insonnia giugno 2015

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Da dove nasce l’idea di Retenergie? “La vita di ognuno di noi è fatta di gesti che, a causa dell’abitudi- ne, consideriamo del tutto naturali, anche se spesso naturali non sono. L’uso dell’energia elettrica ne è l’e- sempio più significativo. Quando accendiamo la luce a casa nostra ci connettiamo ad un sistema com- plesso le cui radici affondano in si- tuazioni drammatiche: guerre per il petrolio, sfruttamento di risorse e di popolazioni, colonialismo economi- co, distruzione dell’ambiente e della nostra salute. Queste ed altre riflessioni hanno portato alla fine del 2008 un gruppo di persone provenienti da più regioni d’Italia a tentare un ap- proccio diverso al grande problema dell’Energia dando vita alla Coope- rativa Elettrica RETENERGIE”. Insonnia n° 72 Giugno 2015 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009 I SuperEroi sono senza famiglia, non possono averla, la famiglia è una fragilità. Il SE, per antonomasia è l’em- blema della difesa del bene, deve essere disposto a sacrificare se stesso per salvare un’altra per- sona, non sarebbe immaginabile che lasciasse far del male a un suo famigliare, dovrebbe immo- larsi al suo posto ma autodistrug- gendosi distruggerebbe colui che è in grado di difendere il mondo dal male: l’eroe. Se il nemico, il male, prende in ostaggio un figlio del SE, può mettere in ginocchio il nostro eroe, farlo capitolare di fronte alla minaccia di far dei danni al figlio. Così tutti i SE sono orfani, hanno solitamente perduto i genitori a causa di un cattivissimo nemico contro il quale ora si battono, sia direttamente che contro tutte le diramazioni di quel rappresen- tante del male; per questa guerra usa i suoi SUPERPOTERI che mette al servizio della umanità intera. A causa della fragilità che gli deriverebbe dall’avere legami af- fettivi non può avere una fidanza- ta, una moglie, dei figli altrimenti la sua debolezza, quella che po- trebbe farlo soccombere, andreb- be ben oltre il limite dato dalla kriptonite, ben nota a Superman. Tutti i SE hanno un costume col quale agiscono quando ingaggia- no la battaglia col male, un vesti- to sgargiante riconoscibile da tut- ti ed un vestito banale quando si celano nella loro doppia identità. Una analisi intorno a questo tema, ma molto più approfondita della nostra, è stata fatta nelle pa- gine di molti cartoons e nei film tratti da questi personaggi della fantasia ed è interessante legger- la per comprendere come questi fantasy non siano del tutto banali poiché hanno radici in dinamiche presenti nella nostra umanità. Ma noi viviamo quotidianamen- te nella nostra semplicità, nella banalità addirittura e tutti o quasi siamo persone normali, non co- nosciamo SuperEroi che vivo- no sotto casa, ognuno di noi ha le proprie debolezze, le proprie fragilità, non abitiamo le pagine di un fumetto o le sequenze di un film. Manicomio pag. 12 Alambicco pag. 7 Fabbrica delle Idee pag. 9 Sbarchi Clandestini pag. 10 Beni Comuni SI SCRIVE ENERGIA SI LEGGE DEMOCRAZIA I cittadini decidono come produrla a cura di Pino Tebano e Anna Maria Olivero A tutto campo BRUNETTI: la sicurezza dei cittadini è la mia prima responsabilità Un bilancio dell’azione amministrativa, poco oltre metà mandato. II PARTE a cura di Rodolfo Allasia e Guido Piovano BELLA LA PIAZZA E IL SUO CASTELLO di Bruna Paschetta segue pag. 3 segue pag. 16 segue pag. 5 segue pag. 4 Sindaco, parliamo del mercato del sabato: dove si sta andan- do? E’ sotto gli occhi di tutti che il mercato del sabato necessiti di essere rivitalizzato. Inoltre, con l’arrivo della bella stagione la gente va via e alcuni banchi co- minciano a non esserci più. Ab- biamo pensato che spostando il mercato al sabato mattina potes- sero esserci nuove opportunità per i cittadini e abbiamo assunto una delibera per far partire le ri- chieste di parere alle diverse as- sociazioni di categoria. In attesa di avere tutte le risposte, a fronte delle molte istanze ricevute, non ho ancora concesso appuntamen- ti agli ambulanti. insonnia mensile di confronto e ironia Bella, la piazza, lo era partico- larmente la mattinata di sabato 2 maggio (ponte del 1° maggio) quando una comitiva di decine e decine di ciclisti di ogni età vi ha fatto sosta. Parcheggiate or- dinatamente le biciclette sul lato nord del Municipio, chi passeg- giava sulla piazza, chi nel cortile del Castello, altri erano seduti a gruppetti sullo scalone del Ca- stello: un bel colpo d’occhio, tranquillamente animato e co- loratissimo per l’abbigliamento dei ciclisti. Ma appena sotto i portici del Municipio, a questa bella cartolina faceva riscontro la porta sbarrata dell‘Ufficio Tu- ristico. CHIUSO, si precisava su di un foglio bianco, con data. E non doveva essere la prima volta che quell‘Ufficio era chiuso; lo si poteva dedurre, alcuni giorni dopo, da un identico cartello, sempre sulla porta sbarrata, del giovedì successivo, il 7 maggio. In calce alla parola CHIUSO non c’era, di nuovo, la firma di un qualche dirigente comuna- le ad autorizzare la chiusura, bensì le seguenti parole, scritte a mano: COME SEMPRE! AS- SENTEISTA! (ndr: foto nella pagina). Va precisato che l’Ufficio Tu- ristico ha come chiusura setti- manale la domenica e il lunedì. Nulla da eccepire sul lunedì: come il Castello, sono chiusi tutti i luoghi d’arte visitabili sul territorio nazionale. Vi proponiamo la seconda parte dell’intervista al sindaco Gianpiero Brunetti; trovate la prima parte sullo scorso numero di Insonnia. Abbiamo rivolto alcune domande al Presidente Marco Mariano per la Co- operativa Retenergie e chiesto a Sara Capuzzo di E’ Nostra di presentare le due realtà che sono state invitate da Solare Collettivo il 12 giugno all’in- contro che si terrà in Santa Croce alle 20.45

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Page 1: INSONNIA Giugno 2015

Da dove nasce l’idea di Retenergie?“La vita di ognuno di noi è fatta di gesti che, a causa dell’abitudi-ne, consideriamo del tutto naturali, anche se spesso naturali non sono. L’uso dell’energia elettrica ne è l’e-sempio più significativo. Quando accendiamo la luce a casa nostra ci connettiamo ad un sistema com-plesso le cui radici affondano in si-tuazioni drammatiche: guerre per il petrolio, sfruttamento di risorse e di popolazioni, colonialismo economi-co, distruzione dell’ambiente e della nostra salute.Queste ed altre riflessioni hanno portato alla fine del 2008 un gruppo di persone provenienti dapiù regioni d’Italia a tentare un ap-proccio diverso al grande problema dell’Energia dando vita alla Coope-rativa Elettrica RETENERGIE”.

Insonnia n° 72 Giugno 2015 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009

I SuperEroi sono senza famiglia, non possono averla, la famiglia è una fragilità.Il SE, per antonomasia è l’em-blema della difesa del bene, deve essere disposto a sacrificare se stesso per salvare un’altra per-sona, non sarebbe immaginabile che lasciasse far del male a un suo famigliare, dovrebbe immo-larsi al suo posto ma autodistrug-gendosi distruggerebbe colui che è in grado di difendere il mondo dal male: l’eroe.Se il nemico, il male, prende in ostaggio un figlio del SE, può mettere in ginocchio il nostro eroe, farlo capitolare di fronte alla minaccia di far dei danni al figlio.Così tutti i SE sono orfani, hanno solitamente perduto i genitori a causa di un cattivissimo nemico contro il quale ora si battono, sia direttamente che contro tutte le diramazioni di quel rappresen-tante del male; per questa guerra usa i suoi SUPERPOTERI che mette al servizio della umanità intera.A causa della fragilità che gli deriverebbe dall’avere legami af-fettivi non può avere una fidanza-ta, una moglie, dei figli altrimenti la sua debolezza, quella che po-trebbe farlo soccombere, andreb-be ben oltre il limite dato dalla kriptonite, ben nota a Superman.Tutti i SE hanno un costume col quale agiscono quando ingaggia-no la battaglia col male, un vesti-to sgargiante riconoscibile da tut-ti ed un vestito banale quando si celano nella loro doppia identità.Una analisi intorno a questo tema, ma molto più approfondita della nostra, è stata fatta nelle pa-gine di molti cartoons e nei film tratti da questi personaggi della fantasia ed è interessante legger-la per comprendere come questi fantasy non siano del tutto banali poiché hanno radici in dinamiche presenti nella nostra umanità.Ma noi viviamo quotidianamen-te nella nostra semplicità, nella banalità addirittura e tutti o quasi siamo persone normali, non co-nosciamo SuperEroi che vivo-no sotto casa, ognuno di noi ha le proprie debolezze, le proprie fragilità, non abitiamo le pagine di un fumetto o le sequenze di un film.

Manicomiopag. 12

Alambiccopag. 7

Fabbrica delle Idee

pag. 9

SbarchiClandestini

pag. 10

Beni ComuniSI SCRIVE ENERGIASI LEGGE DEMOCRAZIAI cittadini decidono come produrlaa cura di Pino Tebano e Anna Maria Olivero

A tutto campoBRUNETTI: la sicurezza dei cittadini è la mia prima responsabilitàUn bilancio dell’azione amministrativa, poco oltre metà mandato. II PARTEa cura di Rodolfo Allasia e Guido Piovano

BELLA LA PIAZZA E IL SUO CASTELLOdi Bruna Paschetta

segue pag. 3

segue pag. 16

segue pag. 5

segue pag. 4

Sindaco, parliamo del mercato del sabato: dove si sta andan-do?E’ sotto gli occhi di tutti che il mercato del sabato necessiti di essere rivitalizzato. Inoltre, con l’arrivo della bella stagione la gente va via e alcuni banchi co-minciano a non esserci più. Ab-biamo pensato che spostando il

mercato al sabato mattina potes-sero esserci nuove opportunità per i cittadini e abbiamo assunto una delibera per far partire le ri-chieste di parere alle diverse as-sociazioni di categoria. In attesa di avere tutte le risposte, a fronte delle molte istanze ricevute, non ho ancora concesso appuntamen-ti agli ambulanti.

insonniamensile di confronto e ironia

Bella, la piazza, lo era partico-larmente la mattinata di sabato 2 maggio (ponte del 1° maggio) quando una comitiva di decine e decine di ciclisti di ogni età vi ha fatto sosta. Parcheggiate or-dinatamente le biciclette sul lato nord del Municipio, chi passeg-giava sulla piazza, chi nel cortile del Castello, altri erano seduti a gruppetti sullo scalone del Ca-stello: un bel colpo d’occhio, tranquillamente animato e co-loratissimo per l’abbigliamento dei ciclisti. Ma appena sotto i portici del Municipio, a questa bella cartolina faceva riscontro la porta sbarrata dell‘Ufficio Tu-ristico. CHIUSO, si precisava su di un foglio bianco, con data. E non doveva essere la prima volta che quell‘Ufficio era chiuso; lo si poteva dedurre, alcuni giorni dopo, da un identico cartello, sempre sulla porta sbarrata, del giovedì successivo, il 7 maggio. In calce alla parola CHIUSO non c’era, di nuovo, la firma di un qualche dirigente comuna-le ad autorizzare la chiusura, bensì le seguenti parole, scritte a mano: COME SEMPRE! AS-SENTEISTA! (ndr: foto nella pagina).Va precisato che l’Ufficio Tu-ristico ha come chiusura setti-manale la domenica e il lunedì. Nulla da eccepire sul lunedì: come il Castello, sono chiusi tutti i luoghi d’arte visitabili sul territorio nazionale.

Vi proponiamo la seconda parte dell’intervista al sindaco Gianpiero Brunetti; trovate la prima parte sullo scorso numero di Insonnia.

