la storia siamo noi, nessuno si senta offeso · bettino craxi dunque colpevole di giovanni battista...

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Poste italiane spa spedizione in abbonamento postale 70% Roma AUT MP-AT/C/RM/AUT.14/2008 www.poliziapenitenziaria.it anno XXII n. 232 ottobre 2015 La Storia siamo noi, nessuno si senta offeso ISSN 2421-2121

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Poste italiane spa spedizione in abbonam

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www.poliziapenitenziaria.itanno XXII • n. 232 • ottobre 2015

La Storia siamo noi, nessuno si senta offeso

ISSN 2421-2121

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PoliziaPenitenziarian.232ottobre2015

3sommario

Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Direttore responsabile: Donato [email protected]

Direttore editoriale: Giovanni Battista de Blasis [email protected]

Capo redattore: Roberto [email protected]

Redazione cronaca:Umberto Vitale, Pasquale Salemme

Redazione politica: Giovanni Battista Durante

Comitato Scientifico:Prof. Vincenzo Mastronardi (Responsabile),

Cons. Prof. Roberto Thomas, On. Avv. Antonio Di Pietro

Donato Capece, Giovanni B. de Blasis, Giovanni B. Durante, Roberto Martinelli, Giovanni Passaro, Pasquale Salemme

Progetto grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director) www.mariocaputi.it

“l’appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2015 by Caputi & de Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione centraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma

tel. 06.3975901 r.a. • fax 06.39733669e-mail: [email protected]

web: www.poliziapenitenziaria.it

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18 luglio 1994

Cod. ISSN: 2421-1273 web ISSN: 2421-2121

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: ottobre 2015

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

anno XXIInumero 232ottobre 2015

In copertina:la folla di poliziotti presenti alla manifestazione del 15 ottobre 2015 in Piazza Montecitorio a Roma

Fotografa questo codice e leggi la rivista sul tuo cellulare

l’editorialeLa Storia siamo noi, nessuno si senta offeso

di Donato Capece

4 dalle segreterieRoma, Modena

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il pulpitoBettino Craxi dunque colpevole

di Giovanni Battista De Blasis

5 dalle segreterieAvellino, Benevento, Genova

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sappeinformaManifestazione a Roma. Noi del Sappe

eravamo presenti. E gli altri?

6 cinemaLa gang di Gridirona cura di Giovanni Battista De Blasis

22

il commentoCarceri, calano i detenuti ma non i problemi

di Roberto Martinelli

8 crimini e criminaliCesare Serviatti: il sezionatoredi Pasquale Salemme

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l’osservatorioAll’esame parlamentare la Legge di stabilità

di Giovanni Battista Durante

10 il libro del mesePietro Buffa: Umanizzare il carcerea cura di Roberto Martinelli

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criminologiaIl minore “maltrattante”

di Roberto Thomas

12 come scrivevamo Alle origini del manicomio criminaledi Assunta Borzacchiello

28

giustizia minorileFrancesco Cascini è il nuovo Capo DGM

di Ciro Borrelli

15 sicurezza sul lavoroVideoterminalisti e idraulicidi Valter Pierozzi

30

lo sportPattinaggio: Sara Marangoni è oro mondiale

di Lady Oscar

16 le recensioniEditori: Bonanno, Ugo Mursia, Sanpaolo, Mondadori

32

diritto e dirittiIl diritto all’autoderminazione sanitaria

di Giovanni Passaro

18 ultima paginaVignetta:il mondo dell’Appuntato Caputodi De Blasis & Caputi

34

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

Chi vuole ricevere la Rivista direttamente al proprio domicilio, può farlo versando un contributo di spedizione pari a 25,00 euro, se iscritto SAPPE, oppure di 35,00 euro se non iscritto al Sindacato, tramite il c/c postale n.54789003 intestato a: POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma specificando l’indirizzo, completo, dove va spedita la rivista.

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approfondimenti

visita il sito

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redo di poter affermare, senzatema di smentite, che quellavissuta giovedì 15 ottobre

scorso a Roma è stata un’altra paginadi storia scritta dal sindacalismoautonomo delle forze di polizia, e dalSAPPE, per la tutela, la valorizzazionee la dignità sociale dell’internoComparto Sicurezza.

Portare in piazza migliaia e migliaia didonne e uomini appartenenti alleForze di Polizia e di SoccorsoPubblico del Paese per protestare sulmancato rinnovo contrattuale erivendicare, quindi, lo sbloccodell’ingiusto ed ingiustificato mancatoadeguamento delle nostre buste pagaal reale costo della vita è stata “cosabuona e giusta”, confortata anchedalla recente deliberazione della CorteCostituzionale che ha sancitol’illegittimità del blocco stipendiale econtrattuale.Ma siamo scesi in piazza anche perrivendicare l’attenzione concreta ereale dell’Esecutivo Renzi rispetto alletante criticità che contraddistinguonoil delicato settore della sicurezza e ilnostro Comparto: carenze organiche,inadeguatezza mezzi, precarietà divisee vestiario, problemi che siprotraggono da tempo senza soluzionedi continuità.

Giovedì 15 ottobre, dunque, migliaiae migliaia di poliziotti, penitenziari,forestali e vigili del fuoco hannopacificamente invaso piazzaMontecitorio e le vie circostanti peruna manifestazione di protesta che havisto in piazza le sigle autonome eindipendenti dei comparti sicurezza esoccorso pubblico, cherappresentano la maggior parte delpersonale in divisa: SAPPE (l’unicoper il Corpo di Polizia Penitenziaria),Sap, Coisp e Consap per la Polizia diStato, Sapaf e Ugl forestali, Conapoper i Vigili del Fuoco. I manifestanti sono cominciati adarrivare alla spicciolata da piazzaVenezia dove, da tutta Italia, sonogiunti centinaia di pullman. Tantissimi i poliziotti penitenziaridelle Segreterie SAPPE arrivati datutte le regioni d’Italia, sobbarcandosiun viaggio per taluni davveroestenuante. A loro va il mioringraziamento per esserci stati e,per, come ho detto personalmente amolti, di essere stati protagonisti diuna pagina di storia sindacale.Sul palco si sono alternati i leadersindacali Gianni Tonelli, chi scrive,Franco Maccari, Giorgio Innocenzi,Marco Moroni, Antonio Brizzi eDanilo Scipio: richiesta unanimequella di chiedere subito l’aperturadei tavoli contrattuali, 100 euro nettidi incremento minimo a partire dalruolo agenti e 1.500 euro a titolo diuna tantum.Applausi a scena parte per il leaderdella Lega Matteo Salvini che èintervenuto a difesa dei poliziotti sulpalco montato in piazza Montecitorio.Presenti anche Giorgia Meloni,Maurizio Gasparri, Laura Ravetto,Daniela Santachè, Nunzia DeGirolamo, Carlo Giovanardi, NicolaMolteni, Barbara Saltamartini,Gianmarco Centinaio, Paolo Arrigonie Edmondo Cirielli che sono stati tutti

accolti, più o meno,entusiasticamente, anche se non sonomancate le manifestazione di dissensoe di contestazione verso taluniparlamentari.La nostra protesta è nata anche perrivendicare la specificità delComparto Sicurezza e losganciamento dal pubblico impiego.Quella specificità che talunisindacalisti confederali – che purehanno coordinamenti nell’ambitodelle Forze di Polizia e della PoliziaPenitenziaria nello specifico – hannocontestato in più occasioni (vedi lariforma pensionistica) perché(dicono loro) “nel pubblico impiegonon ci sono lavoratori di serie A e diserie B”, ostinandosi a non rendersiconto che il lavoro di poliziotti ecarabinieri è� diverso da quello delvariegato mondo del pubblicoimpiego...I fatti dicono che per 3 milioni e 200mila impiegati pubblici l’EsecutivoRenzi ha stanziato 300 milioni di europer il triennio 2016-2018. Qualcunoha ipotizzato la possibilità di ricorrerea ulteriori tre miliardi definiti dalPremier “ballerini”, ma lo stessoPresidente del Consiglio, raffreddandoogni speranza, ha già indicato ladestinazione di questi nell’ipotesi incui l’Europa ci concederà il beneficio.Ad oggi, come hanno confermato neigiorni scorsi due autorevoli quotidianicome Sole 24 Ore e Messaggero ecome indicato nella legge di stabilità,per i rinnovi contrattuali dei compartisicurezza, soccorso pubblico e difesasono a disposizione 74 milioni. Contialla mano, visto che gli operatoriinteressati sono 500.000, parliamo diaumenti indicativamente pari a 6 euronetti mensili per un Agente fino a 9euro netti per un Vice QuestoreAggiunto. E qualcuno, anzichésvegliarsi dal torpore nel quale datempo sonnecchia, ha ancora ilcoraggio di criticare chi è sceso inpiazza contro questa vergogna? Qualcuno ha ancora il coraggio disostenere che le manifestazioni degliimpiegati del pubblico impiego sonola stesse di quelle dei poliziotti?“La storia siamo noi, nessuno sisenta offeso”, cantava Francesco De Gregori...

Nella foto:Donato Capece e

Matteo Salvini

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.232ottobre2015

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La Storia siamo noi,nessuno si senta offeso

l’editoriale

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Giovanni Battistade BlasisDirettore EditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziarian.232ottobre2015

5il pulpito

li antichi Romani credevanoche il destino delle cose, delmondo e degli uomini fosse

indicato dal nome: Nomen Omen colsignificato letterale di “Il nome(contiene) il destino” oppure “Ildestino (è espresso) dal nome”. Proprio in questo senso sembraandare il titolo del libro “BettinoCraxi dunque colpevole” col qualeNicolò Amato, ex Capo delDipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria, ex magistrato e, poi,avvocato difensore dell’ex premiersocialista, lascia intendere che forse ildestino di Craxi era già nel nome.“Gli altri erano Andreotti, Forlani,Scalfaro, Spadolini, La Malfa,Berlinguer, Occhetto, D’Alema... Lui,invece, era Bettino, semplicementeBettino”. Alla presentazione del libro, Amato,parafrasando il Marco Antonio diShakespeare, ha spiegato di essere“...venuto a seppellire Bettino, non afarne l’elogio. Il male che l’uomo fagli sopravvive; il bene, spesso, restasepolto con le sue ossa”.Proprio come avvocato difensore diCraxi, Nicolò Amato toccò con mano illivello di disumanità cui era arrivatol’accanimento contro Craxi quando,nel 1993, l’allora candidato sindaco diRoma Francesco Rutelli gli chiese dirinunciare alla difesa per far partedella sua giunta. A quella richiesta, rispose senzaesitazioni: “In uno stato di diritto, inun sistema di giustizia giusta econvincente l’impegno politico el’esercizio di una professione sonocose completamente separate, senzareciproche interferenze”.Il libro di Amato, per sua stessaammissione, è “un librodissacratorio” che riflette la “brutalesincerità” di Craxi nei discorsi inParlamento, quando denunciò “ilproblema di moralizzazione della

Bettino Craxi dunque colpevole, la storiadella persecuzione giudiziaria del Segretariodel Partito Socialista secondo Nicolò Amato

G reati, “a meno che non avessedimostrato di esserne innocente”.Secondo Amato, questa tesi, oltre anon essere stata applicata nel caso dialtri segretari di partito, ha violato iprincipi fondamentali dellaCostituzione, quali il carattererigorosamente personale dellaresponsabilità penale, la presunzionedi non colpevolezza e la sacralità deldiritto di difesa. Per non parlare, poi, della clamorosaviolazione del principio dellairretroattività della legge penale,laddove fu affibbiato il marchio dellalatitanza a Craxi, quando già si trovavaall’estero in maniera assolutamentelegittima.Nicolò Amato, come ex magistrato ecome avvocato, riesce a smontare tuttele sentenze che inflissero a Craxi,complessivamente, 23 anni e 9 mesi direclusione e 20 miliardi e 210 milionidi lire di multa. In buona sostanza, a parere di Amato,si è voluta immolare una vittimasacrificale a furor di popolo e peramor di giustizia. E pur tuttavia, sempre secondo Amato,è stato tutto inutile perché, come hariconosciuto anche Francesco SaverioBorrelli: “Non valeva la pena dibuttare all’aria il mondo precedenteper cascare poi in quello attuale”. Nella prefazione del libro, un atto dicontrizione di Vittorio Feltri chechiede scusa per avere “partecipatoalla battuta di caccia alCinghialone” confessando di averdedicato a Bettino Craxi “i titoli piùcarogna della vita professionale”. Nella postfazione, infine, una lettera diGiorgio Napolitano ad Anna Craxi nellaquale si ammette che il padre fucolpito “con durezza senza eguali” econ procedure che hanno violato ildiritto a un processo equo, anchesecondo la Corte Europea dei Dirittidell’Uomo.

Nelle foto:in altoBettino Craxi

sotto Nicolò Amato

vita pubblica” e quando disse che:“...non sono stato difeso da unaparte di coloro che avevano il doveredi difendermi ... e molti invecehanno seguito la tentazione delcapro espiatorio, mito pagano ditradizione antichissima che èsempre equivalso alla illusionetemporanea di allontanare da séuna colpa, un male, e di dare inquesto modo una soluzione aiproblemi posti dalla realtà”.Nicolò Amato contesta l’assunto percui “Craxi era il capo carismatico diun partito a gestione accentrata edunque ‘non poteva non sapere’ e‘non poteva non volere’ i reaticommessi dagli uomini di quelpartito”, assunto che diventa la tesiprocessuale della pubblica accusa perla quale Craxi era penalmenteresponsabile o corresponsabile di tali

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l 15 ottobre 2015 si è scritta unapagina di storia. Una pagina didemocrazia, amicizia ed unione.

10.000 donne e uomini della PoliziaPenitenziaria, della PolStato, dellaForestale e dei Vigili del Fuoco, arrivatida tutte le Regioni italiane - Nord, Sud,Centro, Isole - hanno pacificamenteinvaso piazza Montecitorio da un lato,Palazzo Chigi da una parte e le stradecircostanti, fino al Pantheon, bloccandoil centro di Roma.

Abbiamo gridato al presidente delConsiglio e al Governo tutta la nostrarabbia per la situazione del compartosicurezza che sconta tagli epenalizzazioni ormai giunti ad un livellodifficile di sopportazione.Abbiamo chiesto loro di non umiliare ipoliziotti con 10 euro lordi di aumentomensili dopo 6 anni di bloccocontrattuale, perchè queste sono lecifre che emergono dalla legge distabilità e che sono state purtroppo

confermate proprio il 15 ottobre dalGoverno nell’ambito dell’emanazionedi quella che una volta era chiamataFinanziaria.Ma giovedì a Roma si e� visto molto dipiu� di una manifestazione di protesta:si è vista finalmente la volonta� dicambiare rotta in maniera unita ecompatta - “coperti ed allineati”.Una manifestazione che ha avuto ancheuno straordinario successo mediatico,con servizi sulle principali Reti Tv

pubbliche e sui quotidiani nazionali.Abbiamo lanciato un discreto segnaleai nostri interlocutori dandodimostrazione con una manifestazionepacifica, ordinata, colorata, spontaneadi essere pronti a dare filo da torcereal governo. Noi rappresentiamo lademocrazia, perchè� noi siamo statiinvestiti, quella investitura morale dicui ogni poliziotto si sente insignito,alla sua difesa da chiunque la metta indiscussione.

