la commedia

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La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia [1] è un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio in Lunigiana e Romagna, [2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo, è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi. [3] Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in Deum [4] , attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica. L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le 100.000 e le 200.000 pagine), [5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio Petrocchi. [6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio Lanza [7] eFederico Sanguineti. [8] La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

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La Commedia

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Page 1: La Commedia

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Page 2: La Commedia

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

Page 3: La Commedia

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

Page 4: La Commedia

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

Page 5: La Commedia

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Page 6: La Commedia

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

Page 7: La Commedia

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

Page 8: La Commedia

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Page 9: La Commedia

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

Page 10: La Commedia

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

Page 11: La Commedia

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

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La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Page 13: La Commedia

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

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La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

Page 15: La Commedia

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Page 16: La Commedia

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

Page 17: La Commedia

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

Page 18: La Commedia

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

Page 19: La Commedia

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Page 20: La Commedia

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

Page 21: La Commedia

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

Page 22: La Commedia

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Page 23: La Commedia

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

Page 24: La Commedia

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

Page 25: La Commedia

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

Page 26: La Commedia

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Page 27: La Commedia

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

Page 28: La Commedia

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

Page 29: La Commedia

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia[1] è

un poema di Dante Alighieri, scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua

volgare fiorentina. Composta secondo i critici tra il1304 e il 1321, anni del suo esilio

in Lunigiana e Romagna,[2] la Commedia è l'opera più celebre di Dante, nonché una delle

più importanti testimonianze della civiltà medievale; conosciuta e studiata in tutto il mondo,

è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.[3]

Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna

delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto

proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario, ovvero di un Itinerarium Mentis in

Page 30: La Commedia

Deum[4], attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità. La

sua rappresentazione immaginaria e allegorica dell'oltretomba cristiano è un culmine

della visione medievale del mondo sviluppatasi nella Chiesa cattolica.

L'opera ebbe subito uno straordinario successo, e contribuì in maniera determinante al

processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale

non si possiede l'autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione, e

fino all'avvento della stampa, in un ampio numero di manoscritti. Parallelamente si diffuse

la pratica della chiosa e del commento al testo (si calcolano circa 60 commenti e tra le

100.000 e le 200.000 pagine),[5] dando vita a una tradizione di letture e di studi danteschi

mai interrotta; si parla così di secolare commento. La vastità delle testimonianze

manoscritte della Commedia ha comportato una oggettiva difficoltà nella definizione

del testo critico. Oggi si dispone di un'edizione di riferimento realizzata da Giorgio

Petrocchi.[6] Più di recente due diverse edizioni critiche sono state curate da Antonio

Lanza[7] eFederico Sanguineti.[8]

La Commedia, pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile

medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione

visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa, poiché, come è stato rilevato

in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e

drammatica della realtà. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano.

Curioso notare come tutte le tre cantiche terminino con la parola "stelle". ("E quindi

uscimmo a riveder le stelle" - Inferno; "Puro e disposto a salir a le stelle" - Purgatorio e

"L'amor che move il sole e l'altre stelle" -Paradiso). Curiosa anche la creazione da parte

del Poeta di neologismi come "insusarsi", "inluiarsi", "inleiarsi"[9].