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Periodico trimestrale d’informazione e di cultura Copia gratuita Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4463 del 1° Aprile 1992 NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA Anno XXIII Numero 4 Dicembre 2014 L'EDITORIALE La Costituzione repubblicana e il paradosso italiano E’ incontrovertibile che la mancanza di lavoro in Italia rappresenti la prima emergenza del Paese. La scienza economica insegna che il lavoro è un fattore della produzione, al pari del capitale e della ricerca scientifica e tecnologica (il cosiddetto know how). Senza il lavoro non c’è reddito, senza reddito non ci sono consumi: è la crisi. Perché manca il lavoro in Italia? Non è facile rispondere alla domanda, ma tutto si può spiegare in termini di concorrenza internazionale o globale. In alcuni Paesi il lavoro è poco retribuito e ancor meno tutelato: allora le imprese nostrane sono spinte a delocalizzare la produzione. In altri Paesi la tassazione è inferiore alla nostra: allora il capitale vi è attratto; poi si può continuare: altrove la giustizia è più rapida e ancora, altrove c’è meno burocrazia, ecc., ecc. E pensare che il lavoro, secondo la Costituzione, è il fondamento su cui si basa la nostra Repubblica democratica (primo paradosso). Un’altra emergenza è la mancanza di una legge elettorale degna di questo nome: da lustri in Parlamento siedono persone non scelte direttamente dai cittadini, secondo un sistema di preferenze, ma selezionate dai partiti e capipartito con un sistema di investiture pseudo feudali, sebbene, secondo la Costituzione, la sovranità appartenga al popolo….(secondo paradosso). Poi ci sono le altre emergenze, quelle derivanti dal dissesto idrogeologico, di Claudio Scaraffia Autocarrozzeria dall’inquinamento, dall’incuria dell’Uomo, dai terremoti, ecc. Cosa si è fatto finora per rimediare? Ben poco (a mio avviso)! Prima di archiviare definitivamente l’anno che sta per terminare, consentitemi ancora di formulare i tradizionali auguri di Buone Feste a tutti i Lettori, con un ringraziamento particolare ai collaboratori e ai finanziatori del giornale. Il Direttore Invito agli sposi del 1965 e oltre Continuando una simpatica e fe- lice iniziativa anche quest’anno la Famija Vinovèisa ha in pro- gramma per domenica 17 maggio 2015 i festeggiamenti per le cop- pie che quest’anno raggiungono i 50 anni di matrimonio e quelle che hanno superato il fatidico traguardo. Invitiamo perciò tutti coloro che si sono uniti in matrimonio nel 1965 e oltre di dare il proprio nomina- tivo a Marco Magliano (tel. 011 9656335) o a Dino Sibona (tel . 339 7576096) entro il 5 aprile p.v. af- finché possiamo festeggiare tutti insieme le nozze d’oro e oltre.

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Periodico trimestrale d’informazione e di culturaCopia gratuita

Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4463 del 1° Aprile 1992

NOTIZIARIO DELLA FAMIJA VINOVÈISA

Anno XXIIINumero 4

Dicembre 2014

L'EDITORIALE

La Costituzione repubblicanae il paradossoitaliano

E’ incontrovertibile che la mancanza di lavoro in Italia rappresenti la prima emergenza del Paese. La scienza economica insegna che il lavoro è un fattore della produzione, al pari del capitale e della ricerca scientifica e tecnologica (il cosiddetto know how). Senza il lavoro non c’è reddito, senza reddito non ci sono consumi: è la crisi. Perché manca il lavoro in Italia? Non è facile rispondere alla domanda, ma tutto si può spiegare in termini di concorrenza internazionale o globale. In alcuni Paesi il lavoro è poco retribuito e ancor meno tutelato: allora le imprese nostrane sono spinte a delocalizzare la produzione. In altri Paesi la tassazione è inferiore alla nostra: allora il capitale vi è attratto; poi si può continuare: altrove la giustizia è più rapida e ancora, altrove c’è meno burocrazia, ecc., ecc.E pensare che il lavoro, secondo la Costituzione, è il fondamento su cui si basa la nostra Repubblica democratica (primo paradosso).Un’altra emergenza è la mancanza di una legge elettorale degna di questo nome: da lustri in Parlamento siedono persone non scelte direttamente dai cittadini, secondo un sistema di preferenze, ma selezionate dai partiti e capipartito con un sistema di investiture pseudo feudali, sebbene, secondo la Costituzione, la sovranità appartenga al popolo….(secondo paradosso).Poi ci sono le altre emergenze, quelle derivanti dal dissesto idrogeologico,

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Autocarrozzeria

dall’inquinamento, dall’incuria dell’Uomo, dai terremoti, ecc.Cosa si è fatto finora per rimediare? Ben poco (a mio avviso)!Prima di archiviare definitivamente l’anno che sta per terminare, consentitemi ancora di formulare i tradizionali auguri di Buone Feste a tutti i Lettori, con un ringraziamento particolare ai collaboratori e ai finanziatori del giornale.

Il Direttore

Invito agli sposi del 1965 e oltre Continuando una simpatica e fe-lice iniziativa anche quest’anno

la Famija Vinovèisa ha in pro-gramma per domenica 17 maggio 2015 i festeggiamenti per le cop-pie che quest’anno raggiungono i 50 anni di matrimonio e quelle che hanno superato il fatidico traguardo.Invitiamo perciò tutti coloro che si sono uniti in matrimonio nel 1965 e oltre di dare il proprio nomina-tivo a Marco Magliano (tel. 011 9656335) o a Dino Sibona (tel . 339 7576096) entro il 5 aprile p.v. af-finché possiamo festeggiare tutti insieme le nozze d’oro e oltre.

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2 IL VINOVESE

I borgh ëd Vineuv 15

Screening visivo ai bambini 18

Gli occitani e la loro lingua 20

La sirena di mezzogiorno 21

Una giornata diversa 22

Vinovo anni ‘80: riapre S. Croce 23

I nostri morti 24

La crisi rilancia l’emigrazione 25

Il “Premio Cavallo” a un cestista 27

SO

MMARIOXXVII CONCORSODI POESIAPag. 4

AllA ROCA‘D CAVOuRtRA VINOE CAffÉPag. 14

Il mANtEllODI

SAN mARtINOPag. 16

Il CAPItANObugNONE

DEllA guARDIA

NAzIONAlEDI VINOVO

Pag. 19

I presepi si raccontano con la creatività e la magia

Ai batù è già Natale con i presepiOrmai è Tradizione, a Vinovo, Natale porta con sé la Mostra dei Presepi nella restaurata Chiesa di S.Croce o ‘dei Batù’. Ed è la quin-dicesima.Come sempre, i presepari (o pre-sepisti a scelta) hanno studiato un anno per preparare la ‘loro’ rappresentazione del paesaggio che circonda la Natività. E poi si sono scatenati nella realizzazione. Via vai di figuri all’imbrunire con mastelli di gesso, fasci di cortec-ce d’albero, cartocci di muschio e scatole, scatole, scatole e filo elettrico, spine e misteriosi ‘ac-

crocchi’ per far girare le figurine o comandare giri di luci o pompe per la risalita dell’acqua.E cosi qua un presepio pieno di torri e case realizzate in schegge di pietra, vicino ben 92 figure in realistici movimenti, là un presepe in stile napoletano con magnifici palazzi. E tutte le figure rivestite di vero tessuto e poi quello interamente all’uncinetto. Ma che pazienza!Da un uovo di Pasqua escono deco-razioni Natalizie, mentre un gran-de circuito in movimento presenta

le sue figurine che si rincorrono.Un paesaggio palestinese con il suo colore ocra evoca un sole ab-bagliante, mentre un piccolo cimi-tero degli Alpini ricorda quelli che sono ‘andati avanti’.Qualcuno ha raccolto sulla battigia tante conchiglie per realizzare una completa rappresentazione con tante figure in movimento. Si sen-te quasi il profumo del mare!Il ‘laboratorio dei presepi’ delle scuole delle 5° elementare han-no costruito l’intero villaggio di Betlemme mentre i bambini del-l’Asilo ne hanno confezionato uno con tante figure rivestite di stoffe e casette di cartone.C’è un omaggio a Roma con un Colosseo circondato dall’odierno traffico di auto ed un decollo d’ae-reo dall’aeroporto di Fiumicino. Chi ha ritrovato in solaio un antico macinacaffè a ruota e vi ha ambien-tato dentro un piccolo presepe.Nella nicchia della chiesa le ma-gnifiche grandi figure della Natività dei Commercianti di Vinovo. C’è pure quello fatto utilizzando pigne e ghiande e quello con figure di sughero dai tappi delle bottiglie di vino (chissà chi ha partecipato a fornire la materia prima svuotando le bottiglie?).Una bella autoscala da incendio ci ricorda l’abnegazione dei nostri pompieri.Un volante da videogioco culla un Gesù Bambino, e un cielo passa dal giorno alla notte, mentre si accen-dono le luci notturne nelle case. Bellissimo lo scorcio di una camera da letto con candela tremolante sul comodino e il fuoco del fabbro che sta ferrando un cavallo.Un paesaggio d’un bianco fatato sotto una neve di bambagia che ricopre vasettoni di ex-Nutella. È una natività contenuta in una bot-tiglia di cristallo contornata da tan-ti altri paesaggi in formato lillipu-ziano, degni della fiaba di Gulliver.E tutto il resto è meglio che lo an-diate a vedere; avete tempo fino al 7 Gennaio 2015!Mario Bernardi

La Famija propone un almanacco da gustare Per le prossime feste natalizie e di fine anno è pronto l’edizione n. 28 dell’Armanach edito dalla Famija Vinoveisa. Le prime copie sono state donate alla Commissione giu-dicatrice del Concorso di Cultura e poesia durante le premiazioni di sabato 15 novembre. In questa edi-zione oltre naturalmente ai proverbi in lingua piemontese (con traduzio-ne in italiano) che affiancano ogni giorno dell’anno, la parte del leone è riservata alle 6 fotografie, più la stupenda copertina, che illustrano le pagine bimensili. Tali immagini

riguardano i portali della vecchia Vinovo rimasti ancora intatti e quindi con ben oltre 100 anni di vita. Si passa dal più vecchio datato 1735 al più nuovo, si fa per dire, datato 1882. In questo lasso di tempo più stili sono naturalmente rappresentati: dal barocco piemontese, all’impero, all’umbertino. Portali e portoni di ca-scine e case di civile abitazione che hanno veramente segnato il tempo e che per fortuna sono ancora in piedi per essere ammirati e studiati, dalle future generazioni. Il gruppo di lavoro dell’Armanach collaudato da anni di collaborazione è formato dal fotografo Rino Visconti, dai ricerca-tori di tradizioni e cose antiche Vera Miletto Scuero, Gervasio Cambiano, Giovanni Clerico e dal grafico Giovanni Alessiato. L’Armanach si trova nelle edicole vinovesi o diretta-mente dalla Famija Vinovèisa.

Le sottoscrizionisono ossigenoper la nostraassociazione In questo periodo i nostri incari-cati sono impegnati nella campa-gna di tesseramento 2015.Si tratta di un impegno molto im-portante perché, oltre al rinnova-mento tessere per i vecchi Soci, è di vitale importanza la ricerca di nuove adesioni.Oggi la nostra associazione so-pravvive grazie al finanziamento sostenuto dai Soci, in quanto sia la Provincia di Torino, sia la Regione Piemonte hanno dra-sticamente tagliato i contributi; mentre i costi di gestione sia del giornale “Il Vinovese” sia del ca-lendario aumentano.L’obolo minimo richiesto ai Soci è di e 20 che detratte le spese per il giornale e il calendario (distribuiti gratuitamente a tutti i Soci) rimane ben poco per le attività dell’Associazione.Ancora una volta dalle pagine del giornale, vogliamo porgere un caloroso ringraziamento a tutti i contribuenti che con la scelta a favore della “Famija Vinovèisa”, ci hanno consentito di usufruire anche per quest’anno del contri-buto erariale del “5 x Mille”.

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3IL VINOVESE

Le goccioline di rugiada unite alle correnti fredde si trasformano in cristalli

cco dicembre, che in punta di piedi, giunge a chiudere il calendario, portando con sé un bagaglio molto ricco di ap-puntamenti per noi credenti. Il mese normalmente si apre

con l’inizio dell’Avvento; fa eccezione quest’anno che esso inizia il 30 novembre. Poi, continuando il suo cammino per le vie celesti, si arriva all’8; giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione, Madre di Gesù e Maestra di vita per ognuno di noi. Finalmente, con cuore gioioso e pieno di stupore, restiamo in attesa della Sua venuta fra noi, attraverso l’Incarnazione, facendosi Bambino, per indicarci la Via del Cielo.Allora tutti corsero ad adorarlo, guidati da una Cometa in quella notte Santa e benedetta da Dio. Intanto, nel punto più lontano dell’universo, le varie perturbazioni si riunirono, perché anche loro desideravano vestire a festa la terra, per questa Grande Venuta. Il loro gran desiderio era quello di rivestirla di un candido manto, in modo da dare quella sensazione di purezza, proprio com’era il cuore di quel Santo Bambino che stava per arrivare. Concordate con immensa armonia le cose da fare, si misero al lavoro e molto velocemente le varie goccioline di ru-giada, unite al vapore acqueo ed alle correnti polari, si trasformarono in meravigliosi cristalli, pronti per scendere sulla terra. Ma tra loro vi era un super-visore, il quale, attraverso la fessura di una porticina, control-

lava quale fosse il momento più adatto, per non rischiare di sciogliersi prima del tempo. Ma una di loro, si gongolava per la sua bellezza e nella sua fantasia, sognava di scendere su di un castello, magari fra le mani di un principe azzurro. Per questo voleva anticipare la partenza, per poter arrivare prima delle altre. Il suo nome era Cristalia, ma veniva soprannominata Cristallina, proprio perché era un po’ birichina. Dopo molto rimuginare, pensò che il solo modo per partire prima, era quello di approfittare del momento in cui il super-visore socchiudeva la porti-cina. Infatti fece proprio così; con immenso stupore si trovò finalmente libera di volare nel firmamento del cielo. Era una notte limpida e tra-puntata di fulgide stelle, che le illuminavano il cammino. Tra di esse ve ne era una d’immensa grandezza, con una coda che da sola faceva ri-splendere a giorno anche la terra. Solo ora aveva capito perché le altre avevano ritardato la partenza; perché le nuvole non erano ancora pron-

te per accompagnarle. Intanto scendeva dolcemente e nella discesa pen-sava al luogo in cui sarebbe atterrata. In lontananza cominciava ad in-travedere le luci delle città. Era proprio lì che desiderava scendere, per andare poi alla ricerca del suo principe azzurro. Ma il vento che alitava in quella notte, la spostava sempre più verso le colline, tanto da sentire già in lontananza lo scampanellio di un gregge di pecore. Tutto intorno a lei, aveva un aspetto fiabesco. I cristalli di neve che pian piano si po-savano sui rami degli alberi ormai spogli, li decoravano a festa, ed anche le casupole più povere, ricoperte da quel candido manto, sembravano le piccole regge che lei aveva sognato. Ma mentre ammirava quello stupen-do paesaggio, quasi senza accorgersi, il vento la fece entrare all’interno di una misera capanna, ritrovandosi sulla guancia rosea di un bimbo appena nato. Sentì subito un dolce calore, ma la sua paura era appunto quella di sciogliersi e di non poter più trovare il suo principe azzurro. Mentre pensava a tutte queste cose, vide riflesse in lei tutte le stelle del cielo e quella cometa che aveva visto fra le altre stelle, si era posata sulla capanna, illuminando a giorno il paesaggio intorno. Poco alla volta, si accorse che stava scomparendo, ma dentro di sé era piena di gioia. Ad un certo punto, il bimbo battè le ciglia e si mise a piangere. Allora il viso dolce di una giovane donna gli sorrise e lo strinse fra le sue braccia,

asciugandogli quella lacrima. Cristallina si ritrovò così trasformata in vapore acqueo, come quello che usciva dalle narici del bue e dell’asinel-lo, pronta per ritornare in cielo, per potersi nuovamente trasformare in cristallo ed un giorno ridiscendere ad imbiancare la terra. Troppo spes-so noi ci lamentiamo con Gesù, perché non sempre ci dona le cose che gli chiediamo, ma non ci accorgiamo che se non ci esaudisce, è solo per il nostro bene. Noi troppe volte, siamo umanamente troppo attaccati alle cose terrrene e diciamo di credere alla vita eterna solo con le labbra, ma non con il cuore. Invece Egli è nato e morto per noi, per donarci la salvezza e la vita eterna. La cosa difficile da capire per noi uomini, è proprio quella che la Via che porta alla salvezza eterna, passa solo e sempre attraverso la Croce di Cristo.

