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Settimanale di politica, cultura ed economia realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 6 - Numero 45 - Palermo 10 dicembre 2012 La crisi del bello ISSN 2036-4865

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Settimanale di politica, cultura ed economia realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali“Pio La Torre” - Onlus. Anno 6 - Numero 45 - Palermo 10 dicembre 2012

La crisidel bello

ISSN 2036-4865

Gerenza

ASud’Europa settimanale realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 6 - Numero 45 - Palermo, 10 dicembre 2012Registrazione presso il tribunale di Palermo 2615/12 - Stampa: in proprioComitato Editoriale: Mario Azzolini, Mario Centorrino, Gemma Contin, Giovanni Fiandaca, Antonio La Spina, Vito Lo Monaco, Franco Nicastro, Bianca Stan-canelli, Vincenzo Vasile.Direttore responsabile: Angelo Meli - In redazione: Davide Mancuso - Art Director: Davide MartoranaRedazione: Via Remo Sandron 61 - 90143 Palermo - tel. 091348766 - email: [email protected] giornale è disponibile anche sul sito internet: www.piolatorre.itLa riproduzione dei testi è possibile solo se viene citata la fonteIn questo numero articoli e commenti di: Giuseppe Ardizzone, Daniela Ciralli, Santo Della Volpe, Melania Federico, Michele Giuliano, Franco La Magna, Sal-vatore Lo Iacono, Antonella Lombardi, Vito Lo Monaco, Davide Mancuso, Raffaella Milia, Maria Elisa Milo, Teresa Monaca, Paola Nicita, Naomi Petta, PasqualePetyx, Angelo Pizzuto, Cristiana Salvagni, Gilda Sciortino, Bianca Stancanelli, Gian Antonio Stella, Maria Tuzzo. Giorgio Vaiana.

Silvio si fa i fatti suoiVito Lo Monaco

Le dichiarazioni di Angelino Alfano alla Camera sono statechiare. Il Pdl, annunciato il ritorno in scena come primo attore(come se ne fosse mai uscito) di Silvio Berlusconi, candidato

a premier, ritira il suo appoggio al Governo Monti. Il Pdl, d’ora inpoi, hanno detto Alfano e Berlusconi, consentirà solo l’approva-zione della legge di stabilità e di qualche altro provvedimentocome quello sull’ILVA, in attesa delle proposte governative sullagiustizia.Monti, per non farsi logorare, ha giustamente preannunciato le suedimissioni dopo l’approvazione della legge di stabilità, respingendoil ricatto sulla giustizia. Un vero e proprio contropiede al populismoe all’illusionismo di Berlusconi venuto meno ai patti di sostenere ilgoverno sino alla fine della legislatura. Tutti gli opinionisti concor-dano sul fatto che sulla decisione di Berlusconi grava il pericolo(per lui e Dell’Utri) dell’approvazione del decreto delegato sulle“liste pulite”. Infatti, sono in dirittura di arrivo in Parlamento il de-creto delegato sull’incandidabilità e la legge elet-torale. Sul primo puntoAlfano è stato netto: il Pdlha votato la legge anticorruzione perché in cam-bio vuole i provvedimenti per limitare le intercet-tazioni ambientali e per introdurre laresponsabilità civile dei magistrati. Il Governo havarato, senza accettare i veti del Pdl, il decretodelegato in attuazione della legge anticorruzioneallargando la platea degli esclusi dalle liste, perogni tipo di elezioni, dei condannati con penedefinitive superiori a due anni per reati graviquali quelli contro la pubblica amministrazione,quelli societari, fiscali, di bancarotta, di voto discambio oltre a quelli corruttivi e di mafia. Inoltreil decreto delegato prevede la decadenza imme-diata anche di chi, già eletto, è raggiunto da unasentenza definitiva. Nel primo caso d’incandidabilità rientrerebbeil senatore Dell’Utri già condannato in via definitiva a due anni e nelsecondo Berlusconi, qualora fosse raggiunto da una condannadefinitiva per la sentenza sui diritti televisivi. Il Pdl pensa di bloc-care le commissioni parlamentari Affari costituzionali e Giustiziale quali dovranno esprimere un parere obbligatorio ma non vinco-lante prima dell’entrata in vigore del decreto “liste pulite”e impe-dirne, in conclusione, l’entrata in vigore prima delle prossimeelezioni. Altrettanta chiara è apparsa la mistificazione propagandi-stica del Pdl che ha aperto la sua campagna elettorale con i se-guenti motivi: l’Italia sta peggio di tredici mesi fa, Monti è statosubalterno all’Europa e a quei comunisti del Pd, ha stravolto la po-litica estera votando a favore della Palestina all’Onu. Per il Pdl ilproblema è far dimenticare che aveva portato il paese sull’orlo deldefault, che aveva accettato e sottoscritto gli onerosi impegni conl’Ue, che ha reso inevitabile l’Imu avendo cancellato l’ici, cheaveva scelto di essere amico di Gheddafi e del governo di destraisraeliano, acriticamente, isolando l’Italia dal consesso internazio-

nale.Per il centrosinistra non si tratta di schierarsi a difesa di Monti,ma di far comprendere agli italiani come pensa di andare oltreMonti, senza stare fermo ad attendere i colpi della propagandaberlusconiana e grillina.Le primarie del centrosinistra hanno dato vigore a un’alternativademocratica di governo che potrà basarsi su un europeismoprogressista che sappia sconfiggere le pulsioni antieuropeistedi Berlusconi e di Grillo, su un programma economico e socialeche recuperi velocemente sul terreno della crescita e del lavoro,agganci il paese alla ripresa economica prevista nel 2013, con-trasti efficacemente l’immenso potere finanziario nazionale einternazionale speculativo, sconfigga i poteri forti, corruttivi emafiosi.Infine, il governo dell’alternativa avrà il compito prioritario di ri-durre quella divaricazione registrata dal rapporto Censis tra

“l’agire delle istituzioni e il Paese seriamenteprovato, ma ancora incapace di reagire” cheha scelto le tre R- risparmio, rinuncia, rinvio-per difendersi dalla crisi. Secondo il Censisil 43,1% degli italiani attribuisce le causedella crisi, “alla crisi morale della politica” eaddirittura l’82% alla corruzione.Alla crisi dei ceti storicamente meno favoritisi è aggiunto l’impoverimento del ceto medioche, secondo il Censis, in vent’anni ha per-duto il 18% della ricchezza creando una si-tuazione esplosiva alla quale occorre fornirecon urgenza una risposta democratica conla rigenerazione della politica come servizio.Con il ceto medio in crisi e quelli popolari inperenne disagio sociale la stessa tenuta de-

mocratica del paese è a rischio. Per tale motivo il centrosinistranon può rinunciare a primarie vere per sceglier i suoi candidati,accettare operazioni opportunistiche di apparentamento per ri-ciclare personaggi già logorati, perdere la consapevolezza dellapartita decisiva in gioco. Per dare salvare la nazione e il suoavvenire democratico deve rispondere al rinnovato populismodi Berlusconi con un’alleanza larga e progressista di popolo.L’obiettivo del Pdl di Berlusconi e Alfano era di logorare Montie coloro che lo appoggiano, impedendone ogni azione, è com-pito di quest’ultimi alzare l’asticella politica dei contenuti demo-cratici sui quali ricercare la condivisione dei cittadini attraversoconsultazioni e primarie per avere un consenso netto e maggio-ritario. Infatti, guardando alla Sicilia non c’è da stare tranquilliper come si è avviata la legislatura tra tante tensioni risalenti aun risultato elettorale che non ha partorito una maggioranzastabile. Guai se si dovesse ripetere tale nefasto risultato a li-vello nazionale, la speranza di uscire dalla crisi in tempi brevisi allontanerebbe!

Berlusconi ha obbli-

gato il Pdl a mollare

Monti per andare su-

bito a nuove elezioni e

tutelare le sue

aziende, i suoi amici e

soprattutto se stesso

dalla legge

Davide Mancuso

Dal vandalismo edilizio a quello speculativo. Dalle cementi-ficazioni al disinteresse. Dalle promesse non mantenuteagli impegni non rispettati. Sono molteplici le minacce al

patrimonio culturale della Sicilia, in particolare ai siti siciliani di-chiarati dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. Un quadro desolantequello che emerge dal dossier di Legambiente “Unesco alla Sici-liana”.Sono cinque le risorse culturali protette nell’Isola: l’Area archeolo-gica di Agrigento, la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina,le Isole Eolie, le Città del tardo Barocco del Val di Noto, Siracusae la Necropoli di Pantalica. Più l’Opera dei Pupi, considerata Pa-trimonio immateriale dell’Umanità.

400 milioni perduti - Bellezze e tesori per i quali non si sono riu-sciti a utilizzare fondi per circa 400 milioni di euro, previsti da fondiPoin e Pain dell’Unione Europea, per attrarre investimenti e rilan-ciare culturalmente l’aree.“Per l’Italia – spiega Nicola Bono, presidente della Provincia di Si-racusa, in prima fila nella battaglia per lo sblocco delle risorse eco-nomiche – erano disponibili fondi straordinari per oltre un miliardodi euro destinati a Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, più 950milioni anche per Sardegna, Abruzzo, Molise e Basilicata. Ma setteanni di lungaggini burocratiche e complessità nel determinare chidovesse occuparsi della responsabilità di gestione, se lo Stato ole Regioni, hanno fatto sì che neppure un bando, neppure un pro-getto fosse stato presentato in tutto questo tempo”.Per la Sicilia le risorse previste erano di circa 400 milioni di euro,fondi ormai perduti perché il finanziamento rientrava nel progetto2007-2013 e dunque ormai fuori tempo massimo. Dalla Sicilia erapartita l’idea della creazione di un’associazione che potesse ge-stire e promuovere i progetti da finanziare nelle aree dell’Unesco,per non disperdere fondi, ma neanche la creazione di un comitatointerregionale con sede a Napoli ha sbloccato la situazione. Il fal-limento è stato inevitabile.E tutto ciò non fa che accentuare i problemi e le criticità dei cinquesiti dell’Isola. Ecco nel dettaglio le problematiche emerse dal dos-sier di Legambiente.

L’Area Archeologica di Agrigento – La Valle dei Templi di Agri-gento è iscritta al Patrimonio dell’Unesco dal 1997 ma sono ancoramolte le problematicità che riguardano il sito. Permangono ancorale seicento case abusive presenti nella zona di massima tutela.L’ultimo abbattimento risale a metà novembre quando sono statiposti i sigilli ad un’area di 600 metri quadrati e ad una costruzionedi 170 metri quadrati. Dal 2000 la Valle è gestita da un Ente Parcoistituito da una legge regionale e che in questi dieci anni ha, attra-verso 20 milioni di finanziamento europeo, restaurato il Tempio diGiunone, il Tempio della Concordia, il Tempio di Ercole e apportatomodifiche alla gestione del sito. Ente che dal gennaio del 2011 ècommissariato da parte della Regione. Dal 2009 è giacente ilPiano del Parco, strumento di programmazione, gestione e svi-luppo dell’area. Piano che dall’ottobre 2009 non è ancora stato fir-mato dall’Assessore ai Beni culturali.I rischi maggiori per l’area sono quelli di frane, la collina della Valledei Templi è esposta al rischio, ma l’unità geologica del Parco èstata soppressa e non più ripristinata. Manca dunque un continuomonitoraggio del sottosuolo.

Villa Romana del Casale – Dal 1997 patrimonio dell’Umanità.La Villa si estende per circa 4000 metri quadrati e si sono re-centemente chiusi i lavori di restauro iniziati nel 2007. Lavoriche, oltre a ritardi e polemiche, hanno portato ad ulteriori sco-perte.A pochi metri dall’ingresso principale della Villa romana è statorinvenuto un vasto nucleo abitativo. Dal primo saggio di scavosono emerse due imponenti colonne e un ampio pavimento mo-saicato. La scoperta sembra accreditare quelle che, per anni,sono state solo vaghe indicazioni degli archeologi. La Villa ro-mana del Casale fino ad oggi conosciuta, potrebbe rappresen-tare solo una minima parte di quanto ancora celato sotto ilterreno che circonda il sito archeologico.Quella che sorge a pochi chilometri da Piazza Armerina è unalocalità visitata ogni anno, prima dell’inizio dei lavori di restauro,da quasi quattrocentomila turisti.Le operazioni di ricopertura della villa, la conseguente fruizioneparziale degli ambienti del sito archeologico hanno fatto calaredrasticamente il numero dei visitatori che negli ultimi due annisi sono dimezzati. Un danno economico spaventoso per glioperatori turistici, le attività commerciali e le strutture ricettiveche rappresentano l’unico volano economico della provincia diEnna.Nell’area sono presenti ancora imponenti barriere architettoni-che: molte scale e i inoltre i pannelli che ricoprono le passerellee che permettono di affacciarsi per osservare i mosaici sono ri-coperte da un materiale che, non essendo trasparente, di fattovieta la visibilità a chi è in sedia a rotelle. Inoltre, per il momentoesiste soltanto uno scivolo dedicato al passaggio delle carroz-zine che permette la visita soltanto alla sala della Basilica men-tre per potere garantire l’accessibilità completa all’intera villaoccorrerebbe installare almeno 12 scivoli. Il percorso all’internodella Villa del Casale per chi non è disabile in carrozzina si sro-tola, infatti, lungo un sistema di passerelle aeree e prevede lavisita delle sale con le famose Ginnaste, il corridoio dellaGrande Caccia, la Dieta di Orfeo, il Triclinio con l’antistante Xi-stus, e la Basilica.

Abusivismo, incuria e sprechi di risorse

Le minacce al Patrimonio culturale siciliano

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Dalla Valle dei Templi alle Isole Eolie

Le problematiche dei siti protetti dall’Unesco

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Le Isole Eolie – Dal 2000 il complesso delle isole vulcaniche èstato inserito tra i siti protetti dall’Unesco. Da anni le associazioniambientaliste invocano l’istituzione della Riserva naturale dell’Isoladi Lipari, dell’Area Marina Protetta e del Parco nazionale delleEolie e il pericolo di speculazioni edilizie nel territorio. In particolarenella previsione a Lipari della costruzione di 147 alloggi in aree averde agricolo o a meno di 150 metri dal mare o la realizzazionedi un depuratore in una delle principali spiagge dell’Isola. Preoc-cupa poi la paventata possibilità della costruzione di un megaportoche rischierebbe di stravolgere il paesaggio e la struttura econo-mica e sociale della comunità.

Città del tardo Barocco del Val di Noto – Dal 2002 le otto cittàdella Sicilia sud-orientale: Caltagirone, Militello Val di Catania, Ca-tania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli. Tutte ri-costruite dopo il 1693, sopra o accanto a città esistenti nelmomento del terremoto che si verificò nel dicembre di quell’anno.Costruzioni in armonia con lo stile tardo barocco dell’epoca e in-novative in fatto di pianificazione ed edilizia urbana.La grande eterogeneità dell’area non permette una strategia co-mune ed unitaria nella gestione delle attività di tutela e si sente lamancanza di una una vera e propria cabina di regia.Non mancano infatti le minacce e i pericoli per questo meravigliosoterritorio. Se, almeno per ora, è scampato il rischio della realizza-zione d’impianti eolici e sembra sospeso il progetto di realizzarenuove trivellazioni resta sempre vivissima la preoccupazione perl’oleodotto che attraversa le province di Ragusa e Siracusa, persfociare nella bellissima penisola di Magnisi, in cui si trova l’anticacittà di Thapsos, sito archeologico importantissimo. Circa un annoe mezzo fa, a causa di una rottura dell’oleodotto, una vasta areadel Val di Noto subì un grave inquinamento.Le speculazioni edilizie continuano inoltre sempre più a mettere indiscussione uno sviluppo rispettoso del paesaggio nei dintornidelle città. Nel giugno del 2011 la Guardia di Finanza ha seque-strato 30 ettari di zona agricola in Contrada Busulmone, nel Co-mune di Noto, dove un immobiliare maltese aveva previsto unalottizzazione abusiva per costruire circa 30 ville con piscina, già invendita online.

Siracusa e la Necropoli rupestre di Pantalica – La più recentetra le iscrizioni al Patrimonio dell’Umanità, risale infatti al 2005 ladenominazione dell’Unesco. Il sito si compone di due elementi se-parati, contenenti resti databili all’epoca greca e romana: la Ne-cropoli di Pantalica, contenente più di 5.000 tombe scavate nellaroccia vicino cave di pietra, molte delle quali risalenti a un periodocompreso fra il XIII e il XVII secolo a.C. Nell’area si possono an-cora ammirare resti dell’epoca bizantina, in particolare le fonda-menta della Anaktoron (Palazzo del Principe). L’altra parte, l’anticaSiracusa, include il nucleo di fondazione della città, come Ortigia,fatta dai Greci di Corinto nel VIII secolo a.C. Il sito della città, cheCicerone descrisse come “la più grande città greca e la più belladi tutti i tempi”, conserva vestigia quali il Tempio di Atena (V secoloa.C., poi trasformato in una Cattedrale cristiana), un Teatro greco,unAnfiteatro romano, un forte e altro ancora. Molti resti testimonia-no la travagliata storia della Sicilia, dai Bizantini ai Borboni, intrec-ciata con l’arabomusulmano, i Normanni, Federico II degliHohenstaufen (11971250), gli Aragonesi e il Regno delle Due Si-

cilie.Il 15 novembre del 2010 Legambiente ha presentato un espo-sto all’Unesco contro la decisione di realizzare un secondonuovo porto turistico dentro la rada del grande porto di Sira-cusa, che, oltre ad essere ricordato dalle fonti scritte da Tuciditea Diodoro e Cicerone, è stato teatro di avvenimenti di fonda-mentale importanza per la storia della Sicilia antica e del Medi-terraneo, progetto non segnalato dalle autorità all’UnescoIl sito di Pantalica, che fa parte della Riserva naturale orientata“Pantalica, Valle dell’Anapo e torrente Cavagrande”, istituitadalla Regione Siciliana nel 1998 e gestita dall’Azienda Regio-nale Foreste Demaniali, paga il prezzo di una carenza nella ge-stione e negli strumenti di fruizione.Tra i progetti più “originali” c’è l’incredibile e sciagurata ipotesidi realizzare una passerella in acciaio e legno che scavalca leprofonde gole del Calcinara, cassando uno dei più straordinaripercorsi di trekking attraverso la valle. L’area, infine, è da annicolpita nel periodo estivo da incendi, spesso devastanti, causatianche dalla mancanza di personale addetto alla vigilanza.

Opera dei Pupi – Il 18 maggio del 2001 una giuria internazio-nale ha proclamato l’Opera dei Pupi siciliana tra i Capolavoridel patrimonio immateriale e orale dell’umanità. Per il suo re-pertorio di storia orale, per la magnificenza della sua fattura ar-tigianale e per la funzione sociale che nel corso dei secoli hasvolto nelle comunità, che attraverso gli spettacoli mettevano inscena le istanze sociali, le tensioni, gli umori della popolazione.Le due principali scuole siciliane di pupari si trovano a Palermoe Catania, imprese a carattere familiare che tramandano la pro-pria tradizione di generazione in generazione.All’importante riconoscimento dell’Unesco – denuncia Legam-biente – non è seguita un’adeguata opera di valorizzazione daparte delle istituzioni nazionali e locali, che stentano a ricono-

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L’Etna punta a diventare la settima meraviglia

scere al patrimonio dell’Opera dei Pupi siciliana il giusto e meritatosostegno. Con la Legge n. 77 del 20 febbraio 2006, Misure specialidi tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggi-stico e ambientale, inseriti nella “lista del Patrimonio Mondiale”,posti sotto la tutela dell’Unesco, lo Stato italiano ha riconosciutomeritevole di finanziamento solo il patrimonio materiale, esclu-dendo di fatto quello immateriale dalla possibilità di accedere aicontributi per la realizzazione dei piani di gestione e di tutte le mi-sure a sostegno della valorizzazione e della fruizione culturale. LaRegione siciliana sostiene l’Opera dei Pupi con la legge n. 25 al-l’art. 11, del 5 dicembre 2007, Interventi in favore delle attività tea-trali. Ma le risorse disponibili sono irrisorie e vanno diminuendo dianno in anno.

Etna settima meraviglia siciliana? – Nell’ottobre scorso è statapresentata ufficialmente la candidatura dell’Etna a essere inseritotra i siti naturali del Patrimonio mondiale dell’Umanità. La deci-sione sarà presa solo nel giugno 2013 in occasione della 37a ses-sione del Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco che siterrà a Phnom Penh, in Cambogia.I rappresentanti dell’Unesco, guidati dal geografo tedesco BastianBertzky, hanno visitato i versanti dell’Etna (gli itinerari FiliciusaMilia-Monte Egitto-Piano dei Grilli; Piano Provenzana-Crateri som-mitali-Rifugio Citelli; Piano Provenzano-Monte Nero-Lava deiDammusi-Grotta dei Lamponi-Colata del 1981) e i siti di interessegeologico e botanico dell’area del vulcano.Come si legge nella scheda del sito ufficiale dell’Unesco, ecco le“motivazioni di eccezionale valore universale” alla base dell’inse-rimento dell’Etna nella lista propositiva:“L’Etna è più alto vulcano attivo d’Europa, uno dei più grandi e at-tivi in tutto il mondo e offre diverse bocche che comprendono unavasta gamma di caratteristiche vulcaniche di facile accesso daparte dei visitatori e dei ricercatori;l’Etna ha eruttato molte volte nella storia umana, la sua intensa epersistente attività vulcanica è alla base di miti, leggende e osser-vazione naturalistica sin dai tempi classici. Di conseguenza, l’Etnaè stato conosciuto, studiato e visitato da innumerevoli studiosi e tu-risti da tutto il mondo;l’‘Etna è riconosciuto a livello mondiale sulla base della sua noto-rietà, importanza scientifica, il valore culturale ed educativo, feno-meni naturali superlativi ed eccezionale importanza estetica comesimbolo del sito di origine vulcanica;l’Etna è stato, ed è tuttora, un importante centro di ricerca interna-zionale con una lunga storia di influenza sulla vulcanologia, la geo-logia e la geomorfologia.L’Etna è dunque un esempio unico di laboratorio naturale scienti-fico terrestre su aree vulcaniche per lo studio del processo di co-lonizzazione su superfici nuove di piante e animali della regionebiogeografia sia europea, che mediterranea”.

Come si diventa Patrimonio dell’Umanità – Per essere inseritonella lista di quelli protetti un patrimonio culturale deve soddisfarei seguenti requisiti:1- essere un capolavoro del genio creativo umano;2- mostrare un importante interscambio di valori umani, in un lassodi tempo o in un’area culturale del mondo, sugli sviluppi dell’archi-tettura o della tecnologia, delle arti monumentali, dell’urbanistica

o della progettazione paesaggistica;3- rappresentare una testimonianza unica o eccezionale di unatradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa;4- essere un esempio eccezionale di edificio o complesso archi-tettonico o tecnologico o paesaggistico che illustri una tappa si-gnificativa nella storia umana;5- essere un esempio eccezionale di un insediamento umanotradizionale, dell’uso del suolo o del mare che sia rappresenta-tivo di una cultura (o culture), o dell’interazione dell’uomo conl’ambiente soprattutto quando questo diviene vulnerabile perl’impatto di cambiamenti irreversibili ;6- essere direttamente o tangibilmente associato a eventi o tra-dizioni viventi, a idee o credenze, a opere artistiche o letterariedi valore universale. (Il Comitato ritiene che questo criteriodebba essere utilizzato in combinazione con altri criteri).

Un patrimonio naturale deve soddisfare i seguenti requisiti:7- essere luogo di fenomeni naturali superlativi o aree di ecce-zionale bellezza naturale e importanza estetica;8- rappresentare esempi eccezionali degli stadi principali dellastoria della terra – compresa la presenza di vita – dei processigeologici in corso nello sviluppo della forma del territorio o pos-sedere caratteristiche geomorfologiche o fisiografiche signifi-cative;9- essere un esempio eccezionale di processi ecologici e bio-logici per l’evoluzione e lo sviluppo di ecosistemi terrestri, diacqua dolce, costieri e marini e delle comunità di piante ed ani-mali;10- essere luogo degli habitat più importanti e significativi perla conservazione in situ delle diversità biologiche, compresequelle contenenti specie minacciate di eccezionale valore uni-versale dal punto di vista della scienza o della conservazione.

Ogni 5 anni gli stati membri compilano una lista propositiva dinuovi siti. Come spiega Unesco.it: “i nuovi criteri di selezionemirano all’inclusione di tipologie finora poco rappresentatequali, ad esempio, i paesaggi culturali o l’architettura contem-poranea”. Le domande di inserimento nella lista propositivavengono inoltrate dalle Amministrazioni competenti per la ge-stione del Sito (es. Sindaco, Sovrintendenze di un’area archeo-logica o un Ente parco, ecc.).

Borghi, bagli, masserie ville, feudi e torri

Sicilia, in degrado il 90% del patrimonio rurale

6 10dicembre2012 asud’europa

Michele Giuliano

Borghi, bagli, masserie, ville, feudi e torri: un infinito patrimo-nio architettonico e culturale che in Sicilia che va in malora.La Regione ha solo parzialmente mappato tutti questi im-

mobili rurali di pregio: nell’elenco ne figurano 1.462 e rappresen-tano, secondo la stime dell’assessorato regionale alleInfrastrutture dell’Agricoltura, il 50 per cento dell’intero patrimoniorurale siciliano. Di questi all’incirca il 90 per cento risultano, sem-pre secondo l’assessorato, abbandonati nel più totale degrado.Spettacolo desolante quindi per una Sicilia che dovrebbe vivere diturismo e che dilapida così uno straordinario patrimonio.Per l’esattezza si intravedono 39 borghi sparsi tra la Sicilia occi-dentale e quella orientale e tra questi figurano ad esempio BorgoSchirò a Monreale, i cui edifici sono oggi ridotti a dei veri e propriruderi. Unica eccezione la chiesa che ristrutturata ha continuato adessere in funzione fino a qualche anno fa. Solo un gruppo di stu-denti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo ha finora tentato unconcreto recupero ravvivando le pareti delle costruzioni con alcunifantasiosi murales. Oppure nel trapanese vi è il Borgo Fazio, stra-ordinaria realtà architettonica immersa nel verde, in cui ogni edifi-cio è a rischio crolli da un momento all’altro.La mappatura è stata portata avanti in questi anni dall’assessoratoAgricoltura e Foreste (Dipartimento Interventi Infrastrutturali-IXServizio Economia e Servizi Rurali) e dall’Università degli Studi diPalermo e dalla Facoltà di Architettura del Consorzio Universitariodi Agrigento. Pur essendo parziale, lo studio mette in risalto un ec-cezionale ed infinito patrimonio. La condizione più grave nel paler-mitano dove “da un punto di vista funzionale la maggior parte deisiti ha subito alterazioni dovute a naturali processi di degrado eabbandono o a fattori antropici tali da alterarne le originarie desti-nazioni d’uso”.Particolarmente grave la condizione delle torri di avvistamento chesi trovano nel partinicese: “Delle 29 che furono edificate secondouna nostra ricerca – dice Gino Scasso, presidente di Legambientea Partinico – ne risultano esistenti soltanto 14 ma quasi tuttestanno crollando”. Nello specifico di borghi la Sicilia ne possiedeper l’esattezza 829 in base ad un censimento del Piano territoriale

paesistico della Regione. Ad esserne stati recuperati ad oggiappena 9. La Regione siciliana potrebbe innanzitutto investireingenti somme messe a disposizione dall’Unione europea attra-verso il Fesr 2007/2013, ma le risorse impiegate sin ora sonodavvero irrisorie.La Sicilia al 31 dicembre rischia di perdere qualcosa come 81milioni di euro dei fondi per lo sviluppo rurale secondo quantocertificato dall’Agea, l'agenzia per le erogazioni in agricoltura. Sitratta di una delle peggiori perfomance in Italia relative al disim-pegno di fondi per il ritardo nella spesa da parte del governoregionale: “Quello del disimpegno automatico – afferma l’euro-parlamentare siciliano, Giovanni La Via - é un meccanismo notoda sempre che non ha, tuttavia, spronato a sufficienza alcuneRegioni italiane. Al fine di evitare simili conseguenze, ho propo-sto per il regolamento sul finanziamento della futura Pac unmeccanismo secondo il quale, in caso di mancata spesa daparte di una Regione, i fondi anziché ritornare a Bruxelles va-dano invece ad altre regioni italiane più virtuose”.

