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Unità Pastorale di Villafranca Padovana COSA FAI PER NATALE ? Letture e meditazioni per vivere il tempo d’Avvento e prepararsi al Santo Natale

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Page 1: Libretto Avvento 2015

Unità Pastorale di Villafranca Padovana

COSA FAI PER NATALE ?

Letture e meditazioni per vivere il tempo d’Avvento e prepararsi al Santo Natale

Page 2: Libretto Avvento 2015

In questo tempo d’Avvento, vogliamo impegnarci a riscoprire

l’atteggiamento del silenzio della mente, del cuore, della bocca…

per lasciare voce e spazio alla Parola di Dio, in noi.

Buon tempo di silenzio e di scoperta della Parola.

Domenica, 29 novembre 2015

Ger 33, 14-16 – Sal 24 – 1Ts 3, 12-4,2 – Lc 21, 25-28.34-36

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 21,25-28.34-36 Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo». Gesù ci invita a chiederci dove sta il nostro cuore qui ed ora, a che cosa è attaccato, perché sia pronto nel giorno in cui verrà. Sembra dirci: “Per chi stai dando la Vita adesso, nella tua condizione?”. Il tempo passato a raffigurare Dio è un tempo di fantasticherie e idee che non fa altro che sottolineare la sproporzione tra l’uomo e il Mistero. Poter seguire Dio è il ponte che esiste tra Lui e noi. Aprire a Colui che bussa alla porta è un fatto. Essere pronti per comparire di fronte al Figlio dell’uomo è quindi desiderabile e possibile. Allo stesso tempo Gesù ci invita ad essere degli uomini senza patria, senza paura di ciò che incute terrore ai più. Non piangiamo lacrime amare ma desideriamo la Gloria e la Liberazione del Paradiso.

Preghiera Santo Spirito togli tutto ciò che è fermo, non disponibile, distratto, tiepido e riapri l’attesa di Dio incarnato in un uomo per fare memoria di Lui qui e sempre.

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Lunedì, 30 novembre 2015

Rm 10, 9-18 – Sal 18 – Mt 4, 18-22 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 4,18-22 In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. Questo brano del Vangelo racconta la CHIAMATA dei primi discepoli, Gesù chiama proprio loro, semplici pescatori, persone umili e genuine PERSONE NORMALI e loro danno una risposta coraggiosa lasciando tutto quello che avevano di più caro (il PADRE-FAMIGLIA), tutto quello che dava loro sostentamento (le RETI-LAVORO) per mettersi alla sua sequela, nelle loro menti avevano intuito l’importanza e i cambiamenti che questa scelta avrebbe portato nella loro vita. VIENI E SEGUIMI Ecco Gesù oggi ci invita anche noi a mettersi in comunione di vita con lui, a stare in sua compagnia a Vivere la nostra vocazione avendo Lui come faro che illumina il nostro cammino, FIDARSI e AFFIDARSI a LUI. VI FARO’ PESCATORI… Gesù chiama ciascuno, pur con le nostre fragilità e insicurezze a diventare PESCATORI DI UOMINI, ad incamminarsi per le strade del mondo, sta a noi rispondere (certo ognuno con i suoi tempi e Gesù questo lo sa), sta a noi decidere quando diventare “Strumento del Signore”, lui ci dice: le porte sono sempre aperte… ma essere TESTIMONI DI FEDE non è sempre facile, portare la parola di Cristo con il nostro esempio negli ambienti che abitualmente frequentiamo, a volte un po’ ci vergogniamo ci sentiamo dei pesci fuor d’acqua ma penso che la PREGHIERA sia lo strumento giusto che ci può aiutare a non mollare... e lo SPIRITO SANTO che ci ricorda le nostre origini, ci deve aiutare ad essere dei CRISTIANI UMILI, mai vanitosi e sempre in cammino.

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Non ultimo poi l’importanza di sentirsi parte di una comunità cristiana (a DUE a DUE) che ci può essere di supporto, per non cadere in tentazione in una fede individuale e spiritualistica (IO e DIO) e ci chiama a vivere nella FRATERNITÀ nel farsi PROSSIMO aiutandoci l’un con l’altro con una parola di conforto, un gesto di solidarietà, un piacere che a noi costa poco ma che all’altro aiuta molto, ognuno poi può aggiungere tante situazioni che il cuore e la realtà dove vive gli suggerisce… Ora esistono tre cose Fede Speranza e Carità: ma la più grande di tutte è la CARITÀ. Preghiera

SIGNORE, AIUTAMI Signore aiutami perchè non passi accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato. Signore aiutami ad accorgermi subito di quelli che mi stanno accanto, di quelli che sono preoccupati e disorientati, di quelli che si sentono isolati senza volerlo. Signore, dammi una sensibilità che sappia andare incontro ai cuori. Signore, liberami dall'egoismo perchè Ti possa servire, perchè Ti possa amare, perchè Ti possa ascoltare in ogni fratello che mi fai incontrare.