Abbiamo rivolto alcune domande al Presidente Marco Mariano per la Co-operativa Retenergie e chiesto a Sara Capuzzo di E’ Nostra di presentare le due realtà che sono state invitate da Solare Collettivo il 12 giugno all’in-contro che si terrà in Santa Croce alle 20.45

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insonnia2 Giugno 2015

Lo Stato garantisce il diritto alla difesa gratuita. Le donne vittime di violenza possono quindi esse-re difese da un avvocato a spese dello Stato accedendo al gratuito patrocinio che, tra l’altro, di re-cente è stato esteso, senza limi-te minimo di reddito, a tutte le donne che siano state vittime di reati penali di violenza sessuale, atti sessuali su minori e violenza sessuale di gruppo.Inoltre la Regione Piemonte, con Legge Regionale n. 11 del 17 marzo 2008, ha istituito un “Fondo di solidarietà per il pa-trocinio legale alle donne vitti-me di violenza e maltrattamen-ti”.Al fondo possono accedere le donne vittime di violenza e mal-trattamenti che abbiano un’età superiore a 18 anni; siano re-sidenti in Piemonte; intendano sporgere denuncia per un reato che sia stato consumato o ten-tato sul territorio piemontese a partire dal 4 aprile 2008; abbia-no un reddito non superiore a 30.000 euro all’anno.Al fondo possono accedere tutte le donne che abbiano subito vio-lenza sessuale, maltrattamenti fisici e psicologici; fenomeni di

persecuzione, abusi e minacce; molestie e ricatti a sfondo ses-suale in tutti gli ambiti sociali, a partire da quello familiare.Per sapere in modo corretto come ottenere la difesa gratuita consigliamo di rivolgersi all‘Uf-ficio dell’Ordine degli Avvocati che si trova presso i Tribunali.In questi anni, abbiamo avuto modo di conoscere molti av-vocati che lavorano in modo eccellente, ma riteniamo che l’informazione non sia mai ab-bastanza: negli ultimi tempi pa-recchie donne ci hanno informa-to che ci sono professionisti che, approfittando della loro dispera-zione, al termine della procedu-ra richiedono parcelle sproposi-tate e non le informano di questo loro diritto. Mai+Sole vuole far conoscere questo modus operandi alquan-to scorretto, soprattutto perché, ancora una volta, colpisce la donna in un momento di grande fragilità.Riteniamo che questa sia un’al-tra violenza (non gratuita) molto grave.

www.maipiusole.it

IL PRINCIPIANTEdi Luciano Fico

Si rigira nel letto per l’ennesi-ma volta quella notte. E’ come se il corpo non riuscisse a com-baciare in modo adeguato con l’anima inquieta.Mentre continua l’estenuante ricerca di una posizione che dia finalmente la pace, la mente si invola e ripercorre gli anni al galoppo.Si fa vivida la scena di lui che cerca di rimanere in equilibrio per la prima volta sulla biciclet-tina, finalmente senza rotelle. Risente l’emozione spavalda del primo momento di libertà spinto sui pedali e poi anche il dolore del cemento del cortile che scortica le ginocchia.Capisce ora quanto per lui siano sempre state importanti quelle prime volte, quei momenti in-certi e stupefacenti in cui impa-rava a fare una cosa nuova.Anche il primo giorno di scuo-la torna a galla come un’espe-rienza emozionante, pur con la paura di rimanere da solo e l’imbarazzo di fronte ai nuovi compagni sconosciuti.Mentre il corpo prova di nuo-vo a cercare conforto sul fianco destro, la mente continua curio-sa a collezionare altre immagini di una vita vissuta davvero con gioia solo nei suoi tanti inizi.Il Liceo fu una gioia da scopri-re, l’Università una sfida avvin-cente.Quando la vita uscì dalle aule di scuola, furono altre le novità da inseguire.I lavori non riusciva neppure a contarli tutti!Ne iniziava uno nuovo con la consueta voglia di imparare e quando, finalmente, era pronto a raccogliere i frutti dei suoi sforzi, la curiosità lo spingeva già altrove, aiutata dalla noia

che immancabile faceva capo-lino.Con le donne non fu da meno. Ogni volta si apriva ad un’av-ventura meravigliosa e dava tutto se stesso senza riserve. Prediligeva i rapporti difficili, possibilmente contorti; se lei aveva qualche grave problema da condividere allora si poteva sperare nella perfezione e l’in-namoramento era furioso. La pace e la serenità portavano in-variabilmente in dote un senso di insoddisfazione e si prepara-va così il terreno ad un nuovo incontro…Il dolore alla schiena gli ricor-da tutte le fatiche affrontate di slancio per imparare un nuovo sport, per insegnare al corpo gli automatismi necessari: era sempre stato bravissimo agli esordi. Mai divenne bravo dav-vero, non dandosi il tempo di radicare in una pratica coltivata con costanza. Con la prima luce che filtra dalle finestre arriva anche l’in-fermiera del mattino: “Oggi le posizioneremo un infusore per-manente di morfina. Vedrà che il dolore se ne andrà via…”“Tra quanto morirò?” Lo chiese guardandola negli occhi, con la curiosità che è dono dei bambi-ni.“Tra non molto…” rispose lei con la voce opaca e lo sguardo basso.Incrociò le mani dietro alla nuca e sorrise al soffitto.Per la prima volta amò fino in fondo il suo modo di essere.Per morire bene ci vuole un gran talento, il talento del prin-cipiante e su questo, ora ne era sicuro, non aveva rivali.

Diritti negatiAVVOCATI CHE CONTINUANO LA VIOLENZA SULLE DONNE

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insonnia 3Giugno 2015

SI SCRIVE ENERGIA, SI LEGGE DEMOCRAZIASegue dalla primaIn cosa consiste concretamente il progetto?“La cooperativa RETENERGIE rappresenta un nuovo modello di gestione del Bene Comune Energia, attraverso un processo che coinvol-ge direttamente i cittadini. Le attivi-tà della cooperativa infatti vengono finanziate da forme di azionariato popolare, in particolare raccolta di capitale sociale e di prestito sociale remunerato.Le finalità della cooperativa sono tre: produrre energia attraverso impianti finanziati dall’azionariato popolare, vendere la propria energia ai propri soci e fornire una serie di servizi ener-getici ai soci stessi”.Questi obiettivi così ambiziosi han-no raccolto adesioni?“Certamente: il messaggio che pro-poniamo è la creazione di un sistema innovativo e solidale in cui il socio da un lato è proprietario degli impian-ti della cooperativa, dall’altro a casa propria può usare, e risparmiare, in modo consapevole l’energia prodotta da questi stessi impianti. Attualmen-te la Cooperativa ha circa 850 soci in

tutta Italia”. Quanta energia produce attual-mente Retenergie?“Per quanto riguarda la produzione la Cooperativa ha sette impianti fotovol-taici già allacciati alla rete per un to-tale di 450 kWp con una produzione di circa 500.000kWh all’anno; sono inoltre allo studio impianti mini idro-elettrici e minieolici!”.E per quanto riguarda la vendita?“Dato che ci siamo resi conto che produrre e vendere all’interno della stessa struttura era complicato, per quanto riguarda la vendita nel 2014 abbiamo contribuito alla creazione della COOPERATIVA E’NOSTRA che si occuperà di vendere l’energia prodotta da Retenergie e da altre re-altà simili; l’attivazione del servizio è prevista per luglio 2015 (www.eno-stra.it)”.Quali altre attività svolge la coope-rativa?“Ci occupiamo anche di risparmio e razionalizzazione dell’uso dell’e-nergia: per quanto riguarda i Servizi Energetici sono operativi Gruppi di Tecnici diffusi sul territorio che of-

frono consulenze e progettazioni per i singoli soci, inoltre sono attivi Gruppi d’Acquisto Tecnologici”. Siete soddisfatti del cammino per-corso finora?“Certamente, il progetto RETENER-GIE ha implicazioni importanti in diversi ambiti: rispetto dell’ambien-te, democratizzazione dei processi gestionali di sistemi complessi, con-sumo critico, creazione di lavoro, fi-

nanza etica, valorizzazione dei Beni Comuni. Il progetto è ambizioso, ma assieme possiamo renderlo reale: consapevolezza, rispetto dell’ambien-te e delle persone, e determinazione sono i tre cardini su cui questo inno-vativo modello di gestione condivisa del Bene Comune Energia può e deve realizzarsi”.

Oggi l’utente medio paga una bolletta per la luce che consuma. Non si pre-occupa di come viene prodotta l’elet-tricità, non sa quanto e cosa paga re-almente, non si chiede a chi andranno i margini di profitto sul suo consumo, non sa chi sia il produttore, non sa cosa ne pensino gli abitanti delle comuni-tà in cui sono localizzati gli impianti, né quali impatti debbano subire (v. La Spezia, Brindisi, Civitavecchia, la Basilicata...). Dalle criticità ambientali alle gravi conseguenze sulla salute, dal cambiamento climatico all’impoveri-mento delle risorse, dallo sconvolgi-mento dell’economia locale o regiona-le ai ricatti occupazionali... Il modello basato sulle fonti fossili lascia dietro di sé segni profondi e cicatrici difficili da sanare. Ma l’alternativa a potere e sistema centralizzati già esiste: si chia-ma democrazia energetica e si basa sulla produzione diffusa dell’energia, sul coinvolgimento e la partecipazio-ne attiva delle comunità, sul consumo critico, sulla creazione di benefici reci-proci su larga scala. La locomotiva del cambiamento marcia ormai inarresta-bile. Ma il sistema - nel grande e nel piccolo - è compromesso al punto da imporre una conversione più decisa e radicale. Un passaggio possibile solo con la partecipazione diretta dei citta-dini, i veri attori della transizione dal basso, nel loro ruolo attivo di produtto-ri e consumatori consapevoli, respon-sabili e critici.Ecco perché nasce è nostraÈ per rispondere a questa urgenza che, neanche un anno fa, è nata la cooperati-va è nostra, il primo fornitore a finalità mutualistica che fornisce elettricità rin-novabile e sostenibile ai propri soci nel mercato domestico, con l’ambizioso obiettivo di cambiare dal basso il modo di produrre e consumare energia, favo-rendo la progressiva transizione verso

un sistema “carbon free” a livello na-zionale.Il valore aggiuntoè nostra si fonda su partecipazione at-tiva e coinvolgimento delle comunità e fornisce ai propri soci energia acqui-stata secondo criteri di valore, a favore della democrazia energetica. Non solo la Cooperativa privilegia l’acquisto di energia da piccoli impianti comunitari da vendere ai propri soci consumatori ma incoraggia anche i piccoli investi-tori a finanziare la realizzazione o l’ac-quisto di nuovi impianti, contribuendo ad aumentare la quota rinnovabile nel mix nazionale. Inoltre, nella selezione dei produttori, si valorizzano imprese estranee a business critici dal punto di vista sociale, etico o ambientale e si evitano quelle che partecipano - in varia misura e in relazione con grandi gruppi - nell’estrazione e nello sfrutta-mento di risorse fossili.Le offerte, a partire da luglioCosì come promesso, è nostra per partire venderà energia con un prezzo allineato al “prezzo di maggior tute-la” stabilito dall’Autorità (con opzioni monoraria o bioraria). Il che significa, per semplificare, che quanti non sono mai passati al mercato libero, con “è nostra tutela” pagheranno una bolletta uguale a quella attuale.Chi consuma di più la sera, la notte e nei week-end e chi ha il fotovoltaico sul tetto avrà maggior convenienza scegliendo la tariffa “è nostra sole-re-lax” (molto conveniente nelle fasce F2 e F3). Infine, chi utilizza esclusivamen-te la pompa di calore per riscaldarsi po-trà scegliere “è nostra D1”, una tariffa “flat” in cui il prezzo dell’energia non varia all’aumentare dei consumi.

Tutti i dettagli su www.enostra.it. Con-tatti: [email protected]

È nostra. L’energia dei cittadiniIl primo fornitore di energia sostenibile a finalità mutualistica che favorisce la transizione dal basso

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A tutto campoBRUNETTI: la sicurezza dei cittadini è la mia prima responsabilitàUn bilancio dell’azione amministrativa, poco oltre metà mandato. II PARTESegue dalla prima

Quando avrò una situazione chiara, valuteremo tutti insieme.Ci sono commercianti-ambulanti che sono favorevoli allo sposta-mento e sono quelli storici, da sempre a Racconigi. C’è un altro gruppo di ambulanti, abbastanza numeroso, che vorrebbe invece mantenere il mercato al pome-riggio, avendo il mattino già im-pegnato su altre piazze. Però, se io al sabato mattina vado a fare il mercato a Mondovì dove della mia stessa categoria merceologi-ca ci sono già 5 o 6 banchi, ma-gari posso avere convenienza ad essere l’unico che viene a Rac-conigi. E poi c’è il rischio che al pomeriggio arrivino prodotti non più di prima scelta, soprattutto per quei generi alimentari freschi che hanno già vissuto un’inte-ra mattinata su altra piazza. Io penso che non sarebbe sbagliato spostare il mercato al sabato al mattino.Case di riposo: hai parlato di un accorpamento, pensi ad un accorpamento gestionale o ad un unico edificio?

