la vocazione (2) testimonianza di paolo (gal e at)

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LEZIONI 13-14 La vocazione(2) Testimonianza di Paolo (Gal e At) Il fondamento evangelico della vita consacrata va cercato nel rapporto speciale che Gesù, nella sua esistenza terrena, stabilì con alcuni dei suoi discepoli, invitandoli non solo ad accogliere il Regno di Dio nella propria vita, ma a porre la propria esistenza a servizio di questa causa, lasciando tutto e imitando da vicino la sua forma di vita. (Vita consecrata, 14)

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Beatitudini e vita consacratava cercato nel rapporto speciale
che Gesù, nella sua esistenza terrena,
stabilì con alcuni dei suoi discepoli,
invitandoli non solo ad accogliere il Regno di Dio nella propria vita,
ma a porre la propria esistenza a servizio di questa causa,
lasciando tutto e imitando da vicino la sua forma di vita.
(Vita consecrata, 14)
la mediazione della comunità
Paolo, tra vocazione, “conversione” e rivelazione
L’importanza:
gnative,
della voce di una comunità e dei suoi ministri (an-
nuncio e guida)
15
Quando poi piacque a Colui, che mi aveva separato (
υορσας με) fin dal seno di mia madre e mi aveva chiamato
(καλσας) in forza della sua grazia, 16
di rivelare
(ποκαλψαι) il Figlio suo in me (τν σν ατο ν μο), affinché io lo annunziassi ai pagani, subito fin da allora non
consultai alcun uomo 17
apostoli miei predecessori, ma mi allontanai verso l’Arabia, e
di nuovo tornai a Damasco.
La grande svolta nell’esistenza di Paolo:
è una vocazione (Gal 1,15)
è una rivelazione (Gal 1,16).
Gal 1,13-17: L’incontro con il Risorto sulla via di Damasco
la vita di un persecutore (vv. 13-14)
la chiamata a portare il vangelo (vv. 15-17).
Il contrasto tra queste due fasi dell’esistenza di Paolo:
la prima prova sull’origine divina del suo vangelo.
Come in Mc 1,16-20: l’iniziativa appartiene a Dio
Il testo greco lo evidenzia in tre modi:
l’impiego di eudóksen («si compiacque»):
mette in scena la gratuità divina;
il richiamo al «grembo materno» (koilía):
evoca Is 49,1 e Ger 1,5:
non presuppone l’etica (merito);
il tema della «grazia» (chàris) di Dio
La chiamata di Dio (kalé) diventa una rivelazione
Paolo viene collocato in un rapporto privilegiato con Cristo:
Dio gli ha rivelato (apokalypt) «il Figlio suo»
nel suo “io” profondo (en emoi), toccando l’identità
della sua persona.
particolare (cf. Rm 1,1: «messo a parte per il vangelo
di Dio» e At 13,2: lo Spirito Santo invita la Chiesa a
riservare Paolo e Barnaba all’opera dell’annuncio che
è stata predisposta per loro).
La rivelazione = un esigente cammino
Allusioni alle due figure profetiche con cui l’apostolo si identi-
fica: Geremia (Ger 1,5) e il Servo di JHWH (Is 49,1.7). Non
solo figure “chiamate”, ma anche “scottate e bruciate” dalla
vocazione loro affidata.
La vocazione = missione
con i pagani (tois éthnesin), mettendosi subito (euthés) in mo-
vimento. La missione ai Gentili - tema chiave in Luca e nelle
lettere deutero-paoline (Ef 3,1.8; 1Tm 2,7; 3,16; 2Tm 4, 7).
L’esperienza di Damasco torna nelle lettere paoline
1Cor 9,1.16-17
1Cor 15,8-11
Fil 3,4-11
la chiamata avviene inattesa e immeritata
è una irruzione della grazia di Dio
al centro della persona di Paolo - la figura di Cristo,
alla rivelazione è strettamente legata una missione.