Per i borghi pronti 22 milioni di euro di risorse europee

La Regione si sta cominciando a muovere. Qualcosa la staspendendo ma pare davvero molto poco. “Per i borghi rurali– rende noto Fabrizio Viola, dirigente del Servizio IV° Dipar-

timento Interventi Infrastrutturali dell’assessorato Risorse Agricolee Alimentari – abbiamo specificatamente attivato una misura delPsr 2007-2013 per una spesa di 22 milioni di euro. Si sta poi inquesto periodo attivando un’altra misura che incentiva i privati alrecupero di questi beni architettonici per quelli che sono di maggiorpregio. In questo caso la spesa prevista è di 2-3 milioni di euro”.Al governo regionale viene però essenzialmente rimproverato dinon avere speso le ingenti risorse del Psr che sarebbero potuteservire certamente per far rinascere i borghi rurali della Sicilia:

“Purtroppo molti di quesiti siti rurali - rivela Viola - non rientranonei requisiti delle misure e quindi non potrebbero accedere aifondi. Per cui materialmente non si possono stanziare sommeper il recupero di molti strutture rurali. In realtà ci vorrebberomisure specifiche da approvare”.Ma questo ovviamente compete alla politica che avrebbe do-vuto dare l’input agli uffici in questi anni in cui l’Ue ha ricopertod’oro la Sicilia con aiuti finanziari importanti.In realtà la delicata tematica del recupero dei borghi rurali si èaccantonata alla Regione quando andò via l’assessore Titti Bu-fardeci.

M.G.

Musei chiusi, opere d'arte in prestito

Così la Sicilia si nega ai turisti

10dicembre2012 asud’europa 7

Paola Nicita

Sono opere d'arte invisibili quelle custodite nei musei sici-

liani: impegnate in lunghe trasferte all'estero che le ten-

gono distanti da casa o perché negate alla fruizione dalla

chiusura dello srtesso museo. La denuncia parte da un post su

Facebook scritto da Adriano Sofri, il racconto di una serie di man-

cati incontri con le opere d'arte che lo scrittore desiderava vedere

in occasione del suo soggiorno siciliano. Visite impossibili, perché

le opere sono da tempo disseminate in musei lontani, e la loro as-

senza dai luoghi espositivi che generalmente le accolgono non è

segnalata: così accade che i turisti che pianificano una visita in Si-

cilia in giro per musei, possano rimanere delusi. E cercare invano

opere sostituite da un cartellino che ne spiega l'assenza.

La lista delle opere eccellenti fuori sede - anche quelle che in re-

altà non potrebbero partire, perché iscritte in una lista di beni "ina-

movibili", secondo la direttiva assessoriale del 23 maggio 2007 -

è lunga: l'Efebo di marmo del museo di Mozia, e che è stato inviato

a Londra in seguito ad accordi di scambio in occasione delle Olim-

piadi, è adesso a Malibu, al Museo Getty, dove sarà in mostra fino

all'aprile 2013; la licenza di espatrio è stata firmata però fino al-

l'agosto del 2013, e nel caso in cui il nuovo assessore regionale

ai Beni culturali (assente in questo momento di transizione) vorrà,

potrà firmare la proroga che lo vedrà ancora in circolazione fino al

2014, a Cleveland dove sarebbe atteso con l'intera mostra in que-

sto momento allestita al Getty.

Il periodo massimo di assenza delle opere preventivato dal codice

dei Beni culturali è di diciotto mesi, ma in realtà non essendo attiva

la Consulta dei Beni culturali, la decisione spetterà esclusivamente

all'assessore regionale, quando verrà nominato. L'Efebo di Seli-

nunte si trova a Shanghai esposto in occasione della mostra orga-

nizzata dalla Triennale, che chiuderà il 31 gennaio 2013: ma è

stata firmata una proroga fino al 28 febbraio, per dare il tempo di

smontare e rispedire l'opera. Insieme all'Efebo, sono a Shanghai

cinque dipinti provenienti dalla Galleria di arte moderna di Pa-

lermo, due opere di Francesco Lojacono, e tre tele di Antonino

Leto, Ettore De Maria Bergler e Niccolò Giannone.

Il Satiro danzante, scultura di straordinaria bellezza attribuita alla

scuola di Lisippo, da Mazara del Vallo è volata a Londra, per una

mostra sui bronzi alla Royal Academy: insieme al Satiro, è a Lon-

dra per la medesima esposizione l'Ariete conservato al Museo ar-

cheologico Salinas di Palermo.

Il museo Salinas, custode delle metope di Selinunte e della Pietra

di Palermo, a sua volta è chiuso dal luglio 2009: l'apertura, prevista

per la fine di quest'anno, slitta di un paio di mesi, data ancora da

determinare. Per fortuna i reperti etruschi della collezione Casuc-

cini sono esposti all'Albergo delle povere. La mostra di Londra

chiuderà il 9 dicembre, ma è ancora in bilico il ritorno dell'Ariete -

descritto da Wolfgang Goethe nel suo "Viaggio in Sicilia" e ritratto

nelle incisioni di Jean Houel - che potrebbe nuovamente par-

tire e andare a LosAngeles per una mostra dell'anno prossimo.

Sia il Satiro, che l'Ariete e l'Auriga fanno parte del nucleo delle

ventuno opere inamovibili, ma proseguono a viaggiare con per-

messi speciali che le vedono partire per lunghi periodi, anche

a seguito di scambi con altre opere o mostre provenienti da

musei internazionali.

Chiuso, questa volta per lavori di restauro e per difficoltà eco-

nomiche, il Museo Mandralisca di Cefalù, che custodisce opere

di primissimo piano come il Ritratto d'ignoto marinaio, capola-

voro di Antonello da Messina. Manlio Peri, vicepresidente della

Fondazione Mandralisca, spiega: "Stiamo ultimando i lavori per

la realizzazione dell'impianto antincendio ed elettrico, quest'ul-

timo vecchio e pericoloso. La consegna dei lavori dovrebbe av-

venire a fine gennaio, e così a Natale il museo rimarrà chiuso.

In realtà ci sono ben altri problemi economici: il personale non

riceve lo stipendio da otto mesi, e dunque non so come andrà

a finire, se saremo nelle condizioni di riaprire". Tempi lunghi,

lunghissimi, dunque, per rivedere la tavoletta che ispirò Vin-

cenzo Consolo.

(repubblica.it)

Dissesto idrogeologico, Legambiente:

“Per i danni spendiamo un milione al giorno”Daniela Ciralli

Per fare fronte ai danni del maltempo in tredici regioni loStato ha speso negli ultimi tre anni più di un miliardo, unmilione di euro al giorno. Il 60% dei fondi e’ stato usato per

le calamità della Sicilia (circa 290 milioni per gli eventi della pro-vincia di Messina del 2009 e del 2011) e del Veneto (più di 300 mi-lioni), un altro 20% per la Liguria e la Toscana. Per gli interventi diprevenzione, che se adeguatamente attivati avrebbero mitigato leconseguenze delle calamità naturali sia in termini economici chedi vite umane, sono stati invece erogati solo 2 miliardi in 10 annisui 44 previsti.Lo rivela un dossier di Legambiente sul dissesto idrogeologico nelPaese. Le cifre messe a disposizione per le emergenze hanno co-perto peraltro solo una parte dei danni – le cinque regioni destina-tarie dei maggiori aiuti tra il 2009 e il 2012 hanno censitodevastazioni per 2,2 miliardi- che hanno fatto seguito a frane e al-luvioni. Sempre più frequenti questi ultimi e in un numero più ele-vato di regioni.Negli ultimi 10 anni le regioni colpite sono infatti raddoppiate, pas-sando da quattro a otto e di fatto oggi, come la stessa associa-zione ambientalista conferma in un recente rapporto elaboratoassieme alla Protezione civile, i Comuni a rischio per il dissestoidrogeologico sono in Italia 6.633 e 13 le Regioni che nel proprioterritorio superano il 90% di pericolosità. Di queste ultime cinquequelle in cui il rischio arriva al 100% : Calabria, Molise, Basilicata,Umbria e Val D’Aosta oltre alla provincia di Trento. In Sicilia, se-condo questa rilevazione, i Comuni esposti al rischio sono 277,cioè al 71% del totale. Il rapporto consegna, insomma, un Paeseche per l’82% vive su un suolo fragile e che si trova in una situa-zione di potenziale pericolo che purtroppo sempre più spesso di-venta danno concreto alle persone e alle cose. Anche perche’,come sottolinea il dossier di Legambiente, ci troviamo in epoca dicambiamenti climatici, dagli effetti spesso dirompenti, che pertanto“non possono non essere tenuti in considerazione nella pianifica-zione e programmazione delle politiche territoriali”.L’Istituto superiore per la protezione dell’ambiente (Ispra) con-ferma la maggiore frequenza dei fenomeni metereologici intensi,maggiormente nei mesi autunnali, che vedono in poche ore ca-dere tanta pioggia quanta nemmeno solitamente ne cade in seimesi. Cosi’ ad esempio in Sicilia nel 2009, a Giampilieri e ScalettaZanclea , quando un alluvione causò 37 morti, spazzò via travolteda fiumi di fango case, strade, interi paesi. In quell’occasione laquantità di pioggia caduta è stata pari al 78% delle precipitazionimedie annue di tutta la Regione. Nel 2010 durante gli alluvionidella Toscana cadde in una sola giornata una quantita’ di pioggiapari al 40% delle precipitazioni medie della Regione e in Liguria nel2011 in soli due giorni e’ caduta acqua pari al 65% della piovositàmedia della Regione. Alla violenza e repentinità di questi fenomenisi aggiunge, aggiunge il Rapporto, un’altalena che vede fortipiogge alternarsi a periodi di siccità, cosa che mette a dura provail territorio e la sua tenuta.I dati ci consegnano dunque un Paese sostanzialmente imprepa-rato, che spende molto ma in larga misura per riparare i danni , oalmeno una parte di essi, e che è stato di fatto finora impotentedi fronte a calamità naturali costate molte vite umane. Un paese

che non ha fatto finora abbastanza per evitare che i danni ac-cadano, mettendo in sicurezza il territorio e nel quale “le risorsedestinate fino ad oggi agli interventi di prevenzione- sostieneLegambiente- sono state poche e comunque sono andate a fi-nanziare interventi puntuali sul territorio piuttosto che essereutilizzate per un’efficace opera di prevenzione a tutto campo ”.Il documento dell’associazione ambientalista fa “la storia eco-nomica dell’emergenza”, prendendo in considerazione glieventi di Messina (2009), della Lunigiana (2011) e della Liguria(2011). Rilevando, ad esempio, che alla Sicilia tra il 2009 e il2011 con quattro ordinanze sono stati destinati 240, 97 milionidi euro a fronte di un danno quantificato in 550 milioni. Le ri-sorse sono state localizzate e distribuite per lavori di ripristinoe messa in sicurezza nei comuni colpiti. Dei 241 milioni stanziatine sono stati erogati poco meno di 237 per gli interventi, alcunidei quali ancora in corso di realizzazione.Sul fronte della prevenzione sottolinea poi che per attuare gliinterventi dei piani di assetto idrogeologico delle Autorità di ba-cino e’ stato previsto negli ultimi 10 anni uno stanziamento di4,5 miliardi di euro per coprire i 4.800 interventi considerati dimaggior urgenza sul totale di 15 mila interventi dei Pai. Masolo la metà di queste risorse, poco più di 2 miliardi, è stata ef-fettivamente stanziata attraverso accordi di programma Stato-Regioni proposti dopo il disastro di Messina e siglati tra il 2010e il 2011. Di queste fondi, poi, sono stati effettivamente erogati178 milioni (l’8%) e solo il 3% degli interventi previsti (1.650, unterzo dei 5 mila urgenti dei Pai nel decennio) è stato realizzatoo è in corso di realizzazione, prevalentemente in Sicilia e in To-scana. Una buona parte di interventi, anche in queste regioni,risulta comunque ferma allo stato di progettazione, rileva il rap-porto, o pronta a partire non appena saranno erogati i fondistanziati. Guardando ai progetti finanziati dal Ministero dell’am-biente per interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeo-logico, la regione che piu’ di tutte e’ riuscita a fare andare avantii lavori di propria pertinenza e’ il Trentino Alto Adige, con l’85%del piano previsto realizzato e l’utilizzo del 79% delle risorse a

8 10dicembre2012 asud’europa

Fondi stanziati e erogati per l’attuazione degli interventi

previsti dai PAI

Stanziato un miliardo per le emergenze

Per la prevenzione solo 2 miliardi di euro

disposizione, seguito da Liguria, Abruzzo e Umbria.Legambiente ricorda che per attuare tutti gli interventi censiti daiPai ci vogliono 40 miliardi, cifra che il ministro Clini ha sempre con-fermato, da spalmare in 15 anni, e che si e’ impegnato a trovareper un grande intervento nazionale di messa in sicurezza del ter-ritorio.Il problema delle risorse quindi certo c’è ma sicuramente non èl’unico. “Occorre anche chiedersi- dice il presidente di Legam-biente Vittorio Cogliati Dezza-quale debba essere un’efficace po-litica di prevenzione e difesa del suolo che non si limiti a interventipuntuali”. Legambiente rileva infatti, nel dossier, che la cifra dicui si discute e’ ottenuta sommando gli interventi dei Piani di as-setto idrogeologico e che si delineerebbe cosi’ un piano di lavoro“non adatto a far fronte a un problema complesso ed esteso qualeè oggi il rischio idrogeologico nel nostro paese”. Anche perche’ inmolti casi si tratta di interventi datati alla luce dei cambiamenti cli-matici e del territorio degli ultimi anni. Legambiente in merito ha leidee chiare: “Serve un piano nazionale- sottolinea Cogliati Dezza-che preveda un’azione urgente ed efficace per la mitigazione delrischio, che stabilisca strumenti e priorità di intervento e formuliuna nuova proposta di gestione del territorio”. E questa proposta,secondo l’associazione , deve vedere “il coinvolgimento di tutti isoggetti portatori di interesse: la comunità scientifica, gli esperti, glienti competenti, le amministrazioni locali interessate, il mondodell’agricoltura, le associazioni ambientaliste e i cittadini che vi-vono nei territori a rischio”.Quanto alle risorse, secondo l’associazione ambientalista, “unprimo passo è considerare la difesa del suolo la prima grandeopera pubblica destinando a questo settore risorse che oggi sonospese per grandi opere infrastrutturali tanto inutili quanto dan-nose”. In quest’ottica “si potrebbero da subito stanziare 10 miliardidi euro per dare sostegno al futuro piano nazionale”. La propostadi Legambiente parla anche di “corrette manutenzioni con inter-venti mirati”, ma anche della necessità di una pratica alla “convi-venza col rischio”, vista l’intensificazione e maggiore frequenza dieventi metereologici estremi. “Questo significa sistemi di preven-zione delle piene e di allerta - dice Cogliati Dezza- e piani di pro-

tezione civile aggiornati, testati e conosciuti dalla popolazione”.Il ministro dell’ambiente, Corrado Clini, ha intanto inviato al Cipele linee strategiche per la tutela del territorio; il piano dettagliatodi adattamento dell’Italia ai cambiamenti climatici e alla difesadel territorio dovrebbe arrivare con l’anno nuovo. Clini condi-vide l’importanza degli interventi sottolineando che “le misureper la prevenzione dei rischi e dei danni connessi agli eventiclimatici estremi e’ necessario che siano considerate un’infra-struttura per la crescita e lo sviluppo sostenibile del nostroPaese. E in tale chiave- aggiunge- questi interventi potrebberoessere esclusi dai vincoli del patto di stabilità, nell’ambito delpacchetto di misure indicate dal Consiglio europeo del 29 giu-gno 2012”. Nella bozza mandata al Cipe e’ presente anche unobbligo di assicurazione contro le calamità naturali per chi vivein zone a rischio, idea che sta già suscitando prese di posizionecontro da parte di associazioni di categoria e dei consumatori.Insomma, la discussione sul piano è già aperta.

10dicembre2012 asud’europa 9

Siracusa: contro la cementificazione del territorio esposto alla Procura

Legambiente Sicilia presenta un esposto alla Procura della

Repubblica di Siracusa contro l'ennesimo tentativo di lottiz-

zazione e cementificazione del territorio.

"La nostra associazione - dichiara Mimmo Fontana, presidente re-

gionale di Legambiente Sicilia - si oppone ad ogni tentativo di ul-

teriore cementificazione del territorio di Siracusa che, da troppo

tempo, è padroneggiato da chi impunemente fa un uso spregiudi-

cato delle leggi e utilizza disinvoltamente le norme in materia edi-

lizia per disegnare il territorio e il paesaggio, secondo criteri

scellerati”. Legambiente Sicilia ha presentato un esposto alla Pro-

cura della Repubblica di Siracusa contro i lavori, in corso, per la

realizzazione di una lottizzazione in contrada Cavettone a Pa-

chino, ad opera della Società Marzamemi Resort e Agritur. Le

autorizzazioni ed i permessi sono stati concesse in spregio a

tutti i vincoli che si sono succeduti nell'area ed in assoluta vio-

lazione di patrimoni paesaggistici ed ambientali di grandissima

rilevanza, tra cui la Grotta del Fico.

La storia del piano di lottizzazione risale a ben dieci anni fa,

con l'approvazione da parte del Consiglio comunale di Pachino

alle condizioni allora espresse dalla Soprintendenza ai Beni cul-

turali di Siracusa, solo ai fini della tutela paesaggistica.

La sinistra in cambiamentoBianca Stancanelli

10 10dicembre2012 asud’europa

Asinistra è di moda il cambiamento. “Cambiare si può!” gri-dano gli arancioni di Luigi De Magistris, con la benedizionedi Antonio Ingroia. “Se domenica vinco, da lunedì cambio

l’Italia” prometteva il Matteo Renzi della vigilia. Il giorno dopo, bat-tuto Renzi, l’Unità ha esultato: “Cambiare l’Italia è possibile”. EPierluigi Bersani, appena incoronato candidato leader del centro-sinistra, ha garantito sull’istante un “governo del cambiamento”.Changer oblige.Le ragioni non mancano. Non se ne può più di un paese che ha letasse della Danimarca e i servizi del Ruanda. Non se ne può piùdi celebrare più tonfi che trionfi. E non se ne può più di uno Statodebolissimo con i forti e crudele con i deboli (vedi il caso Ilva) chetollera 60 miliardi di corruzione, 150 di profitti delle mafie e almenoaltrettanti di denaro rubato al fisco. Del resto, se milioni di personesi sono messe in fila per votare alle primarie, mandando in soffittagli ammuffiti profeti del disincanto e consentendo alla politica diprendersi la rivincita sui bolsi imbonitori alla Grillo, significa che lavoglia di cambiare è forte e diffusa. Ma attenzione: finché il cam-biamento resta un mantra da recitare in favore di telecamera ouno slogan da stampare sui manifesti, non significa niente. AncheBerlusconi ha cambiato l’Italia, eccome. Ne ha fatto un paese piùpovero e più brutto, incattivito e colmo di rancore.Dunque, come cambiare? La prima condizione è non cadere nellatrappola della gioiosa macchina da guerra: ricordare, cioè, chequando un gioioso Achille Occhetto, nel ‘93/’94, si cullava nell’illu-sione di una facile vittoria per mancanza di avversari, il soave av-vocato Gianni Agnelli andava costruendo un fronte a favore diSilvio Berlusconi, in nome di quel timore del comunismo che, a unquarto di secolo dal crollo del Muro, ancora si agita nel fondooscuro del paese.La seconda condizione è sapere che cambiare è uno dei compitipiù duri che un essere umano o una società può affrontare. Unalezione, per una volta, può darla proprio lo sconfitto Renzi. Che aitanti della sua generazione pronti a lamentarsi dello strapotere deivecchi in un paese dominato dalla gerontocrazia, ha dimostratoche, purché sia disposto a gettare la propria energia in un’impresa,anche “un ragazzo di 37 anni” (come – infelicemente – Renzistesso si descrisse nella serata X factor presso Sky) ha il diritto ditentare la propria scalata al cielo. Si può dissentire e perfino tro-vare volgare lo slogan della rottamazione scelto da Renzi, ma ègiusto dire che l’impeto riversato nell’impresa ha reso di colpo de-crepito il mascherone iroso di Beppe Grillo, mandato in tilt il cen-trodestra berlusconiano e sparigliato le carte nel Pd, dando alcentrosinistra credito e freschezza. In definitiva ha prodotto unoscossone che nella politica italiana non si vedeva, forse, dal tempodel referendum sulla preferenza unica. Anche allora, che voglia dicambiare! Che sferzata di energia! Solo che, a intercettarla, inter-venne il berlusconismo, che l’ha spenta nella tristezza di questianni. Oggi bisognerebbe dirsi con sincerità che l’Italia è diventataun paese ingiusto, diseguale, dove grandi fortune possono pas-sare di mano in un baleno nel gioco dei poteri forti (basta leggeretalune strabilianti confidenze del banchiere Geronzi al giornalistaMucchetti nel recente Confiteor) mentre gli 8,5 milioni di poveri

conteggiati dall’Istat fanno spesso la fame.Qualche dato di cronaca: nell’intervallo tra il primo e il secondoturno delle primarie, a Roma, una donna di 34 anni, madre di 4figli, è morta di fatica, crollando sul marciapiede della stazioneTermini mentre andava al lavoro e a Napoli un commerciantesingalese, padre di due bambine, si è ucciso perché, dopo averdenunciato i camorristi che gli avevano chiesto il pizzo, si è ri-trovato solo, esposto alla vendetta dei criminali, mentre l’unicanotizia che gli era giunta dell’esistenza di uno Stato di diritto inItalia, era stata la notifica delle multe per aver violato la zona atraffico limitato nell’andare in questura per le denunce. In coin-cidenza con il secondo turno delle primarie è stato pubblicatoun rapporto sui nati dal 1981 al 2001, detti Millenials in omaggioalla dittatura planetaria dell’inglese, che colloca i giovani italianitra le creature più infelici e stressate della terra, più ancora deiloro coetanei in paesi sfortunati come la Grecia.La fatica di chi lavora, la potenza asfissiante delle mafie, l’infe-licità di quei ragazzi: ecco un bel tris di argomenti per comin-ciare a stilare un’agenda del cambiamento. Tenendo benpresente che agenda significa, alla lettera, “cose da fare”. Seno, alla fine, ci ritroveremo a constatare che, tanto per cam-biare, non è cambiato niente.

A volte ritornanoGiuseppe Ardizzone

10dicembre2012 asud’europa 11

Che si può dire della decisione di Berlusconi di ritornare, inprima persona, a condurre il PDL o quella che sarà, in ognicaso, la sua continuazione? A volte ritornano.

Di certo, non se n’avvertiva la mancanza né in Italia né in Europa,se la notizia del suo ritorno ha portato ad un aumento immediatodella febbre da “ spread”. Ritornano di nuovo i sospetti che molteposizioni del suo partito siano dettate da interessi personali da sal-vaguardare e, di certo, l’immagine che si riflette all’interno del cen-tro destra è quella, un po’ avvizzita e un po’ rifatta, del suo leader.Lontani mille miglia da quella che fu propagandata come la mis-sione del PDL e di Forza Italia: realizzare nel nostro Paese unagrande rivoluzione liberale; il pericolo che serpeggia nelle dichia-razioni dello stesso Berlusconi, oltre che di alcune fra le persona-lità più in vista del suo partito, è che siamo piuttosto in presenzadi una possibile deriva populista. Trovare un nuovo nemico cui ad-dossare le responsabilità della difficile situazione in cui è stato por-tato il Paese nel corso dei vent‘anni dalla sua discesa in campo,diventa adesso un “ imperativo categorico”. Chi meglio di un Eu-ropa, piegata agli interessi della Germania e dei paesi forti delNord, può rappresentare meglio le fattezze di unnemico da combattere?Come non utilizzare la politica dell’”austerità” perindicarla come la responsabile di tutti i mali edell’avvitamento della nostra economia? Qualemigliore occasione per far dimenticare la conni-venza con l’arretratezza, la corruzione, il privile-gio, l’attacco all’autorevolezza dellamagistratura, la necessità di dover procedere aduna riforma strutturale del nostro sistema eco-nomico per recuperare la competitività e la pro-duttività perduta?Il passo indietro di un anno fa per consentire ungoverno tecnico sostenuto da quasi tutto l’interoarco costituzionale è acqua passata, è supe-rato.Il momento critico è alle spalle ed il governoMonti non ha saputo né assicurare misure d’equità, né riportato ilPaese alla crescita.E’ questa la critica sulla base della quale il PDL sembra aver stac-cato la spina al governo ed aperto la campagna elettorale.L’unica cosa che le forze politiche, durante quest’ultimo anno,avrebbero dovuto fare: la riforma elettorale, giace in Parlamento,vittima di stucchevoli distinguo fra le parti. Tutti sono più o menoconvinti che, alla fine, il “ Porcellum” è forse il sistema più conve-niente. Di certo, per Berlusconi la possibilità di formulare la lista deifuturi candidati è un’arma che gli consente di controllare adegua-tamente il suo partito. Anche gli ex di Alleanza Nazionale sannobene che una possibile rottura con il capo, in questo momento, liporterebbe all’esclusione dal futuro Parlamento.Tutti insieme quindi cavalcando il sentimento popolare di protestacontro i sacrifici imposti dal governo, contro le tasse, contro la po-litica di austerità richiesta dall’Europa e forse anche contro la mo-neta unica, come dice già la Lega Nord (possibile alleato dicoalizione) e come serpeggia in vari ambienti sia di destra sia an-tagonisti, che vedono nell’Euro la causa di tutti i mali che affliggonoil nostro Paese.Lo stesso Movimento Cinque Stelle sembra carezzare l’idea di ca-valcare questa tigre. L’idea di affidare ad una bella svalutazione

competitiva le sorti della nostra ripresa lusinga molti.Una bellasvalutazione democratica che riduce il valore di tutti i redditi edei risparmi in maniera equa e solidale; ma, che consente il re-cupero di una competitività importante per la produzione nazio-nale. Peccato che, quasi sicuramente, i benefici di questamisura sarebbero pagati con l’aumentato costo dell’energia edelle materie prime di cui siamo importatori per non parlare delpossibile ulteriore aumento del costo del denaro necessario peril finanziamento del nostro sistema pubblico e privato. Sarà cre-dibile un centro destra antisistema che può spingersi fino adaccogliere al suo interno temi anticasta?Come si rapporterà con la stessa un Movimento Cinque Stelle,il cui leader ha espresso più volte incertezza sull’utilità dellamoneta unica? Il peso non indifferente raggiunto nei sondaggida questo movimento gli addossa oggi una responsabilità po-litica importante. Da movimento di protesta contro la “casta”,quello di Grillo ha oggi la responsabilità di diventare un gruppopolitico capace di suggerire un progetto per il futuro del paesee quindi di scegliere l’area in cui collocarsi e le politiche sociali

da privilegiare. Penso che nel futuro Parla-mento, come già oggi all’interno della RegioneSicilia, pur con tutti i distinguo, questo movi-mento ha davanti a se la scelta di cavalcareuna protesta fine a se stessa o invece quella dicostruire, insieme alle forze progressiste, unanuova Italia.Oggi le forze riunite nella coalizione che ha ap-pena designato Pierluigi Bersani come suoleader, hanno un compito non indifferente. Por-tare il paese fuori dalla recessione ed assicu-rare una possibilità di lavoro ed un futuro adintere giovani generazioni nel segno dell’equitàe della meritocrazia. La coalizione dei progres-sisti farebbe bene a presentarsi in posizioneautonoma alle prossime elezioni chiedendo

ampia fiducia ai suoi elettori sul proprio programma. Ha ragionetuttavia Bersani a dichiararsi sempre disponibile, successiva-mente, a valutare senza nessuna pregiudiziale ogni possibilitàdi collaborazione, anche su iniziative specifiche o su progetti ascadenza, con le forze di centro che non accettano di adeguarsio di sottomettersi alla deriva populistica.L’obiettivo comune può essere quello di coniugare un necessa-rio mantenimento degli impegni europei sulla stabilità con la ca-pacità di operare le riforme necessarie per liberare le risorseumane, organizzative e monetarie utili per la crescita.Trovare la copertura finanziaria per una quota aggiuntiva d’in-vestimenti che consentano l’incremento e lo sviluppo della no-stra struttura produttiva. Riuscire, allo stesso tempo, a porcicome forza di riferimento dell’unità Europea e come polo di at-trazione dello sviluppo del bacino del Mediterraneo sono poi inecessari corollari per un’adeguata collocazione internazionale.Il compito è arduo ma non impossibile. Bisognerà trovare le pa-role d’ordine che permettano ad ognuno di noi d’impegnarcinella costruzione di questo progetto, potendone ogni giorno ve-rificare il risultato.Buon lavoro.

http://ciragionoescrivo.blogspot.com

Il pericolo che ser-

peggia nelle dichia-

razioni dello stesso

Berlusconi, è che

siamo in presenza di

una possibile deriva

populista

Il governo dei tecnici

e i luoghi comuni sulla scuola

12 10dicembre2012 asud’europa

Pasquale Petix

La forte fibrillazione che ha caratterizzato il mondo della

scuola da settembre ad oggi trova la sua motivazione prin-

cipale da un attacco alla scuola pubblica che da un governo

di “tecnici e professori” proprio non ci si aspetterebbe. Che il go-

verno Berlusconi, per mezzo della Gelmini, abbia fatto fuori 150

mila cattedre, ridotto le ore di lezione, creato classi pollaio, reso

precari anche i docenti anziani che ogni anno rischiano di perdere

la titolarità di cattedra e a 60 anni suonati costretti ad una mobilità

sempre più selvaggia, blocco del rinnovo contrattuale e gli scatti

di anzianità, balzelli illegittimi sullo stipendio come la trattenuta del

2,50% e così via. Che questa aggressione provenisse da una de-

stra che vede come fumo negli occhi chi spende la propria vita ad

incrementare il capitale culturale delle nuove generazioni era del

tutto ovvio. Ma che un governo per lo più di docenti universitari

accendesse l’amplificatore per veicolare i più vecchi ed errati luo-

ghi comuni sulla scuola proprio non si può accettare.

