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più è la ‘comunicazione’. Sem- brano chiusi nel Palazzo. Il non comunicare all’esterno che cosa si sta facendo in Comune, è voluto? A giugno del 2014 chiudevamo con un pomeriggio dedicato alle tema- tiche LGBT una serie di articoli scritti da amici che vivono in prima persona le esperienze omosessuali, di lesbismo o transgeniche. Questa sorta di convegno, il suc- cessivo spettacolo e le chiacchere informali che seguirono, termina- vano tutti con la promessa di non lasciar cadere questi argomenti ma di mantenere viva l’attenzione su persone che ancora pagano il vivere una sessualità che è fonte di discussioni in ambito politico, so- ciale e soprattutto nel proprio am- bito personale dove la frustrazione e la sofferenza è sempre troppa. Ed allora manteniamo la promessa e non lasciamo cadere il dibattito. Vogliamo ricominciare a parlare di questi temi e per farlo, come l’anno scorso, ci vogliamo rivolge- re a nuovi amici che vivono l’espe- rienza omosessuale e lasciare che questi esprimano i propri pensieri liberamente per farci capire le loro problematiche, le loro conquiste i loro motivi di orgoglio. Insonnia n° 76 Novembre 2015 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009 Il mese scorso pubblicavamo nel riquadro a sinistra della pri- ma pagina una frase del grande vecchio, appena defunto, Pietro Ingrao: “Se parliamo di fare il possibile, sono tutti capaci. Il compito della politica è pensare l’impossibile!”. Ci siamo chiesti che cosa qui a Racconigi possiamo pensare di realizzare. Al primo, primissimo posto, abbiamo pensato di poter usci- re dalla palude che ci circonda, ci rende pesanti, che rallenta i nostri movimenti. Il dinamismo è un’altra cosa; qui da noi sem- brano mancare gli entusiasmi e quando qualcuno, con slancio, dà inizio ad una nuova iniziati- va sembra che poco dopo una morsa lo costringa a rallentare fino a fermarsi. Quali proposte potrebbero dare inizio ad una nuova fase di en- tusiasmo? Lo scrivevamo nell’editoriale di Ottobre parlando di scarsa partecipazione dei giovani e disillusione dei meno giovani e non vogliamo ripeterci qui. Proviamo allora a pensare all’impossibile! Ci si potrebbe, come regola, impegnare personalmente, tut- ti, a fare un conto di quante iniziative ci hanno coinvolto nell’ultimo mese e chiederci il perché così tante ci hanno lasciato indifferenti. Dopo di che informarci settimanalmen- te sugli appuntamenti proposti qui in Racconigi ed impegnarci ad aderire ad almeno un paio di questi. In questo modo ci guadagne- rebbero tutti, sia i promotori che vedendo aumentare le ade- sioni sarebbero invogliati a ri- petere le iniziative, sia i fruitori che troverebbero sicuramente una soddisfazione nell’aver partecipato, sia l’atmosfera ge- nerale che avrebbe un po’ più di vivacità. LGBT Abbiamo incontrato Bissardella, De Stefanis e Mottura del Movimento 5 Stelle BISSARDELLA: “SONO CHIUSI NEL PALAZZO” Il movimento vede una maggioranza incapace di comunicare, di confrontarsi e di sfruttare le risorse a cura di Rodolfo Allasia e Pino Tebano segue pag. 16 segue pag. 8 Questo mese ci è saltato l’incon- tro previsto con la Prof. Perlo che faremo il prossimo mese, dunque incontriamo una forza politica esterna al Consiglio Comunale che ha ottenuto tantissimi voti. Era d’obbligo sentirla. Cominciamo con un giudizio sull’operato dell’Amministra- zione: secondo voi, quali cose hanno funzionato, quali no? Bissardella: «La cosa in cui Giun- ta e Amministrazione peccano di IUS SOLI 13 ottobre 2015: La Camera approva… di Anna Simonetti …con 310 voti favorevoli, 66 contrari e 83 astenuti, la legge IUS SOLI, ovvero il diritto di cittadinanza per i nuovi nati sul territorio italiano. La legge passa ora al Senato tra la soddisfazione del Pd, l’asten- sione del M5S e il voto contrario di alcuni parlamentari di Forza Italia e della Lega Nord. Insonnia è stata sempre mol- to attenta alle istanze relative all’inclusione dei giovani nella società sin dalla campagna Io come tu... Mai nemici per la pelle (2012), logo scelto dall’U- nicef Italia, in occasione della giornata per la difesa dei diritti dei minori. Con questa campa- gna veniva ribadita l’inviolabi- lità del principio di non discrimi- nazione a beneficio di bambini e adolescenti di origine straniera. Nel 2013 poi, si era trattato del- la campagna L’Italia sono an- ch’io, che consegnava alla Ca- mera ben 200 mila firme, invece delle 50 mila richieste, con due proposte di iniziativa popolare per la concessione della cittadi- nanza ai nati in Italia per i figli dei migranti. segue pag. 4 segue pag. 3 Se questi amici avranno sulle no- stre pagine uno spazio che a volte viene negato in altri ambiti per noi ed i nostri lettori è questo un moti- vo di conoscenza, di crescita e di condivisione. Manteniamo viva l’attenzione Levis pag. 9 Alambicco pag. 7 Aikido pag. 10 Vendemmia pag. 11

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Page 1: INSONNIA Novembre2015

più è la ‘comunicazione’. Sem-brano chiusi nel Palazzo. Il non comunicare all’esterno che cosa si sta facendo in Comune, è voluto?

A giugno del 2014 chiudevamo con un pomeriggio dedicato alle tema-tiche LGBT una serie di articoli scritti da amici che vivono in prima persona le esperienze omosessuali, di lesbismo o transgeniche.Questa sorta di convegno, il suc-cessivo spettacolo e le chiacchere informali che seguirono, termina-vano tutti con la promessa di non lasciar cadere questi argomenti ma di mantenere viva l’attenzione su persone che ancora pagano il vivere una sessualità che è fonte di discussioni in ambito politico, so-ciale e soprattutto nel proprio am-bito personale dove la frustrazione e la sofferenza è sempre troppa. Ed allora manteniamo la promessa e non lasciamo cadere il dibattito.Vogliamo ricominciare a parlare di questi temi e per farlo, come l’anno scorso, ci vogliamo rivolge-re a nuovi amici che vivono l’espe-rienza omosessuale e lasciare che questi esprimano i propri pensieri liberamente per farci capire le loro problematiche, le loro conquiste i loro motivi di orgoglio.

Insonnia n° 76 Novembre 2015 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009

Il mese scorso pubblicavamo nel riquadro a sinistra della pri-ma pagina una frase del grande vecchio, appena defunto, Pietro Ingrao: “Se parliamo di fare il possibile, sono tutti capaci. Il compito della politica è pensare l’impossibile!”.Ci siamo chiesti che cosa qui a Racconigi possiamo pensare di realizzare.Al primo, primissimo posto, abbiamo pensato di poter usci-re dalla palude che ci circonda, ci rende pesanti, che rallenta i nostri movimenti. Il dinamismo è un’altra cosa; qui da noi sem-brano mancare gli entusiasmi e quando qualcuno, con slancio, dà inizio ad una nuova iniziati-va sembra che poco dopo una morsa lo costringa a rallentare fino a fermarsi.Quali proposte potrebbero dare inizio ad una nuova fase di en-tusiasmo?Lo scrivevamo nell’editoriale di Ottobre parlando di scarsa partecipazione dei giovani e disillusione dei meno giovani e non vogliamo ripeterci qui.Proviamo allora a pensare all’impossibile!Ci si potrebbe, come regola, impegnare personalmente, tut-ti, a fare un conto di quante iniziative ci hanno coinvolto nell’ultimo mese e chiederci il perché così tante ci hanno lasciato indifferenti. Dopo di che informarci settimanalmen-te sugli appuntamenti proposti qui in Racconigi ed impegnarci ad aderire ad almeno un paio di questi.In questo modo ci guadagne-rebbero tutti, sia i promotori che vedendo aumentare le ade-sioni sarebbero invogliati a ri-petere le iniziative, sia i fruitori che troverebbero sicuramente una soddisfazione nell’aver partecipato, sia l’atmosfera ge-nerale che avrebbe un po’ più di vivacità.

LGBT

Abbiamo incontrato Bissardella, De Stefanis e Mottura del Movimento 5 StelleBISSARDELLA:“SONO CHIUSI NEL PALAZZO”Il movimento vede una maggioranza incapace di comunicare, di confrontarsi e di sfruttare le risorsea cura di Rodolfo Allasia e Pino Tebano

segue pag. 16

segue pag. 8Questo mese ci è saltato l’incon-tro previsto con la Prof. Perlo che faremo il prossimo mese, dunque incontriamo una forza politica esterna al Consiglio Comunale che ha ottenuto tantissimi voti. Era d’obbligo sentirla.Cominciamo con un giudizio sull’operato dell’Amministra-zione: secondo voi, quali cose hanno funzionato, quali no?Bissardella: «La cosa in cui Giun-ta e Amministrazione peccano di

IUS SOLI 13 ottobre 2015: La Cameraapprova…di Anna Simonetti

…con 310 voti favorevoli, 66 contrari e 83 astenuti, la legge IUS SOLI, ovvero il diritto di cittadinanza per i nuovi nati sul territorio italiano. La legge passa ora al Senato tra la soddisfazione del Pd, l’asten-sione del M5S e il voto contrario di alcuni parlamentari di Forza Italia e della Lega Nord.Insonnia è stata sempre mol-to attenta alle istanze relative all’inclusione dei giovani nella società sin dalla campagna Io come tu... Mai nemici per la pelle (2012), logo scelto dall’U-nicef Italia, in occasione della giornata per la difesa dei diritti dei minori. Con questa campa-gna veniva ribadita l’inviolabi-lità del principio di non discrimi-nazione a beneficio di bambini e adolescenti di origine straniera. Nel 2013 poi, si era trattato del-la campagna L’Italia sono an-ch’io, che consegnava alla Ca-mera ben 200 mila firme, invece delle 50 mila richieste, con due proposte di iniziativa popolare per la concessione della cittadi-nanza ai nati in Italia per i figli dei migranti.

segue pag. 4

segue pag. 3

Se questi amici avranno sulle no-stre pagine uno spazio che a volte viene negato in altri ambiti per noi ed i nostri lettori è questo un moti-vo di conoscenza, di crescita e di condivisione.

