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14 1 INQUADRAMENTO GENERALE 1.1 Profilo geomorfologico e vegetazione 1.1.1 Le caratteristiche geologiche e geomorfologiche Il territorio di Lecco si è formato nel periodo che va da 250 a 26 milioni di anni fa. Esso è frutto dell'azione orogenetica e di quella dei ghiacciai e dei fiumi, presenta, pertanto, una elevata varietà di caratteri geologici e geomorfologici. La formazione geologica del territorio trae origine, in larga parte, dai processi di sedimentazione che interessano il fondale dell’oceano primordiale che ricopriva l’area in epoca Arcaica. A partire da 40 milioni di anni fa, circa, comincia il processo di sollevamento dei diversi strati marini formatisi che, emer- gendo dalle acque, risultano così esposti all’azione erosiva e modellatrice degli agenti naturali. Tale azione prosegue sino alle soglie del Quaternario, ove, alla stessa, si sommano le imponenti glaciazioni periodi- che del Günz, del Mindel, del Riss e del Würm. Le fasi di arretramento dei ghiacciai, alternate alle gla- ciazioni, rilasciano i detriti che vanno a formare i depositi morenici, di cui le arrotondate colline a se- micircolo, che costellano l’alta Brianza a sud di Lecco, sono forse la più evidente manifestazione. All’interno del territorio provinciale è possibile distinguere delle macroaree contraddistinte da un geomorfismo con caratteri abbastanza omogenei, ovvero, da nord a sud: la fascia sub-alpina settentrionale, a ridosso della provincia di Sondrio; le Grigne e il gruppo prealpino ad oriente della Valsassina odierna; la fascia pedemontana e le colline moreniche dell’alta pianura lombarda. La fascia sub-alpina settentrionale è costituita dal territorio a nord della ipotetica linea Menaggio - Centro Lago - Bellano - Valsassina Introbio - Passo del Cedrino – Valtorta. È caratterizzata dalla presenza di rocce metamorfiche, con catene di rilievi importanti, tra cui spicca il Legnone (2.609 m). Nella parte più meridionale si ha la presenza di una catena di cime che va dai 2.400 m ai 1.800 m (Cornagiera, Ci- mone di Margno), con forma- zioni in prevalenza sedimentarie ma sovrastate da metamorfico, dovute all’emergere dell’anticli- nale orobica. Al suo interno si distingue il complesso montagnoso posto a nord-est, che costituisce la parte più occidentale delle Alpi Orobie, compreso tra la piana di Colico, l'Adda, il solco della Valsassina da Bellano a Introbio fino al Passo del Cedrino. La macroarea delle Grigne e del gruppo prealpino orien-

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11INQUADRAMENTOGENERALE

1.1Profilo geomorfologicoe vegetazione

11..11..11 Le caratteristiche geologichee geomorfologiche

Il territorio di Lecco si è formato nel periodo che va da 250 a 26 milioni di anni fa. Esso è fruttodell'azione orogenetica e di quella dei ghiacciai e dei fiumi, presenta, pertanto, una elevata varietà dicaratteri geologici e geomorfologici.

La formazione geologica del territorio trae origine, in larga parte, dai processi di sedimentazioneche interessano il fondale dell’oceano primordiale che ricopriva l’area in epoca Arcaica. A partire da 40milioni di anni fa, circa, comincia il processo di sollevamento dei diversi strati marini formatisi che, emer-gendo dalle acque, risultano così esposti all’azione erosiva e modellatrice degli agenti naturali. Tale azioneprosegue sino alle soglie del Quaternario, ove, alla stessa, si sommano le imponenti glaciazioni periodi-che del Günz, del Mindel, del Riss e del Würm. Le fasi di arretramento dei ghiacciai, alternate alle gla-ciazioni, rilasciano i detriti che vanno a formare i depositi morenici, di cui le arrotondate colline a se-micircolo, che costellano l’alta Brianza a sud di Lecco, sono forse la più evidente manifestazione.