Maria Brarda

E

Lodevole impegno di un gruppo rock

Al "Circo di biga" va in scena la solidarietà

La copertina del CD.

Un gruppo di cinque giovani ap-passionati della musica rock ha costituito la band "Il circo di Biga" volendo creare nei propri concerti un vero romanzo sul mondo del circo.Ma hanno voluto che questa loro passione per il rock italiano fosse dedicato anche a chi ha bisogno di aiuto e quindi il ricavato dei loro concerti vanno a favore del-la struttura "La Madonnina" di Candiolo.Non paghi hanno inciso un CD musicale, veramente bello, ricco di armonie e di timbrica che vi mostriamo a fianco. Il CD non è in vendita ma lo potre-te trovare sia ai loro concerti che presso il negozio 'Coppe e trofei di Varrone Giuseppe' ai Cavalieri di Vinovo dietro un'offerta sempre a favore de "La Madonnina" di Candiolo.In occasione del Natale ecco un modo per fare un regalo bello, sicuramente gradito a parenti ed

amici, partecipando nel contempo ad un'opera di solidarietà.Il gruppo, in primavera, inizierà un nuovo ciclo di concerti sempre a favore de 'La Madonnina'.Non possiamo che fare i nostri auguri a questa band di un suc-cesso strepitoso e siamo certi che i nostri Soci vorranno partecipare.

Mario Bernardi

'L CANTUN DEL BARBOTON

'L BARBOTON A BARBÒTA NEN PERCHÉ...Una volta tanto il barboton non ha da brontolare, ma da rallegrarsi

perchè il nuovo sindaco, contrariamente alle spudorate abitudini dei nostri politici, ha mantenuto la promessa, fatta in periodo elettorale, di far aprire alla domenica la chie-sa di San Desiderio. Grazie, signor Sindaco, a nome di tanti vinovesi, che frequentando il cimitero desiderano per un minuto mettere piede nel Santuario. Com’è bello non aver da brontolare, ma potersi congratulare con gli amministratori della cosa pubblica!Ora aspettiamo l’adempimento di un’altra promessa: far spalmare una o due mani di impregnante conservativo sul portone della chiesa, il quale, flagellato dalle intemperie

e cotto dal sole, sta inesorabilmente andando in rovina. Lo ricordi a quell’altro galantuomo che è l’assessore Giuseppe Alessiato, dopo di che, il barboton se ne starà zitto fino … alla prossima occasione.Lodovico Griffa

sTORiA Di UN CRisTALLO Di NEvE

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Ventisettesimo concorso di cultura piemontese

4 IL VINOVESE

le premiazioni delXXVII concorso di poesia e

cultura piemontese

C on novembre, tutti gli anni ormai da tantissimo tempo, ar-riva un appuntamento irrinun-ciabile per chi ama la Terra di Piemonte.

La premiazione del Concorso della Famija Vinovèisa che, a livello regionale, nazionale ed in-ternazionale, ormai è sempre più conosciuto e raccoglie un nume-ro di adesioni che si incrementa di anno in anno.

La formula è semplice dal mo-mento che ci sono alcune sezioni dedicate, oltrechè alla prosa ed alla poesia sia in piemontese che in italiano, ai ragazzi ed alle loro emozioni raccolte in compo-nimenti, documentari e quanto offre loro la possibilità di espri-mersi, ed anche ai nostri emigrati che hanno modo di dare spazio ai ricordi.

Considerato che si tratta anche di emigrati discendenti di terza e quarta generazione di nostri corregionali, la loro partecipazio-ne la dice lunga sul legame che è stato loro tramandato da nonni e genitori, verso la Terra cui appar-tengono le loro radici.

Il “tema libero” è poi il “segreto” di questo concorso perché per-mette a tutti di esprimere i propri pensieri senza ritrovarsi di fronte al titolo del componimento, che la maestra ci dettava e che ci causava un gran vuoto nella testa ed un buco nello stomaco per l’angoscia di cosa mai avremmo dovuto scrivere!

Dare spazio alle emozioni di chi scrive è un modo per stimolare i pensieri e facilitare la parte-

cipazione di tutti all’iniziativa coinvolgendo grandi e piccoli, scrittori per amore e scrittori per dedizione ed anche semplici lettori che, riordinate le idee, decidono di dar loro forma per comunicarle ad altri.

I ragazzi delle scuole poi, e di-ciamo fortunatamente, stan-no prendendo sempre più peso nell’economia del Concorso e la loro pacifica e entusiasmante in-vasione, è gioia contagiosa che

coinvolge le famiglie dei bambini e dei ragazzi. Anche il pubblico che sempre affolla la premiazione oltre ovviamente alle insegnati cui spetta il ruolo di guida e di coordinamento svolto con sag-gezza e pazienza.

Le insegnati, infatti, si danno sempre un gran daffare per sup-portare, suggerire, stimolare i ra-gazzi ma, occorre dire, che il loro lavoro porta sempre degli ottimi risultati.

Vedere il palco dell’Auditorium vinovese brulicare di bambini e giovani emozionati e sorridenti che attendevano di veder proiet-tare il video sul lavoro, da loro svolto e premiato, è stato davvero un gran bel risultato.

Sentire poi le letture dei più grandicelli segnalati dalla giuria per le loro composizioni, letture compite anche se un pochino tradite dall’emozione, ha fatto comprendere come puntare sulle

La classe V della scuola elementare “don Milani”di Vinovo premiata per la bella ricerca sull’uovo e sui “Polajè”. In seconda fila la Compania Tradissional Vinovèisa.

All’Auditorium di Vinovo serata dedicata alla poesia

La sala dell’Auditorium con in primo piano il gruppo “A.Vastrera” di Sanremo che ha partecipato con tanto entusiasmo alle premiazioni del concorso della Famija Vinovèisa.

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Ventisettesimo concorso di cultura piemontese

5IL VINOVESE

nuove generazioni è la chiave di volta per continuare a diffondere la cultura in senso lato che com-prende la cultura del territorio, dei sentimenti, delle emozioni, del rispetto del prossimo, della memoria dei padri e delle nostre tradizioni che aiutano ad essere ciò che siamo.

Il massimo è poi sentire un ra-gazzo giovanissimo narrare in perfetta lingua piemontese un suo scritto: in questo caso si re-sta davvero di stucco. Chi scrive, e ve lo dico sinceramente, ha appreso il piemontese per ne-

Da sinistra a destra: la dott.ssa Paola Taraglio, funzionario della Regione Piemonte, con il sig. Bruno Lanteri Lianò, presidente dell’associazione “Armonia” di Venaria.

A N'AMIS ËSPECIALPër mi ti it j’ere pi che n’amis’n’sema i soma chërsù’nsema i l’oma giugà’nsema i l’oma corù

It j’ere ti che ant le giornà pi scure it savije trové la lus e portemla Parej, a l’amprovis, a më spontava ‘l soris e mi i savija che j’era nen sol

Quand ch’i vorìa parle con quejdunmi i vnisia da ti!E ti, fin-a sensa parole,it savije spieghete mej ëd j’autri

Ma adess i ti ses pi nen e mi im ciamo: coma i fareu? Un salut ëspecial da to padronin Marco Ciao Doss, ciao

Giuseppe Pace premia il poeta vinovese Valter Olivetti per la poesia in italiano.

SENTIERO DI STELLECi sono parole che sussurranoe che scappano al mio giudizio.Che volano come farfallefra i fiori del giardino!

Ti scopri tante volte con gli occhi verso il cielo contemplando le stelle che con amore mi dicesti, ne sapevano dei tuoi sogni.

Esse, illuminavano il sentieroche il tuo cuore percorrevaper arrivare alla “tua terra”. Terra che un giorno lasciastiper fare l’America!

I tuoi sogni percorrevano verdi colline e fantasia di castelli addolciti dal nettare dei tuoi grappoli. Ti afferri a un albero di sogni che coltivasti in America!

Io ti prometto che un giorno,non so quando né come, impazzito di amore viaggeròin Italia, la “tua Italia”.

E calpesterò la sua terra e mi inebrierò con la sua aria e farò realtà i tuoi sogni, caro nonno.

E in poemi... Ritornerò! Maria Emilia Moreno

Cordoba (Argentina)

Paola Taraglio saluta tramite il collegamento via Skipe la sig.ra Maria Emilia Moreno di Cordoba (Argentina) seconda classificata per la poesia in italiano.

cessità ed in età matura ma ha la stessa dimestichezza con la lingua dei padri di quella che ha con una lingua straniera ed allora ha provato un’emozione davvero straordinaria.Anche quest’anno, come tra-dizione vuole la Commissione valutatrice era composta da Vera Miletto Scuero, Gervasio Cambiano, Mario Maina, Censin Pich, Giuseppe Perrone cui si è aggiunta, da qualche anno, una giovane giurata, Graziella Pace che così combina il ruolo di illu-stratrice e lettrice delle opere, a

Marco Degl'InnocentiCarmagnola (TO)

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Ventisettesimo concorso di cultura piemontese

6 IL VINOVESE

Le nuove generazioni sono il futuro della nostra cultura anche in lingua piemontese.

Madame Geneviève Bardin di Montauban (Francia), che segue il concorso della Famija Vinovèisa da molti anni viene premiata dalla dott.ssa Taraglio.

Carlin Porta primo premio per la prosa in piemontese con Giovanna Franchino e la dott.ssa Pace.

Il giovane Marco Degl’Innocenti leg-ge la propria poesia in piemontese che si è classificata al quinto posto.

quello di esaminatrice.Il lavoro della commissione, dal momento che gli elaborati sono giunti molto numerosi, ha com-portato molte riunioni per poterli esaminare tutti e redigere una graduatoria che tenesse conto delle molteplici variabili che dan-no vita ad un elaborato.

Questo viene sempre sottolinea-to dal prof. Perrone, docente di lingua e cultura piemontese, che illustra gli elaborati in piemonte-se con amabilità ed un pizzico di ironia e commenti ad hoc, strap-pando qualche sorriso alla platea in un momento in cui, il sorriso è diventato “merce rara”.

L'ALPIN CON ËL CHEUR MASNÀ

Costa a l’é na stòria,na stòria cita,a l’é n’arcòrd stërmàan fond a ‘n tiror,ma la póer dël temp.për un moment l’é volà viae tut a l’é tornà ciairdrinta mia ment.

An famija mach mi i son nassùa ‘n sità, parej amis, parent e conossent dël pais, quand ch’a vnisìo a Coni, mancavo ben ëd passé da nòstra ca.

Vnisìo për salutesseo për ciamé ‘d piasìo mach për un consej,mè papà fasìa tutlòn ch’a podìa për lor,content ëd cola liurache la distansaa l’avìa nen s-ciapà.

Un dì, a l’ha sonà ‘l ciochin ëd nòstra pòrta, un fieul biondin e motobin genà, l’avìa na piuma an sël capel. l’era n’alpin, a smijava spers, a na caserna ‘d Coni a l’era stàit mandà.

Mi i j’era na masnaijn-a,vardava sò capel an sna cadrega,vosìa toché la piuma,ma i m’ancalava nen, mentrel’alpin beivìa ‘n biceròtëd vin ëd nòstra vigna,parl-and, parl-and, con mè papà.

As ciamava “Riccardo” col giovnòt che mia mama tratava coma ‘n fieul, përdùa pian pian la gena, giugava ‘nsem a mi, am pijava ‘n brass, m’ aussava, am posava, ‘m fasìa grigné e sortut am lassava toché la piuma ‘d sò capel!

Ma, ‘n di, a l’è rivà na bruta neuva,chiel a duvìa parte për la guèra,mi i capìa nen ben còsa ch’a fussae përché tuti a j’ero sagrinà.

Peui son rivà ‘d litre, ëd bijèt e ‘dcò soa fòto d’alpin ant una curniss a forma ‘d cheur.

Un di, i l’hai dije a mia mamaëd bòt an blan: “Quand i saraina tòta,”Riccardo” i veuj sposelo mi!”Chila l’ha soridù, ma pen-a pen-a,“Quand it saras na tòta,mia cara cita, chielsarà tròp vei për ti!”

Parlava con j’euj bass, mi i capìa nen, rija, giugava con le buate, le litre già rivavo pì...

Ant la tèra ‘d Russia,l’alpin con ël cheur masnàl’ha lassà soa gioventura,al pais, a soa ca,da noi a l’é pì nen tornà.

Laura BertoneCuneo

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Ventisettesimo concorso di cultura piemontese

7IL VINOVESE

Antonio Tavella da Racconigi, primo premio per la poesia in piemontese, mentre viene premiato dal prof. Giuseppe Perrone.

In primo piano l’insegnante Prof.ssa Laura Paganotto con una sua allieva.

Alla premiazione ha assistito Maria Teresa Mairo, già per die-ci anni sindaco di Vinovo ed ora sensibile Assessore alle manife-stazioni e pari opportunità del Comune di Vinovo legata al ter-ritorio ed alla Famija Vinovèisa, da sempre, unitamente alla Consigliera Comunale, nonché insegnante Carmela Passarello. La mobilitazione della Famija Vinovèisa, nessuno escluso, è stata come al solito grandiosa e,

il suo presidente, Dino Sibona, ha creato una perfetta organizza-zione nella quale ciascuno ha un suo ruolo e tutti collaborano con entusiasmo e con grande parte-cipazione emotiva a cominciare dai coniugi Franzoso cui si deve la regia e la presentazione della manifestazione che ha permesso il collegamento via Skipe con le due discendenti piemontesi Silvana Neuman e Maria Emilia Moreno, premiate per la se-

ASCOLTA E RIFLETTIFerma un attimo la tua vita freneticaed ascolta il fremito della terra...

Al di là delle barriere, costruite artificialmente dall’uomo, che a volte la natura, come avvenuto recentemente a Genova, decide improvvisamente di far crollare, lasciando nella disperazione intere famiglie.

C’è tutta una umanità che lavora,ama, gioisce e soffre, come te, forse più di te...

Cogli il segnale, abbi il coraggio di comprendere ed aiutare le vittime delle tante sciagure, sia quelli che hanno perso molto o tutto, compresa a volte la vita, che i tanti bisognosi che ti passano vicino ogni giorno, senza che tu te ne accorga.

In fondo, se ci pensi bene, siamo tutti figli di un qualche “Dio”che ci ha regalato una terrain cui vivere insieme, nel bene e nel malee di cui siamo solo degli occupanti pro-tempore,anche se spesso, egoisticamente,ce ne sentiamo padroni assoluti.