Manteniamo viva l’attenzione

Levispag. 9

Alambiccopag. 7

Aikido pag. 10

Vendemmiapag. 11

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insonnia2 Novembre 2015

Amici fragilidi Luciano Fico

A te amico fragile, a te amica fragile, stasera scrivo.Ti ho davanti a me, con i tuoi sorrisi finti o forse solo di pas-saggio.Ti ho dentro di me con la tua anima cupa e grondante di un nero che non ho saputo schia-rire.Ora so che non avrei potuto raggiungerti mai, ora so che neppure tu sapevi perché mi cercavi, pur capendo che non ci saremmo incontrati mai.Eppure ci abbiamo provato e ci siamo sorrisi da cuore a cuore più di una volta; a tratti ci siamo davvero voluti bene.Ricordo la complicità che ci univa quando mi parlavi di quel ragazzo che corteggiava la tua intatta bellezza; di te, in-vece, conservo i pensieri pro-fondi condivisi senza pudore, grati di poterlo fare.Ricordo la tua bellezza, che la vita ti aveva elargito con non-curante generosità: una bel-lezza che pareva un baluardo

ADOZIONE DI ROTATORIE E AIUOLELe Amministrazioni invitano aziende e cittadini a collaborare per rendere più bella la propria cittàdi Anna Maria Olivero

In ogni paese ormai le rotatorie hanno sostituito i semafori ren-dendo la circolazione più scor-revole e meno inquinante. Poste sovente all’ingresso dell’abitato rappresentano un “biglietto da

visita” molto significativo per la città. La loro manutenzione però, come quella delle aiuole all’interno dell’abitato, richiede oneri e risorse che i Comuni so-vente non hanno. Molte Ammi-nistrazioni hanno perciò richie-sto la collaborazione a imprese e cittadini.Il Comune di Vado Ligure (SV) anni fa ha proposto ai cittadini l’adozione di aiuole, altrimenti sarebbe stato obbligato a “ce-mentarle”. Ricevuta la disponi-bilità da una ventina di persone, le ha accompagnate in un giro turistico in pullman a vedere le soluzioni realizzate nei pa-esi vicino ed ha stanziato per ogni aiuola una piccola somma (20/30 euro) annuali per l’acqui-sto delle piantine. A distanza di

quattro anni le aiuole appaiono nel loro pieno splendore, realiz-zate sovente con piante perenni (senza quindi i costi annuali di reimpianto) o con piante “gras-se” che non necessitano di mol-

ta acqua (nelle aiuole non c’è l’impianto di irrigazione), sono l’orgoglio di chi le ha curate e una bella immagine per tutti i cittadini e i visitatori.Il Comune di Verzuolo all’inizio dell’estate ha rivolto l’appello “adotta una rotatoria” principal-mente alle aziende del settore progettazione e realizzazione del verde. Per le due rotatorie da adottare è previsto un costo massimo annuale di 3420 euro per una e 4300 per l’altra. Le aziende interessate potranno proporre offerte ribassate o sce-gliere di coprire l’intera spesa. In cambio oltre ai ringraziamen-ti avranno un ritorno di immagi-ne con la possibilità di “firmare” la rotatoria adottata.

insuperabile contro il male.A tratti mi feriva, come un vento freddo e tagliente, la lontananza del tuo cuore che si asserragliava in una fortezza di acciaio gelido, ma con l’in-genuità del guaritore riprende-vo il cammino per incontrarti ancora una volta, ancora un poco.Che dolore quando mi dicevi con paura del tuo smarrimen-to! Sentivo la tua angoscia, come quella dei bambini che nelle fiabe si perdono nel bo-sco, eppure ti vedevo davanti a me e non volevo credere di non poterti trovare più.Ci siamo accompagnati per lunghi mesi, forse ci siamo anche persi insieme; durante il cammino tu mi parlavi di una notte che io non conoscevo eppure continuavi a parlarne proprio a me perché agli altri non volevi far male.Chissà se pensavi già che era tutto inutile o se, a tratti, anche tu hai masticato speranza per nutrirti ancora un poco.Mi hai scosso una prima vol-ta tentando di lasciare questa scena, ma io, ancora cieco e sordo, ho voluto vedere quel gesto come un passaggio verso una nuova vita, come un grido di chi vuole vivere ed amare ancora, malgrado il dolore.Poi ci hai riprovato ancora…Ora sei morto amico mio.Ora sei morta, amica mia.A me rimangono quelle tele-fonate imbarazzate fatte con voce rotta da chi ti ha amato e non sa più cosa pensare.A me rimane il dolore sordo e muto dell’impotenza e di un dialogo che ora rimbomba inutile e beffardo come un eco.Io non so vivere la tua morte, non so trovare risonanza in me del tuo NO.Sono del tutto incapace di dar-gli un senso.Mi lascio dunque penetrare dal mistero del tuo gesto, per-mettendo che la mia vita perda il suo pavido orientamento.Navigherò a vista, sapendo ormai che il mare nasconde segrete lusinghe e abissi pro-fondissimi.Voi, amici preziosi e fragili, sarete come i fantasmi di an-tichi corsari, richiamo inquie-tante ed eterno ad un altrove che non ci potrete mai spiega-re, ma solo additare…

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insonnia 3Novembre 2015

LGBT. Dal 1864 ai giorni di oggi, un atto di coraggio per eccellenzaTEMPO DI CAMBIAR STAGIONE: COMING OUT!Dalla vergogna al successo, consapevoli di se stessidi Daniele Castagno, segue dalla prima

380 milioni di pagine è la resa del più importante motore di ricerca web al mondo quando si digita la parola Coming out. Pensare che quando accadde a me di “uscire dall’armadio”, figlio di quest’epoca “moder-na”, non sapevo nemmeno di cosa si trattasse. Sembra un’e-ternità il tempo passato dal giorno in cui per la prima vol-ta ebbi il coraggio di aprire le porte dell’armadio della mia anima, anche se in realtà par-liamo di circa 10 anni fa, anno più o anno meno. Fu nel 1869 quando, per la prima volta, il tedesco K.H. Ulrichs aprì le porte del suo di armadio che il termine Coming out prese vita, anni sicuramente diver-si da quelli moderni dove gli ideali e la condizione sociale erano differenti e quando la possibilità di avvicinare le pa-role diritti e omossessuali era ad uno stadio a dir poco em-brionale. Solo nel 1971 si par-lò per la prima volta di coming out in Italia, quando un corag-gioso Giò Stajano dichiarò apertamente la sua omoses-sualità. Un Giò che diventò una splendida Maria Gioac-china Stajano Storace Bri-ganti di Panico che per ironia della sorte nacque nipote di un convinto gerarca fascista. Era-no gli anni 70, gli anni dello sviluppo economico, gli anni dell’industria italiana, e ormai dal vicino 1965 dal quartiere londinese di Soho aveva fatto il suo debutto nel mondo la minigonna, un indumento così minaccioso per la società. Il mondo cambiava, l’Italia sta-va cambiando e in un decen-nio tutto sembrava viaggiare alla velocità della luce. Tutto cresceva in maniera esponen-ziale, solo qualcosa e qualcu-no rimaneva ancora nell’om-bra. Erano i ragazzi come me, i ragazzi che erano ben lontani da Soho e dalle moderne ca-

pitali Europee, dove era di-ventato almeno lecito parlare di omosessualità e dove l’au-tostima delle persone gay era libera di crescere e concorrere all’evoluzione sociale della specie. Già, della specie, per-ché che vi piaccia o no ne fac-ciamo parte, perché vi piaccia o meno siamo i figli della so-cietà che anche voi avete ge-nerato. Gli anni 80 per inerzia portavano avanti l’eredità dei decenni precedenti e qualcosa stava veramente cambiando. Si parlava finalmente di or-goglio omosessuale e di con-seguenza anche i coming out diventavano sempre più fre-quenti fino ad arrivare ad oggi (non per ultimo l’attrice ame-ricana Ellen Page ventottenne lesbica-Vanity Fair) quando sembra tutto più facile ma in

entro dicembre 2015

2015

realtà la sostanza non cambia. Il coming out moderno fortu-natamente sta avendo un ruolo determinante nell’evoluzione della società e nell’integra-zione in essa di quei ragazzi, che come me, si trovano ad aver cucito addosso un vestito inizialmente molto scomodo e

che fa conoscere la vergogna ancor prima dell’amore e che crea la sensazione di disagio che troppo spesso ha portano giovani promesse della vita a togliersi la vita stessa o ad es-sere aggrediti da chi conosce solo ignoranza. Oggi il coming out fa bene a chi decide di far-lo. Spesso chi ha il coraggio di aprire le porte del proprio ar-madio inizia a fiorire e ad au-toaffermarsi. Molto spesso il dolore accumulato negli anni e durante le giornate grigie non fa altro che invigorire la forza e il coraggio di molti ragazzi LGBT che sempre più spesso assumono posizioni importan-ti nel tessuto sociale.Recentemente mi è capitato di sentire un ragazzo, sicuramen-te laureato ed eterosessuale, schernire malignamente un ra-gazzo nemmeno “vistosamen-te” gay, quando lui stesso in-dossava costume e occhiali di un famoso brand ideato e in-ternazionalizzato da una cop-pia omosessuale e dichiarata. Forse a volte bisognerebbe avere il coraggio di guardarsi di fianco più che avanti o in-dietro. Se vi state chiedendo se il coming out fa male, per esperienza vi dico di no. Chie-detevi piuttosto se siete pronti a riconoscere che l’evoluzione continui. Dopo tutto l’incrimi-nata minigonna londinese non ci ha fatto così male.

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insonnia4 Novembre 2015

Abbiamo incontrato Bissardella, De Stefanis e Mottura del Movimento 5 StelleBISSARDELLA: “SONO CHIUSI NEL PALAZZO”Il movimento vede una maggioranza incapace di comunicare,di confrontarsi e di sfruttare le risorseSegue dalla prima

Vengono assunte molte delibere relative a consulenze di architet-ti e geometri quando all’Ufficio Tecnico lavorano 9 o 10 persone; non ci sono le competenze per svolgere quei lavori? Abbiamo affidato ad un consulente esterno la stesura delle osservazioni al Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Piemonte, mentre in tutti gli altri Comuni si sono sfruttate le competenze dei di-pendenti. Per non parlare delle parcelle fantascientifiche date allo Studio Mellano per il Piano Regolatore… Ci siamo informati presso professionisti universitari, urbanisti e architetti, in altre città italiane della stessa ampiezza di Racconigi un Piano Regolatore può costare 150 mila euro. Capi-sco che qui sono 11 anni che ci lavorano ma… Inoltre, nonostan-te che in questi 11 anni la realtà sia cambiata a tutti i livelli e che qui la più grossa realtà industria-le, l’ILVA , abbia perso 80 posti di lavoro, noi abbiamo mantenuto la stessa linea del 1975. Occorre invece fare serie analisi economi-che e non solo politiche, non solo valutare interessi elettorali, o fare speculazioni sui terreni agricoli, speculazioni dei geometri, degli architetti e così via. Questa è l’a-nalisi che abbiamo fatto noi ed abbiamo visto che le scelte del PR non hanno nulla a che fare con il bene comune e con l’inte-resse dei cittadini».De Stefanis: «La cosa strana di Racconigi è che anche le cose fatte bene, sono fatte solo a metà. La trasformazione delle lampa-de ad incandescenza in quelle a

LED è un paciocco, hanno mes-so un po’ di LED da una parte mantenendo le lampade normali dall’altra. Sui rifiuti, argomen-to di cui si è molto parlato: noi siamo nello stesso consorzio di Savigliano, e Meinardi abita lì, e Genola, dunque perché non abbiamo sposato appieno il pro-gramma di questi comuni? No, noi abbiamo fatto una raccolta differenziata a metà, facciamo la raccolta porta a porta per l’RSU e la plastica ma ci dimentichiamo che ci sono carta, vetro e lattine. Perché non facciamo una raccol-ta differenziata porta a porta seria come deve essere fatta non esclu-dendo i condomini? Il cittadino deve essere responsabilizzato. Quando in un bidone si trova un pezzo di metallo ed il camion dei rifiuti lo ritira c’è qualcosa che non va». Ma i nostri risultati sono mi-gliori…De Stefanis: «Sì, i risultati sono buoni ma si possono ulteriormen-te migliorare». C’è l’intenzione di portare avanti un progetto al Neuro per l’area del Chiarugi? Se domani voi andaste a governare dovre-ste gestirla questa cosa…Bissardella: «Abbiamo assoluta-mente intenzione di gestirla!».La questione della Cittadella degli Studi è un progetto che vi piace?Bissardella: «Non si può dire che ci piace, è una idea come un’al-tra, io non giudico il risultato fi-nale che porterebbe all’utilizzo di quella struttura. Il problema è che non c’è una idea chiara su che farne di tutte le altre scuole. Abbiamo una scuola media che è un bunker antiatomico ed abbia-mo le nostre scuole elementari che fanno il loro servizio…». Abbiamo capito che si scam-bierebbero le tubature delle vecchie strutture scolastiche con altrettante cubature da ri-strutturare al Neuro a carico di imprese private che potrebbero utilizzare le prime per edilizia abitativa.Bissardella: «E’ un’operazione complicata con un mercato edili-zio fermo. Quello che a noi preme è fare un progetto complessivo di tutta la struttura che preveda anche il Chiarugi, mentre il pro-getto della Cittadella non lo con-