Nelle foto: alcune fasi della

protesta

PoliziaPenitenziaria

n.232ottobre2015

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Manifestazione a Roma.Noi del Sappe eravamopresenti. E gli altri?

sappeinforma

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Non e� solamente una questione disoldi, e� una questione di rispetto, quelrispetto che ogni giorno ci siamoconquistati e ci guadagniamoindossando con onore questa divisa eche e� stato calpestato da questapolitica. Comunque come avrete letto esaputo il governo intende rinnovare ilcontratto ai poliziotti con dieci eurolordi mensili! Noi chiediamo 100 euronetti e 1500 euro una tantum a titolo dirisarcimento per il blocco contrattuale

che ormai va avanti da 6 anni.Grazie. Grazie. Grazie alle colleghe edai colleghi del SAPPE arrivati da tuttaItalia. Tra mille sacrifici, per ilmaltempo e per la nottata in pullmanper raggiungere Roma e poi la stradadi casa. Proprio tutta Italia: eranopresenti delegazioni e rappresentanzedel SAPPE arrivate da tutti- propriotutte! - le Regioni del Paese!NOI DEL SAPPE C’ERAVAMO.E GLI ALTRI?

Nelle foto: ancora immagini dellamanifestazione

PoliziaPenitenziarian.232ottobre2015

7la manifestazione

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n interessante articolo diBianca Lucia Mazzei,recentemente pubblicato sul

quotidiano Il Sole 24ore, ci aiuta afare il punto sulla situazione dellecarceri italiane anche in relazione agliinterventi adottati da Governo,Ministero della Giustizia eAmministrazione Penitenziaria per irecenti pronunciamenti della Cedufinalizzati a migliorare le condizionidetentive.

Al 31 dicembre 2010 nelle carceriitaliane erano presenti quasi 68miladetenuti di fronte a una capienzaregolamentare di 45.022 posti, untriste record che ci valse la condannadella Corte europea del gennaio 2013.L’ultimo censimento effettuato dalDipartimento dell’amministrazionepenitenziaria (Dap) al 30 settembre2015 ne rileva invece 52.294, ossia il23% in meno. E 17.586 sono i detenuti usciti dalcarcere beneficiando della possibilitàintrodotta dalla legge 199 a fine 2010di scontare l’ultima parte dalla penapresso la propria abitazione.In cinque anni, quindi, iprovvedimenti svuota carceri el’allargamento delle misure alternativealla detenzione sono riusciti quindi aridimensionare il problema delsovraffollamento. Ma ci sonocomunque ancora 2.709 detenuti in“più” rispetto alla capienza

regolamentare (che, sottolinea il Dap,prevede spazi più ampi rispetto allamedia europea), un numero che salea quasi settemila se si considerano iposti non disponibili a causa delleristrutturazioni in corso. E, soprattutto, la situazione non èomogenea sul territorio nazionale. La Lombardia è la Regione dove ladistanza con la capienzaregolamentare è più alta: ci sonoinfatti 1.450 detenuti “di troppo”.

Situazione critica anche in Puglia (833reclusi in più), Campania (823),Veneto (548) e Lazio (451). All’opposto, ci sono le Regioni con piùposti liberi (in Sardegna se necontano ben 760), dove spessovengono spostati detenuti dai luoghi dipena più affollati. È diminuito anche il ricorso allacustodia cautelare in carcere. Le restrizioni all’utilizzo di questostrumento previste dal Dl 92 delgiugno 2014 e poi dalla legge diriforma dello scorso aprile (la47/2015) hanno portato il numero didetenuti in attesa di primo giudizio da9.999 (30 giugno 2014) a 8.942 (30settembre 2015), con un calo di circail 10%. Se si considerano anche icondannati in attesa dei successivigradi di giudizio si passa dai 19.984del 30 giugno 2014 agli 18.015 del 30settembre scorso. La presenza femminile,

tradizionalmente bassa, rimaneestremamente contenuta, mentre glistranieri rappresentano ormai unterzo (il 32,9%) del totale. Un valoreche, nelle Regioni del Nord, sale oltreil 40%: in Emilia Romagna è al 46%,al 45% in Lombardia e Toscana.Percentuali elevate, nonostante ladiminuzione causata dalladisapplicazione del reato diinottemperanza all’obbligo diespulsione del questore imposta dallaCorte di giustizia dell’Aja: al 31dicembre 2010 la media nazionale erainfatti del 36,7%.La presenza di stranieri è, inoltre, piùalta fra i reclusi in attesa di primogiudizio: 3.787 su 8.942 (oltre il42%). Le ragioni vanno dal pericolodi fuga all’assenza di un “domicilio”dove attendere il processo. Che sonopoi le stesse motivazione che spieganolo scarso utilizzo delle misurealternative alla detenzione. Al 30 settembre scorso erano in31.766 a beneficiare delle misurediverse dal carcere: l’affidamento inprova ai servizi sociali è l’istituto piùutilizzato (11.802), seguito dalladetenzione domiciliare (9.605). Ma come trascorre il tempo incarcere? Ce lo dice il DAP, con unrecente comunicato stampa. A ottobre 2015 il 95% dei detenuti dimedia sicurezza effettua almeno 8 oredi permanenza fuori dalle cameredetentive, con un incremento del 5%rispetto a maggio; in 123 istituti sieffettuano i colloqui su prenotazione,con il vantaggio dell’eliminazionedelle lunghe ore di attesa, il datoprecedente era di 109; le visitepomeridiane si svolgono in 137 istitutia fronte dei 93 precedenti, quelledomenicali 148, 67 in più rispetto amaggio; in 120 istituti è attivo ilservizio di telefonate ai familiaritramite la tessera telefonica, a maggioil servizio era attivato in 111 istituti(prossimamente sarà attivato in altri

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.232ottobre2015

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Carceri, calano i detenutima non diminuiscono i problemi...

il commento

Nella foto:l’interno di un istituto

penitenziario

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16 istituti, il servizio è stato finanziatoper ulteriori 49); in 101 istituti (altri20 progetti sono all’esame delConsiglio di Amministrazione di CassaAmmende) sono presenti le aree verdiper le visite dei familiari, 4 in piùrispetto al dato precedente.Sul delicato tema della tutela dellagenitorialità, il DAP evidenzia che sonostate allestite 172 sale colloquio e diattesa (altre 15 sono in allestimento),a fronte delle 130 rilevate a maggio,specificatamente attrezzate per ibisogni dei bambini; sono staterealizzate 66 ludoteche, 8 in piùrispetto al dato precedente e altre 14sono in preparazione.Le ICAM attualmente presenti sono 4(Milano, Venezia, Torino e Senorbì inprovincia di Cagliari) a cui siaggiungeranno le ICAM di Roma,Barcellona Pozzo di Gotto e Lauro.Recentissima la realizzazione dellaprima Casa famiglia protetta perdetenute madri che, a breve, aprirà aRoma ed è stato già firmato ilprotocollo d’intesa tra ilProvveditorato regionale del Piemontee l’Associazione Comunità PapaGiovanni XXIII per facilitare emonitorare il futuro inserimento didetenute madri presso le case famigliagestite da detta associazione nellaregione Piemonte e su tutto il territorionazionale.Un importante contributo alfinanziamento degli interventi per ilmiglioramento delle condizionidetentive è dato dalla Cassa delleAmmende. In particolare, i progettifinanziati da Cassa Ammendeprevedono: il recupero/aumento di269 posti detentivi; interventimigliorativi di 5.392 camere detentivee l’adeguamento al RegolamentoPenitenziario (DPR 230/00) di 784stanze attraverso l’installazione delledocce nei vani bagno; la realizzazionedi 28 campi sportivi, 20 aree verdi, 6refettori, 13 palestre; il risanamento di58 sale colloqui e di 559 spazi dedicatialle attività trattamentali; l’acquisto diattrezzatture, che rimangono indotazione agli istituti, e di dotazioni disicurezza individuali; lo svolgimento dicorsi sulla sicurezza ai sensi del T.U.81/06 e di corsi di formazioneprofessionale per detenuti riconosciuti

dall’Ente regione.Tutto bene, dunque? No, affatto. Sarà infatti anche vero che in cinqueanni i detenuti in carcere sono scesidel 23% ma i problemi restano,eccome. Sempre alta è la tensionenelle carceri: lo dicono i numeri degliatti di autolesionismo, dei suicidi, deitentati suicidi sventati in tempo, dellerisse. Ma ancor di più lo testimonianole colluttazioni, i ferimenti, leaggressioni contro i poliziottipenitenziari, che sono addirittura inaumento rispetto al passato (come hadovuto riconoscere in una notaufficiale lo stesso Capo del DAP). Equesto è grave e inaccettabile.E che dire del sistema di ‘vigilanzadinamica’? Ha senso, è rieducativo, da un senso

alla pena detentiva far stare molte oreal giorno i detenuti fuori dalle cellesenza però fargli fare assolutamentenulla? Al superamento del concettodello spazio di perimetrazione dellacella e alla maggiore apertura per idetenuti deve associarsi la necessitàche questi svolgano attività lavorativa eche il personale di PoliziaPenitenziaria sia esentato daresponsabilità derivanti da un serviziosvolto in modo dinamico, che vuoldire porre in capo a un solo poliziottoquello che oggi fanno quattro o piùagenti, a tutto discapito dellasicurezza. Perché allora Governo e Parlamentonon fanno una legge che introduca illavoro obbligatorio in carcere? La pena detentiva senza far nulladetermina una pericolosa apatia efavorisce la tensione. Eppure, chisconta la pena in carcere ha un tassodi recidiva del 68,4%, contro il 19%

PoliziaPenitenziarian.232ottobre2015

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Nella foto:la Corte Europeadei Diritti dell’Uomo

di chi fruisce di misure alternative eaddirittura dell’1% di chi è inserito nelcircuito produttivo. E le espulsioni dei detenuti stranieri?In molte carceri del Nord Italia sono il50, il 60, persino il 70% dei presenti.Tutti dicono che devono essereespulsi, ma sapete quali sono i numerireali degli espulsi a titolo di misuraalternativa alla detenzione? 811 nel2014, 955 nel 2013, 920 nel 2012!Una goccia nel mare, insomma... Abbiamo carceri ancora senza undirettore ma c’è chi, avulso dallarealtà, pensa che il problema siagarantire i colloqui ai detenuti alpomeriggio, come se la PoliziaPenitenziaria già non facesse i saltimortali per garantire in Italia unacarcerazione umana ed attenta pur in

presenza ormai da anni di oggettivedifficoltà operative, le gravi carenze diorganico di poliziotti –7mila unità! -,le strutture spesso inadeguate. Per comprendere talune sensibilitàpolitiche e istituzionali su questi temi,basti pensare che il nostro Paese – peruna legge dello Stato! - paga con isoldi dei cittadini onesti i criminalidetenuti che hanno “patito” ilsovraffollamento nelle nostre carceri.Come se uno finisse in cella per suascelta...Altro che gli Stati Generali perl’esecuzione della pena: quibisognerebbe far emergere leresponsabilità di tutti i politici e iburocrati sulla trascuratezza dei temipenitenziari e far pagare le inefficienzee le incapacità loro e dei lorocollaboratori. Altro che strizzare l’occhio aBruxelles, decontestualizzando larealtà italiana... H

il commento

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a legge di stabilità è statafirmata dal Presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella e

ora passa all’esame del Parlamento,cominciando dal Senato. Dalle primenotizie sembrerebbe che il grossodelle coperture dovrebbe arrivaredall’aumento del deficit.

Nel Comparto ministeri è previsto unrisparmio di 1,6 miliardi sulla spesacorrente e di 1,4 sugli investimenti.Complessivamente il taglio suiministeri varrà 3,4 miliardi di europer il 2016, 2,5 nel 2017 e 1,7 nel2018. I tagli verranno fatti soprattuttoal finanziamento dei progetti. Il Ministero della Giustizia, peresempio, risparmierà sugli onorari deiGiudici di Pace, gli Esteriaumenteranno alcune tariffe consolari.Ci sono poi i risparmi derivanti dalblocco del turn over, cioè delleassunzioni per sostituire coloro chevanno in pensione, nel pubblicoimpiego. Si tratta di 43 milioni nel2006, che salgono a 156 nel 2017. La Presidenza del Consiglio subiràtagli per 3 milioni, relativamenteall’editoria, 3,4 per il servizio civile,3,7 per le aree urbane, 2,2 per lafamiglia e 2,8 per le pari opportunità.Altri tagli sono previsti per gli enti nonterritoriali: l’Agenzia delle Entratesubirà tagli per 16 milioni, le Dogane

Nella foto:l’aula

parlamentare

PoliziaPenitenziaria

n.232ottobre2015

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All’esame del Parlamento laLegge di stabilità

l’osservatorio

Giovanni BattistaDurante

Redazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

3,5, il Fondo Universitario 20, ilFondo Ricerca 14, l’Istat 960, la Cortedei Conti 674, il Consiglio di Stato375. Altri risparmi arriveranno dallaSanità, dove il fondo, quest’anno paria 110 miliardi, salirà a 111, anziché113,2, come previsto. In base aquanto previsto dalla relazionetecnica della Ragioneria dello Stato siotterrà un miglioramento di 1,8miliardi del deficit pubblico. Un altro contributo arriverà dagli EntiLocali: i comuni potranno spendere400 milioni in più, le province e cittàmetropolitane 400 in meno, le regionidovranno risparmiare 1,8 miliardi,dei quali, però, 1,3 gli verrannoscontati dalla vecchia manovra. Più diun miliardo di euro, nel 2016,dovrebbe arrivare dai giochi.L’aumento del prelievo dalle slotmachines dovrebbe fruttare 600milioni di euro.Come annunciato è stata cancellata laTasi sull’abitazione principale edabrogata anche l’Imu sulle case dilusso, sui terreni agricoli di proprietàdi coltivatori diretti o imprenditoriagricoli professionali e suimacchinari delle imprese.L’operazione avrà un costo di oltre 4miliardi.Il Presidente del Consiglio MatteoRenzi ha assicurato ai sindaci lacopertura integrale del mancatogettito. Inoltre, si è deciso per ora dinon fondere più Tasi con Imu, chequindi continueranno a esistereanche nel 2016 sugli immobili diversidall’abitazione principale. Vengonoprorogati per tutto il 2016 gli sgraviIrpef del 50% e del 65% per i lavoridi ristrutturazione e risparmioenergetico. La struttura delledetrazioni sarà identica a quellaattuale: il tetto di spesa su cuicalcolare le detrazioni rimane a 96mila euro, con rimborsi in dieci rate

annuali.Gli incentivi vengono anche estesi agliex Iacp che potranno usarli peraumentare le prestazioni energetichedelle case popolari; questo costituisceuna novità.E’ confermata anche la proroga delbonus mobili e spunta l’ipotesi chepossa anche essere esteso alle coppieunder 35, senza obbligo diristrutturazione. Come incentivo alleimprese viene introdotta unadeduzione extracontabile del 40%, daripartire sulla vita utile del bene, per ibeni produttivi nuovi acquistati nel2016 e nell’ultimo trimestre del 2015,a partire dal 15 ottobre. Talededuzione extra si aggiungerà allequote ordinarie di ammortamento ecorrisponderà al 40% del costosostenuto per investimenti in beniammortizzabili. Saranno compresenell’agevolazione la maggioranza deibeni, dai robot per l’automazione aipc, escludendo solo gli immobili:fabbricati e capannoni. Il taglio dell’Ires al 24% sarà operativodal 2017. Il Presidente del Consiglio MatteoRenzi ha annunciato che la misurasarà anticipata al 2016 se “le regoleeuropee permetteranno di utilizzarela clausola per le misure urgentisull’emergenza immigratoria”. Comunque, anche nel caso in cuiBruxelles desse il via libera,l’eventuale anticipo al 2016 del tagliodell’Ires potrà avvenire solo in duetappe: 1,5 o 2 punti dal prossimo 1°gennaio e la quota restante nel 2017.Il taglio, per il quale inizialmente erastato immaginato un interventolimitato al Sud, si applicherebbe sututto il territorio nazionale. Aiquotidiani e ai periodici diffusielettronicamente si applicherà l’Ivaagevolata al 4%. Si tratta, di fatto, diun’estensione della disciplina sugli e-book in vigore dal primo gennaio2015. Viene ripristinata ladetassazione del premio di produttivitàcon una tassazione del 10% fino a2.500 Euro. Tra i beneficiari cisaranno anche i redditi più alti,compreso coloro che percepisconofino a 50mila euro lordi annui. Leaziende, inoltre, potranno distribuireai dipendenti gli utili fino a 2.500

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penitenziari senza dimenticare, qui stail pregio, di raccontare la variaumanità della popolazione detenuta.Già: non ci sono dita puntate nébarricate, è un venir fuori di emozionie sentimenti propri a tutti gli esseriviventi in quanto tali.Del resto l’ottima prefazione delDottor Gianfranco DeGesu, Dirigente Generaledell’Amministrazionepenitenziaria, è unachiara guida alla lettura,l’uomo è al centro ditutto così come la suanemesi il pregiudizio. Un pregiudizio chestringe e tortura ipensieri di chi indossa ilbasco azzurro o di chi, aqualsiasi titolo, si vedecrocifisso senza alcunacolpa. C’è questo emolto altro dietro lacopertina che ritraeun’immagine gentilmente concessa dalcelebre fotografo RaffaeleMontepaone.“Oltre le Sbarre - le carceri italianeviste da un giovane agentepenitenziario” , un libro da scoprireinsieme.

