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jasper morrison

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  • Gabriele Neri

    Collana diretta da Andrea Branzi

    IL SOLE 24 ORE

    I MAESTRI DEL DESIGN

    jaspermorrison

  • 4 | Jasper Morrison Fulvio Irace

    32 | Un designer Super Normale 42 | Atlante degli oggetti

    44 | Gli oggetti

    100 | Lintervista 108 | La critica

    118 | Bibliografia essenziale

    SOMMARI

    O

    Con il sostegno di

    In collaborazione con

    Media partner

    Realizzazione editoriale 24 ORE Cultura srl, Milano

    Progetto e consulenza editorialeChiara Savino

    Progetto grafico copertineMarco Pennisi & C.

    Foto di copertinaTthinking mans chair, Cappellini, 1986Foto: . James Mortimer

    Biblioteca del Sapere del Sole 24 ORE

    Direttore responsabileRoberto Napoletano

    Il Sole 24 ORE S.p.A.Via Monte Rosa, 91 20149 MilanoRegistrazione Tribunale di Milano numero n. 696 del 15-11-2007Settimanale. N. 17/2011

    Richiesta arretrati: i numeri arretrati possono essere richiesti direttamente al proprio edicolante di fiducia al prezzo di copertina

    2011 24 ORE Cultura srl, Milano

    Propriet artistica e letteraria riservata per tutti i PaesiOgni riproduzione, anche parziale, vietata

  • 4 5

    The Importance of Being Earnest: ovvero limportanza di essere onesto. Si pu applicare al lavoro di Jasper Morrison il titolo della famosa commedia di Oscar Wilde, ovviamente ribaltandone gli scenari dallinterno soffocante dei salotti della borghesia vittoriana direttamente nelle strade delle metropoli globali. Pi che un designer nel senso attuale del termine, Morrison un ricercatore, un curioso esploratore che guarda con rinnovata meraviglia alle innumerevoli protesi di cui si dota linconsapevole Robinson Crusoe, sbalzato dalla civilt dei consumi a quella del riciclo necessario. Da buon inglese, Morrison soprattutto un viaggiatore che percorre il mondo con lo stupore di trovarlo ogni volta singolare, se non meraviglioso, per i quotidiani miracoli dellevoluzione della vita. Come Darwin sembra, infatti, sempre alla ricerca del principio per cui le cose si trasformano lentamente sotto la logica delluso, assumendo forme inaspettate che hanno il sapore forte di piccole verit, mille miglia lontane dai sofisticati gusti di quegli oggetti sorti solo da una curiosit intellettuale o, peggio ancora, dal desiderio infantile di affermarsi a colpi di forma, destinati ad abitare nella protezione patinata delle riviste o a proteggersi dalle contaminazioni nel chiuso delle gallerie darte. La pila di vasi in terracotta in una ferramenta di Berlino gli suggerisce lispirazione per la base del Flower-pot Table; delle comuni bottiglie di vino lidea di alterazioni minime del becco o ancora un catalogo

    Jasper MorrisonFulvio Irace

    di componenti per veicoli commerciali suggerisce, a facile portata di mano, il profilo della maniglia ideale.Non a caso, Morrison ha esordito nel chiasso degli anni Ottanta, quando il rompete le righe del monito postmoderno ha aperto le dighe del Lusso e dellArte, liberando per sempre il disegno delloggetto utile dai legami della funzione. Sono anche gli anni in cui Alessandro Mendini teorizza la svolta dal design radicale alla poetica del banale, rivalutando il kitsch come categoria progettuale e il gusto paradossale per il quotidiano come antidoto alle sirene della Gute Form. Una tentazione antica quella delloggetto anonimo, radicata nel cuore profondo della modernit, tanto che Sigfried Giedion il battagliero paladino del Movimento Moderno in architettura aveva segretamente coltivato il sogno irrealizzato di scrivere una storia dellarte senza nomi: un affresco della cultura materiale del XX secolo, dove le perle dautore fossero solo la punta di richiamo di un mondo fatto di invenzioni e di brevetti, di accessori metallici e di utensili di largo consumo. lidea di un atlante universale della memoria un Mondo senza Parole, come nel titolo del suo gentile manifesto del 1992 dove immagini di mondi diversi si sovrappongono in dissolvenza creando lillusione di una sotterranea, sostanziale continuit dellingegno. Un racconto suggestivo dove le lamiere di Prouv si affacciano tra gli intrichi sottili di Albini, e la

    sinuosit di una scultura indiana pu accostarsi con delicatezza alle curve mammellari di Bucky Fuller e della sua casa del futuro. Ma Morrison non un catalogatore di professione. innanzitutto un creatore. Non nel senso stereotipato del form-maker, ma in quello pi autentico del form-finder. Un cercatore di Forma, insomma, che con occhio allenato sa cogliere la pepita doro in mezzo al fango. Un po come Achille Castiglioni, che nel suo atelier milanese aveva costruito con la pazienza del castoro la bottega del mago, raccogliendo, custodendo e studiando gli infiniti reperti sbattuti dagli eventi sulla spiaggia della vita. O come Magistretti, ancora, inventore del design concettuale, dove lidea innanzitutto duso e, solo in secondo tempo, apparecchiamento di una forma adeguata. Col pragmatismo incantato di chi vede le cose ogni volta con occhi nuovi, Morrison ha scritto la carta dei diritti del Normale, sublimandolo, alla maniera dei surrealisti, nellaltra dimensione del Super Normale. Una surrealt che nasce dallosservazione che le cose non sono mai come sembrano o non sembrano mai come sono: che insomma dietro la pelle (o la scorza) della loro immagine esteriore ci sono i semi e il succo, le fibre e i noccioli, e soprattutto la polpa che trasmette lodore e dona il sapore. Dobbiamo prenderli in mano con la cautela di Adamo davanti alla mela di Eva, gli oggetti disegnati da Morrison: ma poi addentarli con vigore e, se ci riesce, senza sensi di colpa!

    Schizzo Atlas Table System, Alias, 1992

    pp. 6-7Morrison nel suo studio di Londra, 1989

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    Vi sono modi migliori per progettare che concentrarsi esclusivamente nel creare cose che paiono speciali.

    Speciale solitamente meno utile di normale e di minor soddisfazione nel tempo. Le cose speciali attirano

    lattenzione per motivi sbagliati, interrompendo unatmosfera

    potenzialmente positiva con la loro strana presenza.

    (da Super Normal. Sensations of the Ordinary, 2007)

    Glo-Ball, Flos, 1999

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    Utensil Family, Alessi, 2001

  • 1313

    Pepe Le Moko, Alessi, 1998

    Tin Family, Alessi, 1998

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    Trash, Magis, 2005

  • 16 17

    Hi-Fi, Sony Concept Project con John Tree, 1998

  • 19

    Telefono, DP01, Punkt, 2010

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  • 20

    HAL, Vitra, 2010

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    Tre tappeti in rosso blu e verde, per Cappellini, 1989

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  • Place Sofa, Vitra, 2007

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    Schizzo Thinking Mans Chair, Cappellini, 1986

    Il carattere di certi oggetti di autore ignoto risulta spesso

    pi attraente di quelli con pedigree, nei quali lio dellautore ha forse preso il posto dellutilit.

    [] Il valore delloggetto anonimo sta nella sua capacit

    di ricordare a noi (che operiamo nel mondo del design) che

    nel mondo reale un oggetto semplicemente un oggetto e che dipende da lui il saper trovare

    amore e apprezzamento.

  • 2828 29

    Pots & Pans, Alessi, 2006

  • Sveglia AC01, Punkt, 2011

    3130

  • Penso che la gente viva meglio quando gli oggetti di tutti i giorni sono discreti. Essi non dovrebbero es-sere n troppo forti n troppo espressivi, cos che la gente possa innanzitutto apprezzarli per quello che sono: contenitori di memoria. La maniera migliore di vivere con i nostri oggetti di renderli capaci di rappresentare noi e il nostro modo di essere con semplicit, cos che cessino di essere status symbol per diventare dei buoni amici.1

    (J. Morrison)

    Con quasi trentanni di carriera professionale alle spalle, durante i quali ha progettato di tutto dagli oggetti darredo ai trasporti pubblici, dagli elettro-domestici alle scarpe Jasper Morrison ricopre oggi un ruolo di primo piano nellOlimpo del design contemporaneo. Spesso per lessenzialit del suo linguaggio, lontano da eccessi e bizzarrie formali, stata etichettata in modo sbrigativo sotto la generica bandiera del minimalismo vaga categoria estetica di facile appeal mediatico senza mettere in evidenza tutta la complessit di una personalissima visione critica del progetto. Per comprenderne le motivazioni e gli obiettivi bisogna dunque cercare di ricomporre un percorso i cui esiti possano figurare, almeno a prima vista, ben lontani dal punto di partenza.Da un lato infatti, specie osservando i suoi primi lavori, emerge con chiarezza la volont di prendere spunto non soltanto dalla cultura ufficiale del pro-getto, ma piuttosto dalle suggestioni dedotte dalla fenomenologia della realt quotidiana: una realt fatta di oggetti anonimi, talvolta anche sgraziati, dai quali possibile trarre importanti lezioni di design. Passeggiando con gli occhi sempre spalancati, Morrison incontra forme e processi costruttivi che nelle sue mani assumeranno significati inediti, sfrut-tando la logica del riciclo e unetica della creativit che rifugge polemicamente linvenzione a tutti i costi. Su un versante apparentemente opposto sta invece una lunga schiera di opere che sembrano voler sublimare il problema della forma creata ex

    novo o di seconda mano per approdare a oggetti semplici, silenziosi, quasi atemporali. Per dirla con le parole di Morrison: Super Normali.

