ipertesto multimediale di storia

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 LE GRANDI CRISI SARA MILIA CLASSE III F 17/11/2011 ANNO SCOLASTICO 2011/2012     I     P     E     R     T     E     S     T     O     M     U     L     T     I     M     E     D     I     A     L     E     S     T     O     R     I     A     A    N    N    O     2    0    1    1     /    2    0    1    2    L    E    G    R    A    N    D    I    C    R    I    S    I  Sara Milia 17 novembre 2011 Capitolo 1 : crisi politica Capitolo 2 : crisi del Trecento e  peste

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Ipertesto multimediale di storia che sintetizza, anche con l'aiuto delle immagini, ciò che accadde nel Trecento, e descrive le crisi politiche, economiche e sociali che esplosero durante il Trecento, a causa delle carestie e della peste nera.

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LE GRANDI CRISI

SARA MILIA CLASSE III F 17/11/2011 ANNO SCOLASTICO 2011/2012

    I    P    E    R    T    E    S    T    O

    M    U    L    T    I    M    E    D    I    A

    L    E    S    T    O    R    I    A

    A   N   N   O

    2   0   1   1    /

   2   0   1   2

   L   E   G

   R   A   N   D   I   C   R   I   S   I

 

Sara Milia 

17 novembre 2011 

Capitolo 1 : crisi politica 

Capitolo 2 : crisi del Trecento e  

 peste 

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LE GRANDI CRISI 

Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

INDICE

Capitolo 1: crisi politica

1. Scheda su Bonifacio VIII pag. 1

2. La concezione politica di Dante pag. 2 - 3

3. Galleria fotografica pag. 4 - 5

4. Biografia Dante Alighieri pag. 65. Papato e impero nel Trecento pag. 7

Capitolo 2:crisi del Trecento e peste

1.  Il ritorno della carestia pag. 8

2. La grande epidemia (1347-1350) pag. 9

3. Gli effetti della peste in Europa pag. 10

4. Le conseguenze economiche della peste pag. 11

5. La peste dal punto di vista medico pag. 12

6. Rivolte sociale nelle città e nelle campagne pag. 13

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LE GRANDI CRISI 

Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

BONIFACIO VIII 

Bonifacio VIII fu eletto papa nel 1294 in seguito alla dimissione di Pietro Morrone, meglio

conosciuto con il nome di Celestino V che si ritirò dall’incarico per rivestire il ruolo di vicario di

Cristo. Bonifacio VIII aveva una concezione ierocratica, riteneva perciò che il papa dovesse

avere sia il potere spirituale che quello temporale. Egli si opponeva alle idee di Filippo IV re di

Francia che pretendeva il potere Temporale. Quest’ultimo era in conflitto con Edoardo I re

d’Inghilterra e nel 1296 sottopose a tributo i beni della Chiesa e Bonifacio VIII emanò una bolla

con il quale minacciò il re di Francia di scomunica. Allora il re contrattaccò e vietò l’uscita dal

regno di qualsiasi somma di denaro diretta a Roma. Per Filippo però la scomunica non era un

problema perché egli aveva dei vassalli al suo servizio pagati direttamente da lui. Perciò il

papa fu costretto a far cadere la bolla del 1296.

Grande importanza ebbe il giubileo del 22 febbraio del 1300 nel quale Bonifacio garantiva una

totale remissione delle pene purificatrici nell’aldilà a chi si fosse recato a pregare nel primo

anno di ogni secolo nella tomba di san Pietro. Questo giubileo ebbe un grandissimo successo e

fu per questo che Bonifacio VIII decise di riprendere il conflitto contro Filippo il Bello e il 18

novembre 1302 emanò una seconda bolla chiamata Unam sanctam che prevedeva che ogni

uomo al di fuori della Chiesa cattolica che aveva per capo e per guida il vescovo di Roma non

avrebbe avuto nessuna possibilità di salvezza. Come risposta Filippo il Bello utilizzò gli Stati

generali (assemblea in cui furono radunati rappresentanti dei tre ordini o stati: clero, nobiltà

guerriera e terzo stato formato da coloro che lavoravano) che nell’aprile del 1302 stabilirono

che il re di Francia aveva ottenuto il potere temporale direttamente da Dio. In una seconda

assemblea che avvenne nel giugno del 1302 si discusse sulla legittimità dell’elezione di