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11Il libro

Nelle foto:la copertina del libro e, sotto,Dario Esposito

i avvertiva il bisogno di un’altraopera letteraria sugli scaffali?Evidentemente si.

Carcere, vita in sezione, grate allefinestre, servizi speciali ed operatividella Penitenziaria, un pugno nellostomaco all’ombra che vuole avvoltenel mistero le giornate del mondodetentivo. Già perché quel che emergesubito è un grido, un appello,un’esortazione: superare le sbarre delpregiudizio per afferrare la veritàsfuggente, un obiettivo che l’autorecerca in punta di piedi, attento a nonfar rumore, mettendo in risaltodebolezze, paure e fragilità.Un’occasione unica: un addetto ailavori che si mette a nudo, svela gioieed amarezze rincorse- col fiato in gola-fra evasioni, risse, notizie di cronacaed un amore finalmente raggiunto. Sfogliando le pagine sembra quasid’indossare anfibi e mimetica:raggiungere un maxibunker per unprocesso ad alto rischio, sorvegliare undetenuto che poco prima ha cercato diuccidersi, provare a gestire i sussultidell’animo che vacilla fra Dentro eFuori. Il romanzo vede, solo inapparenza, l’autore come protagonista.In realtà non fa che da microfono alletante vicende simili degli operatori H

Oltre le sbarre, un auspicio che si fa libroUn romanzo autobiografico scritto dall’Agente di Polizia

Penitenziaria Dario Esposito e pubblicato dalla Falco Editorepagg. 136 - euro 14,00

ario Esposito è nato aCatanzaro il 9 maggio 1984, si arruola nell’Esercito nel

2007; nel 2008 entra nelCorpo della Polizia Penitenziaria. Dopol’addestramento a Roma e i tirocinipratici a Genova e Vigevano,viene assegnato a Pavia dove svolgeservizi in ambito regionale.Successivamente torna inCalabria, prima nell’Istituto penale perminorenni di Catanzaro e poi nellaCasa Circondariale di Vibo Valentiadove tuttora lavora. L’idea di un romanzo autobiografico

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risponde al bisogno diraccontare una realtàsconosciuta otrascurata, allasperanza di fornire utilie interessanti strumentidi riflessionesociale e culturale. Oltre le sbarreracchiude momenti divita e di carcere, con intensità eleggerezza insieme. Nelle dimensioni estreme, tensione,emozione, ironia trovano bizzarrecomposizioni.

D

H

euro, che saranno tassati sempre al10%. Importanti novità sono previsteper il lavoro autonomo, sia sotto ilprofilo fiscale che su quello delletutele. Il regime forfettario introdottol’anno scorso, con l’aliquota al 15%,dovrebbe diventare più conveniente.Le attuali soglie di ricavi dovrebberoaumentare di 10 mila euro per tutti,per i professionisti di 15.000 euro. La possibilità di accesso al regimedovrebbe essere estesa anche ailavoratori dipendenti e pensionati chehanno anche un’attività in proprio, acondizione che il loro reddito dalavoro dipendente o da pensione nonsuperi i 30 mila euro. L’imposta sostitutiva dovrebbescendere al 5% per le start up per iprimi cinque anni di attività.Altra misura che ha fatto moltodiscutere, soprattutto a sinistra e daqualcuno bollata addirittura comeiniziativa che favorirebbe gli evasori,è l’innalzamento della soglia delcontante a 3.000 euro, la possibilità,cioè, di effettuare pagamenti incontante non più fino a 1.000 euro,come avviene adesso, ma, appunto, afino 3.000. L’attuale soglia fu stabilita dal decretoSalva Italia (articolo 12 del decretolegge n. 201 del 6 dicembre 2011),con cui è stato ridotto a 999,99 euroil limite per l’utilizzo di denarocontante, l’emissione di assegni prividella clausola di non trasferibilità e ilsaldo dei libretti di deposito alportatore. Dal 1° gennaio 2017 questidivieti scatteranno per trasferimentisopra i tremila euro.Nonostante vi siano ancoracontrarietà da parte delle societàinteressate, sembra ormai certo chedal prossimo anno il canone Raiconfluirà nella bolletta elettrica e saràdovuto da tutti coloro che utilizzanonella propria residenza anagraficaapparecchi “atti o adattabili” allaricezione delle trasmissioniradiotelevisive, compresi per esempioi tablet. L’importo sarà ridotto a 100euro (contro gli attuali 113,50) per il2016, e poi - se la misura funzionerà-sarà ulteriormente abbassato a 95Euro dal 2017, con una successivariduzione per il futuro. Il canone sipagherà a rate, ogni due mesi.H

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eneralmente siamo abituati asentire parlare di minorimaltrattati e abusati, vittime

della violenza fisica e psichica degliadulti; ma esiste anche una tipologia diadolescenti che all'interno dellafamiglia utilizza comportamenti ribelli,prevaricatori e violenti verso i suoicomponenti, soggetti passivi del loro“maltrattamento” .

Sono questi coloro che definiscominori “maltrattanti”, che sovente,all'esterno dell'ambito familiare ,tengono una condotta sufficientementeaccettabile, come se calasse su di lorouna maschera di perbenismo per lapaura di essere “giudicati“, tanto cheinterrogati da “estranei” su comesiano i loro rapporti con i genitori,ripetono quasi ritmicamente “tuttobene, tutto bene”, sviando ulterioriapprofondimenti sulla loro realeproblematica collocazioneintrafamiliare. Nella psicologia attualmente prevalentesi tende ad unificare il maltrattamento“interno” (intrafamiliare) assaifrequente, al comportamentoaggressivo “esterno” (extrafamiliare ),

G convogliando entrambi in un'unicanozione di devianza (che potrebbetransitare poi in quella di criminalitàper i comportamenti che violino lenorme penali), la quale sicontrapporrebbe ad un concettoastratto di normalità, che però,appare impossibile definire inmaniera certa, se non con unadefinizione residuale meramente

formale di ricomprendere tutti queicomportamenti che non rientrano neicomportamenti devianti (che violanole norme sociali approvateprevalentemente dalla comunità in undeterminato periodo storico) né inquelli criminali (che trasgredisconoai precetti contenuti nella leggepenale).A me, invece, pare utile distinguereuna aggressività-maltrattamentominorile interna al gruppo parentalerispetto a “quella esterna”, purriconoscendo che, talora, i due tipipossono coesistere simultaneamente .La violenza-maltrattamento esterna ,invero, si estrinseca con unacondotta violenta al di fuori dellafamiglia nel rapporto con terzi

estranei noti (come i compagni discuola, i professori o , in genere , iparenti e gli amici) o non conosciuti(e cioè incontrati occasionalmente), esovente deve essere interpretata comeun'azione non solo deviante ma anchecriminale in quanto violatrice di unalegge penale.Per il primo caso è di tutta evidenzaquella che sorge fra i compagni discuola : le famose “scazzottate” cheper futili motivi (spesso di origine“amorosa” nei confronti della bellacompagna, cui molti ragazzi agognanodi conquistare i favori) tutti noimaschi , di qualsiasi generazioneanagrafica, abbiamo fatto, in genere,senza gravi conseguenze fisiche.Oggi però, anche le ragazzine assaiemancipate realizzano comportamentiviolenti fra loro a scuola perprimeggiare sulle altre: è anche questoun segno della parità chefaticosamente, nel bene e nel male, ladonna giustamente sta tentando diraggiungere con gli uomini.Primeggia negativamente, però, comemanifestazione aggressiva, il bullismoscolastico contro i compagni piùtimidi e indifesi, oggetti di reiteratevessazioni quotidiane che possonorientrano nel campo dei reati diminacce (art. 612 cod. pen.), di attipersecutori (art. 612 bis cod. pen.), di lesioni personali (art. 582 cod.pen.), di violenza privata ( art. 610cod. pen.) di rapina (art.628 cod.pen.) ecc.Sussistono anche le intimidazioni eviolenze commesse, talora, suiprofessori o direttamente all'internodell'istituto scolastico (art.341 biscod. pen.) o, più spesso,indirettamente mediante ildanneggiamento delle loro autovettureposteggiate nei pressi della scuola(art. 635 cod. pen.).Anche la violenza esterna contropersone non conosciute si estrinsecain una serie delle precitate fattispeciedi reato che fanno transitare il minore“maltrattante” nella categoriaspecifica di quello criminale.Per quanto concerne le lesioni, inparticolare, si deve segnalare,purtroppo , che è attualmente invalsala “moda” , importata dalle immaginisui social network provenienti dagli

Nella foto:le conseguenzedel “knockout

game”

Roberto Thomasgià Magistrato

minorile, docente dicriminologia

presso l’Università di Roma

la [email protected]

PoliziaPenitenziaria

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Il minore “maltrattante”

criminologia

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Stati Uniti , del cosiddetto “knockoutgame” (letteralmente: gioco delcolpo fuori, usato nella terminologiapugilistica internazionale per indicareil violento pugno di un pugile chestende al tappeto l'avversario, cherimane a terra per più di diecisecondi, contati dall'arbitrodell'incontro, cui consegue la vittoriasull'avversario).Esso consiste nel colpire con un fortepugno improvviso alla nuca (e quindidopo essersi avvicinato alle sue spalle)o in piena faccia, una personaqualsiasi che passeggiatranquillamente in strada,senza alcuna provocazione da partedella vittima assolutamentesconosciuta, che normalmente cade aterra, talora perdendo i sensi .E' un gioco (“game” ) perverso einquietante, a parte la sua evidentepericolosità (nella caduta a terra,infatti, il soggetto percosso potrebbesbattere la testa e morire sul colpo ),in quanto non generato da qualsiasimotivazione logica (ira, vendetta,antipatia eccetera), bensì per il solo“gusto sadico” di far del male ad unindividuo casuale e completamenteall'oscuro di quanto sta per capitargli.Una forma inconscia di affermare,mediante tale “gioco”, la propriapotenza, o meglio “onnipotenza”, sututto e tutti, l'affermazione di una forzabruta che risale alle origine atavichedell'umanità e che si ripropone inmaniera sconcertante nella nostrarealtà moderna in quanto operata noncerto da autori malati di mente , bensìpotenzialmente “normali” . Invece la tipologia peculiare delminore maltrattante (limitata comedetto alla sola violenza intrafamiliare)costituisce una forma di ribellione e diaggressività, sovente violenta,indirizzata esclusivamente aicomponenti della famiglia, inparticolare nei confronti della potestàgenitoriale (attualmente sostituitadalla “responsabilità genitoriale”,nel novellato art. 316 del codicecivile).Se poniamo mente ai nostri ricordiadolescenziali, l' abbiamo avuta quasitutti, nessuno escluso, in forma“lieve”, ma certamente non siamostati per questo solo fatto (che non ha,

in genere, avuto strascichi violenti sia“interni” che “esterni” di graverilievo) additati come devianti,rientrando invece in un'otticaabbastanza comune e quindicosiddetta “normale”.Più utile mi sembra, riportarepertanto tale fenomenologia “lieve” almio concetto di fluidità minorile(definita dalla psicologia prevalentecol termine immaturità) , cheraccoglie in sé praticamente tutti iminori (ad eccezione di quelli congravissime anormalità psico-fisiche)per i comuni caratteri di instabilità,fragilità, e imprevedibilità che siriscontrano generalmente negliadolescenti a causa di una loronormalità-maturità incompleta propriadi una personalità mutevolecontinuamente, come l'acqua di unfiume che scorre fluida, primaplacidamente, per poi finirefragorosamente in una cascata, quindiritornare placida fino alla successivacascata e così via, ad intermittenza, inuna maniera instabile e imprevedibile.Il maltrattamento dei familiariconviventi nasce normalmente versogli undici-tredici anni, inconcomitanza con il periodo ormonaledella pubertà, e le conseguentitrasformazioni fisiche (cambiamentodella voce, comparsa di peli nella zonapubica, e per le fanciulle, l'inizio delciclo mestruale) .Tali trasformazioni possono causarepsicologicamente nell'adolescentesentimenti di ansia e rifiuto ecagionare in generale un disagio - chesignifica etimologicamente unacarenza (dis-) di benessere (agio) -che può produrre uno squilibrio nellacertezza della sua identità (formataprogressivamente dal temperamento edal carattere), del suo concetto di séche viene modificato dalla nuovasituazione fisica, in una alternanza diconformismo/ribellione e autonomia/dipendenza.Inizialmente egli inizierà a prospettarerichieste sempre più pressanti dilibertà dai paletti educativiragionevolmente fissati dai genitori,iniziando con il voler uscire da solocon i compagni di scuola, senza piùl'imbarazzante accompagnamento diun adulto, perchè si ritiene già “un

grande” alla conquista del mondo.Poi la prima sigaretta di tabacco ed, aruota, purtroppo una “tirata” dispinello, quasi per vincere il tabùdell'infanzia e festeggiare l'ingressonell'età libera dell'adulto, avviata quasisempre dalle prime esperienzeamorose.I primi litigi sugli orari di uscita e dirientro a casa, la richiesta continua disoldi (la “paghetta” è diventata ormaiuna cosa da bambini lattanti) e , alloscadere dei quattordici anni, quellamartellante di avere un ciclomotore,o un costoso quadriciclo (che sonodelle vere e proprie automobili con latarghetta dei ciclomotori).Incomprensioni, litigi , volano parolegrosse, anche ricatti e minacce di nonvoler più andare a scuola: il dialogofamiliare si interrompe bruscamente

dando spazio a volti tirati e a lunghisilenzi . Poi improvvise esplosioni di rabbia,gesti di manifestazioni “dimostrative”con rotture di suppellettili condite conurla ed imprecazioni irripetibili, gestiminacciosi a braccia levate con i pugnichiusi e sovente veri tentativi dipercosse ad un familiare .La situazione sembra sfuggire di manoai poveri genitori che corrono airipari, cercando l'aiuto del consigliodei parenti e, spesso, quello dipsicologi privati su cui cercano diconvogliare il loro figlio.La situazione si aggrava ulteriormentese non vi è un perfetto accordo deidue genitori sulla gestione del loro expargoletto, o se esiste la presenza di