All’interno del territorio provinciale è possibile distinguere delle macroaree contraddistinte da ungeomorfismo con caratteri abbastanza omogenei, ovvero, da nord a sud:

• la fascia sub-alpina settentrionale, a ridosso della provincia di Sondrio;• le Grigne e il gruppo prealpino ad oriente della Valsassina odierna;• la fascia pedemontana e le colline moreniche dell’alta pianura lombarda.La fascia sub-alpina settentrionale è costituita dal territorio a nord della ipotetica linea Menaggio

- Centro Lago - Bellano - Valsassina Introbio - Passo del Cedrino – Valtorta.È caratterizzata dalla presenza di rocce metamorfiche, con catene di rilievi importanti, tra cui spicca

il Legnone (2.609 m). Nella parte più meridionale si ha la presenza di una catena di cime che va dai 2.400m ai 1.800 m (Cornagiera, Ci-mone di Margno), con forma-zioni in prevalenza sedimentariema sovrastate da metamorfico,dovute all’emergere dell’anticli-nale orobica.

Al suo interno si distingue ilcomplesso montagnoso posto anord-est, che costituisce la partepiù occidentale delle Alpi Orobie,compreso tra la piana di Colico,l'Adda, il solco della Valsassina daBellano a Introbio fino al Passodel Cedrino.

La macroarea delle Grignee del gruppo prealpino orien-

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tale si estende a sud della linea Orobica, faglia che corre a sud dei monti Cimone di Margno - Cor-nagiera - Alpe Varrone - Bocchetta di Trona e giunge almeno fino in Val Camonica.

Il complesso è caratterizzato dalla presenza di montagne in genere inferiori ai 2.000 metri (conle eccezioni di Grigne e Zuccone Campelli), con prevalenza quasi assoluta di sedimenti marini meso-zoici, con abbondanza di calcari, dolomie e marne.

Il gruppo delle Grigne è compreso tra la costa orientale del Lario lecchese e la lunga depressionesemicircolare, che costituisce la Valsassina odierna, da Lecco a Bellano.

Esso è costituito da tre scaglie accavallate e immerse a nord, corrispondenti alle cime allineatedella Grigna settentrionale (2.410 m), della Grigna meridionale (2.184 m) e del Coltignone (1.479 m).Le scaglie si presentano costituite, essenzialmente, da una base di servino, da calcari marnosi e are-nacei o, talvolta, dolomitici.

Lungo il solco che costituisce la Valsassina è possibile distinguere la Val Muggiasca, la valle di In-trobio, la conca di Barzio, il corridoio di Balisio e la Valle di Laorca. La Val Muggiasca, compresa traBellano e Tartavalle, si presenta come una stretta forra di origine torrentizia post glaciale.

La valle di Introbio, incisa tra gli affioramenti di dolomia ladinica dello Zucco Angelone e dellaRocca di Baiedo, è un fondovalle alluvionale compreso tra i 450 m e i 600 m, che si stende tra Tarta-valle e il chiuso di Introbio-Baiedo.

La conca di Barzio costituisce la sezione più ampia ed aperta della Valsassina. È compresa tra laforra di Baiedo e l’inizio del corridoio di Balisio. Questo tronco di valle presenta affioramenti moltovari e complessi, tra cui prevalgono formazioni di trias medio nelle Grigne e trias superiore, molto te-neri, fertili e friabili, nel versante orientale. Nel fondovalle sono ravvisabili depositi morenici ben con-servati e disposti ad anfiteatro, con una platea localizzata a circa 600 m. Il corridoio di Balisio è il troncodi valle più elevato della Valsassina odierna. I versanti sono molto ripidi, con la presenza di calcari do-lomitici presso l’omonimo abitato. La Valle di Laorca, incisa dal torrente Gerenzone, scende da Balla-bio a Lecco, allargandosi nella conca che ospita il capoluogo di Provincia.

La conca di Lecco, scavata su un fondo di calcare marnoso, è percorsa, oltre che dal Gerenzone,dai torrenti Caldone e Bione, i cui depositi hanno contribuito alla strozzatura del lago all’imbocco delfiume Adda, che individua, immediatamente a valle, il lago di Garlate.

La piana semicircolare che ospita Lecco è dominata dal S. Martino, parete di dolomia ladinica dellascaglia del Coltignone, messa a nudo da una imponente faglia. Chiudono la cavea, aperta verso il lago,il Monte Melma (914 m), in dolomia ladinica, il Magnodeno (1.241 m) e il Resegone (1.875 m).

