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L’EUROPA E IL NUOVO MONDO Padoan Marta

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Page 1: L'europa e il nuovo mondo

L’EUROPA E IL NUOVO MONDO

Padoan Marta

Page 2: L'europa e il nuovo mondo

I principali protagonisti dei viaggi di esplorazione e colonizzazione furono i due regni cristiani della Penisola Iberica: PORTOGALLO e SPAGNA.

Inizialmente i motivi che spinsero gli Europei a viaggiare per mare erano di tipo commerciale: l’obiettivo era di aprire una nuova rotta verso Oriente all’infuori del Mediterraneo e del dominio Musulmano.

Ciò fu possibile anche grazie a innovazioni tecnologiche in campo marittimo quali:

Bussola

Astrolabio

Quadrante

Caravella

Portolani

Solcometro

Quadrante

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-BARTOLOMEO DIAZ (1487) Capo di Buona Speranza

-CRISTOFORO COLOMBO (1492) Bahamas

-GIOVANNI CABOTO (1497) Canada

-AMERIGO VESPUCCI (1497) America Meridionale

-VASCO DA GAMA (1498) Calicut, India.

-FERDINANDO MAGELLANO (1519) Circumnavigazione del globo

I più importanti viaggiatori furono:

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Impero marittimo Portoghese

I Portoghesi riuscirono a creare un vero e proprio impero commerciale , ottenendo il monopolio del traffico di SCHIAVI, SPEZIE e PREZIOSI.Soprattutto l’Africa si presentava come un territorio ricco di miniere d’oro e avorio, ma anche di uomini.

I Portoghesi inizialmente ottenevano dal sovrano del luogo il permesso di commercio, poi però scoppiavano contrasti con i mercanti musulmani che controllavano alcune delle città africane e i cristiani coglievano l’occasione per occupare militarmente la città. Inizialmente gli schiavi vennero utilizzati per il trasporto di oro e spezie; alcuni venivano impiegati dalle ricche famiglie di Lisbona per i servizi domestici dopo essere stati battezzati.

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Se i Portoghesi si erano interessati principalmente all’Oriente e alla rotta per l’Africa furono gli Spagnoli per primi a voler raggiungere le Indie navigando verso Occidente.

Cristoforo Colombo infatti si era prima rivolto ai Portoghesi per ottenere il loro appoggio ma poichè non si erano rivelati interessati alla sua proposta aveva chiesto e poi ottenuto il consenso di partire alla regina Isabella di Castiglia.

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Una volta scoperta l’ “America” (quando ci si rese conto che quelle terre non erano le Indie) anche i Portoghesi cominciarono a rivendicare i propri diritti sui territori conquistati:

Per conciliare sovrani Portoghesi e re Spagnoli papa ALESSANDRO VI fissò il confine geografico con una linea tracciata 370 miglia al largo delle Azzorre, la “RAJA”: a Oriente le terre appartenevano ai Portoghesi mentre a Occidente agli Sagnoli. La RAJA

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Firmato nel 1494 da - Isabella di Castiglia

- Ferdinando d’Aragona

- Giovanni II di Portogallo

Trattato di Tordesillas

In seguito il trattato fu modificato con la conseguenza che al Portogallo fu assegnato anche il dominio di circa un quarto dell'odierno Brasile.

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L’America Spagnola fu denominata Regno delle Indie e fu equiparata ai regni europei di Castiglia, Leòn, Aragona e Navarra; era quindi un vero e proprio Stato Europeo.

Coloro che si avventuravano oltreoceano e conquistavano terre e popoli venivano riconosciuti come governatori. Per limitare i loro poteri vennero istituite delle audiencias, organismi collegiali che si occupavano dell’amministrazionegiudiziaria e civile, e per avere qualcuno che rappresentasse l’autorità del del re nel Nuovo Mondo venne nominato un vicerè.

Ad ampliare ulteriormente i territori delle Indie occidentali furono i CONQUISTADORES, avventurieri armati bramosi di ricchezza e di cristianizzare i nuovi popoli.

