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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MESSINA Facoltà di Scienze Politiche Dipartimento di Economia, Statistica, Matematica e Sociologia “Pareto” Estorsione e usura: uno sguardo empirico sulla città di Messina Domenico Carzo ( a cura di ) Working paper n. 14 C.I.R.S.D.I.G. Centro Interuniversitario per le ricerche Sulla Sociologia del Diritto e delle Istituzioni Giuridiche Quaderni della Sezione: Diritto e Comunicazioni Sociali www.cirsdig.it

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MESSINA

Facoltà di Scienze Politiche Dipartimento di Economia, Statistica,

Matematica e Sociologia “Pareto”

Estorsione e usura: uno sguardo empirico sulla città di Messina

Domenico Carzo ( a cura di )

Working paper n. 14

C.I.R.S.D.I.G. Centro Interuniversitario per le ricerche

Sulla Sociologia del Diritto e delle Istituzioni Giuridiche Quaderni della Sezione: Diritto e Comunicazioni Sociali

www.cirsdig.it

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Il Centro interuniversitario per le Ricerche sulla sociologia del diritto, dell’informazione e delle istituzioni giuridiche (C.I.R.S.D.I.G.) con questi working papers intende proporre i risultati dei lavori svolti nell’ambito delle ricerche sia metodologiche che applicative nel

campo della sociologia del diritto, dell’informazione e delle istituzioni giuridiche. Tale centro è stato costituito, tra l'Università di Messina e l'Università di Macerata, al fine di stimolare

attività indirizzate alla formazione dei ricercatori ed anche per favorire lo scambio d’informazioni e materiali nel quadro di collaborazioni con altri Istituti o Dipartimenti

universitari, con Organismi di ricerca nazionali o internazionali. Direzione scientifica: proff. Domenico Carzo e Alberto Febbrajo.

Comitato scientifico dei “Quaderni del Cirsdig”

Prof. Domenico Carzo (Università di Messina) Prof. Alberto Febbrajo (Università di Macerata)

Prof. Mario Morcellini (Università di Roma “La Sapienza”) Prof. Valerio Pocar (Università di Milano “Bicocca”)

Prof. Marcello Strazzeri (Università di Lecce)

Comitato redazionale:

Maria Rita Bartolomei (Università di Macerata)

Marco Centorrino (Università di Messina)

Roberta Dameno (Università di Milano Bicocca)

Pietro Saitta (Università di Messina)

Angelo Salento (Università di Lecce)

Elena Valentini (Università di Roma “La Sapienza”)

Massimiliano Verga (Università di Milano Bicocca)

Segreteria di redazione:

Antonia Cava (Università di Messina)

Mariagrazia Salvo (Università di Messina)

Copyright © 2006

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ABSTRACT

In questo lavoro intendiamo illustrare i primi risultati di una ricerca sul tema

della percezione dell’usura e delle estorsioni (e, conseguentemente, della

sicurezza sociale), svolta a Messina e stimolata dai recenti dati pubblicati dal

Censis. Il nostro studio ha carattere empirico e coinvolge direttamente

commercianti e imprenditori, potenziali vittime dei reati. Lo strumento principale

utilizzato per la realizzazione di tale ricerca è un questionario, incentrato sulle

difficoltà delle attività commerciali messinesi. Il campione, statisticamente

validato, è composto da 368 operatori economici messinesi.

I risultati mostrano come oltre la metà del campione concordi con l’analisi

secondo cui Messina è una delle città meridionali in cui proprio l’usura è

maggiormente diffusa. Inoltre l’impatto delle misure normative a sostegno delle

vittime dei fenomeni di usura ed estorsione non sembra totalmente efficace: un

terzo degli intervistati non conosce la Legge 44 del 23/02/99 e solo una netta

minoranza la reputa efficace. I dati, pertanto, mostrano che ci si trova dinanzi a

un piccolo fallimento delle misure di supporto alle vittime di usura ed estorsione.

This paper aims to show the early results of a research conducted in Messina

(Sicily) on the perception about usury and extortion (and subsequently on social

safety). This is an empirical study which involves shopkeepers and

entrepreneurs, that is the potential victims of this kind of crimes. To make this

study, we submitted a questionnaire which shed light on problems and

obstacles experienced by local entrepreneurs.

Results show that more than fifty percent of the contacted entrepreneurs agree

with those analyses which describe the city of Messina as one of the city with

the highest usuries rates. Moreover, the impact of the legislative measures

implemented to support the usury related victims seems to be quite insufficient.

One third of the entrepreneurs does not know the Law 44/99 and only a small

minority considers this act as effective. Thereby, data show that we are

witnessing a partial failure of these measures.

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4

INTRODUZIONE

di Domenico Carzo

In questo lavoro intendiamo illustrare i primi risultati di una

ricerca sul tema della percezione dell’usura e delle estorsioni (e,

conseguentemente, della sicurezza sociale), svolta a Messina e

stimolata dai recenti dati pubblicati dal Censis. Secondo l’istituto

di ricerca, la città peloritana è uno dei centri meridionali in cui

questi fenomeni sono maggiormente diffusi. Rispetto a quel lavoro,

tuttavia, il nostro studio ha carattere empirico e coinvolge

direttamente commercianti e imprenditori, potenziali vittime dei

reati. Lo strumento principale utilizzato per la realizzazione di tale

ricerca è un questionario, incentrato sulle difficoltà delle attività

commerciali messinesi. Il campione, statisticamente validato, è

composto da 368 operatori economici messinesi.

L’obiettivo che si è scelto di raggiungere è quello di comprendere

quale sia la percezione degli operatori economici di Messina

riguardo alla “problematica racket”.

IL CONTESTO MESSINESE

La realtà socio-economica di Messina presenta alcune

caratteristiche che accomunano la città peloritana alle altre di

media dimensione del Mezzogiorno: una quasi inesistente mobilità

sociale, un alto tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, un

alto costo del denaro, la criminalità, l’assenza di infrastrutture, la

mancanza di un settore trainante che agisca da volano per l’intero

territorio.

Questi elementi, caratterizzati da una certa interscambiabilità,

possono apparire ora causa, ora effetto, ma rimangono comunque i

limiti dell’area in questione. Conseguenza della loro presenza è lo

scarso fermento imprenditoriale e, quindi, la mancanza di iniziative

imprenditoriali di ampio respiro: le aziende diffuse nel territorio

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messinese sono di piccole dimensioni; poche di esse hanno più di

10 dipendenti e l’attività che svolgono, limitata al solo mercato

locale, non ha un peso molto rilevante sull’economia messinese.

L’unico settore, su cui si l’economia messinese pare essere

fortemente imperniata, è il Terziario. Le attività terziarie si

concentrano nell’ambito della Pubblica Amministrazione, del

commercio all’ingrosso e della piccola distribuzione, dei trasporti e

del turismo (solo in termini di alberghi e ristorazione).

Soprattutto il commercio occupa una buona fetta dell’economia del

comune capoluogo, nonostante presenti una certa debolezza

strutturale, in assenza di un forte sistema di produzione di beni e

di reddito. Il settore si caratterizza per un’elevatissima premorienza

d’imprese, per lo più originata da una micidiale concorrenza, dalle

difficoltà di accesso al credito, dall’incidenza del racket e della

piccola e grande criminalità.

Questo è il quadro che emerge dalla relazione del Censis, Legalità e

sviluppo a Messina (2000)1. Il Procuratore Luigi Croce afferma che

in una realtà sociale ed economica di questo tipo, il fenomeno

mafioso messinese si è adeguato: <<Ed ecco che gli strumenti

principali dell’intervento sull’economia da parte della criminalità

organizzata messinese sono state e sono l’estorsione e l’usura,

[…].>>2, due tipi di reato distinti, che corrono però su binari

tendenzialmente convergenti.

A questo proposito è utile considerare la specificità del fenomeno

mafioso messinese. Per anni la società siciliana ha pensato alla

propria terra come ad una realtà caratterizzata da una comoda

dicotomia: da una parte la Sicilia Occidentale (Palermo, Trapani,

Agrigento, Caltanissetta), sede di storico insediamento mafioso,

dall'altra la Sicilia Orientale (Catania, Siracusa, Messina, Ragusa),

indenne dalla piaga della mafia. In realtà questa visione della

geografia criminale siciliana risulta assolutamente anacronistica ed

1 www.svileg.censis.it 2 Luigi Croce citato in Claudia Puccio, “Usurai e imprenditori criminali”, <<Corriere del Mezzogiorno>>, 17 Dicembre 2000.

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6

estremamente dannosa. Le indagini compiute a partire dalla fine

degli anni '80, hanno provato non solo che la mafia si era infiltrata

nelle province orientali (con una strategia espansiva quanto mai

dinamica ed efficiente), ma che a Catania, Messina, Siracusa e in

tutta una serie di centri minori, si era verificata una crescita dei

gruppi malavitosi autoctoni con metodologie, modalità

organizzative, talvolta rituali e gerarchie di puro stile mafioso. I

gruppi criminali – ricostruiti dalle varie operazioni antimafia - dei

vari boss locali (Costa, Sparacio, Ferrara) nascono da realtà di

quartiere, e presentano un forte radicamento nelle zone di nascita;

si tratta di personaggi che godevano di forte prestigio locale, in

grado di pilotare il voto e quindi di proporsi come referenti elettorali

per certi politici messinesi. Il fenomeno mafioso, a Messina, si

caratterizza con tratti meno evoluti di quelli che sono stati rilevati a

Palermo o a Catania. La criminalità che si è sviluppata nella città

dalla fine degli anni '70 in poi, ha acquistato dei caratteri

particolari a causa delle peculiarità che rendono Messina diversa

da tutte le altre città siciliane. Cosa Nostra messinese, infatti, non

ha vissuto il passaggio dalla mafia rurale a quella imprenditoriale

ed ha assunto così, sin dalle sue origini, una natura spiccatamente

politico-imprenditoriale.

Nella relazione del Censis, sopra menzionata, si legge che il

fenomeno mafioso messinese, anziché mettere in atto sofisticate

strategie di intervento nell’economia del territorio, si è adattato al

quadro economico della città, usando gli strumenti elementari del

controllo territoriale ed economico, l’estorsione e l’usura.

Queste continuano ad essere presenti nonostante i provvedimenti

repressivi della locale D.D.A. di cui, negli ultimi anni, hanno fatto

le spese vari boss messinesi: i gruppi criminali <<hanno

riorganizzato le rispettive strutture sostanzialmente continuando a

spartirsi il territorio cittadino in zone di influenza nelle quali

esercitano talune attività criminali tradizionali, (estorsioni, rapine,

usura, attività di medio rifornimento dello spaccio di sostanze

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7

stupefacenti) […].>>3. Come sostiene Franco Barbagallo <<in

sostanza cambiano i soggetti, ma estorsione e usura rimangono

intatte. Ci sono per esempio spartizioni territoriali tra il viale S.

Martino, il rione Giostra e la zona sud, che ci sono state e

continueranno ad esserci.>>4

Considerati crimini contro il patrimonio, e modestamente

sanzionati come tali fino ai nostri giorni dal Codice Rocco, solo dal

'92 l’estorsione e l’usura sono state ritenute anche strumento per

la produzione di ricchezza illecita, con un conseguente

inasprimento della pena.

Qui di seguito riteniamo opportuno illustrare brevemente le

caratteristiche che i due fenomeni in questione presentano nella

città di Messina, ambito di riferimento del nostro studio1.

3 Francesco Marzachì, Procuratore generale “Discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario 2001”, Distretto di Corte di Appello di Messina. http://www.tribunali.it/Messina 4 Franco Barbagallo, citato in Nuccio Anselmo, “Sono reati oscuri, ma siamo al fianco di chi denuncia”, <<Gazzetta del Sud>>, 12 Ottobre 2000. 1 I contenuti dei paragrafi successivi sono in parte il risultato di confronti con alcuni testimoni privilegiati ai quali vanno i nostri ringraziamenti: Franco Cucinotta, cronista dell’emittente RTP, Ferdinando Cucinotta, vicepresidente della Fondazione Antiusura “Padre Pino Puglisi” e Clelia Fiore, presidentessa dell’Asam. Inoltre il nostro grazie va a Nuccio Anselmo, giornalista della Gazzetta del Sud, per gli articoli che gentilmente ci ha fornito e che ci sono stati di grande utilità.

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I.

IL RACKET DELLE ESTORSIONI

NELLA CITTÀ “BABBA”

di Maria Vera Costa

Durante gli anni 90 - fino al 1997/98, ma anche più in là – a

Messina ci si trovava di fronte alle “classiche” estorsioni: richieste

di pizzo “importanti”, seguite poi da una trattativa per abbassarle e

da una minaccia molto determinata, per far sì che tale richiesta,

comunque alta, venisse soddisfatta. Erano presenti, quindi, tutte le

caratteristiche del pizzo così come si era sviluppato nell’intera

Sicilia: c’erano gli incendi, le minacce, le telefonate, fattori che

facevano precipitare in una situazione di “violenza” chi non si

adeguava subito alla volontà degli estortori.

Il fenomeno del taglieggiamento si è modificato nel tempo, poiché

negli ultimi venti anni sono cambiati la geografia criminale ed il

tessuto economico sociale cittadino; anche le vicende giudiziarie, la

stagione dei blitz antimafia ed il fenomeno del pentitismo, hanno

sicuramente determinato un periodo di crisi per le organizzazioni

criminali.

Negli anni ’80, sulle attività economiche di Messina, gravava un

fenomeno di estorsione probabilmente meno diffuso

percentualmente, che tuttavia aveva una redditività maggiore; il

tessuto socio-economico cittadino, infatti, era di un tenore più

elevato, come quello del Paese in generale. La crisi degli anni 90 e il

fenomeno del pentitismo, hanno portato ad uno “stop” improvviso

di questa grande attività economica di finanziamento, seguito

tuttavia da una rigenerazione del rapporto estortore-vittima, anche

se con caratteristiche diverse. Oggi, infatti, il pizzo viene imposto a

tappeto e l’entità delle richieste è decisamente più contenuta. Ciò

consente un controllo del territorio più capillare e rende più facile

ottenere la somma senza il rischio di una denuncia. Bisogna

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9

pensare che spesso l’operatore di una piccola attività, dopo aver

cercato un accordo, si trova davanti ad una richiesta di pizzo di

200 ∈ al mese; questo ovviamente fa sì che la vittima consideri più

semplice pagare, considerandola una spesa non tanto ingente da

affrontare le difficoltà che una denuncia comporta (ci sono

addirittura casi in cui il pizzo si paga in natura, specialmente nel

campo degli alimentari).

