la riserva naturale tevere- farfa e i suoi paesi

117
La Riserva I paesi della Riserva Passeggiando nel territorio Interviste Lavori ed attività economiche Documenti Poesie A cura della classe III B, scuola media di Torrita Tiberina; anno scolastico 2002/’03 e 2003/’04 Insegnante: Adriana Paltrinieri Adriana Paltrinieri 2004

Upload: adriana-paltrinieri

Post on 07-Jul-2015

213 views

Category:

Education


2 download

TRANSCRIPT

Page 1: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

• La Riserva • I paesi della Riserva• Passeggiando nel territorio• Interviste• Lavori ed attività economiche• Documenti• Poesie

A cura della classe III B, scuola media di Torrita Tiberina; anno scolastico 2002/’03 e 2003/’04Insegnante: Adriana PaltrinieriAdriana Paltrinieri 2004

Page 2: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

 

PRESENTAZIONE Con il progetto di Educazione Ambientale, per il quale abbiamo lavorato nel corso della seconda e terza media, con l’ aiuto della professoressa Adriana Paltrinieri, abbiamo dato vita ad un CD allegato ad un libro.In questi anni ci siamo impegnati molto, svolgendo ricerche sui testi che i nostri comuni ci hanno fornito, interviste ai nostri nonni e agli anziani dei paesi, che delle volte ci hanno fatto commuovere e scoprire che la storia siamo noi. Insomma, grazie al nostro lavoro una piccola parte di storia non andrà mai perduta.Inoltre, abbiamo effettuato delle uscite sul territorio e, scattando alcune foto, abbiamo potuto cogliere moltissimi particolari che ci circondano e che ci sfuggono quotidianamente.Ma il nostro impegno è stato agevolato anche da alcuni documenti dai quali abbiamo tratto informazioni, che ci hanno aiutato a comprendere come era la vita socio- economica nel passato.Infine, dopo aver rielaborato tutto il materiale raccolto, l’ abbiamo inserito nel CD, nel quale, attraverso poesie scritte da ognuno i noi, abbiamo espresso le nostre emozioni riguardo alla natura e a particolari che ci hanno colpito personalmente.A nostro parere, questo progetto è stato molto interessante ed istruttivo, visto che ci ha coinvolto anche dal punto di vista emotivo.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 3: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Adriana Paltrinieri 2004

Page 4: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

TORRITA TIBERINA, NAZZANO,

PONZANO, FILACCIANO

Adriana Paltrinieri 2004

Page 5: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

TORRITA TIBERINA• Cenni storici•  E’ un comune in provincia di Roma che sorge su uno sperone roccioso a picco sulla valle

del Tevere (150 s.l.m.).• Deve la propria denominazione alle numerose torri che costituivano il recinto di un

fortilizio “torritula”, menzionato come esistente già dal 747. • La presenza dell’uomo è tuttavia testimoniata fin dalla preistoria, mentre resti di ville,

cisterne e forse terme confermano l’insediamento dei romani, successivo, probabilmente, a quello di Sabini, Etruschi, Falisco-Capenati che convergevano nel territorio.

• Alcune notizie di cronaca riferiscono di un “Fundus Turritula” donato da Carlomanno (fratello diPipino il Breve) nel 747 al convento di Sant’Andrea in Flumine.

• Nel testamento di Onorio IV (1285) il castello risulta essere possesso dei Savelli.• Nel 1444 venne definita la divisione dei territori di Torrita e Nazzano tra Giacomo

Savelli ed Orso Orsini. La famiglia degli Orsini conservò il suo dominio su Torrita per oltre due secoli, ma i difficili rapporti tra il signore e la comunità sfociarono nella ribellione del 1485, quando la popolazione nominò alcuni sindaci, che offrirono il feudo al Papa Innocenzo VIII. Così il 5 Febbraio gli abitanti del “ Castrum Turrite” sottoscrissero i patti di fedeltà al Papa.

• Dopo varie cessioni, dal 1486 in poi, tra gli Anguillara, i Melchiorri di Recanati, la principessa Cristina di Sassonia, il marchese Emanuele de Gregorio, ecc., il castello, dopo il 1819, passò, infine, ai Torlonia.

• Nel 1944, a causa delle operazioni belliche che precedettero lo sbarco degli alleati ad Anzio, il paese di Torrita Tiberina subì danni di notevole gravità, in particolar modo agli edifici di maggior interesse architettonico. Tra questi fu danneggiata la chiesa di S. Tommaso, durante i bombardamenti che si susseguirono tra il 26 Gennaio e l’11 giugno del 1944.

 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 6: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

• La struttura urbanistica• Il nucleo originario dell’abitato risale al XII secolo; si configura secondo uno schema “a fuso”,

seguendo il naturale andamento del terreno, rafforzato dalle torri e dall’unico accesso all’abitato.• Il primo ampliamento dell’abitato, situato a sud della porta d’acceso, è databile al XV secolo e

comportò la realizzazione di una seconda porta urbana.• Il borgo è costituito da un recinto di “case- mura”, distribuite lungo un anello viario centrale dal

quale si diramano “a pettine” i percorsi secondari.• Nella prima metà del XIX secolo viene realizzata la strada che conduce al porto sul Tevere il quale è

situato accanto alla dogana di Montorso, punto d’arrivo delle merci dell’Italia centrale.• Nel paese esistono due chiese dedicate l’una all’Assunta, l’altra a San Tommaso, quest’ultima edificata

probabilmente dai Savelli. È sicuro, comunque, che intorno al XIV secolo la chiesa fosse una cappella appartenente a tale famiglia, come è riportato nei registri parrocchiali, quindi all’epoca doveva avere dimensioni ridotte rispetto alle attuali. Ciò si deduce anche dalle due torri che la fiancheggiano, una delle quali servì poi come base per l’edificazione del campanile, mentre l’altra esiste tuttora sullo sfondo dell’altare della presentazione.

• Nel suo interno si possono ammirare tele d’autore ed opere artistiche quali:• l’Epifania, attribuita alla scuola di Pinturicchio• Un tabernacolo in marmo del 1500 in stile toscano• La “Madonna del soccorso” o “della pietà” attribuita a Maratta• La “presentazione al tempio di Gesù bambino” di autore ignoto, datata 1545•  • Anche nella chiesa dell’Assunzione si conservano delle tele e degli affreschi d’autore, come:• Il martirio di San Sebastiano• La tela raffigurante San Carlo Borromeo ed una campana da lui donata 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 7: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

• Villa romana “Celli”•  • Sono visibili, in località Celli, i resti di una villa del II – I secolo a.C., con contrafforti

di sostegno: uno sperone di oltre 5 metri di altezza.• La muratura in opera reticolata del I secolo e opera poligonale del II secolo a.C. è

stata realizzata con materiali prelevati dalle sedimentazioni consolidate di arenaria e travertino da cascata.

• I materiali affioranti, dalle ceramiche ai vetri, i resti di marmi di varia provenienza fanno supporre una importante residenza; la condizione del fiume Tevere nelle immediate adiacenze ne esaltano l’importanza.

• Nella località “Baldacchini” tra Torrita e Nazzano, inoltre, ci sono i resti di una villa romana che la tradizione attribuisce ad Agrippa (15- 19 d.C.).

Adriana Paltrinieri 2004

Page 8: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

TORRITA TIBERINA • CHIESA DI SAN TOMMASO APOSTOLO • CHIESA DI SANTA MARIA DEL MONTE

CHIESA SAN TOMMASO APOSTOLO

La chiesa di San Tommaso Apostolo, si trova nel centro storico del paese in una

posizione dominante da cui si può osservare la valle del Tevere e il corso del fiume. Essa risale al secolo XII, edificata probabilmente dalla famiglia dei Savelli che nel 1285 risulta essere proprietaria di una parte di Torrita, ed è probabilmente sotto la loro signoria che viene realizzato il castello; da quanto risulta dai registri parrocchiali l’attuale chiesa in passato era la cappella del castello. Infatti la sua struttura e la presenza di due torri perimetrali fanno pensare che in passato fosse una fortezza. Dai documenti dell’archivio del Vaticano si rileva che già nel XV secolo la chiesa si chiamasse “ Chiesa parrocchiale di S. Tommaso Apostolo”. All’interno di questa chiesa si possono ammirare tele di vari autori, tra i quali: “L’EPIFANIA “ tela attribuita alla scuola del Pinturicchio. “ MADONNA DEL SOCCORSO o della PIETA’ ”, tela con cornice in barocco classico attribuita al Marotta. Questo quadro fu donato nel 1848 alla chiesa dal marchese De Gregorio al sacerdote Vincenzo Pallotti affinché fosse esposto ai fedeli. Nell’altare della chiesa, chiamato “ Altare di San Giovanni” fatto costruire dalla famiglia “Trasi” troviamo la tela “PRESENTAZIONE AL TEMPIO DI GESU’” di autore ignoto datata 1545, commissionata probabilmente dalla stessa famiglia in quanto sul dipinto si trova la scritta “ Antonius e Tarquinius Trasi”.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 9: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

• LA VIA TIBERINA• Al fiume Tevere, antica via d’acqua ed asse primario di collegamento tra l’entroterra e il mare, si

affiancò la via Tiberina. Nonostante la mancanza di vistose tracce monumentali e la sua menzione solo in guide tarde del IV e V secolo, ci sono vari indizi a favore dell’antichità di questa strada, quali il tipo del nome, l’andamento sinuoso tipico delle vie naturali e la presenza lungo il suo percorso di centri arcaici come il santuario di Feronia.

• Come per altri assi viari molto antichi, anche per la Tiberina la sottomissione romana capenate nel IV sec. A.C. comportò una regolarizzazione del tracciato documentata da un cippo con la menzione del XXX miglio rinvenuto a Nazzano, oggi disperso e datato al II sec. A.C.

• La Tiberina romana deviava all’altezza di Prima Porta dalla via Flaminia, in cui si ricongiungeva a Borghetto con un percorso ricostruito non senza dubbi dagli studiosi. Se nel tratto sino a Fiano sembra corrispondere alla strada moderna, la via antica dopo Meana piegava a sinistra risalendo le colline fino alla chiesa di San Valentino.

• La prima documentazione cartografica risale al XVII secolo.

• Oggi la Via Tiberina collega i paesi di Nazzano, Torrita, Filacciano e Ponzano dove termina. • La via è una delle strade più importanti di origine più remota del Lazio arcaico.• Nel periodo classico collegava Roma con la rete di traghetti sul Tevere e il sistema viario traversale

ai principali scali posti lungo il Tevere come Otriculum, Eretum, Cures ed altri svolgendo un importante funzione commerciale.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 10: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

La storia e la festa di S. Antimo

• La storia• Secondo la tradizione S. Antimo, fatto a pezzi e buttato nel Tevere a Ripa Bianca sotto Nazzano, è

giunto attraverso il fiume e il mare in Campania, dove è venerato il corpo; a Nazzano durante la festa si porta in processione come reliquia l’osso del braccio, miracolosamente recuperato da un pescatore.

• La ricorrenza del Santo è l’11 Maggio, ma ci sono celebrazioni anche il giorno prima e il giorno dopo. In questi giorni si svolgono numerose masse, tra cui una nella Chiesetta di S. Antimo dove si presume che egli si fermasse a pregare.

• La festa si articola in due momenti processionali, distinti in tre giorni, con il trasporto della statua dalla Chiesa “oratorio” di S. Antimo alla parrocchia dove rimane fino a Ottobre.

• La sovrapposizione del culto del Santo Patrono con altri santi, o con la Madonna, testimonia la complessa storia della devozione.

• Il culto del Patrono, qui vivissimo, sembrerebbe solo parzialmente contrastato dal tentativo di assimilare nel nome e nell’iconografia il Santo taumaturgo.( S. Antimo,S. Antonio) 

 

Intervista• 1-Quando è stata ritrovata la statua di S. Antimo nel fiume? Da chi? • La statua di S. Antimo è stato ritrovato nel fiume da dei pescatori intorno al quarto secolo.

• 2-Come è diventato santo S. Antimo?• Antimo è diventato santo perché è stato martirizzato dai non cristiani.

 • 3-Perché la statua di S. Antimo è stata fatta restaurare?• La statua di S. Antimo è stata fatta restaurare perché stava andando in malora; infatti, essendo una

statua in legno, la stavano rovinando le tarme.  

Adriana Paltrinieri 2004

Page 11: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

• La festa• La festa di S. Antimo si svolge il 10/11/12 Maggio di ogni anno.• Il giorno 10 inizia la festa alla ore 12,00 con spari e suoni delle campane;• la sera alle ore 21,00 processionalmente dalla Chiesa di S. Antimo la statua si porta nella Chiesa

parrocchiale. Il giorno 11 la mattina alle ore 9,00 la banda musicale va a casa di uno dei confratelli di S. Antimo a cui è stato assegnato di tenere in custodia la statuetta piccola con i relativi doni. La statuina, poi, viene portata alla messa detta “ Del Signore” nella basilica del Santo. Finita la messa, il piccolo Santo viene portato nella Chiesa parrocchiale. Alle ore 11,00 ha inizio la solenne processione accompagnando il Santo nella sua basilica, dove viene celebrata la messa solenne. Il giorno 12 alle ore 11,00 alla Chiesa parrocchiale si celebra la messa e, finita, inizia la processione che fa il giro del paese e ritorna sempre alla Chiesa parrocchiale. La sera alle 19,30 si recita il rosario e in seguito c’è l’estrazione per chi prende in custodia la statua del Santo per l’anno successivo, poi si ringraziano tutte le persone che hanno collaborato ad organizzare la festa. Alla fine c’è la benedizione solenne. La sera alle ore 24,00 si sparano i fuochi d’artificio per salutare il Santo Patrono.

 

   

Adriana Paltrinieri 2004

Page 12: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Il porto di Nazzano

• Nel 1425 il porto di Nazzano si trovava alla confluenza del Tevere con il Farfa e collegava le zone sotto il paese con la pianura del Tevere.

• Nel 1782 il “vecchio porto” era formato da travi che sostenevano il canape e catene di ferro per legare le barche al Tevere.• Il “nuovo porto”, posto a monte di quello “vecchio”, somigliava ad una zattera che fino a qualche tempo fa veniva utilizzata dagli

abitanti di Nazzano per portare il grano al mulino e per andare nelle terre dell’Università Agraria.• Periodicamente gli architetti camerali ispezionavano le ripe del fiume per poi provvedere alla manutenzione del porto e delle strade.• Da una delle loro relazioni, risalente al XVIII secolo, si apprende che il porto rischiava continuamente di essere danneggiato perché

le rive del fiume erano corrose da una parte dalle acque del Farfa, dal corso rapido, e dall’altra dai depositi che il torrente lasciava sulle sponde del Tevere, tanto che il fiume tendeva a deviare lentamente il proprio corso, mentre, sul lato opposto, la strada pubblica veniva corrosa.

• Ma oltre alla forza delle acque, il porto veniva danneggiato anche dall’intervento umano. Infatti, come scrivono gli architetti nella loro relazione, questa manutenzione non rientrava né negli interessi dei proprietari dei terreni sul Tevere, né dei pastori, pescatori o contadini, che con la loro presenza danneggiavano le piante oppure si appropriavano di materiali da costruzione come ad esempio chiodi, legname, ecc.

• Inoltre gli abitanti di Nazzano, nel tentativo di fortificare le ripe, affondavano barche piene di sassi, oppure costruivano ripari con frasche intrecciate, ma in tal modo aumentavano i depositi del fiume e il rischio di straripamenti.

• Verso il 1562 le barche salivano e scendevano il Tevere per fare scambi di merce, le merci “straniere” risalivano il canale di Ostia e poi quello di Fiumicino, per poi raggiungere Ripa Grande. Le altre merci, come ad esempio vino, olio, grano, ecc… provenienti dalle regioni dello stato, giungevano al porto di Ripetta dopo varie e pericolose deviazioni del fiume. Le barche risalivano quindi il fiume oltre Roma.

