le venezie, cultura e territorio - april 2016

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cultura e territorio Anno 12 - Numero 33 - Aprile 2016 - POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB VERONA 8 COME MARCO POLO L’AMARONE GUARDA ALL’ORIENTE HOW MARCO POLO AMARONE LOOKS TO THE ORIENT di Isao Miyajima 2 LA STORIA E L’UMANITÀ RACCONTATE AL FEMMINILE HISTORY AND HUMANITY FROM THE FEMININE POINT OF VIEW di Armando Massarenti 16 LA CUCINA DI CASA IN VALPOLICELLA HOME COOKING IN VALPOLICELLA di Giambattista Marchetto

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The Masi Foundation has published its own bilingual (Italian and English) journal since 2005. This is the house-organ of the Foundation and records its life and activities as well as containing cultural and artistic information about the region, about Venetian personalities and about the ever-interesting worlds of wine and local gastronomy.

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8COME MARCO POLOL’AMARONE GUARDA ALL’ORIENTE HOW MARCO POLOAMARONE LOOKS TO THE ORIENTdi Isao Miyajima

2LA STORIA E L’UMANITÀRACCONTATE AL FEMMINILEHISTORY AND HUMANITY FROM THE FEMININE POINT OF VIEWdi Armando Massarenti

16LA CUCINA DI CASAIN VALPOLICELLA HOME COOKING IN VALPOLICELLA di Giambattista Marchetto

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8COME MARCO POLOL’AMARONE GUARDA ALL’ORIENTE HOW MARCO POLOAMARONE LOOKS TO THE ORIENTdi Isao Miyajima

2LA STORIA E L’UMANITÀRACCONTATE AL FEMMINILEHISTORY AND HUMANITY FROM THE FEMININE POINT OF VIEWdi Armando Massarenti

16LA CUCINA DI CASAIN VALPOLICELLA HOME COOKING IN VALPOLICELLA di Giambattista Marchetto

Direttore responsabileAntonio Di Lorenzo

In redazioneDora StopazzoloCristina ValenzaElisa Venturini

TraduzioniStephen Hobley

Impaginazione e stampaLa GraficaVago di Lavagno (Vr)

Referenze fotograficheArch. Fondazione MasiArchivio MasiBiblioteca Inter. La Vigna Giampaolo MascalzoniJacopo SalviMasatoshi Ohtsuki

Hanno collaboratoMario BagnaraLester K. LittleGiambattista MarchettoArmando MassarentiIsao MiyajimaMarco SabellicoKate SingletonJohn Szabo

© 2016 – Fondazione Masi Villa Serego AlighieriGargagnago di Valpolicella (Verona)Testi e immagini possono essere riprodotti,anche parzialmente, con autorizzazione

Pubblicazione realizzata con il contributo di Masi Agricola SpA

Anno 12 - Numero 33 - Aprile 2016 - pubblicazione quadrimestraleRegistrata presso il Tribunale di Verona il 24 giugno 2005, n. 1669

sommario contents Veneti e oriente Venetians and the Orient di Sandro Boscaini

La storia e l’umanità raccontate al femminile History and humanity from the feminine point of view di Armando Massarenti

Come Marco Polo, l’Amarone guarda all’Oriente How Amarone the Marco Polo of wine looks to the Orient di Isao Miyajima

In Valpolicella la cucina di casa è sapienza e semplicità In Valpolicella cooking is made of wisdom and simplicity di Giambattista Marchetto

Vaio Armaron: primo veneto nella top ten del mondo Vaio Armaron: first Veneto wine in the world’s top ten di John Szabo

Argentina e Toscana: rispetto della natura e grandi vini Argentina and Tuscany: respect for nature and great wines di Kate Singleton

I “regali” del Gruppo Tecnico Masi The “gifts” from Masi Technical Group di Marco Sabellico

I brentatori nella storia sacra Brentatori in Bible stories di Lester K. Little

La primavera delle Venezie è colorata di ciliegio In the Veneto spring is cherry coloured di Mario Bagnara

Mazzucco alla Cariverona: due Premi Masi Mazzucco and Cariverona: two Masi Prize winners

L’Opera Prima di Tartini in Sala Maffeiana Tartini’s Opera Prima in the Sala Maffeiana

Il vino nelle opere di Cervantes Wine in the works of Cervantes

Dalla Fondazione Masi: flash Newsflash from the Masi Foundation

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EDITORIALEEDITORIAL

EDITORIALEEDITORIAL

VENETI E ORIENTEVENETIANS AND THE ORIENT

Cultura e territorio è il payoff della nostra Ri-vista. Rappresenta fedelmente l’anima vera

dei veneti: innamorati della loro terra, ma curiosi di conoscere e intrecciare rapporti con il mondo, specialmente guardando ad Est, da Marco Polo in poi, con l’autorevole influenza della Serenissima e il richiamo della Mitteleuropa.La viticoltura e il vino rappresentano uno dei più significativi patrimoni delle Venezie. Il vino euro-peo, e quello italiano in particolare, è per eccel-lenza un prodotto “glocal” perché trova nel locale, cioè nei territori, la sua forza. Tuttavia, grazie alla sua capacità espressiva di cultura e di tradizione (in una parola, di “terroir”) è intellegibile a livello globale e sa superare anche i limiti culturali di al-cuni Paesi: anche laddove il vino non è accettato sono presenti “nicchie di globalità” e di apprezza-mento, come nella filiera del turismo, nei duty free shop o nei club internazionali. Masi e la sua Fondazione hanno sempre prestato particolare attenzione all’Oriente, favorendo l’espe-rienza di giovani chef giapponesi nella nostra re-gione. Ha promosso il progetto “Amarone, Marco Polo dei vini” attraverso il quale il nostro prodotto bandiera ha creato un movimento di simpatia e apprezzamento. Da anni partecipa attivamente a jet cup che premia professionalità specifiche a servizio della cultura del vino e del cibo italiano in Giappone. Ha guardato spesso ad Oriente il nostro riconoscimento Grosso d’Oro Veneziano: in primis con Svetlana Alexiević, ora Nobel per la letteratu-ra, e con Marjane Satrapi, due donne per la libertà di cui si parla nel servizio di Massarenti. Altri articoli sono coerenti con questo concetto: il “territorio” espresso dai sapori della Valpolicel-la e dai successi del Vaio Armaron, la “globalità” attraverso la storia del vino italiano in Giappone, l’approccio biologico in viticoltura, la coltura e cultura del ciliegio, che ci unisce all’Oriente.

C ulture and territory are the watchwords of our magazine. Our publication is a faithful repre-

sentation of the real spirit of the Venetians: in love with their own land, but wanting to explore the rest of the world and establish links with it. They look to the East especially, and have done since Marco Polo. They are influenced by the Serenissima and the pull of Mitteleuropa. Viticulture and wine are one of the most important legacies of the Venetian regions. European wine, and Italian wine in particular, is a “glocal” product par excellence because its strength lies in its localities, its territory in other words.Yet thanks to its ability to express culture and tradi-tion (in a word, “terroir”) it is accepted globally and can overcome cultural barriers. Even where wine is not part of the culture it finds a place in “global niches”, such as tourist resorts, duty free shops and international clubs.Masi and its Foundation have always paid par-ticular attention to the Orient, giving experience to the young Japanese chefs that visit our region. Masi has also promoted the “Amarone, the Marco Polo of Wines” project, through which our flagship wine has found friends and influence. Amarone has also been an active participant recently in the JET CUP, which has helped to create professionality in the world of Italian food and wine culture in Japan. Our Grosso d’Oro Veneziano Prize has also often found itself orientated to the East: first with Svetlana Alexiević, now winner of the Nobel Prize for Literature, and then with Marjane Satrapi, both of whom Massa-renti talks about as female pioneers of freedom in his feature. Other articles fit in with this theme: the “territory” as expressed in the food recipes of the Valpolicella region and the success of Vaio Armaron, “global” culture through the history of Italian wine in Japan, and or-ganic farming in vinegrowing, in the cultivation and culture of cherries, which links us to the Orient.

di Sandro Boscaini

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SERVIZIFEATURES

di Armando Massarenti

LA STORIAE L’UMANITÀRACCONTATEAL FEMMINILE

HISTORY AND HUMANITYFROM THE FEMININE POINT OF VIEW

I punti di contatto di due scrittrici premiate dalla Fondazione MasiWhat the two Masi Foundation prize-winning writers have in common

Che cos’hanno in comune la giornalista e scrittrice bie-lorussa Svetlana Alexievi ’c, premio Nobel per la Lettera-tura 2015 e Marjane Satrapi, l’autrice iraniana di graphic novels, tra cui Persepolis che – insieme a Maus di Spie-gelman e a pochi altri – è uno dei vertici di questa inno-vativa forma espressiva? Non molto, forse, se si guarda alle forme letterarie con cui hanno scelto di esprimersi. Moltissimo invece se si osserva quanto le loro rispettive poetiche, pur così distanti, non perdono di vista la ne-cessità di attenersi ai fatti tragici della realtà. Sia quando si tratta di raccontare in prima persona la propria storia – come ha fatto Satrapi con Persepolis, re-soconto veritiero dei fatti che la videro vittima e prota-gonista ai tempi della teocrazia di Komehini, che preci-pitò le donne di un Paese in via di modernizzazione in un oscuro Medioevo di cui solo con la recente fine dell’embargo internazionale verso l’Iran si co-mincia a intravvedere il termine – sia che si tratti di dar voce a mi-riadi di donne che hanno vissuto in prima persona i drammi e che solo grazie all’infaticabile opera di Alexievi ’c hanno potuto racconta-re la loro Storia. Sì, perché magari

What does Byelorussian journalist and writer Svetla-na Alexievi ’c, winner of the Nobel Prize for Literature 2015, have in common with Marjane Satrapi, the Ira-nian author of comic strip novels, such as Persepolis, which together with Spiegelman’s Maus and just a few others is at the peak of this innovative form of expressive art? Not much, if you look at the literary styles they have chosen to express themselves. But a great deal if, on the other hand, you consider that their respective nar-ratives, different as they are, never lose respect for the tragic facts of reality.This is true of Satrapi‘s first-hand account of her own life as told in «Persepolis», a true story that sees the au-thor as both victim and protagonist when Khomeini’s

theocratic rule in Iran plunges the women of a country emerg-ing into the modern world back into a mediaeval obscurity whose end is foreseeable only now with the recent lifting of internation-al sanctions. It is also true with Alexievi ’c, on the other hand, who tells the life stories of thousands of women who all lived through

Svetlana Alexievi ’c ha dato voce alle donne dell’ex Unione SovieticaSvetlana Alexievi ’c gives the women of the ex-Soviet Union a voice

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Svetlana Alexievi ’c, premio Nobel per la Letteratura 2015.Svetlana Alexievi ’c, winner of the Nobel Prize for Literature 2015.

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si tratta di una apparente microstoria (e tale è in fondo anche quella di Persepolis) ma che merita la S maiu-scola per un semplice motivo: perché è in grado di dire la verità che troppo spesso viene oscurata se a raccon-tare la Storia, non è la gente comune ma sono le diplo-mazie o i capi di Stato che guardano solo ai resocon-ti ufficiali. Quanta umanità è oscurata in quei resoconti! E soprat-tutto quanta umanità raccontata “al femminile”. Che è poi quella, come ci dimostrano Alexievi ’c e Satrapi – e questo è un ulteriore tratto che le accomuna – più ri-spettosa della verità dei fatti. Di fatti che altrimenti ci sfuggirebbero totalmente e che sono intrinsecamen-te legati a uno sguardo morale, consapevole dei dilem-mi spesso spaventosi che la gente reale, e le donne in particolare, avendo esse più vivo il senso istintivo di ciò che è bene e di ciò che è male, è costretta a fronteg-giare. Satrapi è consapevole che è soprattutto la classe media, cui lei stessa appartiene, quella cui la fine delle sanzioni permetterà di rinascere. «Nessuna rivoluzione, nessun cambio di regime possono fun-zionare senza la classe media, perché è essa la garante delle li-bertà democratiche», soprattutto

dramatic times, but whose voices would not have been heard without her untiring efforts. These stories of in-dividual lives, such as Persepolis, deserve to carry the capital “H” of History for one very simple reason: they tell the truth in a way that the official histories that ig-nore the common man to concentrate on diplomacy and heads of state do not.How much humanity is missed out of these official his-tories! Above all, the feminine side of the story. Which is another reason why Alexeivi ’c and Satrapi are more respectful of the truth, another attitude they have in common. Truth that otherwise would be hidden from us and truth that is intrinsically linked to a moral out-look on the terrible dilemmas that women in particu-lar, with their heightened instinctive sense of rights and wrongs, have to confront.Satrapi knows that it is largely the middle classes, of

which she is a member herself, who will be reborn with the end of sanctions. «No revolution, no régime change can work without the support of the middle class-es, because they are the guaran-tors of democratic liberty», above all in countries that are any-thing but poverty-stricken, like Iran. She is not sure if she wants

L’anelito alla libertà caratterizza il graphic novel autobiografico “Persepolis”.

Longing for liberty is the theme of the autobiographical comic

strip novel “Persepolis”.

Marjane Satrapi al Premio Masi 2013.

Marjane Satrapi at the Masi Prize 2013.

Il sogno di un Iran che esce dal Medioevo anticipato da SatrapiThe dream of Iran emerging from Medieval times is anticipated by Satrapi

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in un Paese tutt’altro che povero quale è l’Iran. Non sa bene se vorrebbe tornare ora nel suo Paese, ma cer-to il suo sogno è quello di rivedere, prima di morire, la strada in cui giocava da bambina, via Nilou, dove ma-turò la scelta saggia di lasciare il Paese di fronte ai di-sastri morali e politici che dovette fronteggiare con la sua famiglia in tenera età. C’è una grande forza nella narrazione di Satrapi che ri-troviamo, moltiplicata in mille microstorie nelle ope-re di Alexievi ’c, raccontate ad esempio in La guerra non ha un volto di donna. L’epopea delle donne sovietiche nella seconda guerra mondiale, una raccolta di testimonianze di giovani donne che, perlopiù volontarie, accorsero al fronte per difendere la patria e gli ide-ali della loro giovinezza, attra-verso le quali la scrittrice-gior-nalista ha raccontato la guerra, la fine dell’utopia sovietica e i suoi esiti in chi ci aveva credu-to e a quell’utopia ha dedica-to la sua esistenza. «Ho scritto più libri ma è come se scrives-si sempre lo stesso libro: il libro del piccolo uomo della gran-de utopia. Un mondo russo che era da un lato romantico e dall’altro spa-ventoso, pieno di sangue, e il piccolo uomo si è trovato nel punto focale di questa lotta tra il bene e il male». Una lotta in cui quasi sempre è im-possibile ergersi a giudici di fronte a storie in cui solo l’umana pietà e l’umana comprensione forse hanno an-cora un senso. Provate a dare un giudizio dopo aver ascoltato la se-guente storia della Seconda guerra mondiale che riguar-da una madre di tre figli: «Quando i tedeschi, in un’a-zione di rappresaglia, circondarono la cittadina, la gente scappò nelle paludi.Scappavano per pochi giorni, aspettavano che finisse la rappresaglia per poi tornare e portavano con sé poco cibo, però stavolta dovettero stare nascosti nelle paludi molto a lungo e la più piccola delle bambine continua-va a piangere e i vicini cominciarono a dire che avreb-be finito per rivelare il nascondiglio ai tedeschi facendo-

to go back to her homeland now, but she certainly dreams of seeing the road where she used to play as a child, Nilou street, before she dies. This is where she came to the wise decision to leave a country stricken with political and moral disaster while she was still at a young age. We find Satrapi’s narrative strength multi-plied into a thousand individual stories in the narratives collected by Alexievi ’c. A good example is War has no female face. The deeds of Soviet women in the Second World War, a collection

of stories about young wom-en, mostly volunteers, who went to the front to defend the fatherland and the ideals of their youth. This is how writer - journalist Alexievi ’c talks about the war, the end of Soviet utopia and its consequences, as related by people who had believed in that utopia and dedicated their lives to it. «I have written several books, but it’s always as if I am always writing the same book: The tale of the common man and the great utopia – a distinctively Russian world that is partly roman-tic and partly terrifying, full of bloodshed, when the common man finds himself the focal point in a struggle between good and evil».

In front of these stories, judgement is almost always impossible and perhaps it’s only human pity and hu-man understanding that have any sense. Tell me what your judgement is, for example, after listening to this story about a mother and her three children in the Second World War: «The Germans surrounded a town in a reprisal raid, and the people fled into the marshes.They expected to be able to return after a few days, and so took only a little food with them. This time, how-ever, they had to stay hidden in the marshes for much longer than they expected and the youngest child kept on crying. People started saying that the noise would reveal their hiding place to the Germans and they would all be killed.

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Armando Massarenti è il responsabile del supplemento culturale “Il Sole 24 Ore-Domenica”. È laureato in Filosofia

della Scienza. Ha scritto molti libri. Per la sua attività giornalistica e pubblicistica ha vinto numerosi premi. Dirige

per Mondadori Università la collana Scienza e filosofia. È membro del Comitato etico della Fondazione Veronesi.

