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i II 4 IH 1 J li» 1 :1 I Ifc SJHCH ONAMU! Salvatori, 4 nella sua casa di Milar II 13 ottobre suonerà e Omelia Vanoni e Gino F; per sensibilizzare l'opinià pubblica sulla fibrosi cistica ^éjggd/ box a pag. 786). < o IO NON SONO LA MIA MALATTIA Aveva 34 anni quando suo padre gli ha rivelato la verità che gli aveva sempre tenuto nascosta. Fibrosi cistica: due parole che fanno rima con condanna. PIERO SALVATORI le ha affrontate nello stesso modo in cui suona il violoncello: «Con un eccesso di energia» FAILLACI 14.10.2 015 VANITY FAIR La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 08/10/2015 Pag. 183 N.40 - 14 ottobre 2015 diffusione:362550 tiratura:275938

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ONAMU!Salvatori, 4

nella sua casa di MilarII 13 ottobre suonerà e

Omelia Vanoni e Gino F;per sensibilizzare l'opiniàpubblica sulla fibrosi cistica^éjggd/ box a pag. 786).

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IO NON SONOLA MIA MALATTIA

Aveva 34 anni quando suo padre gli ha rivelato la verità che gli aveva sempretenuto nascosta. Fibrosi cistica: due parole che fanno rima con condanna.

PIERO SALVATORI le ha affrontate nello stesso modo in cui suona il violoncello:«Con un eccesso di energia»

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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

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C'è qualcosa di tremendamente vitalee anche di sfacciato, in Piero Salvatori,professione violoncellista.Primogenito di una maestra elementaree di un professore di elettrotecnica di Ca-prarola, Viterbo («un paese di cinque-mila anime dove non c'è nulla, a parteun lago, noccioleti e palazzo Farnese»),con i suoi fratelli è stato mandato fin dapiccolo a imparare uno strumento. Ri-sultato: tutti e tre sono diventati musici-sti professionisti. Il fratello è maestro percantanti lirici alla Scala di Milano; la so-rella è violinista nell'orchestra dell'Ac-cademia di Santa Cecilia a Roma; Pie-ro, 46 anni appena compiuti, è il più ce-lebre, anche grazie al fatto che, dopo al-cuni anni passati nella classica ad altissi-mo livello, ha deciso di «contaminarsi»con il pop.Ha fatto dischi e tour con i big della mu-sica leggera italiana (da Claudio Baglio-ni a Renato Zero a Lucio Dalla), conGino Paoli ha lavorato come solista persei anni, partecipando al tour con Or-nella Vanoni, con cui collabora tutto-ra, con Paolo Fresu ha sperimentato iljazz, e nel 2009 è uscito il suo primo al-bum con musica scritta da lui, Images. Èautore anche di colonne sonore, tra cui

Prototype, scritta per l'assolo di RobertoBolle nel Bolle&Friends.Lo scorso maggio, durante la presenta-zione del concerto Milano Solo, doveha suonato violoncello e pianoforte gra-zie all'iniziativa di Silvia e Gianni Mai-meri, la rivelazione shock: «Sono mala-to di fibrosi cistica». Da allora è diventa-to testimonal della Fondazione per la ri-cerca sulla fibrosi cistica (Ffc), seppurea modo suo.

Tre fratelli, tutti e tre musicisti professio-nisti. Merito della genetica?«Nessuno in famiglia suonava, sempli-cemente ai miei piaceva la musica. Miopadre spendeva tutto quello che guada-gnava per portarci avanti e indietro daViterbo a lezione, perché le avevamo inorari diversi. Io ho iniziato il pianofortea 9 anni ma il vero pianista era mio fra-tello; quando poi mia sorella, 4 anni me-no di me, scelse il violino, il direttore del-la scuola disse a mio padre: "Ah, signorSalvatori, se lei avesse il violoncello, iltrio sarebbe perfetto". Papa mi guardò;10 avevo già 14 anni, ma mi chiese co-munque di provare. Fu un successo: eroun talento naturale, era il mio strumen-to. Mi bastarono due mesi per essere am-messo al terzo anno; mi diplomai in 7 an-ni invece che dieci».Perché dalla classica è passato al pop?«Merito di un incontro con Claudio Ba-glioni a Saluzzo, dove ho frequentatouna scuola di perfezionamento, e dovelui si trovava per scrivere il disco Io sonoqui. Ci siamo conosciuti, piaciuti, e do-po tre anni mi ha chiamato per andare intournée con lui».Come è visto nell'ambiente uno che dallaclassica passa al pop?«Male. Per uno strumentista la classica è11 top, non capiscono la mia scelta, nep-pure i miei fratelli. Ma io non sarei sta-to capace per natura di stare fisso in unposto, e da ogni genere musicale ho im-parato cose: dalla classica la tecnica e la