Le vicende giudiziarie degli anni ‘90, hanno inoltre determinato

quello che viene definito il fenomeno della “frammentazione”, che

ha reso la situazione meno chiara e si è rivelato negativo per le

stesse organizzazioni mafiose. Solitamente un blitz antimafia,

specialmente se nasce da dichiarazioni di collaboratori di giustizia

e quindi l’organizzazione viene scardinata dall’interno, crea un

certo scompiglio. Ciò causa l’emergere di nuovi personaggi, anche

all’interno del clan, personaggi che magari erano tenuti in secondo

piano e che, adesso, si trovano a coprire un ruolo più elevato e,

nello stesso tempo, ottengono maggiore autonomia. La

frammentazione comporta che più di una persona vada a chiedere

il pizzo alla stessa vittima, poiché ognuno non avendo un capo

(che magari è in carcere) in grado di fungere da punto di

riferimento, si sente maggiormente indipendente e ritiene che sia

giunto il momento di fare un salto di qualità e di presentarsi non

più in nome e per conto di altri, ma in prima persona. Nel

momento in cui si verifica la doppia richiesta, l’operatore per non

avere problemi può decidere di sottomettersi ad entrambi, ma se

non è in grado di farlo, sarà costretto a scegliere uno dei due,

dovendo poi affrontare le conseguenze.

Questa situazione ha causato, nell’ultimo periodo, la nascita

dell’opinione secondo cui oggi la mafia, avendo subito gravi colpi ed

essendo quindi più debole, avrebbe perso il controllo del territorio

e, nello stesso tempo, avrebbe spostato la sua attenzione su attività

criminali diverse. Il racket sarebbe quindi, seguendo questa teoria,

in mano alla criminalità spiccia, in particolare sotto il controllo di

alcune bande di piccoli criminali, che non si possono

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10

assolutamente definire criminalità organizzata. Secondo Clelia

Fiore2 – presidentessa dell’ASAM3 – questa convinzione non è solo

errata, ma anche dannosa. È sua opinione, infatti, che i colpi

subiti da alcuni criminali di spicco, anche se di fondamentale

importanza, non siano stati in grado eliminare il controllo mafioso

su Messina. Del resto la richiesta estorsiva non è mai stata fatta

dal capo ma dai piccoli delinquenti, come accade oggi. Ciò non

significa che alle spalle non ci sia il benestare e il controllo

mafioso, tutto il contrario: l’estorsione, l’usura, come la droga, la

prostituzione, gli appalti sono e restano delle attività gestite e tutte

rientrano nel controllo del territorio, priorità assoluta per la mafia.

C’è da sottolineare che aver colpito dei grandi personaggi è stato di

grande aiuto, ha indebolito le organizzazioni, ma non si può

dimenticare che il pericolo non è finito; l’atteggiamento di chi

considera ormai superato il problema della mafia protagonista di

determinati fenomeni criminali, è pericoloso, poiché sminuisce

delle situazioni, il cui potenziale distruttivo è vero oggi come ieri.

Ciò che spesso provoca dei fraintendimenti è il cambiamento delle

modalità e caratteristiche dell’estorsione che è stato realizzato negli

ultimi anni. Come abbiamo visto sopra, il “prezzo della protezione” è

stato ridotto, ma si è estesa la platea dei soggetti entrati nel mirino

degli estortori. Sono state incluse attività che in passato erano

sostanzialmente immuni al fenomeno: studi professionali, attività di

servizio, farmacie. Supermercati, discoteche e locali notturni

(compresi i circoli privati), compravendita di auto usate, attività

economiche con scarsa specializzazione, commercio all’ingrosso di

carni e prodotti ittici sono invece i settori privilegiati della “mafia

imprenditrice”; nulla sfugge ai mafiosi, neanche il settore delle

pompe funebri. Anche le intimidazioni sono diverse; non si usa la

benzina ma il biglietto, le minacce vengono dilatate nel tempo. Si è

quindi modificata la strategia di controllo del territorio, un po’ per

2 Da noi intervistata il 17/10/2003. 3 L’ASAM, l’Associazione Antiracket e Antiusura Messinese nasce nel 1996, oltre a condurre la sua battaglia sul territorio peloritano, fa parte della FAI (Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane) e agisce quindi anche a livello nazionale.

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far meglio fronte alle iniziative di chi combatte questi fenomeni (un

buon esempio è la legge 44/1999), un po’ per saggiare il terreno.

L’impressione che si ha riguardo al territorio messinese, è che ci

siano dei periodi in cui si realizzano delle richieste a tappeto e dei

periodi in cui si verificano dei momenti di silenzio molto più lunghi

che in passato. Capita anche che alcuni operatori presi di mira,

vengano completamente abbandonati, o perché si sono rivolti

all’associazione, o perché hanno comunque reagito in qualche modo

attirando l’attenzione. In questo caso si cerca di abbassare il

rischio, anche perché a volte, considerando il tenore delle richieste,

può diventare più conveniente rinunciare.

È evidente in ogni caso che, al di là delle trasformazioni, ci

troviamo sempre e comunque di fronte ad estorsioni; ciò significa

attività commerciali deviate, sviluppo economico distorto, una

realtà di imprenditori non liberi, che non hanno interesse a far

investimenti.

A Messina questo è un fenomeno di massa, non un fenomeno

legato ad solo alcune attività o ad alcune situazioni, riguarda tanto

le piccole attività quanto le grandi imprese. Purtroppo i grandi

imprenditori non denunciano l’estorsione, né tanto meno entrano a

far parte dell’ Associazione Antiracket; tutti i soci delle Associazioni

di Messina e provincia, sono titolari di piccole e medie attività. Ciò

potrebbe far pensare che gli imprenditori delle grandi imprese

preferiscano pagare il pizzo e tacere, oppure che siano collusi e

quindi, in cambio del pagamento, ottengano qualcosa, come appalti

o forniture. È difficile pensare ad un’altra motivazione poiché, nel

momento in cui si vengono a scoprire dei casi di taglieggiamento

nell’ambito delle grandi attività - com’è accaduto soprattutto negli

ultimi anni - sono i dati stessi a confermare il pensiero diffuso che

anche le grandi imprese siano vittime del fenomeno.

Cos’è cambiato?

Fino al 2000 le denunce erano abbastanza costanti nel tempo; si è

verificato un momento di crisi durante il periodo di approvazione

della legge 44/1999, poiché mancavano delle garanzie. La

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12

legislazione conteneva delle lacune, la gestione del Fondo di

solidarietà era affidata ai prefetti che venivano cambiati in

continuazione, e soprattutto non c’era una risposta adeguata delle

Istituzioni e dello Stato; consideriamo che per chi è sotto estorsione

e decide di denunciare, in quei momenti così difficili e con quel

livello di minaccia, avere un sostegno forte è assolutamente

necessario.

In questo difficile periodo le Associazioni Antiracket, insieme alla

Fai, si sono impegnate in una decisa pressione nei confronti delle

istituzioni statali. L’esito favorevole dell’azione e, quindi,

l’approvazione della legge 44/1999, ha favorito la stabilizzazione

della posizione di chi denuncia, ha fatto chiarezza riguardo agli

attori che si impegnano nella lotta contro il racket ed ha reso più

efficiente il sistema dell’accesso al Fondo di solidarietà.

Accanto all’introduzione della legge, un altro evento rivelatosi

fondamentale per la lotta contro il racket, è stata la nomina di

Tano Grasso alla carica di Commissario per il coordinamento alla

lotta al racket e all’usura. In seguito al suo insediamento, è stato

fatto un enorme lavoro di recupero degli arretrati e c’è stato un

forte impegno finalizzato al coinvolgimento dello Stato nella

battaglia contro l’estorsione. I risultati sono stati davvero

significativi: le Prefetture hanno intensificato la loro attenzione, le

forze dell’ordine hanno visto crescere le loro motivazioni ed hanno

ottenuto maggiori garanzie nelle attività di indagine. Le

Associazioni, infine, hanno acquistato un più alto grado di

legittimazione, e questo ha intensificato il senso di sicurezza della

vittima del pizzo che decide di non sottostare alle minacce

dell’estortore.

Questa situazione favorevole e positiva si è mantenuta costante per

tutto il 2001. Successivamente, in seguito ad alcune affermazioni

fatte dal governo, alla posizione assunta con la defenestrazione di

Tano Grasso, all’insediamento del nuovo Commissario, si sono

verificate numerose difficoltà, che immediatamente si sono

ripercosse sulla fiducia, diffondendo l’insicurezza e determinando

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13

un calo delle denunce. In un momento tanto delicato, Messina si è

rivelata una città fortunata, poiché al suo interno non è venuta

meno la collaborazione tra ASAM e Forze dell’Ordine, fattore questo

fondamentale per la lotta contro il racket. Si devono a questo

proposito menzionare il precedente prefetto Marino e il colonnello

Angius, del Comando Provinciale, poiché la collaborazione da loro

fornita si è mostrata vitale per l’Associazione. Lo stesso non è

accaduto in tutte le città della Sicilia; spesso infatti, laddove non

esisteva un rapporto saldo col prefetto, nel periodo buio di cui

abbiamo parlato sopra, la situazione è diventata ancora più

devastante.

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14

II.

L’USURA A MESSINA

di Giuseppa Caravello

Nel contesto messinese si possono distinguere diversi tipi di usura:

L’usura di tipo familiare, che Mario Centorrino

definisce “economia del vicolo”8, fondata su criteri di

vicinato e di “solidarietà”. In questo caso l’usura è

<<gestita da persone di quartiere, all’interno del quale

sono riconosciute come “coloro che prestano i

soldi”>>9. In linea di massima, i prestiti consistono in

piccole cifre e sono destinati ad un bisogno immediato,

come ad esempio una malattia.

L’usura praticata da persone che svolgono delle

attività legali e godono di un certo prestigio sociale: i

colletti bianchi, i professionisti, i commercianti10, la

categoria degli impiegati negli enti pubblici.

L’usura praticata da certe finanziarie, che

distribuiscono depliants e volantini anche negli uffici

pubblici, su cui nessuno ha fatto indagini o

accertamenti11 per verificare se risultano iscritte in

elenchi o Albi ufficiali. Reclamizzano finanziamenti in

tempi rapidissimi e forniscono elementi molto scarni

sui costi globali di siffatte operazioni.

8 Mario Centorrino, Economia dell’usura, in <<Segno>>, n. 151, Gennaio 1994. 9 Clelia Fiore, da noi intervistata il 17/10/2003. 10 Mario Centorrino, riferendosi al contesto messinese, tra i vari tipi di usura riscontrabili menziona anche l’usura fatta dai commercianti ai danni di altri commercianti: <<[…] a Messina esistono delle fasce commerciali alte, che, costituendo come una sorta di sistema creditizio parallelo, si sono ulteriormente arricchite proprio grazie ai proventi dell’usura.>> (Mario Centorrino, intervento in FISAC/CGIL, Usura: buco nero nel sistema creditizio, Atti del Convegno Regionale, Messina 24 ottobre 1993, cit. p.27). 11 Ferdinando Centorrino, durante un’intervista fattagli da Nuccio Anselmo, dice: <<[…] molti arrivano da noi con dei moduli compilati solo nell’importo e nella firma di chi concede il prestito, molte volte illeggibile. Altre volte questi fantomatici intermediari si fanno vedere la prima volta, incassano l’anticipo e poi scompaiono.>> (Nuccio Anselmo, Usura, un business da 250 miliardi l’anno, in <<Gazzetta del Sud>>, 6 ottobre 2000).

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15

L’usura come strumento della criminalità organizzata

di stampo mafioso, che si serve di essa per riciclare i

proventi delle attività illecite quali rapine, estorsione,

traffico di droga, prostituzione.

Secondo Ferdinando Centorrino, vicepresidente della Fondazione

antiusura “Padre Pino Puglisi”12, il fenomeno dell'usura nella città

di Messina presenta un carattere trasversale sia per quanto

riguarda le categorie socioeconomiche colpite, sia per quanto

riguarda i soggetti attivi sul “mercato” del credito criminale13.

Ciò vuol dire che sono coinvolte tutte le categorie sociali e tutte le

attività economiche, eccezion fatta per quelle che hanno una

struttura più consolidata: è difficile che all’usura siano sottoposte

società o attività strutturate in forma societaria, con un patrimonio

di una certa entità. In genere gli assistiti dell’Antiusura sono piccoli

e medi imprenditori.

L’Osservatorio Antimafia14, costituito dal servizio antiusura

messinese, rivela che su circa 500 contatti avuti, in via preventiva

ed in via successiva, in sei anni di attività, il 70% di questi è

rappresentato da vittime che rientrano nella categoria di

commercianti ed artigiani, i quali, impossibilitati per varie ragioni a

poter accedere ai canali legali di finanziamento, cadono nelle mani

dei cosiddetti "cravattari”. Questo 70% è costituito essenzialmente

da persone di sesso maschile che rientrano nella fascia di età tra i

45 e i 55 anni, mentre soltanto il 4-5% è costituito da donne con

un’età che varia tra i 35 e i 40 anni.

Il 20% delle vittime è rappresentato da semplici cittadini, in genere

pensionati o impiegati di enti pubblici e privati i quali, per spese

impreviste o voluttuarie, ma anche investimenti sbagliati, hanno 12 La Fondazione Antiusura “Padre Pino Puglisi”135 viene costituira nel 2001 con il concorso dell’Associazione Messinese Antiusura Onlus, dell’Arcidiocesi di Messina, dell’Arci, del Movi e di Ecos Med. La Fondazione fa della prevenzione il cardine della sua azione. Essa dispone di un patrimonio che funge da garanzia per le banche, a favore di soggetti a rischio concreto di usura - perché si trovano in uno stato di crisi congiunturale, se titolari di attività economiche, o di necessità particolari, se privati - esclusi dal circuito del credito legale, in quanto non ritenuti meritevoli, secondo i canoni prevalenti della valutazione del merito creditizio da parte delle banche. 13 Nostra intervista del 03/11/2003. 14 www.db.messinaantiusura.it

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fatto ricorso all'usura. In questo 20% cresce il numero delle donne

strozzate, fino a toccare il 10%, mentre rimane immutata la fascia

d'età. Il residuo 10% delle vittime non rientra in una categoria

definita, poiché la fonte del contatto è rimasta anonima.

Per quanto riguarda la figura dell'usuraio, si può affermare che

1'80% dei soggetti siano nomi conosciuti alle forze dell'ordine e

facenti parte di organizzazioni criminali; il restante 20% è costituito

prevalentemente da persone dalla fedina penale pulita, a volte

anche conoscenti della vittima, che offrono volontariamente la loro

opera. In questo 20% rientra anche qualche professionista o

colletto bianco: all’interno degli enti pubblici si è riscontrata la

presenza di veri e propri agenti delle organizzazioni criminali.