Il gruppo delle prealpi lecchesi orientali si estende dai Piani di Bobbio al Resegone. È separatodalla struttura ladinica e anisica, che si trova a settentrione e ad occidente, da una faglia che va dalPasso di Cedrino-Piani di Bobbio a Moggio. In generale è formato da enormi blocchi di dolomia no-rica, che sono scivolati su substrati di marne o calcari marnosi, accavallati e sovrapposti a comporrelastre dall’andamento sub-orizzontale o comunque poco inclinato. È il caso dello Zucco di Maésimo,che poggia sulla dolomia norica dello Zuccone Campelli, o del celeberrimo Resegone che poggia sulcarnico del Pizzo d’Erna e sul rético del Magnodeno, sopra Lecco.

La fascia pedemontana e le colline moreniche occupano la parte più meridionale del territorioprovinciale, agli estremi del quale si ha la transizione tra la cosiddetta alta-pianura, con la presenzadi rilievi fluvioglaciali, e la pianura vera e propria.

La fascia pedemontana a settentrione si origina dal Triangolo Lariano individuato dai punti Bel-lagio-Como-Valmadrera. I rilievi sono costituiti in prevalenza di calcari liassici, continuazione di quellidelle montagne d'Intelvi. A sud la struttura è notevolmente complessa, la fascia montuosa va da Como-Torno a Malgrate-Valbrona e comprende, a occidente, la catena del Boletto-Bolettone-Paniga, ed aoriente le due catene quasi parallele dei Corni di Canzo a nord e del Cornizzolo-Rai, a sud, separatedalla Val Ravella.

Le cime dei Corni sono fatte di una anticlinale verticale di roccia compatta calcarea del ReticoSuperiore, mentre il monte Rai è tutto di dolomia norica con sommità coperta di sottili strati di fer-tile Retico Inferiore, che passa alla Culmen e da qui alla cima del Cornizzolo, di bianca dolomia re-tica.

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A sud della regione pedemontana si localizza una fascia di transizione con l’alta pianura, caratte-rizzata dalla presenza di rilievi arrotondati di origine morenica, conseguenti all’alternanza delle fasi gla-ciali e post-glaciali che si sono susseguite durante il Quaternario.

Questo basamento prequaternario è rappresentato dalle formazioni della "Scaglia Lombarda" conuna successione di marne, marne calcaree e argillose di colore variabile, fittamente stratificate, cui si suc-cedono alternanze ritmiche di marne, argilliti e arenarie, intercalate da calcareniti localmente marnose.

I depositi quaternari, che ricoprono il settore meridionale dell'area, sono rappresentati dai prodottidell'attività glaciale quaternaria e dai depositi legati alla rete idrica superficiale. I depositi wurmiani pre-senti in alcuni lembi interni non sono sempre distinguibili dai depositi più recenti, estranei al complessoglaciale. I depositi rissiani e mindelliani, i più antichi, sono invece coperti da una potente coltre limoso-argillosa ferrettizzata, che raggiunge spessori di ordine metrico e caratterizzano la zona di raccordo trala parte collinare e la pianura; si localizzano in tutta la fascia che a sud di Casatenovo va sino a Verde-rio. Depositi di natura limo-argillosa si hanno in associazione con gli attuali laghi.

Gli affioramenti principali sono rappresentati dal Monte Barro (922 m), nella parte più settentrio-nale dell’area, e dai colli di Montevecchia e di Colle Brianza a sud. Il Monte Barro strutturalmente si pre-senta come anello di congiunzione tra il monte Rai-Prasanto e il Magnodeno. Il suo distacco e isolamentoè dovuto al cambiamento di direzione degli strati che da Como al Rai hanno direzione est-ovest, da Leccoalla bergamasca hanno direzione NO-SE. La roccia prevalente è la dolomia norica. I rilievi di Montevec-chia sono formati da sequenze di arenarie ed argille, con intercalazioni marnose.

La presenza e l’orogenesi dei laghi costituisce una peculiare caratteristica della regione. L'azione delglacialismo manifestatasi nella successione dei noti quattro periodi di Günz, Mindel, Riss e Würm alternatia periodi caldi, pluviali o aridi, ha determinato nel territorio lecchese, oltre a grandi e piccoli circhi in-cavati nelle montagne, lo scavo dell'antica valle lariana e dopo il grande regresso (20.000-15.000 annifa) la formazione del Lario e del Ceresio. Il lago di Annone, il maggiore dei laghi briantei, è diviso in duedistinti bacini dalla penisola di Isella. La sua origine, pur sempre connessa all'esarazione glaciale, è geo-graficamente più legata al ramo orientale del Lario, con cui doveva essere in diretta comunicazione allafine dell'ultima glaciazione. I laghi di Garlate e Olginate, nel bacino dell'Adda, rappresentano la natu-rale continuazione del Lario da cui sono stati separati dai vistosi conoidi dei torrenti Gerenzone, Caldonee Bione e Gallavesa. Il lago di Sartirana, infine, costituisce un tipico esempio di lago inframorenico.