Nella foto: discussioni infamiglia

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13criminologia

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Nella foto: sottrazione di denaro

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14 criminologiafratellini più piccoli che devonoessere preservati dai litigiintrafamiliari.Già perchè le tensioni della coppiagenitoriale, sopite provvisoriamentedalla preoccupazione della sanacrescita del figlio, soprattutto seunico, riemergono immancabilmentequando scatta l'esplosione di libertàdel loro adolescente.In questi casi una terapiapsicoterapeutica familiare - checoinvolga cioè tutti i membri dellacasa - appare certamente opportuna

per riallacciare il dialogo interrotto(anche quello fra gli stessi genitoriche spesso si accusanoreciprocamente di non aver saputoben educare il loro figliolo).In alcuni casi i maltrattamenti delfiglio adolescente travalicano il“regime normale”, transitando in attidi vera e propria violenza neiconfronti dei parenti conviventi,talora accompagnati dacomportamenti di furto di denaro edi oggetti preziosi presenti in casa, eallora il minore “maltrattante” sitrasforma inevitabilmente in minorecriminale. Invero il maltrattamento reiterato eviolento rientra nella fattispeciepenale dell'art. 572 cod. pen.intitolato 'Maltrattamenti controfamiliari e conviventi’(“Chiunque... maltratta unapersona della famiglia o comunqueconvivente... è punito con lareclusione da due a sei anni.” ). La reclusione sale da quattro ad ottoanni se dal maltrattamento violentoderiva per il familiare convivente una

lesione grave, ovvero da sette aquindici anni una lesione gravissima,od, infine da dodici a venti anni , sene consegue la morte.Come si vede l’articolo citato punisceuna serie multipla di fattispecie chehanno la ragione comune nell’esserela vittima un familiare o un conviventeche vive insieme al minore“maltrattante”.Si deve sottolineare che spesso, talereato non emerge, restando nelnumero oscuro dei delitti nondenunciati, in quanto il familiare, per

affetto, preferisce non ricorrereall'autorità costituita, tentando diaffrontare la violenza che subisce dalminore convivente- che molte voltecerca di minimizzare soprattutto neirapporti con l'esterno, per evitare diriconoscere il proprio fallimentoeducativo- con una mediazione dialtri parenti o amici volta a “gestire”,in qualche maniera, i ricorrenti litigimotivati, in genere , dalla pressanterichiesta di soldi (spesso utilizzataper l’acquisto di droga ) e dallecontinue uscite di casa notturne delminore, con interruzione dellafrequenza scolastica e di un qualsiasiproficuo dialogo fra le parti.E così la situazione di grave tensioneviolenta si protrae per anni, fra alti ebassi, fino al suo esaurimento per“consunzione” di genitori che,sovente, nei casi più gravi, sirivolgono disperatamente, oltre apsicologi privati e a quelli dellestrutture pubbliche, anche aiprovvedimenti amministrativi deiTribunali per i minorenni ex art. 25della legge minorile che prevede, nei

casi più gravi, oltre l'affidamento aiServizi Sociali, l'allontanamento da casae la misura coattiva dell'inserimentodell'adolescente in casa famiglia per iminori “irregolari per condotta o percarattere”. Talora i comportamenti aggressivi delminore all’interno della propriafamiglia sono una “risposta”,certamente negativa, ai conflittigenitoriali che interferiscono sul suoequilibrio psichico quando vede ungenitore urlare contumelie e talorapassare a via di fatto contro l’altro. Intal caso egli emula siffatti riprovevolicomportamenti contro entrambi, peraffermare, in un certo senso, il disagio eil suo desiderio di “liberazione” ,stando il meno possibile in casa .Altre volte le sue reazioni derivano daun’incuria da parte dei familiari, dovutiai problemi dei medesimi per disturbipsichiatrici, alcolismo,tossicodipendenza, ovvero per povertà odisoccupazione lavorativa: da minore“maltrattato” si converte in uno“maltrattante” quasi per una sualegittima difesa !Anche l’eccesso di iperprotettivitàgenitoriale può, al pari del fenomenoopposto dell’incuria, creare nei figliminori una grave ribellione neiconfronti dei familiari , quandoprendono coscienza della loroindividualità autonoma che vienecompressa dall’affetto fagocitante deigenitori . La legge sul femminicidio(punti a) e d) dell’articolo 2, primocomma, della legge 15 ottobre 2013 n.119) ha previsto la possibilitàdell’allontanamento di urgenza dallacasa familiare del soggetto (cheovviamente può essere anche minore )che abbia compiuto, nei confronti deifamiliari, lesioni personali con prognosidi guarigione superiore ai venti giorni ,ovvero atti persecutori (cosiddettostalking ), previsti nell' articolo 612 bisdel codice penale ( e cioè atti reiteratidi minaccia o molestia che consistononel “cagionare un perdurante e gravestato di ansia o di paura ovvero daingenerare un fondato timore perl’incolumità propria o di un prossimocongiunto...” ), che costituiscono unavariante psicologica rispetto al reato dimaltrattamenti in famiglia che, punitopiù gravemente , tutela la vittima

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15giustizia minorile

Ciro BorrelliDirigente SappeScuole e [email protected]

el mese di Settembre 2015 ildott. Francesco Cascini si èinsediato quale Capo del

Dipartimento della Giustizia Minorile edi Comunità. Cascini è entrato in magistraturanell’aprile del 1995 con funzioni disostituto procuratore a Locri ed èstato Vice Capo di Gabinetto nel 2014. L’esperienza lavorativa vissuta a Locrigli ha consentito di scrivere unromanzo dal titolo: ‘Storia di ungiudice. Nel Far West della‘ndrangheta’. In questo libro, il nostro neo CapoDipartimento racconta cosa significavincere, quando si è freschi di laurea,il concorso per entrare inmagistratura ed essere assegnati, alprimo incarico, a una delle procurepiù «difficili», se così si può dire,d’Italia: una prassi nel nostro Paesedestinata a indebolire ulteriormente loStato là dove è meno radicato. Francesco Cascini nel suo romanzodescrive davvero una realtà parallela,in cui sette omicidi in sette giornisono la norma se è in corso unaguerra tra clan; e un Procuratore dellaRepubblica, per prima cosa, deveabituarsi non alle aule dei Tribunalima all’odore nauseante dell’obitorio.Questa è la Locride, dice Cascini nelsuo libro, il centro della ‘ndranghetacalabrese, che ne controlla ilterritorio in modo così capillare che aSan Luca, il paesino dell’Aspromonteal centro delle cronache degli anniottanta per i sequestri di persona, lanotte di Capodanno si festeggiasempre allo stesso modo: sparando apallettoni su tutti i simboli dello Stato,caserma dei Carabinieri compresa. Nel raccontare cosa significa essere

un rappresentante dello Stato nellaterra della ‘ndrangheta Cascinirinuncia ai facili moralismi e allaretorica per privilegiare uno stileasciutto e diretto. E alla fine è impossibile noncondividere le sue parole quandoscrive: «La sensazione di trovarsi inmezzo a una guerra prendevasempre più corpo. Una guerra dicui non fregava niente a nessuno».Successivamente a questa esperienzaCascini è stato trasferito a Napoli enel 2005 è entrato a far parte dellaDirezione Nazionale Antimafia. Nel 2013 è poi stato nominato ViceCapo del Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziaria.Oggi Francesco Cascini, come si èdetto, si trova a capo delDipartimento Giustizia Minorile e diComunità, un dipartimento rinnovatodal regolamento di organizzazione delMinistero della Giustizia, le cuicompetenze sono state ampliate conl’assegnazione anche degli Uffici perl’Esecuzione Penale Esterna.

Francesco Cascini è il nuovo Capo del

Dipartimento GiustiziaMinorile e di Comunità

H

NNella foto: Francesco Cascini

soprattutto nella sua integrità fisica daeventuali lesioni .Siffatta norma ha ampliatoenormemente l’importanzadell’ispezione della scena del crimine,costituita dalla casa familiare in cuivive il minore maltrattante e“persecutore” dei suoi familiari.Invero essa ha dato la facoltàall’autorità di polizia di disporre,previa autorizzazione anche resasolamente telefonicamente dalpubblico ministero minorile di turnourgente, l’allontanamentodall’abitazione del minore ed il suoinserimento coattivo in una casafamiglia, ovviamente dopo l’accessodella stessa all’interno dell’abitazione,luogo in cui si è realizzato il delitto dilesioni o di atti persecutori emaltrattamenti, e dopo un’immediataistruttoria con l’ascolto diretto delminore e dei suoi familiari sulverificarsi dei fatti.La disposizione normativa hafinalmente coperto quello iato che,non prevedendo la possibilità diarresto in flagranza del minoreviolento in famiglia, né un immediatosuo inserimento in una casa famiglia,lasciava i genitori sconvolti a doversopportare, da soli, le ripetuteintemperanze dei loro figli, in attesa diun provvedimento amministrativo deltribunale per i minorenni urgente (aisensi del precitato art. 25 della leggesui minori) che richiedeva semprealcuni mesi di tempo prima della suaeffettiva esecutività . Conclusivamente il minore“maltrattante”, che ho delineato inprecedenza, costituisce il frutto dellafase critica dello sviluppoadolescenziale, sintomodell'inevitabile disagio giovaniledominato da multiple situazioni diincertezza. Invero, come hanno bendescritto Vegetti Finzi S., Battistini A.M. nel loro libro “L'età incerta”,Mondadori, 2000 : “L'incertezza è iltermine che meglio definisce questoperiodo di vita :incerto il modo diagire degli adolescenti, incerti iruoli genitoriali, incerti i valori diriferimento, incerti i confinitemporali dell'adolescenza, incertaanche la chiave di letturapsicologica possibile”.H

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opo l’infortunio patito nellascorsa stagione ed il secondoposto mondiale nell’edizione

2014, ai campionati mondiali dipattinaggio artistico su rotelle(specialità inline) che si sono svolti aCalì, in Colombia (17/18 settembre)Silvia Marangoni ha fatto sfoggio ditutta la sua grinta cogliendo unsuccesso storico: il suo 11° titolomondiale.

Sulle note di “Bolero” la campionessatrevigiana della Polizia Penitenziariaallenata da Samo Kokorovec haeseguito una performance ad altotasso di difficoltà con una buona seriedi tripli di ottimo livello insieme alletrottole, suo punto di forza al punto daessere chiamate movimentoMarangoni perché è l’unica atleta cheriesce a farle sul tacco e la punta percirca 8 giri. La fuoriclasse delle Fiamme Azzurreha preceduto nella classifica finale leargentine Lucia Kindebaluc e ValentinaEscobar, rispettivamente argento ebronzo, con un distacco di ben 40punti dalla medaglia d’argento digiornata.

pattinaggio artistico sul ghiaccio, nonriesce quasi mai a rubarla anche e afronte di imprese come quella diraggiungere quota undici negli ori vintiin una rassegna iridata. Come se non bastassero i titolimondiali Silvia nel suo palmares nonsi è fatta di certo mancare ben 13 titolicontinentali. Da applausi a scenaaperta, ma nel silenzio generale deimedia sportivi.

ittorio Bissaro e Silvia Sicouri, idue alfieri delle FiammeAzzurre nella vela - classe

Olimpica Nacra 17 - dopo il titoloitaliano della stagione in corso e lavittoria in Coppa del Mondo a Miami,si sono aggiudicati la medaglia dibronzo agli Europei di categoria che sisono svolti a Barcellona dal 26settembre al 3 ottobre.In una gara fortemente condizionatadal meteo, Bissaro e Sicouri si sonoclassificati terzi in categoria e quartiassoluti in rimonta: dopo le primequattro regate fuori dai primi dieci,sono arrivati piazzamenti importanticulminati col successo nella sestaregata, il secondo nella settima, ed

Lady [email protected]

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16 lo sport

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Pattinaggio artistico: Silvia Marangoni è oro mondiale per l’undicesima volta

Nelle foto:alcune immagini di

Silvia Marangonial centro

con l’allenatoreSamo Kokorovec

a destraVittorio Bissaro e

Silvia Sicouri

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A corollario della grande impresaanche una soddisfazione“istituzionale” per la nostracampionessa iridata: lecongratulazioni del Presidente delConsiglio Matteo Renzi sulla suapagina Facebook. “Non c’è solo ilcalcio”, ha sottolineato il Premier nelsuo post celebrativo, ma intanto lascena sportiva la disciplina di SilviaMarangoni, che ha molte affinità con il

Vela: bronzo europeo per Bissaro-Sicouri

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PoliziaPenitenziarian.232ottobre2015

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altri piazzamenti fino al quarto postonella Medal Race nel pomeriggio disabato 3 ottobre.I due portacolori della PoliziaPenitenziaria, “ingegneri volanti”brillantemente laureati alla Bocconi diMilano, hanno conclusocomplessivamente al quarto postodella classifica assoluta dietro ai nuovicampioni continentali, i britannici BenSaxton e Nicola Groves, agli australianiDarren Bundock e Nina Curtis ed aidanesi, medaglia d’argento per gliEuropei, Allan Norregaard ed AnnetteViborg. Grande soddisfazione per ilrisultato è stata espressa da parte deltecnico federale della classe Nacra 17Gabriele Bruni. Il bronzo di Bissaro-Sicouri indicachiaramente che il movimentovelistico azzurro è in crescita ed i duecampioni, reclutati dalla PoliziaPenitenziaria nella classe olimpica,dimostrano di essere in buona forma esulla buona strada in vista dellapreparazione ai giochi di Rio 2016. Queste le dichiarazioni di VittorioBissaro a commento del bronzoconquistato in coppia con SilviaSicouri: «Siamo molto soddisfattidell’esito di questo Europeo, perchése l’inizio non è stato dei migliori,da metà campionato in poi abbiamoiniziato a divertirci e a fare le cosegiuste. Credo che la cosa più bellasia stata il modo in cui abbiamoribaltato questo inizio difficile e latanta voglia che avevamo di arrivarealla fine con un risultatoimportante. Siamo contenti, perchérappresenta anche una spinta percontinuare a lavorare duro ecrescere».