Quasi sempre, comunque, sembrano esserci nessi fra l’esercizio

dell’usura e l’attività strutturata della mafia.

In questo caso la dinamica del fenomeno si esplicherebbe a due

livelli d’azione: al primo livello ci sarebbero i finanziatori veri e

propri che non hanno contatti diretti con le vittime; al secondo

livello gli intermediari. Secondo Ferdinando Centorrino, questi a

volte sono gli usurai di quartiere che diventano agenti della

criminalità organizzata: sono persone normali che si atteggiano ad

amici delle vittime e promettono loro l’aiuto necessario per farle

uscire dalla crisi economica che le attanaglia. Altre volte gli

intermediari appartengono al mondo bancario o a quello delle

società finanziarie: <<in alcuni casi […] è lo stesso funzionario

bancario che indirizza verso il circuito creditizio parallelo>>15. Negli

enti pubblici, inoltre, non mancherebbero i <<procacciatori di affari

delle cosche criminali che praticano il credito illegale>>16.

L’organizzazione, prima di elargire il prestito, si premura a svolgere

i dovuti accertamenti sia di carattere documentale sia mandando

in loco i propri collaboratori per verificare la consistenza

patrimoniale del debitore. Sulla scorta delle informazioni così

15 Luigi Croce, citaro in Claudia Puccio, Usurai e imprenditori criminal, in <<Corriere del Mezzogiorno>>, 17 dicembre 2000. 16 Ferdinando Centorrino citato in Nuccio Anselmo (<<Gazzetta del Sud>>, 6 ottobre 2000): Usura, un business da 250 miliardi l’anno.

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17

acquisite l’associazione adegua i propri comportamenti finalizzati

ad ottenere maggiori vantaggi17.

Nel prestito ad usura spesso si crea un circuito perverso, per cui,

se non si riesce a pagare un prestito (questo riguarda soprattutto

gli operatori economici) si ricorre ad un altro prestito usuraio. Il

primo non si estingue e per questo ci si trova legati a due prestiti

usurari, a cui può anche aggiungersene un terzo, creando una

sorta di catena di S. Antonio, che non risparmia nessuno e da cui

non ci si libera tanto facilmente. Il passaggio della vittima da un

usuraio all’altro (tutti appartenenti alla stessa associazione)

permette di moltiplicare i profitti all’interno dell’associazione e,

contemporaneamente, di rendere difficile la ricostruzione del

volume complessivo di affari e l’individuazione dei ruoli dei singoli

affiliati.

Secondo Croce <<la contropartita che i gruppi mafiosi richiedono

non è più solo costituita dalla restituzione della somma prestata

con l’aggiunta di tassi d’interesse vertiginosi (si giunge anche al

250% l’anno), ma è addirittura la cessione dell’azienda e degli

immobili>>18; l’acquisizione dell’attività lecita consente al criminale

di coprire i propri traffici.

A Messina, attraverso l’usura, la criminalità organizzata si è

prepotentemente inserita nel tessuto economico della città,

impadronendosi di piccole e medie imprese, arrecando così un

grave pregiudizio all’economia della città stessa. Soprattutto a

partire dagli anni ’90 si è verificato quello che Franco Cucinotta

definisce il “fenomeno del passaggio delle licenze”19: in alcune zone

della città è cambiata la gestione di molti esercizi commerciali

acquisiti da certi personaggi.

17 Si veda Centorrino M. (a cura di ), 2003, Economia sommersa e/o economia criminale? Un’analisi di questi due fenomeni nel sistema economico della provincia di Messina, disponibile in rete, al sito: http://www.emersionelavorononregolare.it/doc/appro/economia_sommersa.pdf 18 Luigi Croce citato in Claudia Puccio, Usurai e imprenditori criminali, <<Corriere del Mezzogiorno>>, 17 dicembre 2000. 19 Nostra intervista del 24/10/2003.

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18

Un esempio classico è quello del market “Due Stelle” di Contrada

Conca d’oro all’Annunziata, che oggi è diventato la sede distaccata

della Sezione Nord della Polizia Municipale.

Il market era di proprietà della famiglia La Fauci, che lo aprì

nell’89. Secondo la stampa20, dopo un paio di anni sarebbe

subentrata Vincenza Settineri, detta “zia Enza”, suocera dell’ex

boss Luigi Sparacio e, si presume, vera cassaforte del gruppo

criminale di costui. In quegli anni la donna avrebbe fatto diverse

acquisizioni, dopo aver provocato il fallimento di commercianti

rivoltisi a lei per avere dei prestiti e rimasti prigionieri del vortice di

pagamenti, con interessi mensili spaventosi. Vincenza Settineri ed

il genero Luigi Sparacio, avrebbero costruito le loro fortune

sull’usura, ma anche sull’estorsione.

A tal proposito, Franco Cucinotta spiega come gli investigatori

abbiano verificato che spesso, a Messina, usura ed estorsione

camminano su binari paralleli. Questo accade quando, davanti ad

una richiesta estorsiva, l’operatore economico fa presente di avere

delle difficoltà economiche che gli impediscono di far fronte al

pagamento del pizzo. Il criminale, allora, gli propone di accettare

un prestito in denaro per risolvere i problemi economici, ma, nello

stesso tempo, mette la vittima sotto estorsione: la restituzione del

debito, infatti, comprenderà anche la restituzione del pizzo

dovuto21. Per tale motivo a volte la richiesta dei tassi usurai è stata

molto alta.

Il fenomeno dell’usura a Messina va inserito nel quadro della

difficile crescita del Mezzogiorno, a cui contribuisce la difficoltà che

20 Nuccio Anselmo, Un market della suocera del boss diventerà una caserma dei vigili, in <<Gazzetta del Sud>>, 17 maggio 2001. 21 Nella Quarta relazione del Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, Gennaio 2002, dell’allora commissario Tano Grasso, si legge che l’estorsione e l’usura a volte s’incontrano ed è possibile individuare tre fattispecie. Una è quella che abbiamo già visto: si ha quando l’usura è strumentale all’estorsione ed è stata riscontrata soprattutto nelle zone in cui c’è una forte presenza della mafia. Le altre si verificano quando il reato estorsivo è strumentale all’usura o quando entrambi i reati concorrono con autonome dinamiche. Nel primo caso la richiesta estorsiva è finalizzata a riscuotere gli interessi usurari o altri ingiusti profitti; nel secondo caso, un imprenditore è, allo steso tempo o in epoche diverse, vittima di usurai e ha denunciato richieste estorsive non finalizzate alla riscossione degli interessi usurari.

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19

piccole e medie imprese spesso incontrano nell’ottenere un credito

dalle banche. A parte il fatto che in qualche caso lo stesso

funzionario bancario indirizza verso il circuito creditizio parallelo, il

sistema creditizio, nella provincia messinese, è un fattore frenante

per lo sviluppo stesso. Come nel resto del Mezzogiorno, ha una

scarsa fiducia nelle attività imprenditoriali a causa di un più alto

livello di rischio del credito: la presenza di una serie di fattori

ostativi dello sviluppo, aumenta i costi e l’incertezza e riduce i

rendimenti di qualsiasi attività imprenditoriale e d’investimento

nell’area, facendo crescere così il rischio connaturato ad ogni

operazione creditizia, in quanto scambio di una prestazione attuale

e certa contro una futura ed incerta.

Ciò comporta costi elevati del denaro: anche se dall’ultimo

Rapporto 2003 sull’economia del Mezzogiorno, realizzato dalla

Svimez, risulta che al Sud il costo del denaro è diminuito del 13%

dal primo trimestre del 1993 all’ultimo trimestre del 2001, si tratta

comunque di un dato poco incoraggiante se confrontato con il 25%

e più di riduzione riscontrata nel Centro-Nord. A Messina il costo

del denaro si aggirerebbe intorno al 9% contro una media

nazionale del 6,76%22; la stessa disponibilità ad erogare crediti è

bassa: se non ci sono garanzie patrimoniali capaci di annullare il

rischio per la banca, non si concedono prestiti. In una realtà

difficile come la nostra è altrettanto difficile che ci sia la possibilità

di offrire garanzie patrimoniali tali da essere ritenuti meritevoli di

ottenere anche un piccolo credito. Ciò frena lo sviluppo locale

perché non favorisce affatto chi vuole intraprendere un’attività e

rende problematica la sopravvivenza delle piccole e medie imprese

locali già esistenti. A Messina, le PMI sono attualmente in

espansione nel settore dei servizi e del commercio, con un rapporto

di segno negativo tra natalità di nuove imprese e cessazione di

attività nel settore agricolo e manifatturiero. Si tratta di imprese

giovani che molto spesso hanno una vita breve, prive peraltro della

22 Cgil, Le Proposte delle Cgil per arrestare il declino e rilanciare lo sviluppo, diritti, legalità e occupazione, Messina, 12 marzo 2003.

Page 20: Mafia carzo.pdf

20

competenza necessaria a dialogare con un sistema sempre più

esigente.

Chi non ha alternative si aggrappa all’usura, che rappresenta

l’ultima spiaggia.

Il cattivo funzionamento del mercato del credito, perciò, è da

ritenere una delle cause che potrebbero indurre alcune imprese a

rivolgersi al mercato illegale. Le banche siciliane, in particolare,

hanno contribuito alla perversione del sistema creditizio isolano nei

seguenti modi:

con la gestione clientelare delle aziende di credito che, alla

lunga, hanno portato alla crisi delle stesse a causa

dell’indiscriminata concessione di credito a chi presentava

credenziali più politiche che imprenditoriali23;

con l’assunzione di operatori di credito di scarsa

professionalità, assunzione effettuata sulla base di

considerazioni clientelari più che di competenza e di

affidabilità24.

Oltre alle responsabilità del sistema creditizio, però, bisogna

ricordare anche quelle di chi ricorre ai prestiti illeciti.

L’antiusura di Messina (prima l’Associazione Onlus, poi la

Fondazione Padre Pino Puglisi) finora ha avuto, tra i suoi utenti,

sia persone che svolgono piccole attività imprenditoriali

(commercianti e artigiani) sia privati.

Sulla base della sua esperienza, si potrebbe affermare che per i

primi il ricorso all’usura non è il portato di crisi congiunturali

dell’attività esplicata, che in genere è una delle cause che spingono

al prestito illecito, ma più verosimilmente di un’endemica carenza

di cultura specifica (imprenditoriale) e di improvvisazione.

Sarebbero frequenti i casi in cui si danno vita ad attività

economiche che rappresentano una sorta di ripiego, per mancanza 23 Si Veda l’intervento di Maurizio Ientile in Fisac-Cgil, Usura: buco nero nel sistema creditizio, Atti del convegno regionale, Messina, 24 ottobre 1993; Claudia Puccio, Usuraio e imprenditori criminali, intervista a Croce in <<Corriere del Mezzogiorno>>, 17 Dicembre 2000. 24 Claudia Puccio, Usurai e imprenditori criminali, intervista a Luigi Croce in <<Corriere del Mezzogiorno>>, 17 Dicembre 2000.

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21

di altri sbocchi occupazionali: molti intraprendono un’attività

nell’ottica della rendita garantita che in quella del rischio

d’impresa, da gestire con cognizione di causa. Pertanto si è

riscontrata una certa impreparazione, da parte di piccoli

imprenditori, nel gestire la propria attività per quanto riguarda

l’acquisto delle merci e gli aspetti finanziari, e una mancanza di

professionalità anche nell’approccio al cliente.

Ferdinando Centorrino ricorda anche i limiti delle associazioni di

categoria che sono poco aperte al nuovo, poco aperte al dialogo con

le autorità e le sedi istituzionali e non molto disponibili a discutere

e a confrontarsi tra loro, su interessi concorrenti. Per cui si

presentano come un corpo quasi staccato dalla comunità.

Per quanto riguarda i privati, questi spesso finiscono nei tentacoli

dell’usura per colpa di una cattiva gestione dell’ “economia

domestica”. Ci sono persone che, pur non avendo un reddito molto

alto, non resistono alle suggestioni del consumismo e così

<<assistiamo a prime comunioni che diventano party in perfetto

stile holliwoodiano, oppure all’acquisto di auto da sogno senza aver

quasi una lira in tasca>>25.

25 Ferdinando Centorrino citato in Nuccio Anselmo, Usura, un business da 250 miliardi l’anno, <<Gazzetta del Sud>>, 6 ottobre 2000.

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22

III.

LA RICERCA

di Giuseppa Caravello e Maria Vera Costa

Da quanto detto emerge, dunque, che i fenomeni presi in esame

sono presenti nella città di Messina e che su di essi si stende la

mano della criminalità organizzata, arrecando gravi danni

all’economia cittadina. Il costo più alto di tali attività criminali pesa

soprattutto sugli operatori economici e per questo motivo, per la

realizzazione di tale ricerca, si è pensato di rivolgersi ad essi.

L’obiettivo è verificare quanta e quale percezione dei due fenomeni

abbiano gli operatori messinesi da noi contattati e quali siano le

loro opinioni circa l’efficacia delle leggi e dell’associazionismo nella

lotta contro i due crimini.

Il lavoro di ricerca qui presentato si articola in tre fasi:

1. INDIVIDUAZIONE DELLA POPOLAZIONE E

CAMPIONAMENTO.

2. QUESTIONARIO

3. RIELABORAZIONE DEI DATI.

Nella prima fase si è lavorato su un elenco fornito dalla Camera del

Commercio di Messina, comprendente 3.681 unità (attività)26. Si è,

quindi, cercato un criterio che permettesse di riordinare i dati in

modo da avere una visione della loro distribuzione sul territorio. A

questo fine si è deciso di utilizzare, come punto di riferimento, i

quartieri (o circoscrizioni) in cui è suddivisa la città, e di mettere

26 La lista iniziale, in realtà, comprendeva 12.710 unità. Molte di queste, tuttavia, erano registrate erroneamente (alcune inesistenti, altre trasferite, ecc.). Ragion per cui, il numero definitivo è frutto di una selezione del dato grezzo.

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23

ogni attività in relazione con la sua circoscrizione di

appartenenza27.