“La scuola italiana è allo sfascio, costa troppo, produce poco, gli

insegnanti scaldano le sedie, hanno quattro mesi di ferie l'anno,

sono troppi e mal selezionati”.

Ma se anche tutto questo avesse una base di verità la colpa sa-

rebbe degli insegnanti? Interi settori produttivi sono in crisi in Italia

ma i ceti dirigenti (sic!) hanno la tendenza ad addossare tutta la re-

sponsabilità ai lavoratori: La Fiat va male? Colpa degli operai.

L’Alitalia va male?

Colpa dei lavoratori. A Taranto l’Ilva ha fatto ammalare mezza

città? Colpa degli operai che per tenersi il lavoro hanno accettato

queste condizioni. La scuola costa troppo, va male? Diamo ad-

dosso al suo personale. Ormai è una moda di chi gestisce il potere

politico ed economico. E’ così facile scaricare sulla parte più de-

bole le responsabilità.

Ma la scuola statale è da anni sotto attacco. Mai ha subito tagli

come quelli degli ultimi vent’ anni. E soprattutto dell’ultimo decen-

nio. Tagli e solo tagli. Anche le c.d. riforme fatte, ad esempio quella

dell’istruzione tecnica, aveva l’obiettivo vero di ridurre le ore. Al di

là di qualche novità interessante, la verità è che la Riforma Gelmini

doveva tagliare migliaia di cattedre. La scuola è il settore statale

che più di ogni altro ha pagato la contrazione della spesa pubblica:

molto più di quanto non sia avvenuto, ad esempio, per la sanità,

altro settore del welfare ampiamente mutilato. La percentuale della

spesa pubblica destinata all'istruzione è passata dal 25,7% del

1980 al 20% nel 2009: - 5,7%. Nello stesso periodo la spesa sa-

nitaria è passata dal 29,7% al 33,8%: - 4,1 %. (P.Giarda - quello

della spending review - in: Dinamica, struttura e governo della

spesa pubblica: un rapporto preliminare, settembre 2011).

La presunta inefficienza viene poi ricondotta alla cattiva qualità

della formazione degli insegnanti prima, e degli studenti poi. Ma se

anche questo fosse vero la colpa di chi è? I dati OCSE dicono che

gli studenti dei licei mostrano livelli di apprendimento in linea

con gli standard europei, i laureati italiani, spesso costretti ad

emigrare all'estero, non sono secondi a nessuno. Esistono dei

problemi nell'istruzione tecnica e professionale gli ambiti su cui

occorrerebbe soprattutto puntare per avvicinare formazione e

mercato del lavoro. Ma se questo non accade la responsabilità

è dei docenti? Della scuola in generale? O di un sistema sociale

ed economico che gira solo in base alle amicizie, alle parentele,

alle conoscenze, alla società dei “compari”?

Si sostiene che il numero di docenti in Italia è il 40% in più che

negli altri paesi. E' vero, gli insegnanti italiani sono di più ri-

spetto alla media europea, ma l'Italia è l'unico paese europeo

che conta fra i propri insegnanti circa 100.000 docenti di soste-

gno (è un merito o un demerito per lo Stato?) e circa 27.000

docenti di religione cattolica. In totale circa il 12-13% del nu-

mero totale degli insegnanti attualmente in servizio. (Cfr.: Edu-

cation at glance 2012 OECD). E poi: il governo sa che l'Italia è

un paese pieno di piccoli comuni e piccole comunità montane

spesso difficilmente raggiungibili? Si è mai pensato ad un'or-

ganizzazione diversa del percorso scolastico per queste realtà?

Ed ancora: gli insegnanti italiani lavorano solo 18 ore. Prima

precisazione: in quasi tutti i paesi europei si parla di “unità ora-

rie” e non di ore effettive di 60 minuti. Siccome la Germania è

il modello a cui ispirarsi vediamo cosa succede lì. Un inse-

gnante tedesco può svolgere 22 unità orarie a settimana ma si

tratta di “ore” di 45 minuti ovvero il docente tedesco in realtà

svolge 16 ore e cinquanta minuti di lavoro frontale a settimana

contro le 18 ore del docente italiano. Anche il sistema scolastico

finlandese prevede la stessa cosa. E in questi paesi i docenti

10dicembre2012 asud’europa 13

hanno circa 11 settimane di pausa, tra ferie e sospensione dell’at-

tività scolastica. Gli italiani, invece, in media 9.

A questo punto gli osservatori del OECD dicono: però un inse-

gnante europeo lavora, per contratto, quasi 1200 ore l'anno. Ma

nessuno, dall'Italia, ha spiegato a questi scienziati che anche gli in-

segnanti italiani assolvono a compiti istituzionali ben oltre le 18

ore settimanali (riunioni, esami, scrutini, preparazione e correzione

di prove, colloqui con le famiglie, ecc.). Allora ci si attacca all’as-

senteismo.

I dati della ragioneria generale dello Stato indicano che il perso-

nale della scuola, in media, si assenta meno dei loro colleghi della

P.A. ( Cfr.: Conto annuale 2010).

E che dire dello stipendio? In Italia il docente di scuola superiore

guadagna poco meno del 60% del personale laureato di pari an-

zianità (medici, avvocati, professionisti, ecc...). In Germania la per-

centuale sale al 98%. (Cfr.: Sole24ore, Stipendi cenerentola per i

docenti italiani, 12 ottobre 2012).

Dopo 15 anni di carriera un docente italiano guadagna (a parità

di potere di acquisto e senza considerare le imposte ) 36.582

dollariUSA/anno che corrispondono a circa 27.500 euro sempre

al lordo.

Un docente tedesco di pari anzianità: 66.685 dollariUSA/anno

(52 mila euro), in Inghilterra 44.145 dollari (36 mila euro), in

Francia a fine carriera arriva a 51.000 dollariUSA/anno, circa 40

mila euro.

(Cfr.: Education at glance, 2012).

In conclusione: a chi giova parlare male della scuola italiana e

dei docenti italiani?

I nemici della scuola pubblica e statale sono tanti e sono assai

agguerriti. E questo accade perché la categoria per molto

tempo è stata abulica, sottomessa, demotivata, stanca, inca-

pace di reagire. Ora si è al dunque e si tratta di riconquistare

autostima e capacità contrattuale. Ma qualche prezzo occorrerà

pagarlo. Si è disposti?

A Castelbuono il meeting italo-greco del Progetto Direct Democracy

L’Antenna Europe Direct – Carrefour Sicilia informa che dal17 al 19 Dicembre si terrà a Castelbuono il meeting italo-greco del Progetto Direct Democracy, evento finanziato dal

Programma Gioventù In Azione che ricade nell’Azione 1.3 Giovanie Democrazia. Promosso da Euromed Carrefour Sicilia- AntennaEurope Direct in partenariato con il Comune di Castelbuono, l’As-sociazione greca Youthrama e il Comune greco di Pylaias-Hortiati.Il progetto ha l’obiettivo di avvicinare i giovani alla vita pubblica efar conoscere gli strumenti di democrazia partecipativa. Alle attivitàparteciperanno 10 giovani italiani e 10 greci che già da tempo por-tano avanti l’iniziativa.Il meeting darà occasione ai ragazzi di confrontarsi sul lavorosvolto e sviluppare il senso di cittadinanza attiva europea e di par-

tecipazione democratica .Attività centrale del progetto è un referendum locale sulla qua-lità dei servizi nei due Comuni coinvolti; inoltre in una delle gior-nate avrà luogo un dibattito aperto durante il quale sarannopresentati, ai rappresentanti dei due Comuni, i risultati del refe-rendum svolto dai giovani (che ha coinvolto circa 120 ragazzitra Italia e Grecia).Le proposte ottenute permetteranno alle amministrazioni co-munali di affrontare le problematiche giovanili e di risolverle nelmodo più valido.Per info consultare il sito: http://www.carrefoursicilia.it/Direct-Democracy/index.html e la pagina facebook http://www.face-book.com/pages/Direct-Democracy/164015473741069.

Melania Federico

14 10dicembre2012 asud’europa

L’Ars a battesimo, primo giorno di scuola

per i nuovi 90 deputati regionali

Èstato un vero e proprio primo giorno di scuola quello cheha portato sui banchi di Sala d’Ercole i 90 deputati eletti loscorso 28 ottobre. In tutto 60 gli onorevoli esordienti, 30 i

deputati riconfermati. Tra loro spicca il gentil sesso: sono infatti 15le donne presenti in aula, un record che non registra precedentinella storia.Dopo giorni di trattative politiche, polemiche, promesse di rigore eannunci di spending review mercoledì 12 dicembre, alle 11 comein programma, puntuale, è suonata finalmente la campanella cheha annunciato l'inizio dei lavori d'aula a Palazzo dei Normanni.Con emozioni diverse e differenti modalità di varcare la soglia delpalazzo, utti i nuovi deputati sono sbarcati finalmente in aula. Ècosì che si è tenuta a battesimo l’ouverture della XVI legislatura,con la prima seduta dell'ARS convocata dal presidente RosarioCrocetta. Davanti la sede del palazzo della Regione hanno stonatole melodie della festa, facendo sentire le loro voci di protesta, nonsolo i lavoratori della Gesip, ma anche i dipendenti Asu, i lavoratoridella formazione e i membri del Comitato No Muos.Timoniere della seduta in aula l’onorevole Giovanni Greco, depu-tato più anziano, sostenuto nel coordinamento dei lavori dai depu-tati più giovani: Toti Lombardo, figlio dell’ex presidente dellaRegione Raffaele e Gianina Ciancio, studentessa 22enne di Ca-tania. “La Sicilia ha bisogno di una nuova classe dirigente - ha ri-marcato subito Greco- che deve dimostrare di essere tale”. Dopoi rituali dell’accoglienza, chiamato l’appello, scandendo così unoper uno i nomi e i cognomi dei deputati, il presidente Crocetta hapresentato gli assessori della sua giunta ricordando gli incarichiloro assegnati. Assenti Antonino Zichichi e Nicolò Marino, sostitutoprocuratore della Dda di Caltanissetta, designato da Crocettacome assessore ai rifiuti, che non aveva tuttavia ancora ottenutoil lasciapassare da parte del Csm.Il primo atto dell'Ars è stato quello dell'elezione del suo presidente.Fumata nera nella prima votazione a scrutinio segreto dove, peressere eletto, al deputato del partito di Casini servivano 60 voti. Siè proceduto allora, sempre con la stessa modalità, alla secondavotazione dove, secondo il regolamento, l’elezione sarebbe stataassicurata con 46 voti. Le stesse preferenze che ha riportato Ar-dizzone. Non un voto in più. Eletto sul filo del rasoio, dunque. Èevidente che non sono certo mancati i franchi tiratori a conferma

di alcuni mal di pancia all’interno della maggioranza. Un climadi tensione, quello che ha preceduto l’elezione del presidentedell’Ars durante la conta dei voti, che lo stesso Ardizzone hasmorzato subito con una battuta dirompente: “Partivamo da 41,e siamo arrivati a 46. Ringrazio i colleghi, ora sarò il presidentedi tutti.Il portavoce dei novanta”. Antonio Venturino (M5S) ha riportato15 voti, quelli di tutto il suo partito che ha subito dato prova dicompattezza, Giuseppe Lupo (Pd) 4, Antonello Cracolici (Pd),Giancarlo Cancelleri (M5S), Arancio (Pd) e Alloro (PD) 2 voti.Sono state 13 infine le schede bianche.Manca meno di un mese alla fine dell'anno e alla scadenza perapprovare l'esercizio provvisorio e uno straccio di linee guidaper il complicato bilancio che dovrà affrontare le emergenze fi-nanziarie della Regione. Occorrerà dunque rimboccarsi le ma-niche e mettersi subito al lavoro. La prossima seduta è stataconvocata per martedì 11 dicembre, giornata in cui si procederàall’elezione del vice presidente dell’ARS e dei questori.

Giovanni Ardizzone è il nuovo presidente dell’Assemblea

Èstato eletto presidente dell’ARS, nel corso della secondavotazione avvenuta a scrutinio segreto, riportando 46 votisu 90. Giovanni Ardizzone, è nato a Messina il 15 gennaio

1965, ha conseguito il diploma di maturità classica al liceo Mauro-lico e la laurea in Giurisprudenza all'Università di Messina. Avvo-cato, sposato con Grazia Gringeri è padre di 3 figli, Claudia,Giuseppe e Antonio. Legato al senatore Gianpiero D'Alia, neglianni dell'impegno politico giovanile è stato rappresentante deglistudenti nel consiglio scolastico distrettuale di Messina e consi-gliere del movimento politico giovanile della Dc. Ha proseguito poila sua militanza nel Ccd, prima di confluire nell'Udc. È stato con-sigliere d'amministrazione dell'Ente Teatro di Messina, assessore

al bilancio alla Provincia regionale di Messina e al Comunedove, a partire dal 2008, ha ricoperto i ruoli di vicesindaco e as-sessore alla Cultura.Dal 2001 è parlamentare regionale all'Ars e nell'ultima legisla-tura è stato presidente del collegio dei deputati questori. Dasempre appassionato d'arte e di storia patria è stato ideatore aMessina della 'Notte della Cultura, organizzando eventi digrande spessore, tra i quali, nel 2010, la mostra “I doppi Cara-vaggio”. È considerato tra i deputati più esperti del Parlamento,avendo ricoperto diversi ruoli nelle commissioni legislative. Nel-l'ultima legislatura è stato tra i più duri oppositori del governo diRaffaele Lombardo, quando l'Udc decise di togliere l'appoggio.

Lo sbarco dei novanta all’ARS

10dicembre2012 asud’europa 15

Èstata una giornata di festa quella che ha tenuto a battesimola XVI legislatura dell’ARS. Avevano annunciato che avreb-bero scardinato tutte abitudini della vecchia politica e tolto

la ruggine anche alle cerniere più spigolose. È così che i deputatidel Movimento 5 Stelle, hanno rotto tutti gli schemi e gli indugi tra-dizionali e sono sbarcati all’ARS in un modo tutto insolito. Il loroesordio è partito con la “Camminata per l’insediamento ufficialedei 15 deputati del M5S”, così come l’hanno ribattezzata, che èpartita dai Quattro Canti e che, percorrendo Corso Vittorio Ema-nuele, è arrivata fino a Palazzo dei Normanni. Per ricordare l'im-portanza della partecipazione dei cittadini, hanno srotolato unostriscione alla testa del corteo con su scritto "In nome del popolosovrano". Con questo slogan hanno voluto restituire dignità al det-tame costituzionale portandolo simbolicamente in corteo gli stessideputati che così hanno rimarcato il loro ruolo di portavoce all’in-terno del palazzo della Regione.Una ricorrenza, non solo per i veterani della politica, sbarcati nelpalazzo con vetture di tutto rispetto e mogli elegantemente vestite,nonché figli al seguito, ma anche per i nuovi esordienti. Tacchi altie tailleur scuro per molte delle deputate new entry che, all’ingressodel palazzo non hanno fatto mistero di essere cariche di commo-zione e si sono concesse senza indugi ai microfoni e hanno rega-lato dichiarazioni ai taccuini dei giornalisti. Sorrisi tanti e, sentendoil parere di chi nel palazzo lavora da tanti anni, anche ventate dicambiamento. Gianina Ciancio, del Movimento 5 Stelle, è la piùgiovane parlamentare che sia mai stata eletta all’ARS. Ha 22 annie frequenta il corso di Laurea in Scienze Ambientali. “Renderemopiù trasparente questo palazzo- dice ai cronisti- e spero di poterentrare a far parte della commissione cultura. Lì potrei dare uncontributo in quanto ho un’esperienza decennale in musica clas-sica”. Tra i deputati c’è qualcuno che deve fare i conti con il suoruolo di mamma. È Angela Foti, del M5S, che ha anche avuto unpiccolo malore dopo aver allattato il figlio di appena tre mesi. Dopoessere stata soccorsa da un dottore, tuttavia, è ritornata in aula.Volti spaesati quelli dei familiari e degli amici dei nuovi deputatiche hanno seguito la seduta dell’insediamento attraverso un ma-xischermo montato nella Sala Gialla del palazzo della Regione.Una prima volta anche per loro. E, a giudicare dalla gioia che li hacontraddistinti, una di quelle prime volte che non si scorda mai.L’emozione è stata il life motive della mattinata che ha giocato

brutti scherzi un po’ per tutti. Giovanni Greco, deputato più an-ziano che ha presieduto i lavori dell’Ars, ha sbagliato in più ri-prese qualche vocale regalando sorrisi e stemperando così latensione in aula. Quando ha chiamato l’appello ha subito sba-gliato pronunciando il nome dell’onorevole “Cancellieri”. Ma ilcapogruppo dei grillini, si chiama Cancelleri, senza la ”i”. Lui siè alzato lo stesso e ha sorriso. Poi qualcuno ha fatto notare lasvista a Greco che si è scusato: “La mia prima pecca”. Con-cluso il discorso di Greco è spuntato in ritardo D’Agostino. “E’entrato in aulo!”, ha annunciato il presidente e lo ha invitato agiurare. Poi ha sospeso la seduta, invitando i colleghi a riunirsinella “sola” attigua. Tanti sorrisi, ma per un uomo che fa trape-lare tanta emozione tutto è concesso. Il presidente Crocetta siè presentato con una cravatta a strisce blu, rosse e gialle e lascritta ‘Sicily’. Un modo per dimostrare l’attaccamento ai coloridella regione di cui è già il condottiero. Il look non è stato certoil fiore all’occhiello dell’assessore Battiato che, presentatosi inaula con un maglione a collo alto, si è fatto bacchettare dal neopresidente dell’ARS per il suo abbigliamento poco consono al-l’occasione. O quantomeno non previsto dai protocolli ufficiali.Ardizzone ha così annunciato ai “naviganti” che dalla prossimaseduta saranno di rigore la giacca e la cravatta oltre che la pun-tualità. Per tutti indistintamente. Al buon intenditor poche parole.

M.F.

Ardizzone: “Questo diventerà un palazzo di vetro”

“Sono stato eletto con un voto trasversale - ha detto il presidentedell'Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, parlandocon i giornalisti subito dopo la sua elezione - come s'è visto nonsono espressione di una maggioranza blindata. A me piace la le-altà e riconosco che il segretario del Pd Lupo lo è stato». Il neopresidente dell’Ars ha poi aggiunto: «Ho visto l'Udc compatta, ilMovimento per il territorio all'altezza di affrontare i problemi d'aulae coesione da parte della lista Crocetta».“Questo diventerà un palazzo di vetro” ha promesso e ha annun-ciato che qualcosa potrebbe cambiare anche nella busta paga deideputati. “Mi atterrò al decreto Monti, senza discostarmi di un euro.Guadagneremo molto di meno? Non mi interessa. L’autonomia

garantita dallo Statuto va richiamata per cose più serie, rispettoallo stipendio”. Ribadendo a più riprese che esigerà il rispettodelle regole partendo dalla puntualità in aula in merito agli oraridi inizio e chiusura della seduta si è soffermato anche sul fattoche i deputati dovranno essere presenti in aula a risponderealle interrogazioni. Spolverando tutta la sua determinazione emettendo in mostra la chiarezza delle sue idee ha fatto pre-sente che pretenderà che lavorino tutte le commissioni, a diffe-renza di quanto accadeva in passato, quando a lavorare erasolo la Commissione bilancio, magari esitando leggi di spesanottetempo.

L’Europa riduce i fondi strutturali

Contrazione di risorse per 37 milioni di euroGiorgio Vaiana

Aria di tagli anche in Europa. In tempi di crisi, si sa, si stringela cinghia dove si può. E così, nell’ultima bozza del bilancioeuropeo, risalta all’occhio il taglio, netto e deciso, voluto dal

presidente permanente del consiglio dell’Unione Europea HermanVan Rompuy. Che ha predisposto lo stanziamento per i fondi strut-turali di 310 miliardi di euro. Un taglio di circa 37 miliardi di euro ri-spetto allo scorso anno. Ed una ”rivisitazione” del budget ben piùdrastica rispetto al taglio di 8 miliardi che aveva previsto la com-missione di Bruxelles guidata da Manuel Barroso. Questi tagli in-fluiranno anche sull’Italia. Sulle regioni meridionali, in particolare.L’Italia è stata lo scorso anno il terzo stato membro a ricevere fondistrutturali. Chiaro che questi tagli comporteranno dei soldi in menoche il nostro Paese riceverà. A Bruxelles, comunque si continua atrattare. Ed il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barcaha fatto sapere che si sta ancora discutendo. E che la cifra deifondi non è stata definita, ma che dovrebbe oscillare tra 320 e 347miliardi. A questi livelli, anche un miliardo ha un notevole valore.Per le regioni centro/settentrionali, inserite nell’obiettivo Competi-tività, non dovrebbe cambiare sostanzialmente niente ed i fondi aloro destinati dovrebbero rimanere immutati. Le cose sono diverseper l’obiettivo Convergenza, di cui fanno parte le regioni più arre-trate, Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Per loro si prospettaun taglio dei fondi del 15 %. E Bruxelles motiva anche la sua de-cisione: sono stati persi nel periodo 2007-2013, 800 milioni di euroall’anno di contributi per l’incapacità di spenderli. Complessiva-mente l’Italia utilizza in media il 26 % dei fondi. La Polonia e laSpagna sono notevolmente avanti, con il 47 % la prima ed il 43 %la seconda. Ma il nostro Governo, comunque, non è rimasto aguardare. E nel corso di riunioni fiume e vari incontri, ha strappatoun “sì” all’aumento di 1,7 miliardi di euro per le regioni inseritenell’obiettivo Convergenza. In questo modo la perdita di fondi si at-testerebbe intorno al 7 %. Anche se l’obiettivo dichiarato dal pre-mier Mario Monti è quello di azzerare questa differenza e farinviare la stessa cifra della scorsa tornata. Ma sul “piatto” del menuè stato anche inserito il tema del regolamento che disciplina l’usodei fondi strutturali. Bruxelles ha intuito che molti Stati, tra cui l’Ita-lia, hanno varie difficoltà ad utilizzare tanti soldi in poco tempo. Espesso, come si verifica nel nostro Paese, ci sono situazioni par-ticolari che rendono difficile sbloccare le risorse per fornire il cofi-nanziamento nazionale a causa dei vincoli del patto di stabilità.Ecco che la Commissione europea, ha deciso di limitare il cofi-

nanziamento nazionale nei programmi Fesr (fondo europeo disviluppo regionale) al 25/30 % (prima era al 50 %) nelle regionidell’obiettivo Convergenza. Questo nuovo Piano Azione Coe-sione, presentato dal ministro Barca diventa, insomma, unasorta di “guida” dell’economia nazionale che servirà a diminuiregli squilibri tra le varie regioni italiane. E si pone vari obiettivi,come la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione alle tecnologie del-l’informazione e della comunicazione, attenzione all’ambiente,sostegno alle piccole e medie imprese, infrastrutture scolasti-che e sanitarie, sviluppo urbano, creazione e rafforzamentodelle telecomunicazioni, dell’energia e dei trasporti. Per garan-tire la concentrazione degli investimenti europei, sono state fis-sate delle priorità. Le regioni meno sviluppate dovrannoscegliere tra vari interventi prioritari disponibili, ma dovrannoaccettare di destinare almeno il 50 % di questi soldi all’effi-cienza energetica ed alle energie rinnovabili, all’innovazione edal sostegno delle piccole e medie imprese. Per quanto riguarda,invece, i fondi sociali europei (Fse) che è il principale strumentofinanziario dell’Unione Europea nelle risorse umane, il regola-mento prevede il raggiungimento di alcuni obiettivi: la promo-zione dell’occupazione, il sostegno della mobilità dei lavoratori,il miglioramento dell’inclusione sociale e l’investimento in for-mazione ed apprendimento permanente.

16 10dicembre2012 asud’europa

Cultura dell’accoglienza, concluso corso per custodi

La Regione siciliana dà il via a corsi di formazione a costozero. Il primo “esperimento” è stato un corso di cinque giornidal titolo 'Cultura dell'accoglienza: il front-office e la 'porta

d'accesso’ al patrimonio culturale e all'offerta turisticà che ha coin-volto 75 custodi regionali."Sebbene l'accoglienza sia nel dna dei siciliani, spesso nei musei,al chiuso o a cielo aperto, i turisti non sono assistiti per come sideve e col calore mediterraneo - ha detto l'assessore regionalealla funzione pubblica Patrizia Valenti-. Colpa di alcune disfunzionidi un'amministrazione ricca di personale, tuttavia demotivato nel-l'incertezza dei ruoli e delle prospettive e a volte non a conoscenzadelle regole basilari per una corretta accoglienza ed assistenza

del turista".Con un decreto del dipartimento della Funzione pubblica, infatti,è stato istituito l'albo dei formatori interni di cui fanno parte di-pendenti regionali. "Sono più di 100 -ha detto il dirigente gene-rale del Dipartimento Giovanni Bologna- i dirigenti e funzionaridirettivi regionali con laurea che fanno parte dell'albo dei for-matori interni, con qualificati curricula".Per il dirigente dell'ufficio che cura la formazione del personaleregionale Antonino Cangemi: "L'amministrazione ha già rispar-miato circa cinquantamila euro. Ma si conta di risparmiarne tantidi più programmando sin d'ora per il 2013 gran parte dell'offertaformativa".

La scure europea peserà sull’agricoltura

Un taglio ai bilanci di circa il 6%

Condizionale d’obbligo, per carità. Ma le sensazioni, soprat-tutto degli addetti ai lavori, sono quelle di un futuro incertoper l’agricoltura europea. Con meno fondi a disposizione e

più oneri. Le votazioni di questa proposta elaborata dal consigliosi svolgeranno il 23 ed il 24 gennaio. Non ci sono dati certi, ma laspesa, come confermato anche dal presidente della CommissioneUe Josè Barroso, subirà una riduzione. In pratica, secondo leprime indiscrezioni, nel periodo compreso tra il 2014 ed il 2020, iltaglio sulla spesa agricola sul bilancio Ue sarebbe del 6 %, conun’incidenza che passerebbe dal 39 % al 33 %. Guardando a“casa nostra” si registrerebbe una perdita di circa 3,5 miliardi dieuro, passando dagli attuali 42 miliardi a 38,5. Nel nostro Governosi sono opposti un po’ tutti, in particolare il ministro delle politicheagricole Mario Catania. Per varare il provvedimento è necessarial’unanimità. Che al momento appare molto lontana. Lo confermaanche Sergio Silvestris uno dei parlamentari europei che dice che“sarà facile far saltare tutto, visto che il primo dei 7.465 emenda-menti recita “bocciatura totale”. Al momento sono tutti d’accordo adire “sì” a questo emendamento”. Ecco perché la discussione èstata rinviata di una settimana. Tutti concordi nel dire che è meglioil rinvio piuttosto che un accordo non buono per un Paese comel’Italia che trova nell’agroalimentare una delle poche leve compe-titive di cui dispone per rilanciare il “Made in Italy”, ma soprattuttoi livelli di occupazione. Lo ha anche confermato ad un‘agenzia distampa il presidente di Coldiretti Sergio Marini. L’obiettivo dellapolitica agricola comunitaria, comunque, è quella di distribuire inmaniera equa i fondi tra i vari Stati. Questo meccanismo prevedeuna sorta di “aiuto” dei paesi che oggi ricevono soldi per ettaro inpiù rispetto alla media Ue, a quelli che oggi sono al di sotto di que-ste cifre. A sacrificarsi, secondo le attuali tabelle, sarebbero Gre-cia, Paesi Bassi, Belgio, Italia, Danimarca, Slovenia e Germania.Inoltre si vorrebbe attuare un livellamento degli aiuti fra le aziendeattraverso un valore per ettaro uguale tra tutti i paesi membri del-l’Unione. Sembra essere quasi del tutto accantonata la propostadel commissario all’Agricoltura Dacian Ciolos, che prevedeva ilmantenimento del budget attuale per poter affrontare uno dei puntinevralgici della scomposizione del pagamento diretto, o “paga-mento green”, per cui è previsto un importo del 30 % della quotanazionale. Ma questa voce impone la diversificazione colturale,cioè le coltivazioni vere e proprie, il prato e le altre tipologie di ter-reni. Una misura impossibile da rispettare per le piccole aziende.