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Martedì, 1 dicembre 2015

Is 11, 1-10 – Sal 71 – Lc 10, 21-24 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,21-24 In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono». Gesù con questa preghiera ci rivela una grande verità, che per entrare nel Regno di Dio dobbiamo essere umili e semplici come bambini. Solo con l'aiuto dello Spirito Santo possiamo rimanere piccoli e vivere secondo la parola di Dio e non secondo il mondo. Dobbiamo riconoscere che molto spesso i nostri pensieri non sono quelli di Dio e le nostre vie non sono le Sue vie, scartiamo quello che veramente ha valore per Lui e valorizziamo ciò che non ne ha. Ogni ricchezza, giustizia, scienza umana non è niente se paragonata a quella di Dio. Per entrare nel suo Regno non bisogna avere grandi conoscenze o "essere qualcuno di importante", ma semplicemente servirLo lasciandoci usare da Lui nonostante i nostri limiti. Scopriremo la gioia vera di essere amati per quello che siamo e non per quello che facciamo e avremo la consapevolezza di essere eredi di un Regno eterno di inestimabile valore. Preghiera Signore donaci la vera sapienza e rendici miti e umili di cuore come sei Tu. Donaci il Tuo Santo Spirito per poterTi accogliere pienamente nella nostra vita e per meravigliarci come bambini vedendo in ogni piccola e semplice cosa la Tua grandezza. Signore prendi dimora nel nostro cuore per vedere tutto con i Tuoi occhi.

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Mercoledì, 2 dicembre 2015

Is 25, 6-10 – Sal 22 – Mt 15, 29-37

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 15,29-37 In quel tempo, Gesù venne presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là. Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele. Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada». E i discepoli gli dissero: «Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Ma Gesù domandò: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. Il Dio che è nato, il Dio che deve rinascere nei nostri cuori è il Dio che prova compassione davanti al dolore e alla malattia. Il Dio di Gesù opera e guarisce, restituisce salute e dignità, allarga i nostri orizzonti, crea nuove relazioni fra le persone. E che chiede anche a noi un cambiamento, una conversione. Ad esempio, “Cambiare la nostra idea su Dio”. Da uno che risolve i problemi sfamando la folla a uno che chiede a ciascuno di noi, a tutti, di mettere in gioco ciò che siamo, ciò che abbiamo, per poter sfamare la folla. Ma stiamo attenti: compassione – quello che sente Gesù – non è semplicemente sentire pietà; è di più! Significa “con--‐patire”, cioè immedesimarsi nella sofferenza altrui, al punto di prenderla su di sé. Preghiera Chiediamo al Signore di darci un cuore capace di soffrire con chi soffre, e di amare dimenticando noi stessi. Perché la Chiesa sia madre di fede e di amore per tutti gli uomini. Per la società civile sia attenta alle sofferenze e ai bisogni dei più diseredati, per famiglie degli handicappati, dei drogati e dei carcerati, trovino nei vicini affetto e aiuto. Perché tutti noi comprendiamo il valore della sofferenza.

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Giovedì, 3 dicembre 2015

Is 26, 1-6 – Sal 117 – Mt 7, 21.24-27

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 7,21.24-27 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande». Il Vangelo di Matteo ci fa riflettere sull’importanza di poggiare la nostra vita, il nostro divenire, su valori e scelte importanti, scelte vere, solide e concrete. Ciò vale per tutti, il vangelo infatti non descrive una casa specifica, può essere ricca o povera, di mattoni o di legno, con una sola stanza o un palazzo, tutto questo non importa: l’importante è che sia costruita sulla roccia. Costruire la casa nella roccia è un forte messaggio. Costruire la casa su una roccia non è facile bisogna salire il crinale con il materiale e scavare, per ancorarla, è molto più difficile che costruire una casa sulla sabbia. Quindi ognuno di noi si deve “rimboccare le maniche” per cercare che la propria casa, la propria vita, i propri valori siano fondati sulla roccia. Preghiera O Signore, aiutaci a credere in Dio, a fondare il nostro credo, la nostra vita sulla “roccia”. Perché nulla, né la pioggia, né la forza dell’acqua, né i venti possano prendere il sopravvento e spegnere il nostro “essere cristiani”.