Figura 1. La città di Messina divisa in quartieri

I. GIAMPILIERI

II. SANTO STEFANO

III. NORMANNO

IV. DELLA CALISPERA

V. GAZZI

VI. MATA E GRIFONE

VII. CASTEL GONZAGA

VIII. DINA E CLARENZA

IX. SAN LEONE

X. SAN SALVATORE DEI

GRECI

XI. PELORO

XII. MONTEMARE

XIII. DEI BASILIANI

XIV. SAN PANTALEONE

Il territorio della città di Messina, con i suoi 14 quartieri, si

estende da nord a sud-sud-est lungo il corso dell’omonimo Stretto.

Geograficamente l’area comunale è rappresentabile come un

rettangolo irregolare, a nord-ovest circondato dalle pendici dei

monti Peloritani, ricchi di vegetazione e solcati da una fitta rete di

torrenti e canali che all'interno dell'area urbana, caratterizzata da

una breve pianura di natura alluvionale, sono stati ricoperti e

adattati ad arterie stradali. Da nord a sud dunque il paesaggio

cambia divenendo via via più pianeggiante e più abitato.

La struttura economica messinese in grandissima parte è costituita

da piccole imprese, con numero di dipendenti da zero a tre, che

rappresentano l’89% del totale delle attività cittadine e che si

27 Attraverso l’uso delle proporzioni, è stato messo in evidenza il peso (espresso in percentuale) delle attività di ciascuna circoscrizione, sul totale della popolazione. Le informazioni ottenute sono state, quindi, riassunte in una tabella, riportata in Appendice.

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24

occupano soprattutto di commercio al minuto. Quasi i due terzi di

esse si concentrano nell’area urbana, cioè nei quartieri centrali di

Castel Gonzaga e Dina e Clarenza, e in quello contiguo, verso nord,

di San Leone. Nelle zone dell’estremo nord-ovest (Peloro,

Montemare e Dei Basiliani), invece, le attività diventano sempre

meno frequenti e un buon numero di esse è di carattere

ambulante.

Nel sud messinese, da Gazzi (in particolare la Z.I.R., la Zona

Industriale Regionale) al quartiere più estremo di Giampilieri, le

attività più grosse con 15 o più dipendenti rappresentano più di

un terzo del totale di esse nel territorio e sono dedite soprattutto al

commercio all’ingrosso (auto e motoveicoli, alimentari e

abbigliamento i settori più diffusi).

In quest’area, in rapporto alla sua popolazione di operatori

economici, si è registrata una più forte tendenza a non compilare il

questionario (come approfondiremo in seguito): in particolare uno

su due operatori ha consegnato in bianco o direttamente non ha

accettato il questionario stesso. Le zone in cui ciò è accaduto sono:

Gazzi: Z.I.R.;

Della Calispera: Contesse, Villaggio Cep e Santa Lucia;

Normanno: Tremestieri;

Santo Stefano: Galati Marina, Santa Margherita;

A questo bisogna aggiungere anche la SS 114 nelle aree di

Normanno (Mili Marina), Santo Stefano e Giampilieri.

Si tratta di zone di periferia caratterizzate da un certo degrado

sociale che potrebbe essere l’humus ideale per il proliferare della

criminalità.

Individuata l’appartenenza delle varie attività economiche ai

rispettivi quartieri, si è proceduto all’estrazione casuale del

campione: l’operazione ha richiesto l’utilizzo delle tavole dei numeri

casuali28, attraverso le quali è stato estratto, per ogni quartiere, il

28 Luigi Vajani, Elementi di statistica, Padova, Cedam, 1980, pp.294-295.

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25

10% delle attività economiche in esso presenti. Il campione da noi

utilizzato, dunque, è composto da 368 unità.

Nella seconda fase, al fine di conoscere il punto di vista degli

operatori economici appartenenti al campione, sono stati realizzati

i seguenti passaggi:

Focus group29;

Elaborazione del questionario;

Test di efficienza del questionario;

Distribuzione.

Prima di realizzare il questionario, si è deciso di organizzare un

focus group il cui scopo è stato quello di fornire delle linee di

orientamento nella formulazione dei quesiti da porre; ad esso sono

stati invitati tre imprenditori messinesi, indicati rispettivamente

con A, B e C.

A gestisce una cooperativa di servizi, operante attraverso

commesse pubbliche, ed ha un passato di sindacalista alle spalle.

B è impegnato nel settore dell’edilizia e partecipa attivamente alla

vita politica messinese.

C è un giovane imprenditore anch’egli dedito all’edilizia.

Sin dall’inizio, si sono delineati due “blocchi contrapposti” che si

sono mantenuti tali per l’intera durata del focus, eccetto in qualche

occasione.

Da un lato A e B, gli imprenditori con maggiore esperienza alle

spalle, si sono mostrati solidali l’uno verso l’altro, sostenendosi a

vicenda e approvando l’uno ciò che veniva detto dall’altro. Era

evidente quanto fosse profonda la loro conoscenza del contesto in

cui si muovono e delle “regole” su cui esso si fonda. L’esperienza ha

insegnato loro quali sono i vicoli ciechi, quali le strade percorribili e

quali i “trucchi del mestiere” necessari a raggiungere gli obiettivi

prefissati.

29 <<Il focus group è un metodo di ricerca che si basa su una discussione di gruppo, condotta da un moderatore o “facilitatore”, che è focalizzata su un dato argomento allo scopo di raccogliere informazioni utili agli obiettivi di ricerca.>> Vanda Lucia Zammuner, I focus group, Il Mulino, Bologna 2003. Cit. p. 13.

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26

Dall’altro lato C, invece, è apparso intriso di ideali e desideroso di

realizzare i suoi progetti nel rispetto di essi. Nello stesso tempo,

però, ha manifestato una grande delusione nei confronti di un

ambiente che, a causa dei suoi meccanismi consolidati, si presenta

rigido e quasi impenetrabile per chi, in particolare i giovani, voglia

apportare delle innovazioni e realizzare dei cambiamenti. Dalle sue

parole, dal tono usato e dai suoi gesti, traspariva un’inclinazione

alla rassegnazione e all’arrendevolezza: <<Da buon messinese che

sopporta… ho mollato>>.

La discussione, in un primo momento, si è incentrata sulle

difficoltà del fare impresa. Subito dopo si è passati ad argomenti

più attinenti l’oggetto del nostro studio, introducendo il tema del

sistema bancario. Tutti si sono trovati concordi sulla difficoltà di

ottenere un prestito a causa dei meccanismi distorti, che

caratterizzano il sistema. Ognuno dei tre ha sottolineato un aspetto

particolare del problema.

C è stato il primo a dire che solo chi ha i soldi è in grado di

ottenere un finanziamento bancario, rafforzando così situazioni

economiche già stabili a discapito delle più deboli. B, nel

frattempo, ascoltava con un sorrisetto ironico, considerando

evidentemente scontato il punto di vista di C e aggiungendo che, in

Sicilia, il costo del denaro è più alto rispetto a quello di altre

regioni, giacché si tiene conto del così detto “rischio Sicilia”. Ha

concluso il suo intervento definendo le banche “usurai riconosciuti

dalla legge”. Anche A le ha considerate aziende di usurai, “imprese

a rischio zero”, sottolineando l’importanza delle garanzie e delle

conoscenze personali per ottenere il loro sostegno. Ha fatto, inoltre,

notare che di fronte a tante difficoltà gli imprenditori diventano

facili prede degli usurai, e così il fenomeno usura dilaga.

B ha collegato al problema dell’inefficienza del sistema bancario a

quello della disinformazione della classe imprenditrice e della

mancanza di capacità propositiva dei singoli, che invece fanno

troppo affidamento sulla disponibilità dei finanziamenti regionali.

Page 27: Mafia carzo.pdf

27

A proposito del “pizzo”, tutti si sono trovati d’accordo nell’affermare

che tale fenomeno oggi non costituisce un problema rilevante a

Messina, almeno nei loro settori. L’unico ad ammettere di essere

stato parte offesa, in passato, è A che tuttavia ha precisato, con

enfasi, che attualmente a Messina “tutto è bloccato”, non ci sono

richieste né manifestazioni di violenza (C, nel frattempo, esternava

una certa titubanza, attraverso espressioni del viso particolarmente

ironiche) . Interessante, però, notare la schiettezza con cui A

asseriva che , in caso di richiesta di pagamento, sarebbe pazzesco

non pagare mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei

familiari.

C ha ribadito la scarsa presenza di questa problematica e ha

parlato del “pizzo” come se fosse solo una realtà del passato,

conosciuta attraverso i racconti del padre, delineando un’

immagine del vecchio mafioso che si potrebbe definire folkloristica.

Tuttavia non ha negato di averne avuto “sentore” in Calabria, dove

la situazione è diversa.

B ha rafforzato le tesi sopra esposte affermando che, a differenza

della Calabria, a Messina non esiste più il controllo del territorio,

che in passato si realizzava attraverso il “pizzo”... <<quella che

volgarmente è chiamata mafia è solo delinquenza spuria

concentrata>>. Inoltre, con fare ironico, ha definito “trendy” le

indagini e le ricerche che riguardano il fenomeno mafioso,

insinuando che l’attenzione su di esso sia condizionata dal

successo di certe fiction, quali “Il commissario Montalbano” e la

“Piovra”. Alla fine, comunque, ha sostenuto che <<il problema del

pizzo, se esiste, interessa solo i piccoli commercianti>>.

Ciò che ha colpito particolarmente, è il modo in cui è cambiato

l’atteggiamento dei tre imprenditori nel rapportarsi alle

problematiche via via esposte. Nella prima fase si sono mostrati

estremamente disponibili, loquaci e, nonostante i momenti di

scontro, rilassati; nella seconda fase, quando l’attenzione si è

focalizzata su argomenti come quello dell’usura e delle estorsioni,

hanno lasciato trapelare disagio e chiusura sia nell’interazione

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28

verbale, che in quella non verbale (accavallavano le gambe,

incrociavano le braccia, giocavano nervosamente con gli oggetti che

avevano sotto mano).

Il focus è servito come punto di riferimento per la formulazione

delle domande contenute nel questionario. Formalmente i quesiti

riguardano le problematiche che interessano le imprese messinesi

e, pertanto, si è cercato di toccare non solo i temi affrontati nel

focus, ma anche altri strettamente collegati alle difficoltà del

mondo imprenditoriale.

Il questionario è composto da 51 domande31, un numero che a

nostro avviso permette di ottenere informazioni sufficienti e, nello

stesso tempo, di evitare che l’attenzione degli imprenditori facenti

parte del campione, si affievolisca durante la compilazione.

Oltre alle domande generiche, che ci consentono di ottenere

informazioni sulle caratteristiche del soggetto che compila e sulla

sua attività (sesso, età, stato civile, grado d’istruzione, settore

economico, ampiezza dell’impresa), sono state utilizzate alcune

domande, per approfondire la nostra conoscenza dei fenomeni di

racket ed usura, incentrate sui seguenti argomenti:

Le pressioni mafiose: si è pensato di chiedere agli intervistati

se sono a conoscenza di episodi non riguardanti direttamente

il singolo, per comprendere quanto i commercianti siano

propensi a riconoscere l’esistenza del fenomeno; se non è 31 Tutti i quesiti, eccetto sei, sono a risposta chiusa, poiché in tal modo, si ha la possibilità di ottenere risposte precise e immediatamente recepibili, al contrario di quanto avviene con le domande a risposta aperta. Queste ultime, infatti, danno più tempo per riflettere, inibendo la spontaneità dei soggetti a cui ci si rivolge; inoltre, mancando di schemi precostituiti, determinano il rischio di avere risposte prolisse o diverse da un soggetto all’altro, e per questo motivo impossibili da tradurre in termini quantitativi. Il questionario si apre con la parte strutturata, necessaria a dare indicazioni su chi lo compila e, contemporaneamente, utile a metterlo a suo agio, attraverso domande semplici ed immediate. La parte successiva, invece, si concentra sulle problematiche delle attività economiche e del contesto messinese in generale. In questo caso, sono stati usati alcuni accorgimenti per affrontare le delicate questioni che sono oggetto del nostro studio, poiché esse, per loro stessa natura, possono indurre i titolari delle attività economiche a cui ci si rivolge, ad assumere un atteggiamento di diffidenza e a renderli restii alla collaborazione. Innanzitutto, in fase di formulazione, si è cercato di essere il più possibile chiari e concisi, per assicurare una giusta comprensione del contenuto dei quesiti. Inoltre sono state evitate le domande “suggestive” che, per il modo in cui sono enunciate, determinano il rischio di risposte poco sincere. Infine, è stata prestata particolare attenzione al criterio da seguire nel dare un ordine alle domande; così i quesiti riguardanti i temi più scottanti sono stati dispersi tra gli altri, per tentare di “mascherarli” e renderli meno evidenti, mantenendo un clima disteso e rilassato. Da qui l’idea di inserire nel questionario argomenti quali il tram, il turismo, l’euro, e così via.

Page 29: Mafia carzo.pdf

29

ignorata, inoltre, la domanda relativa al problema in

questione può fornire un’idea di quanto frequentemente gli

imprenditori messinesi debbano confrontarsi con questo tipo

di realtà32.

La percezione dell’operatore circa la diffusione del fenomeno

estorsivo33.

L’identità degli estortori (delinquenti isolati, affiliati alla

criminalità organizzata, bande di quartiere). Questo è un

tema abbastanza dibattuto. Vari studi confermano che il

racket sia controllato totalmente dalla criminalità

organizzata di stampo mafioso; come si è già avuto modo di

sottolineare, tuttavia, esiste una corrente di pensiero

secondo cui Cosa Nostra non gestirebbe più questo tipo di

attività. L’obiettivo, in questo caso, è quello di comprendere

in che modo l’operatore economico percepisca la figura

dell’estortore e quale sia, quindi, l’opinione più valida in

rapporto alla città di Messina34.

La percezione del fenomeno usura, da parte di coloro che

esercitano attività economiche e costituiscono un bacino di

potenziale clientela degli usurai, più di ogni altra categoria di

individui35.

L’identità degli usurai: come risulta da vari studi, il

fenomeno dell’usura è diventato molto complesso; nel corso

del tempo, infatti, alla figura del classico usuraio di quartiere

si sono affiancate altre categorie di soggetti dediti alla pratica

dell’attività illecita in questione36.

Il sistema bancario e la difficoltà di accedere al credito legale.

Quanta difficoltà incontrano i piccoli imprenditori messinesi 32 L’argomento delle pressioni mafiose è toccato dalla domanda n. 16 del questionario riportato in Appendice. 33 La domanda relativa è la n. 28: essa permette di cogliere la differenza, se presente, tra la reazione ad una domanda diretta e la reazione ad una indiretta, in questo caso tra la domanda 16 e la 28, appunto. In quest’ultima, il riferimento al Censis, infatti, rassicura chi compila, poiché egli si “limita” ad esprimere un parere su un’affermazione altrui (una fonte ufficiale) e non si sente coinvolto direttamente. 34 La domanda che si occupa della figura dell’estortore è la n.29. 35 La domanda relativa è la n.37. 36 L’argomento riguardante i soggetti attivi dell’usura è affrontato dalla domanda n. 38.