Un unico edificio.Nuovo? Potrebbe essere un edificio nuo-vo o la ristrutturazione con am-pliamento di Villa Biancotti Le-vis. E con quali tempi?Due o tre anni, stiamo aspettando una risposta dalla Regione. Lo stesso giorno in cui siamo stati ricevuti per l’Ospedale Psichia-trico abbiamo fatto un incontro per le due strutture che ci sono a Racconigi, la RSA Spada dell’A-SL CN 1 e la comunale Biancotti Levis, per poterle unificare sen-za perdere i posti convenzionati che ci sono attualmente, perché in caso contrario si darebbe un danno alla collettività. Con l’u-nificazione la gestione sarà mi-gliore anche dal punto di vista economico perché si andranno a concentrare e a ridurre proprio le spese generali di gestione. Non sarà il Comune ad affron-tare i costi di edificazione: pen-siamo ad una gara che preveda il lavoro e la gestione, a fronte di un contratto di una durata che

possa consentire l’ammortamen-to dell’investimento. Come im-porto, sarà sicuramente una gara importante a livello europeo.Parliamo del Chiarugi?Per capire e valutare fino in fon-do quali sono le problematiche sia dal punto di vista tecnico che politico dell’Ospedale Psichiatri-co e, in particolare, del Chiarugi verrà avviata una Conferenza dei Servizi. Vi parteciperanno tutti gli Enti in qualche modo inte-ressati affinché ognuno di essi si possa assumere le proprie responsabilità. Alla Conferenza saranno convocati: naturalmente l’Asl, in qualità di proprietario, poi la Regione, la Soprintenden-za, la Prefettura e il CNR.Aver interpellato il CNR è una nostra iniziativa assunta al fine di acquisire informazioni, fare chia-rezza ed avere un monitoraggio da parte di un centro di ricerca a valenza non solo nazionale che consideriamo come ‘ente terzo’, cioè non soggetto al controllo di nessuno, dal momento che ogni perizia può essere di parte. Il CNR monitora dal ‘92 tutta la crosta terrestre italiana con spez-zoni 10x10, 100 metri quadrati; ogni fotografia presenta un pal-lino che, se verde, indica assenza di movimenti, se rosso, indica massimo rischio. Racconigi è tutto verde salvo che per un uni-co pallino che tende al giallo sul lato sud-ovest del Chiarugi, di fronte alla Casa di Eugenio. Si tratta di capire da cosa sia cau-sato questo movimento. Siamo arrivati al CNR grazie al concit-tadino Paolo Allasia che lavora

al CNR di Torino. Loro, e lui in prima persona, seguono la frana di Courmayeur, i movimenti di Matera e un movimento che è in corso nei Pirenei. Allasia, già capo progetto del ribaltamento della Costa Crocere, si è fatto avanti, esempio di cittadinanza attiva, quando ha visto le pole-miche che stavano nascendo a Racconigi. La cosa importante è che non ci si fermi alla perizia già eseguita molto bene, e secondo le ultime indicazioni del dopo L’Aquila, dal professionista incaricato, ma con un unico sondaggio proprio nella parte sud-ovest dove ci sono stati alcuni crolli dei mez-zanini. Non conoscendo qual è la situazione lungo tutti i 1200 metri del perimetro del Chiarugi, merita eseguire degli approfon-dimenti, qualsiasi possa essere poi la decisione.Come sindaco, quale tipo di responsabilità sei disposto ad assumere?Io ho una responsabilità che co-munque ho solo io, perché pro-pria del sindaco in qualità di ufficiale di governo locale: la sicurezza dei cittadini, per me la responsabilità più importante. Io però non sono mai stato a fa-vore dell’abbattimento del Chia-rugi. Forse sbaglio, ma penso al Chiarugi come risorsa per la cit-tà. Non credo che possa essere il pubblico a intervenire, perché i soldi non ci sono più. Bisogna fare una vasta ricerca internazio-nale: a me risulta che fondazioni universitarie americane stiano guardando al mercato italiano e

Questo è il cartello, 2 x 1,5 metri, che sarà installato in località Pedaggera lungo la provinciale 20 (prima della rotonda), su superficie di proprietà provinciale.

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insonnia 5Giugno 2015

sto facendo fare dagli uffici una ricerca di tutte le fondazioni in-ternazionali di una certa impor-tanza, europee ed extraeuropee, di qualsiasi natura, scolastica, culturale, medica per metterle a conoscenza della realtà racconi-gese.… magari per cedere il Chiarugi a 1 euro…certo. Ora due temi simili: le dona-zioni Levis e Marchisano.Allora, partiamo dalla situazione più semplice: Marchisano ha la-sciato a Racconigi parecchi libri interessanti ma di non facile fru-ibilità, o comunque di interesse molto limitato, in quanto libri d’arte, la maggior parte più adat-ti alle librerie di certe case - a fan bela figura - ma non molto adatti a livello di consultazione. Noi abbiamo una saletta nella biblio-teca comunale dedicata al Card. Marchisano e penso che questo sia tutto ciò che il Comune di Racconigi può fare. Diverso in-vece è il discorso su Levis: ab-biamo un lascito importante che è di circa 450 quadri, altrettanto il Comune di Chiomonte. Chio-monte ha una pinacoteca Levis, il Comune di Racconigi che ce l’aveva, l’ha smontata e rifarla corrisponderebbe all’impegno testamentario. Racconigi ha uti-lizzato per molte cose l’ingente patrimonio che Levis ha lasciato, ma in questo momento non è così facile fare una pinacoteca de-dicata. L’idea, che abbiamo già discusso, potrà essere realizzata solo all’interno del complesso delle Clarisse, quando avremo a disposizione i locali che la con-gregazione dei domenicani ci dovrà lasciare ristrutturati come onere di urbanizzazione quando, dopo l’approvazione del PRG, venderanno la parte conventuale e del collegio.Prima ancora di una pinaco-teca si pone il tema di un ri-ordino (inventario) dei quadri Levis.Sì. C’è poi anche da dare una si-stemazione definitiva ai 18 qua-dri dei Vangeli di Carlo Sismon-da sistemati in Santa Croce (in questo momento esposti a Torino nei vari punti di ritrovo dell’o-stensione della Sindone). Su questo, ho un’idea che però non posso ancora rendere pubblica.A che punto siamo con l’istitu-

zione del Registro delle Unioni Civili e del Registro del fine vita?Prima abbiamo pensato al confe-rimento della cittadinanza onora-ria ai figli degli immigrati nati in Italia, ora potremo lavorare su questo tema. Non ci vuole molto a realizzare queste cose.. Nel vostro programma parla-vate di difesa dei posti di la-voro e di aiuto alle aziende del territorio… E’ veramente molto difficile inci-dere su aziende e posti di lavoro. La Consulta Lavoro dovrebbe riuscire a partire con delle borse lavoro, non so ancora quando. L’anno scorso siamo intervenuti sul discorso Novaplast perché i lavoratori potessero raggiungere il 30 % di quelli che avevano ri-solto il problema per poter avere il secondo anno di cassa integra-zione e ci siamo riusciti. Su altre cose, no. Anche se nello stabi-limento di Racconigi in questo momento il lavoro c’è, abbiamo sotto monitoraggio costante il discorso ILVA dove resta sempre tutto legato a Taranto ed occorre essere molto attenti, vista la fles-sibilità dell’azienda. Ancora due temi del program-ma: a che punto siamo col Sot-topasso della ferrovia e con la Tangenziale Ovest? Del sottopasso al momento non si parla. Sulla tangenziale ovest noi manteniamo l’ordinanza at-tuale. Il sindaco di Cavallerleone ha revocato l’ordinanza che ci consentiva di mettere i cartelli di deviazione sul suo territorio, ma siamo riusciti a rimetterli sulla proprietà provinciale in modo che Cavallerleone non potesse più farceli togliere. I vigili urba-ni hanno intensificato le pattuglie per bloccare i camion, perché, avendo tolto i cartelli, qualcuno in più sforava. Devo però dire che in generale sono diminuiti e di molto i passaggi per il nostro centro. Stiamo lavorando per riuscire a realizzare la bretella che resta la nostra prospettiva. D’altra parte Cavallerleone non accetterà mai di utilizzare come tangenziale la strada Cavallerleone/Racconigi, eventualmente rettificata.Ti ringraziamo e ti auguriamo buon lavoro.Grazie a voi.

BELLA LA PIAZZA E IL SUO CASTELLOSegue dalla prima

Ma, per il turismo locale, sia le famiglie con figli in età scolare sia le persone in età lavorativa si muovono turisticamente proprio la domenica, tanto più da quan-

do, recentemente, il Ministero dei Beni Culturali ha disposto 1’ingresso gratuito la prima domenica di ogni mese in tutti i musei statali. Pertanto, anche il Castello di Racconigi offre questa agevolazione. E tuttavia, l’Ufficio Turistico locale non si aggiorna: la domenica resta chiuso. Dovrebbe essere una sorta di ‘vetrina’, almeno quanto ad in-formazioni e proposte di visita alla città; ma la domenica re-sta chiuso! L’Amministrazione Comunale, a questo riguardo, certamente obietterebbe: non ci sono soldi per orari straordina-ri, o iniziative che comportino oneri finanziari in tal senso. Se l’apertura domenicale fosse uni-camente un problema tecnico, perché non provare a coinvolge-re qualche Associazione già ope-rante sul territorio, tipo ‘Tocca a noi’, ‘Voci erranti’, ‘Amici della storia’, ‘Agesci’: solo per citar-ne alcune.Sul sito del Comune, nel pro-gramma elettorale del 2012, per l’Ufficio Turistico si delineava il seguente percorso: Pensiamo ad un Ufficio Turistico dinamico, vivace, giovanile, che propone ed organizza eventi ed iniziative: visite guidate, accoglienza dei turisti soprattutto nei week end, noleggio di biciclette incontri sulla storia di Racconigi, corsi per guide turistiche, ecc.. Una

struttura snella, fatta di giovani motivati che possa diventare il riferimento per il fenomeno tu-ristico racconigese insieme alle Terre dei Savoia. Una struttura

che sappia organizzare e pro-porre una giornata intera a Rac-conigi e nei suoi dintorni, e che faccia da collegamento con gli esercizi commerciali. Per una gestione del genere occorre pen-sare ad una associazione o ad una cooperativa locale a carat-tere giovanile che sappia anche creare opportunità lavorative per alcuni giovani racconigesi. Ce n’è quanto basta, anche solo... per aggiornare l’orario de1l’Ufficio Turistico.

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insonnia6 Giugno 2015

a cura di Guido Piovano

Cipro: un muro separa la parte Nord (Turchia) dalla parte Sud (Grecia). La linea di divisione fu tracciata nel 1964 dal genera-le britannico Young con un tratto verde sulla mappa di Nicosia dopo sanguinosi scontri fra la comunità Turco Cipriota e Greco Cipriota.IN AFRICAMarocco: la grande muraglia, o cintura di sicurezza, è un muro di sabbia lungo 2.720 km costruito a partire dal 1982 nel deserto al confine fra Mauritania e Marocco per proteggerlo dal Fronte Polisa-rio. E’ una zona militare dove si trovano bunker, fossati, reticolati di filo spinato e campi minati. Il popolo Saharawi ha resistito com-battendo fino al 1991 e, da allora, vive profugo e prigioniero nel de-serto algerino.Cisgiordania: Jidar al-fasl al-‘unsuri, o muro di segregazio-ne razziale, isola di fatto la Ci-sgiordania. Condannato il 9 luglio 2004 dalla Corte Internazionale di Giustizia e lungo più di 700 km, è sorto dopo la seconda intifada per proteggere i cittadini israeliani da attacchi suicidi e condiziona la vita dei palestinesi residenti nella West Bank.Zimbawe e Botswana: per 500 km lungo la frontiera corre una barriera elettrificata di filo spina-to alta 2 metri, ufficialmente per impedire che animali selvatici passino da un Paese all’altro, in realtà per arginare l’immigrazio-ne in Botswana di profughi dello Zimbabwe.IN ASIAIndia e Pakistan: la cosiddet-ta Linea di Controllo, o Muro di

Berlino asiatico, segna di fatto il confine tra India e Kashmir; muri, filo spinato e barricate occupano quasi la metà dei 2.900 km di con-fine, insieme a mine e dispositivi ad alta tecnologia.Le due Coree (ZDC): un territo-rio largo circa 4 km e lungo 250 divide la Corea del Nord dalla Corea del Sud, tagliando la peni-sola coreana all’altezza del 138° parallelo. La zona demilitarizzata fu ideata nel 1953 dopo una guer-ra che causò tre milioni di morti.Baluchistan: la costruzione del muro al confine con il Pakistan è iniziata nel 2007 da parte dell’I-ran al fine dichiarato di contenere la proliferazione del contrabban-do di prodotti vietati e droghe, in realtà per frenare l’ingresso in Iran di estremisti islamici.NELLE AMERICHEMessico e USA: per più di 1000 km della frontiera, c’è un muro metallico costruito per evitare l’ingresso di immigrati senza do-cumenti dal Messico e dal Centro-america. Oltre 5.600 persone han-no perso la vita dal 1994 al 2009, la maggior parte a causa delle alte temperature nel deserto.Rio de Janeiro: dal 2009 attorno ad alcune favelas sorgono muri alti da 80 centimetri a 3 metri al fine di evitare che le costruzioni precarie tipiche di queste comu-nità possano distruggere la vege-tazione che le circonda, nota in Brasile come Bosco Atlantico.

[Libera riduzione da “Quanti muri ci sono ancora? di Cimicchi e Contini]

Gli zanzarini sono in-setti molesti. La loro puntura non è mortale e neppure dolorosa, ma è spesso irritante. Se ne scacci uno ne arriva subito un altro. Tanto vale farci l’abitudine.

Il 29 aprile leggo che si può ac-quistare on line prima dell’inau-gurazione il biglietto d’ingresso all’Expo a prezzo scontato. Il bi-glietto è caro, uno sconto fa co-modo, vado sulla piattaforma on line di vendita dei biglietti, ma in quel momento l’acquisto non è possibile. Riprovo con maggiore fortuna il 30, ultimo giorno utile per bene-ficiare dello sconto. Acquisto i bi-glietti per me e per Rina, pago la transazione con carta di credito, ma dal sito ricevo un messaggio di errore (non mio, della piatta-

forma): i biglietti non sono stati emessi, ma la transazione non può essere annullata, rivolgersi al call center via posta elettronica o telefo-no. Scrivo una mail, non ricevo ri-sposta; chiamo al telefono (numero di rete fissa a pagamento secondo le tariffe del proprio gestore di telefo-nia fissa), sempre occupato.Riprovo il giorno dopo. Mail, sen-za risposta. Telefono, una gentile signorina elettronica mi dà le solite istruzioni su cosa digitare per con-tattare il servizio, poi si scusa per l’attesa e mi invita ad aspettare in linea per non perdere la priorità ac-quisita, aspetto un bel po’ poi riat-tacco.Giorno successivo, stessa trafila stessa storia. Aspetto un po’ di più poi riattacco.