Bonif acio VIII. Nella terza assemblea che ebbe luogo nell’agosto del 1303 un gruppo di inviati

di Filippo il Bello tentò di far prigioniero il papa per obbligarlo a convocare un concilio per

decidere la legittimità della sua elezione. Ma il piano di Filippo il Bello non riuscì e Bonifacio

VIII fu liberato da una sommossa popolare. Questo fatto creò un

enorme impressione in tutta la cristianità che destò scandalo

anche fra i più accesi avversari di Bonifacio VIII che pochi

mesi dopo morì.

Bonifacio VIII

 

 Scomunica: arma micidiale temuta

soprattutto dai principi che autorizzava i

vassalli a sentirsi liberi dal giuramento di

 fedeltà verso il suo superiore.

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LE GRANDI CRISI 

Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

CAPITOLO 1 

LA CONCEZIONE POLITICA DI DANTE

Dante non aveva compreso che il

vero potere politico non era più nelle

mani del papa o dell’imperatore

tedesco ma in quelle del re di Francia

o del re d’Inghilterra. Egli espresse le

proprie idee a riguardo in una sua

opera chiamata “De monarchia” (che

scrisse intorno al 1311-1312),

allorchè l’imperatore tedesco Enrico

VII di Lussemburgo scese in Italia

Alla sinistra Enrico VII e alla destra

Dante Alighieri

presentandosi come il restauratore dell’ordine e della

pace.

A Dante era stato affidato da Dio il compito di

annunciare l’imminente intervento di Dio che avrebbe

salvato il mondo dal caos e dal disordine. Dante cercò di

tenere a freno la cupidigia umana1

e dava piena validità

al giubileo del 1300 e anch’egli era rimasto scosso

davanti al tentato rapimento di Bonifacio VIII da parte

degli inviati di Filippo il Bello nonostante fosse contro

alle sue idee ierocratiche.

Nel 1313 Enrico VII morì senza aver ottenuto alcun

risultato.

1 Cupidigia umana: desiderio folle e illimitato di possedere beni materiali, ricchezze e potere.

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Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste3

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LE GRANDI CRISI 

Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

GALLERIA FOTOGRAFICA

A sinistra la statua di

Dante che si trova nella

Galleria degli Uffizi a

Firenze; a destra un

suo ritratto.

A sinistra il Cenotafio

di Dante nella

Basilica di Santa Croce;

a destra un suo

monumento collocato in

Piazza Dante a Napoli. 

A sinistra il più

antico ritratto

documentato di Dante

conosciuto; a destra un

monumento di Dante

che si trova in Piazza

Santa Croce a Firenze. 

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LE GRANDI CRISI 

Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

In alto a sinistra il

De Monarchia ; in

alto a destra il

Museo-Casa di

Dante in via Santa

Margherita 1 a

Firenze.

In basso a sinistra la

copertina del De

Monarchia ; in basso a

destra il tempietto della tomba di Dante a Ravenna in Via

Dante Alighieri 9. 

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Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

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BIOGRAFIA DANTE ALIGHIERI 

Dante nacque a Firenze nel 1265 da una famiglia guelfa in condizioni economiche poco  felici. Egli apprese, probabilmente da Brunetto Latini, l’arte dell’eloquenza, 

cioè del bel parlare,indispensabile per chiunque volesse partecipare alla vita pubblica.

