la regina della leica che quattrini · marianna marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico,...

17
30 uesta settimana il menù è DA NON SALTARE A pagina 2 Q OCCHIO X OCCHIO Cecchi a pagina 5 Monaldi a pagina 6 Della Bella a pagina 6 La regina della Leica RIUNIONE DI FAMIGLIA Una telefonata allunga la cultura a pagina 4 Passeggiate fiorentine La cultura divisa tra web e notti Compleanno d’artista ICON ICON Zavattini da collezione Più nomi che quattrini In questo contesto è assolutamente impossibile che lo Stato abbia risorse sufficienti per ampliare l’offerta culturale senza ricorrere anche al sostegno dei volontari Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua Buitoni Sottosegretario per i Beni e le Attività Culturali Il riferimento è alla polemica per l’apertura straordinaria dei musei in occasione della giornata internazionale dei musei

Upload: duongkhuong

Post on 15-Feb-2019

217 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

30uesta settimanail menù è

DA NON SALTARE

A pagina 2

Q

OCCHIO X OCCHIO

Cecchi a pagina 5

Monaldi a pagina 6

Della Bella a pagina 6

La reginadella Leica

RIUNIONEDI FAMIGLIA

Una telefonataallungala culturaa pagina 4

Passeggiatefiorentine

La cultura divisatra web e notti

Compleannod’artista

ICON

ICON

Zavattinida collezione

Più nomiche quattrini

In questo contesto è assolutamenteimpossibile che lo Stato abbiarisorse sufficienti per ampliare

l’offerta culturale senza ricorrere ancheal sostegno dei volontari“

Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua BuitoniSottosegretario per i Beni e le Attività Culturali

Il riferimento è alla polemica per l’aperturastraordinaria dei musei

in occasione della giornata internazionaledei musei

Page 2: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.2

Sono passate ormai due settimanedalle #invasionidigitali. Ora èquindi possibile analizzare conun minimo di distacco quest’ini-

ziativa, lontano dall’entusiasmo che haanimato i social network dal 20 al 28aprile. Si può dire che le invasioni digitaliio le abbia viste nascere, dato che sonostata invitata fin da subito a far parte delgruppo degli organizzatori da CaterinaPisu dell’Associazione Nazionale PiccoliMusei, uno dei partner fondatori insiemea #Iofacciorete, Officina Turistica e Insta-gramers. Nate da un’idea di Fabrizio To-disco, le invasioni sono state concepitecome una serie di eventi rivolti alla diffu-sione e valorizzazione del patrimonio cul-turale italiano attraverso l’utilizzo diinternet e dei social media. L’obiettivo eraquello di diffondere la cultura dell’utilizzodi internet e dei social per la promozione,diffusione e fruizione del nostro patrimo-nio culturale. Un’iniziativa che partiva dalbasso e andava incontro alle istituzioni enon viceversa, realizzata nella settimanache fino all’anno scorso era la Settimanadella Cultura. Non è casuale che laddoveil Ministero per i Beni Culturali si è fattoda parte, sia subentrata direttamente lacittadinanza…Ma come funzionavano nella pratica?Ogni invasore individuava un luogo dellacultura, museo, sito archeologico, giar-dino, ma anche centro storico, organiz-zava, di concerto con la struttura dainvadere, l’evento, apriva il form per laprenotazione (gratuita) online su even-tbrite, dopodiché il giorno convenuto siincontrava con gli invasori che avevanorisposto alla chiamata e invadeva il luogo:poteva essere una passeggiata autogestita,una visita guidata, un’attività didattica,nessuna di queste cose o tutte e tre in-sieme; dipendeva dagli accordi presi,dalla disponibilità e anche dalla fantasiadell’ideatore dell’invasione. Nel frat-tempo su Pinterest un account creato ap-posta per l’occasione assumeva giornodopo giorno proporzioni sempre piùgrandi, man mano che si arricchiva dinuove invasioni, di nuovi invasori, dinuove idee. In totale 225 invasioni e9394 invasori in tutta Italia, coinvolte 19regioni su 20. I numeri parlano chiaro: sitratta di un evento epocale, un vero mo-vimento dal basso, come spiega l’infogra-fica realizzata a conclusione dellamanifestazione.Personalmente ho partecipato a 3 inva-sioni: il Museo Ginori di Doccia a SestoFiorentino, Palazzo Strozzi a Firenze e ilborgo medievale di Dolceacqua (IM) inLiguria. 3 invasioni completamente di-verse l’una dall’altra, che però avevanouna costante: la presenza quasi esclusivadi blogger o di social media addicted. Pocagente “comune”, probabilmente poco at-tratta dal fatto di dover utilizzare lo smar-tphone per dover condividere in temporeale l’invasione, ancora più probabil-mente non raggiunta dalla notizia dell’in-vasione. Perché anche se i social networksono la comunicazione del futuro, sonoancora molti quelli che non li utilizzano,li vedono con sospetto (peggio ancora!)

di Marina Lo Blundotwitter @maraina81

DA NON SALTARE

e comunque non li frequentano, rima-nendo quindi tagliati fuori da ogni notiziache circoli solo in quei canali.D’altro canto la forte partecipazione deiblogger ha dato agli eventi – non a tutti,sia chiaro! – l’aspetto del blogtour, ovverodella visita che ha come scopo pubbliciz-zare il luogo per invogliare i lettori delblog a recarvisi a loro volta. E questo èsenz’altro positivo, nell’ottica della valo-rizzazione dei siti invasi.Fondamentale strumento delle invasioniè stato il lavoro condotto su Pinterest daMarianna Marcucci che ha realizzato unlavoro mastodontico, raccogliendo tuttele immagini relative ai luoghi da invadere,creando una sorta di album dell’Italiameno nota, dell’Italia dei giardini nasco-sti, dei monumenti poco noti, dei museiinsoliti, dei centri storici minori… Unpercorso per immagini che porta chi losfoglia a rendersi conto di quanto pococonosciamo la nostra bella Italia.Ma torniamo alle 3 invasioni che ho vis-suto. La più commovente, se così la vo-gliamo definire, è stata quella al Museo diDoccia, durante la quale la direttrice delmuseo ci ha condotto in una visita gui-data di 2 ore e mezzo, dedicando dunqueil suo tempo ad un gruppo di personeche, partito numeroso, si è poi perso die-tro le sue fotografie da caricare su insta-gram e piano piano si è ridotto a 5 o 6indomiti (blogger) sopravvissuti. Lameno coinvolgente è stata quella a Pa-lazzo Strozzi: l’impressione che mi ha

Invasioni

digitalitroppoScoprire e fare culturacon internet

Page 3: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

fatto è stata questa: noi di Palazzo Strozzisiamo “social”, quindi organizziamoun’invasione che richiami pubblico; difatto però, dopo averci portato al loggiatodel palazzo, ci hanno lasciati liberi di visi-tare le mostre del Palazzo e della Stroz-zina (a prezzo ridotto, nongratuitamente); non proprio un’inva-sione nel senso che mi potevo aspettareio. La più divertente è stata quella delborgo medievale di Dolceacqua, in unpercorso tra i carrugi, i vicoletti tipici deipaeselli liguri, che ha toccato tutto: leg-gende locali, storia e archeologia, assag-gio conclusivo di prodotti tipici chemette tutti di buonumore. È stata laprima volta che un evento del genereviene creato. Per essere la prima volta èstato concepito piuttosto bene, portatoavanti con un impegno e una serietà dagliorganizzatori – che l’hanno fatto gratis,bene ricordarlo – che aveva qualcosa delfervore religioso da missione apostolica,tanto era l’entusiasmo nel curare i dettaglitecnici delle invasioni e nel tenere le filedell’intero movimento. Il bilancio è sen-z’altro positivo, ma per l’anno prossimofarei qualcosa di più: cercherei di usciredalla rete, che è ancora un luogo permolti, ma non per tutti, e cercherei dicoinvolgere anche chi non usa lo smar-tphone o ha poca dimestichezza con i so-cial network. Perché la cultura è di tutti.E se almeno l’anno prossimo riuscirò adorganizzare un’invasione, cercherò di an-dare in questa direzione.