Giorno successivo, stessa trafila. Aspetto ancora di più poi riattacco.Giorno successivo, mi passano su-bito l’operatore, gentile, non com-pletamente a suo agio. Mi ascolta paziente, gli fornisco gli estremi della transazione che rintraccia con qualche fatica, mi dice che i biglietti non sono stati emessi ma il pagamento è stato stornato per cui dovrei ritrovare sul mio conto la somma pagata, se voglio ancora i biglietti devo ripetere l’acquisto, “naturalmente” al prezzo pieno per-ché ormai Expo è stata inaugurata. Obietto che per il momento risulta ancora l’addebito sul mio conto e che avrei dovuto pagare la tariffa scontata perché l’errore è loro. Ri-sponde che i soldi arriveranno ma per lo sconto bisogna vedere cosa

prevedono le linee guida che an-cora non sono arrivate, posso ri-chiamare più avanti.Ringrazio, penso che non chia-merò più e dopo soltanto due setti-mane da quando la storia è comin-ciata vedo riaccreditata la somma pagata, ma si sa i tempi bancari sono quelli che sono e poi, vuoi mettere la comodità di acquistare on line i biglietti dell’Expo!

P.S. Quando stiamo per chiudere il giornale (e tre settimane dopo l’inizio della storia) EXPO mi comunica via mail l’avvenuto ri-accredito e la possibilità di acqui-stare i biglietti direttamente alla biglietteria con lo sconto del 25%. NON E’ MAI TROPPO TARDI.

QUANTI MURI NEL MONDO!

IN ITALIAPadova: costruito nel 2006 per impedire che gli spacciatori fug-gissero all’arrivo della polizia, c’è un “muro” tra via Anelli e via De Besi. E’ una barriera di ferro ar-rugginito lunga 96 metri e alta 3 a ridosso di quel che era un ghetto di 300 minialloggi ove in 28 mq vivevano fino a dieci persone che affittavano anche solo un letto singolo, una doccia, l’uso della cucina. IN EUROPAIrlanda del Nord: a Belfast e

Derry, ci sono le Peace Lines, muri tra le zone cattolica e prote-stante. Di lunghezza variabile fino a 4 km e alti fino a 8 metri, sono di metallo e cemento con reticola-ti di filo spinato e cancelli sorve-gliati dalla polizia.Spagna: le città di Ceuta e Melil-la, città autonome spagnole, l’una in Nord Africa vicino a Gibilterra, l’altra sulla costa orientale africa-na, sono separate dal Marocco da barriere alte 3 metri con sensori elettronici, telecamere ed illumi-nazione notturna.

Expo: cose che capitano

Il Muro di Berlino, ‘Muro della vergogna’, eretto nel 1961 dalla Repubblica Democratica Tedesca e simbolo della divi-sione in due blocchi dell’Europa e del mondo, è stato abbat-tuto nel 1989. Ma di muri ce ne sono ancora!

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insonnia 7Giugno 2015

Tutti abbiamo storie da raccon-tare. Le persone un po’ più in là con gli anni sono più abituate a farlo perché hanno una vita in-tera con cui fare i conti. Ma rac-contare una storia, la propria sto-ria, è una cosa che chiunque può fare. È un modo per dimostrare di esserci, un modo per prepa-rarsi ai piccoli cambiamenti, ma anche per imparare delle nuove abilità. Al centro diurno per di-sabili “Alambicco” si racconta-no storie, piccole e grandi storie di tutti i giorni, successi e dif-ficoltà. Ci sono molti modi per raccontare: noi lo facciamo con le fotografie, i filmati, le regi-strazioni, la musica, che vengo-no assemblate sul computer per diventare storie multimodali che ognuno, in base alle proprie ca-pacità può rivedere o far vedere a qualcun’altro. C’è chi sa usa-re il mouse, chi invece può so-lamente schiacciare un tastone colorato con una mano, con un braccio, o con la testa, ma tutti,

in un modo o nell’altro possono far scorrere le slide e rivedere la “propria storia”. Queste compo-sizioni sono un insieme di emo-zioni, di musiche preferite, di rimembranze di eventi significa-tivi che hanno a che fare con le persone care. Sono qualcosa che a volte strappa un sorriso, che ci ricorda che i momenti belli esi-stono e che ci aiuta a superare quelli tristi. Clara ama inserire nelle favole i suoi “suoni” (versi di animali, piccoli fonemi che riguardano la sua quotidianità) e quando li ascolta, schiacciando un piccolo tasto con la testa è molto orgo-gliosa del risultato.Michael è sempre in lotta con un altro sé che non fa mai quello che vuole lui, ma nel fare storie queste due parti della sua perso-nalità si integrano e collaborano per portare a termine il compito.Giulia fa davvero fatica a schiac-ciare quel tastone colorato ma i suoni che arrivano la gratificano

di ogni sforzo.Alberto in alcune occasioni è molto timido e le prime volte che doveva registrare la sua voce per commentare le fotografie che ap-parivano sullo schermo, proprio

non ce la faceva. Allora sceglie-vamo insieme cosa dire, ma poi, davanti al microfono, rimaneva muto. Adesso quando ascolta la sua voce registrata alza la testa ed è fiero del suo lavoro.Daniele al contrario è molto esu-berante, fa di tutto per comuni-care pur non riuscendo a parlare. Nelle sue storie traduce i video e le immagini con i gesti che spie-gano le cose successe.Alessandro è catturato dalle im-

magini, simboli e parole che si susseguono, ma non perde mai il ritmo nello schiacciare il tasto appena una slide è completata. A volte ripete la storia ad alta voce come se volesse inciderla nella sua memoria. Se poi la storia è la sua preferita sgambetta e sol-leva le braccia eccitato. Aiutare a raccontare la propria storia ci obbliga a entrare in ascolto dell’altro, sospenden-do il giudizio e valorizzando il più possibile quello che viene comunicato. Farlo con dei ra-gazzi disabili gravi è una sfida a volte impossibile, i segnali che ci arrivano sono lievissimi e di difficile interpretazione. Ma è proprio questa sfida che ci porta a inventare nuove strategie, per-ché ognuno ha una storia e un suo personale “sentire”, fatto a volte di emozioni piccolissime che spesso sono più importanti di altre.Raccontare fa bene a chi lo fa, ma anche a chi aiuta a farlo. Tut-ti forse dovremmo, almeno una volta nella vita, fermarci e rac-contare la nostra storia per dirci quanto siamo stati bravi o solo per capire se è in questa storia che vogliamo continuare a stare.

LE STORIE DELL’ALAMBICCOdi Ornella Castagnone, Centro diurno Alambicco

RACCOLTA DIFFERENZIATA: in difesa delle risorse di tuttia cura della redazione

Siamo tornati sopra il 70%. Me-glio di noi, questa volta, Piasco (76,34%) e Costigliole Saluz-zo (72,06%). Vale la pena di rimarcare non solo l’entità dei risultati racconigesi, ma anche la sostanziale stabilità: le oscil-lazioni mensili sono modeste e

la media dei primi 6 mesi della nuova raccolta differenziata re-sta elevata.Questo dato è importante, per-ché è la condizione per poter contare su una riduzione della T.A.R.I. per il 2015. Natural-mente vendere la pelle dell’orso

Aggiornamento sulla raccolta differenziata a Racconigi. novembre 2014: RSU ton 70,0 differenziata: 71,09% dicembre 2014: RSU ton 67,3 differenziata: 73,01% gennaio 2015: RSU ton 55,4 differenziata: 70,41% febbraio 2015: RSU ton 52,1 differenziata: 70,49% marzo 2015: RSU ton 59,8 differenziata: 69,48% aprile 2015: RSU ton 60,5 differenziata: 70,94%

prima di averlo preso è sempre rischioso, ma dopo sei mesi di esperienza è ragionevole pen-sare che l’orso due zampe nella gabbia le abbia già messe e che probabilmente ci metterà le altre due. Almeno così devono pensa-re i nostri amministratori, visto che il sindaco Brunetti nell’ulti-mo Consiglio comunale ha an-nunciato che una riduzione della T.A.R.I. ci sarà. Di quanto ancora non si sa. Ma ci sarà, e questo è un bel segna-le.Certo non sarà qualche euro di meno a cambiare la vita dei racconigesi, ma è un primo pas-

so. E poi, cominciamo a dirlo più forte, pagare meno è bello … ma non è tutto. Anche più importante è il contributo che ognuno di noi può dare a ren-dere la vita più vivibile. Per noi, per quelli che già ci sono e per quelli che verranno. La terra, l’acqua, l’aria sono risorse pre-ziose e limitate. Non sono un nostro patrimonio da lasciare in eredità ai figli, ma un patrimo-nio comune che le generazioni future ci hanno dato in prestito. Abbiamo il dovere di conservar-ne l’integrità.

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insonnia8 Giugno 2015

Economia domesticaLa vituperata arte del sopravvivere tramandata dalle donneLa cultura e il cibodi Anna Simonetti

Ai miei tempi era una materia di studio nella scuola media, si face-va maglia, si ricamava e si studiava “come allevare il mio bambino”, oggi è il titolo del progetto che il Comune ha messo in atto perchè alcune donne, straniere e italiane, possano incontrarsi e scambiare i segreti di una cucina fatta in eco-nomia, ma secondo le antiche tradi-zioni delle rispettive culture.Da circa due mesi ci si trova nella cucina dell’oratorio di S. Giovan-ni a preparare dei piatti che a fine mattinata portiamo a casa per il pranzo.Naima, Siam, Eto, Cumba, Sally… hanno preparato sicuramente il piatto più impegnativo, il couscous che non è semplice da fare e viene buono solo se si è bravi ad arieggia-re la pasta: non è un modo di dire, corrisponde a realtà perché dopo che si è lasciato cuocere a vapore, e questo si fa per 3/4 volte di seguito, si dispone il couscous su un piatto grande e sfidando il calore con le mani inumidendole ogni tanto con dell’acqua fredda, si rimescola facendolo respirare e raffreddare. È veramente un’arte e il risultato è meraviglioso perché il couscous rimane morbido e si insaporisce al meglio con le verdure (zucca, cipolla, carota, sedano, zucchine, patate, prezzemolo…) cotte a parte con varie spezie.Anche noi ci siamo date da fare pre-parando un minestrone con i fioc-chi, frittate per tutti i gusti e ottimi

sughi per condire la pasta, anche se il cimento più grande è stato fare gli gnocchi e riuscire a scodellarli sen-za ridurli in “frittata”! Naturalmente mentre si cucina ci raccontiamo dei figli, qualcuno più piccolo accompagna la mamma, della scuola insomma della vita. Per i bambini ci sono pen-narelli e fogli per dise-gnare, ma adesso che il tempo lo permette, l’al-talena, i sassolini da met-tere nel portaombrelli e tutto ciò che si trova nel cortile dell’oratorio sono oggetto di giochi bellissi-mi e antichi.Quasi, quasi dimenticavo di nominare i dolci: uhm, che buoni, Naima, Siam e tutte le altre ci hanno fatto leccare i baffi e in-sieme a noi anche alcu-ni anziani cui sono stati offerti, un martedì pomeriggio, insieme al famoso tè alla menta! Ma altri progetti bol-lono… in pentola!

EXPO 2015…di Anna Maria Olivero

BUONE PRATICHE PER L’AMBIENTE E LA SOCIETA’Contribuisci anche tu ad uno sviluppo sostenibile con piccole grandi azioni che riducono gli sprechi e difendono l’ambiente.

Autoproduzione AzioneINFUSO di ORTICA Contro i pidocchi delle rose, dei fagiolini, ecc..Ingredienti:• 10 litri di acqua• 1 Kg di ortiche (non in fiore)• ½ Kg di equiseto (coda cavallina)• sapone di marsigliaMettete a macerare nell’acqua la coda cavallina, il giorno dopo aggiungete le ortiche. Dopo 4 gg filtrate con una calza di najlon l’infuso e aggiungete l’1% di sapone di Marsiglia.Spruzzate ogni 2 o 3 giorni sulle foglie.NB. Il vero insetticida è l’ortica, l’equiseto serve a rinforzare le foglie.

RECUPERARE L’ACQUA PIOVANA Per la manutenzione del giardino o dell’orto e per tutti gli usi non sanitari dell’acqua, si possono raccogliere le acque piovane in un contenitore adeguatamente dimensionato

Provale, se funzionano falle diventare un’abitudine, condividile con gli amici, ...Se utilizzi già delle azioni sostenibili falle conoscere anche a noi! Il mondo che tutti vorremmo è iniziato nel cambiamento dentro di te!