La sua vocazione per la poesia si manifestò molto presto leggendo anche i poeti

 provenzali e siciliani. La sua esperienza intellettuale e sentimentale si compendia

intorno alla figura di una donna, Beatrice, restando poi il cardine di tutto il suo

 percorso successivo. La morte di ella che avvenne nel 1290 segna per Dante un periodo

di smarrimento, ma costituisce anche lo stimolo per uscire dal mondo chiuso dello

Stilnovismo e ampliare i suoi orizzonti culturali.

Per trovare confronto al dolore per la morte della sua amata si rivolge agli studi filosofici provandone tanto entusiasmo. Contemporaneamente egli approfondisce

la sua cultura poetica leggendo i poeti latini, soprattutto Virgilio che considera il suo

maestro.

 A partire dal 1295, oltre alla passione per la poesia, si riscoprì in Dante anche l’amore

verso la politica. Fu per questo motivo che egli entrò nell’Arte dei Medici e Speziali

 

 , 

e che negli anni successivi ricoprì varie cariche, finchè, nel bimestre 15 giugno-

15 luglio 1300, fu eletto fra i Priori, la suprema magistratura cittadina.

Quello era un periodo difficile per il Comune fiorentino, lacerato fra le fazione dei

Guelfi bianchi e dei Guelfi neri e minacciato nella sua autonomia dalle manovre del  papa Bonifacio VIII che mirava ad imporre il dominio della Chiesa sulla Toscana.

Per questo Dante, che aveva a cuore sia la pace interna sia l’autonomia esterna del 

Comune, si adoperò con ogni mezzo per ristabilire la concordia fra i cittadini e per 

contrastare i maneggi del papa.

Sfortunatamente nel 1301 i Neri si impadronirono di Firenze scatenando persecuzioni

contro i Guelfi bianchi. Nel 1302 Dante venne condannato all’esilio con l’accusa di

baratteria, cioè di corruzione nell’esercizio delle cariche pubbliche. Non essendosi

 presentato per discolparsi, due mesi dopo, un’altra sentenza lo condannò al rogo.

Da questo momento iniziò l’esilio di Dante che cercò di ritornare nella sua patria senza

riuscirci sino a quando si arrese e decise di iniziare un pellegrinaggio verso le varie

regioni d’Italia dove nacque il disegno della “ Commedia”  , alla quale lavorò per quasi

tutti gli anni dell’esilio. 

Nel 1315 Dante rifiutò sdegnato un’amnistia che aveva come prezzo il riconoscimento

della propria colpevolezza ed un’umiliazione pubblica. Negli ultimi anni il grande

 poeta visse a Ravenna dove, di ritorno da un’ambasceria a Venezia, morì il 14

settembre del 1321.

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Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

PAPATO E IMPERO NEL TRECENTO

Nel 1305 venne eletto papa il vescovofrancese Clemente V che nel 1309 spostò la

sede del papato in Francia per sfuggire alle

pressioni delle famiglie romane. Nel 1314 egli

morì e i cardinali elessero pontefice un altro

francese, Giovanni XXII che decise di

lasciare la sede del papato lontano da Roma,

esattamente ad Avignone sotto l’influenza del

re di Francia. In quello stesso anno Dante gli

mandò un lettera per lamentarsi del

trasferimento della sede in Francia.

In Germania il

potere era di

Ludovico duca di

Baviera che entrò

in conflitto con il

papa perché non

voleva

riconoscerlo

come sovrano

legittimo. Il 18

aprile 1328 fu

emanata una

sentenza di deposizione contro Giovanni

XXII che venne proclamato Anticristo e

collaboratore di Satana. Ludovico ebbe

anche l’appoggio di Marsilio da Padova che

nel 1324 pubblicò il “Defensor Pacis”.