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.3

Ogni volta che si danno occasioniper aperture straordinarie deimusei – come quella che sisvolge oggi sabato 18 maggio

per la Notte dei musei in tutta Europa –in Italia assistiamo ad una strana divari-cazione: da un lato lo scarso (per nondire alcuno) interesse della politica perquesti istituti che comunque esistonoda mezzo millennio e dall'altro un'af-fluenza straordinaria di pubblico nonspecialistico attratto o affascinato daquesti strani oggetti che, durante ilcorso dell'anno, di solito non visitano,salvo quando si recano all'estero in va-canza. Chiariamo, la politica ormai in-tende i musei perlopiù in due soleaccezioni: come problema economico(“sono un costo, non riusciamo a tenerliaperti, quindi è semplice, li diamo in ge-stione ai privati”, come se a questi noncostasse tenerli aperti o non dovesseroavere il legittimo obiettivo di trarne unprofitto) oppure come occasione cele-brativa (di se stessi) per guadagnarsiqualche foto sui giornali. Non vi è piùuna riflessione strategica sulla funzioneintrinseca dei musei, che poi prelude acostituire una sempre aggiornata moti-vazione alla realizzazione stessa deimusei, né al ruolo che questi possonoavere all'interno della società e di svi-luppo del loro territorio. Tanto che,spesso abbiamo sentito dire da ammini-stratori, soprattutto quelli “progressisti”:“se devo scegliere fra chiudere unmuseo o un asilo, non ho dubbi, chiudoil primo”, negando implicitamentequindi ogni utilità o necessità sociale almuseo. Diremmo che in Italia si è assi-stito ad un drammatico salto logico eculturale sui musei: dalla retorica sul-l'ineguagliabile patrimonio museale dicui il nostro paese godrebbe (quasifosse un fatto naturale e non invece unacostruzione laboriosa e mai finita di unaciviltà) al museo come peso insosteni-bile sui magri bilanci pubblici, senzapassare per un aggiornamento, un ri-pensamento sul perché queste istitu-zioni conoscono in molti paese europeie del mondo un grande successo, annet-tendo loro una funzione spesso rigene-rativa di un tessuto urbano, o dirafforzamento della coesione sociale, odi sviluppo di un sistema economico,fino a costituire elemento di rinnova-mento dell'identità stessa di una comu-nità. Il punto è che ovunque ci giriamoin Europa troviamo esempi di innova-zione dei musei e attorno ai musei,tanto in ambiti in cui gli enti pubblici in-tervengono direttamente finanziandonela gestione, quanto in Paesi dove i sog-getti privati sono attori protagonisti. NelRegno Unito, è noto, i musei sono gra-tuiti e lo Stato interviene in modo signi-ficativo sulla loro vita con continueinnovazioni di sistema e di servizi (l'ul-tima è la Tate Britain che elimina i car-telli esplicativi delle opere affidandosipiuttosto a strumenti tecnologici o laTate Gallery che ha trasformato unacentrale termoelettrica in disuso in unpoderoso museo d'arte contempora-

di Barbara Setti e Simone SIlianitwitter @Barbara_Setti e [email protected]

DA NON SALTARE

La buianottedei Museinea). In Spagna, da Barcellona a Valen-cia fino a Bilbao i musei hanno costi-tuito uno strumento potente delrilancio di intere città o metropoli. LaFrancia sta portando avanti un pro-gramma di sviluppo dei musei e il Lou-vre ha costruito la Galleria del Tempo diLens, dove sono esposte 200 opere pre-state da Parigi. Per non parlare dellaGermania dove da Berlino alle città delbacino della Ruhr i nuovi musei hannoaddirittura ridefinito l'identità dellecittà, rappresentando uno degli assetdello sviluppo. E così via. Ovunque,meno che da noi. Dove pure, quando sene dà l'occasione, il pubblico risponde eallora fa notizia la lunga fila per le aper-ture serali dei musei, oppure per le visitestraordinarie ai luoghi di cultura delFAI.

Se non si dà vita ad una riflessione stra-tegica sulle funzioni cui dovrebbero as-solvere oggi, nell'Italia del XXI secolo, imusei, allora resteremo invischiati ognivolta nella polemica sulle gare per i ser-vizi che vengono inficiate dal TAR, op-pure sui volontari al posto dei custodi(come quella che ha coinvolto la sotto-segretaria Ilaria Borletti Buitoni, ap-punto, per la Notte dei Musei. Sia dettoper inciso, il problema non è se per unaapertura straordinaria si utilizzanoanche i volontari, bensì quello che vedetantissimi giovani laureati competentiche si riterrebbero fortunati anche sol-tanto di fare il custode in un museo per-ché questo è appunto un patrimoniosprecato del Paese). Se questa profondariflessione non si fa, coinvolgendo tutti isoggetti potenzialmente interessati(pubblici e privati, individuali e collet-

tivi, tecnici e semplici cittadini), alloraavranno tribuna soltanto le voci nobilima, a nostro avviso, inadatte alla biso-gna, come quella di Salvatore Settis(vedi l’articolo su La Repubblica, 9 mag-gio 2013) che sogna un impossibile ri-torno ad una età dell'oro che forse, però,non è mai esistita. Infatti, quando Settisci dice che forse “abbiamo dimenticatodi avere la normativa di tutela più anticadel mondo (ben anteriore all'unità na-zionale), che è anzi stata di modello atutto il mondo”, dimentica egli stessoche questo modello è fallito oggi tantonella funzione di tutela (visto come è ri-dotto il nostro patrimonio), quanto inquella di valorizzazione (parola chemolti come Settis aborriscono, riducen-dola a svendita e commercializzazione).Settis inveisce contro il “cinico uso del

patrimonio culturale in favore di sindacie assessori”, ma dimentica che se moltimusei oggi sono aperti e fanno qualchetentativo di innovazione sono proprioquelli gestiti dagli Enti Locali. Il Rap-porto 2012 dei Musei della Toscana, adesempio, ci dice che a fronte dei 73musei statali, ben 275 sono quelli degliEnti pubblici territoriali e altri 275 diprivati.E' urgente dunque una riflessione inno-vativa e creativa sui musei, che rifugga imortali scogli della Scilla dei “tutelisti”(à la Settis) e la Cariddi dei “petrolieri”(quelli che... “i musei sono il nostro pe-trolio, oh yeah!”). Confidiamo che ilnuovo Ministro Bray – che ha già di-chiarato di avere in odio i petrolieri –voglia prendere la plancia di comando eguidare questo fragile vascello fra i ma-rosi dell'indifferenza.

Page 4: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

Sabato sera è la notte dei musei, lasettimana prima era la notte blu de-dicata all'Europa e il giorno dopo laFesta della Mamma, mentre il 13

maggio è stata la giornata della len-tezza, il 15 della Famiglia e il 17delle Telecomunicazioni. Tutte lode-voli iniziative per sensibilizzare, ri-cordare e quant'altro. Ma lasciandoperdere i santi patroni di città, corpo-razioni e attività, nel mondo ci sonopiù giornate e notti dei 365 canoniz-zati dal calendario giuliano. Quindidue soluzioni: o un creare un annomultibisestile per aggiungere date op-pure trasferire la Terra su Marte doveun anno dura 687 giorni o ancorameglio su Giove, per star sicuri e pen-sare al futuro. Qui con un anno chene vale 11 e passa, sai quante gior-nate si trovano per sensibilizzare i cit-tadini sulla scomparsa della forestaamazzonica.

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.4

Registrazione del Tribunale di Firenzen. 5894 del 2/10/2012

direttoresimone silianiredazione

sara chiarelloaldo frangioni

rosaclelia ganzerlimichele morrocchiprogetto graficoemiliano bacci

editoreNem Nuovi Eventi Musicali

Viale dei Mille 131, 50131 Firenzecontatti

www.culturacommestibile.comredazione@[email protected]

