le durate pittoriche di chantal joffe e 30 ottobre 2014 ... · ... seguiamo le anatomie sgraziate,...

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HOME ABOUT ARCHIVE CONTACT 30 OTTOBRE 2014 RITRATTO DI DONNE – ALESSANDRA ARIATTI | LEGAMI, CHANTAL JOFFE | MOLL VEDUTA DI MOSTRA : EXHIBITION VIEW COLLEZIONE MARAMOTTI, REGGIO EMILIA PH. C. DARIO LASAGNI Per entrambe è inevitabile associare la loro vita alla loro professione. Sono quello che fanno e vivono come dipingono: questa è la relazione che accomuna due artiste i cui quadri sono abissalmente diversi. L’aspetto esistenziale e quello professionale sembra intrecciarsi, o meglio, diluirsi negli impasti dei loro dipinti: più denso, materico, pastoso quello di Chantal Joffe , più tirato, calibrato e metodico quello di Alessandra Ariatti . Entrambe ritraggono sempre e solo persone che hanno un legame con la loro vita, affettivo o comunque significativo. La loro esistenza è uno ‘strato’ importante delle loro stesse opere. Italiana di Reggio Emilia l’una, classe 1969, proveniente dal Vermont negli USA (1969), l’altra: stesso anno di nascita ma formazione e sviluppo professionale distante tanto quanto le città d’origine. All’equazione arte/vita che accomuna il sentire ‘pittorico’ delle due artiste, fa da contraltare un’abissale differenza nei risultati. Il divario, prima che pertinente al visibile, è relativo all’aspetto conoscitivo o intellettuale: davanti ai loro quadri, le nostre reazioni sono opposte. La durata e il modo in cui guardiamo le rispettive opere, infatti, sembra direttamente proporzionale al tempo che le due pittrici hanno impiegato per dipingerle. Davanti a quelle dell’Ariatti, il nostro sguardo ha la stessa reazione che potrebbe avere davanti ad un’immagine fotografica. La perfezione e la maniacalità con cui l’artista ha dipinto la grana della pelle (in alcuni casi si intravedono le piccole venuzze verdognole o azzurre), le ciocche dei cappelli, la lanugine dei maglioni, le trame delle stoffe. La materialità pittorica della Joffe, si trasforma nella grammatica dell’Ariatti in descrizione di materiali. Il legno che appare come sfondo in Vilma e Gianfranca. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Vangelo di Matteo 10,8), la stoffa del divano nel quadro Silvia, Monica e Giorgio. “La Provvidenza nascerà prima del sole” (Lacordaire)… ma anche la consistenza delle catenine d’oro al collo di Rosanna e vanna. Ogni elemento organico o inorganico, nei quadri della Ariatti non è dipinto, ma è anche sviscerato nella sua densità materiale. Non a caso, la stessa artista racconta che per realizzare gli ultimi quadri in mostra ha impiegato moltissimo tempo, molto di più delle opere dipinte dieci anni prima (si noti che per dipingere le tre grandi tele in mostra la pittrice ha impiegato circa quattro anni). Mi rivela che ciò che le interessa è la consistenza, la tensione, il colore della pelle. E in effetti, andando molto vicino alle tele, si ha l’impressione si vedere sotto l’epidermide, così come nel fissare le pupille degli occhi, trattate in modo vitreo, opalescente, si ha la sensazione che riflettano noi che le guardiamo. La precisione dell’escusione, la cura dei dettagli è lenticolare. ALESSANDRA ARIATTI SILVIA, MONICA E GIORGIO. “LA PROVVIDENZA NASCERÀ PRIMA DEL SOLE” (LACORDAIRE) 2010-2013 OLIO SU TELA / OIL ON CANVAS 162 X 210 CM © THE ARTIST COURTESY THE ARTIST AND COLLEZIONE MARAMOTTI (DETTAGLIO) Non utlizzo a caso questa parola, “lenticolare”. Perchè l’artista, come tanti pittori rinascimentali (soprattutto del nord), utilizza con una mano un pennello, mentre con l’altra regge una lente per raffinare e tornire le sottili e brevi pennellate che, con rarissima maestria fa scomparire. Ecco un’altra radicale differenza tra le due pittrici: la pennellata. Quasi compiaciuta quella della Joffe (ampia, gestuale, sì misurata, ma lasciata libera, impetuosa), disciplinata e controllata quella dell’Ariatti (quasi puntinista.. solo che il tratto si fa così minuscolo, lisciato ed equilibrato tanto da diventare invisibile e scomparire nella massa dei tanti altri tratti di pigmento). Ma torniamo al fattore tempo. O meglio alla durata della nostre osservazioni. La grande diversità tra le due pittrici risiede nel differente tipo di ‘durata’ che conservano le rispettive opere. ‘Durata’ che protende verso l’infinito quella della pittrice italiana, una ‘durata’ più legata all’istante all’impressione alla cagionevolezza della materiale (pittorica, prima che esistenziale) quella dell’artista americana (“Per fare un quadro a volte ci impiego una settimana, a volte un giorno, varia molto!). In relazione a queste due temporalità, il nostro modo di osservare, analizzare e ‘perderci’ dentro ai quadri, è fortemente condizionato. Davanti a Moll with the Cat, Bumptious Mansions o a Magenta Cardigan, cerchiamo un baricentro dove collocare lo sguardo, seguiamo le anatomie sgraziate, i corpi asimmetrici (dunque ‘sbagliati), le masse irrispettose sia della carne, che della luce, che dello spazio. La Joffe non copia il reale, ma lo strasforma: Moll – la nipote divenuta presenza costante in una lunga serie di quadri della pittrice – cresce biologicamente e pittoricamente nel tempo, ma si sviluppa anche nella nostra visione. Ecco perchè più si guardano i quadri della Joffe e più capiamo, completiamo, calibriamo la realtà pittorica che ci sta di fronte. Siamo, assieme alla stessa pittrice, in contemplazione: “Moll per me è un mistero, il mistero di una sedicenne. Non ho la più pallida idea di cosa pensi, lei è un enigma per me. Questo mi piace, le voglio molto bene ma rimane un mistero.” Due durate, due realtà: quella artistica e quella ottica. Quella della Joffe e quella della Ariatti. L’ipervisibilità dell’una completa, in questa mostra, l’occhio ‘presbite’ dell’altra che, con grandi pennellate compie una sintesi perfetta. Laddove la precisione fotografica dell’Ariatti non ci nasconde nulla, anzi, ci mostra anche il “sotto-pelle”, l’imprecisione sapiente della Joffe, la stilizzazione per grasse pennellate, ci lascia sospesi ad immaginare, completare e aggraziare le sue forme dipinte. Elena Bordignon (ha collaborato Federica Tattoli) Le durate pittoriche di Chantal Joffe e Alessandra Ariatti Le durate pittoriche di Chantal Joffe e Alessandra Ariatti