Nel 1328 Ludovico venne proclamato

imperatore a Roma e sostenne che il diritto

di governare non gli era stato dato da Dio o

dal papato ma dal popolo romano. Nel 1338

fu organizzata un’assemblea di principi

tedeschi a Rense dove si stabilì che

l’imperatore non aveva bisogno di

consacrazione2. Nel 1356 venne fissato il

gruppo di principi che aveva il diritto di

2 Consacrazione: conferma di incoronazione ufficiale

da parte del papa.

eleggere l’imperatore. L’elenco di questi erascritto nella Bolla d’oro emanata da Carlo IV

che ne individuava sette3.

Alla sinistra Clemente V; alla destra papa

Giovanni XXII

3 Sette: arcivescovi di Magonza, Treviri, Colonia, il

conte palatino di Reno, il duca di Sassonia, il marchese

del Brandeburgo e il re di Boemia.

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LE GRANDI CRISI

SARA MILIA CLASSE III F 17/11/2011 ANNO SCOLASTICO 2011/2012

CAPITOLO 2

IL RITORNO DELLA CARESTIA 

Già dai primi anni del Trecento l’Europa

entrò in una fase fredda caratterizzata

 principalmente dall’aumento della piovosità.

In Irlanda questo fatto portò all’abbandono

della coltura dei cereali; in Groenlandia gli

scandinavi, che erano emigrati in quella terranei secoli della grande espansione vichinga

intorno al IX e il X secolo, non riuscivano più

a sopravvivere in quel territorio; in Inghilterra

le grandi

precipitazioni

non

permettevano

la maturazione

dell’uva; il

Mar Baltico

gelò

interamente nel

1296, nel 1306

e nel 1323.

Nel 1315

l’eccessiva

piovosità

rovinò i raccolti anche nelle zone ricche dove

sorse una carenza di cereali che portò ad una

carestia e a delle grandi crisi alimentari locali

che costrinsero la popolazione a delle diete

scadenti che indebolivano l’organismo e

favorivano l’insorgere di malattie come la peste che provocarono un’enorme decadenza

del numero della popolazione.

Grafico del

declino della

popolazione

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Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

LA GRANDE EPIDEMIA (1347-1350)

In Asia i mongoli avevano fondato un vastissimo impero che si estendeva dalla Cina sino alle

steppe russe comprendendo anche la Persia e l’Iraq. La pax mongolica4

permise di facilitare i

commerci sul versante europeo nella quale però,

sfortunatamente, oltre alle merci, vennero trasportate da un

luogo all’altro anche i batteri di varie malattie come la peste. 

Questa gravissima malattia è originaria di una colonia

genovese della Crimea con la quale l’Asia ebbe di rapporti

commerciali. Fu proprio da qui che l’epidemia si dilagò ben

presto in Italia, Provenza e Aragona.

Bacillo che provoca la peste

La peste era provocata da un bacillo detto yersinia pestis provocato dalla pulce del ratto nero ed

era perciò una malattia tipica di contesti gravemente carenti sotto il profilo igienico. Questa malattia

poteva essere di due tipi: la peste

bubbonica e quella polmonare. La

prima era chiamata in questo

modo perché provocava nella

pelle dei rigonfiamenti chiamati

bubboni. Quando si riusciva ad

incidere i bubboni si otteneva

un’immediata remissione del

dolore. La maggior parte dei

malati di peste bubbonica però

morivano nell’arco di quattro o

cinque giorni e non si faceva

perciò in tempo a compiere questa

prassi chirurgica. Il tasso dimortalità per i malati di questo

tipo di peste era tra il 40 e il 70%.

La peste polmonare

colpiva invece l’apparato

respiratorio del malato e veniva trasmessa con la saliva ed Peste bubbonica

era assai più grave della peste bubbonica. Il tasso di mortalità di questa

malattia era quasi del 100%.

4 Pax mongolica: situazione di stabilità politica determinata dal controllo dell’intera Asia centrale da parte di un unico

dominatore.