    Nel passare da un estremo allaltro si capisce come questi due poli non siano affatto oppositivi, ma perfettamente complementari allinterno di un ragionamento sul tema della forma sviluppato con coerenza fin dai primi anni Ottanta, quando era studente a Londra. Morrison, nato nel 1959, si infatti creato in piena autonomia la propria strada daccesso alla professione: scettico sulla possibilit di dedurre la soluzione di un problema di design cos come gli veniva insegnato presso la Kingston Polytechnic Design School, dove si diplomer nel 1982 era una maniera logica e sterile di fare design, tipica di quel periodo2 egli comincia a comporre il proprio atlante personale di riferimenti progettuali svolgendo unattivit pa-rallela di ricettatore di libri darte e darchitettura di seconda mano. Comprandoli e rivendendoli, Morrison si costruito una collezione di immagini che qualche anno dopo, nel 1988, utilizzer per im-bastire la celebre lezione tenuta allIstituto Europeo del Design di Milano, per la quale decide di non ricorrere alle parole ma solo alla potenza evocativa di 160 diapositive, scandite in maniera da creare paralleli, contrasti e analogie. La lezione milanese battezzata A World Slide Show ebbe successo e fu riproposta in pi occasioni, fino a diventare un agile libretto chiamato A World Without Words3: 100 immagini senza neanche una riga di spiegazione. Allinterno troviamo di tutto: Jean Prouv e la foto di un famoso torero in posa davanti allobiettivo; la protesi di una gamba disegnata da Charles e Ray Eames di fianco ad alcune capanne in legno per pescatori; la rotondit della Dymaxion House di Buckminster Fuller che dialoga con le sfere perfette dei seni di una scultura indiana; oggetti di Albini, dei Castiglioni, di Aalto; ma anche il Corpo dAria di Piero Manzoni, lo stadio di San Siro, la nave da guerra incagliata sopra al Vittoriale di DAnnunzio, e cos via. Un database di immagini che accom-

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    Un designer Super Normale

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    degli anni Ottanta fonder Utilism International, una collaborazione sbocciata dalla comune repulsione per un approccio che del design e dellarchitettura sembra ignorare lo scopo fondamentale, servire a qualcosa6.Intanto la visibilit internazionale del designer inglese aumenta grazie alla crescente attenzione delle riviste e ad alcune performance, come linstal-lazione Reuters News Centre alla Documenta 8 di Kassel (1987) o le due versioni di Some New Items for the Home, allestite a Berlino e a Milano nel 1988 e nel 1989. Qui Morrison posiziona alcuni dei suoi oggetti allinterno di vere e proprie stanze, cos da mostrare il loro concreto impatto su un ambiente reale: Pensai che costruendo una stanza e proget-tandone il contenuto avrei potuto capire meglio in che modo un oggetto si sarebbe relazionato con

    gli altri e come latmosfera di una stanza sarebbe stata influenzata da essi7 . Unaltra stanza ideale sar quella di The House of Cappellini (1992), che si dimostrer uno dei suoi clienti pi affiatati.Dallinizio degli anni Novanta le idee di Morrison cominciano ad acquisire una crescente consape-volezza critica, narrata attraverso una produzione teorica chiara e mai ridondante. Del 1991 infatti La non importanza della forma, breve testo apparso sulla rivista Ottagono in cui si legge: Se diamo alla forma una minore importanza possiamo sviluppare una sensibilit per altre qualit delloggetto. [] Se noi pensiamo al design come a unequazione per ottenere di pi dagli oggetti, allora chiaro che un approccio fondato sulla novit gratuita della forma non sufficiente8. Sulla stessa linea lo scritto Im-macolata concezione, del 1996: Il carattere di certi

    pagner Morrison per tutta la carriera, svelando preziosi indizi sulla sua educazione visiva.Un incontro emblematico per la formazione di Morrison fu lesplosione del Radical Design italiano, avvenuto durante il Salone del Mobile di Milano del 1981. Scagliandosi contro il concetto di utilit e contro il dominio delle logiche produttive, la strategia di Memphis e di Alchimia rappresent per il designer inglese la consapevolezza di essere a un punto di non ritorno rispetto al quale bisognava trovare un punto di vista completamente rinnovato. Tuttavia, pur sconvolto da tale apparizione, Morrison carp la lezione di Ettore Sottsass e compagni senza emularne le forme e i contenuti, nei quali leggeva non pochi pericoli: Era una sensazione molto strana: in un certo senso ci si sentiva respinti (almeno io lo ero), ma al tempo stesso ci si sentiva liberi grazie alla totale

    rottura delle regole. Unemozione che confondeva: cos, quando tornai al college, subito feci il mio solo e unico pezzo Memphis, che per fortuna scom-parso per sempre4. La lezione pi importante era infatti quella di abbandonare la consequenzialit logica che fino ad allora sembrava imprigionare il rapporto tra loggetto e i problemi che esso avrebbe dovuto risolvere, voltando lo sguardo verso lesterno, verso la vita reale.Inizia cos la sua instancabile flnerie per le strade della metropoli, da cui nasceranno i primi successi, in contemporanea con lapertura del suo atelier a Londra nel 1986. Il Flower-pot Table (1984), come anche il Coat Stand (1987), sono infatti il prodotto dellassemblaggio di pezzi trovati da un ferramenta o in qualche bottega. Ma i ready-made di Morrison sono ben diversi da quelli di Marcel Duchamp: invece di essere traghettati in una dimensione artistica, essi puntano a ritornare alla quotidianit, per svolgere al meglio le loro nuove mansioni. A questa linea di ricerca si possono accostare anche opere come le Three Green Bottles (1988): qui la sofisticazione delloggetto comune si concentra per su punti precisi il becco di una normale bottiglia di vino lievita diventando quasi una bocca siliconata lasciando intatta la funzione originaria. Oppure la Doorhandle Series 1144 prodotta nel 1990 da FSB, composta da pezzi forgiati adattando la forma di una maniglia di un autobus, di un bulbo di lampa-dina e di un dado ad alette.Per Morrison, insomma, il lavoro del designer non consiste nellinventare una forma, ma nellapplicarla al posto giusto e al momento giusto, spinto da una certa dose di buone ragioni5: per questo si pu attingere dai pionieri del Moderno (lo dimostrano alcune sedie disegnate nel 1985, che evocano Rietveld e Prouv, ma anche il One-legged table del 1986, che sembra una citazione dei tavoli di Carlo Mollino), o da qualsiasi cianfrusaglia stipata in un warehouse londinese. Limportante non dimenticare il carattere di utilit che ogni progetto deve necessariamente avere: per questo Morrison, insieme ad Andreas Brandolini e Axel Kufus, alla fine

    The House of Cappellini, Salone del Mobile, Fabbrica del Vapore, Milano, 1992

    Copertina di A world without words, Lars Mller Publishers, 1992-1998

  • oggetti di autore ignoto risulta spesso pi attraente di quelli con pedigree, nei quali lio dellautore ha forse preso il posto dellutilit. [] Il valore dellog-getto anonimo sta nella sua capacit di ricordare a noi (che operiamo nel mondo del design) che nel mondo reale un oggetto semplicemente un oggetto e che dipende da lui il saper trovare amore e apprezzamento9.Questi concetti si riflettono nelle numerose commesse che cominciano a fioccare da aziende di mezza Europa: nel raffinato pauperismo dellUniversal System (Cappellini, 1990), nella linearit dellAtlas System (Alias, 1992), nei divani disegnati per Vitra (versioni aggiornate dei Chesterfield sofas inglesi) e nellessenzialit dei suoi tavoli si coglie infatti linse-guimento di un archetipo, la rincorsa di una purezza a tratti metafisica, lassenza di protagonismo. Questa tensione raggiunger lapice nella laconicit nei numerosi pezzi disegnati per la cucina: la Tin Family (1998) e i Serving Dishes (2000), le porcellane Moon (1997) per Rosenthal, fino ai pi recenti servizi di posate (Knife Fork Spoon, Alessi 2004) e ai bicchieri per Alessi (2008). In questa riduzione programmatica dellespressivit della forma si trovano non pochi punti di contatto con la cultura del progetto giapponese, celebrata dalla recente collaborazione di Morrison con Muji. Non a caso il Giappone stato anche fonte dispirazione (e luogo di lavoro) per altri due outsider del panorama inglese degli anni Ottanta e Novanta: David Chipperfield e John Pawson. Pur da prospettive differenti, i due architetti hanno con-diviso con Morrison il rifiuto per alcune tendenze tipicamente british come il decorativismo mutuato dalle Arts & Crafts e lesibizionismo tecnologico figlio di una tradizione che va dal Crystal Palace a Richard Rogers e Norman Foster, passando per le fantasie degli Archigram. Pu essere infatti interes-sante notare le analogie tra il volume di Pawson dal titolo Minimum10 e A World Without Words, cos come tra il servizio Tonale di Chipperfield per Alessi (2007-2009) ispirato dalle ceramiche orientali e da Giorgio Morandi e il product design di Morrison.Qual il suo metodo progettuale? Lui dice di non

    averne uno, al di fuori della continua ricerca dispira-zione dal mondo esterno. Devo sentirmi libero, non preoccuparmi troppo del risultato, a me basta essere aperto11. Il progetto parte infatti da unidea, e non in punta di matita. Come ha osservato Manolo De Giorgi, Morrison sembra fortemente sospettoso nei confronti del disegno, pur tracciando innumerevoli schizzi: Credo che se disegnassi realmente bene sarei poi alla fine molto meno capace12. Dietro a questo atteggiamento ascetico si nasconde per un ostinato confronto con la concretezza delloggetto: fin dagli esordi quando sfrecciava per Londra a bordo della sua Honda 90 in cerca di piccoli laboratori capaci di realizzare i suoi progetti egli ha infatti compiuto ostinate indagini sui materiali, facendo incontrare tecniche artigianali e processi industriali, che si sono evoluti grazie al confronto serrato con temi estremamente eterogenei. Il tutto accompagnato da una cura maniacale per il dettaglio, talmente studiato da sembrare assente. Si prendano gli oggetti in plastica disegnati per Magis, le lampade per Flos, il sistema di arredi per ufficio ATM per Vitra; ma anche gli elettrodomestici Rowenta, i cellulari Samsung, le valigie per Bree e i progetti urbani per Hannover: in tutte queste creazioni compaiono angoli smussati che sembrano voler addolcire lincontro-scontro tra la mano dellutente e loggetto, sia esso la carrozzeria di un tram o il manico di un bollitore.E poi le sedie: dalla celeberrima Thinking Mans Chair del 1986 (frutto della rielaborazione di una vecchia poltrona notata per strada) alle sue pi recenti re-alizzazioni, Morrison ha sperimentato legno, metallo, plastica e tessuti, rivisitando modelli storici del design o coniando forme nuove, dando prova di grande versatilit e di sapersi mettersi in discussione. Sedie come la Plywood Chair (1988), la Sim (1999), la Tate Chair (2000) o la Trattoria Chair (2009) pur utilizzando processi costruttivi e materiali differenti mettono in primo piano lassemblaggio dei loro componenti, giocando su leggere inflessioni o su accenti di colore; sedute come la Lima (1996) sembrano voler aggiornare le Siges pliants et empilables di

