto ad una foto d’allestimento. Chiudendo il corto circuito citando l’opera di Louise Lawer 22 , artista inscrivibile nella “Picture generation”, sarebbe meglio asserire che la foto d’allestimento diviene opera “altra” rispetto all’opera in mostra, probabilmente con una sua certa autonomia anche se priva di statuto di opera d’arte.

Dal momento che, come scrive Singerman:

Sherrie Levine è un prodotto della storia dell’arte, delle sue analisi e delle sue lezioni. Il suo modo di lavorare è così dipendente dalla riproduzione da aver assunto le sembianze dell’attuale modalità di fare storia dell’arte, e i mezzi che utilizza sono per la maggior parte proprio quelli che l’immaginario della storia dell’arte e delle sue discipline utilizza: la fotografia ed il linguaggio.23

era piuttosto prevedibile una sua volontà di interagire con i curatori del Whitney.

Mayhem non è organizzata come una retrospettiva, la selezione di lavori che Sherrie Levine ha fatto per questa mostra crea una conversazione tra gli oggetti che si svela mano a mano ci si muove all’interno dello spazio. 24

Lo svelamento basato sulla relazione spaziale è uno di quegli aspetti molto difficilmente riproducibili nella documentazione, soprattutto quando si interagisce con opere e spazi così grandi.L’ artista ed i curatori hanno lavorato fianco a fianco nelle scelte di allestimento.Questo dialogo tra le opere, non cronologicamente disposte, è così importante da essere diventato determinante per la scelta del titolo Mayhem di cui una traduzione possibile è “fuori dall’ordine”.Dalla modalità in cui sono state scattate le foto dell’installazione25, e da quello che risulta visibile da quelle immagini e dalla scelta della fotografia di presentazione della mostra (Cristal Skull 1/12), si avverte un contrasto evidente tra titolo ed immagini: “disordine” sembra il contrario di quello che vediamo.Sembra regnare un equilibrio espositivo assoluto.

E’ fondamentale porre l’accento sulle scelte di “messa in scena”, soprattutto perché si tratta della “grande mostra in un importante museo di New York”, una specie di traguardo di livello storicamente delineato in una carriera artistica.

22 “Clair/Obscure” @ Fitting at Metro Pictures , 2007 / 201123Howard Singerman, “Art history, after Sherrie Levine” ed. UC Press, Los Angeles (US), novembre 2011 (pg.185)24 Johanna Burton, Sherrie Levine Mayem Brochure, 201125 http://whitney.org/Exhibitions/SherrieLevine/Images

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Si può citare a questo proposito un altro avvenimento appena conclusosi a poca distanza dal Whitney Museum, ovvero la mostra All di Maurizio Cattelan al Guggenheim Museum 26.

Le citazioni ed i furti anni ‘90 di Cattelan sono di molto debitori allo sdoganamento assoluto della citazione effettuato dalla “pictures generation” a partire dal 1977.Cattelan ha dieci anni meno di S.L., il suo percorso è molto differente tuttavia è interessante che si siano ritrovati a lavorare contemporaneamente al loro “traguardo artistico” nella stessa città.

Entrambi hanno scelto di raccontarsi attraverso le relazioni spaziali e non sulla base cronologica del loro operato. Certamente lo spazio del Guggenheim è di più difficile gestione rispetto a quello del Whitney, ma c’è una strana assonanza tra la tautologia evidente di All, e quella celata di Mayhem.

Bisogna puntualizzare che la rassegna stampa della mostra è pressoché inesistente sul sito del Whitney Museum: gli unici articoli linkati sono quelli di NY Times, NY Observer, NewYork scritti prima dell’apertura della mostra, i cosiddetti “save the date”.

Ho effettuato una piccola rassegna stampa web, che esclude tutte le riviste che non hanno ancora rilasciato on line articoli a riguardo perché i fatti sono di troppo recente conclusione e gli scritti sono quindi stati appena pubblicati in versione cartacea oppure non sono ancora pubblicati. Di tutti gli articoli che ho trovato, circa una quindicina, solo un paio si discostano dalla descrizione e/o riproposizione con parole un po’ diverse del testo della curatrice di cui sopra.Il primo, tratto dal The Brookyn Rail,27 di R.H.Lossin, può considerarsi tendenzialmente positivo, l’altro, tratto dal New York Art,28 di J.Saltz è decisamente più cinico.

Lossin focalizza sul significato della parola “mayhem”, approfondendo il senso di contrasto tra il concetto di “fuori ordine” e la forma dell’allestimento dalle elvetiche reminiscenze.

La parola “mayhem” non ha sempre avuto il significato di “disordine”. Deriva dalla parola “maim” (in italiano “mutilare”) ed era utilizzata per denotare l’inflizione di una limitazione fisica ad una persona al fine di annullare la sua autodifesa. L’utilizzo di questa parola è cambiato leggermente intorno al 1870, ma è rimasta in riferimento al significato di “atto violento/assalto fisico” fino a tempi abbastanza recenti. Secondo l’Oxford English Dictionary, il suo utilizzo non ha significato “confusione-caos-disordine” fino a non più tardi del 1976. 27

26 La scelta di Cattelan è stata quella di appendere tutti i suoi lavori scultorei, assicurandoli ovviamente per moltissimi soldi, nel grande spazio vuoto centrale intorno a cui si sviluppa il corridoio espositivo del museo di Wright, rendendo così forzata la visione d’insieme di questa sorta di cascata di sculture, creando una sorta di nuovo monumento “terzo”, “all” appunto.27 R.H.Lossin, “Sherrie Levine Mayhem”, The Brooklyn Rail, dicembre 201128J.Saltz, “It’s Payback Time”, New York Art, 10 novembre 2011

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Secondo quanto scrive Lossin quindi l’utilizzo della parola da parte di S.L. è inteso secondo il suo significato prima del 1976.

