[manuale speleo] 06 fotografare in grotta

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COMMISSIONE NAZIONALE SCUOLE DI SPELEOLOGIA SCUOLA DI SPELEOLOGIA DI REGGIO EMILIA Del Gruppo Speleologico-Paletnologico “Gaetano Chierici” Corso di Speleologia I livello FOTOGRAFARE IN GROTTA Testi e disegni a cura di Lorenzo Bassi G.S.P.G.C. – Reggio Emilia Agg. 01 Pag. 2 INTRODUZIONE Questi appunti non vogliono formare un bravo fotografo, ma intendono dare una spennellata di basi fotografiche a chi intende fare foto in grotta; ci soffermeremo un po’ di più sulle tecniche di luce artificiale. Alcuni elementi di fotografia sono stati volutamente omessi poiché non servono in grotta. Chiunque ne sappia più degli autori su di un dato argomento, ci illumini sui suoi segreti: saremo ben contenti di imparare anche noi. LA MACCHINA La fotocamera, ovvero il corpo della macchina fotografica, non è altro che una scatola a tenuta di luce: di conseguenza, anche una scatola da scarpe od un pacchetto di sigarette con inserita una pellicola e con davanti un obiettivo è una macchina fotografica. Tutto ciò che differenzia un corpo CANON o NIKON da una scatola di cachi, riguarda la qualità, le comodità e le prestazioni. Vediamole insieme: le fotocamere 6 X 6 utilizzano pellicola in formato 6x9 6x6 e 6x4,5 cm in rullini 220. Queste fotocamere si dividono principalmente in due categorie: le REFLEX MON0TTICA e le REFLEX BIOTTICA che si distinguono ovviamente dall’avere davanti uno o due obiettivi. Queste macchine possiedono un mirino a POZZETTO, ove si osserva dall’alto l’immagine inquadrata; inoltre molte di esse sono dotate di DORSO INTERCAMBIALE che permette di cambiare il dorso della macchina con un dorso uguale, consentendo così di effettuare fotografie cambiando tipo di pellicola senza dover finire il rullino.

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  • COMMISSIONE NAZIONALE

    SCUOLE DI SPELEOLOGIA SCUOLA DI SPELEOLOGIA DI REGGIO EMILIA

    Del Gruppo Speleologico-Paletnologico Gaetano Chierici

    Corso di Speleologia I livello

    FOTOGRAFARE IN GROTTA

    Testi e disegni a cura di

    Lorenzo Bassi G.S.P.G.C. Reggio Emilia

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    IINNTTRROODDUUZZIIOONNEE Questi appunti non vogliono formare un bravo fotografo, ma intendono dare una spennellata di basi fotografiche a chi intende fare foto in grotta; ci soffermeremo un po di pi sulle tecniche di luce artificiale. Alcuni elementi di fotografia sono stati volutamente omessi poich non servono in grotta. Chiunque ne sappia pi degli autori su di un dato argomento, ci illumini sui suoi segreti: saremo ben contenti di imparare anche noi.

    LLAA MMAACCCCHHIINNAA La fotocamera, ovvero il corpo della macchina fotografica, non altro che una scatola a tenuta di luce: di conseguenza, anche una scatola da scarpe od un pacchetto di sigarette con inserita una pellicola e con davanti un obiettivo una macchina fotografica. Tutto ci che differenzia un corpo CANON o NIKON da una scatola di cachi, riguarda la qualit, le comodit e le prestazioni. Vediamole insieme: le fotocamere 6 X 6 utilizzano pellicola in formato 6x9 6x6 e 6x4,5 cm in rullini 220. Queste fotocamere si dividono principalmente in due categorie: le REFLEX MON0TTICA e le REFLEX BIOTTICA che si distinguono ovviamente dallavere davanti uno o due obiettivi. Queste macchine possiedono un mirino a POZZETTO, ove si osserva dallalto limmagine inquadrata; inoltre molte di esse sono dotate di DORSO INTERCAMBIALE che permette di cambiare il dorso della macchina con un dorso uguale, consentendo cos di effettuare fotografie cambiando tipo di pellicola senza dover finire il rullino.

