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La stagione concertistica 2013-2014 offerta dalla Famiglia Artistica Reggiana – Studium Regiense si preannuncia davvero notevole, ricca di nomi prestigiosi e con un’offerta musicale assai inte- ressante. Si è aperta il 4 novembre con il concerto per violi- no e pianoforte di Francesco Tagliavini e Andrea Dembech, che ha visto protagoniste le musiche di Mozart, Beethoven e Frank e prosegue il 19 dicem- bre con il Concerto di Natale del Coro Ensemble Dulcis Aura, diretto dal maestro Paolo Gattolin e accompagnato dall’arpa di Alessandra Ziveri, che ci proporrà musiche tradizionali natalizie. A febbraio si continua con il concerto per fisar- monica e pianoforte di Daniele Donadelli e Mas- simo Tagliata, dal titolo Musiche da Parigi… ol- tre oceano, che ci farà sognare luoghi bellissimi sull’onda dell’emozione musicale. Marzo e la primavera vedranno protagonisti il pianoforte di Victor Derevianko e il violoncel- Giornale di cultura e informazione della Famiglia Artistica Reggiana - Studium Regiense DICEMBRE 2013 Natale è in arrivo. È giorno di festa per la nascita di nuo- va vita. Però, 4,1 milioni di italiani non potranno per- mettersi pranzi e cenoni senza dover ricorrere all’aiuto di istituzioni, organizzazioni e singoli cittadini, con un aumento del 10% rispetto all’anno scorso dicono le re- centi indagini statistiche. Fra gli indigenti sono 428.587 i bambini con meno di cinque anni d’età. 578.583 anziani oltre i sessantacinque anni sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari nel 2013. Chiudo- no poi diverse fabbriche e aumenta la disoccupazione, né si intravede ancora una luce per assicurare, seppur gradualmente, la ripresa. La difficile situazione, che si protrae da alcuni anni, non è casuale, ma deriva anche da scelte errate: la speculazione, l’arricchimento senza freni, il desiderio di potere e l’idolatria del dio denaro hanno pre- Natale 2013 segue a pagina 2 La nuova stagione dei concerti di Carlo Baldi ISCRIVERSI A F.A.R. - STUDIUM REGIENSE Con il versamento di euro 50 annuali presso la sede in via San Fi- lippo 14 o con il c/c postale n. 1013430036 oppure accreditando il c/c n. IT 66 G 05387 12809000000826698 Banca Popolare dell’Emi- lia Romagna indicando nome, cognome, residenza, codice fisca- le, numero telefonico (meglio cellulare) e, se esistente, indirizzo e-mail. Sono aperte le iscrizioni per il 2014. lo di Diana Cahanescu, con musiche di Brahms, Haydn, Dvorak e Cassadò. In aprile sarà la volta del Desperanto Quartet, un progetto di Paolo Simonazzi, Emanuele Rever- beri, Filippo Chieli e Patrick Novara, che parten- do dalla ricerca delle tradizioni musicali europee, si inserisce perfettamente nel solco della tradi- zione popolare che si esprime con una musicalità intensa e gioiosa. Giugno vedrà, per concludere in bellezza, il con- certo per violino e violoncello di Victoria Boris- sova e Roberto Cima. Tutti in concerti sono a offerta libera e avranno luogo nella Chiesa di San Filippo. Augurandoci di vedervi numerosi, speriamo che il nostro impegno nella ricerca musicale sia di vo- stro gradimento e che questa sia la prima di tante stagioni di eccellente qualità e grande presenza di pubblico. Francesca Codeluppi La Tour 13: momenti di gloria di un edificio qualsiasi Laura Bellamico Paduli e Lagastrello: una questione di nomi di Albino Calori La discordia tra i Malaguzzi e i Ruggieri di Rea Silvia Motti Le cronache di Otello Incerti ALL’INTERNO Fino al 29 dicembre a Palazzo Casotti I diari di vita del nostro associato Attilio Braglia Uno stile inconfondibile, un’arte calligrafica e un’in- terpretazione personale e poetica della natura e del mondo; Attilio Braglia racchiude in sè tutti questi ele- menti, mescolandoli in modo sapiente. Nato a Velluciana di Carpineti nel 1943, Braglia è ri- masto colpito durante gli anni Sessanta dalla « nuova figurazione». Attento osservatore dell’animo umano e dei quotidiani segreti della natura, è stato in grado di conferire alle sue tele una forte valenza decorativa e cromatica, senza tralasciare uno stile disegnato e go- dibile anche dinanzi al fluire incalzante del tempo. Al- cune tra le sue opere maggiormente apprezzate sono le estese composizioni decorative che ha dedicato ai treni e ai volti che ci guardano dal finestrino, suscitan- do inevitabili riflessioni sulla contemporaneità della condizione umana. Un desiderio di scoperta e risco- perta del senso della dimensione del presente, del qui e dell’ora che troppo spesso si smarrisce dinanzi al frenetico ritmo di vita che ci circonda. Grazie a tutti gli artisti e relatori che hanno collaborato con noi nel 2013 Francesco Spina, Luigi Vernia, Giacomo Bigoni, Francesca Rodomonti, Luca Orlandini, Albino Calori, Attilio Marchesini, Davide Gaspari, Fabio Guidetti, Paola Davoli, Stefano Menozzi, Roberta Notari, Paolo Gandolfi, Vanni Codeluppi, Roberto Cavazzoni, Annalisa Vandelli, Carla They, Lucio Rossi, Nadia Rosati, Francesco Tagliavini, Andrea Dembech. Buon Natale e Buon Anno