sidera. Su questo fabbricato poi abbiamo investito un altro bel po’ di soldi perché non cadesse sulla strada. L’ultima spesa dell’ASL si aggira sui 600 mila euro ma non era ancora stata fatta l’ulti-ma opera di tirantaggio sul lato di via Ormesano. Mi chiedo se invece di investire quei soldi in opere di sicurezza non sia meglio spendere qualche soldo in più per iniziare una vera opera di ristrut-turazione dell’immobile? Quanto fatto finora è di intralcio al recu-pero della struttura. Abbiamo in mano lo studio di un Ingegnere di Milano, fatto e finito con due mi-lioni di euro per risanare tutto il Chiarugi. Poi ce n’è un altro di 20 milioni e ci fa specie che la no-stra Amministrazione abbia tirato fuori questo e tenuto in fondo al cassetto quello da due milioni, commissionato dalla Sovrinten-denza. Sono cose che so io ma deve saperle la gente».De Stefanis: «Una cosa mi fa incazzare: questo Comune non tiene in considerazione che an-che noi abbiamo fatto delle pro-poste. Ho fatto una proposta in consulta: visto che qualcuno sta gettando in giro i rifiuti mettiamo la videosorveglianza, mi rispon-dono che costa troppo. No! Se questa viene fatta con una Rete Inter WiFi ha costi bassissimi, lo sta facendo a Caramagna, Diego Piasco. Perché non a Racconigi? Ancora: esiste Open Source, noi continuiamo ad usare Windows in Comune, perché non fare uno studio serio per vedere se si può lavorare con Open Source e ri-sparmiare? Non è fantascienza, lo fa il Comune di Bolzano, sono investimenti minimi».Ma forse gli investimenti in formazione del personale co-munale supererebbero i co-sti dell’investimento in nuovo software…De Stefanis: «Assolutamente no, perché i software sono molto si-mili a quelli della Microsoft e quindi la riprofessionalizzazione costerebbe molto meno delle li-cenze che paghiamo ogni anno».Bissardella: «Sono decine di mi-gliaia di euro all’anno sottratte al bilancio comunale che potrebbe-ro essere investiti in altri ambi-ti. Posso capire che il personale faccia qualche resistenza iniziale, ma se guardiamo al risparmio per

la collettività e agli investimenti che si potrebbero fare in lavori socialmente utili, non vedo chi si potrebbe rifiutare».De Stefanis: «Con tutte le pale-stre che abbiamo si potrebbero montare pannelli fotovoltaici per riscaldare le docce, ci sono solo nel Palazzetto dello sport ed ulti-mamente anche nel Racco 86. Si potrebbe produrre energia elettri-ca, sono molte le cose da fare per risparmiare e poi investire».Bissardella: «Invece di spostare tutte le scuole da un’altra parte proviamo a vedere se con i ri-sparmi che abbiamo elencato, consulenze e tutto il resto, riu-sciamo ad investire nelle scuo-le in materiale didattico o nella ristrutturazione degli edifici o nell’efficientamento energetico. Io impazzisco! non sento nessu-no parlare di queste cose».De Stefanis: «L’investimento do-vrebbe essere fatto per il collet-tivo. Quando fai belle due piaz-ze… in fondo cosa hai fatto per la collettività? Hai tolto i parcheggi dalla piazza? E’ questo che il Co-mune intende fare per la colletti-vità?».I soldi spesi per questo proven-gono da finanziamenti arrivati con questa finalità nel 2000 e del costo dell’opera di un milio-ne e quattrocentomila euro solo quattrocentomila sono stati pa-gati dal Comune.De Stefanis: «Sì, vero, ma non mi sono spiegato, hai fatto due piazze ma non hai fatto investi-menti per migliorare la vita della comunità».Bissardella: «E’ stato un proce-dimento talmente lungo che noi ora abbiamo una bellissima au-toradio su una macchina com-pletamente scassata. Il Castello

Niko Bissardella

Emilio Mottura

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insonnia 5Novembre 2015

di Racconigi che noi abbiamo completamente sfasciato è la macchina su cui abbiamo mon-tato una autoradio fantastica. Sul Castello, in Regione sono state presentate delle mozioni da parte del M5S; certo sono problemi di carattere regionale ma se io fossi un amministratore, sul Castello metterei in piedi un gruppo di pressione, invece sotto quel pun-to di vista questa Amministrazio-ne è morta. Ricordo che Cavallo era andato a parlare con la Bar-raciu per la questione Castello e cosa ne abbiamo in mano? Oggi la Barraciu è rinviata a giudizio per peculato e qui si va a parlare a questi personaggi. Io ho parlato col mio consigliere competente in commissione cultura, France-sca Frediani e dobbiamo riveder-ci per discuterne e fare progetti. Come gruppo racconigese ave-vamo fatto un dossier sul Ca-

stello, sulle terre dei Savoia, sui dati degli ingressi, un bel lavoro di ricerca anche rispetto a tutto il bel lavoro che si faceva ai tempi dell’Architetto Macera: bastava un piccolissimo finanziamento di 350.000 euro annuali e non ci saremmo fatti scappare quel

gruppo di lavoro che oggi è finito a Stupinigi dove programmano e fanno aumentare gli ingressi! Perché svuotare di competenze e capacità il nostro ambito comu-nale?».Da chi dovrebbe essere forma-to questo gruppo di pressione? Bissardella: «Certamente dall’Amministrazione, da Asso-ciazioni, movimenti e liberi cit-tadini».Che opinione avete circa la rea-lizzazione della bretella ovest? Bissardella: «L’avevamo già detto in campagna elettorale: il progetto grida vendetta... meno male che, per una volta, sono fi-niti i soldi. Non capisco questa follia costruttiva come se non ci fossero strade. Guardate cosa sta facendo Toti in Liguria... cemen-tifica a raffica e ora progetta una nuova stagione costruttiva per ri-dare slancio al lavoro». Cosa pensate delle consulte comunali? Secondo voi come hanno lavorato?Mottura: «Io parlo di quella del-lo Sport che si è riunita poche volte. Dopo qualche iniziale di-sguido con le mail, dopo il falli-mento della proposta di fare una grande Polisportiva che racco-gliesse tutti, è stata abbandonata e non mi risulta che sia stata più convocata».De Stefanis: «La consulta Am-biente funziona, chi è con me in commissione lo sa benissimo. Mi batto sempre per fare un pas-so in più, ma non c’è ascolto per le proposte che vengono portate. E’ comunque quella che ha dato i maggiori risultati».Bissardella: «Io faccio parte della Commissione Urbanistica e Lavori Pubblici e dopo la pri-ma riunione in cui l’assessore Rosso ha messo una piantina di Racconigi sul tavolo e ha fatto le sue considerazioni (non ci ho capito molto, ma ho fatto alcune domande ma le risposte non sono state soddisfacenti) la consulta non è stata più convocata. Sul

PRG si dovevano fare riunioni informative e coinvolgere i citta-dini nelle scelte. Non mi aspetto per il futuro niente di buono, si sente di nuovo parlare di Tosello e sembra ci siano manovre sot-terranee per il suo ritorno».E da parte del Movimento qua-li i progetti? Bissardella: «Stiamo lavorando, abbiamo organizzato un incon-tro sul mondo della scuola con una buona partecipazione, uno sul Piano Regolatore e uno sul Teleriscaldamento. Su quest’ul-timo tema sicuramente fra qual-che anno si ripresenteranno le problematiche dei costi che sono emerse all’inizio del servizio. L’energia è un tema che va af-frontato con le dovute cautele; prima ci scaldavamo con il gas a 0.95 poi dalla Cofeli a 1,44 che a me sembra un prezzo fuori mercato, pur considerando che non ci sono più spese di manu-tenzione per le caldaie. Infatti le proteste dopo le prime bollette, supportate anche dal nostro in-teressamento, hanno prodotto alcune ricontrattualizzazioni del prezzo e sulle bollette sono stati fatti degli sconti».De Stefanis: «Alla nostra serata pubblica avevamo anche invitato gli amministratori comunali che non si sono presentati anche se in seguito hanno richiesto alla Co-feli che gli fosse riscritto il con-tratto. A qualcosa è servito il no-stro interessamento, la pressione dei cittadini serve sempre. Noi invitiamo i cittadini ad informar-si ed interessarsi di più alla vita pubblica perché le scelte ammi-nistrative ricadono poi sulla loro pelle».Bissardella: «A questo proposi-to, quando si sono tirate le righe del PRG e qualche orto è finito nei terreni fabbricabili, mi è sta-to chiesto se c’era qualcosa da guadagnare, da guadagnare sicu-ramente no, ho detto, ma stai at-tento che ti fanno pagare l’IMU su quel pezzo d’orto».

Il progetto Soms come lo valu-tate?Mottura: «Ricordo i racconti di mia madre sulle feste che ve-nivano organizzate nel salone Soms a carnevale. Ora mi sem-bra che si voglia farne una sala polivalente ma non è ancora fini-ta ed utilizzabile, personalmente sono contento ma non conosco i termini del progetto e quanti sol-di serviranno».Bissardella: «Certamente Rac-conigi ha bisogno di uno spazio polivalente in cui si possano fare tutta una serie di manifestazioni ed eventi al coperto e dove ci stiano più di cento persone per cui nessuno può dire di no ad un progetto del genere, ma un’atten-zione particolare dovrà essere ri-volta all’efficientamento energe-tico. E’ necessario conoscere fin da subito i costi di gestione, non c’è solo il costo di realizzazio-ne ed è necessario sapere queste cose... porto ad esempio la bella ristrutturazione che è stata fatta all’Ala comunale di Savigliano che ora è inutilizzabile perché è un problema scaldarla». C’è qualche lato positivo di quello che ha fatto questa am-ministrazione?De Stefanis: «Sì, c’è un lato po-sitivo, con la realizzazione del piano rifiuti sono riusciti ad ab-bassare la Tari e a passare dal 45% a oltre il 70% di raccolta differenziata».Bissardella: «Il PRG invece è un disastro. Siamo riusciti a spendere 400.000 euro nella pro-gettazione e sicuramente la Re-gione chiederà delle modifiche e noi dovremo mettere ancora 50/100.000 euro per chiuderlo. Non avevamo bisogno di un nuo-vo PRG, con le varianti di piano (costo circa 20.000 euro l’una) potevamo utilizzare il vecchio piano invece di perdere 10 anni per farne uno nuovo... avremmo avuto le risorse per fare molte varianti».

Riceviamo e pubblichiamo........BALLERINI CERCASILa kuskus production svolgerà il casting mirato alla se-lezione di ballerini da coinvolge-re nelle riprese volte alla realiz-zazione di uno spot (pubblicità progresso), presso il BallaLinda disco club sito in via Torino 152 - Fossano, il 20/11/15 alle ore 21.Si ricercano uomini e donne di qualunque età, purché maggio-renni, con la passione per il ballo.

La selezione è resa possibile grazie alla gentile disponibilità del DJ Giulio-BallaLinda disco Club.Accorrete numerosi.

INFO: 3338287008 dalle 09 alle 16 dal lunedì al venerdì.

Seguiranno nuove informazio-ni sul numero di dicembre.

Roberto Destefanis

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insonnia6 Novembre 2015

a cura di Guido Piovano

zone extraterritoriali (come avven-ne per la sede del Vicariato), arri-vando a sfregiare col cemento l’ae-rea della Basilica di San Paolo. Non avete smesso di rivendicare privile-gi nemmeno sui permessi Ztl, solo per voi disponibili senza limite e con uno sconto superiore a quel-lo dei residenti nel centro storico. Per non parlare dei soldi pubblici dre-nati per beatificazioni e grandi eventi, senza versare un euro dei tanti che, a vario titolo, incamerate. In questi anni, però, avete gestito il turismo a ogni livello, utilizzando la società del trasporto pub-blico per avviare il business dei bus a due piani, lasciando a noi traffico e in-quinamento».Ricordati poi «gli strali e gli anate-mi lanciati contro il registro delle unioni civili e quello dei testamenti biologici» e «che fu il Vicariato a negare i funerali a Piergiorgio Wel-by senza mai ammettere di avere sbagliato», Staderini conclude: «La scossa, Cardinal Vicario, inizia-te a darla a voi stessi. Ad esempio restituendo ai romani le decine di milioni di tasse non pagate al Co-mune dalle strutture ricettive degli enti reli¬giosi e magari chiarendo se l’Opera Romana Pellegrinaggi, ente del Vicariato, esiste per fare concorrenza agli operatori del tu-rismo italiano oppure per prendersi cura delle anime dei pellegrini».Le parole di Staderini rendono giu-stizia della parte avuta dal Vaticano nella crisi della “Città Eterna”. Alla luce di quanto egli dice, suona per-lomeno strano, per non dire colpe-vole, che il Vaticano abbia puntato il dito, (leggasi: assestato il colpo di grazia) contro il sindaco Marino

contribuendo a determinarne le di-missioni.