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Venerdì, 4 dicembre 2015

Is 29, 17-24 – Sal 26 – Mt 9, 27-31

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 9,27-31 In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi». Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione. Due ciechi, due uomini che non possono vedere Gesù, hanno una fede talmente grande che permette loro di oltrepassare il proprio limite fisico, di incontrare Gesù e di essere salvati. Cos'hanno fatto di così straordinario per ottenere la vista? Dove sta la loro fede? Con questo passo del Vangelo Gesù sembra volerci dire che avere fede significa riconoscere la Sua presenza, anche se non possiamo vederLo, anche se sembra che in certi momenti non risponda ai nostri appelli, alle nostre preghiere; avere fede significa non smettere mai di cercare un incontro con Lui... e significa anche credere che Dio, con la sua misericordia, ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere una vita felice. I due ciechi infatti non pretendono la vista da Gesù, ma chiedono pietà, chiedono cioè l'amore, la misericordia, la comprensione di Dio, e, aspetto fondamentale, credono che questo basti a salvarli. Preghiera Io ho bisogno di Te, Signore, perché solo con il Tuo aiuto posso capire, giorno per giorno, qual è la strada giusta da prendere; solo Tu mi puoi guidare verso la felicità vera, solo Tu mi puoi salvare. Fa' che io possa sentitTi vicino sempre, alleato nelle vittorie e sostegno nelle sconfitte. Accresci la mia Fede, Signore.

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Sabato, 5 dicembre 2015

Is 30,19-21.23-26 – Sal 146 – Mt 9, 35-38;10,1.6-8

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 9,35-38;10,1.6-8. In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle sinagoghe, predicando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. E li invitò ordinando loro: «Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.» Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

In questo brano Gesù dice che le folle erano “stanche e sfinite, come pecore senza pastore”. Questo vuol dire che la stanchezza e lo sfinimento, ci assalgono quando non abbiamo un pastore, una guida, un ideale, una meta, uno scopo, delle certezze. Nelle righe successive Gesù indica ai sui discepoli cosa fare. Comincia con l’esortazione alla preghiera e poco dopo prosegue prospettando la missione che i dodici devono perseguire, usando molti verbi potenti: scacciare, guarire, resuscitare, sanare. Dice anche da chi cominciare, precisamente da chi ci sta più vicino. Indica infine il come: “gratuitamente”. Le certezze dei cristiani, scalzano le paure e le angosce e rendono tutti noi capaci di azioni potentissime. Bisogna che cominciamo a comportarci come Gesù ci ha indicato, soprattutto con chi ci sta più vicino. I risultati di azioni piccole: un saluto, un sorriso, una parola, un abbraccio, un bacio, se fatte con gratuità, possono dare risultati eccezionali, possono scacciare brutti pensieri, guarire da cattive abitudini, ridare la speranza a persone perse, sanare rapporti che si sono rovinati nel tempo per chissà quali futili motivi. Signore dacci la consapevolezza dell’importanza delle nostre azioni di ogni giorno, esse possono dare risultati positivi potentissimi, ma possono, se sbagliate, dare risultati disastrosi. Signore, dacci la forza di diventare tuoi strumenti nella vita di tutti i giorni, in famiglia, nel lavoro, nella parrocchia, con qualunque persona che incontriamo nel nostro cammino.

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Domenica, 6 dicembre 2015

Bar 5, 1-9 – Sal 125 – Fil 1, 4-6.8-11 – Lc 3, 1-6

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 3,1-6 Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

La parola di oggi ci suggerisce che il deserto non è sinonimo di aridità, ma vuol dire silenzio, raccoglimento nella meditazione; noi viviamo nella civiltà dei rumori delle molteplicità dei messaggi nel caos distraente e ci troviamo risospinti di continuo nel luna park dell'effimero. Perché la parola di Dio torni a lievitare dentro di noi dobbiamo riacquistare la capacità della preghiera e meditazione. Preghiera

Signore ci siamo creati paradisi illusori e ci siamo accorti che erano solo deserti, fa fiorire la nostra terra arida con lo splendore della tua venuta.

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Lunedì, 7 dicembre 2015

Is 35, 1-10 - Sal 84 – Lc 5, 17-26 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 5,17-26 Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

Fede è la parola chiave di questo vangelo. È sottintesa nel singolo cioè il paralitico che viene guarito, ma anche in tutta la comunità presente. È la reazione di fede dei presenti che percepiscono la presenza di Dio nell'agire di Gesù. È importante come noi cristiani che facciamo parte della chiesa, vivere insieme le varie espressioni della fede in modo particolare partecipando alla celebrazione eucaristica. Preghiera

Signore sostieni la nostra fragilità, rafforza il nostro coraggio nel lavorare per il regno di Dio, aiutaci a vivere la nostra fede all'interno della nostra comunità dove solo possiamo ascoltare la tua parola, spezzare il tuo pane e accogliere il tuo perdono.