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    Le 24x36, che sono le pi diffuse fra i fotoamatori, sono macchine fotografiche che utilizzano la pellicola del tipo 135, larga 35 mm (la stessa del cinema) in formato 24x36 mm. Esse si distinguono in REFLEX, a TELEMETRO, a MIRINO GALILEIANO per le caratteristiche differenti del mirino. Nella REFLEX limmagine dellobiettivo viene deviata da uno specchio interno alla macchina, che la riflette nel mirino; al momento dello scatto lo specchio si solleva permettendo allimmagine di colpire la pellicola. Nelle macchine a TELEMETRO, un sistema composto dal mirino, un prisma ed un secondo piccolo mirino, consente di vedere due immagini della stessa scena che combaceranno soltanto nei punti che risultano a fuoco sulla pellicola. In queste macchine quindi, limmagine dellobiettivo non viene trasmessa al mirino. La comodit di messa a fuoco del telemetro ha spinto a costruire molte reflex con incorporato un sistema a telemetro. Le macchine a MIRINO GALILEIANO sono le pi semplici, poich il mirino non altro che una finestra che permette di vedere limmagine inquadrata e non consente la messa a fuoco, la quale va effettuata ad occhio, utilizzando la scala metrica posta sullobiettivo. EEccccoo ccoommee ssii pprreesseennttaannoo llee diverse fotocamere:

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    LLOOBBIIEETTTTIIVVOO Tornando al paragone della scatola di cachi, lobiettivo pu essere una semplice lente di ingrandimento che focalizza limmagine sulla pellicola posta dentro la scatola; questo banale paragone trova un riscontro nella realt: un simile esperimento darebbe una indiscutibile immagine fotografica come risultato. Gli obiettivi sono nati dallesigenza di perfezionare il meccanismo in base alle giuste esigenze del fotografo; essi si dividono in due grandi famiglie: GRANDANGOLARI e TELE che stanno ai lati opposti, per caratteristiche, dal NORMALE. Lobiettivo NORMALE quello che inquadra una porzione di orizzonte con un angolo simile a quello che percepisce locchio umano: in parole semplici, guardando davanti a noi dentro e fuori dal mirino della macchina, vedremmo due immagini simili. Il GRANDANGOLO invece, rende tutto pi piccolo. per cui nel mirino vedrete una porzione pi grande di orizzonte, quindi potrete fotografare un gruppo di persone senza allontanarvi troppo per farcele stare; vedrete tutto pi lontano, e i soggetti appariranno nella foto anchessi pi lontani fra loro. Questi obiettivi hanno notevoli problemi di costruzione ottica, per cui sono composti da molte lenti, che servono a correggere le numerose aberrazioni; nonostante ci, i grandangoli sono pi luminosi dei teleobiettivi. Il TELEOBIETTIVO rovescia tutti i ragionamenti: ingrandisce il soggetto e tutto vi sembrer vicino e nella foto pure i soggetti risulteranno vicini tra loro. Esso semplice da costruire ed composto da poche lenti; nonostante ci sono poco luminosi per insormontabili leggi fisiche. La FOCALE lunit di misura degli obiettivi, ed segnata su di essi con una effe minuscola, seguita dai numeri in millimetri e serve ad informare se un obiettivo pi o meno TELE o pi o meno GRANDANGOLO.

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    IILL DDIIAAFFRRAAMMMMAA Spesso capita che la luce del giorno sia eccessiva per la pellicola e bisogna quindi fargliene arrivare di meno; questo possibile agendo su di un meccanismo chiamato DIAFRAMMA che posto dentro lobiettivo, laddove tutto il fascio di luce si convoglia in un unico punto per poi riformare limmagine rovesciata dallaltra parte (vedere schemino). Esso funziona come un rubinetto che lascia passare pi o meno luce a seconda dellapertura; lintensit luminosa si misura con una scala che indica la perdita di luce, e viene segnata con una effe minuscola riportata sullapposita ghiera nellobiettivo di fianco ai valori di diaframma: f. 2 2,8 4 5,6 8 il 16 22 32. Essendo riferiti alla perdita di luce, i numeri piccoli indicano che passa pi luce mentre i numeri grandi indicano il passaggio di poca luce ed il diaframma pi CHIUSO: OGNI VALORE CORRISPONDE AL DIMEZZAMENTO DELLA LUCE RISPETTO AL VALORE PRECEDENTE. Chiudendo il diaframma, ovvero facendo entrare meno luce, si riducono i difetti dellobiettivo e si aumenta la PROFONDITA DI CAMPO. Questa brutta parola si riferisce alle parti che risultano a fuoco sulla pellicola, davanti e dietro al soggetto: se con f 2,8 abbiamo messo a fuoco a 5 metri, con f 8 vediamo limmagine nitida dai 3 ai 10 m di distanza; con f 16 a fuoco dai 2 ai 30 m. La cosa strettamente vincolata alla lunghezza focale dellobiettivo: un grandangolo possiede di gran lunga pi profondit di campo di un teleobiettivo: con un 35 mm a f 11 si tiene a fuoco da 2 m allinfinito mentre, adoperando un 100 mm sempre a f 11, si focheggia dai 15 m allinfinito. Altra caratteristica il contrasto: con un diaframma pi chiuso otterrete una scala dei grigi (cromatica nelle pellicole a colori) che tende a saturarsi.