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Page 1: La nuova stagione dei concerti - FAR · 2019. 3. 8. · Giornale di cultura e informazione della Famiglia Artistica Reggiana ... crisi economica e sociale. Natale rappresenta comunque

La stagione concertistica 2013-2014 offerta dalla Famiglia Artistica Reggiana – Studium Regiense si preannuncia davvero notevole, ricca di nomi prestigiosi e con un’offerta musicale assai inte-ressante.Si è aperta il 4 novembre con il concerto per violi-no e pianoforte di Francesco Tagliavini e Andrea Dembech, che ha visto protagoniste le musiche di Mozart, Beethoven e Frank e prosegue il 19 dicem-bre con il Concerto di Natale del Coro Ensemble Dulcis Aura, diretto dal maestro Paolo Gattolin e accompagnato dall’arpa di Alessandra Ziveri, che ci proporrà musiche tradizionali natalizie.A febbraio si continua con il concerto per fisar-monica e pianoforte di Daniele Donadelli e Mas-simo Tagliata, dal titolo Musiche da Parigi… ol-tre oceano, che ci farà sognare luoghi bellissimi sull’onda dell’emozione musicale.Marzo e la primavera vedranno protagonisti il pianoforte di Victor Derevianko e il violoncel-

Giornale di cultura e informazione della Famiglia Artistica Reggiana - Studium Regiense DICEMBRE 2013

Natale è in arrivo. È giorno di festa per la nascita di nuo-va vita. Però, 4,1 milioni di italiani non potranno per-mettersi pranzi e cenoni senza dover ricorrere all’aiuto di istituzioni, organizzazioni e singoli cittadini, con un aumento del 10% rispetto all’anno scorso dicono le re-

centi indagini statistiche. Fra gli indigenti sono 428.587 i bambini con meno di cinque anni d’età. 578.583 anziani oltre i sessantacinque anni sono dovuti ricorrere ad aiuti alimentari nel 2013. Chiudo-no poi diverse fabbriche e aumenta la disoccupazione, né si intravede ancora una luce per assicurare, seppur gradualmente, la ripresa.La difficile situazione, che si protrae da alcuni anni, non è casuale, ma deriva anche da scelte errate: la speculazione, l’arricchimento senza freni, il desiderio di potere e l’idolatria del dio denaro hanno pre-

Natale 2013

segue a pagina 2

La nuova stagione dei concerti

di Carlo Baldi

ISCRIVERSI A F.A.R. - STUDIUM REGIENSECon il versamento di euro 50 annuali presso la sede in via San Fi-lippo 14 o con il c/c postale n. 1013430036 oppure accreditando il c/c n. IT 66 G 05387 12809000000826698 Banca Popolare dell’Emi-lia Romagna indicando nome, cognome, residenza, codice fisca-le, numero telefonico (meglio cellulare) e, se esistente, indirizzo e-mail.

Sono aperte le iscrizioni per il 2014.

lo di Diana Cahanescu, con musiche di Brahms, Haydn, Dvorak e Cassadò.In aprile sarà la volta del Desperanto Quartet, un progetto di Paolo Simonazzi, Emanuele Rever-beri, Filippo Chieli e Patrick Novara, che parten-do dalla ricerca delle tradizioni musicali europee, si inserisce perfettamente nel solco della tradi-zione popolare che si esprime con una musicalità intensa e gioiosa.Giugno vedrà, per concludere in bellezza, il con-certo per violino e violoncello di Victoria Boris-sova e Roberto Cima.Tutti in concerti sono a offerta libera e avranno luogo nella Chiesa di San Filippo.Augurandoci di vedervi numerosi, speriamo che il nostro impegno nella ricerca musicale sia di vo-stro gradimento e che questa sia la prima di tante stagioni di eccellente qualità e grande presenza di pubblico.