www.facebook.com/cultura.commestibile

“ “Con la culturanon si mangia

Giulio Tremonti

RIUNIONE DI FAMIGLIA

LO ZIO DI TROTSKY I CUGINI ENGELS

Parigi, palazzo dell’Eliseo.“Enrico, pronto?...Ciao sono François

come stai? Tutto bene? E iltempo, com’è il tempo a

Roma? E’ tantoche non ci vengo.Ah Trastevere,quelle osteriecosì carine… via

sì ci devo proprio venire… Che poiè una vita che non vengo ai museivaticani. Come dici? Non sono vo-stri ma del Papa? Però c’hai ade-renze lì e mi fai saltare la fila? Magrazie… Aspetta, scusa resta inlinea…”“Angela? Angela carissima…come “nein carissima” ma sonoFrançois mica Silvio… come?Niente sconti sull’austerità? Ma fi-gurati volevo sapere se mi potevimandare il programma dei Berli-neer. Pensavo di farci un salto inautunno… Come dici, devo pa-gare il biglietto? Ma certo figu-rati… Aspetta, aspetta, resta inlinea…”“David, carissimo sono io Françoisdisturbo? No ma quale referendumsull’Euro, figurati tieniti pure lasterlina, anzi il mio ex ministrodelle finanze, che di soldi esteri sene intende, mi ha consigliato di in-vestire personalmente in valutestraniere… dici? Magari dammi ilnumero di questo consulente che lochiamo… Resta un momento inlinea che mi stanno passandoLucas... come chi? Papademos,quello della Grecia...”“Lucas, bonjour. Come vanno lecose? Male? No, no, non volevoprenderti in giro... Sai quanto ri-spetti la Grecia, culla di civiltà.Anzi, vorrei venire a visitare il Par-tenone la prossima estate. Come?Lo avete affittato per far cassa?Ma non si può fare uno strappettoalla regola? Ah, capisco, il Patto diStabilità e il pareggio di bilancio.Bon, sarà per un’altra volta... comedici? No, non inquietarti, Lucas...Sì, la telefonata è a vostro carico,ma è solo una questione di proto-collo. No, ti assicuro che non vo-gliamo mandarvi in bancarotta...no, no, davv.... oh parbleu, ha at-taccato...”Nel frattempo due consiglieri,spiano da dietro la porta socchiusail presidente impegnato in questechiamate. “Bruno, devi dirglelo”.“Non posso. Non ho il cuore”.“Devi dirglelo. Devi spiegargli chela tassa sulle telefonate per finan-ziare la cultura non funziona così,non lo aumentiamo così il contri-buto ai musei… Ti prego!”

Un annodi troppi giorni Domenica scorsa. Passeggiata

mattutina insieme al fido Baku-nin, un meticcio un po’ riottosoma affettuoso a caccia dei quoti-diani nella zona fiorentina diCampo di Marte. Un paesaggioche ci ha riportato indietro neltempo, al 1973, alle domenichesenza auto a causa della crisi pe-trolifera e l’austerity, ora ritornatadi moda con il nome di spendingreview. Ma la crisi stavolta nonc’entra con l’assenza di macchinesulla strada, la colpa (o il merito)dipende dal passaggio del Girod’Italia che ha costretto a sgom-brare le strade e riscoprire l’anticomezzo di locomozione dellegambe. E i fiorentini contenti chementre si avviano verso lo stadioprendono il telefono per condivi-dere con parenti e amici la mera-viglia del camminare “Neri, tuvedessi bello ci sono i marcia-piedi”, “Lapo, non ci crederai hocalpestato un’aiuola” e così via.

Poi il cielo si è ran-nuvolato, la piog-gia è iniziata acadere copiosa-mente e la lode-vole iniziativa si ètrasformata in un coro di be-stemmie assortite dirette alle bi-ciclette e al Comune sordo allenecessità di spostamento del po-vero cittadino.

LE SORELLE MARX

Le gambe, queste sconosciute Una telefonataallungala cultura

“L’una rossa” è un intricato potpourri-romanzo, una mescolanza mal riuscita di esote-rismo, gotico e fantascienza. L’ambiente dove si svolge lo strampalato racconto è la mas-soneria internazionale in un’epoca senza tempo. I personaggi un giorno vivono alla finedel settecento il giorno dopo li troviamo nel 2047. Ognuno di loro conosce i segreti dellaUna Rossa, scritti in un codice dove i numeri sono tutti al femminile e dove viene elaboratauna nuova matematica, che i protagonisti chiamano: “‘altra metà dei numeri”. La ca-ratteristica fondamentale di questi numeri-donna è quella che attraverso complicati lo-garitmi si trovano le formule per navigare nel tempo. Sono in possesso di questa armamicidiale un ristretto numero di massoni e di alchimisti. Noti personaggi come WolfangoAmedeo Mozart, il Conte Alessandro di Cagliostro, Garibaldi, Lincoln, Licio Gelli con-vivono con altri inventati dallo scrittore. La possibilità di muoversi facilmente nel tempoconcede loro un potere eccezionale che si pensa possa influenzare tutti gli avvenimentiche ci riguardano nel nostro presente. Poiché tutti i possessori del segreto dei numeri-donna sono in lotta fra loro si crea una sovrastruttura della storia che finisce per rendereinutile questo potere. L’intreccio della conoscenza dei segreti del passato e del futuro nonproduce un “altro presente”, ma serve solo ad aumentare il caos in cui viviamo.

Finzionariodi Paolo della Bella e Aldo Frangioni

Page 5: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.5OCCHIO X OCCHIO

Una delle icone della fotografiadi tutti I tempi è il noto “auto-ritratto con Leica” di Ilse Bingdel 1931. Fotografa e fotoca-

mera vi compaiono sia di fronte chedi profilo, grazie ad un gioco di spec-chi. Il volto della fotografa sporge dadietro la fotocamera mentre lei fingedi guardare nel mirino. In un’altra fotomeno nota la fotografa compare nellospecchio con la stessa Leica, ma ha latesta eretta e non finge di guardare nelmirino. Fra le due immagini c’è unaseconda differenza. Quella menonota rispetta il formato rettangolare“Leica”, mentre la prima, pubblicatapiù volte, risulta tagliata in modo dadiventare quasi quadrata, senza appa-rente motivo. Ilse Bing studia storia dell’Arte a Fran-coforte ed a Vienna, nel 1925 comin-cia a fotografare, nel 1929 acquistauna Leica e nel 1930 si reca a Parigi,dove frequenta l’ambiente dell’avan-guardia artistica e del surrealismo,

con personaggi come André Kertesze Florence Henri. Nel 1932 Emma-nuel Sougez la definisce la “Reginadella Leica”. A Parigi Ilse fotografa ditutto, sperimenta ogni tecnica, colla-bora con numerose riviste ed esponeal Louvre nel 1936. Nel 1937 si recaa New York per una sua personale, enello stesso anno sposa un pianistamantenendo il proprio nome, ormaifamoso. Nel 1941 la coppia abban-dona Parigi e si trasferisce negli USA,dove Ilse continua a lavorare in moltisettori della fotografia.Nel 1986 compare un nuovo “autori-tratto con Leica” in cui una invec-chiata Ilse Bing viene raffigurata conuna Leica, contemporaneamente difronte e di lato, nel solito gioco dispecchi, come nel suo autoritratto piùfamoso del 1931. Le due immagini,scattate a cinquantacinque anni di di-stanza, sono molto simili, nella com-posizione e nell’atteggiamento dellafotografa, ma presentano alcune dif-ferenze sostanziali. La fotocamera, adesempio, non sembra la stessa. Quellanella foto del 1931 è un modelloLeica I senza telemetro, e non può es-sere diversamente perché come tuttisanno il telemetro viene aggiunto infretta e furia sul prototipo Leica IIpresentato alla LeipzigerMesse del1932. Nella foto del 1986 si vede in-fatti una Leica II con il telemetro.Qualcuno potrebbe obiettare che sitratta della stessa Leica I, modificatain Leica II con l’aggiunta del teleme-tro sul tettuccio. E’ possibile, perchéquesta modifica all’epoca era fre-

quente e molto richiesta.Ma la vera differenza, fotocamera aparte, è un’altra. Nell’immagine del1931 Ilse fotografa se stessa in unospecchio, perciò il suo volto e la Leicaappaiono con i lati invertiti. Nell’im-magine del 1986 il volto e la fotoca-mera hanno invece i lati al postogiusto. La seconda immagine, infatti,non è un autoritratto allo specchio,ma un vero ritratto, organizzato edeseguito con perizia da Abe Fraj-ndlich con la collaborazione, intelli-gente e spiritosa, della “vecchia”regina della Leica.

di Danilo [email protected]

La reginaL’artee la storiadi Ilse Bing

dellaLeica

Dall’alto Ilse Bing, Autoritratto (1931) –seconda versione, poi Ilse Bing, Autori-tratto (1931) – prima versione e Ilse Bingnel 1986