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Page 1: Le durate pittoriche di Chantal Joffe e 30 OTTOBRE 2014 ... · ... seguiamo le anatomie sgraziate, i corpi asimmetrici (dunque ‘sbagliati), ... Due durate, due realtà: quella artistica

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30 OTTOBRE 2014

⟨⟨ RELAZIONI SERRATE A LOCALEDUE, BOLOGNA RICHARD DEACON / ERIC PARRY, MEETING ARCHITECTURE ⟩⟩

RITRATTO DI DONNE – ALESSANDRA ARIATTI | LEGAMI, CHANTAL JOFFE | MOLL VEDUTA DI MOSTRA : EXHIBITION VIEW COLLEZIONE MARAMOTTI,REGGIO EMILIA PH. C. DARIO LASAGNI

Per entrambe è inevitabile associare la loro vita alla loro professione. Sono quello che fanno e vivono come dipingono: questa è larelazione che accomuna due artiste i cui quadri sono abissalmente diversi. L’aspetto esistenziale e quello professionale sembraintrecciarsi, o meglio, diluirsi negli impasti dei loro dipinti: più denso, materico, pastoso quello di Chantal Joffe, più tirato, calibratoe metodico quello di Alessandra Ariatti. Entrambe ritraggono sempre e solo persone che hanno un legame con la loro vita, affettivoo comunque significativo. La loro esistenza è uno ‘strato’ importante delle loro stesse opere. Italiana di Reggio Emilia l’una, classe1969, proveniente dal Vermont negli USA (1969), l’altra: stesso anno di nascita ma formazione e sviluppo professionale distantetanto quanto le città d’origine. All’equazione arte/vita che accomuna il sentire ‘pittorico’ delle due artiste, fa da contraltareun’abissale differenza nei risultati. Il divario, prima che pertinente al visibile, è relativo all’aspetto conoscitivo o intellettuale: davantiai loro quadri, le nostre reazioni sono opposte.

La durata e il modo in cui guardiamo le rispettive opere, infatti, sembra direttamente proporzionale al tempo che le due pittricihanno impiegato per dipingerle. Davanti a quelle dell’Ariatti, il nostro sguardo ha la stessa reazione che potrebbe avere davanti adun’immagine fotografica. La perfezione e la maniacalità con cui l’artista ha dipinto la grana della pelle (in alcuni casi si intravedonole piccole venuzze verdognole o azzurre), le ciocche dei cappelli, la lanugine dei maglioni, le trame delle stoffe. La materialitàpittorica della Joffe, si trasforma nella grammatica dell’Ariatti in descrizione di materiali. Il legno che appare come sfondo in Vilmae Gianfranca. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Vangelo di Matteo 10,8), la stoffa del divano nel quadro Silvia,Monica e Giorgio. “La Provvidenza nascerà prima del sole” (Lacordaire)… ma anche la consistenza delle catenine d’oro al collo diRosanna e vanna. Ogni elemento organico o inorganico, nei quadri della Ariatti non è dipinto, ma è anche sviscerato nella suadensità materiale. Non a caso, la stessa artista racconta che per realizzare gli ultimi quadri in mostra ha impiegato moltissimotempo, molto di più delle opere dipinte dieci anni prima (si noti che per dipingere le tre grandi tele in mostra la pittrice haimpiegato circa quattro anni). Mi rivela che ciò che le interessa è la consistenza, la tensione, il colore della pelle. E in effetti,andando molto vicino alle tele, si ha l’impressione si vedere sotto l’epidermide, così come nel fissare le pupille degli occhi, trattatein modo vitreo, opalescente, si ha la sensazione che riflettano noi che le guardiamo. La precisione dell’escusione, la cura dei dettagliè lenticolare.