BARCELLONA (26 settembre/3 ottobre) Campionati Europeo - Nacra 17M/F:(1) Saxton-Groves GBR 64, (-) Bundock-Curtis AUS 68, (2) Norregaard-Viborg DEN 71, (3) VITTORIO BISSARO-SILVIASICOURI 81 (13-13-/18/-12-7-1-2-9-6-10-8*), (4) Zajac-Frank AUT 85, (5) Echavarri-Pacheco ESP 95, (6) Cenholt-Lubeck DEN 102,seguono altri 36 equipaggi.

opo l’ottimo quinto posto aiCampionati Europei di Judo,per l’atleta master ed Assistente

Capo della Polizia Penitenziaria StefanoPressello della A.s.d. Mushin Club diFiumicino, nella stagione 2015 èarrivata anche la sua seconda medagliapiù prestigiosa dell’anno, il Bronzo alCampionato del Mondo di Amsterdam. Nella rassegna iridata che ha contatoben oltre le mille presenze dipartecipanti dei diversi paesi delmondo, con tanto di presenzadel pluricampione Olimpico olandeseMark Huizinga nella kg 90, StefanoPressello negli m4 90 kg ha dato vitaad una prova molto positiva. Grazie alla preparazione fisica estiva,ha potuto preparare al megliol’appuntamento al PalaSporthalen Zuiddi Amsterdam dal 21 al 24settembre, che sanciva tra l’altro la suadecima gara di livello mondialedisputata in carriera. Nel primoincontro Stefano Pressello ha vintograzie a due shido a favore l’osticobelga Philippe De Neubourg, nelsecondo ha superato il turno con unbellissimo Ippon di Seoi nage ai dannidell’inglese Kelly Ilain, poi una battutad’arresto con l’argentino DiegoRebello lo ha costretto a giocarsi iltutto per tutto nei recuperi per ilbronzo. Senza però perdersi d’animoStefano Pressello ha ritrovato leenergie giuste, superando infine il

tedesco Robert Endras, e conquistandoun preziosissimo Bronzo al WolrdChampionships Veterans 2015, per lagioia sua personale e per l’orgoglio delsettore judoistico italiano nel mondo. A fine agosto Pressello avevaconquistato due medaglie (oro dicategoria ed argento open) al SãoPaulo International Open IBJJF, garainternazionale di Brazilian Jiu-Jitsu dialtissimo profilo tecnico.

lo sportNella foto: Stefano Pressello sul podio

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Il medagliere Master di Stefano Pressello:• ARGENTO Campionati Europei master della eju (FIJLKAM) Coni (Londra 2005);

• ARGENTO Campionati Europei master della eju (FIJLKAM) Coni (Germania 2007);

• BRONZO Campionati del Mondo Master della JIF (FIJLKAM) Coni (Budapest 2010);

• ORO European Game Master a Squadre (Lignano Sabbiadoro) (2011) - (Olimpiadi dei Master) Italy

• ARGENTO European Game Master individuale (Lignano Sabbiadoro) 2011 - (Olimpiadi dei Master) Italy;

• BRONZO kg 90 per il settore JUDO ai World Games Master Torino 2013 (Olimpiadi dei Master) Italy;• BRONZO Campionati Europei a Squadre (Parigi 2013);• BRONZO KG 90 Campionati Europei Master 2014 (Praga);

• BRONZO A squadre Campionati Europei Master 2014 (Praga);

• 5° Classificato ai campionati Europei Balatonfured (Ungheria) 2015;

• BRONZO 3° classificato ai Campionati del mondo di judo (Amsterdam) 2015.

DStefano Pressello è di bronzo al Campionato mondiale di Judo Veterani

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Il diritto all’autodeterminazionesanitaria del detenuto

diritto e diritti

Giovanni PassaroSegretario Provinciale

[email protected]

al secondo comma dell’art. 32della Costituzione discende unprincipio fondamentale nella

sfera dei trattamenti sanitari, secondocui gli stessi non possono prescinderedal consenso del soggetto che ne èdestinatario, affermando così, ilprincipio all’autodeterminazione delsoggetto in merito alla propria salute eintegrità fisica. Tale sfera di autodeterminazione hauna duplice dimensione, una passiva euna attiva.

Sotto il primo profilo si configura ilcd. diritto a rifiutare i trattamentisanitari, anche qualora sia a vantaggiodel soggetto, e sotto il secondo aspettoè configurabile il diritto a scegliereliberamente il proprio medico,nonché, il tipo di cura e il luogo in cuila stessa deve svolgersi. All’interno del diritto al non sottoporsiad alcun trattamento sanitario, deveperò essere messo in risalto un limiteche s’incontra nella stessaCostituzione, nella parte in cuisancisce “il non essere obbligati [...]se non per disposizione di legge”.Questa disposizione va letta einterpretata considerando che, il limiteposto alla sferadell’autodeterminazione, sebbenetutelato dalla stessa disposizione

costituzionale, non riguarda ilpericolo di vita o il grave danno chederiverebbe alla persona nonsottoponendosi al trattamentosanitario, bensì l’eventualità che lamalattia del singolo possapregiudicare lo stesso diritto allasalute degli altri consociati.Conforme a tale interpretazione, laCorte costituzionale ha precisato che“la tutela della salute non siesaurisce in situazioni attive dipretesa, giacché implica e

comprende il dovere dell’individuodi non ledere, né porre a rischio,con il proprio comportamento lasalute altrui” (1). E ciò in ossequio al principio generalesecondo cui il diritto di ognuno trovaun proprio limite nel reciprocoriconoscimento e tutela del dirittodegli altri. Tra i trattamenti sanitari obbligatori, virientra sicuramente l’incapacità delsoggetto interessato a un normale usodelle facoltà cognitive comeconseguenza della malattia. Quel che la Corte costituzionale peròrichiede, è che qualsiasi trattamentosanitario obbligatorio, sia svolto nelrispetto assoluto della dignità dellapersona (2). Ai fini della trattazione in esame, è

opportuno verificare se, e in chemodo, l’autodeterminazione deldetenuto è riconosciutanell’ordinamento penitenziario.All’interno del diritto a non subiretrattamenti sanitari contrari allapropria volontà, l’amministrazionepenitenziaria limita tale diritto nelmomento in cui prescrive la visitamedica, all’atto dell’ingresso e nelcorso della permanenza nell’istituto,indipendentemente dalla richiestadell’interessato. E’ evidente come tale limitazione nonsia in contrasto con quanto finoradetto, risultando del tutto conforme aldisposto dell’art.32 Cost., in quantociò che sembra primeggiare è la tuteladegli altri detenuti. Ed è sulla base di ciò che devonoessere interpretate norme, qualil’art.11 comma 7, Ord. Pen, chestabilisce che “i detenuti e gliinternati sospetti o riconosciutiaffetti da malattie contagiose sonoimmediatamente isolati”.Stessa conclusione attiene alla normache prescrive l’accertamento dimalattie psichiche, proprio inrelazione al rischio che nederiverebbe da comportamentiaggressivi dell’infermo (Art. 11,comma 7, Ord. Pen.); o ancora all’art.83 comma 2 del Reg. Esec. nella partein cui prevede che “Il detenuto ol’internato, prima di esseretrasferito [...] è visitato dalmedico”, sebbene in tal caso risultiessere dubbia la legittimità di fondo diuna simile prescrizione, sia per la suadimensione individualistica, sia per ilmancato rispetto della riserva di leggesancito in materia dall’art. 32.Esaminando la dimensione negativadella sfera dell’autodeterminazionenon si può non trattare di unparticolare problema che dominamolto spesso le carceri italiane quale,

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quello dello sciopero della fame. Si suole definirlo come il rifiutovolontario, totale, dell’assunzione dicibo, senza giustificato motivomedico, che duri per più di tre giorni(3). Ove il detenuto non interrompaspontaneamente lo sciopero, perevitarne il decesso, è evidente che ilsolo rimedio sarebbe quello delricorso all’alimentazione coatta ma,così facendo, si ricorrerebbe a untrattamento sanitario obbligatorio sia,per le tecniche da adottare sia per lafinalità del trattamento, chepresumibilmente sarebbe quello dimantenere in vita il detenuto.Ma il problema che in tale materia siè posto, è proprio quello dellalegittimità dell’alimentazione forzata,richiedendo ai sensi dell’art.32 Cost.un’apposita previsione legislativa checonsenta la limitazione del diritto.

Questo è il problema, la mancanza diuna norma che autorizzi il personalead attivarsi e che si traduce conl’orientamento in dottrina dominantequale il negare la legittimitàall’alimentazione forzata. L’unicaeccezione che da alcuni è stataavanzata, risiede nella legittimitàd’intervento nell’ipotesi d’incapacitàdi intendere e volere del detenuto. Inuna prospettiva simile, siconfigurerebbe non una facoltà, bensìun dovere d’intervento da parte delleautorità sanitarie, sempre qualora siaaccertata la mancanza di una sceltalibera e consapevole del detenuto(4). In conclusione sembra che proprio lamancanza di una previsionenormativa in materia sia la garanzia

del rispetto del diritto a non farsicurare riconosciuto al detenuto, comemassima espressione della sua sferadi autodeterminazione, ma vi è unaspetto che la dottrina, nell’avanzaretale tesi non ha valutato, e risiede nelfatto che, la scelta di lasciarsi morirein carcere per fame è libera soltantoin apparenza, essendo, ilcomportamento del soggetto,influenzato dallo stato detentivo checertamente può portare a distorcere alivello essenziale la percezione dellarealtà (5). Resta da trattare la secondadimensione dell’autodeterminazione,quella attiva, che si manifesta con lalibertà di scegliere il proprio medico,la tipologia del trattamento e il luogoin cui svolgere la stessa.L’Ordinamento Penitenziario accogliequesto diritto, ma dovendocontemperare le modalità d’eserciziodello stesso con le basilari esigenzeorganizzative e finanziarie, locircoscrive attorno a limitisignificativi. Dal combinato disposto dell’art. 11comma 11 Ord. Pen. e dell’art. 17Reg. Esec. discende che i detenuti egli internati hanno il diritto dirichiedere di essere visitati da unsanitario di loro fiducia, purché lofacciano a proprie spese e all’internodell’istituto. E’ bene precisare che ilprovvedimento di autorizzazione odiniego dell’intervento sanitario aisensi dell’art. 11 comma 11 Ord.Pen., è emesso dal direttoredell’istituto.

Note(1) Corte costituzionale, sentenza del1994, n.218.

(2) Corte Costituzionale, sentenza del1994, n.218. cit.

(3) M.RUOTOLO, Diritti dei detenuti eCostituzione, cit. pag. 157.

(4) In tal senso V., A. PENNISI, Dirittidel detenuto e tutela giurisdizionale,cit. pag. 100.

(5). M. CANEPA-S. MERLO, Manualedi diritto penitenziario, cit., pag.145.

PoliziaPenitenziarian.232ottobre2015

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Roma

Conferenza stampa il15 ottobre a Roma

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[email protected]

dalle segreterie

alla sentenza Torreggiani, chedue anni fa impose all’Italiapesanti sanzioni per le

condizioni di vita dei carcerati, anchealla Casa Circondariale di ModenaSant’Anna le cose sono cambiateradicalmente. I nove metri quadrati garantiti perlegge ai detenuti, semplicemente, nonci sono, e per reperirli la direzionedella struttura ha messo in atto unasoluzione provvisoria: celle aperte tuttoil giorno, con libertà per i reclusi dicircolare nel corridoio. Soluzioneprovvisoria che nel frattempo sembraessere diventata permanente, e da un

Soluzione provvisoria chenel frattempo sembra esserediventata permanente, e daun anno a questa parte èdiventata anche un enormeproblema.

Modena DCelle aperte in carcere? Un problemadi sicurezza

anno a questa parte è diventata ancheun enorme problema. Due mesi fa un detenuto nigeriano hadato in escandescenza mandandoall’ospedale quattro agenti; sanzionatoa livello disciplinare, l’uomo è ancoralì assieme al problema cherappresenta. Il mese scorso storiasimile, con tre poliziotti feriti. Sono più di venti, dall’inizio dell’anno.Sembra davvero necessariol’avvicendamento dei vertici: ladirettrice Rosalba Casella e il comandante Mauro Pellegrino,assieme a un’ispezione urgente daparte del Ministero per verificarel’inadeguatezza della situazione. Al Sant’Anna mancano sistemi divideosorveglianza e cicalini persegnalare ai colleghi le aggressioni, glistrumenti minimi per consentirel’apertura diurna delle celle; non c’è ilmagistrato autorizzato a disporre lemisure alternative; il nervosismocresce e con esso le violenze, gli atti diautolesionismo, gli scioperi dellafame. E il paradosso è che con appena350 detenuti il carcere non è quasimai stato così vuoto. Il sindacato vorrebbe che i vertici delSant’Anna prendessero le parti deilavoratori, richiudendo le celle ecostringendo lo Stato a intervenire, maper ora le posizioni restano lontane.

Nella foto:la protesta

degli Agenti davanti alSant’Anna di Modena

Nelle foto:l’intervento del

Segretario Generale

del Sappe Donato Capece e la Sala dovesi è tenuta la

conferenzastampa(foto di

Vincenzo Coraggio)

Insieme ai leader dei sindacatipromotori della manifestazione erapresente per il Sappe il dott. DonatoCapece che ha illustrato i motivi dellerichieste presentate al Governo.

on una conferenza stampa èstata presentata a Roma laManifestazione di protesta dei

poliziotti italiani che si è poi tenuta inPiazza Montecitorio a Roma.

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uguri a Carmelina Bevilacqua,Sovrintendente della PoliziaPenitenziaria in servizio presso

la Casa Circondariale di Avellino cheattorniata dalle sue colleghe hafesteggiato il suo primo giorno dapensionata. A lei vanno i buoni auspici dellaSegreteria Generale del Sappe.

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21dalle segreterie

[email protected]

Festa per la pensione diCarmelina Bevilacqua

Avellino

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egli Uffici Giudiziari di Genovanon c’era persona -magistrato, avvocato,

cancelliere, impiegato, fotografo,giornalista appartenente alle Forze diPolizia... insomma, chiunque avesse ache fare, per lavoro, con il Palazzo diGiustizia genovese - che non loconoscesse. Per tutti era “lo Zio”. Gioacchino Fiorenza, SovrintendenteCapo della Polizia Penitenziaria diMarassi, iscritto storico del SAPPE edora socio dell’ANPPE, è stato per piùdi 15 anni il responsabile delle celledi sicurezza interne al Palazzo diGiustizia di Genova e proprio in virtùdel suo incarico, per la suaimpeccabile professionalità ma ancheper la simpatia e disponibilità, “loZio” è stato un punto di riferimentoper tanti, colleghi e non. Ed è stato anche un ottimo “uomoimmagine” per la PoliziaPenitenziaria. E’ grazie a lui se tanti uffici delPalazzo di Giustizia esponevano, inbella vista, il calendario del nostroCorpo, che lui si premurava diconsegnare personalmente. Per Gioacchino è arrivato ora ilmomento del meritato riposo, ilmomento della pensione. A lui va il nostro affettuoso saluto e ilringraziamento per quanto ha fatto intanti anni di apprezzato e lodevoleservizio.

nome del Sappe e di tuttal'Associazione dei pensionatiringrazio Nicola per la

bellissima serata trascorsa insieme.Nella foto, Nicola con solini e bustinadell'Anppe, posa con la delegazioneANPPE. Grazie Nicola.