Armando Massarenti is editor of the “Il Sole 24 Ore-Domenica” culture supplement. His degree is in Philosophy of Science. He has written many books, and for his work as a journalist and a publicist he has won many prizes. He edits the Science and Philosophy range of publications for Mondadori Università. He is a member of the Ethics Committee for the Veronesi Foundation.

li ammazzare tutti. E di notte qualcuno sentì la bambina che diceva alla mamma: «Mamma, non mi ammazzare, non piangerò più perché ho fame», perché aveva capito l’intenzione della madre di annegar-la e pensava che fosse perché si la-mentava continuamente per la fame. La mattina dopo questa donna ave-va soltanto due figli, aveva ammazza-to la bambina per non mettere in pe-ricolo gli altri». Di fronte a una scelta del genere ogni possibile giudizio è fuori luogo. Conta solo la verità. Biasi-mare questa giovane madre sarebbe un segno di indicibile arroganza.Alexievi ’c, raccontandone la storia l’ha forse almeno in parte riscattata dall’ingiustizia ulteriore cui fu sottoposta. «Quando tornarono al paese tutti smisero di rivolgerle la parola e anche il marito quando tornò dalla guerra finì per lasciarla».

Entrambe non perdono di vista la necessità di attenersi alla realtàNeither of them lose sight of the need to respect reality

At night someone heard the child say to its mother: Mummy, don’t kill me, I won’t cry out of hunger – she’d guessed that her mother was about to drown

her and thought it was because she kept on crying out of hunger. The next morning, the mother had just two children. She’d killed her child to keep the others safe». Choices like this make any kind of judge-ment just irrelevant. Truth is the only thing that counts. To condemn this young mother would be a sign of unspeakable ar-rogance. Just by telling this story,

Alexievi ’c has perhaps partly redeemed the moth-er from the injustice that she suffered afterwards. «When they got home, no-one would talk to her, and even her husband left her when he got back from the war».

Svetlana Alexievi ’c (a destra) al Premio Masi 2013 con (da sinistra) Alberto Passi, Sandro Boscaini, Isabella Bossi Fedrigotti, Andrea Bocelli, Antonello Piroso, Mario Isnenghi.Svetlana Alexievi ’cć(right) at the Masi Prize 2013with Alberto Passi, Sandro Boscaini, Isabella Bossi Fedrigotti, Andrea Bocelli, Antonello Piroso and Mario Isnenghi.

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VENEZIEART DE VIVRE

VENETIANART DE VIVRE

di Isao Miyajima

COME MARCO POLOL’AMARONE GUARDA ALL’ORIENTE

HOW AMARONETHE MARCO POLOOF WINE LOOKS TO THE ORIENT

Così la cucina giapponese valorizza il vino italianoHow Japanese cuisine promotes Italian wine

L’Amarone, il vino territoriale per eccellenza saldamente radicato nella terra d’origine, la mitica Valpolicella, può essere accettato e apprezzato nel lontano Sol Levante? La risposta risulta decisamente positiva dal nostro bre-ve viaggio a Tokyo. La cucina italiana e la cucina giap-ponese sembrano molto lontane, ma pure hanno mol-te cose in comune: per esempio, grande rispetto per le straordinarie materie prime di cui i due Paesi posso-

Can a wine that is so firmly rooted in its homeland, like the famous Amarone, ever be accepted and appreci-ated in the far off land of the Rising Sun? A brief trip to Tokyo gives a resounding “yes” to this question. The Italian and Japanese culinary traditions seem far apart at first sight, but in fact they have much in common: great respect for high quality raw ingredients for exam-ple, and a deliberate simplicity in the cooking process

Tatsuya Konishi, ristorante Vino della Pace, Tokyo. La cucina giapponese svela il lato moderno dell’Amarone.Tatsuya Konishi, from Ristorante Vino della Pace, Tokyo. Japanese cuisine reveals the modern side of Amarone.

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TORTELLI DI FAGIOLI BORLOTTI E COTENNA DI MAIALEAbbinato a Costasera Amarone Ristorante Vino della Pace, Tokyo - chef Tatsuya Konishi

Ingredienti ripieno: 185 g purea di fagioli borlotti, 18 g di cotenna di maiale tagliata in quadratini di 2 mm, 30 g di passata di pomodo-ro, 20 g di soffritto, 25 g di olio al rosmarino, 25 g di Amarone Co-stasera.Ingredienti per il condimento: 16 lumache, 1 radicchio tardivo, Amarone Costasera, polenta soffiata, olio di crescione, restrizione di Amarone Costasera, parmigiano reggiano.Preparazione: preparare il ripieno, mettere tutti gli ingredienti nella pentola, portarli a ebollizione e condire con sale e pepe. Stendere la pasta sottile e tagliarla in quadrati di 7 cm. Porre sopra il ripieno raffreddato e chiudere i tortelli. Cuocere i tortelli nell’acqua sala-ta bollente. Preparare la salsa a parte. Far saltare un po’ le lumache e il radicchio con dell’olio di oliva, aggiungere l’Amarone e farlo sfu-mare, quindi aggiungere del brodo e del sale e far restringere fino a ottenere una salsa densa. Mettere nei piatti i tortelli, passare sopra con un filo di olio al crescione, parmigiano in sfoglie, polenta soffia-ta, pepe macinato e decorare con la restrizione dell’Amarone.

TORTELLI OF BORLOTTI BEANS WITH PORK RINDPaired with Costasera Amarone Restaurant: Vino della Pace, Tokyo - chef: Tatsuya Konishi

Ingredients for the filling: 185 g borlotti bean purée, 18 g pork rind cut into 2mm squares, 30 g tomato passata, 20 g soffritto (finely diced onion, carrot and celery), 25 g rosemary oil, 25 cl Costasera Amarone.Ingredients for the sauce: 16 snails, 1 late-picked radicchio, Costa-sera Amarone, puffed polenta, watercress oil, reduction of Costa-sera Amarone, parmigiano reggiano.Preparation: prepare the filling, put all the ingredients in a pan, bring to the boil and season with salt and pepper. Leave to cool. Roll out the pasta into thin sheets and cut into 7 cm squares. Put a “nut” of filling on each square and fold into tortello shape. Cook the tortelli in boiling salted water. Meanwhile, prepare the sauce: lightly fry the snails and radicchio in olive oil, add the Amarone and reduce by boiling off the alcohol. Add the stock and sea salt and reduce to a thick consistency. When cooked, plate up the tortelli and drizzle with watercress oil, sprinkle with shavings of par-mesan, puffed polenta, and a grind of black pepper. Lightly dress with the Amarone reduction.

no vantarsi e la voluta semplicità di cottura per preser-vare meglio i profumi e i sapori. Questa similitudine ha facilitato notevolmente l’accettazione rapida della cul-tura culinaria italiana. Infatti quella italiana è la cucina più amata dai giapponesi e di livello sorprendentemen-te alto. Lo testimoniano tanti produttori di vino che visi-tano il Giappone fra cui ovviamente anche i nostri Bo-scaini che già trent’anni fa hanno avuto l’intuizione che l’Amarone potesse e dovesse diventare grande amico della tavola dei giapponesi. Insieme allo storico partner Jet hanno creato varie iniziative per divulgare e consoli-dare la cultura enogastronomica italiana. Citerei solo un esempio, molto importante, che è la “Jetcup”, un con-corso di sommelier di vini italiani fra più seguiti in cui il vincitore ottiene in premio un viaggio in Italia di due settimane durante le quali può visitare vari produtto-ri di vino. Ovviamente essi rimangono grandi sostenito-

ri della cucina e del vino italiano. Dopo gli anni Ottan-ta numerosi cuochi giovani e volonterosi sono venuti in Italia. Hanno lavorato nei ristoranti stellati o nelle tratto-rie casalinghe e imparato lo spirito della cucina italiana. Tornati in Giappone, hanno cominciato a praticarla con la sensibilità giapponese e con le materie prime giap-ponesi senza tradire mai lo spirito autentico della cuci-na del Bel Paese. La cucina italiana in Giappone non è solo buona, ma interessante, perché non mira a esse-

to preserve tastes and aromas as much as possible. These similarities have led to the rapid acceptance of Italian culinary traditions in Japan, and, in fact, Italian cooking is the best loved style in Japan and practised at a surprisingly high level. Many visiting wine pro-ducers remark on this, including our Boscaini friends, who had the foresight to see that Amarone could and should become beloved by the Japanese thirty years ago. Together with Masi’s historic partner Jet, they have carried out many promotional activities to spread and consolidate Italian gastronomic culture. If I have to pick just one important example, it’s the founding of the “Jetcup”, a competition for sommeliers of Ital-ian wines with the prize of a two-week trip to Italy to visit various wine producers. The natural result is that they become great ambassadors for Italian cuisine and Italian wine. After the 1980s many young, adventurous

Japanese chefs started visiting Italy. They worked in Michelin-starred restaurants or simple family trattorias and they learnt about the soul of Italian cuisine. When they got back to Japan they started to apply Italian principles to Japanese sensibility, using Japanese raw ingredients, but never betraying the authenticity of the Italian homeland. This practice continues. The result is that Italian cooking in Japan is not just good quality, it’s also very interesting because it does not aim to be just

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re la semplice copia della cucina praticata in Italia, ma vuole fare la cucina italiana rivista con gli attenti occhi giapponesi.L’esempio eclatante è quello di Takahiro Nakao, lo chef dell’elegante ristorante “Faro Shiseido” a Ginza, il cui sti-le esalta la nitidezza e la delicatezza di sapori. In abbi-namento con l’Amarone ha presentato “Coscia di Cer-vo stufata in Amarone avvolta nel germoglio di bambù con schiuma di Amarone”, un piatto armonioso dove la consistenza del cervo si fonde perfettamente con l’a-riosità della schiuma e i sapori decisamente primaverili del germoglio di bambù. Questo piatto di bellezza visiva ragguardevole rivela l’anima insospettatamente femmi-nile dell’Amarone. Un altro esempio della cucina italiana targata Sol Levante è lo chef Tatsuya Konishi del “Vino

a mere replica of the Italian original, but rather Italian cuisine revisited with typical Japanese thoroughness.The most striking exponent of this tradition now is Takahiro Nakao, chef of the elegant “Faro Shiseido” restaurant in Ginza. His style brings out tastes that are clean and delicate. To go with Amarone he prepares “Leg of venison braised in Amarone with bamboo shoots and Amarone foam”, a harmonious dish where the texture of the venison fuses perfectly with the airiness of the foam and the decidedly spring-like flavours of the bamboo shoots. This beautiful looking dish reveals an unex-

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Pagina precedente.Luciano e Thierry Cohen di jet japan ricevono la targa Giorgio Boscaini dal presidente di Masi.Facing page.Luciano and Thierry Cohen of jet japan receive the Giorgio Boscaini plaque from the Masi president.

A lato.This page.Alessandra Boscaini e Thierry Cohen con i finalisti dell’ultima edizione della jet cup.Alessandra Boscaini and Thierry Cohen with the finalists during the last jet cup.

Il paese del Sol Levante tra antiche tradizioni e dinamica modernità.The land of the Rising Sun: between ancient traditions and dynamic modernity.

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STINCO DI CERVO STUFATO ALL’AMARONE,

AVVOLTO IN FOGLIE DI BAMBÙ CON SCHIUMA DI AMARONE

Abbinato a Costasera Amarone Ristorante Faro Shiseido, Tokyo - chef Takahiro Nakao

Ingredienti: stinco di cervo, 500 cc di Amarone, 500 cc fond de veau, 1 cipolla, 1 carota, 1 sedano, 3 scalogni, 30 g pomodo-ro in pasta, timo, alloro, prezzemolo, pepe nero, germogli di bambù, pancetta.Preparazione: legare con uno spago lo stinco di cervo e far-lo rosolare, e dopo salarlo. Far sfumare l’Amarone per metà e quindi aggiungere il fond de veau. Aggiungere le verdure e la-sciare cuocere finché la carne non diventa morbida. Aggiungere al fondo di cottura della panna a formare una salsa.SCHIUMA DI AMARONEIngredienti: 500 cc di Amarone, 1 anice stellato, 5 chiodi di ga-rofano, ½ stecca di cannella, 10 coriandoli, 1 giuggiola, seme di gardenia, 0.5 g zucchero liquido.Preparazione: mettere tutti gli ingredienti in una pentola, far sfumare l’alcool e farli bollire per 30 minuti. Aggiungere al fon-do il sucro emul e montare con una frusta.PUREA DI GERMOGLI DI BAMBÙPreparazione: far bollire i germogli di bambù e schiumare. Unire al brodo la pancetta, i germogli bolliti e continuare a far bollire per 30 minuti, frullare nel mixer per ottenere la purea.Presentazione: stendere la purea di germogli di bambù, por-vi sopra l’arrosto di cervo, aggiungere la salsa, decorare con le foglie di bambù arrostite, aggiungere la schiuma di Amarone e decorare infine con foglie d’oro e di pepe giapponese.

VENISON SHANK STEWED IN AMARONE

AND WRAPPED IN BAMBOO LEAVES WITH AMARONE FOAM

Paired with Costasera Amarone Restaurant: Faro Shiseido, Tokyo - chef: Takahiro Nakao

Ingredients: shank of venison, 50 cl Amarone, 50 cl veal stock, 1 onion, 1 carrot, 1 celery stick, 3 shallots, 30 g tomato concentrate, thyme, bay leaf, parsley, black pepper, rice bran.Preparation: tie the shank with a string and brown it, then season with salt. Bathe with Amarone and reduce by half be-fore adding the veal stock. Add the vegetables and stew until tender. Thicken the cooking liquid with cream. AMARONE FOAMIngredients: 50 cl Amarone, 1 star anise, 5 cloves, half stick of cinnamon, 10 sprigs of coriander, 1 jujube, gardenia seeds, 0.5 g liquid sugar.Preparation: put all the ingredients in a pan, pour in the wine and boil for 30 minutes. Add the liquid sugar and beat with a whisk.BAMBOO SPROUTS PUREÉPreparation: boil the bamboo sprouts, skim and boil with pancetta and stock for 30 min. Use a mixer to make a purée.Presentation: spread the bamboo sprouts purée and than place the venison shank on top. Add the Amarone sauce, decorate with the roasted bam-boo leaves. Add the Amarone foam and finally the gold leaf and Japanese pepper.

Takahiro Nakao, dell’elegante Ristorante Faro Shiseido, armonizza cervo, bambù e Amarone.Takahiro Nakao, from the elegant Faro Shiseido restaurant, serves a harmonious dish of venison, bamboo and Amarone.

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pected feminine side of Amarone. Another example of Italian cuisine in Japan comes from chef Tatsuya Koni-shi at the “Vino della Pace”. After a formative course with Ferran Adrià, Tatsuya presents “Borlotti bean and pork rind tortelli with snail sauce and late-picked radic-chio cooked in Costasera Amarone with puffed polenta and watercress oil”: this sounds complicated and in-tellectual, but in fact it’s an earthy dish in completely Japanese style. This exquisite modern creation reveals the contemporary side to Amarone. Naturally, we can’t leave out entirely authentic Japanese food, such as the

MANZO DI NOTO ARROSTITO SU FOGLIA DI MAGNOLIA AL MISO

Abbianato a Costasera Amarone Ristorante Maeda Kaga-Ya, Tokyo

chef Masaharu Yamauchi

IL MISOPreparazione: mescolare una parte di miso Sakura con una parte di miso Haccho. Aggiungere sake, mirin e zuc-chero, accendere il fuoco sotto il tegame e amalgamare bene. Spegnere il fuoco e aggiungere un tuorlo d’uovo.LA CARNEPreparazione: arrostire la carne di coscia di manzo di Noto rigirandola di volta in volta. Tagliarla in fette facili da mangiare. Porre sopra la griglia la foglia di magnolia (Hoo-ba), aggiungere la pasta di miso, i funghi shiitake, i pepe-roni lunghi Manganji e grigliare per 5 minuti circa. Quando la carne è pronta, intingerla nella pasta di miso.

della Pace”. Con alle spalle un’importante esperienza da Ferran Adrià, Tatsuya propone “Tortelli di fagioli borlotti e cotenna di maiale al sugo di lumache e radicchio tardivo cotti in Amarone Costasera con polenta soffiata e olio di crescione”: potrebbe suonare come un piatto complica-to-intellettuale, invece è estremamente essenziale come richiede proprio lo spirito giapponese. Questa ricetta moderna e squisita rivela il lato contemporaneo dell’A-marone. Naturalmente non poteva mancare la cucina autenticamente giapponese come quella del ristorante Maeda a Kagurazaka, un quartiere molto carino pieno di

BEEF FROM NOTO ROASTED ON MAGNOLIA LEAVES

WITH MISOPaired with Costasera Amarone

Restaurant: Maeda Kaga-Ya, Tokyochef: Masaharu Yamauchi

FOR THE MISOPreparation: mix one part of Sakura miso with one part of Haccho miso. Add sake, mirin and sugar, heat the pan and mix well together. Turn the heat off and mix in an egg yolk.FOR THE MEATPreparation: roast the Noto beef shank, turning it from time to time. Cut the meat into bite-size pieces. Grill the magnolia leaves (Hooba), add the miso paste, shiitake mushrooms, long Manganji peppers and grill for about 5 minutes. When the meat is ready brush with miso paste.