Le Indie Occidentali

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HERNAN CORTES

Inviato nel 1519 dal governatore di Cuba a esplorare il Messico iniziò una vera e propria marcia sul territorio, affondando la sua flotta per impedire ai soldati di tornare indietro.

Riuscì ad allearsi con i TOLTECHI (dopo averli sconfitti in battaglia) e ad attaccare l’impero AZTECO.

I CONQUISTADORES:

Il suo successo fu dovuto a strumenti come le armi da fuoco e i cavalli, sconosciuti agli indigeni,ma anche a debolezze interne della società azteca. Altro elemento a favore degli spagnoli fu che inizialmente il loro arrivo venne scambiato come il ritorno del dio piumato Quetzalcoatl.Cortes fece prigioniero l’imperatore Montezuma e lo costrinse a un atto di sottomissione al re di Spagna.Nel 1521 l’Impero azteco risultava sconfitto e sotto la corona del re carlo V; Cortes venne nominato governatore della “Nuova Spagna” e iniziò subito a praticare la Cristianizzazione dei popoli indigeni, cancellando le religioni locali.

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FRANCISCO PIZARRO

Nel 1532 tentò la conquista degli INCAS in Perù.

Come l’impero azteco anche gli Incas erano indeboliti da conflitti interni e la conquista da parte degli spagnoli non fu un’impresa molto ardua.

L’impero inca era governato da Atahualpa, ma il fratello Huascar che tramava contro di lui si alleò con Pizarro. Ucciso l’Imperatore e liberatosi anche del fratello Pizarro riuscì a conquistare l’impero (la popolazione Quechua è l’erede attuale degli Incas), ma dovette scontrarsi col suo compagno Diego de Almagro, che aveva cominciato la conquista del Cile per affermare la sua superiorità. Sebbene riuscì a ucciderlo venne poi ucciso dal figlio di Almagro.L’Impero da lui fondato in Perù venne chiamato “Nuova Castiglia”.

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Ciò che spingeva i conquistadores ad avventurarsi nei territori Americani era soprattutto la presenza di una grande quantità di miniere di metalli preziosi come l’argento.

Altre novità riguardavano gli animali (come il tacchino), le piante e il cibo in generale (mais, zucca, fagioli, patata, pomodoro, peperone, cacao, tabacco, avocado, pepe, arachidi,...)

Gli Scambi commerciali

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Gli europei portarono in America delle novità come il frumento, l’orzo, il caffè, bovini, suini, equini, pollame, baco da seta,...

La strage che questi compirono durante la conquista dei territori e lo sfruttamento delle popolazioni indigene nelle miniere o in altri impieghi però causò una distruzione di massa di quasi tutta la popolazione americana. Inoltre epidemie come vaiolo, tifo o morbillo decimarono ulteriormente la popolazione che non aveva le difese immunitarie adatte contro i microbi di tali malattie portati dai conquistatori (che invece ne erano praticamente immuni).

Per gli europei ci fu solo un’epidemia di una malattia fino ad ora ignota: la sifilide (trasmissibile per via sessuale)

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Per sfruttare appieno le ricchezze del Nuovo Mondo occorreva la manodopera indigena. I nativi furono così ridotti in schiavitù, comprati e venduti senza il rispetto delle leggi che lo vietavano.

Fra gli europei vi fu qualcuno che si ribellò alla situazione: BARTOLOME’ DE LAS CASAS, ad esempio, era un domenicano che dedicò la sua vita a difendere i diritti degli indios.

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Quando gli schiavi indigeni cominciarono a scarseggiare a causa di malattie, razzie, condizioni di vita e lavoro non idonee gli Spagnoli si rivolsero al Portogallo per rifornirsi di manodopera e sostutuire gli Americani nelle miniere di argento e nel lavoro delle piantagioni.

Fu così che nel 1510 i primi schiavi neri africani arrivarono a Santo Domingo e successivamente, nel 1521, a Cuba.