 

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Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

GLI EFFETTI DELLA PESTE IN EUROPA

 Nel giro di due anni la peste investì l’intera

Europa. Questa colpì Parigi e Vienna nel

1348, Londra e Colonia nel 1349 e la Svezia e

Danzica nel 1350. Altre città come Milano e

Gand, centri commerciali importanti, però,

non furono toccati dalla prima epidemia.

Alcuni studiosi

pensano che

questo sia

dovuto al

gruppo

sanguigno degli

abitanti di

queste zone.

Essi

sostengono che

il gruppo B Rh

negativo siameno recettivo

al bacillo della

peste. Questa

teoria però non

risulta molto

convincente

perché queste

zone furono

colpite daquesta

epidemia

decenni più tardi.

Si riscontrò che i decessi di quelli anni

provocarono la

diminuzione

di un terzo della popolazione globale. Zone

come l’Inghilterra ebbero un tasso di

mortalità intorno al 20-25%, ma altre zone,

come ad esempio Givry, Brema, Amburgo,

Siena, Firenze e Palermo, subirono una

diminuzione

dellapopolazione

complessiva

del 40-50%.

Dopo la

grande

pandemia

degli anni

1347-1350,

la pesterimase una

tragica e

costante

presenza

nella storia

dell’Europa. 

Diffusionepeste in

Europa 

Pandemia: grande epidemia generalizzata che provoca un

alto numero di casi gravi e un alto tasso di mortalità. 

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SARA MILIA CLASSE III F 17/11/2011 ANNO SCOLASTICO 2011/2012

LE CONSEGUENZE ECONOMICHE DELLA PESTE

Gli studiosi delle campagne europee del XIV secolo sono rimasti colpiti dal fenomeno dei cosiddetti

villaggi scomparsi. Le cause di questo fenomeno furono diverse ma quella principale fu che le terre

rendevano poco e in seguito al crollo demografico causato dalla peste molti contadini decisero di

emigrare verso i centri urbani approfittando della carenza di manodopera che spingeva in alto i

salari. I lavoratori non svolgevano più il proprio lavoro dall’alba al tramonto come si faceva in

precedenza, ma venne fissato un preciso orario di

lavoro che non coincideva con i tempi della

Chiesa al quale si affiancò il tempo del

mercante5. Il frutto più maturo di questo

tentativo fu l’orologio meccanico a suoneria che

si affiancò alle campane ecclesiastiche nel

ritmare la vita degli uomini.

In alto a sinistra il libro di Jacques Le Goff riguardo il tempo della chiesa e del mercante

5 Tempo del mercante : processo di approvazione del tempo da parte degli uomini d’affari che trovò la più completa

realizzazione quando si procedette alla suddivisione della giornata in parti uguali.

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LE GRANDI CRISI

SARA MILIA CLASSE III F 17/11/2011 ANNO SCOLASTICO 2011/2012

La peste

Secondo

Poussin 

LA PESTE DAL PUNTO DI VISTA MEDICO

I medici dell'epoca rimasero disorientati di fronte a questo fenomeno, per loro incomprensibile. La formazione del medico prevedeva una solida preparazioneastrologica, che impegnava la maggior parte del loro studio. L'idea del contagio era sconosciuta ed era all'ora impensabile la trasmissione di malattie dall' animale all' uomo. Si pensava che dei "soffi pestiferi" avessero trasportato la malattia dall'Asia all'Europa, oppure che la malattia fosse causata da miasmi provenienti dall'interno della terra.I consigli o regimi contro la peste, opere mediche che mostravano come difendersi 

dal contagio, divennero quasi un genere letterario. Si consigliava di tener apertesolo le finestre rivolte a nord, perché i venti da sud erano considerati dannosi. Il sonno durante il giorno era bandito, così come il lavoro pesante. Secondo molti la peste colpiva di preferenza le donne giovani e belle. E, in effetti, la peste contagiava con maggior facilità più le donne degli uomini, e più i giovani che gli anziani.Molti medici, di fronte alla peste, fuggivano. Se fuggivano erano considerati dei vigliacchi. Se restavano, erano considerati interessati solamente al denaro. In caso di peste, l'unico dovere del medico era di invitare l'ammalato a confessarsi. Il rimedio cui i medici più frequentemente ricorrevano erano fumigazioni con erbearomatiche. Papa Clemente VI, per tutta la durata dell'epidemia ad Avignone,