Giuseppe Cimino

Pensionamento del Sostituto Commissario Nicola Soreca

Benevento

Meritata pensione perGioacchino Fiorenza

Genova

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a gang di Gridiron(Gridiron Gang) è un filmdel 2006 diretto da Phil

Joanou.Per gridiron si intende la griglia,cioè le righe che compongono ilcampo di football.Il film è ispirato a fatti realmenteaccaduti nel riformatorio diCamp Kilpatrick dove nacque lasquadra di football deiKilpatrick Mustangs.Dwayne Johnson interpreta ilprotagonista della storia, Sean Porter,un assistente sociale che lavora in unriformatorio di San Francisco pieno diragazzi colpevoli di reati molto gravi,come rapina a mano armata edomicidio, perlopiù membri di gangmetropolitane. Stanco di vedere la maggior parte diquesti ragazzi finire morti ammazzatiappena usciti di galera, Sean convinceil direttore dell’istituto a creare unasquadra di football che possa giocareil campionato giovanile.All’inizio, nonostante tutti gli sforzidell’assistente sociale per fargareggiare la squadra, i primi incontrisono molto deludenti ed i risultati

altrettanto negativi.Dopo una pesante sconfitta, però, igiovani atleti cominciano a lavorarecome una vera squadra e crescono nelrendimento fino ad arrivare ai play-off. Purtroppo, però, l’accesso aiplay-off viene messo a repentaglio daun tentativo di omicidio di un membrodella squadra. Tuttavia, Sean, grazieall’aiuto di volontari della polizia,riesce ugualmente a far giocare lasemifinale dei play-off proprio controla squadra con la quale i ragazziavevano perso malamente la primapartita. Dopo un match storico, lasquadra riesce a vincere la semifinale,perdendo poi, però, la successivagara conclusiva. Ciò nonostante, lacosa più importante è che i ragazzisono diventati dei vincenti. La pellicola fa parte del filone sport eredenzione, molto popolare negliStati Uniti grazie all’hockey, albaseball, al basket e al footballamericano. Nel finale del film, Seanracconta la vita di tutti i giocatori dellasquadra dopo essere usciti dal

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

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22 cinema dietro le sbarreRegia: Phil Joanou

Titolo originale: Gridiron Gang

Soggetto: Jac Flanders, Jeff MaguireSceneggiatura: Jeff MaguireFotografia: Jeff CutterMontaggio: Joel NegronScenografia: Floyd AlbeMusica: Trevor RabinCostumi: Sanja Milkovic HaysArredamento: Erin Morache

Produzione: Columbia PicturesIndustries, Original Film, Visual ArtsEntertainment Inc., StanhavenProductions Inc., Relativity MediaDistribuzione: Warner Bros. Italia

Personaggi ed Interpreti:Sean Porter: Dwayne Johnson Malcolm Moore: Xzibit Bobbi Porter: L. Scott CaldwellPaul Higa: Leon RippyTed Dexter: Kevin Dunn Willie Weathers: Jade YorkerKelvin Owens: David ThomasJunior Palaita: Setu TaaseLeon Hayes: Mo Donald Madlock: James Earl Kenny Bates: Trever O'Brien Bug Wendal: Brandon Mychal Smith Danyelle Rollins: Jurnee Smollett Roger Weathers: Michael J. PaganJamal Evans: Jamal Mixon

Genere: Drammatico, SportivoDurata: 120 minuti, USA, 2006

la scheda del film

carcere. La maggior parte va a scuola,tre lavorano a tempo pieno, duegiocano a football in un college e solocinque sono rientrati nelle rispettivebande, due dei quali finiranno pertornare in prigione e uno verrà uccisoin una sparatoria.Tutto sommato la pellicola di PhilJoanou è un bell’esempio di questogenere cinematografico e gli attori,per lo più sconosciuti, rivelano uncerto talento. La regia è molto attentaai dettagli e capace di offrire sequenzeepiche e memorabili.La morale è scontata ma vieneproposta con modalità meno banalidel solito senza scadere nellostereotipo, tra lacrime, spari, sudore,e scontri di gioco.

La gang di Gridiron

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Nelle foto:la locandina

e alcune scenedel film

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SanRaffaeleTermini - Poliambulatorio Specialistico

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el sito della Polizia di Stato,nella sezione Internet, tra i tanticonsigli dispensati per i

naviganti, si parla del rischio dellechat-line che oggigiorno influenzano ilmodo di incontrarsi e di interagiredelle persone. Sempre più utenti di internet – riportaancora la pagina - si conoscono sullarete e alcune di queste conoscenze sitrasferiscono nel mondo reale conincontri “dal vivo”, a volte consoddisfazione (si moltiplicano imatrimoni tra persone conosciute inchat), a volte con profonde delusioni,altre volte con situazioni pericolose.

Il riferimento allesituazioni pericolose è senza dubbio

attribuito ai casi di violenza sessuale edi sangue che, in alcuni casi, sonostati il triste epilogo degli incontri, mache per fortuna rimangono circoscrittia percentuali marginali rispetto allemigliaia di interazioni che la rete“procaccia” (chat, facebook etc.). Quello di stringere nuove relazionicon sconosciuti “dal vivo” è unfenomeno preesistente alle chat, cheprima dell’avvento della rete venivasoddisfatto mediante appositerubriche d’incontri presenti suiquotidiani o sui settimanali nazionali,alcuni dei quali specializzati a talescopo. Io stesso, nel periodo

adolescenziale, rispondevo agliannunci delle mie coetanee sullarivista settimanale “Ciao 2001”, cherappresentava, a quel tempo, uno deiprincipali strumenti di aggregazioneper gli appassionati di musica, e che cipermetteva, appunto, d’incontrarci ainumerosi raduni e concerti musicali.Utilizzando le chat e gli altri mezzi perconoscersi e incontrarsi, gli uominihanno provato a trovare una soluzioneagli eterni problemi della solitudine edell’incomunicabilità, cercando nelfenomeno degli incontri “al buio”nuove relazioni sociali che,paradossalmente, mostrano unamaggiore autenticità rispetto alla vita

reale, in quanto si ha menopudore, meno inibizione, si èpiù se stessi, e soprattuttoquello che si vorrebbe essere. Oggi, le motivazioni chespingono a cercare “lui o lei”,tramite annunci, possonoessere le più disparate: perbisogno, per “passatempo”,per scappare dalla routine oper cercare l’anima gemella,ma ad inizio secolo era del tutto

comune trovare, soprattutto suiquotidiani nazionali, annuncimatrimoniali. Il 14 dicembre del 1932, uno di questiannunci, riportato da Il Messaggero,recitava: “pensionato 450 liremensile conoscerebbe scopomatrimonio signorina con mezziliberi e indipendente”.Uno dei tanti dell’epoca, se non fosseche dietro tale annuncio si nascondevaun adescatore e assassino seriale, checon tale stratagemma massacròdiverse donne, delle quali furonoritrovati solo tre corpi. La mattina del 16 novembre 1932, allastazione di Napoli, arriva ildirettissimo n. 7. In una vettura di seconda classegiacciono due grosse e pesanti valigieabbandonate.

Le valige, di colore marrone, sonotrasportate dai militari, che le avevanorinvenute a bordo del treno,nell’ufficio oggetti smarriti dellastazione. Mentre uno degli addetti all’ufficioprovvede a collocarle sugli appositiscaffali del deposito, la serratura diuna di queste scatta, aprendo la valigiae svelandone il terribile contenuto:avvolti in giornali e cosparsi disegatura vi erano il tronco di uncadavere e la testa, interamentestaccata dal busto; anche l’altra valigia,aperta subito dopo, ha lo stessomacabro contenuto: gli arti inferiori,amputati per metà, di una donna.Peraltro, il volto si presenta sfigurato,con il naso rotto e un occhio cavato. I resti della donna sono trasportatiall’obitorio cittadino, dove il medicolegale cerca di assembrarne almeno leparti rinvenute. Il giorno seguente alla stazione diRoma, in una vettura di terza classedel diretto n.5, viene ritrovata un’altravaligia con pezzi dello stesso corpo. Gli investigatori, dopo aver ricompostogli elementi in loro possesso esoprattutto acquisito utilitestimonianze, in particolar modoquelle del capo-assistente dellastazione di La Spezia e del controllorein servizio sul treno n. 7, giungono allaconclusione che la città spezzinacostituisce il punto di partenza delmacabro mistero. Nella predetta città, inoltre, unbambino aveva trovato, nei pressi dellastazione ferroviaria, un coltello dacucina con la lama sporca di sangue.Le indagini vengono affidate allaquestura di Roma, nella persona delcommissario Musco, che già due anniprima, peraltro, si era occupato di uncaso analogo: il 3 novembre 1930 erastato ripescato in località SantaMarinella, lungo il litorale romano, ilcorpo di una donna decapitata, taleBice Margarucci.

Nella foto:una valigia simile

a quella contenentei resti sezionati

delle vittime di CesareServiatti

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

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Cesare Serviatti: il sezionatore delle Cameriere

crimini e criminali

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La grande risonanza mediatica datadai giornali del tempo all’orripilanteritrovamento, invoglia Gino Goretti eOlga Melgradi a recarsi dagliinquirenti per denunciare lascomparsa di Paolina Gorietti,rispettivamente sorella e amica deidue. Dopo aver identificato, da quel cherestava del cadavere, Paolina Gorietti,i due raccontano al commissario, inparticolar modo l’amica, che laragazza era cameriera al servizio diuna famiglia romana e aveva rispostoad un annuncio matrimoniale su IlMessaggero, dove aveva conosciuto unsedicente ex maresciallo in pensione emutilato di guerra, che l’aveva indottaa seguirlo a La Spezia, dove sisarebbero dovuti sposare. Il nome del promesso sposo è CesareServiatti, cinquantaduenne, nato eresidente a Roma, che si spacciava pernobile, facendosi chiamare “Conte”,ma in realtà era individuo losco e,peraltro, pregiudicato: sulla sua fedinapenale risultano alcune condanne perfurti e rapine. La sera del 14 dicembre, i RealiCarabinieri rintracciano e arrestano ilServiatti nella sua abitazione nelquartiere Esquilino a Roma, mentreera a cena con Barberina Baldelli, suamoglie, e Angela Taborri, sua amante. I tre vivevano insieme e gli inquirenti,sorpresi dall’insolito ménage à trois,decidono di arrestare anche le duedonne e di portarle nel carcereromano delle Mantellate. Serviatti invece viene rinchiuso aRegina Coeli, per poi essere trasferitoa Sarzana e poi, durante il processo, aLa Spezia. Torchiato dalla polizia,dopo estenuanti interrogatori, Serviatticonfessa l’omicidio di Paolina Goretti.Nel frattempo la polizia appura chel’assassino, nell’estate del 1930,conobbe anche un’altra cameriera diRoma, Bice Margarucci, della qualenessuno aveva più avuto notiziedall’ottobre di quell’anno. Cesare Serviatti, confesserà anchequesto secondo omicidio, nel corso diun interrogatorio lunghissimo eparticolarissimo. Grazie alla stanchezza e conoscendol’altra debolezza, oltre a quelle delledonne, del pluriomicida, il

commissario Errico organizzò un lautobanchetto in suo onore, dal primo aldolce.Al termine del pasto, il Serviattiraccontò, mentre fumava un sigaro,nei minimi dettagli l’uccisione dellaMargarucci: avvicinata dall’uomotramite un annuncio matrimoniale suun giornale, Beatrice, anch’essacameriera, era stata strangolata in unaappartamento in via Ricasoli a Roma,nel mentre facevano l’amore. Il corpo era stato fatto a pezzi e gettatonel Tevere, dal ponte Garibaldi. Di quel corpo straziato si erano trovatesoltanto due cosce, nel novembre del’30, in diverse località del litoraleromano, presso la foce del Tevere.Durante la confessione affermò,inoltre, di aver ucciso altre settedonne, senza però fornire alcunriscontro: il dubbio che possa avercommesso altri delitti prima deicinquant’anni è più che legittimo manon è stato mai provato. L’ultima vittima accertata di Serviatti,viene rinvenuta nel natale del 1932,quando la polizia riesuma dallefognature un pezzo di mandibola ealtre ossa di Pasqua Fababoschi inBartolini, cameriera, anch’essamisteriosamente scomparsa. Fin qui i crimini sembrerebberoconformarsi attorno ad un progettofinalizzato esclusivamente al guadagno(tutte e tre le donne possedevano deimodesti risparmi), condotto conlucidità criminale e senza alcunaricaduta sul piano pratico che, come ènoto, costituisce l’incipit dellamaggioranza degli omicidi seriali. Inrealtà, osservando le accuse mosse alServiatti, ci si rende conto che dietro lafacciata dell’omicidio motivato dainteressi materiali, vi era comunque unsubstrato che restituisce al perverso edoscuro mondo dei crimini seriali. Il suo modus operandi, infatti,presenta alcune caratteristiche chemettono il guadagno economico su unpiano secondario rispetto ad altriinteressi legati a varie devianzesessuali. Dopo il contatto determinatodall’annuncio matrimoniale, ilcriminale riusciva a portare le vittimein casa propria e qui le strangolavadurante i rapporti sessuali.Sopraggiunta la morte fisica della

Nella foto:il coltello utilizzato daCesre Serviatti

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25crimini e criminalivittima, il Serviatti aveva altri rapporticon il cadavere che in seguito eradissezionato e fatto sparire. Per Serviatti, quindi, si potrebbeparlare di necrosadismo cioè lamutilazione e lo scempio di cadavericon cui si sono avuti rapporti sessuali(il DSM-III la definisce comeinvestimento erotico in scenemacabre, fino a giungere alcongiungimento sessuale concadaveri. Secondo la teoria del superamento deltrauma, ogni comportamento perversosi riferisce a traumi e insicurezzeinfantili che hanno minato la strutturadella personalità e trovanodrammatizzazione nella perversione).La facilità con cui sezionava le suevittime, con molta probabilità, derivadalla pratica fatta nel corso delle sueprecedenti esperienze lavorative,dapprima come infermiere presso ilPoliclinico dove, con moltaprobabilità, apprese nozioni dianatomia, ed in seguito comemacellaio.

Nel giugno del 1933, innanzi allaCorte di Assise di La Spezia, si apre ilprocesso a Serviatti che è difeso dadue principi del foro del tempo,l’avvocato Bruno Cassinelli, del foro diRoma, e l’avvocato Eraldo Bellincioni,del foro di La Spezia. La pubblica accusa, nel corso dellarequisitoria, lo definì un delinquenteeccezionale e ne chiese la condannaall’ergastolo per gli omicidi di PasquaBartolini e Beatrice Margarucci e allapena di morte per l’omicidio, ilvilipendio e l’occultamento delcadavere di Paolina Gorietti. La tesi dell’infermità mentale,sostenuta dal collegio difensivo, di«soggetto demente per monoteismo

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sessuale con manifestazioni sadichegenerate da grave affezionepiemitica sofferta da processotubercolare e dalle lue allo statoquaternario» furono rigettate; comedel resto l’incidenza del quadroparticolarmente infelice della suafanciullezza: privo di genitori, fuallevato da una famiglia contadina.«Maledetti tutti coloro che mi hannocondannato, quelli che si sonoimmischiati nei fatti miei...» esternòplatealmente l’imputato verso la finedel processo, quando comprese che lasua vita era oramai giunta alcapolinea. Il 7 luglio del 1933, i giudici, dopo 5ore di camera di consigliosentenziarono: «In nome di SuaMaestà il Re d’Italia questa Corte,riconosciuta la piena responsabilitàdi Cesare Serviatti, lo condanna allapena dell’ergastolo per l’omicidionella persona di Pasqua Bartolini,alla pena dell’ergastolo perl’omicidio nella persona di BiceMargarucci e alla pena di morte,mediante fucilazione per l’omicidiodi Paola Gorietti, consumato dopo lariforma del codice di procedurapenale».La notte del 13 ottobre, il direttore delcarcere di Sarzana si reca nella celladel Serviatti per informarlo che la suadomanda di grazia era stata respinta:non gli resta che esprimere il suoultimo desiderio. Dopo poco, alle 6,24, il Serviatti ègiustiziato dalla scarica di moschettidel plotone di esecuzione (un repartospeciale della polizia) nel poligono diChiara Vecchia, a Sarzana. «Giustizia è fatta! »È il titolo riportato in prima pagina daIl Messaggero, il giorno seguenteall’esecuzione. Le storie, seppur con atrocità diverse,sembrano ripetersi e, come spessoracconto in questa rubrica, le radicidella violenza affondano nel nostropassato, recente e remoto, sempre aricordarci che gli uomini noncambiano mai. Cambiano, semmai, le modalità diquesto o quel delitto ma noncambiano le motivazioni che stannoalla base di ogni azione criminale. Alla prossima... H

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Pietro Buffa

UMANIZZARE IL CARCERE

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ella ricorrenza delquarantennale dell’ordinamentopenitenziario, varato con la