L’artista avrebbe quindi deliberatamente realizzato un allestimento in cui l’ordine diventa tale da diventare quasi opprimente, facendo una violenza allo spettatore, per sottolineare la mania archivistica del nostro tempo secondo la concezione che Derrida porta avanti in “Archive Fever”,testo datato 1996.

L’atto di voler mantenere in vita l’opera ricontestualizzandola, che S.L. porta avanti per sua stessa dichiarazione, e che rappresenta tuttavia solo una delle istanze che le sue appropriazioni rivendicano, diventa quindi secondo la visione di Lossin il fulcro del senso espositivo di Mayhem, ed è una visione sull’esasperazione della volontà di mantenere tutto in archivio tipica del nostro tempo.Secondo questa visione, gli ultimi lavori di S.L. in mostra, cioè False god e Crystal skulls, rappresentano una sorta di “memento mori” per l’ era dell’ archiviazione digitale in cui ci si illude di poter tenere copia di tutto su memorie esterne al nostro corpo pressoché illimitate.

Anche Saltz focalizza sulla violenza dell’ordine espositivo considerandola però una specie di “tradimento” piuttosto che una riflessione ulteriore.

L’articolo titola: “E’ tempo di rivincita - la retrospettiva di Sherrie Levine rivolge uno sguardo gelido alle dinamiche di genere nel mondo dell’arte”.

Saltz liquida la scelta del titolo in una riga, riducendola ad un mero giochino linguistico in cui “lei sa cosa capiamo noi, noi capiamo cosa lei vuol dire”, passando poi a definire la modalità espositiva come un adeguamento, se non un’adesione possibile per conquistato potere, alla gerarchia patriarcale dell’arte.

Il suo punto di vista è opposto rispetto quello di Lossin: non solo egli non considera attuale il lavoro di S.L., ma è infastidito dall’appeal patinato della mostra che “piace perché non può non piacere”, diventando così irrimediabilmente potente e penetrante, a fronte di un supporto concettuale di base ormai decadente e definitivamente tradito.

E’ complesso appoggiare una tesi piuttosto che un’altra senza aver visto la mostra, d’altro canto forse non è così rilevante dare un giudizio.

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I curatori non svelano il senso della relazione che la disposizione scelta crea tra le opere, invitano giustamente a fruirne, relazionando il titolo prescelto allo slittamento di senso dell’opera che S.L. genera magistralmente con tutto il suo lavoro.S.L., come scrive Singerman, non vive senza la relazione con la storia dell’arte e tutti i suoi apparati, la scrittura, la riflessione sul suo fare sono nutrimento dell’opera stessa. La lettura della sua opera non ammette l’ignoranza dello spettatore.Il suo “non partire da zero” in un certo senso è beffardamente pedagogico. Laddove capitasse che qualcuno totalmente digiuno di storia dell’arte dovesse vedere un suo lavoro, poniamo per esempio “after Edward Weston”, potrebbe facilmente succedere che lo si scambi per l’opera originaria, attuando così il vero smacco nei confronti di Weston, derubato della visione della sua opera. Ci viene detto tra le righe che è la scarsa consapevolezza a commettere il vero furto.

Dittatoriale o meno, la forza di questa scelta sta nel valore aggiunto che si insinua nella relazione tra opera originale e copia nell’atto della riproduzione.

I am interested in that infra-thin difference between what was decided on but doeas not make its way into the work, and what makes its way into the work but was not decided on.29

29 Sherrie Levine sul suo lavoro

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BIBLIOGRAFIA / WEBLIOGRAFIA

(a cura di) Cristina Casero/Michele Guerra, “Le immagini tradotte”, ed.Diabasis, Reggio Emilia giugno 2011

Hal Foster/Rosalind Krauss/Yve-Alain Bois/Benjamin H.D Buchloch, “Arte dal ‘900”, ed. Zanichelli, Milano 2006

Domenico Quaranta, “Media, Newmedia, Postmedia”, ed. Postmedia, Milano 2010

Denys Riout, “L’arte del ventesimo secolo”, ed. Einaudi, Torino 2002

Howard Singerman, “Art history, after Sherrie Levine” ed. UC Press, Los Angeles (US) novembre 2011

GALLERIE / MUSEIhttp://www.metropicturesgallery.com/http://paulacoopergallery.com/http://whitney.org/

QUOTIDIANI / RIVISTEhttp://www.brooklynrail.org/2011/12/artseen/sherrie-levine-mayhemhttp://nymag.com/arts/art/reviews/sherrie-levine-saltz-2011-11/http://findarticles.com/

ALTROhttp://www.hatjecantz.de/en_index.phphttp://www.aftersherrielevine.com/index.htmlhttp://www.virginia.edu/art/artarch/faculty/singerman.htmlhttp://www.wikipedia.org

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