rimase rinchiuso nei suoi appartamenti, dove erano accesi grandi falò. È probabileche in questo modo riuscì realmente a sfuggire al contagio: il calore allontana lepulci.Papa Clemente consentì che si sezionassero cadaveri, pur di scoprire le cause dalla malattia. La ricerca diretta sul corpo umano per mezzo di studi anatomici ebbe unmaggior impulso dopo la peste, un primo passo in direzione della medicina moderna e della scienza empirica. Ma dovevano trascorrere quasi 200 anni prima cheGirolamo Fracastoro (1483-1533) si confrontasse in maniera più sistematica conl'idea di contagio.

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Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

RIVOLTE SOCIALI NELLE CITTA’ E NELLE

CAMPAGNE

Il Trecento fu un secolo di violenti conflitti sociali tra i grandi mercanti, artigiani, e altri lavoratori

che compivano lavori umili. Quando venivano emanate ordinanze che cercavano di ridurre la

retribuzione scoppiavano questi conflitti e gruppi di operai e artigiani restavano senza lavoro. Una

rivolta molto importante accadde a Firenze nel 1378 e fu chiamata tumulto dei ciompi. La flessione

del numero di consumatori influì sul prezzo dei cereali che calò nel periodo tra il 1380 e il

1480.Verso la fine del Trecento si verificò un gran numero di rivolte contadine represse nel sangue

dai signori. Un episodio del genere

avvenne in Francia nel 1358 nel quale le

campagne della regione a nord di Parigi

venne saccheggiata dagli eserciti

impegnati nella  guerra dei Cent’anni. 

Questo processo venne chiamato

 jacquerie. Ebbe una notevole importanza

la rivolta dei contadini inglesi che

avvenne nel 1381 nel quale ci fu una

protesta dei lavoratore dei campi appoggiata dai lollardi6 . Il più noto di questi predicatori fu John

Ball che richiamava l’uguaglianza originaria di tutti gli uomini. Secondo egli era il tempo di togliere

di mezza con la s pada i signori feudali e di dare inizio a una nuova ea caratterizzata dall’assenza di

soprusi e ingiustizie e dominata dall’uguaglianza di tutti gli uomini.

A sinistra la cartina dei luoghi in cui scoppiarono

le rivolte; a destra l’attività laniera fiorentina.

6 Lollardi: espressione dispregiativa usata dagli avversari per indicare i predicatori itineranti che erano molto diffusi

in Inghilterra.

 

 Jacquerie: insurrezione contadina spontanea

 priva di una preparazione politica rivolta contro

il nemico più immediato.

Ciompi : salariati più poveri dell’industria tessile

della lana di Firenze. 

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LE GRANDI CRISI 

Le Grandi Crisi Capitolo 1: Crisi politica; Capitolo 2 : Crisi del Trecento e Peste

BIBLIOGRAFIA 

TITOLO: CHIAROSCURO DALL'ETA' FEUDALE AL SEICENTO; AUTORI:

FELTRI FRANCESCO MARIA, BERTAZZONI MARIA MANUELA, NERI

FRANCA; EDITORE: SEI.

TITOLO: TESTI E STORIA DELLA LETTERATURA DALLE ORIGINI ALL’ETA’

COMUNALE; AUTORI: GUIDO BALDI, SILVIA GIUSSO, MARIO RAZETTI,

GIUSEPPE ZACCARIA; EDITORE: PARAVIA. 

SITOGRAFIA

http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale 

http://www.studenti.it/