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insonnia 9Giugno 2015

DICHIARAZIONE DI PACE

A cura della tavola della pace di Perugia

Dopo cento anni di guerre, consapevoli delle violenze in corso e dei pericoli che incombono, dichiariamo pace al mondo e ci impegnia-mo a scrivere una pagina nuova nella storia.Firma anche tu la Dichiarazione di pace!Vai al sito: www.perlapace.it

DICHIARAZIONE DI PACE A cento anni dall’entrata dell’Italia nella prima guerra mondia-le, noi cittadini italiani ed europei dichiariamo pace al mondo.Consapevoli delle violenze in corso e dei pericoli che incombono ci impegniamo a far venire meno ogni causa di guerra durante la nostra vita e ad essere attivamente costruttori di pace promuovendo il rispetto di ogni essere umano nella sua dignità e nei suoi diritti.Considerato che la pace è un diritto umano fondamentale della per-sona e dei popoli, pre-condizione necessaria per l’esercizio di tutti gli altri diritti, ci impegniamo affinché questo diritto venga effetti-vamente riconosciuto, applicato e tutelato a tutti i livelli, dalle nostre città all’Onu.Considerato che viviamo in un mondo di risorse naturali limitate, con una popolazione quadruplicata sin dall’inizio della prima guerra mondiale, abbiamo preso coscienza di essere tutti interdipendenti e decidiamo di gestire con saggezza ed equità queste risorse cosi come il prodotto del lavoro umano a beneficio di tutti e di ciascuno.Volendo tradurre nei fatti la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ed eliminare ogni tipo d’ingiustizia rifiutiamo la concorrenza tra esseri umani e tra paesi e scegliamo la via della cooperazione tra tutti, della globalizzazione della solidarietà e dell’aiuto reciproco in ogni campo.Rinunciamo alla violenza come mezzo per risolvere i conflitti tra individui e popolazioni.Ci consideriamo responsabili gli uni degli altri e cercheremo di pro-teggere chi è vittima o minacciato di abuso o di violenza dovunque esso accada. Per scrivere una nuova pagina nella storia, invitiamo tutti a firmare questa Dichiarazione di pace e a impegnarsi con noi a ri-unire la famiglia umana.

100 anni fa, il 23 maggio 1915, l’Italia dichia-rava guerra all’Austria-Ungheria trascinando il nostro paese nella madre di tutte le catastro-fi del 900.Dopo 100 anni noi cittadini italiani ed europei dichiariamo pace al mondo.Firma anche tu la Dichiarazione di pace!

Torna l’atteso appuntamento di inizio estateLA FABBRICA DELLE IDEE 2015 RACCONIGI FESTIVALLa Rassegna teatrale di Progetto Cantoregi compie 15 annidi Marco Pautasso, direttore artistico Il 2015 sarà un anno importante per Progetto Cantoregi ma pensiamo anche per Racconigi. La rassegna teatrale LA FABBRICA DELLE IDEE - Racconi-gi Festival compirà infatti 15 anni. E’ un traguardo importante per una ma-nifestazione che rappresenta oramai uno dei punti di riferimento più interessanti all’interno del circuito dei festival esti-vi, sia per la scelta degli ospiti, sia per la possibilità di approfondire, attraverso l’arte, il rapporto con l’espressività di realtà spesso emarginate come quelle psichiatriche. La qualità delle proposte sceniche è sin dal 2001 il segno distin-tivo, la prerogativa essenziale di questa straordinaria, e per certi versi unica, ras-segna, che ha visto negli anni avvicen-darsi i nomi più significativi della sce-na teatrale contemporanea nazionale, e non solo: tra gli altri, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Virgilio Sieni, César Brie, Emma Dante, Pippo Delbono, Sosta Palmizi, Babilonia Teatri, Ricci/Forte, Scimone & Sframeli, Rem & Cap, Te-atro del Lemming, Scena Verticale, Ma-ria Paiato, Danio Manfredini, Motus,

Lucia Calamaro, Davide Enia, Roberto Castello, Giulio Casale, Compagnia Zappalà Danza, Teatro della Valdoca, Santasangre, Giovanna Marini, Banda Osiris, Teatro delle Albe, Pierre Byland, Teatro Sotterraneo, ecc.. In questi anni, in una congiuntura eco-nomica decisamente sfavorevole, si è comunque operato all’insegna del con-tenimento, della contrazione dei costi e della semplificazione organizzativa, nell’intento di far tesoro delle poche ri-sorse a disposizione dando tuttavia con-tinuità al festival, obiettivo per Progetto Cantoregi primario in questa fase di dif-ficoltà e di incertezza.Questo è stato possibile anche e so-prattutto grazie all’attenzione e alla sensibilità del Comune di Racconigi, che generosamente ha voluto sostenere una manifestazione che, crediamo sen-za alcuna presunzione, sia uno dei fiori all’occhiello della sua programmazione culturale.Anche per il 2015 la rassegna è realiz-zata grazie al sostegno della Compagnia di Sanpaolo.

P R O G R A M M A14 GIUGNO- 30 GIUGNO 2015

14 giugno - ore 21.45 Racconigi, Area Spettacoli Parco Ex Ospedale PsichiatricoProgetto Cantoregi in collaborazione con Officina Koinè“A BITTER STORY #2”di Fabio Ferrero, regia di Koji Miyazaki.

15 giugno - ore 21.45 Racconigi, Area Spettacoli Parco Ex Ospedale Psichiatrico 16 giugno - ore 18,00 Saluzzo, Casa di Reclusione Rodolfo Morandi Cesar Brie e Nelson Valente“CATTIVE RAGAZZE”dalla graphic novel Cattive ragazze, 15 storie di donne audaci e creative, di A. Petricelli e S. Siccardi, Sinnos 2013Adattamento di Nelson Valente, Cesar Brie. Regia di Nelson Valente, Cesar Brie.

17 giugno - ore 21.45 Racconigi, Area Spettacoli Parco Ex Ospedale Psichiatrico Faber Teater “CANTATA PER” Regia e drammaturgia di Aldo Pasquero, Giuseppe Morrone. Direzione musicale Antonella Talamonti.

19 giugno - ore 21.45 Racconigi, Area Spettacoli Parco Ex Ospedale PsichiatricoScena Verticale “POLVERE. DIALOGO TRA UOMO E DONNA”di Saverio La Ruina

21 giugno - ore 21.45 Racconigi, Area Spettacoli Parco ex Ospedale PsichiatricoTeatro delle Albe “IL GIOCATORE”di Marco Martinelli. Regia di Marco Martinelli.

23 giugno - ore 21.45 Racconigi, Area Spettacoli Parco Ex Ospedale PsichiatricoBabilonia Teatri “JESUS”di Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Vincenzo Todesco.

24 giugno - Ore 21.45 Racconigi, Area Spettacoli Parco Ex Ospedale PsichiatricoPiccola Compagnia della Magnolia“ATRIDI. METAMORFOSI DEL RITO”Elaborazione e Regia di Giorgia Cerutti.

27 Giugno - ore 21,45 Racconigi, Area Spettacoli Parco ex Ospedale PsichiatricoMutamento Zona Castalia“A NOI VIVI!”con Eliana Cantone. Drammaturgia e Regia di Giordano V. Amato.

29 e 30 giugno - Ore 21.45 Racconigi, Area Spettacoli Parco Ex Ospedale PsichiatricoProgetto Cantoregi“LA VITA NON E’ UN’OMBRA CHE CAMMINA”di Vincenzo Gamna e Marco Pautasso. Regia di Koji Miyazaki.con gli Ospiti del Centro Diurno di Cussanio ASL CN1

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insonnia10 Giugno 2015

Eh, sì, sono passati tanti mesi da quando dalle pagine di questo giornale si è parlato di immi-grati, di quelle donne, uomini, bambini che approdano sulle coste italiane e che dopo anni di peregrinazioni, violenze, stu-pri, rischiando ancora l’ultimo bene che hanno, la vita, salgono su barconi fatiscenti che dovreb-

bero portarli verso la libertà, ma che spesso li condannano a fini-re in fondo a quel mare, Mare Nostrum, lo chiamavano i nostri antichi avi, diventato il cimitero dei disperati.Noncuranza, indifferenza? No, solo sconforto, sconforto per-ché non si riesce a capire come si possa ignorare la gravità della situazione, sconforto perché ci si accorge che l’Europa è sem-pre lì, ferma a fare il conto delle entrate e delle uscite, tralascian-do la umana pietas, tralasciando la solidarietà dovuta sia ai pro-fughi, sia alle popolazioni che li accolgono. Nell’ottobre 2013 la morte di 500 persone affogate a soli 4 mi-nuti dalla costa siciliana aveva scosso tutto il mondo occidenta-le. “Mai più” dicevano i grandi d’Europa, “vergogna” diceva papa Francesco, il nostro pre-sidente del consiglio (E. Letta) chiedeva perdono inginocchiato davanti alle bare dei naufraghi, mentre Barroso (allora presiden-

te della Commissione Europea) prometteva “da oggi deve tutto cambiare“, nello stesso tempo veniva interrotto, accusato di attirare i migranti, il progetto “Mare Nostrum” che l’Italia so-steneva da sola! Un mese fa, una nuova ecatom-be: 800 persone, tra cui molti bambini, sono finiti in fondo al

mare. I giornali forniscono par-ticolari delle violenze subite dai profughi rinchiusi nella stiva e affogati senza vedere il mare, raccontano di come sulle bar-che vengono uccisi solo per non aver rispettato l’obbligo di star seduti, narrano delle violenze subite in Libia dalla polizia e da chiunque sia in grado di accede-re ai lager, violenze perpetrate senza distinzione di sesso, colo-re e religione. A questo punto l’Europa non ha più potuto fingere di non vedere e di non sapere e almeno in par-te è stato ripristinato il profilo di Mare Nostrum: le navi di Triton e Poseidon, per le quali è stata triplicata la spesa giornaliera, potranno perlustrare fino a 50 miglia dalle nostre coste. L’agenda europea approvata dal Consiglio Europeo, prevede la distribuzione tra i Paesi mem-bri dell’Unione degli immigrati che sono già negli affollatissimi centri di accoglienza greci, ita-liani e maltesi, secondo quote

obbligatorie stabilite in base al numero di abitanti, al PIL, al numero di profughi già presenti e al tasso di disoccupazione. Le quote obbligatorie però non si potranno imporre per i richie-denti asilo che si trovano al di fuori dei campi europei, ovvero in Libia dove migliaia di don-ne, bambini, uomini aspettano

di partire! Quale sarà la sorte di queste persone per ora non è dato saperlo!La Gran Bretagna, l’Irlanda, la Danimarca si sono subito pro-nunciate negativamente per le quote obbligatorie e ugualmente hanno dichiarato, dimenticando il loro recente passato di migra-zione, paesi come la Slovacchia, la Romania, la Polonia; a questi oggi si uniscono la Francia e la Spagna e senz’altro altri paesi seguiranno questa posizione.Il commissario Ue agli Affari interni Dimitris Avramopolous ha sottolineato che “l’agenda approvata è la risposta concre-ta alla necessità immediata di salvare vite umane e assistere i Paesi in prima linea con azioni coraggiose, come la maggior presenza in mare di navi coor-dinate da Frontex, i 60 milioni di euro stanziati per gli aiuti di emergenza e un piano d’azione che dispone provvedimenti seri contro coloro che si arricchisco-no sfruttando la vulnerabilità dei

migranti”.Sempre nell’agenda, inoltre, è prevista la lotta agli scafisti con la distruzione delle barche nelle acque internazionali, in quelle territoriali e nei porti della Li-bia, con l’Italia al comando del-la missione. Quale dei tre livelli potrà essere messo in atto dipen-derà dalla risoluzione che l’Onu adotterà al summit europeo di giugno. Inoltre, e credo che que-sto sia veramente importante, l’agenda prevede di rafforzare la missione civile in Nigeria per fermare i profughi prima che ar-rivino in Libia. Intanto il governo e l’esercito libici a Tobruk, l’unico ricono-sciuto dalla comunità interna-zionale, ribadiscono il monito “a non toccare la sovranità dello Stato” e “avvertono tutte le im-barcazioni a non entrare nelle acque territoriali libiche se non dopo un coordinamento con gli organi competenti.”Proprio nei giorni del naufragio abbiamo celebrato con grande partecipazione i 70 anni della liberazione dell’Italia dal na-zifascismo e i pochi partigiani ancora viventi, ma anche il no-stro Presidente della Repubbli-ca, hanno sottolineato nei loro interventi i valori fondanti della Resistenza: libertà, solidarietà, eguaglianza. Se questi valori sono importanti per noi, lo de-vono essere anche per chi viene sulle nostre terre e su tutto il territorio dell’Unione Europea, perché l’Europa è sorta proprio su questi principi e non può, non deve essere solo un mercato, ma un concetto politico, sociale, umano.L’Europa saprà rimanere fedele ai suoi principi?