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Isao Miyajima, giornalista giapponese. Attivo principalmente nel campo enogastronomico.

Autore di Il vino italiano: manuale per professionisti, 10 piatti per conoscere la cucina italiana (anche in coreano)

e Alla fine gli italiani ce la fanno (anche in cinese). Ha un programma televisivo sul vino in Giappone.

Isao Miyajima is a Japanese journalist specialising in the food and wine field. Author of Il vino italiano: manuale per professionisti, 10 piatti per conoscere la cucina italiana (also in Korean) and Alla fine gli italiani ce la fanno (also in Chinese).He has a tv programme on wine in Japan.

locali che ha conservato l’atmosfera del Giappone anti-co. “Manzo di Noto arrostito su foglia di magnolia con miso” preparato da Masaharu Yamauchi, chef di gran-de esperienza sempre nel mondo della cucina Kaiseki (ossia la cucina tradizionale giapponese) è un piatto in-tenso ma delicato, esattamente come l’Amarone Costa-sera. È impressionante constatare la naturalezza con cui l’Amarone si abbina con questa proposta classica giap-ponese. Allo stesso momento ci accorgiamo che l’A-marone ha questa versatilità proprio perché non vuole essere un vino internazionale ma vuole rimanere autoc-tono. Queste territorialità e unicità fanno dell’Amarone un vino sorprendentemente versatile senza mai cadere nella trappola di banalità commerciale.Quest’anno ricorre l’anniversario dei 150 anni dall’aper-tura delle relazioni tra Italia e Giappone. In questi 150 anni, due Paesi si sono avvicinati parecchio soprattutto nel mondo culturale ed enogastronomico. E ci sono an-cora molte cose da scoprire nel mondo intrigante ed in-finito dell’abbinamento, di cui l’Amarone è solo il caso più rappresentativo.

Pagina precedente. Masaharu Yamahuchi del ristorante Maeda a Kagurazaka è grande esperto di cucina “Kaiseki“.Facing page.Masaharu Yamahuchi from the Maeda restaurant in Kagurazaka is a great expert in “Kaiseki” cuisine.

A lato.L’Amarone si accosta con naturalezza ai sapori netti ma delicati della cucina tradizionale.This page.Amarone is a natural companion for the clean and delicate tastes of traditional cuisine.

Maeda restaurant in Kagurazaka, a charming district full of places that preserve the atmosphere of bygone Japan. “Noto beef roasted on magnolia leaves with miso” prepared by Masaharu Yamauchi, a chef who is highly experienced in the traditions of Kaiseki (tra-ditional Japanese) cooking is a dish that is at once in-tense but delicate, exactly like Costasera Amarone. It’s impressive to see the natural way that Amarone pairs with this classic Japanese proposal. And at the same time, we realise that Amarone has this great versatility exactly because it is not made to be an “international” wine, it is completely authentic. This sense of territory and uniqueness make Amarone a surprisingly versatile wine without ever falling into the trap of banality and commercialism.This year sees the 150th anniversary of the establish-ment of relations between Italy and Japan. Culture and food have brought these two countries together over the period, and there are still many things to discover in the world of food pairing where Amarone is only the most obvious proposal.

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VENEZIEART DE VIVRE

VENETIANART DE VIVRE

di Giambattista Marchetto

IN VALPOLICELLALA CUCINA DI CASAÈ SAPIENZAE SEMPLICITÀ

IN VALPOLICELLA COOKING IS MADE OF WISDOM AND SIMPLICITY

Qui la cultura enogastronomica è impregnata di una civiltà anticaHere the food and wine culture is full of an ancient culture

Ci sono luoghi nei quali il tempo si condensa, acquista una intensità più corposa che è fatta di stagioni e respi-ro. La Valpolicella restituisce questa sensazione, quasi di sospensione. E la pazienza sembra marcare il paesag-gio, i sapori, il silenzio, le strade che si inerpicano sulle colline, quasi fosse un ingrediente ineludibile del genius loci. Lo si comprende mettendosi in gioco, muovendo-si nella dimensione temporale di questo paesaggio on-dulato tra le montagne e il Garda, accarezzando l’uva lasciata appassire per mesi sulle arele fatte di canne, rompendo una scaglia di formaggio invecchiato, passeg-giando nei vigneti, ammirando i prodotti dell’artigiana-to locale.Alle volte c’è da fare un po’ di strada, ma ne vale la pena. Come vale la pena salire lungo quella che un tempo era l’arteria di collegamen-to principale per le montagne per raggiungere Torbe, un balcone dal quale si può abbracciare con lo sguardo la pianura.Con gli ultimi sprazzi di luce l’oc-chio finisce rapito dai vigneti, quelli che secondo il Pindemon-te hanno consacrato a Bacco queste colline. È solo un mo-

There are some places where time stands still and ac-quires a stronger intensity, made up of seasons and the breaks in between. Valpolicella is full of this feeling, almost of suspension. There a sense of patience that seems to delineate the countryside, the flavours, the silence and the roads that wind their way up the hills, almost as if it were an essential ingredient of the ge-nius loci. The feeling is driven by the temporal dimen-sion of this rolling countryside between the mountains and Lake Garda, as the grapes are carefully left to dry on the bamboo arele, as a piece of well-aged cheese breaks into chunks, as one takes a walk in the vine-yards and as one admires local handicrafts.Sometimes you have to drive as well, but it’s well worth it. A particular pleasure is to go up what was once the

principal connecting road to the mountains and get up to Torbe, which has a panoramic view over the whole plain beneath it. The last rays of light pick out the vine-yards that the poet Ippolito Pinde-monte said had been consecrated to Bacchus by these hills. The light fades in a moment and then darkness quickly falls. But just a

“Si possono comprendere i vini di questi luoghi solo incontrando il territorio”“The wines of this region can only be understood by visiting the area”

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LASAGNETTEWITH PIERINA’S RAGÙ

Paired with Montepiazzo Serego AlighieriTrattoria Caprini - chef: Davide Bonaldi

Ingredients: 4 eggs, 400 g flour type “0”.Preparation: pour the flour out in a mound, add the eggs and knead until smooth and well blended. Le-ave to rest for one hour. Roll the dough out into thin sheets, 2 mm thick, with a rolling pin and leave to dry. Fold the pasta sheets back on themselves and cut into roughly 1 cm wide strips of lasagnette. Drape over a bowl and leave to dry for about another 20 minutes.Ingredients for the ragù: 500 g meat (pork/beef/veal) 1 onion, 1 carrot, half a celery stick, extra virgin olive oil, 80 g butter, tomato concentrate and peeled, de-seeded fresh tomato, salt, rosemary, bay leaf and sage.Preparation: chop the onion, celery and carrot finely and fry the mixture in hot oil and butter in a pan. Chop the meat up finely with a knife and add to the vegeta-bles after a couple of minutes. Cook for 10 minutes befo-re adding salt, herbs and tomato. Simmer on a low heat for about two hours, stirring from time to time. Cook the lasagnette in boiling salted water, drain and mix with the sauce in the pan before serving.

LASAGNETTE AL RAGÙ DELLA PIERINA

Abbinato a Montepiazzo Serego Alighieri Trattoria Caprini, Torbe - chef Davide Bonaldi

Ingredienti per la pasta: 4 uova, 400 g di farina tipo “0”.Preparazione: mettete la farina a fontana, aggiungete le uova ed impastate fino ad ottenere una pasta omogenea e liscia. Fate riposare per un’ora. Tirate la pasta con il mat-tarello fino ad ottenere una sfoglia sottile un paio di mil-limetri e, dopo averla fatta asciugare, arrotolate e con un coltello ricavate delle lasagnette di circa 1 cm di larghez-za. Disporre su un vassoio e lasciar asciugare ancora per 20 minuti.Ingredienti per il ragù: 500 g di carne (maiale/manzo/vi-tello) 1 cipolla, 1 carota, mezza gamba di sedano, olio ex-tra vergine d’oliva, 80 g burro, concentrato di pomodoro e polpa di pomodoro, sale, rosmarino, alloro e salvia.Preparazione: tritare la cipolla, il sedano e la carota, scal-dare l’olio e il burro in una pentola e aggiungere il trito di verdure. Dopo averle rosolate per un paio di minuti, ag-giungere la carne tagliata a coltello. Trascorsi 10 minuti ag-giungere il sale e gli aromi e per ultimo la polpa di pomo-doro e il concentrato. Cuocere a fuoco lento per un paio di ore mescolando di tanto in tanto. Cuocere le lasagnette in acqua salata, saltare la pasta con il ragù e servire.

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mento, poi l’oscurità scende veloce. Però pochi istan-ti bastano per capire che la meraviglia dei vini che gli uomini producono in queste terre da millenni è inti-mamente legata alla bellezza, alla dolcezza dei decli-vi esposti all’incrocio tra la brezza del lago di Garda e i venti dalle montagne.Superato lo stupore, ci si ricorda che i tornanti tra le vi-gne non portano (solo) al panorama, ma permettono di conoscere la Trattoria Caprini, un gioiello nascosto che incarna il Dna dei sapori della Valpo-licella. Entrando un giovedì sera qua-lunque, si incontra immediatamen-te Davide Bonaldi che sta tirando la sfoglia su un tavolo di marmo, con la stessa sapienza con cui per de-cenni l’ha fatto la madre Pierina. È lei che ancora oggi tiene viva l’ani-ma di una tradizione familiare fat-ta di piatti semplici – pasta fatta in casa con il ragù, arrosti, verdure, for-maggi e salumi – e della cordialità di chi è stato cresciuto nell’accoglienza. «La cucina delle nostre terre è fatta di tradizione, di sapienza, di sempli-cità», racconta Sergio, l’altro figlio del-la Pierina, che è presidente dell’asso-

few moments are enough to understand that the won-der of the wines that men have produced in this region for millennia is intimately connected with beauty, and to the softness of the downward slopes that are both ex-posed to the breezes from Lake Garda and the winds from the mountains. Once you get over the view, you re-member that the hair-pin bends through the vineyards lead not only to beautiful views but also to Trattoria Carpini, a hidden jewel that has all the dna of the tastes

of Valpolicella. Get there on any Thursday evening and you immedi-ately see Davide Bonaldiche rolling out sheets of pasta on a marble slab with the same skill that his mother Pierina put into this work for dec-ades before. It’s still she who keeps the family tradition of simple dishes alive: homemade pasta with ragù sauce, roasts, vegetables, cheeses and salumi – with, of course, the welcoming manner of someone who was born in the hospitality business. «The cuisine of our region is made of tradition, wisdom and simplic-ity», says Sergio, Pierina’s other son and president of the Ristoratori Ta-

Pero misso trentino, formaggio Monte veronese e Vign’Asmara, da provare alla trattoria Paverno di Valgatara.Misso Trentino pears, Monte veronese cheese and Vign’Asmara wine at Trattoria Paverno in Valgatara.

TORTELLI AL MANZO BRASATO ALL’AMARONEAbbinato a Mazzano Amarone - Trattoria Alla Ruota - chef Renza Peretti

Ingredienti: 500 g di farina, 375 ml di Amarone della Valpolicella.Ingredienti per il ripieno: 300 g, carne di manzo, 1 cipolla, 250 ml Ama-rone della Valpolicella, 6 chiodi di garofano, 50 ml di olio extravergine di oliva della Valpolicella, sale e pepe q.b.Ingredienti per la salsa: 375 ml di Amarone della Valpolicella, 250 ml di fondo di carne.Preparazione: impastare la farina con l’Amarone, se l’impasto risultasse morbido aggiungere un po’ di farina. Coprire con una pellicola e lascia-re riposare in frigo per 2 ore. Pulire, pelare e tritare la cipolla in una cas-seruola con olio e farla soffriggere, aggiungere la carne, farla rosolare un po’ e bagnarla con il vino. Aggiungere i chiodi di garofano e continua-re la cottura a fuoco medio per un’ora a recipiente coperto, fino a quan-do la carne sarà molto cotta e asciutta. Passare la carne al mixer oppure al tritacarne. Aggiustare di sale e pepe. In un casseruola versare il vino e il fondo di manzo e far bollire fino a ridurlo di 2/3. Legare con poca mai-zena: la salsa deve essere fluida e densa. Con un mattarello (o con l’ap-posita macchina) tirare la pasta sottile e con una rotella rigata tagliare dei dischi di 6 cm di diametro. Porre nel mezzo una nocciola di farcitura, pennellare i bordi con poca acqua, chiudere a mezzaluna, pinzare i due angoli esterni e chiudere come un tortello. Versare sul fondo del piatto la salsa all’Amarone con sopra i tortelli cotti in abbondante acqua salata.

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Mazzano Amarone nobile ingrediente di originali tortelli.Mazzano Amarone, a noble ingredient for a unique style of tortelli.

Le sorelle Renza e Odilla propongono sapori antichi con la creatività femminile.Sisters Renza and Odilla conjure up the flavours of bygone times with feminine creativity.

TORTELLI WITH BEEF BRAISED IN AMARONEPaired with Mazzano Amarone - Trattoria Alla Ruota - chef: Renza Peretti

Ingredients: 500 g flour, 375 ml Amarone.Ingredients for the filling: 300 g beef, 1 onion, 250 ml Amarone, 6 cloves, 5 ml extra virgin olive oil from Valpolicella, salt and pepper, as needed.Ingredients for the sauce: 375 ml Amarone, 250 ml meat stock.Preparation: blend the flour with the Amarone, if the mix is too loose add more flour. Cover with clingfilm and leave in the fridge for 2 hours. Clean, peel and chop the onion. Fry the onion in oil in a saucepan, add the meat, brown lightly, and add the wine. Add the cloves and cook on a moderate heat for an hour, lid on, until the meat is well cooked and dry. Chop the meat in a mixer or grinder. Season with salt and pepper. Pour the wine and meat stock into a pan and boil until reduced by two thirds. Thicken slightly, the sauce should be dense but fluid. Use a rolling pin, or pasta rolling machine, to roll the pasta out thinly and use a serrated cutter to stamp out 6 cm circles. Place a “nut” of filling in the centre of each circle, moisten the edges with a little water and fold each pasta disc into a half moon. Pinch the two ends of each shape and bring to-gether in “tortello” shape. Pour the Amarone sauce onto the plate first, then arrange the tortelli on top, after cooking in copious salted water.

vole della Valpolicella association. Promotion is not the only aim of this association; instead it has been created above all to recover and safeguard a food and wine cul-ture that has its roots in an ancient civilisation and was created by skilful hands in the spirit of simplicity.These tastes and culinary arts belong to the same hills as the wine, born out of appassimento and patience. «We are proud to take the name of Valpolicella round

ciazione Ristoratori Tavole della Valpolicella. Un gruppo creato non solo per fini promozionali, ma soprattutto per recuperare e salvaguardare la cultura enogastrono-mica impregnata di una civiltà antica, creata da mani sa-pienti nella sua complessa semplicità.Sono sapori e saperi che hanno casa tra queste colli-ne, come il vino che nasce dall’appassimento e dalla pazienza. «Nonostante siamo fieri portare il nome del-

Pesce del lago di Garda e di mare al Ristorante La Divina di San Giorgio.Fish from Lake Garda and the sea at Ristorante La Divina in San Giorgio.

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the world with our wines – says Sandro Boscaini, Presi-dent of Masi Agricola with pride – but it’s impossible to fully appreciate its strength, character and beauty if you don’t visit the region and experience its straightforward cuisine: food like grandma used to make at home on Sundays. And, above all, the women and the men who embody this tradition». This is also why it’s important to concentrate on the quality that comes from patience and selection, quality that can be lost in the mass pro-duction methods that lower the value and price of wines that lose their unique characteristics without the invest-ment of personal passion. We’ll take a tour of restau-rants, osterias and locandas in Valpolicella, something in

the spirit of a visit to relations or out-of-town friends who lay the table in the spare room for their guests and open a bottle of good wine.At Trattoria Caprini, signora Pierina prepares the ragù that’s named af-ter her, made out of rabbit, beef and pork with tomatoes, while the dining room has its tables covered with cot-ton cloths and draped with lasagnette (which would be called tagliatelle elsewhere) and the cellars, located in the old village bakery, produce a bot-tle of MontePiazzo, the Valpolicella

la Valpolicella nel mondo con i nostri vini – rimarca con orgoglio Sandro Boscaini, presidente di Masi Agrico-la – non se ne possono comprendere appieno la forza, il carattere, la bellezza se non incontrando questo terri-torio, i suoi piatti semplici come quelli che la nonna pre-parava in casa per la domenica. E prima di tutto le don-ne e gli uomini che incarnano queste tradizioni». Anche per questo è importante concentrarsi sulla qualità, fat-ta di attesa e selezione, che nella fretta della produzio-ne quantitativa rischia di abbassare il pregio e il prezzo di vini che senza passione perderebbero la propria per-sonalità. Ecco allora che un giro tra ristoranti, osterie e locande della Valpolicella si trasforma quasi in una visita ai parenti o agli amici fuoriporta, che per gli ospiti apparecchiano la tavola nel tinello e aprono una bottiglia di quello buono.Alla Trattoria Caprini la signora Pie-rina prepara il ragù che porta il suo nome, condito al pomodoro con carne di coniglio, manzo e maia-le, mentre in sala riposano su tova-glie di cotone le lasagnette (che al-trove si chiamerebbero tagliatelle) e dalla cantina – ricavata nei locali in cui si sfornava il pane per il paese – esce una bottiglia di MontePiazzo, il

Un grande classico della cucina del territorio: il brasato all’Amarone

della Trottoria Dalla Rosa.A great classic of local cuisine:

meat braised in Amarone at Trattoria Dalla Rosa Alda.