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30

nel rapporto con le banche? Il problema della concessione del

credito spesso viene messo in relazione con il problema

dell’usura, a cui potrebbero rivolgersi coloro ai quali è stato

negato un prestito bancario, a causa di insufficienza di

garanzie37.

Il grado di informazione degli intervistati, circa la legislazione

riguardante estorsione ed usura ed il mondo

dell’associazionismo38.

I problemi socio-economici più gravi della città di Messina39.

Prima di procedere con la somministrazione del questionario, si è

ritenuto opportuno testarlo per valutarne l’efficienza.

III.1 IL CONFRONTO CON GLI OPERATORI ECONOMICI

Prima di illustrare i risultati della nostra ricerca, riteniamo

opportuno evidenziare alcuni elementi emersi dalla nostra

esperienza diretta.

Nel corso della distribuzione dei questionari non sono mancati i

momenti di confronto verbale con gli operatori economici coinvolti

nella ricerca. Quando illustravamo al commerciante il contenuto

del questionario e le sue finalità, accadeva costantemente che egli

si lamentasse della situazione economica di Messina, presentando

un quadro disastroso.

Dai veri e propri sfoghi dei nostri interlocutori è emerso, con

prepotenza, un elemento di fronte al quale è necessario interrogarsi

con grande attenzione e sincerità. Si tratta dell’atteggiamento di

37 Il tema è toccato dalle domande n. 35, 41 e 42. 38 Le domande volte a sondare il parere degli operatori economici contattati, su legislazione ed associazionismo, sono le n. 43, 46 e 47. Con la domanda N. 47, in particolare, la nostra attenzione si concentra sulla conoscenza dei commercianti riguardo all’esistenza di associazioni antiracket ed antiusura a Messina e sulla loro opinione circa la funzione da esse svolta. 39 La domanda relativa è la n. 51. Essa chiude il questionario e si propone di raggiungere due obiettivi: il primo è constatare qual è il problema che secondo gli operatori economici pesa maggiormente sulle attività da loro svolte; il secondo, di grande importanza, è verificare la coerenza (o mancata coerenza) degli imprenditori, nell’esporre il loro punto di vista riguardo alle questioni trattate. A tal fine è sufficiente incrociare questa domanda con quelle che fanno riferimento alle pressioni mafiose, all’usura e alla difficoltà di accedere al sistema creditizio ufficiale.

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31

rassegnazione che gli operatori hanno manifestato nei confronti di

uno status quo caratterizzato da molti elementi negativi e scarsa,

se non inesistente, propensione al miglioramento. Gli operatori

hanno descritto una città povera, colma di problemi di ogni genere,

ma in loro non era percepibile nessuna volontà di reazione, nessun

desiderio di riscatto. La frase che ricorreva maggiormente,

soprattutto alla restituzione dei questionari, compilati e non, era:

<<Tanto le cose rimarranno così come sono!>>

La rassegnazione sembrava caratterizzare la quasi totalità delle

persone con cui siamo entrati in contatto, da quelle operanti nei

quartieri più centrali a quelle operanti nei quartieri più periferici,

sia a nord che a sud.

Le problematiche più nominate e discusse riguardano,

innanzitutto, lo stato dell’economia messinese, che per la quasi

totalità dei commercianti vive una situazione di estrema crisi e

necessita di investimenti sia di natura pubblica che privata.

Si lamenta, inoltre, la mancanza di agevolazioni fiscali per i piccoli

commercianti, soffocati dalle tasse che ostacolano la possibilità di

far crescere le proprie attività.

Gli operatori messinesi si sentono soli con le loro difficoltà:

nessuno li aiuta e le istituzioni cittadine, che dovrebbero essere le

prime a farlo, mostrano il più totale disinteresse nei loro confronti

e dell’intera città.

Per alcuni il futuro sembra riservare addirittura la chiusura del

negozio, la cessazione dell’attività. In fondo, come hanno detto in

tanti, ogni giorno nascono nuovi esercizi commerciali per poi

richiudere uno o due anni dopo e questa è la prova che il sistema

economico della città è seriamente malato!

Noi stessi abbiamo avuto modo di verificare che diverse piccole

attività (inserite nell’elenco originale), con zero dipendenti, non

esistono più, soprattutto nel quartiere di Mata e Grifone. Anche per

quanto riguarda le attività grosse, che a Messina sono una

minoranza, due di esse non sono state da noi trovate nella zona di

San Leone. Un commerciante, riferendosi ad una di queste, ha

Page 32: Mafia carzo.pdf

32

detto: <<Hanno chiuso i battenti dall’oggi al domani e il motivo non

si è mai saputo.>>

Anche il tram è stato tirato in ballo da alcuni commercianti,

soprattutto da parte di quelli che operano in via Catania, dove le

rotaie occupano gran parte della strada, di per sé non molto larga,

togliendo spazio agli automobilisti di passaggio che, per dare

un’occhiata al negozio avvistato, non potrebbero fermarsi senza

bloccare il traffico. Meno gente si ferma, più potenziali clienti si

perdono!

Un altro problema che pesa, soprattutto sui commercianti più

grossi e sulle imprese con un certo numero di dipendenti, è la

mancanza di manodopera qualificata e preparata.

Nel quadro, per nulla roseo, descritto dagli operatori economici,

manca un elemento che non è mai stato menzionato durante le

discussioni: la presenza della criminalità organizzata e le

conseguenze che derivano dalle sue attività.

Di fronte a quanto detto finora ci chiediamo quale sia il problema

maggiore: vivere in una realtà caratterizzata dal mancato sviluppo

e dalla presenza di criminalità, o vivere questa situazione

comportandosi come se ciò fosse normale, come se la miseria e il

degrado facessero parte della nostra terra, e la tendenza a darsi per

vinti fosse scritta nel nostro DNA?

Lo stesso quadro della città emerge dalle risposte date ai

questionari:

tutti sostengono, come è stato detto in altra sede, che le

attività economiche messinesi non sono fiorenti e che il

settore più diffuso è quello commerciale.

Il settore del turismo è sofferente e per rimetterlo in sesto,

secondo la maggioranza, sarebbe necessario migliorare le

strutture di accoglienza e l’arredo urbano, valorizzare i

monumenti storici e pubblicizzare il territorio.

Per migliorare l’andamento dell’economia messinese,

sarebbero utili più investimenti non solo da parte dello

Stato, ma anche da parte dei privati.

Page 33: Mafia carzo.pdf

33

Alla solitudine, dovuta alla lontananza delle istituzioni

cittadine e nazionali, si aggiunge la solitudine derivante dagli

scarsi rapporti di collaborazione tra gli operatori economici e

dall’inefficienza delle associazioni di categoria.

Si avverte fortemente la mancanza di sicurezza: ci si sente

poco tutelati dalla giustizia e dalle forze dell’ordine e non si

ha fiducia nello Stato e nelle sue istituzioni.

Un altro elemento da sottolineare – come anticipato - è la difficoltà

incontrata nell’ottenere la collaborazione degli operatori economici

da noi contattati. Il primo dato significativo da segnalare, dunque,

riguarda il fatto che una buona percentuale di questionari (30%) è

stata restituita in bianco, nonostante l’anonimato più volte

assicurato a chi avrebbe dovuto compilarli. Nella zona sud, in

particolare, oltre un terzo degli intervistati in quest’area ha scelto

di non compilare il questionario e per essere più specifici, nei

quartieri di Normanno e Santo Stefano si è toccata la punta

massima con i due terzi degli operatori economici contattati in

ciascuno di essi, che non ha risposto ai quesiti. Importante, a

nostro avviso, evidenziare che all’interno dei quartieri suddetti e in

quello di Giampilieri, all’estremo sud di Messina, qualcuno ha

perfino rifiutato il questionario proposto, restituendolo nel

momento stesso della consegna. Questa mancanza di

collaborazione da parte di non pochi operatori economici è

significativa, come dicevamo prima, se pensiamo che il

questionario è stato presentato non solo come uno strumento per

effettuare una ricerca su problematiche che li riguardano da vicino,

ma anche come un mezzo attraverso cui esprimere proprie opinioni

e attraverso cui dar voce ai propri eventuali sfoghi, nei limiti del

possibile, e tutto, torniamo a ribadire, nel rispetto assoluto

dell’anonimato.

A questo punto è necessario cercare di comprendere le ragioni che

stanno alla base di tutto ciò e per farlo illustreremo qui di seguito il

contesto in cui si collocano le attività dei nostri operatori,

Page 34: Mafia carzo.pdf

34

mettendolo in relazione con le reazioni che essi hanno avuto di

fronte alla ricerca.

III.2 Le reazioni degli intervistati

Per la compilazione del questionario è stato concesso un arco di

tempo (7 giorni) adeguato per rispondere ai quesiti con tutta calma

e tranquillità.

Prima di dare il via alla distribuzione, però, si è pensato di

codificare i possibili atteggiamenti che gli imprenditori avrebbero

potuto manifestare, prendendo in considerazione tre categorie

generali di reazione: 1) “collaborativi”, 2) “non collaborativi” e 3)

“indifferenti”.

La codificazione ci è stata utile per capire la reazione generale degli

operatori economici di fronte ad un’attività di ricerca che li chiama

direttamente in causa. Dalla rielaborazione dei dati, risulta una

tendenza generale che oscilla tra i collaborativi (63%) e gli

indifferenti (29%) (vd. Grafico 2). Ma tra quelli che a primo impatto

sono apparsi da collocare nella categoria n. 1, una piccola parte

non ha risposto alimentando così la categoria dei non collaborativi

e tra gli indifferenti, cioè coloro che non hanno manifestato

atteggiamenti particolari né hanno assunto posizioni determinate,

lasciando presupporre tanto la compilazione del questionario

quanto la non compilazione, una buona parte non ha risposto ai

quesiti.

L’ incoerenza nel comportamento degli operatori spinge a fare un

discorso più complesso a proposito delle reazioni.

Introduciamo una schematizzazione alternativa, in cui saranno

inserite due categorie principali – collaborativi e non collaborativi -

e all’interno di queste, quattro diversi sottogruppi

comportamentali.

Collaborativi

Page 35: Mafia carzo.pdf

35

Entusiasti. Si sono mostrati disponibili dall’inizio fino al

momento della restituzione; estremamente curiosi ed

interessati, si sono rivelati molto propensi al dialogo. Hanno

ascoltato con molto interesse e partecipazione le spiegazioni

relative all’obiettivo del nostro lavoro, ponendo anche delle

domande sulle modalità di svolgimento della ricerca. I

quartieri che si sono distinti, in particolar modo, per quanto

riguarda la collaborazione entusiasta sono quelli di Dina e

Clarenza e Gazzi dove, soprattutto in via Catania, i

commercianti si sono rivelati molto agguerriti.

Diffidenti. Inizialmente il loro comportamento faceva

presupporre la mancata compilazione; in realtà, al di là di

ogni aspettativa, si sono rivelati estremamente disposti a

comunicare il loro punto di vista. Molti di loro, al momento

della consegna, hanno chiesto informazioni circa il numero

di persone che ha risposto e riguardo l’orientamento generale

delle risposte; come se cercassero delle conferme, delle

rassicurazioni. Alla fine in queste persone, molto combattute,

è prevalsa la voglia di collaborare, di comunicare il proprio

punto di vista, rispondendo a tutto senza remore. Alcune

croci segnate su certe risposte sono state rimarcate più volte

e con molta enfasi. Abbiamo riscontrato questa situazione

nel quartiere di Mata e Grifone, e ancor di più, nei quartieri

collocati all’estremo nord di Messina. Probabilmente a causa

della posizione periferica che caratterizza questi ultimi, i

commercianti si sentono esclusi e tenuti poco in

considerazione nell’ambito delle questioni cittadine; ciò,

possibilmente, provoca in loro un desiderio di rivalsa che, nel

caso del nostro questionario, si è manifestato attraverso

risposte molto forti (in particolare è stato possibile vederlo

nelle risposte aperte).

Non collaborativi

Page 36: Mafia carzo.pdf

36

Intimoriti. Con fare spesso ostile, hanno posto numerosissime

domande sulla natura del questionario e hanno chiesto

ripetutamente rassicurazioni a proposito dell’anonimato.

Nonostante siano state date tutte le rassicurazioni del caso,

alla fine i questionari sono stati restituiti in bianco con la

giustificazione che il titolare (anche quello del più piccolo

negozio di generi alimentari) era fuori città e lo sarebbe stato

per un tempo indeterminato: << non ho risposto al

questionario perché il titolare è fuori città e non saprei dirvi

quando rientra; pertanto io non mi assumo la responsabilità

di rispondere>>. Questa è solo una delle tante risposte date.

Una piccola percentuale ha persino finto di non ricordare di

aver ricevuto un questionario. Un esempio è quello del

titolare di un negozio che, con occhi rivolti da tutt’altra parte

e con evidente imbarazzo, ha affermato di non aver ricevuto

nulla, nonostante il ragazzo, suo dipendente, abbia cercato

di ricordargli, con convinzione, <<quel foglio che hanno

portato pochi giorni fa>>. Non si distingue bene se la paura

riscontrata sia dovuta al fattore criminale o alla

preoccupazione che i dati riguardanti le loro attività, in

particolare quelli sui numeri di dipendenti, possano avere

delle conseguenze indesiderate, in primis un controllo fiscale

a sorpresa! Questo tipo di timore è stato riscontrato

soprattutto in via Corbino Orso (nel quartiere di Gazzi) dove

ci sono attività che si svolgono in strutture abbastanza

grandi, che fanno presupporre la presenza, all’interno, di un

numero di dipendenti maggiore rispetto a quello che risulta

dai dati della Camera di Commercio. Il timore, comunque, è

generalizzato. Non è stato riscontrato solo nel viale S.

Martino. Una paura di altra natura (legata, cioè, al fattore

criminale) è stata percepita, in particolare, in via La Farina

(quartiere di Mata e Grifone), dove svolge la sua attività il

titolare dell’esempio riportato sopra.

Page 37: Mafia carzo.pdf

37

Scostanti. Abbiamo incontrato un numero rilevante di

commercianti con queste caratteristiche nel quartiere di San

Leone e di Castel Gonzaga. Hanno mostrato un totale

disinteresse verso quella che gli è stata presentata come

un’indagine riguardante le problematiche della loro città.