C’E’ AMORE E AMOREEro in San Giovanni, domenica 27 settembre, quando si festeggiavano i 40, 45, 50, 55 (e oltre) anni di ma-trimonio di più di sessanta coppie, celebrazione replicata poi domeni-ca 25 ottobre per i 25, 30 e 35 anni. Sotto la grande cupola, insieme a molti battimani, la parola “amore” è riecheggiata almeno cento volte nelle preghiere, nei canti, nell’ome-lia, l’amore coniugale come parte dell’AMORE di un Dio accoglien-te che benedice l’unione di due per-sone. Tutto bene, dunque? Non proprio. Perché, secondo lor signori, Dio accoglie tutti, ma bisogna essere sposati, non si deve aver fallito un matrimonio e ripresentarsi per una nuova unione, non si devono ama-re persone del proprio sesso, non si deve amare una persona se si ama la Chiesa al punto da dedicarle la vita nel sacerdozio. L’amore di Dio sarebbe dunque molto selettivo; io non lo credo. Credo piuttosto che la Chiesa abbia costruito steccati che celano la vita reale delle persone dietro a leggi del diritto canonico per nulla evangeliche che creano molta sofferenza, dimenticando che “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27-28).E’ troppo chiedere alle chiese loca-li, a contatto con la vita vera del-la gente, un po’ di coraggio? Bene la festa degli sposi, a quando una BENEDIZIONE DELLE COPPIE OMOSESSUALI?

Gli zanzarini sono in-setti molesti. La loro puntura non è mortale e neppure dolorosa, ma è spesso irritante. Se ne scacci uno ne arriva subito un altro. Tanto vale farci l’abitudine.

Non dubitavo del potere di Inson-nia nel formare l’opinione pubbli-ca racconigese e nel determinare le vicende della nostra cittadina (!?) Certo non potevo immaginare che arrivasse al punto da influire su di esse prima ancora che il giornale fosse pubblicato.Nel precedente numero mi per-mettevo un po’ di ironia sull’oro-logio del castello fermo da mesi. Prima che il giornale vada in stam-pa, controlliamo, proprio come fanno i veri giornalisti (?), l’orolo-gio è sempre bloccato sulle 7.10. Il giornale va in stampa e … detto … fatto; anzi, fatto … detto, l’orolo-gio riparte … prima che il giornale cominci a circolare.“E no, così non va bene”, è stata la prima reazione della redazione “ci

togliete anche l’illusione di contare qualche cosa a Racconigi. Chi ha (finalmente) rimesso in moto l’oro-logio del castello non l’ha fatto certo perché lo abbiamo detto noi, ma lo ha fatto proprio adesso che noi ab-biamo pensato di parlarne. Diciamo-la tutta, siamo un poco delusi”.Ma forse vi potete consolare. Forse è in voi un potere ancora più forte, per forza del quale, attraverso chissà quali magici e misteriosi canali, si crea una spontanea sintonia tra i vo-stri pensieri e quelli degli altri. Per la verità, la torretta del castello è anco-ra al buio, ma, diciamolo, anche chi è molto più potente di voi per creare il mondo ha impiegato sette giorni.Certo questo mi preoccupa un po’ Avete tanti pensieri in testa: il regi-stro delle unioni civili, la pedonaliz-zazione del centro storico, un patto tra comune e cittadini per la cura dei

beni comuni, la rinaturalizzazione del sponde del Maira, una rete di pi-ste ciclabili ecc. ecc. ecc. Avete tan-ti pensieri, speriamo che siano tutti buoni pensieri.E’ un potere enorme quello che ave-te scoperto di avere, che mette per-fino un po’ di paura. Promettete di usarlo con giudizio.

LA SCOSSAIn una lettera aperta alla Città di Roma il cardinal Vallini, Vicario del Papa per la Diocesi romana, auspica che Roma sia «stimolata a rinascere, ad avere una scossa», a «ripar¬tire dalle molte risorse re-li¬giose e civili presenti».Scrive Mario Staderini, Cittadino di Roma ed ex segretario di Radica-li italiani (Il Manifesto, 13 ottobre): «Una scossa? Cardinal Vallini, mi permetta di essere franco: dove era lei, dove erano i suoi predecessori, dove era il Vaticano mentre Roma veniva ridotta in macerie, come ha scritto l’Osservatore Romano? Dove eravate quando, per gli in-teressi di pochi, si moltiplicava-no quartieri privi di infrastrutture, scuole e trasporti, creando degrado ed emarginazione? Quando il debi-to comunale a dismisura per soddi-sfare la fame dei potenti di turno e nutrire le clien¬tele di ogni colore? Dove era la Chiesa dell’Urbe men-tre Mafia Capitale rubava i soldi

all’assistenza ai più deboli, mentre l’emergenza abitativa lasciava de-cine di migliaia di famiglie senza casa e sotto sfratto? Quando si az-zeravano i fondi per i disabili, l’am-biente, la cultura?».Staderini così continua: «Purtrop-po, noi romani sappiamo dove era-vate. Vi abbiamo visto a braccetto con molti di coloro che stavano “saccheggiando” Roma, dando a politici, dirigenti, giornalisti quegli appartamenti di pregio che tanti fe-deli avevano donato per fini di ca-rità. Vi abbiamo visto ottenere au-torizzazioni per trasformare storici conventi in alberghi, salvo poi in molti casi non voler pagare le tasse come i comuni mortali. Vi abbia-mo visto chiedere e ottenere terreni comunali per costruire, anche con i nostri soldi frutto del truffaldino sistema dell’8 per mille, 50 nuove chiese. E voi le avete fatte con gli interni sacri firmati Bulgari. Vi ab-biamo visto sfruttare i privilegi del Concordato per impedire ai vigili di accertare gli abusi denunciati in

Detto...Fatto!

Redazione. Eh, Zanza,prendila più bassa! Hai visto la lettera della lo-cale sezione del Partito Democra-tico che commenta l’intervista di Insonnia a Tuninetti (Sinistra rac-conigese)?Zanzarino. No, non l’ho letta su Insonnia.R. Non l’hanno inviata ad Inson-nia, ma al Corriere di Savigliano e al Saviglianese.Z. Ma l’intervista a Tuninetti non

l’ha fatta Insonnia? Perché non l’hanno inviata a Insonnia?R. ?!?Z. E cosa dice la lettera?R. Comincia dicendo che l’inter-vista è stata pubblicata “sui gior-nali”.Z. Quali giornali?R. Non lo dice.Z. Perché?R. ?!?Z. Capisco. Non vi vedono,altro che potere magico. Siete come Garabombo, il protagoni-sta di quel bel romanzo peruviano (Manuel Scorza, Garabombo l’in-visibile,1972 n.d.r.). Siete invisibili.R. Ma abbiamo intervistato anche Brunetti, lo sanno che ci siamo.Z. ?!?R. E ci leggonoZ. ?!?

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insonnia 7Novembre 2015

Centro diurno ALAMBICCO

VERSO L’ALTO…L’arrampicata terapia come metodo riabilitativodi Massimo Ricca

Arrampicare, lo dice la parola stessa, porta l’uomo a salire, ad affrontare la forza di gravità, la paura del vuoto, il riuscire ad adattare il proprio corpo in movi-mento sulla verticalità.Per molte persone normodotate diventa complesso... per un disa-bile grave diventa un’impresa.Noi del Centro Diurno Alam-bicco abbiamo dato inizio a tale esperienza due anni fa, in colla-borazione con la struttura delle Vele di Chiusa Pesio, partendo con uno zaino che inizialmente era carico di corde e moschettoni e dove ora hanno preso anche il loro spazio tutte le emozioni e le soddisfazioni vissute.Il muro di arrampicata non è un limite ma uno strumento che si utilizza per la psicomotricità del ragazzo, un limite fino ad ora non ancora varcato.Il progetto passa attraverso obiet-tivi ben precisi, verificati in tempi brevi perché i ragazzi affrontano non solo le difficoltà fisiche ma anche quelle psichiche, come le paure, l’entrare in contatto con se stesso e/o con i limiti legati alla propria diagnosi.E’ una lenta salita a piccoli pas-si si utilizzano sia piccoli giochi per stimolare il divertimento o addirittura, per chi ha maggiori problemi di comprensione, la co-

municazione aumentativa.Noi siamo diversi e lo sappia-mo... sulle prese teniamo... pro-vando a trovare l’equilibrio spo-stando un piede da un appoggio all’altro e le mani da una presa all’altra e pian piano affrontare la salita, imparando a gestire le pro-prie frustrazioni, ad avere fiducia in se stessi e nell’istruttore che accompagna per poter raggiun-gere la cima.L’attività si svolge in un primo momento sfruttando la parete in-terna in quanto dalla struttura si prende confidenza con le prese di varie misure e colori, si prova con le scarpette a sistemare i piedi su piccoli appoggi e si apprendono i movimenti per riuscire a trovare l’equilibrio; in un momento suc-cessivo si passa alla parete ester-na dove il gioco cambia perché, da un’altezza di 4 metri, interni, si passa dai 13 ai 25 metri esterni. Qui cambia anche l’attrezzatura utilizzata e i ragazzi lavorano an-che sull’autonomia nella gestio-ne del materiale, nell’indossare correttamente l’imbrago, le scar-pette e il casco, a moschettonare e smoschettonare, a discendere la parete con l’utilizzo della corda. In modo particolare vorrei spen-dere due parole per raccontare la mia esperienza di istruttore con una adolescente sordo-muta e

cieca.Inizialmente la ragazza è stata imbragata e sospesa nel vuoto per capire il suo comportamen-to e mi sono reso conto che la sospensione le creava uno stato di ansia dunque ho vissuto que-sta sua reazione come una cosa positiva e ho lanciato una sfida personale che con l’andare del tempo mi ha portato a pensare che, questo spazio privilegiato, con un rapporto individuale, ha portato la ragazza ad aumentare il suo livello di capacità nell’u-sare il tatto, unico suo senso di comunicazione.Il risultato ottenuto da Martina è quello di riuscire a stare in equili-brio 15 secondi sulle prese, in un primo tempo nella struttura in-terna, per poi arrivare, dopo due anni, a scalare la parete esterna delle Vele, accompagnata dall’i-struttore. Personalmente sia come arram-picatore che come istruttore, ma anche come operatore, trovo l’e-nergia e la voglia di scoprire l’al-tro leggendo diversi libri sulla

montagna e cito una frase a me molto cara di Camus:“la gioia segreta di Sisifo consi-ste in questoil suo destino gli appartienela sua roccia è la sua casala lotta verso la cima riempie il cuore di un uomoDobbiamo pensare a Sisifo come un uomo felice”.