Tanto che lo stesso ministro Catania aveva fatto notare “chesarebbe il caso di riflettere sulla possibilità di applicare la misuraa seconda della grandezza dell’azienda”. Tra l’altro le aziendeavrebbero dovuto fare i conti con centinaia di domande e richie-ste. E l’Unione Europea avrebbe, a sua volta, dovuto controllarequeste aziende. Con conseguente aggravio dei costi. AncheConfagricoltura, così, dice che sarebbe il caso di dire “no” allanuova Pac (politica agricola comune). Il livellamento preve-drebbe aiuti omogenei di circa 350 euro per ettaro alle aziende.Mentre, per fare un esempio, gli uliveti hanno valori medi di1.000 euro per ettaro, 2.000 per il pomodoro da industria, 800euro per gli agrumi. Danni incalcolabili, al momento, si prospet-tano dunque per aziende pugliesi, calabre o siciliane, chehanno fatto di queste colture il loro “marchio di fabbrica”. DaBruxelles, però, tendono a “gettare acqua sul fuoco”, visto chele redistribuzione delle risorse dovrà avvenire secondo un cri-terio di regionalizzazione. E l’Italia si sta battendo anche perchéquesta distribuzione delle risorse sia basata sul prodotto lordovendibile e non sull’estensione del terreni. In modo tale da fa-vorire chi di agricoltura ci vive, non chi ha solo delle estensionidi terreno parzialmente incolti. Secondo alcuni, sono troppi itemi su cui discutere. E la scadenza di un’approvazione entrola prossima estate appare una chimera. Ecco perché la nuovaPac non dovrebbe entrare in vigore prima del prossimo 1 gen-naio 2015. G.V.

10dicembre2012 asud’europa 17

Via libera ad altre venti zone franche urbane in Sicilia

Via libera a una ventina di zone franche urbane, a misure peri precari, al credito di imposta e a progetti per prevenire il ri-schio idrogeologico. Un incontro a Roma fra il presidente

della Regione, Rosario Crocetta, e il ministro per la Coesione ter-ritoriale, Fabrizio Barca, ha permesso di individuare nuovi piani dispesa su cui concentrare l’investimento dei fondi europei che al-trimenti la Sicilia rischia di perdere perchè non spesi. Si tratta diuna somma che Crocetta ha stimato in almeno un miliardo e 500milioni. L’accordo con Roma passa dalla riprogrammazione di al-cune spese che vengono dirottate da bandi o piani ritenuti ormaiirrealizzabili (in tutto o in parte) verso nuovi programmi coordinatidirettamente dallo Stato ma che si realizzeranno in Sicilia. Un pas-saggio che dovrebbe consentire di ottenere deroghe su alcune

scadenze imposte dall’Ue.Dei soldi così rimessi in gioco, 147 milioni verranno destinate afinanziare le zone franche urbane: quartieri in cui vengono con-cessi forti abbattimenti delle aliquote fiscali e incentivi alle mi-croimprese. Crocetta ha annunciato che l’accordo prevede difinanziare tutte le richieste pervenute alla Regione in seguito aun bando di alcuni anni fa. L’elenco recupera quindi progetti av-viati su un binario morto e comprende Palermo (Brancaccio),Catania (Librino), Gela, Erice, Termini Imerese, Messina, Bar-cellona, Acicatena, Castelvetrano, Trapani, Acireale, Giarre,Sciacca. I progetti recuperati sarebbero quelli di Augusta, Ba-gheria, Caltagirone, Favara e Partinico. Tutti questi progettiavranno nel 2013 la prima metà dei contributi previsti.

XXVI Osservatorio Congiunturale sul Sud:

In Italia e Mezzogiorno pesa l’assistenzialismo

18 10dicembre2012 asud’europa

Con il XXVI Osservatorio congiunturale si è conclusa la V

edizione de “Le Giornate dell’economia del Mezzogiorno”,

organizzate da Fondazione Curella, Diste Consulting, con

il contributo di Banca Popolare Sant’Angelo e Intesa San Paolo. E'

uno dei più importanti appuntamenti del mondo economico e fi-

nanziario, non soltanto per il Mezzogiorno, ma per l’intero Paese.

Dopo i saluti di Nicolò Curella, presidente Banca popolare San-

t’Angelo e Roberto Lagalla, Rettore dell'Universita' di Palermo, è

intervenuto il professore Pietro Busetta, presidente della Fonda-

zione Curella, che ha fatto una sintesi di questa settimana in cui

si è parlato di “Felicità oltre i cambiamenti geoeconomici”, un ar-

gomento complesso in questi tempi di crisi. Busetta ha sottolineato

anche come “non possiamo far finta che nulla sia accaduto, tutti i

paesi industrializzati stanno vivendo una crisi che è certamente la

più dura del Dopoguerra. Il fatto che i nostri redditi siano stati alti

per tanti anni non significa nulla, centinaia di anni fa anche la Cina

ha avuto redditi più alti che in Europa. Il nostro problema è man-

tenere il livello di welfare e di benessere nonostante i cambiamenti

del mondo, quindi continuare ad essere felici. E’ la ragione del

tema che abbiamo scelto quest’anno. Ci siamo concentrati anche

sul Mezzogiorno, come sempre, e credo che ci siamo sempre

posti in una posizione di richiesta nei confronti del Paese, è il

tempo di prenderci le nostre responsabilità e prendere l’iniziativa,

anche perché ritengo che noi siamo la porta per l’ingresso delle

merci, ma dobbiamo essere bravi a farlo, perché altre città del Me-

diterraneo si stanno attrezzando”.

Per il professore Andrea Boltho, del Magdalen College di Oxford

ed esperto di problemi macroeconomici e di politica economica

per i paesi dell’OCSE, si è soffermato sui rischi e sulle difficoltà

connessi ai cambiamenti imposti dalla crisi. “Ne usciremo – ha

detto Boltho – nonostante questa sia effettivamente molto dura,

sicuramente quella che negli ultimi sessant’anni ha messo in mag-

giore difficoltà i paesi, ma dopo gli anni della finanza facile ci

siamo indebitati sia negli Usa che in Europa, una volta che è

scoppiata la crisi gli Stati sono stati costretti ad indebitarsi, tutti,

mentre i tedeschi non si sono indebitati perché riconoscono i

debiti come un peccato. Comunque, il futuro ci riserva sia in

Italia che in Europa una bassa crescita, modesta, attorno

all’1%”. Uscire dall’euro non è la giusta soluzione. “Sarebbe

una follia – ha proseguito Boltho – una manovra estremamente

azzardata e rischieremmo una recessione maggiore di quella

che abbiamo vissuto, tra l’altro sarebbe il caos finanziario, con

costi molto più alti per far fronte a un debito pubblico da pagare

in euro”.

Per Innocenzo Cipolletta, presidente del CdA dell’Università di

Trento, “se vogliamo continuare a crescere non dobbiamo guar-

dare alla crescita registrata in passato, ma ai fattori di crescita

per il futuro”.

Presente anche il professore Giovanni Pitruzzella, presidente

Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, “il nostro si-

stema si è retto sullo sviluppo senza autonomia con elargizioni

particolaristiche e personali oppure a singoli gruppi o classi so-

ciali, anche nel Sud l’economia deve essere basata sul mercato

e l’innovazione tecnologica ci può aiutare a uscire dalla crisi.

Non credo si possa procedere con la politica di indebitamento,

ma è necessario mantenersi nell’euro e ridurre sprechi e inde-

bitamento, non si può tornare a stimolare la ripresa attraverso

la spesa pubblica”.

Sulla stessa linea anche Michele Boldrin della Washington Uni-

versity in St. Louis: “Oggi l'Italia vive un periodo difficile, frutto

di tre crisi differenti. Due di queste hanno coinvolto anche gli

altri Paesi e sono state causate dal debito sovrano europeo,

l'ingresso dell'Euro, e il risveglio di nazioni sopite, come l'India

e Cina. La terza, invece, è una crisi tutta italiana – continua Bol-

drin – che ha influito sui tassi di occupazione e sul reddito pro-

capite. Un altro fattore che ha influito negativamente

sull'economia del Paese è l'assistenzialismo anomalo. In Italia,

unico Paese industrializzato, non esiste il sussidio di disoccu-

pazione ma la cassaintegrazione che falsa I dati statistici sul-

l'occupazione. A questo – precisa – va aggiunta la spesa

sanitaria che assorbe le restanti risorse. Per uscire dalla crisi,

che verosimilmente durerà per un altro anno, bisogna pensare

ad un reale cambiamento di rotta per mantenere i redditi. Stop

dunque alla svalutazione competitiva che non porta a una reale

crescita e blocca l'innovazione. Adesso ci trovamo difronte ad

una nuova sfida: incentivare le strutture produttive per evitare

il ritorno di una nuova crisi.

Il Sud una regione poco industrializzata, ove rischia di sparire illimitato tessuto esistente e, ove negli ultimi quattro anni sonoandati persi oltre 47 mila posti di lavoro e solo una donna su

cinque è occupata regolarmente.In Sicilia e nel Sud per rilanciare la crescita “occorrono politiche in-dustriali attive immediate, per attivare processi di internazionaliz-zazione e innovazione, rilanciando l’industria manifatturiera, maanche favorendo la penetrazione in settori “nuovi” con forte po-tenziale di crescita: infrastrutture e logistica nell’ottica mediterra-nea, energie rinnovabili, riqualificazione urbana, reti digitali,ambiente, filiere agro-alimentari di qualità, servizi avanzati e im-prese sociali, una moderna industria culturale non solo turistica”,è quanto afferma il Direttore della SVIMEZ, Riccardo Padovani,nel: “Rapporto Svimez 2012 e Sicilia: Uno sguardo oltre la crisi.Condizioni e sfide per rilanciare lo sviluppo”, presentato nelle Gior-nate dell’Economia del Mezzogiorno.Negli ultimi cinque anni, dal 2007 al 2011, in base a stime di Svi-mez, il mezzogiorno ha perso oltre 6 punti di Pil rispetto ai 4 delCentro-Nord. Più contenuta la perdita in Sicilia (-3,2%), ma soloper una tenuta di alcuni comparti produttivi, forte calo nel manifat-turiero e nelle costruzioni.Nei primi tre anni della crisi, dal 2008 al 2011, nel Mezzogiorno èstata registrata una perdita del valore aggiunto del 19% nel mani-fatturiero e del 25% nelle costruzioni. Stesso periodo nel quale laSicilia accusò una forte contrazione ma relativamente più conte-nuta nel manifatturiero (-15%), crollando però del 27% nelle co-struzioni.In controtendenza in Regione il comparto dell’estrazione dei mine-rali (+11% a fronte di una media Mezzogiorno del -9.8%). Giùanche l’agricoltura (-5%), in linea con la media meridionale, e iservizi (-1,4%).Tra i vari comparti del settore sono da segnalare in Sicilia la tenutadel tessile e calzaturiero (-22%), della carta (+14%), del legno(+10%) e dell’energia (+13%), e la forte crisi dei settori strategici

come la chimica, la meccanica e i mezzi di trasporto.Sempre in codesto periodo, se nel Mezzogiorno l’industria insenso stretto nel complesso ha perso il 13% del valore ag-giunto, la Sicilia ha registrato una forte perdita (-7,7%), ma piùcontenuta della media del Mezzogiorno.Nella Regione le esportazioni invece negli ultimi due anni regi-strano segni ampiamente positivi, segnando +21% nei primi seimesi del 2012, una crescita tre volte superiore alla media delMezzogiorno.In tal senso viene anche segnalato il forte peso dei prodottienergetici, senza i quali la crescita dell’export siciliano è statodello 0.5%.Al contrario giù gli investimenti, negli ultimi 10 anni, dal 2001 al2011 il sud ha registrato investimenti anch’essi tre volte supe-riori a quelli del Centro-Nord. Negli investimenti dell’industrianel senso stretto sono scesi del 33% contro l’11% del Centro-Nord.Ancor più grave la situazione nelle costruzioni. Negli ultimi quat-tro anni, dal 2007 al 2011, su una perdita totale in Italia di473mila posti di lavoro, 47.314 sono stati i posti di lavoro persiin Sicilia.In un contesto già difficile, la vera e propria spina nel fianco èdata dall’occupazione giovanile e femminile: il tasso di occupa-zione degli under 35 è sceso in Regione dal 32% del 2008 al29,7% del 2011; in altri termini la Sicilia è occupato regolar-mente un giovane su tre, ma ancor più drammatica la situa-zione delle donne: nel 2011 solo una donna su cinque è stataregolarmente occupata (20.5%), a fronte del 47% del Centro-Nord.La Sicilia rimane quindi una regione poco industrializzata: nel2011 su un totale nazionale di 4.6 milioni di occupazioni nel set-tore, solo 133 mila pari al 2,8% del totale, sono stati rilevati sul-l’isola.Secondo Svimez è e resta l’industria l’architrave del sistemameridionale; se questa cede, rischia di far crollare l’intera eco-nomia. Secondo il Direttore Padovani “in assenza del rilancio diuna politica di sviluppo che sostenga la ripresa della domandapubblica e privata, i processi di recupero saranno eccessiva-mente lunghi”.Anche perché troppo piccola è in Sicilia “la quota di impreseesportatrici in grado di compensare la debolezza della do-manda interna con una crescita dell’export.L’insieme dei comuni sud-etnei, l’aria metropolitana di Catania,i centri di Acireale e Paternò, con il porto di Augusta sono statiindividualizzati dalla Svimez come un’area ricca di potenzialitàper il traffico merci e passeggeri e la crescita di filiere produttivedi eccellenza nell’elettronica, telecomunicazione, farmaceutica,agroalimentare, potenzialità anche nel settore turistico, com-mercio e lavorazione di pesce.In tal senso la potenzialità proviene dalle rinnovabili poiché, intermini di potenza prodotta, la Sicilia è leader tra le regioni delSud per la produzione di energia eolica (24%).

Svimez, uno sguardo oltre la crisi

Condizioni e sfide per rilanciare lo sviluppo

10dicembre2012 asud’europa 19

Naomi Petta

Imu, arriva la stangata per i cittadini siciliani

Aliquota massima a Palermo, Catania, Messina

20 10dicembre2012 asud’europa

Il 17 dicembre prossimo sarà una giornata difficile per milioni di

contribuenti siciliani, chiamati a pagare il saldo Imu per il 2012.

Una rilevazione effettuata da Ifel, l’Istituto per la Finanza e

l’Economia Locale nella pressoché totalità dei Comuni con più di

100.000 abitanti, segnala infatti che la aliquota media che sarà ap-

plicata per gli immobili diversi dalla abitazione principale sarà del

10,37 per cento (quella massima consentita è del 10,6 per cento).

In Sicilia però proprio tra i Comuni oltre i 100 mila abitanti quasi

nessuno ha fatto sconti a nessuno: Palermo, Catania e Messina

hanno messo al massimo l’asticella, solo Siracusa ha leggermente

abbassato entrambe le aliquote per prima e seconda casa.

Rispetto agli acconti versati a luglio, la rata di dicembre sarà dun-

que estremamente pesante per una moltitudine di cittadini. E ol-

tretutto, la loro sofferenza non porterà giovamento alle casse dei

Comuni che continueranno a lamentare considerevoli ammanchi

rispetto agli anni precedenti, per le conseguenze disastrose delle

norme previste dal patto di stabilità interno e della introduzione af-

frettata e scarsamente ponderata della stessa Imu. L’innalzamento

delle aliquote è stato dunque una scelta obbligata per tutti i Co-

muni.

Complessivamente, il taglio della spending review ha infatti portato

il contributo offerto dal comparto dei Comuni per il risanamento

della finanza pubblica a 15 miliardi di euro nel periodo 2007-2013

a cui si devono aggiungere 7 miliardi di tagli aggiuntivi; tutto questo

rappresenta circa il 14 per cento delle manovre realizzate dall’in-

tera pubblica amministrazione. E questo significa che il 14 per

cento del contributo alle manovre riguardanti tutta la pubblica am-

ministrazione è stato garantito, in questi anni, da un comparto che

nello stesso ambito vale, quanto a spesa corrente, appena il 7,1

per cento.

E le previsioni, per i prossimi anni, sono ancora più restrittive.

L'Anci, l'Associazione Nazionale dei Comuni, sosterrà e affian-

cherà i sindaci che intendono ricorrere al Tar sui valori Imu e Ici

pubblicati dal Ministero dell'Economia. Secondo l'Anci il percorso

seguito dal Ministero dell'Economia comporta “un assetto finan-

ziario insostenibile e presumibilmente derivante da problemi

nelle quantificazioni delle diverse componenti”.

Intanto, anche secondo l'Anci, il saldo Imu del 17 dicembre si

tradurrà in una stangata per i cittadini. Tra l’altro è stato aperto

anche un contenzioso, se così si può chiamare: infatti il depu-

tato nazionale del Pdl, Mauro Pili, ha intimato al governo na-

zionale di fermare subito l’introduzione dell’Imu proprio in

Sicilia: “La tassa sulla casa è inapplicabile – dice - perché viola

gli Statuti autonomi e lede i principi costituzionali che regolano

i rapporti tra lo Stato e le Regioni Speciali. La sentenza delle

scorse settimane della Corte Costituzionale è chiara ed espli-

cita: il federalismo municipale, e nella fattispecie l'Imu, non si

applica alle Regioni autonome se non con la modifica dei ri-

spettivi statuti attraverso le procedure costituzionali che rego-

lano tali modifiche. Ulteriori violazioni statutarie e costituzionali

rappresentano un vero e proprio attentato allo Statuto della Si-

cilia”.

M.G.

Ma la Corte Costituzionale boccia l’Imu nelle regioni a Statuto Speciale

La Corte Costituzionale nelle scorse settimane ha decisa-mente bocciato l'applicazione dell'Imu nelle Regioni a Sta-tuto Speciale.

Con la recentissima sentenza n. 64 del 7 marzo 2012, in riferi-mento all'impugnativa da parte della Regione Sicilia del decretoche istituisce l'Imu, l'Alta Corte ha affermato che il decreto “si ap-plica nei confronti delle Regioni a statuto speciale solo nel rispettodei rispettivi statuti. Ne consegue l'inapplicabilità alla Regione ri-corrente dei censurati commi dell'articolo 2, in quanto non rispet-tosi dello statuto d'autonomia”.La Corte Costituzionale nella stessa sentenza afferma che “taleconclusione è coerente con i princìpi contenuti nella legge 5 mag-

gio 2009, numero 42 (Delega al Governo in materia di federa-

lismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione),

la quale, essendo assunta a fondamento del decreto legislativo

n. 23 del 2011, ne definisce anche i limiti di applicazione”. Ed

ancora viene ribadito che una clausola di salvaguardia delle

autonomie speciali è ribadita dal richiamato articolo 27 della

stessa legge di delegazione, il quale stabilisce che il concorso

delle Regioni a statuto speciale al “conseguimento degli obiet-

tivi di perequazione e di solidarietà deve avvenire nel rispetto

degli statuti speciali”.

M.G.

Presentato 'Noi non restiamo a guardare'

In un libro le storie di medici senza frontiereAntonella Lombardi

10dicembre2012 asud’europa 21

Emozioni, speranze, dubbi e frustrazioni di uomini e donnecomuni che scelgono di far parte di 'Medici senza frontiere'per mettere a disposizione la propria professionalità e sal-

vare milioni di invisibili in lotta ogni giorno contro emergenze uma-nitarie sono al centro del libro “Noi non restiamo a guardare”,presentato alla Feltrinelli di Palermo. Sono intervenuti Kostas Mo-schochoritis, direttore generale di Medici Senza Frontiere Italia,Franco Nuccio, caporedattore responsabile Ansa Sicilia ed EttoreMozzanti, infermiere - operatore umanitario di Msf. Il testo, conun'introduzione di Dacia Maraini, raccoglie lettere e testimonianzedi numerosi operatori della più grande organizzazione umanitariainternazionale indipendente, fondata oltre 40 anni fa in Francia daun gruppo di medici e infermieri che volevano intervenire in Biafrae che ha ricevuto il Nobel per la pace. Accanto alle testimonianzedelle operatrici e degli operatori di Msf, ci sono i resoconti di alcuniscrittori e giornalisti che hanno voluto contribuire a tratteggiare ilprofilo di queste persone, come Daria Bignardi, Silvia Di Natale,Andrej Longo, Antonio Pascale, Renata Pisu, Antonio Scurati."Non è facile lavorare dove non esiste l'elettricita' o non c'è acquacorrente, e la passione da sola non basta - spiega Kostas Mo-schochoritis, direttore generale di Medici Senza Frontiere Italia- .Il nostro compito e' intervenire quando le emergenze sono ecla-tanti, senza avere la presunzione di risolvere problemi che spessosono strutturali; ma ciò che ha reso negli anni Msf un attore moltorispettato e' la sua indipendenza, sia nel mandato, che ha mante-nuto inalterato negli anni, che nell'indipendenza economica: infatti,circa il 90 per cento dei fondi raccolti per finanziare i nostri progettiproviene da soggetti privati". "Il nostro compito e' anche quello dieducare, nel senso di insegnare alle popolazioni soccorse a cam-minare sulle proprie gambe - dice Ettore Mazzanti, infermiere bo-lognese che ha partecipato a diverse missioni- Non siamosupereroi o persone temerarie, non ci esponiamo inutilmente a deirischi, sappiamo di lavorare in contesti precari ma con margini disicurezza. Ricordo la cattedrale di Mogadiscio che ospitava 800persone senza latrine o un punto acqua". Sacrifici che negli annisono comunque costati la vita ad alcuni operatori di Msf."Il 'noi' del titolo del libro e' un appello rivolto a tutta la collettivita'- aggiunge Moschochoritis - Le politiche europee per affrontare iproblemi causati dalle migrazioni spesso sono la causa di moltiproblemi e comportano molte sofferenze, l'esempio più eclatantee' la Libia, dove per anni non si è fatto niente. L'Europa ha il dovere

di intervenire. Da greco comprendo bene le difficoltà della con-giuntura economica attuale, ma non dobbiamo dimenticare i bi-sogni oltre la nostra frontiera".«Si parte anche perché e' sempre più difficile trovare una gra-tificazione nel lavoro quotidiano - spiega Mazzanti - Altre agen-zie governative danno salari molto attraenti, certo e'impensabile con la crisi attuale lasciare un posto o una profes-sione, ma i soldi non sono e non devono essere un incentivo,in Msf rappresentano il minimo sindacale. La meritocrazia danoi esiste e si parte solo se c'è la stoffa giusta, il talento da solonon basta per interagire nelle situazioni critiche». Nei primi diecimesi del 2012 dall’Italia sono partiti con l’organizzazione oltre260 operatori umanitari (circa il 10% di tutto lo staff internazio-nale di Mf). Fra questi, quasi la metà (140) sono i profili sanitari,fra medici e infermieri, 50 circa i coordinatori di progetto, altri 50i logisti e infine una trentina gli operatori in ambito amministra-tivo/finanziario. Professionisti di ogni età che affiancano migliaiadi altri operatori locali, reclutati nei singoli Paesi in cui Msf la-vora. Attualmente il gruppo locale di Palermo cerca volontari.'Noi non restiamo a guardare' (Feltrinelli editore) è in libreria eparte del ricavato della vendita andrà a sostegno dei progetti diMedici Senza Frontiere.

Palermo, 'Angeli per un giorno', volontari per i piccoli che hanno bisogno

Regalare delle ore di felicita' e spensieratezza a bambini di-sagiati che vivono nelle periferie o non hanno piu' una fa-miglia. E' l'obiettivo dell'iniziativa 'Angeli per un giorno',

promosso in tutta Italia dal movimento apostolico 'Regnum Christi'e che anche a Palermo ha organizzato delle giornate di attivita'.'Gli angeli' sono dei giovani studenti, provenienti da licei o univer-sita' che prendono in custodia alcuni bambini, dividendosi in gruppiche li seguiranno nell'arco della giornata. «C'è uno staff, guidatoda un capo - spiega Ilaria, giovane volontaria - e un coordinamentodi adulti che vigila sul buon esito delle attività, ma ciascuno di noiviene scelto da un bambino appena mettiamo piede nelle case fa-miglie, ed è un momento di caotica allegria che ti riempie il cuore».«Durante la giornata vengono organizzati giochi, laboratori e

cacce al tesoro per coinvolgere i bambini, e il legame che sicrea tra i piccoli che vivono in case famiglia e i ragazzi più for-tunati diventa fortissimo - dice Giuseppe Di Giovanni - al puntoche spesso sono i bambini a chiedere dello stesso 'angelo'. Mai volontari devono occuparsi anche del pranzo al sacco del pic-colo, e cosi portano del cibo preparato a casa da condividere,preferibilmente senza carne di maiale, perché ci sono anchebambini musulmani». Ma chi paga l'organizzazione? «Andiamoavanti grazie ai contributi dei volontari e alle iniziative dei ra-gazzi che, ad esempio, vendono le loro torte artigianali nellescuole che hanno aderito al progetto», spiega Giuseppe LoVerde, coordinatore del progetto.

A.L.

Confische, tutela lavoratori e rilancio aziende

Comitato lancia ddl di iniziativa popolare

Il 90% delle aziende confiscate alle mafie -1.636 su tutto il ter-ritorio nazionale di cui 614 (il 37%) in Sicilia- fallisce, i lavoratoricoinvolti finiscono licenziati (si stima circa 70 mila persone) e

secondo la modifica della normativa targata Fornero non possononeanche usufruire di ammortizzatori sociali. A questi numeri si ag-giungono quelli delle imprese sequestrate. Per fare fronte a questasituazione consentendo l’emersione alla legalità , il rilancio di que-ste imprese e la tutela dei lavoratori, la Cgil, Libera, l’Arci, l’Anm,la Legacoop, Avviso pubblico e il Centro Pio La Torre intendonopresentare al prossimo Parlamento nazionale un ddl di iniziativapopolare che punta a colmare le lacune dell’attuale legislazione ea rimuovere gli ostacoli che impediscono la sopravvivenza sulmercato delle aziende “bonificate”, tra cui i lunghi tempi di riasse-gnazione.“Bisogna dare il segno con forza- ha detto Antonio Riolo, segreta-rio Cgil Sicilia- del fatto che lo Stato c’e’ e attraverso lo Stato si la-vora e si produce nella legalità”.L’iniziativa è stata presentata in una conferenza stampa, dagliesponenti siciliani del comitato promotore che hanno annunciato

che da ieri e’ partita la raccolta di firme su scala nazionale e siprevede di concluderla il 3 giugno prossimo. Solo in Sicilial’obiettivo e’ di 40 mila sottoscrizioni. In questi 6 mesi sarannotante le iniziative di sensibilizzazione sul tema messe in campo.”L’obiettivo - ha affermato Riolo - e’ riattivare i canali della lega-lita’ economica e tutelare i lavoratori, restituire i patrimoni ma-fiosi alla collettività e garantire e dare dignità al lavoro”.E perfare questo, secondo i promotori del ddl, occorre fare si’ che leimprese possano sopravvivere e i lavoratori continuare a lavo-rare. Tra le proposte del ddl c’e’ allora “la creazione di un fondoad hoc per garantire linee di credito- ha affermato FrancescoCantafia, della Cgil Sicilia- concesse dalle banche fino al giornoprima del sequestro ma poi negate”. C’e’ anche la premialita’ fi-scale per chi investe in queste aziende, ma anche il reinvesti-mento delle liquidita’ sequestrare e confiscate per garantire ailavoratori gli ammortizzatori sociali in attesa del rilancio delleaziende. Viene affrontato il capitolo della formazione, ma anchequello della creazione di una cabina di regia (un ufficio attivitàproduttive presso l’agenzia dei beni confiscati) per la massimatrasparenza di tutti i processi che, ha detto Vito Lo Monaco, delcentro Pio La Torre, “vanno seguiti non secondo una visione dimera contabilità ma di immediato riuso sociale, sapendo cheanche attraverso questa strada si misura lo spessore antimafiadei governi”.Della necessita’ di allargare il fronte delle adesioni all’iniziativaha parlato Umberto Di Maggio, di Libera, del ruolo delle coop,Filippo Parrino, e Calogero Parisi, dell’Arci della volonta’ di farevivere l’iniziativa in quanti piu’contesti. La segretaria della Cgildi Trapani, MimmaArgurio, ha invece sollevato il tema della ne-cessita’ di selezionare gli amministratori giudiziari, “con le do-vute eccezioni, oggi manager sottocosto – ha detto - chedisconoscono le relazioni sindacali e hanno come unico obiet-tivo quello di fare business”.Oggi il 45% delle imprese confiscate e’ del settore terziario, il27% dell’edilizia, “segno – ha rilevato Cantafia - che la mafia siconcentra dove c’e’ liquidità, per rimettere in circolo ripulendoloil denaro sporco”.

22 10dicembre2012 asud’europa

Salario e premi al top e il dirigente diventa d’oro

Salario accessorio e indennità di risultato. Sono queste ledue voci che alla Regione siciliana, gestite in modo discre-zionale dalla politica e dai superburocrati, hanno finito per

ingrassare la busta paga di direttori generali e di centinaia di diri-genti su una platea di oltre 1.800 persone.Su questi emolumenti, previsti dal contratto dei dirigenti ma erogatinon in base alle fasce di inquadramento (prima, seconda e terza)ma in base al dimensionamento degli uffici dove prestano servizioi singoli burocrati (lo prevede una legge dell'ex governatore Cuf-faro), il governo di Rosario Crocetta ha acceso i fari nel tentativodi quantificare il costo complessivo e di rompere il meccanismoche finora si è basato su logiche di appartenenza e clientelari.A tutti i direttori generali nominati dall'ex governo Lombardo nei

dipartimenti e negli uffici speciali, come risulta dalle retribuzionicontrollate dall'ANSA, è stato corrisposto il massimo del salarioaccessorio, pari a 51.646 euro, sebbene il contratto permetta dipartire dalla quota minima di 30.987 euro.A conti fatti, applicando la quota più bassa la Regione avrebberisparmiato, 557 mila euro all'anno, oltre 2 milioni nei quattroanni di governo Lombardo. Non solo. Anche la cosiddetta in-dennità di risultato è stata erogata nella misura massima pre-vista, 15.494 euro.Difficile stabilire in base a quali criteri siano stati «premiati» idirettori, alla luce dei 6 miliardi di euro di fondi Ue non utilizzati,come ha denunciato più volte Crocetta che ha già rimosso i di-rigenti esterni.