• Le barche erano trainate dai “passatori” o traghettatori.• Il tiro delle barche oltre Roma riguardava inizialmente il solo tratto che andava da Ripetta a Porto Felice presso Magliano e

Borghetto, dove si trovava il Ponte Felice, che per lungo tempo fu l’unico ponte in muratura fino alle porte di Roma.• Nel 1760 si costruirono e restaurarono 17 nuovi ponti da Porta Portese a Fiumicino.• Quello del barcaiolo era un mestiere molto pericoloso.• D’estate con la malaria e la scarsità d’acqua la navigazione era difficile.• Sotto Fiano, nel 1761, i barcaioli dovevano fermare le navicelle cariche, scaricarle in barche più piccole e continuare il tragitto che

restava.• I porti di Otricoli e di Gallese approvvigionavano la capitale di olio, mentre il vino veniva in gran parte imbarcato a Gavignano e nel

porto di Ponzano.• Ogni tipo di merce aveva una diversa barca da trasporto.• Il porto e il fiume furono sempre molto importanti per il commercio.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 13: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL PORTO DI PONZANO•  L’età antica • Il Tevere era un elemento vitale per l’ insediamento umano nella sua valle, nonché al ruolo svolto in

epoca storica come frontiera tra i Sabini sulla sponda sinistra e gli Etruschi sulla destra. Tale funzione è documentata in modo esemplare dalla presenza di uno scalo che resti antichi hanno consentito di localizzare nel sito ancora denominato Portovecchio.

• Attraverso questo porto transitarono traffici cospicui sia a livello locale che a più vasto raggio e aventi come destinazione principale Roma.

  • Che cosa si trasportava•

• Gran parte dei movimenti dovette riguardare il trasporto delle derrate alimentari che, prodotte nelle ville rustiche romane contigue al fiume, erano particolarmente richieste dalla capitale, ove potevano affluire con una certa frequenza cereali, olio, frutta e verdure oltre a uova, latticini e carne.

• L’ importanza della navigabilità del Tevere risulta evidente dalle enormi facilitazioni da essa offerte per il trasporto ben più importante delle materie prime presenti nel territorio. Si tratta del materiale da costruzione, come la sabbia e la ghiaia estratte in prossimità del Portovecchio o il calcare e il travertino cavati sulle pendici del Soratte e il legname ricavato dal taglio del bosco del Soratte effettuato tra il 1820 e il 1825.

• Però, il porto di Ponzano riceveva dalla capitale i prodotti non reperibili localmente: metalli, manufatti e marmi. Tra queste importazioni la parte più cospicua dovette essere rappresentata dal sale, il cui approvvigionamento via fiume continuò con ogni probabilità nel Medioevo come risulta dai documenti relativi alla badia di S. Andrea in Flumine, sotto il controllo della quale passò il porto detto Bonus.

• La navigazione lungo il fiume, invece, è entrata in crisi alla fine del secolo XIX con il sopravvento della nave a vapore sulle imbarcazioni di legno a vela utilizzate da epoca antica.

   Adriana Paltrinieri 2004

Page 14: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

I tipi di imbarcazioni•  Il tipo più diffuso d’ imbarcazione, i lenuncoli, era non molto grande ma veloce per il trasporto di

persone e di carichi non pesanti. Le mercanzie venivano in genere caricate sulle naves caudicariae con due alberi e la chiglia piatta. Ancora più idonee a solcare le acque del Tevere e degli affluenti più importanti a nord di Roma erano le lintres “ barche con lo scafo allungato stretto e poco profondo a prua sollevata e con le basse sponde”. Infine le scaphae, piccoli natanti a remi e con fondo piatto, utilizzati per i traghetti e per il trasporto da sponda a sponda. Per risalire il corso del Tevere e superare le difficoltà della corrente e della sinuosità, questi battelli venivano trainati da uomini e preferibilmente da animali, per lo più buoi.

• Per il trasporto da Roma a Ponzano era fissata la tariffa di 27 scudi comprensiva della tassa a favore della Camera Apostolica.

  La viabilità•  Dell’ esistenza o meglio dell’ utilizzo nel XIX secolo della strada per il tiro sulla sponda destra

testimoniano la memoria dei ponti sui due fossi delle mole in territorio ponzanese nel 1807 e quella del 1809 relativa alla giurisdizione della Reverenda Camera Apostolica sulle due sponde del fiume “di canne 4 da ciglio al di dentro dei terreni”. Verso la metà dello stesso secolo, a seguite dell’ introduzione della barca a vapore e della progettata ripresa di navigazione nel tronco superiore del Tevere per il trasporto di merci e di passeggeri, vengono stabiliti scali intermedi tra Ripetta e Ponte Felice, tra cui Ponzano situato dopo quella di Fiano, Montorso, di Torrita ed immeditamente precedente a quello di La Rosa. Vennero altresì decisi i giorni di risalita e di discesa del fiume, come le tariffe di trasporto.

• Nel 1766 il Porto di Ponzano viene annoverato, insieme al vicino Porto della Pignatta, tra gli ”otto siti… più pericolosi e non ammettevano dilazione al riparo.” Altri lavori furono eseguiti nel 1780 “ nell’ antico Porto di Ponzano”, al fine di “ restituire sicuro transito alla navigazione”. Della storia più recente del traghetto parlano i documenti del Comune di Ponzano ed in particolare i Libri dei Consigli. Nel 1861 venne inviata all’ abate una lettera contenente la supplica di ripristinare al più presto la barca.

• La piena del 1900 aveva determinato uno spostamento della barca di circa 1 km più a nord, nel tratto del fiume ove intorno al 1970 verrà costruito l’ attuale ponte in corrispondenza di Stimigliano.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 15: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

La visita del Sindaco di Ponzano 

• IL 16 gennaio 2004 è venuto a farci visita a scuola il sindaco di Ponzano, Umberto Mascioli, per darci informazioni sul paese. Ponzano sorge su un colle, ha un’estensione di circa 20KM quadrati ed una popolazione di 1100 abitanti.

 • LA STORIA • Intorno a Ponzano sono stati ritrovati reperti etruschi, quindi l’attuale paese sorge in un’area etrusca.

Purtroppo, però, la maggior parte delle tombe è stata saccheggiata e i pochi reperti rimasti sono oggi custoditi dal museo etrusco di villa Giulia a Roma.

• Ponzano si è sviluppato come centro urbano intorno al 1300 attorno all’abbazia di Sant’Andrea in Flumine,che rappresentava il potere temporale ed era coordinatrice di tutte le attività del territorio.

• Il paese aveva una forma a castello, le abitazioni fungevano da mura e per accedere nel paese si passava dalla porta principale, oggi corrispondente ai giardini pubblici. La popolazione era molto affezionata alla chiesa perché dava ai ragazzi la possibilità di studiare.

 • LE TRADIZIONI• Molto spesso le tradizioni sono nate dal rapporto fra chiesa e popolazione.Una tradizione molto

importante è quella di festeggiare san Sebastiano, per questo alcuni secoli fa è nata una confraternita, perché si pesava che il santo avesse salvato Ponzano.

• Inoltre dal 1785 vi è una festa dedicata alla zitella: ogni anno ad una ragazza tra i 18 e i 30 anni, non sposata, viene data una dote in soldi. Oggi viene devoluta solo una cifra simbolica, ma nel passato era più consistente perché chi non l’aveva non poteva sposarsi. 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 16: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

I MONUMENTII maggiori monumenti sono la chiesa di san Nicola, la chiesa di Santa Maria ad Nives, il palazzo Liberati e il monastero di San Sebastiano. L’abbazia di Sant’Andrea è stata fondata intorno al sesto secolo. Si caratterizza per l’altare a baldacchino, il mosaico cosmatesco e il jubè, che separa il clero dalla parte dei fedeli. Fino al 1945 questa struttura era in condizioni decadenti. In questo secolo venne fatto il primo intervento di restauro sulla chiesa. L’altra opera di restauro si svolse in occasione del giubileo. Le attività principali che si svolgevano all’interno dell’abbazia erano fondamentalmente il lavoro e la preghiera. La chiesa di San Sebastiano, invece, è stata fondata intorno al 1500 dal cardinale Sebastiani. IL FIUMEIl Tevere rappresentava nel passato una grande importanza per l’economia del paese. Infatti veniva utilizzato per il trasporto delle merci. Per facilitare il trasporto e soprattutto per risalire la corrente erano state tracciate le “alzaie” tuttora visibili: erano sentieri lungo le due rive del fiume dove le imbarcazioni venivano trainate dai buoi, soprattutto per risalire la corrente. Inoltre le acque del fiume erano utilizzate per irrigare i campi nei periodi di siccità. MESTIERI SCOMPARSINel passato si iniziava a lavorare fin da piccoli. I mestieri più diffusi erano: il guardiano di buoi che doveva badare alle bestie; il fornaio del comune che aveva il compito di mantenere caldo il forno affinché le donne potessero cuocere il pane; un altro mestiere molto diffuso era quello della lavandaia. ECONOMIA La risorsa fondamentale del territorio era l’agricoltura, infatti in pianura venivano coltivati i cereali e in collina la vite e l’ulivo. Intorno agli anni ‘60 sorsero le prime industrie e tuttora esiste il mangimificio. FUTUROAttualmente a Ponzano sono state create alcune nuove vie di comunicazione, come il casello autostradale che favorisce il turismo. Inoltre è stato effettuato un nuovo piano regolatore e si cercherà di promuovereil turismo con iniziative come: la pesca sportiva e il museo dell’asino, animale che nel passato veniva utilizzato per il trasporto.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 17: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Filacciano 

• L’intera area comunale rientra in quella parte del corso del Tevere interessata dalla creazione del “Parco Fluviale”, già in parte realizzato nel territorio di Nazzano e Torrita Tiberina, con lo scopo di conservare e mantenere inalterato l’equilibrio del patrimonio ambientale. Questo progetto, unito all’elemento positivo della vicinanza con Roma, potrebbe dare l’avvio ad un processo di risanamento e valorizzazione turistica dell’intera zona.

Aspetti geo-morfologici 

• Il territorio presenta un ambiente e una morfologia caratteristici della media valle del Tevere. • Situato sopra un dosso di forma allungata, che fa parte del comprensorio montuoso del Monte

Soratte, è distinto in due zone caratterizzate da pendenze e terreni diversi. La prima, posta a valle del centro abitato e denominata PIANA DEI TROSCIONI, è compresa in un’ansa del Tevere e si sviluppa ad una quota variabile tra i 30-35 m sul livello del mare; la seconda, dove è ubicato il nucleo storico, è caratterizzata da una serie di ondulazioni del rilievo, che in alcuni punti raggiungono i 243 m (in località Marisano).

• Esaminando l’area dal punto di vista idrologico, notiamo che è caratterizzata dalla presenza di numerosi corsi d’acqua, oltre il Tevere, quali il fosso Mancino, il fosso Rio, il fosso Gualdi e il fosso Oliveta. Quest’ultimo nasce dalle pendici dove sorge Filacciano, attraversa per un breve tratto località chiuse e termina in un corso più a valle. Adriana Paltrinieri 2004

Page 18: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

L’amministrazione nei secoli 

• Il territorio è suddiviso in numerose proprietà, che non consentono un valido sfruttamento ai fini agricoli. • Il primo documento che ha consentito la stima della popolazione nel territorio di Filacciano è una “nota del sale e del

focatico”, risalente al XV secolo, ma trascritta da originale del secolo precedente. L’importanza di tale nata, come asserisce il Tommasetti, consiste nell’offrire “ un criterio storico- geografico- statistico di prim’ordine per i dintorni di Roma nel Medioevo.

• Il “directus urbis“, in questo documento, risultava diviso in 7 province: Tuscia, Collina, Sabina, Romagna, Tibur, Campagna e Marittima.

• La “Collina” in cui ricadeva Fillacciano, era definita una regione montuosa che circondava la pianura Tuscania e comprendeva tutti i “paesi alti”, eccetto Sutri e Vetralla. Si estendeva da Orte a Viterbo, fino a tutta la “Teverina”, includendo il Monte Soratte e giungendo a Riano e Fiano. Accanto a ciascuna città, castello e luogo era annotata la cifra della rubbia di sale (una rubbia di sale equivale a 294.46 kg; considerando un consumo di circa 7 kg/abitante semestre), che veniva assegnata semestralmente dal comune, ad ogni centro abitato. A Filacciano erano assegnate 5 rubbie di sale, quindi si può dedurre che nel 1350 la popolazione era di circa 400 unità.

• All’inizio del ‘700 il paese si trovò in un grave stato di miseria che si prolungò per tutto il secolo e che contribuì alla diminuzione della popolazione.

• Inoltre, intorno ai primi anni del XIX secolo, la comunità subì un notevole danno dal punto di vista economico, a causa della riduzione dei territori disponibili per il pascolo.

• Il 5 luglio 1831, sotto il pontificato di Gregorio XVI, venne pubblicato l’editto riguardante “L’ordinamento amministrativo delle comunità e delle province”; in esso erano riportate le suddivisioni territoriali dello stato pontificio e la relativa popolazione.

• Dall’esame di alcune tabelle allegate all’editto risulta che in tutto il governo di Castelnuovo di Porto erano presenti 8871 abitanti e in particolare il territorio di Filacciano, che ricadeva in tale governo, ne contava 450 verso la metà del secolo si ravvisava però un nuovo calo. Un risveglio sia economico che demografico, è possibile registrarlo solo nella seconda metà del secolo, periodo in cui la popolazione si era raddoppiata, come risulta da un documento del 1857.

• Se si osservano i dati deducibili dai censimenti effettuati nei decenni compresi tra il 1961 e il 1991, notiamo come l’andamento demografico sia stato caratterizzato da una lenta diminuzione del numero degli abitanti fino alla metà degli anni ’70, per stabilirsi nel triennio 1983-86, presentando segni di leggera ripresa dall’ultimo decennio

Adriana Paltrinieri 2004

Page 19: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Il territorio di Filacciano nell’antichità  

• L’area del comune di Filacciano costituisce il limite settentrionale del territorio capenate compreso tra la via Flaminia, il monte Soratte e il Tevere. Molti autori ne hanno studiati l’estensione, le testimonianze archeologiche e la relativa distribuzione, la viabilità, i rapporti tra gli abitanti e quelli dei territori limitrofi: Etruschi, Falisci, Sabini. Inoltre è evidente l’importanza assunta dal Tevere come via di comunicazione fluviale con le zone circostanti e con Roma, arricchita dalla navigabilità dei suoi affluenti. Sembrerebbe che la zona di Filacciano esaminata abbia avuto più fasi di occupazioni; se una è riferibile all’età arcaica, la altre possono essere attribuite ad un arco cronologico che va dal I al V secolo d.C.

Le vicende dall’età antica al medioevo Il feudo di Filacciano, che fino al 1000 rientrava presumibilmente nell’orbita della vicina Abbazia di Farfa, appartiene

con alterne vicende a vari rami della famiglia Orsini almeno dal XIV secolo. Successivamente passa ai Naldi della Bordissiera (fine XVI sec.) e poi, in sequenza ai Muti Papazzurri (fine XVII), ai Mauri (inizio XIX sec.) e, per

breve tempo ai Ferrajoli. Alla metà del XIX secolo i beni di Filacciano vengono acquistati dai principi Del Drago, attualmente possessori del palazzo omonimo.

 Cronologia storica 

• XIX (1853). Il marchese Ferrajoli vende il possedimento di Filacciano al principe Don Filippo Del Drago di Urbano è quest’ultimo Don Francesco che restaura il castello. Nel 1853 gli abitanti del comune sono 481, le case 90 e le famiglie 112.