Legge 26 luglio 1975, n. 354, PietroBuffa fa un approfondito bilancio dellasua lunga esperienza professionale didirettore di carcere, di dirigente delDipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria e, oggi, di ProvveditoreRegionale dell’AmministrazionePenitenziaria. Ma non è, questo, unlibro di memorie personali: è inveceuna lucida e organica analisidell’esecuzione della pena in carcereoggi in Italia, che non tralasciacritiche e proposte. E’ un trattato penitenziario su quel cheè e che potrebbe essere, verrebbe dadire, atteso che davvero molti sono glispunti che l’Autore suggerisce per‘correggere’, normativamente estrutturalmente, il sistema e, quindi,favorire una compiuta umanizzazionedella pena. Prefato dal capo DAP Santi Consolo eintrodotto dal magistrato già alla guidadel Dipartimento Giovanni Tamburino,l’interessante libro di Buffa non sisottrae, come detto, dall’evidenziaretalune incongruenze e contraddizionirispetto al percorso di miglioramentodelle condizioni detentive nelle carceriitaliane. Scrivendo della nota sentenzaTorreggiani della CEDU, evidenzia adesempio come sia “duro constatareche è solamente alla luce di questa,e solo di questa, che si sta tentandodi umanizzare la pena detentiva” e

si addentra in una approfonditadisamina della ‘questionepenitenziaria’ esaminandone i varinodi teorici, giuridici e pratici e leconsiderazioni di autorevoli espertidella materia senza tralasciare gliindirizzi politici. Buffa sottolinea, in più passaggi delsuo libro, come una reale dignitàpenitenziaria passi inevitabilmenteattraverso il rispetto e la tutela deidiritti che l’istituzione deve garantireai detenuti. Quasi non ne avessero a sufficienza,verrebbe da commentare...E anche sul concetto di vigilanzadinamica, che pure l’Autore illustracompiutamente, vanno ribadite lenostre perplessità: al superamento delconcetto dello spazio diperimetrazione della cella e allamaggiore apertura per i detenuti deveassociarsi la necessità che questisvolgano attività lavorativa e che ilpersonale di Polizia Penitenziaria siaesentato da responsabilità derivanti daun servizio svolto in modo dinamico,che vuol dire porre in capo a un solopoliziotto quello che oggi fannoquattro o più agenti, a tutto discapitodella sicurezza. Interessante, infine, la riflessionesecondo cui un approccio diverso ai

Nella foto:Pietro Buffa

in alto,la copertina del suo libro

a cura di Roberto [email protected]

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N

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Diritti, resistenze, contraddizioni ed opportunità per la restituzione

della dignità ai detenuti

il libro del mese

temi penitenziari non possaprescindere da una altrettantoimportante opera di aggiornamentoprofessionale dei soggetti coinvolti nelcomplesso sistema dell’esecuzionedella pena. Si parla tanto, infatti, di formazione,ma quella che si propina dasessant’anni ai poliziotti penitenziari èvecchia e superata dai cambiamentisocioculturali intervenuto nellapopolazione detenuta enella criminalità. Non tiene conto che la PoliziaPenitenziaria è un Corpo di Poliziadello Stato, insomma, la realtà è cheda anni i nostri poliziotti non fannonessun tipo di aggiornamentoprofessionale e di formazione...Con questo libro, dunque, Pietro Buffaha il pregio di evidenziarequarant’anni di luce e ombre della‘questione penitenziaria’ sulla scortadi una solida esperienza professionale‘sul campo’. Ed è per questomeritevole di lettura.H

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iù di venti anni dipubblicazioni hannoconferito al mensile Polizia

Penitenziaria - Società Giustizia &Sicurezza la dignità di qualificatafonte storica, oltre quella diautorevole voce di opinione. La consapevolezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha convintodell’opportunità di introdurre unarubrica - Come Scrivevamo - checontenga una copia anastatica di un articolo di particolareinteresse storico pubblicato tantianni addietro. A corredo dell’articolo abbiamoritenuto di riprodurre la copertina,l’indice e la vignetta del numerooriginale della Rivista nel quale fupubblicato.

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

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Alle origini del manicomio criminaledi Assunta Borzacchiello

Fu questo verdetto ad affermare per laprima volta il riconoscimento legaledella follia delinquente, dei pericoliconnessi e dei doveri sociali relativi alfenomeno. Il primo Asilo ad accogliere follicriminali fu l’Asilo di Bethlem cheaccolse 60 internati, seguirono poialtre sezioni per folli criminaliall’interno dei tanti altri asili sparsiper il Paese.Negli Stati Uniti il primo manicomiocriminale venne istituito ad Auburnnel 1855 e con legge del 12 maggio1874 entrò in funzione quello di NewYork.In Canada nel 1877 con atto del 28aprile del 1877 l’Asilo di Rochvoodvenne messo alle dipendenze dellecarceri di Kingston.In Francia, dove tutti i folli,indistintamente, venivano mandati nelfamigerato manicomio di Bicetre, nel1876 venne istituita una appositasezione per i pazzi criminali alledipendenze delle carceri centrali diGaillon, una revisione della legge fuvotata l’11 marzo 1887.In Germania verso il 1870-75 appositesezioni per folli criminali venneroistituite nelle Case centrali diBruchsal, Halle e Amburgo.Per quanto riguarda l’Italia l’attoufficiale di nascita del manicomiocriminale ha una sua datazione benprecisa: il 14 aprile 1877,giorno in cui l’On. Righi rivolseinterpellanza al Ministro di Grazia eGiustizia, Pasquale Stanislao Mancini,in merito all’esigenza di istituire anchenel nostro Paese i manicomi criminali,ma già l’anno prima, nel 1876, l’alloraDirettore Generale degli Istituti diPrevenzione e Pena Martino Beltrani-Scalia per sopperire al ritardolegislativo in materia di istituzione di

Sopra la copertina

del numero digennaio

1995

come scrivevamo

manicomi criminali nacquero perrispondere all’esigenza di separarei pazzi criminali dai detenuti

comuni, in quanto i primirappresentavano un elemento dipericolo e disordine per l’ordine e lasicurezza delle carceri.Un primo esempio di manicomiocriminale si ebbe nel 1850 a Dundremin Irlanda, un secondo nel 1858 aPerth in Scozia ed un terzo nel 1863 aBroadmoor in Inghilterra.Ma già prima che i pazzi delinquentivenissero custoditi in appositi istituti, inInghilterra era stato posto il problemadella punibilità di individui dichiaratifolli.L’lnsane offender’s Bill del 28 luglio1800 fu l’atto formale con il quale ilParlamento inglese riconobbelegalmente la “follia delinquente”,a seguito di tre episodi delittuosi messiin atto da altrettanti individui,riconosciuti insani di mente.Gli episodi vennero ricordati da DavidNicolson in uno scritto del 1877 e sonoi seguenti: nel 1786 tale MargaretNilson tentò di assassinare il re GiorgioIII, dichiarata folle fu destinata a unacella nell’asilo di Bethlem.Il secondo episodio si verificò quattroanni dopo, nel 1790, quando JohnFritz, pazzo conclamato, scagliò unapietra contro il re che passeggiava incarrozza, rinchiuso in prigione percirca due anni l’attentatore fu liberatoa condizione che fosse custodito esorvegliato come malato di mente.Il terzo episodio ricordato dall’autoreebbe luogo nel 1800.Tale Hatfield sparò contro il re nelteatro di Drury Lane. Il dibattimento fucondotto da Lord Kenyon, convintoassertore della pazzia dell’uomo,convincendo il Jury ad emettereun verdetto di non colpevolezza.

I

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manicomi per delinquenti folli, (sullaspinta delle teorie del delinquente natodi Lombroso e della distinzione operatada quest’ultimo tra delinquenticorreggibili e incorreggibili), trasformòl’antica casa penale per invalidi diAversa, situata nell’antico convento di S.Francesco, (ad Aversa aveva già sede ilmanicomio civile), in manicomiocriminale intitolandola “Sezione permaniaci”, sperimentando così quegli“stabilimenti speciali per condannatiincorreggibili”.La sezione accolse un primo nucleo di19 pazzi criminali rappresentandol’antefatto di quelli che sarebbero stati imanicomi criminali.Stabilimenti che alla loro origine e perdiverso tempo accolsero non già iprosciolti per infermità mentale chepresentassero un grado di pericolositàsociale, ma soprattutto soggettiimpazziti durante la detenzione odetenuti in attesa di perizia.Torniamo, quindi, alle vicendeparlamentari che condussero allaistituzione ufficiale del manicomiocriminale. A seguito della interpellanzadell’On. Righi, Agostino Depretis,capo della sinistra storica, presentò unapposito disegno di legge una primavolta il 15 marzo 1881 e una secondavolta il 21 aprile1884. Seguì un quinquennio di continuereiterazioni di tali disegni di legge e invista dell’approvazione del CodiceZanardelli si pensò di rinviare in quellasede la soluzione del problema, infattiall’art. 46 si stabiliva che “il giudice,ove stimi pericolosa la liberazionedell’imputato prosciolto, ne ordina laconsegna all’Autorità competente peri provvedimenti della Legge”.Lasciando, in questo modo, allacategoria dei medici impegnati nelsettore la responsabilità di decideresulle sorti degli alienati.Intanto cambiava anche ladenominazione dei manicomi criminalii quali dopo il 1890, a un annodell’entrata in vigore del codiceZanardelli, saranno denominati“manicomi giudiziari” (una ulterioreridefinizione si avrà nel 1975,allorquando, a seguito della Riformapenitenziaria, saranno denominatiOspedali Psichiatrici Giudiziari).

Successivamente all’esperimento diAversa, la Direzione Generale delleCarceri tentò altri esperimenti nelresto dell’Italia, nel 1876 istituì dipropria iniziativa, in assenza didisposizioni di legge, un secondomanicomio criminale a MontelupoFiorentino e nel 1897 un terzo nacquea Reggio Emilia.I nuovi istituti ebbero un assettoprovvisorio nel Regolamentocarcerario del 1890, agli artt.469 e 490, il cui contenutopoteva così riassumersi: imanicomi criminali dovevanoaccogliere gli alienati criminalicondannati, giudicabili eprosciolti; che il governo dicostoro fosse affidato a medicialienisti col titolo di Direttorisanitari alla dipendenza delDirettore carcerario; che tutto iltrattamento dei ricoverati fossedemandato a speciali Regolamentiinterni. Con il Direttore Generale Doria imanicomi criminali furono affidati aimedici alienisti, i quali venneroincorporati nel ruolo dei Direttoricarcerari. Nel 1930 il codice penale Roccointrodusse le misure di sicurezzastabilendo il cosiddetto sistema deldoppio binario, tuttora vigente.

AVERSAFin dal 1813 Aversa ospitò il primomanicomio civile del Regno di Napoliper sopperire ai bisogni di tutte le

come scrivevamo

province del Regno, arrivando adospitare punte di 900 -1.300ricoverati.Il manicomio civile nacque comeemanazione della sezione permaniaci del grande ospedale degliIncurabili di Napoli e per lodifficoltà di collocare i folli respintidagli ospedali comuni.

La costituzione di questo primoesempio di manicomio rappresentail riconoscimento ufficiale dellafollia come malattia da curareaccanto a patologie come la tisi, lecardiopatie, ecc...Ma se un primo discorso sulla folliainiziava ad essere affrontato, restava

Nel box:il sommario del numero di gennaio1995

Nella foto:una vedutadell’OPG diAversa

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il grande problema dei criminali folliai quali era ancora più difficiletrovare una collocazione tanto più chei manicomi civili facevano a gara perrespingerli. Nel 1877, come abbiamo ricordato in

queste pagine, con Beltroni-Sacalia sisperimentò la prima sezione per follicriminali. L’edificio che ospitò il manicomio eraun antico convento di Paolotti,circondato da abitazioni private, ilquale aveva subito nel corso deglianni numerose modifiche, per la suadestinazione ai più svariati compiticarcerari. Nel 1907, per rendere più umane lecondizioni di vita dei ricoverati, sipensò di demolire gli edifici che locircondavano e di costruire nuovipadiglioni. Per i lavori di ampliamento e dirimodernamento furono utilizzati glistessi ricoverati. Aversa ospitò anche la prima sezioneper donne criminali prosciolte(“illustri” ospiti furono, tra gli anniTrenta e Quaranta LeonardaCianciulli detta “la saponificatrice” eRina Fort detta “la bestia di SanGregorio”). Un primo nucleo di 20 ricoveratevenne ospitato nella casa succursaledi S. Agostino, in seguito affluirono,oltre alle prosciolte, anche legiudicabili. In breve Aversa ebbe l’unica sezionefemminile di manicomio criminale sututto il territorio del Regno.

MONTELUPO FIORENTINOIl manicomio criminale di MontelupoFiorentino venne istituito a dieci annidi distanza da quello sorto ad Aversa,nell’ex villa granducale Medicea, dettadell’Ambrogiano, sita a Montelupo

presso Firenze, già utilizzata comecasa di pena per donne e istituto perminorenni corrigendi.

REGGIO EMILIAIl terzo manicomio criminale delRegno d’Italia venne istituito a ReggioEmilia, in un antico convento adibito acasa di custodia e situato ai confinidella città.Come era già avvenuto ad Aversa,vennero colà inviati, al posto degliinvalidi ivi custoditi, i criminali folliche sostituirono totalmente i primi.

BARCELLONA POZZO DI GOTTOIl manicomio criminale di BarcellonaPozzo di Gotto nacque a seguito dellalegge 15 marzo 1907, a breve distanzadalla linea ferroviaria che collegavaMessina a Palermo.La sua costruzione iniziò nel 1908, maa causa del terremoto che inquell’anno si verificò in Sicilia, i lavorisubirono un rallentamento al fine direalizzare i lavori secondo criteriantisismici.

Nel box:la vignetta

del numero di gennaio

1995

sottol’ingresso

dell’OPG diBarcellona P. G.