Cento strade per un Natale Antiracket

In Sicilia arriva la passeggiata della legalità

10dicembre2012 asud’europa 23

Èarrivato anche in Sicilia “Cento strade per un Natale Anti-

racket 2012” organizzato dalla Fai, la Federazione Anti-

racket e Antiusura Italiana, e sostenuto attraverso la

misura 2.4 “lotta al racket” del Pon Sicurezza. Dopo l'inaugura-

zione avvenuta a Napoli nei giorni scorsi, alla presenza del Capo

della Polizia Antonio Manganelli e il Presidente della Fai Tano

Grasso, è partito il giro per tutta la regione con iniziative di sensi-

bilizzazione e di sostegno al fianco di commercianti ed imprenditori

siciliani.

L'obiettivo è quello di testimoniare la “vicinanza della Fai agli ope-

ratori economici che con l'approssimarsi delle festività natalizie su-

biscono l'intensificarsi delle attività estorsive”. Iniziativa che punta

a colpire forse uno dei principali business della mafia: secondo

Sos imprese infatti sono un milione gli imprenditori vittime del rac-

ket. Un fenomeno omogeneo che riunisce l’Italia.

A denunciare però sono soprattutto gli imprenditori del Mezzo-

giorno c’è da dire. In Sicilia sono colpiti l’80 per cento dei negozi

di Palermo e Catania.

Nel settore dell’edilizia e degli appalti pubblici l’importo del pizzo

varia tra il 2 e il 3 per cento del valore dell’appalto. In crescita

anche il settore dell’usura: in questo caso i commercianti colpiti

sono oltre 180.000, tra le regioni più coinvolte Lazio, Campania,

Sicilia.

Le tappe siciliane lungo le quali le associazioni antiracket saranno

impegnate con magistrati, prefetti e vertici delle forze dell'ordine,

sono complessivamente 45. Agrigento, Licata, Castelvetrano, Mi-

lazzo, Niscemi, Siracusa, Sortino, Francofonte, Barcellona, Mes-

sina, Scicli, Palermo, Ragusa, Modica, Lentini sono solo alcuni dei

centri dove la Fai incontrerà commercianti, imprenditori ed arti-

giani. Ieri si è tenuto il raduno a Palermo a Piazza Don Bosco dove

è stato presente anche il Procuratore Grasso che ha accompa-

gnato le associazione antiracket locali.

Oggi invece a Messina sarà presente il neo Commissario Stra-

ordinario Antiracket, il prefetto Elisabetta Belgiorno, che di po-

meriggio accompagnerà la Federazione Antiracket Italiana a

Gela per incontrare l'associazione antiracket locale e gli opera-

tori economici della città.

Nel catanese, intanto, gli studenti delle quarte e delle quinte

dell'Istituto “De Nicola”, si sono riuniti nell'Auditorium del Poli-

vante di San Giovanni La Punta, per ascoltare la toccante testi-

monianza dell'imprenditore Mario Caniglia, socio onorario

dell'Asaae e impegnato dal '99 a testimoniare il suo “no” alla

mafia e al pizzo, accompagnato dal comandante provinciale dei

carabinieri, Colonello Giuseppe La Gala, che ha intrattenuto un

proficuo botta e risposta con gli studenti, invitandoli ad essere

già adesso dei “cittadini responsabili” e a denunciare come ha

fatto Caniglia, che è “un uomo libero e al servizio di una società

più giusta in cui tutti dovremmo sentirci Caniglia”, esempio di

coerenza e dignità per tutti.

M.G.

La drammatica esperienza di Caniglia in giro per l’Italia

Mario Caniglia, impegnato nei suoi consueti appuntamenti

con le scuole, per raccontare la sua drammatica espe-

rienza, che l'ha portato da imprenditore stretto sotto la

morsa del racket a uomo simbolo nella lotta alla mafia, per il co-

raggio con cui ha denunciato i suoi estorsori, scegliendo di avere

accanto a sé le forze dell'ordine e la legalità, ha anche incontrato

sempre al Polivante gli studenti dello scientifico “Majorana”.

A conferma dello spessore del personaggio e del suo impegno an-

timafia, Caniglia partirà anche per un tour italiano che lo vedrà pro-

tagonista in diverse scuole del centro Nord, a partire dal Veneto.

Durante l'incontro, alla presenza del preside Stefano Raciti e della

vicepreside Maria Proietto, la presidente dell'Asaae Gabriella

Guerini ha colto l'occasione per anticipare alcune delle iniziative

che vedranno protagonista l'Associazione Antiracket e Antiu-

sura Etnea, assieme alle altre associazioni antiracket della Fai

(federazione antiracket e antiusura italiana) presieduta da Tano

Grasso, nei prossimi giorni. Altre tappe significative del “Natale

anti racket 2012” sono state quelle di Termini Imerese, di Gela

(prevista per oggi), Capo D'Orlando (mercoledì); il quartiere po-

polare di San Cristoforo a Catania (martedì 18 dicembre) e

Pozzallo (giovedì 20 dicembre).

M.G.

Altavilla Milicia, stipulata convenzione

per realizzare centro polivalente per giovani

Promuovere un bene confiscato alla mafia, l’ex villino Geraci

di Altavilla Milicia, per convertirlo in una struttura poliva-

lente che abbia come impegno primario lo sviluppo locale

e la cultura della legalità attraverso il coinvolgimento attivo dei gio-

vani del territorio. È questo l’obiettivo del progetto “La Meglio gio-

ventù – Cambio rotta” che sarà reso possibile dalla convenzione

stipulata oggi tra UniCredit e il “Consorzio Ulisse Soc. Coop. So-

ciale Onlus” di Altavilla Milicia. La convenzione – che prevede la

donazione da parte della Banca di un contributo economico – è

stata sottoscritta per UniCredit da Giovanni Chelo, Responsabile

Territorio Sicilia, e per la Onlus “Consorzio Ulisse” dal presidente

Davide Ganci.

La onlus “Consorzio Ulisse”, costituita adAltavilla Milicia nel 1997,

realizzerà all’interno dell’ex villino Geraci, grazie alla convenzione

stipulata con UniCredit, uno spazio multiculturale e multidiscipli-

nare nel quale saranno coinvolti bambini e ragazzi in attività ludi-

che, creative, pedagogico-sociali e culturali, per favorirne la

socializzazione e la crescita etico-culturale in un’ottica di lega-

lità e di rispetto dei valori e dei diritti civili. Saranno quindi atti-

vate attività laboratoriali e didattiche, nonché collaborazioni con

le associazioni del territorio operanti nel lavoro con i giovani e

i minori.

“Tutte le attività che si svolgeranno all’interno di questo bene

confiscato – sottolinea Giovanni Chelo - saranno volte alla pro-

mozione della cultura e dell'immagine del territorio di Altavilla

Milicia, per qualificare e valorizzare la specificità del territorio.

Siamo lieti di dare un contributo della Banca in questa cittadina

del Palermitano scegliendo un’associazione molto impegnata

nel sociale. Questa donazione è finanziata da una carta di cre-

dito molto particolare, la “UniCreditCard Classic E”, che racco-

glie il 2 per mille di ogni spesa effettuata dai clienti, alimentando

un fondo che la banca destina ad iniziative e progetti di solida-

rietà nei territori dove opera. Nelle prossime settimane effettue-

remo nuovi interventi in altre province siciliane, in continuità con

quanto già fatto in passato”.

“Nella nuova struttura – aggiunge Davide Ganci – si privilegerà

come finalità primaria, l’aspetto dell’inclusione sociale, per so-

stenere la problematica del disagio psico-sociale e favorire l’in-

serimento di soggetti in svantaggio socio-culturale ed

economico, per l’avvio di percorsi di crescita e di sviluppo in

un’ottica di cambiamento e di trasformazione progettuale di vita.

L’idea qualificante e trasversale a tutte le azioni del progetto, è

di unire, aggregare e radunare diversi insiemi economici, cultu-

rali, sociali, in tutte le sue stratificazioni e sfaccettature presenti

nel territorio di Altavilla Milicia, nella provincia di Palermo e nella

regione siciliana, per creare una “gioventù di eccellenza”, per

dare ai giovani, e a chi vorrà partecipare, una consapevolezza

storico sociale del contesto reale e culturale del luogo e per fa-

vorire la trasmissione di strumenti critici essenziali per una esi-

stenza consapevole in una società più giusta e umana”.

24 10dicembre2012 asud’europa

I Presepi dal mondo in mostra a Palermo

Siinaugura alle 17 di domani, martedì 11 Dicembre, nei localidell’Istituto “San Giuseppe”, in corso Tukory 204, la terzaedizione di “Presepi dal mondo”, patrimonio della collezione

privata delle Figlie della Croce. Sino al 15 gennaio sarà possibileammirare i 250 manufatti provenienti da tutti i continenti, i più pic-coli dei quali dentro una buccia di pistacchio e all’interno di unalampada-lucciola. “Questa edizione è ancora più ricca - affermasuor Maria Inzinna, Madre Generale delle Figlie della Croce -, pe-raltro arricchita di un nuovo allestimento, per meglio valorizzare imanufatti delle diverse culture del mondo. Oltre a rappresentare ilfrutto di una passione quarantennale, collezione personale e fami-liare, la mostra è l’occasione per rinnovare il mistero della rappre-sentazione della sacra famiglia”. Tra i presepi esposti meritano

particolare attenzione quelli etnici della cultura azteca, inca eafricana, contaminati dalla dimensione naturale e tribale, oltreche gli altri di fattura europea di grande prestigio. Inoltre, anchequest’anno “Presepi dal mondo” viene integrata dal reportagefotografico, dal titolo “Congo: vita e scatti a Mokala e Lutondo”,finalizzato a sensibilizzare la cittadinanza sulle missioni delleFiglie della Croce in corso d’opera nei due villaggi del Congobelga. La mostra si potrà visitare tutti i giorni, dalle 10 alle 12 edalle 16.30 alle 19.30 (tranne il 25 e 28 dicembre, come anchel’1 gennaio), pagando la modica cifra di 2 euro. Per informazionie per prenotare la guida per gruppi e scolaresche, si deve chia-mare il tel. 091.6514027, il cell. 320.3442271, oppure scrivereall’e-mail [email protected]. G.S.

Al Teatro Politeama il Premio Pino Puglisi

In otto premiati per l’impegno socialeGilda Sciortino

Non è stata solo una cerimonia, organizzata nella splendidacornice del Teatro Politeama, a ridosso delle festività nata-lizie, per vivere tutti insieme un momento di allegria e di vo-

glia di stare insieme. No, l’ottava edizione del PremioInternazionale “Padre Pino Puglisi”, promosso come ogni annodall’associazione “Jus Vitae” di padre Antonio Garau, in collabora-zione con la Cisl di Palermo e la Fondazione “The Brass Group”,è stata una cerimonia finalizzata a premiare otto persone, uominie donne, che nel loro impegno di ogni giorno hanno valorizzato etutelato la dignità degli uomini, contraddistinguendosi per la co-stante promozione dell’impegno sociale. A testimoniarlo prima ditutto gli stessi premiati, che hanno potuto e voluto condividere iloro riconoscimenti con i bambini di Palermo, che vivono situazionisociali e familiari assai problematiche: “dimenticati dalla societàcivile”, come hanno ribadito gli organizzatori. A loro, infatti, è statadedicata l’edizione 2012 della manifestazione.Grande lo spessore umano dei premiati, scelti con molta cura esensibilità da tutta la giuria, che nel resto dell’anno si riunisce unavolta al mese per arrivare alla rosa di nomi prescelta. Forte, peresempio, la storia del Colonnello dell’Esercito italiano, Carlo Cal-cagni, vittima dell’uranio impoverito nella guerra della Bosnia, di-chiarato per errore deceduto nel 2007, proprio il giorno del suocompleanno. “Un bel regalo. Io sono uno di quei tanti militari am-malatisi nelle missioni, chiamate erroneamente di pace perché an-diamo sempre in zone di guerra a prestare soccorso. Io, peresempio, come pilota soccorritore. La malattia ha segnato la miavita, ma dal 2012 lotto strenuamente per aiutare gli altri colleghiche soffrono come me, come anche gli orfani e le vedove di chinon è più con noi, cercando di fare in modo che non vengano di-menticati. Io sono leccese, ma con la Sicilia ho molto a che fareperché ho prestato servizio qui per due anni subito dopo la stragedi Capaci, facendo la scorta ai magistrati e attività antimafia comepilota di elicotteri a Boccadifalco. Qui ho lasciato un pezzo del miocuore”. Premiati pure i Baschi Verdi del Gruppo Impiego dellaGuardia di Finanza di Palermo, impegnati nelle operazioni riguar-danti l’antiterrorismo, l’ordine pubblico, l’antidroga e l’anti contrab-bando, rappresentati per l’occasione del Comandante Maggiore,Angelo Di Prata.“Quando padre Antonio mi ha comunicato che mi volevano pre-miare, gli ho detto: “Ma non vi starete per caso sbagliando?””. E’semplice, molto chiara e diretta nel suo modo di presentarsi e diesprimersi Lucia Lauro, assistente sociale, socia fondatrice e vice-presidente dell’associazione “Apriti Cuore Onlus”, che gestiscequattro case famiglia per minori a Palermo.A parlare di padre Puglisi attraverso il linguaggio visivo, delle im-magini, é stato senza dubbio Roberto Faenza con il suo film “Allaluce del sole”. Un lavoro realizzato per colmare le discrepanze chesembravano particolarmente evidenti tra quello che era accadutoe come i media avevano “raccontato” questo uomo. La parolascritta è, invece, quella adottata dallo scrittore palermitano Ales-sandro D'Avenia, autore dei romanzi “Bianca come il latte, rossacome il sangue” e “Cose che nessuno sa”, ma anche insegnantee sceneggiatore. Ruolo che tutti devono rivestire con chiarezza etrasparenza, le stesse qualità per le quali il premio quest’anno èandato anche al Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presi-dente del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, da sempre im-pegnato nella difesa dei diritti umani. E riprendendo il tema dellapace, non poteva essere più giusto questo premio per Fides Marzi

Hatungimana, da anni in Italia dopo essere fuggita dal Burundi,oggi impegnata come referente nazionale dei Burundesi in Dia-spora in Italia a sostenere i giovani del suo paese che cercanodi inserirsi nel mondo del lavoro. E di cuore ne ha da vendereAgostina Ajello, assistente sociale, appartenente alla comunità“Figlie del cardinale Ruffini”, per anni a fianco di Padre Puglisi.E’ stata anche nominata dal Cardinale De Giorgi notaio attuarionel processo canonico sul martirio del parroco di Brancaccio,assassinato dalla mafia il 15 settembre del 1993.Un premio speciale è stato assegnato a Mimmo Lucchese, il37enne palermitano che ha sposato Charlotte Affodji, 32 anni,del Benin, immigrata a Palermo, da tempo ricoverata a causadi una grave malattia e morta tre ore dopo avere pronunciato ildesiderato “sì”. Così come uno “specialissimo” è andato allostesso padre Antonio, decisamente sorpreso e visibilmentecommosso da tale decisione.L’anno prossimo il premio sarà dedicato ai bambini siciliani nelmondo, nati lontano dalla loro terra perché concepiti durante iviaggi della speranza. Saranno quelli, oggi adulti, delle famiglieandate in Australia perché sono approdati in una terra così lon-tana da casa loro, dovendo affrontare maggiori sacrifici e umi-liazioni. A chiusura della serata, lo stesso Garau ha volutocatturare l’attenzione dei presenti lanciando un appello rivoltoai cattolici ricchi di Sicilia, agli uomini di buona volontà bene-stanti della nostra terra, così come ai vescovi di Sicilia. “Ci sonotanti beni immobili inutilizzati dalle Chiese di Sicilia perché nonci sono i fondi necessari per aggiustarli e gestirli. Nel nome diPino Puglisi, ucciso dai mafiosi per difendere i giovani, chiedoa questi fratelli di comprare tali beni, pagandoli a prezzo pieno,senza pensare di lucrare. Allo stesso modo, chiedo ai Vescovidi Sicilia di impegnarsi a donare l’80% del ricavato alle Caritasdiocesane, per realizzare delle cooperative sociali che produ-cano intelligentemente lavoro”. Un appello che forse sarà an-dato nel vuoto, ma che forse avrà toccato le corde dell’animosensibile di qualcuno che potrebbe fare qualcosa e che sino aoggi non ha mosso un dito. Sarà solo il tempo a dare risposta.Nel frattempo, quanti hanno lavorato quest’anno si sono già ri-messi al lavoro, pronti a preparare la nona edizione, questavolta giustamente dedicata al “Beato Don Pino Puglisi”.

10dicembre2012 asud’europa 25

Il narcotraffico in SiciliaRaffaella Milia

In questo numero di “Chiosa Nostra” parlerò dell’evoluzione delnarcotraffico nelle province siciliane.

L’evoluzione nel tempo e nello spazio del narcotraffico nelleprovince siciliane è stata monitorata attraverso l’analisi deitassi di delittuosità per 100.000 abitanti, desumibili dal rap-

porto tra il totale dei delitti denunciati per anno e la popolazione re-sidente per provincia al 1° gennaio (1).Dall’osservazione dell’andamento dei tassi provinciali (graf. 3) sievince che a partire dal 1984 e fino al 1997 l’indice di delittuositàdella regione Sicilia è nettamente inferiore al dato Itali, dall’annosuccessivo lo stesso subisce un forte incremento che nel 1999 ar-riva a sfiorare quello nazionale. È plausibile, a questo punto, ipo-tizzare che a influenzare almeno in parte il trend regionale,concorrano gli stessi fattori osservati in graf. 1 relativamente aldato Italia (2). Mi riferisco, in particolare, ai mutamenti legislativi inmateria di stupefacenti che hanno caratterizzato l’ultimo venten-nio, al crescente interesse per il narcotraffico da parte della crimi-nalità mafiosa e alla sempre più puntuale ed efficacia attivitàinvestigativa svolta dalle forze dell’ordine.Fatta questa premessa, scendendo più nel dettaglio, sono soprat-tutto le province di Siracusa, Messina e Palermo a registrare uncostante incremento in termini di delitti denunciati fino ai primi annidel 2000, per poi tornare a decrescere negli anni successivi fino adattestarsi su valori poco significativi.I tassi più rilevanti si evidenziano soprattutto per la provincia diMessina. Dato che conferma il territorio come il più esposto al nar-cotraffico, verosimilmente, sia perché punto nevralgico per il tran-sito degli stupefacenti fra i Paesi produttori, la Sicilia e il restod’Italia, sia come mercato dello spaccio al minuto a opera di gruppicriminali spesso riconducibili all’or-ganizzazione mafiosa Cosa No-stra.Anche la provincia di Siracusa av-verte in modo crescente l’inci-denza della fenomenologiadelittuosa fino a registrare il piccopiù alto nel 1997. Fenomeno pro-babilmente connesso alla crisieconomica degli anni ’90 (settorepetrolchimico), commista a formedi devianza soprattutto minorileche si manifestano, soprattutto, inun crescente ricorso allo spacciodi stupefacenti come fattore riso-lutivo delle precarie condizionieconomiche e sociali.Relativamente alla provincia diPalermo, il tasso di delittuosità èabbastanza significativo per tuttigli anni osservati, anche se nel ’98quasi raddoppia rispetto all’anno

precedente. Un trend crescente che si mantiene fino al 2001,

per poi iniziare a decrescere negli anni immediatamente suc-

cessivi. Per comprendere a pieno tale evoluzione nel tempo bi-

sogna tenere conto di fattori legati sia alla precisa strategia di

basso profilo adottata dal boss Bernardo Provenzano, dettata

dalla necessità di ridurre gli effetti della reazione investigativa

seguita alle stragi del 1992/1993, sia alla flessione del consumo

dell’eroina il cui traffico internazionale ha rappresentato per

anni un business vitale per l’organizzazione stessa. Uno spo-

stamento della domanda dall’eroina alla cocaina e hashish, che

di fatto, ha fortemente ridimensionato il ruolo di Cosa Nostra

nel parterre del narcotraffico nazionale e internazionale. Le ul-

time evidenze investigative registrano dall’arresto di Proven-

zano, una graduale ripresa d’interesse da parte

dell’organizzazione Cosa Nostra per il redditizio traffico di so-

stanze stupefacenti, soprattutto di cocaina, della quale continua

a esservi maggiore domanda sul mercato. A conferma che per

le organizzazioni criminali mafiose il narcotraffico continua a

rappresentare uno dei principali sistemi di arricchimento al

quale difficilmente si riesce a rinunciare.

Per contattarmi: [email protected]

(1) Si avverte che dall’anno 2004 i dati relativi ai delitti denun-

ciati non sono omogenei rispetto a quelli degli anni precedenti

a causa di modifiche nel sistema di rilevazione.

(2) Sul punto vedi ASud’europa, “Il narcotraffico in Italia”,anno 6, n. 41, Palermo 12 novembre 2012.

26 10dicembre2012 asud’europa

L’offensiva della mafia negli enti locali

In aumento le minacce agli amministratori

10dicembre2012 asud’europa 27

Il Censis lancia l’allarme: cresce il disagio nel Sud, primato a Ragusa

«Napoli, Caserta, Ragusa, Prato e Oristano sono le

province a più alta emergenza da disagio so-

ciale», rileva il rapporto annuale del Censis, con-

siderando i due diversi indici del disagio socio-economico

generato nella crisi e del disagio socio-economico in generale: in

questo caso, «tra le prime venti della graduatoria si registrano 10

province del Sud, 7 del Centro, 3 del Nord».

Gli indici (che considerano fattori come la disoccupazione, falli-

menti, redditi, consumi, indebitamento famiglie, sofferenze banca-

rie, infrastrutturazione, dispersione scolastica, criminalità)

danno risultati «per molti aspetti sorprendenti» per la classifica

del disagio socio-economico nella crisi, con al vertice «le pro-

vince di Pesaro e Urbino, Livorno, Rieti, Varese e Novara: tra

le le prime venti, 11 sono del Centro, 5 del Sud, 4 del Nord».

Quanto alla graduatoria per disagio generale, invece, «al ver-

tice le province di Caltanissetta, Catania, Napoli, Palermo e Si-

racusa; tra le prime venti ben 17 sono al Sud».

L'associazione «Avviso Pubblico» ha presentato a Roma, aPalazzo Valentini, il secondo rapporto che analizza per interoil 2011 e fa focus sul 2012 sulle minacce mafiose nei con-

fronti di amministratori locali e personale della pubblica ammini-strazione. Numeri che indicano un aumento di intimidazioni dal2010 al 2011 in modo esponenziale, soprattutto nelle regioni delsud. Nel giro di 12 mesi si è passati infatti da 212 casi del 2010 ai270 censiti nel 2011, con un +27%. Una media di 22 casi al mese,5 alla settimana, 1 ogni 34 ore, in 14 regioni italiane. Nel 74% deicasi le minacce sono rivolte agli amministratori, nel 12% al perso-nale della pubblica amministrazione, nel 14% a mezzi e strutture(37 casi). A guidare la classifica ci sono Calabria con 85 casi, Si-cilia, con 67 casi, Campania con 25 casi. In questa classifica entraanche, per la prima volta, il Lazio, così come la Lombardia, con 7casi, e le infiltrazioni mafiose hanno portato allo scioglimento diun comune. A livello provinciale Reggio Calabria, Agrigento e Na-poli sono le realtà maggiormente colpite con rispettivamente 31,23 e 18 casi. ARoma sono 6 i casi, pari al 2% del totale nazionale.«Il rapporto conferma il lavoro prezioso che 'Avviso Pubblico’ faper non far spegnere i fari su questo problema e ci racconta benela gravità e l'allarme che questi dati dovrebbero lanciare - ha dettoil presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti -. Sono utilianche per aprire una riflessione più complessa su un altro dato: ilbrodo culturale e sociale in cui avvengono questi episodi. Cam-biato e peggiorato».Il dato relativo alle minacce si sposa poi con l' altro ripreso nel rap-porto in esame: il numero dei consigli comunali sciolti per infiltra-zioni mafiose che, dal primo gennaio di quest’anno ad oggi sono25. Molti Comuni sono già al secondo scioglimento, altri comeCasal di Principe a quota tre . E ci sono ancora quindici Comunisotto controllo per cui, entro fine anno o agli inizi di quello prossimoè probabile che si varchi il traguardo della terza decina. C’è stato,persino, il caso eccezionale di Fondi. La proposta di scioglimentoavanzata dal Ministro degli Interni non è mai stata accolta dal Con-siglio dei Ministri ed è sembrato inutile adottarla quando Fondi èstata sciolta per dimissioni dei consiglieri comunali. Quest'anno,inoltre, per la prima volta si è applicata la normativa di commissa-riamento per mafia ad un capoluogo di provincia importante comeReggio Calabria.“E' evidente la grande infiltrazione delle mafie nella vita degli enti

locali meridionali e non solo. Nell'elenco infatti, ci sono due co-muni del Nord, come Ventimiglia e Bordighera”. “È importante-spiega Giovanni Di Martino responsabile Comuni Sciolti di Av-viso Pubblico- mettere in pratica riforme necessarie per evitareche l’infiltrazione criminale a livello locale si cronicizzi. La primacosa da fare è riformare la legge sullo scioglimento dei consiglicomunali. La modifica del 2009, ha affrontato solo alcuni degliaspetti della disciplina per alcuni versi rendendola anche menoefficace. Bisognerebbe, invece, intervenire su ulteriori fronticome individuazione e scelta dei commissari fra soggetti ancheesperti di attività di gestione amministrativa.Possibilità di operare per i commissari anche in deroga alle re-gole del patto di stabilità per rilanciare l’attività di governo deglienti sciolti, prevedere come obbligatoria dopo l’uscita dal com-missariamento per un certo periodo l’utilizzo della stazioneunica appaltante, nonché prevedere lo scioglimento anche deiconsigli regionali, non rappresentando affatto un ostacolo lanorma costituzionale. La nuova amministrazione che arrivadopo lo scioglimento, inoltre, deve essere accompagnata dalleistituzioni, prevedendo apposite figure, nella nuova gestionedella cosa pubblica”.

