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Conobbe i maestri degli arbitri piemon- tesi, nomi illustri quali Mattea, Pecchiura, Minà, gli avvocati Minoli e Scamoni. Poi Michele Cardonat svolse con grande entu- siasmo e spiccata competenza le mansioni di Fiduciario Arbitri pinerolesi, pur svolgen- do intensa attività e come direttore di gara e come guardalinee della massima divisione (1932, ’33 e ’34). Nel 1932 diresse il primo corso per aspiranti arbitri con regolari lezioni infra- settimanali e domenicali, che si svolgevano presso il caffè del Nord. In quegli esami del 12 marzo 1932, in un’aula dell’Istituto Magistrale Statale di Pinerolo, vennero promossi Giacomo Micca di Villar Perosa, Riccardo Albarin ed Ermanno Alliaud di Luserna San Giovanni, il maestro Giacinto Bianco di Frossasco, Di Gianni di Pinerolo ed il dott. Paschetto di Torre Pellice (questi studiò da privatista… e venne promosso). Degli undici allievi del primo corso tenuto da Cardonat solo sei superarono l’esame. Già allora la meritocrazia aveva senso. Maggiorino TURINA, “internazionale” Dalle scarne cronache locali di sport, il primo arbitro pinerolese risulta essere stato Maggiorino Turina, studente universitario di giurisprudenza, poi giovane avvocato, glio del medico condotto di San Secondo di Pine- rolo. Dalla documenta- zione fotograca della pubblicazione “Foot Ball a Pinerolo” due immagini ritraggono l’arbitro Turina: in una gara amichevole del Pinerolo – inizio cam- pionato 1931/32 – con le gloriose casacche bianche della Pro Ver- celli dell’estroso Piola; altra la partita interna- zionale del 27 settembre 1933, avversario il fascio di Grenoble. La divisa dell’arbitro era classica: camicia bianca con larghi ri- svolti sul colletto, giacca nera a due bottoni bordata di azzurro, calzoncini e calzettoni neri. Erano grandi innovazioni rispetto ai direttori di gara inizio ’900, che si presenta- vano in campo calzando scarpe da passeg- gio, cravatta e colletto inamidato ed anche un copricapo. DESERTI I CAMPI DI GIOCO. Alla ne degli anni trenta, lo sport cal- cistico e quindi l’attività arbitrale, subirono un rallentamento forzato per gli eventi bellici internazionali. Avevano detto che la guerra, già nell’aria, sarebbe durata poco; ma l’avevano già detto anche nel 1915… Il turbine dei dolorosi avvenimenti, le chiamate alle armi, le privazioni, le partenze per il fronte: tempi dolorosi per l’umanità intera. Anche qui non si riusciva nella ras- segnazione di vedere i campi di calcio quasi deserti. Qualche torneo ufciale, pur tra mille difcoltà, venne ancora disputato al- l’inizio della seconda guerra mondiale, me- rito della fervida e pura passione di pochi, anche arbitri pinerolesi. Per qualche anno le discussioni e le polemiche concernenti lo sport del calcio erano destinate a smorzarsi per fare posto a discussioni e polemiche più drammatiche. METODO O SISTEMA. Si discuteva e ci si preoccupava ancora di metodo e sistema, di arbitri emergenti; ma si trattava piuttosto di realizzare il siste- ma di procurare i viveri di sussistenza a bor- sa nera ed al di là della tessera annonaria, nonché di provare il nuovo metodo di con- sumare i viveri in minor misura possibile. Lorenzo Suppo, già giocatore nella squa- dra cittadina degli anni ’20, emigrò in Fran- cia del 1936 al 1941 ove diresse le gare del massimo campionato transalpino e persino gare internazionali come Lione – Ginevra

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Page 1: Maggiorino TURINA, “internazionale” · Maggiorino TURINA, “internazionale” Dalle scarne cronache locali di sport, il primo arbitro pinerolese risulta essere stato Maggiorino

Conobbe i maestri degli arbitri piemon-tesi, nomi illustri quali Mattea, Pecchiura, Minà, gli avvocati Minoli e Scamoni. Poi Michele Cardonat svolse con grande entu-siasmo e spiccata competenza le mansioni di Fiduciario Arbitri pinerolesi, pur svolgen-do intensa attività e come direttore di gara e come guardalinee della massima divisione (1932, ’33 e ’34).