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    IILL TTEEMMPPOO Abbiamo detto che il diaframma permette di fare arrivare pi o meno luce alla pellicola, ma occorre che qualcosa consenta alla luce di cominciare e di terminare di colpire lemulsione per un dato TEMPO DI ESPOSIZIONE. Il concetto molto semplice, poich la macchina fotografica riporta la scala dei TEMPI segnata in frazioni di secondo: il valore 30 corrisponde ad un trentesimo di secondo, 250 si riferisce ad un duecentocinquantesimo di secondo. Poich ogni scatto di diaframma dimezza lintensit luminosa, per i tempi si adotta una scala che dimezza o raddoppia il tempo di esposizione: 1/500 1/250 1/125 1/60 1/30 1/15 1/8 di secondo etc., la posa B infine, consente di esporre finch si tiene il dito sul pulsante di scatto. Esistono due differenti sistemi per regolare il tempo di esposizione: OTTURATORE CENTRALE e OTTURATORE A TENDINA. -LOTTURATORE CENTRALE posto dentro lobiettivo e controlla il tempo di esposizione tramite due lamelle (non sono pesci) metalliche che si aprono e si chiudono: negli apparecchi con ottica intercambiabile ci comporterebbe una grossa spesa per ogni obiettivo. Si applica quindi a queste macchine un OTTURATORE A TENDINA, che posto subito davanti alla pellicola e permette quindi di cambiare tanti obiettivi senza toccare lotturatore. Esso funziona con due tendine: una protegge la pellicola dalla luce e laltra pronta a scorrere stando di fianco. Al momento dello scatto la prima tendina scopre la pellicola lasciandola alla merc della luce; al termine dell esposizione la seconda tendina ricopre la pellicola facendo cessare la posa. Quando si trascina la pellicola dopo uno scatto per farne un altro, le due tendine tornano al posto di partenza: la seconda torna di lato e la prima torna a coprire la pellicola.

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    LLEESSPPOOSSIIMMEETTRROO Per stabilire quale tempo e quale diaframma impostare, dovremo attenerci alla quantit di luce esistente nellambiente. Per non regolarci ad occhio col rischio di sbagliare esposizione, esistono gli ESPOSIMETRI, aggeggi che leggono la quantit di luce e la riportano su di una scala parallela, composta da tempi e diaframmi, nel senso che, per esempio, si consiglia sulla scala di mettere un sessantesimo con f.8 oppure un centoventicinquesimo con f.5,6 oppure un trentesimo con f.11. Queste tre esposizioni saranno tutte esatte, poich se chiudi il diaframma di uno scatto e raddoppi il tempo di esposizione, la quantit di luce che colpir la pellicola sar identica. Oggi lesposimetro viene montato dentro la macchina e solitamente indica il tempo da impostare in base al diaframma scelto; molte fotocamere automatiche impostano da sole il diaframma in base al tempo da noi scelto, altre impostano il tempo in base al diaframma

    LLAA PPEELLLLIICCOOLLAA La pellicola una striscia di plastica trasparente ricoperta da una gelatina sensibile alla luce; le caratteristiche di questa gelatina sono differenti nei diversi tipi di pellicola: LA NEGATIVA IN BIANCO E NERO la pi semplice di tutte. La sua emulsione subisce una reazione chimica quando viene colpita dalla luce. LA NEGATIVA A COLORI ha invece tre emulsioni (gialla, magenta, cyan) ognuna delle quali sensibile ad un colore primario (blu, verde, rosso). LA DIAPOSITIVA a colori addirittura contiene sei emulsioni: le prime tre simili a quelle della negativa e le altre tre sensibili alle prime (vedremo poi perch).

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    Vi sono pellicole che hanno bisogno di molta luce per essere ben esposte, mentre per altre ne basta molto poca: il bisogno di luce inversamente proporzionale alla sensibilit dellemulsione, per cui una pellicola molto sensibile necessita di poca luce. Questa sensibilit viene misurata utilizzando due principali scale: gli ASA ed i DIN. Ogni raddoppio di sensibilit corrisponde al raddoppio degli ASA ed allaumento di tre DIN per cui, utilizzando pellicola 100 ASA 21 DIN dovremo chiudere il diaframma di uno scatto o dimezzare il tempo, rispetto allutilizzo di una 50 ASA 18 DIN. La sensibilit va riportata sull apposita ghiera dellesposimetro, il quale provvede a modificare tempi e diaframmi in base al cambiamento di ASA DIN rispetto alla pellicola precedente.