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    Schizzo Plywood Chair, Vitra, 1988

  • 38 39

    Charlotte Perriand; la Pipe Chair (1999) rivisita la Thonet; mentre la serie Air (sviluppata con Magis dal 1999) sonda la possibilit di forgiare la plastica sfruttando processi tecnologicamente sofisticati.Nellopera di Morrison c poi largo spazio per uno humor tipicamente inglese: ad esempio nella silhouette del 3 Sofa Deluxe (Cappellini, 1991); nel Bird Table (Magis, 1991); nel cavatappi Socrates per Alessi (1998) che fa coppia con i tavoli-sgabello della Corks Family (Vitra, 2004) oppure nel Book Safe del 1992, un libro che in realt un comodo portaoggetti. La forma, insomma, non dipende solo dalla funzione. Morrison ricorda anche la grande influenza che ebbero su di lui i cartoni di Walt Di-sney e di Tintin: Credo che la semplicit del tratto e leconomia necessaria a creare questi fumetti mi abbiano fatto un lavaggio del cervello in tenera et, cosicch ogni cosa allapparenza complessa rappresenta per me una fatica sprecata13. Le teorizzazioni di Morrison raggiungono il culmine nel 2006, quando insieme al designer giapponese Naoto Fukasawa ordisce una grande esposizione-manifesto (a Londra, Tokyo e poi Milano) dal titolo Super Normal. Sensations of the Ordinary14.In mostra sono presenti circa 200 oggetti, selezionati tra opere con e senza pedigree. Cosa accomuna la lampada Tolomeo e un comunissimo secchio di plastica, un taglierino e una Bialetti degli anni Cinquanta? A special kind of normality, cio la capacit di tenere insieme una rassicurante normalit e qualcosa di inaspettato,

    di imprevisto: il super normale cos come molte delle creazioni di Morrison si definisce infatti dalla sua distanza critica, quasi impercettibile, rispetto a un archetipo di riferimento, in cui loggetto trova la sua ragion dessere. Una distanza che pu dipendere dalle dimensioni (di un uovo doca rispetto a un consueto uovo di gallina: siamo stupiti non dalla forma ma dal salto di scala), da un materiale o da un dettaglio, oppure dal carattere raggiunto dopo anni di sedimentazione da oggetti assolutamente ordinari, come una bottiglia di vetro per il latte che ormai icona di se stessa. Tutto il contrario di speciale: Vi sono modi migliori per progettare che concentrarsi esclusivamente nel creare cose che paiono speciali. Speciale solitamente meno utile di normale e di minor soddisfazione nel tempo. Le cose speciali attirano lattenzione per motivi sbagliati, interrompendo unatmosfera potenzialmente positiva con la loro strana presenza15. Ancora una volta, il rifiuto di pensare al design come allinvenzione di forme originali, lattenzione per la quotidianit, lelogio della discrezione. Per Morrison il vero industrial design deve poter essere democratico, e perci rivolto a tutti, senza limitazioni: Non sono per nulla interes-sato allidea di lusso. Lidea di godere di qualcosa che esclude altre persone terribile, non credete? Credo che il lusso sia stato inventato per gente che non ha modo migliore di godersi la vita che sentirsi superiore agli altri16.

    Note

    1 In P.A. Tumminelli, Un tram per Hannover e lExpo 2000, in Domus, 798, novembre 1997, p. 109.2 In C.A. Boyer e F. Zanco, Jasper Morrison, ditions Dis Voir, Paris 1999, p. 43 (trad. dellautore).3 J. Morrison, A World Without Words, Anthony Arefin, London 1992.4 J. Morrison, in Memphis, ieri e oggi, in Domus, 841, ottobre 2001, p. 115.5 Cfr. J. Morrison, Everything but the Walls, Lars Mller, Baden, Switzerland 2002, p. 37.6 J. Morrison, Jasper Morrison si racconta, in Domus, 848, maggio 2002, p. 82.7 J. Morrison, Everything but the Walls, cit., p. 14 (trad. dellautore).8 J. Morrison, La non importanza della forma, in Ottagono, 100, settembre 1991, p. 74.

    9 J. Morrison, Immacolata concezione, in Ottagono, 188, marzo-maggio 1996, pp. 54-56.10 J. Pawson, Minimum, Phaidon, London 1996.11 J. Morrison, intervistato da Francesca Picchi, in Domus, 825, aprile 2000, p. 98.12 J. Morrison, cit. in M. De Giorgi, Jasper Morrison 1985-1988, in Domus, 694, maggio 1988, p. 75.13 C.A. Boyer e F. Zanco, op. cit., p. 73 (trad. dellautore).14 N. Fukasawa e J. Morrison, Super Normal. Sensations of the Ordinary, Lars Mller Publishers, Baden, Switzerland 2007.15 J. Morrison, Super normale, in Domus, 891, aprile 2006, p. 112.16 J. Morrison in Jasper Morrison: The Minimalist, in Whitewall Magazine, febbraio 2010, pp. 80-81 (traduzione dellautore).

    Cestello porta bottiglie Bottle smontato, Magis, 1994

  • 40 41

    Schizzo tavolo con vassoio Op-La, Alessi, 1998

  • 1984

    FLOWER-POT TABLE

    Atlante degli oggetti

    1994 1997

    COAT STAND PLYWOOD CHAIR

    THREE GREEN BOTTLESTAPPETI

    BIRD TABLE

    HI-FIHANNOVER TRAMBOTTLE

    LA TOURETTE CHAIR

    THINKING MANS CHAIR

    ATLAS SYSTEM

    3-SOFA DELUXEUNIVERSAL SYSTEM

    DOORHANDLE SERIES 1144

    OP-LA

    SOCRATES

    GLO-BALL

    AIR CHAIR

    2003 2004 2011

    LUXMASTER

    UTENSIL FAMILYPEPE LE MOKO

    COFFEE MAKER

    KETTLE

    PARK SOFA CARRARA TABLES TRATTORIA CHAIR

    PLACE SOFAOBJECT FRAME

    SVEGLIA AC01

    TIN FAMILY

    LOW PAD

    HI PAD

    KNIFEFORKSPOON

    CORK FAMILY

    TRASH

    OAK TABLES

    TELEFONO DP01

    THE COUNTRY TRAINER

    GLASS FAMILY HAL CHAIR

    42 43

  • 44

    Gli oggetti

  • Pubblicata per la prima volta su Domus nel 1987, una delle icone dellopera di Jasper Morrison. Un giorno notai, esposta fuori da un negozio, una sedia antica cui mancava il sedile: qualche tempo dopo mi diede lidea di costruire una sedia fatta soltanto di elementi strutturali. I braccioli terminano con due piccoli piani di appoggio per bottiglia e bicchiere, e infatti il nome originario doveva essere la sedia delluomo che beve, ma dopo aver visto su un pacchetto di scovoli da pipa la scritta The Thinking Mans Smoke Morrison fiss il titolo definitivo.Se a prima vista questa sedia-poltrona sembra discostarsi da buona parte della sua produzione

    successiva, per un certo espressionismo visibile nel modo in cui plasmata la struttura in tubolare dacciaio, la sinuosit che la contraddistingue ritorna in oggetti come il One-legged Table (1986), nella serie dimbottiti 3 Sofa Deluxe (1991), in alcune maniglie per FSB, ecc. Il primo prototipo, creato per una mostra in Giappone, fu decorato da scritte con lindicazione delle dimensioni della sedia; in seguito essa fu esposta a Londra nello showroom di Aram Design, dove fu notata da Giulio Cappellini che decise di metterla in produzione: linizio di una fertile collaborazione con lazienda italiana che continua ancora oggi.

    thinking mans chairanno: 1986

    azienda: Cappellini

    materiale: struttura in tubolare dacciaio

    46 47

  • Le migliori idee secondo Morrison non vanno ricercate su un bianco foglio di carta, ma osservando la realt che ci circonda: queste due opere, concepite intorno alla met degli anni Ottanta, nascono infatti dalla rielaborazione di oggetti incontrati casualmente per strada. La vista di una pila di vasi in terracotta, rovesciati e ordinati secondo la loro dimensione allinterno di un negozio di ferramenta a Berlino, fornisce lispirazione per disegnare la base del Flower-pot Table, a cui viene sovrapposta una lastra di cristallo circolare, mentre pezzi di condotte

    dellaria condizionata e le gambe di due vecchie sedie da ufficio vengono riciclati per dare forma a un appendiabiti, utilizzando dei comuni tappi di bottiglia in sughero per chiuderne le estremit. la logica del ready-made, che caratterizza i primi anni di attivit del designer inglese. Il Coat Stand, realizzato con Aram Design, tra i protagonisti del Reuters News Centre alla Documenta 8 di Kassel (1987), un ufficio-modello con alle pareti monitor e fogli pieni di notizie fornite dalla Reuters.