Page 6: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.6

“La responsabilità dell’occhio”è il titolo dell’ampia mostraantologica di Paolo Masi,curata da Flaminio Gual-

doni e inaugurata alla Frittelli Arte Con-temporanea di Firenze, nel giorno del suoottantesimo compleanno. Un omaggioche festeggia, insieme al pubblico d’arte,la fervida attività dell’artista caratterizzata– dalla fine degli anni Cinquanta a oggi –da un’incessante ricerca di novità e con-fronto tra il pathos artistico e la superficie,sulla quale il gesto crea e modella micro-strutture ritmiche, mettendo in scenasegni e spazi d’azione dilatabili e ideolo-gizzabili. Dai Cartoni, le Tessiture e i Dripping, sinoalle recenti installazioni, la mostra mettein scena l’attenzione di Paolo Masi per lapercezione visiva, in cui l’analiticità e la vi-sionarietà si manifestano come un modocomplesso e personale di concepire efruire lo spazio, attraverso il richiamo allepercezioni individuali, la versatilità dellamateria e il rifiuto dei paradigmi canonici.Contraddistinta dai sentieri ininterrottidella creazione, l’operatività dell’artistatende alla plasmabilità dei modi e delle so-luzioni. Sul piano tecnico-linguistico è vi-sibile la sensibilità volta a delineare unadialettica fra spazio, luce e colore dal sa-pore analitico-deduttivo, che dall’univer-sale permette la scomposizione e lariorganizzazione di più elementi (specchi,fili, forme in plexiglass, alluminio, ecc …), secondo ritmi e motivi sempre diversi.Sul piano pratico, invece, la materia offrelo stimolo alla sperimentazione, grazie allaquale la dimensione pittorica incontra

di Laura [email protected]

ICON

Compleanno di un artista

Paolo Masi, Senza titolo n.6, 1985, smalti su tela, cm 300x200

Paolo Masi, Contenitore di forma colore, 1988, tecnica mista su legno, cm 80x80x10 ciascuno

l’oggettività del materiale, concepita comenaturalità pura capace di farsi gesto arti-stico. Paolo Masi, di fatto, si fa portatoredi un’inedita appropriazione della realtàmaterica, mutandone fini e destinazioni erestituendo all’Arte il possesso fisico delgesto come puro atto di vita. Un progettodi visualità segnica e valutazione visiva chepermette al lettore di appropriarsi – sia in-tellettualmente che fisicamente – dell’og-getto e del concetto d’arte, inteso nel suoessere puro atto estetico, privo d’inibi-zioni. Lontano dalle retoriche e dalle lineeprogrammatiche dei canoni, l’artista spo-sta l’attenzione del fruitore su un piano co-gnitivo particolare, che vede l’opera nellasua complessità universalizzata, ossia nellasua forma risultante, poiché agisce suimodi del meravigliare e del lasciarsi me-ravigliare. I percorsi di creazione di PaoloMasi hanno solcato i tempi della contem-poraneità, identificando gli spessori cul-turali con forme eterogenee, polarità edialettiche che restituiscono all’astratti-smo e alla sperimentazione sul colore, sulsignificante e sulla materia, un valorenuovo e artisticamente sempre inedito.Un formalismo contemporaneo, lontanodai canoni, che unisce alla dialettica diforme e segni la volontà di creare espe-rienze visive e percettive in grado di col-pire lo spettatore, grazie a una gestualitàpittorica in continua evoluzione.Frittelli Arte Contemporanea fino al 20 set-tembre 2013, Via Val Marina - Firenze

sempreinedito

Page 7: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.7ICON

“Atutti i pittori ho chie-sto l’autoritratto”, di-ceva Cesare Zavattinie così recita il titolo

della bella mostra inaugurata il 7maggio scorso alla Pinacoteca diBrera a Milano, visibile fino all’8 set-tembre 2013.Grazie quindi alla Soprintendente,Sandrina Bandera e alla curatrice, siadella mostra sia del bel catalogo, Ma-rina Gargiulo, se abbiamo potutoammirare questa rassegna di piccoliautoritratti dedicata a una sezioneimportante della storica Collezioneminima, raccolti o meglio commis-sionati da Cesare Zavattini tra il1941 e il 1976 circa.Conservati per anni in un deposito erecentemente sottoposti ad accuratorestauro vengono esposti per laprima volta al pubblico. Sono “auto-ritratti minimi” nati per caso e pernecessità, non potendosi, come rac-conta lo stesso Zavattini, “permet-tere una collezione di quadri grandiperché costano troppo”. Così s’in-venta il “collezionismo minimo”, at-tratto, oltre che da “ragionieconomiche”, dal fascino del piccoloformato, dopo che Raffaele Carrieri,suo grande amico, nel 1940 gli avevadonato un piccolo bozzetto (5,8 x6,5 cm.) di Massimo Campigli inti-tolato La cucitrice. Alle sue moltepliciattività aggiunge anche quella dicommittente, dettando agli artisti re-gole precise, compiendo, penso pro-prio senza averne l’intenzione,un’operazione oulipiana. La “costri-zione” in questo caso è il formato (inverità non rigidissimo), lasciandoagli artisti la libertà di scegliere lamateria, la tecnica e il soggetto. Ecco,ad esempio, come scrive ad AntonioCalderara, un artista ancora man-cante alla sua collezione: “[…] Puòmandarmi due dei suoi quadrettidella misura cm 8 x 10? E se proprionon volesse o potesse due, almenouno, nel qual caso preferirei l’autori-trattino. Le dimensioni sono ap-punto cm 8 x cm 10, come massimo,ma se fosse anche meno, non avreinulla in contrario, per esempio Ri-vera, Siqueros, Matta, Marino, Levi,ecc. li hanno fatti più piccoli”; chio-sando alla fine, “Circa il compenso,lo stabilirà lei e mi auguro che lo sta-bilisca considerandomi un amico, selo merito”.Io, che verso la metà degli anni ’70,ho avuto il piacere e il “privilegio” divedere questa piccola enciclopediadella pittura del Novecento sulle paretidel grande soggiorno di casa Zavat-tini, nel “ri-vedere” questi piccoli au-toritratti, confesso di aver provato unsentimento misto di soddisfazione enostalgia; anche se, a onor del vero,non ricordo quanti e quali ci fosseroin quella stanza “senza pareti”, pro-prio come scrive Valentina Forti-chiari, nipote di Zavattini,“Probabile che la collezione sia cre-

di Paolo della [email protected]

I quadretti chiesti da Zavattiniin mostra alla Pinacotecadi Brera a Milano

Autoritratti d’autorexZa8 10

sciuta ordinatamente sui muri, mac-chia sempre più vasta da un nucleoconcentrato, e alla fine non si vede-vano più le pareti”. E sempre lei, rife-rendosi all’anno 1975, ci dice che“l’avrebbe venduta di lì a quattroanni”. Infatti, nel 1979 fu “costretto”a vendere, pare per ragioni economi-che, quella straordinaria collezioneche sarà in parte dispersa condan-nandola allo smembramento. Perfortuna un discreto numero si trovaal Museo Magi ‘900 di Pieve diCento, e soprattutto questo consi-stente nucleo di 152 autoritratti, pic-coli ma di grande qualità, nel 2008,viene recuperato e acquisito comepatrimonio pubblico dalla Pinaco-taca di Brera.

Page 8: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

artistiper il malinconicoJacques

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.8

Era pratica abbastanza comune perWilliam Shakespeare presentarele azioni e il carattere di un per-sonaggio prima che esso fosse

entrato effettivamente in scena, così dastimolare e nutrire la curiosità del pub-blico circa la figura che stava per in-contrare. Uno dei casi piùesemplificativi lo si trova in Come vipiace, dramma romanzesco compostoattorno alla metà del 1599. Ecco come alcuni dei seguaci delDuca, costretto all’esilio nella forestadi Arden dal fratello usurpatore, pre-sentano Jacques, “il malinconico Jac-ques”, un loro compagno noto per lasua capacità di mantenere sulla vitauno sguardo disincantato e profonda-mente critico: Stava disteso sotto una quercia le cuivecchie radici affiorano dal ruscello ri-sonante nel bosco. Lì era venuto a lan-guire un povero cervo sbandato, feritoa morte dalla rima di un cacciatore […] Così il meschino dal manto vellutato,sotto lo sguardo attento del malinco-nico Jacques, stava sul ciglio estremodel rapido ruscello, alimentandolo dilacrime. […] “povero cervo” diceva“tu fai un testamento come lo fanno imortali, dando qualcosa in più a chi hagià troppo”.Spesso paragonato dalla critica ad Am-leto per il suo andare oltre le appa-renze con sagacia ed ingegno, senzaveramente riconciliarsi mai con le con-venzioni e arrivando persino a pren-dere le distanze dal lieto fine, Jacquesè il personaggio portavoce di uno deimomenti più alti del canone shake-speariano, ovvero il monologo dellascena 7 del II Atto, nel quale paragonail mondo ad un palcoscenico del qualegli uomini e le donne sono tutti attoridefinendo le 7 fasi dell’essere umanodalla nascita alla morte.La scena descritta dai compagni, chelo vede impegnato in una delle sue do-lorose meditazioni in riva ad un ru-scello della foresta di Arden, furappresentata in un dipinto del 1789intitolato appunto Jacques e il cervo fe-rito nella foresta di Arden nato dalla col-laborazione di tre artisti inglesi. Ilpaesaggista William Hodge si occupòdella resa dell’elemento naturale chedomina l’opera, mentre il celebre ri-trattista George Romney dipinse la fi-gura di Jacques e quella del testimoneche sopraggiunge alle sue spalle. Ilcervo ferito che va ad abbeverarsi sullariva e il resto del branco in lontananzafurono affidati Sawrey Giplin, moltoabile nei ritratti di grossi animali. Romney, autore di altre prestigiosetele a soggetto shakespeariano, volledipingere il volto del malinconico Jac-ques con le fattezze di William Hayley,poeta mecenate tra i responsabili del-l’apertura nel 1789 a Londra della Gal-leria Boydell, nata per celebrare iltalento degli artisti inglesi nel rendereomaggio al genio del Grande Bardo.L’esposizione rimase attiva al numero53 di Pall Mall fino al 1804, e beneficiò