• XX (1911). La popolazione di Filacciano ha 705 abitanti, che costituisce il valore massimo raggiunto dall’unità d’Italia in poi.

• XX (1920/1921). I fratelli Marinetti di Bergamo riscattano i beni di Filacciano, Nazzano e Ponzano ottenuti in enfiteusi da Don Francesco Del Drago.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 20: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

L’evoluzione urbanistica dell’abitato: dal nucleo medioevale all’addizione seicentesca•  

• L’origine del nucleo storico può essere senz’altro ricollegata al fenomeno dell’incastellamento (cioè la costruzione di nuovi e numerosi castelli sorti in posizioni strategiche e di difesa) avvenuto intorno al X secolo,. Si passa, cos’, da un paesaggio individuato da casali, eremitori, ville (insediamenti rurali), ad uno contrassegnato dai castra (insediamenti concentrati e fortificati); le abitazioni non sono più sparse nel territorio, ma situate attorno all’edificio principale, il castello o la chiesa, per la necessità di una maggiore sicurezza. La loro ubicazione, quindi, risultava per lo più arroccata su colli ed alture in posizione dominante.

• La notizia di un “custos Fluminis et partis Filaccini” per la dogana del bestiame risale al 1670. Si può quindi ritenere che Filacciano fosse sorto “ a protezione di un passo di uomini e di armenti, che dalla Sabina attraversavano il fiume per andare verso i pascoli marini”. Il castello medioevale, che si era sviluppato su un’altura prospiciente il Tevere, faceva parte di un sistema di piccoli centri di avvistamento sulla valle. Il tipo di struttura urbanistica a “fuso”, impostata su tre vie parallele (via Filocastello, via Borgo di Sotto, via Pozzone), che si riuniscono, dopo aver attraversato l’abitato, alle due porte è un tema ricorrente in numerosi paesi del Lazio, sorti nel Medioevo. Molto spesso, la loro conformazione urbana è strettamente connessa alla morfologia del territorio. Nella maggior parte di questi insediamenti compare, raramente, nella fase medioevale, la “piazza”, che ritroviamo in epoca successiva durante la fase di congiunzione tra l’insediamento medievale e l’addizione moderna.

• Oltre che dalle caratteristiche geografiche spesso l’ubicazine di questi centri, era dettata anche dalle condizioni climatiche; infatti generalmente i paesi con pianta longitudinale, a fuso, erano disposti con l’asse principale verso Est-Ovest ( come nel caso di Filacciano) oppure verso NW-SE, per non essere battuti dal vento libeccio.

• Agli ultimi anni XVI secolo e ai primi del XVII, risale l’ampliamento del nucleo medioevale. Nel periodo in cui avvengono le trasformazioni, il castello era in possesso degli Orsini, quindi, quasi sicuramente, spetta a questa famiglia la paternità dell’intervento, anche se non è confermata da alcuna documentazione.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 21: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Adriana Paltrinieri 2004

Page 22: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

LA NOSTRA GITA NELLA RISERVA  

Lungo la via di Porto Vecchio … 

Siamo partiti dalla nostra scuola e abbiamo percorso la via del Porto Vecchio, dove vi è un antico ospedale che risale a Cristina di Sassonia.Oggi, però, l'ingresso è murato, quindi si può distinguere solo l'arco inserito nella struttura muraria che fa parte dell'edificio, attualmente abitato da famiglie. Queste misure sono state prese oggi con il metro, a differenza di prima che si misurava in once , o con il palmo, con i passi o con i piedi.Al contrario della via del Porto Vecchio, che era già stata costruita in precedenza, la strada che conduce ancora attualmente alla riserva Tevere Farfa, è stata asfaltata nel 1979-80, a causa di una frana che aveva interrotto la Tiberina. Proseguendo sempre questa via, all'altitudine di 162 m sul livello del mare, abbiamo individuato una porta , che risale a un epoca recente, le cui misure sono: 2,30 m di apertura , 2,55 di altezza senza arco e 0,76 cm di spessore.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 23: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

La struttura geologica …Si possono rilevare all'altezza di 131 m sul livello del mare, tracce di sedimentazioni di ceneri vulcaniche che sono molto utili per studiare la geologia del territorio. Ma da dove provengono e quando si sono depositate?Alcuni milioni di anni fa, il nostro territorio era formato in modo diverso da come lo è oggi, infatti qui si estendeva un mare poco profondo chiamato Tetide. Questo mare cominciò a ritirarsi, perché con il processo dell’orogenesi, si formarono le montagne, ma in particolare l’Appennino e quindi il mar Mediterraneo diventò una savana in cui vi erano laghi molto salati. Per questo erano presenti una fauna e una flora molto diverse da quelle attuali. Si può ipotizzare che a seguito di terremoti, lo stretto di Gibilterra si sia aperto e così l’Oceano Atlantico si è riversato a formare l’attuale Mar Mediterraneo. A questo punto il mare inondava tutta l’Italia che appariva come un insieme di isole, tra cui il monte Soratte. Questo era un’isola antistante all’antica spiaggia del nostro territorio.In questo periodo cominciarono a scorrere i fiumi dalle cime delle montagne fino al mare e uno di questi era il Tevere. Dopo questi avvenimenti, iniziò l’era glaciale, inoltre si verificarono quattro glaciazioni, in cui i ghiacci ricoprirono l’Europa fino ad arrivare all’attuale Pianura Padana. I ghiacci erano molto estesi, tanto che il mare si ritirò e per questo il fiume scorreva nel nostro territorio fino a sfociare nel mare, un centinaio di chilometri più a sud.Con l’eruzione dei vulcani del distretto Sabatino e del distretto laziale, le ceneri hanno deviato il corso del fiume cambiando profondamente la geografia del nostro territorio fino alle forme attuali, dove i sedimenti fluviali del Tevere hanno ricoperto i sedimenti dell’antico mare.Nella nostra passeggiata, infatti, abbiamo notato che il territorio è costituito in gran parte da arenaria e dai fossili marini qui presenti; possiamo dedurre, dunque, che in tempi antichi c’era il mare.Con il ritirarsi del mare, il Tevere ha esercitato due azioni: da una parte ha cominciato a scavare sui sedimenti marini, dall’altra ha lentamente depositato i suoi. Infatti, anche lungo il nostro tragitto, si possono distinguere facilmente stratificazioni composte da tipi diversi di sassi: quelli piatti sono stati modificati dal mare, mentre quelli più arrotondati sono stati levigati e depositati dal fiume. Adriana Paltrinieri 2004

Page 24: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

   

Finalmente, dopo aver percorso questa strada, siamo arrivati a Villa Celli, una villa romana che, nell'antichità, designava un'azienda agricola. Oggi di questa villa sono rimaste solo alcune pareti crollate. Una parte è costruita in opera reticolata, o cubilia. Un'altra parete, che risale al I secolo d..c., è rimasta maggiormente intatta, ed è alternata da pezzi piccoli e grandi e per questo viene chiamata “opera poligonale”.

E la Villa Celli o Colli …

  Uno degli antichi ingressi alla villa

Un'altra parete, presenta delle stratificazioni ben visibili. Invece una porzione di pavimento è disposto a intreccio, ossia in “opera spigata” ed è realizzata in laterizio. Sotto a questo, c’è una cavità con resti di condutture per l’acqua calda, il che fa supporre che presumibilmente nella villa vi erano le terme.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 25: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Struttura di sostruzione. Nella parte esterna è visibile l’opera poligonale.

 Sempre qui, abbiamo individuato dei pezzi frantumati di vari oggetti, come: ceramica italica, aretina e dipinta in nero, pezzi di marmo rossiccio, provenienti da paesi lontani, come Egitto, Siria ecc., quindi si può presumere che questa villa fosse anche molto elegante, accogliente e che ospitasse gente da tutto il mondo, grazie alla via di comunicazione rappresentata dal fiume.         

La sosta all’agriturismo … 

Successivamente, ci siamo fermati all'agriturismo, nei pressi della riserva, dove, i proprietari, ci hanno spiegato come funzionava l'essiccatoio, di loro proprietà, per il tabacco, coltura a cui erano adibiti i territori circostanti.  

 L’antico essiccatoio per il tabacco

Adriana Paltrinieri 2004

Page 26: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

  

      

… e infine il ponte 

Poco dopo, accompagnati dal nostro pulmino, ci siamo fermati all'approdo per il traghetto, che nei periodi estivi accompagna i turisti ad esplorare dei brevi tratti del percorso del fiume.Qui la nostra guida, il signor Silvano, ci ha riferito alcune notizie in più (oltre a quelle già riferite dalla nostra professoressa o ricavate dalla lettura di documenti) sul ponte, che collega la provincia di Rieti con quella di Roma, in località Montorso.Nel 1901 iniziarono i lavori per il ponte e nel 1905 furono terminati, ma non fu costruito subito, perché erano in disaccordo le province interessate, che all’epoca erano quelle di Roma e di Terni. Il ponte, tanto desiderato dai Comuni dell’area, fu bombardato e demolito dagli Inglesi durante la seconda guerra mondiale, così, in mancanza di esso, i cittadini attraversavano il fiume all'interno delle tubature per l'acqua, che si trovavano a terra.

Si raccoglievano le piante di tabacco, poi, attraverso dei pali, che attraversavano l'essiccatoio, venivano messe ad essiccare e l'aria passava attraverso delle finestrelle disposte sulle facciate laterali dell'edificio.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 27: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Sulla sponda destra, nelle immediate vicinanze del fiume, vi erano gli uffici che presiedevano i lavori e così nacque un nuovo toponimo, tuttora esistente: Contrada Ufficio. Per passare il ponte si pagava un dazio, che durante la fiera veniva abolito (come stabilito dal consiglio ad unanimità di voti per alzata e seduta, "da tenersi il 12 settembre di ogni anno presso il nuovo ponte sul Tevere, per fare sì che il commercio e l'industria possano prendere sviluppo molto maggiore"); per incoraggiare la gente a partecipare all'inaugurazione venivano dati dal comune dei premi per i migliori capi di bestiame.Invece, rispetto alla località Montorso, siccome l'etimologia del territorio non è chiara, si sono avanzate due ipotesi.Secondo la prima, nei tempi antichi lì potrebbe essere stato avvistato un orso, mentre in base alla seconda, il nome deriverebbe dalla famiglia Orsini, che possedeva vaste aree in queste zone.Dopodiché, prima di ritornare nella nostra scuola, sempre accompagnati dal pulmino, abbiamo osservato dai vetri dell'edificio di una ex fabbrica di scarpe, il restauro del pavimento della villa di Orazio.   

Adriana Paltrinieri 2004

Page 28: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL TABACCO 

Durante la gita scolastica del 20-03-2003 uno dei proprietari ci ha illustrato l’agriturismo, cioè “La luna sul Tevere” e, inoltre, ci ha mostrato l’essiccatoio. Qualche decennio fa intorno all’agriturismo si coltivava solo tabacco.La coltivazione del tabacco richiedeva particolare attenzione: nella scelta del terreno, del clima, della concimazione e delle varietà di piante adatte all’ambiente.Alcuni decenni fa in quella fabbrica lavorava molta gente, specialmente durante la raccolta, invece durante tutto l’anno ci lavorava solo la famiglia. La lavorazione del tabacco richiedeva molto tempo e fatica. Infatti dapprima le foglie venivano raccolte dalle piante, dopo la raccolta venivano formati dei fasci.Le foglie appena raccolte venivano fatte seccare naturalmente al sole e all’ombra e in seguito avevano un colore giallo- marrone; dopo questo processo venivano legate in fasci e poste a stagionare in ampi locali dove c’era il fumo . Infatti all’esterno dell’essiccatoio abbiamo osservato dei camini, poichè i fasci venivano appesi su dei pali fissati all’interno a livelli diversi di altezza.I fasci di foglie di tabacco venivano girati dal basso verso l’alto per far seccare tutte le foglie, dato che il fumo va dal basso verso l’alto, così diventavano più morbide e aromatiche.

La composizione chimica del tabacco può cambiare a seconda della provenienza, dove e’ stato coltivato e alla lavorazione dei coltivatori.Le maggiori coltivazioni si trovano in India, Brasile, U.S.A., Cina e Turchia .

Adriana Paltrinieri 2004

Page 29: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Adriana Paltrinieri 2004

Page 30: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Torrita Tiberina

Nella parte storica di Torrita Tiberina c’è lo stemma di questo paese che è passato sia ai Savelli, che ai Crescenzi, che agli Orsini e ai monaci di S. Paolo, che avevano esteso il loro domino fino a Torrita.Lo stemma è il simbolo del paese stesso e non di una famiglia. Sulla costruzione dove questo è affisso c’era un ponte levatoio. Una parte di questo edificio è a torre quadrangolare, mentre successivamente le torri furono costruite a sezione circolare.Quindi le torri di Torrita sono molto antiche ( risalgono al X-Xl sec.) perché costruire le torri secondo questa tipologia era molto più facile dell’altra e si chiamano mastio.Proseguendo, vicino alla chiesa, c’è la lapide di un bambino morto che serviva alla madre per invocare la Madonna. Fuori dalla chiesa di S.Tommaso ci sono due targhe, una delle quali ricorda Don Agostino.Nella chiesa c’è un affresco che rappresenta la circoncisione di Gesù che allora era un rito sacro. La dato risale intorno al 1500 e questo dipinto, che era nascosto, si trovava nella chiesa antica.Un altro dipinto è quello di S. Carlo Borromeo che è successivo al 1610 e rappresenta la santificazione del martire.Questo dipinto è una fonte d’informazioni per ricostruire la storia di questo paese. Infatti è raffigurato un ponte sul fiume, oggi abbattuto.

In una casa al centro del paese c’è uno stemma che rappresenta una pecora e tre pini ed è lo stemma di Cristina di Sassonia.Infatti qui vicino c’è l’edificio dove un tempo era collocato l’ospedale di Cristina di Sassonia. In origine il borgo era un insieme di case-fortezza, disposte secondo lo schema “a fuso”: c’erano due strade principali parallele da cui si dipartivano i vicoli secondari a “spina di pesce”. Nella chiesa di S. Maria c’è un affresco che rappresenta il martirio di S. Sebastiano. Confrontando questo affresco con la tela conservata nella chiesa di S. Tommaso, possiamo ricavare delle informazioni sui paesi di Torrita e Nazzano. Infatti nell’affresco viene rappresentato Nazzano, vista da Torrita. In esso sono raffigurati dei viandanti che uscendo da Nazzano, attraverso la porta falsa, si incamminano lungo una strada, oggi scomparsa, verso Torrita, per raggiungere la quale possono attraversare un ponte di legno. Questo ponte è raffigurato ancora nella tela custodita nella chiesa di S.Tommaso, risalente al XVll sec., quindi a quell’epoca in cui probabilmente il ponte esisteva ancora.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 31: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

NazzanoIl castello era un insieme di case che stavano all’interno di mura fortificate, mentre il casale o “curtis” era un insieme di edifici dove c’era sia la parte del signore sia la parte dei contadini. Salendo all’interno del paese c’è una torre a base circolare che serviva per avvistare i nemici.Entrando nel paese si passa per la Porta Forno, così chiamata perché a fianco sorgeva il forno del paese.Nella via “Vicolo Primo” c’è una parete affrescata con varie decorazioni che sembrano antiche, in realtà sono abbastanza recenti e di dubbia provenienza.Nel centro storico, sopra la porta di una casa, c’è uno stemma che rappresenta un uccello che pesca un pesce; questo era un simbolo dei romani.Lo stemma sul castello di Nazzano è, invece, dei Monaci di San Paolo; il castello, infatti, era stato ampliato e in parte costruito dai monaci, che avevano ricevuto dal papa il paese. E’ collegato da un piccolo ponte alla piazzetta dell’Orologio, chiamata così perché si conserva ancora un campanile con un orologio. Forse è il campanile di un’antica chiesa oggi distrutta.La funzione della campana nel medioevo era molto importante perché scandiva le ore della giornata.All’interno del paese c’è una tipica casa medievale con entrata a scala e arco caratteristici.I contadini erano i singoli elementi della contea dove c’era il signore che governava. Ma i contadini oltre a lavorare la terra dovevano fare molti altri mestieri per sopravvivere.Il borgo di Nazzano è stato costruito dopo la rocca. I borghi erano gruppi di case che si aggiungevano al centro fortificato ( rocca o castrum ) quando la popolazione iniziò ad aumentare. Dalla parola “ contado” deriva, quindi, il termine “contadino”, mentre dal “ borgo “ quella di “ borghesi”.Quando il paese, quindi, si popolò e crebbero i borghi, le persone si specializzarono anche in vari lavori (fabbro, tintore, tessitore, ceramista, speziale ecc.) e successivamente nacquero le corporazioni, associazioni che riunivano persone che svolgevano lo stesso lavoro. Questa è probabilmente l’area più antica. Infatti Nazzano era anticamente territorio falisco-capenate, poi conquistato dai Romani; dove oggi c’è la chiesetta di S.Antimo un tempo sorgeva un piccolo tempio e tra questo e la piazza della fontana, presso la quale abbiamo visto la tomba, doveva sorgere l’insediamento romano e pre-romano, oggi distrutto. 