    flower-pot table, coat standanni: 1984,1987

    aziende: Cappellini, Aram Design

    50 51

  • 52

    some new items for the home,three green bottles, plywood chair anno: 1988

    azienda: Cappellini, Vitra

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    Nel 1988 Morrison allestisce a Berlino una stanza completamente rivestita in legno. Dalla monocromia di pareti e pavimento emergono poche cose: il famoso planisfero reinterpretato da Buckminster Fuller, qualche libro dipinto su una libreria disegnata sul muro e tre bottiglie in vetro verde che conquistano la scena grazie a un particolare: sono comuni bottiglie di vino, ma Morrison ha agito sul loro becco facendolo fermentare fino a stravolgere la normalit dellarchetipo. Del resto, per accrescere il potenziale di un oggetto non serve molto, come dimostra la Plywood Chair, altro ospite di questa

    stanza: una gamba e uno schienale leggermente curvi producono uninaspettata morbidezza, che sembra registrare in anticipo il peso delle nostre natiche. Morrison replicher queste stanze ideali in diverse occasioni una seconda Some New Items for the Home, con pareti bianche e tre tappeti colorati, sar a Milano lanno seguente ansioso di indagare linfluenza che possono avere gli oggetti sullatmosfera di un ambiente: volevo disegnare cose che funzionassero nella vita reale e non soltanto alle mostre o sulle riviste.

    pp. 54-55Some new items for the home, parte I, DAAD Galerie Berlin, 1988

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  • doorhandle series 1144anno: 1990

    azienda: FSB

    materiale: alluminio naturale

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    Questa serie di maniglie, commissionata dallazienda tedesca FSB, costituisce una tappa importante per la carriera di Jasper Morrison: si tratta infatti di uno dei suoi primi progetti prodotti industrialmente, e segna unulteriore evoluzione della logica del ready made sviluppata in precedenza. La fonte dispirazione questa volta un catalogo della W. H. Clark Ltd., azienda dellEast End londinese che forniva attrezzature per veicoli commerciali: il profilo della maniglia modello 1144 deriva infatti da quella di un pullman (poi inserita in A World Without Words), riadattato per renderlo ancora pi morbido al tatto. Per gli altri pezzi della collezione il procedimento lo stesso, ad esempio il pomello di una porta prende la forma e le dimensioni del bulbo di una comunissima lampadina, mentre un dado ad alette diventa una serratura. Il tutto in alluminio naturale. Persiste latto del riciclare, ma si fa sempre pi sofisticato e quasi irriconoscibile, tendendo allessenzialit delle sue creazioni successive.

  • universal systemanno: 1990

    azienda: Cappellini

    materiale: legno

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    Una peculiare caratteristica dei contenitori Universal System che essi tendono a semplificare la presenza visiva e spaziale degli oggetti, pur conservando la possibilit di accesso a essi. Se tale scopo supremo pu essere raggiunto, sar allora ridicolo cercare di complicare questo assioma lavorando sullaspetto formale del contenitore per farlo diventare qualcosa di pi che non una semplice scatola di legno. Per contenere basta poco: semplici assi di compensato di betulla che infondono un carattere nordico, nobilitate per dalla raffinatezza del dettaglio che punta a togliere invece di aggiungere materia. Le maniglie infatti non esistono, sostituite da bucature a forma di goccia che riescono a rendere sinuosa una composizione basata sullangolo retto e sulla calibrata proporzionalit di ante scorrevoli e cassetti. A prima vista una collezione di mobili fai da te, che diventa il manifesto di un modo di intendere il nostro rapporto con il design. Morrison ricorda di averlo progettato quando stava usando il suo primo Apple Mac: LUniversal System fu pensato per fare per le piccole cose ci che il computer fa con i documenti.

  • Questa mangiatoia per uccelli fu originariamente realizzata allinizio degli anni Novanta per un progetto di Gregor Eichinger e Andreas Brandolini dal titolo Architecture for Birds, esposto alla Anthologie Quartett e pi tardi in una galleria di Colonia. Invece di costruire una gabbia, Morrison pensa a un rifugio senza pareti composto da due vassoi in acciaio inossidabile comprati in un negozio indiano di accessori da cucina, collegati verticalmente da un tondino metallico filettato

    e curvato in cima in modo da poter essere appeso al ramo di un albero. Nel 2001 il Bird Table verr prodotto da Magis, su idea di Eugenio Perazza, allinterno della collezione Fuoritema dedicata agli animali (che include la Dog House di Michael Young), perfezionandone forma e materiali. I due vassoi saranno infatti sostituiti da piatti in polipropilene colorato (verde e marrone) stampato a iniezione standard, con una texture che riproduce le venature del legno cos da avere un aspetto pi naturale.

    bird tableanno: 1991

    azienda: Magis

    materiale: polipropilene colorato

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  • atlas systemanno: 1992

    azienda: Alias

    materiali: laminato in alluminio (piano dappoggio), tubo in acciaio (gamba), alluminio pressofuso o lastra dacciaio (base)

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    Una base in acciaio naturale, una gamba in alluminio estruso e un piano di appoggio. Quasi un diagramma, ma coniato a partire dalla scoperta di un dettaglio: Morrison si trova seduto in un caff di Vienna, quando viene colpito dalla gamba di un tavolo che sembra assottigliarsi verso il basso. Quella che era unillusione creata dallombra del sole diventa il fulcro dellAtlas System: tavolini, scrivanie, porta computer, sgabelli e sedute generati da tre semplici pezzi. Per ottenere la particolare sagoma della gamba,

    lazienda italiana ha impiegato una macchina per la produzione di alberi da windsurf. Nelle molteplici versioni, dotate di pezzi aggiuntivi a seconda dellutilizzo, il colore diventa il mezzo per sottolineare lo stacco tra i diversi elementi, mentre la base assume la forma circolare o di una X, come per rimarcare la sua posizione nello spazio. Sempre con Atlas, Morrison ha progettato Alpha Shelving System (1994), librerie composte da fogli di alluminio piegato con funzione strutturale.

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  • divanianni: 1991-2004

    aziende: Cappellini, Vitra

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    A partire dalla fine degli anni Ottanta, Morrison ha progettato numerosi divani e varie collezioni dimbottiti, giungendo a declinazioni molto eterogenee. Del 1991 ad esempio la serie 3 Sofa Deluxe prodotta da Cappellini (divano, chaise longue e poltroncina) che gioca sulla complementariet di seduta e schienale, disegnati con un profilo ondulato e ricoperti con tessuto o pelle colorati. La struttura in multistrato e poliuretano espanso, i piedini in alluminio pressofuso naturale lucido. Questa serie, che permette di scomporre e ricomporre in modo libero ogni pezzo, stata esposta in occasione di The House of Cappellini, una casa-modello

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    messa in piedi alla Fabbrica del Vapore di Milano nel 1992. Diversi sono invece divani come il Sofa per Vitra del 1993 ma anche Orly (Cappellini 1998), Elan Sofa System (Cappellini 1999), Park Sofa (Vitra, 2004), ecc. in cui pi evidente il legame con la tradizione dei Chesterfield sofa inglesi (per Morrison un simbolo di comfort domestico della sua infanzia), senza rinunciare a una semplificazione del profilo complessivo. Una rivoluzione si ha poi con Oblong (Cappellini, 2004), sistema dimbottiti di perle di polistirolo senza struttura di sostegno che reinterpreta la celebre Sacco.

    Park Sofa, Vitra, 2004

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    3-Sofa Deluxe, Cappellini, 1991

  • arancione o verde capaci di ospitare sei bottiglie. Bottle in pratica una rielaborazione dei cestelli normalmente impiegati per trasportare bottiglie di birra o di acqua minerale, ma pensato affinch ogni modulo (36x22x25 cm) sia impilabile verticalmente, fino a coprire unintera parete o a divenire un elemento darredo indipendente giocato sul rapporto tra pieni e vuoti. Seguendo la stessa logica, sempre con Magis, sono nati diversi contenitori come Box e ABC, questultimo destinato alle posate o agli attrezzi da lavoro.

    bottleanno: 1994

    azienda: Magis

    materiale: alluminio anodizzato e polipropilene naturale

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    Verso la met degli anni Novanta dalla collaborazione con Magis nasce il primo oggetto in plastica progettato da Jasper Morrison: una delle sue icone pi celebri e uno dei suoi oggetti pi copiati, assorbito dallindustria fino a diventare un nuovo archetipo, una forma di furto che pu essere presa solo come un complimento.Quattro tubolari in alluminio anodizzato naturale opaco collegano due pezzi identici in polipropilene stampato a iniezione standard con gli angoli smussati colorati in bianco, blu,

  • Morrison ha allattivo numerosi progetti urbani, buona parte dei quali affidati dalla citt di Hannover, dove negli anni Novanta lazienda di trasporti locale stra ha commissionato a famosi architetti e designer tra cui Alessandro Mendini, James Irvine, Frank Gehry, Andreas Brandolini ed Ettore Sottsass diverse attrezzature pubbliche. Dopo aver disegnato una fermata dellautobus nel 1992, nel 1995 Morrison stato incaricato di occuparsi del design di un nuovo tram e dellammodernamento di tutte le vetture esistenti, in vista dellExpo del 2000. Guidato dallesempio dei vecchi bus a due piani di Londra, Morrison ha affrontato questa sfida puntando innanzitutto a migliorarne laccessibilit e lilluminazione, ampliando le finestrature (con angoli arrotondati per addolcire la sagoma complessiva) e concentrandosi sui dettagli, come i sedili costituiti da un guscio in vetroresina e schienali in legno naturale, o i sette diversi tipi di maniglie. Per me stato un diversivo molto utile per lattivit nel campo dei mobili e dei piccoli oggetti, mi diede fiducia nella mia capacit di trattare situazioni complesse. Il progetto ha vinto il IF Transportation Design Prize e lEcology Award.

    hannover tramanno: 1997

    azienda: stra

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  • la tourette chairanno: 1998

    materiale: legno

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    Una sedia particolare quella disegnata per il refettorio del convento de La Tourette, progettato da Le Corbusier negli anni Cinquanta vicino a Lione. Quelle originali, andate distrutte, erano state sostituite da normali sedie da scuola troppo rumorose per latmosfera del luogo. Prima di accettare lincarico, Morrison decise di fare un sopralluogo dormendo in una delle celle pensate per i monaci, che nonostante le dimensioni ridotte si dimostr un ambiente pi confortevole di quasi tutte le camere

    dalbergo in cui mi fosse accaduto di fermarmi. In appena dieci metri quadri si sviluppa infatti un appartamento in miniatura, che dimostra il potere che pu avere larchitettura: un esempio di vero minimalismo. La sedia, interamente in legno, prende ispirazione dai banchi per la preghiera della cappella, in modo da inserirsi naturalmente allinterno delledificio. Le gambe e lo schienale sono leggermente inclinati e collegati alla base, dando continuit e solidit alla composizione.