Con insistenza hanno fatto riferimento all’inutilità di studi e

analisi di qualsivoglia natura, ed hanno spesso rifiutato i

questionari definendoli una perdita di tempo (non importa se

si tratta di soli cinque minuti), sottratto al lavoro o al riposo

a casa. In altri casi i questionari sono stati compilati

parzialmente o, al momento della consegna, non più trovati;

ovviamente rifiutando poi la nostra proposta di fornirgli un

nuovo questionario, in sostituzione di quello smarrito.

Per quanto riguarda le attività svolte da chi non ha risposto ai

quesiti, quasi due su tre appartengono al settore dei generi

alimentari.

Page 38: Mafia carzo.pdf

38

IV.

LA PERCEZIONE DEI FENOMENI

di Giuseppa Caravello e Maria Vera Costa

A questo punto, possiamo spostare la nostra attenzione sui

risultati ottenuti attraverso il questionario .

IV.1 ESTORSIONE

Alla domanda che chiedeva di esprimere approvazione o

disapprovazione sui risultati della ricerca Censis che presenta

Messina come una delle città più colpite dal fenomeno estorsivo,

quasi il 45 % si è definito “abbastanza - molto d’accordo” (vd.

Grafico 6).

La tendenza a segnalare la presenza del problema è più

significativa nei quartieri del sud, mentre è avvertito in misura

minore al centro (vd. Grafico 7). Nel dettaglio, questa risposta è

fornita dagli operatori economici dei seguenti settori: auto-moto-

accessori, tabacchi, farmacie, alimentari-bar-ristoranti, casa-

arredamento (vd. Grafico 8). E’ interessante mettere in evidenza la

palese contraddizione che risulta dal confronto tra questi risultati e

quelli relativi alla domanda sulle pressioni mafiose: nell’ambito

delle stesse categorie commerciali (in particolare rivendite di

alimentari, di tabacchi, bar, ristoranti e negozi di arredamento e

generi casalinghi), i titolari delle attività rispondono di non essere a

conoscenza di casi di intimidazioni o pressioni mafiose, realizzate

ai danni di operatori economici messinesi (vd. Grafico 5).

C’è inoltre da evidenziare che, com’è stato anticipato

nell’introduzione, all’ultima domanda che chiedeva loro di indicare

quali fossero i problemi più dannosi per l’economia messinese, solo

una percentuale bassissima, ha segnalato le pressioni mafiose; da

ciò dovremmo dedurre che nonostante la grandezza della sua

Page 39: Mafia carzo.pdf

39

portata, il fenomeno estorsivo appare agli operatori messinesi un

elemento a cui attribuire un’importanza non eccessiva.

È davvero possibile che il pizzo sia considerato solo un costo

aggiuntivo, un’ulteriore tassa che finisce col confondersi con quelle

dello Stato? Dobbiamo pensare che il racket sia talmente diffuso e

radicato che gli imprenditori abbiano finito per adattarsi e

considerarlo un dato di fatto, parte della loro realtà? Purtroppo

questa sembra la risposta più plausibile. Tuttavia insieme a ciò,

dobbiamo considerare un altro elemento assolutamente esplicativo:

l’insicurezza sociale. L’84% si sente poco o niente affatto tutelato

dallo Stato e dalle sue istituzioni e soltanto il 28% ritiene che le

forze dell’ordine siano in grado di assicurare il normale svolgimento

delle attività economiche (vd. Grafico 22 e Grafico 24). In realtà,

non è un risultato che stupisce. Nel contesto meridionale, la

distanza avvertita nei confronti dello Stato, è una costante che si

traduce in problemi di legittimazione e sfiducia, nello scarso

rispetto delle regole di convivenza, in un'immagine vessatoria delle

Istituzioni statali, nell’incertezza dei rapporti tra cittadini e potere

pubblico. Le conseguenze di ciò sono evidenti. Davanti a quella che

viene percepita come un’autorità pubblica assente, inaffidabile,

poco responsabile ed incapace di tutelare il cittadino,

l’atteggiamento prevalente sarà di assoluto distacco. Nel caso

specifico, ciò potrebbe comportare che l’operatore economico di

Messina, dovendo affrontare un problema grave e delicato come

una minaccia estorsiva, consideri la richiesta di aiuto alle autorità

competenti, l’ultima possibilità da prendere in considerazione.

A proposito dei soggetti che praticano questa attività illecita, solo in

minima percentuale la responsabilità viene attribuita a delinquenti

isolati (13,20 %); il 26,41% punta il dito sui componenti di bande

di quartiere, mentre il 37% del campione identifica gli estortori con

gli affiliati alla criminalità organizzata (vd. Grafico 9). Questa

tendenza prevale in particolare nel caso delle attività con 16 o più

dipendenti (55,55%), le stesse attività che, sia nel caso della

domanda sulle pressioni mafiose che in quella riguardante la

Page 40: Mafia carzo.pdf

40

presenza del fenomeno estorsivo in città, hanno di gran lunga

superato le altre per la percentuale di risposte affermative (vd.

Grafico 10). Questo elemento risulta interessante, soprattutto

considerando che, come sostiene Clelia Fiore, le associazioni

antiracket sono composte esclusivamente da piccoli e medi

commercianti, come se “il fenomeno racket” non toccasse attività di

dimensioni maggiori.

IV.2 USURA

I dati relativi al problema dell’usura a Messina, rivelano una

situazione poco confortante!

Oltre la metà del campione ritiene che Messina è una delle città

meridionali in cui l’usura è maggiormente diffusa (vd. Grafico 11).

La presenza del problema è segnalata da tutte le categorie

economiche prese in considerazione e da tutte le attività

economiche di piccola, media o grande dimensione.

Per quanto riguarda i soggetti attivi dell’usura, solo il 3,77%

ritiene che tale attività illecita sia nelle mani di professionisti del

settore finanziario; il 22,01% di operatori economici sostiene che

essa è praticata da persone insospettabili: coloro i quali si

presentano in veste di amici, o che svolgono professioni nell’ambito

del settore pubblico o che gestiscono altre attività economiche. In

particolare, la tendenza a pensare che l’attività usuraia sia gestita

da soggetti insospettabili, è diffusa nella zona centrale di Messina.

Quasi il 28%, invece, punta il dito sulla criminalità organizzata e

ciò è più evidente nel caso delle medie e grandi imprese (vd. Grafico

13).

Così come emerso nel caso dell’estorsione, anche per quanto

riguarda l’usura, non è alta la percentuale di coloro che la

considerano un ostacolo allo sviluppo delle attività economiche

messinesi (22,60%). Questo risultato assume particolare significato

in relazione alla più elevata tendenza ad indicare <<la difficoltà di

accedere al credito>> come uno degli elementi che pesano sulla vita

economica della città (43%). Se si pensa che proprio la difficoltà di

Page 41: Mafia carzo.pdf

41

accedere al credito può essere un motivo per cui molti piccoli e

medi imprenditori si lasciano sedurre dalla possibilità di avere un

prestito facile e veloce da parte di individui che poi si rivelano

molto pericolosi, si capisce perché il problema del credito legale

diventi prioritario rispetto a quello del prestito illegale, che ne

potrebbe essere la conseguenza. Tenuto conto di ciò sarebbe

opportuno evidenziare il punto di vista degli operatori contattati

riguardo all’efficacia del sistema bancario: per l’84% del campione,

esso non offre un valido sostegno alle attività imprenditoriali (vd.

Grafico 16). Questo risultato, in molti casi, è rafforzato da

considerazioni che gli operatori stessi hanno riportato sul

questionario e tra esse alcune risultano particolarmente

significative: <<Il buon funzionamento delle banche dipende da chi

hanno di fronte; favoriscono chi già possiede e non chi vuole

crescere>>, <<Il sistema creditizio piuttosto ostacola lo svolgimento

delle attività>>, <<Se dai garanzie, ok, altrimenti puoi morire!>>

Ma in caso di difficoltà economiche esistono alternative al prestito

bancario? Solo l’8% degli intervistati dice che delle alternative ci

sono, ma non specifica quali (vd. Grafico 17). Chi lo fa (il 4%) indica

le finanziarie, innanzitutto, e la famiglia, mentre per il resto, quasi

la totalità del campione, nessuno ha idea di cosa siano le

“alternative” (vd. Grafico 18).

Si potrebbe dire che, forse, l’usura non costituisce un grosso

problema per le attività economiche; anzi, probabilmente

rappresenta una tentazione per chi ha delle difficoltà finanziarie o

un’alternativa a quel sistema creditizio troppo abituato a voltare le

spalle a chi gli chiede un aiuto e magari è proprio quell’alternativa

che alcuni dicono esserci, senza però specificare di cosa si tratti!

IV.3 LA LEGISLAZIONE E L’ASSOCIAZIONISMO ANTIRACKET E ANTIUSURA

I risultati fin qui esposti rivelano quanto e come i fenomeni presi in

considerazione siano percepiti dagli operatori economici messinesi

ed il quadro descritto dalle loro risposte al questionario è

scoraggiante: estorsione ed usura sono presenti e ben radicate

Page 42: Mafia carzo.pdf

42

nella città peloritana. Ciò rappresenta un chiaro segnale

dell’insufficiente efficacia degli strumenti finalizzati alla lotta contro

tali attività criminali, elemento questo che si riscontra con forza

nelle risposte relative alle domande sulla legislazione antiracket ed

antiusura e sull’ associazionismo.

Il legislatore ha creato strumenti di lotta sempre più efficaci quali

la legge 108/96 contro l’usura e la legge 44/99 che ha unificato i

Fondi di Solidarietà di estorsione ed usura e disciplina l’intera

materia relativa al racket; la società civile, nello stesso tempo, si è

data da fare con le associazioni e le fondazioni a sostegno delle

vittime.

Ma quanto di tutto questo è concretamente presente nel mondo

degli operatori economici?

Appena il 12% degli operatori economici dichiara di essere

stato adeguatamente informato sui contenuti del Fondo di

Prevenzione a favore dei soggetti a rischio di usura (legge

108/96) (vd. Grafico 19).

Il 23% del campione afferma di non essere a conoscenza

della legge 44/99 (vd. Grafico 20).

Il 22% non conosce l’esistenza di associazioni antiracket ed

antiusura a Messina e quasi la metà del campione non le

ritiene un valido sostegno (vd. Grafico 21).

Sono due, quindi, gli elementi che emergono con forza: la diffusa

mancanza di informazione e una visione negativa della funzione

delle leggi e dell’associazionismo. Messina vive quotidianamente e

in modo traumatico l’esistenza, la forza e la violenza del racket e

dell’usura. Lo stesso non si può dire dei soggetti che dovrebbero

aiutare, sostenere, accompagnare la vittima nella sua ribellione;

chi viene preso di mira guarda negli occhi chi minaccia di

distruggere la sua attività, di far del male a lui o alla sua famiglia

ma, al contrario, vede le istituzioni e le associazioni come presenze

intangibili e percepisce come elementi estranei, quasi del tutto

sconosciuti, gli strumenti che dovrebbero permettergli di vincere il

“suo incubo personale”.

Page 43: Mafia carzo.pdf

43

La distanza delle istituzioni dalla società genera la condizione più

adatta al manifestarsi ed al proliferare dell’incertezza nei confronti

dello Stato, e della sfiducia in esso e nelle leggi che lo

rappresentano.

Il fatto che un rilevante numero di persone ignori l’esistenza delle

associazioni e delle fondazioni e, nello stesso tempo, di leggi molto

importanti, è un segnale forte di non efficace funzionamento del

sistema informativo messo in atto da parte del mondo

dell’associazionismo e da parte delle istituzioni locali e nazionali.

Nonostante le campagne di informazione predisposte dal

Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed

antiusura41, e l’operato delle associazioni, che si impegnano a

fornire agli operatori economici le informazioni necessarie sugli

strumenti di lotta, gli sforzi in tal senso, non si sono dimostrati

all’altezza. A tal proposito è opportuno qui ricordare una

conferenza che si è svolta sui temi dell’usura e dell’estorsione a

Milazzo, il 12/10/2003, a cui hanno preso parte Tano Grasso, il

Commissario straordinario Rino Monaco, Lino Busà, presidente di

SOS Impresa e della FAI (Federazione Associazioni Antiracket e

Antiusura), vari ed autorevoli personaggi del mondo della giustizia

e delle forze dell’ordine, rappresentanti dell’amministrazione

comunale milazzese ed i responsabili delle varie associazioni

antiracket ed antiusura della provincia di Messina. L’occasione

dell’incontro è stata determinata da una serie di episodi incendiari

che hanno avuto come protagonisti alcuni piccoli esercizi

commerciali del milazzese e la sede locale del WWF. Questa si è

rivelata un’esperienza istruttiva ed interessante, ma non

adeguatamente pubblicizzata. Il numero di persone che hanno

assistito al confronto era tristemente esiguo ed al termine, invece,

il numero di persone che si trovavano davanti al Municipio, curiose 41 Un’esperienza estremamente significativa in questo contesto, è stata la campagna di informazione cominciata a novembre del 2000, predisposta da Tano Grasso allora Commissario, culminata poi con la prima Conferenza Nazionale contro l’usura e l’estorsione. E possibile citare, inoltre, la campagna di informazione realizzata nell’agosto del 2002, che è stata predisposta da Rino Monaco, Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed usura, dal 2001.

Page 44: Mafia carzo.pdf

44

di sapere che avvenimento si fosse tenuto, era decisamente alto.

Questo episodio si può considerare emblematico: quella appena

descritta poteva essere un’occasione significativa per sensibilizzare

la cittadinanza, coinvolgere gli operatori economici e, soprattutto,

dimostrare che qualcuno che si preoccupa e non resta indifferente

di fronte ai fenomeni considerati.

Non è accaduto.

Page 45: Mafia carzo.pdf

45

CONCLUSIONI

di Domenico Carzo

In conclusione, cerchiamo di mettere in risalto alcuni punti chiave

emersi dal lavoro, ribadendo alcuni dati.

Un primo dato – a nostro giudizio rilevante – è rappresentato dal

fatto che un intervistato su tre ha rifiutato di compilare il

questionario distribuito anonimamente. Tra l’altro, la mancata

collaborazione allo studio si è registrata in un zona ben precisa di

Messina: la Zona Industriale Regionale, dove sono concentrate le

attività economiche di maggiori dimensioni. Identico discorso si è

verificato più a Sud, dove, comunque, sono insediate realtà

industriali di medio-grandi dimensioni. Tale atteggiamento –

secondo quanto annotato dagli intervistatori – è legato

essenzialmente a due motivazioni:

L’omertà vera e propria, una volta intuito il reale scopo del

questionario, che veniva “mascherato” sotto forma di

indagine sulle problematiche delle attività economiche.