Non molto distante da là ci sono tre grotte, dove all’interno di una c’è una tomba e in un’altra degli oggetti antichi come il contenitore murato per conservare l’olio. Adriana Paltrinieri 2004

Page 32: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

ARCOQuesto arco risale al XVIII secolo ed è situato nella parte ovest del paese. Questo arco come tutti gli altri che si trovavano in zona segnava la proprietà terriera di una famiglia.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 33: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL CASTELLO DI TORRITA TIBERINA 

In questa foto è rappresentata una parte del castello di Torrita Tiberina. Questo edificio è stato ristrutturato recentemente. Anticamente le torri dei castelli erano costruite a forma quadrangolare perché erano più facili da costruire ma più difficili da difendere. Con il passare del tempo le torri cominciarono ad essere a forma circolare ed erano più difficili da costruire ma più facili da difendere. In questa foto si possono notare due feritoie ai lati dell’ingresso del castello che servivano per far scorrere le catene del ponte levatoio. Prima per riconoscere se i castelli erano guelfi o ghibellini venivano fatti due tipi di merli: a coda di rondine o rettangolari.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 34: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

STEMMA 

Camminando per i vicoli di Torrita Tiberina, abbiamo individuato uno stemma, probabilmente di una famiglia nobile. Il materiale dello stemma è di provenienza Viterbese. Non è ben noto a quale famiglia sia appartenuto.

  

Adriana Paltrinieri 2004

Page 35: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

LAPIDEContinuando il nostro percorso, a pochi metri della chiesa di S. Tommaso Apostolo, abbiamo individuato una lapide che una mamma ha dedicato alla Madonna affinché intercedesse a favore del suo bambino. Questa lapide, però, molto probabilmente è stata importata da un altro paese ed è scritta in latino.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 36: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

AFFRESCOAll’inizio del nostro percorso abbiamo visitato la parrocchia di San Tommaso.All’interno si può notare un affresco che rappresenta la circoncisione di Gesù che all’epoca era ritenuta un rito sacro.In basso sono raffigurati due delfini che simboleggiano il Tevere.Quest’aspetto è particolarmente importante perché mette in luce il rapporto vitale del paese con il fiume.

  Il dipinto risale al 1500 circa, ma fu scoperto solamente durante i lavori di restauro, visto che era stato nascosto sotto l’intonaco. 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 37: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Confrontando questa tela con il dipinto che rappresenta il martirio di S. Sebastiano, conservato nella chiesa di S.Maria Del Monte, possiamo ricavare delle informazioni sui paesi di Torrita e Nazzano. Infatti sullo sfondo dell’affresco, viene rappresentato Nazzano visto da Torrita. In esso sono raffigurati dei viandanti che uscendo da Nazzano, attraverso la porta falsa, oggi scomparsa, si incamminano lungo una strada verso Torrita, per attraversare un ponte di legno, che è raffigurato sullo sfondo di questa tela risalente al XVII secolo, quindi a quell’epoca il ponte già esisteva.

TELA DI S. CARLOAll’interno della chiesa di S.Tommaso vi è una tela a olio, raffigurante S. Carlo Borromeo che santifica un martire.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 38: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

TARGAIn una parte della chiesa di S. Tommaso apostolo, possiamo notare la targa di un personaggio molto importante: Don Agostino Mancini, che fu amato e stimato dai Torritani per la sua opera pastorale.  

Adriana Paltrinieri 2004

Page 39: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL CASTELLO DI NAZZANO 

Visitata Torrita Tiberina, ci siano diretti a Nazzano dove siamo andati a visitare la parte più alta del castello. Lì abbiamo scattato questa foto dove si vede lo stemma dei Monaci di San Paolo. Il castello è formato da 3 torri: una centrale e due laterali. Per entrare nella torre bisognava attraversare un ponte. I merli del castello sono stati costruiti a coda di rondine. La parte centrale del castello è la più antica, mentre le altre parti sono state costruite successivamente dai Monaci di San Paolo che hanno aggiunto due edifici, dei granai, una foresteria, un forno, una scuderia, un oliario e un magazzino.  

Adriana Paltrinieri 2004

Page 40: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

LA PORTA FORNOQuesta fotografia rappresenta la Porta Forno, chiamata così perché qui c’era un forno. Da questa porta si poteva accedere all’antica rocca, che era precedente al castello. Dalla porta forno si raggiungeva anche Via Savelli, che prende il nome da una famiglia che dominò per molto tempo questi paesi.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 41: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

                     

LA PORTA FALSA 

Lungo le stradine di Nazzano antico, all’inizio di via dei Savelli, presso una casa-torre probabilmente era collocata una porta d’ingresso che già nel XVI secolo aveva cessato la sua funzione; infatti era chiamata “ Porta Falsa”, mentre l’ingresso alla rocca avveniva attraverso “L’arco del forno”. Adriana Paltrinieri 2004

Page 42: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

                    

 I REGISTRI Queste due fotografie sono state scattate ad un registro catastale risalente al XVIII secolo, che è custodito nella biblioteca di Nazzano. Tutti i possedimenti sono stati registrati in questo libro, ancora ben conservato perché le pagine sono in carta cotone che si mantiene più a lungo degli altri tipi di carta. Questo catasto è stato scritto a mano in modo molto accurato.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 43: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

                    

I registri sono stati trovati in una cantina umida dalla bibliotecaria, che ha provveduto a recuperarli e a restaurarli.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 44: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

LA CASA MUSEOIn questa foto c’è l’entrata della casa museo che si trova a Nazzano. Sopra a questa porta c’è uno stemma non ancora decifrato; il proprietario ipotizza che lo stemma si riferisca ai templari.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 45: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

CISTERNEAttraverso il cancello in basso, si può accedere in quattro grotte. Una era utilizzata come oliario, proseguendo più in alto, ne abbiamo individuate altre tre. Una molto suggestiva, probabilmente era una tomba etrusca: è un ambiente sotterraneo con tre nicchie e vi si accede attraverso un sentiero buio scavato nel terreno. La seconda grotta risale probabilmente agli antichi romani e veniva utilizzata come cisterna.Nella terza, anch’essa una cisterna, i paesani si rifugiavano durante la II guerra mondiale e in questa grotta abbiamo individuato delle scale scavate nella terra che probabilmente erano d’accesso a questa grotta dalla parte superiore, ma oggi questo ingresso è ostruito.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 46: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Le case di questa foto sono state modificate, infatti le finestre sono molto più grandi di quelle medioevali. In passato il borgo, probabilmente, serviva anche per proteggersi da attacchi nemici, il borgo o “rocca” è precedente, infatti, al castello.

IL BORGOIn questa foto è raffigurata una parte del borgo di Nazzano. Come tutti i borghi medioevali, vi si accedeva passando per vicoli molto stretti.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 47: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Il mulino di Nazzano 

I monaci di San Paolo acquistarono, soprattutto a partire dal 1588, molte terre poste al di là del Tevere.Con la Transazione del 1602 i monaci ottennero la privativa della macinazione dei cereali nel mulino al di là del fiume e il trasporto gratuito di vino e grano, mentre gli abitanti di Nazzano dovevano lasciare al mulino una rubbia di cereali ogni dodici rubbie di macinato.Il mulino a corso d’acqua di proprietà dei monaci si trovava alla confluenza del Tevere con il Farfa e aveva due macine per il grano e per il granturco e chi voleva macinare in quel mulino doveva lasciare loro qualcosa.  (Una rubbia corrispondeva a 294,46 Kg.) 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 48: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Nazzano: come si coltiva la terra  

LA LAVORAZIONE DELLA VIGNA La coltivazione dell’uva è praticata a Nazzano da molto tempo.Nella zona Casella la vite era piuttosto diffusa, anche se coltivata in spazi ridotti e con altri tipi di colture.La vite era coltivata in connessione con degli alberi ad accrescimento sui quali veniva poggiato il tronco ed erano legati i rami fruttiferi. Il terreno veniva lavorato con la vanga e con la zappa.Dopo le diverse lavorazioni che caratterizzavano la coltivazione della vite, aveva inizio la vendemmia.  LA VENDEMMIA E LA LAVORAZIONE DEL VINO Durante la vendemmia i grappoli d’uva staccati dalle piante venivano deposti in delle ceste, poi versati nei “bigonci”: fusti in doghe di legno. Successivamente l’uva veniva trasportata nelle cantine e sottoposta alla pigiatura, cioè alla macinazione. 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 49: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

LA MIETITURA TRADIZIONALE Durante l’estate, quando le spighe di grano maturavano, si svolgeva la mietitura. Veniva effettuata con la “falce messoria”, detta “sarrecchia”.Il lavoro della mietitura richiedeva molta manodopera familiare. Per svolgere quest’attività erano previsti tre ruoli: il mietitore incaricato di tagliare le messi, il legnatore che le sistemava sul campo e le spigolatrici che radunavano le spighe non utilizzate.Per realizzare la mietitura si procedeva nel seguente modo: avanti c’era il legnatore che doveva preparare il “barzu”, cioè mettere un po’ di spighe tagliate vicino alle radici. Il “barzu” era poggiato a terra e il mietitore vi   riponeva le spighe che aveva tagliato, poi il legnatore lo chiudeva e formava una “gregna”. Poi si procedeva alla realizzazione delle “casole”, disposte lungo una linea della misura del campo mietuto.Le “casole” erano poi smontate e preparate per la trebbiatura.L’ultimo procedimento era la spigolatura, che veniva effettuata dalle donne e dai bambini.  LA TREBBIATURA TRADIZIONALE La trebbiatura conclude il ciclo della coltivazione dei foraggi e dei cereali. A Nazzano per trebbiare il grano, le biade e l’avena, si contava sul lavoro dei cavalli a coppia, che pestavano le spighe provocando la fuoriuscita dei chicchi.Dopo che i chicchi erano separati dalle spighe venivano ammassati sull’aia e sottoposti a ventilazione.Nelle giornate in cui spirava il vento, i chicchi venivano lanciati in aria, in modo che ricadessero senza polvere sulla paglia. Il piano del setaccio poteva essere sostituito a seconda del tipo di cereali.Solo nei primi del Novecento a Nazzano si diffuse la trebbiatura meccanica.

       

Adriana Paltrinieri 2004

Page 50: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

L’ABBAZIA

DI SANT’ANDREA

IN FLUMINE

PONZANO

Adriana Paltrinieri 2004

Page 51: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

L’ABBAZIA DI S, ANDREA IN FLUMINELE FONTI STORICHE

• L’ Abbazia di S. Andrea in Flumine sorge alle pendici del monte Sant’ Angelo di Ponzano, su di un rialzo che le rende ben visibile.

• Rimane incerta l’ origine del complesso abbaziale di S. Andrea. Infatti la chiesa sarebbe stata fondata nel VI secolo da Galla, figlia di Simmaco, mentre il monastero sarebbe stato edificato nell’ VIII secolo da Carlomanno, fratello di Pipino il Breve e dal 747 monaco del Soratte, ove si era rifugiato dopo aver abbandonato la vita politica.

• L’abbazia, comunque, era tenuta e quasi sicuramente fondata da benedettini che, come rilevano alcuni resti di epoca romana, andarono ad occupare un precedente insediamento romano posto in relazione con il vicino porto fluviale. Il monastero assunse il controllo dei traffici commerciali e del servizio dei traghetti, quindi fu munito di una cinta fortificata, di cui resta solo una torre successivamente trasformata in campanile.

• Originariamente dedicato ai SS. Pietro, Benedetto e Andrea, il monastero ha conservato solo il nome di S. Andrea, con l’appellativo “de Monte Soracte”, significativo circa gli stretti rapporti esistenti tra i due cenobi. Ha in seguito prevalso la denominazione “in Flumine” per il più preciso ed immediato riferimento topografico al vicino Tevere.

• Nel IX secolo S. Andrea viene ricordato come un monastero imperiale insieme a S. Maria di Farfa e a S. Salvatore di Rieti dal “Libellus de imperatoria potestate in urbe Roma”.

• Alberico II, per ripristinare la disciplina monastica, nominò abate un certo Leone, prete e medico della chiesa dei SS. Apostoli a Roma. Dapprima Leone fortificò S. Andrea ove risiedette e costruì tre torri all’ ingresso, rinnovando dalle fondamenta la chiesa insieme a quella di S. Angelo nel monte Grifianello, usando 42 libbre d’ argento.

• Nel 1291 vennero accordate indulgenze e di particolare interesse risulta la concessione della protezione pontificia.• Nel 1443 S. Andrea fu unita da Eugenio IV al monastero di S. Paolo fuori le mura, mentre all’ anno successivo risale la

remissione delle annualità non pagate fatte a favore della nostra abbazia dal cardinale Ludovico di S. Lorenzo in Damaso. • Dopo vent’ anni S. Andrea fu di nuovo e per l’ ultima volta coinvolto in un avvenimento storico di qualche rilievo: nel 1464,

infatti, vi alloggiò per breve tempo Pio II in partenza per la crociata, verso la fine del secolo.• Dopo l’ impegnativo intervento di bonifica e restauro del 1765, nel 1836 “la Badia” è citata come unica “chiesa umida” di

Ponzano “per esservi intorno del terrapieno”.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 52: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

• LA CHIESA

• Il tratto del muro di cinta e l’unica torre superstite sono gli elementi che immediatamente si impongono all’attenzione del visitatore, con una struttura formata in prevalenza da conci squadrati in modo irregolare, accanto ai quali compaiono anche blocchi di tufo e di travertino più evidenti nella torre.

• Nell’abside maggiore, come nelle altre absidiole laterali, la muratura in opera laterizia, che è completamente di restauro in quella sinistra, insiste su uno zoccolo in blocchi di calcare e di altezza non uniforme, che si prolunga oltre l’attacco dei muri perimetrali. Le pareti esterne come nelle chiese medievali romane terminano con una cornice a denti di sega, arricchita nei muri della navata mediana da una cornice a medaglioncini in marmo ricorrente anche nell’abside maggiore.

• La parte terminale dell’edificio è in opera laterizia, mentre la prima è costruita in blocchi di tufo nella zona inferiore e di opus mixtum formato da tuteli alternati a tre file di mattoni nella superiore.

• La parte terminale di S. Andrea è stata effettuata a decorazione cosmatesca risalente alla metà circa del XII secolo, probabilmente contemporaneamente al cosiddetto jubè, elemento architettonico documentato fin dal 1189.