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Martedì, 8 dicembre 2015

Gen 3, 9-15.20 – Sal 97 – Ef 1, 3-6.11-12 – Lc 1, 26-38 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,26-38. In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. Maria, perfetta “serva del Signore”, donna di assoluta fedeltà alla parola di Dio; benedetta fra tutte le donne, madre di Gesù e data a noi sulla croce dal suo figlio. Lei giovane fanciulla ha risposto all'invito dell'Angelo pronunciando con tenerezza il suo “eccomi”. Lei donna che ha camminato con il suo Gesù nel silenzio, operato, sofferto e atteso. Progetto dell'intera umanità e Maria nella sua femminilità purificata, diventerà il “continente nuovo” su cui il figlio di Dio poserà i piedi. Ricordiamo che Dio può prendere la nostra fragilità e le nostre miserie, e se la nostra offerta è fatta in umiltà, ciò per noi può diventare come “un abito da sposa”. Per essere ciò è importante lasciarsi lavorare da Dio, come la Vergine Santa che nello spazio libero creato da Dio in lei, ha lasciato a Lui di fare grandi meraviglie. Preghiera Maria, tu sei la ragazza esuberante ed entusiasta che crede all'annuncio più incredibile della storia. Tu sei la compagna umile e casta che inventa con il suo sposo un amore inimitabile. Tu sei la ragazza che vive per intercedere. Tu sei la luce di chi non ha speranza. Prega per noi Maria, perché il Signore sia con noi sempre.

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Mercoledì, 9 dicembre 2015

Is 40, 25-31 – Sal 102 – Mt 11, 28-30

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 11,28-30 In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

Vivere il quotidiano oggi è andare in cerca dell'effimero e quindi siamo stanchi, affaticati, poveri, oppressi perdendo così il vero valore della vita. Accogliamo la parola di Gesù come insegnamento, il quale non impone ma ci offre la possibilità di migliorarci e accoglierlo- Facendo comunione con lui impareremo la logica dell'amore di Dio, realizzando così in pienezza la nostra vita. Preghiera

Eleviamo il nostro canto di lode dicendo: Benedici Signore anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia non dimenticare tanti suoi benefici.

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Giovedì, 10 dicembre 2015

Is 41, 13-20 – Sal 144 – Mt 11, 11-15 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 11,11-15 In quel tempo Gesù disse alla folla: «In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda».

La missione del Battista segna la fine di un tempo di attesa. Inizia una storia nuova. Gesù offre la sua vita per la salvezza di tutti noi, questo è il segno tangibile di un potenziale di grazia ed energia spirituale in grado di vincere tutti gli ostacoli. Come cristiani abbiamo un impegno “nella via del Signore non c'è sosta”, quindi facciamo attenzione di non abbassare la guardia perché la forza di Dio opera in noi nella misura in cui la accogliamo con fede e con gioia giorno per giorno. Preghiera

Vieni Signore nel cuore inquieto dell'uomo, perché ritrovi il senso della sua esistenza e la nostalgia della tua presenza, tu che non ci abbandoni anche quando tocchiamo il fondo della nostra miseria, vieni in nostro aiuto perché sappiamo rispondere alle esigenze del tuo amore di Padre.

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Venerdì, 11 dicembre 2015

Is 48, 17-19 – Sal 1 – Mt 11, 16-19 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 11,16-19 In quel tempo, Gesù disse alla folla: «A chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere». A chi posso paragonare questa generazione? E' il lamento di Gesù alla nostra umanità che non sa vivere, accettare lo stile del suo annuncio. Mettersi alla sequela di Gesù comporta scompiglio, incertezza, paura, derisione. Ma chi fa la scelta di camminare dietro alle sue orme, dà alla sua vita serenità, capacità di accettazione, donazione e relazione. Preghiera

Per tutta l'umanità perché sappia riconoscere quanto sono fragili i grandi valori di pace, di giustizia e di fraternità quando non sono fondati su Dio.

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Sabato, 12 dicembre 2015

Sir 48, 1-4.9-11 – Sal 79 – Mt 17, 10-13 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 17,10-13 Nel discendere dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è gia venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.

Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto! Noi come popolo in cammino tardiamo nel riconoscerlo. Che cosa impedisce alla nostra cecità di scoprirlo, di vederlo, di capire che lui è presente nei fratelli? È la nostra “routine” del quotidiano che non ci scomoda e non ci permette di sentire il lamento dell'altro. Accogliere Gesù che viene, implica la consapevolezza lucida della realtà di sofferenza e di gloria inclusa nel mistero della sua persona. Preghiera Padre Santo, che ti sei rivelato come fuoco di amore, rinnova in noi lo spirito profetico che ci rende tuoi coraggiosi testimoni di fronte al mondo.

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Domenica, 13 dicembre 2015

Sof 3, 14-17 – Is 12 – Fil 4, 4-7 - Lc 3, 10-18 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 3,10-18 Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella. “Che cosa dobbiamo fare?” È una domanda che ci poniamo continuamente, tutti i giorni. Per le piccole cose, nelle grandi scelte e nei confronti di ciò che accade nel mondo. L'invito di Giovanni Battista è di cambiare mentalità, cambiare modo di vedere ciò che ci circonda, scegliendo di vivere nella sobrietà, nella condivisione, nell'accoglienza. Allora, cosa possiamo fare? Anzi, dobbiamo fare? Partiamo facendo scelte diverse per questo Natale, non lasciamoci prendere dal consumismo, optiamo per regali fatti da noi, o pensati per aiutare qualcuno che ne ha bisogno, oppure studiati per aprire la mente a questo cambiamento necessario. Guardiamo a ciò che è veramente essenziale, più cose abbiamo, meno tempo abbiamo. Doniamo, non sprechiamo… Preghiera Battezzaci Signore con Spirito Santo donaci la capacità di vedere, con occhi nuovi, le situazioni che la vita ci offre. Il tuo esempio sia per noi forza per fare della nostra vita una scelta coraggiosa.

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Lunedì, 14 dicembre 2015

Num 24, 2-7.15-17 – Sal 24 – Mt 21,23-27 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 21,23-27 In quel tempo, entrato Gesù nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose: «Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo: "dal Cielo”, ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?''; se diciamo "dagli uomini”, abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

“Autorità” è un termine che ci mette di solito in allarme, perché evoca nella storia umana comportamenti di potere, strapotere, dominio sull'altro per controllare o reprimere la volontà altrui; autorità quindi è spesso sinonimo di autoritarismo. L'autorità di Gesù invece non si esprime così. Il suo modo di parlare, di agire, manifesta la sua disponibilità a mettersi a disposizione di tutti per aiutare ad affrontare la vita senza contraddizioni, senza paura, senza pregiudizi, ma con umiltà, fiducia e rispetto. Per Gesù l'autorità è quindi autorevolezza d’animo e sinonimo di servizio; solo chi serve con umiltà sa essere autorevole. Penso a quando mi capita di non aiutare chi chiede il mio aiuto perché sono troppo concentrato nella mia vita e nei miei affari e rispondo “non ho tempo”, “ora non posso”; oppure quando nel lavoro o nel rapporto con gli altri sono autoritario e saccente dimenticandomi invece dell’autorevolezza semplice, pacata e umile di Gesù. Gesù, mio Signore, ti prego: donami il pane dell'amore, il pane dell'umiltà il pane dell'obbedienza. Donami, Signore mio Dio, il pane della forza per dissolvere la mia volontà

e fonderla con la tua. Donami, Gesù, il Pane della vita, perché impari a volere altri che te, in tutto e sempre. Amen (Santa Bernardette 1844-1879)

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Martedì, 15 dicembre 2015

Sof 3, 1-2.9-13 – Sal 33 – Mt 21, 28-32 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 21,28-32 In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E' venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli».

Gesù ci invita ad essere coerenti con quanto diciamo a parole; anche se il nostro SI non è immediato Lui è disposto ad aspettarci. Solo quando sentiamo di essere bisognosi del suo Amore e della sua Misericordia saremo capaci di un SI autentico Preghiera

Signore Gesù donaci l'umiltà per metterci all'ascolto della tua Parola perchè così troveremo luce e forza per fare la volontà del Padre.

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Mercoledì, 16 dicembre 2015

Is 45, 6-8.18.21-25 – Sal 84 – Lc 7, 19-23 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 7,19-23 E li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!».

Giovanni invia i suoi discepoli da Gesù perché illumini le loro menti e lo riconoscano come il messia atteso, e Gesù davanti a loro, dà conferma con dei miracoli. Manca poco alla nascita del divin bambino, e noi invece, siamo presi dal pensiero di regali, luci, alberi di natale e tutto di fretta fino all’ultimo momento, allontanandoci dalla realtà del Natale. Fermiamoci un momento e chiediamoci: è Lui che deve venire o ci abbandoniamo ad altro? Mettiamoci in silenzio, affidiamoci a lui che ci guarisca dai nostri mali, ci renda umili e rinnovi la nostra vita. È questo il modo di preparare nel nostro cuore una degna dimora a Gesù Bambino Preghiera

Signore, rendici umili così da sentire la tua presenza nel nostro cuore.