Silvano Guarducci e Luca RosiLe nostre muraglie

di Caterina [email protected]

di Franco [email protected]

Ogni civiltà che si rispetti ha fonda-menta e le muraglie (vestigia), senzale quali somiglia molto al Deserto deiTartari. La Generazione del SecondoNovecento ha avuto le sue fonda-menta e le sue muraglie e SilvanoGuarducci e Luca Rosi ne sono statipoeticamente consapevoli: Guar-ducci con la sua “tristezza socialista”e Rosi con la sua “utopia”. Con loro,fraternamente, ho condiviso lunghianni della mia vita nella redazione diCollettivo R ed è a loro che penso,ora, in tempo di consuntivi che giàallora Guarducci andava definendo.In La muraglia (Da Cronaca da Cam-posasso) egli colloca il punto di Resi-stenza nei muri a secco, di unacascina dove era andato a vivere, aCamposasso, appunto, e dove l’in-trico del podere inselvatichito rap-presenta la selva nella quale la Storiaveniva riassorbita, con le sue rovine ele sue costanti memoriali. La terra ela pietra. In Progressione Rosi scrive aGuarducci la messa in atto del magi-stero di vita da lui appreso: la dissa-crazione dei sogni, l’utopia dellarealtà e non la realtà dell’utopia, il su-peramento di stupore e innocenza.

ICON

PIANETA POESIA

Tutto ciò, “come mai avrebbe voluto”mentre “imbiancano i capelli e infitti-scono le rughe” E questa è la secondamuraglia: quella dell’uomo coscientedei risvolti necessari nella lotta percambiare il mondo che anche finiscecol metterci alla prova e cambiarci.Silvano Guarducci e Luca Rosi: duevoci certe della poesia civile, che nehanno tenuto alta la bandiera nel se-condo Novecento.

LA MURAGLIA DI SILVANO GUARDUCCIQui non è antica la muragliarisale ai nostri padrigonfia di vene di gramigna.Cronaca da Camposasso è imperviaisola di vitalbe presso lavatoisommersi da pruni e mattonaie.

PROGRESSIONE DI LUCA ROSIA Silvano Guarducci

Ho cominciato a dissacrarei sogni mieicome voleviho cominciato a riscoprirel’utopia della realtàcome speraviho cominciato a smantellareil mio stuporee l’innocenza astutacome maiavrei volutoe intantoimbiancano i capellie s’infittiscono le rughe.

gennaio 1982

3 della collaborazione dei più celebripittori dell’epoca tra cui Johann Hein-rich Fussli, James Northcote e JoshuaReynolds.

Page 9: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.9

ODORE DI LIBRI

L’estate scorsa, mentre sui quoti-diani imperversava la dramma-tica vicenda dell’ILVA di Tarantoe si accendeva il dibattito sul-

l’abolizione delle province, mi trovavo ca-sualmente a chiudere una ricerca sullecarte dell’Archivio storico del Consiglio re-gionale della Toscana, ed in particolaresugli atti di una commissione speciale isti-tutita durante la prima legislatura, la“Commissione speciale sui problemi del-l’ecologia”. All’inizio degli anni Settanta, lavoro, am-biente, diritto alla salute, limiti e condi-zioni della crescita, accesso alle risorse eloro tutela, la necessità di trovare un am-bito politico sovranazionale per affrontarela complessità dell’altra faccia del benes-sere economico e della sua diffusione, in-sieme alle riflessioni e alla mobilitazioneper la costruzione di un nuovo soggettoistituzionale, le Regioni, erano temi pro-fondamente legati, intrecciati tra loro epercepiti come tali da molti protagonistidel tempo, fossero essi membri delle asso-ciazioni ambientaliste in rapida crescita sulterritorio regionale, militanti di partito orappresentanti politici e sindacali, intellet-tuali.Il confronto tra le carte d’archivio - che mirimandavano alla “primavera dell’ecologia”in Italia e alle riflessioni e alla partecipa-zione che hanno accompagnato la nascitadella regione – e quanto stavo vivendo –con lo stanco e debole dibattito sulla ri-forma delle province e l’impreparazionedella politica a gestire una devastazioneambientale come quella di Taranto – men-tre mi costringeva a grandi sforzi per noninquinare la mia lettura del passato, scate-nava in me una grande passione per il fer-mento dei primi anni Settanta.Il dibattito sull’ecologia, già richiamato tragli altri da Simone Neri Serneri, Luigi Pic-cioni e Giorgio Nebbia (già protagonistaal tempo) fu ricco di contenuti ed emozio-nante. Su un piano regionale, esso significòinserire la questione ambientale al centrodell’elaborazione della programmazioneeconomica e territoriale, con le molte con-traddizioni e i diversi interessi in gioco, conuna strumentazione normativa ancora de-bole e incerta, con una mobilitazione cre-scente, ma parziale.Singificò, in estrema sintesi, misurarsi conil potenziale di cambiamento insito nellavisione ecologica, e con gli obiettivi e glistrumenti per realizzarlo.La Regione Toscana fu molto attiva anchein ambito internazionale e sostenne l’ela-borazione di una carta dei poteri locali suiproblemi dell’ecologia, la cosiddetta Cartadi Bruges (1974), nella quale, tra le altrecose, si conveniva che “la natura, e parti-colarmente l’aria e le acque, ma altresì ilsuolo, devono essere riconosciuti comebeni comuni (res communes) e la loro sal-vaguardia è un compito prioritario d’inte-resse generale”. E a tal proposito vale lapena ricordare che il concetto di beni co-muni era presente già nel secondo pro-gramma economico nazionale del 1969 (ilcosiddetto Progetto ‘80).Parallelamente all’impegno internazio-nale, la Regione tenne fede al suo pro-

di Sara Nocentini*[email protected]

La Regione e l’ecologia,storia di un rapporto iniziato 40 anni fa

Toscanaverde

Assembleadi fontaneRoberto Minuti (Firenze, 1929 - 2013)per chi frequenta il piccolo mondodella politica e delle istituzioni fioren-tine è stato il fotografo non-ufficialedelle occasioni istituzionali e politichecittadine, in particolare di quelle dellasinistra. Più di 27mila scatti che hannoraccontato piccole e grandi cerimonie,congressi, presentazioni. Minuti ci haperò lasciato anche scatti diversissimiin cui le persone, così presenti nei lavoriquotidiani, spariscono per far posto aoggetti inanimati, spesso abbandonati,con un uso malinconico del colore edella luce. Da questa settimana CulturaCommestibile vi presenta una sele-zione dell’altro lato del fotografo buffodi Palazzo Vecchio.

MINUTAGLIE

gramma di “regione aperta”,facendo delleassociazioni ambientaliste e delle rivendi-cazioni territoriali interlocutori formal-mente riconosciuti e mobilitati affinché lapolitica ecologica uscisse dagli angustispazi della rivendicazione elitaria per dive-nire politica di massa.Dopo i primi anni Settanta, nonostante lastraordinaria mobilitazione contro il nu-cleare, molta di quella spinta di cambia-mento si affievolì, sotto il peso di una crisieconomica (petrolifera) profonda, delladifficoltà a rappresentare vertenze e riven-dicazioni nuove, delle tensioni politiche,della violenza, e infine dell’affermarsi delcosiddetto “pensiero unico” e della suamatrice individualista. Oggi molti di quei temi sono tanto attualiquanto irrisolti o negletti, dall’inquina-mento all’esaurimento delle risorse natu-rali, dal diritto al lavoro al diritto alla salute,dal rispetto dei territori alla tutela dei benicomuni e forse, senza nostalgia, ma conrinnovati strumenti ed interesse, po-tremmo ripartire da lì, dalle riflessioni deiprimi anni Settanta, per recuperare quelnesso tra le dimensioni economica, socialee ambientale del nostro sviluppo comeorizzonte di uscita dalla crisi.*L'autrice ha curato il volume “La politicaecologica in Toscana. La Commissione spe-ciale sui problemi dell'ecologia (1972-1975)”, Polistampa – Fondazione SpadoliniNuova Antologia, 2013.