Nel 1932 diresse il primo corso per aspiranti arbitri con regolari lezioni infra-settimanali e domenicali, che si svolgevano presso il caffè del Nord. In quegli esami del 12 marzo 1932, in un’aula dell’Istituto Magistrale Statale di Pinerolo, vennero promossi Giacomo Micca di Villar Perosa, Riccardo Albarin ed Ermanno Alliaud di Luserna San Giovanni, il maestro Giacinto Bianco di Frossasco, Di Gianni di Pinerolo ed il dott. Paschetto di Torre Pellice (questi studiò da privatista… e venne promosso). Degli undici allievi del primo corso tenuto da Cardonat solo sei superarono l’esame. Già allora la meritocrazia aveva senso.

Maggiorino TURINA,“internazionale”Dalle scarne cronache locali di sport, il

primo arbitro pinerolese risulta essere stato Maggiorino Turina, studente universitario di giurisprudenza, poi giovane avvocato, glio

del medico condotto di San Secondo di Pine-rolo. Dalla documenta-zione fotogra ca della pubblicazione “Foot Ball a Pinerolo” due immagini ritraggono l’arbitro Turina: in una gara amichevole del Pinerolo – inizio cam-pionato 1931/32 – con le gloriose casacche bianche della Pro Ver-celli dell’estroso Piola; altra la partita interna-

zionale del 27 settembre 1933, avversario il fascio di Grenoble. La divisa dell’arbitro era classica: camicia bianca con larghi ri-svolti sul colletto, giacca nera a due bottoni bordata di azzurro, calzoncini e calzettoni neri. Erano grandi innovazioni rispetto ai direttori di gara inizio ’900, che si presenta-vano in campo calzando scarpe da passeg-gio, cravatta e colletto inamidato ed anche un copricapo.

DESERTI I CAMPI DI GIOCO.Alla ne degli anni trenta, lo sport cal-

cistico e quindi l’attività arbitrale, subirono un rallentamento forzato per gli eventi bellici internazionali. Avevano detto che la guerra, già nell’aria, sarebbe durata poco; ma l’avevano già detto anche nel 1915…

Il turbine dei dolorosi avvenimenti, le chiamate alle armi, le privazioni, le partenze per il fronte: tempi dolorosi per l’umanità intera. Anche qui non si riusciva nella ras-segnazione di vedere i campi di calcio quasi deserti. Qualche torneo uf ciale, pur tra mille dif coltà, venne ancora disputato al-l’inizio della seconda guerra mondiale, me-rito della fervida e pura passione di pochi, anche arbitri pinerolesi. Per qualche anno le discussioni e le polemiche concernenti lo sport del calcio erano destinate a smorzarsi per fare posto a discussioni e polemiche più drammatiche.

METODO O SISTEMA.Si discuteva e ci si preoccupava ancora

di metodo e sistema, di arbitri emergenti; ma si trattava piuttosto di realizzare il siste-ma di procurare i viveri di sussistenza a bor-sa nera ed al di là della tessera annonaria, nonché di provare il nuovo metodo di con-sumare i viveri in minor misura possibile.

Lorenzo Suppo, già giocatore nella squa-dra cittadina degli anni ’20, emigrò in Fran-cia del 1936 al 1941 ove diresse le gare del massimo campionato transalpino e persino gare internazionali come Lione – Ginevra

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disputatasi a Lione nel 1937. Tornato in patria Suppo riprese ad arbitrare, senonchè i dirigenti di allora non gli vollero riconosce-re il percorso di attività in terra di Francia. E Lorenzo Suppo fu costretto a riprendere dalle gare ragazzi. Motivazioni politiche od episodio di normale burocrazia?

RINASCITA.L’estate del 1945 fu la stagione che se-

gnò la rinascita del gioco del calcio, tra le rovine della guerra che un po’ avevano in-teressato anche il comprensorio di Pinerolo. In quella estate, squadra ed arbitro, tutti su un autocarro alimentato a carbonella, paga-vano pedaggio per attraversare il ponte di fortuna sul Chisone.

Aveva qualcosa del missionario, dell’apostolo dello sport di provincia. Partiva AAin bicicletta, dalla sua Villar Perosa, per raggiungere l’oratorio San Domenico in AAPinerolo per tenere lezione a tre o quattro aspiranti arbitri; bello o brutto tempo,lui c’era sempre, puntuale.

Non erano molti quelli come Giacomo Micca, impiegato delle Of cine RIV e se-gretario dell’Unione sportiva aziendale, cheal proprio attivo potessero vantare una multiforme attività in favore dello Sport con ammirevole dedizione.