  • low pad, hi padanno: 1999

    azienda: Cappellini

    materiale: struttura in multistrato di betulla curvato (seduta e schienale), acciaio inox (gambe), unimbottitura in poliuretano espanso

    Con la Low Pad Morrison voleva ottenere una poltroncina che fosse confortevole utilizzando il minor volume possibile, partendo dallesempio della PK22 del danese Poul Kjrholm (1956). Dopo vari tentativi ancora insoddisfacenti, Morrison viene folgorato dal profilo di una panchina notata in aeroporto, che indirizza i passi successivi. Su due esili gambe in acciaio inox satinato con piedini in gomma viene fissata una struttura in multistrato di betulla curvato (un pezzo unico che fa da seduta e schienale), ricoperta da unimbottitura in poliuretano espanso a quote

    differenziate che segna i tre cuscini. Il rivestimento in feltro o in pelle, in diversi colori. Seguono a ruota la Hi Pad, una dining chair basata sugli stessi principi costruttivi, nonch diversi progetti come la serie prodotta per la Tate Modern in collaborazione con gli architetti svizzeri Herzog & de Meuron. Hi Pad e Low Pad devono molto allimpegno di Cappellini e alla competenza delle aziende italiane, come sottolinea il designer: Solo in Brianza puoi trovare una tale fanatica dedizione al design, alla qualit e allinnovazione tecnologica, e da nessunaltra parte cos perfezionata larte della rifinitura.

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  • air chairanno: 1999

    azienda: Magis

    materiale: polipropilene caricato con fibra di vetro

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    La Air Chair, sedia impilabile nata dalla collaborazione con Eugenio Perazza di Magis, basata sulla tecnologia di stampaggio a iniezione assistito da gas (air moulding), che permette di crearla in soli tre minuti in un pezzo unico ottimizzando la quantit di plastica utilizzata polipropilene caricato con fibra di vetro e il ciclo di produzione. Elementi tubolari a sezione ellittica costituiscono la struttura principale, a cui viene aggiunta, in un unico passaggio, una pelle sottilissima per la seduta e lo schienale. Nella sua essenzialit evidente

    la mano di Morrison: ad esempio nel profilo curvato delle gambe posteriori e dello schienale, cos come nel modo in cui trattato ogni spigolo al fine di assicurare il massimo comfort fisico e visivo. Sulla scia della Air Chair verranno prodotti la Air Armchair (anchessa impilabile ma dotata di braccioli e con uninclinazione diversa), il Low Air-Table (2001) tavolino poggiato su rotelle da roller blade in plastica colorata e la Folding Air Chair (2001), che utilizza questa innovativa tecnologia per reinterpretare un vecchio modello di sedia pieghevole.

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  • Glo-Ball una linea di lampade formate da una sfera leggermente schiacciata (come il globo terrestre) in vetro soffiato opalino, sospesa a soffitto, sorretta da un esile stelo con base tonda o semplicemente appoggiata a terra. Con Luxmaster invece Morrison si rif ai grandi nomi del design italiano, reinterpretando il tema della lampada da terra: chiaro (e dichiarato) il riferimento a Joe Colombo ad esempio di Alogena ma obbligato anche quello alla celebre Parentesi di Achille Castiglioni. Lidea semplice: il filo elettrico gira a spirale attorno a unasta che consente di regolare lapparecchio sia in senso

    glo-ball, luxmasteranno: 1999, 2000

    azienda: Flos

    materiale: vetro soffiato opalino (Glo-Ball), fusione di alluminio contenuta in uno stampo di policarbonato con una leggera texture (Luxmaster)

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    verticale che in senso laterale. La testa una fusione di alluminio contenuta in uno stampo di policarbonato con una leggera texture, mentre il cavo ispirato a quello dei vecchi telefoni. La lampada in grado di fornire una luce potente, e tuttavia la trasparenza degli elementi con cui costruita la rende discreta e non invadente.Entrambe le serie sono state esposte a Tokyo nel 2001 presso lo spazio mostre di Yamagiwa, distributore giapponese di Flos, dove oggetti prodotti da Alessi, Cappellini, FSB, Magis e Rosenthal navigavano in una costellazione di Glo-Ball.

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  • Due progetti fatti per scopi differenti, in tempi diversi, che sembrano per gli attori della stessa scena: un cavatappi antropomorfo intitolato a Socrate (ben diverso da quelli disegnati da Alessandro Mendini) e una serie di tavoli bassi molti li usano come sgabelli che proprio dal tappo di bottiglia prende laspetto e il materiale. Si arriva a un corto circuito tra forma e funzione, ma in realt entrambi gli oggetti svolgono al meglio i loro compiti: lazione del meccanismo a pantografo rende agevole stappare

    una bottiglia, richiamando un modello di cavatappi ormai poco diffuso, mentre grazie al sughero ottenuto pressando gli scarti dei turaccioli la Corks Family resistente allacqua, non si deteriora e resiste anche alle termiti. Ironia quindi, ma anche attenzione per lutilizzo, sperimentazione e dettaglio. Per completare la saga si potrebbero affiancare le Three Green Bottles del 1988: forse il loro becco stato ingrandito aspettando larrivo di questi tappi fuori misura.

    socrates, cork familyanno: 1998, 2004

    azienda: Alessi, Vitra

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    rowenta set:coffee maker, kettle, toasteranno: 2003

    azienda: Rowenta

    Nellottica di rivoluzionare la gestione del progetto, sviluppato di consueto allinterno dei propri uffici, nel 2001 il marchio Rowenta si rivolto a Jasper Morrison per il disegno di una serie di piccoli elettrodomestici, un campo poco battuto dal design nei decenni precedenti. Chiaro e semplice lobiettivo di Morrison: A me interessava una forma che si riferisse alluso, e niente di pi. In ogni pezzo ho ricercato una forma-base che suggerisse una gentilezza espressiva rispetto alla funzione che rappresenta. Cos la macchina per il caff, il bollitore elettrico e il tostapane non inventano nulla, piuttosto subiscono una ingentilimento delle forme che li trasforma in oggetti quasi eterei, sintetici come fossero un fumetto. La rivoluzione sta, come al solito, nel modo in cui si agisce sui punti che renderanno possibile questa nobilitazione delloggetto: il raggio di curvatura di un cucchiaino, la posizione di un pulsante, il diametro di un manico. Purtroppo, una volta sul mercato, la serie stata afflitta da numerosi malfunzionamenti, che per Morrison sono il monito di come il design e le buone intenzioni da soli non sono sufficienti.

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  • knifeforkspoon, glass familyanno: 2004, 2008

    azienda: Alessi

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    Dalla collaborazione tra Morrison e Alessi sono nati numerosi pezzi pensati per il mondo della cucina, tra cui il celebre tavolino Op-La (1998), linsalatiera Sim & Saladin (1998), il cavatappi Socrates (1998), la Tin Family (1998), i Bows & Trays (2000) e la Utensil Family (2001). Tra i pi recenti ci sono il servizio di posate KnifeForkSpoon e quello di bicchieri Glass Family, progetti che incarnano in pieno il concetto di Super Normalit: in entrambi si coglie la precisa volont di lasciare fuori il design, puntando a una certa assenza di visibilit che per Morrison rappresenta la strada da seguire nella progettazione. Difatti gli oggetti progettati

    per attirare lattenzione solitamente sono insoddisfacenti. Posate e bicchieri si riferiscono cos a una forma archetipica, ma riescono a trascendere la dimensione delloggetto anonimo grazie a una paziente e calibrata modellazione, guidata dalla convinzione che sia giusto disegnare prodotti che non disturbano lutente. Un design che si contiene anche nel prezzo: Mi piace lidea di un bicchiere democratico per il vino che sia leggermente pi formale degli altri, in modo da essere usato per dare alla tavola lapparenza di essere una vera cena, piuttosto che un semplice cenare.

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    carrara tables system, oak table systemanno: 2006

    azienda: Galerie Kreo, Cappellini

    materiale: marmo di Carrara

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    Un altro progetto ispirato da un oggetto anonimo, questa volta scovato in una bottega artigiana di Tokyo: un tavolino proveniente dalla Corea, che anni pi tardi fornir lidea di disegnare una serie di tavoli per una mostra alla Galerie Kreo di Parigi organizzata da Didier Krzentowski nel 2005. Per questa occasione Morrison decide di esporre un sistema di tre tavolini modulari sovrapponibili in marmo di Carrara, un tema gi esplorato ad esempio da Vico Magistretti con Azucena nel 1949 usando il legno e poi nel 1964 con la serie Demetrio in resina. I piani in marmo sono svuotati per contenere un foglio di alluminio a nido dape che fa aumentare la resistenza e diminuire il peso complessivo, rendendo pi agevole lo spostamento dei moduli. I Carrara Tables furono realizzati in edizione limitata di soli 12 esemplari, ma Cappellini ha messo in produzione una serie pi economica con gambe smontabili in rovere tornito e piano a doghe in legno massello di rovere naturale, dotato di incavi circolari che permettono di impilare i diversi elementi, che possono essere disposti in 17 combinazioni.