Ludovico Testi, patron della storica trattoria Dalla Rosa, custodisce

nella sua cantina in pietra le migliori annate di Amarone.

Ludovico Testi, patron of the historic Trattoria Dalla Rosa

Alda, keeps the best vintages of Amarone in his stone cellar.

Alla Croce d’Oro di Volargne la pasta fatta in casa fa da regina.Homemade pasta reigns at the Croce d’Oro in Volargne.

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BRASATO ALL’AMARONE CON POLENTA

Abbinato a Riserva di CostaseraTrattoria Dalla Rosa Alda, San Giorgio Valpolicella

chef Noris Testi

Ingredienti: 800 g di fesa o di noce di manzo, se-dano verde, cipolla, carote, bacche di ginepro, 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva, 6 dl di vino Amarone della Valpolicella.Preparazione: mettere la carne intera in una cas-seruola lasciandola macerare per 13/14 ore con il vino Amarone e le verdure tagliate a pezzetti. L’A-marone deve coprire completamente la carne. In una pentola mettere l’olio extra vergine d’oliva e far rosolare la carne macerata, aggiungendo le verdure ben scolate, sale e pepe q. b. e ancora un po’ di Amarone. Coprire con il coperchio e lasciar cuocere a fuoco moderato fino a cottura ultimata. Servire con polenta morbida e bella fumante.

BRAISED BEEF IN AMARONE WITH POLENTA

Paired whit Riserva di CostaseraTrattoria Dalla Rosa Alda, San Giorgio Valpolicella

chef: Noris Testi

Ingredients: 800 g rump or sirloin beef, Vegeta-bles: celery, onions, carrots, with juniper berries, 4 x tbsp extra virgin olive oil, 60s cl Amarone.Preparation: marinate the beef in a single piece in the wine with the chopped vegetables and ju-niper berries in a casserole dish for 13/14 hours. The Amarone should cover the beef completely. Brown the marinated beef in hot olive oil in a pan, add the drained vegetables, season with salt and pepper and add a drop more Amarone. Cover and leave to cook on a moderate heat until ready. Serve with hot polenta.

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PISSOTA CON L’OIO Abbinato ad Angelorum Recioto - Trattoria Dalla Rosa Alda - chef Noris Testi

Ingredienti: 4 uova, 200 g di zucchero, 400 g di farina, 1½ bicchiere di olio extra vergine di oliva della Valpolicella, un po’ di liquore dolce e leggero, latte, 1 buccia di limone grattugiato e 1 bustina di lievito.Preparazione: frullare le uova con lo zucchero, aggiungere un po’ di farina e gli ingredienti sopra citati e, solo alla fine, la bustina di lievito. Mettere in forno a 150-180 gradi. È importante utilizzare olio extra vergine d’oliva e un recipiente di rame per dare più morbidezza al dolce. Questo dolce tipico della Valpolicella storica va abbinato con un bicchiere di Recioto tradizionale non barricato.

PISSOTA CON L’OIO Paired with Angelorum Recioto - Trattoria Dalla Rosa Alda - chef: Noris Testi

Ingredients: 4 eggs, 200 g sugar, 400 g flour, cup and a half of extra virgin olive oil from Valpolicella, sweet and light liqueur plus milk, lemon zest and a small sachet of yeast.Preparation: whizz the eggs with the sugar, add a little flour plus the rest of the ingredients and, only at the end, the sachet of yeast. Cook at 150-180°C. It’s important to use extra virgin olive oil and a copper cake tin to give the cake softer texture. This typical Valpolicella cake should be accompanied by a tradi-tional non-oak-aged Recioto wine.

superiore which combines the power of grapes from Te-nuta Serego Alighieri with the softness gained from sev-eral months’ ageing in cherry wood barrels.At Trattoria Alla Ruota, with its magnificent views over the Mazzano vineyards and the hills of Valpolicella, sisters Renza and Odilla cook updated traditional fare made to go with Amarone classico wines, like Masi’s Mazzano. They use the wine to help make the stuffing of the tortelli filled with braised meat in an Amarone sauce before bringing it to table. Or you can have the tortelli with Monte Veronese cheese and the famous Pero Misso pears at the Antica Osteria Paverno in Mara-

Valpolicella superiore che unisce alla potenza delle uve della tenuta Serego Alighieri la gentilezza del legno di ci-liegio in cui riposa per qualche mese.Alla Trattoria Alla Ruota, con magnifica vista sui vigne-ti di Mazzano e sulle colline della Valpolicella, le sorelle Renza e Odilla rivisitano la tradizione con l’ispirazione di un Amarone classico qual è il Mazzano di Masi, che pri-ma di arrivare in tavola fa da base per l’impasto dei tor-telli al brasato in salsa di Amarone. Oppure i tortelli si possono assaggiare con Monte Veronese e Pero Misso all’antica Osteria Paverno di Marano, dove Lucio Corra-di li accompagna con un solido bianco trentino come il

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Giambattista Marchetto, giornalista e autore di un blog che si occupa di economia, cultura, enogastronomia; da vent’anni collabora con “Il Sole-24Ore”, “Il Gazzettino”, “Soprattutto”,

“Famiglia Cristiana”, “L’Unità”, ilmangione.it, Food24. È consulente per la comunicazione integrata e il marketing strategico attraverso Charta Bureau, con basi a Praga e a Venezia.

Giambattista Marchetto, journalist and blogger on economics, culture, food and wine. Over the last 20 years has worked with “Il Sole-24Ore”, “Il Gazzettino”, “Soprattutto”, “Famiglia Cristiana”, “L’Unità”, ilmangione.it and Food24. Consultant in integrated communications and strategic marketing with Charta Bureau, based in Prague and Venice.

Pagina precedente.Il dolce della tradizione è la pissota con l’oio extravergine.Facing page.The traditional dessert is pissota con l’oio (extra virgin).

A lato.Specialità di carni,Trattoria Alla Porchetta di San Peretto.This page.Meat is the speciality at Trattoria Alla Porchetta in San Peretto.

Vign’asmara Bossi Fedrigotti, che unisce con sapiente equi-librio i sentori aromatici del Traminer alla freschezza dello Chardonnay.Se si vuole concludere il tour nella più tradizionale sempli-cità, niente di meglio che una tappa alla Trattoria dalla Rosa Alda dove Lodovico Testi pro-pone un eccellente brasato all’Amarone con polenta ac-compagnandolo al Riserva di Costasera Masi. Per dessert la classica Pissota con l’olio extra vergine di Serego Alighieri che si sposa alla perfezione con il re-cioto Angelorum. E accompagnati dal Recioto da medi-tazione, si può concludere la giornata passeggiando tra le viuzze del borgo antico di San Giorgio di Valpolicella, avvolti dal fascino della sua storia, dei suoi silenzi, del-le sue pietre.

no, where Lucio Corradi uses a serious Trentino white, Bossi Fedrigotti’s Vign’asmara, with its combination of aromatic-ity from the Traminer grapes and freshness from the Char-donnay to accompany the food. If you want to finish the tour with a stop of really tra-ditional simplicity then there’s nowhere better than Tratto-ria dalla Rosa Alda, where Lodovico Testi serves excel-lent meat braised in Amarone

with polenta, accompanied by Masi’s Costasera Riserva. For dessert try the classic Pissota with Serego Alighieri extra-virgin olive oil, which goes exceptionally well with the Angelorum Recioto. Finish the day with after-dinner Reciotos and a stroll through the alleys of the old vil-lage of San Giorgio di Valpolicella, where you will be charmed by its history, its silences and its stones.

ASSOCIAZIONE RISTORATORITAVOLE DELLA VALPOLICELLAhttp://www.valpolicella.it/

L’Associazione Ristoratori Tavole del-la Valpolicella riunisce un gruppo di ri-storatori della Valpolicella storica, famiglie che da generazioni si dedicano alla cucina del territorio, con lo scopo di ritrovare e tu-telare i sapori antichi della propria terra.

TAVOLE DELLA VALPOLICELLA ASSOCIATION OF RESTAURATEURS http://www.valpolicella.it/

The Associazione Ristoratori Tavole della Val- policella comprises a group of restaura-teurs in the historic heart of Valpolicella, families who have been devoted to the food of the area for generations and who strive to rediscover the traditional tastes and flavours of their homeland.

Trattoria Caprini www.trattoriacaprini.itEnoteca della Valpolicella www.enotecadellavalpolicella.itTrattoria Scamperle Alla Rosa [email protected] Alla Ruota www.trattoriaallaruota.itTrattoria Dalla Rosa Alda www.dallarosalda.itTrattoria Da Nicola [email protected] dalla Bice www.dallabice.itRistorante al Tesoro www.ristorantealtesoro.itAntica Trattoria da Bepi www.anticatrattoriadabepi.itAntica Osteria Paverno www.anticaosteriapaverno.itTrattoria Alla Porchetta www.trattoriaallaporchetta.itTrattoria Croce d’Oro www.albergocrocedoro.com

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VITE E VINO NELLE VENEZIE

VINES AND WINE IN THE VENETIAN AREA

di John Szabo

VAIO ARMARON, PRIMO VENETO NELLA TOP TEN DEL MONDO

VAIO ARMARON, FIRST VENETO WINE IN THE WORLD'S TOP TEN

Il vino dei discendenti di Dante tra storia e attualitàWine made by Dante’s descendants: between history and modernity

Al mio arrivo a Verona sono stato accolto da un autista in una grande Mercedes nera. Non c’è tempo da per-dere, ci dirigiamo subito verso le colline a nord della città per immergerci nella storia, nelle tradizioni e nella cultura di uno dei suoi prodotti prediletti: il vino della Valpolicella. Ai lati della strada provinciale che porta a nord dall’aeroporto Valerio Catullo ammiro perfetti filari di vigne che scendono dalle colline e si estendono come le creste di una conchiglia, le prime pie-ghe delle possenti Alpi che an-cora non si intravvedono. Stra-dine segnate da file di snelli cipressi conducono a eleganti ville antiche, mentre fiu-miciattoli scorrono tra i campi coltivati a olivo. Una re-gione di bellezza nobile, maestosa e ordinata.Ma questa zona non è sempre stata così calma. Ci tro-viamo letteralmente tra Africa e Eurasia, almeno dal punto di vista della tettonica, nel punto di convergen-za di queste due gigantesche placche. Un tempo co-perta da una grande laguna che andava dall’Adriatico al Piemonte, questa zona ha vissuto un’attività vulcani-ca molto forte quando la placca africana si scontrò con

Upon landing in Verona, I’ve been met by a driver in a large black Mercedes. There’s no time to waste; I’m heading straight to the hills north of the city to im-merse myself in the region’s history, tradition and culture through one of its most cherished products: the wine of

La Valpolicella. On either side of the strada provinciale lead-ing north from Valerio Catullo airport I see row upon row of neatly tended vineyards stretch-ing up into the tight folds that radiate down from the north like the ridges of a scallop shell, the first wrinkles of the mighty Alps that are not yet visible.

Roads lined with rows of slender cypress trees lead up to elegant hilltop villas, while rivers trickle down through valleys past olive groves. It’s a region of noble beauty, stately and orderly. But the region was not always so se-rene. We’re literally on the border of Africa and Eurasia, at least tectonically speaking, at the convergent bound-ary of these two giant plates. The area, once covered by a vast lagoon that stretched from the Adriatic to Pied-mont, experienced violent volcanism as the African Plate slammed into the Eurasian Plate, lasting nearly 50 mil-

Traduzione

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Pagina precedente.Per l’autorevole rivista Wine Spectator il Vaio è tra i primi 10 vini nel mondo.Facing page.For the authoritative Wine Spectator magazine, Vaio is one of the world’s Top Ten wines.

A lato.Il terroir è fatto di natura e nobiltà nella tenuta Serego Alighieri.This page.Terroir is the fruit of nature and nobility on Tenuta Serego Alighieri.

L’Amarone è tra i vini italiani più amati nel Nord AmericaAmarone is one of the best-loved Italian wines in North America

quella europea, in un tempo di circa 50 milioni di anni. Le colline verone-si, e le Alpi stesse, sono il risultato di una lunga collisione tettonica che ha increspato la crosta terrestre e fatto sgorgare le acque. La geologia è la ragione della varietà di terreni presenti: principalmente calcari e argille, depositate quando la zona era coperta dall’acqua, intervallate dai residui delle rocce vulcaniche.I vigneti sono parte del paesaggio da tempo immemora-bile. Così come i vini prodotti nelle colline e nelle vallate a nord di Verona sono certamente tra i più antichi d’Ita-lia, con il primo accenno ad un vino dolce chiamato Aci-naticus da parte di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro nel VI secolo d.C. Funzionario al servizio amministrativo del re Teodorico, Cassiodoro descrive nel dettaglio il proces-so dell’appassimento per produrre il prezioso vino dolce.

lion years. The Veronese hills, and the Alps themselves, are the result of continued tectonic collision, sub-sequently crumpling up the land and draining the sea. The active geology explains the varied nature of the re-

gion’s terrain: mainly limestone-clays, deposited when the region was underwater, peppered by the remnants of volcanism, all jumbled together. Vineyards have been part of the landscape for as long as anyone knows. In-deed, wines made in the hills and valleys north of Vero-na are among the oldest documented in all of Italy, with the first mention of the sweet wine known as acinaticus written by Flavius Magnus Aurelius Cassiodorus in the VI C. after Christ. A statesman serving in the adminis-tration of the King Theodoric, Cassiodorus described in detail the process of air-drying grapes to produce the

Ma il vino più famoso della Valpolicella nel XXI secolo non è dolce, ma secco, sempre prodotto con uve ap-passite: l’Amarone della Valpolicella è di certo tra i vini italiani più amati nel Nord America. Le statistiche pre-sentate all’Anteprima Amarone 2016 mostrano una con-tinua crescita: le vendite in Canada sono cresciute del 3% negli ultimi 5 anni, e si prevede un ulteriore aumen-to del 17% nei prossimi cinque, al secondo posto solo dopo la Cina. Gli appassionati americani apprezzano sempre più con entusiasmo l’Amarone, il cui export ver-so il paese è salito al 24% sempre nell’ultimo lustro.

celebrated sweet wine. But although also produced from partially dried grapes, Valpolicella’s most celebrat-ed wine of the 21st century is not sweet but dry: Amar-one della Valpolicella is among the best-known Italian wines in North America. Statistics announced at this year’s Anteprima Amarone 2016 show continued growth: sales to Canada have edged up 3% over the last five years, and are predicted to grow by another 17% in the next five, second only to China. American drinkers have been even more enthusiastic about Amarone, with ex-ports up an impressive 24% in the last half-decade.

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E questo successo lo dobbiamo in buona parte a Masi. L’azienda è stata uno dei maggiori fornitori sul mercato usa per decenni, più trainata nell’immagine dai sui tre “cru” che dai volumi. Assaggiarli insieme è una lezione di come il vino non sia solo frutto del-la sua antica tecnica, ma anche di diversi terroir che ne influenzano lo stile. Il primo cru prodotto nel 1958, Campolongo di Tor-be, viene da terreni vulcanici ed è più morbido, ric-co e si apre prima di Mazzano, uscito nel 1963, più tannico, serio, concentrato, prodotto in vigneti più elevati. Vaio Armaron, prodotto nelle antiche tenute

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And Masi can take more than a little credit for the success. The company has been a leading supplier of Amarone to North America for decades, led by their three crus in image if not in volume. Tasting the three together is a lesson in how not only pro-cess but also terroir can influence Amarone styles.The first cru produced in 1958, Campolongo di Torbe, hails from volcanic soils and is consistent-ly softer, richer, and opens earlier than Mazzano, which debuted in 1963, a firm, savoury, more tan-nic wine produced from higher elevation vineyards. Vaio Armaron, produced on the historic Serego

L’antico fruttaio dove le uve riposano almeno 4 mesi per dar luce al grande Vaio Armaron.The ancient drying loft, where the grapes rest for at least 4 months before producing the great Vaio Armaron.