Allora perché tanta esitazione? Non aspettare la prossima sciagura per spalare il fango o contare i danni, ma comincia oggi stesso ad abbattere il “tuo” pezzo di muro ed a vedere con altri occhi chi ti sta accanto!

Bruno Lanteri LianòVenaria (TO)

MORAN-E E MOTEREPër cujì dr arba a volontàij pra i ‘ndàvo cò ‘ndrugià.Ij sòd ëd na vòta i bastàvo nana caté dër guàno për fé dër fan.An sër colin-e, për ij prà sut,coj òm i-j pansàvo pròpi a tute ‘nlora lor, press ai tarseu,ant ij sò prà na lauràvo ‘n cit reu.An bel seu dë liam bele-lì i lovàvoe, con lòse ‘d tara, i ro coatàvo.Lagiù ‘n sra pian-a i fàvo ‘r motere:sampe ‘n sra tëppa lì bin laurà,butàvo dër fassin-e bin lovà;peu, cole fassin-e, ëd tara i-j coatàvoe ‘n baron për vòta lor i ‘nviscàvo.Dòp cáiche ore coj baron i-j fongàvoe con ‘r vái i-j argauciàvo.Lo-lì dovàvo pa brusé tròpe për dëstisseje is ëlvàvo a doi bòt.Ra tara náira a ‘ndrugiàva ij prà,s’amniva rossa a j’era sgairà.A ra fin dr invarn,moran-e e motere ij campagnini-j sapinàvo pròpi bin.An sra carëtta col taruss ro cariàvoe a baronat an sa e ‘n là i ro butàvo.Coj che ‘n sra pian-a ra cuciara i aisàvopì pòca fatiga për ës travàj i fàvo.Peu con ër vái i spantiàvo ij baronansuma a ra tëppa, con sodisfassion.

Antonina GalvagnoMonteu Roero (CN)

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Ventisettesimo concorso di cultura piemontese

8 IL VINOVESE

zione “Emigrazione” che hanno così potuto vedere “dal vivo” la premiazione e raccontare le loro esperienze di emigrazione.

Un momento davvero emozio-nante perché sentire parlare con così tanto affetto dell’Italia e del Piemonte da così lontano ha dav-vero riscaldato i cuori di molti.

Credo che l’entusiasmo e l’amore per la Propria Terra sia il vero segreto di questa manifestazione.

Partecipare per il piacere di farlo e non per il gusto di esserci e ciò ha un valore straordinario soprattutto per ciò che riguarda il numero degli elaborati prove-nienti da piemontesi emigrati nel mondo .

Anche quest’anno è stata premia-ta Geneviève Bardin, che è ormai un’ habitué del Concorso e, tutti gli anni, raggiunge Vinovo da

Allievi della classe II sezione C Scuola Secondaria di 1° grado “A. Manzoni” di Nichelino premiati per la poesia in italiano sezione riservata ai ragazzi.

Antonio Tomasi a nome della Famija Vinovèisa consegna alla sig.ra Laura Bertone il terzo premio per la poesia in piemontese.

La poetessa Angioletta Faule di Candiolo, seconda classificata per la prosa in italiano ascolta con attenzione il testo da lei scritto e letto dalla dott.ssa Pace.

La dott.ssa Graziella Pace premia la giovane Èlodie Maria Melano terza classificata nella sezione poesia in italiano.

OLTREFra le canne del fiumescivola d’un fiatoil vento profumato d’estate.

C’è un’anima che prende il volo e conclusa la corsa va verso l’altra riva.

Un battito d’alie vola alta nel ventoalla ricerca del Grande Silenzio.Ma oltreoltre c’è un cielo di lattaun groviglio di piccoli sentierie i rovi a macchianon svelano il paesaggio.

OLTREFra le canne del fiumescivola d’un fiatoil vento profumato d’estate.

C’è un’anima che prende il volo e conclusa la corsa va verso l’altra riva.

Un battito d’alie vola alta nel ventoalla ricerca del Grande Silenzio.Ma oltreoltre c’è un cielo di lattaun groviglio di piccoli sentierie i rovi a macchianon svelano il paesaggio.

Oltre c’è l’amaro del rimpianto oltre è l’assenza delle luci e ancora oltre il ricordo di te ormai troppo lontano. Natalia Bertagna Moncalieri (TO)

QUANDO SCENDE LA SERADella terra ascoltoil respiro sereno,ricordando i giornipassati, uno per uno,Cammino nelle notti,senza vento, lungo i vialidei grandi fiori rossi,sono rose del Cairo.Ascolto i battiti del cuore,accarezzo i tuoi capelli,nel sogno tra le stelle,la lontananza da tefrena il mio vivere.La solitudine, al tramonto,è un buco nero, cheinghiotte i mille ricordi.

Giovanni CianchettiGrugliasco (TO)

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Ventisettesimo concorso di cultura piemontese

9IL VINOVESE

NEBBIA DORATAHa il sapore dell’uvail mio ricordo di scuoladi quel grappolino violadisegnato su una paginadel quaderno a quadrettiquel primo ottobreda cui è trascorsaquasi una vita.

Ed ha sapore di tabacco anche che tu, maestro spargevi per l’aria fumando dopo aver ben appiattito con venti centimetri di righello trasparente, un rito durato cinque anni, quella sigaretta bianca e senza filtro.

Fumo, uva e dall’uva il vinodue piaceri inebrianti e meditativisu cui corrono la Donzelletta della campagnae il Passator cortesein un bosco di solidi e calcoli spinosi,con a destra gli antichi Egizi e sull’altra rivafiumi, Alpi e Appennini e il triste Pinocchio.

Oggi, andando verso il mio autunno raccolgo i raggi della mia nebbia dorata e li ripongo nel nascondiglio dei ricordi dove gli anni di scuola sono solo il lampo di un faro.

Luigi Umberto CasettaVillafranca Piemonte (TO)

A Gounod, pastor Tervueren, nòstr can ëd famija për momenti 15 ani, che ciamavo

MANITÙA l’è staita na vista franch amèrarivand a ca: ti slongà sël paviment,mia fija ch’at carëssava, sëta për tèra:i l’hai capì ch’a l’era rivà ‘l moment...

Subit ël cheur a l’ha dame në s-ciancon e son pa stait bon a dì mesa paròla, ma i som sëtame ‘dcò mi ‘nt un canton a carëssete ‘l pluch, pòvra bëstiola!

Ti, tut ant un moment, it ‘has vardamecome për parleme, con ël tò sistema,e, con coj euj già fiss, it l’has contame,ant un second, quindes ani ‘nsema...

L’han mensionà le nostre scarpinade su për le montagne o travers ai pra, ij bagn ant ij fossaj e le sudade, mai s-ciòp e mai content ëd torné a ca...

ma, ‘nsema, la goj ‘d mach ësté con noi,golos d’un bon bocon o ‘d na carëssache sërcaves con tò nas contra ij ginoje che arpagaves con tanta tenerëssa!

Ma subit it l’has sarà ij tò euj strach e ‘t l’has bogià la cova come për saluté: mi i l’hai carëssate, peu, da viliach, i son ëscapà via... për podèj pioré!

Vittorio GullinoRacconigi (CN)

TEMPORALETemporale,raggi inquietifendono la volta celesteirrompendo nel nullama rubando pacelasciando ai sospiriil compito della resa

Guizzi, violetti disegnano nel cielo l’irruenza della natura in uno scenario irripetibile con lugubri boati che ci rimandano a periodi funesti

Saette, dal cielo ci raggiungonoimpietose mostrando l’impetodei dardi infuocati, che distruggono,rendendo giustizia al benee il vento che li precede fischiaalternando sibili a infernali e roboanti figure

Le prime goccie quasi in sordina e poi uno scrosciare imponente solleva la polvere bianca di un estate corta e impossibile che sta per finire lasciandosi dietro profumi, sapori, colori che ora rischiano di essere spazzati via.

Attilio FaniaVinovo (TO)

IL CANTO DELLA SCUOLALa scuola par dura allo studente,ma chi l’ha ormai lasciatala ricorda con profonda dolcezzae melanconia.

In maggio, finestre aperte, s’ode di lontano la sua voce:

il maestro che legge dei racconti,la maestrina che narra gesta eroiche,piccoli cori che compitano all’unisono,il brusio d’una classe lasciata incustodita...

Di tutti questi bei suoni è fatta la scuola.

Quando, poi, suona la campanella,allora se ne vede il volto:

bimbi cogli occhi meravigliati, monelli cogli abiti sdruciti che giuocano e tardano per il pranzo,

maestri e maestre che ancora, affannati,s’apprestano a controllareche nessuno si faccia del male,

e tornano a casa stanchi, ma coll’anima straripante di gioia.

Questo è il canto della scuola,il canto del cuore.

Èlodie Maria MelanoCastagnole Piemonte (TO)

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Ventisettesimo concorso di cultura piemontese

10 IL VINOVESE

Il gruppo dei partecipanti al concorso per la sezione di poesia in italiano premiati a pari merito.

Parigi, dove abita, per rituffarsi nelle proprie radici piemontesi con la forza di una ragazzina an-che se, la settantina, l’ha passata da un pochino…E tutti gli anni si commuove e, al momento di salire sul palco, non trova le parole e ringrazia tutti quasi sottovoce, ritirando il pre-mio con la stessa emozione della prima volta.La forte partecipazione del-le Scuole di Vinovo, Istituto Comprensivo di Vinovo, Scuola “Don Milani” classi III (sezioni A-B-C-D-E) e classe II E, grazie alla realizzazione del “Progetto Diderot” in collaborazione con la Fondazione CRT e Slow Food, è stato un grande successo per la Famija Vinovèisa che si au-gurava, da anni, quest’adesione massiccia.Le insegnati hanno guidato i ra-gazzi nella scoperta delle proprie radici culturali, enogastronomi-che e storiche del territorio dove vivono riuscendo realizzare dei documentari di grande effetto. Favole dei nostri tempi i cui “at-

LA FESTA DELLA MAMMAMamma!Grido con orgoglio a squarciagolaquesta semplice parola,la prima che ho imparatoda quando dal tuo grembo sono nato!

Le persone che mi voglion bene son davvero tante ma la Mamma senza dubbio ha il ruolo più importante, c’è sempre lei quando ho bisogno, sia da sveglio o quando faccio un brutto sogno, con una semplice carezza mandi via la mia tristezza la luminosa gioia che hai sul viso mi regala sempre un bel sorriso!

E quando arriva la serami rimbocchi le coperte,mi trasmetti tanto amorea braccia aperte,mi fai star bene e sentir sereno,nei tuoi occhi vedo perfin l’arcobaleno!

A maggio la tua festa è un evento assai importante ma essere tuo figlio non è la gioia di un istante, è l’emozione eterna ed infinita che dura la meraviglia di una vita.

Il tempo scorre in frettae io cresco veloce come il ventoma penso al mio futuroin modo assai contento,e così per gli anni passatie per quelli futuricara Mammati faccio i miei auguri!!!

Walter OlivettiVinovo (TO)

AL TRE STÈILEAl Tre Stèile, na vira a-i era n’albra pin-aËns la montà a s’ avisco adess ij primi sbrinccëd lusa ‘l mèire dij molar. I ‘nmagninava, gagno,ëd sarvan o ‘d giuglar ch’ a s’ amusèisso ai geughdë ‘l candeilòte ‘d mili, ën broa ai balatrone i sugnava d’ essi ‘d cò mi un ëd si arfajs-ciancafrità. I-é ‘n cel ch’ a l’ ha lassà-se ‘ndrél’ëmbrun-a,për mlì s-ciuma dël top.

Al Tre Stèile, na vira a-i era ‘n bocc ëd chèrpus...

A s’ëstërma la lun-a cò chila ‘nmasconàd’achit.

A l’é costa na neuit d’ un prim gel ëd n ivèrn rivà ën gatonand. I-era stà-je n agost d’ësteilòte balanche, a la dita dël cé ch’ a bërbotava soens d’ avèj pa basta ‘d lëgna ‘n sosta da la boschera. Për pòch che ‘s pugn ëd rai a-i la fassa a dé fòra da sa frisa ‘d borin-a, a vischerà a festa, ‘nt ij canté sarm, ij lustr ëd giassa dë ‘l canà dël borgh.

Al Tre Stèile, na vira a-i era ‘n vej moré...

Am tira vèri j sap n’ antica faiarìa mas-ciava che a vòte i sent ëncora. Miraco, ‘n di, ij frangai a rivran ën na prima ‘d violëtte e ‘d pampocèt.

Adess, al sol calé, as vogo torna ‘l faredij bard e as sento ‘l zitre a vroné ‘n mes a j elvo...

Al Tre Stèile, na vira a-i ero ‘n sava j orm...

Antonio TavellaRacconigi (CN)

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Ventisettesimo concorso di cultura piemontese

11IL VINOVESE

LIBERTÀ D’ESPRESSIONEHo imparato ad essere libero di scrivere e di esprimermi,

senza paura né vergogna,perché nessuno potrà giudicare i miei sentimenti.

Ho imparato a non mollaread avere coraggio e, anche se cadrò,

saprò rialzarmi.

CORAGGIOLa nera e ripida montagna incute paura:

io,inizio la dura salita.

Incontro un ostacolo:non mi fermoe raggiungo

i 2.000.Allora sono felice.

PREGHIERAAssisto ad una messa e rivolgo a Dio una preghiera:

fà che la PACE regni sovrana nel mondo.

Vorrei che tutti gli uomini stringessero la manodi quelli con cui hanno litigato

e che odio, razzismo e discriminazionecedessero il posto ad amore e solidarietà.

Mirko SalviaScuola secondaria di I grado “A. Manzoni”

Nichelino (TO)

GUIDANei momenti di difficoltà

sono stato guidato da nuvole lucenti.

L’amicizia e la fiducia reciprocami hanno portato la forza della speranzae mi hanno donato un sorriso di felicità,

certo di non mollare mai.

UN REGALOA Natale,

mia madre, dolce e premurosa,mi ha fatto un regalo:

un viaggio sull’arcobaleno

Fu allora che io imparaila gioia dei colori

e conobbi un nuovo sentimento nato dal cuore,che mi ha guidato verso le stelle,

verso Gesù.

FIDUCIALa fiducia in Dio

ci fa varcarela più impervia montagna,

per arrivaread aprire la porta della speranza.

Allorasorgerà nuovamente il sole,

ascolteremo il rumore delle ondeche si infrangono contro gli scogli,

in un’armonia infinita.

Stefano CavaglieriScuola secondaria di I grado “A. Manzoni”

Nichelino (TO)

NOTTURNO SUL MAREIl sole rosso è tramontato.Tra breve la bianca luna

renderà il mare freddo come l’acciaioche le luci di lontane lampare

cercheranno di scaldare.Ma un’alba nuova ridarà a tutto luce e calore,

nell’attesa di una nuova brezza.

PRIMAVERAMarzo:

la neve si sta sciogliendoal calore di un nuovo sole,

più luminoso.

Rinascono alberi e fiorie nere rondini raggiungono il loro antico nido.

Dopo il freddo dell’inverno,benvenuta primavera!!!

LUCI DI GIOIAE SPERANZA

Tutto è sereno.Sul mare,

luci di navi lontanemi ricordano momenti di gioia:

lampadine accesenel buio della quotidianità e nella purezza dell’universo.

Voglio vivere senza sprecare un solo attimo.

Barbara FracchiaScuola secondaria di I grado “A. Manzoni”

Nichelino (TO)

MAREAscolto il vento soffiaree il rumore delle onde.

Nel cielogrida di gabbiani.

Sulla riva le reti dei pescatoridove mille pesci saltano,

come bambini su un tappeto elastico.