Gal 1,11–2,14: le sette esperienze di Paolo «un apostolo non da parte di uomini, né in virtù di un uomo, ma in virtù di
Gesù Cristo e di Dio Padre che lo risuscitò da morte» (Gal 1,1):
1. l’opposizione violenta ai primi credenti (Gal 1,13-14),
2. la rivelazione improvvisa sulla via di Damasco (Gal
1,15-16),
4. la visita a Pietro in Gerusalemme (Gal 1,18-20),
5. l’esperienza in Siria e in Cilicia (Gal 1,21-24),
6. il ritorno a Gerusalemme (giudeo-cristiani ed etnico-
cristiani - Gal 2,1-10),
7. il ministero ad Antiochia e l’“incidente” con Pietro
(Gal 2,11-14).
Elementi portanti nell’incontro tra Paolo e il Cristo
sulla via di Damasco (At 9,1-19; 22,3-21; 26,9-18):
L’azione decisiva dello Spirito
L’incidenza di questa vocazione sulla storia
La prima pericope è narrata da Luca,
le altre due da Paolo:
– davanti ai giudei di Gerusalemme
– e davanti al re Agrippa.
È lo Spirito a guidare gli eventi
At 9,1-19: un momento molto delicato del cristianesimo:
– Filippo e i samaritani (At 8,4-25)
– l’eunuco etiope - il primo evangelizzatore in terra pa-
gana (At 8,26-40): una revisione globale dell’identità
della prima comunità.
In questo contesto:
(At 10).
del vangelo al mondo pagano. Lo Spirito agisce
all’interno della Chiesa premendo sui diversi front.
Paolo non è isolato: prima di lui viene spinto Filippo
e dopo di lui Pietro. Paolo giocherà un ruolo fonda-
mentale in tutto questo, ma Luca precisa che la spinta
originaria viene dallo Spirito Santo.
Il secondo contesto (At 22,3-21): una vocazione profetica Paolo: accusato di essere traditore del popolo, della
Legge e del tempio
confronti del giudaismo, ma come incarico profetico
a beneficio di tutti i giudei.
Lo stesso Anania, primo testimone di questo cambia-
mento, viene presentato come «un uomo devoto e os-
servante della Legge, stimato da tutti i giudei che abi-
tavano colà» (At 22,12).
Nel terzo contesto (At 26,9-18): la fede cristiana nel Risorto
Il Risorto conferisce a Paolo un mandato di testimo-
nianza, destinato a illuminare tutte le genti.
Il discorso di Gesù a Paolo è vocazione e conferimento
di un incarico decisivo.
L’incidenza di questa vocazione sulla storia
At 9 – 22 – 26: Un crescendo nei cambiamenti
la veemenza persecutoria di Paolo: le case di Geru-
salemme, tutte le sinagoghe delle città straniere (più
cresce la descrizione della violenza, più Luca può dare
rilievo alla gratuità della rivelazione di Dio).
i mandatari della persecuzione: in At 9 il mandatario
è solo il sommo sacerdote, su chiara iniziativa di Pao-
lo; in At 22 il mandatario è il sommo sacerdote e tutto
il consiglio degli anziani; in At 26 si parla di tutti i ca-
pi dei sacerdoti.
le modalità della rivelazione: una luce sfolgora in At
9, una grande luce accentuata dall’ora di mezzogiorno
in At 22, una luce più risplendente del sole in At 26. In
At 9 solo Paolo vede la luce e i suoi compagni odono
una voce; in At 22 tutti vedono la luce, ma solo Paolo
ode la voce; in At 26 la luce sfolgora su tutti al punto
che anche i compagni di viaggio cadono a terra, anche
se il solo Paolo ode la voce.
il ruolo di Anania: (diminuisce) dapprima ha un
grande ruolo, alla fine non viene più menzionato.
il ruolo del Risorto: le parole aumentano. In At 26
tiene un vero e proprio “discorso programmatico”.