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    Fedele al concetto di redesign come valido antidoto alla ricerca dellinnovazione formale a tutti i costi, Jasper Morrison progetta questa seduta delegando al dettaglio la capacit di dare vita ad un oggetto visibilmente nuovo ma cosciente della tradizione. Una struttura in massello di faggio naturale a sezione circolare viene accompagnata a schienale e sedile in policarbonato traslucido in diverse tonalit di colore, producendo una rivisitazione della sedia da trattoria quasi in chiave Pop. Impossibile non ricordare la seduta disegnata nel 1960 per il circolo del golf di

    Carimate da Vico Magistretti, nella cui opera si possono riscontrare non pochi punti di contatto con quella del designer inglese. Nella Trattoria Chair, come nella Carimate, convivono infatti lattenzione per gli oggetti della tradizione popolare, quello che Vanni Pasca ha definito uno spirito di voluta modestia tipico del design nordico e la ricerca di un linguaggio comunque contemporaneo, che anche larchitetto milanese riusc a infondere ricorrendo al colore: per la sua sedia utilizz infatti una tinteggiatura allanilina rossa, a quei tempi adoperata per i giocattoli.

    trattoria chairanno: 2009

    azienda: Magis

    materiale: massello di faggio naturale a sezione circolare (struttura), in policarbonato traslucido (schienale e sedile)

  • the country traineranno: 2010

    azienda: Camper

    materiale: tela, cotone e gomma (suola)

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    Negli ultimi anni Camper ha stretto rapporti con numerosi protagonisti dellarchitettura e del design contemporaneo, come i Campana Brothers, Konstantin Grcic, Michele De Lucchi, Benedetta Tagliabue e tanti altri dando vita a Camper Together, una collaborazione che investe molti temi a partire dalla progettazione dei propri punti vendita. Nellambito specifico dei modelli di scarpe, lazienda spagnola ha commissionato progetti a Bernhard Willhelm, Veronique Branquinho, Romain Kremer e Jasper Morrison: in controtendenza rispetto agli altri che

    hanno puntato su un design pi appariscente, questultimo ha deciso di rivisitare Camaleon, il primo modello prodotto da Camper alla fine degli anni Venti del secolo scorso, fatto di tela, cotone e suola in gomma. Nasce cos The Country Trainer, che rispetta i principi del vecchio modello coniugandoli con la consueta attitudine verso semplificazione e funzionalit. La scarpa, disponibile in diversi colori, stata presentata durante la London Design Week 2010 per essere messa in vendita dalla primavera del 2011.

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    Lintervista

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    gabriele neri Tanto per cominciare come la dobbiamo chiamare? Ho letto che tempo fa sulla sua dichiarazione dei redditi era classificato come un restauratore di mobili.

    Jasper morrison S, qualche tempo fa, in Inghil-terra, non esisteva una categoria per i designer. In realt una definizione piuttosto azzeccata per il mio lavoro: restaurare il passato per farlo tornare presente.

    g.n. Comera il panorama culturale londi-nese degli anni Ottanta nel quale si formato? C qualche maestro o qualche collega che ha influenzato il suo lavoro o con cui ha trovato par-ticolare affinit?

    J.m. Sono riuscito a restare per sette anni alla scuola di design, al riparo da quello che sapevo sarebbe stato un brusco passaggio al mondo reale. Era un periodo stupendo, anche se, dal punto di vista culturale, gli anni Ottanta sono stati un decennio terribile. La musica era orrenda e lambiente del design molto confuso. Al Royal College cerano alcuni bravi insegnanti, uno in particolare Fred Scott, che aveva disegnato una bella sedia da ufficio chiamata Supporto per Hille International. E poi a Berlino, dove ho trascorso un anno, cerano Nick Roericht, che ha creato pezzi molto belli, inclusa la porcellana per le Olimpiadi di Monaco e Andrea Brandolini, con cui ho stretto amicizia.

    g.n. La sua produzione teorica sembra mante-nere, dallinizio degli anni Novanta a oggi, alcuni punti irremovibili a proposito di cosa debba o non debba essere il lavoro del designer. Cosa cam-biato, nella sua attivit e nel mondo del design, da La non importanza della forma a Super Normal?

    J.m. Non molto, sono solo diventato pi cosciente che il buon design nasce dalla consapevolezza pi che dalle belle forme. Al momento opportuno

    le belle forme possono aiutare, ma prima non si deve mai pensare alle forme. Ultimamente le idee che mi piacciono di pi nascono dalla discus-sione. In studio o in fabbrica si pu sviluppare un progetto semplicemente parlandone con le persone coinvolte. Puoi discutere la praticit di unidea, prevedere come verr fruita, immaginare come la gente interagir con loggetto che hai disegnato, se lo trover utile o fastidioso, oppure puoi parlare di questioni pratiche legate alla produzione. Queste discussioni influenzano un progetto molto pi di quanto non facciano gli aspetti puramente formali e resto quindi convinto che la forma non sia importante rispetto a tutti gli altri fattori coinvolti. Il Super Normale esistito fin dai tempi del primo vaso di terracotta, ma nessuno gli aveva dato un nome. Gli oggetti mi-gliori, quelli che funzionano meglio, non lo fanno perch sono belli o preziosi, ma perch rispetta-no il codice essenziale di svolgere bene la loro funzione, come un buon cavatappi, una buona sedia, un buon paio di scarpe. Questa perfezione non viene raggiunta da un genio creativo che disegna qualcosa di mai visto prima, ma attra-verso la consapevolezza e la conoscenza della storia dei cavatappi, delle sedie e delle scarpe, non in senso accademico, ma nella vita di tutti i giorni: lesperienza collettiva di aprire bottiglie, sedersi sulle sedie e indossare scarpe. Il risultato finale pu essere ancora innovativo, ma stato raggiunto attraverso il riconoscimento di tutti gli sforzi compiuti nella lunga storia delle cose, non il frutto di unavversione creativa al passato.

    g.n. Mi ha sempre colpito la Thinking Mans Chair, uno dei suoi primi successi: sembra in qualche modo diversa da buona parte della sua produzione successiva. come se ci fossero pi concessioni a una libert espressiva della forma rispetto ad altri oggetti

    J.m. vero, stato un approccio molto diverso. Ricordo ancora la lotta per darle vita sulla carta.

    Devo aver fatto centinaia di disegni prima di arri-vare a quello giusto. stato estenuante, alla fine ho pensato che se tutti i progetti fossero stati cos, sarei impazzito. Ho deciso che doveva esserci pi economia nel processo attraverso il quale le cose diventavano se stesse.

    g.n. Alcuni dei suoi oggetti sono stati spesso messi in relazione al design scandinavo e soprattutto a quello giapponese, per un certo pauperismo o per il minimalismo delle loro forme. Che rapporti ha avuto con queste culture? Del resto oggi lavora per aziende come Muji

    J.m. Li ammiro entrambi e penso che i primi oggetti creati dalluomo siano stati fatti in questo modo, con uneconomia di dettagli e una finalit immediata, e che essendo fatti a mano, e quindi imperfetti, avessero uno spirito e un carattere che li rendevano efficienti e piacevoli da usare. Dopo la rivoluzione industriale, il ruolo del designer pu essere definito come il tentativo di restituire questo spirito agli oggetti fabbricati in serie, ren-dendoli amichevoli. Non facile come sembra, e questo spiega perch alcuni oggetti creati da designer anonimi abbiano pi successo di altri disegnati da grandi nomi. Lesigenza di definire il carattere di un oggetto mettendoci la propria firma sembra spesso oscurarne il fine ultimo, ovvero creare cose che siano al tempo stesso funzionali e piacevoli da guardare.

    g.n. Quali sono oggi i suoi pezzi pi venduti? Nota qualche differenza di gusto nel pubblico rispetto al passato?

    J.m. Ai tempi della mostra Super Normal pensavo fosse difficile avere successo commer-ciale con oggetti di design che non volevano attrarre troppo lattenzione. Non mi era facile accettare la piacevolezza dei miei pezzi nei negozi di arredamento. stata quindi per me una grande sorpresa constatare che questi oggetti,

    pi anonimi, vendevano bene e questo mi ha incoraggiato a proporre altri pezzi super normal. Non tutti gli oggetti che disegniamo hanno suc-cesso sul mercato, ma negli ultimi cinque anni la media decisamente aumentata. Dobbiamo ricordare che solo recentemente il pubblico ha iniziato a informarsi sul design contemporaneo e forse il gusto collettivo sta diventando pi sofi-sticato. Se acquisti qualcosa di vistoso e troppo colorato e dopo un anno, o gi di l, scopri che non lo sopporti pi, dovresti chiederti perch lhai comprato.

    g.n. In pi di unoccasione ha sottolineato limportanza di uneducazione visuale e dello studio di una possibile e auspicabile scienza degli oggetti. Pu spiegare meglio questi concetti?

    J.m. Il modo migliore per imparare a dise-gnare oggetti attraverso losservazione della normale vita quotidiana, guardando le cose che usiamo e come le usiamo, e interrogandoci sulla loro storia e sul perch abbiano finito per assumere la forma che hanno. La comprensione che la propria parte nello sviluppo delle cose relativamente a breve termine, che lalternativa tra unirsi al processo evolutivo collettivo oppure pretendere di sapere tutto meglio di chiunque altro un momento importante nello sviluppo di un designer. Capire la forma migliore per il manico di una tazza da t pu sembrare una cosa molto basi-ca, ma se ci avete pensato un po lo sapete gi. Se ci avete pensato ogni volta che una tazza vi sembrava troppo pesante e il manico non vi offriva una buona presa, quando arriver il momento sarete pi preparati per disegnarla. La scienza degli oggetti si impara meglio alla scuola della vita.

    g.n. indubbio che spesso ci sia una distanza tra il mondo del design e la maggior parte delle persone, ma lei ha affermato pi volte che il design

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    dovrebbe essere democratico. Come si sposano nella sua attivit questi due estremi? La gente ha veramente bisogno del design?

    J.m. Perch dovrebbero essere estremi? La gente ha bisogno degli oggetti e il compito del design quello di renderli migliori. Molti non si fidano del design, forse sono rimasti delusi dal manico poco pratico di una tazza da t, oppure da una sedia su cui non si poteva salire per cambiare una lampadina. Se c una distanza tra la gente e il design pu essere soltanto perch il design non stato allaltezza delle aspettative e non ha eguagliato le prestazioni di prodotti anonimi e ordinari. Il rapporto costo/valore sbagliato. Ci vuole un grosso sforzo da parte dei designer per migliorare il loro lavoro e poi il pubblico li ricambier. Il design ha bisogno della gente!

    g.n. Ci pu spiegare secondo quali criteri un oggetto pu guadagnarsi il titolo di Super Normale?