La tratta degli schiavi assunse notevoli dimensioni e nel XVI secolo in brasile si raggiunsero le 16.000 unità annue.

Questo scambio era regolato dall’asiento un contratto o licenza che la corona di Spagna rilasciava a chi garantiva la fornitura di schiavi neri (poteva essere una Stato, una compagnia commerciale o anche un privato).

All’asiento era legato il monopolio di questo commercio per la durata del contratto.

Nel XVII secolo per la prima volta furono gli inglesi a gestire la tratta negriera con la Company of Adventures fondata nel 1618. Il loro obiettio era quello di gettare le basi per l’Impero commerciale britannico.

Il commercio schiavista

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Nelle acque dell'Oceano Atlantico si svolse un lucroso "commercio  triangolare“ che aveva come poli l’Europa l'Africa e l'America.

 Le colonie dei Caraibi e il Brasile davano all'Europa zucchero, caffè, cacao, tabacco e le regioni artiche pellicce.

Dal canto loro, gli insediamenti in America richiedevano manufatti europei (tessuti, armi, utensili) perché ogni stato europeo controllava il commercio con le proprie colonie imponendo i prezzi delle merci e  vietando  loro  di  costruire  attività  industriali.

Sulle acque dell’Oceano Atlantico si delineava un gigantesco traffico, il cosiddetto “COMMERCIO TRIANGOLARE” , che prevedeva tre tappe:

- PRIMA TAPPA: dall'Europa all'Africa, sulla costa degli schiavi (oggi Senegal, Gambia, Guinea, Sierra Leone, Benin). Gli schiavi erano barattati con prodotti europei: oggetti di cuoio e in vetro, alcolici, lingotti di ferro, fucili e polvere da sparo, tessuti fabbricati appositamente per il mercato africano. Talvolta il carico di schiavi era completato con qualche prodotto locale: gomma, avorio, legni preziosi (la moneta usata per gli scambi era il cauris, una conchiglia delle isole maldive, che fin dall'antichità veniva utilizzata con questa funzione).

- SECONDA TAPPA: dall'Africa all'America. Gli schiavi erano trasportati con le navi e venduti nelle Antille, in Brasile e nelle colonie inglesi del sud in cambio di denaro contante.

- TERZA TAPPA: dall’America all'Europa . Venduti gli schiavi, le navi rientravano in Europa  con le stive piene di prodotti tropicali.

La durata media di questo circuito era di 18 mesi.

Il commercio triangolare

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La detenzione e il commercio degli schiavi fiorivano anche perché in Africa erano attività legali, e a partire dalla Costa degli schiavi si sviluppava un ricco commercio che esportava manodopera in diverse direzioni.

Ogni percorso veniva coperto da navi diverse. La fonte principale di manodopera era la cosiddetta Costa degli Schiavi, che si estende a Sud del Sahara.

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Le sofferenze dei neri d’africa spesso cominciavano mesi prima del trasporto.

Gli schiavi venivano selezionati dai negrieri nei vasti recinti per schiavi che costellavano la costa dell'Africa, passando da un porto all'altro finché non avevano riempito le stive delle loro navi.

Poi l'imbarco alla volta di Haiti, Cuba, Brasile, Santo Domingo; gli schiavi venivano ammassati sdraiati, i maschi incatenati e ammanettati nelle stive delle "navi negriere", spesso vecchie carrette che si sfondavano dopo qualche chilometro di navigazione.

Il viaggio durava dalle cinque alle otto settimane. Malattie e disperazione erano diffuse sulle navi che deportavano gli schiavi: altissima fu la percentuale di quelli che non arrivavano a destinazione e finivano in pasto ai pesci (dal 50 al 70%). Gli schiavi superstiti venivano rimpinzati di cibo, curati, lasciati riposare, ripuliti e addirittura unti con olio di palma per ben figurare agli occhi dei mercanti: persino i loro denti venivano resi bianchi e lucenti con speciali radici mediche. Alla fine la "merce umana"veniva esposta nei mercati di schiavi.