• Dopo la chiusura dell’ingresso principale e l’occultamento della facciata da parte di un edificio che vi si è addossato, all’interno si accede attraverso una porta aperta sul fianco sinistro, munita di quattro gradini per superare il dislivello tra il piano di campagna e la quota più bassa del pavimento della chiesa. Come soglia è stata ripiegata, capovolta, una lastra forse di architrave con un pregevole fregio di cerchi annodati tra loro, internamente campiti da fiori a cinque petali lanceolati e con bottone centrale; negli spazi di risulta si dispongono in modo simmetrico fiori di giglio. Datata alla metà del IX secolo, la cultura è pertinente alla decorazione altomedievale dell’edificio più antico, cui si ricollega anche il frammento di pluteo inserito nel pavimento antistante l’apertura al centro del portichetto. La decorazione consiste in maglie quadrate, annodate e racchiudenti, in ordine alternato, foglie di vite e grappoli d’uva.

• Attraversata la navata sinistra, si passa a quella centrale separata dalla prima tramite tre colonne e due semicolonne di granito, che, coronate da capitelli corinzi e ionici di epoca medievale, sono raccordate da arcate.

• Identica a quella della navata sinistra era la soluzione architettonica sul lato opposto, ove le quattro arcate corrispondenti, private delle colonne e dei capitelli, sono state chiuse da un muro continuo, che dopo il primo crollo della metà della navata destra è diventato il muro perimetrale della chiesa.

• Il jubè chiude sul quarto lato la navata centrale: si tratta di una galleria su archi e con funzione di pulpito, ove prima della lettura del Vangelo il decano recitava lo Iube Domine benedicere ( “Ordina, o Signore, di benedire” ).

• Alcuni elementi sono di reimpiego, infatti lo denuncia la diversa qualità del marmo delle colonne unitamente alle differenti caratteristiche tecniche e stilistiche dei capitelli, il cui tipo si diffonde a Roma ed a Ostia a partire dal IV-V secolo d.C.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 53: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

• (Segue: “Sant’Andrea in Flumine”)

• Degli altari, purtroppo e ingiustificatamente demoliti nel corso del restauro di S. Andrea, rimane la documentazione fotografica, precedente l’inizio dei lavori, ove sono visibili i paliotti cosmateschi inseriti in seguito ed in modo arbitrario nel pavimento della navata centrale.

• Il pavimento è rivestito in opera cosmatesca molto frammentaria e caratterizzata da una certa incoerenza degli schemi decorativi delle lastre.

• Segue in direzione dell’abside il motivo dei dischi posti verticalmente ed intrecciati tra loro. Al di sopra del gradino della porta del jube l’opera musiva della seconda parte della navata maggiore si presenta come un insieme più organico anche se non esente da restauri e da manomissioni.

• L’opera musiva cosmatesca, che si distingue per una certa finezza di esecuzione, è esemplarmente conclusa dal presbiterio molto sopraelevato, delimitato da una recinzione e ornato in modo altrettanto ricco.

• Più connesso al problema delle fasi costruttive dell’edificio è la cronologia del pavimento del portichetto, che, come detto, sembra il risultato di alterazione e di restauri attuati specialmente in conseguenza dell’aggiunta del jubè, il quale a sua volta è all’origine del prolungamento della chiesa.

• Una colomba di profilo a destra e graffita in modo schematico precede la seconda iscrizione datata al 446 d.C. dalla menzione dei consoli e, come suggerisce la parte iniziale superstite dal nome del defunto, dedicata ad un Paulus o Pascentius o altri simili.

• Carica di incognite sul contenuto e sull’epoca è la presenza infine di graffiti in caratteri corsivi sulla lastra orizzontale dell’altare segnalati dal Tomassetti: “hic recquiescit in pace ecclie(…) in (…) = Qui riposa in pace …) Tuttavia la posizione marginale e le dimensioni delle lettere non sembrano deporre a favore dell’antichità dei graffiti, che potrebbero risalire ad epoca medievale.

• Immediatamente al di sotto dell’altare e a somiglianza di tante altre chiese, tra cui il già menzionato duomo di Fermentino, è la fenestella confessionis: una apertura ad arco incorniciata da una fascia con numerose modanature, i cui angoli di risulta superiori sono occupati da due rosette a quattro petali sovrapposti e inscritte in un cerchio.

• Più tarda e attribuita al XV secolo è la decorazione pittorica dell’abside maggiore, ove è affrescata la Resurrezione.• Per completare infine la ricognizione fin cui compiuta nella chiesa di S. Andrea, bisogna ricordare alcuni elementi ad essa

pertinenti ed utili per chiarirne in qualche modo le vicende ma che sono scomparsi oppure sono stati trasferiti altrove. Ai primi spetta la campana del 1209 ricordata in precedenza, come anche una tavola del soffitto della chiesa recante un’epigrafe frammentaria dipinta del 1451.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 54: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

LA TORRE CAMPANARIA

La torre è una struttura formata in prevalenza da conci squadrati in modo irregolare, accanto ai quali compaiono anche blocchi di tufo e di travertino.

La campana dell’Abbazia risale al 1209.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 55: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

L’ESTERNO DELL’ABBAZIA DI SANT’ANDREA IN FLUMINE

Questa parte esterna è stata costruita con il materiale proveniente da Orte invece che da Fiano, visto che attraverso il fiume era più semplice trasportarlo seguendo la corrente.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 56: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

I RESTI DELLA VILLA ROMANA

Fuori dell’ Abbazia sono presenti reperti di una villa Romana, tra cui il mosaico che non avendo possibilità economiche per mantenerlo, è stato ricoperto con uno strato di cemento. si distingue anche un ambiente probabilmente adibito a terme.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 57: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

LA PAVIMENTAZIONE

I pavimenti sono stati costruiti con intarsi di marmo pregiato, secondo lo stilecosmatesco. il nome deriva dalla famiglia dei Cosmati che nel secolo scorso si credeva avessero inventato questa tecnica marmorea. L’arte cosmatesca èun’ornamentazione tipica del Lazio che risente dell’influsso bizantino e arabo proveniente dall’Italia meridionale

Adriana Paltrinieri 2004

Page 58: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

I CAPITELLI

I capitelli sono costruiti con materiale di risulta, lavorati secondo lo stile del tempo.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 59: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

JUBE’

Questa struttura viene chiamata jubè, una parola derivante dal latino, ed è una decorazione medievale successiva, risalente al 1189. Infatti oltrepassandolo, sia sulla parete destra che su quella sinistra sono ancora visibili tracce di affreschi molto antichi.Si tratta di una galleria su archi e con funzione di pulpito, ove prima della lettura del Vangelo il decano recitava lo “Iube Domine benedicere”.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 60: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL BALDACCHINO

La foto raffigura il baldacchino che si trova sull’altare. Dietro, nell’abside, si trova un affresco che risale probabilmente al tardo XVI secolo. Intorno, invece, figurano delle grottesche, ossia disegni a motivi floreali e fantasiosi ispirati a quelli dell’arte romana. Si chiamano così perché i primi furono ritrovati a Roma, intorno al XVI secolo, durante gli scavi dellaDomus Aurea, ormai ridotta a “grotte”.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 61: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL SOFFITTO

Il soffitto è a capriate ed è stato restaurato recentemente.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 62: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

RAFFIGURAZIONE ALTOMEDIOEVALE

All’interno dell’Abbazia molte parti sono state costruite utilizzando materiale di recupero. In un tratto del pavimento, ad esempio, sono inseriti blocchi di pietra decorata di epoca altomedievale, come quello raffigurato nella foto.Tale raffigurazione consiste in maglie quadrate, annodate e racchiudenti, in ordine alternato, foglie di vite e grappoli d’uva, datata alla metà del IX.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 63: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

In una sala del convento, un tempo probabilmente adibita a refettorio, si puòancora vedere una fossa dove prima veniva gettata l’acqua.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 64: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

LA CHIESA DI SANT’EGIDIO

FILACCIANO

Adriana Paltrinieri 2004

Page 65: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL CAMPANILE DI S. EGIDIO Sulla parete posta a nord, è presente un piccolo campanile a vela, con archetto, realizzato in epoca posteriore rispetto all’ edificio, come è avvenuto in gran parte delle chiese rurali del Medioevo; esso risale al XII secolo.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 66: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

L’ABSIDE DI SANT’EGIDIO

L’altare fu costruito nel 1600; nell’abside sono presenti affreschi che rappresentano Dio con gli Apostoli ed altre persone vestite con ricchi abiti ed ornamenti. La chiesa è stata costruita su un eremo e sopra l’ entrata, dall’interno, si possono scorgere tre oculi che oggi sono stati chiusi.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 67: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

CAPPELLA

La cappella è stata realizzata nel XVII secolo, era interamente affrescata, ma oggi gli affreschi non sono più visibili.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 68: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

EDICOLA DI SANT’EGIDIO

Di fronte alla cappella c’ è l’ edicola di S. Egidio che risale al 1700; lo stile dell’affresco è molto differente, infatti, da quello degli affreschi dell’abside e delle altre pareti, che sono precedenti.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 69: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

GLI STEMMI Non sono state trovate precise informazioni su questi due stemmi, ma sul libro di Filacciano abbiamo individuato due stemmi in cui sono presenti una mezza luna e un drago che sono simili a quelli delle foto ma non uguali.Lo stemma con la mezza luna corrisponde a quello della famiglia Muti Papazzurri, mentre quello con i draghi è quello della famiglia del Drago.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 70: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Adriana Paltrinieri 2004

Page 71: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

INTERVISTA Il fiume negli anni passati

  Fino a quando si poteva fare il bagno nel Tevere?Fino a prima che facessero la diga. C’erano posti sconsigliati? Perché? C’erano posti sconsigliati perché il livello del Tevere era molto elevato in alcune zone, quindi anche se in altre zone era più basso, non ci si poteva fidare in quanto si sarebbe potuto sprofondare nella parte alta. Ricorda di inondazioni? Che danni hanno arrecato?Negli anni ’50 il fiume straripò e inondò le pianure. Dove lavorava?Lavoravo in campagna. A che età ha iniziato a lavorare?Ho iniziato a lavorare a quindici anni. Vent’anni fa si poteva bere l’acqua del Tevere?No. C’erano dighe o sbarramenti prima che venisse costruita quella attuale?No, non ce n’erano. Nel Tevere pescavano molte persone?Sì, tutti pescavano. In che modo?Ci si arrangiava con i tramagli e le reti. Che tipi di pesci si pescavano?Rovelle e carpe. 

 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 72: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Si pescava solo per consumo personale o anche per vendere il pesce?Solo per consumo personale, per mangiare perché non c’erano soldi per comprarsi il cibo.

Per pescare ci voleva la licenza?C’è sempre voluta, però pescavano lo stesso anche senza licenza. Quando ha cominciato a scarseggiare il pesce?Per un guasto ad una fabbrica di concimi vicino a Terni il fiume si era inquinato e quindi non si poteva più pescare e questo accadde dopo l’inondazione. Pescavano solo gli uomini?Sì, perché le donne lavoravano in casa.

 C’erano dei battelli diversi?C’era una barca che faceva attraversare il fiume perché il ponte Montorso era interrotto. Quanto costava il biglietto?Negli anni Quaranta costava 50 lire. Che cosa trasportavano le imbarcazioni?In tempo di guerra i Tedeschi portavano viveri e armi, mentre in tempo di pace usavano le imbarcazioni solo come mezzo di trasporto. Quanto tempo ci voleva per guadagnare la cifra del costo del biglietto?Serviva una giornata intera di duro lavoro.   

Adriana Paltrinieri 2004

Page 73: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

INTERVISTA

Ho intervistato il proprietario del negozio di ferramenta di Nazzano, il sig. R. L., che è un profondo conoscitore della storia di Nazzano e del rapporto tra il paese ed il suo fiume. Domanda: C’è mai stata una fornace vicino al nostro paese?Sì, se non ricordo male si trovava sotto al ponte dell’autostrada. Sa cosa fabbricavano all’epoca?Sì, fabbricavano mattoni. Sa per caso qual era il procedimento per preparare i mattoni?Si raccoglieva l’argilla, che veniva mescolata con l’acqua. Ci sono, infatti, delle colline argillose da cui si estrae l’argilla per fare materiali edili. Quando l’impasto era pronto, si disponeva nello stampo per fargli prendere la forma; una volta seccato, si estraeva il mattone ottenuto dalla forma e lo si cuoceva.

Quanta gente lavorava alla fornace?Non ricordo con precisione il numero, comunque gli operai lavoravano dall’alba al tramonto e si davano il cambio.

Quando è stata chiusa la fornace? La fornace è stata chiusa negli anni ’60. Ci sono mai state inondazioni del Tevere?Sono sicuro di sì, però non mi ricordo quando.

 C’era una parte del fiume in cui non si poteva fare il bagno?Sì, un posto in cui non si poteva fare il bagno si trovava vicino al mulino. Era vietato perché il mulino poteva essere pericoloso.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 74: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Sa dirmi fino a quando si è potuto fare il bagno nel fiume?Mi ricordo che fino a 20 anni fa si poteva fare il bagno. C’erano dei canali? No, non ci sono mai stati dei canali. Che cosa si coltivava prevalentemente nei campi?Il grano, il granturco, la biada. Le coltivazioni di un tempo sono le stesse di oggi o sono cambiate?Sono cambiate perché oggi le tecnologie sono diverse.  Come mai a Nazzano oggi alcuni prodotti di Campo Nazzano vengono distribuiti tra la popolazione?C’era la proprietà dell’Università Agraria che veniva ripartita tra vari utenti e ognuno coltivava il pezzo assegnatogli. Ancora oggi, in base agli usi civici, ogni utente ha diritto ad una parte del raccolto. Quali lavori di un tempo oggi sono scomparsi?Sicuramente tutti quei piccoli lavori artigianali che oggi sono stati sostituiti dalle lavorazioni industriali. Come sono cambiate le abitazioni?Prima dentro una casa abitavano molte persone, essendo le famiglie più numerose. Nelle case c’erano solo gli arredi indispensabili, perché c’era molta povertà e, per riscaldarsi o cucinare, esistevano solo camini e stufe a legna.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 75: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

INTERVISTA A GIOVANNI 

Intervistando il signor Giovanni Tascioni, di anni 85, abbiamo ricavato molte informazioni sulla prigionia dei Tedeschi.Lui ha vissuto la sua prigionia tedesca come internato.Partì dal suo paese l’11 Gennaio del 1941 per Perugia. Da lì, per mezzo di una nave, arrivò in Grecia a Tripolis, come soldato, per occuparla, visto che il 25 aprile 1943 l’Italia aveva firmato l’armistizio. In seguito lo condussero in Germania nella periferia della città di Berlino.Da lì la mattina alle 8.00 venivano caricati su un camion e portati a lavorare fino alla sera dove le bombe della guerra avevano distrutto la città. Il sabato lavoravano fino alle 12.00, mentre la domenica era un giorno festivo. Se qualcuno si rifiutava di lavorare o sbagliava qualche cosa, veniva punito.Negli accampamenti c’erano anche delle infermerie per chi aveva bisogno di curarsi.I prigionieri dormivano in piccole baracche di legno in 15 persone; i servizi igienici si trovavano al di fuori delle stanze e se ci si voleva lavare bisognava farlo con acqua fredda. Nelle baracche veniva accesa una piccola stufetta a carbone per riscaldare l’ambiente.La famiglia del signor Giovanni non aveva avuto notizie di lui per cinque anni, poi fortunatamente una persona di Ponzano, grazie alle radio, ascoltò il suo nome visto che lui era riuscito a contattare gli Americani e in poco tempo riuscì a farlo tornare a casa.