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n.232ottobre2015

30 come scrivevamo

Il videoterminalista

H

rattiamo la definizione edergonomia delvideoterminalista. In primis

bisogna fare un po’ di chiarezza: ilvideoterminalista come da artt. 173-177-179 del D.lgs 81/08 e successiveintegrazioni (106/09) è colui chesistematicamente o abitualmenteutilizza il video terminale (uffici,colloqui, video conferenze, matricolaecc. ecc.) almeno venti oresettimanali, dedotte le interruzioni

ovvero 15 minuti ogni due ore sul pc.I 15 minuti non sono da considerarsipausa caffè, ma cambio di mansione,esempio: alzarsi e fare fotocopie,rispondere al telefono, comunqueallo scopo di distogliere l’attenzionedal monitor del pc.Tutti i lavoratori che effettuano 20 oresettimanali e oltre, sono sottoposti asorveglianza sanitaria dal medicocompetente del lavoro come daart.176 del D.lgs 81/08.La visita del medico competenteconsiste in una visita preventiva, doveaprirà un libretto sanitario dove sonoannotati i dati anagrafici e dimansione lavorativa, per poiproseguire con la visita specialisticaconvenzionata con l’amministrazione(visita oculistica).Dopo la visita specialistica, preso attodei referti, il medico competentecomunica al lavoratore se la sua

T

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mansione è idonea, parzialmenteidonea o con prescrizioni al riguardo.Il tutto viene comunicato in formaprivata e anonima al datore di lavoro,ma solo per quanto riguarda l’idoneitàall’impiego.Per quanto riguarda gli arredi per lepostazioni dei vdt, tutto è scritto inallegato nel supplemento dellaGazzetta Ufficiale in merito al D.lgs81/08 e successive integrazioni.Si parla di come deve essere una sediaergonomica, del piano di lavoro, delloschermo del pc, della tastiera e dellaposizione da tenere, alla luce naturalee artificiale, all’angolazione rispettoalla finestra per evitare riflessi sulloschermo ecc. ecc.Per quanto riguarda i pc portatili, lanormativa prevede che vi sia unatastiera esterna a quella in uso, permotivi di ergonomia dell’avambraccio.Oltre al punto luce sulla postazioneche prevede almeno 300 lux è di vitaleimportante l’effetto climatico sul postodi lavoro.Essendo una tipologia lavorativaprettamente sedentaria, il lavoratorenon deve avere sbalzi notevoli ditemperatura, in altre parole nontroppo freddo né troppo caldo.Anche in questo caso il tutto è previstoin base al tipo di lavoro rispettando lanormativa vigente.Sebbene in un ambiente di lavoro cisiano più postazioni vdt ed è paleseche a livello soggettivo uno ha piùcaldo o più freddo dell’altro e che vatenuto conto delle varie patologie (peresempio, età. obesità), bisognavalutare un giusto compromesso ditemperatura tra i lavoratori sul postodi lavoro.Un altro aspetto da tenere inconsiderazione è la circolazione d’ariain ufficio e cioè aria forzata(climatizzatore) o aria naturale(finestre). Un’aria forzata superiore aquanto previsto dalla normativacomporta problemi di salute ailavoratori.Un altro tabù da sfatare è che il pcporta cecità: studi fatti in meritodicono che può portare soltanto inalcuni casi stanchezza visiva,probabilmente legata a una cattivapostura. E’ stato costatato che laperdita della vista è dovuta in parte

all’età, al calo fisiologico o alla naturacongenita del lavoratore, che aveva giàpatologie pregresse.Per quanto riguarda i problemiarticolari musco-scheletrici,riguardanti l’avambraccio o le gambe,si deve rilevare che per quantoriguarda gli avambracci devonoessere posti sul piano di lavoro, lasedia deve essere ergonomica dove sipuò alzare il pianale in altezza, devepoter essere regolata per la schiena(inclinazione) deve essere stabile (5razze con ruote) e se il lavoratore olavoratrice dovesse essere basso distatura, si deve porre sotto i piedi unpianale (appoggia piedi) comeprevisto dalla normativa vigente.

ra tratteremo di una categoriadi lavoratori facente partedella M.O.F. (manutenzione

ordinaria prefabbricato).Nello specifico si tratta del lavoratoreidraulico. Questi deve obbligatoriamentericevere da parte del datore di lavoroun’informazione sui rischi sul proprioposto di lavoro, art 37 del D.lgs 81/08e successive integrazioni.Il lavoratore idraulico è sottoposto asorveglianza sanitaria, dal medicocompetente del lavoro. in merito allavalutazione dei rischi sul posto dilavoro. L’idraulico, a differenza di altrilavoratori, ha in più la problematicadel piombo. Ancora oggi, purtroppo, negli Istitutidi vecchia costruzione, si trovanoscarichi dei lavandini delle celle inpiombo, anche se la tecnologiapermetterebbe soluzioni come laplastica.Quindi nel frattempo che si possaeliminare il piombo in regresso,bisogna aumentare l’attenzione con iDPI(dispositivi di protezione individuale)come le mascherine monouso con

filtro a carbone che assorba i fumi delpiombo cancerogeno.Inoltre l’idraulico ha un rischiobiologico derivante da interventi didisostruzione degli scarichi otturati,dei lavabi, colonne di scarico equant’altro.Come vedete i rischi sono notevoli esoltanto con una prevenzione accuratasi possono quantomeno abbassarenotevolmente i rischi del lavoratore. In conclusione l’idraulico ha bisognodei DPI idonei alle sue mansioni:scarpe antinfortunistiche che abbianola suola antiscivolo e antiperforazione,intersuola d’acciaio, come il puntale,per eventuali cadute di materialeferroso sul piede.

Mascherine filtranti che trattengono ifumi del piombo, guanti in crosta perassemblaggi di tubi di ferro, evitandoche liquidi chimici, come grassi e olivengano a contatto con la cute dellemani. Elmetti anti urto quando si lavora inprossimità di cantieri o locali tecnici,dove c’è la possibilità di urtare con latesta tubi sospesi.Queste protezioni sono regolamentatedalla Comunità Europea e quindi diconseguenza individuati dallalegislazione italiana con norme UNI-EN.Vi rammento che il datore di lavoro inmerito all’art. 15 del D.lgs 81/08 hal’obbligo di tutelare l’integrità fisica,biologica e chimica del lavoratore.Sperando di avervi dato indicazioniutili per il vostro mandato, vi ringrazioper l’attenzione e vi rimando alprossimo numero.

Nelle foto: sopraun idraulico al lavoroe

nell’altrapaginaun videoterminalista davanti al PC

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31sicurezza sul lavoro

Gli addetti allamanutenzione

idraulica

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a cura di Vater PierozziDirigente SappeEsperto di sicurezzasul [email protected]

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PoliziaPenitenziaria

n.232ottobre2015

32 le recensioni

ase occupate, sale concerti,“spazi non conformi”: luoghidove far politica, volontariato e

praticare il “fascismo sociale”all’insegna di un’ibridazione simbolicache vede coesistere Mussolini e Che

Guevara, EzraPound e RinoGaetano, JuliusEvola e CortoMaltese. Luoghi anche diauto-riconoscimentosubculturale fattodi pub, lettureselezionate, rockidentitario, masoprattuttoopposizione aun’estrema destrapartitica descrittacomeautoreferenziale estantia. È così che sipresentaCasaPound Italiaall’interno eall’esterno delproprio universosociale e valoriale.Attraversoun’inedita retoricadel “Fascismo delTerzo Millennio”,

CasaPound legge l’attuale crisieconomica, politica e dipartecipazione attraverso forme diattivismo deliberatamente alternativerispetto alla mobilitazione politicatradizionale della propria area.Categorie ideologiche ispirate alfascismo storico e rivitalizzate

attraverso un connubio di idea-azionea cui non è estraneo l’uso dellaviolenza hanno permesso al gruppo difar breccia tra le generazioni dei piùgiovani e le categorie sociali piùcolpite dalla crisi economica.Questo volume analizza i percorsi dimilitanza, l’attivismo politico e leforme di mobilitazione di CasaPoundItalia, ricostruendone le radiciideologiche e gli orizzonti valoriali,approfondendo il progetto identitariosubculturale e discutendone lestrategie politiche a livello nazionaleed europeo. Un lavoro attento nato da interviste,conversazioni, partecipazione a riticollettivi, manifestazioni politiche delgruppo, che costituisce un contributoalla comprensione della naturapolitica dei nuovi fenomeni dicoinvolgimento al tempo della crisi.

Adesso è tardi per domandarmise ero dalla parte giusta. Alla

fine potevo scappare e non l’hofatto. O avrei potuto passaredall’altra parte come il commissarioche mi ha fatto arrestare. O ilgiudice che mi ha condannato. EFiocchi che poi è venuto adaccusarmi al processo. Adesso sonodiventati tutti antifascisti. Questosono contento di non averlo fatto.Ero dalla parte sbagliata? Può darsi.Ma lo sarò fino alla fine.»Carcere di San Vittore, 7 febbraio1946. Il capitano Giovanni Folchi, fascistadella prima ora, ufficiale delBattaglione Azzurro della RSI,affronta il suo destino: condannatoper collaborazionismo dalla Corted’Assise straordinaria, viene fucilato alpoligono della Cagnola.

È l’ultima sentenza capitale eseguita aMilano. Come in una cronacagiudiziaria, sulla base di documentid’archivio, sono ricostruiti i fatti, ilcontesto, le accuse, la difesa, ilprocesso e il verdetto. Dagli atti giudiziari emerge una paginadi storia che riporta alla luce il climaconfuso e convulso che seguì laLiberazione: regolamenti di conti trapartigiani e fascisti, ma anche tramembri della Resistenza, processisommari, giudici e funzionari pubblicivoltagabbana, vittime in cerca divendetta, carnefici in cerca di capriespiatori. La vicenda del capitano Folchi è foscae avvincente, piena di personaggi cheincarnano vizi e virtù nazionali degliitaliani, eternamente sospesi traeroismo e tirare a campare.

ai primi mesi dell’anno e sinoal 2018 l’Italia e tutti i paesieuropei celebreranno i 100

anni del conflitto mondiale conmomenti ufficiali e numeroseiniziative. Ricordare dopo cento anni l’inizio diquella catastrofe è un dovere collettivoper scongiurare il rischio delladimenticanza, dell’oblio,dell’appiattimento su un presenteprivo di passato e, in questo percorso,l’analisi storica aiuta a non cadere inretoriche posizioni commemorative.Allo scoppio della Grande Guerra gliuomini di potere scelsero la guerra enon la pace, lo fecero senza obiezionie ribellioni da parte dei lorogovernati. Furono settanta milioni i giovanimobilitati e spediti al fronte per unconflitto durato quattro anni, durante iquali si scontrarono le principalipotenze mondiali e i piccoli stati di

a cura di Erremme

[email protected] M. Albanese, G. Bulli,P. Castelli Gattinara, C. Froio

FASCISTI DI UN ALTROMILLENNIO?Crisi e partecipazionein Casapound Italia

BONANNO Edizionipagg. 152 - euro 15,00

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Vittorio Pignoloni

I CAPPPELLANI MILITARI D’ITALIANELLA GRANDEGUERRA

SANPAOLO Edizionipagg. 990 - euro 43,00

Luca Fazzo

L’ULTIMO FUCILATO.Fascisti, partigiani,giudici e voltagabbananell’Italia della Liberazione

UGO MURSIA Edizionipagg. 204 - euro 15,00

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tutto il mondo. Le conseguenze furono irreversibili eimprevedibili: alla fine si contanoquasi 10 milioni di morti e 21 milionidi feriti. Molto del lavoro che le istituzioniculturali stanno svolgendo èfinalizzato a rinsaldare la memoriacollettiva, attraverso la raccolta el’archiviazione di testimonianzeletterarie e fotografiche, diari,iscrizioni funebri, cercando anche, inquest’opera di ricostruzione, direstituire voce e pensieri a volti disoldati, uomini e donne sconosciuti,protagonisti loro malgrado. E protagonisti lo furono i Cappellanimilitari d’Italia, di cui si occupaquesto bel libro di Vittorio Pignoloni,che ha dedicato la sua vitaall’apostolato tra i giovani militariitaliani. Il libro rivista proprio la missione el’opera di 210 Cappellani militarinella Grande Guerra, Martiri etestimoni di una carità senza confini,attraverso le relazioni-testimonianzeinviate al Vescovo di campo, Mons.Angelo Bartolomasi. I Cappellani furono 2.048: 93 di essicaddero in guerra, 3 furono lemedaglie d’Oro, 137 quelle d’Argento,299 di Bronzo, 94 le Croci al Valore.Portarono la carità e la presenza diCristo nelle trincee, che sono stateuno dei simboli della Grande Guerra.Quando i vari governi europeidecisero di scendere in campo, tuttierano convinti che si sarebbe trattatadi una guerra veloce in cui eraessenziale sfruttare il fattoretemporale. Invece, dopo pochesettimane, i diversi fronti europei sistabilizzarono ed iniziarono ad esserescavate centinaia di chilometri ditrincee, dal nord della Francia finoall’Europa orientale, nell’attualePolonia e nei Balcani. Questi lunghi corridoi, profondi pocomeno di due metri, comparvero dasubito anche sul fronte italiano, inpianura, sull’altopiano carsico e inalta montagna, in mezzo alla neve. Il bel libro di Pignoloni ci aiutarendersi conto di come molti diquegli uomini, in quelle trincee, neifronti di combattimento, in queidrammatici anni, sentissero il bisogno

di affidarsi alla religione e alla fede. Lo fecero attraverso la fraternasolidarietà e la vicinanza deiCappellani militari, che furonocoadiuvati da 500 Aiuto-Cappellani, edei circa 15mila Preti-soldato eChieri, mobilitati, la maggior parte,nelle Sezioni di Sanità.

Guardia di finanza, aprasubito.»

Sono le cinque del mattino del 23febbraio 2010, l’alba di una delletante giornate di lavoro di unprofessionista milanese, quando ilsuono del citofono interrompebruscamente i suoi ultimi momenti diriposo. L’incredulità, le febbrili perquisizioni,una gigantesca ordinanza di custodiacautelare, il trasferimento in casermae poi in carcere. Inizia così la vicenda kafkiana diMario Rossetti, raccontata in primapersona dal protagonista, ex direttorefinanziario di Fastweb, coinvoltonell’inchiesta Fastweb - Telecom ItaliaSparkle su una maxifrode da duemiliardi di euro. Nell’Italia degli scandali infiniti lanotizia conquista con clamore leprime pagine dei quotidiani, gliimputati sono additati come sicuricolpevoli, mentre Rossetti, che treanni prima aveva visto archiviata lasua posizione per la stessa ipotesi direato ed è ormai lontano dal mondodelle telecomunicazioni, non riesce acomprendere neppure che cosa stiasuccedendo. Intanto incomincia l’odisseacarceraria, tra San Vittore e Rebibbia,le asprezze del penitenziario,temperate dalla solidarietà deicompagni di cella, i «concellini».Un mondo che sconvolge ognischema, dov’è possibile trovareumanità e conforto in una suora

PoliziaPenitenziarian.232ottobre2015

33le recensionicome in un boss con oltre trent’annidi galera. Una «terra di nessuno», con le tanteassurdità che ne scandiscono legiornate, come le celle da sei adattatea nove persone, gli innumerevoliostacoli per ottenere qualsiasi cosa,anche un colloquio, l’impossibilità disvolgere qualunque lavoro, lapreoccupazione dominante di farpassare il tempo interminabile, ipiccoli rituali, come il caffè, lacamomilla, la preparazione delciambellone offerto ai congiunti invisita. Quattro mesi di carcere tra Milano eRoma, gli arresti domiciliari, tre annidi processo, 147 udienze, il sequestrodi ogni bene, persino dei ricordi piùcari, che costringe la moglie abussare alla portadi parenti e amiciper poter andareavanti. La disavventuragiudiziaria delmanager prosegueintrecciandosi conquella umana efamiliare, che avràconseguenzeimpreviste edrammatiche. Si arriva così allasentenza di primogrado del 17ottobre 2013, che,riconoscendo latotale estraneità aireati contestati,mette fineall’incubo.Un’ingiustizia di cuinessuno risponderàe che per Rossettinon èsemplicementefiglia di un terribileerrore ma è laconseguenza delletante anomalie del nostro sistemagiudiziario. L’autore invoca così una radicaleriforma della giustizia e un profondoripensamento delle carceri, affinché sitrasformino, da gironi infernali, inluoghi di reinserimento sociale degnidi un Paese civile.H

Mario Rossetti

IO NON AVEVO L’AVVOCATO

MONDADORI Edizionipagg. 147 - euro 18,00

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34 l’ultima pagina

il mondo dell’appuntato Caputo

in piazzadi Mario Caputi eGiovanni Battista

de Blasis© 1992-2015

PoliziaPenitenziaria

n.232ottobre2015

TE L'AVEVO DETTO CHE SCENDENDO IN PIAZZA AVREMMO

OTTENUTO QUALCOSA ...

E COSA ABBIAMO OTTENUTO?

E' VENUTO A PARLARE CON NOI IL PRESIDENTE RENZI...

HA DETTO CHE CI RADDOPPIERANNO

LO STIPENDIO...

E DOVE STA LA FREGATURA?

...CE LO PAGHERANNO

UN MESE SI E UN MESE NO!

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Raccolta antologica delle vignette dell’Appuntato Caputo

pubblicate dal 1994 al 2014 sulla Rivista mensile Polizia Penitenziaria - Società Giustizia & Sicurezza

Per oraé uscitoil libro!

Formato 15 x 23 cm Copertina morbida240 pagine a coloriISBN: 9788891092052

Da che parte é l’uscita? si puo’ acquistare in tutte le librerie laFeltrinelli oppure sui siti www.lafeltrinelli.it e www.ilmiolibro.it

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