Lorenzo FerroScuola secondaria di I grado “A. Manzoni”

Nichelino (TO)

FIUMELa vita è come un fiume

che scorretalvolta lentamente,

talvolta in modo impetuosoin una gara infinita con il tempo.

Si unirà ad altri e,alla fine, insieme,

formerammo mari ed oceaniper non morire mai.

Andrea FioreScuola secondaria di I grado “A. Manzoni”

Nichelino (TO)

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Gianalberto Miglio primo classifica-to per la prosa in italiano.

Ventisettesimo concorso di cultura piemontese

tori” sono dei bambini partecipi della realtà che vivono e costrut-tori, così, del loro futuro.

Alla Scuola di Vinovo si è aggiunta anche la Scuola Secondaria di 1° grado “A. Manzoni” (Nichelino) classe 2 C e quindi i giovanis-simi, con soddisfazione di tutti, hanno fatto la “parte del leone” in quest’edizione del Concorso.

Un grande ringraziamento è do-veroso farlo ai “MUSICI” come si diceva una volta, che sono sta-ti i realizzatori della melodiosa ed accattivante colonna sonora che ha accompagnato i filmati che hanno illustrato l’attività dei giovani. Strumenti semplici i loro ma evocativi di un tempo lontano quando, nelle aie, si celebrava la mietitura e la spannocchiatura e la musica rendeva la fatica meno dura. Quindi un grande grazie e tantis-simi complimenti a Paolo Rollo, Rosita Iuduci e Antonio Ferito. Far conoscere il territorio e le sue peculiarità ai giovanissimi è importante perché li lega alla Terra dove sono nati e dove vivo-no e crea emozioni e sensazioni che si porteranno nel cuore, ma-turandole, durante tutto il corso della vita, per sempre.

Tutti i ragazzi hanno avuto un libro in dono e, l’Assessore Maria Teresa Mairo a nome del Comune di Vinovo, ha volu-to donare alle classi un kit di

materiale utile per la loro vita scolastica. La Regione Piemonte, tramite la funzionaria che si occupa d’emi-grazione, ha omaggiato volumi ai premiati così come ha fatto la

Provincia di Torino.Ovviamente anche i vincitori di ogni singola sezione hanno avuto, come premio oltre alla pergame-na da inquadrare, un volume con tematiche letterarie o illustrativo

L’ Assessore alle manifestazioni del Comune di Vinovo Maria Teresa Mairo premia la classe IV delle scuole elementari di Vinovo per la bella ricerca svolta sul dolce locale “Cariton”.

delle bellezze del Piemonte per-ché è importante conoscere la propria Terra a 360° soprattutto in previsione degli eventi che la coinvolgeranno il prossimo 2015.

Torino sarà infatti Capitale Eu-ropea dello Sport, ci sarà l’ espo-sizione della Sindone con la visi-ta di Papa Francesco, di origine piemontese, e sarà festeggiato il Bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco il Santo Sociale per eccellenza che ha fatto molto proprio per i gio-vani in Piemonte, in Italia e nel Mondo.

Non dimentichiamoci poi che Torino dista solo 33 minuti di treno da Milano dove si terrà l’EXPO 2015 che avrà come te-ma l’alimentazione che, guarda caso, è stata trattata proprio dalle scolaresche Vinovesi pre-miate e quindi, considerato che il salone del Gusto, Terra Madre ed Eataly sono INVENZIONI

LA CLASSIFICA DIVISA PER SEZIONE Sezione Premio Graduatoria Nominativo premiato/i Elaborato vincente

1° Classificato Gianalberto Miglio Ricordi di scuola 2° Classificato Angioletta Faule Storia di un antico borgo Prosa 3° Classificato Gianantonio Bertalamia Il viaggio di Ibrahim in italiano 4° Classificato Attilio Rossi Una valigia piena di sogni 5ª Classificato Luciana Rizzotti Emigranti

Menzione Geneviève Bardin Il primo giorno di scuola speciale (Francia) dedicata ai Tutti a Silvana Neuman Con arona a caffé Piemontesi pari merito (Argentina) emigrati Francine Ferrato Un viaggio fallito (Francia) Poesia 1° Classificato Luigi Casetta Nebbia dorata in italiano 2° Classificato Maria Emilia Moreno Sentiero di stelle (dedicata (Argentina) anche ai 3° Classificato Èlodie Maria Melano Il canto della scuola Piemontesi 4° Classificato Natalia Bertagna Oltre all'estero) 5° Classificato Giovanni Cianchetti Quando scende la sera

Premio speciale Pari

Attilio Fania Temporale

per scrittori merito

Walter Olivetti Bambini oggi, uomini domani vinovesi 1° Classificato Carlin Porta Travaj ëd neuit Prosa in 2° Classificato Adriano Cavallo Nen mach ij gramèt.... piemontese 3° Classificato Enzo Aliberti Nent sempre j’amor non an fabrica 4° Classificato Ugo Maria Forcherio Cola musica na lauda per nost Piemont

Premi special për la vajantisa e për la Giuseppe Mina La lavandera fedeltà al concors 1° Classificato Antonio Traversa Al tre stèile 2° Classificato Daniele Ponsero La ciav Poesia 3° Classificato Laura Bertone L’alpin con ël cheur masnà in piemontese 4° Classificato Vittorio Gullino "Manitù" 5° Classificato Marco degl'Innocenti A n’amis ëspecial (2a media) 6° Classificato Antonina Galvagno Moran-e e motere

12 IL VINOVESE

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Ventisettesimo concorso di cultura piemontese

Antonio Tomasi premia l’arch. Luigi Casetta primo classificato per la poesia in italiano.

Piero Mottura nelle vesti del “Cucaeuv” di Vinovo riceve un rico-noscimento dal Presidente dellaassociazione “A. Vastrera Uniun de tradisiun brigasche” di Briga Alta (Sanremo): Prof. Antonio Lanteri.

LA CIAVSon trovame lì,andoaij scalin dla vignaparlo ancoracon ël celest dle fiordla salvia e rosmarin...

Sercand ël sondle scarpe gròssedël nòno, che giumaida temp, marcia dëscaùsspër àutri senté...

Son trovametra le fior giàunesota la tòpiatra ‘l ciabòte la banca ‘d bòschcon ël bon odordle primavere...

Son perdùmetrames ij pajdla vigna,che misurandcon ël temple cadense dij travaj,l’han vist...pioré la vis poà,l’azur dël verderàm,peuj, l’uva madura!

Son perdùmesercand la ciavdl’esistensa...

Daniele PonseroTorino

Piemontesi tutti dobbiamo es-sere consapevoli delle nostre eccellenze per divulgarle e cat-turare l’interesse di quanti, il Piemonte, lo conoscono ancora troppo poco.

Il Concorso della Famija Vino-vèisa ha anche questo ruolo di divulgatore del Piemonte in Italia e nel mondo e, anno dopo anno, si conferma un punto fer-mo della nostra cultura e della cultura nell’emigrazione.

A conclusione, il presidente della Famija Vinovèisa, Dino Sibona, e la Giuria hanno salutato tut-ti i partecipanti ed il pubblico presente dando appuntamento per il prossimo anno. Hanno rin-graziato tutti coloro che hanno contribuito al successo di tutte le edizioni e di questa XXVII che, nonostante il tempo da lupi e le difficoltà logistiche a raggiungere Vinovo, ha registrato un grande afflusso di persone che amano la cultura del Piemonte ed apprez-zano tutto ciò che la Famija fa per farla conoscere.

Paola Alessandra Taraglio

LA CLASSIFICA DIVISA PER SEZIONE Sezione Premio Graduatoria Nominativo premiato/i Elaborato vincente

Insegnante: Classifica Prof.sa Laura Paganotto Speciale 1° Classificato Giulio Garofali Scuola 2° Classificato Viola Cappa Secondaria di 3° Classificato Marco Defilippi 1° grado 4° Classificato Vincenzo Zappavigna “A. Manzoni” 5° Classificato Matteo Racca (Nichelino) 6° Classificato Alice Ranalli Classe 2ª C Segnalato Besard Cufaj Segnalato Matteo Destino

Tutta la classe: DOCUMENTARIO Alice, Alex, Altea, Andrea Spunti e Spuntini conosciamo il nostro Davide, Emanuele, territorio: il Cariton. Erika, Elisa, Federico (2), Filippo, Francy, Giorgia, Lorenzo (2), Matteo, Paolo, Sebastian, Simone Riccardo, Tommaso, Vanessa, Vittorio Insegnanti: Cristina Cito, Elena Costero

Tutte le classi: DOCUMENTARIO Cercare il pelo nell’uovo: Spunti e Spuntini conosciamo il nostro Alessia; Rompere le uova territorio: la storia dell’allevamento dei nel paniere: Chiara; polli da sempre attività lavorativa di Camminare sulle uova: Vinovo. Giulia; Avere la scrittura da gallina: Chiara; Essere pieno come un uovo: Fabrizio–Manuel; Essere bagnato come un pulcino: Andrea–Fabrizio; Essere una testa d’uovo: Alessia. Insegnanti: Fiorenza Castagno, Marilena Cappellari, Carmela Passarello, Donatella Sada, Evia Albieri, Marina Rasetto, Ilenia Iannò, Daniela Margaria, Rosanna Petiti. Insegnanti di sostegno: Roberta Oggero, Chiara Zanfabro.

IstitutoComprensivodi Vinovo“Don Milani”Classi 3ª AsezioniA-B-C-D-E

IstitutoComprensivodi Vinovo“Don Milani”Classe 2ª E

13IL VINOVESE

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14 IL VINOVESE

Alla Roca 'd Cavour tra vino e caffé

racconti seri e comici

Piccolo mondo antico

Vinovo, anni '60. Fotografia d'insieme della Trattoria Rocca di Cavour.

Vinovo, 1958/59. Interno della Trattoria Rocca di Cavour con a sinistra Giacomo Alessiato, la nuora Michelina, Adi Bertano, e Lino Alessiato.

m i sono divertito (e quasi com-mosso) durante il relax delle vacan-ze estive guardando una sera, per caso, il programma di Telecupole Story intitolato “Premiato Caffé”, dove si introducono alcuni avven-tori di un immaginario caffé dei primi decenni del secolo scorso, i quali rievocano nostalgicamente, insieme ad un compassato came-riere d’antan, certi momenti di un passato ormai lontano ed entrato nell’album dei ricordi.

La nostalgia si fa addirittura strug-gente intenerimento, quando nel-la sigla di chiusura un supposto cliente rievoca in una delicata can-zone il caffé della sua giovinezza, di cui non è rimasta che una pen-zolante insegna arrugginita, men-tre nel frattempo sullo schermo

Si facevano quattro chiacchereavvolti nel fumo delle sigarette aspirando l'aroma che emanava la macchina da caffé espresso.

sfilano fotografie, dense di ricordi, con figure di donne della Belle Epoque, imprigionate dagli stecchi di rigidissimi busti e coperte il viso di estrosi cappelli somiglianti a cespugli fioriti, oppure di uomini in ghette e pagliette, indossanti la maglietta della mitica società Canottieri.

Ho rivissuto allora certi momenti della mia ormai lontana, troppo lontana, giovinezza, quando an-che un gruppo di noi aveva il suo modesto locale di settimanale fre-quentazione.

Ci si ritrovava la domenica, dopo la funzione religiosa pomeridiana, la benedisiun!, insieme con cari amici purtroppo già scomparsi, e si entrava per sorbire un povero espresso da pochi soldi nel bar-trattoria di Giaco d'Anlessià.

Non era di certo un caffè-chantant di città con orchestrina e fatali sciantose imbellettate e fruscianti, come quello, pretensiosetto, ma pur di buon gusto fra tanta sciat-teria televisiva, del programma di

Telecupole, lontanissimamente arieggiante i locali parigini dise-gnati da Toulouse Lautrec; aveva però le sue attrattive, non ultima la graziosa e sorridente Lucia, che tanti giovanotti faceva sognare.

Si facevano quattro chiacchiere, avvolti nel fumo delle sigarette (fu-mavano solo nei giorni di festa per colpa delle esangui finanze sempre in procinto di esaurirsi), aspirando l’aroma che emanava la primitiva macchina da caffé espresso, ornata di piccoli fregi stile liberty, troneg-giante sul bancone di legno.

Talvolta si saliva al piano superiore per giocare a biliardo o piuttosto per assistere, in religioso silenzio, alle precise stoccate dei giocatori veri (come era abile in queste mosse il taciturno Tommaso Farò – alias Tomasin dla Ieta!).

Noi guardavamo attentissimi, di-straendoci solo per brevi momenti per guardare dai vetri il silenzioso e sonnolento scorrere della sot-tostante bealera. E questi erano i divertimenti, “le risorse” le chia-mava il Carducci, di lontani anni a Vinovo.

Erano modesti quei divertimenti come modeste e semplici erano le nostre aspettative.

Poi è venuta la guerra con i bom-bardamenti e la devastazione della nostra bella piazza, poi il dopo-guerra, poi la diaspora dell’inur-bamento di tanti di noi, e le tra-sformazioni urbanistiche hanno cambiato volto al paese, così co-me quelle comportamentali hanno mutato i costumi e le abitudini del-la gente, specialmente dei giovani viziatelli dal benessere economico.

Quando già erano in corso que-sti cambiamenti, poco prima che il vetusto edificio di via San Bartolomeo venisse abbattuto, ho visto sul frontespizio della “Roca ‘d Cavour” la vecchia insegna”, melanconicamente sbiadita quale presagio della sua prossima scom-parsa.

Ed ora, quando passo sul ponte della bealera sepolta sotto un man-to di cemento, mi risuonano negli orecchi con un’onda di tenera ma-linconia le nostalgiche parole del-la canzone di Telecupole: “Ricordi ancor – il nostro caffé?” e con il cantante concludo, non senza rimpianto, “Ormai troppo tempo è passato”.

Lodovico Griffa

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15IL VINOVESE

Gli Inserzionistiaugurano

a tutti i Lettori

BUONE FESTE

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‘i BORGH ËD viNEUviL BORGO NUOvOdetto "Borgh dël Tramvai"Il Borgo Nuovo, lo dice anche la parola, è uno dei più recenti del paese. Fino agli anni dopo l’Unità d’Italia il paese finiva davanti al castello della Rovere. Non esistevano né piazza Rey né le omonime scuole. Dopo l’Asilo delle suore giuseppine, un grande caseggiato settecentesco fronteggiava la cascina allora di proprietà dell’ Ordine Mauriziano, un pezzo di questo caseggiato si vede ancora oggi ( dove esiste la sede del Sindacato Pensionati). Il paese finiva qui, dopo esistevano solo prati e campi e lo stradone per Stupinigi che venne tracciato a metà del 700. Ma con l’arrivo della famosa Tramvia Belga nel luglio 1882 che faceva capolinea tra via Chisola e via Parisetto, dove oggi ci sono i giardinetti col monumento agli alpini, poco per volta la zona cambiò interamente volto. Le primissime casette (Bernardi detto “Cucagna”, Benso, Sona) al massimo a due piani fuori terra, vennero edificate sul lato nord del col-legamento viario via Stupinigi – via San Bartolomeo, in pratica il prose-guimento di via Chisola, fino al paese. Ed è proprio qui che all’inizio del 900 apri i battenti la famosa Trattoria del Borgo Nuovo di Alberto Amalfi. Cioè “da Bert” come popolarmente si diceva. Intanto sull’altro lato di via Stupinigi era stata edificata la casa dell’al-tro celebre Ristorante locale cioè la Trattoria del Tramvay di Severino

Vinovo, 1910/1915, via Stupinigi angolo via Chisola con le rotaie della tramvia.