     

Adriana Paltrinieri 2004

Page 76: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

INTERVISTA A ROSA 

Nel ’40-’41 Filacciano era occupato dai Tedeschi, che facevano violenze contro la popolazione. Li derubavano di tutto, soprattutto del cibo e molti bambini morirono di fame.Una sera d’inverno, racconta Rosa, dopo aver sfondato la porta, i Tedeschi occuparono la sua casa e le rubarono coperte, lenzuola e vestiti. La mattina seguente trovarono la cantina aperta e si accorsero che avevano preso anche il vino e l’olio.Tutti a Filacciano avevano paura e coloro che cercarono di liberare il paese vennero uccisi senza pietà.Ogni tre mesi i soldati si davano il cambio, ma quando, dopo nemmeno 12 ore, tornavano, incutevano il terrore tra la gente.A causa dei bombardamenti non c’era più né l’elettricità, né l’acqua, così per riscaldarsi o per cucinare quel poco che si aveva, bisognava, senza farsi vedere dai Tedeschi, raccogliere la legna e prendere l’acqua nei piccoli ruscelli del bosco.A quell’epoca Rosa aveva 12 anni e la cosa che più le è rimasta impressa è quando, a causa di alcuni partigiani che avevano ucciso un sodato, i Tedeschi volevano sterminare il paese e lei e la sua famiglia dovettero rifugiarsi nelle grotte del bosco per diversi giorni. Finalmente, dopo tante sofferenze, nel maggio del ’44, il paese fu liberato dagli Americani e un po’ alla volta la popolazione iniziò a riprendersi ma, conclude Rosa, non è stato facile ricominciare con tutte le sofferenze e i morti che ci sono stati.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 77: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Intervista a mia nonna di 78 anni sulla II guerra mondiale

1-        1) Quanti anni avevi quando scoppiò la II guerra mondiale? Avevo 14 anni.

2) Dove vivevi da giovane? Ho sempre vissuto qui a Filacciano. 2-        3) Dove vi rifugiavate quando il paese veniva bombardato? Ci rifugiavamo dentro a delle grotte scavate da noi in un bosco poco distante dalle nostre case. 3-       4) Hai avuto dei famigliari morti durante la guerra? Si, un mio cugino che aveva 30 anni e che è morto perché bombardato dai Tedeschi. 4-      5) Come venivate trattati dai Tedeschi? Dai Tedeschi venivamo maltrattati e se venivano nelle nostre case si prendevano tutto ciò che trovavano per mangiare, lasciando noi senza cibo. 5-      6) Sei stata mai aggredita dai Tedeschi? Sì, un pomeriggio, mentre tornavo a casa, sono stata mitragliata dagli aerei dei Tedeschi che passavano sopra di me, ma per fortuna sono riuscita a fuggire schivando i colpi degli aerei.

6- 7) Provi ancora paura ricordando quell’episodio, oppure come ti sentisti allora? Allora appena mi assalirono ero molto spaventata, ero rimasta senza respiro. Oggi, come ci ripenso rabbrividisco solo al pensare a quel brutto pomeriggio piovoso in quel clima di guerra ed è normale che ancora oggi ripensando ad esso abbia paura. 7- 8) Avevi qualche parente o conoscente che ha partecipato alla guerra? Sì, molti miei parenti hanno partecipato alla guerra, tra cui un mio cugino molto giovane e un mio zio. 8- 9) Come vivevano in guerra questi tuoi parenti? Vivevano malissimo, infatti se tornavano a casa, le loro condizioni igieniche erano pietose: tornavano affamati e con pidocchi che poi venivano trasmessi a tutti noi e l’unica cura per farli andare via era l’aceto.    

Adriana Paltrinieri 2004

Page 78: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

    

(segue: intervista a nonna A.)

11-  C’era elettricità nelle vostre case durante la II guerra mondiale?No, nelle nostre case non esisteva elettricità, infatti per illuminare le stanze utilizzavamo lumini ad olio.  

12- Vi erano elettrodomestici?No, non esistevano elettrodomestici, infatti per cucinare utilizzavamo i camini e per stirare i ferri da stiro a carbone.

 13- Come si faceva il caffè?Il caffè si faceva tostando semi d’uva o un certo tipo di ghiande oppure la cicoria, che poi venivano macinate e messe nella caffettiera.

14- Quali erano i mezzi di trasporto? I mezzi di trasporto che avevamo erano: carri trainati da asini o cavalli, biciclette e qualche motocicletta. Le macchine erano un lusso che potevano permettersi solo i più ricchi, infatti a Filacciano erano pochissime.

 

15- C’erano strade asfaltate?Sì, le strade asfaltate c’erano ma solo all’interno del paese, il resto erano tutte in terra battuta.

 

16- C’era il coprifuoco?Sì, iniziava appena faceva buio, allora bisognava spegnere tutte le luci, altrimenti c’era il rischio di essere bombardati dagli aerei che sorvolavano il paese.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 79: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

INTERVISTA A NONNA C.

QUANTI ANNI AVEVI QUANDO SCOPPIO’ LA SECONDA GUERRA MONDIALE?Avevo sette anni. IN CHE MODO MANGIAVATE ?Mangiavamo solo le patate perché potevamo coltivarle, il sale non c’ era e il pane era di farina di polenta.  PER MANGIARE USAVATE LA TESSERA ANNONARIA? CHI VE LA FORNIVA ?Sì, la usavamo, ma essendo una famiglia numerosa il cibo non bastava e io siccome ero molto piccola non ero al corrente di chi ce la forniva. L’ HAI CONSERVATA?No perché non sarebbe stato un bel ricordo. A PONZANO I TEDESCHI AVEVANO DELLE BASI?Qui nel posto no, ma essendoci il fiume transitavano tramite delle barche. COME SI COMPORTAVANO CON VOI I TEDESCHI?Ci prendevano tutto l’ oro che possedevamo e il rame che era un materiale molto pregiato e per quello che mi ricordo mia madre poneva l’ oro, persino le fedi, in un sacchetto che nascondeva sotto terra. Ma non tutti, alcuni erano buoni, forse per ottenere i consensi, infatti ci regalavano la cioccolata e delle caramelle e ci sorridevano con una carezza. DOVE PRENDEVATE L’ ACQUA?Ci fornivamo di acqua sorgiva che si trovava solo nelle campagne. LA SERA COSA USAVATE PER ILLUMINARE LA CASA?Usavamo la cendilena a carburro che era un materiale molto costoso e che perciò usavamo molto poco. DOVE CUOCEVATE IL CIBO?Lo cuocevamo sul fuoco del camino.

 QUALI ERANO I MEZZI DI COMUNICAZIONE?Chi se lo poteva permettere viaggiava con l’ asino, ma più frequentemente si andava a piedi. 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 80: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

 NEL PAESE SI ERANO FORMATI GRUPPI DI PARTIGIANI?Sì, molti. Ma sfortunatamente sono stati uccisi dopo essere stati catturati dai Tedeschi. A loro è stato dedicato il monumento ai caduti di Ponzano, infatti da noi combattevano partigiani di altri paesi.

 

DOVE SI RIFUGIAVANO I PARTIGIANI?Molto spesso si rifugiavano nelle stalle o nelle case dei cittadini e a volte mio padre gli dava da mangiare.

 

PERCHE’ FACEVA QUESTO?Perché così sarebbero sopravvissuti per combattere contro i Tedeschi.

 CI SONO STATE LOTTE TRA PAESANI PER OPINIONI DIFFERENTI?Sì, infatti alcuni erano diventati fascisti e si divertivano con le persone con l’ olio di ricino.

 

CI SONO STATI BOMBARDAMENTI?A Ponzano no, ma alla stazione di Stimigliano,.

 QUALI SONO STATE LE CONSEGUENZE?Le schegge sono arrivate fino qui, ma fortunatamente non hanno colpito nessuno.

 

QUANDO VENIVATE BOMBARDATE DOVE VI RIFUGIAVATE?Ci rifugiavamo nelle grotte o nelle “forme”, ossia fosse scavate nel terreno delle campagne.

 

ESISTEVANO DIFFERENZE TRA CAMPAGNA E CITTA’ ?Nelle città da mangiare ce n’era molto poco, mentre nei paesi si poteva coltivare un piccolo pezzo di terra con quel che si aveva o si poteva.

 QUANDO SONO ARRIVATI GLI AMERICANI ERAVATE CONTENTI?Sì, moltissimo , perché sapevamo che eravamo stati finalmente liberati. 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 81: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

INTERVISTA AL SIGNOR F.  

Quest' uomo, F. A., ha circa 82 anni e ha vissuto la guerra. Quando arrivarono i Tedeschi lui si trovava a Roma per lavoro e si ricorda ancora dell'attentato di via Rasella, dove un tedesco venne ucciso da un bidone per i rifiutie per ogni tedesco che si uccideva venivano ammazzati dieci italiani.Poi 365 italiani furono portati nelle fosse Ardeatine, in una cava di pozzolana e fatti saltare in aria con delle mine.I suoi genitori vivevano a Torrita. Suo padre e i suoi coetanei lavoravano tutto il giorno nei campi e quando la sera tornavano a casa erano costretti a suonare il tamburello per il comando dei Tedeschi che si trovava in piazza. Il comando generale era a Filacciano, dove alcune persone del paese, ne catturarono alcuni e li gettarono vivi in un pozzo, senza mai farsi scoprire.Poi per 4 anni è stato fatto prigioniero. Prima l'hanno portato ad Atene, poi in Jugoslavia, dove venivano sottoposti a lavori massacranti, come costruire la rete ferroviaria, mangiando solo riso scotto e una pagnotta di pane in dieci.Da lì, lui e tutti gli altri sono stati costretti ad andare prima a Belgrado poi a Vienna a piedi, in un campo di concentramento dove dovevano scavare a mano un grande fosso anticarro.Dopo qualche mese vennero trasferiti in Austria, dove trovarono degli Americani che li riportarono in Italia. Adriana Paltrinieri 2004

Page 82: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Intervista alla Sig. C. A.  Che cosa mangiavate durante la guerra?Durante quel periodo noi mangiavamo per lo più ortaggi e cereali che si coltivavano in campagna,e molti allevavano anche maiali e galline. Non molti producevano del pane proprio, mio padre andava con l’asino fino a Monte s. Giovanni, dove c’erano alcuni parenti che producevano il pane, impiegava tre giorni per andare e tornare.  Dove prendevate l’acqua per bere?L’acqua per il fabbisogno delle famiglie si poteva prendere nelle fontane comunali, perché nelle case non c’erano ancora le condutture idriche. Dove lavavate la biancheria?Noi di Torrita andavamo ai lavatoi comunali in località “La Forma”, che era abbastanza distante dal paese; io ricordo tutte quelle donne con le bagnarole di metallo sulla testa colme di panni. C’era l’energia elettrica?Solo le strade del paese erano illuminate dall’energia elettrica, in casa venivano utilizzate lumi a petrolio e candele. Come vi spostavate?Se non si voleva andare a piedi, l’unico mezzo di trasporto erano I carri trainati dai buoi. Hai conosciuto qualche partigiano?Ne ho conosciuti diversi.

Dove si nascondevano?Si nascondevano nei boschi, ma molti di loro si spostarono sulla montagna di Tancia che si trova alle spalle del paese di Poggio Catino; ricordo che alcuni di loro furono catturati dai Tedeschi e furono fucilati, infatti, in quel posto oggi c’è un monumento.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 83: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

(Segue: intervista alla signora C. A.)

A Torrita dove si insediarono i Tedeschi?I Tedeschi avevano occupato due casolari, uno in località “Cisterne” ed uno in località “Monti”, in questi due nuclei abitativi avevano stabilito il quartier generale e di giorno andavano a mangiare nelle tre trattorie che c’erano a Torrita. Come passavi le giornate?Io dalla mattina alla sera trascorrevo le mie giornate a svolgere insieme ad i miei genitori i lavori nei campi, ed accudivo il bestiame,mentre le mie sorelle svolgevano i lavori di casa.Alla sera vendevo il latte che mungevo il giorno ai miei compaesani. Avevi paura dei bombardamenti?Sì, avevo molta paura, infatti, come sentivo il rumore degli aerei cercavo di trovare riparo nelle grotte che erano state ricavate nel bosco sottostante il nostro terreno; una volta mi trovavo a mangiare delle ciliegie sull’albero, quando all’improvviso ho sentito il rumore degli aerei e dalla paura sono caduta dall’albero. A Torrita sono stati fatti dei prigionieri da parte dei Tedeschi?Sì, molti furono arrestati dai Tedeschi perché accusati di essere dei partigiani, e sicuramente sarebbero stati fucilati, se non fosse stato per l’intervento di un signore benestante di Torrita: il Senatore Del Bufalo, che era rispettato dai nazisti, convinse i tedeschi a non procedere nella esecuzione, giurando sulla sua persona che quei ragazzi non erano dei partigiani. 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 84: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Intervista a mio padre II guerra mondiale  1-Che cosa mangiavate?Chi stava in campagna, a differenza di chi stava in città, non aveva grandi problemi nel mangiare, si coltivava un po’ di tutto. 2-Per mangiare usavate la tessera annonaria?Sì, per avere generi di prima necessità. 3-Come si viveva?In povertà, quel poco che si aveva veniva preso dai Tedeschi. 4- Quale acqua si beveva?Bevevamo l'acqua dei torrenti, delle piccole sorgenti ecc., che allora era pulita. 5- Come illuminavate casa?Con il lume a petrolio 6- Quali mezzi di trasporto vi erano?Chi aveva la possibilità poteva avere una bicicletta, ma solitamente si andava a piedi o con un carro trainato da animali. 7- Come si comportavano i Tedeschi?Entravano nelle case e facevano razzia di tutto. 8- Esistevano gruppi di partigiani? C'era qualche partigiano, ma erano poco organizzati e soprattutto non si dovevano far scoprire dai Tedeschi. Adriana Paltrinieri 2004

Page 85: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

(Segue: intervista a mio padre)

9- Ci sono state lotte tra paesani?No, non ci sono state particolari lotte.   10-Ci sono stati bombardamenti?Sì, hanno bombardato maggiormente i punti strategici come il ponte sul Tevere, per far si che venisse rallentata l'avanzata Americana. 11- Dove vi rifugiavate, quando appunto c'erano i bombardamenti?Nelle tante grotte che ci sono tuttora a Torrita.  12- Quali punizioni venivano inflitte a chi non obbediva ai loro ordini?Con forza gli veniva fatto bere l'olio di ricino. 13- C'erano insediamenti Tedeschi?A Torrita non vi erano particolari insediamenti Tedeschi, il comando si trovava a Filacciano.  14- Conosci la leggenda del tesoro?So che al Monte Soratte c'erano delle grosse gallerie, chiamate polveriere dove i Tedeschi rifugiavano le loro armi e si parla di un certo tesoro, peraltro mai trovato, nascosto lì dai Tedeschi.

   Adriana Paltrinieri 2004

Page 86: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Inizia il benessere… 

Durante il secondo dopoguerra si cominciava a vivere discretamente, anche se molti ancora emigravano verso il Nord per andare a lavorare nelle grandi fabbriche come per esempio la F.I.A.T. (Fabbrica Italiana Automobili Torino). Un altro lavoro in cui molti uomini erano impegnati era la costruzione di autostrade come quella del Sole.   Nei nostri paesi, invece, si viveva così: di automobili a Torrita ce n’era una sola ed era di Antonio Morosini che era un tassista. Lui trasportava la gente per il paese o se qualcuno si sentiva male Morosini lo accompagnava nei paesi dove c’era l’ospedale o un ambulatorio, come a Poggio Mirteto.

A Filacciano , invece, il primo cittadino a possedere un’automobile fu il principe Del Drago, poi l’auto si diffuse anche tra gli altri cittadini. Le auto più diffuse erano le FIAT: le 500, le 600 e le Topolino, la Balilla e, successivamente, il Maggiolino; e ogni volta che si doveva andare a Roma, chi possedeva un’automobile avvisava tutto il paese.