Ancora un’ecatombe nel “Mare Nostrum” e l’Europa si muoveMogherini: “L’Europa ha compiuto passi da gigante” ???di Anna Simonetti

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insonnia 11Giugno 2015

30/04/1943: L’alba della Libertàdi Giada Arpellino e Alice Chiavazza

Mercoledì 29 Aprile si è svolto lo spettacolo in onore dei partigiani racconigesi.Nonostante la pioggia battente, caduta fino a pochi minuti prima dell’inizio dello spettacolo, siamo comunque riusciti a mettere in sce-na il nostro oratorio laico che ha preso il via sulle note della canzo-ne “vivere” di Carlo Buti, famoso canto di propaganda del regime fascista!Ad un certo punto, un ragazzo ha interrotto la canzone con un gran-de “BASTA!”: Basta vivere sotto-messi al regime! Basta sottostare alla volontà di Mussolini! Ma so-

prattutto, il ragazzo ha invitato gli spettatori a riflettere su quanto è accaduto alle vittime del fascismo.La manifestazione è proseguita con un corteo di fiaccole che ha fat-to tappa in tre luoghi significativi della città per ricordare le violenze patite dai partigiani e il dolore delle loro famiglie.Il primo quadro si è svolto sul sa-grato della Chiesa di S. Maria dove è stato messo in scena il funerale di un partigiano (Chiaffredo Barreri) che, rimasto ferito, grazie all’a-iuto di una donna alleata, riuscì a nascondersi e ricevere delle cure nell’ospedale cittadino, ma sfortu-

natamente perse comunque la vita. Il corteo ha poi proseguito fino alla casa di Giovanni Appendino (nome di battaglia Mimì), un giovane par-tigiano che perse la vita la notte di Natale a causa di una spia mentre si trovava a casa per trascorrere il Natale con la sua famiglia. Giusep-pe Marinetti, partigiano amico di Mimì, ha raccontato i giorni suc-cessivi alla morte dell’amico quan-do, di nascosto, era riuscito a dargli l’ultimo saluto in ospedale grazie alla collaborazione di un infermie-re della camera mortuaria.Proseguendo con la fiaccolata, sia-mo arrivati in Piazza Castello, dove

alcuni ragazzi, hanno ricordato uno per uno tutti i partigiani racconige-si caduti. Successivamente il coro delle Verne ha cantato l’Inno Na-zionale e, con il cuore commosso, tutto il pubblico si è unito al coro.Anche noi, alunni delle classi Me-die, abbiamo partecipato alla ma-nifestazione: inizialmente erava-mo molto agitati, temendo che lo spettacolo potesse andare male, ma poi il coinvolgimento è stato così forte, soprattutto durante il ricordo di Mimì, che ciascuno di noi si è sentito depositario di un messaggio da portare avanti.

Nei primi dieci anni del 1900 il pittore Levis si affianca ad una guida di alto prestigio, un po’ fuori del circuito figurativo uf-ficiale ma con una personalità che entra subito in sintonia con il nostro concittadino: Lorenzo Delleani.Levis vuole acquisire esperien-za, vuole divenire padrone del proprio mestiere ma rimanere indipendente, libero di espri-mersi a proprio modo. E’ possi-bile riconoscere, nel proprio, il mestiere del maestro senza però ripeterne pedissequamente la pennellata, il taglio compositi-vo, il tema.Alcuni quadri si discostano spesso dagli orientamenti del-leaniani, mentre altri sono qua-si copie del “vecchio maestro”, sono questi i lavori dell’inizio del suo apprendistato, quelli di-pinti insieme a Delleani, durante le uscite “en plein aire”, negli stessi posti, con gli stessi colori.Il noto “Lago Mucrone” dipin-to da entrambi i pittori svariate volte è praticamente una copia, di quelle che Levis avrebbe vo-luto distruggere per non lasciare traccia di questo apprendistato, perché non apparisse che lui vo-lesse “imitare” il suo maestro: Levis voleva imparare per poi usare il mestiere per le sue cre-azioni.In questi anni i cieli sono più spesso chiari con nuvole bian-che e leggere, come il quadro da noi presentato questa volta, le vedute hanno un senso di mag-gior serenità e di pace, quasi a voler trasmettere una stretta relazione tra campagna, mare, montagne e ampiezza di respiro, non una chiusura soffocante di nubi o di orizzonti nascosti.Questa tavoletta descrive una

LEVIS-Valletta alpina - 6.9.1905 - olio su tavola - 32x45cm

PVL (Pinacoteca Virtuale Levis) III ParteRodolfo Allasia

conca verdeggiante in cima alle montagne nella quale risaltano grandi massi, le vette sullo sfon-do sono tendenti al rosa, l’insie-me è chiaro.La stesura del colore è materi-ca dove alcuni elementi sono maggiormente carichi di colore per attirare l’attenzione: i massi sono realizzati con spesse pen-nellate e spatolate ed i fiori sono appena suggeriti allo spettatore con piccoli tocchi di densa ma-teria di un giallo vivo.Nel periodo di “tirocinio” Le-vis sembra voler fissare quelle condizioni di instabilità metere-ologica dove le forme naturali assumono una apparenza mate-rica esaltata, stravolta, che l’oc-chio “rapace” del pittore, come suggerisce Delleani, deve saper cogliere.

Dai titoli dati alle tavolette di-pinte si nota come ad attrarlo siano i momenti della giornata e le stagioni dell’anno di maggior trasformazione delle condizioni di luce, quelle più rapide a muta-re: il tramonto, verso sera, la sera e le stagioni come l’autunno e la primavera.Sembra essere la instabilità ad interessarlo, la mutevolezza e conseguentemente la velocità di realizzazione dell’opera ed il contrasto delle luci e delle om-bre in rapida alternanza.Sembrano completamente di-menticate le grandi tele del seco-lo precedente.E’ una ricerca aperta la sua, con un ritmo incalzante e lo si desu-me dalle date poste su ogni sin-golo lavoro: spesso una tavola ogni due giorni, altre volte una

al giorno quando non addirittura due dipinti in un solo giorno.Questa rapidità dà anche il segno della sua irrequietezza che si ac-compagna ai molteplici impegni anche in campo politico-ammi-nistrativo; fissata anche la sua dimora a Racconigi (1901) viene riconfermato Sindaco a Chio-monte nel 1904 (si dimetterà nel 1906) e nel 1905 diviene Consi-gliere Provinciale per i manda-menti di Susa, Oulx e Cesana.Nel campo artistico espositivo Levis partecipa assiduamente, dal 1902 al 1909 escluso il 1904, alle collettive organizzate a Tori-no dalla Società Promotrice del-le Belle Arti.Lo spirito irrequieto del nostro pittore lo porterà alla fine del pri-mo decennio del secolo a intra-prendere un viaggio in Olanda.

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insonnia12 Giugno 2015

DIETRO QUEL MUROQualche pensiero a margine di una serata sull’ex neurodi Giancarlo Meinardi

Dietro quel muro c’era una cit-tà nella città. Poi quella città si è svuotata e il degrado ha comincia-to giorno dopo giorno ad aggredi-re tetti, muri e fondamenta. Il muro c’è ancora, solo una brec-cia è stata aperta, ma sono pochi i racconigesi che passano attraver-so quel cancello. Qualcosa li tiene fuori, la vita scorre normale intor-no al muro ma dentro è un’altra cosa. Rappresentazioni teatrali, manifestazioni, sedi di associazio-ni non bastano a riportare a nuova vita quel luogo, che poco a poco va in malora.Se ne è parlato l’8 maggio nel cor-so della serata organizzata dalla Sinistra Racconigese e dal Movi-mento 5 Stelle. Una serata interes-sante, con interventi interessanti. Ha cominciato il sindaco Gianpie-ro Brunetti, con un sintetico qua-dro delle precarie condizioni del Chiarugi, delle azioni di monito-raggio previste e dei lavori urgen-ti di consolidamento in corso di aggiudicazione. Il Chiarugi, una spina nel fianco, che ha catalizza-to discussioni e polemiche, con la sua mole severa che incombe (per ora) su v. Ormesano. Recuperarlo … per farne che? con quali soldi? Abbatterlo … per metterci cosa al suo posto? Consolidarlo … con quanti soldi? e poi? L’architetta racconigese Maria Bombara ha illustrato la sua tesi di laurea in cui ipotizza il recupe-ro del padiglione Tamburini per la realizzazione di uno spazio mu-seale complesso organizzato in-torno ad una pinacoteca dedicata al pittore racconigese Levis. Uno stimolo, un’idea di quello che si potrebbe fare … e fino ad ora non si è fatto.E che è stato fatto a Collegno. Do-nato Antoniello, ex vicesindaco di quel Comune, ha raccontato la storia del percorso, tormentato e lungo 40 anni, di recupero dell’e-norme area che era sede del ma-nicomio di Collegno. Un percorso probabilmente non ripetibile, ma che varrebbe la pena conoscere a fondo non tanto per riaprire nuove e inutili polemiche su quel che a Racconigi si sarebbe (forse) po-tuto fare quanto per capire cosa si potrebbe ancora tentare.L’architetto Guido Montanari dell’Università di Torino ha spez-zato una lancia a favore del recu-pero dell’area manicomiale, per il suo significato storico, memoria di una svolta importante che la società ottocentesca opera quando

comincia a farsi carico come col-lettività di problemi sociali come la malattia. Ma la società di oggi, alle prese con la crisi economica e con i vincoli di bilancio, sarà in grado di farsene carico?Il consigliere regionale del Movi-mento 5 stelle Mauro Campo ha illustrato una proposta di progetto europeo, centrata sull’idea di ripri-stino di alcuni padiglioni dell’area attraverso il lavoro di persone in condizioni di disagio psichico. Idea certamente suggestiva, ma di cui resta difficile per ora cogliere le problematiche pratiche e proba-bilmente vista con sospetto da chi teme che quel luogo torni a vedere la presenza di chi la legge Basa-glia ha voluto “liberare”.Giorgio Tuninetti, consigliere co-munale, ha chiuso gli interventi ufficiali auspicando la conver-genza di intenti di tutte le forze politiche e istituzionali al fine di sbloccare la situazione da troppo tempo in stallo. Tasto delicato, il tasto dei tasti, io credo.La serata infatti, torno a ripeter-lo, è stata interessante, chi l’ha organizzata ha fatto cosa buona e giusta. Peccato non ci fosse tra i relatori un esponente autore-vole dell’ASL, ente proprietario dell’intera area e quindi, fatalmen-te, una voce chiave nella discus-sione sul suo futuro. Insomma, il rischio è un po’ quello classico di fare i conti senza l’oste.E poi non c’erano, meglio, era-no pochi i racconigesi. Eppure hanno lavorato in centinaia nella principale “fabbrica “ di Racco-nigi e centinaia di famiglie hanno vissuto di esso. I racconigesi (la maggior parte) non superano il muro materiale che rinchiude l’ex

“manicomio” e non oltrepassano la barriera psicologica che sembra ancora rinchiudere quel pezzo di storia e preferiscono fare altro la sera in cui se ne parla. Avranno le loro brave ragioni. Per la verità c’era Bruno, tra gli ex operatori del neuro, l’unico per lo meno che io ho riconosciuto, lui c’è sempre … ma gli altri?La serata ha buttato una pietra nel-lo stagno, ma ora? La strada è cer-tamente tutta in salita e credo che nulla si potrà fare se tutti i soggetti interessati (il Comune, la Asl, la

Regione, la Sovraintendenza ecc.) e le forze politiche (di maggioran-za e opposizione) non troveranno la volontà e il modo di sedersi ad un tavolo per lavorare a una solu-zione condivisa. Più facile a dirsi che a farsi. A loro tocca costruire una prospettiva, ai racconige-si dimostrare che hanno a cuore quell’area, riappropriarsene. E allora vorrei buttare lì una idea, che non vuole essere una provo-cazione (non ne abbiamo bisogno) ma uno spunto di riflessione. Quel muro lo vediamo ogni giorno, come tutti i muri è un muro che di-vide, che separa, e sulla soglia di quel muro i racconigesi si ferma-no. Se i racconigesi non entrano nell’ex neuro, facciamo in modo che quell’area entri in Racconi-gi. Abbattiamo quel muro. Non tutto, per carità, ma un pezzo am-pio abbastanza. Come hanno fatto a Collegno, come hanno fatto in altri casi. Certo non deve essere una operazione semplice dal pun-to di vista amministrativo e nor-mativo, certo non può restare una operazione isolata rispetto ad un progetto. Ma è un simbolo. E non viviamo soltanto di soldi e norme, ma an-che di simboli, come la storia an-che recente di muri abbattuti ci ha insegnato.