Peretti che proseguiva per via Stupinigi con la casa di Secondo Pereno proprietario di una piccola tessitura che venne poi inglobata nella mani-fattura Bertero. Queste costruzioni sono tuttora esistenti. Negli anni 1893-95 l’Amministrazione Comunale del tempo guidata dal Sindaco Pietro Grana, da un grande spiazzo vuoto, ricavò una grande ed armo-niosa piazza intitolata poi al comm. Luigi Rey. Qualche anno prima nel 1889/90 sul lato est grazie alla volontà di questo industriale filantropo, che regalò soldi e terreno, furono edificate le Scuole Elementari proget-tate dal geniale Crescentino Caselli. Già al nuovo secolo risalgono le tre casette liberty e poi la casa della famiglia Aliberti sul lato sud della piazza. Sempre in questi anni sul lato di via del Castello (popolarmente denominata la strà dle ruasse) che corre di fianco al muretto di cinta del parco del Castello della Rovere, in un modesto edifico venne impiantata la segheria Giacotto. A cavallo dei due secoli 1800-1900 in via Parisetto vennero edificate due o tre casette tuttora visibili. Infine in via Chisola alla fine degli anni ‘20 del secolo XX il cav. Giovanni Tortasso, rientrato dall’ Argentina, fece costruire la Villa Maria in bello stile Liberty ancora oggi esistente. Più tardi in fila, sorsero le altre tre casette. Questo fu l’as-setto del Borgo Nuovo almeno fino agli anni del dopoguerra 1947-48. Poi come il resto del paese anche Borgo Nuovo si ingrandì, perdendo i caratteri originali. Nel 1949 la tessitura Bertero si spostò in via Chisola da via Roma. E poi negli anni ‘50 sorsero altre abitazioni in tutta la via Parisetto ed al fondo di via Chisola. Nel 1957 gli industriali vinovesi Garis e Bertero sponsorizzarono la costruzione del Circolo Ricreativo e Sportivo detto popolarmente il Dopolavoro che per decenni costituì il maggior centro di aggregazione di Vinovo. Infine nel 1967-68 per inizia-tiva di privati al posto della Trattoria del Borgo Nuovo e delle modeste casette ai suoi lati, venne edificato il grande palazzone tuttora esistente. Il resto è storia recente.Gervasio CambianoVinovo, 1910/1915, piazza Rey e scuole elementari nella forma originaria.

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una pagina gloriosala sua testimonianza evangelizzatrice

San Martino di Tours confessore, monaco e vescovo francese

m artino nacque a Sabaria, città della Pannonia (attuale Ungheria), da genitori pagani, ma fu allevato in Italia, a Ticinum (Pavia).

Suo padre, inizialmente semplice soldato, era divenuto tribuno mi-litare dell’esercito Romano; anche Martino seguì la carriera militare, più per obbligo che per scelta.

Inadeguato per il suo ruolo di sol-dato e non ancora sufficientemen-te cristiano in quanto ancora cate-cumeno (nonostante l’opposizione del padre), visse più come monaco che come militare.

Venne mandato in Gallia e qui accadde l’episodio destinato a di-ventare il più importante della sua vita. Tutti abbiamo sentito narrare l’episodio di S. Martino, che ca-valcando avvolto nel suo ampio mantello di guardia imperiale, in-contrato un povero rabbrividito dal freddo, con gesto generoso taglia in due il mantello, dandone la metà al povero.

La notte, in sogno, quel mendi-cante si rivelò essere Cristo. Da qui la conversione totale al cristia-nesimo con il ricevimento del S. Battesimo.

Tuttavia non rinunciò subito al servizio militare, rimase soldato, ma soltanto di nome. Tempo do-po, lasciato il servizio militare, Martino volle conoscere il futuro S. Ilario, allora vescovo della cit-tà di Poitiers, il quale gli conferì l’esorcistato.

Con il consenso del Vescovo, la-sciò temporaneamente la Gallia

per recarsi al paese natale; durante il soggiorno nel suo paese, la ma-dre e altre persone si convertirono al cristianesimo, al contrario del padre.

Dopo numerose conversioni e il primo miracolo fu ritenuto degno successore degli apostoli.

In seguito ad un breve noviziato di vita eremitica, Martino fondò un paio di monasteri: Ligugé, il più antico d’Europa, e Marmoutier, destinato a divenire un grande centro di vita religiosa.

Martino si adoperò per la con-versione della popolazione; si re-cò molte volte a predicare nella Francia centrale e occidentale.

San Martino soldato romano divide il mantello col povero alle porte di Tours.

Questa sua opera lo rese mol-to popolare, e nel 371 fu eletto, suo malgrado, vescovo di Tours. Diventò il grande evangelizzatore del centro della Francia.

Era stato, come si disse, soldato contro voglia, monaco per scelta, e fu vescovo per dovere.

Nei ventisette anni di vita episco-pale si guadagnò l’amore entu-siastico dei poveri, dei bisognosi e di quanti soffrivano ingiustizie; manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo

Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, ortodossa e copta.

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e riconciliando il clero ed evange-lizzando i contadini.

Morì, l’8 novembre 397 a Candes, durante una visita pastorale. I suoi funerali, avvenuti tre giorni dopo, furono una vera apoteosi e, ancora oggi, San Martino di Tours viene ricordato l’11 novembre, sebbene questa non sia la data della sua morte, ma quella della sua sepol-tura.

La metà del celeberrimo mantello che S. Martino condivise con il povero di Amiens, tolte numerose frange per arricchire i vari reli-quiari, venne custodito gelosamen-te in una cappella (il nome deriva appunto da “cappa”, mantello) e il custode prese il nome di cap-pellano.

La basilica a lui dedicata in Tours, l’edificio religioso francese più grande di quei tempi, fu tradizio-nale meta di pellegrinaggi medie-vali.

Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da quella copta è stato uno tra i primi Santi non martiri ad avere la festa liturgica.

L’11 novembre, i bambini delle Fiandre e delle aree cattoliche della Germania e dell’Austria, non-ché dell’Alto Adige, partecipano a una processione di lanterne, ricor-dando la fiaccolata in barca che accompagnò il corpo del Santo a Tours.

Il cibo tradizionale di questo gior-no è l’oca. Secondo la leggenda, Martino, riluttante a diventare ve-scovo, si nascose in una stalla pie-na di oche; il rumore fatto da que-ste rivelò però il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando.

In anni recenti la processione delle lanterne si è diffusa anche nelle aree protestanti della Germania, nonostante la Chiesa Protestante non riconosca il culto dei Santi.

In Italia è considerato patrono dell’Arma di Fanteria dell’Esercito

e la sua ricorrenza è legata alla cosiddetta estate di san Martino la quale si manifesta, in senso mete-orologico, all’inizio di novembre e dà luogo ad alcune tradizionali feste popolari.

Per i contadini, l’11 novembre segnava la fine dei contratti agrari ed erano costretti a cercare altri campi in cui lavorare, da qui il detto “fare San Martino” ovvero, traslocare.

Alla scadenza dei contratti si apri-vano anche le botti per assaggiare il primo bicchiere di vino novello (a San Martino ogni mosto diven-ta vino), accompagnato da ricette speciali con le castagne, tradizione tutt’ora in uso.

Sebbene non sia praticata una celebrazione religiosa a tutti gli effetti (salvo nei paesi dei quali è patrono), la festa di San Martino risulta comunque particolarmente sentita dalla popolazione locale.

Anche nel nostro paese è presente la cappella di San Martino, che dà il nome al borgo adiacente, già magistralmente illustrato dal dott. Cambiano, mentre l’organizzazio-ne dei festeggiamenti annuali è a cura del comitato di volontari abitanti di zona.

Maria Grazia Brusco

Quando l'amore dei caridiventa poesia La seconda domenica di ottobre, con un lauto pranzo e attorniata dal figlio, nuora, nipote e proni-poti ha festeggiato i suoi primi 90 anni la Signora Ajmone Anna ved. Perrone, più conosciuta come “Magna Neta”.La Signora Ajmone ha vissuto con la sua famiglia lavorando come conta-dini nella cascina detta “Romanin”,

Ajmone Anna vedova Perrone

nei pressi dell’Ippodromo di Vinovo fino al matrimonio.Attualmente risiede a Nichelino in Via Pallavicini.Il nipote, Giovanni Corti, per il suo splendido compleanno ha voluto dedicarle questa poesia:

A MAGNA NETAA l’è passaje tant ëd col temp…. e ti it ses sempre lì,come na vòlta.Nòbil figura, për tute le batajeche la vita a l’ha vorsù dete.Toa presensa a rend sicurcoj ch’at circondo.mai ënrabià, it fas mai manchéël soris.It ses na person-ache da sòi crussi a l’ha fane virtù.Ancheuj, magna Neta, i soma sìper festegé tòi 90 aniportà con gòj e passiensa,sempre istessa.Noi it ricordoma parèje i t‘auguroma che it peusseancor passé tant tempcon toa famija.Grassie për toa bontà,continua seren-a toa strà.Giovanni Corti

Una pagina di vita la testimonianza delle figlie di Marco TorassoIl 23 settembre, dopo breve malat-tia, è mancato, presso l’ospedale S. Lorenzo di Carmagnola, Marco Torasso. Nell’unirci a quanti hanno espresso il loro cordoglio nel giorno delle sue esequie, pubblichiamo l’affettuoso ricordo dei suoi cari:“Nato il 30 agosto 1932, in una po-vera famiglia di Sommariva Perno, papà era il 3° di sei fratelli. Ha passato la sua adolescenza da “gar-zone” in varie famiglie della zona. Molto spesso ha sofferto la fame, cercando di aggiustarsi come me-glio poteva, con un po’ di polenta o frutta e verdura trovata negli orti. Nel dopoguerra si è trasferito con la famiglia a Nichelino continuando ad andare da garzone e a lavorare la terra per tante ore al giorno. Nel 1958 ha coronato il suo sogno d’amore sposando mamma Antonia Tuninetti; la loro vita insieme è ini-ziata in una vecchia casa con due stanze a Nichelino, presa in affitto. Per mandare avanti la famiglia papà iniziò a lavorare presso la fonderia Limone e a coltivare l’orto, con l’aiu-to di mamma. Nonostante il nuovo lavoro, le spese erano tante e i soldi continuavano ad essere pochi, così per potersi scaldare durante l’inver-no, papà girava i mercati in cerca di cassette di legno (anche del pesce) utili per accendere la stufa, cosa indispensabile dopo la nascita di Rinuccia nel ’60 e di Clara nel ’64. Nel 1967, dopo tanto lavoro e innumerevoli sacrifici, è finalmente riuscito a farsi costruire la casa di proprietà a Vinovo, sostenuto dai preziosi consigli di Mario Benso, che considerava come un padre, lui che aveva perso il suo ancora giovane.

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Negli anni successivi, con noi figlie, divenute grandicelle, lavoravamo tutti e quattro la terra che, come si dice, iniziò a dare i suoi frutti. La vita diventava, poco alla volta, economi-camente più tranquilla, nonostante le 15-18 ore di lavoro al giorno, con papà che, per recarsi ai mercati generali di Torino, si alzava alle 3 di notte. Dopo aver smesso di lavora-re, in seguito ad un brutto infarto, ha trascorso gli ultimi vent’anni serena-mente, sempre accanto a mamma Antonia, con la quale ha condiviso gioie e tribolazioni. Alpino di leva, ha partecipato con grande entusia-smo alle varie iniziative del Gruppo Alpini di Vinovo. E’ sempre stato immensamente orgoglioso della sua famiglia, di noi figlie, dei suoi generi che adorava, dei nipoti, per i quali stravedeva. Fabio, il suo nipote più giovane, ha ereditato da lui la pas-

sione per la terra, quella terra che papà non ha mai abbandonato, fino al giorno prima di essere ricoverato in ospedale. La domenica era il giorno più bello, papà era tanto fe-lice di vederci tutti riuniti in un bella tavolata, soprattutto dopo essere diventato bisnonno di Daniel, di tre anni , che, ancora oggi, continua a chiedere “quando torna nonno Marco?” (giocavano tanto insieme) e del piccolo Samuel di appena tre mesi. Papà ha amato tanto tutti noi, i suoi nipoti che gli sono stati accanto tutti i giorni e molte notti della sua breve malattia. “Papà ora che sei in paradiso proteggici e al-lietaci sempre con la tua presenza, come la notte che sei mancato e ci hai mandato una stella cadente per darci segno della tua vicinanza a noi.”Ciao Papà, ti abbiamo amato tanto.

Marco Torasso in posa nel suo spazio verde.

Ne hanno beneficiato i bambini

A Vinovo screening visivo all'unità mobile oftalmica

È ritornato a Vinovo il camper unità mobile oftalmica, già presente sul nostro territorio il 2 giugno in via Marconi.

Si è concluso con grande successo lo screening visivo effettuato nelle scuole di Vinovo.L’iniziativa si è svolta grazie alla Società di Mutuo Soccorso, che ha messo a disposizione l'unità mobile oftalmica ed i suoi volon-tari che ogni giorno preparava-no attentamente il camper ed, all'Aiorao, Associazione Ortottisti ed assistenti in oftalmologia, che ha messo a disposizione i suoi professionisti, che si sono mostrati attenti e pazienti ma anche un pò giocosi nel visitare questi pic-coli pazienti. Lo screening aveva l'obiettivo di scoprire eventuali ca-si di occhio pigro e/o di strabismo, il cui trattamento precoce è di fondamentale importanza perchè possa essere efficace. Ovviamente anche il Comune di Vinovo ha dato il suo benestare all'iniziativa.

In totale nell'istituto comprensivo di Vinovo, tra le scuole dell'Infan-zia Luzzati e Buozzi e tra le classi prime delle scuole Don Milani e Matteotti sono stati visitati circa 290 bambini. Anche nella scuola dell'infanzia Luigi Rey che ha aderito all'ini-ziativa, sono stati visitati altri 53 bambini. Lo screening, così come si spera-va, è risultato molto utile, perchè anche nei bimbi vinovesi, ahimè, sono stati riscontrati casi da trat-tare, alcuni anche urgentemente. Proprio per questo, è dunque intenzione, sia della SOMS che dell'Aiorao, ripetere anche il pros-simo anno questa esperienza che è stata molto apprezzata dalle fa-miglie interessate direttamente dall'iniziativa ma anche dalla co-munità che è venuta a conoscenza dell'evento.

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Il Capitano giuseppe bugnone della guardia

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Il revolver Colt Navy mod. 1851

Sulla canna di una Colt Navy è incisa la scritta: "Al Cap. Bugnone Giuseppe 1854".

Pistola “Colt Navy” di fattura americana.

Dedica sulla canna al cap. Bugnone, datata 1854.

I n questo numero de “Il Vinovese” presentiamo un revolver rivoluzio-nario per i suoi tempi, apparte-nuto ad un illustre personaggio di Vinovo, sul quale ci soffermeremo in seguito.

Nel 1836 Samuel Colt ottenne il brevetto per la produzione di un revolver nel quale l’accensione delle cariche di lancio avveniva per mezzo di capsule a percus-sione.

Componente essenziale di tale ar-ma è il tamburo di forma cilindrica portante 5 o 6 fori, che fungono da camere di scoppio dei proiettili inseriti nella sua parte anteriore. L’innesco avviene mediante cap-sule inserite nello stesso tamburo, posteriormente.

Questo tipo di arma, denominata ad “avancarica del tamburo”, si rivelava particolarmente impegna-tiva per quanto concerne il carica-mento, poiché bisognava inserire la giusta dose di polvere in ogni camera, la palla e la capsula di fulminato di mercurio.