“Io so”: Antonio Ingroia

nell’Italia della ‘trattativa’Santo Della Volpe

28 10dicembre2012 asud’europa

C’è più di un grido pasoliniano nel libro così intitolato cheracchiude la bella e lunga intervista del Procuratore Ag-giunto di Palermo Antonio Ingroia, raccolta dai colleghi

Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco (per le edizioni Chiarelettere):perché Pasolini scrisse quel “Io so” (parlando delle stragi fascistenella Strategia della tensione degli anni ‘69-‘70) da acuto osserva-tore-scrittore di fronte a ricostruzioni della magistratura assenti odeviate o difficili da portare a compimento.Ingroia invece è magi-strato ed ha condotto in prima persona (con un pool di magistratidella Procura di Palermo) le indagini sulle stragi di mafia e su quelperiodo che dal 1992 al 1994, vide le bombe mafiose intrecciarsicon una trattativa aperta da organi dello Stato. Dunque Ingroianon è solo persona che “suppone” di ricostruire logicamente i fatti,ma ha in mano prove e testimonianze che possono non solo illu-minare quel periodo, ma anche ricostruire in sede giudiziaria unaverità processuale.Sarà poi il tribunale di Palermo a scoprire queste carte e questeprove, se il giudice per le indagini preliminari deciderà il rinvio agiudizio: ma intanto il libro-intervista ad Antonio Ingroia chiariscebene il filo logico di questa inchiesta cruciale per capire gli avve-nimenti di quel periodo e della storia più recente del nostro paese.E la chiave sta nelle parole di Ingroia,dalla prima all’ultima pagina,là dove Ingroia risponde ad una domanda su quel “Io so” con que-ste parole:” io so che lo Stato ha avuto una responsabilità nellamorte di Paolo Borsellino, e non mi riferisco soltanto a una respon-sabilità morale ed etica. Sono convinto che uomini dello Statohanno avuto una responsabilità penale in quell’eccidio. Questol’ho sempre pensato insieme ai familiari di Paolo Borsellino”.E’ l’inizio e la conclusione del viaggio di Antonio Ingroia in queglianni cruciali, in quella rottura di schemi nel rapporto mafia-politicae in quella trattativa tra Stato e cupola di “cosa nostra” che nonpartì, come spesso si crede, con la strage di Capaci, ma prima,con l’assassinio di Salvo Lima, del 12 marzo del 1992.Perché quell’omicidio, eliminando per mano di cosa nostra il ga-rante del patto tra mafia e potere democristiano che aveva gover-nano la politica siciliana (ed italiana,per i riflessi di potere cheaveva dentro la DC) da Portella della Ginestra in poi, genera il pa-nico tra i potenti democristiani di allora. Il muro di Berlino era ca-duto ed anche il muro di impunità con il maxi-processo di Palermoche aveva superato il vaglio della Cassazione con le sue con-danne definitive della cupola mafiosa: il blocco di potere che avevaunito la politica della Dc in chiave anticomunista con la mafia, iservizi deviati, la P2 di Gelli, il potere economico dei Sindona eCalvi, i settori stragisti della destra eversiva, si stava rompendo.Senza sponda atlantica, con l’inchiesta di Mani Pulite che facevapreludere la caduta della DC e del Psi, la mafia alza il tiro e rompeil patto con la politica: muore Lima e parte subito la richiesta ditrattativa da parte di quei politici DC siciliani che si sentono nel mi-rino (e lo erano,il primo a morire sarebbe dovuto essere CalogeroMannino).E la trattativa, afferma Ingroia, partì subito con i Carabinieri delCol. Mori che chiede a Ciancimino di attivarsi presso i vertici dicosa nostra; ma non solo, si muove nella stessa direzione ,ancheil capo della Polizia, Parisi. Possibile tutto questo solo per salvarela vita ad alcuni politici siciliani? Risponde Ingroia: “ è possibileuna cosa: che i primi approcci siano nati su imput e su ispirazione

di chi aveva un interesse personale,di chi era più esposto. Eche, avviati questi primi contatti,nel frattempo le cose siano di-ventate ancora più gravi: perché a quel punto è sopraggiunta lastrage di Capaci. Quindi l’affare non riguardava più solo la sortedi uomini politici,ma l’intero Stato. In quel momento,irrompesulla scena politica la ragion di Stato che dà una parvenza euna legittimazione apparente alla trattativa avviata. Non è laprima volta che ciò accade. La storia dimostra che per un uomopolitico non di primissimo piano, come l’assessore Dc Ciro Ci-rillo, lo Stato scese a patti con la camorra”.Una “ragion di Stato” per evitare altre stragi che sembra legitti-mare quindi quella trattativa con cosa nostra e quel successivo“papello” di incredibili richieste dalla mafia . Ma succede cheBorsellino, un mese dopo la strage di Capaci, viene a sapere diquesta trattativa e si mette per traverso: sta interrogando ingran segreto un pentito che sta svelando i componenti di quel“grumo” di potere che racchiude uomini dello Stato e mafiosinel tentativo di ricucire una pace possibile perché, dice Ingroia“ la politica antimafia dello Stato italiano è sempre stata una po-litica di contenimento del potere mafioso,mai una politica di an-nientamento”.Siamo all’inizio di luglio del 1992: Borsellino, convocato al Vimi-nale, vede presentarsi Contrada, i cui legami con la mafia glivenivano svelati proprio in quei giorni dal pentito Gaspare Mu-tolo, mentre Parisi,capo della Polizia, ripone proprio in Contradai suoi propositi di trattativa con cosa nostra, parallelamente alcolonnello Mori. Borsellino capisce tutto, è d’intralcio a quellatrattativa e si sente in pericolo,lo rivela ai familiari più stretti. ERiina, che aveva già ordinato a Brusca l’assassinio di Mannino, cambia idea improvvisamente, richiama la cupola e viene de-cisa la strage di Via D’Amelio proprio per eliminare Borsellino.Per eliminare l’intralcio alla trattativa, dice Ingroia, al punto dadeviare anche l’inchiesta della magistratura con un falso pentitoche deve eliminare la vera pista possibile (quella della tratta-tiva,appunto) e la prova dei sospetti di Borsellino diventate tri-stemente certezza ,cioè la sua agenda rossa,mai trovata e maipresa dai mafiosi a Via D’Amelio, ma certamente da uomini deiservizi segreti. Ma invece di interrompersi, quella trattativa con-

In un libro le verità del Procuratore

sul periodo delle stragi mafiose

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tinua e si rilancia. Nella stagione degli attentati del ’93-’94, si in-trecciano bombe mafiose ad arresti eccellenti (Riina,Bagarella,Brusca sino ai Graviano) con la trattativa guidata a quelpunto dai Carabinieri da un lato e da un’ala stragista dei mafiosiche si scontra con l’ala trattativista di Provenzano. Sempre peruna Ragion di Stato che ufficialmente doveva interrompere lebombe mafiose, in realtà, nella ricostruzione di Ingroia e del pooldi Palermo, doveva trovare un nuovo equilibrio politico. Ed è quelloche avvine, quando entra in campa Dell’Utri, che sin dal 1992,stava lavorando a questa soluzione, sin dalla morte di Lima. Nel1994 Silvio Berlusconi entra in politica, Dell’Utri diventa il fulcro diquesto nuovo equilibrio politico che proprio nel 1994 chiude la fasestragista: quell’auto bomba allo stadio olimpico che non viene piùattivata per un contrordine della cupola che aveva deciso la “som-mersione” perché Forza Italia avrebbe garantito per loro.Val la pena riprendere il brano del libro “Io so” che riassume questocruciale momento della vita politica italiana, anche recente. Ingroiaafferma: “La nostra ipotesi è che Berlusconi, nel suo ruolo di pre-sidente del Consiglio, nel ’94 accetta la proposta che gli fa Dell’Utriper chiudere la trattativa, accetta cioè le richie-ste del boss Bernardo Provenzano e sigla unpatto di “non belligeranza” con Cosa nostra. Èla terza parte della trattativa, iniziata nel ’92 conil generale Mori, poi avallata nel ’93 dai massimiesponenti istituzionali come Scalfaro, Mancinoe Conso, e nel ’94 infine consacrata con la de-cisione di Berlusconi che acconsente a offrirela sua copertura politica: niente più guerra aCosa nostra. Da questo momento in poi, l’orga-nizzazione criminale non può che ricavare nu-merosi vantaggi dalla mitezza dello Statonell’azione di contrasto alla mafia. Il riscontro diquesto accordo è contenuto nella legislazionenazionale che da quel momento appare coe-rentemente orientata a favorire costantementegli interessi mafiosi. La trattativa, come patto dimassima, si chiude nel ’94. Quello siglato daBerlusconi è un patto di tregua, di non bellige-ranza, non si sviluppa come il “papello” di TotòRiina con dei punti specifici. È una dichiara-zione di disponibilità da parte dello Stato ad accogliere vie d’uscitapacifiche per risolvere la questione mafia. Ci sono molte trattativeincompiute da allora. Il mancato arresto nel ’95 di Provenzano èuna delle cambiali di questo patto. Noi, con la nostra ricostruzione,arriviamo fino al ’96. Ma la nostra è un’indagine ancora aperta,che si arricchisce continuamente di elementi”.Non solo Rapisarda e Di Carlo, ma anche i collaboratori Penninoe Cannella parlano di un reinvestimento di denaro sporco da partedi Dell’Utri, nel periodo che va dal 1975 in poi (con riferimento, inastratto, sia al gruppo Berlusconi sia a quello facente capo a Ra-pisarda). Ma la prima sentenza d’appello su Dell’Utri, affrontandoil capitolo delle holding di Berlusconi e analizzando le dichiarazionidei quattro pentiti, ha concluso che dal ’75 in poi non risultano ac-quisiti “riscontri specifici” sul riciclaggio. Dopo l’annullamento dellaCassazione, la Procura di Palermo riaprirà le indagini sulle holdingberlusconiane, analizzando nuovamente il capitolo di un Dell’Utri

possibile riciclatore per conto di Cosa nostra nelle società ber-lusconiane?Non c’è prova che Dell’Utri abbia riciclato soldi per conto diCosa nostra. Ma risulta dal processo Dell’Utri che Berlusconifu a lungo incerto se scendere in politica o meno, e che, a frontedelle indicazioni contrarie alla sua discesa in campo da partedei suoi consiglieri più autorevoli, il Cavaliere scelse la stradache gli indicò Dell’Utri. Siccome Dell’Utri non era a quel temponé un politico né uno che si era occupato di politica, né risultache non fu per valutazioni squisitamente politiche che si deter-minò il risultato della “discesa in campo” di Berlusconi, ma peril ruolo che Dell’Utri aveva all’interno di Cosa nostra. Evidente-mente Dell’Utri ha mantenuto negli anni argomenti persuasivinei confronti di Berlusconi. Quali siano stati, non si è mai defi-nitivamente accertato nella logica giudiziaria. Né Berlusconi, ri-fiutandosi di rispondere alle nostre domande, lo ha volutochiarire.Berlusconi era a conoscenza, sin dall’inizio, dell’idea di costi-tuire il nuovo partito?

No; anzi, dalla testimonianza di Ezio Cartotto ri-sulta proprio il contrario. Quindi è escluso cheDell’Utri all’inizio agisse su mandato di Berlu-sconi. Ora, la domanda è: considerato che nonera un politico e che non aveva mai fatto politica,Dell’Utri per conto di chi agiva, se non su man-dato di Cosa nostra? La nostra ipotesi è che Del-l’Utri stava costruendo i presupposti affinchénascesse questo nuovo partito, come nuovopunto di riferimento per Cosa nostra, per il qualepoi convinse Berlusconi a scendere in campo.La tesi della procura, confermata dai giudici diprimo grado, non confermata dalla sentenzad’appello recentemente annullata, è che que-st’accordo (Forza Italia come punto di riferi-mento di Cosa nostra, così come emerge dalledichiarazioni dei collaboratori Brusca, Giuffrè eSpatuzza) viene di fatto stipulato, e non può es-sere stipulato all’insaputa di Berlusconi.Ed arriviamo ad oggi. Qui il libro lascia apertemolte considerazioni che lasciamo ai lettori. Ma

un fatto è certo:quella storia di ieri ha risvolti attualissimi. Le P2e P3 e P4 ancora agiscono e continuano ad inquinare la vitapolitica e sociale del nostro paese. Per questo è meglio leggerebene questo libro “Io so”, di Giuseppe Lo Bianco e SandraRizza (ed. Chiarelettere) con la lunga intervista ad Antonio In-groia: anche se attualmente in Guatemala per un incarico del-l’Onu nella lotta alla criminalità ed al narco-traffico,il magistratopalermitano ricostruisce puntualmente la storia di questi anni.Con questo libro Ingroia dice d’aver concluso la sua esperienzadi magistrato antimafia: per l’Italia e per tutti noi questo suo la-voro è molto prezioso per capire e per leggere il recente pas-sato in chiave di costruzione del futuro. Per Ingroia, forse,untrampolino di lancio verso altre esperienze ed altri incarichi,ma-gari in politica nel senso più proprio,stringente o largo del ter-mine.

(articolo 21.org)

Acqua: campagna di Ipercoop, Amap, Ascc

per incentivare l’uso di quella del rubinetto

Sichiama «Acqua di casa mia», la campagna che Ipercoop

Sicilia, Amap eAscc (associazione siciliana consumo con-

sapevole) hanno promosso per favorire ed incentivare

l'uso di acqua corrente. Pur essendo difficile il calcolo del costo

dell'acqua di rubinetto si stima un costo in Italia di 1,20 euro da di-

videre per mille litri mentre a Parigi si parla di 3 euro, a Berlino 4

euro e, addirittura a Copenaghen 6 euro. Questa iniziativa dunque

e' un'occasione per valorizzare il lavoro che c'e' dietro alla distri-

buzione dell'acqua del rubinetto. In Italia vengono prodotti 12 mi-

liardi di litri di acque imbottigliate, con l'utilizzo di oltre 350.000

tonnellate di Pet e l'emissione di quasi un milione di tonnellate di

CO2. Il costo dell'acqua in bottiglia, oltretutto, è estremamente ele-

vato anche 0,70-0,75 euro per unità.

Gli Italiani bevono una media di 195 litri a testa all’anno di acqua

minerale (primi in Europa e terzi nel Mondo, dietro agli Emirati

Arabi e al Messico), dalle fonti alla tavola il trasporto dell’acqua

mette in movimento nel nostro paese ogni anno qualcosa come

480.000 tir (messi uno accanto all’altro formano una fila di 8000

km, un viaggio andata e ritorno Roma-Mosca).

Se poi dall’acqua soltanto bevuta si arriva all’acqua consumata

(per mangiare, lavare, far funzionare siti produttivi e agricoli etc) si

scopre che ogni Italiano usa al giorno 237 litri d’acqua (uno Statu-

nitense 425, un Francese 150, un abitante del Madagascar 10).

La nostra comunque non è una campagna “contro” ma ha l’obiet-

tivo di dare ai consumatori tutti gli elementi necessari per fare

scelte consapevoli. L'ambiente è una risorsa non illimitata e come

l’acqua stanno al primo posto nelle preoccupazioni condivise dei

cittadini ed è a questa preoccupazione che vogliamo dare una ri-

sposta, senza dimenticare gli effetti che una scelta o l’altra pos-

sono generare sui bilanci familiari. L'imbottigliamento e il tra-

sporto su gomma di 100 litri d’acqua che viaggiano per 100 km

(ma mediamente ne fanno di più) producono emissioni almeno

pari a 10 kg di CO2. Se invece si sceglie l’acqua di rubinetto per

ogni 100 litri erogati si emettono circa 0,04 kg Un rapporto di 1

a 250. Altra strada è poi quella di scegliere acque minerali vi-

cine, così da limitare il trasporto su gomma (sulle nostre auto-

strade viaggia ancora l’82% dell’acqua minerale).

Nel corso della conferenza stampa è intervenuto il Presidente

dell'Amap Ing. V. Costantino che ha dichiarato “E’ molto impor-

tante riscoprire il valore dell’acqua e conoscerne appieno le sue

caratteristiche, specialmente quelle dell’acqua erogata dai pub-

blici acquedotti che, dopo i dovuti trattamenti di potabilizzazione

e di controllo, viene messa a disposizione dei Cittadini. Quindi,

far conoscere le caratteristiche dell’acqua erogata dai Gestori

dei servizi idrici, come l’Amap S.p.A. sta facendo, mette i Citta-

dini nella condizione di poter operare una scelta consapevole

attraverso il confronto con le acque minerali presenti nel mer-

cato, e ciò vale sia in termini di qualità che di spesa”.

Intervenendo Giovanni Pagano responsabile per le politiche so-

ciali dell'ASCC ha sottolineato che: ”L’Associazione Siciliana

Consumo Consapevole ha subito sposato l’iniziativa promossa

da Coop e Federutility perché riteniamo rappresenti una oppor-

tunità per incidere nelle abitudini di consumo su un aspetto che

merita particolare attenzione. Il consumo di acque minerali,

spesso provenienti da fonti molto distanti, costituisce un costo

sia economico che soprattutto ambientale che nella quotidianità

delle famiglie andrebbe ripensato e razionalizzato. Inoltre il dif-

ficile momento di crisi economica che la nostra società sta at-

traversando può rappresentare una opportunità per ripensare i

consumi in una direzione maggiormente sostenibile”.

“La campagna “Acqua di casa mia” - ha affermato Lucio Ros-

setto Amministratore Delegato di Ipercoop Sicilia - non vuole

risolvere definitivamente il problema dell’inquinamento ambien-

tale legato alla distribuzione delle acque minerali, ma si pro-

pone di dare ai nostri consumatori tutti gli elementi necessari

per operare scelte consapevoli. Di fronte ad un’opportunità di ri-

sparmio e di tutela dell’ambiente, Coop non si fa guidare da esi-

genze commerciali, ma promuove un’iniziativa che è in linea

con i propri valori e la propria missione ultima”.

30 10dicembre2012 asud’europa

Italiani sempre meno attratti dal matrimonio

Ci si sposa più tardi, si preferisce convivere

10dicembre2012 asud’europa 31

In Italia, Paese familista per eccellenza, il matrimonio sembraessere sempre meno attraente. Ci si sposa meno e più tardi,preferendo magari convivere o rimanendo il più a lungo possi-

bile nel «guscio» protettivo della famiglia di origine. A suggellarequella che è ormai una impressione generale è l'Istat, con un Re-port sui matrimoni in Italia.

NOZZE IN CALO - Nel 2011 sono stati celebrati 204.830 matri-moni, 12.870 in meno rispetto al 2010 e la tendenza alla diminu-zione si è accentuata negli ultimi quattro anni (-4,5%). Il calo piùmarcato si è osservato in Sardegna, Campania, Marche eAbruzzo. Continua inoltre il calo dei matrimoni religiosi, meno 39mila in quattro anni, anche se questa scelta resta prevalente (3 su4). Diminuiscono anche i secondi matrimoni: da 34.137 del 2008a 31.048 del 2011, ma la loro quota sul totale è in crescita dal13,8% del 2008 al 15,2% del 2011.

SEMPRE PIÙ TARDI - Le nozze sono sempre più tardive: l'etàmedia al primo matrimonio degli uomini è pari a 34 anni e quelladelle donne a 31 anni.

PIÙ CONVIVENZE - La minore propensione al matrimonio è damettere in relazione tra l'altro con la progressiva diffusione delleunioni di fatto, che - ricorda l'Istat citando il suo Rapporto annuale2012 - da circa mezzo milione nel 2007 sono arrivate a quota 972mila nel 2010-2011. In particolare, sono proprio le convivenzemore uxorio tra partner celibi e nubili ad aver fatto registrare l'in-cremento più sostenuto, arrivando a un numero pari a 578 milanel 2010-2011.

MOLTI RESTANO CONMAMMAE PAPÀ -Accanto alla scelta del-l'unione di fatto, poi, sono in continuo aumento le convivenze pre-matrimoniali, le quali possono avere un effetto sulla posticipazionedel primo matrimonio. Ma Š soprattutto la sempre più prolungatapermanenza dei giovani nella famiglia di origine a determinare ilrinvio delle prime nozze: nel 2010-2011 vive con mamma e papàil 50% dei maschi e il 34% delle femmine tra 25 e 34 anni di età.Questo fenomeno, per l'Istat, è dovuto a molteplici fattori: aumentodella scolarizzazione, allungamento dei tempi formativi, difficoltàche incontrano i giovani nell'ingresso nel mondo del lavoro e con-dizione di precarietà del lavoro stesso, difficoltà di accesso al mer-cato delle abitazioni. L'effetto di questi fattori è stato amplificatonegli ultimi quattro anni dalla crisi.

QUANDO LUI O LEI È STRANIERO - I matrimoni con almeno unodei due sposi straniero sono in lieve ripresa dopo un calo negli ul-timi anni: nel 2011 infatti sono state celebrate quasi 27 mila nozzedi questo tipo (13% del totale dei matrimoni), circa 1.500 in più ri-spetto al 2010. La frequenza di questi matrimoni è più elevata lad-dove è più stabile l'insediamento delle comunità straniere, cioè alNord e al Centro. I matrimoni misti sono stati 18 mila, il 68% dellenozze con almeno uno dei due straniero: nelle coppie miste, la ti-pologia più frequente è quella in cui lo sposo è italiano e la sposaè straniera (7,2% del totale delle celebrazioni, 14.799 nozze cele-brate nel 2011) e il 10% nel Nord. Le donne italiane che hannoscelto un partner straniero sono 3.206 nel 2011, l'1,6% del totaledelle spose. I casi in cui entrambi gli sposi sono stranieri sono una

minoranza (il 4,2% dei matrimoni totali) e si dimezzano quandosi considerano solo quelli in cui almeno uno dei due sposi è re-sidente in Italia.

UN FIGLIO SU QUATTRO HA GENITORI NON SPOSATI -Sono circa 134 mila i nati da genitori non coniugati: il dato, re-lativo al 2011, è dell'Istat, che nel suo ultimo report su natalitàe fecondità rileva come il numero sia in linea con l'anno prece-dente, anche se a causa della forte diminuzione dei nati da cop-pie coniugate, il peso relativo dei figli «naturali» è aumentatodal 23,6% del 2010 al 24,5% del 2011. Quasi uno su tre al Cen-tro-Nord.L'incidenza del fenomeno - avverte l'istituto - è triplicata rispettoal 1995, quando soltanto l'8,1% delle nascite avveniva al di fuoridel matrimonio; la geografia, al contrario, è invariata con valoridecrescenti man mano che si procede da Nord verso Sud. L'in-cremento più consistente negli ultimi anni si è verificato proprioal Centro-Nord, dove i nati da genitori non coniugati sono attual-mente quasi il 30%.Alle regioni in cui, tradizionalmente, la propensione ad averefigli al di fuori del matrimonio era già più elevata (47% nella Pro-vincia Autonoma di Bolzano, 37% in Emilia-Romagna e Valled'Aosta, 35% in Liguria, 34% in Toscana e 32% in Piemonte) sisono aggiunte tutte le altre. Il fenomeno si è diffuso rapida-mente anche nelle aree caratterizzate storicamente da com-portamenti familiari più tradizionali come il Veneto, regione incui l'incidenza dei nati fuori dal vincolo matrimoniale è più chetriplicata (dal 6,8% del 1995 al 26,3% del 2011).Al Centro hanno raggiunto percentuali paragonabili a quelle delNord la Toscana (32,3%) e il Lazio (28,6%). Alle Marche spettail primato dell'incremento più sostenuto: la percentuale dei natida genitori non coniugati è quintuplicata, passando dal 5,3%del 1995 al 26,2% del 2011. Il Sud e le isole presentano inci-denze molto più basse e anche i minori incrementi nel periododi tempo considerato: dal 1995 al 2011 sono passate rispettiva-mente dal 5,2% al 15,3% e dall'8,7% al 20,3%. Spetta alla Ba-silicata il livello minimo (10,3%) e alla Sicilia l'incrementominore (dall'8,7% al 18,0%).

“Atlante delle mafie”, storia, antropologia

e fenomenologia della criminalità organizzata

Ricotta calda con pane raffermo, aragoste e capocollo.

Combinazioni forse insolite ma che raccontano molto di

quel mondo fatto di valori arcaici tipici del mondo conta-

dino e di feticci del lusso su cui la ndrangheta costruisce la propria

immagine. Non esiste certo un codice alimentare mafioso che pre-

veda determinati cibi o ne proibisca altri ma all’interno di quelle

che sono le abitudini alimentari dei capibastone emergono chiara-

mente i due aspetti che caratterizzano le mafie oggi: il rispetto

della tradizione (che si evince anche dalla sopravvivenza dei riti di

affiliazione) e l’aspetto internazionale che le mafie sono riuscite a

conquistare.

Quello che però conta di più non è tanto quello che si mangia ma

l’aspetto conviviale. Cene e banchetti sono momenti fondamentali

per stringere alleanze, studiare strategie. I matrimoni, così come

accadeva nelle famiglie nobiliari di un tempo, possono diventare

occasioni consolidare rapporti tra clan, così come i battesimi e le

cresime forniscono l’occasione per creare parentele “spirituali” che

si trasformano a loro volta in nuovi patti, in nuove alleanze. Tutto

a tavola. E’ la tavola il vero foglio bianco su cui si scrivono i con-

tratti delle mafie.

A parlarci di questi aspetti e a raccontarcene i risvolti non solo an-

tropologici ma anche storici e culinari è Gianfranco Manfredi,giornalista esperto in eno-gastronomia, nel primo volume deldocumentatissimo “Atlante delle mafie” edito da Rubbettino elanciato in questi giorni in libreria.L’atlante curato da Enzo Ciconte, Francesco Forgione e IsaiaSales è suddiviso in tre volumi la cui pubblicazione verrà com-pletata nell’arco di tre anni. Il primo volume tocca già argomentidi grande interesse e attualità: dalla storia della Camorra, alrapporto tra mafie e Chiesa, dai giudici antimafia allo scandalocalciopoli.

Il volumeA cosa è dovuto il successo plurisecolare delle mafie italiane?E come mai viene definita “mafia” ogni violenza privata che hasuccesso nel mondo? L’Atlante delle mafie prova a risponderea queste due domande. Partendo dalla messa in discussionedal paradigma interpretativo dell’esclusività della Sicilia nellaproduzione di ciò che comunemente si intende per mafia. Se unfenomeno, nato in Sicilia nell’Ottocento, ha avuto una cosìlunga durata, affrancandosi dalle condizioni storiche e territorialiche ne resero possibile la sua originaria espansione e proiet-tandosi così agevolmente nella contemporaneità (divenendoaddirittura un modello vincente per tutte le violenze private delglobo) non è utile continuare a descriverlo solo come un origi-nale prodotto siciliano. Il modello mafioso, infatti, si è dimostratoriproducibile nel tempo e in altri luoghi, non più specifico solodella Sicilia e del Mezzogiorno d’Italia. Con il termine mafia sideve intendere oggi un marchio di successo della violenza pri-vata nell’economia globalizzata. Con questa ottica, l’Atlantedelle mafie passa in rassegna le “qualità” criminali che differen-ziano nettamente i fenomeni mafiosi dalla criminalità comune eda quella organizzata. Esse vengono sintetizzate in cinque ca-ratteristiche: culturali, politiche, economiche, ideologiche e or-dinamentali. Secondo i curatori, si può ritenere mafia la“violenza di relazioni”, cioè una violenza in grado di stabilirecontatti, rapporti, e cointeressenze con coloro che detengono ilpotere ufficiale, sia politico, economico e religioso, che formal-mente dovrebbero reprimerla e tenerla a distanza. Perciò vienecontestato ampiamente il luogo comune delle mafie come an-tistato, come antisistema. È stato proprio questo luogo comunea tenere per anni in ombra il vero motivo del successo dellemafie. Mentre alcune forme di violenza e di contestazione ar-mata del potere costituito si sono manifestate contro le leggi econtro la visione unitaria dello Stato (il brigantaggio nell’Otto-cento, le rivendicazioni etniche-territoriali e il terrorismo politiconel Novecento) e perciò alla fine sono state sconfitte, le mafiehanno usato una violenza non di contrapposizione, non di scon-tro frontale, ma di integrazione, interna cioè alla politica e al po-tere ufficiale. Dunque, per mafia si deve intendere una violenzadi relazione e di integrazione. In questa loro caratteristica con-siste la ragione del loro perdurante successo.

32 10dicembre2012 asud’europa

Tra arte e storia, la ricerca di Dino Alù

La memoria di Canicattì vive sulla telaTeresa Monaca

10dicembre2012 asud’europa 33

Inaugurata il 6 dicembre scorso, nel salone sovrastante il Teatro

Sociale di Canicattì, la personale dell’artista Diego Alù. Una

mostra, dal titolo “memorie…realtà in immagini, che è maturata

nel tempo e che è costata al pittore ben due anni di lavoro e di ri-

cerche ma che gli darà certamente grandi soddisfazioni vista la

notevole presenza di pubblico all’apertura. Le opere esposte ruo-

tano attorno ad un filo conduttore che intreccia i ricordi di bambino

del maestro a quelli legati ai detti, ai proverbi, ai termini del pas-

sato, oggi diventati quasi folklore ma che, anni fa, costituivano il

gergo del popolo ed oggi ormai quasi desueti e sconosciuti alle

giovani generazioni. Ed è una sorta di eredità a rischio estinzione,

che Alù vuol donare ai giovani del suo paese, Canicattì, e a quelli

dell’hinterland. I quadri del maestro, inoltre, sembrano voler ac-

compagnare con garbo, adulti e anziani, in un viaggio a ritroso nel

tempo, in quegli anni in cui lo sviluppo non aveva deturpato gli an-

goli caratteristici di questa cittadina operosa. Alù, in queste tele di-

pinte ad olio con affascinanti toni seppiati, fa rivivere interi

quartieri, riporta alla memoria ricordi sbiaditi, riesuma usanze, og-

getti di uso quotidiano, stili di vita.

Dai suoi quadri traspira la povertà dei tempi ma, al tempo stesso,

la spensieratezza nei giochi dei bambini che si ritrovavano per

strada, la maestria delle donne che si industriavano al telaio a pre-

parare la dote alla figlia femmina in età da marito. L’artista non tra-

lascia nemmeno l’importanza che gli animali domestici avevano

per la vita del tempo, i muli, unici mezzi di locomozione, le galline

e le pecore, fonti di cibo, il cane, amico e guardiano. Rivive in

queste opere, quella realtà contadina fatta di stenti, di abiti

sgualciti ma anche di visi sereni. Alù sembra aver cristallizzato

i ricordi della sua infanzia e quelli dei suoi avi con una dovizia

di particolari ed una precisione quasi certosina, con una ricerca

del particolare quasi maniacale, con uno spiccatissimo senso

della prospettiva che fa delle sue opere dei quadri quasi tridi-

mensionali. L’abile uso delle varie tonalità di seppia regala al vi-

sitatore l’ingresso in un mondo quasi fatato. Da tempo gli

estimatori dell’artista aspettavano una sua mostra e l’attesa non

è andata di certo disillusa.

Tra brusii e sguardi incuriositi il percorso pittorico si snoda tra

queste tele arricchite da schede esplicative le cui didascalie

contengono il frutto delle ricerche di antropologia culturale fatte

dal maestro. Il vernacolo la fa da padrone nei proverbi popolari,

nei modi di dire, negli indovinelli, nei nomi degli oggetti di uso

comune. Frasi e detti che oramai pochi conoscono e che pos-

sono essere recuperati grazie a questo prezioso lavoro.

