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Lenad Art-Therapy incontro con l’artista Mauro Benetti

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Lenad Art-Therapyincontro con l’artista Mauro Benetti

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Lenad Art-Therapyincontro con l’artista Mauro Benetti

Conosco mauro benetti dal 2008 quando mio pa-dre me lo ha presentato come nuovo artista da proporre in mostra. inizialmente non capivo il suo lavoro ed essendo un “concettuale figurativo” mi perdevo in quelle figure così forti, in quei segni da maestro che in pochi gesti raffiguravano forme dai mille significati.Lavorando insieme a lui, frequentandolo, allesten-do la sua mostra ho imparato a conoscerlo osser-vando più profondamente i suoi lavori. ogni volta che mi soffermavo su una sua opera mi saltava all’occhio qualcosa di nuovo, qualcosa che non ave-vo notato anche se era sempre stato lì.così un giorno gli ho chiesto se si fosse sentito di raccontare i suoi lavori ai ragazzi della Lenad.da questa richiesta nasce non solo una visita gui-data straordinaria ma anche un incontro succes-sivo, profondo, curioso e pieno di sfaccettature in cui i ragazzi si sono rispecchiati.era tempo che non vededevo i nostri così coinvolti, incuriositi e contenti allo stesso tempo.quello che segue è un resoconto di quanto acca-duto in quelle due ore e trenta, le immagini della serata e le considerazioni che l’artista ha scritto sul lavoro dei ragazzi.

Luca Bottello arteterapeuta Lenad

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Questa sera è venuta a trovarci una persona speciale, Mauro Benetti, artista che avevamo già avuto il piacere di conoscere in Galleria. La sua presenza è molto gra-dita a tutti noi, non capita tutti i giorni che un artista come lui ci proponga di realizzare un lavoro insieme. Subito afferma di essere rimasto colpito dal nostro la-boratorio per alcune cose in particolare: primo tra tut-ti è l’aspetto che dice rispecchiare perfettamente ciò che lui ha sempre visto come il connubio perfetto tra arte e psicologia, cioè l’espressione della grande fun-zione sociale dell’arte, quella di fare emergere il proprio mondo interiore; in secondo luogo una scritta su una parete: “ Gli uomini non devono dimenticare di essere stati bambini”, così come ci aveva già detto in galleria, questo è uno dei pilastri della sua creazione artistica. Infine, le tante impronte che vanno quasi a formare una grande macchia su un’altra parete, spiegandoci come le impronte delle mani siano il segno più intimo e anti-co degli uomini. Così afferma con nostra somma gioia: “Dunque sono proprio nel posto giusto!” Ci spiega poi che è venuto perché avrebbe piacere di realizzare un lavoro con i ragazzi, chiede a ciascuno di disegnare ad occhi chiusi su un grande cartoncino che a scelta può essere bianco oppure nero, nel primo caso si dovrebbe immaginare di essere in pieno giorno, nel secondo inve-ce di essere immersi nella notte e lasciare che questo guidi le emozioni. Spiega infatti che è importante lascia-re che la mano si muova come fosse spinta non dal cervello, ma dalla nostra interiorità. I ragazzi entusiasti si mettono al lavoro. Ciascuno chiude gli occhi e si lascia andare. Dopo circa un’ora, quando tutti hanno finito, ci sediamo a parlare. Mauro è interessato a conoscere le emozioni che hanno provato, come si sono sentiti, che cosa li ha spinti, loro si aprono volentieri e sono molto curiosi di sentire che cosa lui pensi dei loro lavori. Così dedica l’ultima parte della serata a cercare di dare un significato ai lavori svolti, creando un grande coinvolgi-mento ed interesse.

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Dovrei scrivere qualcosa sui vostri lavori e quindi scrivere sulla vostra vita che non conosco ma vi dirò cose sulla paura. La paura ha un grosso potere ma dare a qualcun altro la responsabilità della paura non ci può aiutare a superarla. Ci siamo tanto allontanati da noi che non abbiamo più un posto dove ripararci, qualcosa che ci aiuti a sfuggire alla pressione della realtà abbiamo paura di stare in casa ma anche di uscire di casa.

La casa è simbolicamente rappresentata da un rettangolo un recinto di protezione e dentro hai messo tutto, tutto ciò che ti dà certezze, la mamma che la tiene unita, l’amore, la fidanzata, tutti i simboli di un ragazzo che attraverso il suo inconscio ne riconosce il valore. Hai lasciato fuori te adulto tu sei dentro e fuori dal rettangolo, devi trovare il modo di garantirti la sicurezza da solo, fuori e dentro dipendono ognuno dall’altro come il passo della gamba destra da quella sinistra.Ognuno di noi deve imparare ad accettare la propria colpa senza lasciarsene travolgere.Tutti abbiamo paura a parlare liberamente dei nostri profondi problemi, tuttavia i segni, il disegno, la pittura li raccontano dettagliatamente.

Un bambino a volte quando è sgridato si mette in un angolo, e se è in una stanza buia cerca la protezione ha paura del buio perché non può vedere la persona che ama (anche se lo ha sgridato) ma trova anche da quel punto una sicurezza.La paura non è più un problema che si può curare con l’età, certo i medici prescrivono antidepressivi ma non sono la cura per la paura. Si fa uso di droghe per trovare conforto, si diventa tossicodipendenti senza avere superato la soggezione della paura, piuttosto la si raddoppia. Questo segno che scorre a partire dall’angolo è la vita, può essere fluido se ha un punto da cui partire e quel punto sei tu. Fidati del tuo parere, ascoltalo, la leggerezza del tuo segno sei quello che puoi essere, nessuno conosce meglio di te quali siano il nostro bene e il nostro male.