Un’altra sua particolare caratteri-stica è rappresentata dal funziona-mento ad azione singola. Ad ogni sparo il cane andava armato ma-nualmente con il pollice, oppure con il palmo della mano sinistra, come abbiamo visto in tanti film western. Fu il primo grande revol-ver affidabile e ad esso seguirono modelli di grande successo come ad esempio i due mod. Navy del 1851, ritratti in fotografia.

Altri costruttori imitarono Colt, tra questi è doveroso citare Remington. Una pistola a tambu-ro, fu inventata (tre anni prima di Colt) dall’italiano Francesco Antonio Broccu, a Gadoni in Sardegna. L’invenzione non fu mai brevettata ma valse al suo ideatore

un particolare riconoscimento da parte del re Carlo Alberto.

Una delle due pistole, di cui vi riportiamo alle immagini, è una Colt Navy a 5 colpi, prodotta da una succursale della Colt, con se-de a Londra. Quest’arma reca una scritta incisa sulla canna: “Al Cap. Bugnone Giuseppe 1854”.

Il Capitano Bugnone nacque a Rivoli nel 1808, in seno ad una famiglia benestante; nel 1844, con la famiglia (moglie e tre figli) e con il fratello Bernardo, celibe, nato nel 1812, si trasferì a Vinovo, dove svolse probabilmente l’attività di agente delle imposte. Una quindi-cina di anni dopo prese in gestione il Molino dei fratelli Rey. Venne eletto consigliere comunale e poi assessore negli anni 1862-67.

Effettivo milite della Guardia Nazionale di Vinovo, nel giugno 1853 fu eletto Capitano della pri-ma compagnia e rieletto nel marzo 1859.

Mantenne tale carica fino all’esta-te del 1861, quando la Guardia Nazionale fu riorganizzata su base nazionale e non più del Regno Sardo.

La Guardia Nazionale era un cor-po paramilitare, e quindi armato, che ogni comune del Regno di Sardegna e poi del Regno d’Italia organizzava sul proprio territorio. Ne facevano parte gli uomini che, terminato il servizio militare, ri-entravano nello stato civile dei comuni di residenza, fino all’età

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di sessant’anni. Naturalmente bi-sognava essere di “sana e robusta costituzione”.

Gli ufficiali e sottoufficiali erano eletti dalla truppa. Questa isti-tuzione paramilitare serviva per la tutela dell’ordine pubblico, per le parate militari e per il servizio durante le manifestazioni civili e religiose.

Alcuni reparti speciali potevano eventualmente essere mobiliati per la guerra, con compiti di pre-

sidio e retrovia. La legge assegnava ad ogni comune, a seconda del-la popolazione, un certo numero di Guardie Nazionali: Vinovo con 2500/2800 abitanti per tutto il secolo XIX, aveva dai 100 ai 120 uomini arruolati in questa istitu-zione.

La Guardia Nazionale fu sciolta nel 1876 essendo ritenuta superata nel nuovo contesto nazionale. Giovanni ClericoMaria Grazia Brusco

Originalità di una cultura alpina

gli occitani... il popolo della "lingua d'Oc"Fin dal medioevo attraverso i va-lichi delle alpi Cozie e Marittime sono transitate, da un versante all’altro, genti, merci e idee. Uno scambio reciproco, che ha con-sentito e favorito lo svilupparsi di una comune storia sociale e di un’unità culturale. Sui sentieri al-pini passavano le principali vie del sale, i percorsi della transumanza, ma circolavano anche i dolci versi, le arti e gli ideali d’indipendenza e libertà. Era un viavai continuo di eserciti, pellegrini, mercanti, emigranti stagionali e ambulanti di montagna. Le vicende storiche che hanno interessato queste zone

hanno creato una netta distinzio-ne, sotto il profilo urbano come nell’ambito religioso, con il resto del Piemonte. Una storia che si è costruita grazie alla capacità, delle popolazioni dei due versanti alpi-ni, di legare le proprie tradizioni, costumi, rapporti economici e la lingua comune. Le genti di queste valli costitui-scono la più compatta minoranza linguistica presente in Piemonte: “l’Occitania”. Una regione non de-limitata su atlanti e carte geogra-fiche, che dalle valli alpine occi-dentali del Piemonte, nel territorio torinese e in quello cuneese (più

una piccola zona nel territorio ligure del Brignasco), si estende nella parte sud della Francia fino a sconfinare nella spagnola Val d’Aran. All’ “Occitania” d’Italia va ag-giunta una comunità geografica-mente distaccata: gli abitanti di Guardia Piemontese (Cosenza), popolato da discendenti di valde-si, che si trasferirono in Calabria dal Piemonte. Presa nel suo com-plesso, essa prende il nome di “Occitania Granda”, in quanto co-munità linguistica sopranazionale e transfrontaliera. La civiltà della gente occitana, presente sui due versanti alpini, è manifestata in elementi comu-ni di vita, di mentalità, di tradi-zioni, giochi, e modo di vestire. Entrambi i versanti avevano nella lana e nella canapa la loro produ-zione tessile di base e le esigenze d’abbigliamento erano dettate dal medesimo rigore di clima, dalle medesime condizioni ambientali di lavoro e di fatica quotidiana. Queste valli sono state per secoli teatro di sanguinose lotte politi-che e religiose, che hanno spac-cato e contrapposto le due realtà, stroncando più volte sul nasce-re ogni tentativo di autonomia. Nonostante non sia mai riuscita a costituirsi in uno Stato unitario, le genti e i territori al suo interno, forti di una civiltà millenaria, han-no lottato, nel nome della libertà, per il legittimo diritto di vivere la propria identità etnica, le proprie radici e la propria lingua.

Parliamo dunque di un territorio in cui si parla, o si parlava, la lingua occitana. Essa, come tut-te le lingue, comporta delle va-rianti dialettali (Patois), che però non impediscono la comprensione tra occitani dei Pirenei, della co-sta o delle Alpi. L’Occitano era la lingua dei trovatori: i cantori dell’amor cortese alle corti medie-vali. La diffusione della lirica dei “Trobadors” arrivò a influenzare

anche la nascente letteratura ita-liana del Dolce stil novo. A Dante Alighieri il merito di aver classificato per la prima vol-ta le parlate romanze neolatine. Prendendo come base la parti-cella che nelle varie lingue indi-ca l’affermazione, egli configurò i tre idiomi derivanti dal latino: la lingua d’Oc, la lingua d’Oil (il francese) e la lingua del “si” (l’ita-liano). Così venne coniato il ter-mine “Occitania”, dove la radice “Oc” deriva dal latino “hoc est”. Un idioma di rilevanza tale che lo stesso Dante non esitò a citarla nel canto XXVI del purgatorio. Ai valdesi invece il merito di tra-duzioni della Bibbia e piccole poe-sie, dalle quali emerge una straor-dinaria somiglianza con l’occitano

parlato oggi nelle valli. Una lingua che vanta un premio Nobel per la letteratura, assegnato agli inizi dello scorso secolo al poeta pro-venzale Frédéric Mistral, con il poema occitano “Mirejo”. Il loro inno è risuonato alle Olimpiadi di Torino e anche la campiones-sa di sci Stefania Belmondo, che ha acceso la fiamma olimpica, è di origine occitana. Nelle valli di lingua d’Oc delle Alpi italiane sono nati gruppi culturali che spesso pubblicano riviste, libri, dischi, tramandano leggende, organizzano feste popolari e studiano la danza e

Un esempio di bandiera occitana con croce pomata e stella.

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i canti delle loro Valadas. Due balli tipici occitani sono, per esempio, il Balèt e la Courenta, una danza co-nosciuta anche dal Re Sole, men-tre numerosi altri balli sono frutto della fantasia e dell’inventiva dei “vecchi” della valle. Dentro i bauli, insieme a cuffie e scialli, sono conservati e traman-dati i costumi di famiglia pronti da indossare durante le più importan-ti manifestazioni. Il popolo occita-no vanta una bella tradizione di fe-ste, alle quali partecipano persone di ogni età e che sono vissute come un rito da consumare per ore e ore. I suonatori accompagnano le danze con i loro strumenti tipici, tra i quali la “ghironda”, simbolo della musica occitana, formato da una cassa armonica a forma di liu-

to, attraversata da corde di budel-lo, che ha un suono simile a quello della cornamusa. Tra le varie espressioni del folklore occitano, spicca per spettacolarità la “Baio” di Sampeyre, una ma-nifestazione, che prende il nome dalle badie medievali. La festa, che anima il comune della Val Varaita con cadenza quinquennale, rievo-ca la storica cacciata dei Saraceni, che intorno all’anno mille, misero a ferro e fuoco la valle. Partiti ar-mati dalla Provenza, con l’intento di sottomettere i contadini e inva-dere le loro terre per impossessar-sene, non fecero però i conti con la determinazione di questi ultimi che, organizzandosi in squadre ar-mate, riuscirono a liberarsi dai turchi. Questa vicenda oggi viene

evocata in un clima di grande festa, pur non dimenticando la drammaticità che questo scorcio di storia porta con sé. Dopo momenti solenni di riflessio-ne e commemorazione, celebra-ti con cerimonie ufficiali, hanno inizio i festeggiamenti. Un lungo corteo di figuranti, con bizzarri co-pricapo ornati da nastri e coccarde multicolori, scialli e panciotti rica-mati, sfila lungo le strade, interval-lando il cammino con soste dedi-cate ai canti e al ballo. Cantanti e suonatori escono improvvisamen-te dal gruppo coinvolgendo tutti in una danza generale: a distanza di secoli dai primi “Trobadors”, la lingua e la cultura d’oc sono più vive che mai.Maria Grazia Brusco

Ancora una volta insieme

Domenica 19 ottobre 2014 si è svolta la festa della leva del 1949. Alle ore 8,30 si sono ritrovati presso la Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo per la

S. Messa in memoria dei defunti della leva. Poi alle ore 13 si sono ritrovati presso il ristorante “Commercio” di Roccaforte di Mondovì per il pranzo sociale.

La sirena di mezzogiorno Nei primi giorni dello scorso no-vembre il mezzogiorno è tornato ad essere segnalato dalla sirena situata sulla torre dell’acquedotto in piazza Marconi. Era da circa un anno e mezzo che non si sentiva più il suo caratteristi-co suono per mancanza di ripara-zione di un guasto elettrico. L’Amministrazione Comunale , pro-prietaria di tale strumento, lo ha rimesso in funzione. Tale sirena è quella storica installata alla fi-ne del 1939 sul tetto del Palazzo Comunale, ed allora azionata a mano, in previsione del l’imminente guerra. Infatti serviva a segnalare le incur-sioni aeree, che nell’agosto suc-cessivo 1940, nel settembre 1941 e nell’estate del 1943, colpirono sia l’abitato cittadino che il circostante territorio di Vinovo, senza causare vittime per fortuna. Poi dopo la guerra la sirena venne adibita ad usi più pacifici: suonava il mezzogiorno e così veniva sen-tita da chi lavorava in campagna, e serviva anche a segnalare gli incendi in modo che si potessero radunare in tempi brevi i vigili del fuoco volontari. L’esempio eclatante forse più re-cente di questo uso è il furioso incendio che il 7 gennaio 1981 ridusse in cenere la segheria Garis di via S. Desiderio. Questa partico-larità nostrana, oltre ad essere utile, è anche una bella e singolare rarità: probabilmente è unica in tutto il Piemonte occidentale. In questi tempi dove spesso si gareggia per un poco di notorietà e visibilità, la vecchia sirena set-tantacinquenne può rappresentare anche un tocco di originalità per distratti turisti giunti a visitare la nostra cittadina.G. Cambiano

21IL VINOVESE

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Alla "Festa degli auguri e dei ricordi"

una giornata diversa dal solito...

Il Cardinale Severino Poletto è attorniato dal Direttivo dei Trevisani nel Mondo. In centro il dott. Edoardo Aglio Presidente dell'Associazione, alla sua sinistra (dietro) l'ing. Leonzio Bessone Presidente Onorario e Fondatore dell'Associazione.

Domenica 16 novembre la no-stra Associazione di Trevisani nel Mondo si è ritrovata come ormai avviene da numerosi anni, per la consueta “Festa degli auguri e dei ricordi” presso la Parrocchia di Gesù Redentore a Torino.E’ stato per noi un incontro gioioso e anche un po’ diverso dal solito, se vogliamo. Avevamo un ospite d’eccezione che, con il Parroco ha concelebrato la S. Messa e poi con noi ha condiviso un po’ del suo tempo prezioso: il Cardinale Severino Poletto. La sua presenza ha reso la festa an-

cor più gioiosa e “unica” per i suoi interventi quali “veneto d’origine” e “intenditore” delle nostre tradi-zioni. Con lui l’inno dei Trevisani e sua “candelona”, simbolo unico della canzone, ha fatto sì che tut-ti i presenti partecipassero con gioia ed entusiasmo a voce alta. Il Cardinale ha davvero apprezzato! Siamo riusciti ad avere più di 150 presenze ed anche per questo il Cardinale e gli altri rappresentanti della Sezione di Treviso e Chieri hanno apprezzato con noi il desi-derio di ritrovarsi per ricordare ed ascoltare il lungo elenco di tutti

quelli che comunque, nel corso degli anni, hanno lasciato il loro segno, la giusta impronta per con-tinuare e lavorare. Il silenzio che a loro dedichiamo ogni anno ci aiuta ad andare avanti e lavorare con armonia insieme.Una Festa quindi nel ricordo, ma anche con il desiderio di guarda-re al futuro con la voglia vera di continuare a tener vivo tutto ciò che rappresenta tradizioni da non perdere, vecchi modi di dire, frasi e “mestieri” che solo chi ricorda può mantenere. Paola Taraglio

È tempo del cardo Pianta erbacea con fusto eretto, robusto, coperto di peli.Si semina direttamente a dimora in terreno sabbioso, a marzo o a settembre, diradando le piantine durante la loro crescita.E’ un antenato del carciofo, ma l’avvento di questa verdura non ha spento il successo del cardo, che ha continuato a trovar impiego in cucina e in erboristeria.Le proprietà salutari le troviamo, nelle foglie, nelle radici e nei semi.Già nel ‘500 i semi erano consigliati per la loro azione diuretica, depura-tiva, venivano anche prescritti per fluidificare la bile.

Polenta e cardiIngredienti:300 gr. Farina gialla600 gr. Cardi100 gr. Fontina 80 gr. Speck a fette spesse 30 gr. Grana padano grattugiato 1 Cucchiaio farina bianca 1 Bicchiere di latte 40 gr. Burro 1 Limone Sale, pepe

22 IL VINOVESE

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In un litro di acqua versare la farina gialla e cuocere per 45 minuti me-scolando.Pulire i cardi, eliminare i filamenti e tagliarli a pezzetti. Lessarli per 50 min. in acqua bollente, aggiun-gendo la farina bianca e il limone. Mettere i cardi in una padella con il burro e insaporire per qualche minuto.

In una casseruola, fondere la fontina con il latte, unire lo speck a dadini.Rovesciare su un tagliere la polenta, farla raffreddare, tagliarla a fettine e disporla in una pirofila imburrata: distribuire sopra i cardi e la fonduta. Cospargere con fiocchetti di burro e spolverizzate con grana padano.Infornare a 220° per 10 minuti.Lidia Magliano Bosco

L'amore aiuta avivere in serenitànel tempo Anche quest'anno, grazie al Buon Dio, abbiamo potuto festeggiare le 103 primavere di Mamma Maria. La giornata è cominciata bene con un bel sole che ci ha dato la carica per tutto il giorno.Al pomeriggio Don Marco Ghiazza ha celebrato la S. Messa che è stata seguita con particolare attenzione dalla mamma, ed ha sorpreso i pre-senti quando, alla recita del Padre Nostro, anche lei ha fatto sentire la

propria voce.Ormai sono due anni e mezzo che è costretta a letto però, con tutti i pro-blemi che sorgono in questa condi-zione, non ha mai perso la serenità e ancora adesso, quando riesce a parlare, ringrazia chi l'aiuta."