Arbitro, Commissario speciale, incarica-to degli Arbitri pinerolesi dal 1938 al 1952(un record), membro di quello che allora si de niva il Comitato Sezione Propaganda,dirigente della Società sportiva Villarese,acuto scrittore di cose sportive, responsa-bile del Comitato locale della Federazione Italiana Atletica Leggera, Giacomo Miccaera un intenditore non certo super cialedi numerose discipline sportive, sempredisponibile. Aveva raggiunto la Serie Canteguerra e fu il primo arbitro benemeri-to del comprensorio pinerolese.

Rinascita ed esplosione di entusiasmo paragonabili al 1918, dopo la prima guerra mondiale.

Il Comitato Italiano Tecnico Arbitrale poi A.I.A., non fu per i schietti pinerolesi granchè prodigo di riconoscimenti. Eppu-re, di elementi idonei sicamente, capaci e perspicaci, volenterosi e preparati, tanto da affacciarsi alle massime divisioni nazionali, il pinerolese non difettava.

Erano gli anni di Aldo Forin, pasticcere famoso in via del Pino, taglia atletica, che dopo aver appeso le scarpe al chiodo, fu quotato dirigente di alcuni settori dello sport minore della Federazione Italiana Giuoco calcio. Ri orendo il calcio nel dopoguerra, anche l’attività arbitrale seguì una ripresa decisa.

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ARBITRI POST LIBERAZIONE.Allemandi, Doria, Ferrero, Bosio, Rai-

mondo di Pinerolo, Negro di Torre Pellice, Spinoni di Barge erano gli arbitri emergen-ti. Una notazione patetica, deamicissiana: Maglio, quando dirigeva a Torino (le desi-gnazioni di allora erano al massimo per il territorio metropolitano, la cintura torinese e le province con nanti, con viaggio in fer-rovia), si portava il glioletto che frequenta-va appena le scuole elementari: “stai appog-giato alla rete metallica e cerca di imparare da tuo padre”.

Ed anche una nota di colore: Spinoni partiva da Barge in ore antelucane sul pri-mo treno per Torino. Era comandante delle guardie municipali e si presentava sempre in divisa da maresciallo, un bel portamento con quel mantello blu, copricapo con fregi d’oro, diceva che tale abbigliamento incu-teva rispetto. Quando non poteva essere presente alle riunioni tecniche obbligatorie mandava sempre la giusti cazione scritta, come prescriveva il regolamento associati-vo di quel periodo.

Altre leve della generazione arbitrale del dopoguerra: Franco Pasquet, di Torre Pelli-ce, scattante, mezzofondista, poteva fare di corsa Torre Pellice – Pinerolo. Marchesa Rossi Elios, maestro elementare a Cavour, diresse a Torino e l’altoparlante annunciò dopo le formazioni: “dirige l’incontro il signor marchese Rossi di Cavour ”.

DIFFICOLTÀ CON TORINO.Il 1° maggio 1955 sostennero gli esami

in Asti i geometri Gilli, Palazzina ed Adda-mo studente di ragioneria; aumentava, poco a poco, l’organico degli arbitri Pinerolesi, ma la costituzione della Sezione era ancora nel libro dei sogni. E’ il caso di riprendere, senza polemica alcuna, del resto è trascorso mezzo secolo,qualche osservazione con-cernente i rapporti dei subalpini con la ca-samadre di Torino, la sezione degli arbitri “ Enrico Canfari ”.

La dirigenza torinese considerava ancora Pinerolo piuttosto provincia, privilegiando sempre i colleghi metropolitani. I pinerolesi, del resto, si trovavano in dif coltà grave a frequentare le lezioni tecniche sul regola-mento tenute in ore serali presso la sezione torinese. Erano motivi validi di lavoro, di studio, soprattutto di scomodità di orari dei mezzi pubblici.

L’anelito di istituire in Pinerolo una se-zione di arbitri era sembrato a volte chimera, spesso permeata di speranza, stava per di-ventare realtà. Piero Ferrero rappresentava la bandiera degli arbitri, era indubbiamente il più attivo, eroicamente tenace. Conosceva bene i dirigenti di Torino, colleghi suoi di arbitraggio. Non si arrese mai, seppe entu-siasmare i giovani, in un’opera di proseliti-smo intelligente continuata dai successori alla presidenza.

LA PROVINCIA SI ESALTA.Nell’autunno del 1955 Ferrero realiz-

zava un altro corso, forte di ben 21 aspi-ranti; la Commissione esaminatrice era di prim’ordine, oltre tutto gente che compren-deva l’esigenza degli arbitri pinerolesi: l’avvocato Bertone, presidente della sezione di Cuneo e dirigente nazionale dell’AIA, il prof. Osvaldo Savio di Torino, arbitro inter-nazionale, Domenico Giari, duciario arbi-tri regionale. Era il 28 gennaio 1956, anno

Spinoni,Bertone,Ferrero

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storico, 17 promossi. Il fatidico numero di 30, indispensabile per costituire una nuova sezione, veniva raggiunto.