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Giovedì, 17 dicembre 2015

Gn 49, 2.8-10 – Sal 71 – Mt 1,1-17

Purtroppo per errore la riflessione è stata svolta su un Vangelo che non è quello proposto dalla liturgia odierna. Per rispetto del lavoro compiuto, lo pubblichiamo ugualmente. (I riferimenti corretti sono quelli in calce alla data.)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 7,24-30 Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re. Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io mando davanti a te il mio messaggero, egli preparerà la via davanti a te. Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio. Nel Vangelo di oggi Gesù ci dice che Giovanni è più che un profeta, perché è venuto per preparare la strada al Messia. In questo senso, potremmo dire che ogni credente e la stessa comunità cristiana sono un po' come Giovanni il Battista: debbono cioè preparare i cuori ad accogliere Gesù. Il discepolo, infatti, non vive per parlare di se stesso e delle sue imprese, e neppure per affermare le proprie idee o le proprie convinzioni ma tutta la sua vita è al servizio del Vangelo. Come ai discepoli, anche alle comunità cristiane è chiesto di continuare a diffondere nel mondo Gesù. È necessario testimoniare il Vangelo non solo con le parole ma anche con il proprio stile di vita, appunto come fece Giovanni.

Preghiera O Signore dacci il coraggio di sapere dire di no a tutto quello che ci allontana da te e ci induce alla tentazione, e la forza per riempire la nostra vita di opere buone, per essere testimoni credibili della tua presenza in mezzo a noi.

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Venerdì, 18 dicembre 2015

Ger 23, 5-8 – Sal 71 – Mt 1,18-24

Purtroppo per errore la riflessione è stata svolta su un Vangelo che non è quello proposto dalla liturgia odierna. Per rispetto del lavoro compiuto, lo pubblichiamo ugualmente. (I riferimenti corretti sono quelli in calce alla data.)

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 5,33-36 Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

Gesù con questo brano ribadisce ancora una volta la sua divinità. A differenza del suo precursore Giovanni che ha reso testimonianza da uomo, Gesù ci dice che la sua Parola e le sue opere non provengono da uomo. ma da Dio stesso, suo Padre, per la nostra salvezza. In queste poche righe si comprende l'umiltà e la pazienza di Gesù nel farci capire questa grande Verità: Gesù stesso è il regno dei cieli, è tutta la ricchezza del Padre, racchiude in sé la Vita, l'amore e la gioia che Dio ci dona attraverso di Lui. Preghiera Le tue parole Gesù, sono per noi oggi. E sono un invito alla gioia perché Dio, il Padre tuo, mantiene le promesse e beati sono tutti i destinatari del mondo nuovo che ci prepara.

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Sabato, 19 dicembre 2015

Gdc 13, 2-7.24-25 – Sal 70 – Lc 1, 5-25

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,5-25 Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini».

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Questa parola interpella portandomi a riflettere sul valore del servizio, dell’attesa e del silenzio. Zaccaria esempio di umiltà, di pazienza e di obbedienza a Dio accoglie il suo quotidiano vivere dedito alle sue mansioni nel tempio. E’ un uomo che aspetta, che desidera, che si fida e che sta in silenzio. Possiede alcune qualità che appartengono a un’anima che sa accogliere la volontà di Dio. Impariamo da lui a incarnare i valori e le qualità che il Signore Dio ci invia attraverso la Grazia che fa diventare FERTILE la STERILITÀ per rendere la nostra vita una vicenda di amore e per esprimere la nostra fede con l’amore di Dio e l’amore per il prossimo. Preghiera Il Signore Dio non delude. È dimora della nostra salvezza, della nostra speranza, della nostra fiducia e dei nostri silenzi sin dal grembo materno. Cantiamo tutto il giorno il suo splendore e la sua Grazia per ringraziarlo, lodarlo, pregarlo e amarlo come hanno fatto Zaccaria ed Elisabetta. AMEN

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Domenica, 20 dicembre 2015

Mi 5, 1-4 – Sal 79 – Eb 10, 5-10 – Lc 1,39-45

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,39-45 In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».