La paura di essere sottoposti a controlli, connessa al reale

numero di dipendenti.

Inoltre, nonostante le statistiche Censis (pubblicizzate sui maggiori

mass media nazionali), oltre i due terzi degli intervistati (tra coloro

che hanno compilato il questionario) affermano di non essere a

conoscenza di casi di intimidazioni o pressioni mafiose, realizzate

ai danni di operatori economici messinesi.

Tuttavia, la metà del campione, concorda sulla stessa analisi del

Censis per ciò che concerne il fenomeno dell’estorsione e circa il

40% attribuisce tale reato all’attività della criminalità organizzata;

inoltre alla domanda che chiedeva di indicare quali fossero i

problemi più dannosi per l’economia messinesi, solo una

percentuale bassissima, il 6,33%, ha segnalato le pressioni

mafiose.

Page 46: Mafia carzo.pdf

46

I dati, a prima vista, sembrano schizzofrenici; mostrano palesi

contraddizioni, a cui noi cerchiamo di fornire un’interpretazione:

l’estorsione viene indubbiamente percepita come problematica

sociale (soprattutto quando si chiede di esprimere un parere, circa

un altro parere già formulato da altre fonti: il Censis in questo

caso). Quando, invece, si cerca di investigare a fondo il fenomeno,

emerge una ritrosia comune, frutto di una forte insicurezza sociale:

l’84% si sente poco o niente affatto tutelato dallo Stato e dalle sue

istituzioni e il 28% ritiene che le forze dell’ordine siano in grado di

assicurare il normale svolgimento delle attività economiche.

Prendendo in esame il secondo punto di cui ci siamo occupati,

ovvero l’usura, oltre la metà del campione concorda con l’analisi

secondo cui Messina è una delle città meridionali in cui proprio

l’usura è maggiormente diffusa. Per il 22% l’usura è praticata da

persone insospettabili: coloro i quali si presentano in veste di

“amici”, o che svolgono professioni nell’ambito del settore pubblico

o, infine, che gestiscono altre attività economiche. Il 27,67%,

invece, pensa ad un coinvolgimento diretto della criminalità

organizzata, mentre soltanto il 3,77% parla di un inserimento di

professionisti del settore finanziario in questa attività illecita. A

fronte di questo quadro, l’84% non interpreta il sistema bancario

come un supporto per gli imprenditori anche se solo un intervistato

su tre individua delle alternative (soprattutto tra le finanziarie e la

famiglia).

Quali sostegni istituzionali trovano gli operatori economici?

L’impatto delle misure normative a sostegno delle vittime dei

fenomeni di usura ed estorsione non sembra totalmente efficace:

una persona su tre non conosce la Legge 44 del 23/02/99 e

soltanto il 22,64% la reputa efficace. Addirittura il 79,87%, poi,

ritiene di non essere stato sufficientemente informato sui contenuti

della Legge 108/96. Tutto ciò testimonia come, nonostante le

energie profuse, non ci sia né fiducia, né piena conoscenza delle

normative che dovrebbero salvaguardare le vittime. Probabilmente,

è necessario un ulteriore sforzo verso questa direzione, anche

Page 47: Mafia carzo.pdf

47

attraverso le associazioni di categoria. A tal proposito, concludiamo

con un’ultima considerazione sulle associazioni antiracket e

antiusura messinesi: il 22% degli intervistati non ne conosce

l’esistenza, mentre il 47,79% non le considera un valido sostegno

(nel dettaglio, soprattutto gestori di rivendite di alimentari, negozi

di abbigliamento, titolari di imprese edili, concessionari d’auto e

proprietari di bar). Pure in questo caso, insomma, ci troviamo di

fronte a un piccolo fallimento e, nel contempo, un ulteriore stimolo

per le azioni future.

Page 48: Mafia carzo.pdf

48

APPENDICE

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49

IL CAMPIONAMENTO

Tabella 1. Peso delle attività economiche, relativo a ciascun quartiere, espresso

in percentuale sul totale della popolazione.

GIAMPILIERI 1,51%

SANTO STEFANO 2,41%

NORMANNO 3,98%

DELLA CALISPERA 6,98%

GAZZI 9,98%

MATA E GRIFONE 9,30%

CASTEL GONZAGA 24,69%

DINA E CLARENZA 16,90%

SAN LEONE 9,30%

SAN SALVATORE DEI GRECI 4,97%

PELORO 5,38%

MONTEMARE 1,30%

DEI BASILIANI 0,73%

SAN PANTALEONE 2,11%

NON IDENTIFICATI 0,46%

Page 50: Mafia carzo.pdf

50

I RISULTATI DELLA RICERCA

IL COMPORTAMENTO DEGLI OPERATORI ECONOMICI

Grafico 1. Reazioni degli operatori economici al momento della consegna del

questionario.

63%8%

29%

COLLABORATIVI

NON COLLABORATIVI

INDIFFERENTI

Grafico 2. Percentuale degli operatori economici che hanno o non hanno

compilato il questionario.

70%

30%

COMPILATINON COMPILATI

Page 51: Mafia carzo.pdf

51

Grafico 3. La compilazione del questionario, suddivisa tra i quartieri (per le

percentuali si veda la Tabella n. 2).

0

20

40

60

80

100

120

GIAMPILIERI

S. STEFANO

NORMANNO

DELLA C

ALISPERA

CASTEL GONZAGA

GAZZI

MATA E GRIFONE

DINA E C

LARENZA

S. LEONE

S. SALV

ATORE DEI G

RECI

PELORO

MONTEMARE

DEI BASILI

ANI

SAN PANTALEONE

COMPILA

NON COMPILA

Tabella n. 2. Percentuali degli operatori economici che hanno o non hanno

compilato il questionario.

QUARTIERE COMPILA NON COMPILA

Giampilieri 42,85% 57,14%

S. Stefano 37,5% 62,5%

Normanno 37,5% 62,5%

Della Calispera 44,44% 55,55%

Castel Gonzaga 72,22% 27,77%

Gazzi 68,18% 31,81%

Mata e Grifone 76,92% 27,27%

Dina e Clarenza 73,17% 26,82%

S. Leone 64% 36%

S. Salvatore Dei Greci 85,71% 14,28%

Peloro 86,66% 13,33%

Page 52: Mafia carzo.pdf

52

Montemare 100%

Dei Basiliani 66,66% 33,33%

San Pantaleone 87,5 12,5

ESTORSIONE:

LA PERCEZIONE DEGLI INTERVISTATI

Grafico 4. E’ mai venuto a conoscenza di casi di pressioni o intimidazioni

mafiose realizzate contro terzi?

24,52

47,79

22,64

5,03

0

10

20

30

40

50

60

SI NO NON SO NON RISPONDE

Page 53: Mafia carzo.pdf

53

Grafico 5. E’ mai venuto a conoscenza di casi di pressioni o intimidazioni

mafiose realizzate contro terzi? Risposte suddivise per attività economiche

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

SI 26,31 18,18 25 22,22 38,46 25 32,43

NO 39,47 68,18 50 55,55 15,38 58,33 80 43,24 50

NON SO-NON RISPONDE 34,21 13,63 25 22,21 46,15 16,66 20 24,32 50

Ali Ab Cos Ca A-M Sa Ta Altro N.R.

Ali= Alimentari (la voce si riferisce ai negozi di generi alimentari, ai bar, ai

ristoranti ed alle rosticcerie)

Ab= Abbigliamento ed accessori

Cos= Costruzione e impianti

Ca= Casa (nella categoria sono incluse tutte le attività volte alla vendita di oggetti

per l’arredamento, di casalinghi ed elettrodomestici)

A-M= Auto-Moto (si riferisce alle attività dedite alla riparazione di auto e moto

ed alla vendita dei relativi accessori)

Sa= Salute (comprende le farmacie, le sanitarie e le erboristerie)

Ta= Tabacchi

Page 54: Mafia carzo.pdf

54

Grafico 6. Dall’ultima ricerca svolta dal Censis risulta che Messina è una delle

città meridionali in cui è più diffusa l’estorsione. Lei è d’accordo?

37,73

45,28

11,95

5,03

05

101520253035404550

AFFATTO-POCO ABBASTANZA-MOLTO NON SO NON RISPONDE

Grafico 7. Dall’ultima ricerca svolta dal Censis risulta che Messina è una delle

città meridionali in cui è più diffusa l’estorsione. Lei è d’accordo? Risposte

suddivise per aree geografiche

0

10

20

30

40

50

60

70

AFFATTO-POCO 29,16 46,05 31,42

ABBASTANZA-MOLTO 58,33 28,94 62,85

NON SO-NON RISPONDE 12,5 25 5,71

NORD CENTRO SUD

Page 55: Mafia carzo.pdf

55

Grafico 8. Dall’ultima ricerca svolta dal Censis risulta che Messina è una delle

città meridionali in cui è più diffusa l’estorsione. Lei è d’accordo? Risposte

suddivise per attività economiche

0

10

20

30

40

50

60

70

AFFATTO-POCO 28,94 50 50 27,77 30,77 16,66 20 51,35 50

ABBASTANZA-MOLTO 52,63 22,72 50 50 61,53 58,33 60 40,54 30

NON SO-NON RISPONDE 18,42 27,27 22,22 7,69 25 20 8,1 20

Ali Ab Cos Ca A-M Sa Ta Altro N.R.

Ali= Alimentari (la voce si riferisce ai negozi di generi alimentari, ai bar, ai

ristoranti ed alle rosticcerie)

Ab= Abbigliamento ed accessori

Cos= Costruzione e impianti

Ca= Casa (nella categoria sono incluse tutte le attività volte alla vendita di oggetti

per l’arredamento, di casalinghi ed elettrodomestici)

A-M= Auto-Moto (si riferisce alle attività dedite alla riparazione di auto e moto

ed alla vendita dei relativi accessori)

Sa= Salute (comprende le farmacie, le sanitarie e le erboristerie)

Ta= Tabacchi

Page 56: Mafia carzo.pdf

56

Grafico 9. Eventuali fenomeni estorsivi in città, a suo giudizio, sono riconducibili

a:

13,2

37,1

26,41

11,95

0,63

10,69

05

10152025303540

DELINQUENTI IS

OLATI

AFFILIATI A

LLA C

RIMIN

ALITA'

BANDE DI Q

UARTIEREMISTI

NON SO

NON RISPONDE

Grafico 10. Eventuali fenomeni estorsivi in città, a suo giudizio, sono

riconducibili a: Risposte suddivise per numero dipendenti

0

10

20

30

40

50

60

DELINQUENTI ISOLATI 11,66 15,38 16,66

AFFILIATI ALLACRIMINALITA'

31,66 38,46 55,55 41,66

BANDE DI QUARTIERE 25 26,92 22,22 33,33

MISTI 23,33 5,12 11,11

NON SO-NONRISPONDE

8,33 14,1 11,11 8,33

0 dip. DA 1 A 15 DA 16 IN SU NON DICHIARA

Page 57: Mafia carzo.pdf

57

USURA:

LA PERCEZIONE DEGLI INTERVISTATI

Grafico 11. Dall’ultima ricerca svolta dal Censis risulta che Messina è una delle

città meridionali in cui ancora oggi esistono casi d’usura. E’ d’accordo?

23,27

55,97

20,75

0

10

20

30

40

50

60

AFFATTO-POCO ABBASTANZA-MOLTO NON SO- NON RISPONDE

Page 58: Mafia carzo.pdf

58

Grafico 12. Dall’ultima ricerca svolta dal Censis risulta che Messina è una delle

città meridionali in cui ancora oggi esistono casi d’usura. E’ d’accordo? Risposte

suddivise per aree geografiche

0

10

20

30

40

50

60

70

AFFATTO-POCO 18,75 23,68 28,57

ABBASTANZA-MOLTO 62,5 48,68 62,85

NON SO-NON RISPONDE 18,75 27,63 8,57

NORD CENTRO SUD

Grafico 13. Eventuali fenomeni d’usura in città, a suo giudizio, sono riconducibili

a:

27,67

22,01

3,77

27,04

19,49

0

5

10

15

20

25

30

AFFILIATI ALLACRIMINALITA'

SOGGETTIINSOSPETTABILI

PROFESSIONISTIDEL RAMO

FINANZIARIO

MISTI NON SO-NONRISPONDE

Page 59: Mafia carzo.pdf

59

Grafico 14. Eventuali fenomeni d’usura in città, a suo giudizio, sono riconducibili

a: Risposte suddivise per aree geografiche

0

10

20

30

40

50

60

AFFILIATI ALLA CRIMINALITA' 20,83 19,73 54,28

SOGGETTI INSOSPETTABILI 18,75 25 20

PROFESSIONISTI DEL RAMO FINANZIARIO 6,25 2,63 2,85

MISTI 39,58 23,68 17,14

NON SO-NON RISPONDE 14,58 28,94 5,71

NORD CENTRO SUD

Page 60: Mafia carzo.pdf

60

Grafico 15. Eventuali fenomeni d’usura in città, a suo giudizio, sono riconducibili

a: Risposte suddivise per numero dipendenti

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

AFFILIATI ALLACRIMINALITA'

20 32,05 44,44 25

SOGGETTIINSOSPETTABILI

23,33 23,07 33,33

PROFESSIONISTI DELRAMO FINANZIARIO

6,66 1,28 8,33

MISTI 35 20,51 11,11 41,66

NON SO-NON RISPONDE 15 23,07 11,11 25

0 dip. DA 1 A 15 DA 16 IN SU NON DICHIARA

Page 61: Mafia carzo.pdf

61

GLI OPERATORI ECONOMICI MESSINESI

E IL SISTEMA BANCARIO

Grafico 16. Trova che il sistema bancario offra un valido sostegno alle attività

imprenditoriali?

12%

4%

84%

AFFATTO-POCOABBASTANZA-MOLTONON RISPONDE

Grafico 17. In caso di difficoltà economiche esistono valide alternative al sistema

bancario?

26%

4% 8%

62%

SINONON SONON RISPONDE

Page 62: Mafia carzo.pdf

62

Grafico 18. Alternative al prestito bancario, indicate dagli intervistati:

1%4%

95%

FINANZIARIE E FAMIGLIAALTRONON RISPONDE

Page 63: Mafia carzo.pdf

63

LEGISLAZIONE E ASSOCIAZIONISMO ANTIRACKET ED

ANTIUSURA.

Grafico 19. E’ stato adeguatamente informato sui contenuti del Fondo di

Prevenzione a favore dei soggetti a rischio d’usura (Legge 108/96)?