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insonnia 13Giugno 2015

StoStoriadiRacconigi

Il declino della sericolturadi Mario Monasterolo

Se sul finire dell’800, come abbiamo visto nel numero precedente, il coto-nificio Tabasso e Dolza va a gonfie vele (e a Racconigi ve ne sono altri due, il Borra e il Simontacchi), lo stesso non si può dire dei filatoi che nel 1896 si sono ridotti ad 11, con 1105 addetti. In realtà, già a partire dagli anni 70 alcuni impianti serici racconigesi avevano cessato l’atti-vità, ed altri erano passati di mano, messi all’incanto. Ma è soprattutto nel triennio 1889 – 1891 che la crisi si fa più forte ed alcuni impianti sono costretti a sospendere temporanea-mente l’attività.La crisi ha cause lontane e vicine. Tra quelle “storiche”, gli imprenditori la-mentano la concorrenza delle sete sia grezze sia lavorate provenienti da Cina e Giappone, dove il costo del lavoro è assai inferiore; l’ormai inva-dente presenza della seta artificiale; un eccesso di tassazione; la man-canza di formazione specialistica in apposite scuole tecniche; l’inade-guatezza della rete nazionale di tra-sporti; la difficoltà della bachicoltura soggetta a frequenti epidemie; il calo degli investimenti produttivi a favore di quelli finanziari. Tra quelle più prossime, la rottura delle relazioni commerciali tra Italia e Francia in seguito alla cosiddetta “guerra doganale” che ha provocato problemi soprattutto alle esportazio-ni piemontesi.Vi gioca tuttavia un ruolo anche il mancato cambiamento di mentalità

degli imprenditori stessi. Carlo Ma-ria Franzero (il rampollo della di-nastia, che però decide di scegliere altre strade e si fa scrittore e gior-nalista), affermerà molti anni dopo nel romanzo La Casa dei Sogni che i filatoi erano rimasti “onestamente e fieramente aziende di famiglia”. E che le “società anonime” che si era-no diffuse oltralpe, sembravano “a quegli industriali ereditari, una for-ma di poco decorosa evasione dalle loro responsabilità”.In questo contesto a Racconigi si af-facciano sulla scena nuove famiglie di imprenditori di origine “forestie-ra”: i fratelli Manissero di Pocapa-glia, i Chicco di Torino, i Musso che posseggono diverse fabbriche nel cuneese. A Racconigi si fanno frequenti an-che gli scioperi delle filatrici di seta e delle tessitrici di cotone che chie-dono soprattutto la riduzione dell’o-rario di lavoro. Ci sono agitazioni nel 1894 e 1895; poi, nell’autunno del 1898, di nuovo protestano le operaie della Tabasso e Dolza. Nel 1899 entra in scena nella vita economica ed amministrativa un racconigese d’adozione, Michele Ceriana Mayneri, il cui padre ave-va acquistato la Tenuta Berroni. L’11 luglio, a Torino, Michele è tra i protagonisti della fondazione della Fiat; il 26 agosto è nominato sinda-co di Racconigi. Il 14 aprile 1900 a Parigi si inaugura l’Esposizione Universale, destinata ad essere visitata da ben 50 milioni di persone. L’Italia vi partecipa tra l’altro con una grande rassegna di mobili e con una sezione dedica-ta alla seta, in cui spicca l’artistico Pavillon des soies du Piemont. Fra gli espositori sono presenti Eugenio Chicco, Giuseppe Antonio Musso ed i Fratelli Manissero.Il 7 giugno 1900 il Governo, con proprio decreto, concede alla Pre-miata Società Bacologica di Racco-nigi Franzero - Imberti la funzione di Regio Osservatorio Bacologico.Poi, nel pieno della notte del 29 lu-glio, la giunta municipale “col cuore affranto” fa affiggere per le vie del paese il manifesto in cui il sindaco Ceriana Mayneri annuncia alla po-polazione che il re Umberto I (che ogni anno trascorreva qualche gior-no in castello ed era Presidente ono-rario della SOMS) “venne ieri sera in Monza tolto all’amore del Suo Popolo da mano assassina”.

E ora: musica!Parte il corso di Scuola Media a Indirizzo Musicaledi Giannino Marzola

La notizia è di quelle che risuone-ranno a lungo nell’aria di Racconigi: parte il corso musicale. Per l’esattez-za, si tratta del corso di Scuola Media a Indirizzo Musicale (S.M.I.M.), che nel prossimo anno scolastico verrà avviato presso la Scuola Secondaria dell’I.C. “Muzzone”.Era un desiderio antico; già in pas-sato si era provato, ma non era sta-to possibile. Lo scorso anno è stato fatto un nuovo tentativo, ma su 40 scuole che in tutto il Piemonte ave-vano richiesto il nuovo corso, solo 3 erano state esaudite dall’Ufficio Scolastico Regionale. Il Muzzo-ne si era collocato al 7° posto della graduatoria e così era stato escluso.

Anche quest’anno sono stati conces-si solo 3 corsi in tutta la regione, ma uno è proprio quello di Racconigi. Il corso musicale, approvato dal Collegio dei Docenti e dal Consi-glio d’Istituto, ha visto 24 iscrizioni: possiamo dunque pensare che tutti i bambini iscritti verranno accolti e non ci saranno esclusioni. Piuttosto, ci sarà da valutare le loro attitudini ai diversi strumenti scelti: chitarra, pia-noforte, saxofono e percussioni; di questo si occuperanno 4 insegnanti di strumento che si incaricheranno di realizzare la prova attitudinaria entro la fine di questo anno scolastico.Sulla scelta degli strumenti vale la pena soffermarsi: pianoforte e chitarra sono strumenti presenti in pressoché tutte le scuole della nostra provincia che hanno il corso musi-cale (11 in provincia di Cuneo, 12 dal prossimo anno), ma l’insegna-mento delle percussioni è presente solo a Dronero, mentre il saxofono verrà introdotto per la prima volta a Racconigi. Questo fatto apre buone prospettive per la futura partecipa-zione dei nostri alunni all’orchestra provinciale, formata dai migliori allievi provenienti dalle scuole di

tutta la provincia. Soprattutto, però, apre una nuova stagione per l’inse-gnamento della musica a Racconigi. L’educazione musicale nella Scuola dell’Infanzia, nella Scuola Primaria e nella Scuola Secondaria, i corsi dell’Istituto Civico “Fergusio” (che fra l’altro si svolgono nei locali del-la Scuola Secondaria) ed ora il cor-so SMIM, rappresentano altrettanti nodi di una filiera di educazione alla musica che potrà preparare al Con-servatorio come anche solo svilup-pare sensibilità artistica e piacere di suonare con gli amici.Viene così data la possibilità ad alunni con interessi e doti musica-li di seguire un percorso triennale

di musica parallelamente alle altre materie: la partecipazione al corso è gratuita ed obbligatoria per il trien-nio (salvo gravi motivi di famiglia o di salute); le discipline musicali sono parte integrante del curricolo forma-tivo, e comprendono anche la valu-tazione quadrimestrale sulla scheda e sull’Attestato delle Competenze. Il corso prevede ogni settimana:- una lezione individuale di strumen-to, il cui orario è concordato tra in-segnante ed alunno, della durata di 45/50 minuti;- una lezione di teoria e orchestra (un’ora e mezza) per tutto il gruppo classe.Adesso si tratterà di dare struttura ed organizzazione a questa nuova im-presa: allestire spazi adeguati, acqui-stare strumenti, inserire in orario gli insegnamenti e le attività connesse, acquisire quattro nuovi insegnanti che entreranno a far parte a pieno titolo del Collegio dei Docenti. Non mancheranno i problemi e le diffi-coltà, ma le soddisfazioni saranno largamente prevalenti.Dunque ci siamo: che la musica vada a cominciare!

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insonnia14 Giugno 2015

E’ domenica, sono in montagna al colle di Sampeyre, l’occhio vaga sull’ondulato, verde pae-saggio, il cielo è grigio, comin-cia a piovere, l’odore che emana la terra bagnata è un odore an-tico che mi lascia senza fiato e che risveglia una valanga di an-tichi ricordi, una folla di volti, di persone amate ormai scomparse.La zia Ttina ci accoglieva nel-la sua casa, ad ogni estate. Lei stessa, appena finivano le scuo-le, veniva a prenderci a Roma. Ero piccola, i miei avevano de-ciso di tenermi con loro preoc-cupati dall’affidarle un carico troppo grande, ma la zia aveva insistito fino a convincerli che la febbre, che mi aveva colpito all’improvviso, era solo il di-spiacere di non andare.La guerra era appena finita, si viaggiava in vagoni di duro le-gno, dalla sera fino al mattino inoltrato, cambiando treno a Brindisi o Taranto. Nere come il carbone, l’ultimo tratto ferro-viario non era stato elettrificato, al nostro arrivo un lungo e asso-lato viale Imperiali ci attendeva come ultima fatica prima di arri-vare all’oasi della casa della zia Ttina.Non esiste più com’era allora, le sue stanze una dentro l’altra, i porteduzzi in alto per dar luce alle stanze interne; il telaio dove la zia Grazia e la zia ‘Nunzia-ta tessevano la tela; la cucina a legna nell’ultima stanza che si affacciava sull’ortale, terrazzo all’aperto. Più bella di tutte, era la camera della zia Tina, sempre in ordine, pulita, venivano subi-to chiuse le persiane per mante-nerla fresca. Si entrava in essa come in un tempio, amavo pas-sare le mani sui lucidi mobili, toccare il servizio da toilette in vetro smerigliato, accarezzare i pochi ninnoli che c’erano.Dietro il Castello, piccola e mo-desta, con un finto balconcino che dava su un vicolo, il pavi-mento in cemento, c’era la no-stra seconda casa delle vacanze, quella di zia Lucia, lì abitavano i nostri amati e detestati cugini più o meno della nostra età. Zia Lucia ci invitava il sabato a pran-zo: preparava il fegato alla vene-ziana che a me piaceva tanto, un pasto frugale perché di più non poteva, ma non si poteva dire di no, nei suoi gesti c’era tanta umiltà d’amore che contrariarla

sembrava non riconoscerne il valore ed essere meschini: ho amato molto questa zia, umile e dolce i cui occhi celesti sapeva-no scrutare il fondo dell’animo e carpirne i desideri.Avevamo un’altra zia, la zia Vi-cenza, ma non ci era permesso frequentare la sua casa per la si-tuazione critica esistente tra lei e lo zio Amerigo, vedovo, che

aveva sposato la zia, secondo quello che si mormorava in fa-miglia, per assicurarsi qualcu-no che accudisse i quattro figli avuti dalla prima moglie morta di tisi.La zia Grazia era alta e solenne, camminava, dopo la frattura del

femore, spingendo davanti a sé una sedia il cui secco rumore ne annunciava l’arrivo. Severa e burbera con tutti era tenera e dolce con i nipoti prediletti, i fi-gli di zia Lucia.Quando a settembre arrivavano i temporali che, violenti e deva-stanti, piegavano gli olivi cen-tenari fino a terra, compromet-tendo il magro raccolto, la zia Grazia riuniva nel trullo grandi e piccini. Recitava 5, 10, 15 poste di rosario, secondo la gravità del temporale e per ultime le litanie: alzando la voce e abbassando il capo sottolineava, novella Gio-ve, i tuoni e i fulmini che vede-vamo stamparsi nel cielo scuro e minaccioso.Noi bimbi si sarebbe voluto correre fuori, sotto l’acqua, fe-steggiare la pioggia che avrebbe di nuovo alzato il livello della cisterna per gli ultimi giorni di vacanze. La terra arsa assorbiva l’acqua e rimandava quell’odo-re forte e aspro che ho sentito e riconosciuto quella domeni-ca al colle. La porta del trullo socchiusa, noi bimbi spiavamo ansiosi la fine del temporale ed ogni occasione era buona per scappare fuori con l’asciugama-

no teso sulla testa, a riparo delle ultime gocce di pioggia. Fug-givamo scalzi per giocare nelle pozze d’acqua, che presto il sole avrebbe asciugato.Correvamo felici e scatenati bat-tendo i piedi nell’acqua rossa di terra, sapendo già che il gioco

sarebbe durato solo un tempo assai breve e il sole avrebbe fat-to svanire ogni traccia del tem-porale che con violenza si era abbattuto su uomini e colture.Quanti cambiamenti avveniva-no dopo quei temporali!Gli uomini andavano a caccia e promettevano, scherzosamente, pranzi ricchi di selvaggina.Noi, donne e bambini, si anda-va in cerca di verdura, che come per magia spontaneamente usci-va dopo la pioggia, s’ andava in cerca di cozze madedde (luma-che) che l’umidità stanava dalla terra.Era faticoso camminare sulle zolle di terra: il piede sprofon-dava nella terra divenuta nera e molle e ne riemergeva trasci-nando seco tacchi enormi che per gioco, i più dotati riusciva-no a conservare a lungo sotto le suole.I temporali portavano lo scintil-lio della festa patronale, la cassa armonica sulla piazza del paese e i fuochi d’artificio, culmine di tutti i festeggiamenti. E’ lì su quella piazza, che ho ascoltato le romanze più note del teatro lirico italiano, le tristi vicende di Violetta e Norma, la tragedia di Aida: le zie rientravano apposta in paese, tralasciando la secca-tura dei fichi e ogni altro lavoro per l’amore di quella musica che ascoltavano con volto rapito, gli occhi lucidi, completamen-te compenetrate nelle vicende narrate dalle voci dei cantanti, canticchiando sottovoce le arie più belle.Ma i temporali portavano anche l’atteso arrivo dei genitori, rima-sti in città durante l’estate.Speravo sempre che si tratte-nessero più a lungo, ma il padre aveva urgenza di tornare alle comodità della sua casa e la ma-dre, ahimè, non amava quella campagna carica di tristi ricordi. Gli occhi cerulei del padre ve-rificavano il beneficio ricavato dalle figlie durante la sofferta separazione ed era pronto a co-gliere e a correggere le infles-sioni dialettali da loro assimilate durante il soggiorno: si rabbu-iava, gli occhi a fessura e, con la solita severità, provvedeva a correggerle.Amavo quel dialetto che, ricco di espressività, sentivo parlare dalle persone che popolavano il tempo magico della mia fan-

LA MIA REGINAdi Anna Simonetti

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insonnia 15Giugno 2015

CinCinema

LibLibri

BLADE RUNNERdi Cecilia Siccardi

Marco Balzano “L’ ultimo arrivato”

2014, pp. 205, € 15,00Ed. Sellerio

versione definitiva, voluta dal re-gista. Anche se non è esattamente una novità (è uscito per la prima volta nel 1982), è sicuramente un film che vale la pena di recuperare: basato su “Do Androids Dream Of Electric Sheep” di Philip K. Dick, unisce i generi fantascientifico e noir ed è un grande classico.Ambientato in una Los Angeles futuristica, perennemente piovosa e sovrappopolata, Blade Runner racconta l’ultima missione dell’ex poliziotto Rick Deckard: uccidere quattro replicanti fuggiti dalle co-lonie extramondo. Nel futuro di-stopico immaginato nel film, infat-ti, l’avanzare della tecnologia ha permesso la creazione di androidi simili agli umani nell’aspetto, ma

di forza fisica e intelligenza supe-riori, sebbene con un’aspettativa di vita di pochi anni. Questi repli-canti sono destinati al lavoro nelle colonie extraterrestri e, in caso di fuga, l’unità speciale Blade Run-ner (di cui Rick Deckard faceva parte) dà loro la caccia per “rimuo-verli dal servizio”.Fra gli attori spiccano Harrison Ford, in una delle sue interpreta-zioni più famose, e Rutger Heuer, nei panni del replicante filosofo Roy Batty. L’ambientazione, l’at-mosfera, frasi come “Ho visto cose che voi umani nemmeno potreste immaginare” sono solo alcuni dei fattori che hanno consegnato Bla-de Runner al mito.