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E tu continua a sgocciolare colore, io l’ho fatto per anni senza sapere che in questo grondare cercavo solo un supporto su cui fermare l’esistenza. Un’esistenza che sembrava essere felice come il gesto di un bimbo che butta dei coriandoli e come quel bimbo, è inconsapevole della fragilità, basta un po’di vento, una forza impalpabile che con un soffio modifica tutto. Quel soffio bisogna imparare a riconoscerlo non come momento distruttivo, ma come se poco più in là tutto si ricomponesse in maniera nuova, fresca, giovane, bella, sono domande divenute forma che hanno dentro di sé il cuore della risposta.

“ma io voglio…” io volevo dipingere colorato e sono deluso. Ho dipinto me stesso travestito, quello che ho fatto mi dice il contrario di come sono, ho scelto i colori ad occhi aperti e ho sperato che chiudendoli fos-sero diversi, i contrari non si compongono da soli, dobbiamo viverli in modo attivo per diventarne padroni. Devi integrare, mettere insieme i due poli e non fuggire dal mondo, devi trovare il coraggio di affrontare senza timori le provocazioni della vita. Osservati come sei fatto una parte femminile ed una maschile, come tutti noi, trasforma il TU in IO e l’IO in TU, nessuno può essere geloso se l’io donna ama l’io uomo. Riconosci il male diventa suo alleato e lui non potrà far altro che nutrirsi del bene. Tu non puoi fuggire dal mondo per un’unica ragione che sei il mondo, io tutte le volte che piango e lo faccio spesso, cerco sempre uno specchio voglio vedermi piangere e quando finisce provo a ridere e ci riesco sempre meglio.

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Ti guardavo dipingere in un pozzo, hai scelto un pozzo dove ti potessero cadere i gessetti e il foglio, tutto poteva cadere lì dentro anche tu, hai usato le mani forse tutte e due, quella dell’inconscio faceva quello che voleva e l’altra si preoccupava, cercavano di toccarsi, di sentirsi, gli occhi e le mani parlano più delle parole. Usa le mani troverai sollievo nel tuo malessere. Mettere e togliere, devono trovare un punto in cui l’energia può uscire ma un punto c’era in quel foglio e ti sei subito preoccupato con cura e lucidità di tornare a cancellarlo. Lì passava la tua energia avresti dovuto dirgli grazie finalmente ti ho trovata! Le mani mi hanno svelato che c’è un passaggio che mi ha permesso di riconoscerti se lo vorrai quella porzione di foglio non ti lascerà più. Lei è l’unica parte dello specchio che non deforma il reale, lì c’è il tuo vero volto, il tuo vero sguardo è il riflesso della tua anima.

Perché non hai continuato a sorridere? I cerchi iniziali sono il simbolo della creatività, la creatività sor-ride, niente è più grande della forza di un sorriso è un invito alla gioia. Non hai voluto continuare perché anch’io come te faccio fatica a sorridere, ma con gli occhi chiusi la tua faccia non era triste. Poi è giunta la domanda, mi fa fare un disegno! Chiudi gli occhi e disegna. La tua energia si accumula, perché non la scarichi, non la lasci fluire? Abbi coraggio quel fiume che può scorrere è benefico, corre, cura, guarisce, e se vorrai può curare anche gli altri, quelli come tutti noi. Prova a non essere nascosto e distante, io quando l’ho fatto, dopo tanto tempo mi sono sentito bene.

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Ma perché ti sei messo sulla porta? (è vero non c’era più posto…) la porta è il simbolo che unisce un dentro e un fuori, hai cominciato a disegnare ma tu eri fuori, noi eravamo in un’altra stanza ed io cercavo di dirtelo con il pensiero, potevi stare tranquillo con gli occhi chiusi, noi eravamo tutti lì. Due luoghi messi insieme senza apertura avevi paura del giudizio e così ho provato a dirti che io ero in un’altra stanza e dalla tua mano sono usciti scarabocchi, spirali ed un cuore. E’ una cosa inaspettata ma che dovrai asso-lutamente prendere in considerazione, hai cercato e trovato quello che cercavi. Fidati di lui quando lo hai disegnato noi eravamo in un’altra stanza, da adesso parla con lui senza di noi è una sorta di totale abbandono delle proprie difese.

Ora abbiamo capito tutto. Ciò di cui abbiamo bisogno è invisibile.

Hai disegnato delle orecchie ed era come se tu avessi voluto avere un paio di orecchie in più per colle-garti meglio al mistero che ti stava attorno, raccogli le voci intorno a te e sarà la giusta strada al tuo sentire e se riesci, scrivi quello che puoi scrivere, arriverà dritto al cuore, c’è bisogno della passione e del coraggio di chi sa ascoltare, non giudichiamoli perché tutto può essere importante e il niente mai banale.

Vi sono vicino e sono uno di voi.

Mauro Benetti

P.S.Condividete pure il caffè con gli altri gruppi ma preoccupatevi di farlo un po’ più buono.Un grazie a Luca per questa esperienza che faremo sicuramente in modo che possa continuare.

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lunedì 23 marzo 2009, laboratorio di Arteterapia Lenad via del Carmine 4 10123 Torino