Page 10: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.10

di Sandro Biniwww.deaphoto.it

Notturni urbaniIl brivido lungo e misterioso

della notte in città

Firenze 2004-2013

LUCE CATTURATA

Sandro Bini - Notturni Urbani - Viale Spartaco Lavagnini - Firenze 2007

Page 11: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

Il 17 marzo 1861 si celebrava laconquistata Unità d’Italia. Comedisse D’Azeglio in quegli anni – emolti convennero con lui, allora

e nei decenni successivi fino ad oggi– “Si è fatta l’Italia, ma non si fannogli italiani”. Questa è la storia di comei governi unitari e la nuova dinastianazionale si accinsero a questo com-pito, e di come lo svolsero con lamiopia e la superbia del vincitore sulvinto e con il pregiudizio razziale so-stenuto dalla incomunicabilità dimondi così diversi. Il libro raccontale premesse, dagli ultimi anni delladinastia borbonica, all’avventura ga-ribaldina e al-l ’ i m p e g n opiemontese. Illungo e feroceassedio aGaeta, da cuiFrancesco IIfugge nel feb-braio del 1861per ripararsi aRoma pressoil Papa, è l’evento cardine tra il primae il dopo, ma già nei modi della libe-razione del Sud dal Borbone si an-nuncia quale sarà il nuovo ordine. Ilsangue del titolo racconta il prezzotragico di un sostanziale disinteressedel nascente regno d’Italia alla pro-mozione di un cammino davverounitario. Le scelte economiche, poli-tiche, sociali, si appoggiano da su-bito, ricorda l’autore, sulla percezionediffusa tra la grande parte della classedirigente piemontese della differenzatra “… una parte del nuovo Stato …già ‘italiana’ [e] l’altra [che] non loera affatto. Occorreva dunque edu-carla ad essere diversa da sé, a costodi snaturarla.”. Si pensò di rimediarecon la forza del nuovo ordine che sivoleva costituire, sostenuto anchedall’interesse di rapina del regno diSardegna a crescere a spese dellenuove terre liberate. Da qui, e dalcontrapposto interesse dinastico delBorbone, sostenuto dal Papa – acci-denti a Pio IX, dicevano i liberali diallora delusi dalle prime modesteaperture del nuovo Papa appena sa-lito al Soglio; accidenti a Pio IX, di-cevano ancora ieri i contadini diMaremma – nasce un brigantaggioferoce quanto la spietata repressione,raramente fatto di alti ideali, piùspesso di vendette, miseria, orgogliosconfitto che si lascia strumentaliz-zare. La storia dei briganti del Sud –appunto una tragica storia di sangue,ma non solo del Sud – è l’occasioneper disegnare intorno una cornice ar-ticolata e attenta ai diversi protagoni-sti del periodo, regnanti, uominipolitici, uomini d’armi e uomini dicultura: in mezzo i soldati e la gentedel Sud, gli uni e gli altri “vittime …di una carneficina che poteva essereevitata”. Il racconto è di facile lettura,mai accademico, spesso di una im-mediatezza quasi giornalistica, ma

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.11

Ritratto in posa della brigantessa MichelinaDe Cesare (dalla copertina del volume)

PUÒ ACCADERE

ODORE DI LIBRI

di Andrea [email protected]

Il futuro ci osserva

I brigantiche fecero

di Susanna [email protected]

Londra, Maggio 2013

l’Italia

mai superficiale. Le vite dei brigantisi appoggiano ad una sterminata let-teratura non solo localistica, citataabbondantemente in bibliografia: leleggende locali si intrecciano ai reso-conti storici dei funzionari e dei sol-dati del Regno d’Italia, come anchealle memorie di alcuni dei più notibriganti, in una epopea che l’autoreracconta senz’altro come la primaguerra civile d’Italia: ne risulta unquadro indubbiamente non di ma-niera.Il sangue del Sud. Antistoria del Risor-gimento e del brigantaggioGiordano Bruno GuerriEdizioni Mondadori, 2012

Page 12: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.12ANTIQUARIUM

Spesso capita nelle nostrechiese di vedere il simbolodella conchiglia riprodotto invarie situazioni pittoriche e

decorative ma in modo del tutto par-ticolare nelle acquasantiere.Queste occorrenza simbolica non èaffatto casuale poiché la conchiglia harivestito per tutto il medioevo un si-gnificato proprio legato all’acqua, maanche alla resurrezione e quindi allatomba. La polisemia della parola arca,termine derivato da arcēre, proteggere,è particolarmente adatta a spiegare ladensità di significati che si raccoglieintorno alla figura-simbolo della con-chiglia. Arca, infatti, è un semantemapertinente al sarcofago, alla cassa dovesi ripongono gli oggetti preziosi (sipensi all’arca dell’alleanza) e all’imbar-cazione biblica per eccellenza. Curio-samente, ma non troppo, arca è ancheun genere di bivalvi comune in tuttoil Mediterraneo catalogato con questonome da Linneo (1758) per la suaforma che collega così l’immagine delsepolcro alla simbologia della conchi-glia. La duplice valenza della conchi-glia, emblema di fertilità e alcontempo simbolo della tomba, trovaspiegazione nel fatto che in entrambii casi si tratta di un occultamento cheprelude a un disvelamento secondoun punto di vista precedente anchel’avvento del pensiero cristiano. Sutale substrato, come sempre avvienenei casi di tessiture simboliche ricchee cangianti, il cristianesimo ha postoil suo impianto interpretativo facendodiventare il binomio conchiglia-sepol-cro emblema non solo di vita maanche di redenzione. È evidente che ilprimo e più perfetto frutto della con-chiglia-sepolcro, in un’ottica squisita-mente cristiana, non può essere che ilCristo il quale è dunque perla di per-fezione. Anche Giovanni, il figlio cheaveva sussultato nel ventre materno alsaluto di Maria, gode di un’iconogra-fia che gli attribuisce la valva dellaconchiglia quale strumento di identi-ficazione del suo ruolo di battista,ossia di precursore del Cristo-perla. IlPhysiologus, primo bestiario cristianocui si ispireranno gli altri testi a venire,descrive il rapporto tra Giovanni eCristo come simile a quello tra laperla e l’agata che, per la sue proprietàintrinseche, era utilizzata nella pescadelle conchiglie: “Vi è una pietra chia-mata agata: i cercatori di perle le tro-vano per mezzo della pietra d’agata,infatti legano l’agata con un filo soli-dissimo e lo lasciano affondare inmare; l’agata va verso la perla e non simuove più; i pescatori possono cosìseguire la fune e recuperare la perla”(Physiologus latinus, VIII sec., par.XXII). L’agata sta alla perla come Gio-vanni sta Gesù poiché come l’una pie-tra mostra l’altra, così il Battista rivelaagli uomini il Salvatore.Un passo del Tesoro di Brunetto La-tini, peraltro ripreso dal suddetto Phy-siologus, descrive il comportamento

di Ilaria [email protected] Conchiglia,

storia e simbolodella conchiglia: “Cochilla è un pescedi mare, lo quale sta chiuso con dueossa grosse, ed apre e chiude, e sta infondo di mare, e la mattina e la seraviene a sommo, e toglie la rugiada. Epoi sta al sole, e indurano alquantoqueste gocciole della rugiada (…);poi quando sono cavate di queste co-chille elle indurano e queste sonoquelle che l'uomo chiama perle, lequali sono pietre di grande nobiltà, especialmente in medicina; e come larugiada è pura e netta, così sono leperle bianche e nette”. Ecco dunqueche il simbolo che così spesso tro-viamo negli edifici sacri cristiani, manon solo, prende senso alla luce dellastoria che ci ha preceduti e della suainterpretazione della natura. Anche setroppo spesso non ce ne rendiamonemmeno conto.

a cura di Cristina [email protected]

BIZZARRIA DEGLI OGGETTI

Pentola a pressione italiana "Record"primi ‘900 , ne esistevano di varie mi-sure. Il prototipo di un oggetto del ge-nere appartiene a Denis Papin (1679).Storicamente è molto importante per-chè fu la base da cui Papin partì perl’idea del motore a vapore. Il principiosu cui si basa è la chiusura ermeticadella pentola che non permettendo lafuoriuscita del vapore consente l’au-mento della pressione interna e l’innal-

Dalla Collezionedi Rossano

Una pentolada Record

zamento del punto di ebollizione del-l’acqua fino a 120 gradi e più, consen-tendo una maggiore velocità nellacottura degli alimenti. Nel 1927 fucommercializzata dalla ditta tedescaSilt, senza avere grosso successo. Unaditta francese negli anni ‘50 ne lanciòun modello più perfezionato che ebbeampia diffusione. Rossano :”Quandol’ho trovata, scoprire che era così vec-chia mi ha un po’ sorpreso. Pensavoche la "pentola pressione" fosse un in-venzione degli anni 40/50.”