Francesca Codeluppi

La Tour 13: momenti di gloria di un edificio qualsiasiLaura Bellamico

Paduli e Lagastrello: una questione di nomidi Albino Calori

La discordia tra i Malaguzzi e i Ruggieridi Rea Silvia Motti

Le cronache di Otello Incerti

ALL’INTERNO

Fino al 29 dicembre a Palazzo Casotti

I diari di vita del nostroassociato Attilio BragliaUno stile inconfondibile, un’arte calligrafica e un’in-terpretazione personale e poetica della natura e del mondo; Attilio Braglia racchiude in sè tutti questi ele-menti, mescolandoli in modo sapiente.Nato a Velluciana di Carpineti nel 1943, Braglia è ri-masto colpito durante gli anni Sessanta dalla « nuova figurazione». Attento osservatore dell’animo umano e dei quotidiani segreti della natura, è stato in grado di conferire alle sue tele una forte valenza decorativa e cromatica, senza tralasciare uno stile disegnato e go-dibile anche dinanzi al fluire incalzante del tempo. Al-cune tra le sue opere maggiormente apprezzate sono le estese composizioni decorative che ha dedicato ai treni e ai volti che ci guardano dal finestrino, suscitan-do inevitabili riflessioni sulla contemporaneità della condizione umana. Un desiderio di scoperta e risco-perta del senso della dimensione del presente, del qui e dell’ora che troppo spesso si smarrisce dinanzi al frenetico ritmo di vita che ci circonda.

Grazie a tutti gli artisti e relatoriche hanno collaborato con noi nel 2013

Francesco Spina, Luigi Vernia, Giacomo Bigoni,

Francesca Rodomonti, Luca Orlandini,

Albino Calori, Attilio Marchesini,

Davide Gaspari, Fabio Guidetti, Paola Davoli,

Stefano Menozzi, Roberta Notari,

Paolo Gandolfi, Vanni Codeluppi,

Roberto Cavazzoni, Annalisa Vandelli,

Carla They, Lucio Rossi, Nadia Rosati,

Francesco Tagliavini, Andrea Dembech.

Buon Natale e Buon Anno

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so il sopravvento, creando i presupposti dell’inevitabile crisi economica e sociale. Natale rappresenta comunque per tutti un momento di riflessione e di speranza.L’augurio che al Dóméla porge a tutti i suoi lettori è che si possano ricreare le condizioni per il ricupero, attra-verso anche maggior solidarietà a livello mondiale ed europeo, e che, come scriveva Adriano Olivetti «ognuno possa suonare senza timore e senza esitazione la pro-pria campana […] per la parte migliore di noi stessi,

Natale 2013

Da Parigi continua la corrispondenza. L’architetto reggiano Laura Bellamico ci scrive.Al Dóméla crea interessi anche fuori dal nostro territorio.

La Tour 13: momenti di gloria di un edificio qualsiasi

[…] e ogni qualvolta sono in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro il potente, l’intelligenza con-tro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la po-vertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione, la verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza».

Il 2014 si apre per Famiglia Artistica Reggiana - Stu-dium Regiense ricco di progetti e di iniziative. Alla Sta-gione concertistica, faranno seguito i Caffè del Giovedì,

che riprenderanno con la metà di gennaio, dopo la pausa delle Feste Natalizie. Riprenderanno anche le mostre di artisti e le consuete gite sociali. Si intende nel nuovo anno aprire anche una collaborazione con l’Università di Reggio, organizzando corsi specifici per formare giovani da inserire nel mondo del lavoro, dando così un contributo allo sviluppo delle nostre imprese e alla ripresa. Auguri a tutti di Buon Natale e Buon 2014.