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Serego Alighieri a Gargagnago di Val-policella dal 1979, è “il più opulento e barocco”, secondo Sandro Boscai-ni, presidente di Masi, e infatti lo è davvero. Benché la tecnica applicata sia la stessa, le differenze sono mol-to evidenti.L’annata 2008 del Vaio Armaron ha avuto un successo straordinario recentemente. Oltre ad una evidente quali-tà, la popolarità del Vaio si può attribuire a diversi fattori. Il primo: la storia dietro il vino è affascinante. La tenuta è di proprietà del conte Pieralvise Serego Alighieri, ulti-mo discendente maschio del poeta Dante Alighieri, au-tore dell’opera letteraria più importante d’Italia. Il figlio di Dante acquistò la tenuta nel 1353 e, secondo una leg-genda, il sommo poeta vi trascorse i suoi ultimi anni di esilio da Firenze, confortato da un tale paesaggio. Alcuni credono che il manoscritto originale della Commedia si trovi da qualche parte murato nella villa. A parte le leggende, la proprietà gode di un’esposizio-ne sud/sud-ovest, raggiungendo 265 metri di altitudine, una valletta protetta dalle creste della valle di Fumane, con un microclima ideale. I terreni sono calcarei e argil-losi e le vigne crescono in stretti terrazzamenti. L’uva Cor-vina rappresenta il 70% del blend, unita a circa il 20% di Rondinella, più il 10% di un clone esclusivo della tenuta,

Alighieri estate in Gargagnago di Valpolicella since 1979, is “the most opulent and Baroque”, ac-cording to company president Sandro Boscaini, and indeed it is. Although the techniques applied are similar, the differences are not

subtle. The 2008 Vaio Armaron has had particular recent success. Aside from evident quality, Vaio’s popularity is attributable to several factors. For one, the history be-hind the wine is fascinating. The estate belongs to Count Pieralvise di Serego Alighieri, the last male descendant of the poet Dante Alighieri, author of the Italian lan-guage’s most revered work, The Divine Comedy. Dante’s son purchased the estate in 1353, and according to leg-end, the great poet himself spent his last years there af-ter being exiled from Florence, comforted by the similar landscape. Some even believe that there’s an original manuscript of the Commedia hidden on the property.Legends aside, the property is blessed with south-southwest facing hillsides rising up to 265 meters in a small, protected side valley of the Fumane valley, which naturally favours complete ripening. Soils are classic limestone-clays, and vines are planted on narrow ter-races. Corvina makes up 70% of the blend on aver-age along with 20% Rondinella, plus 10% of a clone that’s unique to the Alighieri estate. Registered as “Mo-linara Serego Alighieri”, it’s a particularly spicy and vi-

Il Vaio Armaron è il più opulento e barocco tra gli amaroni di MasiVaio Armaron is the most opulent and Baroque of Masi’s Amarones

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John Szabo è stato primo Master Sommelier del Canada nel 2004. Oggi è partner e critic del vino principale per winealign.com, contribuisce regolarmente a diverse riviste specializzate,

è consulente per ristoranti, docente e scrittore. L’ultima sua opera Vini vulcanici uscirà a settembre 2016.

In 2004, John became Canada’s first Master Sommelier. Today, he’s a partner and principal critic for winealign.com, a regular columnist with several magazines, restaurant consultant, teacher and author. His latest, Volcanic Wines, launches September 2016.

la “Molinara Serego Alighieri”, con una piacevole spezia-tura caratteristica che dona un tocco riconoscibile al vino. Il fruttaio – il locale di appassimento – ha un forte in-flusso nello stile del Vaio. Il fondovalle attira umidità nei freddi mesi invernali e ogni annata si registra un lieve attacco di botrytis sui grappoli. Il risultato è un aumento del glicerolo che rende più morbido e vellutato il vino, dando una caratteristica illusione di dolcezza, ben ap-prezzata nel vino, pur in assenza di residuo zuccherino.Vaio ha un altro tocco distintivo: un breve passaggio in botticelle di legno di ciliegio. Come spiega Boscaini: «Le ciliegie erano il secondo raccolto più importante dopo l’u-va. Quando mio padre entrò nella loro cantina per la pri-ma volta, trovò molte botti grandi, vecchie, costruite con il legno di ciliegio della proprietà. Decise di mantenere la tradizione, riconoscendo che tale passaggio in ciliegio non faceva altro che enfatizzare l’aroma dominante dell’u-va stessa, della Corvina». Oggi il Vaio affina 4 mesi in fusti di ciliegio da 600 litri oltre ai 3 anni totali in rovere. Il risultato finale di queste sfumature è un Amarone di carattere originale e molto piacevole. E se c’è un vino che riflette in modo chiarissimo la storia, le tradizio-ni e la cultura della Valpolicella, questo di certo è il Vaio Armaron.

brant variation that adds a unique twist to the blend. The fruttaio – the estate’s grape drying room – also has a significant impact on the style of Vaio. The bot-tom of the narrow valley attracts humidity in the cool winter months, and each year a small percentage of grapes is affected by botrytis. The result is a boost in glycerol that softens and polishes, lending the vaguely sweet impression for which the wine is known, even in the absence of residual sugar. Vaio has one other dis-tinctive touch: a short ageing period in cherry wood casks. As Boscaini explains, «cherries were the second most important crop on the estate after grapes. When my father first entered the cellar at Serego Alighieri, he found many large old cherry casks, coopered from estate trees. He decided to keep the tradition, and found that the unusual wood emphasized the natu-ral cherry flavor of Corvina». Vaio now spends about 4 months in 600 l cherry barrels out of the four-year total average.The end result of these nuanced differences makes for an Amarone of singular, and approachable character. And if there were any wine that neatly reflected the his-tory, tradition and culture of Valpolicella, Vaio Armaron is surely it.

Pagina precedente.Splendida esposizione e microclima caratterizzano il Vaio Armaron, sito storico per vini da uve appassite.Facing page. A historic site for wines made with appassimento, Vaio Armaron has a wonderful orientation and microclimate.

A lato.La recensione della Rivista ”Wine Spectator“ su Vaio Armaron 2008.This page. Write-up of Vaio Armaron 2008 by “Wine Spectator”.

At this family-owned winery in northern Italy’s Veneto region, Sandro Boscaini

works alongside his children—daughter Alessandra and son Raffaele—

who represent the seventh generation. Corvina, Rondinella and Molinara grapes are

sourced from the terraced Vaio Armaron vineyard, located on the Serego Alighieri

estate managed by Masi, and undergo Amarone’s traditional appassimento pro-

cess. The grapes are dried for three months before a gentle pressing, then vinified

and aged in large Slavonian oak barrels for almost five years; a brief stay in cherry

casks precedes bottling. 3,750 cases made. Raffaele and Sandro Boscaini

8MASI

Amarone della Valpolicella ClassicoSerègo Alighieri Vaio Armaron 2008

95 points | 85 | Italy

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UN VINO UNA STORIA

WINE STORIES

di Kate Singleton

ARGENTINA E TOSCANA: RISPETTO DELLA NATURA E GRANDI VINI

ARGENTINA AND TUSCANY: RESPECT FOR NATURE AND GREAT WINES

I vini biologici di Masi presentati a Vinitaly 2016Masi’s organic wines presented at Vinitaly 2016

Vinitaly 2016 offre un motivo in più per alzare i calici: le novità biologiche di Masi in Argentina e in Toscana. Con l’annata 2014 il BellOvile Rosso di Toscana, prodotto nel-le morbide colline di Cinigiano in val d’Orcia, si fregia della certificazione, così come il Passo Blanco 2015, pro-dotto nell’altipiano di Tupungato con uve argentine e venete insieme.

Something to celebrate at Vinitaly 2016: Masi’s new or-ganic wines from Argentina and Tuscany. With the 2014 vintage, BellOvile from Tuscany, made on the gentle slopes of Cinigiano in the Orcia valley, and Passo Blan-co from Argentina, made in Tupungato of a blend of Venetian and Argentinian grapes, are both officially certified organic.

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Pagina precedente.I vigneti di Tupungato sono un’oasi di biodiversità.Facing page.The Tupungato vineyards are an oasis of biodiversity.

A lato.L’appassimento sulle arele è applicato anche qui per le uve Corvina e Malbec.This page. Appassimento on bamboo racks is used here too, with Corvina and Malbec grapes.

Alziamo i calici al felice connubio ver-de, a un sorprendente esempio di matrimonio tra specie vegetali e cul-ture di diverse origini. Il saggio in-termediario di matrimonio è Masi, storico produttore di pluripremiati Amaroni in Valpolicella, nella regione del Veneto. Con la lungimiranza che le è tipica, l’azienda ha creato una perfetta unione tra una soave, elegante e autorevole Corvina, varietà del-la Valpolicella per antonomasia, e un generoso ed esu-berante Malbec, emblematico vitigno della regione di Mendoza, Argentina. Inoltre, Masi ha dato forma a quel-la che è un’affinità elettiva tra il Pinot Grigio, uno dei classici componenti di alcuni tra i più piacevoli bianchi italiani, e il Torrontés, curiosa varietà aromatica argenti-na. «In Valpolicella non abbiamo solo importanti varietà

Let us raise a glass to felicitous veg-etable matrimony, to an impres-sive example of successful wedlock between plants and cultures of dif-ferent origins. The judicious match-makers are Masi, historic producers of award-winning Amarone in the Valpolicella area of the Veneto.

With characteristic foresight they have engendered a perfect union by introducing suave, elegant and thoughtful Corvina to generous, exuberant Malbec: the quintessential grape variety of Italy’s Valpolicella has espoused the emblematic varietal of the Mendoza re-gion of Argentina. Moreover, Masi has also fostered an elective affinity between Pinot Grigio, a classic in-gredient of some of Italy’s most agreeable whites, and Torrontés, that curiously aromatic Argentinian grape

Passo Blanco è frutto di Pinot Grigio leggermente appassito e TorrontésPasso Blanco is made of lightly dried Pinot Grigio and Torrontés

autoctone, ma anche una lunga esperienza nell’appas-simento, cioè nella tecnica di far asciugare le uve prima della pigiatura per produrre vini con quegli aromi con-centrati e profondità di colore che associamo all’Amaro-ne», spiega Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola.«Questo metodo antico risale al tempo dei Roma-ni, e siamo convinti che possa apportare benefici an-che in altre parti del mondo. Nella valle di Tupungato, nella regione di Mendoza in Argentina, abbiamo final-mente trovato l’ambiente e il clima ideale dove abbia-mo unito le tradizioni viticole locali con l’esperienza e

variety. «In the Valpolicella we not only have important native grape varieties, but also vast experience with the appassimento technique of semi-drying the grapes before crushing them to produce wines with the con-centration of aromas and depth of colour we associ-ate with Amarone,» explains Sandro Boscaini, president of Masi Agricola. “This ancient procedure dates back to Roman times, and we believed it could benefit win-emaking in other parts of the world. In the Tupungato Valley, in the Mendoza region of Argentina, we finally found the ideal environment and climate in which to

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La delicatezza di profumi e sapori del Passo Blanco biologico si abbinano alla perfezione con sushi e cucine orientali.The delicacy of the nose and flavours of organically produced Passo Blanco go perfectly with sushi and Asian foods.

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lo stile enologico che abbiamo sviluppato nei secoli in Veneto».La tenuta “Vigneti la Arboleda” si estende per 140 etta-ri a un’altitudine di 1.000 metri sul livello del mare, ai pie-di del vulcano Tupungato, una delle vette più alte del-le Americhe. Questo gigante roccioso, dalla cima spesso ricoperta da un bianco manto nevoso, garantisce all’al-topiano sottostante aria fresca e frizzante, un suolo ric-co di minerali e un’alta escursione ter-mica giorno/notte, che conferiscono struttura e longevità ai vini qui prodot-ti. La cura ed il rispetto dell’ambien-te sono parte della cultura e della filo-sofia di Masi. Si nota che il sentimento che guida l’azienda è una grande rico-noscenza verso la terra, sia nel territo-rio d’origine che nelle altre aree in cui opera. Anche i vigneti argentini sono stati condotti sin dall’inizio con rispetto per l’ambiente naturale e la sua biodiversità, che offre un habitat naturalmente ricco per una serie di piante e ani-mali selvatici. Masi ha integrato il proprio stile con questo ambiente creando un’azienda ecosostenibile, dove colti-va uve organiche, poi lasciate ad appassire sulle arele di bambù con un processo del tutto naturale.Grazie a questo matrimonio fra la tradizione veneta e la vitalità del Nuovo Mondo, il potenziale della viticoltura argentina ha guadagnato nuove qualità, come l’elegan-za, la profondità e la capacità di invecchiamento, senza rinunciare al carattere e al vigore. Da questa alleanza sono nati tre vini molto convincen-ti: Malbec è unito ad un 30% di Corvina leggermente ap-passita per creare il ricco e caratteristico Passo Doble, un vino con note di spezie e ciliegie mature, piacevole da bere giovane ma adatto all’invecchiamento. Suo gemello è il Passo Blanco, nel quale il Pinot Grigio leggermente

wed local grape growing experience with the winemak-ing expertise and style that we have developed over the centuries in the Veneto». The “Vigneti La Arboleda” estate consists of 140 hec-tares at 1.000 metres above see level, stretching out at the foot of the Tupungato volcano, one of the high-est mountains of the Americas. Often white-peaked beneath its snowy mantle, this rocky giant assures the

plateau below crisp, dry air, mineral-rich soils and the drop in night-time temperatures that contributes to the structure and longevity of the wines grown there. Care and respect for the environment are part of the Masi company culture and philosophy. The thought behind this is their thankful-ness for the bounty of the land, both in their homeland and in the new territories where the company oper-

ates. Argentinian vineyards have been cultivated from the beginning with complete respect for the environ-ment and its biodiversity, rich in native flora and fauna. Masi has integrated its own techniques and created an eco-sustainable environment, where organically grown grapes are left to dry on “arele” (traditional bamboo racks) for a totally natural appassimento.In this wedding of Venetian tradition and New World vitality, the potential of Argentinian winegrowing has acquired new features, gaining in elegance, depth and potential for ageing without renouncing mettle and vigour.Three highly persuasive wines have been born of this alliance: Malbec is blended with 30% Corvina that has undergone light appassimento to create the rich, per-suasive Passo Doble, a wine with hints of spice and ripe cherries that is thoroughly enjoyable when drunk

Anche in Toscana natura e qualità nel vino BellOvileNaturalness and quality for Tuscan wine BellOvile, too

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appassito si unisce al Torrontés per produrre un bianco secco innovativo, in cui l’acidità è bilanciata dalla ricchez-za di frutta matura. Ne risulta un vino adatto ad accom-pagnare la cucina asiatica e i piatti a base di crostacei.Il terzo vino innovativo di Masi a Tupungato è il Corbec, la combinazione di Corvina e Malbec entrambi appassiti per creare un rosso profondo e dal colore intenso, con note di menta e cannella al palato, e un finale di ciocco-lato. L’eleganza gentile della Corvina e i tannini pronun-ciati del Malbec si fondono in un vino notevole, sedu-cente, con un grande potenziale di invecchiamento. Infine, scopriamo che all’interno della Tenuta si può so-stare alla “Casa Corvina”, spazi dedicati alla cultura e all’abbinamento del vino e cibo e all’ospitalità nel cuo-re verde dei vigneti. Il termine Tupungato deriva da una lingua locale e significa “punto di vista per le stelle”. Dal-la sua cima la visione del cielo stellato è davvero im-pressionante. Quello di Masi è proprio un matrimonio fatto in cielo. E il frutto di questa unione sono appun-to vini stellari.

young, yet also lends itself to ageing. Its sibling is the Passo Blanco, in which lightly semi-dried Pinot Gri-gio unites with Torrontés to produce an innovative dry white whose balanced acidity offsets the wealth of ripe fruit. The outcome is a wine well suited to accompany-ing Asian cuisine as well as seafood dishes.The third of Masi’s innovative Tupungato wines is Cor-bec, a union between Corvina and Malbec that both undergo appassimento to create a deep, dark red, with hints of mint and cinnamon in the mouth, and an al-most chocolaty finish.The gentle elegance of the Corvina and the vigor-ous tannins of the Malbec combine to produce a truly handsome, seductive wine with great ageing potential. Finally, ”Casa Corvina” provides the setting for cultural and gastronomic educational tours in a specially cre-ated environment. The name Tupungato means “view point for the stars”, which is extremely apt. Masi’s mar-riage with Argentina is made in heaven, and the fruit of this union is wines that are stars.

Pagina precedente.La viticoltura biologica applicata anche ai vigneti del BellOvile, in Val d’Orcia.Facing page.Organic cultivation at the BellOvile vineyards in Val d’Orcia, too.

A lato.Il Sangiovese, principe delle uve toscane. BellOvile è la proposta bio di Masi alternativa a quella argentina.This page.Sangiovese, the king of grapes in Tuscany. BellOvile is Masi’s organic equivalent to the Argentinian wines.

Nata in Inghilterra, Kate Singleton vive e lavora in Italia da 40 anni, occupandosi di giornalismo ed editoria. A lungo collaboratrice dell’“International Herald Tribune”, da anni

rivolge la sua attenzione al mondo del vino e del paesaggio italiano. È autrice di Mister Amarone, che nel 2012 ha vinto il

“Premio Cesare Pavese” per il vino nella letteratura.

Born in the UK, Kate Singleton has lived in Italy for over 40 years, working in journalism and publishing. A regular contributor to the “International Herald Tribune” for many years, she has long devoted her attention to the world of Italian wine and landscape. In 2012 her book Amarone, The Making of an Italian Wine Phenomenon won the “Cesare Pavese Prize”.