Ostrica che riceve i raggi del soleBestiario, XIII sec., Bibliothèque deValenciennes 

Page 13: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.13NUVOLETTE

www.martinistudio.euLe storie di Pam

Page 14: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.14

“Seven Songs WhileThe City is Sleeping”è un disco nato un po-meriggio di dicembre

a casa di Ernesto de Pascale, suonatoe cantato al suo pianoforte, di frontealla sua immensa collezione di dischi.Guido Melis, bassista degli Under-floor e suo tecnico di fiducia, lo rag-giunge a casa per registrare quelloche inizialmente doveva essere soloun demo, un'occasione per “fermare”le canzoni appena scritte. La voce diErnesto viene registrata con unSM58, un microfono da live, con ilproposito di registrarla nuovamentecon calma in studio. Purtroppo nonce ne è stato il tempo e la voce che siascolta sulla versione definitiva deldisco è proprio quella registrata quelpomeriggio, catturata in tutta la suaistintività.Nel poco tempo a disposizione, Er-nesto era comunque riuscito a trac-ciare una strada chiara per questoprogetto: un disco volutamente acu-stico, intimista, con poche parti per-cussive. Su questa base aveva iniziatoad aggiungere i contributi di altri mu-sicisti, completando due delle settecanzoni. Raccogliendo i suoi appuntie le sue idee, con Guido Melis, Gio-vanni De Liguori, Fabrizio Berti eMichele Manzotti abbiamo deciso diportare a compimento l'album.E' un tributo alla sua insaziabile pas-sione per la musica, che aveva ini-ziato a coltivare collezionando dischida ragazzo e portato avanti con la suaattività di giornalista, produttore emusicista.Ernesto aveva un'attitudine partico-lare nel motivare chi gli stava attornoad intessere relazioni con le altre per-sone, lanciare nuove idee e comple-tare i propri progetti. L'album è unringraziamento nei suoi confronti,cercando di fare per lui quello chemolte volte ha fatto per ognuno dinoi.

di Giulia [email protected]

SU DI TONO

di Simone [email protected]

Ernesto De Pascale non è mai stato cosìsolare, felice, vero come in questo suo ul-timo lavoro, “Seven songs while the city issleeping”. E’ come un ultimo generoso re-galo ai suoi amici.In primo luogo ai musicisti che ha riunitoper arrangiare le tracce, limpide e chiare,della sua voce calda accompagnate dalpiano acustico che Guido Melis aveva re-gistrato a casa sua in un pomeriggio di di-cembre 2009. E’ come se dicesse loro: “ok,ragazzi, ecco le mie ultime note, le miecanzoni essenziali, quello che sono io oggi:le dono a voi, parliamo ancora insieme,completiamo questo lavoro; io vi aspettopiù avanti lungo la strada”. E i suoi amicisono stati rispettosi eppure lo hanno inter-pretato, ascoltato e riconosciuto.Ne viene fuori un disco delicato, intenso,quasi soave, dove la voce si amalgamasenza imporsi agli strumenti.Ma queste sette canzoni di Ernesto sonoanche un dono al suo popolo del blues, atutti noi, amici suoi e amici della musica.Ognuno ci troverà qualcosa per amarlo(oltre a Ernesto, naturalmente, per chi haavuto il privilegio di conoscerlo e di esser-gli amico). A me hanno colpito addiritturaalcune sonorità dylaniane, ad esempio, in“Desert city of the heart”; finanche la cita-zione testuale di Shelter from the storm.Avemmo qualche anno fa una liason dy-laniana e come sempre Ernesto si mostròcompetente, generoso eppure pazienteche me che mi intestardivo a propormiesperto di Dylan. La sua sapienza musicaleera pari soltanto alla sua capacità di andareall’essenza nuda della musica. Come ap-punto in queste sette canzoni mentre lacittà sta dormendo.Come scrive in Desert city of the heart, Er-nesto ci ha mandato con questo CD unalettera per dirci che non tornerà dal postodove ora si trova: “qui il cielo è più blu,l’aria è pura, tutte le persone sorridono.Ora sono finalmente libero dalle città de-serte del passato”.E’ stato un lungo strano viaggio insieme,tu e noi Ernesto; ma continua in questatua musica.

Sent a letter today To let you knowI will not come backfrom where i’m stayin’

Here the sky is more blueThe air is pureAll the people are smilin’They’re not like you

Now i’m free at lastFrom the desert cities of the past

What a long strange trip has been from the bottom of the seeto the top of the hill

It’s been quite a long strange trip From the depth of your eyesto your velvet touch of sin

But i didn’t feel at easeIn these desert cities on the past

Now Throw away your jewels’ crownFor you the time has comeJust free the spirits up aboveAnd dance away the blues

Il testo di questa canzone non è definitivo: Er-nesto ci stava ancora lavorando; forse perquesto è ancor più vero

Sette canzoniper diregrazie di tutto

L’ultimo discodi ErnestoDe Pascale

Desert city

Page 15: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.15ANGOLO PROUSTIANO

di Marco [email protected]

Se consideriamo l’equivalenzatempo denaro sempre più carat-teristica dei nostri tempi, non sipuò non considerare un lusso

leggere la Recherche: più di 2300 pagine!Il lusso dell’avere tempo, dello stare sul-l’andare sempre di fretta. Ma non è soloper il numero delle pagine che leggere ilromanzo di Proust è un lusso. Lo è ancheper ragioni che riguardano la scrittura insenso qualitativo – benché in questocaso la quantità sia già evocatrice dellaqualità. La Rechercheè il romanzo della lentezza,di un viaggio di ritorno che come taledeve compiere anche l’andata fino a per-dere e perdersi per riacquistare qualcosache, come il tempo, alla fine fugge co-munque. La Rechercheabitua a leggere laroutine come una dimensione in cuianche il più minuto dettaglio, il più ripe-titivo degli atti possono diventare eventoche ricompone un’intera storia: questanon era in realtà soltanto come si era ve-nuta costruendo. Tutto ciò che il mo-mento epifanico può svelare noninterrompe la vicenda, non ne deter-mina soltanto un diverso sviluppo fu-turo, ma ne svela una trama diversa inogni direzione, anche nel passato. Nientee nessuno sembrano mai finiti davvero.Vi è sempre come il sospetto che le cosepossano essere altrimenti, che i perso-naggi abbiano altre motivazioni per leazioni che compiono e quelle che di-cono. Nelle asserzioni, nei dialoghi vi ècome una riserva, una sospensione cheattende l’evento che la tolga dallo stallo.Come lo scrittore, così il lettore presonello stallo risottopone ad esame il caso,torna sui suoi passi: perde tempo di fatto,per ritrovarlo paradossalmente e senzaprevedere quando. Una lunga pazienza,una lunga dispersione, attesa fatta dimolte disattese fin quasi a non fare piùcaso alle cose, ad agire meccanicamentequand’ecco qualcosa accade e incanta laroutine, smaga l’opacità delle assuefa-zioni, delle abitudini, dei luoghi. La Recherche saggia (termine non ca-suale che collega Proust ai Saggidi Mon-taigne) il tempo nella sua dimensionedella possibilità nella quale trovano in-distintamente albergo caso ed evento,frutto e perdita. La Recherche non ri-trova soltanto il tempo della storia di unpersonaggio, ma anche e più in generalela dimensione della possibilità nellatrama evenemenziale del tempo. E solocome possibilità ciò che accade neltempo può essere redento cioè godutoanche quando, pur sperato, non si sapevache fosse avvenuto. Il tempo ritrovato diProust è dunque anche la resurrezionedel tempo: “Ebbi un sussulto di deside-rio e di rimpianto, pensando ai sotterra-nei di Roussainville. Eppure, ero felice didirmi che quella gioia verso la quale al-lora si tendevano tutte le mie forze, e chenulla mai più avrebbe potuto restituirmi,era esistita non solo nel mio pensiero, manella realtà, così vicino a me, in quellaRoussainville di cui parlavo tanto spesso,che scorgevo dallo stanzino odoroso diiris. E non avevo saputo nulla!”