La provincia si esaltò, giustamente; ven-ne rivolta formale istanza alla presidenza nazionale dell’Associazione (l’avvocato Bertone di Cuneo, amico personale di Fer-rero, fu un buon padrino in sede romana). Senonchè le trattative con Roma e con la casamadre di Torino non furono poi così semplici, come si potesse pensare sulle ali dell’entusiasmo estivo.

Piero Ferrero viaggiò più volte a Cu-neo presso l’amico Bertone, Consigliere nazionale dell’AIA; certo è che Torino mal si rassegnava a perdere ben 30 iscritti. Fi-nalmente, dopo tante resistenze, altalena di speranze e di illusioni, il comunicato n. 1 dell’ 11 agosto 1956 della Presidenza AIA istituiva la sezione arbitrale di Pinerolo. Si volle intitolarla alla memoria di Dario Mar-tin (Martin III), già calciatore del Pinerolo, del Torino, prestigioso anche nella naziona-le azzurra.

E SI FA FESTA.In quelle serate di stelle cadenti il sorriso

di Ferrero gli rischiarava gli occhi, nelle sue parole alla buona, di uomo onesto, era il palpito di un’anima leale e generosa, gentile e forte ad un tempo, devota all’amicizia, alla riconoscenza, agli affetti più puri. Euforia nella famiglia arbitrale pinerolese per la sospirata ed ora conquistata autonomia. Si volle anche il gagliardetto: nel cerchio di

“Associazione Italiana Arbitri ” era scritto “Sezione Martin III di Pinerolo”.

Se “l’operazione Ferrero” non fosse riu-scita, sarebbe stato il crepuscolo degli arbi-tri di questa terra fatta di uomini che hanno creduto nei valori dello sport e che allo sport hanno offerto intelligenza ed energie. Non si perse tempo; già il 9 settembre 1956 era eletto il primo Consiglio Direttivo Se-zionale con Ferrero presidente, Cavallo se-gretario, Doria, Gabbio e Gilli consiglieri.

La domenica 13 settembre Pinerolo ospitò un raduno regionale degli arbitri in occasione dell’inaugurazione della nuova sezione pedemontana.

Per un certo numero di anni le famiglie Martin attribuirono un premio, una meda-glia d’oro, al miglior arbitro della sezione. In seguito, su disposizione dell’AIA centra-le le sezioni arbitrali dovevano solo portare il nome della Città, senza altri riferimenti. Torino abbandonò il nome prestigioso di Enrico Canfari. Pinerolo, con riluttanza ed amarezza, quello del meraviglioso giocatore azzurro Dario Martin.

DELFINO DI PIERO FERRERO.Aitante, distinto, brillante, era un giova-

ne arbitro che prometteva; Antonio Cavallo, conosceva alla perfezione il regolamento e lo applicava con perspicacia. Venne desi-gnato a dirigere gare di notevole rilievo su scala regionale ed interregionale. Una me-teora. Lasciò l’attività per ragioni di studio e divenne un bravo avvocato penalista.

La sezione contava oltre 30 arbitri, so-lido il suo impianto organizzativo, alcuni elementi promettevano tecnicamente assai bene. Questi rimpiazzavano i colleghi che per motivi diversi avevano, ahimè, de niti-vamente sistemato in guardaroba la vecchia divisa nera bordata di azzurro. Quella giacca a due bottoni stava cedendo il posto alla casacca sempre nera, più pratica.

Ferrero riceve il gagliardetto della Sezione dai F.lli Martin

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Pierangelo BONETTOIn quella piccola schiera di arbitri fonda-

tori della sezione, Pierangelo Bonetto rivelò di possedere grandi doti di organizzatore del calcio giovanile. Anche lui fedelissimo alla scuola di Piero Ferrero.

Arbitrò al massimo livello regionale, facendosi ammirare per le qualità atletiche unite a stile ed eleganza.

Bonetto volle bene ai giovani calciato-

Fin da giovane Piero Ferrero praticò lo sport più povero e più bello, quello sportche richiede il sacri cio e la volontà tenace. Fu cultore dell’atletica leggera, la prati-FFcò quando i premi erano medagliette piuttosto modeste.