Maria “va in fretta”. Quante sono le corse che faccio durante il giorno? Cosa o chi mi porta a correre? E se corro, qual è la direzione che prendo? Maria va in fretta per recarsi dalla cugina Elisabetta, per aiutarla. Anche a me capita di andare ad aiutare qualcuno o corro per adempiere ai miei doveri, per assecondare le mie passioni, senza mettere cuore nel mio agire? “Il bimbo sussultò nel grembo”. Cos’è che mi fa sussultare di gioia? L’annuncio del Natale, di Gesù che torna tra noi, mi fa sussultare? Mi riempie di gioia? Mi spinge a correre da qualcuno per annunciare la sua venuta? “Ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Credo io, oggi, alla Parola di Gesù? Sto facendo spazio nella mia vita a Gesù che tra pochi giorni nasce anche nel mio cuore, se sarò in grado di accoglierlo? Preghiera O Gesù, aiutami ad accoglierti in semplicità, con il cuore libero da pregiudizi e cattiverie, con il desiderio profondo d’incontrarti, con l’impaziente attesa con cui l’amata aspetta il suo amato, la sete di stare con te, a tu per tu, come due innamorati, come una madre contempla il suo piccolo bimbo mentre lo culla tra le braccia.

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Lunedì, 21 dicembre 2015

Cant 2,8-14 – Sal 32 – Lc 1,39-45 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,39-45. In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».

Che viaggio! Google Maps dice 140 km, da Nazaret alla città dove viveva Elisabetta, il tutto…in fretta! Mi immagino i pensieri di Maria, la trepidazione nel voler dire il prima possibile a sua cugina quello che le era successo: la strana visita dell’angelo e quell’annuncio “diventerai la madre di Dio”. Dopo questo viaggio sicuramente lungo e faticoso, fatto molto probabilmente da sola, Maria arriva dalla cugina e…non dice niente, non parla! Il vangelo ci riferisce solo di un semplice “saluto”: basta questo perché Elisabetta (e Giovanni, nel suo grembo) inizino a far festa a Maria e al Signore che già abita in lei. Cosa mi suggerisce questo brano? Poche, semplici, cose: annunciare Dio è una missione anche per me, da fare alzandosi e “di fretta”, perché Dio non vede l’ora di nascere anche quest’anno. Il viaggio che mi chiama a fare non è verso le persone lontane, ma verso mia moglie, la mia famiglia, i miei amici: le persone a cui voglio più bene, e con le quali sono chiamato a condividere, quest’anno più che mai, la Buona Notizia. Preghiera Signore, infondi nei nostri cuori la fretta di Maria, perché possiamo annunciare ai nostri cari che tu nasci, anche quest’anno, per ognuno di noi.

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Martedì, 22 dicembre 2015

1Sam 1,24-28 – 1Sam 2,1.4-8 – Lc 1,46-55

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,46-55 «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre». "Grazie", queste la parola che nasce leggendo questa brano del vangelo. Grazie perché confidare in Te, e riconoscerTi, premia ed eleva. La consapevolezza della mano di Dio che opera nella vita diviene talmente limpida e confidente che riempie i cuori di speranza e di lode. Quanto più ci sentiamo toccati dalla grazia di Dio tanto più un dolcissimo e forte senso di gratitudine sboccia nel nostro animo. Un legame che ci unisce a Dio come figli e fratelli, facenti parte di una sola famiglia. Come la carezza di una mamma quieta il figlio nello sconforto, cosi la Grazia di Dio opera nella nostra vita divenendo Sua presenza, amorevole e pacificatrice. Nella mia ignoranza mi chiedo quanto sia stata devota e nello stesso tempo forte Maria ad accettare di essere la mamma di Gesù e condividere con Lui la Sua passione, la Sua responsabilità il Suo progetto e il Suo sacrifico. Una devozione totale a Dio che va oltre le preghiere verbali o i pensieri o semplici azioni, ma il dedicare la propria vita in un unico, grande, materno, gesto d’amore. Preghiera Aiutami Dio Padre affinché il mio cuore possa divenire giaciglio accogliente per Gesù, affidandomi totalmente a Te in ogni giorno della mia vita affinché possa io risuonare della Tua pace dentro di me e condividerla con chi è attorno a me.