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VITE E VINO NELLE VENEZIE

VINES AND WINE IN THE VENETIAN AREA

di Marco Sabellico

I “REGALI”DEL GRUPPO TECNICO MASI

THE “GIFTS”FROM MASI TECHNICAL GROUP

Dalle sue ricerche, sempre condivise, tutti hanno imparato moltoEveryone has learned a lot from its research, which has always been shared

Il successo dell’enologia veneta, in Italia e nel mondo, poggia su basi solidissime. Pinot Grigio, Prosecco e Val-policella sono solo i nomi più noti tra i suoi vini, e lo sono su scala planetaria. Il caso o la fortuna poco han-no a che vedere con queste brillanti performance. In questa regione da secoli si studia, si sperimenta e si ap-profondisce il legame tra le uve della tradizione e il ter-

The success of Venetian winemaking at home in Italy and abroad is based on solid foundations. Pinot Grigio, Prosecco and Valpolicella are just the region’s most famous wines, and their fame is truly international. Chance has nothing to do with this brilliant perfor-mance. Research and experimentation has been go-ing on in this region for centuries; the links between

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ritorio, e si riflette attentamente sul-le tecniche enologiche migliori per valorizzare questo patrimonio. Non è un caso che nel 1876 nasca a Co-negliano Veneto la Scuola Enologica che oggi è un’istituzione di rinoman-za internazionale, e che generazioni di studiosi di viticoltura e di enologia abbiano, anno dopo anno, fornito contributi importantissimi alla sto-ria enologica, e non solo a quella veneta. Ricerca, ap-profondimento, sperimentazione e innovazione, in que-sta terra, non sono patrimonio esclusivo delle istituzioni. La Masi da trent’anni continua ad arricchire il patrimonio scientifico italiano.Quella della famiglia Boscaini è un’azienda che non si stanca di investire nella ricerca e nella sperimentazione.

the wines and the traditions of the territory, and the best technological processes to employ to take advan-tage of this patrimony are subjects of careful study. It’s no surprise that the Scuola Enologica, or winemak-ing school, that has such a high in-ternational reputation today was founded in Conegliano Veneto in 1876. Or that generations of stu-

dents of viticulture and winemaking go on to make important contributions to oenological history, year af-ter year, and not just in the Veneto. Research, in-depth studies, experimentation and innovation, are, however, not just the preserve of institutions in this region. For thirty years now, Masi has continued to enrich the scientific patrimony of Italy. The Boscaini family com-

Da trent’anni l’azienda continua ad arricchire il patrimonio scientificoThe company has continued to enrich scientific patrimony for thirty years

È un’azienda che non si accontenta di prosperare sugli allori della tradizione ma rivendica un ruolo da protago-nista nello scenario italiano. Soprattutto, e questo è quel che conta di più, continua a mettere a disposizione di tutto il settore il frutto delle sue ricerche. Quello del Vinitaly è ormai, da ventotto anni, un ap-puntamento fisso, dove la Fondazione Masi divulga i risultati delle sue esperienze, quelle del Gruppo Tec-nico, coordinato da Lanfranco Paronetto e aperto alle collaborazione dei maggiori studiosi del settore, italia-ni e stranieri. La mole dei lavori pubblicati e divulgati

pany never tires of investing in research and experi-mentation. The company does not rest on its laurels; instead it has carved itself out a role as a protagonist on the Italian scene and, more than that, it continues to make the fruits of its research available to the whole wine sector. The Vinitaly seminar, where the Masi Foun-dation proclaims the results of research carried out by the Technical Group, co-ordinated by Lanfranco Par-onetto and carried out in collaboration with leading researchers in the field, both from Italy and abroad, has been a fixed appointment for twenty-eight years

Pagina precedente.Il Gruppo Tecnico Masi al lavoro nella sede di ValgataraFacing page.The Masi Technical Group at work in the Valgatara winery.

A lato.Microrganismi al microscopio, parte di lunghe ricerche.Doppia fermentazione, innovazione del Gruppo Tecnico dagli anni ’80.This page.Micro-organismsin the microscope, part of lengthy research.Double fermentation, one of the Technical Group’s innovations in the 1980s.

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in questi anni è impressionante. L’appassimento delle uve è il tema centrale di queste ricerche: è un settore nel quale Masi – sinonimo di Amarone nel mondo – ha accumulato un’expertise incredibile. Ma in que-sti anni sono state studiate le uve autoctone, la zona-zione della Valpolicella, sono state approfondite le co-noscenze sui lieviti e la fermentazione. Basta scorrere gli atti dei seminari del Gruppo Tec-nico pubblicati in questi anni per rendersene conto. Dallo studio de-gli uvaggi all’influenza del microcli-ma, dal ruolo del legno nella ma-turazione del vino ai fattori umani che ne influenzano la produzio-ne, dalle ricerche sulla microbio-logia a quelle sui cambiamenti cli-matici, fino alle forme di viticoltura, nulla è stato tralasciato. Certo, l’ap-passimento è l’aspetto caratterizzante del più famoso vino veronese, l’Amarone. Ed è una pratica millenaria che risale alle origini della viticoltura. La Masi in questo senso ha dato un contributo essenziale alla compren-sione di questo processo, indagando a livello moleco-lare la complessità del fenomeno. Sperimentando mil-le varianti, dalle componenti enzimatiche al ruolo delle muffe nobili, e misurandone l’impatto sulla qualità fi-nale del vino.

L’azienda della famiglia Boscaini non si stanca di investire nella ricercaThe Boscaini family company does not tire of investing in research

now. The amount of work published in these years is impressive. Grape appassimento is the central theme of the research, and it’s a sector where Masi – syn-onymous with Amarone in the world – has built up an amazing expertise. Other subjects studied in recent years are native grapes, the zones of Valpolicella and the various types of yeasts and fermentation. Just go

through the proceedings of the Masi Technical Group Seminars, printed recently, to get an idea. From re-search into cépages to the influence of microclimates, from the role of wood in the ageing process to the human factors that influence pro-duction, from research into micro-biology and climate change to vine training in the vineyards, nothing has been left out. Of course, ap-

passimento is the defining feature of Verona’s most famous wine, Amarone. And it’s a thousand year-old practice that goes back to the origins of viticulture. Masi, though, has provided essential contributions to the understanding of this process, investigating the complexity of the phenomenon at the level of molecu-lar behaviour. A thousand variants have been explored, from enzyme make-up to the role of noble rot, and measured against the final quality of the wine.

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Pagina precedente.La cantina sperimentale di Gargagnago con le più moderne tecnologie.Facing page.The experimental cellars in Gargagnago, with the most up-to-date technology.

A lato.Vittorio Zandonà, Raffaele Boscaini e Andrea Dal Cin.This page.Vittorio Zandonà, Raffaele Boscaini and Andrea Dal Cin.

Sotto.In Masi la riscoperta e valorizzazione dell'antica Oseleta.Below.The rediscovery and re-use of the ancient Oseleta grape by Masi.

We have learned a lot, all of us, from these experi-ments. Now we know that during appassimento, after the bunch has been cut from the vine, there are hun-dreds of active genes that work in the silence and the shade of the drying loft, and that two months after harvest every grape is a busy workshop. All this has in-formed the choice of the techniques and procedures, and the yeasts, to make the best expression of this wine called Amarone which never ceases to charm the world’s wine lovers. And, year after year, the Boscaini family continues to publish the results of the experi-

Abbiamo imparato molto, tutti, da queste ricerche. Oggi sappiamo che durante l’appassimento, dopo che il tral-cio è stato reciso, ci sono centinaia di geni attivi che la-vorano nel silenzio e nella penombra del fruttaio, e che a due mesi dalla raccolta ogni acino è un laboratorio in piena attività. Tutto ciò ha permesso di selezionare tecniche, proce-dure, lieviti che permettono una migliore espressione di questo vino, l’Amarone, che non cessa di incantare gli appassionati di tutto il mondo. E la famiglia Boscai-ni continua, anno dopo anno, a pubblicare i risultati di

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Marco Sabellico, giornalista, lavora dal 1991 al Gambero Rosso di cui cura la Guida dei Vini d’Italia e i programmi televisivi

del Gambero Rosso Channel. Viaggiatore del vino, wine educator presso le associazioni di Sommelier e nei corsi di

specializzazione della Città del Gusto a Roma. Segue gli eventi internazionali dell’editore come il Top Italian Wines Roadshow.

Marco Sabellico, journalist with Gambero Rosso since 1991,in charge of Guida dei Vini d’Italia and Gambero Rosso tv.He travels regularly to the world’s wine regions. Committedto developing education for Sommelier associationsand wine courses at Rome’s Città del Gusto. Also looks afterGambero Rosso abroad: e.g.Top Italian Wines Roadshow.

queste esperienze, dove il Gruppo Tenico Masi si con-fronta con i maggiori studiosi mondiali, con le università e i centri di ricerca più prestigiosi del mondo, mettendo cataste di dati a disposizione di tutte le aziende. I vini della Masi godono di un indiscutibi-le prestigio, di un successo non solo commerciale ma ribadito anche dal-la critica enologica internazionale. Alle radici di queste affermazioni c’è il dna di un’azienda che ha radi-ci antiche nella storia enologica ve-neta ma dimostra una straordinaria modernità nell’approccio agli aspet-ti scientifici. Ha portato una cari-ca d’innovazione nella Valpolicella che non è mai rimasta appannaggio aziendale ma è sempre stata condivisa con il territo-rio. E questa, al di là dei risultati delle sue ricerche, re-sta l’innovazione più importante, il suo contributo più grande.

ments where the Masi Technical Group collaborate with the world’s leading researchers, with the most pres-tigious international universities and research centres, making all the resulting data available to wine produc-

ers everywhere. Masi wines enjoy a reputation for undoubted prestige and are successful not only in com-mercial terms but also in terms of fame in the international wine world. The roots of this success lie in the DNA of a company that has its ori-gins in the wine history of the Vene-to, but which is also extraordinarily modern in its approach to scientific questions. Masi has brought inno-vation to the Valpolicella regions,

and it’s never been kept back as company property, but shared with all the territory. And quite apart from the re-sults of all the research, this factor is in itself the most important innovation, and Masi’s biggest contribution.

Pagina precedente. I campioni di microvinificazioni custoditi nella cantina sperimentale.Facing page.Micro-vinification samples kept in the experimental cellars.

A lato. I risultati delle ricerche sono condivisi annualmente a Vinitaly.This page.Research results are shared every year at Vinitaly.

Impressionante la mole dei lavori pubblicati e divulgati nei decenniImpressive, the corpus of work published and shared over the decades

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SERVIZIFEATURES

di Lester K. Little

I BRENTATORI NELLA STORIA SACRA

BRENTATORI IN BIBLESTORIES

In epoca comunale compaiono nel nord-est d’Italia i trasportatori di vino in brenteBrentatori started using their characteristic containers to carry wine in Northern Italy

during the time of the Communes

Nel Medioevo sono innumerevoli le rappresentazioni delle varie fasi della produzione del vino in forma di illu-strazioni di manoscritti, affreschi, sculture e – non da ul-timo – vetrate. La maggior parte di queste opere servi-va per raccontare episodi della storia cristiana e, data l’importanza del vino in tale narrazione, si poteva im-maginare che i personaggi coinvolti nella sua produzio-ne avessero un qualche ruolo nella storia della salvezza.All’epoca dei Comuni, poi, compa-re nelle città della Val Padana un nuovo mestiere, quello dei portato-ri di vino o “brentatori”, persone che portavano la brenta, tipico conte-nitore per il trasporto di liquidi dal-la montagna alle città, usata anche in pianura per la consegna del vino dai mercati ai vari acquirenti. I brentatori non avevano affatto un’aura sacra. Faceva-no un lavoro molto duro, a cominciare dal peso del-la brenta stessa (circa 10 chili) che dovevano portare in spalla ma anche il contenuto che, proprio conside-rato come unità di misura, andava dai 49 litri a Torino ai 75 litri a Piacenza. Indipendentemente dalla città in

In the Middle Ages, countless representations of various phases of wine production appeared in manuscript illus-trations, frescoes, sculptures, and not least, in stained-glass windows. Most all of these served to tell some part of the grand narrative of Christian history, and, given the importance of wine in that narrative, those persons who were involved in producing wine could

by extension be imagined as playing a part in the history of salvation.During the Communal era, though, there appeared in the cities of the Po Valley a new métier, that of “portatori di vino” (wine carri-ers) or brentatori, persons who brought the brenta, the typical container for carrying liquids in the mountains, down to the cit-ies in the plain where they used

it for transporting wine from the market to buyers’ domiciles. The brentatori were utterly lacking in a sa-cred aura. They did crushingly heavy work. To begin with, an empty brenta weighed about 10 kgs; and as for the wine, a brenta in the sense of a unit of liquid measure ranged in metric equivalents from 49 litres

Importante ricercadel professore americanoLester K. LittleImportant research by American professor Lester K. Little

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Pagina precedente. Andrea da Bologna, Basilica di Pomposa, particolare delle Nozze di Cana.Facing page. Fresco by Andrea da Bologna in the Basilica of Pomposa, detail from the Marriage in Cana.

La litografia illustra una confettiera da tavola raffigurante un brentatore nel tipico abito di derivazione medievale e rinascimentale. La brenta era utilizzata per il trasporto dell’uva vendemmiata, ma pure del vino o dell’acqua in caso di incendi. Litografia a colori, 276x180, seconda metà del XIX sec. (Autore ignoto).Lithograph of a table piece of a brentatore in Mediaeval/Renaissance-style clothes. Brentas were used to transport grapes at harvest time and also wine itself, or water in the case of fires. Colour lithograph, 276x180 mm, second half of XIX century (Anonymous).

cui operava, il brentatore portava un peso proibitivo sulle spalle. Il prestigio delle varie professioni e mestieri emergeva dalle liste che ogni città preparava con l’ordine in cui dove-vano marciare le corporazioni du-rante le grandi processioni, come il Corpus Domini, l’Ascensione della Vergine, o il santo protetto-re della città. La lista più vecchia che conosciamo risale agli statu-ti di Padova del 1287; consisteva in 36 “fratalie”, iniziava con no-tai e mercanti e finiva con portatori di vino, segato-ri e lavoratori della lana. L’elenco di Reggio Emilia del 1318 inizia con giudici, notai e mercanti e finisce con brentatori, calderai e rigattie-ri. E quella di Bergamo del 1692 iniziava con orefici, speziali e mercanti e fini-va con facchini, brentatori e misuratori di biade. Non c’è quindi da meravigliar-si se un osservatore dell’e-poca ben informato, come To-maso Garzoni, in La piazza universale di tutte le pro-fessioni del mondo, e nobili et ignobili (Vene-zia, 1585) diceva che è difficile complimen-tarsi con i brentatori o al-tri tipi di portatori, ma poteva solo dire «che la più par-te almeno sono assai semplici, et di buona natura, che huomini grossolani, et nati nelle montagne del Berga-masco, ove son tratti fuor del tinaccio come tanti ga-zotti della gabbia, et mandate fuor della vallata a be-

in Turin to 75 litres in Pia-cenza. No matter which

city a brentatore worked in, a fully loaded brenta was forbiddingly heavy. The relative prestige of various professions and métiers was clearly expressed in the lists prepared in each city show-ing the order in which cor-porations marched in the processions for major festi-vals such as Corpus Domini, the Ascension of the Virgin, or for the city’s patron saint. The earliest known list is in the

statutes of Padua in 1287; con-sisting of 36 fraternities, the list

starts with notaries and merchants and ends with brentatori, sawyers, and wool workers.

Reggio Emilia’s list of 1318 be-gins with judges, notaries, and

merchants, and concludes with brentatori, blacksmiths and second-hand merchants. Bergamo’s 1692 list, on the other hand, has goldsmiths, spice dealers and merchants at one

end and porters (“brentadori”) and fodder dealers at the other. Thus it

is little wonder that an observ-er as well informed as Tomaso Garzoni wrote in La piazza uni-versale di tutte le professioni del

mondo, e nobili et ignobili (Venezia, 1585) that «one can hardly find any way to praise them, except to say that for the most part they are rather simple and good-natured if uncouth men, born in the mountains of Bergamo where like so many caged animals they are set free and sent down

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from the valleys to the benefit of all mankind, who in turn use them as donkeys or mules.» How do such mule-like persons fit into sacred history? There are no wine carriers in the Bible. But at least one artist working in the early 14th century found a place for a brentatore in a fresco cycle of the life of Christ. The scene in question is the Marriage at Cana (John 2:1-11). The traditional way of representing this scene shows

all the separate parts of the story that the evangelist makes unfold sequentially in words appear in just one image. The bridal party and the principal guests are seated at a table in the background, while several servants are shown in the foreground. One servant pours wa-ter from a large container into a jug and then another servant in

turn draws some liquid from the smaller vessel into a glass, which clearly shows the red colour of the wine. Nearby, the major domo, who has been handed the first glass of wine, appears to be tasting it.Turning to three depictions of this scene from the 14th century, we note that the one painted by Giotto in the Scrovegni Chapel, while justly famous, has some oddi-ties in the depiction of the miracle. A maid pours wa-ter from an easily portable jug into one of several very

neficio di tutto il mondo, che si serve di loro come di asini o di muli».Come potremmo quindi includere in una storia sacra tali uomini-muli? Non troviamo portatori di vino nel-la Bibbia. Però, almeno un artista del XIV secolo as-segnò un posto a un brentatore in un ciclo di affre-schi sulla vita di Gesù. L’episodio in oggetto sono le nozze di Cana (Giovanni 2:1-11). Le scene che tradizio-nalmente sono rappresentate se-parate, seguendo lo sviluppo del racconto dell’evangelista, sono qui dipinte in unica immagine. Gli spo-si e gli ospiti principali sono sedu-ti al tavolo sullo sfondo, mentre diversi servitori compaiono in pri-mo piano. Uno di essi versa ac-qua da un ampio contenitore in una brocca e un altro ne trae del li-quido e lo versa in un bicchiere, da cui traspare chia-ramente il colore rosso del vino. Lì accanto, il maggior-domo cui è stato versato il vino per primo è nell’atto di assaggiarlo.Analizzando tre diverse illustrazioni della stessa scena, sempre del XIV secolo, notiamo che quella dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni, pur giustamente molto famosa, manca di una tale descrizione dettaglia-ta del miracolo. Una ragazza versa acqua da una piccola

Pagina a fianco.Sant’Alberto “raccoglie il vino

sparso per terra”.Facing page.