Piero era convinto che lo sport, portando l’uomo lontano dalle fatiche e dallepreoccupazioni quotidiane, lo ricreava spiritualmente, che rifornendolo di energie siche gli presentava la vita sotto un aspetto più sereno, gioioso, umano. Aveva uncarattere meraviglioso Piero Ferrero; le grandi virtù umane le possedeva tutte: vuoicome atleta, vuoi come dirigente del Comitato zonale del Centro Sportivo Italiano,vuoi come Arbitro e Presidente. Virtù umane come la pazienza, la bontà d’animo, laperseveranza, l’umiltà nell’accettare un giudizio, il lavorare disinteressato. Un uomo che ha costruito, eroicamente tenace, con intelligenza ed entusiasmo.

Arbitro Benemerito, fu il primo Presidente del Comitato Locale della FIGC.L’onori cenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana l’aveva meritata am-piamente.

1965 - Rostagno, Bonetto, Gianre al campo sportivo “Barbieri” di Pinerolo

ri, convinto che rappresentavano il grande vivaio per la squadra cittadina che allora militava in serie D (gli anni di Pierangelo arbitro dal 1956 al 1968).

Fondò il “Granata Boys” che nella storia del calcio pinerolese contò parecchio, diede smalto al settore giovanile organizzando quel “Quadrangolare dell’Amicizia” cui partecipava annualmente anche una squadra giovanile straniera.

Un incidente d’auto e Pie-rangelo morì prematuramente lasciando a tanti amici di sport gli ideali in cui credeva.

MIGLIORA LA SEZIONE.Erano gli anni di Ameduri,

Bolzoni, Bonetto, Cirri, Comorio, Gabbio, Gianre, Passet, Carlo Pro-notto. Questi, dopo aver lasciato l’AIA divenne prima Presidente del Comitato locale di Pinerolo della F.I.G.C. e poi segretario del Comitato regionale del Settore Giovanile e scolastico. Rivò,

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Rostagno, Scara a, Tappero, Trombotto, Ubino e Vaglienti, tutti partecipi al consoli-damento della sezione.

Gli arbitri si ritrovavano a volte anche in sedi di fortuna, i corsi per aspiranti arbitri si svolgevano in aule parrocchiali. Si incontra-vano per le riunioni tecniche, discutevano delle regole del gioco, si scambiavano espe-

TRA SENATORI E RAMPANTI.Vent’anni durò la presidenza di Piero

Ferrero, dalla costituzione della sezione al 1976. Tullio Cirri è stato il successore; con lui collaboratori leali, generosi e capaci. Vennero chiamati a far parte del Consiglio direttivo sezionale nei 12 anni di presi-denza: Ameduri, Di Mauro, Passet, Falca, Pittino, Vignolo, colleghi che ricoprirono e ricoprono tutt’ora incarichi sezionali di prestigio.

Cirri dimostrò da subito la caparbietà del perito industriale di una volta, conservando nell’incarico di prestigio quel “ giget ” degli anni dell’adolescenza. Può essere considera-to il legamento storico tra la vecchia guardia degli arbitri senatori e le nuove entusiaste leve dei rampanti. La carica di Consigliere

comunale, e per brevi periodi di Assessore della Città di Pinerolo, consentì a Cirri di portare avanti il progetto di dotare di una sede le società sportive, e quindi anche l’as-sociazione arbitri che contava ormai quasi un centinaio di iscritti.

La sezione di Pinerolo acquistava presti-gio e Tullio Cirri venne chiamato alla vice presidenza regionale.

Spiritoso, pronto alla battuta, buon po-lemista, dimostrava di agire con saggezza, con un certo acume psicologico-pedago-gico. Dirigente delle Industrie Pininfarina aveva portato in sezione un certo stile manageriale; e quando doveva ri ettere su qualcosa di impegnativo si ritirava nel-l’agreste residenza dell’incantevole e naturale costiera di Abbadia Alpina,

rienze, i più giovani si consigliavano con i colleghi anziani.

Erano i primi anni di un clima associa-tivo che migliorava, anni della ducia, dai risultati lusinghieri, timidi accenni, è vero, nella certezza che la classe arbitrale pine-rolese poteva assolvere con dignità al suo mandato.

Villar Perosa, titolari e riserve della Juventus - 1960: dirige Gilli con i quardalinee Cirri e Gianre

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ridente frazione di Pinerolo alle porte della val Chisone condividendo i versi di Angelo Brofferio “statne sol ‘n to’ canton, guarda ‘l mond e fa ‘d cansson” (stai solo nel tuo angolo, guarda il mondo e fai canzoni). Per-ché, pochi lo sanno, ma Cirri è anche artista. Di lassù scorgeva nella piana verso il Chiso-ne quel rettangolo di gioco che lui aveva pe-rorato, ri ettendo che il vero sport si fa oggi ai bordi delle grandi città, nei campi di pe-riferia, dove non si paga niente per assistere alla partita. Comunque si trovano qui i veri benefattori dello sport italiano, i cui nomi non trovano posto nella cronaca dei giornali sportivi, e tra questi anche gli arbitri.