ALESSANDRA ARIATTI SILVIA, MONICA E GIORGIO. “LA PROVVIDENZA NASCERÀ PRIMA DEL SOLE” (LACORDAIRE) 2010-2013 OLIO SU TELA / OIL ONCANVAS 162 X 210 CM © THE ARTIST COURTESY THE ARTIST AND COLLEZIONE MARAMOTTI (DETTAGLIO)

Non utlizzo a caso questa parola, “lenticolare”. Perchè l’artista, come tanti pittori rinascimentali (soprattutto del nord), utilizza conuna mano un pennello, mentre con l’altra regge una lente per raffinare e tornire le sottili e brevi pennellate che, con rarissimamaestria fa scomparire. Ecco un’altra radicale differenza tra le due pittrici: la pennellata. Quasi compiaciuta quella della Joffe(ampia, gestuale, sì misurata, ma lasciata libera, impetuosa), disciplinata e controllata quella dell’Ariatti (quasi puntinista.. solo cheil tratto si fa così minuscolo, lisciato ed equilibrato tanto da diventare invisibile e scomparire nella massa dei tanti altri tratti dipigmento).

Ma torniamo al fattore tempo. O meglio alla durata della nostre osservazioni. La grande diversità tra le due pittrici risiede neldifferente tipo di ‘durata’ che conservano le rispettive opere. ‘Durata’ che protende verso l’infinito quella della pittrice italiana, una‘durata’ più legata all’istante all’impressione alla cagionevolezza della materiale (pittorica, prima che esistenziale) quella dell’artistaamericana (“Per fare un quadro a volte ci impiego una settimana, a volte un giorno, varia molto!). In relazione a queste duetemporalità, il nostro modo di osservare, analizzare e ‘perderci’ dentro ai quadri, è fortemente condizionato. Davanti a Moll with theCat, Bumptious Mansions o a Magenta Cardigan, cerchiamo un baricentro dove collocare lo sguardo, seguiamo le anatomiesgraziate, i corpi asimmetrici (dunque ‘sbagliati), le masse irrispettose sia della carne, che della luce, che dello spazio. La Joffe noncopia il reale, ma lo strasforma: Moll – la nipote divenuta presenza costante in una lunga serie di quadri della pittrice – crescebiologicamente e pittoricamente nel tempo, ma si sviluppa anche nella nostra visione. Ecco perchè più si guardano i quadri dellaJoffe e più capiamo, completiamo, calibriamo la realtà pittorica che ci sta di fronte. Siamo, assieme alla stessa pittrice, incontemplazione: “Moll per me è un mistero, il mistero di una sedicenne. Non ho la più pallida idea di cosa pensi, lei è un enigmaper me. Questo mi piace, le voglio molto bene ma rimane un mistero.”

Due durate, due realtà: quella artistica e quella ottica. Quella della Joffe e quella della Ariatti. L’ipervisibilità dell’una completa, inquesta mostra, l’occhio ‘presbite’ dell’altra che, con grandi pennellate compie una sintesi perfetta. Laddove la precisione fotograficadell’Ariatti non ci nasconde nulla, anzi, ci mostra anche il “sotto-pelle”, l’imprecisione sapiente della Joffe, la stilizzazione per grassepennellate, ci lascia sospesi ad immaginare, completare e aggraziare le sue forme dipinte.

Elena Bordignon

(ha collaborato Federica Tattoli)

CHANTAL JOFFE, MOLL WITH THE CAT, 2014, OLIO SU TELA / OIL ON CANVAS 213,5 X 152,5 CM – COURTESY THE ARTIST, VICTORIA MIRO GALLERY, COLLEZIONE MARAMOTTI, © CHANTAL JOFFE

CHANTAL JOFFE THE REPOSE (MOLL) 2013 OLIO SU TAVOLA / OIL ON BOARD 243,8 X 183,5 CM X 6CM COURTESY THE ARTIST, VICTORIA MIRO GALLERY, COLLEZIONE MARAMOTTI © CHANTAL JOFFE

RITRATTO DI DONNE – ALESSANDRA ARIATTI | LEGAMI, CHANTAL JOFFE | MOLL VEDUTA DI MOSTRA : EXHIBITION VIEW COLLEZIONE MARAMOTTI,REGGIO EMILIA PH. C. DARIO LASAGNI

ALESSANDRA ARIATTI, VILMA E GIANFRANCA. “GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE” (VANGELO DI MATTEO 10,8) 2010-2013OLIO SU TELA / OIL ON CANVAS 133 X 181 CM © THE ARTIST COURTESY THE ARTIST AND COLLEZIONE MARAMOTTI (DETTAGLIO)

Le durate pittoriche di Chantal Joffe eAlessandra Ariatti

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