disciplina, dal pop la precisione ritmi-ca, dal jazz l'improvvisazione. Personal-mente ho trovato pace, lo sbocco al mioeccesso di energia, solo quando ho ini-ziato a scrivere».Dei tanti cantautori italiani con cui ha la-vorato, Gino Paoli si dice sia il più difficile,caratterialmente.«Da lui ho imparato il silenzio; era capa-ce di non rivolgerti mai la parola, anchese magari lavoravi con lui da dieci anni.E le poche parole che diceva erano spes-so già il testo di una canzone, mai banali.10 gli stavo simpatico, mi chiamava bion-dino. Una volta lo trovai da solo, a suo-nare il pianoforte. Era nervoso, arrabbia-to con i figli. Mi disse: "Sai che differen-za c'è tra un figlio e un calcio nelle palle?11 secondo passa, l'altro rimane". E per ilresto della sera non ha più parlato».Lei figli ne ha?«No, quando ero sposato non sono ve-nuti. Se devono arrivare, arriveranno;altrimenti accetterò di non averne. Ve-do troppa gente che si rovina la vita inse-guendo qualcosa, e non apprezza le co-se belle che ha».Perché il suo matrimonio è finito?«Ho conosciuto mia moglie sull'aereo, iostavo andando a un concerto ad Alghe-ro e lei era un'assistente di volo. Per col-pa del posto del violoncello abbiamo di-scusso, ma poi è venuto fuori che le pia-ceva la musica: l'ho invitata al concerto.Dopo tre mesi ci siamo sposati. Non homai avuto paura delle cose veloci, strane.Ma in questo caso mi è andata male: ilmatrimonio è stato un inferno, non le an-dava bene niente di me. Dopo sette annici siamo separati».Piace molto al pubblico femminile. Neapprofitta ogni tanto?«È sempre un'arma a doppio taglio. Chiti vede sul palco ti immagina in un cer-to modo, e se poi tu non sei esattamentecosì nascono i problemi. Credo sia anda-ta nello stesso modo anche con mia mo-glie; sul palco tiro fuori l'anima, il cuore,

«NON PENSO MAI AL FUTURO. FORSE IL GIORNOIN CUI LO FARÒ, E AVRÒ PAURA DAVVERO, SARÀ TARDI

CREDO CHE NON PENSARCISIA LA MIA SALVEZZA»

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a casa scarico anche le difficoltà, la rab-bia, il nervosismo».Ora è fidanzato?«Forse. E comunque mi risposerei, so-no un ottimista. Se trovi la persona giu-sta non c'è limite, non c'è età».Lei sembra scoppiare di salute ma in real-tà è malato, ha la fibrosi cistica.«Non sembro malato perché non mi cisento. Ho scoperto tardi di avere questamalattia, a 34 anni. I miei genitori, chesono portatori sani, non me l'avevanomai detto».Perché?«Di tre figli sono l'unico ad averla. Dabambino avevo spesso una brutta tosse, imiei mi portarono da un pediatra a Viter-bo. Con il test del sudore scoprì che ave-vo la fibrosi cistica, anche se in forma lie-ve. A loro disse: "Questo ragazzino stabenissimo, non trattatelo come un mala-to, ma stategli accanto come due angelicustodi". Vivevamo in un paese, nei mieic'era anche un po' di vergogna».Quindi lei non si è mai curato?«Fino ai 26 anni non ho avuto proble-mi perché ero astemio e avevo uno stiledi vita molto sano. I problemi sono ini-ziati quando, con il passaggio alla mu-sica pop, ho iniziato a fumare e a beretanto. Un pacchetto di sigarette al gior-no per dieci anni: per un malato comeme, che ha polmoni e pancreas a rischio

d'infezione, è come fumarne cento, algiorno. Ma io non lo sapevo. Ho iniziatoa stare molto male, ho avuto anche unapancreatite ma solo nel 2003, quando mistavo per sposare, mio padre mi ha det-to: "Forse è il caso che tu sappia che haiquesto problema"».Come ha reagito?«Con un rifiuto. Non accettavo di esse-re malato. È stato solo grazie all'incon-tro con Paolo Faganelli che ho messo la

UN CONCERTOper saperne di più

Parte il 9 ottobre da Trieste e arriveràa Genova la quarta edizione del Bike tour,

la corsa ciclistica a tappe organizzatada Matteo Marzotto e i suoi amici

campioni del ciclismo (corrono MaxLelli, Davide Cassani, Fabrizio Macchi

e Iader Fabbri), per sollevare l'attenzionesulla fibrosi cistica, la malattia genetica

grave più diffusa nel nostro Paesee di cui esiste un portatore sano,

spesso inconsapevole, ogni 25 italiani.L'aspettativa di vita per i malati oggi

è di circa 40 anni. La corsa si concluderàa Genova il 13 ottobre, con una cena

di gala a Villa Lo Zerbino dove, insiemea Piero Salvatori, si esibiranno

anche Omelia Vanoni e Gino Paoli.

testa a posto e ho accettato di farmi cu-rare. Paolo è figlio di Vittoriano, l'uo-mo che ha creato la fondazione per laricerca sulla fibrosi cistica; è anche l'u-nico, dei suoi 4 figli, a non essere mortodi questa malattia, è un portatore sano.Lui mi ha convinto a incontrare i medi-ci. Con loro ho iniziato una terapia cheprevede antibiotici ed esercizi di ginna-stica respiratoria. Non sono sempre li-gio, ma sto migliorando».È arrabbiato con i suoi genitori perché nongliel'hanno detto prima?«Se li accusasssi di qualcosa farei un er-rore madornale, perché quello che siamoè il frutto di un percorso, anche di erro-ri. Io i miei li devo solo ringraziare per-ché mi hanno fatto scoprire la mia stra-da, la musica».Dicono che la sua malattia è come una spa-da di Damocle sopra la testa.«Non ci penso mai. Forse il giorno in cuici penserò, e avrò paura davvero, saràtardi. Ma può anche darsi che sia la miasalvezza. Non voglio fare lo spavaldo,non scherzo sulla vita delle persone chehanno la malattia in forma forte, e stannodavvero male. Ma sono sincero: con lo-ro non riesco a condividere molto. Il miomodo di aiutare è con la cosa che so faremeglio. La mia musica». Sì

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