Carlo Baldi

La lettura su al Dóméla dell’articolo incentrato sui nudi censurati ad artisti reggiani nell’immediato dopoguerra in quel di Ferrara, mi ha fatto ricordare una mai sopita mera-viglia dell’oggi al sentir parlare della montagna alle celebri sorgenti del torrente Enza, dove si trova l’Abbazia dei Linari e dove triconfinano le province di Parma, Reggio e Massa.È noto che il grande e cilindrico termine di confine duca-le a lato della strada provinciale reggiana n. 15 – dove un ampio spazio consente il parcheggio a pullman e camper – venne posto per confinare il territorio ducale di Parma (Comune di Vairo) con il Gran Ducato di Toscana. Tale con-fine toscano è stato confermato anche dopo l’Unità d’Italia mentre, per il fatto che il confine tra Parma e Reggio segue pedissequamente il corso del torrente Enza, sono mutate le competenze territoriali emiliane.A ogni buon conto, alla Toscana oggi – come ieri – compete la parte sorgiva del torrente Enza fino a una linea che va dal suddetto termine di confine grande e cilindrico al punto medio dell’estensione nord-sud del Lago Squincio.Alla Toscana compete quindi interamente la parte lacuale.Il lago che si è venuto a formare in seguito alla costruzione della diga nel 1911, non ha mai cambiato le sue primarie caratteristiche di bassa profondità che lo rendono somi-gliante a una palude costiera; palude che, nel dialetto lo-cale toscano si usa chiamare «paduli»; come «paduli» viene chiamata la turisticamente molto bella «padule del Lago Puccini» o, come viene chiamata, la «padule di Migliarino-

Paduli e Lagastrello: una questione di nomiSan Rossore», costituente una gran parte del Parco Regio-nale, o come è celebrata la carduccianamente famosa «pa-dule di Bolgheri».Se la Toscana chiama una palude «paduli», oltr’Appennino noi la dialettizziamo con il termine «paullo»: ricordiamo, in merito, il grande comune dell’area milanese, il celebre Pavullo nel Frignano e il quartiere artigianale a nord-est di Parma il Quartiere Paullo.Ma se dialettizzare è plausibile – anzi è la lingua locale che successivamente ha trovato traduzione presso la lingua ita-liana – non è affatto plausibile cancellare un dialetto locale non nostro per il solo motivo che a noi ricorda quegli spen-sierati concetti di cui facevamo bandiera nelle giornate di goliardia.Abbiamo tacitamente inventato un toponimo (Lagastrello) che perfino il computer ci segna rosso quando lo scriviamo mettendoci sull’avviso che c’è qualcosa che non quadra in questo nome.Nonostante la Carta Tecnica Regionale della nostra Regio-ne – il documento ufficiale della nostra odierna geografia – lo indichi come «Lago Paduli».Non ci sono santi: in nome di un dozzinale perbenismo, siamo disposti perfino a dimenticare che il nostro Servizio Cartografico Regionale è il migliore d’Europa.Siamo ancora all’immediato dopoguerra!

Albino Calori

5 rue Fulton. Rive gauche, XIIIe ar-rondissement di Parigi. Impossibile non accorgersi che uno strano ogget-to arancione abbia improvvisamente preso il posto del vecchio palazzo di cemento e mattoni rossi sul lungo Senna. La torre, 9 piani e 36 appar-tamenti era in disuso da qualche tempo, in attesa di essere demolita nell’ambito di un progetto di riquali-ficazione della zona.Quanti sono gli edifici abbandonati o fatiscenti che circondano la nostra quotidianità? Spazi in rovina, non funzionanti e da anni in stato di deca-denza. Architetture che hanno perso il loro senso primordiale, spazi bian-chi in attesa di un progetto. Dal XIII arrondissement di Parigi ar-riva una formula innovativa, la meta-morfosi urbana attraverso la street art. Per sette mesi, centinaia di artisti di calibro internazionale, hanno tra-sformato gli appartamenti dell’edificio nella più grande esposizione di arte urbana di sempre. E tutto ciò nel più assoluto silenzio per assicurare l’effetto sorpresa: il complesso ha ufficialmente aperto le porte al pubblico il 1 ottobre ed è rima-sto visitabile gratuitamente per trenta giorni.Chi l’avrebbe mai detto che un edificio tra i più

banali della Ville Lumière potesse per qualche tempo rubare la scena ai grandi monumenti della capitale? La Tour 13, questo il nome del proget-to lanciato dalla galleria parigina Itinerrance in collaborazione con il comune del XIII arrondisse-ment, ha decisamente monopolizzato l’attenzio-ne di turisti e parigini. Da un punto di vista ar-chitettonico, è avvincente pensare che il processo

di metamorfosi di un quartiere, le ultime fasi di vita di un edificio, l’ultima boccata d’aria prima del-la (ahimè) inevitabile demolizione passino attraverso l’arte urbana.Queste opere effimere non solo segnano in modo originale il mo-mento del “passaggio” dal vecchio al nuovo, ma hanno il pregio di far prendere coscienza ai cittadini del patrimonio costruito che li circon-da e delle mutazioni in atto. Come una travolgente scia di colore, la street art si appropria dei ritagli del-la città dandogli temporaneamente nuova vita.L’edificio verrà demolito alla fine del mese di novembre e con lui tut-te le opere realizzate. Triste, ma d’altronde il carattere ef-fimero della street art è la regola del gioco nel rapporto tra l’artista e la città. La storia della Tour 13 (www.