Un crescendo eloquente:
l’incontro di Damasco ha per il cristianesimo nascente una por-
tata enorme. La rivelazione di Paolo ha una potenza di grazia
che aumenta:
nella vita dell’apostolo (sempre più forte il suo legame
con quell’esperienza sorgiva);
del modo di vivere la fede in Cristo);
in riferimento all’identità delle comunità chiamate ad
essere lievito non solo nel mondo ebraico ma anche in
quello pagano.
per lasciare emergere la sovrana misericordia di Dio
in Gesù Cristo e la missione affidata da Lui a tutta la comunità.
Due tratti centrali della “vocazione” di Paolo:
la totale e inattesa gratuità, evidente nel fatto che il
vero protagonista è lo Spirito Santo,
la grande fecondità della sua azione, decisiva per
l’identità del cristianesimo.
At 9,1-19: strutturato in due parti:
la prima si svolge sulla via di Damasco (At 9,1-9),
la seconda nella casa di un certo Giuda, in città, a Da-
masco stesso (At 9,10-19).
At 9,1-9:
A - Saulo intanto, che ancora spirava minacce e strage contro i discepoli del Si-
gnore, si presentò al sommo sacerdote 2 e gli chiese lettere per le sinagoghe di
Damasco, per essere autorizzato, se avesse trovato dei seguaci della Via, uomini e
donne, a condurli legati a Gerusalemme.
B - 3 Strada facendo, mentre stava avvicinandosi a Damasco, d’improvviso
una luce dal cielo gli sfolgorò d’intorno: 4 caduto a terra, udì una voce che gli di-
ceva:
D - 5 Egli rispose: «Chi sei o Signore?».
C’ - E quegli: «Io sono Gesù che tu perseguiti;
B’ - 6 ma alzati in piedi, entra nella città santa e ti sarà detto ciò che devi
fare». 7 Gli uomini che viaggiavano con lui rimasero senza parole, perché udivano
il suono della voce, ma non vedevano nessuno. 8 Saulo si alzò da terra e, aperti gli
occhi, non poteva vedere nulla.
A’ - Allora, prendendolo per mano, lo condussero a Damasco. 9 Stette ivi tre gior-
ni, senza vedere: non mangiò né bevve.
A e A’: la cornice dell’incontro con Cristo.
Paolo era partito con l’intenzione di condurre in catene a Geru-
salemme i fedeli di Damasco ma si ritrova ad essere lui stesso
condotto nella città, tenuto per mano, prigioniero di una cecità
interiore ed esteriore inattesa.
B e B’: eventi esterni lungo la via. Saulo è in viaggio, la luce, la
caduta a terra e la voce celeste. Gli stessi elementi sono ripresi
in B’: si parla del viaggio, della voce, di Paolo che si rialza da
terra e che non vede più nulla.
C e C’: la voce celeste, il messaggio sull’identità di Gesù e sulla
persecuzione in atto. Il nome di Saulo viene scandito due volte.
Al centro della struttura (D): «Chi sei o Signore?».
Un racconto di rivelazione tramite i contrasti che oppongono
la luce alla cecità, il cielo alla terra, il “voler condurre” al “la-
sciarsi condurre”. In primo piano non sta la luce celeste, né la
caduta a terra, ma l’incontro con Cristo è la domanda sulla sua
identità.
l’identità di Saulo, interpellato con il duplice appella-
tivo «Saulo, Saulo» (At 9,4);
Cristo stesso: Egli si presenta con la formula della ri-
velazione per eccellenza (ego eimì) e si identifica con
la comunità tormentata (At 9,5);
la comunità cristiana, luogo nel quale il Cristo conti-
nua a manifestare la sua presenza (At 9,5).
Secondo atto (At 9,10-19): in città di Damasco
nella casa di Anania
I protagonisti della scena sono: Anania, Gesù e Paolo.
Il legame tra questo episodio e il precedente è assicurato
dall’incarico conferito dallo stesso Gesù.