Presenti all’inaugurazione, in rappresentanza dell’amministra-

zione comunale di Canicattì, l’assessore alla cultura Cecilia Ac-

quisto e l’assessore ai servizi sociali, Calogero Capobianco, il

presidente del C.C. Mimmo Licata e diversi consiglieri. Ad intro-

durre l’evento il professor Gaetano Augello, mentre in rappre-

sentanza dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti,

conservatori della provincia di Agrigento e la Fondazione “Me-

diterraneo” di Agrigento, che hanno patrocinato l’iniziativa, era

presente l’architetto Rosa Maria Corbo. Tra il pubblico numerosi

artisti ed estimatori.

La mostra sarà visitabile fino al 14 dicembre dalle 16,00 alle

20,00 al Teatro Sociale e dal 15 al 22 dicembre p.v nella loca-

tion di Spazio Arte in Largo Aosta, accanto alla Scuola Media

Verga, sempre a Canicattì.

Apre la BEIC digitale, biblioteca virtuale

per l'accesso a patrimoni di valore culturale

34 10dicembre2012 asud’europa

Digitalizzare per rendere liberamente accessibili attraverso

la rete patrimoni di inestimabile valore della cultura uma-

nistica e scientifica: questo l’obiettivo della BEIC digitale,

il progetto di biblioteca digitale avviato dalla Fondazione BEIC Bi-

blioteca Europea di Informazione e Cultura in collaborazione con

Biblioteche pubbliche, Università e Centri di ricerca.

APERTURA DEL SITO - Dopo una prima fase programmatica, il

progetto raggiunge un traguardo importante: oggi alle 15.30

presso la Sala Montanelli della Fondazione Corriere della Sera di

Milano verrà presentata l’apertura del sito BEIC digitale, all’interno

del quale sono già accessibili in rete i primi duemila volumi in edi-

zioni antiche (sec. XV – XIX) di alcune tra le più importanti opere

della cultura europea, derivate dalla prima fase di digitalizzazione

delle diciotto Collezioni brevemente descritte nel sito della Biblio-

teca digitale. I volumi digitalizzati e in corso di digitalizzazione sono

circa ottomila, integrati con un complesso di metadati catalografici

e tecnici particolarmente elaborato.

GLI INTERVENTI - Ad introdurre la presentazione, interverranno

Piergaetano Marchetti, Presidente Fondazione Corriere della Sera

e Antonio Padoa – Schioppa, Presidente Fondazione BEIC. Tra

le autorità presenti all’evento Stefano Boeri, Assessore a Cultura,

moda e design, Comune di Milano, Rossana Rummo, Direttore

generale per le biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto di Autore,

Ministero per i Beni e le attività culturali, Maria Pia Redaelli, Diret-

tore generale Istruzione, formazione e cultura, Regione Lombar-

dia, Giovanni Azzone, Rettore Politecnico di Milano, Gianluca

Vago, Rettore Università di Milano, e Stefano Parise, Presidente

Associazione Italiana Biblioteche.

ACCESSO ALLA CULTURA - L’obiettivo è di mettere in rete a

libero accesso le opere fondamentali della cultura europea

dall’antichità al presente in tutti i principali rami del sapere, in-

cludendo prossimamente anche il comparto musicale nonché

immagini e video. A ciò si affiancano collezioni tematiche di ma-

tematica, fisica, chimica, scienze naturali, diritto, economia, sto-

ria, viaggi, incunaboli in volgare, idraulica ed altre.

CANTIERE APERTO - Il progetto della BEIC digitale include

anche una serie di Siti web selezionati e rilevanti, Moduli didat-

tici interattivi, Percorsi organizzati, Mostre virtuali che agevo-

lano l’accesso alle collezioni. Il progetto della Biblioteca

europea (BEIC digitale) è un cantiere aperto che prevede la

creazione di una rete di rapporti con istituzioni bibliotecarie e di

ricerca. Alcuni di questi Progetti sono già in corso di realizza-

zione e verranno presentati in questa occasione.

(libreriamo.it)

Alcune iniziative per avvicinarsi al Natale in maniera solidale

Ecco in arrivo il Natale, con le inevitabili e irrinunciabili inizia-tive solidali volte a farci sentire per qualche settimana unpo’ più buoni. Immancabile la presenza dei volontari di “Ma-

nitese “ davanti la Feltrinelli di Palermo dove, sino al 24 dicembre,si svolgerà l’iniziativa “Molto più di un pacchetto regalo”, graziealla quale i clienti della libreria saranno aiutati a impacchettare al-legramente i propri doni. L’associazione cerca persone in gradodi aiutare e sostenere, attraverso la loro preziosa scelta di volon-tariato, l’impegno dell’Ong volto a combattere la fame e gli squilibritra Nord e Sud del pianeta. Dolce sarà il Natale di “Kambibi”, coo-perativa di persone, famiglie, associazioni e aziende che voglionoche il mondo sia governato da un agire economico rispettoso deidiritti degli individui e del pianeta che ci ospita. Con “A Natale re-

gala qualità” si intende dare alle feste un altro sapore, propo-nendo l’acquisto di prodotti del commercio equo e solidale edel biologico siciliano. Interessanti anche le iniziative collateraliche prevedono alle 18.30 di oggi, lunedì 10 dicembre, il “PastaMadre Day”, mentre allo stesso orario di sabato 15 un pomerig-gio di tutto gusto con il cioccolato artigianale. Gli incontri si svol-geranno da Ecò, in via Generale di Maria 11/H. La Bottega delMondo “Equamente”, di via Michele Amari 3, a Caltanissetta,dalle 10 del 14 alle 22 del 16 dicembre metterà a disposizioneuno spazio libero nel mercatino di Natale, in via di allestimentodavanti alla bottega, che si svolgerà dal 14 al 16 dicembre. Incambio, si richiede solo la collaborazione nella realizzazione diquesto evento. Per info: [email protected]. G.S.

10dicembre2012 asud’europa 35

La rivincita delle piccole biblioteche

Così volta pagina l'Italia che leggeCristiana Salvagni

"Sia per studiare i volumi che sono là, sia per svago. E nonsono l'unica: alla comunale di Testaccio non vedo piùsolo studenti, ma tanti adulti e anziani ". "Quando mi

sono accorto di spendere troppo in libri, ho cominciato a prenderliin prestito: almeno sette al mese, soprattutto di letteratura ameri-cana" dice Paolo Cammelli, 65 anni, dirigente in pensione di Rho,in provincia di Milano. "Frequento due bibliotecche: a Rho e aChiavenna, in provincia di Sondrio, dove vado in vacanza. Di re-cente ho notato tanta gente nuova, in maggioranza sotto i 35anni".Come loro hanno fatto tanti e così tante sono le biblioteche chevantano numeri da piccoli boom. Quelle di Palermo, lo scorso ot-tobre, hanno rilevato un aumento del 72 per cento di presenze ri-spetto all'anno precedente. A Vallio Terme, in provincia di Brescia,nel 2011 sono stati presi in prestito il 46 per cento dei libri in più ri-spetto al 2010, mentre una crescita del 30 per cento è stata osser-vata a Broni, in provincia di Pavia, e del 13 per cento a Milano.Dalla Lombardia alla Toscana, nelle biblioteche fiorentine ha fattoda volano l'apertura digitale 24 ore su 24: grazie anche al lanciodella Medialibrary, la biblioteca di ebook e riviste consultabile dacasa, per il 2012 si stima un rialzo del 38 per cento degli iscritti."L'investimento ha pagato" spiega Valeria De Lisa, funzionario delsistema documentario Sdiaf. "Con le varie attività culturali rivoltea bambini, donne incinte e anziani cerchiamo di intercettare unafascia di utenza insolita. Ma comunque, con le difficoltà economi-che diffuse, i servizi gratuiti sono ricercatissimi".Le sale di lettura comunali attirano i lettori atipici così come lo zoc-colo duro: "Stiamo conquistando quelli medi e forti che non pos-sono più spendere" dice Gianni Stefanini, direttore del Consorziosistema bibliotecario del Nordovest. "Mentre in Europa gli utentidelle biblioteche diminuiscono e in Italia il mercato del libro cala del3-4 per cento, noi qui svolgiamo una funzione di presidio fonda-mentale: perché se il lettore comincia a usare il tempo riservatoalla lettura per altro, è perso". Puntano sul ruolo sociale anche leBiblioteche civiche torinesi, che per il 2012 stimano un 3 per centodi prestiti in più: "Ma ci sono meno libri nuovi, perché i soldi sonopochi " si rammarica il direttore Paolo Messina. "Eppure i volti maivisti sono numerosi: stranieri che imparano le lingue, immigrati chevogliono integrarsi, genitori separati che nel fine settimana portanoi bambini da noi invece che andare al cinema o al centro commer-

ciale. E poi, al venerdì, le famiglie che chiedono i dvd per ve-derli a casa, senza dover aprire il borsellino".Chi osa, in generale, vince: "Al centro Multiplo di Cavriago, die-cimila abitanti in provincia di Reggio Emilia, da settembre 2011i nuovi iscritti sono aumentati del 325 per cento, i prestiti del75" racconta Stefano Parise, presidente Associazione italianabiblioteche. "Ma è un posto all'avanguardia, con spazi di acco-glienza e iniziative per l'aggiornamento culturale, che dà la pos-sibilità di stare con gli altri facendo o proponendo iniziative. Conpochi fondi, chiaramente, le biblioteche non possono ricoprirequesto ruolo".

(repubblica.it)

Cantieri di Natale, tante idee creative per un consumo responsabile

Otto giorni da vivere all’insegna della sostenibilità, per va-lorizzare i prodotti tradizionali, naturali e locali, scegliendocon maggiore consapevolezza e responsabilità quali siano

i doni migliori per questo prossimo Natale. E’ l’idea che muove “ICantieri di Natale”, idee per un consumo responsabile, che ani-meranno i Cantieri Culturali della Zisa da domenica 16 a domenica23 dicembre. Promossa dalla Cooperativa “AltriRitmi”, in collabo-razione con il Comitato “Fa’ la cosa giusta Sicilia” - che proprio aiCantieri ha recentemente organizzato la prima Fiera “Fa’ la cosagiusta! Sicilia” - , la manifestazione intende dare suggerimenti eorientare verso acquisti fuori dai soliti circuiti commerciali, dandovita a uno spirito nuovo che aiuti a restituire significato al rito na-talizio. Domenica 16 dicembre, per esempio, verrà inaugurato il

Museo d’Arte Contemporanea e rivedrà la luce la sala cinema-tografica De Seta, che resteranno aperti per tutto il periodo na-talizio. Nello Spazio Tre Navate, per esempio, si svolgerà lamostra-mercato che coinvolgerà aziende, produttori, associa-zioni, botteghe e cooperative sociali, con l’obiettivo principale dicostruire un Natale che sia l’occasione per recuperare il valoreautentico del tempo e delle cose. Intenso il programma cultu-rale che prevede momenti di approfondimento, incontri e pre-sentazione di libri, laboratori orientati per grandi e piccini,spettacoli serali musicali a km0, piatti della cucina tradizionalee menù biovegetariani. Per informazioni, si può scrivere all’e-mail [email protected], oppure chiamare il cell.342.5196069. G.S.

I quaderni dal carcere di Cuffaro

“Libertà di amare dentro le mura”Gian Antonio Stella

36 10dicembre2012 asud’europa

Il detenuto di Rebibbia matricola 87833, tutte le sere che Diomanda in terra, segna su un doppio foglio protocollo, con unpennarello, i giorni trascorsi e quelli che mancano sui 2130 che

deve scontare: «Ho cancellato la 376° giornata passata in carcere,me ne restano ancora 1754...».Ogni tanto, per mesi, nella cellache divide con altri tre carcerati, ha riempito dei quadernetti di me-morie. Spesso di notte, quando c'era finalmente un po' di silenziodopo ore di televisione e partite a carte e chiacchierate fiume.Sono diventati, quei quadernetti, un libro che esce domani mattinaedito da Guerini. Si intitola Il candore delle cornacchie. Dove ilcanto di una cornacchia («Ce ne sono tante qui a Rebibbia») chesi era posata sulla finestra della cella aprendo un breve e mutodialogo col prigioniero prima di volarsene via, rappresenta «ilsuono della libertà».Letta la firma dell'autore, Totò Cuffaro, c'è chisi aspetterà un libro di memorie, rancori, velate allusioni, paroledette e non dette. Non è così. Certo, l'ex governatore della Siciliainsiste sulla sua innocenza: «Nessuno ha potuto dire che ho ru-bato o che mi fossi sporcato le mani. Ed allora che trovano? Un fa-voreggiamento per aver dato notizie riservate ad un politico mioamico, che poi le avrebbe date ad un mafioso. Informazione cheavrebbe consentito al mafioso di scoprire la microspia che i Ros,per ordine del pm, avevano messo a casa sua, e quindi vanificarel'indagine. Non è servito tenere ed avere le mani pulite. È statopeggio. Si è trovato il modo per sporcarmi più gravemente». Macome dice ironico un detenuto nel film Le ali della libertà, «qui den-tro siamo tutti innocenti».Non è questo, il succo del libro di Cuffaro.Che non nomina mai Michele Ajello proprietario della clinica SantaTeresa di Bagheria e mai se non di striscio gli altri protagonistidella sue vicende, politica e processuale. Chi vuole vederlo solocome un uomo di potere messo in galera per i suoi rapporti con fi-guri impresentabili, sia chiaro, può trovare nel libro spunti di diffi-denza anche nei suoi silenzi su questo o quel tema. Può dire: bengli sta, e passar oltre. Così come chi ha sempre evidenziato lecontraddizioni tra la sua spregiudicatezza politica e la sua devo-zione mariana da «lupetto» di parrocchia anni Cinquanta, può sor-ridere annotando che Totò nomina, prega, supplica in tutto 57 voltela Madonna, otto la Madre Celeste e poi la Beata Vergine e viacosì per non dire delle invocazioni al buon Gesù e del bagagliocarcerario comprendente i santini di Don Bosco e padre Pio, dellaMadonna di Lourdes e di quella di Medjugorje.Chi voglia andareoltre, nel rispetto dovuto a chi è andato in galera senza strillare in-sulti contro i giudici ma accettando la sentenza con una dignità ri-conosciutagli anche dagli avversari, può trovare nel raccontodell'ex governatore molto di più. L'umiliazione delle manette cosìinutili per chi si era consegnato docilmente. L'assurdità del seque-stro all'ingresso a Rebibbia di un plaid che gli aveva messo inborsa sua moglie Giacoma. L'ispezione corporale subita, tuttonudo, in una stanza gelida. L'incubo del «regolamento»: questono, questo no ..Colpiscono i dettagli. «Mi lavo le mani almeno ventivolte al giorno». «Continuo a chiamare al telefono mio padre e miamadre, sempre solo due volte al mese, sempre per soli cinque mi-nuti per volta». «Una donna mi sta scrivendo una cartolina ognigiorno. La prima l'ho ricevuta qualche giorno dopo che sono en-trato in carcere, mi scriveva: Ti terrò compagnia ogni giorno con unpensiero, ti accompagnerò per tutti i giorni che starai in carcere. Miscrive e ricevo le sue cartoline da tutte le parti del mondo, ognunareca con sé un pensiero sempre bellissimo, ne ho già collezionati314, le sto conservando tutte. Non so chi sia, so soltanto il suo

nome, Antonella»..Certo, un detenuto proprio come tutti gli altrinon è: «Oltre cento parlamentari sono venuti a farmi visita, de-putati, senatori, parlamentari europei. Tanti prelati, ecclesiasti,semplici sacerdoti, monaci, suore, vescovi, qualche cardinale».Tra gli altri Casini, Follini, Alfano... E su tutti, Marco Pannella,«un portento della natura, un uomo inesauribile e di una uma-nità prorompente» che con una generosità gratuita si presentòla notte del 31 dicembre per cenare con gli agenti e fare sentirei detenuti, compreso lui, un po' meno soli.La parte più interes-sante, forse, è proprio quella dedicata agli altri carcerati. ComeCiccio, un ergastolano, «detenuto modello, buono, educato, di-sponibile, rispettoso di tutti, volenteroso; in tutti questi anni dicarcere già fatti, oltre a lavorare ha anche studiato, si è diplo-mato ed adesso è al terzo anno di università, Giurisprudenza;anche io sono iscritto in Legge e quindi siamo due volte colle-ghi, di carcere e di università». E poi Halid, un rom musulmanoche non può vedere la moglie perché non ha il permesso disoggiorno e che gli ha chiesto, per amicizia, di fare insieme ilRamadan. E Santino, il compagno di cella che il primo giornogli preparò la branda per fargli sapere che era il benvenuto. ELamin, figlio di un capotribù dei Kunda destinato lui stesso a di-ventare capotribù se in carcere non si fosse malato di tristezza:«È scheletrico, ha dolore in tutto il corpo, mangia pochissimo,vomita sempre, non riesce a dormire...»Sì, sono storie che ognidetenuto potrebbe raccontare. Non solo l'uomo che a lungo èstato il padrone della Sicilia. Vale la pena però di sbarazzarsi diqualche pregiudizio di troppo per leggere almeno la storia diGigino che una mattina fu trovato impiccato nella sua cella. Duecelle distante da quella di Totò. Aveva 65 anni, doveva farne 14per omicidio preterintenzionale e nessuno si ricordava più dilui: «Non faceva colloqui da 7 anni, non lavorava, non stavamolto bene. Piccolo, magro, non parlava volentieri, passeg-giava sempre solo. A me che lo salutavo e lo trattavo sempremolto gentilmente aveva dato una grande prova di apertura difiducia, mi aveva espresso un desiderio, lui che non chiedevaniente a nessuno, mangiava solo il vitto del carcere, mi avevachiesto se potevo fargli gustare lo sfincione, tipica pizza in tegliasiciliana. È stato contento Gigino quando gli ho dato lo sfincioneche avevo fatto portare per lui, lo ha diviso con i suoi compagnidi cella, e mentre lo mangiava è stata la prima e l'unica voltache l'ho visto sorridere». (corriere.it)

Il Circuito di Bacco torna in Sicilia

Due giorni di emozioni eno-culturali

Due giorni di intense emozioni, per riflettere su cosa si staoffrendo oggi al turista che cerca sempre più un’offerta diqualità, soprattutto quando si parla di enoturismo abbinato

alla possibilità di scoprire l’arte, la cucina e le bellezze naturalidella nostra Isola, andando concretamente alla scoperta delmondo del vino. E’ quanto ha proposto il Circuito di Bacco, conclu-dendo in tal modo la quarta edizione di un festival itinerante nellecantine siciliane, promosso in collaborazione con l’Assessoratoregionale del Turismo e l’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia.“Quando si parla di turismo del vino - afferma l’avvocato FilippoNasca, dirigente del Servizio turistico regionale di Palermo del-l’Assessorato regionale al Turismo - ci si riferisce a un tema affa-scinante di cui trattare perché il vino fa parte della storia millenariadella nostra regione. C’è, poi, una serie di forze in campo che vo-gliono essere e stare in quella che è una competizione economicaimportante in campo nazionale e internazionale. Questo é ancheil senso del Circuito di Bacco, che in questi anni ha rappresentatoper la nostra regione una tappa importante di un settore in grandecrescita. L’IRVOS, poi, da tempo sta portando avanti un’attivitàmeritoria, contribuendo a rendere il turismo parte fondamentale diquel circuito territoriale che guarda sempre di più alle sue eccel-lenze”.Eccellenze, di cui si può senza dubbio vantare il Circuito di Bacco,che quest’anno ha riconfermato il successo di un festival capacedi proporre una serie di eventi che raccontino i luoghi, la tradizionegastronomica e del grande vino, patrimonio inestimabile messag-gero di sicilianità nel mondo. Un percorso che, attraverso la cu-cina, il teatro, la musica e la danza, ha animato per buona partedell’estate 22 tra le più belle e significative cantine di Sicilia (4erano quelle della prima edizione, 9 della seconda, 19 della terza),ospitando anche produzioni teatrali veramente uniche, il cui temaè stato, appunto, il vino e il cibo: Paride Benassai con “Sale, Pepee un po’ di Aceto per un Cunto Culinario”, esercizi teatrali per unpranzo ben servito: atto unico brillante dello stesso artista, inscena con il musicista Marcello Mandreucci e la Palermitana Sce-nica (laboratorio permanente di giovani attori palermitani, creatonel 2010 da Benassai); Marcello Mandreucci con “Davanti a unFiasco di Vin”, straordinaria produzione musicale che si avvale delcontributo di artisti eccezionali quali Rita Collura con il suo sax,Valeria Milazzo e Marcella Nigro (le voci), lo stesso Mandreuccinelle vesti di “Bacco”, Rosario Vella nei panni di “Alceo”.“Questa due giorni - spiega Orlando Biglieri, il sempre energico efrizzante direttore artistico della manifestazione - costituiscel’evento finale della quarta edizione, come negli altri anni capacedi parlare di turismo del vino in maniera del tutto diversa dal solito,rivolta a chi conosce e ama il vino, il cibo, il gusto, l’arte e la mu-sica, trovando e proponendo nel contempo nuovi e inediti palco-scenici. Abbiamo cominciato 4 anni fa in sordina, oggicollaboriamo con 22 cantine siciliane, tra l’altro con un pubblico dieccellenza ormai pronto a seguirci a occhi chiusi. In circa 2 mesi,dal 29 giugno al 15 agosto scorsi, abbiamo stappato 1.500 botti-glie, dando modo alle cantine di farsi conoscere attraverso le loro

prestigiose etichette, ma anche per i più tradizionale piatti dellatradizione gastronomica locale”.Importante la tavola rotonda che ha aperto l’ultima tappa delCircuito di Bacco, dando modo agli addetti ai lavori di fare ilpunto sullo stato delle cose.“Iniziative del genere - aggiunge il commissario dell’IRVOS,Marcello Caruso, - fanno comprendere che ci può essere cre-scita del territorio solo se tutti i suoi attori lavorano all’unisono.Non si può, infatti, pensare allo sviluppo senza turismo e agri-coltura. Oggi abbiamo cambiato pelle nel modo di intenderel’enoturismo perché l’enoturista è un viaggiatore guidato daun’emozione, che nel vino cerca i suoi valori immateriali.Quando, infatti, gli si chiede cosa evochi in lui la Sicilia, ti ri-sponderà in prima battuta “ il vino”.E che l’enoturista tipo oggi scelga le sue vacanze attraverso laRete, ce lo dice proprio il Circuito di Bacco grazie a un’indaginecondotta nelle cantine inserite nel calendario 2012 della mani-festazione. Scopriamo, così, che si tratta di un italiano, di etàcompresa tra i 30 e i 50 anni (7 su 10 sono under 50) e inter-nauta. Ama, infatti, pianificare le proprie vacanze sul web, viag-gia in coppia o con amici, e cerca sempre un’offerta integrata,che al vino possa abbinare l’arte, la natura, il benessere e lacordialità. Visita, inoltre, le cantine tutto l’anno, quindi non solodurante il periodo estivo, spendendovi fino a 100 euro.Una manifestazione, Il Circuito di Bacco, non ci sono dubbi, cheha puntato - peraltro riuscendoci pienamente - a rafforzare il tu-rismo enogastronomico, coniugato con arte e offerta turistica,culturale e ambientale, puntando sempre e comunque alla va-lorizzazione del territorio e dei suoi prodotti. Nel perseguire que-sti obiettivi, va ribadito, un ruolo fondamentale rivestono egiocano le cantine che, avendo sin da subito compreso il sensodi questo percorso, hanno messo a disposizione le propriestrutture, stappando le loro eccellenze di vini e abbinandole allatradizione gastronomica locale. Una sinergia non così comune,che ha già dato ottimi risultati, promettendo ancora tanti tra-guardi da raggiungere e tagliare insieme con successo.

10dicembre2012 asud’europa 37

Bar Libreria Garibaldi, tra libri, vino e musica

Ogni mese alla scoperta di un nuovo mito

ÈVladimir Majakovskij a inaugurare l’interessante iniziativadel “Bar Libreria Garibaldi”, realtà imprenditoriale nel cuoredel centro storico di Palermo, volta a solleticare curiosità,

dando l’occasione di conoscere più a fondo persone del passatoe del presente a cui dobbiamo qualcosa: un’idea, un sogno,un’emozione. A partire da dicembre, ogni mese del 2013 sarà de-dicato a un personaggio, declinandolo nei più diversi modi: dedi-candogli un cocktail, etichettando una bottiglia di vino, proiettandovideo, film, immagini, organizzando reading, mostre, anche unconcerto. Il calendario, il cui obiettivo é dare nuovo smalto ad au-tori non sempre conosciuti, si snoderà a gennaio con Gian MariaVolonté, proseguendo nei mesi successivi con Frida Kahlo, Leo-nardo Sciascia, Karl Marx, Pier Paolo Pasolini, Diego ArmandoMaradona, i Sex Pistols, Rosa Luxemburg, Totò, sino a GeorgeOrwell e Franco Franchi.“Si svolge tutto in maniera molto semplice - spiega Davide Ficarra,uno dei soci della Libreria Bar Garibaldi - presentando un’etichettadi vino, un Syrah della Cantina Fatascià, dedicato al personaggiodi turno nel mese. A dicembre, proponiamo anche un cocktail chesi chiama Majakovskij, Gianni Gebbia gli dedicherà un concerto,così pure il Collettivo Stasi. Abbiamo organizzato un campionatodi scacchi che porta il suo nome, e stiamo lavorando a una piccolabiografia che daremo a chi parteciperà ai nostri eventi. Vogliamo

incuriosire, chi verrà in libreria, con spunti di vario genere ri-guardanti la vita di persone - autori, registi, calciatori, politici,poeti - che, in un modo o nell’altro, ci hanno lasciato qualcosa.Così, magari, dopo 3 anni, avranno potuto conoscere 36 perso-naggi diversi, spaziando in ambiti del tutto differenti. Un modo,crediamo, diverso dal solito per fare entrare più facilmente incontatto le persone con la cultura”.Le iniziative del Bar Libreria Garibaldi, però, non si fermano quiperché, per esempio, chi per tutto il mese arriverà in biciclettaal bar avrà il 20% di sconto sulle bevande che hanno un costosuperiore ai 4 euro. Per quanto riguarda il cartellone musicale,alle 19 di venerdì 14 dicembre, proprio nei locali della libreria,in via Paternostro 46, Giovanni Sollima presenterà il suo ultimoCd, dal titolo “Caravaggio”: lavoro commissionatogli dal BallettoTeatro di Torino, che parte dagli essenziali frammenti musicalifiamminghi riprodotti in alcuni dipinti del famoso pittore mila-nese per commentare in musica la coreografia di Matteo Le-vaggi, ispirata alle sue opere e alla sua violenta e contrastataesistenza.Agli aspetti più ludici del programma, invece, pensa l’associa-zione “ZYZ Laboratorio culturale” stimolando nei bambini la cu-riosità nei confronti di una disciplina, come l’archeologia, cheparla attraverso le tracce materiali delle civiltà antiche. Le atti-vità creative proposte hanno come scopo quello di coinvolgereattivamente i più piccoli, sviluppando la loro fantasia e incorag-giandoli nella conoscenza della storia dei popoli del passato. Ilaboratori didattici, poi, puntano all’uso esclusivo di “materialidi scarto”, le cosiddette “materie seconde”, sensibilizzando intal modo ai temi del riuso, del riciclo e del rispetto per l’am-biente. La mattina di domenica 23 dicembre sarà dedicata aiSaturnali, ciclo di festività della religione romana, che si svolge-vano proprio dal 17 al 23 di questo mese, dando vita a un labo-ratorio che prevede la partecipazione di bambini di etàcompresa tra i 5 e i 10 anni. Insomma, non c’è che dire, un pro-gramma rivolto a un pubblico di tutte le età, al quale si cerca diandare incontro rispondendo a quante più esigenze possibili,anche per fronteggiare la crisi di un settore, quello dell’editoria,che non risparmia soprattutto le piccole realtà indipendenti. Perinformazioni sul ricco programma, si può visitare la pagina delprofilo su Facebook.

G.S.

38 10dicembre2012 asud’europa

A Natale regala un corso di compostaggio rifiuti

Un regalo di Natale diverso dal solito? Sicuramente un

corso che abbia l’intento di insegnare praticamente come

fare il compostaggio domestico in balcone. “A Natale non

regalare rifiuti. Nel 2013 Compostiamoci Bene!” è il titolo del ciclo

di lezioni che si svolgeranno dal 14 al 19 gennaio, in un orario che

andrà dalle 18 alle 21, nella sede dello “Studio SOA”, Spazio Oltre

l’Architettura, in via Redentore 33, viale XX settembre 50, a Cata-

nia. “L’idea è nata partendo dalla considerazione che l’umido rap-

presenta il 40% dei nostri rifiuti - spiega il chimico, Danilo

Pulvirenti, che terrà le lezioni - e, se mandato in discarica, crea

problemi ambientali gravissimi. Al contrario, da un corretto tratta-

mento di questi scarti da cucina é possibile ottenere un ottimo

terriccio fertile, sul quale, per esempio, è possibile fare un orto

in balcone.