    LLOO SSVVIILLUUPPPPOO Quando la pellicola viene colpita dalla luce subisce una reazione chimica, e rimane li con le sue molecole modificate ad aspettare: il bagno del RIVELATORE (o SVILUPPO) serve ad annerire tali molecole lasciando invariate quelle che non hanno ricevuto luce. Dopo un passaggio intermedio in acqua, per lavare la pellicola e fermare lazione dello sviluppo, si

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    passa in un bagno di FISSAGGIO che servir ad asportare le parti non annerite, lasciando il supporto della pellicola trasparente; inoltre, questo bagno fissa la nera emulsione rimasta. Questo vale sia per il bianco sia per il nero, mentre per la negativa a colori vi sono tre emulsioni che nello sviluppo assumeranno tre colori diversi (complementari al colore a cui sono sensibili). Le cose si complicano con le pellicole INVERTIBILI, quelle cio DIAPOSITIVE : dopo lo sviluppo, quando la pellicola trova le prime tre emulsioni colorate nelle parti colpite (giallo, magenta, cyan) come una negativa a colori, si eseguir una seconda esposizione; questa seconda luce penetra nelle tre emulsioni negative e colpisce le sottostanti emulsioni sensibili colorate di BLU VERDE ROSSO e sensibili al giallo, magenta, cyan (che corrispondono ai colori delle tre emulsioni gi sviluppate). Si procede ad un secondo sviluppo, che dar colore al secondo pacco di emulsioni, seguito da un fissaggio che eliminer le tre gelatine negative.

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    IILL FFLLAASSHH Poich la luce che impressiona la pellicola, quando in un ambiente lilluminazione precaria, bisogna potenziarla artificialmente: in un interno potete sostituire la normale lampadina del lampadario con una da 150/250 Watt o pi semplicemente utilizzerete un FLASH. Vi sono innumerevoli tipi di flash, ma la caratteristica che a noi sta pi a cuore la potenza luminosa, che viene indicata su ogni tipo di flash con il NUMERO GUIDA (N.G.): attenendoci a questo numero, sapremo quale diaframma impostare per una giusta esposizione. DIAFRAMMA = numero guida / distanza soggetto (in metri)

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    Se per esempio il nostro flash ha un N.G. 22 ed il soggetto a due metri, utilizzeremo f. 11 ; se il soggetto invece a 5 o 6 metri, imposteremo f. 4. E importante nelle macchine con otturatore a tendina utilizzare un tempo che non sia pi veloce del TEMPO SINCRO (solitamente 1/30 o 1/60) quel tempo cio, oltre al quale la tendina 2 non aspetta la completa apertura della tendina 1 per chiudersi, ma la segue a distanza pi ravvicinata, man mano che ci si avvicina al millesimo di secondo: se scattiamo una foto col flash utilizzando 1/500, avremo una striscia esposta (quella che intercorre tra le tendine al momento del lampo) ed il resto niente I flash lampeggiano quando viene chiuso il circuito che porta la corrente dalle pile allilluminatore; il contatto avviene tramite un cavetto che collega il flash ad una apposita presa disposta sulla camera, oppure tramite un bottoncino (CONTATT0 CALDO) posto direttamente sulla slitta portaflash che risparmia lingombro del cavetto. Per operare senza cavi e senza sincronismi si adotta un sistema chiamato OPEN FLASH. Il fotografo conta a voce alta fino a 3: al 2 preme i l pulsante di scatto (posa B) ed al 3 gli operatori preposti ai lampi, fanno scattare i flash, dopo di che il fotografo molla il pulsante e la posa finisce. Esistono due differenti tipi di flash: quelli a BULBI e gli ELETTRONICI. I BULBOFLASH sono delle piccole lampadine di plastica, allinterno delle quali vi un fittissimo filamento metallico che, al momento del contatto, brucia istantaneamente, liberando parecchia luce. Il numero guida dei bulbi assai alto e varia solitamente dai 25 ai 40. Esistono inoltre bulbi speciali (PF 100) con numero guida 100, ognuno di questi capace di illuminare una sala da 50 metri, con diaframma f.2 e una pellicola da 100 ASA la foto assicurata. I bulbi normali si utilizzano per pellicola a LUCE ARTIFICIALE e darebbero una dominante rossa se usati con pellicola DIURNA; a questo scopo ci sono i bulbi tipo 3 che hanno linvolucro esterno di colore azzurro, che serve a cancellare la dominante rossa. Dopo luso, il bulbo inutilizzabile e va gettato nel borsino. I FLASH ELETTRONICI sono pi pratici dei bulbi anche se meno luminosi (il N.G. di un elettronico amatoriale varia dal 20 al 25). Luso semplice: si accende linterruttore ed il condensatore si carica in 5-10 secondi, dopo di che una spia luminosa indica che il flash pronto per scattare, si lampeggia schiacciando il pulsantino (usandolo in manuale) e il condensatore ricomincia a caricare; passati altri 5-10 secondi si pu tornare a scattare. Tutti i flash elettronici recano un dischetto (od una tabellina) sul proprio dorso, ove sono riportati i diaframmi ed i metri: una volta regolato sulla sensibilit della pellicola, il dischetto indica il diaframma da impostare in base alla distanza del soggetto.