11,95

79,87

8,17

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

SI

NO

NON RISPONDE

Grafico 20. Ritiene che la legge 23 febbraio 1999, n. 44 (Fondo di Solidarietà per

le vittime delle richieste estorsive e per le vittime dell’usura) sia un valido

sostegno per la realtà imprenditoriale?

22,64

20,75

23,27

33,33

0 5 10 15 20 25 30 35

SI

NO

NON SONO ACONOSCENZADELLA LEGGE

NON RISPONDE-NONSO

Page 64: Mafia carzo.pdf

64

Grafico 21. Ritiene che le associazioni antiracket ed antiusura siano un valido

sostegno per gli operatori economici messinesi?

47,79

21,38

22,01

8,8

0 10 20 30 40 50 60

AFFATTO-POCO

ABBASTANZA-MOLTO

NON NE CONOSCOL'ESISTENZA

NON SO-NONRISPONDE

Page 65: Mafia carzo.pdf

65

GLI OPERATORI ECONOMICI

E LA LORO PERCEZIONE DELLA SICUREZZA NELLA CITTA’ DI

MESSINA.

Grafico 22. Si sente tutelato dallo Stato e dalle sue istituzioni?

84%

11%5%

AFFATTO-POCOABBASTANZA-MOLTONON SO-NON RISPONDE

Grafico 23. Ritiene che la giustizia offra valide garanzie in termini di tutela?

16%

4%

80%

AFFATTO-POCOABBASTANZA-MOLTONON SO-NON RISPONDE

Page 66: Mafia carzo.pdf

66

Grafico 24. Ritiene che le forze dell’ordine siano in grado di garantire il normale

svolgimento della sua attività?

28%

13%

59%

AFFATTO-POCOABBASTANZA-MOLTONON SO-NON RISPONDE

Page 67: Mafia carzo.pdf

67

IL QUESTIONARIO

□□□-□

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MESSINA

Facolta’ di Scienze Politiche

Ricerca sullo stato delle attivita’ economiche cittadine

1) SESSO

M □ F □

2) ETA’

18-30 □ 31-45 □ 46-50 □

51-65 □ oltre □

3) STATO CIVILE

celibe □ nubile □ coniugato/a

vedovo/a □

4) GRADO D’ISTRUZIONE:

elementare □ scuola media inferiore

scuola media superiore □ studi universitari

laurea □ altro………….

5) IL SETTORE ECONOMICO-COMMERCIALE DELLA SUA

AZIENDA:

Page 68: Mafia carzo.pdf

68

ristoranti/alberghi/locali pubblici □ abbigliamento e

accessori □

alimentari □ costruzione ed impianti □

arredamento □ elettrodomestici

□ casalinghi □ auto/moto/accessori □

agenzie di servizi □ farmacie □ trasporti □

autocarrozzerie/assistenza □ altro ……………………….

6) DEFINIREBBE LA SUA IMPRESA, COME?

piccola □ media □ grande

7) IL NUMERO DEI SUOI DIPENDENTI, IN QUALI DELLE

SEGUENTI CLASSI RIENTRA?

0 □ 1-15 □ >16 □

8) L’IMPRESA IN CUI ATTUALMENTE LEI OPERA,

APPARTENEVA AI SUOI GENITORI O AD ALTRI PARENTI?

Sì □ No □

9) DA QUANTI ANNI OPERA NEL SUO SETTORE?

1-10 □ 11-20 □ 21-oltre □

10) MESSINA E’ IL SUO UNICO AMBITO DI RIFERIMENTO

IMPRENDITORIALE?

Sì □ No □

11) HA LAVORATO IN ALTRE IMPRESE IN PASSATO COME

DIPENDENTE ?

Sì □ No □

12) POTREBBE DEFINIRE LE ATTIVITA’ IMPRENDITORIALI A

MESSINA FIORENTI?

Page 69: Mafia carzo.pdf

69

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

13) COSA PENSA DELLA FIGURA DEL POLIZIOTTO DI

QUARTIERE?

……………………………………………………………………

14) I RAPPORTI CON GLI ALTRI IMPRENDITORI MESSINESI

SONO DI COLLABORAZIONE?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

15) A SUO GIUDIZIO, QUALI DEI SEGUENTI SETTORI

ECONOMICI SONO PIU’ SVILUPPATI A MESSINA?

industria □ agricoltura □ artigianato □

terziario □ commercio □

16) E’ MAI VENUTO A CONOSCENZA DI CASI DI

INTIMIDAZIONI O PRESSIONI MAFIOSE REALIZZATE

CONTRO OPERATORI ECONOMICI MESSINESI?

Sì □ No □ Non so □

17) L’INTRODUZIONE DELL’EURO HA CAUSATO DELLE

DIFFICOLTA’ ALLO SVOLGIMENTO DELLA SUA ATTIVITA’?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

18) LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA SVOLGONO CON

EFFICIENZA LA LORO FUNZIONE?

Page 70: Mafia carzo.pdf

70

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

19) CREDE CHE SIA POSSIBILE MIGLIORARE LA SUA

ATTIVITA’?

Sì □ No □

20) SE SI’, COME?

………………………………………………………………

21) IL TURISMO A MESSINA E’ SVILUPPATO?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

22) QUALI SOLUZIONI POTREBBERO INCREMENTARE IL

TURISMO?

Migliorare le strutture di accoglienza □ Migliorare l’arredo urbano

Valorizzare i monumenti storici □ Pubblicizzare il territorio

□ altro……………………………

23) RITIENE CHE LA GIUSTIZIA LE OFFRA UNA VALIDA

TUTELA?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

24) MARTINAZZOLI, DURANTE IL PROCESSO CUSANI

(TANGENTOPOLI), DISSE CHE “LA VIOLAZIONE DELLA

Page 71: Mafia carzo.pdf

71

LEGGE SUL FINANZIAMENTO DEI PARTITI NON E’ UN

FURTO. LEI E’ D’ACCORDO?

Sì □ No □ Non so □

25) TROVA CHE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE AGISCA IM

MODO TRASPARENTE NEI CONFRONTI DEL CITTADINO?

Sì □ No □ Non so □

26) PENSA CHE LA POLITICA POSSA FUNGERE DA

INTERMEDIARIA TRA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED

ATTIVITA’ IMPRENDITORIALE?

Sì □ No □ Non so □

27) SE SI’, COME?

………………………………………………………..

28) DALL’ULTIMA RICERCA SVOLTA DAL CENSIS RISULTA

CHE MESSINA SIA UNA DELLE CITTA’ MERIDIONALI IN CUI

E’ PIU’ DIFFUSO IL FENOMENO DELL’ESTORSIONE. LEI E’

D’ACCORDO?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

29) EVENTUALI FENOMENI ESTORSIVI IN CITTA’, A SUO

GIUDIZIO, SONO RICONDUCIBILI SOPRATTUTTO A:

Page 72: Mafia carzo.pdf

72

delinquenti isolati □ affiliati alla criminalità organizzata

bande di quartiere □

30) RITIENE CHE IL CLIMA CULTURALE DI MESSINA SIA

VITALE?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

31) MESSINA HA BISOGNO DI MAGGIORI INTERVENTI

ECONOMICI DA PARTE DELL’AMMINISTRAZIONE

PUBBLICA?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

32) MESSINA HA BISOGNO DI MAGGIORI INTERVENTI

ECONOMICI DA PARTE DI PRIVATI?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

33) PENSA CHE LA CRIMINALITA’ SIA UN FORTE LIMITE PER

LO SVILUPPO DELLE ATTIVITA’ ECONOMICHE MESSINESI?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

34) IL TRAM FAVORISCE LA SUA ATTIVITA’?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

Page 73: Mafia carzo.pdf

73

35) TROVA CHE IL SISTEMA BANCARIO SIA UN VALIDO

SUPPORTO PER GLI IMPRENDITORI?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

36) TROVA CHE I MECCANISMI DELLA BUROCRAZIA SIANO

EFFICIENTI?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

37) DALL’ULTIMA RICERCA SVOLTA DAL CENSIS RISULTA

CHE MESSINA SIA UNA DELLE CITTA’ IN CUI ANCORA OGGI

ESISTONO CASI DI USURA. LEI E’ D’ACCORDO?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

38) EVENTUALI FENOMENI DI USURA IN CITTA’, A SUO

GIUDIZIO, SONO RICONDUCIBILI SOPRATTUTTO A

affiliati alla criminalità organizzata □

soggetti insospettabili che affiancano la pratica dell’usura ad attività di carattere

legale □

professionisti del ramo finanziario □

altro □

39) SI SENTE TUTELATO DALLO STATO E DALLE SUE

ISTITUZIONI?

Affatto □ poco □ abbastanza □

Page 74: Mafia carzo.pdf

74

molto □ altro…………………………………

40) LA SUA RETE DI CLIENTELA E’ CONSOLIDATA?

Affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

41) IN CASO DI DIFFICOLTA’ ECONOMICHE ESISTONO VALIDE

ALTERNATIVE AL PRESTITO BANCARIO?

Sì □ No □ Non so □

42) SE SI’, QUALI?

…………………………………………………….

43) E’ STATO ADEGUATAMENTE INFORMATO SUI CONTENUTI

DEL FONDO DI PREVENZIONE A FAVORE DI SOGGETTI A

RISCHIO USURA(LEGGE N°108/1996)?

Sì □ No □

44) PENSA CHE LE FORZE POLITICHE ABBIANO IL POTERE DI

ATTENUARE LE DIFFICOLTA’ DEGLI IMPRENDITORI,

CREATE DALLA LENTEZZA DEI MECCANISMI

BUROCRATICI?

Affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

45) SE SI’, COME?

…………………………………………………….

46) RITIENE CHE LA LEGGE 23 FEBBRAIO 1999, N° 44 (FONDO

DI SOLIDARIETA’ PER LE VITTIME DELLE RICHIESTE

Page 75: Mafia carzo.pdf

75

ESTORSIVE E PER LE VITTIME DELL’USURA) SIA UN

VALIDO SOSTEGNO PER LA REALTA’ IMPRENDITORIALE?

Sì □ No □ Non so □

Non sono a conoscenza della legge □

47) RITIENE CHE LE ASSOCIAZIONI ANTIRACKET ED

ANTIUSURA SIANO UN VALIDO SOSTEGNO PER GLI

OPERATORI ECONOMICI MESSINESI?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □

non ne conosco l’esistenza □

altro…………………………………

48) RITIENE CHE LE FORZE DELL’ORDINE SIANO IN GRADO DI

ASSICURARE IL NORMALE SVOLGIMENTO DELLA SUA

ATTIVITA’?

affatto □ poco □ abbastanza □

molto □ altro…………………………………

49) NELL’ARCO DELLA SUA ATTIVITA’ LAVORATIVA, SI E’

MAI TROVATO COSTRETTO A RICORRERE A RAPPORTI DI

LAVORO NON LEGALIZZATI?

Sì □ No □

50) QUAL’E’ IL PROBLEMA CHE PESA MAGGIORMENTE SULL’

ATTIVITA’ DA LEI SVOLTA?

……………………………………………………..

51) TRA I SEGUENTI PROBLEMI QUALI RITIENE PIU’ DANNOSI

PER L’ECONOMIA MESSINESE?

Furto □

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76

infrastrutture insufficienti □

lavoro nero □

usura □

la mancanza di servizi di base ed innovativi per le aziende □

la difficoltà di accedere al credito □

la scarsa disponibilità di aree industriali attrezzate □

le carenze della formazione di manodopera □

l’incapacità progettuale degli enti locali □

pressioni mafiose □

delinquenza minorile □

corruzione della pubblica amministrazione □

rapine □

tangenti □

altro …………………………….

Page 77: Mafia carzo.pdf

77

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Cgil (2003) Le Proposte della Cgil per arrestare il declino e rilanciare lo

sviluppo, diritti, legalità e occupazione, Atti del Convegno, Messina, 12

marzo.

Censis (2000) Legalità e sviluppo a Messina.

Centorrino M. (1994) Economia dell’usura, in <<Segno>>, n° 151,

gennaio.

Centorrino M. (a cura di) (2003), Economia sommersa e/o economia

criminale? Un’analisi di questi due fenomeni nel sistema economico della

provincia di Messina, disponibile in rete al sito:

http://www.emersionelavorononregolare.it/doc/appro/economia_sommersa

.pdf

Fisac/Ggil (1993) Usura: buco nero nel sistema creditizio, Atti del

Convegno regionale, Messina, 24 ottobre.

Grasso T. (2002) Quarta relazione del Commissario per il coordinamento

delle iniziative antiracket ed antiusura, Roma, gennaio.

Marzachì F. (2001) Discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario

2001, Distretto di Corte di Appello di Messina.

Svimez (2003) Rapporto 2003 sull’economia del Mezzogiorno.

Vajani L. (1980) Elementi di statistica, Cedam, Padova.

Zammuner V. L. (2003) I focus group, Il Mulino, Bologna.

FONTI GIORNALISTICHE

Anselmo N., 2000, Usura, un business da 250 miliardi l’anno, in

<<Gazzetta del Sud>>, 6 ottobre.

Anselmo N., 2000, “Sono reati oscuri, ma siamo al fianco di chi

denuncia”, in <<Gazzetta del Sud>>, 12 ottobre.

Anselmo N., 2000, “Non bastano gli arresti per fermare il racket”, in

<<Gazzetta del Sud>>, 24 ottobre.

Page 78: Mafia carzo.pdf

78

Anselmo N., 2001, Messina “cerniera” tra mafia e ‘ndrangheta, in

<<Gazzetta del Sud>>, 25 marzo.

Anselmo N., 2001, Un market della suocera del boss diventerà una

caserma dei vigili, in <<Gazzetta del Sud>>, 17 maggio.

Anselmo N., 2002, Messina, la città della mafia nascosta, in <<Gazzetta

del Sud>>, 30 gennaio.

Puccio C., 2000, “Usurai e imprenditori criminali”, in <<Corriere del

Mezzogiorno>>, 17 dicembre.

FONTI TELEMATICHE

www.antiracketmessina.org

www.cgil.it

www.db.messinaantiusura.it

www.svileg.cencis.it

www.svimez.it

www.tribunali.it/Messina

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79

Finito di stampare e legalmente depositato nel giugno 2006 presso il

Dipartimento di Economia, Statistica, Matematica e Sociologia “Pareto”

Facoltà di Scienze Politiche Università di Messina

Via T. Cannizzaro, 278 – 98122 MESSINA

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Page 81: Mafia carzo.pdf

ISBN 978-88-95356-00-6