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Mercoledì, 23 dicembre 2015

Ml 3, 1-4.23-24 – Sal 24 – Lc 1,57-66

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,57-66 In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. “No, si chiamerà Giovanni”: il coraggio di una madre, di una donna, di andare contro le tradizioni, i conformismi, per seguire la volontà di Dio. Una volontà nuova, grande, che illumina ma che fa anche paura. Difatti da un lato c'è Zaccaria che, non appena accetta la volontà divina donando il nome al bambino, riacquista il dono della parola; ora anch'egli può benedire e lodare Dio perché sa che ogni promessa da Lui fatta sarà compiuta. Dall'altro lato la maggior parte della gente che ha timore: cosa vorrà mai il Signore da questo bambino, quali progetti ha in mente? Quali grandi opere starà mai preparando il Signore? Forse quello che fa più paura è il non sapere a priori ciò che accadrà. Non è sempre così facile lasciarsi andare alla Sua volontà, avere cieca fiducia nelle Sue promesse. Ci vuole molto coraggio per “rompere” con le tradizioni, con ciò che dà sicurezza, e intraprendere una strada nuova, senza sapere dove essa ci condurrà. O Signore, aiutaci ad avere piena fiducia nella Tua parola e nelle Tue promesse; aiutaci a vivere con semplicità di parole e azioni questi giorni, per sapere accogliere con vera gioia la nascita del tuo figlio Gesù.

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Giovedì, 24 dicembre 2015

2Sam 7, 1-5.8-12.14.16 – Sal 88 – Lc 1, 67-79

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,67-79 In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace». Eccoci giunti alla vigilia di Natale. È una giornata piena di attese: tanti sono impegnati per fare gli ultimi acquisti, altri si recano presso amici o parenti per cenare insieme, altri sono tristi e desiderano che il Natale passi in fretta. Ma noi cristiani come trascorriamo questa giornata? Ci viene in aiuto il Vangelo che annuncia la nascita di Gesù come un Sole che sorge, evento di grande gioia e di luce piena d'amore. È Gesù che non ci lascia nella tristezza e nell’angoscia ma che viene ad aprirci la via della pace. Questo grandioso dono non avviene certo per merito della nostra vita che è piena di cadute e di errori ma ci viene dato "grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio". Preghiera Signore, Tu che in questa vigilia di Natale, ci fai vedere Gesù come un grande Sole che si affaccia nelle nostre vite, vieni ed illumina chi per vari motivi vive nelle tenebre e nell’ombra della morte interiore.

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S. Natale , 25 dicembre 2015

Is 9,1-6 – Sal 95 – Tt 2,1-14 – Gv 1,1-18

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,1-18 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

La storia è una delle materie che si studia a scuola fin da piccoli. Ci siamo accorti da subito che la vita degli uomini è piena di conflitti, guerre e usurpazioni. Dio che fa? Castiga i suoi figli incapaci di trovare un po’ di pace e dialogo? No! Regala ciò che di più prezioso ha: suo Figlio. Viene nel mondo per portare luce dentro ai freddi e tenebrosi cuori della gente. Natale è il segno straordinario della misericordia di Dio verso di noi, figli di un’umanità sempre bisognosa di Lui. Questo Bambino non fa intenerire il cuore? Non riscalda l’animo con la sua tenerezza? Non ci avvolge di calore misericordioso con quelle sua mani pronte ad abbracciare? Ancora una volta è Natale.

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Preghiera

O Gesù, che ti sei fatto Bambino

per venire a cercare e chiamare per nome

ciascuno di noi, tu che vieni ogni giorno

e che vieni a noi in questa notte, donaci di aprirti il nostro cuore.

Fa' che la luce della tua notte

illumini e riscaldi i nostri cuori, donaci di contemplarti con Maria e Giuseppe,

dona pace alle nostre case, alle nostre famiglie, alla nostra società!

Fa' che essa ti accolga e gioisca di te e del tuo amore.

(Carlo Maria Martini - 24.12.1995)

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L’idea di riflettere sul Vangelo del giorno nasce circa due anni fa da una parrocchiana di Taggì di Sotto (dopo aver visto una pubblicazione similare in un’altra comunità). È stata portata in Consiglio Pastorale Parrocchiale ed approvata.

Quest’anno le presidenze dei C.P.P. dell’U.P. hanno pensato di coinvolgere tutte e quattro le parrocchie. Un piccolo gruppo di persone ha contattato alcuni parrocchiani delle quattro comunità: a ciascuno è stato affidato un giorno, chiesto di meditare sul Vangelo che la liturgia propone e, alla luce di quanto scaturito dal cuore, di scrivere una riflessione personale ed una preghiera (propria o composta da altri).

Lo scopo è che l’intera Unità Pastorale nei periodi forti dell’anno (Avvento e Quaresima)

possa meditare sulla Parola del giorno, grazie alle “parole” dei parrocchiani.

Ringraziamo ogni persona che con umiltà ed entusiasmo ha aderito e contribuito alla pubblicazione (anche durante la fase di stampa e rilegatura) e chiediamo a chiunque fosse disponibile a comporre una riflessione o ad aiutare nella realizzazione, di contattare don Paolo Pegoraro.