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    I flash automatici sono ancora pi veloci, poich regolano la durata del lampo leggendo la quantit di luce che illumina la scena, tramite una fotocellula che funziona da esposimetro (ovviamente il diaframma sar fisso).

    QQUUAALLEE MMAACCCCHHIINNAA Fotografare in grotta non sempre difficoltoso, critico e di corsa: capita talvolta di visitare (o scoprire) grotte larghe, asciutte e senza fretta. Queste sono le condizioni ideali per poter mantenere lo spirito dellartista fotografo e ci si pu organizzare per il meglio: una 6x6 la macchina ideale, poich si ottengono eccellenti stampe per mostre e bollettini, e si pu studiare il soggetto fotografato nei particolari.

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    Se invece vi trovate in una grotta sfigata (stretta e faticosa, magari bagnata) senzaltro vi conviene portare una 24x36, che vi ripagher in risparmio di peso ed ingombro dal sacrificio di qualit. Nel reportage veloce (tipo in esplorazione) una 24x36 a telemetro, magari col flash incorporato lideale poich pratica e veloce. Laccessorio che non dovr mai mancare la sacra posa B. Visti questi consigli, non detto che lamante del 6x6 sia costretto a cambiar formato in una cavit sfigata o lappassionato del 24x36 si debba mettere a fare il professionista in antri asciutti e belli: il gusto e lagio per un formato sono sacrosanti per la scelta.

    QQUUAALLEE OOTTTTIICCAA Inutile dire che lattrezzatura dovr essere ridotta allosso, per cui un obiettivo inserito in macchina ed uno di ricambio sono anche troppi. Lesperienza insegna che un TELE non viene mai usato (a parte la macro); gi il normale presenta molti problemi poich non consente di fotografare per intero una sala, nei meandri non inquadra la sezione per tutta la sua altezza, i pozzi sembrano corti, ed altri ancora. Loptimum il GRANDANGOLO, che nei casi citati ci allevia dal problema; possiede poi una buona profondit di campo (spesso la messa a fuoco va fatta ad occhio per la poca luce presente nella scena). Un buon 35 mm (55-60 mm nel 6x6) risulter adatto in moltissime occasioni ed un 28 o 24 mm coprir le restanti esigenze; state per attenti quando usate un grandangolo spinto (dal 28 in gi) alle distorsione e alterazione dalle proporzioni che, se non voluti, daranno immagini indesiderate. Un filtro macro sar utile (a chi lo sa fare) nella fotografia biologica e mineralogica.

    QQUUAALLEE PPEELLLLIICCOOLLAA Certamente non una NEGATIVA A COLORI: da essa potete ricavare solo stampe che non potrete inserire in un eventuale audiovisivo e che potrete solo mettere in un album da tenere in sede. La NEGATIVA B/N vi apre un orizzonte molto ampio: con una notevole LATITUDINE DI POSA (la tolleranza di errore nellesposizione), vi potrete permettere di sbagliare due scatti di diaframma; non esistono dominanti di colore, potete tirare tranquillamente una 400 ASA fino a 3200 ASA per effettuare suggestive foto alla luce dellacetilene. La DIAPOSITIVA a colori la pi usata poich da essa si fanno audiovisivi, buone stampe e duplicazioni; costa di pi, ma vale la pena di tornare a casa col meglio ottenibile, considerando il fatto che in molte grotte fotografate non torneremo. Fra le pellicole, la DIAPO quella con minore latitudine di posa, per cui lerrore di un diaframma coster dominanti rosse e blu.

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    Nel reportage si pu usare tranquillamente una 400 ASA, da sconsigliare per nelle foto artistiche (a meno che non si vogliano effetti particolari) dove la GRANA risulter fastidiosa: meglio quindi una nitida 100 o 50 ASA, preferita pure dai professionisti. Si pu anche usare pellicola per luce ARTIFICIALE, a patto che non si facciano foto esterne e che si utilizzino bulbi bianchi (non azzurrati, difficili da trovare) e che si schermino con apposito filtro gli elettronici (o lobiettivo).

    IILL CCAAVVAALLLLEETTTTOO Oggetto non indispensabile, il cavalletto costituisce un intralcio nel reportage di esplorazione od in Grotta e fuga; risulta invece difficile ottenere buone foto senza cavalletto quando vi sono diversi flash in open flash. Un buon attrezzo deve essere di costruzione semplice: un treppiede lungo 25 cm, che con 6 sezioni si alza fino ad un metro e mezzo avr una vita breve in grotta per la complicazione degli ingranaggi che sincepperanno al primo fango; meglio quindi un cavalletto corto in tre sezioni, che vi costringer a chinarvi per inquadrare, ma che avr sicuramente una pi lunga vita.