Sant’Alberto “collects the wine spilt on the ground”.

A lato.This page.

Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova, particolare.

Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padua, detail.

Versione stampata dello Statuto dei brentadori della città

di Cremona (Cremona, 1742).Printed version of the “Statutes

of the Brentadori of the city of Cremona” (Cremona, 1742).

Anche i brentatoriavevano un protettore:Sant’AlbertoBrentatori had a patron saint, too: Sant’Alberto

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brocca in varie grandi brocche sul pa-vimento. Senza connessione con que-sto gesto, sul tavolo stanno due bic-chieri di vino rosso e sulla destra il maggiordomo beve da un bicchiere. Una versione più completa di questo episodio con un chiaro riferimento ad un luogo particolare compare nei di-pinti di Duccio da Buoninsegna. Pri-mo, un uomo versa acqua da una pic-cola botte di legno, la tipica bigoncina toscana, in una tra varie brocche di terracotta. Secondo, un servitore ver-sa l’acqua di una delle brocche in una caraffa e terzo, un altro servitore in posizione centrale versa vino rosso da una caraffa in un bicchiere tenuto da un altro servitore.

Infine, troviamo un affresco di Andrea da Bo-logna nella basilica di Pomposa.

L’artista, operante nella sua Romagna, pensava che per

large jugs on the floor. Without any intervening stage in the process, there are two glasses of red wine on the table and to the right stands the major domo drinking from a glass. A painting by Duccio di Buoninsegna shows a fuller version of the narra-tive along with a clear reference to a specific location. First, a man pours water out of a small wooden cask, the typical Tuscan bigoncina, into one of several terracotta jugs; sec-ondly, a servant pours water from one of those jugs into a pitcher; and thirdly, another servant, in the very centre of the picture, pours red

wine from a pitcher into a glass held by another serv-ant. Finally, there is the fresco painted by Andrea da Bologna in the Basilica at Pomposa. This artist, working in his native

Due brente utilizzate dai montanari nel Veneto e un mastello raccoglitore.Two brentas used by mountain people in the Veneto and a harvester’s tub.

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Lester K. Little, specialista di storia medievale, già Direttore dell’Accademia Americana di Roma,

è l’autore di Indispensable Immigrants. The wine porters of northern Italy and their saint, 1200-1800 (Manchester

2015). È prevista una versione italiana.

Lester K. Little, an expert in Mediaeval history and former Director of the Accademia Americana in Rome, is the author of Indispensable Immigrants. The wine porters of northern Italy and their saint, 1200-1800 (Manchester 2015).An Italian translation is planned for the future.

tale processo si dovesse partire da una grande quan-tità di acqua. Questo compito richiedeva appunto un brentatore! Oltre alla rarità di questa scelta iconogra-fica, l’immagine è eccezionale per la descrizione del brentatore al lavoro, che forma uno stabile tripode con le sue gambe e la staffa ver-sandosi acqua sulla spalla.Non era infatti insolito per un brentatore che trasportasse acqua. Quasi tutti gli sta-tuti comunali richiedevano a tutti i bren-tatori esistenti di presentarsi in caso di incendio con la propria brenta piena d’ac-qua. Non c’era ricompensa per questo servizio, ma si applicavano pene seve-re per non adempiervi. Così, però, i pove-ri brentatori acquisivano un qualche ruolo nella vita ci-vile della città, non solo nell’economia, e agli occhi di qualcuno in Val Padana entravano davvero nella sto-ria sacra.

Romagna, perceived that to begin the process there was need for a large quantity of water. Clearly, this task called for a brentatore. Besides the rarity of this iconographic choice, the image is exceptional for its

depiction of a brentatore at work, forming a stable tripod with his legs and his staff and pouring the water over one shoulder.In fact, it was not so unusual for a bren-tatore to carry water. Almost all Commu-nal statutes required brentatori to present themselves at the scene of a fire with their brentas full of water. There was no compensation for this service, but there were severe fines for not complying. Thus lowly brentatori had roles to play in the

city’s civic life as well as its economic one; and also, at least in the minds of certain people in the Po Val-ley, in sacred history, too.

Annibale Carracci, Brentador da vino, 1580.Annibale Carracci,Brentador da vino, 1580.

Duccio da Buoninsegna, Nozze di Cana, particolare.Duccio da Buoninsegna,Marriage in Cana, detail.

Il brentatore è nobilitatodall’arte sacraBrentatori are ennobled by religious art

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IL MESTIERE DEI CAMPI

E DELLA CANTINATHE ART

OF CULTIVATION AND OF THE CELLARS

di Mario Bagnara

LA PRIMAVERADELLE VENEZIEÈ COLORATADI CILIEGIO

IN THE VENETOSPRING IS CHERRYCOLOURED

La sua fioritura caratterizza il paesaggio dalla pianura sino alle collineCherry blossom spots the countryside, right up to the hills

Nel paesaggio rurale che dalla pianura si estende fino alle colline dell’area mediterranea, spetta all’affascinante fio-ritura dei ciliegi segnare, a primavera, la ripresa del ciclo vitale delle piante fruttifere. Una festa che ha poi il suo coronamento nella maturazione dei rosseggianti frutti, destinata a diventare una vera e propria sagra. La città di Ma-rostica, nella solatia zona pedemontana vicentina, vanta il primato della “sagra della ciliegia”, istituita nel 1933.Ma, anche se dei noccioli di ciliegia di epoca neolitica, rinvenuti in scavi ar-cheologici, potrebbero ascrivere all’Eu-ropa le sue origini, rimane prevalen-te l’ipotesi della provenienza asiatica del ciliegio, pianta spontanea di cui si cibava l’uomo primitivo; la sua col-tivazione inizia in Grecia nel IV seco-lo a. C., come attesta il coevo scritto-re Teofrasto. Le origini remote però, più che nell’area del Mar Caspio-Mar Nero, culla della viticoltura, sarebbero individuate nel Nord-Est dell’Asia, for-se in Giappone ove la fioritura è tut-tora un’affascinante festa. Un Prunus

In the parts of the countryside that stretch from the plains to the hills of the Mediterranean area it’s the spectacular arrival of cherry blossom in the spring that marks the beginning of a new life cycle for fruit-bearing

trees. Celebrations culminate with the ripening of blush-red fruit and give way to real country festivals – the “sagra” in Italian. The town of Marostica, located in the sunny foothills of the province of Vicenza, boasts the leading “sagra del-la ciliegia” or “cherry festival”, founded in 1933. The presence of cherry stones in Neolithic archaeological remains suggests that the cherry tree could be a native of Europe, but the theory that its origins lie in Asia carries more weight. The tree spreads spontane-ously and early man dined off its fruit. According to the contemporary writ-er, Theophrastus, cultivation of cherry trees began in Greece in the 4th cen-tury BC. Its origins might be even more remote than the Caspian or the Black Sea, however, and really lie in North-East Asia, maybe in Japan where cher-

Già nel Cinquecentoun libro valorizzava le ciliegie in cucinaAlready in the C16th there was a book about using cherries in cooking

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Ciliegia Bigarreau Moreau, tavo-la da Revue horticole: journal d’horticulture pratique…, Paris: Librairie agricole de la Maison rustique, 1913.Ciliegia Bigarreau Moreau, plate from Revue horticole: journal d’horticulture pratique…, Paris: Librairie agricole de la Maison rustique, 1913.

Ciliegia Königin Hortensia, dal IV dei sei volumi della Deutsche Pomologie: chromolithographische Abbildung…, Kirschen…, Berlin, 1882-1883.Königin Hortensia Cherry Tree, from Book IV of the six-volume Deutsche Pomologie: chromolithographische Abbildung…, Kirschen…, Berlin, 1882-1883.

sinensis (ciliegio cinese o giapponese) è attestato in Francia nella Revue horticole: journal d’horticulture pra-tique del 1884.Ricchissima la letteratura che racconta la storia del cilie-gio. Nell’area mediterranea ed europea interessanti le testimonianze di autori classici. Dopo Teofrasto, lo do-cumentano Varrone (primo secolo a.C.) nel De re rusti-ca e soprattutto nella Naturalis Historia Plinio il Vecchio (primo secolo d.C.) che attribuisce al generale romano Lucullo (118-56 a.C.) l’importazione, dalla Turchia nel 72 a.C., del ciliegio (cerasus o prunus avium). Dall’Italia poi gli eserciti romani lo diffusero in tutta Europa.Alla fine del medioevo al ciliegio è dedicato un lungo paragrafo nel Ruralium commodorum opus, da un ma-noscritto redatto in latino da Pietro De Crescenzi agl’inizi del Trecento e stampato anche in volgare nel 1490 a Vi-cenza. Precise indicazioni di valorizzazione anche in cu-

cina delle “ciregie, marene, marinelle e marasche” offre nel 1565 Agostino Gallo nella quinta de Le dieci giorna-te della vera agricoltura. La “ciregie” sono illustrate, in bianco e nero, anche nel ricchissimo Herbario del 1684 del medico Castore Durante.Ma è nell’Ottocento che sulle ciliegie si trovano affasci-nanti tavole a colori. La prima opera è Pomona italia-na di Giorgio Gallesio, pubblicata a Pisa (1817-1839) in 41 fascicoli, 152 schede pomologiche e 160 incisioni ac-querellate. Il primato della più longeva pubblicazione (1826-1974) spetta alla citata Revue horticole: della qua-

ry blossom still provides the occasion for celebrations today. Records exist of a Prunus sinensis (Chinese or Japanese cherry tree) in France as documented in the 1884 Revue horticole: journal d’horticulture pratique. Lit-erature about cherry trees is abundant. In the Mediterranean area and in Europe interesting evidence comes from authors in classical times. After Theophrastus comes Varro (1st century BC) with his De re rustica and then, most importantly, there is Pliny The Elder with his Naturalis Historia (1st century AD) in which we read that it was the Roman general Lucullus (118-56 BC) who imported cherry trees (cerasus or prunus avium) from Turkey in 72 BC. And then from Italy it was the Roman army that spread the cherry tree throughout Europe. In late Mediaeval times there is a long para-graph on cherry trees in Ruralium commodorum opus, taken from a manuscript written in Latin by Pietro De

Crescenzi at the beginning of the 14th century and pub-lished also in Italian in 1490 in Vicenza. Precise ideas of how to use cherries in the kitchen (described as “ciregie, marene, marinelle e marasche”) come from the 1565 work by M. Agostin Gallonella V: Le dieci giornate della vera agricoltura. “Ciregie” are also to be found in black and white drawings in the richly illustrated 1684 Her-bario by the physician Castore Durante. Delightful colour plate illustrations appear in the 19th century publications. The first is Giorgio Gallesio’s Pomona italiana, published in Pisa (1817-1839) in 41 parts with 152 drawings of fruit

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Prunus sinensis (ciliegio cinese o giapponese di color rosa pallido), tavola da Revue horticole: journal d’horticulture pratique…, Paris: Librairie agricole de la Maison rustique, 1884.Prunus sinensis (Chinese or Japanese cherry with pale pink colour), plate from Revue horticole: journal d’horticulture pratique…, Paris: Librairie agricole de la Maison rustique, 1884.

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Mario Bagnara, presidente della Biblioteca Internazionale “La Vigna” di Vicenza. È stato docente universitario e preside,

assessore alla Cultura a Vicenza e primo presidente dell’Ass. Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco. Accademico

olimpico e socio dell’Accademia italiana della vite e del vino, pubblicista, autore di monografie di carattere storico-culturale.

Mario Bagnara, President of the Biblioteca Internazionale “La Vigna” in Vicenza. University lecturer and faculty dean, Councillor for Culture in the Comune of Vicenza and President of the National Ass. of Italian unesco Cities and Sites. “Accademico Olimpico” and member of the Italian Academy of the Vine and Wine, author of monographs on historical and scientific subjects.

lità grafica altro esempio sublime è la ciliegia Bigarreau Moreau in un numero del 1913. Illustrazioni sulla cerasi-coltura, altrettanto meravigliose, si trovano anche nella rivista italiana Italia agricola.Ma sull’argomento l’opera più stupefacente per la provenienza da un territorio non mediterraneo, è la Deutsche Pomologie in sei volumi (Berlino 1882-1883), ricchissima di illustrazioni cromolitografiche con relati-ve schede descrittive su vari aspetti della pianta e del frutto.Nessuna meraviglia, quindi, se il Veneto alla coltivazione della vite, secondo l’antica usanza di coltura mista, abbi-na quella dei ciliegi anche per la produzione di prelibate marmellate. E in Valpolicella ove nel 1967 è stata fonda-ta una Cooperativa Cerasicoltori proprio la Masi Agricola, in particolare nella tenuta Serego Alighieri, è specializza-ta anche nella produzione di marmellate di ciliegia. Ma anche il legno di ciliegio con cui, al posto del più rino-mato rovere, si costruiscono botti altrettanto pregiate, è presente nelle cantine della Masi.

and 160 prints picked out in watercolour. The prize for the longest running publication goes to the above-men-tioned Revue horticole (1826-1974): look at the illustration for the Bigarreau Moreau cherry tree in 1913 for an exam-ple of high quality graphic art. Equally wonderful illustra-tions of cherry tree cultivation can also be found in the Italian magazine Italia Agricola. But the most amazing quality of illustration, for a non-Mediterranean country, can be found in the rich, six-volume Deutsche Pomolo-gie (Berlin 1882-1883), with its chromolithographic illus-trations and technical sheets on the various aspects of the tree and its fruit. It is no wonder then, that the cul-tivation of cherries to make delicious cherry jams, ac-cording to the ancient principle of mixed farming, is something that the people of the Veneto have always practised alongside the cultivation of grapes for wine. And Valpolicella is the location for a Cooperativa Cera-sicoltori, or cherry producers’ co-operative, founded in 1967. Masi Agricola too, in particular on the Serego Aligh-ieri estate, also makes a speciality out of cherry jam pro-duction. Even the wood itself, from the cherry tree, can be a substitute for the more famous oak in the making of fine wine casks, and can be found in the Masi cellars.

Le botti di ciliegio, ormai rare, nelle cantine Serego Alighieri dove affinano i vini della tenuta.Cherry wood barrels, now a rare sight, used at Cantine Serego Alighieri for the maturation of the estate’s wines.

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DALLAFONDAZIONE MASI: APPROFONDIMENTI

FROM THE MASI FOUNDATION:

INSIGHTS

MAZZUCCO ALLA CARIVERONA: DUE PREMI MASI

MAZZUCCO AND CARIVERONA: TWO MASI PRIZE WINNERS

Alessandro Mazzucco, cardiochirurgo di fama internazio-nale, Premio Masi 2005, è stato eletto Presidente della Fondazione Cariverona, prestigiosa fondazione bancaria italiana, già Premio Masi 2006. Ci fa onore vedere come negli anni le scelte della no-stra Giuria siano comprovate da ulteriori prestigiosi in-carichi e riconoscimenti pubblici. Il veneziano Mazzucco partecipò al primo trapianto di cuore a Padova nel 1985, per poi inaugurarne una serie qui a Verona dal 1994. Nel 2004 fu eletto Rettore dell’A-teneo Veronese. Ora è chiamato a prendere l’eredità dell’ingegner Pa-olo Biasi, che ha guidato la Fon-dazione Cariverona per 22 anni e che ritirò di persona il Premio Masi nel 2006 a nome della stessa. L’en-te riveste per il vasto territorio del-le Venezie la funzione fondamen-tale di essere stimolo alla crescita economica, culturale e sociale attraverso numerosi qualificati investimenti ed iniziative. Mazzucco, onorato dell’incarico, ha dichiarato di voler «lavorare nel segno della continuità» e come ha sem-pre fatto nell’ambito medico «mantenere standard eccellenti a tutti i livelli, sia di organico che di opera-tività». La Fondazione Masi si congratula e augura un buon lavoro!