Buon compleanno alla Signora Maria Burzio Navone, che lo scorso 19 novembre ha raggiun-to il traguardo di 103 anni. La Famija Vinovèisa e il Direttivo de “Il Vinovese” esprimono gli auguri più affettuosi alla cara nonnina e ai suoi cari, in particolare alla figlia Maria Rita che la segue quotidianamente con amore.

La signora Maria Burzio Navone il giorno del compimento dei 103 anniconfortata dalla figlia Maria Rita.

Promotore dell'iniziativa è Giuseppe Cussino

Vinovo anni '80: la Confraternita di S. Croce riapre i battentiCon i lavori di restauro dei “Batù” giunti in dirittura d’arrivo, pos-siamo dire che si chiude una pa-rentesi aperta diversi anni fa, o per meglio dire, considerando l’im-presa nel suo complesso, alcuni decenni fa. Infatti, dopo essere stata chiusa, rimessa alla Curia e svincolata dall’uso liturgico, per un lungo pe-riodo, la Confraternita riaprì i bat-tenti ai fedeli negli anni ’80, grazie alla lodevole iniziativa di Giuseppe Cussino, allora Presidente della nostra Associazione, che ci ha gen-tilmente rilasciato un breve reso-conto sul suo operato.“Ho avuto l’opportunità di poter succedere ad Andrea Fornengo, fondatore della Famija Vinovèisa; la mia figura è stata di traghetta-tore per riportare l’Associazione a livello normale, dopo gli ostaco-li succeduti durante il percorso. Per quanto riguarda la chiesa dei “Batù” ho voluto far vedere ai miei concittadini qualcosa di arte in stile barocco del ‘600, che la rappresentava e ho iniziato quando il Prevosto Don Gerardo Russo, consegnandomi le chiavi, mi diede ampia fiducia e per ricordare l’allora Cappellano dei “Batù” Don Giovanni Aghemo, mio maestro e di tanti vinovesi. Iniziai insieme al Direttivo che ave-vo e che era formato da: Bertone, Bombardieri, Oitana, Pollastro, Gariglio, Menchetti, Pautassi, Gai, Curletto, Rossi, Lambertino, Rolle, Foco, Marchisio, Peiretti e come coordinatore il Ragioniere

Giuseppe Aliberti. Il Gruppo de-gli Alpini e dei Vigili del fuoco diedero il loro supporto logistico in quanto noi non avevamo le attrezzature necessarie e idonee. All’interno della Chiesa ho trova-to di tutto a tal punto che dovetti chieder all’allora Sindaco Dottor Giuseppe Mairo dove poter sca-ricare i sette camion di rifiuti trovati all’interno. Di ostacoli ne trovammo tanti, sia burocratici che logistici ma, grazie al Ragionier Aliberti, ri-uscimmo a superarli. Abbiamo sempre agito senza contributo né comunale né provinciale, ma tutto grazie all’aiuto di tutti i vinovesi che hanno dato il lo-ro personale contributo affinché si riuscisse a pulire ed aprire la Confraternita di Santa Croce (detta dei Batù”) e furono contenti di vederla finalmente riaperta. Grazie a Giuseppe Appendini e all’Ingegner Curletto, abbiamo pulito e fatto funzionare l’organo, ed io costruii la valvola per il soffiaggio del motore elettrico. A differenza di oggi posso dire che trent’anni fa non ho avuto le do-nazioni e le possibilità finanziarie che vi sono state in questi ultimi anni, con il mio successore Dino Sibona (anche perché trent’an-ni fa erano tempi magri), a cui passai le consegne di Presidente della Famija Vinovèisa in attivo e il Gruppo di Majorettes. Penso di aver riaffermato ciò che i vinovesi di allora già erano a conoscenza. Un saluto da Giuseppe Cussino.

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“Da trent’anni con voicon lapassione di sempre”

Ci HANNO LAsCiATi...

Francesco Chiriotto

Angela Proneved. Ronco

Michelina Rolleved. Olivero

Il 19 novembre ci ha lasciato Prone Angela ved. Ronco dopo una breve permanenza presso l’ospedale S. Luigi di Orbassano.Purtroppo gli ultimi mesi della sua vita sono stati duri e dolorosi a causa di una brutta malattia, ma il sorriso l’ha accompagnata fino all’ultimo momento. Nasce a Carignano, più precisamente nella sua amata frazione Tetti Faule, il 7 giugno 1934 e il 18 aprile 1964 si sposa con l’adorato Agostino Ronco e così si trasferisce a Vinovo. La loro vita scorre per 5 anni in tutta tran-quillità e il 14 maggio 1969 il loro amore vie-ne coronato dalla nascita di Anna Maria.Scorrono anni felici e tranquilli ma pur-

troppo nel 1984 viene a mancare il marito dopo averlo assistito per un lungo periodo. La sua vita continua con grande devozione, coraggio e aiutando qualsiasi persona avesse bisogno.La sua famiglia la ricorda con grande affetto, ringrazia il Signore per averle donato una persona fantastica dalla quale hanno ricevuto tanto amore, onestà e sincerità.

Lo scorso 28 novembre è mancato pres-so l’Ospedale di Carmagnola Francesco Chiriotto di anni 81. La sua famiglia, una delle più vecchie del paese, aveva sempre lavorato nel campo edile. A Vinovo e poi a Torino dove aveva dato avvio ad una impor-tante fabbrica di piastrelle e materiale per l’edilizia andata poi distrutta nel corso di un bombardamento durante l’ultima guerra. La famiglia Chiriotto ritornò quindi al paese natio riprendendo l’attività di produzione manufatti per l’edilizia prima in via Gioanetti e poi in via Carignano. Francesco si era di-plomato geometra ed aveva proseguito l’atti-

vità famigliare fino alla pensione. Nel 1963 si era unito in matrimonio con Griffa Lodovica, che era sua dipendente. L’anno successivo è nato il figlio Pasquale che è l’attuale titolare dell’azienda. Di carattere buono e socievole, era molto conosciuto nel paese. Avendo svolto il servizio militare nell’aviazione, partecipava con entusiasmo alla vita del Nucleo dell’Associazione Nazionale Aviazione di Vinovo. Per tanti anni era faci-

le incontrarlo nel tardo pomeriggio mentre in bicicletta ritornava dalla ditta verso casa e quindi scambiare quattro parole. La Famija Vinovèisa porge sentite condoglianze a tutti i famigliari.

Il 1° dicembre è mancata Michelina Rolle vedova Olivero, nata a Vinovo l’8 luglio 1924, in una famiglia d’antico ceppo. Fin da gio-vanissima è stata di grande aiuto ai genitori, gestendo con loro un banco alimentare di formaggi. Dopo il matrimonio con Gabriele Olivero, ceduta la licenza commerciale, ha continuato a lavorare nello stesso set-tore, come dipendente. La giovane coppia è stata allietata dalla nascita di Marilena e Giovanni. Anni dopo, con i figli ormai cre-sciuti, Michelina ha rilevato la latteria in via Cottolengo, gestendola da sola per diverso tempo. Cessata l’attività, con il marito e altri vinovesi, si è recata in Africa con i missio-

nari della Consolata, per prestare servizio di volontariato per circa tre anni. Sempre nell’ambito del volontariato è stata un’attiva collabora-trice dell’associazione Oftal, accompagnando spesso gli ammalati in pellegrinaggio a Lourdes, anche in qualità di responsabile. Diventata nonna e bisnonna di 7 pronipoti, dopo essere rimasta vedova nel 2000, ha vissuto serenamente nella propria casa, circondata dai suoi affetti più cari, amorevolmente accudita dai figli, con la collaborazione di un aiuto esterno. In seguito a una serie di malesseri dovuti all’età, si è spenta all’età di 90 anni, presso l’ospedale S. Lorenzo di Carmagnola. La Famija Vinovèisa e il direttivo de “Il Vinovese” porgono le più sentite e partecipate condoglianze a tutti i suoi familiari.

La Famija Vinovèisa unitamente alla redazione de “Il Vi no vese” porge le più sentite con doglianze alle famiglie dei defunti.

LA LAVANDERALe man siolà dla lavandera,maje e linseuj fërcià ‘n sla pera:a canta l’eva dla bialera Sla front sudor, ël càud a l’é tant, la lëssija a beuj lì dacant: nìvola ‘d vapor coma ‘n mant.A fërcià, a lava, a cantae d’amor a l’ha veuja tanta:a mesdì sò travaj a pianta. Via ‘l folar, a rij, bianch ij dent, linseuj ‘n sël pra, lingerìa al vent: përfum ëd polid e ‘d sol as sent Giuseppe Mina Ancona

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Riflessione amara sul rapporto Migrantes

la crisi economica italiana rilancia l'emigrazione senza confiniIl 7 ottobre 2014 è stato presen-tato a Roma il “Rapporto sugli Italiani nel Mondo” pubblicato dalla Fondazione Migrantes ed i dati che vi sono riportati ci di-cono come, il nostro Paese, sia nuovamente un Paese più di “par-tenze” che di “arrivi”.Nel 2013 infatti sono partiti 94.126 italiani con un aumento del 16% rispetto al 2012 e l’au-mento delle migrazioni corrispon-de all’incidenza della gravità della crisi economica che sta attanaglia-no l’Italia dal 2008 ad oggi.Esaminando infatti la progressio-ne degli espatri emerge che nel 2011 erano 60 mila, nel 2012 ben 80 mila e nel 2013 vi è stata un’ulteriore crescita di 14 mila unità. Di questo passo si arriverà ben presto ai 100 mila emigrati du-rante il corrente anno se non, ad-dirittura, si supererà questa soglia.Il rapporto indica che 4.482.115 italiani risultano iscritti all’AI-RE al 1° gennaio 2014 con un aumento di 141 mila unità in un solo anno, 94.126 sono stati gli espatri nel 2013 con un in-cremento del 16,1% rispetto ai 78.941 del 2012.Ora scopriamo quali sono le mete dell’emigrazione italiana e le de-stinazioni preferite. Ben 12.933 hanno scelto come destinazione il Regno Unito: infatti la Gran Bretagna è la meta preferita; se-gue poi la Germania con 11.731 emigrati, la Svizzera con 10.300 ed infine la Francia con 8.402.

Chi sono i nuovi emigrati?Partono più uomini che donne e l’età di chi parte si attesta per il 36,2% tra i 18 ed i 34 anni e per

il 26,8% tra i 35 ed i 49 anni.Occorre precisare però che non tutti quelli che emigrano si iscrivo-no all’Aire e quindi può esseri una variabile di crescita del dato che non è quantificabile ma farebbe parte del medesimo.Il dato del 2013 di 4.482,115 citta-dini italiani iscritti all’Aire registra un incremento di 141 mila unità rispetto al 2012 . La gran parte delle iscrizioni, 2 milioni e 300 mila sono relative agli espatri e 1 milione e 700 mila alle nascite.L’Argentina, e questo non ci stupi-sce se si analizza a ritroso la storia dei flussi migratori verso questa nazione, è il primo Paese di resi-denza con 725 mila unità seguita poi dalla Germania con 665 mila, dalla Svizzera con 570 mila, dalla Francia con 378 mila. A seguire ancora ci sono Brasile 332 mila, Regno Unito 223 mila, Canada 136 mila e Australia 134 mila.Per quanto attiene le donne emi-grate, esaminando la percentuale sul totale delle unità considerate, emergono interessanti informazio-ni: numerose province, italiane hanno, infatti, più emigrate donne che uomini le quali si indiriz-zano verso l’Argentina. Macerata e Trieste, in particolare, sono le prime due con il 51,1%; a seguire Fermo con il 50,7 % e Pordenone con il 50,5 per cento. Per quanto concerne i piemontesi emigrati residenti all’estero essi sono 232.215 con un incidenza, sul totale, del 5%.

Da dove partono i nuovimigranti e dove sono leComunità più numerose di connazionaliDal Sud proviene poco più della

metà degli iscritti all’Aire sia per nascita che per origine, ed il dato si attesta a 1 milione e mezzo, mentre dalle Isole provengono cir-ca 800 mila unità.Il resto degli iscritti proviene, quasi equamente, dal Nord e dal Centro Italia.Se andiamo a verificare da quali regioni provengono le Comunità più numerose troviamo al primo posto la Sicilia con il 15% sul to-tale ed è seguita dalla Campania e dal Lazio. Nella fascia intermedia si colloca il Piemonte ed agli ul-timi posti ci sono il Trentino Alto Adige, l’Umbria e la Valle D’Aosta.Volendo verificare da dove proven-gono i nuovi emigrati, aggregando i dati dei flussi, ci si accorge che gli italiani iscritti all'AIRE emigra-ti dal Friuli Venezia Giulia sono 162.203, di cui ben 81.600 sono donne, cioè il 50,3 per cento ed è l'unica regione d'Italia dalla quale partono più donne che uomini.I minori emigrati sono il 18,8 per cento e di questi il 12,1 per cen-to ha meno di 10 anni. Il Regno Unito, con 12.933 nuovi iscritti all'inizio del 2014, è il primo Paese verso cui si sono diretti i recenti migranti italiani con una crescita del 71,5 per cento rispet-to all'anno precedente.

Aumentano i frontalieriSono sempre più numero-si i lavoratori provenienti dal-la Lombardia, dal Piemonte, dal Trentino Alto Adige e dalla Valle D’Aosta , regioni confinanti con la Svizzera, che si recano a lavorare “oltre frontiera” e soprattutto in Canton Ticino una delle mete preferite.I lavoratori frontalieri, tra gli anni

2003 e 2008, sono passati da 33 mila a 41 mila sino ai 59 mila di oggi.Secondo l’analisi della Fondazione Migrantes, è aumentata anche la mobilità all’interno della stessa regione e tra regione e regione. Nel 2012 circa l’85% dei cittadini del Veneto si è cancellato e poi successivamente reiscritto in altro comune della stessa regione.In Friuli Venezia Giulia, Lombrdia e Piemonte la percentuale di que-sto tipo di mobilità varia tra l’80 e l’84%.Se poi verifichiamo i dati della mobilità transregionale vediamo che la Basilicata ed il Molise han-no un certo flusso di migrazione verso le regioni confinanti mentre Calabria e Puglia ripercorrono il modello migratorio degli anni ’60 e quindi i flussi si dirigono o al Centro o al Nord del Paese indirizzandosi verso Lombardia, Piemonte per quanto riguarda il Nord Ovest, Veneto ed Emilia Romagna per il Nord Est e Lazio per il Centro.Le caratteristiche professionali di chi parte sono disparate ma l’alta scolarizzazione si attesta sempre di più come indice prevalente tra coloro che decidono di espatriare.Secondo un’analisi dell’Associa-zione Coldiretti, realizzata in contemporanea con quella della Fondazione Migrantes, un giova-ne italiano su due pari al 51%, è pronto a trasferirsi all’estero per trovare quel lavoro che in Patria nemmeno si sogna più di trovare e questo accade perché il nostro Paese è ritenuto dai più “fermo” (19%), privo di decisionalità, con troppe tasse una farraginosa bu-rocrazia e una mancanza di meri-tocrazia (17%).Già i giovanissimi, tra i 18 e 19 anni, sono ben intenzionati ad andarsene al più presto e questa voglia di partire cresce di pari passo con l’aumento del grado di istruzione.Una lucida analisi del fenome-

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e appagante 2015

no, come commento al Rapporto Migrantes, scritta da Irene Tinagli, Docente di economia del-le imprese all’Università Carlos III di Madrid e deputata di Scelta Civica, è stata e pubblicata l’8 ottobre scorso dal quotidiano “La Stampa” .Ella scrive che “L’internazionaliz-zazione del <capitale umano> è una componente ineludibile del più ampio complesso di globa-lizzazione in atto ormai da quasi trent’anni.”Sottolinea come, così come sono stati internazionalizzati i processi produttivi e le tecnologie si è inter-nazionalizzato il movimento delle persone nel contesto mondiale ma rileva che, considerato anche che molti nostri talenti hanno scelto di andarsene dall’Italia, le comunità dei nostri connazionali sono sem-pre più numerose.