A Nazzano le auto non erano presenti in tutte le famiglie e si usavano altri mezzi per spostarsi, come per esempio: la bicicletta e gli autobus che all’epoca trasportavano anche la posta.

Nel paese di Ponzano, la prima macchina fu acquistata dal signor Alessandro Moscatelli: era una FIAT. A Roccantica non si possedevano macchine, perché costavano molto. Al posto delle automobili venivano usati i muli che servivano per trasportare legna e per andare dal paese alla campagna.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 87: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Invece gli elettrodomestici arrivarono nelle case intorno agli anni ’60.A Torrita la prima televisione si trovava nella sezione del partito della Democrazia Cristiana; generalmente si poteva vedere un solo canale e la televisione era in bianco e nero.La prima televisione a colori a Nazzano era situata nella scuola comunale dove la gente si riuniva la domenica pomeriggio per seguire le partite. La lavatrice è stata un’innovazione per le massaie perché loro andavano a lavorare i panni a mano nelle fontane pubbliche, invece le prime lavatrici avevano un grande cesto chiuso con una manovella che si azionava a mano per far girare il cestello contenente i panni.  Invece, la radio era sicuramente più diffusa delle televisioni anche se non tutte le famiglie ne erano in possesso. La prima radio a Nazzano è arrivata intorno agli anni ’30 e in quell’epoca erano fatte a galena.La gente per vedere la tv la sera si riuniva nei bar o presso una famiglia ricca; a Filacciano, però, il primo e unico a possedere la tv fu il principe Del Drago che, tuttavia, non invitata nessuno nella sua dimora principesca. Invece, nel corso degli anni ’60 , la signora Giulia Bartolini riuscì con i propri risparmi e a comprare una televisione e ogni sera la gente del paese si riuniva nel salone della sua casa per assistere ai programmi più famosi: “Carosello”, “Lascia e raddoppia”, perché le abitazioni in campagna non potevano usufruirne.

Un’altra innovazione per comunicare fu il telefono. Le linee telefoniche , però, non erano state portate fuori dal centro paese. A Filacciano l’unico recapito telefonico del paese era quello di un signore chiamato Terenzio e chiunque voleva fare una telefonata si recava da lui.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 88: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

 

Iniziavano anche a diffondersi negozi.A Torrita nel dopoguerra c’erano alcuni negozi , 2 bar, una trattoria, sempre del signor Antonio Morosini, due macellerie, un negozio di abbigliamento e due o tre drogherie.

 Iniziano a comparire i primi cinema nei dintorni. Le sale cinematografiche del dopoguerra più vicine ai nostri paesi si trovavano a Fiano Romano e a Stimigliano, mentre nei piccoli paesi l’unico momento di svago si aveva il sabato sera quando ci si riuniva in sale da ballo; ad esempio, a Ponzano la sala si trovava proprio al centro del paese. Siccome questi luoghi generalmente erano piccoli, bisognava rispettare dei turni e perciò si distribuivano dei laccetti colorati da legare al polso; così, per esempio, al primo turno entravano coloro che portavano il colore rosso, al secondo quelli col colore blu, e così via.

Nelle case non c’era l’acqua corrente, quindi bisognava andare a prenderla in qualche fontana. Per avere acqua calda, la si riscaldava sulle stufe a legna.Non c’erano veri e propri bagni, come li abbiamo noi oggi. Quando, però, ve ne erano, venivano ricavati dal ballatoio o dal terrazzino e i servizi consistevano in una tazza e un lavandino, quando arrivò l’acqua corrente. Non esisteva una vera e propria rete fognaria e tutto veniva scaricato nei campi. Per fare il bagno si usavano tinozze di plastica riempite con l’acqua presa alle fontane e riscaldata sulle stufe a legna.Per riscaldare il letto si usava uno scaldino di metallo, contenente le braci ardenti: si posizionava sotto le lenzuola che restavano sollevate, per non essere bruciate, da un arco di legno.Dopo la guerra la popolazione dei nostri paesi è aumentata: a Torrita, per esempio, nel 1955 sono nati circa 109 bambini.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 89: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Adriana Paltrinieri 2004

Page 90: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

GLI ORTI 

Chi possiede un orto?La maggior parte degli abitanti dei nostri paesi hanno l’orto.Tutti i nonni ne possiedono almeno uno. Tra le nostre famiglie 5 ne possiedono più di uno e qualcuno in società con i parenti. Quali dimensioni hanno gli orti?In media sono grandi tra i 50 e i 100 mq, ma qualcuno arriva a misurare anche a 300 mq. Nell’orto lavorano di più gli anziani o i giovani?Vengono lavorati soprattutto dagli anziani o da persone di mezze età (50 anni). Raramente i giovani si prestano a questo lavoro, perché troppo impegnativo. L’orto deve essere curato tutti i giorni? La lavorazione dell’orto, richiede circa 3 ore se è il momento di vangare e seminare , altrimenti 1 ora e 30 o 2 . Alcuni anziani,però, considerano questo lavoro un passatempo, quindi trascorrono nell’orto l’intera mattinata. A volte vi si allevano anche piccoli animali , per cui bisogna andare ad accudirli due volte al giorno. Ci sono, tuttavia, momenti preferenziali per lavorare l’orto. D’estate è meglio lavorare l’ orto la mattina presto e la sera tardi, perché se si irriga con il sole le piante si bruciano. D’inverno si irriga solo quando è necessario, preferibilmente la mattina o il primo pomeriggio, altrimenti si corre il rischio di gelate.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 91: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Come è nata la tradizione tra le famiglie di possedere un orto?Anticamente i prodotti dell’ orto davano sostentamento alle famiglie. Soprattutto durante l’ultima guerra mondiale, qualcuno, se ne era sfornito, acquistò l’orto perché era l’unico modo per avere il fabbisogno quotidiano.  Quali vantaggi e svantaggi comporta il possesso di un orto?I vantaggi e gli svantaggi che comporta sono: si possono avere prodotti freschi e genuini, però bisogna lavorare la terra tutti i giorni o affidarla a parenti se ci si assenta per brevi periodi.  Quali tecniche vengono adoperate per la coltivazione oggi? E nel passato?Chi possiede tanta terra usa il trattore, ma generalmente si adoperano gli strumenti del passato, ossia vanghe e zappe.Rispetto al passato, però, oggi si usano anche motozappe e falciatrici.In alcuni orti sono state realizzate delle piccole serre per riparare gli ortaggi dal freddo invernale. Nel passato, invece, non esistevano le serre, perché si coltivavano i prodotti a seconda del clima e delle stagioni.Oggi negli orti non viene utilizzata l’irrigazione a tempo, come avviene nei campi coltivati.In passato i campi si irrigavano utilizzando l’acqua di piccole sorgenti naturali; inoltre si cercava di raccogliere in serbatoi l’acqua piovana, che nei momenti di siccità si usava per irrigare.A volte vi erano dei piccoli pozzi costruiti a mano con poca acqua, oggi, invece, i sistemi di irrigazione sono molto sviluppati, vengono costruiti pozzi con facilità, molto profondi, con acqua abbondante, che viene portata in superficie grazie a pompe a motore elettrico.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 92: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

I prodotti coltivati sono sempre rimasti uguali nel tempo? Generalmente si continua a coltivare gli stessi prodotti di un tempo, anche se oggi esistono nuovi incroci, ad esempio i mandaranci, derivati dall’ incrocio di arance e mandarini. Come una volta si continua a fare gli innesti per avere una maggior varietà di prodotti.  Esistono erbe o piante particolari che crescono in questa zona?In questa zona cresce molto bene la cicoria che è un tipo di verdura facilmente individuabile nei terreni incolti. Qualcuno, però, la coltiva anche nell’ orto, insieme alla bieta, ai fiori di zucca, alle puntarelle e ad altri ortaggi. Una pianta particolare è alta circa 20 cm, con foglie verdi lunghe e spinose. Produce dei piccoli fiori blu che si possono mescolare all’ insalata.  Quali piante si coltivano maggiormente nell’orto? I prodotti coltivati nell’orto variano a seconda delle stagioni. In primavera si coltivano le zucchine, il basilico, i pomodori, una varietà di piselli, gli spinaci, l’insalata, le carote, i fagioli e i finocchi. In autunno, invece, i broccoli, le fave, i broccoletti e ancora i finocchi. L’orto si lascia in genere a riposo in estate ed inverno, stagioni in cui è difficile coltivare la terra. Tuttavia alcuni seminano alcuni tipi di insalata in estate e, in inverno, le fave e le patate.Il lavoro dell’orto ha, comunque, una scansione mensile. A gennaio si vanga e concima la terra; con la luna calante e al riparo si seminano i piselli, il prezzemolo, le cipolle agostane, il sedano, la lattuga, l’indivia, la scarola e l’aglio.A febbraio la terra viene lavorata al riparo e con la luna nuova si seminano pomodori, peperoni, melanzane, basilico e ravanelli.A marzo già si possono fare i primi trapianti di cipolle, zucche, pomodori, peperoni e melanzane, mentre nei luoghi freddi con la luna nuova si possono seminare ortaggi estivi: finocchi, insalata, prezzemolo, spinaci, carote. Adriana Paltrinieri 2004

Page 93: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Nel seminare, bisogna badare bene alla profondità: più a fondo si semina, più il terreno è freddo, quindi il seme stenta a crescere anche a causa del peso della terra che lo ricopre.Ad aprile si zappa, si concima e si rincalza tutto ciò che è stato piantato a marzo. A luna nuova si seminano fagioli, spinaci, carote, cavoli, cetrioli, ceci, cocomeri.A maggio si eseguono i trapianti di bietole, cavoli, peperoni e lattughe.Con l’arrivo di giugno si continuano le semine di bietole, carote, verze, lattughe, fagiolini e indivie, cavoli e cavolfiori. Si cimano i pomodori precoci, le zucche, i cetrioli, i cocomeri per anticiparne la maturazione.A luglio si seminano con la luna piena lattughe, fagioli, piselli e zucche da raccogliere in ottobre; si trapiantano cavoli primaticci e verze, si cavano le patate e l’aglio. Ad agosto si deve seminare con la luna calante scarola, bietole, carote, prezzemolo per l’inverno.In settembre, con la luna calante, si dovrebbero seminare cavoli cappucci da raccogliere in primavera, carote, finocchi, cipolle per l’estate, indivie, lattughe, prezzemolo e spinaci. Si inizia anche a vangare e concimare per l’inverno.In ottobre si continuano le semine e i trapianti degli ortaggi invernali come cavoli, lattuga, indivia, cipolle, si impagliano sedani, cardi, indivie e radicchi.In novembre si seminano le fave e i piselli, si scavano buche per piante aromatiche, si riparano ortaggi invernali.In dicembre, infine, il prezzemolo ed altre piante vengono travasate in vasi per riporle al riparo dal gelo. 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 94: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Adriana Paltrinieri 2004

Page 95: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

CONSIGLIO COMUNALE DOCUMENTO n. 24 24 Ottobre 1889 “SUL PONTE SUL TEVERE” Il Il Consiglio Comunale di Torrita Tiberina, -facendosi interprete del pubblico sentimento – ritenuto che non si può far a meno di deplorare l’ingiustizia sociale che tutto dì va commettendo col profondere a larga mano il pubblico denaro sui grandi centri mentre si tengono in minima cale i bisogni urgenti delle classi rurali le quali anch’esse nei supremi momenti del pericolo hanno dato il contributo di sangue alla madre Patria, e sostengono tuttora immani sacrifici, per la sua floridezza economica e morale.• Considerato che uno dei più grandi bisogni delle popolazioni rurali è appunto quello di aver facile e diretta comunicazione tra le limitrofe regioni onde poter dare maggior impulso allo scambio e al commercio dei prodotti e delle industrie locali;• Ritenuto che precipuo e fatale ostacolo perché i Comuni posti sul basso versante del Tevere possano conseguire uno scopo tanto legittimo, si è appunto quello che rende sempre difficili, spesse volte quasi impossibili le comunicazioni con la opposta regione, con la via di ferro e con la stessa Capitale, per la mancanza di un ponte intermedio fra il Milvio ed il felice, posti alla distanza fra loro di oltre settanta chilometri;• Considerato che saranno per riuscire del tutto inutili le grandi spese sostenute (…) dalla Provincia per la costruzione della grande arteria stradale denominata Tiberina, che partendo da Roma, dovrà fare capo al Tevere, nonché i sacrifici non lievi imposti ai Comuni del Consorzio per la manutenzione di detta strada, se questa non avrà per unico e logico obiettivo il Ponte, che dovrebbe metterla in comunicazione con l’importantissimo scalo ferroviario di Poggio Mirteto e con la provincia Terzana;• Considerato però che l’antico uso di un ponte non potrà venir tradotto in atto stante il rifiuto recisamente opposto dall’Amministrazione Provinciale dell’Umbria la quale sarebbe tenuta a prestare il suo impegno finanziario perché sotto la sua giurisdizione è posta la Sinistra riva del Tevere;• Affermando la suprema necessità del nuovo ponte e deplorando in pari tempo la divergenza tra le due Province interessate in un affare di tanta importanza per la vita economica di tanti Comuni;

DELIBERA Di rivolgere fervida domanda al Governo del Re perché interessandosi dei bisogni dei Comuni posti sopra due diverse importantissime regioni, in nome del sublime principio della giustizia sociale, voglia promuovere in forza di legge un consorzio obbligatorio tra le due Province di Roma e dell’Umbria per la costruzione del nuovo ponte nel punto preciso ove ha termine la strada consorziale Tiberina. E perché siffatta domanda abbia maggior efficacia propone che questo Municipio si faccia promotore di un’azione collettiva presso tutti i Comuni interessati, onde tutti facciano analoga domanda al Governo del re per poter poi rimettere tutti i voti dei municipi a corredo della formale istanza che l’apposita commissione sarà presentata a S.C. il Sig. Ministro dei L.PP. L’ordine del giorno è stato approvato fra acclamazione dal Consiglio Comunale.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 96: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

  

Osservazioni 

Documento n° 2422 Giugno 1889 In questo documento il Consiglio Comunale di Torrita Tiberina richiede la costruzione di un ponte sul Tevere per mettere in comunicazione le province romana ed umbre poste sull’una e sull’altra sponda del fiume.Il ponte, infatti, faciliterebbe tutte e due le regioni, sia per l’uso della ferrovia posta nella regione umbra, sia per raggiungere la capitale tramite la via Tiberina.  

 Delibera 

Nella delibera del Consiglio si chiedeva dal governo di obbligare le due province (Terni e Roma) a costruire un nuovo ponte nel punto dove finiva la via Tiberina e si invitavano tutti i comuni interessati a fare la stessa domanda da spedire a Roma.