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insonnia8 Novembre 2015

IUS SOLI13 ottobre 2015: La Camera approva…Segue dalla prima

Nello stesso anno, a Racconi-gi, come in altre città (Torino), l’amministrazione comunale proprio per sottolineare l’esi-genza di riconoscere i diritti dei minori nati in Italia decideva di conferire la “cittadinanza ono-raria” a 150 giovani cittadini. Era il 4 giugno 2013, quindi a ridosso della festa della Repub-blica Italiana, sotto l’ala merca-tale bambini di tutti i colori ri-cevevano dalle mani del sindaco Brunetti l’attestato di “cittadi-nanza onoraria” in un tripudio di folla fatta non solo di familiari, ma anche di cittadini racconige-si. Sicuramente la data ricopriva un significato importante, si vo-leva sottolineare il valore simbo-lico di un attestato che, pur non avendo risvolti giuridici, pale-sava la volontà e la necessità di includere idealmente bambine/i, ragazze/i nella società del nostro “paese Italia”.Oggi con la legge Ius Soli ci avviamo verso un altro traguar-do, quello di dare finalmente la

cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, inte-grando così lo ius sanguinis per cui solo chi nasce da genitori italiani (almeno uno) è cittadino italiano. Questa nuova legge è uno Ius soli temperato: acquista la cit-tadinanza per nascita chi è nato nel territorio della repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. Per ottenere la cittadinanza c’è bisogno di una dichiarazione di volontà espres-sa da un genitore, o da chi eser-cita la responsabilità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del mino-re, entro il compimento della maggiore età. Se il genitore non rende tale dichiarazione, l’inte-ressato potrà fare richiesta della cittadinanza entro due anni dal raggiungimento della maggiore età. Quanto allo ius soli previsto dalle norme attuali, relative allo straniero nato e residente in Ita-

lia legalmente senza interruzioni fino a 18 anni, il termine per la dichiarazione di acquisto della cittadinanza viene aumentato da uno a due anni dal raggiungi-mento della maggiore età.Ma la legge ius soli prevede an-che lo Ius culturae/scholae. In-fatti può ottenere la cittadinanza il minore straniero, nato in Italia o entrato nel nostro Paese entro il compimento del dodicesimo anno di età, che abbia frequenta-to regolarmente, per almeno cin-que anni nel territorio nazionale, uno o più cicli presso istituti ap-partenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istru-zione e formazione professiona-le triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifi-ca professionale.

Nel caso in cui la frequenza riguardi il corso di istruzione primaria, è necessaria la conclu-sione positiva di tale corso. La richiesta va fatta dal genitore, cui è richiesta la residenza lega-le, oppure dall’interessato entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.Le nuove norme si applicheran-no anche ai 127mila stranieri in possesso dei nuovi requisiti ma che hanno superato, al momento di approvazione della legge, il limite dei 20 anni di età per far-ne richiesta. Il ministero dell’In-terno avrà sei mesi di tempo per rilasciare il nulla osta.Ecco, quindi che diventerà ita-liano non solo chi è nato in Italia da un genitore immigrato re-golare, ma anche chi, arrivato piccolissimo o adolescente, fre-

quenterà i corsi di studio della “scuola” italiana! E questa mi pare una cosa vera-mente bella e saggia!Ma non tutti sono d’accordo e poiché le opposizioni sparano sulla legge dello ius soli con varie argometazini, credo sia il caso di riportare quella di Gior-gia Meloni (Fratelli d’Italia) e di Roberto Calderoli (Lega).G. Meloni: “…si vuole regala-re la cittadinanza e svendere la nostra identità, la nostra storia e la nostra cultura. Per noi la cittadinanza non può essere un automatismo, ma una scelta che deve essere richiesta e celebra-ta… Per questo, Fratelli d’Italia ha votato contro la proposta di legge approvata oggi dalla Ca-mera e raccoglierà le firme per

cancellarla con un referendum abrogativo”.R. Calderoli: “Oggi alla Camera la maggioranza ha approvato la legge che regala la cittadinanza a centinaia di migliaia di extraco-munitari. Qualcuno pensa forse di poter assumere una decisione così devastante senza consultare gli italiani e infischiandosene del parere delle ‘bestie’ che la pen-sano diversamente? Aspettiamo al varco questa vergogna in Se-nato, faremo di tutto per impe-dire l’ennesimo sfregio alla Co-stituzione, con il quale qualcuno vuole garantirsi una nuova base elettorale, dopo aver ingannato con false promesse i veri citta-dini”. Lascio a voi lettori il giudizio su queste dichiarazioni.

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insonnia 9Novembre 2015

Si parla ancora di Levis. Oh signur!di Rodolfo Allasia

Ancora Giuseppe Augusto Le-vis, ma questa volta con un pic-colo spiraglio di luce.Cominciamo da Cuneo dove il 9 di ottobre si è inaugurata una bellissima mostra – ECCEL-LENZE ARTISTICHE DI UN TERRITORIO – Pittura e scul-tura di ‘800 e ‘900 in Provincia di Cuneo. Questa mostra è nata da una idea di Roberto Baraval-le e promossa dalla Città di Cu-neo insieme ad una serie di im-portanti Associazioni cittadine.All’ingresso della esposizione, nei suggestivi locali della Chie-sa di S. Francesco, ci si imbatte subito in tre quadri del nostro Levis: il primo è il bell’autori-tratto prestato per l’occasione dal Comune di Racconigi (vedi foto), a seguire un importante olio su tavola del 1914 - Lago alpino – di notevoli dimensioni, 150x119 cm, di proprietà del Museo Civico di Cuneo come pure la successiva vivace tavo-letta del 1908 – Stradetta presso Morozzo –.Anche nell’importante e utile catalogo le opere di Levis com-paiono subito in apertura della sezione Opere in mostra, e del Maestro si parla diffusamente nella parte storico-artistica scrit-ta dal prof. Enrico Perotto e an-cora viene citato nello scritto del Prof. Francesco Poli.Insomma un vero e proprio ri-conoscimento della figura del nostro concittadino.Altri due racconigesi sono pre-senti nella stessa mostra : Le-onardo Roda (fratello del più conosciuto Marcellino) e Carlo Sismonda.La mostra resterà aperta fino al 10 gennaio 2016 ed invito le persone sensibili all’arte figura-tiva a visitarla perché è una vera occasione poter gustare una rac-colta di tanti artisti (cinquanta) che sono nati o hanno operato nella provincia di Cuneo che a volte sembra essere poco viva-ce e creativa ed invece... Questo evento ed il suo catalogo danno modo di comprendere quali le-gami la provincia abbia avuto col mondo artistico più vasto sia in ambito nazionale che interna-

zionale.Proprio all’inaugurazione a Cu-neo, il Sindaco Gianpiero Bru-netti mi ha anticipato un’altra bella notizia ovvero la possibi-lità di radunare in una sala che verrà allestita nei locali dell’ex aula della Pretura di Racconigi (sopra ai Vigili Urbani) una sia pur piccola quantità di quadri di Levis.La sala che potrà ospitare riu-nioni pubbliche e, al bisogno, altre mostre temporanee gestite dal Comune, sarà dotata di un buon impianto di illuminazione e di adeguati supporti per i qua-dri.Data la piccola quantità di opere che potrà contenere (rispetto alla grande quantità che costituisce la collezione Levis) si potrebbe pensare ad una rotazione delle tavolette in modo che, in attesa di miglior sistemazione, le per-sone interessate possano vedere, nel tempo, tutto o in buona parte il patrimonio di questo artista.Un solo avvertimento a chi si occuperà di questo nuovo spa-zio: quando nella pinacoteca Le-vis, dove ora funziona la nostra Biblioteca Civica, erano presen-ti i quadri del Maestro, di tanto in tanto questi venivano staccati per lasciare spazio ad altre mo-stre estemporanee, ricordo una mostra di Pietro Piacenza e poi Nino Pirlato ed altre ancora tra le quali anche alcune mie con lo stesso Pirlato ed altri; al ter-mine delle esposizioni i quadri di Levi venivano riappesi, fino a che per una decisione di non so chi, venne scelto di non riap-penderli più, forse per evitare un lavoro ripetitivo o per il rischio di rovinare i quadri a forza di metti e togli.Decisione molto poco saggia! Ecco, se la sala è dedicata a Le-vis i suoi quadri devono esserci sempre ad esclusione di qual-che esposizione estemporanea e breve!Intanto all’ex convento dei Frati Capuccini dove erano accatasta-ti i quadri dal tempo del trasloco dalla collocazione precedente, un esiguo gruppo di volontari sta mettendo sommariamente

ordine fra questi. Domenico Perrone, Bruna Pa-schetta, Giulia Porchietto ed io stiamo cercando di dare una col-locazione che permetta di poter facilmente rintracciare qualun-que quadro si volesse visiona-re. Un giorno è venuto anche il Prof. Paolo Nesta, esperto di Levis, a fotografare tutte le ope-re degli anni della guerra per un progetto espositivo di cui vi par-lerò il prossimo anno.Il nostro lavoro costituisce una base essenziale per futuri pro-getti intorno a questa collezione.E con questo vengo al quarto fatto che riguarda il nostro Ma-estro.Una mia amica, forse anche incuriosita da questo continuo parlare di Levis e dalla Pinaco-teca Virtuale comparsa su alcuni numeri di Insonnia, ha voluto andare a visitare la Pinacoteca Levis di Chiomonte (compli-menti, buona idea!), visita dalla quale è uscita con entusiasmo per le opere viste e la sistema-zione delle stesse. La pinacote-

ca è permanente anche se tenuta aperta solo in estate. L’amica è uscita anche con il catalogo che ha voluto regalarmi; gradi-tissimo anche perché da questo potrò ancora, su queste pagine, trarre e poi diffondere informa-zioni sull’artista perché merita sempre approfondirne la cono-scenza.Ecco, per un pittore che ha lavo-rato una vita intorno a quest’arte si chiede che non venga dimen-ticato perché questo è il peg-gior torto che gli si può fare, indipendentemente ancora dal fatto che Levis abbia donato, anche alla città di Racconigi, un patrimonio molto cospicuo. E’ chiaro che non basta dipingere per essere ricordati, occorre es-sere anche bravi ed aver svolto una attività che già in vita abbia meritato onori e riconoscimen-ti nella sua arte; e questo Levis l’aveva fatto.Spero che nel futuro sempre più persone si rendano conto del-la ricchezza che uomini così ci hanno consegnato.

Autoritratto - 1909 - olio su tavola 60x53,5

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insonnia10 Novembre 2015

Il rispetto delle regole come strumento di mediazione tra istinto e ragionedi Alessia Cerchia

Un elemento che spesso non vie-ne adeguatamente valorizzato, quando si parla di arti marziali, è l’importanza rivestita dall’eti-chetta e dal rispetto delle regole previste dalla pratica.Chi entra in un dojo, che sia per praticare aikido o karate, judo, kendo o naginata, sia che si tratti di giovani che di adulti, impara molto presto che rispettare le re-gole di etichetta è tanto importan-te quanto apprendere le tecniche più complesse, se non di più. Una lezione di aikido si apre, nor-malmente, con i praticanti che, schierati compostamente dal più giovane di grado al più anziano, in ginocchio, di fronte al maestro, si inchinano in segno di rispetto verso il “kamiza” (il muro su cui normalmente è appesa la foto del Fondatore), poi verso il maestro, per ringraziare dell’insegnamen-to che riceveranno. Lo stesso rito si ripete, in chiusura di lezione.Allo stesso modo, all’inizio ed alla fine di ogni tecnica, i prati-canti, disposti a coppie per speri-mentare quanto appena mostrato dal maestro, eseguono un piccolo inchino verso il proprio compa-gno, per ringraziarlo dell’oppor-tunità di pratica che egli offre, grazie alla sua presenza ed espe-rienza (qualunque essa sia). Tra i due inchini di ringraziamento i praticanti fanno del loro meglio per attaccare il compagno con sincerità e controllo, da un lato, e, dall’altro, per ricevere e neu-tralizzare l’attacco, senza ledere l’avversario, per mezzo della tec-nica. Dopo quattro ripetizioni, i ruoli vengono scambiati, in modo che i praticanti possano speri-