Osservatore arbitrale, ancora attualmente Componente la Commissione di Disciplina regionale , ha svolto una funzione delicata e per taluni versi curiosa: quella di accom-pagnatore degli arbitri internazionali per le partite delle Coppe europee.

FISCHIETTO RICCO DI STORIA.L’amarezza di dover dire per sempre

addio a qualcosa cui si vuol bene, a quel schietto ricco di storia, romantico compa-gno di tante gare, quasi un caleidoscopio che te le fa rivedere, può provocare un sor-riso.

Per Alber-to Di Mauro, Presidente della sezionedal 1988 al1996, ha for-se, più di altri,il sapore della rassegnazionee del rim-pianto. Non ci si vuoleadagiare sullevie della ma-linconia, ma

soffermarci sulla realtà delle cose.Di Mauro rivive i suoi ricordi in nitida

sequenza; Componente della Commissione arbitri regionale, otto anni da Presidente, premio nazionale Presidenza AIA quale mi-glior osservatore arbitrale della CAN D nel 1993/1994 e promosso alla CAN C. Sergio Zavoli ed Enzo Biagi, in un racconto per vecchi ragazzi annotano che “ i ricordi non rispettano alcuna regola; nascono all’im-provviso; qualche volta rimane solo un vago rimpianto o una tranquilla rassegnazione ”.

Alberto è ora costretto a vivere di ricor-di, che lo fanno sorridere, gli danno forza, gli fanno bene al cuore. Come avvenne nell’ultima gara quando uscito dal terreno di gioco, quasi commosso nel dare l’ultimo colpo di schietto, i due capitani gli corse-ro incontro per stringergli la mano, tanto il vincitore quanto il perdente.

ALBO D’ORO.Anni ’70: decennio fervido, che rafforzò

la sezione. Gli arbitri si ritrovavano in sedi di fortuna, come quella di Via Stampini, al piano terra, edi cio da ristrutturare, che ospitava persino sul pianerottolo un capan-nello di giovani per assistere alle lezioni tecniche. Transitarono in quella angusta sede di due stanzette dal pavimento sgan-

Tullio Cirri con gli arbitri Cecoslovacchie il Delegato UEFA in Torino-Aberdeen, 20-10-1993

al “Barbieri” di Pinerolo

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gherato gli arbitri ormai seniores e juniores, tutti avvinti da una grande passione.

Erano Baù, Montabone, Daddio, Gia-chero Giovanni, Pittino, Long, Di Mauro, Scalvini, Falca, Barbero, Reale, Di Chiaro, Fiammotto, Bruera, Pone, Gilardi, Gozzi, Fassone, Coero Borga, Morina, Giraudo, Cavallone, Cannetti, Bisceglia. E questi ultimi tre sono attivi Consiglieri della Se-zione.

E’ come rileggere nomi di un albo d’oro e vedere s lare su una idea-le passerella gure che a volte hanno quasi del leg-gendario. Alcune riposano al di là dei cipressi, prema-turamente scomparsi.

PERFEZIONAMENTOGli ultimi vent’anni del

secolo scorso rappresenta-rono non solo l’esplosione della passione arbitrale (il diagramma del numero de-gli arbitri in costante svetta-mento) ma, parallelamente, il perfezionamento dei

Pramollo, 1974 - Incontro degli Arbitri pinerolese a ne stagione con il Presidente Regionale Rostagno

giovani nello stile, nella forma, nella tecnica arbitrale.

Anni di grande impegno profuso dai Dirigenti, peral-tro premiato: qual-cuno, alla CAN, era arrivato (e la selezione in questo campo è piuttosto dura).

Viene da pensare al percorso nella scuola primaria, tanti anni fa, quan-do agli occupanti dei banchi laggiù al

fondo dell’aula, le medaglie di condotta e di merito non arrivavano mai. Pinerolo era negli ultimi banchi. Le medaglie sono arri-vate anche qui, ne secolo scorso di buon auspicio: la blasonata CAN ( serie A e B ) è anche retaggio degli arbitri pinerolesi.

Per ciascuno dei nomi di quell’ideale albo d’oro sarebbe bello, simpatico e do-veroso, dedicare un po’ di righe. Ahimè, lo spazio che assegna l’editore ci si accorge essere piuttosto tiranno.