tourparis13.fr) sopravviverà grazie ai media che l’hanno raccontata, ma soprattutto negli occhi, nei racconti e nei ricordi dei pochi fortunati che sono riusciti a varcare la soglia di questo luogo straordinario.

Laura Bellamico

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nella sua Storia, collegandolo con brevi drammatici cenni al contesto cittadino travolto dalle lotte interne. Il filologo Prospero Viani, che fu traduttore del Pan-ciroli e ne condivise, in tempi diversi (XIX secolo) la passione per la storia patria, espone un’ipotesi de-scrittiva più dettagliata del contrasto, e del suo epilo-go, riportando stralci di una fonte coeva: il 10 novem-bre dell’anno 1233, nella pubblica piazza, luogo che a quei tempi si sceglieva per decidere delle discordie intestine, i contendenti si presentarono in armi e da-vanti al popolo accorso allo strepito ebbe luogo un «maximum et sanguinolentum dissidium» nel qua-le perirono nove uomini dei Malaguzzi e undici dei Ruggieri. L’aspra battaglia fu interrotta solo quando il podestà Nicolò Doara da Cremona, con i suoi mazzie-ri, riuscì a dividere i contendenti. Dopo tre giorni il podestà stesso e i consoli concluse-ro la pace, che fu sancita con un duplice matrimonio: un Malaguzzi (Valerio) sposava Anna figlia di Pietro Maria Ruggieri e un Ruggieri (Fabrizio) sposava Vale-ria Malaguzzi. Contestualmente i Consoli ordinarono che in futuro i Vicarii in primo luogo osservassero gli statuti e poi mantenessero in rapporti di pace le cita-te famiglie.

Rea Silvia Motti

La pace di Costanza (25 giugno 1183) aveva portato a Reggio l’indipendenza delle istituzioni comunali e la loro espansione territoriale, ma soprattutto la nuova prospettiva di governo democratico: un nuovo inizio di cui la visita di Federico I Barbarossa, nel febbraio 1185, fu l’evento emblematico. La città lo accolse da libero comune, ma nella forma dovuta all’imperatore e al prestigio della società civile. Secondo l’Affarosi, vi furono nuove edificazioni e abbellimenti di edifi-ci religiosi pubblici e privati, a qualificare i luoghi di identità e di potere. Nella rinnovata visibilità, però, si esprimevano anche gli interessi contrastanti dei pro-tagonisti della vita politica e del popolo, gli schiera-menti contrapposti dei vecchi partiti guelfi e ghibel-lini, esasperati nella crisi del feudalesimo; restavano gli interessi di parte che, nel giro di pochi decenni, sarebbero sfociati nelle lotte tra le fazioni.In questo contesto, nel 1233, le nobili famiglie reg-giane dei Malaguzzi e dei Ruggieri si affrontarono in un pubblico contrasto, da attribuire a vecchi rancori privati più che ad ire politiche (Balletti), che la me-moria storica ha collegato alle lotte intestine, flagello della società comunale del secolo XIII «quasi preludio isolato […] nel quale si stava avvicinando la bufera delle discordie interne» (G. Badini - L. Serra, Storia di Reggio, 1985).

La scintilla che fece divampare l’odio incontenibile e la vendetta, trasformandola in una drammatica faida, fu un grave ma involontario incidente occorso tra due ragazzi dodicenni, Sigismondo Malaguzzi e Ippolito Ruggieri, rampolli di casate eccellenti, per nobiltà e censo, nella vita cittadina: mentre scherzavano con «bastoncelli di canna e non misurando i colpi nella finta pugna» (Viani) il Malaguzzi colpì il Ruggieri a un occhio, causando l’eviscerazione dell’orbita…Il fatto, pur nella tragica fatalità, scatenò un violento contrasto pubblico tra le famiglie che erano divise da un’antica inimicizia e alla tragedia privata aggiunsero i toni e i modi faziosi del loro tempo, arrivando a un violentissimo scontro armato nella pubblica piazza, protagonisti eccellenti di una «discordia che diede grandissima afflizione e pena ai cittadini. Costoro [i Malaguzzi e i Ruggieri] per l’odio che tuttodì li rin-vigoriva, furono finalmente costretti a ributtare, per così dire, l’inimicizia che da lungo tempo gli animi loro scalfiva; e stipati da una turba di parenti e di par-tigiani cominciarono a scorrazzare per la città: in ul-timo strabocchevoli nello sdegno corrono ad arme su la piazza, secondo la consuetudine di quel tempo, e vendicano la loro ira con recarsi scambievole ruina». In questi termini, nel XVI secolo, l’umanista Guido Panciroli, giureconsulto insigne, tramanda l’episodio