mentare entrambe le situazioni di attacco e difesa, valutando gli effetti dell’interazione con il pro-prio compagno e soppesando le reciproche energie.In una simile ripetizione di attac-chi e tecniche, l’inchino iniziale e finale costituisce il modo con cui – costantemente – i pratican-ti sono chiamati a ricordare che il loro allenamento è possibile solo grazie alla presenza ed alla relazione che si instaura con i propri compagni. Senza di loro praticare aikido sarebbe impos-sibile. L’inchino è però, anche, un modo per ricordare a tutti la necessità di rispettare se stessi e i propri compagni, al di là dell’e-sperienza e dell’anzianità, di fer-marsi un istante per ricordarne l’importanza, ma anche la fragi-lità, per ripetere a se stessi che il rispetto per l’altro implica con-centrazione sulle proprie azioni. Ecco, dunque, come il rispetto di poche, semplici, regole di com-portamento si trasformi in un mo-mento di estrema importanza per garantire l’incolumità fisica e spi-rituale del singolo e del gruppo, oltreché della disciplina stessa e della sua essenza.A ben pensarci, se qualcuno di voi ha già avuto modo di parte-cipare ad un incontro di media-zione (vedi i numeri precedenti di Insonnia) si sarà reso conto che ciò che ho appena descritto è rinvenibile anche in questa, di-versissima, situazione, sebbene cambino le forme di pratica e le divise dei protagonisti. Per i non addetti ai lavori, la me-diazione può essere definita come un processo di comunicazione in

cui le persone coinvolte collabo-rano per chiarire il conflitto che le vede protagoniste e porvi rime-dio, con l’aiuto di un terzo neu-trale – il mediatore – che facilita il processo comunicativo, il con-fronto ed il raggiungimento di un accordo.All’inizio di ogni mediazione, in particolare, le parti in conflitto vengono ricevute dal mediatore, che si presenta e spiega i conte-nuti del procedimento di media-zione. Le parti vengono, quindi, edotte su poche, semplici, regole di comportamento che dovran-no rispettare nel corso dell’in-contro, in modo da permettere a tutti, compreso il mediatore, di comunicare con maggiore libertà e sicurezza, ristabilendo gradata-mente quella relazione di fiducia precedentemente interrotta. Le regole a cui mi riferisco possono sembrare banali nella loro sem-plicità: lasciar concludere un di-scorso prima di intervenire, non utilizzare termini o espressioni offensive, impegnarsi con lealtà nello svolgimento della proce-dura di mediazione, rispettare il segreto su quanto è stato detto. Si tratta, tuttavia, di regole che non

sempre il mediatore riesce a far rispettare facilmente, sebbene si dimostrino essenziali (spesso de-cisive) per la buona riuscita degli incontri.Possiamo dire, dunque, che in aikido, come in mediazione, l’ap-plicazione corretta della tecnica ed il rispetto delle regole di buona pratica rappresentano strumenti essenziali per la trasformazione della prima, istintiva, reazione ad un attacco (più naturale, ma non necessariamente più efficace) in una risposta “mediata”, più cor-retta e, come tale, più idonea a salvaguardare l’integrità di tutte le parti coinvolte.

Nota - La Mediazione Civile è un istituto giuridico avente come oggetto attività di mediazione ed intermediazione in materia di controversie civili tra privati. Ci sono mediazioni facoltative, de-legate o giudiziali ed obbligate. La risoluzione della controversia dipende dalla competenza del mediatore, che viene garantita dalla sua imparzialità e profes-sionalità.

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insonnia 11Novembre 2015

UNA GIORNATA DI FESTACon gli amici a vendemmiare in una splendida giornata di soledi Anna Maria Olivero

Adesso che sono in pensione posso partecipare anch’io alla vendemmia in una piccola vigna che alcuni amici hanno ricevuto in eredità e che curano con par-ticolare dedizione ricordando l’a-more e i sacrifici con cui il padre se ne occupava. La vendemmia è un giorno di festa: con gli amici si lavora scherzando e ridendo anche della goffaggine di chi non è abituato ai lavori manuali. Im-mersi in un suggestivo ambien-te, in una calda giornata di sole, dopo un lauto pranzo servito fra i filari, il lavoro si conclude con una cena luculliana in cascina, seguita da canti accompagna-ti dal suono della chitarra fino a notte tarda. Una splendida gior-nata di festa.Purtroppo però la legge considera quest’attività un “lavoro in nero” e come tale lo sanziona. Gli amici che ci hanno ospitati, per regola-rizzare la nostra prestazione, han-no dovuto compilare per ciascu-

no di noi dei “voucher” cioè dei ticket orari da dieci euro, conce-piti proprio per regolare il lavoro occasionale tipo quello della ven-demmia. Si comprano negli uffi-ci postali e/o dai tabaccai; il la-voratore trattiene per sé un netto di 7,5 euro, mentre i restanti 2,5 euro finiscono all’INPS e all’I-NAIL. I voucher sono nominativi e riportano i dati anagrafici del lavoratore, la residenza, gli estre-mi della C.I., compresa la data di emissione e di scadenza e un te-lefono di riferimento. Durante la vendemmia e/o nei giorni succes-sivi ciascuno di noi è stato con-tattato telefonicamente dall’INPS per verificare l’esattezza dei dati trasmessi. Dopo una quindicina di giorni ogni “vendemmiatore” ha ricevuto dall’ INPS, con posta prioritaria, una carta “postepay” prepagata e separatamente il PIN per utilizzarla. Alla Posta ci han-no spiegato che questa “poste-pay” viene inviata a tutti gli inte-statari di almeno un voucher così alla nostra prossima prestazione occasionale non ci saranno dati i voucher cartacei ma ci verrà ver-sato il loro valore direttamente su questa carta. Non oso pensare a quanto sia costato il lavoro svol-to dai dipendenti INPS per tutta questa complessa procedura! Procedura prevista da una legge che giustamente vuole combatte-re il lavoro nero e, ultimamente, anche l’intollerabile fenomeno

del caporalato, un sistema di re-clutamento della manodopera che sfrutta i lavoratori, soprat-tutto quelli stranieri. Ma cosa ci azzecca con noi? La nostra pre-stazione in una vigna di amici non è un “lavoro in nero”: è un momento di festa, è un rito che si tramanda nel tempo, funzionale a quelle piccole vigne famigliari dove, come dice Petrini, “rima-ne la nostra storia, la memoria, il canto, la poesia”.

Durante quest’esperienza ho sco-perto così che la legge prevede la possibilità di farsi aiutare gratui-tamente solo dai famigliari fino al quarto grado, esclusi i famigliari minori e/o pensionati. Quindi, un figlio di 14 anni, per esempio, non può aiutare a vendemmiare e neppure sostare in vigna mentre si vendemmia! E’ giusto e dove-roso combattere il “lavoro nero” e lo sfruttamento, ma forse qual-cosa in questa legge va rivisto.

DISAGI IN CITTÀ... per dire il vero questa volta par-lo per terza persona, anche se in me il ricordo è sempre vivo. Mi trovo a sviluppare un disagio vissuto da una persona a me mol-to cara. La gente normodotata, i proget-

tisti, comunque chi ha voce in capitolo per le realizzazioni urba-nistiche, per quanto sia dotato di sensibilità verso le disabilità, per quanto sia attento alle norme ri-guardanti le barriere architettoni-che, per quanto applichi tutto alla perfezione .... avere una disabilità motoria da gestire con bastone o stampelle, ti rende veramente un inferno l’attraversamento di una piazza col porfido. Cerco di spiegarmi meglio, per chi ha una malattia o una conse-guenza neurologica, quindi non ha un buon controllo sul corpo perché quest’ultimo: - non ha una ricezione immediata del comando - non ha un passo regolare e si-curo - non riesce a controllare un tre-more di fondo - è portatore sano di attrezzi per l ‘aiuto al cammino - talvolta ha pure gli occhiali, che

ti falsano un po’ la realtà, quel semplice ed insignificante dislivello tra un cubetto e l’altro, è veramente ingestibile. Se pensiamo poi che queste per-sone si trovano in difficoltà per-ché non riescono ad attraversare quel magnifico tratto, col porfido, la domenica pomeriggio per farsi un giro in centro per una passeg-giata ludica, di incontri, di deci-sioni improvvise per l’organizza-zione di una piacevole serata.Queste persone si trovano in ulte-riore difficoltà in un giorno qual-siasi, in quanto si trovano sforniti del solito sostegno affettivo che gli svolge i compiti più gravosi e si vede costretto ad addentrarsi in un “camel adventures” che sa già pericoloso a priori, per andare in banca o prendere i figli a scuola.Ho detto “ulteriore”, perché è un ‘aggiunta di sofferenza che si somma ad una vita di dignitoso disagio.

L’asfalto sarà brutto a vedersi, ma il piccolo dislivello tra un cubo e l’altro è un problema ad ogni pas-so: - perdi stabilità - ti inciampi - si incastrano i bastoni o le stam-pelle - se piove ti devi pure organizza-re per non scivolare oltre al non bagnarti; e tutto questo se la pavimentazio-ne è appena stata fatta; se manca già qualche blocchetto o si sono allargate le maglie tra l’uno e 1’altro, vi lascio immaginare. Poi c’è il parcheggio che non si trova, la gente che ti guarda, tu che vorresti sparire perché per fare 10 passi ci metti mezz’ora... A volte non si piange solo per di-gnità!!! Parlo con cognizione di causa.

Danila Piovano, 18 ottobre

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insonnia12 Novembre 2015

Abbiamo visto sotto i portici questo tazebao e condividiamo.Il testo è forte e sicuramente qualcuno non apprezza, parlare di “cagate” e di “merda” fa un po’ senso, vero? Ma lasciare che il proprio cane lasci la propria lì, sull’asfalto, sul marciapiede, sotto il viale non fa senso?Si dice porto il cane a sporcare fuori ma perché non lo fate spor-care in casa? In questo modo il danno sarebbe limitato al vostro appartamento o al vostro cortile, perché volete condividere con tutti noi la vostra sporcizia?Sappiate, comunque, che un gruppo di cittadini che non ama-

no il vostro merdoso contributo alla cittadinanza sta stilando un elenco di persone che vengo-no viste a non raccogliere gli escrementi dei loro fedeli amici e quando è possibile anche foto-grafate.Verrà pubblicato l’elenco di que-sti sporcaccioni.Suggerimento ai vigili urbani, ovviamente dopo una ordinanza del Sindaco: a campione fermate coloro che portano il cane a pas-seggio e chiedete loro di esibire l’apposito sacchetto per la rac-colta dell’escremento; chi ne è sprovvisto paga la multa.Cosa ne dite?

EXPO 2015…di Anna Maria Olivero

BUONE PRATICHE PER L’AMBIENTE E LA SOCIETA’Contribuisci anche tu ad uno sviluppo sostenibile con piccole grandi azioni che riducono gli sprechi e difendono l’ambiente.

Autoproduzione

FOCACCIA ALL’UVAPreparate la classica base per focaccia con il lievito di birra o la pasta madre, unendo 500 gr di farina e circa 300 ml d’ac-qua a temperatura ambiente, 1 cucchiaio di zucchero di canna integrale e 1 pizzico di sale. Impastate e lasciate riposare fino al raddoppio del volume. Quindi oliate una teglia da forno, stendete l’impasto e cospargetelo con i chicchi d’uva, premendo leggermente, e con un filo d’olio. Infornate la focaccia a 180°C per circa 30 minuti, lasciate intiepidire e servite.

Azione

RISPARMIO ENERGETICOCredo che il metodo più semplice per risparmiare sul riscal-damento sia quello di vestirsi un po’ più pesante e accendere il riscaldamento solo quando la temperatura scende sotto un certo limite (ognuno stabilisca il proprio). Riducendo di 2°C la temperatura domestica invernale o aumentandola di 2°C nei mesi estivi (solo per chi ha un condizionatore) si riduce di molto il consumo energetico e di conseguenza tanti soldini risparmiati di gas e ovviamente meno inquinamento (che è quello che conta di più!) Ad esempio, in inverno la tempera-tura dovrebbe essere regolata a 18°C, indossa un maglione invernale e tieni le finestre chiuse!

Provale, se funzionano falle diventare un’abitudine, condividile con gli amici, ...Se utilizzi già delle azioni sostenibili falle conoscere anche a noi! Il mondo che tutti vorremmo è iniziato nel cambiamento dentro di te!