Basta un po’ di buona volontà e qualche accorgimento”. Il corso

avrà il costo di 20 euro a persona, e chi deciderà di prendervi

parte o di regalarlo prima del 25 dicembre riceverà un coupon

da mettere sotto l’albero di Natale. Per iscriversi, ci si può ri-

volgersi allo stesso Studio SOA, chiamando il tel. 095.2180223,

o tramite il relativo profilo di Facebook.

G.S.

Storia di un Re che imparò a parlareAngelo Pizzuto

Forse non tutti sanno che, prima di affermarsi in versione ci-nematografica, “Il discorso del re” di David Seidler (che delfilm firmò la sceneggiatura) fu un testo teatrale di notevole

successo, replicato per diverse stagioni nei palcoscenici delRegno Unito e degli States. Ricordiamone la ‘regale’ (umanissima)vicenda , ambientata in una Londra a cavallo tra gli anni venti etrenta, e concentrata sulle private frustrazioni del principe Albert,secondogenito di Giorgio V, che salì al trono con il nome di GiorgioVI, avendo il fratello abdicato per sposare l’’americana’ (pluridivor-ziata) Wallie Simpson. Albert - annota Seidler-“ portava con sé unfardello di costrizioni infantili e un'insicurezza espressa dall’evi-dente balbuzie”. Ragion per cui venne visitato (per insistenza dellamoglie, pervicace ed innamorata) da diversi specialisti, sino ad in-contrare il logopedista australiano Lionel Logue, che ne operò(spericolatamente) la guarigione. Ex attore testardo, scrupoloso edai ‘metodi eccentrici’, Logue insegnò al Duca di York come supe-rare non tanto la balbuzie, ma il più profondo incubo di rivolgersiagli atri per mezzo di una favella fermatasi ad età puberale.

****Di qui una commedia umana che parla di ‘sovranità’ a misura diumane frustrazioni e di ‘gap’ invalidanti, senza dare l’impressionedi osservare entrambi dal buco della serratura (per deriderle allamaniera del magistrale Jonesco), bensì in solido equilibrio fra tonidrammatici e vaghe leggerezze ‘del secolo breve’ . In cui LucaBarbareschi -a volte detestabile per il suo strafare in scena o fuori- nuota a stile libero e sceglie per sé il ruolo del logopedista ancoraanelante ruoli elisabettiani, ma prosaicamente sospinto dalle esi-genze del sopravvivere, a capo di una famiglia di numerosa prole.“Però un attore, se non altro, sa come si governino diaframma erespiro, e quindi l'emissione delle parole”- dirà Lionel orgoglioso,man mano che darà i suoi esiti. Come dargli torto? Tanto più chealla guarigione del sovrano si arriverà dopo una sfilza di rapportiburrascosi (vera architrave della rappresentazione) contrappostialla sicurezza degli strumenti con cui un re\attore ‘deve’ arrivare aparlare- e se occorre anche declamare in storici interventi allaradio. L’arte della commedia, dello spettacolo, del favellare sono,al dunque, utili al potere? Ogni supposizione, e premonizione, è le-cita. Avallata dalla presenza scenica di Filippo Dini, nel ruolo di Al-bert in ambasce, che non solo è bravo e misurato, ma capace ditener testa all’ (impulsivo) ‘istrionismo marpione’ di un Barbareschi

qui ritrovato in una scabra occasione di self control e ‘largo spa-zio’ ai comprimari.Apprezzato per talento e intensità in vari spettacoli di Giam-paolo Rappa e di Giorgio Barberio Corsetti, il giovane Dini è, inquesto caso, oggettivamente alle prese con un ruolo complessoe sinuoso (non è facile rendere ‘naturale’ il difetto labiale che siarrampica, per forza di volontà, in arte oratoria). E se pure il co-pione non va oltre un sapiente costrutto di alto artigianato (alservizio degli interpreti), non si può non rilevare la sua sincera‘vis’ democratica, antidispotica (il nazismo minaccia la corona),incline al bozzetto di persone ed ambienti senza indugiare inpettegolezzo o affronto. Il tutto servito in salsa ‘finto-inglese’(per evitare scimmiottature o dagherrotipi), in una sorta di am-bientazione frugale ed evocativa, animata dal rullare di grandibussolotti che annunciano (come nelle estrazioni) quel certogioco della vita in cui nessuno ha –per intero- ciò cui più ambi-sce. E per cui ha vanamente faticato.

*****Il discorso del re di David Seidlercon Filippo Dini, Luca Barbareschi, Astrid Meloni, ChiaraClaudi, Roberto Mantovani, Mauro Santopietro, Ruggero Cara,Giancarlo Previati- scene di Massimiliano Nocente -costumi diAndrea Viotti - luci di Jurai Saleri – musiche di Marco Zurzolo –regia di Luca Barbareschi. Roma, Teatro Quirino

10dicembre2012 asud’europa 39

Unicredit, corso formativo rivolto agli immigrati

“Autoimprenditorialità e competenze bancarie di base.

Come orientarsi per avviare una propria attività” è il

tema degli incontri che si svolgeranno dalle 15 alle 18

di martedì 11 e mercoledì 12 dicembre nella sala riunioni della

sede regionale di Confartigianato Imprese Sicilia, in via Emerico

Amari 11.

Il breve percorso formativo è rivolto a immigrati, persone svantag-

giate e coloro che lavorano in collaborazione con questi soggetti,

volendo fornire loro le informazioni di base sulle tematiche relative

al sostegno finanziario all’attività. Intende aiutare anche i mediatori

culturali e gli educatori al lavoro a comprendere il sistema crediti-

zio italiano, acquisendo conoscenze di base sui prodotti, i ser-

vizi bancari e finanziari, ma anche su tutte le indicazioni prati-

che in merito alle normative correnti, le prassi autorizzative

necessarie e gli uffici preposti.

Chi é interessato a partecipare, si può iscrivere tramite il boo-

king online, cliccando il link sul portale di Unicredit:

h t t p s : / /www.un i c r ed i t . i t / i t / c h i s i amo /un i c r ed i t - i n -

italia/sostenibilita-del-business-in-italia/educazione-bancaria-

finanziaria/i-corsi-gratuiti-per-te.html.

G.S.

Gli irresistibili cialtroni di Gaetano Cappelli

Quando i personaggi valgono più delle storieSalvatore Lo Iacono

40 10dicembre2012 asud’europa

Quando i personaggi valgono più delle storie o, meglio, sonole storie. Con Gaetano Cappelli, romanziere di lunghissimocorso e bibliografia sterminata, funziona sempre così. L’au-

tore lucano, gioiello dell’editore Marsilio, sa come rastrellare l’uma-nità più varia, rendere vive gallerie di figure eccentriche, più veredel vero, con il gusto estremo del racconto e l’urgenza di un’affa-bulazione narrativa che ha pochi eguali in Italia. Lo spasso è ga-rantito con il suo libro più recente, le pagine si sfoglianovelocemente e con entusiasmo, ma dietro il sorriso c’è un’analisidel Belpaese, con poche virtù e tantissimi vizi.Smaccata è la smitizzazione di una certa vi-sione degli anni di piombo e della contestazionestudentesca, come la presa in giro di certo sot-tobosco letterario e delle avanguardie, di modeculturali e successi effimeri, tra gocce di politica-mente scorrette e scenette scollacciate. Dimezzo c’è anche una riflessione sull’arte delnarrare, con un’idea che sembra la stella polaredell’autore e si trova a poco meno di un quartodella vicenda: «Le leggevo e rileggevo non per-ché, intendiamoci, fossero scritte così bene, maper il senso della suspense e del dramma chespontaneamente esprimevano, piene e co-m’erano di trame, tradimenti e inganni; in unaparola, in quel grumo di sensualità mista a per-fidia c’era tutto quello che doveva esserci in unagrande-storia-media…».L’ultimo libro di Cappelli – classe 1954, unquarto di secolo di carriera – ha un titolo stermi-nato, “Romanzo irresistibile della mia vita veraraccontata fin quasi negli ultimi e più straordinari sviluppi” (239 pa-gine, 16 euro), ed è pubblicato ancora da Marsilio. Dire che è ai li-velli dei migliori romanzi di Cappelli significherebbe fargli un torto,un libro come “Parenti lontani” – la prima edizione dodici anni fa fupubblicata da Mondadori – nella sua produzione, è ancora insupe-rato (nell’ultimo romanzo c’è una breve apparizione di Carlino diLontrone, mattatore di “Parenti lontani”). È intatta, però, la sua mi-scela di ritmo, verve linguistica, trovate originali. Niente toni dapiagnoni, niente crisi esistenziali, tanta leggerezza, serve anchequella. Non a caso l’ultimo libro è uno dei titoli della nuova collanadi Marsilio («La Commedia»), che forse ha più riferimenti nel ci-

nema italiano degli anni Sessanta che nella narrativa nostrana.Ancor prima di Giulio Galasso, il protagonista di “Romanzo ir-resistibile…”, ci sono “tipi” italiani – letterati falliti, studenti, mu-sicisti, sorelle baffute, zie all’origine di iniziazioni sessuali,anche solo immaginate – che Cappelli racconta con sagacia esarcasmo. Su tutti spicca lo zio Sgiascì, un meraviglioso cial-trone alla conte Max, un carabiniere meridionale seduttore evanaglorioso, maestro di vita sui generis, ucciso per un equi-voco. Galasso, invece, è uno scrittore disposto a tutto (proprio

a tutto, esemplare è l’episodio in cui tradisce lamoglie con una critica che può introdurlo nellacerchia dei papabili al Nobel, e non certo per iltradimento in sé, ma per una carota…), ecces-sivo, patetico e privo di scrupoli, capace di scio-gliersi nel corso della propria vita solo davantiagli occhi di Elena Bulbo d’Ambra. È per lei, ap-pena intravista da giovane e con cui ha scam-biato poche parole, che ha deciso di diventarescrittore, una sorta di Fitzgerald in scala deci-samente minore. Cappelli lo tratteggia nei varipassaggi della sua vita, ragazzino alle presecon l’autoerotismo e con vaghe esperienze sen-timentali nelle vacanze balneari con mastodon-tica famiglia meridionale al seguito, maestro dipianoforte e pianista di scarso talento in un hoteldi Ravello, studente universitario a Roma im-merso nella scena letteraria underground dellacapitale, sposo di una miliardaria musicista NewAge in Germania (a cui anni prima Galasso hacercato di rifilare un Wagner apocrifo…), do-

cente di una scalcinata scuola di scrittura creativa e, infine,ricco pseudo-dandy dopo aver scritto un romanzo e, dietro pro-fumatissimo compenso, averlo ceduto a chi gliel’ha commissio-nato, un personaggio tutt’altro che raccomandabile. L’unicopunto fermo della sua vita è l’amore lungo una vita per unadonna inarrivabile, Elena, che ritrova trentacinque anni dopo laprima volta, sposata a un chirurgo estetico. Lei gli ha sconquas-sato la vita da quando, giovanissima, la vide scendere da un jetarrivato da oltreoceano. E ha ancora un debole per gli scrittori,ma non per lui. Solo che il destino, un malavitoso e un epilogotragicomico ci mettono lo zampino.

Una favola di buoni sentimenti, la strenna natalizia di Mazzucco

Una vacanza dalle robuste architetture dei suoi romanzi piùnoti, una “strenna” natalizia che schiaccia l’occhio dalle ve-trine delle librerie, ma che nulla aggiunge e nulla toglie al-

l’opera di Melania Gaia Mazzucco, autrice, tra i suoi titoli, di “Vita”,con cui ha vinto il premio Strega, e del recente “Limbo”, con cui hainiziato a scrivere per Einaudi.È ancora la casa editrice torinese a pubblicare “Il bassotto e la re-gina” (101 pagine, 10 euro, con illustrazioni di Alessandro Sanna),una storia d’amore, raccontata da un pappagallo ramingo, che hale sembianze di una favola e può essere letta da ragazzi, come daadulti. Nulla di più lontano, comunque, dalla guerra che ha allespalle Manuela Paris, la protagonista di “Limbo”. I personaggi prin-cipali de “Il bassotto e la regina” sono alcuni animali, come nei ca-

polavori della Disney, e i buoni sentimenti. La notte di Natale unbassotto, Platone – lasciato al portiere da Yuri, uno studenteche scappa per seguire Ada, un’immigrata irregolare – scovanella cantina del condominio molti animali di contrabbando,esotici e non. C’è anche una levriera afghana, Regina, e perPlatone scocca subito la… scintilla. Questo l’antefatto, il restoè da leggere, con cani parlanti, rapidi colpi di scena, un cattivoconsiglio della scimmia Shiva («Se vuoi fare strada, nella vita,devi dare agli uomini quello che si aspettano»), che Reginamette in pratica, e un finale riuscito. Un “aperitivo” natalizio, inattesa che Mazzucco torni a costruzioni più ambiziose e storiepiù memorabili.

S.L.I.

L’“Amour” senza età di Michael Haneke

Èdalla fine, intesa come termine di un’esistenza, che prendeavvio Amour (2012), ultimo capolavoro del regista austriacoMichael Haneke.

Siamo scossi da un tonfo improvviso che squarcia il silenzio nelquale avanzano i titoli di testa. Una squadra di poliziotti e vigili delfuoco irrompono nella camera da letto (mortuaria) di un apparta-mento parigino. Sul letto è deposto il corpo di una donna. Unistante dopo siamo catapultati a teatro. Lo spettatore si trova din-nanzi il proprio doppio: la specularità straniante di una platea inattesa dell’inizio di uno spettacolo che non vedremo mai. Siamo,indirettamente, pregati a prendere posto, spegnere i telefoni cel-lulari e assistere silenziosamente alla performance. Quella appenaaccennata è l’unica scena girata al di fuori dell’appartamento incui si svolge l’intero film. Protagonisti della storia sono Anne (Em-manuelle Riva) e Georges (Jean-Luis Trintignant), una coppia dipianisti ormai in pensione. Fra i due è tangibile un’intesa e unacomplicità che ha radici profonde. Il film non nasconde grossi mi-steri, Haneke avverte sin da principio il pubblico: ciò a cui sta as-sistendo non è il racconto di un idillio, ma la vita vera.Seduti attorno al tavolo, troviamo i coniugi a chiacchierare mentrefanno colazione, improvvisamente Anne risulta assente, non ri-

sponde ai ripetuti stimoli del marito. Georges si alza per inumi-dire un tovagliolo, apre il rubinetto e il fastidioso scorrere del-l’acqua riempirà il vuoto dell’assenza di Anne. La donna è statacolpita da un ictus, sottoposta d’urgenza ad un intervento malriuscito, farà ritorno a casa con la parte destra del corpo total-mente paralizzata. La condizione di Anne è destinata a dege-nerare di giorno in giorno e Georges assisterà la propriacompagna lungo il doloroso cammino della malattia che con-duce inesorabilmente alla dissoluzione.Per raccontare questa storia di malattia, di amore e di morte,Michael Haneke si serve di inquadrature statiche, frequentipiani sequenza, che donano al film un ritmo lento, pacatamentepunteggiato da una colonna sonora tanto essenziale quantopotente che passa in rassegna autori come Schubert, Beetho-ven e Bach. Il più delle volte, è il silenzio a scandire il passaredel tempo e ad accompagnare lo svolgersi delle azioni.Se inizialmente alcune visite interrompono l’isolamento dellacoppia, con l’aggravarsi di Anne Georges si chiuderà semprepiù, eludendo anche le telefonate e le visite della figlia Eva (Isa-belle Huppert). Alla lotta iniziale di Anne contro un male checerca di prendere il sopravvento costringendola sulla sedia arotelle, seguirà un periodo di recessione, dovuto all’aggravarsidella malattia, che la costringerà sempre a letto, assistita neipiù intimi bisogni fisiologici. I ricordi di un passato felice sonocustoditi tra le pagine di un album di famiglia che fanno deside-rare adAnne di poter portare indietro il tempo e rivivere tutto dacapo, ma è troppo tardi ormai.Esemplari le interpretazioni dei due protagonisti, ai quali nonsmettiamo di credere nemmeno per un istante. Eloquenti glisguardi della Riva, sopraffatta dalla condizione di immobilitàche le compromette anche l’uso del linguaggio, ancora viva inun corpo inerme che le fa da prigione e la spoglia sempre piùdella sua dignità. Rifiuta il cibo, l’acqua e supplica, senza direuna parola, il suo compagno di una vita a lasciarla andare.Non stupisce cheAmour abbia ricevuto la Palma d’oro alla ses-santacinquesima edizione del Festival di Cannes. Si tratta diun film che lacera le coscienze, avvolge lo spettatore e lostringe nella presa delle emozioni. Quasi a soffocarlo, per poi,però, lasciarlo andare.

10dicembre2012 asud’europa 41

Maria Elisa Milo

Palermo festeggia l’anniversario della Dichirazione Universale dei diritti dell’uomo

Palermo celebrerà con una “Maratona dei diritti” il 63° anni-versario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,tappa importante per tutta la comunità internazionale, re-

datta il 10 dicembre 1948 dalle Nazioni Unite. Numerose le inizia-tive in programma, organizzate dalla “Human Rights YouthOrganization” in collaborazione con altre realtà associative paler-mitane, tra cui 3Febbraio, Agedo, Aiasec, AltrAScuolA, ApritiCuore, C.E.I.P.E.S., C.S.F., Giovani Tamil, Idea Rom Palermo, Ma-laussene, M.I.R., Palermo Vegetariana e UNIcobas. Lo scopodegli eventi in programma è quello di sensibilizzare il contesto pa-lermitano, coinvolgendo un target di cittadini molto vasto: bambini,giovani, famiglie. La giornata odierna è stata inaugurata all’HotelPrincipe di Villafranca dal “Forum Internazionale Human Rights

Defender”, promosso da Amnesty Sicilia. “Diritti Umani a Pa-lermo e nel Mondo” è, invece, il tema della tavola rotonda chesi svolgerà dalle 17 alle 19 nella sede di Addiopizzo, in via Lin-coln, 131.Interverrà il Gruppo “Aleimar Onlus”, che illustrerà le sue inizia-tive e i progetti a favore dei diritti umani e della legalità. Sarannoanche presenti i dialogatori dell’UNHCR per parlare della cam-pagna di raccolta di fondi, dal titolo “Angelo dei Rifugiati”. Con-cluderà l’intensa giornata di iniziative, alle 19.30 a piazzaRivoluzione, “Un Serpente di Diritti - Effetto Domino Flash Mob”,seguito, alle 22, al Pub SHJVA, in via Lattarini 10, dalla “Fieradelle associazioni e Pictionary dei diritti”.

G.S.

Emigrazioni,

leggende e proibizionismo

Itaker (2012) di Toni Trupia - Elemento spiccatamente caratte-

rizzante della storia italiana contemporanea, il problema del-

l’emigrazione-immigrazione, dell’espatrio legale o clandestino

e ancora più genericamente della semplice esistenza fisica (o evo-

cata) dell’emigrato-immigrato, non è una delle tematiche più appa-

riscenti della produzione cinematografica nazionale, per quanto

tutt’altro che assente (e con valenze non univoche) la figura del-

l’emigrante riaffiora “carsicamente” a ricordarci un passato pros-

simo di miseria che ha costretto milioni di nostri connazionali a

lasciare - obtorto collo - città e paesi d’origine. A riesumare il pas-

sato d’un’Italia da serie B , ci ha pensato stavolta Toni Trupia - non

a caso regista siciliano, vale a dire una delle aree geografiche

anche oggi più martoriate dal fenomeno migratorio - che con “Ita-

ker” (2012, termine dispregiativo con cui i tedeschi indicavano

gl’italiani immigrati in suolo alemanno) disegna un puzzle di storie

parallele, aggiungendo all’amaro tema dell’emigrazione, quello

dell’abbandono d’un bimbo da parte del padre, la difficile integra-

zione in terra straniera, il tentativo delinquenziale del facile arric-

chimento, la ricerca degli affetti perduti (o mai avuti), la malavitosa

rete dei magliari italiani all’estero… e via discorrendo. Un puzzle

sovrabbondante (qua e la costellato d’incongruenze) ed altrettanto

eccessivamente aggravato da riemergenti stereotipi socio-culturali

sulle (spesso presunte) caratterialità dei meridionali (gelosia, esu-

beranza sessuale, devianza sociale…) che nulla aggiunge al già

trito refrain con cui il cinema nazionale ha bollato genti e martoriate

aree del sud Italia ed ancor meno al disperato, straziante, tentativo

del piccino abbandonato di costruire una seppur precaria famiglia.

Resta il merito della rievocazione, spesso obliata di fronte all’im-

ponente fenomeno dell’immigrazione dei diseredati provenienti dai

paesi più poveri della terra, ignobilmentemente accompagnata da

rigurgiti fascistoidi e razzisti nelle aree più ricche e meno tolleranti

del paese.

Interpreti: Francesco Scianna, Monica Birladeanu, Michele Pla-

cido, Tiziano Talarico.

Le 5 leggende (2012) di Peter Ramsey e William Joyce - Ec-

colo dunque finalmente nelle sale il film natalizio della Dream-

works che mette insieme una pattuglia di personaggi nati dal

bisogno di dar vita ai sogni - Babbo Natale, Sandman, la Fata

del dentino, il Coniglietto di Pasqua, l’Uomo della Luna, cui si

aggiunge l’invisibile (agli esseri umani s’intende) Jack Frost.

Tutti insieme per sconfiggere l’Uomo Nero, ovvero la paura. Ed

alla fine saranno proprio loro, i piccini ancora non domi dalla

razionalità disumanizzante, a ricacciare per sempre nel nulla

la tenebrosa minaccia, rivolgendola addirittura contro se

stessa. Attesa non deludente e divertimento assicurato.

Lawless (2012) di John Hillcoat - L’America continua a fare i

conti con il suo passato, sebbene attraverso l’australiano John

Hillcoat e ripiomba negli anni bui e criminali del proibizionismo

con un mix di gangster movie e western, narrando l’ascesa di

tre fratelli arricchitisi distillando clandestinamente whisky e ri-

vendendolo ad altrettante organizzazioni malavitose. Violento e

sanguinario, il rurale “Lawless” (2012) di John Hillcoat mette in-

sieme la brutalità della devianza sociale (la cui meta culturale

resta il raggiungimento della ricchezza) e quella della legalità.

Ma, forse inconsapevolmente, il messaggio finale sembra es-

sere quello che l’accumulazione primitiva del capitale nasconde

sempre provenienze illecite.

Finito il proibizionismo il trio dei tre delinquenti germani, ormai

buoni padri di famiglia con mogli e prole, riciclerà il cospicuo

patrimonio insanguinato in proficue attività legali. Tratto da un

romanzo di Matt Bondurant, che si dice ispirato ad una storia

vera.

42 10dicembre2012 asud’europa

Franco La Magna

A Ficuzza il Presepe vivente

Lamagica aria del Natale è ormai attorno a noi, e ci fa rivivereanche in luoghi del tutto nuovi e suggestivi l’atmosfera dellanatività. E’, così, la prima volta che il Palazzo Reale di Fi-

cuzza ospita il presepe vivente. Il dipartimento Azienda Forestedemaniali della Regione siciliana ha, infatti, aperto le porte dei sot-terranei della Real Casina di Caccia, nel polmone verde del parconei dintorni di Palermo.Il pubblico potrà visitarlo gratuitamente, dalle 10 alle 13 e dalle 16alle 21, del 15, 16, 22, 23, 25, 26, 29, 30 dicembre, ma anche l’ 1,5 e 6 gennaio. Il “Presepe vivente” è realizzato con la collabora-zione del consorzio “Pan Sicilia”, l’associazione “Arborea” e il co-mune di Corleone.

G.S.

10dicembre2012 asud’europa 43

L'impresa non è certo facile. Quella di passare da un film

'monstre’ e autobiografico come 'Baaria’ - che non ac-

colse nel 2009 i consensi previsti da parte di critica e

premi incassando 11 milioni contro i 25 mln dei costi - a un «thriller

senza omicidi e una storia d'amore» come ha definito lo stesso

Giuseppe Tornatore 'La Migliore offerta’ (The Best Offer).

Distribuito dalla Warner Bros Italia dal 1 gennaio e con protagoni-

sta il premio Oscar Geoffrey Rush, il film è ambientato sullo sfondo

del mondo delle gallerie d'arte e delle prestigiose vendite all'asta

dove tutto si gioca in pochi attimi e tra grandi cifre. Virgil Oldman

(Rush) nel film di Tornatore è un specie di genio eccentrico,

esperto d'arte, apprezzato e conosciuto in tutto il mondo. Un uomo

molto raffinato, elegante, come si vede anche nel trailer del film.

La sua vita di battitore d'asta è scandita da molti rituali e scorre al

riparo dai sentimenti. E questo fin quando una donna misteriosa

(Sylvia Hoeks) lo invita nella sua villa per effettuare una valuta-

zione. Sarà l'inizio di un rapporto che sconvolgerà per sempre la

sua ordinata esistenza. Il film, girato in lingua inglese e con cast

internazionale, vede, oltre a Rush, Donald Sutherland, Jim Stur-

gess (Across The Universe, One Day) nei panni di un giovane e

abilissimo restauratore. La colonna sonora è ancora una volta af-

fidata al maestro Ennio Morricone, che continua la sua collabora-

zione con Tornatore, iniziata con Nuovo Cinema Paradiso. Il film,

prodotto dalla Paco Cinematografica, e dalla Warner Bros. Enter-

tainment Italia è stato girato tra Trieste, Vienna, Bolzano, Parma,

Praga, Roma e Milano.

Da quanto si vede nel trailer, atmosfere noir in un clima mitteleu-

ropeo (come per La Sconosciuta, 2006) e la suggestione del re-

stauro di una macchina, forse di un automa (come Hugo Cabret),

decisivo nella vicenda raccontata da Giuseppe Tornatore. E, al di

là delle stesse considerazioni iniziali del regista («thriller senza

omicidi»), si vede nel trailer l'immagine del cadavere di un

uomo riverso sulla strada.

«Grazie Italia, bravo buon italiano cinema» queste le parole in

un stentato italiano che chiudono il trailer. A dirle è Geoffrey

Rush, presumibilmente a fine riprese. Tra gli applausi del set ar-

riva poi il commosso abbraccio con il regista che ricambia con

affetto. «Rispetto ad altri miei film ho potuto lavorare con molta

più tranquillità, perché tutti erano convinti stessi riprendendo in-

vece, un progetto a cui penso da dodici anni, Leningrado (suo

film-ossessione come era stato per Sergio Leone). È successo

perché il produttore interessato all'idea di realizzarlo, ha avuto

la felice e l'infelice idea di parlarne. Ora stiamo lavorando con

lo stesso produttore a una quadratura del cerchio per renderlo

possibile, ci stiamo provando insieme, il condizionale è d'ob-

bligo. Dopo dodici anni, ho deciso di dire che lo farò solo una

volta che ho finito».

Tornatore da Baaria a un thriller con amore

Il mondo delle aste raccontato dal bagherese

Dopo Torino Film Fest ecco Sottodiciotto Festival

Il giorno dopo la chiusura della 30/a edizione del Torino Film Fe-stival, con oltre il 16% di incremento di pubblico, Torino presentaun altro festival di cinema assai amato e atteso in città, il Sot-

todiciotto, sino al 15 dicembre, dedicato ad un cinema molto vicinoai giovani ma che piace anche agli adulti, per la scelta dei temi,sempre universali e di qualità. Una kermesse dalla doppia anima,come ha sottolineato oggi il suo giovane direttore, Lia Furxhi, peril suo essere un concorso per opere prodotte dai ragazzi (ne sonoarrivate 400 da tutta Italia) e il suo cartellone. Quest'anno il festival,promosso dall'Aiace e sostenuto dagli enti locali, avrà come temal'identità di genere e proporrà, tra le tante opere provenienti datutto il mondo, alcuni film sull'omosessualità e sul problema del-l'identità sessuale. Ci sarà poi un programma speciale dedicato a

Charles Dickens realizzato con il British Film Institute, il BritishCouncil e il Museo del Cinema di Torino, in occasione dei 200anni dalla morte del grande scrittore. Molte anche quest'annole anteprime nazionali, a cominciare da 'Grandi speranze’ diMike Newell, inserito nelle celebrazioni dickensiane, con He-lena Bonham Carter e Ralph Fiennes, bella storia dell'incontrotra un orfanello e un ergastolano che, dopo vicissitudini varie,faranno fortuna. Tra le anteprime ci saranno l'atteso cartoon diNatale 'Sammy 2-la grande fuga’, sequel di 'Le avventure diSammy', 'The We and The Ì di Michel Gondry, viaggio a bordodi un bus con alcuni studenti del Bronx, 'Everyday' dell'ecletticoregista inglese Michael Winterbottom, 'War Witch' di KimNguyen, Orso d'Argento come miglior attrice a Berlino 2012.

Realizzato con il contributo

dell’Assessorato Regionale dei

Beni Culturali e dell’Identità

Siciliana