    UUNN FFLLAASSHH Quando si fotografa con un solo flash, le tecniche e il modo in cui si deve operare sono molto semplici; la macchina col flash incorporato lideale per il reportage poich pratica e veloce (attenti alle acetileni accese nella scena, che alterano la lettura della fotocellula); eliminato il caso specifico dellincorporato, esaminiamo le tre principali formule dellilluminazione, ricordando che in tutti questi casi, la regolazione del diaframma non va calcolata valutando la distanza tra soggetto e macchina, ma tra SOGGETTO e FLASH. Ricordatevi di valutare inoltre il colore della roccia prima di impostare il diaframma: un calcare bianchissimo rifletter molta pi luce (chiudere un diaframma) di una roccia lavica in grotte vulcaniche (aprire fino a tre diaframmi); se laria molto umida vi sar dispersione di luce; infine, la roccia bagnata meno luminosa di quella asciutta. FLASH DIETRO alla fotocamera: consigliabile quando si usa il grandangolo ed il flash ha un angolo di illuminazione insufficiente per coprire linquadratura (fig. 1); in caso di nebbiolina, il lampo laterale dar meno riflessi fastidiosi. Il flash-man dovr portarsi pi indietro se il lampeggiatore ha un angolo pi stretto e/o se il grandangolo pi spinto: con un normale elettronico ed un 28 mm. sufficiente tenere il flash indietro di un metro rispetto la macchina.

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    In caso di fretta, sar il fotografo a tenere il lampeggiatore in mano col braccio teso allindietro: questa tecnica sulle prime risulter difficile, ma la pi veloce e vi rende indipendenti dagli altri. ATTENTI A DOVE CADE LOMBRA DEL FOTOGRAFO! FLASH DI FIANCO alla fotocamera: tecnica veloce, ideale con soggetto dinamico (il tipo che pianta uno spit, in primo piano) la luce laterale crea unimmagine ricca di ombre molto utili a render la foto meno piatta (fig. 234). Il flashman sar pi o meno scostato rispetto alloperatore, in base alla distanza del soggetto ed il gioco di ombre che vorremo ottenere. In caso di fretta o di mancanza di collaboratori, anche qui sar il fotografo che terr il lampeggiatore con il braccio teso di lato. IL FLASH DAVANTI: serve quando vogliamo ottenere una cornice buia in-torno al soggetto per evidenziarlo maggiormente (di solito in un meandro od una condotta) e qui indispensabile il flash-man, poich una mano tesa col lampo in primo piano guasterebbe la digestione alla pellicola (fig. 5). Con questa tecnica staremo attenti a non tenere il lampeggiatore troppo vicino ad una parete per non bruciarla con la luce ed il flashman non dovr coprire col proprio corpo la continuazione del meandro o della galleria o del pozzo. IL CONTROLTUCE si ottiene lampeggiando da oltre il soggetto, rivolti verso il fotografo. Questa tecnica evidenzia la roccia bagnata od i corsi d'acqua o concrezioni trasparenti e spesso si ottengono immagini suggestive.

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    DDUUEE FFLLAASSHH Disponendo di due flash e di due operatori, si possono affrontare molte esigenze operando in modo vario; consigliabile scegliere un elettronico ed un bulboflash per distribuire meglio la luce (come vedremo). Utilizzando due lampeggiatori con N.G. identico ad ugual distanza dal soggetto, dovremo aprire di uno scatto il valore del diaframma consigliato da ogni singolo flash, poich raddoppia la potenza luminosa; se invece il soggetto a reggere il secondo lampeggiatore (sempre di uguale potenza), raddoppieremo la distanza della scena illuminata, in lunghezza. Vediamo caso per caso come vanno usati i due flash. UNO DIETRO (A) UNO DAVANTI (B) Fotografando una galleria od un dritto meandro (fig. 1) od un pozzo (2) od un laminatoio (3), questa tecnica mette in risalto la profondit ed evidenzia la sezione del passaggio. Il controluce sar utile in quei casi (meandro contorto come fig. 4, uscita di un pozzo) in cui si vuoi far capire che la grotta continua: vi sar una persona oltre la curva ad illuminare il soggetto in controluce. In tutti questi casi il lampeggiatore posteriore (A) non dovr dominare abbagliando il soggetto, poich ci "impasterebbe" limmagine riempiendola di luce e togliendole profondit; dovremo avere quindi il flash A meno potente (un elettrico) o pi distante. Se la galleria si allarga dinanzi a noi, per cui il flash B pi lontano dalle pareti circostanti, il lampeggiatore A dovr indietreggiare ulteriormente. Fa eccezione il caso in cui la parete vicino al fotografo deve attirare lattenzione (concrezioni, cristalli) oppure quando il soggetto la sala stessa, e lattore col flash B ha la funzione di illuminare in profondit senza abbagliare (il B quindi sar il meno potente oppure illuminer pi lontano) come da fig. 5. UNO DI LATO (A) UNO DAVANTI (B) Pi che altro una variante a quanto detto in precedenza. Nelle fig. 67810 si costretti ad adottare questa tecnica, vista limpossibilit di allontanarsi con il lampo A, per cui lattore col lampo B dovr tenersi pi distante dal fotografo, ma questo non eviter di bruciare delle pareti vicino al fotografo da parte del flash A, per cui sar bene che questultimo abbia un N.G. sensibilmente inferiore al 3. Nelle figure 7 ed 8 le