Nella Reggio dell’età comunale un tragico episodio chiuso in bellezza!

La discordia tra i Malaguzzi e i Ruggieri

Le statue di Santi e di Madonne, oggetto di culto da parte dei fedeli, sono spesso fatte di cartapesta dipinta. Anche troppo dipinta, ha spiegato, nella sua interes-santissima conferenza, Roberta Notari, restauratrice reggiana specializzatasi in delicati interventi su questo materiale. Il troppo dei diversi strati di pittura, che van-no rimossi, si spiega con il modo, piuttosto rozzo, con il quale in passato queste statue venivano restaurate, oppure semplicemente adeguate ai variabili gusti este-tici dei tempi. Erano statue da portare in processione, quindi dovevano essere il più possibile leggere. Essen-do portate all’aperto, erano soggette a rotture, per ma-neggi maldestri o cadute. La restauratrice ha iniziato la sua conferenza spiegando la tecnica di costruzione di queste statue: in appositi stampi si modellavano in cartapesta i diversi pezzi della statua, che poi venivano assemblati. La carta, all’epoca, non era di facile repe-ribilità ed era un prodotto costoso. Significativamen-te, questo tipo di attività si sviluppava soprattutto in zone dove lavorava una cartiera. La dottoressa Notari ha portato alcuni esempi di restauro, molti dei quali di statue di chiese reggiane, e ha sottolineato la necessi-tà di una schedatura a livello regionale, per ricostruire gli stili di questi artigiani-artisti prevalentemente sco-nosciuti, e probabilmente “vaganti”. Per inciso: l’espe-rienza dimostra, che il restauro di una statua accresce la devozione dei fedeli verso il Santo o la Madonna che rappresenta. Lo si vede perché aumentano le offerte.

Entusiamo per il concerto di Davide Gaspari, violi-no, e Fabio Guidetti, pianoforte. La bravura dei gio-

vani musicisti reggiani ha soggiogato il pubblico, che ha potuto apprezzare autori non particolarmente noti, come Szymanowski (la sonata per violino e pianofor-te in Re minore ) e Ysaye (la sonata per violino solo in re minore op. 27 n. 3 Balade), e il notissimo Ciaikovski (concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 35). Se non fosse bastata la sensazione che il pubblico ha provato per la bravura di Gaspari e Guidetti, fanno te-sto le loro giovani storie artistiche. Gaspari, ventiquat-trenne, ha cominciato lo studio del violino al Merulo di Castelnovo Monti a quindici anni. Al Peri, dove ha ricevuto il premio come miglio violinista dell’Istituto, si è poi laureato con il massimo dei voti e la lode. Ri-cordiamo che ha suonato con l’orchestra del Regio di Parma e che è risultato idoneo per l’Orchestra Giova-nile Italiana.Fabio Guidetti, più anziano di sei anni, ha cominciato a studiare pianoforte a dodici anni. Diplomato con il massimo dei voti al Peri, ha avuto come maestro En-nio Pastorino. Divenuto membro di diverse formazioni cameristiche, si è esibito in Italia e in Europa. Dal 2005 fa parte del duo pianistico Cavalca-Guidetti con il qua-le ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Laureato in Scienze dei beni culturali e in Archeologia, è titolare di un assegno di ricerca alla Normale di Pisa.