TAZEBAO

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insonnia 13Novembre 2015

StoStoriadiRacconigi

Dalla fine della guerra alla marcia su Romadi Mario Monasterolo

Lo scoppio della prima guerra mon-diale coinvolge centinaia di famiglie racconigesi nell’ansia per i mariti, i figli, i fratelli al fronte. Anche in pa-ese, il conflitto e le sue nuove “tec-nologie” sono causa di paure inedi-te: nel luglio del 1916, per la prima volta nella storia locale e nazionale, il sindaco annuncia alla popolazio-ne che l’Autorità Militare ha dato disposizioni su come comportarsi in caso di incursioni di aeroplani nemici! L’economia è in stallo; a fine 1917, la Giunta Municipale dà vita ad un Comitato ed apre una pubblica sot-toscrizione “Onde venire in aiuto agli operai ed operaie che a causa della crisi vengono a trovarsi privi di lavoro”. Il sindaco Carlo Franze-ro fa sapere che il Municipio sotto-scrive per la somma di lire 200 ed altrettanto fa la Società Filatoristi, cioè il patronato di settore serico. L’Amministrazione Comunale ed il

Comitato “Facendo piena fidanza nei ben noti sentimenti generosi e benefi-ci della Cittadinanza, sono certi che la medesima vorrà risponder al nuo-vo appello e dare all’opera doverosa il suo valido appoggio e concorso”.Nella primavera del 1918 il Comune invita i cittadini adulti ad iscriver-si al Servizio di Volontariato Civile, dichiarando se e in quali industrie o in quali uffici pubblici siti nel territo-rio comunale si offrono di prestare la loro opera. La fine del conflitto è annunciato il 4 novembre da un manifesto dai toni altisonanti prontamente affisso in pa-ese; vi si legge che “Il tricolore ita-liano sventola sul castello di Trento, atteso da Dante e dall’anima di Ce-sare Battisti, sventola sulla Torre di San Giusto, baciato dagli spiriti di Oberdan e di Nazario Sauro”. Si fanno i conti: la guerra ha chiesto il sacrificio di ben 106 racconigesi. Ed ha inflitto anche un colpo mortale alla “gloriosa” storia serica racconigese. I setifici attivi sono solo più quattro: il Sabri (o Santa Maria, tra le attuali vie Principe Amedeo e Billia); il Manis-sero all’imbocco del Viale; il Chicco di via Ormesano; il Musso (le me-schie del borgo Cappuccini).L’immediato dopoguerra non rispar-mia a Racconigi le tribolazioni so-ciali che investono l’intera Italia. Nel 1919, circa 1000 “setaiuole” delle fabbriche di Racconigi, Caramagna e Cavallerleone scioperano per l’orario di 8 ore (concesso in precedenza, ma non applicato) e per richiedere au-menti salariali. La manifestazione in realtà divide lo stesso fronte sindaca-le e trova l’opposizione netta dell’As-sociazione padronale serica, che non ne riconosce la rappresentatività. In agosto, comincia una lunga se-rie di agitazioni degli infermieri nel Neuro, che chiedono l’applicazione delle stesse condizioni economiche di cui godono i colleghi di Torino ed Alessandria. Lo stesso 1920 si rico-stituiscono le Leghe dei calzolai e dei

muratori. Nascono quelle dei contadi-ni e dei mugnai. A fine anno gli iscritti totali sono 250 e viene costituita una Camera del Lavoro, diretta dal ven-tenne Ernesto Beraudo. Alle elezioni amministrative del 20 ottobre i socia-listi ottengono il 40% dei voti. Giunge il 1922. Tra settembre ed ot-tobre, il re riceve a Racconigi tanto il primo ministro on. Facta quanto il ministro della guerra, il giovane cu-neese Marcello Soleri, con il quale discute a lungo sull’umore dell’eser-

Anche quest’anno ti verremo incontro: quando ci vedrai al mercato del giovedì o del sabato nella centrale piazza Roma sarà per chiederti un contributo e poter continuare a scrivere il nostro INSONNIA e a distribuirlo gratuitamente sul territorio racconigese.

Saremo in piazza:• Sabato 7 novembre• Giovedì 12 novembre• Sabato 14 novembre• Sabato 5 dicembre• Giovedì 10 dicembre• Sabato 12 dicembre

SOSTIENI IL TUO GIORNALE

cito e su quanto il fascismo vi si sia infiltrato. Soleri trova che il re “è stanco”. In effetti, è stato un anno partico-lare: Vittorio Emanuele ha sofferto di cistite, ma ha anche compiuto viaggi come quelli a Trento ed in Belgio. Lascia il castello il 18 ot-tobre diretto a San Rossore, come sempre salutato alla stazione dalla popolazione. Mancano dieci giorni alla Marcia su Roma.

Se conosci INSONNIA, lo leggi e ci sostieni continua a darci una mano; se non lo conosci hai l’occasione per conoscerlo.Col tuo contributo potrai ricevere INSONNIA direttamente a casa tua nella buca delle lettere.

PUOICONTRIBUIRE:• con un versamen-to presso l’Ufficio Postale sul c.c.p. n° 000003828255,

• con un bonifico bancario intestato ad “Associazione Culturale Inson-nia”, Piazza Vittorio Emanuele II, 1

codice IBAN: IT77 Q076 0110 2000 0000 3828 255

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insonnia14 Novembre 2015

La mamma è sempre la mammadi Andrea Scarscelli

Raccontami...

«Mamma, vuoi stare zitta?!»…«Non ti sopporto più, adesso, per colpa tua, ho litigato anche con lui!»…«Vuoi chiamarlo?! Cazzo lo chia-mi a fare che adesso sta lavoran-do!?»…«Non dire stronzate, mi hai stu-fato mamma, hai capito? Non ti sopporto più! Mi stai rovinando la vita!»…«No, adesso è inutile che piangi! Dimmi dove l’hai messa!»…«Sono stufa di discutere con te, basta! Dimmi dov’è e non chia-marmi più!»…«Mi stai rovinando la vita! Lo vuoi capire o no? Basta, io ti odio mam-ma, hai sentito bene?! TI ODIO!»…«Non me ne faccio niente delle tue scuse, devi sparire dalla mia vita!»…«Cosa?!?!»…«Non ti azzardare a venire a casa, te lo giuro, ti ammazzo mamma, giuro che se vieni a casa ti am-mazzo!»…«Ah sì? La polizia? Benissimo, allora vengo io da te. E ti ammaz-zo!»

Tutti nel vagone ebbero la stessa sensazione. Non stava scherzando. Nessuna sceneggiata dimostrativa, i suoi occhi rissosi non lasciavano spazio a dubbi: l’avrebbe ammaz-zata. In quel preciso momento, se l’avesse avuta sotto mano, l’avreb-be ammazzata. Quasi certamente in modo molto violento, rabbioso. Le classiche cinquanta o sessanta coltellate, il caro vecchio straccio da cucina conficcato in gola oppu-re l’intramontabile strangolamento con cintura d’accappatoio. Chissà. Difficile pronosticare le sue pre-ferenze omicide, ma sicuramen-te non il veleno per topi. Troppo lento, troppo subdolo, troppo edu-cato. Sua madre avrebbe sofferto, oltremodo sofferto, ma non per troppo tempo. È il vantaggio degli omicidi passionali. A meno che… non fosse una fac-cenda di droga. In questo caso, il quadro criminale sarebbe mutato completamente. Annebbiata dalla cocaina, o peggio, in crisi d’asti-nenza, quella donna sarebbe stata

capace di qualsiasi cosa. Pur di ra-cimolare qualche spicciolo, avreb-be torturato la madre per ore nella speranza di farle confessare il na-scondiglio dei suoi sudati rispar-mi. Il tempo, in questo caso, sa-rebbe stato del tutto irrilevante. Il drogato, quando è in cerca di sol-di, è posseduto dall’inerzia com-portamentale, come gli orsi polari quando cacciano. In altri termini, è impossibile distoglierlo dal suo intento, con qualunque mezzo. È lo svantaggio degli omicidi per droga. Questa seconda possibilità, tutta-via, non sembrava convincere gli osservatori. Non trascurabile cer-to, ma poco credibile. La ragazza era eccessivamente pulita e carina per essere una tossicodipendente. Che fosse una banale questione di soldi? Improbabile, a giudicare dal bracciale d’oro massiccio che ciondolava attorno al suo polso destro. Restava un’ultima pos-sibilità. Assurda quasi quanto la precedente, ma non impossibile. La ragazza possedeva l’istinto del killer, la tranquillità, perversione e malignità dello psicopatico omi-

cida freddo e razionale. Qualora l’ipotesi fosse stata corretta, sua madre sarebbe stata spacciata. Nessuna possibilità di farla ragio-nare, tantomeno di impietosirla. L’avrebbe uccisa con un colpo alla testa o una coltellata alla giu-gulare, stile esecuzione. Rapida, implacabile e (relativamente) in-dolore. È il vantaggio degli omicidi pro-fessionali.I passeggeri sarebbero volentieri rimasti altre due o tre ore in com-pagnia di quell’enigmatica ragaz-za nella speranza di indovinare, pregustare qualche altro scabroso dettaglio su quell’omicidio che, da lì a qualche giorno, si auguravano di poter leggere su tutti i giorna-li. Già si immaginavano vagare impettiti per i bar del centro pron-ti a esclamare al primo accenno utile: “La ragazza omicida? La conosciamo, l’abbiamo osservata mentre pianificava il misfatto!”. Con un po’ di fortuna, inoltre, non avrebbero avuto troppe difficoltà nemmeno ad apparire in televi-sione, magari al telegiornale della sera. Alcuni addirittura s’immagi-

navano già abbracciati a Barbara D’Urso. Purtroppo, nonostante i loro sogni di gloria, la ragazza scese dal treno. E per di più, pro-prio sul più bello. Panico. L’aveva dichiarato, giurato di fronte a tutti: avrebbe ucciso, ma come? Senza ulteriori dettagli, sarebbero stati in grado di riconoscerla sulle pagine dei quotidiani? Avrebbero trovato un giornalista disposto ad ascolta-re la loro testimonianza? La rasse-gnazione si diffuse per il vagone. Il passatempo era finito, non re-stava altro che rimettersi a legge-re, fissare il paesaggio e dormire, come un viaggio qualunque in una giornata qualunque. Solo un uomo decise di non arrendersi e cacciò la testa fuori dal finestrino nell’e-stremo tentativo di carpire ancora qualche frammento della telefo-nata. Necessitava di altri partico-lari, disperatamente. La sera suc-cessiva, come ogni settimana, lo attendeva lo sguardo arrogante di suo suocero, con quelle sopracci-glia pelose, storte e costantemen-te schernitrici di ogni sua parola. Con ogni ruga del suo viso, ogni sacrosanta domenica, quell’uo-mo era sempre riuscito a farlo sentire un decerebrato, un povero omuncolo, noioso e ignorante. Era giunto il momento di vendicarsi. Questa volta avrebbe lasciato tutti a bocca aperta. Niente più crisi di pianto in bagno o svenimenti cau-sati dall’ansia. Questa volta, dopo quindici anni, avrebbe finalmente avuto qualcosa di interessante da dire, un aneddoto che il Maledetto non avrebbe potuto liquidare con il suo solito “echissenefotte”. Ba-sta con le solite cazzate, i discorsi di circostanza sulla Palestina, lo SPRED, le teologia della libera-zione, il capitalismo, il taylorismo, il signoraggio, il consumismo oc-cidentale, la speculazione edilizia, la mafia oppure, dio non voglia, la politica! Finalmente una storia che meritasse di essere raccontata, un avvenimento degno di nota per la storia famigliare: il suo quasi-coin-volgimento (come spettatore, chia-ramente) in un efferato omicidio! Allungò il collo più che poté, pron-to a cogliere anche il minimo bru-sio.Quello che udì gli fece quasi san-guinare le orecchie. Ritratto il capo, con espressione allucinata e sgomentata, mormorò:«Hanno fatto pace! Le ha chiesto scusa!». Detto ciò, crollò, privo di sensi, sul sedile. Non ci sono più gli assassini di una volta.