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    pareti sono pi distanti dal lampo A che dal lampo B: questo aiuta ad evitare la sovraesposizione. Nella fig. 9, se si vuole aumentare la potenza del 3, basta avvicinarlo al soggetto. Nel caso 10 dovremo stare molto attenti ad avere lA o molto distante o molto meno potente del 3, perch in una simile inquadratura dovr prevalere leffetto di pozzo a campana e del gioco di ombre sull'attore creato dal lampo B.

    EENNTTRRAAMMBBII DDAAVVAANNTTII In un meandro molto lungo (fig. 11) od in un pozzo profondo (12) questa tecnica consente di allungare la scena fotografata, in modo considerevole. In 11, se il soggetto A vicino a 3, il suo lampeggiatore dovr essere meno potente, onde evitare di sovraesporre il secondo attore. In una sala larga e bassa (fig. 1415), due flash illumineranno la scena in larghezza; il flash pi potente dovr illuminare la parte pi ampia, o dove il soffitto ed il pavimento sono pi distanti, oppure quando il secondo lampo dovr allungare solo un pochino la scena per rendere pi profonda la sala (in fig. 14 sar pi potente il lampo A dellattore-lampo B). Quando si opera con due lampi davanti, meglio fare in modo che le ombre create da un flash non vengano troppo coperte dalla luce del secondo, per cui conv iene tenere i lampeggiatori a distanze diverse dal soggetto; linclinazione di entrambi rispetto ad esso dipende strettamente dal taglio di ombra, dalla profondit e dalla larghezza che vogliamo dare alla immagine.

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    PPIIUU FFLLAASSHH Operando con pi flash, staremo attenti a molte cose: dovremo calcolare che in certi punti le luci dei due flash si sovrappongano; leffetto che otteniamo con un certo lampo potrebbe essere mangiato dalla luce e dai riflessi di altri lampi, ed altre sfighe ancora. Se non siete in grado di calcolare e sapere con precisione dove cadr la luce e le conseguenze che dar, conviene rinunciare a qualche lampo per rendere le cose semplici (meno deffetto ma certamente pi controllabili). Anche al profano concediamo la soddisfazione di lampeggiare allimpazzata, senza chegli perda il controllo della luce emessa dagli aiutanti, mostrando loro i casi in cui facile prevedere leffetto da ottenere; la fig. 17 non altro che una scena come la fig. 11, in cui davanti allattore B vi stato aggiunto un attore C: non dovremo modificare il diaframma, e la differenza tra la fig. 17 e la 11 sar di vedere un meandro pi profondo. Nella fig. 18 la profondit del pozzo viene illuminata dai flash ABC mentre il D, (in controluce) aggiunge allimmagine leffetto e la grotta continua. La fig. 16 mostra una sala nella quale gli attori sono disposti in modo che A illumina la parte sinistra creando ombre molto marcate, C illumina lattore B e la parte destra, mentre B illumina la parte centrale della sala, creando forti ombre. Lesempio 19 mostra come le cose possano essere complicate, volendo fotografare una grande sala mettendo in risalto la grossa concrezione al centro e facendo capire che la grotta continua a sinistra; mentre a destra vi un allungamento; B fuori campo illumina la concrezione con un forte lampo; O

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    (nascosto dietro la concrezione) illumina sulla sinistra; D (nascosto) illumina lattore E, il quale approfondisce limmagine verso destra; F in controluce abbaglia lattore in galleria; infine A schiarisce timidamente la scena ammorbidendo le forti ombre create. Detto cos sembra facile; in realt basta un lampeggiatore troppo vicino o lontano, inclinato diversamente dal previsto o peggio, messo come volevamo (basandoci su calcoli sbagliati) per rovinare leffetto che immaginavamo di ottenere. Nella figura 20, addirittura, i due attori A e B si spostano nell'enorme galleria lampeggiando ripetutamente verso le paret i: in questo caso la fotocamera dovr starsene assolutamente ferma durante tutta la durata della posa; gli attori dovranno muoversi al buio pi completo e non dovranno illuminare la parete che avevano in precedenza coperto col corpo, altrimenti risulter un effetto fantasma, con la persona semitrasparente.