Analizzando lo stato d’animo dei componenti le medesime, confer-mando quanto si è avuto modo di scrivere in molti altri articoli commentanti i dati che descrivono questa crescita del fenomeno mi-gratorio in modo esponenziale così come successe dopo il Secondo Conflitto Mondiale, la docente par-la di “senso di rabbia”.Direi che questo stato d’animo è una caratteristica amara che ac-compagna i nuovi emigrati e li fa sentire “orfani” di uno Stato che non ha saputo dare loro l’occasio-ne per essere una parte integrante di se stesso.E quindi la “rabbia” che spinge alla scelta di andarsene via fa dei nuovi emigrati delle persone che non ambiscono certo a ritornare e che vogliono dimenticare le pro-prie radici per acquisire l’identità del paese che potrà loro offrire la possibilità di “esistere” e non di “sopravvivere” giorno dopo giorno senza futuro e senza prospettive sempre più incancreniti nella con-sapevolezza che il merito è solo un optional e la professionalità pure.La burocrazia più che lumaca e farraginosa che impedisce l’acces-so ai concorsi pubblici, della cui “limpidezza sfalsata” molti sono consapevoli, la mancanza o inade-guatezza di strutture per sintoniz-zare domanda ed offerta che do-vrebbero costituire bacini in grado di soddisfare chi cerca lavoro e chi lo vuole offrire, e la frammen-tarietà poco organizzata della lo-ro gestione pubblica, tolgono ogni speranza a chi, dopo numerosi tentativi di vivere e lavorare a casa propria, prende la valigia e parte.Alla rabbia poi si associa mol-to spesso il rancore verso le Istituzioni e la decisione di taglia-re i ponti con il proprio Paese per sempre. I nostri vecchi emigrati hanno sempre portato con se, oltre alla ben nota “valigia di cartone” un bagaglio ancora più importante: la nostalgia della Terra che erano costretti, o avevano scelto di ab-

bandonare; i nuovi emigrati non hanno nessuna nostalgia di ciò che lasciano, anzi !Riprendendo l’articolo della prof. sa Tinagli ella suggerisce diverse chiavi di volta che però dipendono dal Paese, dallo Stato e dai suoi governanti e dalle scelte che essi dovranno fare e prestissimo.Solo cambiando il sistema, affer-ma, si potrà avere un capovol-gimento di questa tendenza alla fuga ma, i cambiamenti vanno ef-fettuati in diversi ambiti e non in modo frammentario ma radicale, pezzo per pezzo: se così si farà i nostri emigrati torneranno.(n.d.r. Si consiglia la comple-ta lettura dell’articolo sul sito de “La Stampa” http://www.la-stampa.it per le soluzioni che in esso sono contenute e per i sug-gerimenti nel dettaglio che non si possono riassumere in modo em-pirico se non naturalizzandoli).Certo si è che, le soluzioni sugge-rite, possono rappresentare per il nostro Paese, abituato a muoversi come una tartaruga, al “ponde-ramento maniacale dell’assunzio-ne di una decisione”, al “sereno confronto”, al “puntuale dibatti-to”, “alla ricerca di mediazione costante” “all’assunzione comune di decisioni condivise” , non dalla gente però, all’ossessivo pervenire ad una “scelta che accontenta le parti” un vero e proprio TRAUMA. E quando si scrive Paese si inten-de quell’ organigramma politico amministrativo e burocratico che ne gestisce le sorti con “mutevo-lezza immutata “ e che ama trop-po sovente, temporeggiare anziché decidere.Una volta un vecchio medico con-dotto, quelli che nei piccoli paesi erano una vera autorità, disse una frase che mi mandai a mente; preso dalla necessità immediata di dover amputare il dito indice della mano destra, ormai infettato perché curato con medicazioni in-sufficienti, ad un contadino che ne reclamava la necessità chiedendo

un altro consulto con un medico di città, disse a chi gli chiedeva una spiegazione a una decisione così rapida: “Se aspettiamo ancora un po’ altri pareri va a finire che il malato crepa nel frattempo. Se taglio il dito il malato vive”.Strano mi sia venuta in mente questa storiellina proprio ora ma mi pare che il “malato Italia” stia assai peggio di quello cui il vecchio medico salvò la vita amputandogli il dito! I suggerimenti che fornisce la no-stra Docente, anche lei all’estero, sono argomentati in modo detta-gliato ed articolato ma, se non so-no radicali come quella del medi-co, sono comunque molto incisivi.Dobbiamo però mettere in conto che ci vorrà un lasso di tempo non indifferente perché producano i loro effetti e, soprattutto, ci vorrà ancora più tempo affinché, di que-sti effetti benefici, prendano atto i nostri emigrati che, nel frattempo, hanno creato la loro nuova vita in un altro paese, hanno li nuovi af-fetti, una famiglia, amici, condizio-ni di vita che ritengono ottimali, strutture sanitarie ed assistenziali in grado di essere chiamate tali, strutture per il tempo libero, una casa ed una nuova identità.Per ritornare dovranno avere la certezza di trovare un Paese nuovo che sia in grado di dare non solo tutto ciò che hanno trovato dove sono andati a vivere, ma anche qualche cosa di più: la voglia di ri-cominciare a farlo nella Terra dove sono nati dimenticando la rabbia che si sono portati nel cuore la-sciandola ed il rancore profondo che hanno provato, verso di essa, andandosene.I fattori economici sono preponde-ranti nella decisione di emigrare ma i fattori emozionali vengono subito dopo, se non di pari passo; se, per risolvere i primi, è suf-ficiente trovare un buon lavoro che sia in rapporto con il titolo di studio e con la professionalità acquisita offrendo, di conseguenza

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Aspettando il lavoroLo scorso 10 ottobre, pres-so il Dipartimento di mate-matica dell’Università degli Studi di Torino, il giovane Diego Melchionda ha con-seguito il diploma di laurea magistrale con 110/110 e lode, presentando la tesi in storia della matematica dal titolo: “Scienza in esi-lio: l’esperienza del Campo d’internamento Universitario di Losanna (1944-1945)”. Congratulazioni a Diego per il traguardo raggiunto e per un futuro di grandi soddisfazioni.

un buon guadagno, per far pace con l’inquietudine determinata dai secondi è molto più difficile e pro-blematico.Credo che sia fondamentale dare una nuova FIDUCIA a chi ha deci-so di partire ed a chi è già andato via, con fatti concreti e non solo con le parole perché, dicevano i saggi latini: “Verba volant, scripta manent” ed i fatti concreti sono quelli che contano per far cessare quest’esodo che si incrementa di anno in anno, inesorabilmente.Paola Alessandra Taraglio

Al Circolo dei Lettori di Torino la IX edizione del “Premio Cavallo”

Al cestista azzurroStefano mancinelli l’ambito premio

Un momento della premiazione del cestista Stefano Mancinelli affiancato da Carlo di Giambattista presidente della Famiglia Abruzzese e Molisana in Piemonte e Valle d’Aosta.

Il 28 novembre 2014, presso il Circolo dei Lettori di Torino, e sta-to consegnato il premio “Giorgio Cavallo”, riconoscimento vo-luto dalla Famiglia Abruzzese e Molisana in Piemonte e Valle d'Aosta, al giovane cestista del-la Nazionale azzurra Stefano Mancinelli giocatore della PMS Manital Torino.La “Famiglia”, e il non chiamarsi associazione è già una “scelta di vita” e la dice lunga sulla filosofia dei suoi aderenti, è un sodalizio voluto più di XXV anni fa da un gruppo di Abruzzesi e Molisani emigrati nelle regioni del Nord-ovest per lavoro e che desiderava-no non vedere appannare, con il passare del tempo, la Cultura, le Usanze, le Tradizioni e la Lingua della Terra d’origine fra il Tronto ed il Biferno.Questa volontà ferrea di mante-nere i legami con le Radici, ha permesso però loro di acclimatarsi perfettamente con la Comunità ospitante mantenendo però ben saldi i contatti non solo con chi era rimasto ma anche la propria “identità”.I flussi migratori dal Molise e dall'Abruzzo verso il Piemonte e la Valle d'Aosta, sono stati forti, soprattutto intorno alla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, e la capacità di quella che ora si chiama “integrazione” maturata attraverso il lavoro e l’operosità che hanno contribuito all’evoluzio-ne e sviluppo della regioni d’inse-diamento, non ha fatto dimentica-re la Terra dei Padri.Gli Abruzzesi ed i Molisani han-no ricoperto, e ricoprono, ruoli fondamentali nell’economia pie-montese e mondiale (ndr. basti

pensare al dr. Marchionne uomo guida della ex FIAT ora facen-te parte del Gruppo industriale FCA.): dagli operai agli artigiani, dai commercianti agli imprendito-ri, dai professionisti ai funzionari, da alti ufficiali a clinici illustri, a docenti universitari di fama fanno parte integrante delle Eccellenze umane della Comunità Piemontese e Valdostana e, proprio ad una di

queste, il Rettore dell'Università di Torino Prof. Giorgio Cavallo, è stato dedicato il premio che porta il suo nome e che, ogni anno, vie-ne assegnato ad una personalità abruzzese che sì è particolarmen-te distinta in un settore speci-fico di attività. L’indimenticato Rettore dell’Università era nativo di Pescara.Quest’anno, il Premio, è andato

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Redazione: Gervasio Cambiano, Vera Miletto Scuero, Mario Bernardi, Maria Grazia Brusco, Giovanna Franchino, Fabrizio Franzoso, Michelina Alessiato, Tersilla Sola.

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al giovane cestista della nazio-nale Azzurra Stefano Mancinelli, chietino di nascita ma residente a Torino. La cerimonia di consegna del ri-conoscimento all’atleta si è svol-ta, presso il prestigioso Circolo dei Lettori di Via Bogino, pre-senti il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte in rap-presentanza della Regione, Mauro Laus, l’Assessore allo Sport del Comune di Torino, Stefano Gallo, il figlio della personalità che da il nome al Premio, Giovanni Cavallo ed il Responsabile dell’Agenzia Ansa, Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta Alessandro Galavotti, che è stato la “voce narrante” della serata” ed altri rappresentanti di istituzioni pubbliche e private a sancire l’importanza dell’evento.Ovviamente al Presidente della “Famiglia” Carlo Di Giambattista, che ha introdotto la consegna del Premio, unitamente al Direttivo, è stato riconosciuto il ruolo gui-da del sodalizio che sa crescere e tenere il passo con i tempi: un programma incentrato sulle simi-litudini che accomunano e mai su sterili nostalgie che hanno fatto il loro tempo.Ed ora qualche parola sul vinci-tore che, con il suo 2,03 cm d’al-tezza, di certo si stagliava su tutti e non si poteva non notare anche se, ogni tanto, cercava di chinare il capo per ascoltare i “normocre-sciutinontroppo” che gli rivolgeva-no i complimenti di rito.Stefano Mancinelli è nato a Chieti il 17 marzo 1983 e risiede a Torino. La sua formazione sportiva ha ini-zio nella società cestistica A.S. Pallacanestro Chieti. Tesserato poi dalla Fortitudo Pallacanestro Bologna nel 2000, esordisce in Serie A il in aprile 2001 contro la Viola Reggio Calabria (106-80). Nella stagione 2004-2005 vince il campionato italiano da protagoni-sta. Dopo la stagione 2006-2007, viste anche le sue ottime presta-

zioni nella Fortitudo, è stato chia-mato per giocare nella Summer League di Las Vegas nella squadra dei Portland Trail Blazers. Il suo rendimento è sempre cre-sciuto tanto che, nell'ultima par-tita ha realizzato il suo high di 12 punti con una tripla fondamentale.La squadra dei Trail Blazers gli offrì un contratto per giocare con loro in NBA, ma Mancinelli rifiu-tò, siglando un contratto triennale con la squadra di Bologna, con una clausola che gli permetterà l’even-tuale partenza per l'America.Ha partecipato a tre all-star game italiani e ha disputato sei finali scudetto. Miglior Giocatore nella All Star League 2011. Quindi uno sportivo di gran clas-se che ha davanti a se una carriera internazionale prestigiosa ma che, nelle sue radici, ha il punto fermo della sua esistenza.Merita citare la motivazione del Premio: ”Per i prestigiosi traguar-di sportivi raggiunti nella sua carriera, per i profondi collega-menti tra Piemonte e Abruzzo e per il suo attaccamento alla terra natia, il Consiglio direttivo ha deciso di conferire a STEFANO MANCINELLI il Premio Giorgio Cavallo edizione 2014.La serata è stata allietata dal Sandalphon Quartet, che ha ese-guito brani Astor Piazzolla (Adios Nonino, Oblivion, Libertango ed altri) per pianoforte a quattro ma-ni, violino e fisarmonica.I brani sono stati interpretati, perché scrivere “ballati” è ridut-tivo” dai maestri della “Libera Compagnia Musicale Migrante” di Monica Mantelli.Astor Piazzolla, è stato ricorda-to dal Presidente della Famiglia, Carlo di Gianbattista, nacque da genitori di origine italiana, Vicente Piazzolla (chiamato "Nonino" dai figli di Astor), figlio di Pantaleone, un pescatore emigrato in Argentina da Trani, in Puglia, e Asunta Ma-netti, la cui famiglia invece prove-

niva da Massa Sassorosso, frazio-ne di Villa Collemandina in Garfa-gnana, Toscana ed era quindi an-che lui un discendente di emigrati.Nella sua poliedrica musicalità si possono trovare “tracce” delle sue radici italiane e l’espressione di nostalgie che riprendono temi lon-tani della Terra d’Origine.La manifestazione si è conclu-sa all’insegna dell’arrivederci al

prossimo anno ed alla X Edizione del Premio che orami è divenuta un’istituzione importante non solo per gli Abruzzesi ed i Molisani ma per l’intera Comunità piemonte-se soprattutto per tutti quegli ex studenti universitari che portano nel cuore il ricordo di uno dei più stimati Rettori che l’Università di Torino abbia mai avuto.Paola Alessandra Taraglio

MIGRANTEUn mesto ricordo, una bottigliapiena d’aria di terra natìa,in un sacco con altri stracci.

Erano di un giovane, mai dimenticato, ora di un uomo indaffarato, riposti all’ombra dei ricordi.

Sul tavolo solo pane per cena,tante preghiere da recitare,una carezza con mani ruvide,tornavano nella notte sino all’alba.

Oggi si respira altra aria, si cammina da grandi, avanti, insieme ai figli, quasi sconosciuti.

Allor ch’è sera, tra gli avanzida pattumiera, una lacrima lentasi ricorda delle ruvide mani.

Rimane sparsa sul pavimento l’ansia del mattino lontano ed il ricordo dell’aria fresca, è la bottiglia dei miei ricordi. Giovanni Cianchetti Grugliasco (TO)