A - 10
Ora c’era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore gli disse in
visione: «Anania!». Egli rispose: «Eccomi, Signore!». 11
E il Signore a lui: «Alzati
e va’ nel vicolo chiamato Diritto e cerca, nella casa di Giuda, un uomo di Tarso di
nome Saulo: eccolo infatti che sta pregando 12
e ha visto in visione un uomo di
nome Anania entrare e imporgli le mani perché riacquisti la vista».
B - 13
Anania rispose: «Signore, ho udito molti parlare di quest’uomo e di
quanto male ha fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. l4 E qui ha l’autorizzazione dai
sommi sacerdoti di mettere in catene quelli che invocano il tuo nome».
B’ – 15
Il Signore gli disse: «Va’, poiché egli è uno strumento che io mi
sono scelto per portare il mio nome davanti ai pagani, ai re e ai figli d’Israele. 16
Io
poi gli mostrerò quanto dovrà patire a causa del mio nome».
A’ - 17
Anania partì, entrò nella casa e imponendogli le mani disse: «Saulo, fratel-
lo! Il Signore mi ha mandato: quel Gesù che ti è apparso sulla strada per cui tu
venivi. Mi ha mandato perché tu ricuperi la vista e sia riempito di Spirito Santo». 18
E subito gli caddero dagli occhi come delle scaglie e riprese a vedere. Allora si
alzò, fu battezzato, 19
Il comando che Anania riceve esce da ogni schema: «Anania!
Va’[...] cerca [...] imponi le mani [...]» (At 9,11-12). Lo Spirito
lo spinge oltre le sue personali attese, investendo anche Anania
di una “vocazione” e di una “rivelazione”.
B e B’: due descrizioni opposte di Paolo
Anania: Paolo = «Quest’uomo»; «il male che ha fatto», «l’auto-
rizzazione» di Gerusalemme (At 9,14), persecutore del «Nome»
di Gesù e di quanti credono in esso (At 9,15).
Gesù: Paolo = «uno strumento [vaso] eletto», con un preciso
progetto del Padre, l’autorizzazione viene dall’alto (At 9,15).
Per il «Nome» egli «dovrà molto soffrire» (At 9,16).
Grandezza di Anania:
per consegnarsi totalmente al modo divino di pene-
trare la sua persona.
conversione immediata: «Saulo, fratello!» (At 9,17):
crede prima di verificare la realtà dona il tesoro più grande che la comunità cristiana ha
ricevuto: lo Spirito Santo.
Significato dell’obbedienza di Anania: il battesimo offerto a
Paolo non è solo l’attuazione di un mandato a cui egli non può
sottrarsi, ma è anche la comunicazione della sua esperienza di
“vocazione”, “rivelazione” e “conversione”.
Gal 1,15-16 e At 9,1-19:
un dato importante nel tema della vocazione:
una dimensione comunitaria molto evidente nei racconti.
Non un “gigante solitario” - Paolo si forma:
nella “compagnia degli uomini”,
nell’intreccio delle esperienze,
nell’impatto con il Cristo che passa attraverso la rive-
lazione soprannaturale di Dio
e la rivelazione incarnata dei fratelli e delle sorelle del-
la prima ora.
A. Miranda:
La conversione di Paolo non è un evento privato e simultaneo,
ma ha luogo alla presenza costante di testimoni, con i quali è
condivisa, ed è sostenuta dall’aspirazione a essere introdotto
in una prospettiva nuova e più ampia. In nessun momento il
suo manifestarsi va disgiunto dalla gloria del nome di Dio e
dalle prospettive di salvezza per il mondo. La conversione non
consiste quindi in un approdo della vicenda personale, ma tro-
va piena realizzazione solo in connessione con la salvezza di
tutti gli uomini.
è parte di un intreccio di esperienze (narrate in Gal
1,11–2,14) in cui Paolo ha sperimentato la chiamata di
Dio a essere l’apostolo delle genti, destinato a portare
ovunque un vangelo che non è a misura d’uomo (Gal
1,11)
veniamo associati nella consacrazione religiosa.