L’Oratorio della Trinità, pieno di un pubblico attento, ha potuto apprezzare le capacità di un giovane pia-nista, il correggese Stefano Menozzi, ventiquattro anni. Menozzi ha cominciato a suonare a otto anni, alla scuola Del Rio. Una strada che lo ha poi portato, l’an-

no scorso, a ottenere con il massimo dei voti il diploma accademico in pianoforte, sotto la guida del maestro Alberto Arbizzi, all’Istituto Peri-Merulo. Attualmente è iscritto al secondo biennio in Discipline musicali di secondo livello dello stesso istituto. Ha vinto premi e ha suonato anche all’estero, avendo partecipato alla tournée in Asia di Aterballetto. Ma non solo musica, per Stefano Menozzi, perché nel frattempo si era già diplomato al Matilde di Canossa in scienze sociali, ap-profondimento comunicazione. E questo giovane, con il pianoforte, sa certamente comunicare. Se ne sono accorti quanti lo hanno ascoltato eseguire pezzi di Chopin, di Brahms, di Rachmaninoff e l’arrangiamento concertistico Bach-Busoni.

L’Egitto non è solo quello delle piramidi, e l’arche-ologia non è quella di Indiana Jones: ma intellettual-mente è certamente più avventurosa di quella propo-sta dai noti film, e lo si è capito dalla conferenza che una reggiana, Paola Davoli, ha tenuto sul suo lavoro di archeologa (particolarmente per le epoche romana ed ellenistica) in una zona dell’Egitto lontana dai tradi-zionali percorsi turistici (siamo a centinaia di chilome-tri dal Cairo): è l’ampia distesa di quello che adesso è il deserto occidentale dell’Egitto. Ma qui non è sempre stato deserto: in passato era zona fertile, verdeggiante e abitata da popolazioni venute forse, originariamente, dalla Mesopotamia. La sabbia ha sepolto molte delle testimonianze di quelle antiche popolazioni, e Paola Davoli, docente di egittologia dell’Università del Salen-to, è responsabile archeologica di scavi che da anni, per

Le cronache di Otello Incerti

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domenica 15 dicembreSanta Messa alle 11.30 nella chiesa dei Padri Cappuc-cini in via Ferrari Bonini, a seguire alle 13.00 pranzo natalizio e scambio degli auguri.

mercoledì 15 gennaio

Balletto Il lago dei cigni di P. I. Chaikowskij, Compagnia di S. Pietroburgo, Teatro Michelangelo di Modena.

domenica 2 febbraio

Gita a Verona per la mostra Verso Monet - Il Paesaggio del Seicento al Novecento.

martedì 4 marzo

Soli per caso con Paola Gassman e Pietro Longhi, Tea-tro Michelangelo di Modena.

domenica 27 aprile

Visita a Bologna del capolavoro di Vermeer La ragazza con l’orecchino di perla.

giovedì 29 maggio

Eccezionale concerto di Krystian Zimerman, Conser-vatorio Sala Verdi di Milano.

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Direttore responsabile Umberto Spaggiari

Coordinatore Carlo Baldi

Redazione Andrea Casoli, Francesca Codeluppi

Direzione, amministrazione e proprietàFamiglia Artistica ReggianaStudium Regiense Fondazionevia San Filippo 14/1 - Reggio Emilia - telefono 0522 580362e-mail: [email protected]

Progetto grafico e stampa Tecnograf srl

Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n. 854 del 12-3-1993

Giornale di cultura e informazione della Famiglia Artistica Reggiana - Studium Regiense

Il caffè del giovedì

DICEMBRE

giovedì 12Roberto Cavazzoni presenta insieme all’autore il libro di Vanni Codeluppi Storia della pubblicità italiana (Caroc-ci editore): i due professori dell’Università di Modena e Reggio ricostruiranno le tappe della pubblicità nel nostro Paese con proiezione di diapositive.

appuntamenta settimanale delle 18.30conferenze, concerti e presentazioni di libri

Fuori le mura

iniziativa dell’Università di New York, vengono effet-tuati in cinque oasi (in particolare quella di Dakla), che sono rimaste sconosciute fino al 1873.Nel 1933 una missione italiana scoprì una grotta dipin-ta con figure di animali fantastici, e un’altra è stata sco-perta nel 2003. Le indagini sul clima dicono che si è inaridita circa ottomila anni fa, seimila anni avanti Cristo. Ma dagli scavi, ha spiegato l’archeologa, sono emerse, e stanno emergendo, le testimonianze di una presenza umana molto attiva, sviluppata, in collegamento con il resto dell’Egitto, con luoghi riforniti artificialmente di acqua e spedizioni commerciali di 400 chilometri. Dall’altro capo ne parlavano anche i geroglifici, che registrava-no questi lunghi viaggi verso sud per procurarsi mirra, ebano, pelli di pantera. Che non sono propriamente prodotti di prima necessità da giustificare un viaggio simile. Evidentemente era all’epoca più facile di quel che ora possiamo immaginare.