Siamo alla fine degli anni ’50 a San Cono, uno sperduto paese del-la Sicilia, dove si vive di fame e di miseria. Ninetto, detto pelleossa, e questo sarà sempre il suo soprano-me, a soli 9 anni decide di partire per Milano insieme al compaesano Giuvà. Come racconta lui stesso, «non è che un picciriddu piglia e parte in quattro e quattr’otto. Pri-ma mi hanno fatto venire a schifo

tutte cose, ho collezionato litigate, digiuni, giornate di nervi impazzi-ti, e solo dopo me ne sono andato via. Era la fine del ’59, avevo nove anni e uno a quell’età preferireb-be sempre il suo paese, anche se è un cesso di paese e niente affat-to quello dei balocchi». Ninetto lascia la madre ormai invalida e il padre che ha fatto di tutto per convincerlo a partire; è solo e si chiede se è “picciriddu” o adulto, ma si butta e gira nel mondo sco-nosciuto della città, Milano, per la prima volta gira per quartieri e strade, per la prima volta trova lavoro, porta a domicilio la bian-cheria della lavanderia per poche lire, sale sul tram, scopre le donne e l’amore per Maddalena. Il cuore è quello del picciriddu, stretto dal timore, dall’emozione dell’ignoto, dal timore che lo fa scivolare in un gesto violento che lo porterà in carcere.Il nodo, che attanaglia da sem-

a cura di Anna Simonetti

pre il cuore di Ninetto, si scioglie quando, scontata la pena, dopo aver portato Lisa, la sua nipotina, a conoscere il mondo in cui ha vis-suto al suo arrivo a Milano dove “niente è cambiato… Ci passano sempre gli ultimi degli ultimi e questi posti li accolgono, schifosi ma aperti, brutti ma generosi…” ascolta la bimba raccontare ai ge-nitori di aver conosciuto dove il nonno ha vissuto quando aveva nove anni, di aver avuto paura per i brutti visi che erano lì intorno, ma “il nonno mi teneva così stretta la mano che io non avevo paura e non ho nemmeno pianto!” Lisa è la destinataria della sua storia, sto-ria di emigrazione, narrata da un personaggio che vuole raccontare quella realtà caduta nell’oblio, ma che oggi è comune a gente che pur venendo da mondi lontani e diver-si, vive la stessa condizione dei nostri migranti negli anni ‘50/60.

ciullezza; magico per la presen-za di fate e gnomi, ma anche per la presenza di anime inquiete di cui si narrava, nelle sere fresche d’estate, l’errare in case e luoghi a noi vicini.Il mondo della Regina, era un mondo che di giorno viveva tut-to al femminile. Erano donne quelle che nell’ardore solare di agosto lavoravano infaticate a raccogliere i fichi, erano donne quelle che passavano la matti-nata davanti al fuoco a cuocere le pignatte di ceci, di fagioli, di fave.... O campagnola bella.... un canto risuona nell’aria, can-tava la zia Ttina!Il sole risplende luminoso e puro, penetrando come una lama nel trullo ancora fresco per l’a-ria notturna, incendiandolo con il suo calore: dormono i bimbi, o fingono, ignorano i richiami della zia Ttina... “mena piccini, mena, la zia ha bisogno di aiuto per i fichi....”. La bimba si alza, si affaccia alla porta, gli occhi feriti dal sole già alto nel cie-lo, pregusta il sapore della frisa

bagnata per colazione e la gioia della nuova giornata di giochi su quella terra che presto diven-terà ardente e costringerà tutti di nuovo al fresco del truddo.Nell’antro buio e scuro della cu-cina, la zia Grazia, un fazzoletto di traverso sulle spalle per asciu-gare il sudore, spezzava fascine di olivo e preparava il fuoco: una pignatta di fave, un tegame di sugo cocevano lentamente alla viva fiamma, mentre i pepe-roni avvampavano sulla brace.Alla sera, la lunga tavola messa fuori tra la casa e il trullo, alla fioca luce del lume, si consuma-va un pasto frugale, pane nero con lo spesso olio pugliese, un uovo cotto sulla campana del lume, peperuni rustuti, mentre i vicini passavano sul retro au-gurando buon appetito, rubac-chiando una vernea nera dall’al-bero preferito dalla zia Grazia, lanciando un “ci vediamo dopo cena”, atteso da tutti come l’av-venimento più importante della giornata.Serenate, canti, racconti di spi-

riti, intrigate storie d’amore che ogni estate si arricchivano di nuovi episodi, popolavano quel-le veglie notturne: sembrava di vivere le storie che leggevo, di nascosto al gabinetto, sui gior-nali “Tipo, Grand’Hotel”. Le zie avevano montagne di questi giornali, che tagliavano pazien-temente in piccoli fogli da usa-re per i nostri bisogni e che io, altrettanto pazientemente ricom-ponevo nella solitudine del gabi-

netto, per leggere le vicende di queste povere donne eternamen-te innamorate dell’uomo sba-gliato, sedotte e abbandonate.Che nostalgia di sapori, di odori, che nostalgia di persone e luo-ghi amati che mai più ritroverò. Sono spariti, come è sparita l’infanzia, come sono sparite le amate zie, ma vivo rimane il ri-cordo di persone e luoghi.

“Blade Runner”, celebre film di Ridley Scott, ritorna nelle sale a partire dal 6 maggio nella sua

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Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009Direttore responsabile Spessa AndreaRedazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Umberto Allemani, Carla Burzio, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Marco Ferrara, Giancarlo Meinardi Mario Monasterolo Anna Maria Olivero, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Dominikka Raso, Cecilia Siccardi, Anna Simonetti, Pino Tebano, Luciano Fico, Pier Paolo DelboscoSede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti [email protected] Conto corrente postale n° 000003828255Stampa Tipolitografia BOSTON di Oitana Vittorio & C. s.n.c. - Racconigi Tiratura 2000 copie

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EVENTI AL CENTRO CICOGNE

MusMusica

Quando eravamo molto più gio-vani, forse, ci sentivamo noi stes-si SE, contestavamo la famiglia come istituzione, la sentivamo come una gabbia, che non ci per-metteva di gettarci nelle battaglie più ardite, che ci toglieva molte libertà e ci incatenava in ruoli sociali dai quali era impossibile uscire: ce lo insegnavano i nostri padri spirituali, Engels nello spe-cifico.Ora che il peso degli anni fa ab-bandonare l’idea stessa del SE vogliamo recuperare il concetto e la pratica della famiglia, non ab-biamo più paura della nostra de-bolezza, non abbiamo paura della nostra identità.Le nostre debolezze sono diven-tate la nostra forza nel senso che non vogliamo più nasconderci dietro a nessuna doppia identità, noi siamo proprio quelli che sia-

mo e ci sforziamo di non assu-mere alcuna immagine che non ci rappresenti.Sul nostro giornale quando scri-viamo i nostri pensieri ci firmia-mo e quando non c’è la firma dell’articolo significa che è la re-dazione per intero che si assume la totale responsabilità di quanto scritto; le cose che scriviamo non hanno fini nascosti, lo abbiamo detto da sempre: vogliamo riflet-tere e far riflettere, confrontarci con chiunque abbia voglia di far-lo, non abbiamo nulla da perdere se non la nostra faccia.Abbiamo sentimenti, nervi, affini-tà e abbiamo famiglie ma ci im-pegniamo seriamente ad avere an-che capacità critiche e cerchiamo di aiutarci fra di noi a rafforzarle, non siamo assolutamente Supe-rEroi né ci teniamo a diventarlo.

IL MIO STILE Mauro Ermanno Giovanardi di Giuseppe Cavaglieri

Mauro Ermanno Giovanar-di nasce a Monza il 3 maggio 1962. Proveniente dai Carnival of Fools (gruppo underground milanese che ha prodotto un EP e due album a cavallo fra

gli anni Ottanta e i Novanta), poi fondatore dei La Crus, Mau-ro Ermanno “Gio” Giovanar-di inizia nel 2007 una carriera parallela da solista debuttando con l’album CUORE A NUDO, testimonianza discografica di uno spettacolo di poesie, teatro e musica di cui è stato interpre-te. A fine dicembre 2010, viene annunciata la partecipazione dei La Crus. Nel 2011 partecipa al Festival di Sanremo con Cesa-re Malfatti, ricomponendo solo per questa occasione speciale il gruppo.A quattro anni dall’ultimo CD di inediti che lo portò sul pal-co dell’Ariston con Io Confes-so, e a due dal fortunato lavoro con i Sinfonico Honolulu che gli è valso la Targa Tenco 2013 come miglior interprete, Mauro Ermanno Giovanardi, ritorna fi-nalmente con un suo album tutto nuovo, prodotto da Produzioni Fuorivia, distribuito da EGEA e con la produzione artistica

di Leziero Rescigno e Roberto Vernetti con il contributo irri-nunciabile dello stesso Giova-nardi: Il Mio Stile. Numerosi brani di qualità si avvicendano uno dopo l’altro: “Nel centro di Milano”, ascolta-to a finestre aperte in una buia e silenziosa notte estiva, è in grado di farci struggere per una storia mai vissuta; “Quando suono” sembra un inno alla vita e uno sberleffo rivolto a chi cer-ca di ostacolarci; “Anche senza parlare”, scritta da Gianmaria Testa, imprime ritmo e deci-sione ai pensieri quotidiani più complessi. Il tutto, sempre, con ricercatezza e fascino.Il mio stile mutua il suo nome dall’ unica cover presente nel nuovo disco, Il Tuo Stile di Léo Ferré, brano potente, dove ogni parola è un macigno e col quale cimentarsi è un’impresa. “Dopo anni di elaborazione ho trovato la mia chiave di lettura. Malsana, ruvida, ispirata. Ma-

ledettamente punk. Ed è una scelta precisa che sposta ne-cessariamente le coordinate”. Disincantato, sexy, soul, sin-cero, e sempre con tanto im-maginario cinematografico: così si potrebbe sintetizzare lo spirito di questa nuova rac-colta di testi e musica, pensa-ta come un film a episodi coi colori della Nouvelle Vague e del cinema di Quentin Taran-tino.

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entro dicembre 2015

Sabato 6 giugno - ore 8.30 - 20FOTOGRAFARE LA NATURAa cura della Nikon SchoolWorkshop giornaliero all’interno dell’oasi per scoprire ed approfondire le tecniche fotografiche.Programma e modalità di iscrizione su www.nikonschool.itDocente: Massimiliano Sticca www.sticca.it

Sabato 6 giugno - ore 21SERATA DELLE LUCCIOLE!Una visita in notturna all’oasi alla scoperta della magia delle lucciole e dei cori di raganelle e rospi!Non occorre la prenotazione. L’attività è gratuita. Si consiglia abbiglia-mento sportivo e scarponcini per camminare su sterrato.Info: www.cicogneracconigi.it

Domenica 7 giugno - ore 16DISEGNARE DAL VIVO con la pittrice naturalista Silvia ZatteriL’attività è inclusa nel costo del biglietto d’ingresso all’oasi.

Domeniche 14 – 21 – 28 giugno - ore 16VISITA GUIDATA ALL’OASIUna guida dell’oasi sarà a disposizione dei visitatori per una vista ap-profondita sui vari temi naturalistici trattati.Non occorre la prenotazione. L’attività è inclusa nel costo del biglietto d’ingresso all’oasi. È utile portarsi un binocolo ed una guida di ricono-scimento agli Uccelli d’Europa.Info: www.cicogneracconigi.it

Sabato 20 giugno - ore 16MIGRATORI IN ARRIVO: IL CAMPO DI OSSERVAZIONE DEL-LA VALLE POI Guardiaparco del Parco del Po Cuneese illustreranno l’attività di moni-toraggio dei rapaci nell’ambito del progetto MIGRANS.Non occorre la prenotazione. L’attività è inclusa nel costo del biglietto d’ingresso all’oasi. È utile portarsi un binocolo ed una guida di ricono-scimento agli Uccelli d’Europa.Info: www.cicogneracconigi.it