Raduno di Maen (Valle d’Aosta) - 1982Coero Borga, Bruera, Fassone, Di Mauro, Cirri, Bolzoni, Cannetti

Gariglio, Barbero, Centamore, Gilardi

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GALLERIA DI ARBITRI, TRA ATTORI E PROTAGONISTIOccorre qui una personale notazione dell’estensore di queste note: ci si potrà

dimenticare, non certo volutamente, di aneddoti, di vicende, del percorso di qual-cuno. Diceva il buon Ameduri che sono passati, in cinquant’anni, quasi 600 arbitri.Dimenticanze, quindi, non certo fatte artatamente. Non si ha la convinzione di averefotografato tanti personaggi in virtuale rassegna. E’ sempre dif cile scegliere.

Questi sono soltanto schizzi più o meno veloci, annotazioni frettolose, qualcuna più concisa, altre forse più prolisse. E’ una galleria di rimembranze dove i volti, per il trascorrere del tempo (sono 50 anni) hanno forse perso i loro contorni reali.

E’ come spigolare, trovi sempre una spiga più bella. Questa è storia della sezio-ne, in gure di personaggi, qualche volta attori, altre protagonisti, che hanno credu-to e credono nei valori dello sport più popolare d’Italia.

Figure appena schizzate, quindi, altre più delineate, con un po’ di benevolo umo-rismo, che è un po’ come il sale, in un bon ton di colleganza.

Franco GAVIOLIHa un record assoluto: 60 anni di tes-

sera, il suo esame da arbitro ha data 1946. E’ sempre rimasto affezionato alla vecchia sezione pinerolese. Qui venne come Di-rettore di un Istituto bancario e dal 1965, lui torinese, venne inserito nella sezione di Pinerolo affezionato com’era a Piero Ferrero. Consigliere di sezione, vice Pre-sidente, Commissario speciale alla CAD e alla CASP. E’ anche un record essere ottua-

genario come lui, che si conserva brillante e fresco di mente. Gavioli è il più anziano Arbitro Benemerito della Sezione.

Pietro RIVÒ e Giuseppe UBINOPietro Rivò, geometra, professionista,

sanguigno. Fu persino Sindaco di Pinero-lo per qualche mese nel 1990. Ma non fu l’unico Sindaco, un altro arbitro sta vesten-do la fascia tricolore al Comune di Luser-na: Livio Bruera.

Essere Sindaco è un po’ come arbitrare, ma le regole dell’arengo d’un Consiglio co-munale non sono così precise come quelle del regolamento di gioco.

Certo è che aver arbitrato gare di calcio è per certi versi una buona scuola per un Sindaco di paese.

Quasi il rovescio della medaglia è Giu-seppe Ubino, ragioniere, bancario. Di com-postezza ineccepibile, riservato. Arbitrò alla regionale, dignitosamente. Potrebbe scrivere qualche capitolo sulla squadra di calcio pinerolese degli anni ruggenti. Infatti nella storica sala del caffè Cernaia, eser-cizio di proprietà di Ubino padre, vennero ospitate tante assemblee e sedute plenarie 1981 - 25° della Sezione

Gavioli con l’allora C.A.R. Gualtiero Pane

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del Pinerolo F.C. Non solo, ma anche le prime riunioni tecniche, quasi carbonare, tenute con tanto zelo da Piero Ferrero, si svolsero nel salone al primo piano del caffè Cernaia, al numero civico 34 di corso To-rino, locale che ormai ha lasciato il posto alla Trattoria dei Zappatori.

Dopo gli anni di arbitro Ubino si dedicò alla passione di cronometrista uf ciale per la Federazione Italiana Cronometristi. In quarant’anni ha svolto 1596 servizi, ed è ancora in attività. Competizioni di grido: dai concorsi ippici internazionali agli sport invernali, dall’automobilismo nei rallies ai motocross, dall’atletica all’hockey. E’ cro-nometrista benemerito.

Alberto GIANREe Lanfranco MONTABONESembrava che si facessero la spalla a

vicenda: Alberto Gianre e Lanfranco Mon-tabone. Quando loro due entravano in sezione si spandeva un’ondata di allegria mista a simpatia. Facevano sorridere, loro un po’ guasconi e un po’ gigioni. Ma diri-gevano bene, sapevano imporsi con dignità. Appartenevano a due mondi così diversi, eppure avevano tanto in comune. Alberto nell’industria meccanica, Lanfranco nel-l’esercito italiano come maresciallo mag-giore del Nizza Cavalleria.