    J.m. Innanzi tutto devo ammettere che un fenomeno soggettivo. Ognuno di noi pu percepire il Super Normale in modo diverso, ma le caratteristiche di un oggetto Super Normale sono pi o meno le stesse. Solitamente (ma non sempre) presenta una certa riduzione della forma; spesso (ma non sempre) discreto; possiamo usarlo per molto tempo prima di apprezzarne appieno le qualit; svolge sempre le sue funzioni appropriatamente o estremamente bene; non si cura delle mode e quindi non sar mai fuori moda; capace, pi che altri oggetti, di creare una buona atmosfera.

    Lampada Smithfield. Flos, 2009

  • Object Frame, Galerie Kreo, 2009

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    La critica

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    Il primo importante riconoscimento critico dellat-tivit di Jasper Morrison giunge dallItalia, appena un paio danni dopo lapertura del suo atelier. Nel 1988 compare infatti sulla rivista Domus che qualche mese prima aveva pubblicato la Thinking Mans Chair1 un generoso articolo di Manolo De Giorgi, nel quale vengono abbozzati alcuni punti utili per contestualizzarne lopera, accanto alle immagini dei suoi oggetti. Il primo tema riguarda il metodo seguito da Morrison per sviluppare le sue idee progettuali: Per i designer inglesi la com-posizione soprattutto una forma mentis che non necessariamente dovrebbe passare attraverso il disegno. [] cercare allora disegni di dettaglio o particolari nello studio di Morrison operazione vacua e nella migliore delle ipotesi approderemmo a schizzi assonometrici generali per noi forse insuf-ficienti ma utili a Morrison per confermare le sue idee complessive.2 De Giorgi prosegue riflettendo sul significato del ready made e preannunciando le future evoluzioni di questa pratica progettuale, citando lesempio del Flower-pot Table: Il tavolo che Morrison ha progettato tre anni fa utilizzando come base una serie di vasi di coccio incastrati e ribaltati e un semplice piano di cristallo per lui soltanto una tappa che serve a sondare certe insospettabili propriet delle cose che sono a nostra portata di mano ma poi sa benissimo che il progetto se vorr essere tale dovr fare un altro piccolo scatto in avanti (magari pi freddo) e mettersi al riparo anche dalla facile trovata3. Infine, larticolo passa ad analizzare le condizioni sociali ed economiche in cui si sta evolvendo il lavoro del designer, e cio il panorama inglese degli anni Ottanta, fortemente votato allimperativo del design pubblico e pena-lizzato nel design domestico4. Questo indica la necessit di rivolgersi non a grandi aziende ma a laboratori quasi artigiani, che Morrison ha selezio-nato con cura organizzando una squadra di vetrai, saldatori, grossisti di compensato, piccoli fornitori di packaging, ecc., per produrre serie limitate di pezzi (spesso su ordinazione) nellattesa di trovare migliori opportunit.

    Negli anni successivi le riviste italiane Domus e Ottagono in particolare si confermano i ca-nali preferenziali per la diffusione delle idee e dei progetti dellinglese che, anche grazie a questa visibilit, comincia a ottenere le prime importanti commesse. Sul numero 100 di Ottagono, del 1991, viene infatti pubblicato uno dei saggi-manifesto della produzione teorica di Morrison La non importanza della forma accompagnato dalla celebre illustrazione di Adolf Loos chinato su di un tombino, nella cui forma scorge i principi dellarchitettura moderna. La stessa vignetta che rispecchia, con un po di ironia, la curiosit di Morrison per quanto si pu trovare camminan-do per strada era stata gi inserita a chiusura del suo libretto A World Without Words, e sembra rendere omaggio al noto apprezzamento del viennese per la cultura anglosassone: Ricordo di aver sentito un certo orgoglio nel leggere Adolf Loos e la sua esaltazione degli impianti idrici o del modo di vestire inglesi5.Dagli anni Novanta i suoi progetti sono pubblicati sempre pi frequentemente e Morrison diventa in breve uno dei protagonisti delle diverse edizioni del Salone del Mobile milanese, a fianco dei Maestri. Scrive, ad esempio, Marco Romanelli su Domus: Al Salone del Mobile di Milano del 1992 il giovane Jasper Morrison e il maestro Achille Castiglioni sono stati i pi bravi; i pi distanti e in fondo i pi assimilabili. Con una grande libert e gioia di creare. Morrison e Castiglioni con i loro linguaggi difficilmente imitabili e quindi destinati a durare. A lungo. [] Nati da un lungo lavoro di sedimentazione, gli oggetti di Jasper Morrison raggiungono una peculiarit rara: rasserenano. [] Sono oggetti per i quali pi di una persona ha riciclato quella corriva espressione (primo assoluto segnale di incultura) comunemente utilizzata nei confronti dellarte astratta: Sarei capace di farlo anchio!, Avrebbe potuto disegnarlo mio figlio!. Ci per noi significa che loggetto ha raggiunto una poetica, invidiabile, economia dei mezzi espressivi6.

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    Sono gli anni in cui trionfa lestetica minimalista, di cui linglese, in un modo o nellaltro, viene eletto come punto di riferimento (una delle sue ultime interviste, del 2010, titola ancora Jasper Morrison. The Minimalist7). Nel dibattito che vede impegnata la critica a distinguere tra la sostanza e i capricci della moda, sottesi a un tale approccio alla pro-gettazione, ancora Romanelli a sottolineare la positivit del lavoro di Morrison: Definitivamente conclusa la parabola post-moderna, ecco ripe-tersi la medesima vicenda. [] Ma forse, questa volta, noi eterni illusi possiamo nutrire maggiori speranze. [] La riscoperta di forme essenziali condurrebbe con s la riscoperta di paralleli sem-plici comportamenti8. Tra le speranze realizzate

    c ovviamente la sua produzione, equiparata ancora a quella dei grandi nomi del design italia-no: Qualit e quantit: portare il plus del disegno alle categorie di oggetti funzionali, dimostrando, a parit di costi, un plus di risultato. Per questa coraggiosa presa di posizione di Jasper Morrison possiamo purtroppo ricordare pochi altri, nobili e democratici, esempi: una paletta per spazzatura di Gino Colombini nel 1956, un cestino gettacar-te di Enzo Mari nel 1987, un battipanni ancora di Colombini nel 1957, un piccolo portacenere cubico di Bruno Munari nel 1957. Utensili minimi design by ma capaci di abitare nelle nostre can-tine e nei nostri sgabuzzini, di riempirsi di cicche e di cartacce. questa di Jasper Morrison una

    Installazione Reuters News Centre, Documenta 8, Kassel, Germania, 1987

    pp. 112-114Mostra Super Normal, Axis Gallery, Tokyo, 2006

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    che ormai ha alle spalle numerosi successi. Nella prima parte a cui segue unampia intervista Charles-Arthur Boyer ripercorre le tappe della carriera di Morrison a partire dal fatidico incontro con la verve dissacrante di Memphis e Alchimia, argomento su cui il designer verr interrogato in numerose occasioni. Ad esempio sulle pagine di Domus nel 2001, dove Morrison, insieme a colleghi come Karl Lagerfeld, David Kelley e Marc Newson spiega linfluenza che ebbero su di lui le idee di Sottsass e compagni14. Per Boyer, la produzione di Morrison contiene una welcoming simplicity paragonabile allatmosfera dei romanzi di Virginia Wolf e gi pienamente raggiunta in occasione delle sue prime stanze-installazioni della fine degli anni Ottanta: Senza diminuire limportanza dei suoi successivi lavori, questi ambienti definiscono la sua posizione e i principi su cui essa si fonda: produrre oggetti quotidiani per tutti, produrre cose pi leggere e non pi pesanti, pi gentili

    dellindividuo e il nome della Marca tutto ci che conta13. In questo solco si inserir anche Domus qualche anno pi tardi: il numero 811 (gennaio 1999) infatti dedicato al Progetto anonimo e il mese successivo Morrison viene invitato a indicare le sue personali radici del design, tra cui troviamo una scena del film Playtime di Jacques Tati, un dipinto del Rajasthan, la Thonet n. 14, un forcone da fieno americano, una cartolina di The Cornflake Shop e alcune sculture greche dellXVIII secolo a.C. La critica italiana riconosce insomma a Morrison molto di pi di una ponderata pacatezza nel disegno delloggetto, cercando di oltrepassare la limitante definizione di minimalismo per segnalare una dimensione progettuale che trova analogie con quella inseguita da una significativa fetta del nostro migliore design.Nel 1999 esce per le ditions Dis Voir di Parigi una piccola monografia sullopera di Morrison,

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    piccola, significativa, lezione di umilt, di seriet. Ovviamente di talento, straordinario9.Quasi in parallelo, dopo la sua mostra alla Inte-rieur 94 in Belgio e quella del 1995 allArc en Rve Centre dArchitecture di Bordeaux, la diffusione dei saggi di Morrison lo render uno dei nomi pi citati in relazione al design senza firma, tema a cui Ottagono dedicher un intero numero10 nel 1996. Nella cultura del design italiano scrive Giampiero Bosoni il concetto di design anoni-mo ha sempre creato molto imbarazzo. [] la forte radice umanistica, decisamente autoriale, espressa storicamente dalla cultura artistica e architettonica su cui si fondata lesperienza del design italiano, sempre stata, per sua na-tura, fondamentalmente antagonista allidea di un progetto il cui autore destinato a rimanere anonimo11. Nonostante ci, nellopera di alcuni protagonisti del design italiano possibile scorgere linee di ricerca che valorizzino i principi fonda-

    tivi di unidea di design anonimo che ha ormai assunto con alcuni modelli lindiscutibile valore di archetipo12. Ad esempio nel lavoro di Achille Castiglioni, Vico Magistretti, Enzo Mari e Bruno Munari: accanto alle loro parole, su Ottagono viene pubblicato il testo di Morrison Immacolata concezione, che riflette sul ruolo delloggetto nel passato e nel presente. Gli oggetti anonimi nati negli ultimi tempi sono meno in evidenza, o magari sono appena allinizio della loro evoluzione. Gli oggetti domestici, di scarso contenuto tecnico, che una volta erano la riserva dellanonimato, oggi vengono alla luce solo con unetichetta, come qualche nuovo tipo di packaging. Altri prodotti meno attraenti (pi funzionali) hanno tenuto in vita una tradizione di disinteresse, e si presenta-no come qualcosa di speciale. Lanonimato si pu ritrovare al vertice della scala tecnologica: materiale sportivo, elettronica, jet, automobili, nei quali lio della Grande Impresa prevale su quello