La conferenza della professoressa Davoli è stata corre-data dalla proiezione di una stupefacente documen-tazione fotografica di quanto è stato finora rinvenuto. Una piccolissima parte di un patrimonio per ora non quantificabile, e che fa capire, con l’immediatezza del-le immagini proposte, che il senso artistico, l’abilità e l’intelligenza umana di quelle lontane epoche non era-no inferiori alle nostre. Sono presenti anche reperti più recenti, di epoca romana. La città di Soknopaiou Ne-sos, a 60 chilometri dal Cairo, fu inghiottita dal deserto, nel 300 dopo Cristo circa. La sabbia ha conservato per-fettamente oggetti e strutture, a parte quelle svettanti, che sono state erose. Era un centro di commercio toc-cato dalle carovaniere e un luogo di culto. Emergono dipinti, ha sottolineato l’archeologa, che nulla hanno da invidiare a quelli pompeiani, e anche qui sono arri-vati, nelle pitture, i protagonisti della mitologia classica e gli eroi omerici. E ci sono le immancabili terme. In una casa, liberata pazientemente dalla sabbia, si sco-pre una stanza che per un certo periodo di tempo è stata usata come aula scolastica: probabilmente una scuola di retorica, con una parete bianca a svolgere le funzioni della lavagna. La professoressa Davoli non è l’unica reggiana a scavare in quella parte di deserto per ricostruire con pazienza e intelligenza lontani passati: ci sono anche diversi membri della cooperativa Arche-osistemi, giovani che con il loro lavoro aprono i nostri orizzonti culturali.

Da bambino, nel 1945, rimase come stregato ascol-tando i famosi Violini di Santa Vittoria, e il suo sogno fu quello di diventare anche lui violinista. Ma le cose sono andate diversamente e Paolo Gandolfi, lo ha raccon-

tato lui stesso al concerto applauditissimo che ha tenu-to in uno dei nostri “Caffè del giovedì”, ha “ripiegato” sulla fisarmonica. Non sappiamo cosa avrebbe fatto come violinista. Ma sappiamo, e abbiamo ascoltato, cosa ha fatto con la fisarmonica. Con questo strumen-to ha intanto vinto, nel 1955, il trofeo mondiale di Fi-sarmonica che si tenne in Germania, a Essen. È stato poi a Parigi, partecipando a importanti concerti quale solista o in gruppi e, tornato in Italia, nel 1964, è stato docente di questo strumento al Peri, per dare poi vita al Merulo di Castelnovo Monti, del quale è stato direttore per oltre trent’anni.Lungo e prestigioso il suo curriculum. Ricordiamo, per il resto, solo la tournée in Brasile e in Venezuela. È da questo viaggio, più precisamente da una spedizione in una impenetrabile foresta, che ha tratto l’ispirazione per uno degli applauditissimi brani presentati, intito-lato Testimonianza.«Mi sono accorto» ha commentato il maestro, «che la foresta stessa è un’orchestra, è musica… le urla delle scimmie, il canto degli uccelli, tutti i suoni della natura. Compresi quelli dei colpi di machete battuti su di un tronco cavo per farne fuggire i serpenti eventualmente ospiti».Il concerto è stato aperto dalla travolgente Danza Eso-tica di Pietro Mascagni, seguita dal preludio al terzo atto della Traviata, un pezzo che Verdi non aveva cer-to composto per una fisarmonica anche se, ha fatto notare Gandolfi in modo divertito, Verdi, che vide nel 1825 il primo prototipo di fisarmonica, la introdusse nel Simon Boccanegra. Ma era a pedali. ll concerto ha presentato C’era una volta il West di Ennio Morricone, la Czardas di Vittorio Monti, un commovente e intenso dialogo musicale che Gandolfi ha composto sul suo ul-timo incontro con l’indimenticabile direttore del Peri Armando Gentilucci, una Meditazione composta dallo

stesso Gandolfi, il Mosaico Español di Felice Fugazza, una Serenata di Gandolfi, la Preghiera a Bernadette di Campan e Malagueña di Ernesto Lecuona.Inevitabile, dopo l’entusiasmo e l’apprezzamento su-scitati dall’esecuzione di ogni pezzo, il bis, con il più popolare Battagliero. Un modo simpatico per dimo-strare la malleabilità di questo strumento, capace, in mani sapienti, di passare dal tono popolaresco, direm-mo da balera, a quello della musica più alta. Ricordia-mo che l’editore Aliberti ha pubblicato una biografia incentrata sulla figura di Paolo Gandolfi: Romanzo di una fisarmonica.