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    CCOONNCCLLUUDDEENNDDOO Se non avete in mente uninquadratura particolare, per essere sicuri di rendere in foto la forma della grotta, potete operare in questo modo, inquadrando un pozzo dallalto verso il basso, fate in modo che la base del pozzo risulti nella parte inferiore del fotogramma (fig.21); se invece fotografate il pozzo dal basso verso l'alto, sar bene che la sommit del pozzo capiti nella parte superiore dellinquadratura (fig. 22); in entrambi i casi non conviene inquadrare perpendicolarmente il pozzo, poich locchio che guarder la diapo far fatica a capire la profondit. IN GALLERIA, in MEANDRO oppure in CONDOTTA, conviene fotografare dal punto pi largo a quello pi stretto, poich questo tipo di inquadratura d un

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    ingannevole senso di allungamento, per cui la condotta sembra ancor pi profonda ed allungata (fig. 23). ATTENTI ALLA FOSCHIA! Se nellambiente vi un po di foschia, non tenete nessun flash dietro alla macchina poich vi rifletterebbe la nebbiolina in modo sgradevole; lumidit assorbe la luce, per cui dovrete aprire mezzo od un diaframma. Se in un piccolo ambiente non circola corrente daria e lumidit elevata o siete sudati, dovrete sbrigarvi a far foto poich la foschia arriver. Vi ricordate della latitudine di posa? Essa molto ristretta per le pellicole diapositive a colori, ed una caratteristica che dobbiamo sempre tenere in considerazione la seguente: se alla pellicola giunge oltre tre volte la luce occorrente, bruciamo il soggetto, per cui esso risulter bianco; viceversa, se giunge meno di 1/3 della luce necessaria, non riusciamo ad impressionare a sufficienza la pellicola ed un soggetto grigiomedio risulter a fatica distinguibile da un ipotetico sfondo nero. Va da se che, se volete fotografare un soggetto con due lampeggiatori diversamente angolati (vedi figg. 9 e 13) sar bene non superare il limite di 1/3 nella differenza dintensit luminosa tra il flash di supporto ed il flash principale; tale differenza ottenibile utilizzando un lampo meno potente o pi distante, calcolando la differenza di un mezzo scatto di diaframma (cio 1/3 di luce). Fanno eccezione naturalmente gli effetti speciali, purch voluti e calcolati. Il limite di 1/3 va considerato anche quando si calcola la distanza tra i vari flash nei meandripozzicunicoliecc.: questo significa che (se possibile) bisogna evitare di sparare oltre il triplo di luce sulla roccia intorno al flash, e meno di 1/3 sul flash-man successivo (o soggetto). Poich le pareti riflettono pi o meno la luce, quando calcoliamo il n di diaframma e la distanza tra i flashman, dobbiamo valutare il tono delle pareti e la distanza di esse dal soggetto: in un meandro stretto con pareti bianche, bruciamo di luce la sezione intorno al flash, ma in compenso allunghiamo la zona illuminata, grazie alla riflessione (vedi fig. 24 ). LILLUMINAZIONE INDIRETTA pu essere usata nei casi in cui il lampeggiatore troppo potente e non pu allontanarsi ulteriormente per motivi di spazio: si lampeggia allindietro verso la parete (figg.25 26) e si calcola la perdita di luce sommando la distanza tra voi e la parete pi la distanza tra la parete ed il soggetto; se la parete chiara, perdete oltretutto un diaframma; se la parete grigio medio, due diaframmi ed il discorso cade con rocce scure. Se la parete scura o troppo lontana, si pu ottenere leffetto tenendo un fazzoletto (di stoffa o di carta) come riflettore (fig. 27) o pi semplicemente ponendo il fazzoletto stesso tra il flash ed il soggetto (fig. 28); in questultimo

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    caso la perdita di luce varia con lo spessore del fazzoletto (dai due ai tre diaframmi). Negli spostamenti allinterno della grotta, il fotografo dovr SEMPRE calzare i guanti per avere le mani pulite durante le riprese; detta regola consigliata anche ai flash-man. Per il trasporto dei flash e dei bulbi, ogni partner dovr portare con se quelli che gli servono (magari in un piccolo tubolare imbottito) mentre il fotografo dovr tenere la macchina e gli accessori in un contenitore a tenuta stagna, robusto e di dimensioni accettabili in grotta. Particolarmente pratico e molto usato, un bidone da latte in plastica da 10 l, con il collo largo (rivestito allinterno in gommapiuma) la soluzione ottimale. E molto utile un kit per la pulizia degli obiettivi (pennello con soffietto e cartina da usare senza premere troppo per non rigare le lenti) in caso di appannaggio o di spruzzi sugli obiettivi. Per maggior protezione, conviene tenere un filtro neutro davanti allobiettivo, una volta rovinato costa poco sostituirlo.

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