La resurrezionedel tempo

Page 16: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

SU DI TONO

“Aiutateci, perché stiamo morendo”.Zubin Mehta appare affaticato dopol’energica direzione. Con un gesto mi-nimo chiede alla platea di silenziare gliapplausi scroscianti; fa un piccolo in-chino, le mani giunte in preghiera, epronuncia con aria grave queste pocheriarse parole scomparendo per l’ultimavolta dietro le quinte. Parole come pie-tre. Di quelle pietre che i lavoratori in-visibili del Teatro (e al loro fianco ilMaestro Mehta) provano giorno dopogiorno a sistemare, l’una su l’altra, neltentativo di riempire i vuoti di un’isti-tuzione sull’orlo dell’abisso (che è me-tafora fino a un certo punto, dalmomento che il Teatro Nuovo esiste inquanto vuoto architettonico). È beneporre attenzione: l’appello secco e lapi-dario non suona disperato, non è il fa-cile grido dell’indignato che se ne stacomodo in poltrona; è la ciambella disalvataggio lanciata da chi le manichese le rimbocca e volentieri. E le parole,pesate e posate, arrivano soltanto dopouna lunghissima serie di proposte diuna straordinaria concretezza. Un pro-gramma denso e interessante che attra-

versa il Novecento, costruito attorno adiverse occasioni da celebrare: gli ot-tant’anni dalla fondazione del Coro delMaggio Musicale Fiorentino, i diecianni dalla morte di Luciano Berio, icento anni dalla prima esecuzione dellaSacre du printemps di Stravinskij (29maggio 1913). Si comincia con laNänie op. 82 per coro e orchestra di Jo-hannes Brahms (Amburgo 1833 –Vienna 1897), “interprete del signifi-cato spirituale e creativo delle realizza-zioni di Bach, Mozart e Beethoven”, lacui musica può essere considerata unimponente «commentario artisticodella suprema sintesi di musica tede-sca» (Lourié). Seguono La ritirata diMadrid (riscrittura di una partitura diLuigi Boccherini, lucchese emigrato aMadrid) e il Solo per trombone e orche-stra (eseguito dall’eccentrico Christian

Lindberg) di Berio, compositore chetra gli Stati Uniti e l’Europa ha saputodare forma alla cultura contemporaneaattraverso una profonda commistionedi linguaggi, colti e popolari. La se-conda parte del programma ospita lagià citata Sagra della primavera, splen-dida e “grandiosa fusione” di sonoritànazionali e moderne (Taruskin). C’è tutta l’Europa in queste sonorità,l’Europa migliore della cultura e dellaciviltà più avanzate (la serata si svolgesotto l’egida del fiorentino Festivald’Europa). Dunque è questa la via chela musica, limpida finestra sul mondo,ci ha indicato, mostrato con il dito,splendido fatto senza troppe inutili pa-role (nel buio della sala si impara ancheil valore del silenzio...). Per far rinascereil Maggio Musicale Fiorentino e in-sieme per fare di Firenze una “città delmondo” si deve ripartire dalla cultura,dalla musica, linguaggio universaledell’alterità che più di ogni altra cosa ècapace di includere e fare integrazione.Mettiamo la nostra pietra, anche noi(che siamo la politica a cui sovente ci ri-volgiamo), e chiediamo di fare lo stessoai nostri amministratori e ai nostri go-verni.Quante cose si imparano a teatro. Al-ziamo gli occhi dall’ombelico, affaccia-moci alla finestra e gettiamo lo sguardoall’orizzonte.

di Dario [email protected]

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.16SCENA&RETROSCENA

di Cristina [email protected]

Giancarlo Cauteruccio concludela stagione teatrale “fuori dallemura” del Teatro Studio diScandicci e si rende protagoni-

sta della messa in scena alla Pergola delmonologo tratto da “L’anno del pensieromagico” della scrittrice americana JoanDidion. Dice di sé “sono un fenomenoanomalo, recito, scrivo, mi occupo di ar-chitettura, sono regista...faccio un po’ ditutto e- con un pizzico di autoironica ci-vetteria- niente per bene”. L’incasso saràdevoluto al FILE, organizzazione che sioccupa di “leniterapia”. Cauteruccio “ilteatro fa la beneficienza! Dovrebbe es-sere fatta a lui, da tutti, viste le condi-zioni in cui si trova...” Protagonista unicaAnna Bonaiuto, attrice dalle grandi in-terpretazioni sia teatrali che cinemato-grafiche. Fra i film la ricordo soprattuttocome la sofferta figlia de “L’amore mo-lesto” di Martone. Lo spettacolo: quasisolo una emozionante e commossa let-tura, accompagnata dalle immancabiliimmagini proiettate care a Cauteruccioe da stacchi musicali. Da subito, neivideo, ambulanza, minacciose parole acaratteri cubitali, antibiotici, poi la pro-tagonista ci ammonisce “La vita cambiain un istante. Una sera ti metti a tavola ela vita che conoscevi è finita”. Raccontanel minimo dettaglio il rientro a casa, undrink, le chiacchiere, poi il marito si ap-poggia al tavolo, forse scherza, poi cadea terra, i soccorsi.... La Morte è entrata esi è servita. In una sottile e perfetta scan-sione del tempo successivo all’evento,innominabile ed ignoto, irrelevanti det-tagli ed atti, parole sue e di altri e quindiatroce dolore. Come scolpiti o fissati inpellicola i suoi assurdi e ambigui pen-sieri, il suo distacco confuso e lucido alcontempo, il suo quasi automatico e noncontrollato attaccarsi a quel pensieromagico studiato in un corso di antropo-logia, a quel “se” che precede ogni suaipotetica realtà. Nella piena consapevo-lezza da subito e della gravità del di-sturbo e della morte del marito, pensa ise che magicamente lo faranno tornare,restare, che fermeranno il tempo e an-nulleranno il trionfo della morte. Comeper caso, dopo un po’ del suo parlare ericordare, ci rivela l’antefatto, lei e il ma-rito rientravano a casa dopo una visitaall’unica figlia ricoverata in rianimazioneper una gravissima sepsi. Nell’anno delpensiero magico che segue l’incipitmortifero, anche la figlia che guarisceuna prima e una seconda volta da acci-denti fisici inspiegabili, improbabili etanto gravi quanto sfortunati, muore.Questo resta fuori comunque, solo ognivolta la madre si e la tranquillizza ricor-dando e dicendo, come si fa quando ibambini piccoli hanno paura, che nientele può succedere, c’è lei a proteggerla. Lopensa, lo ripete, ma la magia del pen-siero non è tale da tradurlo in realtà. Unaelegia del dolore, un grande omaggioall’amore per il compagno. Dopo tantipensieri follemente in attesa di esseremagici, Didion capisce che per vivereoccorre lasciare andare i morti, smetteredi tenervisi aggrappati.

Il dolore

di un attimo

Cauteruccio e Didion

Se la musica è una finestrasul mondo...

Page 17: La regina della Leica che quattrini · Marianna Marcucci che ha realizzato un lavoro mastodontico, raccogliendo tutte ... svolge oggi sabato 18 maggio ... solvere oggi, nell'Italia

Gianfranco Chiavacci, Daly City 1973

CCUO

.com sabato 18 maggio 2013no30 PAG.17L’ULTIMA IMMAGINE

Il 1973 è stato un annodecisamente impor-tante per me, l’anno delviaggio in Californiacon l’amico Chiavacci,detto “il Chiava”. Gian-franco è stato un grandeartista, davvero fuoridell’ordinario, che nel-l’intimità della nostrabella e lunga amicizia hasempre avuto il vezzo dichiamarmi ironica-mente “il Pelliccioni”.Teorico acuto e origi-nale della “binarietà”, apartire proprio da quelperiodo ha iniziato unlavoro fotografico chepartendo dal reale lo ri-conduceva invariabil-mente verso unadimensione decisa-mente astratta. Un la-voro che ha portatoavanti negli anni paral-lelamente ad un conti-nuo approfondimentodella sua ricerca pitto-rica e teorica. Condivi-dere con lui nel corsodegli anni discussioniartistiche e politiche el’ordinarietà del quoti-diano è stata davveroun’esperienza indimen-ticabile. Questo è un ri-tratto che gli ho scattatodurante una delle no-stre “passeggiate foto-grafiche” in quella partedella Bay Area. Mimanca molto elo ricordo an-cora con gran-dissima stima etanto, tanto af-fetto.

Dall’archivio di M

aurizio Be

rlincion

i

[email protected]