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insonnia 15Novembre 2015

CinCinema

LibLibri

RITORNO ALLA VITAdi Cecilia Siccardi

Maria Stefanelli, Manuela Maresu

“ Loro mi cercano ancora”2014, pp. 204, € 17,00

Ed. Mondadori

do all’improvviso uno slittino si para davanti alla sua macchina; nonostante la sua pronta frenata, uno dei due bambi-ni che stavano giocando rimane ucciso. Nonostante nessuno gli faccia una colpa di quanto accaduto, riconoscendo che si è trattato di un incidente, il percorso di Thomas per perdonare se stesso durerà molti anni. Questa, in breve, la trama di Ritorno alla vita, che segna il ritorno di Wim Wenders nelle sale cinematografi-che. Ritorno, però, non particolarmente felice: nonostante il film sia visivamente bello, la sceneggiatura lascia a desidera-re. Lo spunto di partenza, pur molto in-teressante, non viene concretizzato come sarebbe stato possibile, lasciando lo spet-tatore insoddisfatto. Lo sviluppo dei per-sonaggi non è molto approfondito, e per questo si fatica a provare nei loro con-

fronti vera empatia. D’altro canto, alcune scene sono efficaci e ben costruite; da un regista del calibro di Wenders, però, ci si

sarebbe aspettato qualcosa di più. Senza infamia e senza lode.

Copertina: foto della famiglia Stefa-nelli, i volti sono cancellati con un pennarello rosso. Solo uno non lo è, è quello di una bambina, Maria, dal-lo sguardo attento e vivace, che avrà “il coraggio di dire no alla ‘ndran-gheta” pagando un caro prezzo per il rifiuto di assoggettarsi alle regole dell’organizzazione.

Maria Stefanelli si rivolge alla fi-glia, il suo è un accorato racconto delle vicende che l’hanno portata a diventare testimone di giustizia nel maxi processo celebrato a Torino contro i “presunti” affiliati dell’or-ganizzazione criminale calabrese in Piemonte; vuole che la figlia cono-sca tutto della scelta che ha portato entrambe a rinunciare alla famiglia, a cambiare nome più di una volta a vivere nell’eterno timore di essere riconosciute e uccise.Maria nasce Stefanelli, la sua è una famiglia normale finché il padre si ammala, non è più in grado di prov-vedere alla famiglia; viene dato alle fiamme, per vecchi fatti, il forno con cui la madre riesce a sfamare i figli; entra in casa lo zio paterno, l’orco che violenterà tutte le donne di casa, diventando l’amante della madre. La sua è una vita fatta di violenza sia fisica che psicologica, una vita di duro lavoro perché se i soldi ci sono, questi appartengono solo agli uomini per consentire loro una im-

a cura di Anna Simonetti

magine di grande potere attraverso auto di lusso, vestiti firmati, profu-mi di marca. Maria per sfuggire alla violenza che vive in famiglia accetta di sposare Francesco Marando, già coinvolto in un rapimento, spaccia-tore di eroina con alle spalle una potente famiglia che può far paura anche all’orco e quindi pensa che potrà essere finalmente libera. Ma le donne dell’ndrangata non posso-no essere libere, devono sottostare in tutto e per tutto ai voleri della “ famiglia” e Maria lo scoprirà su-bito. Non voglio aggiungere altro, vorrei che tutti leggessero questo libro in cui Maria Stefanelli parla di delitti, di uomini scomparsi sen-za sapere come e dove, di donne che accettano soprusi e violenze in nome dell’onore e del rispetto della “famiglia”.Il libro è duro, forse non si legge tut-to d’un fiato, ma ha il pregio di sve-lare una realtà di cui poco si conosce e di cui si sente parlare solo in casi di omicidi.

In un giorno come tanti altri, lo scrittore Thomas guida in mezzo alla neve, quan-

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Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009Direttore responsabile Spessa AndreaRedazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Carla Burzio, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Marco Ferrara, Giancarlo Meinardi Mario Monasterolo Anna Maria Olivero, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Dominikka Raso, Cecilia Siccardi, Anna Simonetti, Pino Tebano, Luciano Fico, Pier Paolo DelboscoSede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti [email protected] Conto corrente postale n° 000003828255Stampa Tipolitografia BOSTON di Oitana Vittorio & C. s.n.c. - Racconigi Tiratura 2000 copie

Novembre 2015

MusMusica

Sabato 10 ottobre un bellissi-mo spettacolo teatrale in Santa Croce ha visto la presenza di 8 spettatori! Se non è una palude questa…Allora al primo posto, ripetia-molo: USCIRE DALLA PA-LUDE.Al secondo posto abbiamo pen-sato di inserire il desiderio di una città più vivibile ma dato che è un concetto troppo gene-rico circoscriviamo il campo in “una città più pulita” in tutti i sensi. Sentiamo già i commenti del Palazzo: “Stiamo facendo tutto il possibile” ma è proprio qui che non ci siamo, bisogna fare l’impossibile o almeno pensarlo.Nella vivibilità facciamoci stare anche due altri grandi temi: Racconigi dichiarata uf-ficialmente città della PACE e dell’ECOLOGIA favorendo percorsi di pace nel rispetto del-la natura e della Madre Terra. Concretamente significa la rina-turalizzazione delle sponde del Maira con la gestione di tutte le aree demaniali (previo censi-mento). Significa la progettazione di una Pista Ciclabile che contorni tutta Racconigi e che unisca in modo sicuro e completo (senza intaccare le nostre aree sul Mai-

TWOdi Giuseppe Cavaglieri

Armando Anthony “Chick” Corea è un pianista e tastieri-sta statunitense, noto soprattut-to per le sue produzioni jazz e jazz fusion negli anni settanta. Chick Corea è oggi ritenuto uno dei maggiori pianisti jazz, capa-ce di adottare con gli anni uno stile molto personale di suona-re il pianoforte. Oltre ad essere uno dei più influenti e famosi tastieristi fusion, è considerato

anche uno dei più virtuosi utiliz-zatori di tastiere elettroniche, in special modo il Fender Rhodes, da lui sperimentato per la prima volta durante il periodo con Mi-les Davis. Tutt’oggi il suo modo di suonare il pianoforte è molto influenzato dal suo passato “elet-trico” con il grande trombettista.Béla Fleck è un suonatore di banjo e compositore statunitense, considerato un virtuoso del banjo.Il suo modo di suonare il banjo è rivoluzionario, e si avvicina mol-to a sonorità nuove e sperimen-tali. Frequenta la High School of Music and Arts di New York, dove però non è previsto l’inse-gnamento del banjo come stru-mento musicale e allora deve approfondirne lo studio esterna-mente all’accademia. Con un abbinamento improbabi-le di pianoforte e banjo, nel 2006 Chick Corea e Béla Fleck hanno collaborato per esplorare nuove frontiere musicali. L’unione di uno degli strumenti più impor-tanti del jazz con uno addirittura

relegato nella sezione “varie” nei sondaggi dei critici, era sicura-mente una sfida avventurosa. Ma Corea e Fleck non si sono certo intimoriti, anzi sono andati in stu-dio con del materiale inedito scrit-to ad hoc per la registrazione. Il risultato è stato l’album “The En-chantment”, che non solo è stato considerato una delle migliori re-gistrazioni del 2007, ma ha anche dato seguito a pluriennali tournée internazionali. Le migliori regi-strazioni tratte da quegli anni di tour hanno dato vita a “Two”, doppio cd dal vivo pubblicato dalla Concord Jazz. La track list include composizioni tratte da “The Enchantment” riarrangiate e arricchite da lunghe improvvi-sazioni, classici di Corea e Fleck e nuovi brani aggiunti dai due ar-tisti nel corso del tour. In “Two” è evidente il rispetto reciproco tra i due musicisti e l’apprezzamento della musica dell’altro. «Ci piace essere spontanei - dice Fleck del-la sua collaborazione con Corea - Suonare con Chick è stato uno

dei punti più alti della mia car-riera musicale, e sono stupito e orgoglioso che sia successo». Corea restituisce i complimen-ti: «Béla è vulcano di creatività, mantiene sempre uno spirito di ricerca e la sua etica del lavoro è impeccabile: questo è sempre fonte di ispirazione per me». Pianoforte e banjo? Ci si po-trebbe chiedere quanto futuro possa avere un simile accosta-mento, ma nelle mani di Fleck e Corea i due strumenti suonano come se fossero nati l’uno per l’altro.

ra) i paesi come Murello, Car-magnola etc. e favorisca percorsi tematici e rispettosi di natura ed ambiente per fornire una visione unita ed integrata della città col-legando le realtà esistenti come il Centro Cicogne, le cascine Reali, il Centro Storico (ovvia-mente tutto pedonalizzato). Si devono prevedere percorsi pro-tetti casa-scuola pedonali per la primaria, pedonali/ciclabili per la secondaria e le superiori.Si favoriscano nelle scuole di 1° e 2° grado percorsi di educazio-ne “PERMANENTE” alla Pace e alla Cittadinanza, all’ecologia: questo fatto da una equipe costi-tuita e supportata dal comune in primis. Si istituiscano nei quartie-ri gruppi di cittadini che si occu-pino di socializzazione e del ver-de pubblico, comprese le fioriere da sistemare in tutto il centro, con un budget stabilito dal comune da gestire in modo autonomo.Ma non si possono dimenticare le grandi entità che sono l’em-blema di Racconigi, bisogna pen-sare l’impossibile per Castello e Neuro, e quindi riprogettare ed integrare anche queste realtà nel tessuto cittadino: il primo gestito direttamente dal Comune con le Associazioni disponibili e pic-cole imprese cooperative che ne gestiscano i vari servizi: Caffette-

ria/Ristorazione/Catering, Eventi e Visite, inserimento di Facoltà o Scuole di Agraria che speri-mentino e valorizzino le possibili strade per rendere una parte di esso un Orto Didattico con il re-cupero di antiche varietà di alberi da frutto, cereali ed ortaggi. Al Castello si accede dal viale “Pe-donalizzato” dal ponte della Bru-notta, per altro previsto dal primo Piano Regolatore di Racconigi a firma Pansa/Ognibene portato a termine dalla prima Giunta Mar-tinetti.Per il Neuro è necessario lan-ciare un grande e “coraggioso” progetto di utilizzo per la città e l’associazionismo promuovendo l’azionariato popolare, comin-ciando a trasformare un edificio del complesso nella casa “soste-nibile” delle associazioni dei cit-tadini, sottolineandone l’appar-tenenza alla città, alla provincia, alla Regione con eventi continui. Lanciare una grande raccolta di fondi tra la cittadinanza e oltre con il Crowdfunding (dall’in-glese crowd, folla e funding, fi-nanziamento) o finanziamento collettivo che è un processo col-laborativo di un gruppo di perso-ne che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sfor-zi di persone e organizzazioni. È una pratica di microfinanzia-

mento dal basso che mobilita persone e risorse. Tante gocce scavano la roccia e formano un fiume. In chiusura vogliamo citare il Registro delle Coppie di Fat-to che ormai sembra entrato nel gruppo delle scelte impossibili; una semplice delibera del Con-siglio Comunale avrebbe po-tuto istituire questa prassi più formale che sostanziale mentre invece sarà probabilmente una Legge del Parlamento che arri-verà prima, nonostante la nota lentezza dell’apparato legislati-vo dello Stato. Ebbene ci aspet-tiamo ancora l’impossibile: che la nostra Amministrazione di-mostri quanto sia vicina ad una realtà che anche a Racconigi è ormai consolidata tra la popo-lazione e compia questo gesto ormai puramente simbolico.Il denominatore comune di tut-to ciò non potrà che essere So-stenibilità, Energie, Solidarietà.Potrà ancora essere una Palude una città come questa????Questo non è più un editoriale ma un programma che affidia-mo ai lettori chiedendo a loro di farci avere i loro progetti impossibili per Racconigi ed insieme li proporremo a coloro che ci governano adesso o nel futuro.