 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 97: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

CONSIGLIO COMUNALE DOCUMENTO N. 163 Sessione ordinaria di Autunno 1898 “Dimanda alla Deputazione Provinciale di Roma che provveda per la costruzione del ponte sul Tevere presso la stazione di Poggio Mirteto (…) Il Presidente comunica che S.E. Don Francesco dei principi Del Drago, Sindaco di Filacciano, si è prefisso il nobile scopo di sollecitare presso la Deputazione Provinciale di Roma la costruzione del ponte sul Tevere a Montorso, oggetto di troppo giusti desideri di tutte queste popolazioni, e di non meno giustificate speranze, sempre crudelmente deluse. Egli, con tale intento, riunì in Filacciano il giorno 10 corrente i Sindaci dei Comuni di Sant’Oreste, Civitella S. Paolo, Ponzano Romano, Nazzano e Torrita. In quell’adunanza, di cui si legge il verbale, comunicato per copia, si stabilì di rinnovare le istanze alla Provinciale Amministrazione con voti dei rispettivi Consigli Comunali.Si comprende la sfiducia da cui ci sentiamo invasi, parlando del ponte di Montorso, dopo provato in sì lungo decorso di anni che questa necessità, stridente nei tempi nuovi, non è che fonte inesauribile di parole roboanti per interessare gli elettori nelle lotte politiche ed amministrative.(…)Ma ora è venuto meno fin l’ultimo pretesto agli indugi, giacchè la Provincia Umbra ha fatto gran passi nella via della conciliazione. (…) Se il ponte non è un fatto compiuto, ciò avviene forse in parte per quell’antica divergenza fra le due Province, ma in gran parte perché dagli amministratori della Provincia di Roma non fu mai sinceramente desiderato.Il Consiglio Comunale di Torrita Tiberina (…) dimanda alla Deputazione provinciale di Roma che a senso del n. 10 dell’articolo 225 del nuovo testo unico della legge comunale e provinciale, provveda senz’altro indugio per la costruzione del ponte sul Tevere presso la stazione ferroviaria di Poggio mirteto, necessario compimento della strada provinciale Tiberina, reclamato dai legittimi interessi di questa non trascurabile parte della Romana Provincia, ed imposto dal n. 2 della sopraccitata legge. 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 98: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

  

Osservazioni 

Documento n° 163 Autunno 1898 Il Principe Don Francesco Del Drago, sindaco di Filacciano, per sollecitare le pratiche che avrebbero portato alla costruzione del ponte, riunì i sindaci dei Comuni di Sant’Oreste, Civitella San Paolo, Ponzano, Nazzano, Torrita Tiberina.In quella riunione rinnovarono la richiesta all’amministrazione provinciale.Successivamente il Consiglio Comunale di Torrita Tiberina presentò una nuova domanda alla deputazione provinciale di Roma, questa volta accompagnata da una nuova legge comunale che obbligava questi ultimi a costruire il ponte presso la stazione ferroviaria di Poggio Mirteto, a completamento della via Tiberina.

  

Adriana Paltrinieri 2004

Page 99: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

CONSIGLIO COMUNALE DOCUMENTO N. 76 22 Ottobre 1904 Provvedimenti per la festa d’inaugurazione del ponte e per lo sviluppo della nuova fiera. Nel venturo anno sarà inaugurato il nuovo ponte sul Tevere in questo territorio comunale. Quest’opera che da secoli era inutilmente desiderata e per ottenere la quale tanto si è fatto, è finalmente un fatto compiuto. È dunque troppo giusto che questo Comune, il quale più di tutti ne è stato avvantaggiato, prenda parte onorevole alla festa inaugurale. Anche nel venturo anno avrà luogo la prima fiera in prossimità del ponte, ed affinché possa riuscire sarà necessario stabilire festeggiamenti e premi d’incoraggiamento. Si propone pertanto che nel bilancio di previsione del 1905 sia stanziata una somma di L 1000 per le due ricorrenze soprindicate, ordinando che l’ufficio comunale faccia pratiche allo scopo di ottenere che i due avvenimenti cadano nello stesso giorno. La proposta è approvata a pieni voti per alzata e seduta, con precisazione che la deliberazione si dovrà ripetere a senso dell’articolo 162 della legge.Essendo l’ora tarda, il Consiglio delibera che per la discussione degli altri oggetti si tenga seduta il giorno 22 corrente.La seduta è sciolta.Letto ed approvato dal Consiglio nella seduta del 22 Ottobre 1904, è stato sottoscritto.    

Osservazioni

Documento n° 7622 Giugno 1904 In questo documento si stabilisce l’inaugurazione del ponte e in concomitanza l’inizio della prima fiera. Per questi due avvenimenti venne stornata la somma di Lire 1000 dal bilancio previsto per il 1905.

Adriana Paltrinieri 2004

Page 100: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

CONSIGLIO COMUNALE DOCUMENTO N. 64 2 Giugno 1904 ISTITUZIONE DI UNA FIERA In seguito alla costruzione del ponte sul Tevere in questo territorio comunale si spera fondatamente che il Commercio e l’industria in questo comune possa prendere sviluppo molto maggiore. Di qui l’opportunità di stabilire una fiera. Questa dovrà naturalmente tenersi nei piani di questo territorio presso il nuovo ponte, giacchè trovasi a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Poggio Mirteto e vi è pertanto grande comodità per il trasporto del bestiame e delle merci. La località indicata si presta anche maggiormente perché vi sono molte sorgenti d’acqua potabile di ottima qualità e vi si può costruire una fontana con annesso abbeveratoio: anzi, tale fontana sarà costruita quanto prima per cura della stessa amministrazione provinciale a margine della strada Tiberina. Ciò esposto, il Consiglio ad unanimità di voti per alzata e seduta delibera di stabilire una fiera da tenersi ogni anno il giorno 12 di Settembre presso il nuovo ponte sul Tevere nella pianura di questo territorio comunale sia a destra che a sinistra del fiume.Si manda al Sindaco di mettere ad esecuzione la presente deliberazione compiendo tutte le pratiche deliberative. Le spese occorrenti sia per la tassa concessionaria governativa, sia per la pubblicazione della presente deliberazione nei Comuni limitrofi ecc. saranno sostenute col fondo stanziato all’ articolo del bilancio del corrente anno per le spese impreviste. La fiera avrà principio il 12 Settembre 1905.

OsservazioniDocumento n° 64

2 Giugno 1904Questo documento tratta dell’istituzione della fiera sul ponte sul Tevere che avrà luogo tutti gli anni il 12 Settembre.La prima fiera è stata istituita il 12 settembre 1905 allo scopo di incrementare il commercio tra le due sponde del Tevere.  

Adriana Paltrinieri 2004

Page 101: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

CONSIGLIO COMUNALE DOCUMENTO N. 2163 12 Novembre 1904 Reclami contro la tassa focatico ed approvazione dell’elenco. (…) Da ultimo il Consiglio osserva che sono state omesse indebitamente le famiglie di tutti coloro che, ad operai od impiegati, si sono stabiliti qui da circa due anni perché addetti ai lavori di costruzione del ponte sul Tevere e della relativa strada. Delibera quindi di aggiungere all’elenco le seguenti famiglie.( seguono 8 nomi, con tasse comprese tra le 20 e le 5,90 Lire) Il Consiglio ordina al Sindaco di avvisare gli interessati con avviso speciale informandoli che con la iscrizione nel ruolo della tassa fuocatico acquistano tutti i diritti degli altri cittadini di Torrita, compresa la cura medico- chirurgica gratuita, ma qualora si credessero gravati possono reclamare contro la deliberazione consiliare alla Giunta Provinciale Amministrativa.Il ruolo, od elenco dei contribuenti per la tassa focatico per l’anno 1904 resta formato di n. 158 articoli con L. 1398,00.Il Consiglio lo approva ad unanimità di voti per alzata e seduta salvo le successive deliberazioni.Essendo l’ora tarda il Consiglio delibera che la continuazione sia rimandata a giovedì 1° Dicembre p.v. La seduta è sciolta. Letto ed approvato dal Consiglio nell’adunanza del 17 Dicembre 1904, è stato sottoscritto come segue.    GIUNTA MUNICIPALE DOCUMENTO N. 118 30 Luglio 1905 Acquisto della bandiera del Comune Questo Comune non possiede una bandiera (…) ve ne sono due di cotone sgualcito e scolorito (…) (con) un rozzo bastone tagliato al bosco. Da molto tempo si sente la necessità di acquistare una bandiera (…); ora poi dovendo la rappresentanza comunale prender parte ufficiale alla festa d’inaugurazione del ponte sul Tevere tale necessità è diventata urgente. Il Consiglio ad unanimità di voti per alzata e seduta delibera di acquistare una bandiera nazionale con lo stemma di questo Comune ricamato nel centro, nastro, asta, lancia ecc. non superando la spesa di Lire Centocinquanta a meno che non fosse necessario di eccederla per poche lire. Tale acquisto (…) disponibile per le spese impreviste.Con deliberazione del 28 Maggio la Giunta, ( Segue inserimento di nuovi nominativi quali membri della commissione per i festeggiamenti dell’inaugurazione del ponte) 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 102: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

 

Osservazioni 

Documento n° 2163 

12 Novembre 1904 I cittadini che andarono ad abitare a Torrita Tiberina per costruire il ponte erano ormai molti, così il comune decise di far pagare loro una tassa, in cambio essi avrebbero ricevuto l’assistenza medico- chirurgica gratuita. Nel documento si ordina al Sindaco di informare della decisione i cittadini tramite un avviso.   

Osservazioni 

Documento n° 118

30 Luglio 1905 In questo documento si decide di acquistare una nuova bandiera completa di asta, lancia, nastro con raffigurato lo stemma del Comune al centro. Questo acquisto non doveva superare la spesa di Lire 150. 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 103: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Adriana Paltrinieri 2004

Page 104: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Adriana Paltrinieri 2004

Page 105: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL FIUME  

Vedo l’acqua scorrere lentaportando via vecchi ricordi

vecchi come foglieche il loro compito hanno compiuto

per sempre. 

Sento dei passi che si avvicinano a melenti, sento voci e bisbigli

vedo ombre che mi guardanoe non soil perché

 Sono un piccolo animale

che si muove velocementecome delle lepri che si intravedono

nell’erba bassa. 

Ascoltoi suoni della natura

in silenziocome quando

calano le tenebre. 

(Gabriele)

Adriana Paltrinieri 2004

Page 106: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Vorrei che si avvicinasseper poterla vedere

o per toccarla. 

Torna indietrocauta e incertacome un gatto

che cammina su unaringhiera.

La mia felicità esplode

come un vulcano. 

La volpe è lìe si avvicina a me

silenziosa e timorosa. 

(Valerio) 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 107: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Sono qui

immerso nella natura dove gli alberi

coprono il cielo.

Sono tranquillo

osservo il fiume.

Improvvisamente il sole si copre e il cielo si oscura.

Vedo, però, un falco, rimango a guardare per qualche minuto.

La libertà mi raggiunge ed entra in me

così comincio a volare in alto nel cielo,

il falco sparisce tra gli alberi

abbasso lo sguardo e torno alla realtà.

  (Gianluca)

Adriana Paltrinieri 2004

Page 108: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

POESIA 

Il sole splendeva,tutto era tranquillo,

liberi nel cielo come aquilonivolavano gli uccelli

il loro cinguettio ci accompagnavamentre visitavamo quel posto

a noi misterioso.Variopinto e leggeroscivolava sull’acqua

senza neanche muoverla.Si avvicinava a mee come un gattino

mangiava dalle mie mani,non esisteva mondo per me,il mio unico pensiero era lui,

un piccolo germano realeche si avvicinava e mangiava.

Poi arrivò la lunae lo portò via da me.

(Federica)

Adriana Paltrinieri 2004

Page 109: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL SENSO DEL VUOTO  

Vedo il ghiaccio chesi rompe sotto di me

e mi inghiotte. 

Sento che sprofondo nelvuoto come un sasso nel niente.

 Sono pesante e vado giù

velocemente come un pezzodi ferro nell’acqua.

 Vorrei essere sulla terra

ferma che mi sostienee mi dà sicurezza

come un fiore in un vaso. 

(Andrea)   Adriana Paltrinieri 2004

Page 110: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

LA RISERVA 

In riserva il cinguettio degli uccellimi faceva diventare come loro.

Volando, giocando, mentre altri uccelliandarono via io rimasi solo a sentirela tranquillità e la serenità. E vidi

e vidi le piante che parlavano tra loro. 

(Riccardo)

Adriana Paltrinieri 2004

Page 111: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL GHIACCIO 

Vedoil ghiaccio coprire le pozze

e i raggi filtrare in questa barrieraripetendo un mesto sibilo.

 Sento

il cadere delle gocce sull’acquaridando vita alla natura che mi circonda.

Le campagne diventano verdi e il sole filtratra le foglie degli alberi.

Il cinguettio si ripete senza finee mi circonda intrappolandomi.

 Sono

ghiaccio che si scioglie e diventa liquidoed anch’io divento una parte del mondo che mi circonda.

 Odo

lo scricchiolare dei tarli negli alberie il vento che mi accarezza le dita e il viso

ma mi sento solo. 

( Alex) 

Adriana Paltrinieri 2004

Page 112: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

POESIA  

Vedo il fiume che scorre,è splendido.

E’ uno specchio dove posso riflettermi.Appare qualcosa dal fiume

come per magia.E’ un pesce, sì, ma sono

sicura, ha degli occhi meravigliosi.Intorno a me c’è la natura

sembra che mi guardi,mi parli.

Cosa vorrà dirmi?Il vento mi accarezza

i capelliè come se li stesse pettinando.

Il sole per incantocomincia a riscaldare.Il vento se n’è andatoed il sole è arrivato.

Come le radici di un alberolunghe e lucide.

  (Giada)

Adriana Paltrinieri 2004

Page 113: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL SAPORE DELLA LIBERTA’ 

Vedo il fiume scorrere veloce,sembra una ballerina che danza,

tranquilla e serena. 

Vedo qualcosa in lontananza,si muove,

sono gli alberi che accompagnano il vento. 

Odo l’odore fresco,dell’erba ghiacciata,

il cinguettio degli uccellisvolazzare nell’aria.

 Mi sento libera,

da tutto e da tutti,sono felice, calmae fuori dal mondo.

 In questo momento

Non riesco a pensare a nulla,solo a quello che ho intorno a me.

 Ho voglia di gettarmi

Tra la natura,essere libera

di muovermi nell’aria,come gli animali.

(Maila)Adriana Paltrinieri 2004

Page 114: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

MADRE NATURA  Vedo la limpidezza

del cristallotrasparente,

freddo.E’ gelido,

i raggi del sole che salgono in cielolo sciolgono

in acqualimpidapura.

 Gli uccelli sono felici,

Cinguettano, volano liberinel chiarore dell’azzurro.

La naturaentra dentro di me.

tutto il restoè un vuotonon esiste.

 Sono io

Io e la natura.Qui nessuno fa del male,

lei ti protegge,ti tranquillizza,

ti rasserena,ti rassicura,

con le sue braccia raccoglie tutti.Vorrei tutto fosse come lei.

  (Vanessa)

Adriana Paltrinieri 2004

Page 115: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

IL SAPORE DI SE’ 

Ora sono quisola

nel bosco. 

Odo il fruscio delle foglie e vorrei

vorrei che la felicitànascesse

in mecome uno stelodal suo seme.

 Sono qui

immersa nella naturaio e lei

ma mi manca qualcosa. 

Vorrei che la tranquillitàcome una ninfea

del boscodanzasse ai miei piedi.

 E alloraallora io

mi sentireidavvero in pacecon me stessa.

  (Valentina)Adriana Paltrinieri 2004

Page 116: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

Il fiume 

Il fiume scorre lento e tranquillosul suo letto argilloso,quasi senza ostacoli

come un treno che viaggia verso la via della libertà. 

Il sole si rispecchia all’interno,sul margine dell’acqua quasi

sembra muoversi per liberarsi dalla gelida malinconia portata dal freddo vento invernale

che si riscalderà con lo sbocciar del primo fioree solo allora si sentirà il canto del primo usignolo.

(Mattia)

Adriana Paltrinieri 2004

Page 117: La riserva naturale Tevere- Farfa e i suoi paesi

 

    

IL MIO QUADRO 

Vedo la vecchiastaccionatail fiume che

scorre lentamentecome la vita,

il paesaggio cheè come uno

sfocato ricordoin lontananza.

 Sento il vento

sottile e frescoche mi avvolgee bruscamente

si dirige altrove. 

Odo il cinguettioarmonioso degli uccelli.

 

Mi sento felice,serena, libera da tutto e da tutti:

fuori dal mondo. 

Sono immobilizzata,come uno scoglio

su cui s’infrangonole onde del mare,

non riesco a pronunciareuna parola.

 Vorrei rimanere

di nuovo immersatra la natura.

 

(Giulia)Adriana Paltrinieri 2004