Alessandro Mazzucco, world-famous heart surgeon and winner of the Masi Prize in 2005, has been elected President of the Cariverona Foundation, the presti-gious Italian banking institution and Masi Prize winner in 2006. We are honoured to see how over the years the validi-ty of the choices made by our Jury has been confirmed by further prestigious public appointments or hon-

ours. Mazzucco, from Venice, took part in the first heart transplant in Padua in 1985 before beginning a series of operations in Verona in 1994. He was elected Rector of Verona University in 2004. He now takes over from Ing. Paolo Biasi, who headed the Cariverona Foundation for 22 years and was the person who received the Masi Prize 2006

on its behalf. The Foundation’s basic role is to stimulate economic, social and cultural growth over the vast ter-ritory of the Venetian Regions through a wide array of targeted investments and initiatives. Declaring himself honoured by the appointment, Mazzucco said that he wanted to “aim at continuity” and, just as he has done in the medical world, “maintain standards of excellence at all levels, both organic and operative.” The Masi Foundation congratulates him and wishes him well in his new post!

Mazzucco eletto Presidente della Fondazione CariveronaMazzucco elected President of Cariverona Foundation

Alessandro Mazzucco, Premio Masi 2005.Alessandro Mazzucco, Masi Prize 2015.

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DALLAFONDAZIONE MASI: APPROFONDIMENTI

FROM THE MASI FOUNDATION:

INSIGHTS

L’OPERA PRIMA DI TARTINI IN SALA MAFFEIANA

TARTINI’S OPERA PRIMA IN THE SALA MAFFEIANA

La musica è una delle espressioni caratterizzanti la cul-tura veneta e la Fondazione Masi ha tra le sue finalità lo scopo di promuoverla, valorizzando esecuzioni originali o giovani interpreti. L’annuale appuntamento con il “Con-certo di Primavera”, proposto lo scorso 12 marzo presso la Sala Maffeiana a Verona, è stato l’esempio di questo impegno. La splendida sala era affollata di un pubblico intento ad ascoltare l’Opera Prima di Tartini, chiamato “Maestro delle Nazioni”, perché attraeva a Padova allie-vi da tutto il mondo. Impeccabile l’esecuzione de “L’Arte dell’arco”, vincitore del Premio Discografico Fondazione Masi per la Civiltà Veneta nell’ambito del Concorso Inter-nazionale di Musica da Camera Salieri-Zinetti 2015: Fede-rico Guglielmo al violino, Francesco Galligioni al violon-cello e Roberto Loreggian al clavicembalo. Il musicologo Sergio Durante ha partecipato al progetto che ha portato alla produzione di un cd con Sei Sonate dall’Opera Pri-ma, che Masi Agricola ha inviato ai suoi collaboratori nel mondo come messaggio augurale per il nuovo anno.

Music is one of the characterising features of Venetian culture, and it is one of the Masi Foundation’s aims to promote it, by favouring original performances or young players. One example of this commitment is the an-nual “Concerto di Primavera”, last held on 12th March in the Sala Maffeiana in Verona. This beautiful room was packed with an audience looking forward to listening to the Opera Prima by the composer Tartini, who was called the “Maestro of the Nations” because he attract-ed pupils from all over the world to study in Padua. A first class performance of the work was given by “L’Arte dell’arco”, the winners of the Masi Foundation Discogra-phy Prize in the 2015 Salieri-Zinetti International Chamber Music Competition: Federico Guglielmo (violin), Fran-cesco Galligioni (violoncello) and Roberto Loreggian (harpsichord). Musicologist Sergio Durante assisted in the project to produce a cd of six sonatas from the Opera Prima that Masi Agricola then sent to its interna-tional collaborators as a New Year’s greeting message.

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DALLAFONDAZIONE MASI: APPROFONDIMENTI

FROM THE MASI FOUNDATION:

INSIGHTS

Traduzione

IL VINO NELLE OPERE DI CERVANTES

WINE IN THE WORKS OF CERVANTES

La Fondazione Masi da anni è al fianco dell’Istituto In-ternazionale per l’Opera e la Poesia nelle sue iniziative culturali, come la rassegna di incontri dedicati allo scrit-tore spagnolo Miguel de Cervantes, che si svolge a Ve-rona dal 17 febbraio al 27 apri-le, in occasione dell’anniversario dei quattrocento anni dalla sua morte. Il programma prevede letture, convegni, spettacoli e proiezio-ni cinematografiche dedicati alla vita e alle opere dello scrittore. Sandro Boscaini, presidente di Masi, interverrà all’atteso incon-tro conclusivo presso l’Accade-mia di Agricoltura, Scienze e Let-tere di Verona dal titolo “Il vino nelle opere di Miguel de Cervan-tes”, a fianco del professor Felice Gambin, docente di Letteratura Spagnola presso l’Università degli Studi di Verona. Le numerose citazioni sul vino che troviamo nel Don Chisciot-te e in altre opere dimostra che Cervantes era un vero estimatore della bevanda che «dà consolazione a soldati e poeti» e nella sua permanenza in Italia ebbe modo di apprezzare anche varietà e vini italiani.

The Masi Foundation has acted alongside the Interna-tional Institute for Opera and Poetry in the promotion of cultural activities for years; a current example is the recent festival devoted to the Spanish author Miguel de

Cervantes, being held in Verona from 17 February to 27 April on the four hundreth anniversary of the writer’s death. The programme of events in-cludes lectures, conferences, per-formances and film projections devoted to Cervantes’ life and works. Masi’s president, Sandro Boscaini, will give a presenta-tion in the much anticipated closing event at the Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere in Verona with the title “Wine in the works of Miguel de Cer-vantes”, alongside a contribution from Prof. Felice Gambin, Lec-turer in Spanish Literature at Ve-rona’s Università degli Studi. The numerous references to wine found in Don Quixote and in

other works shows that Cervantes was a great lover of the drink that “consoles both soldiers and poets” and picked up a knowledge of Italian styles and varieties during his stay in Italy.

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DALLA FONDAZIONE MASI: FLASHNEWSFLASH

FROM THE MASI FOUNDATION

GABRIELLA BELLI È IL MIGLIOR DIRETTOREPer ARTribune (il Messaggero) Gabriella Belli, già Premio Masi 2003 e ora componen-te della commissione del Premio stesso, è il miglior direttore di museo in Italia, grazie alla sua “professionalità, competenza, rigore e prospettiva”. Anche la Fondazione Masi desidera complimentarsi con la direttrice dei Musei civici di Venezia.

GABRIELLA BELLI IS THE TOP MUSEUM BOSSAccording to ARTribune (“Il Messaggero”) Gabriella Belli (Masi Prize 2003 and cur-rent Jury member), is Italy’s top museum director, thanks to her “professionalism, competence, rigour and farsightedness”. Congratulations to the director of Venice’s civic museums from the Masi Foundation, too.

MANARA E FELLINI. VIAGGIO A TULUM E ALTRE STORIECinema, sceneggiatura e fumetto si intrecciano nella ristampa del famoso Viaggio a Tulum e in altre storie disegnate da Milo Manara, Premio Masi 2007, per la Panini Co-mics. Tra i personaggi riconosciamo non solo Fellini stesso, ma anche Giulietta Masi-na, Mastroianni, Mollica e altri protagonisti dei tempi d’oro di Cinecittà.

MANARA AND FELLINI. JOURNEY TO TULUM AND OTHER STORIESCinema, scripts and comic strip cartoons come together in a reprint of the famous Journey to Tulum and other stories designed by Milo Manara (Masi Prize 2007) for Panini Comics. Personalities depicted include not just Fellini himself, but others from the golden age of Cinecittà, such as Giulietta Masina, Mastroianni and Mollica.

SERGIO ROMANO PUBBLICA BERLINO CAPITALEÈ uscito per Il Mulino l’ultimo libro di Sergio Romano, storico, giornalista, scrittore e diplomatico già Premio Masi 2013, che partendo dalla sua tribolata storia presenta l’i-dentità odierna di Berlino, una città forte e dinamica, propulsore di cultura e aperta al futuro.

SERGIO ROMANO’S BOOK BERLINO CAPITALEPublished by Il Mulino, the latest book by Sergio Romano (Masi Prize 2013), the his-torian, journalist, writer and diplomat, deals with Berlin’s modern identity: a strong and dynamic city, a cradle of culture looking forward to the future despite its trou-bled past.

IL GRUPPO TECNICO MASI IN CATTEDRA “La biologia delle uve appassite” è tema di estremo interesse scientifico, oltre che produttivo, tanto che il Gruppo Tecnico Masi, nella persona di Andrea Dal Cin, è stato invitato a parlarne all’Università di Padova nel simposio “FSE 2016 la ricerca a soste-gno dell’innovazione in azienda” del febbraio scorso.

LECTURE BY THE MASI TECHNICAL GROUP “The biology of grapes given appassimento” is a subject that has so much scien-tific interest, quite apart from its implications in production, that the Masi Technical Group, in the person of Andrea Dal Cin, was asked to speak about it last February in the University of Padua’s symposium “FSE 2016: research in support of company innovation”.

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DALLA FONDAZIONE MASI: FLASHNEWSFLASH

FROM THE MASI FOUNDATION

DAINESE CREA TUTE PER LO SPAZIOLino Dainese, Premio Masi 2009, il geniale imprenditore veneto che ha creato linee di abbigliamento salvavita per il motociclismo, lo sci, l’equitazione, il ciclismo, si lancia ora nello spazio e sta progettando con la nasa e il mit di Boston una tuta destinata ai viaggi su Marte, denominata “SkinSuit”.

DAINESE DESIGNS SPACE SUITSLino Dainese (Masi Prize 2009), the genial businessman from the Veneto who has created a range of life-saving clothing for motorbikers, skiers, horse riders and cy-clists, has branched out into space with the design of what’s called a “SkinSuit” for nasa and mit Boston, destined for use on trips to Mars.

LORENZETTO PUBBLICA GIGANTISempre ci stupisce e ci provoca Stefano Lorenzetto, membro della giuria del Premio Masi, già cinque volte nel guinness dei primati per le sue interviste. Nel suo ultimo li-bro Giganti, edito da Marsilio, è andato a scovare ancora una volta personaggi comuni di eccezionale valore, appunto «italiani seri nel paese del bla bla».

LORENZETTO PUBLISHES GIGANTIStefano Lorenzetto, a member of the Masi Prize Jury who has already been in the Guinness Book of Records five times for his interviews, never ceases to amaze us. His latest book Giganti (Giants), published by Marsilio, profiles ordinary people with exceptional talents, what he calls «serious Italians in the land of blabla».

MUNARI PRESIDENTE DEL PREMIO PACKAGINGCleto Munari, Pemio Masi 1999, figura di assoluto riferimento nel mondo del design, della moda e del lusso, è stato nominato presidente della giuria del 20° Premio Inter-national Packaging Competition, promosso da Veronafiere e Vinitaly, che premia il mi-glior “vestito” di vini e distillati presenti alla manifestazione.

MUNARI PRESIDENT OF THE PACKAGING COMPETITIONCleto Munari (Masi Prize 1999), one of the leading figures in the world of design, fashion and luxury goods, has been nominated president of the 20th International Packaging Competition, sponsored by Veronafiere and Vinitaly, which gives prizes to the “best dressed” wines and spirits at the fair.

PAOLO VI È UN UOMO COME VOIGiovanni Maria Vian, Premio Masi 2008, ha pubblicato per Marietti una serie di scrit-ti scelti di papa Montini dal titolo Un uomo come voi. Protagonista del Concilio, in realtà dichiarò che «preferiva ascoltare», ma dalla lettura emerge un uomo consapevo-le dei veloci cambiamenti in atto nel mondo e cosa chiedevano alla Chiesa.

PAUL VI IS A MAN LIKE YOUGiovanni Maria Vian (Masi Prize 2008) has brought out a book of selected writings on Pope Paul VI with the title A man like you (Marietti). A leading member of the Concilio, the pope said that in fact he much “preferred to listen”, but these writings show a man who was well aware of the speed of change in the world and what this meant for the Church.

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MEMBRI DELLE COMMISSIONI SELEZIONATRICIDEL PREMIO MASIMASI PRIZE COMMITTEE

Piero AntinoriGabriella BelliUlderico BernardiIsabella Bossi FedrigottiMarzio BredaGiuseppe BrugnoliFederico CastellucciIlvo DiamantiAntonio Di LorenzoMassimo FerroAngelo GajaStefano LorenzettoPiergaetano MarchettiJens PriewePilade RielloEzio RivellaPieralvise di Serego AlighieriRoberto StringaAlessandro TorcoliMarco VigevaniDemetrio VolcicStefano ZecchiAlvise ZorziFiliberto Zovico

CONSIGLIODI AMMINISTRAZIONEBOARD OF DIRECTORS

Presidente / PresidentIsabella Bossi Fedrigotti

Presidente OnorarioHonorary PresidentDemetrio Volcic

VicepresidenteVice-PresidentSandro Boscaini

Consiglieri / Board MembersFrancesco BenedettiBruno BoscainiGiuseppe BrugnoliMaurizio MarinoGiuseppe NicolòEzio RivellaPieralvise di Serego AlighieriMarco Vigevani

Revisore / AccountantGiovanni Aspes

ALBO D’ONORE DEL PREMIO MASIMASI PRIZE ROLL OF HONOUR

CIVILTÀ VENETA

1981 Elio Bartolini Biagio Marin Giulio Nascimbeni Alvise Zorzi1982 I Solisti veneti Uto Ughi1983 Casa Marzotto Bruno Visentini1984 Antonio Cibotto

Gianfranco De Bosio Anna Proclemer 1986 Casa Benetton Ottavio Missoni Luciano Vistosi1988 Gaetano Cozzi Giancarlo Ligabue Pilade Riello Fulvio Tomizza1990 Claudio Magris Zoran Music Hugo Pratt1992 Fernando Bandini

Giuseppe Gozzetti Demetrio Volcic

1994 Pier Giuseppe Cevese Renato Olivieri

Ermanno Olmi Apollinare Veronesi1995 Isabella Bossi Fedrigotti

Cecilia Danieli Paul Girolami Lucia Valentini Terrani

Giuseppe Zigaina1996 Ivano Beggio Don Antonio Mazzi Pierre Rosenberg1997 Enzo Bettiza Pierre Cardin Federico Faggin1998 Carlo Guarienti Paola Malanotte Luigi Meneghello1999 Tullio Kezich Cleto Munari Giorgio Zanotto2000 Fondazione Giorgio Cini Tommaso Padoa-Schioppa Marco Paolini Giuseppe Sinopoli2001 Mario Rigoni Stern Renzo Rossetti Wolfgang Wolters Andrea Zanzotto2002 Silvia Bertoldi Ilvo Diamanti Fulvio Roiter Susanna Tamaro

2003 Gabriella Belli Novello Finotti Cesare Montecucco2004 Ferruccio De Bortoli Nadia Santini, Ettore Sottsass2005 Guido Bertolaso Gillo Dorfles Francesco Macedonio Alessandro Mazzucco2006 Pino Castagna Fondazione Cariverona

Marsilio Editori2007 Antonia Arslan Gianni Berengo Gardin Milo Manara2008 Bepi De Marzi Lionello Puppi Giovanni Maria Vian2009 Lino Dainese Carlo Mazzacurati Paolo Rumiz2010 Diana Bracco De Silva Mario Brunello Francesco Tullio-Altan2011 Giuseppe Battiston Arrigo Cipriani Massimo Marchiori2012 Andrea Battistoni Giovanni Radossi Gian Antonio Stella2013 Giovanni Bonotto Giacomo Rizzolatti Sergio Romano2014 Umberto Contarello Mario Isnenghi Alberto Passi2015 Massimiliano Alajmo Carlo Rovelli Elisa Toffoli

CIVILTÀ DEL VINO

1987 Angelo Betti1989 Emile Peynaud1991 Zelma Long1993 Hugh Johnson1995 Noris Siliprandi1996 Philippine de Rothschild1998 Ezio Rivella1999 Mondavi & Frescobaldi

[Luce Joint Venture]2000 Sirio Maccioni2001 Fratelli Torres2002 Famiglia Krug2003 Nicolò Incisa della Rocchetta

2004 Andrea Muccioli [Comunità di San Patrignano]2005 Federico Castellucci2006 Antonio Carluccio2007 Peter Hayes2008 Donald Ziraldo2009 Geroge Sandeman [Wine in moderation]2010 Sergi di Nekresi2011 Jacques Orhon2012 Lynne Sherriff [Masters of wine]2013 Gianluca Bisol Flavio Franceschet Michel Thoulouze2014 Andrea Bocelli2015 Giuseppe Martelli

GROSSO D’ORO VENEZIANO

2003 Milan Kucan2005 Vartan Oskanian2006 Alvise Zorzi2007 Hans-Dietrich Genscher2008 Sanjit Bunker Roy2009 Luigi Luca Cavalli-Sforza2010 Peter Esterhazy2011 Mons. Luigi Mazzucato2012 Kuki Gallmann2013 Marjane Satrapi2014 Svetlana Aleksiević2015 Giuseppe De Giorgi

[Marina Militare Italiana]

PER INFORMAZIONI

www.fondazionemasi.com

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