11..11..22 La vegetazioneLa vegetazione forestale di una data regione può essere descritta attraverso diverse chiavi di let-

tura. Una delle più utilizzate per l’interpretazione del paesaggio forestale della Lombardia è rappresen-tata dalle “regioni forestali”, che costituiscono una sintesi fra aspetti fitogeografici, climatici e geolito-logici.

Secondo la classificazione inregioni forestali elaborata dalla Re-gione Lombardia, il territorio dellaprovincia di Lecco risulta suddivisoin tre regioni forestali: la regioneesalpica, la regione avanalpica e laregione planiziale, come si evincedalla Figura 1.1.

La maggior parte del territorioprovinciale è incluso nella regioneesalpica, a sua volta suddivisa in duesubregioni: una centro-orientale el’altra occidentale interna.

La parte meridionale del Lariorientra nella sottoregione esalpica

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centro-orientale, dove prevalgono i substrati carbonatici e dove l’orizzonte submontano è caratterizzatoda formazioni a roverella e orno-ostrieti, intervallate da pinete a pino silvestre nelle situazioni edafichepiù sfavorevoli o da acero-frassineti nelle aree di impluvio e su suolo acidificato. Sono presenti anchecastagneti, su suoli decarbonatati, generalmente negli spazi ecologici degli acero-frassineti. Nell’oriz-zonte montano e in quello altimontano dominano, invece, le faggete che trovano in quest’ambiente lecondizioni ottimali di sviluppo.

La subregione esalpica occidentale interna comprende l’alta Valsassina, la Valvarrone, l’alto Lariooccidentale, dove prevalgono i substrati silicatici. Nel piano submontano dominano nettamente i ca-stagneti e i querceti. In quello montano sono frequenti le faggete, mentre soprattutto verso i fondovalleprevalgono le formazioni miste di querce e tigli. Infine, nell'orizzonte altimontano dominano le faggete,contornate superiormente, talvolta, dai lariceti.

La regione avanalpica è costituita dalle prime colline retrostanti la pianura; si tratta di colline mo-reniche e limitati rilievi arenaceo-marnosi. Dal punto di vista forestale, la regione avanalpica è caratte-rizzata dall’assenza del faggio e dalla presenza di boschi di latifoglie che possono ricoprire interamentei limitati rilievi. In realtà, le formazioni forestali di questa regione risultano molto frammentate sul ter-ritorio a causa dell’intervento dell’uomo (con presenza di aree agricole e aree urbanizzate, boschi di ca-stagno e robinia che hanno sostituito le formazioni potenziali); qui trova il suo optimum il carpino bianco,che si mescola alle querce (generalmente farnia e rovere) a costituire querco-carpineti collinari.

La regione planiziale comprende il territorio della Pianura Padana, privo o quasi di rilievi. In questaregione la vegetazione forestale è limitata ai boschi planiziali relitti (in particolare, querco-carpineti e quer-ceti di farnia) e alla vegetazione d'accompagnamento dei grandi fiumi (Mincio, Serio, Adda e Ticino). Inquest’area, infatti, l'uomo ha significativamente alterato il paesaggio originario con gli insediamenti ur-bani, industriali e le grandi vie di comunicazione. La regione planiziale è suddivisa in tre subregioni: la bassapianura alluvionale, l’alta pianura diluviale e i pianalti.

La parte meridionale del territorio lecchese risulta collocata nella subregione dei pianalti, costituitada terrazzi diluviali rissiani, dove i querco-carpineti sono quasi ovunque sostituiti dalle colture agrarie, emindeliani, generalmente ferrettizzati, dove si sviluppa la vegetazione forestale della brughiera lombarda,ascrivibile al Quercion robori-petraea, con l’associazione tipica Pino-Quercetum roboris con castagno, pinosilvestre e querce.

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Figura 1.1Distretti forestalidella Lombardia

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