Piero TAPPEROe Piero VAGLIENTII loro cognomi fanno TV e con un po’ di

fantasia si può pensare a due facce televi-sive. Una bella faccia sorridente il primo, quasi da attore brillante, da attore dramma-tico il secondo, alla Charles Bronson.

Li accomuna non solo il nome di battesi-mo, ma una ricca attività di sport.

Tappero, dopo anni di direttore di gara, è stato allenatore di squadre giovanili ed ora selezionatore delle rappresentative del Comitato di Pinerolo. Quando era di-pendente della RIV SKF riusciva persino simpatico ai padroni svedesi, lui estroverso com’era in fabbrica, aumentava le quota-zioni di lunedì, perché i suoi commenti sulle domenicali partite erano preziosi come del resto la sua perfetta organizzazione delle gare aziendali.

Vaglienti ha sempre avuto un aspetto ri essivo. E’ buono come il pane. Del resto, quello stile serioso è tipico del ruolo di Giu-dice sportivo. Da circa venticinque anni sta svolgendo con grande saggezza la delicata funzione di comminare multe alle società e giornate di squali ca ai giocatori in base ai rapporti arbitrali redatti dagli arbitri pine-rolesi.

Tutte e due, “TV Pieri”, Componenti del Comitato di Pinerolo della F.I.G.C.

1972Finale del Torneo“San Luigi”

Giovanni Giacherocon Del Sorboe Montaboneed i Capitanidelle due squadre

Page 11: Maggiorino TURINA, “internazionale” · Maggiorino TURINA, “internazionale” Dalle scarne cronache locali di sport, il primo arbitro pinerolese risulta essere stato Maggiorino

Sergio BOLZONIE’ un altro di quelli dalla lunga milizia

e dalla poliedrica ricchezza di incarichi. Anche lui della “municipalità” di Abbadia Alpina (il Comune venne accorpato a Pine-rolo nel 1922) come Cirri, Gianre, Canepa-ro, Buttiero e Rosano. Bolzoni arrivò prima alla Commissione Arbitri Semiprofessionisti, anni settanta, quando la sezione si irrobu-stiva, poi guardalinee alla Commissione Ar-bitri Nazionale di serie C, Revisore e Consi-gliere sezionale, Vice Presidente e designa-tore degli arbitri pinerolesi per dieci anni, no al 1987 alla soglia della benemerenza, quando decise di lasciare l’Associazione. Da allora è il Segretario del Pinerolo F.C.

Gianni LONGArbitrò all’inizio degli ani ’70, poi si

trasferì a Roma, una carriera fulgida: refe-rendario alla Camera dei Deputati e mem-bro di delegazioni per missioni all’estero di alcuni ministeri. Nella Capitale fu Com-ponente della Commissione dei sette Saggi per la redazione dell’aspetto giuridico dello Statuto delle Società Semiprofessionistiche della Federcalcio, Componente la Com-missione di Disciplina nazionale. Brillante nello stile, nella parlata, con quella erre un po’ rotonda che gli dava tono. Letterato e uomo di cultura, non sono tanti. È Arbitro benemerito

Gianfranco PASSETFiglio d’arte, o quasi, provenendo dalla

scuola di papà Dante, appassionato diri-gente di società nell’immediato dopoguerra (Ardens, Virus, Virens) e del Comitato lo-cale del Centro Sportivo Italiano (in salda amicizia ed attività con Piero Ferrero).

Arbitro a livello re-gionale in promozione ed eccellenza e poi osserva-tore arbitrale, Passet è stato prima vice ed in seguito Presidente della sezione. L’impegno più delicato ed oneroso è quello di predisporre le designazioni arbitrali per le oltre 50 par-tite settimanali dei campionati giovanili e dilettantistici no alla seconda categoria del pinerolese e del cuneese.

Lavora in silenzio e competenza, conscio che le migliori fortune del calcio italiano stanno nei giovani, per questo venne pre-miato nel 2002 dal Sindaco della Citta di Pinerolo per la quasi cinquantennale attività a favore dello Sport e degli arbitri pinerole-si. Forse, c’è solo Gianfranco che riesce a sdrammatizzare le situazioni. E’ il suo carat-tere, è un buono. Qualcuno gli telefona: “non posso accettare domenica”. La volta succes-siva, altra designazione, stessa risposta. E lui perdona, con un mezzo sorriso. “Sono ragaz-zi, miglioreranno” sussurra tra sé e sé.

Avrebbe potuto ricandidarsi alla presi-denza, ma nel 2000 volle lasciare il bastone del comando a Guido Falca per continuare nell’impegnativo compito di designatore arbitrale.

Falca con Scalvini e Bolzoni

1981 - 25° della SezionePasset con Gonella e Signora