  • e meno dure, inclusive piuttosto che esclusive, e aprire alla gente un futuro pieno di emozioni, piaceri e sogni15.Il nuovo millennio si apre con importanti commesse e significativi riconoscimenti, finalmente anche in patria. Nel 2001 infatti Morrison viene nominato Royal Designer for Industry e produce gli arredi per la Tate Modern di Londra, lavorando a fian-co degli architetti svizzeri Herzog & de Meuron: Quando ho cominciato a dedicarmi al design, non cera posto per un designer del mio tipo in Inghilterra. [] Il progetto per la New Tate in un certo senso il primo lavoro che io abbia mai avuto a Londra. Ed una gran bella sensazione andare alle riunioni di lavoro in bicicletta invece che in aeroplano16. Allo stesso tempo si moltiplicano mostre e installazioni in tutto il mondo, tra cui si possono ricordare quella al Yamigawa Centre di Tokyo (2001), la Vitra Home Exhibition a Weil am Rhein (2004), la mostra monografica al Design

    Museum di Londra (2006-2007), Take a Seat al Muse des Arts Dcoratifs di Parigi (2009) e le recenti esposizioni organizzate presso il Jasper Morrison Shop di Londra. Dal punto di vista della critica la mostra pi significativa per Super Normal, esposizione itinerante inaugurata alla Axis Gallery di Tokyo nel 2006 e poi ripetuta a Londra e alla Triennale di Milano: nel catalogo17

    sono infatti presenti diversi testi che cercano di interpretare la nuova categoria estetica descritta da Morrison e Fukasawa.Per Gerrit Terstiege, redattore capo della rivista Form, i 210 oggetti selezionati dai due pro-gettisti come espressioni del Super Normale potrebbero divenire una sorta di guida per le future generazioni di designer, ovviamente se fossero considerati non soltanto per le loro qualit formali ma per il ragionamento che vi sta dietro. Infatti, pur insistendo sulla perdita di innocenza che separa i progettisti di oggi dagli artigiani del

    passato, Morrison e Fukasawa non si abbando-nano a sentimentalismi per auto-confinarsi in una torre di avorio: essi sono pienamente coscienti dei meccanismi che governano strategie di mercato e produzione industriale, ma cercano di procedere evitando facili scorciatoie basate su eccezionalit o stravaganze, per riallacciarsi alla migliore tradizione del design. Linterpreta-zione del concetto di Super Normale slogan che conquister anche la copertina di Domus nellestate del 200618 sar anche al centro di unampia intervista ai due progettisti, sempre allinterno del catalogo, in cui Francesca Picchi mette in evidenza ulteriori chiavi interpretative: ad esempio il filo rosso che unisce A World Without Words (particolarmente apprezzato da Enzo Mari) con luniverso della super normalit; la diffusa (ed errata) lettura del Super Normale come un mero atteggiamento calvinista; la possibilit di considerare tale categoria come linventario di una possibile idea di modernit condivisa da Occidente e da Oriente, ecc.Per trovare ulteriori chiavi di lettura si possono sfogliare i diversi volumi che Morrison ha dato alle

    stampe fin dallinizio della sua carriera oltre a quelli citati, si deve ricordare Everything But The Walls, edito da Lars Mller nel 2002 ma anche dare unocchiata al suo sito Internet. Qui, ogni mese, il designer pubblica una fotografia corre-data da qualche riga di commento. Protagonisti di questo diario di bordo non sono le sue opere, ma oggetti incontrati casualmente viaggiando in tutto il mondo: un lampadario fatto di bottiglie di plastica, un anonimo magazzino industriale nel Queens, una tozza panchina di legno nella campagna giapponese o un comune lavandino dotato di tubi di scarico particolarmente sinuosi. Con poche parole Morrison riesce a radiografarne forma e processo costruttivo, materiali e funzione, interrogandosi sulle motivazioni che potrebbero aver condotto alla loro creazione. Per stupirsi ancora di come, pur nella loro precariet, nella loro goffaggine e nella loro apparente casualit, tali oggetti sono dotati di un certo charme, riflesso di una spontaneit priva di rimorsi e generata da circostanze impreviste o da bisogni essenziali, finalmente libera dai possibili (e troppo frequenti) eccessi del progetto.

    Note

    1 Cfr. Domus, 685, luglio-agosto 1987, p. 5.2 M. De Giorgi, Jasper Morrison 1985-1988, in Domus, 694, maggio 1988, p. 75.3 Ibidem., p. 76.4 Ibidem., pp. 76-77.5 Jasper Morrison intervistato da Francesca Picchi, in Domus, 825, aprile 2000, p. 98.6 M. Romanelli, Jasper Morrison. Sistema di imbottiti e sistema di tavolini, 1992, in Domus, 742, ottobre 1992, 1992, p. 62.7 Jasper Morrison: The Minimalist, in Whitewall Magazine, feb-braio 2010, pp. 80-81.8 M. Romanelli, Miscellanea attorno al concetto di furniture design, II parte, in Domus, 762, luglio-agosto 1994, p. 50.9 Ibidem., p. 52.10 Cfr. Ottagono, 118, marzo-maggio 1996.

    11 G. Bosoni, Riflessioni di design anonimo nel lavoro di Castiglioni, Magistretti, Mari e Munari, in Ottagono, 118, marzo-maggio 1996, p. 34.12 Ibidem, p. 36.13 J. Morrison, Immacolata concezione, in Ottagono, 118, marzo-maggio 1996, p. 56.14 Cfr. Memphis, ieri e oggi, in Domus, 841, ottobre 2001, p. 115.15 C.A. Boyer, Experience Made Sensible, in C.A. Boyer e F. Zanco, Jasper Morrison, ditions Dis Voir, Paris 1999, p. 36 (trad. dellautore)16 J. Morrison, intervistato da Francesca Picchi, in Domus, 825, aprile 2000, p. 98.17 N. Fukasawa e J. Morrison, Super Normal. Sensations of the Ordinary, Lars Mller Publishers, Baden, Switzerland 2007.18 Cfr. Domus, 894, luglio-agosto 2006.

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    pp. 116-117Super Oblong, Cappellini, 2005

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    Bibliografia essenziale

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    J. Morrison, Design, Projects and Drawings 1981-1989, ADT Design Files, Design & Technology Press, London 1990.

    J. Morrison, A World Without Words, Lars Mller Publishers, Baden, Switzerland 1998 (prima ed. di Anthony Arefin, London 1992).

    J.Morrison, A Book of Spoons, Jasper Morrison & Imschoot uitgevers, Gent 1997.

    Eine Neue Stadtbahn fr Hannover. Design: Jasper Morrison, Gebrder Mann Verlag, Berlin 1997.

    C.A. Boyer e F. Zanco, Jasper Morrison, ditions Dis Voir, Paris 1999.

    J. Morrison, Everything but the Walls, Lars Mller Publishers, Baden, Switzerland 2002/2006.

    J. Morrison, Rpertoire pour une forme, Bernard Chauveau Editeurs, Paris 2006.

    J. Morrison e N. Fukasawa, Super Normal. Sensations of the Ordinary, Lars Mller Publishers, Baden, Switzerland 2007.

    Articoli su riviste:

    J. Morrison, La non importanza della forma, in Ottagono, 100, settembre 1991.

    J. Morrison, Immacolata concezione, in Ottagono, 118, marzo-maggio 1996.

    J. Morrison, Super normale, in Domus, 891, aprile 2006.

  • Referenze Fotografiche

    Per tutte le immagini Jasper Morrison, Londra.

    Joffrey Bello / Techniques et Architecture, Parigi: p. 74Santi Caleca, Milano: pp. 58 59, 66 - 67 Courtesy of Alessi: 28 - 29Courtesy of Camper: pp. 98 - 99Courtesy of Cappellini: pp. 92 93Courtesy of Cappellini / Studio One, Mariano Comense: p. 23, 35, 111Courtesy of Flos: p. 85Courtesy of Magis: pp. 68 - 69Courtesy of Magis / Miro Zagnoli, Milano: p. 38Courtesy of Vitra /Nicole Bachmann, Zurigo: p. 109Suki Dhanda, Londra: p. 101Marc Eggimann, Basilea: pp. 20 21, 24 25Ramak Fazel, Los Angeles: p. 80Fabrice Gousset, Parigi: pp. 106 107Walter Gumiero, Cant: pp. 62 63, 76 77, 79, 81, 86 Hans Hansen, Amburgo / FSB: p. 57Anthony Hill, Londra: pp. 16 - 17 Andr Huber, Baden: p. 9, 12 - 15, 41, 83, 87 a sx, 90 - 91Christoph Kicherer, Parigi: pp. 88 89Morgane Le Gall, Parigi: pp. 94 95James Mortimer, ;Londra: p. 47, 51 Timm Rautert, Essen: pp. 6 - 7Studio Frei, Weil-am-Rein: p. 53Studio Morrison, Londra: 10 11, 18 - 19, 30 31, 50, 52, 54 - 55, 61, 75, 96 97, 104, 112 114, 116 117Andreas Stterlin, Weil-am-Rein: pp. 64 - 65 Miro Zagnoli, Milano: pp. 70 -73

    LEditore a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate e/o per le citazioni riportate ove non sia stato possibile reperirne la fonte.

    Finito di stampare nel mese di agosto 2011 presso G.CANALE & C. S.p.a. Via Liguria, 24 - 10071 Borgaro T.se (TO)